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legnoarchitettura
rivista trimestrale
anno II – n. 4, luglio 2011
ISSN 2039-0858
Numero di iscrizione al ROC: 8147
direttore responsabile
Ferdinando Gottard
redazione Lara Bassi, Lara Gariup
editore
EdicomEdizioni, Monfalcone (GO)
redazione e amministrazione
via 1°Maggio 117 34074 Monfalcone - Gorizia tel. 0481.484488, fax 0481.485721
progetto grafico
Lara Bassi, Lara Gariup
stampa Grafiche Manzanesi, Manzano (UD)
Stampato interamente su carta
riciclata ottenuta da fibre selezionate prezzo di copertina 15,00 euro abbonamento 4 numeri
Italia: 50,00 euro - Estero: 100,00 euro
Gli abbonamenti possono iniziare, salvo diversa indicazione, dal primo numero raggiungibile in qualsiasi periodo dell’anno distribuzione in libreria
Joo Distribuzione
Via F. Argelati 35 – Milano copertina
Esker Haus, Plasma Studio
Foto: Cristobal Palma
È vietata la riproduzione, anche parziale, di articoli, disegni e foto se non espressamente autorizzata dall’editore
Franco Laner
Un parassita altamente sostenibile
Foto: Torsten Seidel Foto: Teresa Cos Foto: KEY ARCHITECTS 04 legnoarchitettura
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moduli in legno parete esternaserramento incontri techné sistemi dettagli 12 34
MinIHouse
78 46 22 56 F o o C r s o b a l P a l m a F o o G ü n t e R c h a d W e t Foto: Giacomo Albo Recupero di un tabià EXiT architetti associati 12 Chiesa sull’Alpe di Siusi 22 Walter Karl Dietl Casa passiva in Giappone Key Architects 34 Casino di caccia 46 EM2 Architekten Caserma dei vigili del fuoco 56 Roswag & Jankowski Architekten Esker Haus Plasma Studio 68 12 progetti F o o R e n é R e r 68
Franco Laner
Architetto, professore ordinario di Tecnologia dell’architettura all’Università IUAV di Venezia, dove insegna Tecnologia delle costruzioni di legno, ha progettato diverse strutture con questo materiale. È autore di numerose pubblicazioni e libri. In particolare, sono note le sue “Guide” sui solai e tetti, sugli stati di coazione e sulla sicurezza e le strutture in legno. Il suo maggior impegno è la docenza, dove trasferisce esperienze, sperimentazione, ricerca e soprattutto fiducia ed entusiasmo per questo straordinario materiale!
Sopra, geodetica voltata a Pietrasanta (foto Alice Dubbiasi).
A destra, struttura di copertura a Zanzibar (foto prof. arch. Giovanni Zannoni).
Oggi si parla molto del “costruire in legno”. Molti eventi, incontri, corsi promuovono questa tecnologia costruttiva: secondo lei è un fattore di moda o una scelta di qualità del costruire?
Proprio nel momento in cui è necessario che operatori esterni alla Scuola, nella fattispecie istituti tecnici e università, organizzino corsi, seminari, giornate di studio, è evidente che non siamo in presenza di una cultura diffusa delle costruzioni di legno.
Di fatto, nelle nostre scuole non si insegna l’impiego del legno in edilizia. Solo in qualche rara facoltà di ingegneria e architettura ci sono programmi che contemplano il legno. L’insegnamento che tengo all’Università IUAV di Venezia – “Tecnologia delle costruzioni di legno” –è unico nel nostro Paese ed è un insegnamento complementare.
Altro segnale che il legno non è cultura è senz’altro la mancanza di investimenti nella ricerca. Senza ricerca, di base e applicata, un settore non può avere futuro. Se non si investe, significa che anche gli stessi protagonisti non hanno fiducia nel futuro e si accontentano di sfruttare il successo, implicitamente accettandone l’estemporaneità, la precarietà. Appunto la moda.
Dallo scorso luglio 2009 anche in Italia è finalmente legittimato l’uso strutturale del legno. Le nuove NTC (Norme Tecniche per le Costruzioni, DM 14/01/2008) contemplano le costruzioni di legno massiccio e suoi derivati. È una norma impostata a criteri prestazionali che apre alla ricerca e all’innovazione. Potrebbe es-
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Fiera di Rimini (studio Von Gerkan e Marg, realizzazione Euroholz, archivio Laner).
A fianco, tempio cinese. Nodo duttile per dissipare l’energia del vento e del sisma, (archivio Laner).
A destra, saette di un portico in Romania (foto Alpago Novello).
sere davvero lo strumento in grado di smuovere le acque chete del comparto e che induce a osare, sporgersi sul già detto dagli altri materiali. Gli archetipi del progetto col legno non possono essere le tipologie, forme e concezioni ottenibili con altri materiali costruttivi. È ora di pretendere consequenzialità e invenzione. Abbandonare dunque la moda e avviare –non semplicemente evocare –la necessaria cultura e conoscenza che il legno sottende.
Dovendo dare quindi una definizione di “legno” come materiale strutturale, quali caratteristiche e proprietà metterebbe in evidenza?
Siamo d’accordo che il legno è una materia prima. Una materia prima straordinaria, perché rinnovabile. Il suo uso porta a proporre molti prodotti, in primis la carta. A noi interessa il suo impiego in edilizia dove possiamo distinguere due destinazioni: per uso strutturale e non. In questo secondo caso i prodotti sono molteplici, dai pavimenti e rivestimenti ai serramenti, porte e finestre, arredamento, oggetti d’uso.
Anche i prodotti per uso strutturale sono molteplici. Si va infatti dai segati, legno massiccio, ai ricomposti a base di legno, dal lamellare all’X-lam, passando attraverso molte tipologie di profili strutturali unidirezionali e bidirezionali. La separazione non è così netta; per esempio un serramento esterno contempla anche requisiti strutturali e di durabilità. Purtroppo ancora non si è capito, e nemmeno la norma è chiara, che se il legno deve essere qualificato e certificato per uso strutturale, ovvero possedere caratteristiche meccaniche che lo rendano idoneo per resistere alle sollecitazioni, non lo posso giudicare con parametri visuali, come presenza di nodi, deviazioni di fibratura, distanza fra gli anelli di accrescimento ecc., bensì lo devo classificare con parametri di resistenza meccanica, ovvero parametri desunti da prove di laboratorio. Per un mobile o un serramento, per esempio, la pre-
senza di nodi o fessure da ritiro può rendere il legno inidoneo all’uso. Viceversa, legname pur con accentuata distanza fra gli anelli di accrescimento o nodi, può svolgere con sicurezza i compiti statici affidatigli. In altre parole, non è detto che un legno “bello” sia anche “forte”. Ecco allora che le caratteristiche da mettere in evidenza e certificare per impieghi strutturali sono proprietà meccaniche –come la resistenza a compressione, trazione, spacco, modulo di elasticità –, proprietà fisiche –come il peso –, acustiche e termiche, chimiche –come resistenza all’aggressione ambientale –, biologiche, a cui è associato il grande tema delle strutture di legno, che è la durabilità, ovvero la capacità del legno di mantenere nel tempo le caratteristiche iniziali di posa in opera. Accanto ai logori slogan, come: il legno è sostenibile, ecologico, bello, caldo, suadente, vivo e coccolo ecc., è necessario dimostrare che è durabile: in altre parole, che una casa dura di più del tempo dell’estinzione del mutuo! Che le specie legnose sono assai più varie dell’onnipresente abete e che il disegno di un dettaglio costruttivo si può pensare senza le micidiali, invasive e patologiche protesi metalliche. È tempo di mettere in luce proprietà peculiari del legno strutturale. Se dico che le costruzioni di legno sono duttili, affermo che le strutture di legno sono in grado di dissipare energia, come quella sismica o del vento. Devo spiegare fino a che punto la sua leggerezza sia un pregio o un difetto. Devo quantificare con dati e prove la sua resistenza ai vari attacchi chimici. Devo evidenziare i rapporti favorevoli del legno, come il rapporto fra peso e resistenza, fra resistenza e deformazione. Significa, in altre parole, cominciare ad affermare che la cultura si misura anche con la quantificazione scientifica delle sue prestazioni strutturali. Giudicare la resistenza con attributi visivi ha poco o nulla di scientifico. Così facendo si continuerà a sentir dire, maldestramente, che il legno è
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un materiale antisismico. Oppure che il legno non prende fuoco, mentre resiste al fuoco, confondendo reazione con resistenza al fuoco. Ogni materiale è in sé antisismico. La resistenza al terremoto dipende ovviamente anche dalle caratteristiche meccaniche del materiale. Ma non si confonda il materiale con la concezione strutturale e progettuale! Costruzioni mal concepite, seppur di legno, vengono giù né più né meno come quelle costruite con altri materiali.
Il legno è un materiale vivo e, se esposto all’acqua e ai raggi UVA, si deteriora. Quali soluzioni consiglia al fine di proteggerlo? E perchè il legno si fessura?
Rispondere sinteticamente a questa domanda mi è difficile, quasi impossibile. A essa è, infatti, associato il tema principe delle costruzioni di legno, ovvero la durabilità.
La durabilità è legata alla capacità di far in modo –progettare –che l’acqua non ristagni sul legno: toccata e fuga! È un problema essenzialmente progettuale, di dettaglio.
Certamente, se fossi un chimico e non un architetto, direi che la soluzione della durabilità del legno esposto al sole e alla pioggia dipende dai trattamenti preservanti. La ricerca offrirà al mercato nuovi prodotti. I recenti e innovativi prodotti, messi a punto con le nanotecnologie, sono assai promettenti. Ma per me la chimica ha successo proprio grazie agli errori dei progettisti che non hanno ancora capito che il legno è ecologico proprio perché il Padre Eterno l’ha progettato per tornare alla terra, in fretta, e il suo veicolo è proprio l’acqua, essenziale per batteri, muffe, funghi, insetti ecc.!
Perché il legno si fessura? Le fessure, da ritiro ovviamente, non fessure per carico eccessivo o per altre cause esterne, fanno parte del legno, sono fisiologiche e appaiono quando il legno perde l’acqua di costituzione delle sue cellule o, come si dice, quando il legno “stagiona”. Questo è un argomento molto intrigante, oggetto di contenzioso, liti, non pagamenti, insoddisfazione. Essenzialmente di incultura del comportamento del legno! Invito a leggere un libricino che ho scritto ancora nel 2003 e che continua ad avere successo: “Capire le fessure nel legno strutturale”, frutto dell’insegnamento di due grandi Maestri, Guglielmo Giordano e Angelo Funes Nova.
La sua attività di ricerca è indirizzata oggi principalmente allo studio dell’uso del legno in edilizia: quali sono gli aspetti fondamentali a cui un progettista deve porre particolare attenzione nell’approcciarsi alle strutture in legno? Uno in particolare e in assoluto: la durabilità. La durabilità è oggi il tema principe dell’edilizia di legno. Attenzione, parlo di edilizia, non di architettura! Il successo delle costruzioni di legno dipende dalla
capacità di progettarne la durabilità. Non serve dire di più, perché tutta l’intervista ruota attorno a questo fondamentale concetto e obiettivo: l’allontanamento dell’acqua, in tutte le sue forme (liquida, solida, vapore, umidità). Ciò deve diventare una ossessione paranoica! L’insuccesso delle costruzioni di legno è correlato essenzialmente al tema della durabilità.
L’Italia possiede un ingente patrimonio edilizio storico, caratterizzato da manufatti lignei straordinari: quanto incide la manutenzione nella durabilità di queste opere? È meglio sostituire o consolidare? Sostituire o consolidare sono operazioni diametralmente opposte e la decisione dipende dalla cultura della conservazione. Dipende anche da ragioni economiche. Mi auguro che sia l’edificio stesso, tramite l’esplicitazione della sua essenza e valore, a decidere il suo destino. Ovviamente la manutenzione gioca un ruolo determinante, sia per la conservazione del nostro patrimonio storico e culturale, sia
In alto, capriata spaziale di un fienile padano (foto Andrea Ghisoni).
Sopra, ristrutturazione copertura industriale a Dalmine (Baisotti Legnami, Medolago - BG, archivio Laner).
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Sotto a sinistra, sapiente aggiunzione di travi per consolidare un solaio (Gottolengo - BS, archivio Laner).
Sotto, a destra, rottura di una giunzione a dardo di Giove realizzato col controllo numerico (archivio Laner).
per l’aspettativa di vita delle nuove costruzioni.
L’enfasi della conservazione, che oggi sembra presiedere ogni operazione di intervento sul patrimonio storico, può essere superata, qualora si individuino elementi che indicano una possibilità sostitutiva implicita nel progetto. Per esempio, parti delle costruzioni di legno, le più vulnerabili, erano nel passato protette da elementi di sacrificio o progettate per la loro facile sostituzione. Una semplice tavoletta (scandola) a volte proteggeva la testa vulnerabile di un elemento strutturale. Quando essa marciva, veniva sostituita e la trave, grazie al sacrificio della scandola, continuava a vivere... Anche una mensola, posta fra muro e appoggio della testa delle travi, aveva questa funzione. Da queste semplici osservazioni si capisce che spesso la sostituzione non è manomissione e che il concetto di conservazione nel
legno assume declinazioni diverse rispetto ad altri materiali e strutture.
Le tecniche di restauro sono oggi molteplici, ma prima di intervenire è necessaria una buona diagnosi, poi la terapia. Serve anche la prognosi, ossia la capacità di stabilire cosa succederà del manufatto restaurato e quali saranno le azioni manutentive necessarie, che vanno programmate ed eseguite.
Ha sperimentato e brevettato sistemi di connessione per solai misti legno-calcestruzzo e ha verificato inoltre l’impiego di cavicchi in legno al posto di viti e bulloni: quindi unioni di legno-calcestruzzo, legno-acciaio, legno-legno. Esiste una discriminante che permetta di scegliere tra queste connessioni o la scelta deve essere effettuata di volta in volta?
Non esistono regole a priori. Il progettista deve conoscere molte possibilità tecnologiche che permettono di risolvere il problema. Più ne conosce, maggiori saranno le possibilità di raggiungere lo scopo, ovvero di ottenere i migliori risultati. Spesso non basta un registro di possibilità. Situazioni nuove permettono di inventare soluzioni aggiuntive. Cos’altro non è infatti il progetto, se non la capacità di scegliere fra tante possibilità o di inventare una nuova soluzione?
È stato uno dei pionieri del legno lamellare: che futuro vede per questo materiale?
Il legno lamellare ha, fra le altre questioni, contribuito decisivamente a rilanciare il legno come materiale strutturale nel nostro Paese.
Penso di poter dire che l’impiego di questo materiale non fu dovuto alla sensibilità dei progettisti, quanto piuttosto alla fede e al coraggio di alcuni imprenditori e al successo dell’impiego in Europa e Nord America dei derivati a base di legno per uso strutturale (lamellare, microlam, parallam, diverse tipologie di pannelli) che avevano, e hanno, nella certificazione delle caratteristiche meccaniche la condizione prima di affidabilità, sicurezza e durabilità.
Progetto, calcolo, innovazione e ricerca sono cresciute all’interno delle aziende di lamellare. Certo, i progetti sono stati firmati da progettisti, anche di
fama, ma sempre filtrati, ridotti e piegati alle esigenze della produzione e il successo è costruttivo, edilizio, non architettonico. Non c’è – qualche episodio non fa regola –architettura. A meno che non si voglia confondere l’arte del costruire o i materiali con l’architettura.
Le grandi, alte e strette travi lamellari scandiscono senza ritmo lo spazio interno, non c’è l’articolazione spaziale, tridimensionale che le esili e instabili aste lignee reclamano e poche delle possibilità prestazionali del legno lamellare vengono sfruttate con originalità. In altre parole: aspettiamo il progetto. Finora c’è solo il successo del prodotto! Ripeto, ci sono anche –sparute –eccezioni.
Come vede il futuro del legno in architettura? Quali possono essere gli sviluppi tecnologici legati alle strutture in legno?
La risposta precedente esaurisce in gran parte anche questa domanda. Aggiungo che l’ostacolo per il progetto con il legno è anche la scarsa conoscenza da parte dei progettisti relativamente all’offerta dell’industria del legno. Non si conoscono infatti le infinite tipologie di prodotto e così si usa il legno come un pianista che suoni uno Steinway con due dita! Si fa una casa di legno del tutto simile a una in mura-
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tura, senza sfruttare le possibili e innovative prestazioni del legno. Difficile riconoscere una casa di legno da una in muratura, sia per tipologia, sia per finiture, sia per prestazioni o costi. Un’altra ragione dell’insuccesso progettuale è individuabile nella mancanza di ricerca. Si preferiscono soluzioni affermate, semplici e ripetitive. Non si riesce a strappare che qualche segreto alla grande tradizione costruttiva con questo materiale. L’innovativa tecnologia del controllo numerico (CNC) è intesa in modo riduttivo per velocizzare il cantiere con elementi pretagliati anziché intenderne la grande potenzialità per il progetto, specie di dettaglio. L’abete rosso è l’unica specie impiegata. Si può affermare che c’è la monocultura dell’abete rosso, mentre altre specie –larice, castagno, quercia, carpino, ontano, fino all’umile pioppo –sono neglette, ignorando così mirabili tessiture, venature, colori e profumi.
In sostanza non sono molto ottimista. L’irruzione nel comparto del legno da parte di imprenditori che nulla sanno di legno ma che hanno capito che il settore è promettente mi inquieta alquanto. Certo, ognuno investe e si confronta come decide e desidera. Ma il settore del legno non è fatto solo di mercanti. Il legno reclama, mi si passi l’enfasi, materialità e spiritualità. Non ho avuto la fortuna di conoscere imprenditori “spirituali”. Ma forse non sarà solo questa la ragione dell’inevitabile insuccesso, se non riusciremo a trasformare la moda in cultura.
Secondo lei, quali sono i progetti più interessanti, per l’uso strutturale e architettonico del legno in Italia?
L’esperienza dell’Aquila ha fatto vedere lo stato dell’arte dell’industria edilizia col legno ed è stato un buon test.
Le riviste di architettura, non tanto quelle del settore legno, riportano diversi esempi di interessanti impieghi del legno, specie per coperture di grande luce, anche se si tende più alla meraviglia, allo straordinario... Fra gli architetti italiani? Romano Burelli, Alberto Cecchetto, il siciliano Lucio Trizzino... Bravi giovani poi si affacciano alla ribalta. Far nomi, farei torti, perché poi dimentico qualcuno! O si alimenta un’altra pericolosa moda, quella delle archistar! Di fatto, comunque, il legno nel nostro Paese sta aspettando gli architetti!
Ma anche questo è un capitolo lungo e complesso... Si usa il legno come surrogato degli altri materiali... Il legno vince perché è naturale, bello, caldo, suadente, vivo! ...vivo? Ma se l’albero è morto! Perché è a vista, perché coinvolge i nostri sensi, il tatto, l’odorato, la vista. E così si pensa che il progetto sia qualcosa di aggiuntivo, ma anche se non c’è, basta il legno con le sue virtù. Il legno è un guanciale per il sonno di molti.
Lei è un uomo che nasce in montagna, dove la cultura del legno è sinonimo di casa, di calore, di vita: cosa possono offrire, tradizione e passato, all’uso odierno del legno in architettura?
Sono nato in montagna, ma mi dispiace, il legno anche in montagna non è sinonimo di casa, se per casa si intende il luogo della sicurezza, della permanenza, dell’identità, delle radici. Le radici di una casa sono di pietra. E così i muri. Di legno sono i tetti e i solai, il rivestimento. Di legno sono i fienili e le baite. Non si confonda la sostanza con l’immagine o il temporaneo. Ciò che il legno può aggiungere rispetto agli altri materiali è la sua vocazione e capacità di coinvolgere tutti i nostri sensi e soddisfarli. Comfort fisiologico, ma anche psicologico e spirituale. Da quanto finora ho detto, penso si evidenzi che siamo appena all’inizio di una nuova avventura nel nostro Paese, che resta pur sempre un Paese mediterraneo, del sole, della pietra. L’esito dell’avventura del legno strutturale che abbiamo da poco inaugurato dipende solo dalla nostra capacità di progettarlo. Dipende da proposte che si fondino nelle regole e nella tradizione, nella ricerca di base e sperimentale, poiché il progetto, con qualsiasi materiale, non può essere scisso dalla cultura e dalla conoscenza.
Sotto, forcole (archivio Laner).
In basso, trabucco abruzzese (foto arch. Carla D’Uva).
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Recupero di un tabià
Selva di Cadore
EXiT architetti associati
L’impianto fotovoltaico integrato sulla falda a ovest con scambio sul posto.
Il tabià da nord-est.
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Il recupero di un tabià
Ubicazione: Località Marin, Selva di Cadore (BL)
Progetto: EXiT architetti associati, Treviso
Strutture: ing. Alberto Soligo, Camposampiero (PD)
Impianti: ing. Mauro Benozzi, Piombino Dese (PD)
Consulente energetico: Elektroplanung, p.i. Gotthard Baur, Campo di Trens (BZ)
Direttore dei lavori: arch. Francesco
Loschi - EXiT architetti associati, Treviso
Appaltatore: Cnc di Crepaz Raffaele e C. s.n.c., Livinallongo (Belluno)
Lavori: agosto 2008 - luglio 2010
Superficie fondiaria: 304 m2
Superficie utile: 220 m2
Superficie verde: 84 m2
Fotografie: Teresa Cos
Una tradizionale costruzione in legno e pietra tipica del Cadore e dell’Ampezzano, un tabià, è stato recuperato per diventare una casa di vacanze.
Partendo da un accurato rilievo delle parti lignee e degli incastri strutturali, l’edificio è stato successivamente smontato e rimontato; molte travi e assi del vecchio fabbricato sono state pulite e recuperate, integrando le porzioni mancanti con elementi lignei di recupero, così da garantire una continuità di colore e di materiali.
Dal punto di vista volumetrico sono state eliminate le superfetazioni che negavano il volume originario, mentre altre sono state mantenute e rilette secondo un linguaggio minimale. La nuova struttura portante in acciaio a vista verniciato di nero, disposto e adattato alla misura e alla modularità consolidata dei tabià, collabora con quella originaria in legno; in alcune parti le travi in acciaio vengono rivestite da travi in legno di recupero adeguatamente scavate. Il legno utilizzato è il larice per le parti strutturali e l’abete per i tamponamenti.
La casa è autosufficiente dal punto di vista energetico grazie al sistema fotovoltaico integrato nella copertura, in scandole di larice. L’energia elettrica prodotta è utilizzata anche per la produzione di acqua calda e per il sistema di riscaldamento a pavimento.
Particolare attenzione è stata posta alla scelta dei materiali interni: legno di larice e abete, pietra dolomia, acciaio dipinto di nero e intonaco grezzo bianco caratterizzano ogni ambiente domestico con un preciso intreccio di questi quattro materiali fondamentali, freddi o caldi, creando un sistema unico, ben bilanciato e perfettamente integrato alla natura di ogni stanza.
In questo progetto di recupero l’architettura, gli spazi interni e il paesaggio sono strettamente legati all’utilizzo dei materiali, alle lavorazioni e alle azioni che il legno subisce; spazio e materia sono pensati in continuità e il legno diventa testimone del passare del tempo e della storia dell’edificio stesso.
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pianta
sezione AA
sezione BB
_trasmittanza media elementi costruttivi________
pareti esterne: U = 0,27 W/m2K solaio contro terra: U = 0,27 W/m2K copertura: U = 0,16 W/m2K superfici trasparenti: Uw = 1,40 W/m2K
prestazioni energetiche
per riscaldamento e acqua calda: 51,6 kWh/m2 anno emissioni di CO2 evitate: 12,35 kg/anno
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Particolare della ringhiera della scala.
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Dal corridoio, la vista sulla natura.
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Il sottotetto: legno e acciaio dipinto di nero si fondono assieme, creando nuove geometrie spaziali.
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Innovazione e tradizione trovano nei bagni la giusta dimensione. _7_8
Le camere da letto.
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tabià
Con il termine tabià si indica in dialetto bellunese una costruzione rurale, tipica di quelle vallate, adibita a stalla-fienile e in parte anche ad abitazione.
Gli esempi più antichi risalgono alla seconda metà del XVII secolo e si tratta in pratica di costruzioni realizzate o totalmente in legno o più spesso in legno su basamento di pietra.
Strutturalmente, i tabià prevedevano uno zoccolo in pietra su cui si innalzava la parte lignea, realizzata con sistema costruttivo “blockbau” (tronchi sovrapposti incastrati agli angoli che allo scopo venivano opportunamente sagomati) o “standerbau” (struttura data da tronchi portanti verticali e di sostegno orizzontali). Il tetto era a due spioventi e ricoperto di scandole.
_impianto fotovoltaico________
L'impianto fotovoltaico è connesso in rete in regime di scambio sul posto e integrato architettonicamente in copertura, un tetto a spioventi inclinati. Il sistema è costituito da 51 moduli da 230 Wp che, collegati in serie, formano 5 stringhe allacciate a tre inverter.
Considerando il luogo di installazione, l’inclinazione, l’orientamento e le varie perdite, la produzione annuale stimata è stata calcolata in 12.549 kWh.
Orientamento: falda principale OSO, falda secondaria SSE
Inclinazione: 23,44°
Dimensione totale: 83,57 (m2)
Potenza nominale dell’impianto fotovoltaico: 11,73 kVp
Produzione (kWh/kWp) 12.549 kWh, produzione annuale 11,73 kW
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L’ampia zona giorno; a destra la stufa e la vecchia scala.
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Copertura (A), dall’esterno all’interno: pannello fotovoltaico; supporto in legno per il pannello (3 cm); camera di ventilazione (4 cm); strato isolante in polistirene (4 cm); orditura secondaria con travetti (6x8 cm) con interposto isolamento in polistirene (8 cm); strato isolante in polistirene (4 cm); travi portanti in legno (16x20 cm).
Parete esterna (B), dall’esterno all’interno: rivestimento esterno in tavole di larice (30 mm); listelli in legno (40x40 mm); doppio strato isolante in polistirene (4+8 cm); strato isolante in fibra di legno (4 cm); camera d’aria (2 cm) strato interno in mattoni forati (8 cm); intonaco (1 cm).
Solaio interpiano (C), dall’esterno all’interno: pavimento in doghe di larice di recupero (15 mm); impianto di riscaldamento radiante a fibre di carbonio (40 mm); sottofondo autolivellante (4 cm); massetto di allettamento (60 cm); soletta in c.a. (100 mm); trave di recupero sezione 20x20 cm di rivestimento profilo HEA 160; travetto di ripartizione in larice (sez. 16x16 cm).
Solaio contro terra (D) dall’estradosso: pavimento in pietra locale (15 mm); sottofondo autolivellante (4 cm); impianto radiante a fibre di carbonio (3 cm); strato di isolamento acustico (1 cm); massetto (8 cm); pannello isolante in polistirene (8 cm); cappa in c.a. (8 cm); fondazioni aerate con igloo (15 cm); magrone (10 cm); vespaio in ghiaia (20 cm).
1 - pavimento soppalco con doppio tavolato (30+30 mm) con interposto foglio di materiale fonoassorbente
2 - trave HEA 160
3 - profilo UPN 100
4 - trave di recupero sezione 20x20 cm di rivestimento
profilo HEA 160
5 - muratura in pietra
6 - cordolo in c.a.
7 - pannello isolante di polistirene (8 cm)
8 - strato interno in mattoni forati (8 cm)
9 - intonaco (1 cm).
Stratigrafie
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A B C D 1
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Lo smontaggio della struttura lignea, recuperata in parte e riutilizzata.
Le connessioni tra la struttura in acciaio e quella in legno.
A sinistra, in alto: la struttura in acciaio collaborante con quella lignea; nelle altre due immagini: dettagli della copertura.
del tabià da recuperare. 21
Immagini
Chiesa sull’Alpe di Siusi
Castelrotto
Walter Karl Dietl
Il campanile a est e le due sezioni laterali di accesso alla chiesa.
La facciata a ovest: una controabside vetrata e segnata dalle lamelle in legno che riprendono la verticalità della struttura del campanile.
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Ubicazione: località CompatschAlpe di Siusi, Castelrotto (BZ)
Committente: parrocchia SS. Apostoli
Pietro e Paolo, Castelrotto (BZ)
Progetto: arch. Walter Karl Dietl, Silandro (BZ)
Consulenti: (acustica) Maurice Lanfranchi, Chemin de Corjon, Assens (CH); (illuminazione) conceptlicht at, Mils-Innsbruck (A)
Strutture: Holzbau SpA, Bressanone (BZ)
Direttore dei lavori: arch. Walter Karl Dietl, Silandro (BZ) e arch. dipl.-ing. Thomas Hickmann, Silandro (BZ)
Appaltatore: Rabanser Ludwig, Castelrotto (BZ)
Lavori: 2007-2008
Superficie fondiaria: 625,90 m2
Superficie utile: 356,90 m2
Superficie verde: 171,60 m2
Fotografie: René Riller
Una naturale religiosità
Con una presenza architettonica elequente, ispirata all’immagine di una colomba con le ali spiegate, la chiesa dedicata a San Francesco d’Assisi si inserisce nel contesto privilegiato dell’Alpe di Siusi, dove natura e religiosità si fondono in uno tra i paesaggi più suggestivi dell’intero arco alpino.
Lontano dal classico impianto basilicale a croce latina, l’edificio di culto è organizzato attorno a un’area circolare che si restringe verso il fulcro del fabbricato, l’abside, orientata a est e illuminata dalla luce rarefatta della controabside. La forma che si genera è quella di un triangolo, elemento simbolico che richiama il mistero trinitario, e che si ritrova anche all’esterno, nel volume a sezione triangolare del campanile leggermente inclinato. L’accesso all’aula liturgica, un corpo fluido e continuo, avviene da due passaggi laterali, che rappr esentano in pianta le ali dispiegate della colomba e che controbilanciano l’inclinazione della copertura principale. Lo spazio centrale, delimitato e illuminato a est dall’abside e a ovest dalla facciata curva realizzate in lamelle di legno e vetro, contrasta con la ridotta altezza degli spazi laterali e accessori di ingresso.
Si tratta di un edificio dai volumi compatti e ben definiti in cui la scelta del legno lamellare di larice per la struttura portante garantisce alla chiesa un grande equilibrio tra tutte le parti. Le pareti sono state isolate con pannelli in fibra di legno su listelli di supporto e con un ulteriore strato coibentante sempre in fibra di legno. Tutte le travi della copertura sono state preassemblate presso lo stabilimento di produzione e in seguito portate, grazie a un trasporto eccezionale, sull’Alpe di Siusi. Per l’isolamento delle coperture è stata effettuta una doppia scelta: pannelli in fibra di legno e cellulosa per la coibentazione dell’aula centrale e doppio strato di fibra di legno per i lunghi spazi laterali ribassati.
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Il prospetto nord è completamente chiuso a eccezione del lungo nastro finestrato che segue l’inclinazione dell’aula centrale.
26 legnoarchitettura_04 3 _3
pianta piano terra
pianta piano superiore
sezione AAsezione BB
_trasmittanza media elementi costruttivi________
pareti esterne: U = 0,128-0,146 W/m2K solaio contro terra: U = 0,32 W/m2K copertura: U = 0,148-0,153 W/m2K superfici trasparenti: Uw = 1,31-1,58 W/m2K
_4
Uno dei due ingressi da sud: la lunga finestra della sala liturgica viene ripresa anche sul lato sud che si apre all’esterno con una vetrata dando luce ai vani accessori. La differenza di funzioni tra i volumi è sottolineata, oltre che dall’altezza, anche dal differente orientamento del tavolato di larice che riveste le pareti esterne.
27 4
sezione CCsezione DD
I setti in c.a. celano alla vista la scala, posta a ridosso della facciata ovest, che porta al primo piano nella zona destinata al coro.
6
L’aula liturgica dall’altare: in fondo il coro e la controabside.
7 Il coro con affaccio a nord-ovest.
8
La sala centrale e l’altare visti dal coro: appare evidente l’impianto triangolare.
La verticalità è ancora una volta sottolineata dall’allargarsi verso l’alto della facciata dell’abside.
28 legnoarchitettura_04 5 6 7
_5
8
Tetto vani laterali (A): copertura tetto con nastri in lamiera di rame; manto sottotegola, cartonfeltro bit. 1000 g/m2; tavolato tetto, pannelli a tre strati abete (22 mm); areazione, listelli e controlistelli in abete (25 mm); guaina antivento traspirante; elementi tetto e pareti in lastre di legno massiccio KLH in abete (90 mm); pannelli in fibra di legno tra travetti di supporto in legno (120 mm); pannelli in fibra di legno tra travetti di supporto in legno (100 mm); barriera antivapore all’intradosso; tavolato a vista di legno larice di ottima qualità (22 mm) con fissaggio invisibile.
Parete vano chiesa (B): tavolato a vista, legno larice di ottima qualità (22 mm) con sottocostruzione di listelli 22/80 mm; guaina antivento traspirante; pannelli in materiale legnoso traspirante (16 mm); pannelli di fibra di legno (40 mm) con listelli di supporto; costruzione parete, KVH 200/80 mm (legname costruttivo massiccio), abete 2°qualità con isolamento; costruzione di supporto 40/60 mm con isolamento intermedio; barriera antivapore interna; tavolato di legno tipo OSB (19 mm); tavolato a vista di legno larice di ottima qualità con fissaggio invisibile (25 mm).
30 legnoarchitettura_04 progetti
B
A
Tetto vano chiesa (C): copertura tetto con nastri in lamiera di rame; manto sottotegola, cartonfeltro bit. 1000 g/m2; tavolato, abete superficie grezza (25 mm); travetti longitudinali per areazione; guaina antivento traspirante; tavolato, pannelli in fibra di legno diffondente (20 mm); pannelli in fibra di legno (40 mm); costruzione secondaria, legno BS 160/280 mm con coibentazione intermedia, cellulosa 45 kg/m3; guaina antivento traspirante; pannelli in fibra di legno OSB (42 mm); barriera antivapore; distanziatori per rivestimento a vista; spessore per illuminazione e risonatori; tavolato a vista di legno larice di ottima qualità (25 mm) con fissaggio invisibile.
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La copertura in fase di ultimazione, prima del fissaggio del rivestimento in larice.
_10
Installazione del sistema radiante a pavimento.
_11
Isolamento della pareti dell’aula centrale: a sinistra i pannelli in fibra di legno su listelli di supporto, a destra il tavolato in OSB.
31 9 10 11 C
Due viste assonometriche della struttura in legno della chiesa e tre particolari dei raccordi dei pilastri in lamellare.
sistema costruttivo portante in legno________
Una delle particolarità di questa realizzazione era la localizzazione del cantiere: il sito si trova a Compaccio a un’altitudine di ca. 1840 m slm sull’Alpe di Siusi.
Il calcolo statico è stato eseguito secondo la normativa EC5 e in parte secondo la DIN 1052. I carichi applicati erano: permanente 1,30 kN/m2, neve 7,70 kN/m2 Il sistema statico è composto di pilastri incastrati a terra (su tutti due i lati). Il collegamento dei pilastri è formato da una trave con una sezione a T, sezione necessaria per aumentare la rigidezza della trave in tutte due le direzioni.
La struttura portante è composta di legno lamellare GL28 (BS14). Per garantire che tutti i pilastri incastrati lavorassero, è stato necessario creare una lastra rigida nel piano del pacchetto di copertura, formato da un pannello OSB (sp. 42 mm) che fosse in grado di distribuire i carichi su tutti i pilastri incastrati. In questa maniera era possibile sfruttare la geometria irregolare in pianta per garantire la stabilità complessiva. Sempre per motivi di stabilità, all’interno del campanile è stata realizzata una costruzione reticolare in acciaio.
32 legnoarchitettura_04 progetti
Fondazioni: a sinistra, veduta d’insieme dell’area; a destra, particolare della fondazione della facciata arcuata a ovest.
A sinistra, la struttura del coro e della scale in c.a.; a destra, posa della struttura di copertura della sala centrale.
A sinistra, la copertura in fase di costruzione; a destra, un’immagine dell’interno.
Completamento della struttura centrale, del campanile e della copertura in rame.
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KEY ARCHITECTS
Casa passiva in Giappone Kamakura (J)
_1 Veduta dell’edificio da
nord. 2
36 legnoarchitettura_04 progetti 1
La finestra a nastro dell’angolo sud-est.
2
Ubicazione: Kamakura (J)
Progetto: Miwa Mori, Joerg Heil - KEY ARCHITECTS, Kamakura-shi, Kanagawa (J)
Appaltatore generale: Kenchikusya, Tokyo (J)
Lavori: 2009
Superficie utile: 93 m2
Fotografie: KEY ARCHITECTS
La Passivhaus del sol levante
In Giappone non esistono norme che stabiliscono i consumi energetici degli edifici di nuova costruzione (è ancora possibile realizzare fabbricati con vetri semplici e senza coibentazione), mentre le norme antisismiche sono molto rigide e richiedono l’uso di pareti esterne irrigidite. Conciliando le esigenze antisismiche e la necessaria permeabilità al vapore delle strutture in legno, al fine di evitare la formazione di condensa nelle pareti stesse durante l’estate e l’inverno, gli architetti hanno progettato un edificio che si adattasse alle condizioni climatiche di Kamakura, una zona subtropicale molto umida a 50 km a sud-ovest da Tokyo, scegliendo come riferimento lo standard Passivhaus. L’edificio realizzato è considerato dallo stesso Istituto di Darmstadt un prototipo per studiare il miglioramento dei pacchetti di isolamento delle case passive nelle aree più calde.
Costruita sulle rive di un piccolo torrente in un tessuto urbano densamente costruito, la casa segue la forma del lotto allungato, un parallelepipedo compatto inserito in un piccolo giardino. Al primo piano la zona giorno, pensata come un open space che si apre con le finestre verso la collina di Kamakura e verso il fiume, illuminando naturalmente lo spazio interno, crea una continuità spaziale all’esterno con il tetto giardino a cui si accede mediante una scala esterna; la zona notte è disposta al piano terra.
Realizzato con una struttura a telaio in legno isolata con fibra di legno, si caratterizza per le finestre a triplo vetro giunte appositamente dalla Germania, poiché in Giappone non esistono ancora prodotti con prestazioni energetiche simili.
Un rivestimento in legno di cedro carbonizzato, tipico materiale locale, permette alla casa di inserirsi nel paesaggio circostante e, allo stesso tempo, di proteggersi dall’umidità e dall’attacco dei parassiti.
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Al piano terra si trovano le camere da letto, il bagno e il vano tecnico.
Attraverso una scala interna si raggiunge lo spazioso e luminoso primo piano, dove si collocano gli ambienti di soggiorno, la cucina e la sala da pranzo. Accanto a questa c’è il passaggio –esterno –al tetto giardino.
pianta primo piano
pianta piano terra
Il tetto giardino è uno spazio all’aperto che compensa la superficie “rubata” al terreno dalla casa.
LIVING SPACE KITCHEN DINING HOME OFFICE stair to roofgarden +3170 +3230 38 legnoarchitettura_04 progetti KIDS ROOM KIDS ROOM 2 ENTRANCE WC CHANGING BATHROOM MASTER BEDROOM future divison +326 +326 +250
3 _3
trasmittanza media elementi costruttivi________
pareti esterne: U = 0,16 W/m2K solaio controterra/vano non riscaldato: U = 0,217 W/m2K copertura: U = 0,101 W/m2K superfici trasparenti: Uw = 0,71 W/m2K
prestazioni energetiche
consumo energetico per riscaldamento: 15 kWh/m2 anno (secondo calcolo PHPP) energia primaria: 113 kWh/m2 anno (secondo calcolo PHPP)
_4
Le scale esterne che portano dal primo piano al tetto giardino.
_5
Il rivestimento esterno in cedro carbonizzato.
39 CORRIDOR WC ENTRANCE +326 FLOOR FINISH GL 0 +3102 FLOOR FINISH KITCHEN +6115 TOP OF STRUCTURE FINISH +7570 TOP OF PARAPET
sezione trasversale 4 5
Accanto, il grafico A
rappresenta la simulazione di rilascio dell’umidità nello strato isolante attraverso l’applicazione della barriera a vapore “intelligente” (programma di simulazione: WUFI).
Più a destra, il grafico B rappresenta invece l’assorbimento dell’umidità nello strato isolante con l’applicazione di una barriera a vapore convenzionale (programma di simulazione: WUFI).
La centralina del sistema di ventilazione.
La percentuale di recupero del calore, in base alle indicazioni del produttore, è del 90% ed è dotata di un dispositivo di comando della valvola dell’aria il quale, in caso di temperatura esterna elevata, impedisce che gli ambienti si surriscaldino.
_l’involucro
in una casa passiva________
Uno degli aspetti più importanti legati alla progettazione di una casa passiva riguarda l’involucro e quindi l’isolamento, che deve essere quanto più possibile elevato al fine di contenere al massimo le dispersioni di calore. Nel caso della casa di Kamakura, l’isolamento non solo raggiunge spessori “importanti” (25 cm) ma avvolge tutto il volume dell’edificio, comprese le fondazioni. L’unica differenza è da riscontarsi nel tipo di materiale utilizzato: XPS per le fondazioni, fibra di legno (importata dalla Germania) per le pareti.
Un altro aspetto imprescindibile nella progettazione di un edificio di questo tipo riguarda il ricambio interno dell’aria che solitamente viene demandato a un impianto di ventilazione meccanica controllata.
Per ridurre le perdite di calore, è stato installato in questo caso un impianto centralizzato dotato di uno scambiatore di calore aria-aria in controcorrente. L’impianto dispone di un bypass estivo che impedisce il surriscaldamento dovuto appunto al recupero di calore.
Gli ambienti della casa in cui viene immessa aria proveniente dallo scambiatore sono quelli più vissuti, quindi lo studio, la camera dei bambini, la camera matrimoniale, la sala da pranzo e il soggiorno; dagli ambienti di servizio (bagno e cucina) viene prelevata l’aria destinata allo scambiatore prima dell’espulsione.
L’edificio si trova in una zona relativamente calda e umida e, su precisa richiesta dei committenti, la produzione residua di calore, che può rendersi necessaria durante i periodi più freddi, avviene tramite una pompa di calore alimentata attraverso la rete elettrica.
40 legnoarchitettura_04 progetti
grafico A
grafico B
6 _6
schema dell’impianto di ventilazione al piano terra
Tetto (dall’estradosso all’intradosso) copertura in lamiera; pannello strutturale (2x12 mm); isolamento in fibra di legno e listellatura (100 mm); pannello strutturale (12 mm); isolamento in fibra di legno e struttura del tetto in legno (286 mm); barriera al vapore; intercapedine di servizio (100 mm); cartongesso (12 mm); intonaco in argilla (18 mm).
Parete esterna (dall’esterno all’interno): rivestimento in legno (11 mm); camera d’aria e montanti verticali in legno con isolamento interposto (18 mm); intercapedine e staffe di fissaggio (100 mm); membrana traspirante; pannello strutturale (12 mm); montante della struttura a telaio (140 mm); pannello strutturale (12 mm); membrana traspirante; camera d’aria e montanti verticali in legno con isolamento interposto (18 mm); rivestimento in legno (11 mm).
Dettaglio della fondazione: 1 - protezione in acciaio galvanizzato (0,35 mm); 2 - malta di finitura antiritiro (10 mm);
3 - rete metallica; 4 - isolamento fondazioni in EPS (100 mm).
5 - dormiente
6 - pavimento in legno (11 mm);
7 - massetto (15 mm);
8 - fondazione in cls (150 mm); 9 - isolamento fondazioni in XPS (100 mm); 10 - livello pulito (40 mm); 11 - terra compattata (40 mm).
41 FFL= +326 0 5 1 0 5 1 0 4 0 4 0 5 1 0 3 2 0 2 1 0 2 4 0 0 3 GL= +0 220 522 dettaglio della fondazione 1 2 3 4 6 7 8 9 5 10 11 dettaglio della
A lato: stratigrafie.
copertura
42 legnoarchitettura_04 progetti 7
43
_7
L’ingresso al piano terra con la scala che conduce al primo piano.
_8
La cucina al primo piano.
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8 9
L’angolo del soggiorno riservato allo spazio lavoro.
La barriera al vapore “intelligente” permette la diffusione del vapore nel periodo estivo (immagine accanto), mentre in inverno impedisce la formazione di condensa a livello dello strato isolante (immagine a destra).
_sistema costruttivo e tenuta all’aria________
La struttura, realizzata con un sistema a telaio secondo la modalità canadese da 2/6 pollici e isolata con fibra di legno, è stata pensata soprattutto per far fronte al problema della diffusione del vapore dall’esterno all’interno in particolar modo durante le calde e umide giornate estive. Un barriera al vapore “convenzionale”, come si usa tipicamente in Europa, avrebbe causato condensa a livello dell’isolamento e, a lungo andare, il danneggiamento della struttura lignea. È stato quindi applicato un freno vapore “intelligente” in grado di modificare le proprietà (sd > 10 m in inverno e sd = 0,25 m in estate) a seconda della percentuale di umidità in ingresso. Questo trova collocazione dietro un’intercapedine impianti, al fine di evitare accidentali danneggiamenti da parte degli abitanti, per esempio nel momento in cui viene infisso un chiodo nelle pareti. Durante la fase di cantiere e di applicazione della membrana, gli operai specializzati sono stati edotti fin dall’inizio in merito alla problematica e formati dal direttore dei lavori riguardo alla risoluzione dei punti più difficili, come gli angoli o le parti rientranti.
La tenuta all’aria della struttura è stata verificata mediante il blower door test, utilizzando fumogeni al fine di localizzare e visualizzare al meglio tutti i punti deboli: l’esito del test ha dato un valore n50 di 0,14 h-1 a 50 Pa di pressione. Al momento in Giappone non esiste la possibilità di effettuare un test in sovrapressione ovvero con un pressione superiore ai 50 Pa.
Due momenti della prova della tenuta all’aria (blower door test).
44 legnoarchitettura_04 progetti
10
_10_11
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estate
inverno
Le fondazioni: si nota l’elevato spessore dell’isolamento. A destra l’edificio in fase di costruzione.
A sinistra i serramenti appena arrivati in cantiere; al centro uno spaccato-tipo della struttura in cui sono evidenti gli elevati spessori del cappotto e la sezione importante del serramento.
A sinistra, fase di cantiere della struttura in legno; a destra la posa in opera del freno a vapore “intelligente” (anch’esso fabbricato in Germania, come i serramenti a triplo vetro).
Due momenti della posa degli isolanti: a sinistra, il primo strato di fibra di legno; a destra il secondo, in fibra di legno morbida.
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Casino di caccia Marebbe
EM2
_1
Veduta da sud-est: le aperture, lunghe e basse, danno luce al piano superiore.
_2
La piccola dependance si apre completamente alla vista: lo scuro ad anta unica si dischiude sull’unico locale dell’edificio.
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Nuove idee per la tradizione
Ubicazione: Marebbe (BZ)
Progetto: EM2 Architekten, Brunico (BZ)
Strutture: RubnerHaus, Chienes (BZ)
Direttore dei lavori: arch. Gerhard
Mahlknecht - EM2 Architekten, Brunico (BZ)
Appaltatore: RubnerHaus, Chienes (BZ)
Lavori: 2009-2010
Superficie fondiaria/del lotto: 63,84/1619 m2
Superficie utile: 108,5 m2
Fotografie: Günter Richard Wett
Nel Parco Naturale Fanes-Sennes-Braies, una tra le aree protette più grandi dell’Alto Adige, una casa da caccia del 1950 è stata demolita per essere sostituita con un nuovo edificio dalla medesima destinazione d’uso, considerato che il risanamento dell’edificio esistente sarebbe risultato molto oneroso.
Il progetto è costituito da un complesso composto da due singole costruzioni, l’edificio principale a due piani e una piccola dependance, le quali si rapportano tra di loro in modo evidente, tenendo conto delle condizioni topografiche esistenti, del bosco, degli accessi e degli ingressi. Le differenti dimensioni e la proporzione innestano un elemento di tensione nella relazione tra le due costruzioni.
Le forme tradizionali non sono state rinnegate dai progettisti, bensì accolte e sviluppate con attenzione e cautela, adeguandole alle necessità dei nostri tempi.
I due fabbricati si rapportano con la tradizione del luogo grazie alla tipologia spaziale, all’idea costruttiva del sistema in legno, al tetto a due falde. Le grandi aperture finestrate, che sembrano infrangere questo quadro di riferimento, sono comunque limitate alla zona giorno e alla sala da pranzo al piano terra, mentre piccole e lunghe asole vetrate al piano superiore illuminano le camere.
Il sistema costruttivo adottato si richiama a uno tra i sistemi più tradizionali in legno, ovvero alla sovrapposizione di tronchi d’albero, che in questo caso si trasformano in blocchi a incastro con unione maschio-femmina, a formare la struttura portante.
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pianta piano terra
pianta primo piano
_trasmittanza media elementi costruttivi________
pareti esterne: U = 0,14 W/m2K solaio contro terra: U = 0,14 W/m2K copertura: U = 0,15 W/m2K superfici trasparenti: Uw = 27,16 W/m2K
_prestazioni energetiche________
per riscaldamento: 13 kWh/m3 anno per acqua calda: 10,5 kWh/giorno
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_3
L’edificio principale da nordovest. Le grandi aperture vetrate della zona giorno, verso sud e ovest, si rivelano solo all’apertura delle ante scorrevoli.
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3
sezione trasversale
sezione longitudinale
Copertura (A), (dall’esterno all’interno): scandole di lunghezza 40 cm (20 mm); listelli (50 mm); controlistelli/areazione (50 mm); telo (3 mm); tavolato grezzo (24 mm); listelli/aerazione (50 mm); pannelli in fibra di legno (50 mm); travetti 12/20 mm+ pannelli in fibra di legno (200 mm); freno al vapore (0,10 mm); installazione/pannelli in fibra di legno (60 mm); rivestimento in larice piallato (20 mm).
Parete esterna (B), (dall’esterno all’interno): struttura in legno massiccio ad incastro 90/160 mm (90 mm); tessuto permeabile al vapore (0,10 mm); travetti/pannelli in fibra di legno (200 mm); freno al vapore (0,10 mm); installazione/pannelli in fibra di legno (70 mm); rivestimento in larice piallato (20 mm).
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La tradizione alpina si semplifica, nella zona cucina, grazie al sapiente utilizzo del legno secondo linee semplici e ben definite.
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Le due grandi aperture vetrate al piano terra: i telai delle finestre incorniciano il bosco, una continuità tra il legno lavorato all’interno gli alberi all’esterno.
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Interno della dependance.
52 legnoarchitettura_04 progetti 4 5 6
A B
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La scala che porta al secondo piano: il legno accompagna l’ospite dappertutto.
_sistema costruttivo________
Il sistema Blockbau è una tipologia costruttiva ampiamente diffusa in vaste parti del Nord Europa e dell’arco alpino. La sovrapposizione delle travi in legno massiccio, o in lamellare di abete, avviene a incastro mediante sagomatura della trave. Un tessuto traspirante separa la struttura lignea dalla coibentazione termoacustica interna, solitamente fibra di legno, posta tra listelli. La finitura interna è in perline di abete piallate, separate dalla coibentazione da un freno vapore. Sistema particolarmente adatto per la realizzazione di case a basso consumo energetico o edifici passivi, si caratterizza per tempi di posa molto rapidi. Lo spessore delle pareti è variabile, da 50 mm a 360 mm, raggiungendo valori di isolamento termico U fino a 0,15 W/m2K.
_7
54 legnoarchitettura_04 progetti
7
La coibentazione interna delle pareti perimetrali è separata dalla finitura da un freno vapore. Le travi portanti del solaio non rimarranno a vista ma verranno coperte da un rivestimento in legno.
A sinistra, sul fondo, la predisposizione del locale bagno; a destra, la struttura portante del tetto.
Da sinistra, raccordo tra il serramento e la struttura interna; la struttura dall’esterno; la coibentazione del tetto e delle pareti.
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Roswag & Jankowski Architekten
Caserma dei vigili del fuoco
Neuseddin (D)
Il passaggio che collega la zona di ritrovo dei vigili del fuoco volontari volontari con il parco macchine. _2 Vista nord-ovest.
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Ubicazione: Neuseddin (D)
Progetto: Roswag & Jankowski
Architekten, Berlin (D)
Statica: ing. Uwe Seiler – ZRS Architekten
Ingenieure, Berlino (D)
Direttore dei lavori: Guntram Jankowski
Appaltatore: Abbundwerk Luckenwalde, Luckenwalde (D)
Lavori: aprile-ottobre 2008
Superficie utile: 570 m2
Superficie lorda: 770 m2
Importo dell’opera: 845.000
Fotografie: Torsten Seidel
Risorse locali
La caserma dei vigili del fuoco volontari di Neuseddin, frazione del Comune di Seddiner See presso Potsdam (D), è il primo edificio del suo genere in Brandeburgo realizzato completamente con un sistema portante in legno.
Lo studio di architettura berlinese Roswag & Jankowski Architekten, incaricato nel 2008 di progettare il nuovo edificio, ha dato grande importanza da un punto di vista compositivo all’incontro tra funzionalità dell’edificio e collocazione di questo all’interno del contesto urbano. La piazza antistante, frutto di una precisa scelta architettonica, funge da spazio di manovra per i mezzi dei pompieri e ridefinisce la situazione urbanistica in quella zona del paese, grazie anche all’apertura verso i vicini edifici residenziali e della scuola.
L’elevata coibentazione, una tecnologia d’involucro avanzata, soluzioni impiantistiche oculate come il recupero di calore, garantiscono un fabbisogno annuale di energia primaria per il riscaldamento (circa 21 kWh/m2a) che permette all’edificio di rientrare nello standard delle case a basso consumo. L’utilizzo di materiali naturali come il legno e la cellulosa, inoltre, ha consentito di ridurre in maniera notevole la quantità di embodied energy
L’impiego del legno, grazie al livello di prefabbricazione di interi elementi come pareti e solai, ha permesso il raggiungimento di un’elevata qualità della realizzazione e un netto accorciamento dei tempi di montaggio in cantiere (in questo caso sono occorsi solo 7 mesi) con conseguente diminuzione dei costi.
L’involucro è stato realizzato da ditte della zona con materiali rinnovabili provenienti dai dintorni. In questo modo si è dato impulso all’economia locale e, al contempo, è stato ridotto il consumo di risorse non rinnovabili.
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1 - magazzino 1;
2 - magazzino 2;
3 - stanza delle divise;
4 -vano tecnico;
5 - garage;
6 - spogliatoio uomini;
7 - spogliatoio donne;
8 - officina;
9 - uffici;
10 - foyer d’entrata; 11 - cucina comune;
12 - sala riunioni;
13 - sala per formazione.
_trasmittanza media elementi costruttivi________
pareti esterne: U = 0,17 W/m2K
solaio contro terra: U = 0,27 W/m2K
copertura: U = 0,22 W/m2K
pianta 3
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1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13
Una vista della zona uffici.
_prestazioni energetiche________
consumo energetico per riscaldamento: 21 kWh/m2 anno
La sala riunioni, divisa dalla parte dedicata alla formazione da una parete mobile.
FREIWILLIGEFEUERWEHRNEUSEDDIN
_4
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facciata sud
facciata est
facciata nord
4
facciata ovest
Copertura (A):
(dall’interno all’esterno): struttura portante Kerto modificata in corso d’opera con travi in legno lamellare; pannello Kerto (4 cm); barriera al vapore in PE; isolamento con pendenza (16 cm); strato impermeabilizzante (1,5 mm).
Parete (B):
pannello in fibrogesso (1,5 cm); pannello OSB (1,5 cm); isolamento in cellulosa (24 cm); pannello OSB (1,5 cm); pannello in fibrogesso (1,5 cm).
Copertura (C):
(dall’interno all’esterno): elementi strutturali in legno “Brettstapel” (12 cm); barriera al vapore in PE; isolamento con pendenza (16 cm); strato impermeabilizzante (1,3 mm).
1 - griglia anti insetti
2 - membrana nera di protezione
3 - legno di conifera C24/S10 (10x14 cm)
4 - struttura portante Kerto (0,75x75 cm)
dettaglio della parete interna e del nodo tra i due livelli della copertura
_sistema costruttivo________
L’edificio è realizzato con un sistema costruttivo prefabbricato in legno a telaio, isolato con cellulosa e rivestito esternamente con una facciata ventilate in tavole di larice. I macroelementi della costruzione, come pareti e solai, sono stati prefabbricati in officina e trasportati pronti per il montaggio in cantiere. Le coperture piane sono realizzate con elementi portanti di tipo “Brettstapel”, cioè elementi da costruzione massicci piani, costituiti da tavole o tavoloni uniti con chiodi o spinotti di legno duro, a eccezione della copertura del garage che ospita il parco mezzi dei vigili del fuoco costituita da elementi portanti in legno lamellare.
_protezione nascosta dell’involucro________
Al di sotto del rivestimento esterno in listelli di larice è stata posta una membrana altamente performante che protegge dai raggi UV e dall’umidità interstiziale gli strati della parete. Grazie a questa membrana, l’umidità può evaporare senza ostacoli, si evita l’infiltrazione di acqua dall’esterno assicurando inoltre la tenuta all’aria.
La scelta di questo tipo di protezione si è resa necessaria in quanto il rivestimento esterno in legno non garantiva una protezione certa dello strato sottostante.
Per questa membrana, che presenta un ridotto spessore (3,5 mm), è stato scelto un colore neutro –il nero –nell’eventualità che questa rimanesse visibile tra le fughe del rivestimento realizzato in listelli di larice posati verticalmente.
La ditta produttrice della membrana, una nota multinazionale, garantisce l’integrità del prodotto per 10 anni, anche con fughe dello strato di rivestimento larghe fino a 3 cm.
Stratigrafie.
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+3,52 2 5 +4,05 5 +5,40 +4,20 +4,95 2,0% 2,0% 15 15 24 15 15 30 +3,64 1 6 1 2 15 15 24 15 4 4 25 39 15 10 15 3 12 2 +4,99 105 4 5 1 5 A C B 1 2 3 4
dell’attacco a terra
Parete (D): (dall’interno all’esterno): pannello in fibrogesso (1,5 cm); pannello OSB (1,5 cm); isolamento in cellulosa (24 cm); pannello DWD (1,5 cm); controlistellatura parete ventilata 6/4 (4 cm); listellatura parete ventilata 6/4 (4 cm); rivestimento esterno in listelli di larice (2,5 cm).
Solaio controterra (E) (dall’estradosso): pavimento industriale (1,5 cm); massetto in cemento (8 cm); isolamento (12 cm); impermeabilizzazione; pavimentazione in c.a. (16 cm); membrana in PE; massetto di livellamento (5 cm); strato drenante (20 cm).
5 - lamierino in acciaio zincato
6 - isolamento perimetrale
_5
Il garage con la struttura portante primaria della copertura in travi di legno lamellare.
Stratigrafie.
63 ± 0,00 -0,215 -0,02 1 6 1 2 8 25 4 4 15 24 15 105 1 0 95 1,5% 15 39 175 1 5 1 5 5 3 6 2 1 +0,15 4 46 95 50
D E 5 6
5
dettaglio
64 legnoarchitettura_04 progetti
65
_6 Il foyer d’ingresso. Il soffitto è stato lasciato in legno a vista.
_funzionamento impianti________
1. Ambienti, involucro
A - uffici, aule per la formazione, spogliatoi: 21°C durante le ore di utilizzo degli ambienti (20 ore/settimana); 12 °C durante le ore in cui gli ambienti sono vuoti (148 ore/settimana)
1.1 fondazione, isolamento, pavimento continuo
1.2 parete esterna: strttura portante a telaio in legno con riempimento in cellulosa
1.3 copertura: legno lamellare con interposto isolamento
B - corridoio: 15/12 °C
C - garage: 7 °C (garantita assenza di ghiaccio)
2. Produzione del calore
2.1 fonte di calore: caldaia a gas
2.2 impianto di ventilazione, ambiente riscaldato
2.3 distribuzione del calore attraverso corpi scaldanti
2.4 riscaldamento veloce attraverso impianto div entilazione
2.5 impianto di ventilazione mantiene una temperatura base del garage macchine a 7 °C
3. Energie rinnovabili (predisposizione)
3.1 impianto fotovoltaico, in grado di produrre ca. il 150% del fabbisogno dell’edificio
66 legnoarchitettura_04 A 21° C/ 12° C C 7° C 1 2 1.5 1 1 2.3 3.1 2.4 1.4 1.3 1.6 2 1 2 2 2.5 B 15° C/ 12° C
6
L’impermeabilizzazione delle fondamenta e la posa dei dormienti.
Sullo sfondo le prime pareti arrivate in cantiere pronte per il montaggio.
La posa delle pareti prefabbricate in officina.
Due momenti della costruzione della struttura in legno.
A sinistra la posa della trave reticolare principale della copertura del garage e, a destra, la posa delle travi lamellari secondarie.
67
Plasma Studio Esker Haus
San Candido
_1
Vista da sud-ovest: la struttura mista acciaiolegno dei telai esterna si piega a riprodurre il profilo delle alture circostanti.
Anche i colori richiamano la natura circostante visibile quando si sale dalla scala esterna verso la sommità.
_2
Dettaglio della struttura della terrazza.
_3
L'ingresso a ovest: i portali assumono anche la funzione di proteggere l’ampia vetrata della zona living.
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Ubicazione: San Candido (BZ)
Progetto: Plasma Studio, Sesto (BZ)
Strutture: ing. Andreas Erlacher, Bolzano
Direttore dei lavori: Plasma Studio, Sesto (BZ)
Appaltatore: Tschurtschenthaler
Werner s.r.l. - San Candido (BZ); H2, Nova Ponente (BZ)
Lavori: 2006
Superficie interna: 115 m2
Superficie terrazza: 55 m2
Fotografie: Cristobal Palma
Sviluppo stratigrafico
È ispirata alla forma dal paesaggio dolomitico circostante questa abitazione derivata dalla sopraelevazione di un edificio degli anni ‘60 progettata da Plasma Studio. La nuova unità residenziale si origina dall’edificio esistente in modo quasi parassitario, ne utilizza la base differenziandosi per un’organizzazione e una morfologia unica e propria che richiama, anche nel nome dato alla casa, una formazione geologica stratificata (“esker” in inglese).
La struttura esterna è costituita da una serie di telai in acciaio e legno che si deformano in sequenza richiamando i morbidi pendii del luogo e creando un paesaggio artificiale parzialmente accessibile che definisce la copertura e plasma il carattere degli spazi interni, racchiusi da una serie angolare e dinamica di piani che configurano continuamente nuovi spazi. L’impronta dimensionale complessiva è quella di una formazione a gradini che, caratterizzata da una diffusività delle funzioni, si inclina all’interno e all’esterno, sopra e sotto, con intensità variabile. Gli spazi interni sono dunque una riflessione della geometria esterna con superfici ripiegate che accentuano i passaggi della destinazione d’uso tra i vani interni suddivisi su due livelli. Questo intercalare di materiali e di spazi è come un percorso che fluisce dalla zona più privata delle camere da letto e del bagno, alla sala da pranzo e al soggiorno, giungendo negli ambienti più pubblici ed esposti delle varie terrazze. L’interno è concepito trasgredendo il layout cartesiano ortogonale (determinato in parte dalla struttura sottostante e dai requisiti funzionali) e orientandosi invece verso una morfologia morbida e fluida guidata dal tetto-paesaggio. Mediante aperture studiate appositamente, i telai della struttura incorniciano le montagne circostanti e permettono alle singole stanze di ricevere la luce del sole nelle ore del giorno in cui sono più utilizzate.
71 3
In pianta e in sezione si noti il tratteggio che indica il passo dei telai della struttura di copertura.
sezione longitudinale
0 m 3
72 legnoarchitettura_04 progetti
piano primo
_4_5
73 4 5
La scala tra la sala e la cucina si trasforma in un’utile cassettiera.
facciata sud
facciata ovest
facciata est
facciata nord
74 legnoarchitettura_04 progetti
75
A lato, sviluppo in 3D della struttura di copertura. Si nota la deformazione esterna che determina gli spazi interni.
Assonometria della struttura. In blu sono evidenziati i telai in acciaio.
_la struttura________
La struttura è costituita da una serie di telai in acciaio e legno che si deformano a richiamare le alture regolari circostanti. Questa forma stratificata, e lo stesso sistema costruttivo in legno, traggono origine dal replicare ogni gradino della scala esterna come se fosse un elemento modulare, una moltiplicazione successiva in telai. Le cornici così progettate rendono possibile una deformazione e un ammorbidimento della geometria globale della copertura che si riflette anche negli spazi interni.
76 legnoarchitettura_04 progetti Wand3 Wand 1 Wand2
I telai in acciaio: la forma dà già idea della struttura finale.
in
A sinistra, nastratura e tenuta all’aria della struttura; a destra, chiusura delle superfici interne.
esterna.
77
Posa dei portali metallici sul lato est che racchiuderà la zona più privata.
Posa delle pareti e dei solai
legno a telaio.
Fissaggio della struttura lignea
Casa unifamiliare Abbadia Lariana
Studio MMPI
Vista notturna del prospetto est: si nota il passaggio che suddivide l’edificio in due blocchi al piano terra: la parte dei servizi e la zona giorno.
2 Il prospetto ovest. L’utilizzo di diverse finiture sottilinea le diverse funzioni del’edificio.
_1
80 legnoarchitettura_04 progetti 1 2
Ubicazione: Abbadia Lariana (LC)
Progetto: Studio MMPI - Marcello Mazza + Iolanda Palumbo ARCHITETTI, Lecco
Strutture: Studio MMPI - Marcello Mazza + Iolanda Palumbo ARCHITETTI, Lecco
Direttore dei lavori: arch. Marcello Mazza, arch. Iolanda Palumbo
Appaltatore: Giacomazzi & Ruffini SAAvegno -CH-; Capo dell’Argine S.r.l. di Andrea Cavarzere, Abbadia Lariana (LC) (opere di finitura)
Lavori: 2009
Superficie fondiaria: 1.100 m2
Superficie utile: 260 m2
Superficie verde: 500 m2
Importo dell’opera: 320.000
Fotografie: Giacomo Albo
Camere con vista
La residenza di Abbadia Lariana sorge in un’area leggermente rialzata rispetto al centro storico del paese. La composizione planimetrica si articola in due corpi a L di differente altezza; la parte sud ha un solo piano, mentre quella a est si sviluppa su due livelli, delimitando una corte che si apre a nord verso il centro storico e a ovest verso il lago. L’orientamento dell’edificio è stato studiato in funzione delle viste e per evitare il surriscaldamento estivo.
Cuore dell’abitazione è il volume a un solo livello che accoglie la zona giorno: un grande ambiente interrotto solo dal giardino d’inverno a pianta quadrata, vetrato e aperto sul terrazzo soprastante, che separa la cucina dalla zona pranzo.
L’applicazione di criteri di ecosostenibilità nella progettazione hanno anche consentito di conseguire la Classe A della certificazione energetica. A tal fine si sono rivelate determinanti scelte progettuali e impiantistiche quali: orientamento e forma contenuta e raccolta dell’edificio, scelta dei materiali costruttivi, installazione di un impianto geotermico per il riscaldamento a pavimento al piano terra e lungo le pareti perimetrali al piano sopraelevato, installazione di pannelli fotovoltaici, predisposizione dell’impianto per il recupero e il trattamento dell’acqua piovana.
L’edificio è stato realizzato con un particolare sistema di costruzione a moduli in legno, i cui singoli elementi, che pesano solo 5 kg e vengono successivamente riempiti con cellulosa insufflata, hanno spessore di 16 cm e sono collegati tra loro attraverso spine di accoppiamento e incastri. I solai sono stati realizzati con listelli in legno, facilmente assemblabili fra loro, e anima in materiale isolante dalle notevoli caratteristiche termiche.
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sezione est-ovest
sezione nord-sud
82 legnoarchitettura_04 progetti
piano terra
piano primo
prospetto est
prospetto nord
prospetto ovest
_trasmittanza media elementi costruttivi________
pareti esterne: U= 0,21 Wm2/K solaio controterra: U= 0,22 Wm2/K copertura: U= 0,22 Wm2/K superfici trasparenti: Uw = 1,2 Wm2/K
_prestazioni energetiche________ per riscaldamento: 22 kWh/m2 anno
prospetto sud
_3 La zona giorno. In fondo, la corte interna alberata.
83
3
Tre immagini di cantiere: è evidente la modularità del sistema costruttivo, sottolineata dai corsi dei “mattoni” in legno e dagli architravi (appositi pezzi speciali) posti sopra le aperture. L’angolo non è ancora completato in attesa di essere chiuso con gli appositi elementi previsti dal sistema.
_sistema costruttivo________
Steko è un sistema modulare di elementi componibili standard in legno massiccio, prodotti industrialmente, che consente un ampio livello di libertà progettuale.
Cuore del sistema per pareti è il modulo in legno “auto esplicativo”, facile da comporre –ordine per ordine –fino a realizzare interi muri. L’accoppiamento dei singoli moduli avviene con uno speciale sistema a incastro che garantisce la perfetta chiusura a filo, non solo negli angoli, ma anche a livello dei tramezzi. Appositi elementi di chiusura, travi e architravi per i diversi tipi di aperture semplificano la costruzione del muro. Nelle intercapedini del modulo in legno possono essere sistemati tubi flessibili e guaine corrugate. Il riempimento successivo di queste intercapedini con materiali isolanti sfusi permette di realizzare un’efficace coibentazione. Applicando ulteriori coibentazioni all’esterno, si può incrementare il livello di isolamento termico rendendo il sistema ideale anche per la costruzione di edifici a basso consumo energetico.
84 legnoarchitettura_04 progetti
6.4 mq 11.5 mq 10.5 mq 10.2 mq 8.7 mq 32 mq 10.2 mq 12 mq 5 mq
i disegni esecutivi di alcuni muri del piano terra
_efficienza energetica________
Nel progetto per la residenza privata di Abbadia Lariana trovano attuazione buona parte dei princìpi in cui progettisti e committente hanno creduto: dall’utilizzo delle più avanzate applicazioni che la tecnologia impiantistica oggi offre per contenere i consumi energetici, all’impiego di materiali e tecniche costruttive ispirati ai concetti della bioarchitettura, fino alla scelta di forme e cromìe atte a minimizzare l’impatto paesaggistico. L’isolamento esterno dell’edificio è stato realizzato con fibra di legno da 60 mm; gli intonaci negli ambienti della zona notte sono in argilla al fine di garantire un miglior comfort termoigrometrico; un impianto geotermico, dotato di due sonde verticali profonde 120 m, supporta il fabbisogno di riscaldamento/raffrescamento della casa; un impianto con una cisterna da 5000 l permette il recupero dell’acqua piovana, il suo utilizzo negli sciacquoni dei wc e nell’irrigazione del giardino; un impianto fotovoltaico della potenza di 1,9 kW garantisce l’elettricità necessaria per il funzionamento della pompa di calore.
La trivella per i pozzi geotermici e le tubazioni dello stesso impianto.
Nelle prime due immagini a lato il cappotto esterno in fibra di legno fissato e intonacato. Nella terza fotografia, la posa dell’isolamento su supporti in legno.
Immagini del supporto in canne di bambù per l’intonaco in argilla e del riscaldamento radiante a parete con tubi in rame.
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86 legnoarchitettura_04 progetti
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4 5
La zona pranzo al piano terra e il suo controcampo dall’esterno.
La fondazione con il passaggio degli impianti e il solaio contro terra con la posa del pezzo speciale “base” .
Travi, architravi e moduli imballati e la costruzione delle pareti.
Posa dei solai: in lastre a sinistra, con struttura in travi portanti a destra.
Fissaggio delle lastre in cartongesso a protezione dell’isolamento e finitura in pietra del piano terra.
A sinistra, listellatura di copertura del blocco della zona giorno; a destra, montaggio della scala e posa delle porte.
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Bologna 5-8 ottobre
SAIENERGIA INTEGRARE CON ENERGIA
Energia rinnovabile ed efficienza energetica nella più grande fiera dell’edilizia
Lo spazio di SAIE dedicato al Costruire Sostenibile, al GreenBuilding e alla Riqualificazione Urbana per esporre e parlare di progetti, prodotti, tecnologie e opere internazionali
2011
Viale della Fiera, 20 - 40127 Bologna (Italia) - Tel. +39 051 282111 - Fax +39 051 6374013 - www.saienergia.bolognafiere.it - saie@bolognafiere.it
Ridurre l’impatto del consumo di suolo, creando una nuova tipologia di edificio residenziale che recupera aree del centro città poco densificate: è questa la proposta di un progetto di ricerca tedesco che ottimizza globalmente l’impatto ecologico, sociale, economico attraverso alloggi di edilizia sociale residenziale in legno.
Sfruttando spazi vuoti e pareti cieche di edifici esistenti, la ricerca propone di costruire strutture verticali in legno, considerato che dall’analisi del ciclo di vita del materiale “legno” risulta, di fatto, una sostanziale riduzione dei consumi energetici e di emisssioni di CO2, rispetto agli edifici tradizionali. Il progetto architettonico e l’integrazione con tecnologie altamenti efficienti hanno permesso il raggiungimento di standard passivi.
Secondo quanto previsto dal piano di sviluppo urbano di Francoforte, un terzo delle nuove abitazioni potrebbe essere realizzato con questo prototipo.
techné MinIHouse
Luca Maria Francesco Fabris
Minimum Impact House
Un parassita altamente sostenibile
Luca Maria Francesco Fabris
Ricercatore di Tecnologia dell’Architettura presso il Dipartimento BEST del Politecnico di Milano, è autore di vari saggi e articoli.
La maggior parte delle nostre grandi città sta implodendo. Lo dicono non solo ricerche conosciute a livello mondiale, come quella guidata da Philipp Oswalt – ora direttore della Fondazione Bauhaus di Dessau –e Tim Rieniets sulle città che si contraggono (pubblicata nel 2006 con il titolo ‘Atlas of shinking cities’ da Hatje-Cantz), ma la mera realtà che ciascuno può sperimentare attraversando una cittadina europea. Indicizzare milioni di metri cubi per il futuro prossimo immaginando incrementi a due cifre della popolazione come stanno facendo alcuni recenti piani urbanistici di sviluppo, ultimo fra tutti il recente Piano Generale del Territorio di Milano, non equivale a fare automaticamente aumentare gli abitanti di un Comune né ad avviare modelli virtuosi di crescita. Tenendo conto di questi fatti reali, sarebbe bene non pianificare l’espansione delle città, ma sfruttare al massimo le nicchie e gli interstizi presenti nei loro tessuti urbani per creare nuovi spazi abitativi, possibilmente orientati alla massima sostenibilità, integrandoli al paesaggio cittadino consolidato. Un grande problema, molto attuale, che ha a che fare con il riuso del territorio, la lotta al suo spreco e alla necessità di combattere lo sprawl urbano in presenza di un numero di abitanti relativamente costante.
Attraverso la realizzazione di un prototipo a Francoforte sul Meno, gli architetti dello studio DGJ (acronimo di Drexler Guinand Jauslin Architekten, un ufficio di progettazione con sedi a Zurigo, Francoforte e Rotterdam) con la collaborazione del Dipartimento di Progettazione e Efficienza Energetica nel Costruito dell’Università Tecnica di Darmstadt (D) e la Cattedra di Architettura del Paesaggio dell’Università di Delft (NL), hanno sviluppato una so-
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luzione pratica a questo ragionamento, chiamata Minimum Impact House (MinIHouse).
L’idea è semplice: nei centri cittadini esistono spazi di ritaglio, in margine al costruito, dove è possibile realizzare abitazioni che godono di un impianto infrastrutturale già esistente e ottimale. Piccoli parassiti urbani capaci di ospitare nuove famiglie, nuovi artigiani e professionisti che possono dare nuova linfa a un tessuto sociale ed economico a volte compromesso. Il progetto di ricerca si è infatti focalizzato sullo sviluppo di nuove tipologie e strutture edilizie sostenibili che tengano conto di alcuni parametri fondamentali tra cui la riduzione di consumo di suolo, l’adeguamento al cambiamento climatico, l’alleggerimento della congestione infrastrutturale e il rinnovo delle strutture sociali. Per ottimizzare la sostenibilità dell’edificio si è tenuto conto da subito di altri parametri, più legati alla natura della costruzione stessa, che fanno riferimento alla questione delle risorse rinnovabili e ai cicli di vita dei componenti (materiali da costruzione ecologici e sani, riduzione dei gas serra, adattabilità alle mutevoli esigenze degli utenti) e al risparmio energetico dell’edificio limitandone la potenza necessaria al suo funzionamento (efficienza energetica ed energie rinnovabili). La ricerca ha anche quantificato, paragonandole alle soluzioni adottabili in edilizia convenzionale, i benefici ambientali ottenibili attraverso la realizzazione di MinIHouse e una loro corretta gestione.
Caratteristica peculiare di questa ricerca, i cui risultati sono stati disseminati attraverso tre canali: uno per le amministrazioni (per influire sui regolamenti edilizi), uno per l’università (per dare spunto ad ulteriore ricerca e dare nozioni di base agli studenti) e uno pubblico (per incuriosire i cittadini sulle potenzialità ecosostenibili
rese concrete dalla MinIHouse), è il suo approccio integrato. Ingegneria e design innovativo sono state mediate fin dal primo momento con l’architettura attraverso un percorso completamente olistico di tipo orizzontale, che ha permesso di costruire questo prototipo come un vero e proprio modello in scala 1:1, in modo che il sistema metodologico applicato, che ha dovuto superare non poche difficoltà dal punto di vista progettuale e amministrativo, potesse essere documentato e testato. Inoltre, solo attraverso la realizzazione ‘in vivo’ della MinIHouse, si sono potuti sperimentare i veri costi e studiare soluzioni progettuali che possono permettere, in futuro, di industrializzare ulteriormente il sistema di costruzione per una diffusione a larga scala del prototipo.
Durante la ricerca si è scoperto come a Francoforte sul Meno, nel 2001, ci fossero, solo nel centro della città, 540 immobili con una parete cieca su cui agganciare il parassita edilizio, e di come, valutando due soli quartieri, ci fossero più di 79 luoghi adatti per le MinIHouse. Analogamente si può ritenere, ad esempio, che Londra possa contare su oltre 1.000 luoghi sui quali avviare questo tipo di ridensificazione. Lo sviluppo delle aree urbane residuali richiede però lo sviluppo di nuove tipologie abitative legate a nuove dinamiche compositive e tecnologie innovative. Il tutto deve essere sviluppato garantendo la massima qualità all’interno di un quadro quantitativamente minimo, tenendo conto delle ultime tendenze legate al modo di vivere la casa da parte degli abitanti, che sempre più spesso mescolano il vivere al lavorare, richiedendo perciò la massima flessibilità d’uso del manufatto. Soddisfare quest’esigenza di flessibilità dell’unità abitativa è un primo, fondamentale passo, verso la sostenibilità
Nella pagina a fianco, un’immagine notturna della MinIHouse appena realizzata, la costruzione occupa un lotto residuale di 29 m2.
A sinistra, la costruzione si appoggia su una facciata cieca preesistente.
Accanto, il piede dell’edificio, segue il filo della strada, mentre i soprastanti 4 livelli in struttura lignea si sviluppano in aggetto per un totale di 666 m3
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Lo spazio abitativo al terzo piano, qui in una foto di fine cantiere, inquadra un pezzo di città tramite l’ampia finestra posta sull’angolo.
Il volume interno è pensato per essere flessibile: camera principale con bagno privato (soluzione adottata) oppure soggiorno con bagno oppure camera per gli ospiti.
La MinIHouse ha ottenuto la menzione ‘Miglior edificio del Land Assia 2008’, la menzione d’onore ‘Architettura in legno in Assia 2008’, e ha vinto il concorso federale ‘Effizienzhaus 2009’.
edilizia non operando sostanziali modifiche sul costruito durante il suo ciclo di vita. Altra cosa importante è l’operare sulla sua volumetria, in modo da limitare l’energia consumata e dispersa prima nella sua costruzione e, un domani, nel suo smaltimento. Sempre dal punto di vista preliminare alla progettazione si deve tenere conto che a grandi facciate corrispondono maggiori dispersioni, maggiori consumi e, quindi, maggiori oneri ambientali. La ricerca ha utilizzato gli indici normativi tedeschi, che prevedono anche l’indicazione di un numero derivato dal rapporto Area coperta/Volumetria che serve a verificare l’impatto ambientale di un edificio: si capisce come, riducendo il valore riferentesi alla volumetria, si ottiene un punteggio migliore. Da qui deriva la volontà di comprimere al massimo il volume del nuovo costruito. Se poi si tiene conto che almeno una parete delle MinIHouse corrisponde alla facciata di un edificio già esistente su cui la nuova costruzione, proprio come fosse un parassita, si attacca, si capisce come molti altri indici ambientali siano a suo favore.
Nello sviluppo della progettazione si è cercato di rendere minimo l’impatto ambientale anche utilizzando materiali da costruzione che non emettessero sostanze inquinanti durante la loro produzione e il loro smaltimento. La scelta, dove possibile, è ricaduta su materiali provenienti da risorse rinnovabili e materiali riciclati, puntando su prodotti alternativi a quelli tradizionali, e sull’innovazione della cantieristica. La casa a impatto minimo è quindi un progetto pilota di edilizia sostenibile che ha lo scopo di diventare un modello per la città e la sua popolazione.
All’interno di questo quadro la scelta del legno proveniente da coltivazioni tedesche certificate è stata una scelta logica, dettata sia dalle ragioni ecologiche sia da quelle economiche. Il legno è il materiale più in sintonia con un futuro sostenibile, non solo è ‘carbon neutral’, ma la sua coltivazione contrasta l’effetto serra, in quanto le foreste regolano il ciclo dell’anidride carbonica. Inoltre il legno ha un basso contenuto in energia
primaria, poiché la sua produzione e la sua trasformazione in legname da costruzione avvengono con processi rispettosi dell’ambiente che, nella sola Germania, danno lavoro a più di un milione di addetti, un altro elemento che va tenuto in conto definendo il quadro economico complessivo di quest’operazione. Anche se il legno oramai è diventato un elemento legato al concetto stesso di sostenibilità, solo ora si sta formando una vera e propria cultura urbana dell’uso del legno stesso, un tempo materiale da costr uzione principe in tutta Europa e che nel secolo scorso, anche a causa di molte lentezze nella formulazione e nell’adeguamento agli standard delle normative che lo riguardavano, è stato condannato a un lungo periodo di latenza a favore di altri materiali e prodotti edilizi, quali il cemento e l’acciaio. Rimane comunque la necessità di sperimentare l’uso del legno come materiale moderno e figlio dell’innovazione, unendo ricerca a progettazione, come accade in questo prototipo.
Il legno si presta bene alle necessità di personalizzazione dell’architettura richieste dalla contemporaneità sia per quanto riguarda gli interni sia per gli elementi esterni, garantendo sempre un’elevata qualità finale. Per questo nell’affrontare questo progetto i progettisti sono voluti sfuggire alla moda insulsa che vuole un’architettura con struttura lignea scimmiottare quelle con armatura tradizionale, per esplorare nuove soluzioni che, grazie al legno, possono dire qualcosa di nuovo all’interno del paesaggio urbano. Per questo è stata ritenuta importante la possibilità di costruire con il legno in altezza, per dimostrare che non solo è possibile creare un nuovo modello, ma anche contribuire alla definizione di una nuova tipologia all’interno del mercato edilizio.
Il prototipo realizzato a Francoforte si sviluppa a partire da un’area triangolare addossata alla parete cieca di un edificio tradizionale. Il progetto disegna un’abitazione adatta a ospitare una famiglia (abitazione e studio di lavoro) per uno sviluppo di superficie calpestabile pari a
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Scopo del lavoro di ricerca è stato anche quello di minimizzare l’impatto relativo al consumo di acqua. Si è cercato quindi di realizzare un edificio con un fabbisogno idrico minimo.
In questo modo il fabbisogno di acqua potabile è stato diminuito del 52%. Per quanto riguarda lo scolo delle acque reflue, queste vengono recuperate in loco quanto più possibile, così da non appensantire le canalizzazioni e i fossi di scolo.
Da sinistra in alto, le piante dei 5 piani di cui è costituita la MinIHouse a Francoforte, partendo dal piano terra per arrivare fino al tetto giardino.
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room Bathroom Kitchen Bathroom
machine Heat pump Toilet SBRGrey water tank Evaporation system bamboo garden Roof garden
Guest
Washing
Al fine di verificare i risultati raggiunti dal progetto della MinIHouse, è stata confrontata questa con una costruzione analoga eretta nella periferia di Francoforte, zona Riedberg.
Sono stati analizzati 4 “ambiti energetici”: la gestione dell’edificio in un arco di tempo di 50 anni; la costruzione; la mobilità; l’utilizzo del suolo.
posizione unità abitativa persone piani superficie lorda superficie utile volume
costruzione impiantistica trasmittanze fabbisogno energetico
Fabbisogno energetico totale (MJ, 50 anni di utilizzo, 5000 km/a)
Minimum Impact House centrocittà
1-2 (suddivisibile ulteriormente)
4
4,5
203,1 m2
154,0 m2
666,0 m2
fondazioni massicce, struttura in legno pompa di calore aria-acqua
0,1 (tetto), 0,63 (finestre) kW/m2K 13,9 kWh/m2a
mobilità costruzione gestione dell’edificio apparecchi elettrici
Haus Riedberg (villetta a schiera)
periferia
1 4
2 + cantina
187,4 m2
154,1 m2
614,0 m2 massiccia
caldaia a gas
0,21 (tetto), 1,15 (finestre) kW/m2K 46,0 kWh/m2a
mobilità costruzione gestione dell’edificio apparecchi elettrici
Sotto a sinistra, schema del flusso di energia, dalla produzione all’utilizzo.
Sotto, a destra, confronto tra la MinIHouse e la villetta a schiera per quel che riguarda le emissioni di CO2 durante la costruzione.
a 154 m2 su cinque livelli. Per la realizzazione del prototipo si sono fatte modellazioni LCA su un arco temporale di 50 anni in comparazione con una tipologia tradizionale di analoga grandezza determinando analiticamente la convenienza della MinIHouse rispetto a quest’ultima e si è ottimizzata l’efficienza energetica dell’edificio attraverso soluzioni pr ogettuali originali che hanno trovato nel legno il migliore alleato. La facciata della MinIHouse racconta la storia di questa piccola parte di Walter-Kolb-Strasse, uno spazio dimenticato dal dopoguerra, colonizzato da alberi cresciuti a dismisura che sono stati infine abbattuti perché ammalati. Il disegno sulle pareti esterne è un’allegoria di questo ricordo. L’obiettivo principale dell’esperimento tedesco è dimostrare come in queste nicchie, e nella ricerca è mostrato come un terzo circa delle nuove abitazioni previste dal piano di sviluppo urbano di Francoforte possa trovare posto in situazioni simili a questa, si possa realizzare un’abitazione perfettamente funzionante raggiungendo anche i più alti standard di progettazione e di ecologia. A ciò si può aggiungere, dal punto di vista prettamente
sociologico, la possibilità di interagire con un regime di standard etici e di equità sociali ottimali, evitando ghettizzazioni di qualunque genere – case in periferia destinate solo a un determinato ceto economico, più o meno elevato, ad esempio –e garantendo il corretto mix sociale in un tessuto dotato di alta resilienza.
Dal punto di vista economico la porzione di terreno su cui si erge la MinIHouse è equivalente a quello di un lotto in aperta periferia, i costi di costruzione sono compensati dall’economicizzazione dei costi di manutenzione dell’edificio.
La struttura della casa minima si compone di uno zoccolo in muratura leggera tecnologica sul quale appoggia una struttura multipiano prefabbricata in pannelli di legno. Negli ultimi anni infatti l’industria della prefabbricazione edilizia in legno ha fatto enormi progressi, permettendo di minimizzare i tempi e abbassare i costi di costruzione. L’intera ossatura – partizioni esterne e solai –della MinIHouse è stata realizzata con elementi prefabbricati (pannelli tipo ballon-frame, autoportanti) che sono stati assemblati in cantiere e poi finiti con un
mobilità smantellamento manutenzione gestione
pareti esterne pareti interne fondazione solai intermedi tetto tecnica costruzione:
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14% 30% 17% 39% 16% 52% 21% 11%
Da un punto di vista ecologico, il legno si presenta come un materiale costruttivo ideale, poiché unisce un contentuo di energia primaria minimo con buone capacità isolanti e un elevato livello di riciclabilità. Dal punto di vista della protezione al fuoco, l’edificio di 5 piani è realizzabile grazie anche alle nuove normative ma tutt’oggi ancora poco sperimentato. Per questo motivo è stata richiesta la sperimentazione del prototipo e la sua fattibilità, unitamente alla possibilità di realizzarlo con un nuovo linguaggio formale.
Controllando le perdite di calore attraverso l’involucro, la ventilazione interna e la massimizzazione degli apporti solari attraverso una progettazione adeguata e un adeguato disegno della facciata, è stato possibile ridurre il consumo energetico fino a raggiungere il livello di una Passivhaus (13,9 kW/m2a). Il rimanente fabbisogno energetico è coperto da collettori solari termici e da una pompa di calore alimentata da energia elettrica pulita.
rivestimento interno, coibentazione e facciata esterna, costituita da fogli di laminato impiallacciato sovrapposto a pannelli composti da cellulosa e resina. Il risultato, grazie al potere isolante del legno, è una facciata ad alta efficienza energetica che permette di raggiungere consumi energetici tipici di una Passivhaus (13,9 kWh/m2 annui). L’impiallacciatura esterna, inoltre, è protetta contro i raggi UV e gli agenti atmosferici, in modo da preservare nel tempo l’aspetto esteriore dell’edificio. Grande importanza ha avuto poi la soddisfazione della normativa di protezione al fuoco, molto esigente per gli edifici multipiano con una struttura portante in legno. Oltre ai soliti requisiti, come le vie di fuga, sono stati imposti le barriere al fuoco, l’utilizzo di un doppio rivestimento protettivo e l’installazione di un sistema di rilevamento antincendio. I muri esterni e i pavimenti soddisfano pertanto lo standard F 90 BA ovvero resistono 90 minuti primi prima di essere distrutti dal
fuoco. Aggiungendo a questi i 30 minuti garantiti dal rivestimento protettivo che avvolge tutti gli elementi portanti, ne risulta una quantità di tempo congrua a mettere in sicurezza, in caso d’incendio, tutti gli abitanti della MinIHouse.
Gli spazi interni dell’abitazione sono completamente flessibili, in quanto le scale sono isolate dalle stanze, tanto che queste possono trasformarsi un tre unità indipendenti.
La storia della ricerca e l’evoluzione del progetto sono stati raccolti in un piccolo volume (‘Minimum Impact House’ per i tipi di Müller + Busmann Verlag, 2010) che raccoglie i dati, i confronti fra tipologie e spiega approfonditamente le ragioni e le virtù di questo nuovo modo di pensare la crescita delle città contemporanee. Dopo questo primo prototipo del 2008, sempre a Francoforte lo studio DGJ sta realizzando una seconda MinIHouse.
Sopra, alcune immagini del cantiere.
95
Tiene il carbonio fuori dall’atmosfera. Naturalmente. Il legno di latifoglia americano. Seguiteci su Twitter ahec_europe Le foreste di latifoglie statunitensi rimuovono dall’atmosfera 165 milioni di tonnellate equivalenti di CO2 all’anno Per maggiori informazioni vi invitiamo a visitare: www.americanhardwood.org
moduli in legno
Innovazione tecnologica e progettazione avanzata: sono questi i due concetti che stanno alla base del progetto STEKO®, un sistema di elementi modulari cavi in legno massiccio componibili.
Il modulo base è facile da montare e permette di comporre muri grazie a un semplice incastro con perfetta chiusura degli angoli e dei tramezzi. Le intercapedini degli elementi, utilizzabili per il passaggio dei tubi flessibili e delle guaine corrugate degli impianti, sono riempite con isolanti sfusi per migliorare l’isolamento termico e acustico.
È possibile applicare anche un isolamento esterno, ottenendo valori prestazionali tipici di un Net Zero Energy Building.
Il sistema è inoltre compatibile con le porte e le finestre comunemente in commercio e con altre tipologie costruttive in uso.
sistemi
Moduli in legno
STEKO® è un sistema di costruzione brevettato basato su blocchi modulari da affiancare e sovrapporre per la costruzione di muri. I moduli sono formati da cinque strati di legno massello incollati in modo incrociato per garantirne solidità e indeformabilità. Il blocco base pesa 5 kg e ha dimensioni di 630x320x160 mm (lunghezza, altezza, spessore) con formato quadruplo, triplo, doppio e singolo con passo da 160 mm. I moduli, grazie al sistema di collegamento assicurato da spine e incastri a tenone e mortasa, formano un’unità strutturale massiccia e non deformabile e sono utilizzabili in funzione portante o anche come tamponamento di costruzioni a telaio, oltre che per la costruzione di pareti divisorie interne. Il sistema ha tempi di montaggio ridotti, non richiede attrezzature particolari o apparecchi di sollevamento ed è utilizzabile anche per l’autocostruzione.
Il riempimento della cavità dei moduli con isolanti sfusi (per esempio: fibra di cellulosa, granulato di sughero, piallato di legno e argilla) consente un buon isolamento, ulteriormente migliorabile con una coibentazione applicata sul lato esterno della parete. Le cavità dei moduli sono utilizzabili anche per il passaggio e l’installazione degli impianti; in alternativa questi possono essere ospitati in una controparete.
Dai calcoli effettuati da EMPA, istituto di ricerca dell’ETH di Zurigo, con temperature dell’aria di 21 °C e di 0 °C il coefficiente di trasmissione termica del modulo Steko da 160 mm è pari a 0,456 W/m2K (tralasciando i coefficienti di trasmissione del calore interni ed esterni), ciò corrisponde a una conduzione termica ( ?) di 0,073 W/m2K. Quando vengono consegnati in cantiere, gli elementi presentano un’umidità residua compresa tra l’8 e il 12%, stagionati quindi per garantire l’equilibrio termoigrometrico di edifici asciutti e riscaldati; devono tuttavia essere protetti dall’esposizione all’acqua e allo sporco durante le fasi di cantiere.
Le superfici interne delle pareti possono essere lasciate a vista o rivestite con gesso, pannelli in legno ecc.; anche la facciata esterna non pone limiti alla fantasia del progettista perché può essere rifinita con sistemi d’intonaco compatti o rivestimenti con intercapedine ventilata.
sistemi costruttivi
98 legnoarchitettura_04 sistemi
Foto: studio MMPI
La Holzer sas è stata fondata nel 1979 a Silandro (BZ), da allora si occupa di bioedilizia in tutte le sue sfaccettature e commercializza in Italia il sistema STEKO®
Questo sistema costruttivo modulare è stato sviluppato nel 1995 in Svizzera, dove ha sede la ditta che detiene il brevetto, la Steko AG.
I disegni e le immagini riprodotte in queste pagine, ove non diversamente indicato, sono di proprietà della Steko AG.
Da sinistra: Centro Intergenerazionale di Basiglio (MI); Casa Maio ad Abbadia Lariana (LC); Casa Bortolan (PD); mensa della scuola elementare a Imola (BO).
_Modularità___
Per ottimizzare l’impiego degli elementi modulari STEKO® eil risultato finale, in fase di progetto si utilizzano due griglie a maglia quadrata. La griglia orizzontale ha una trama di 160 mm che corrispondono allo spessore del blocco standard: in questo modo è possibile posizionare sul disegno orizzontale pareti ogni 160 mm. Sono possibili anche degli scostamenti dalla griglia, mediante l’utilizzo di raccordi trasversali sui listelli dei bordi. La trama della griglia verticale è di 80 mm, sottomultiplo di 320 mm e di 240 mm, che rappresentano le due altezze possibili dei moduli. Combinando entrambe le soluzioni si realizza con una certa libertà l’altezza voluta, calcolata dal bordo superiore del pavimento all’intradosso del solaio, mediante spostamenti di 80 mm. Gli elementi che servono a completare la parete (basamenti, coronamenti, cappelli) hanno anch’essi un’altezza di 80 mm e si integrano perfettamente nella trama del progetto. Allo stesso modo, anche gli architravi, necessari in caso di aperture vetrate o porte, sono disponibili nelle altezze dei moduli (320 mm e 240 mm).
La modularità non va comunque a discapito della composizione architettonica, in quanto è possibile realizzare pareti con un angolo orizzontale con ampiezza maggiore o minore di 90°mediante il taglio e il successivo raccordo degli elementi. I disegni esecutivi riportano le misure di ogni elemento utilizzato oltre a evidenziare gli elementi speciali e i raccordi.
99
la modularità in pianta, griglia da 160 mm e possibili posizionamenti delle pareti
la modularità in sezione Foto: arch. Andrea Dal Fiume
moduli in legno_parete esterna
Stratigrafia della parete portante con rivestimento esterno in intonaco (dall’interno all’esterno)
- lastra di argilla/lastra di fibrogesso/ lastra di cartongesso
- parete STEKO®
- piallato di legno e argilla
- carta cellulosa (SD < 0,12 m)
- lastra isolante/lastra portaintonaco (p > 60 kg/m3 e ?D = 0,042 W/mK)
Stratigrafia della parete portante “ventilata” tipo 1 (dall’interno all’esterno)
- lastra di argilla/lastra di fibrogesso/ lastra di cartongesso
- parete STEKO®
- piallato di legno e argilla
- carta cellulosa (SD < 0,12 m)
- lastra isolante (p > 60 kg/m3 e ?D = 0,035 W/mK)
- ev. copertura dell‘isolamento
- ventilazione
- rivestimento esterno
Stratigrafia della parete portante “ventilata” tipo 2 (dall’interno all’esterno)
- lastra di argilla/lastra di fibrogesso/ lastra di cartongesso
- parete STEKO®
- piallato di legno e argilla
- carta cellulosa (SD < 0,12 m)
- lastra di sughero, fibra di legno (p > 60 kg/m3 e ?D = 0,045 W/mK)
- ev. copertura dell‘isolamento
- ventilazione
- rivestimento esterno
base portante e cappelloarchitravicomposizione del modulo e orientamento delle fibre
100 legnoarchitettura_04 sistemi
e s t e r n o i n t e r n o e s t e r n o i n t e r n o e s t e r n o i n t e r n o
moduli in legno_nodi
Attacco a terra - possibile soluzione
1 - parete Steko
2 - isolamento e supporto per l’intonaco (per es. sughero naturale e cannicciato)
3 - intonaco di calce
4 - isolamento impermeabile (per es. lastre di vetro cellulare)
5 - guaina impermeabile
6 - guaina impermeabile
7 - letto di calcestruzzo, tolleranza +/- 1 mm
8 - fondazione
9 - solaio STEKO®
Possibile soluzione d’angolo
1 - pannello di terra cruda
2 - parete STEKO®
3 - carta cellulosa rinforzata con fibra di vetro (sd<0,12 m)
4 - isolamento (p>60 kg/m3)
5 - ventilazione verticale
6 - rivestimento esterno
7 - listellatura per isolamento esterno e ventilazione verticale
8 - listellatura per isolamento esterno
9 - pannello di legno
10 - spigolo in legno
11 - listello di collegamento
12 - pezzo sagomato di legno
101
1 2 3 5 9 4 6 7 8 12 35 4 6 78 910 11 11 12 Foto: studio MMPI Foto: studio MMPI
moduli in legno_parete interna
Parete (spessore 160 mm) - tipo 1
parete STEKO® semplice
valore d’isolamento acustico
Rw = 31 dB (C; Ctr) = (-1; -3) dB
Parete (spessore 160 mm) - tipo 2
Parete STEKO® con riempimento in fibra di cellulosa o granulato di sughero (per un migliore isolamento acustico si può usare un pannello di legno/argilla da 110 kg/m3)
valore d’isolamento acustico
Rw = 33 dB (C; Ctr) = (-1; -2) dB
Parete (spessore 160 mm) - tipo 3
Modulo STEKO® con riempimento di sabbia di quarzo 140 kg/m2
valore d’isolamento acustico
Rw >= 48 dB (C; Ctr) = (-1; -3) dB
Parete rivestita (spessore 172 mm)
Parete STEKO® con riempimento in fibra di cellulosa o granulato di sughero (per un migliore isolamento acustico si può usare un pannello di legno/argilla da 110 kg/m3) e rivestimento su un lato con lastra di cartongesso (12,5 mm)
valore d’isolamento acustico
Rw = 38 dB (C; Ctr) = (-1; -3) dB
Parete rivestita (spessore 185 mm)
Parete STEKO® con riempimento in fibra di cellulosa o granulato di sughero (per un migliore isolamento acustico si può usare un pannello di legno/argilla da 110 kg/m3) e rivestimento su entrambi i lati con lastra di cartongesso (12,5 mm)
valore d’isolamento acustico
Rw = 40 dB (C; Ctr) = (-1; -3) dB
Parete rivestita (spessore 212 mm)
Modulo STEKO® con intercapedine insonorizzata con fibre di cellulosa, sughero o isolante legno/argilla, strato di isolamento acustico (40 mm) e rivestimento con lastra di argilla (16 mm) su un lato
valore d’isolamento acustico
Rw >= 56 dB (C; Ctr) = (-2; -8) dB
102 legnoarchitettura_04 sistemi
moduli in legno_costruzione
procedura di messa in opera esempio di abitazione autocostruita dalla famiglia proprietaria
103
Milano
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Architettura
Fiera Milano, Rho 05_08 Ottobre 2011
A Milano F rchitettura R iera Edi Design Ot 08 05 ho lizia 2011 tobre
nt
e
ell'e ri d lavo av po
amento,
dettagli parete esternaserramento
elementi massicci multistrato
superfici di legno massiccio suddivise in più strati, verticali all’interno, orizzontali e diagonali, unite da tasselli in legno senza uso di colle o di parti metalliche
travi e pilastri
elementi portanti lineari in legno con tamponamenti piani leggeri di irrigidimento
elementi
massicci
uniti con viti di faggio
tavole orizzontali, verticali e diagonali unite a strato –con travetti portanti interni – con viti di legno senza colle e parti metalliche
mattoni in legno
elementi modulari cavi di legno massiccio affiancati e sovrapposti a incastro mediante spine di accoppiamento ed incastri a tenone e mortasa
pannelli portanti
legno massiccio a strati incrociati e incollati connessi con giunti a pettine
elementi massicci senza colla e ferro
strati di tavole in legno massiccio rettangolari, affiancate verticalmente, raccordati tra loro mediante tasselli in legno e giuntati a coda di rondine
1listello di copertura
2tavola dell’intradosso scanalata
3battente della finestra
4vetro
5telaio
6cassonetto della tapparella
7tavola di rivestimento dell’intradosso
8binario di scorrimento della tapparella in alluminio
Stratigrafia parete (dall’interno all’esterno):
-elemento strutturale Thoma Holz100
elementi massicci multistrato
-pannello in fibra di legno morbida (35 mm ca.)
-correntini parete ventilata (40x60 mm)
- rivestimento di listelli di legno orizzontale (larice)
Valori prestazionali
U = 0,2 W/m2K
Rw = 50 dB
REI = 120
parete tipo Thoma Holz100 (30,6 cm + 3,6 cm fibra di legno)
Da sinistra, nastratura di tenuta all’aria prima della posa del falso telaio; falso telaio su quattro lati; dettaglio del falso telaio, si noti l’isolamento che gira sulla spalletta.
Disegno e foto: Kargruber-Stoll Srl, Monguelfo-Tesido (BZ)
sezione verticale
sezione orizzontale
Nella sezione verticale si vede come il serramento sia ancorato con viti alla parte centrale della parete Thoma Holz100, appositamente scanalata. Il rivestimento gira sulla struttura e all’interno del cassonetto fino a raggiungere il telaio. Anche in pianta la coibentazione viene fatta proseguire sulla spalletta: si ottiene in tal modo la continuità dell’isolamento. All’esterno è prevista una tavola di rivestimento per proteggere la coibentazione e per avere una guida al binario di scorrimento della tapparella o della zanzariera. All’interno tavole e listelli ricoprono l’attacco sistema portante-finestra.
106 legnoarchitettura_04 dettagli
sagomatura, ancoraggio 1
2 3 4 5 6 12 34 5 78
travi e pilastri
1telaio parete
2cassonetto avvolgibili
3 sigillatura per creare la tenuta d’aria
4guarnizione
5guida avvolgibile
6anta serramento
7telaio serramento con sigillatura in silicone
8falso telaio
Stratigrafia parete
(dall’interno all’esterno)
-pannello fibrogesso
-listellatura per impianti con materassino in fibra di legno flessibile
- pannello OSB
-telaio in legno duo con isolamento termico in fibra di legno
-tavolato grezzo
- pannello isolante portaintonaco - intonaco
Valori prestazionali indicativi per la parete:
U = 0,18 W/m2K
φ = 21,7 h
YIE = 0,01 W/m2K
D2m,nt,w ~ 48 dB
REI = 60
Da sinistra: dettaglio del falso telaio e del cappotto esterno in fibra; la nastratura tra la parete e il falso telaio; particolare del falso telaio, della nastratura e della guida dell’avvolgibile.
Disegno e foto:
Lignoalp, gruppo
Damiani-holz&ko S.p.A. Bressanone (BZ), Nova Ponente (BZ)
sezione verticale
sezione orizzontale
La posa della finestra avviene quasi a filo muro interno, tra la controventatura interna e la struttura; il falso telaio viene collocato su quattro lati a contatto con la coibentazione (previo posizionamento di guaine) superiormente, mentre su lato inferiore viene fissato a una banchina. Il cassonetto dell’avvolgibile, provvisto di portaintonaco, si posiziona a filo muro esterno.
Nella sezione in pianta si nota come la coibentazione giri attorno alla struttura con lo stesso spessore dell’isolamento esterno, fino a incontrare la guida dell’avvolgibile e il falso telaio. Guarnizioni, nastri e sillature garantiscono inoltre la tenuta all’aria dell’intero raccordo parete-serramento.
107
sagomatura, ancoraggio
1 2 3 4
5 6 7 8 a p e r t u r a d a p r o g e t t o
apertura da progetto
elementi massicci uniti con viti di faggio
1fresatura della parete in legno massiccio
2 isolamento termico in fibra di legno
3cassetta alloggio sistema frangisole a veneziane
4nastro tenuta all’aria
5finestra triplo vetro
6cuneo di legno trapezoidale per pendenza
Stratigrafia copertura (dall’esterno all’interno): -rivestimento (intonaco di argilla su canna palustre)
-carta tenuta all’aria - parete in legno massiccio unita con viti in legno -freno al vapore -isolamento termico in fibra di legno con scanalatura e incastro (10 cm)
- intonaco di finitura di calce traspirante
Valori prestazionali tipo per la parete:
U = 0,168 W/m2K Rw > 50 dB
Da sinistra: particolare del cassonetto e dell’isolamento esterno; telaio della finestra avvitato, montato senza schiuma poliuretanica; particolare del davanzale e della finitura interna.
Disegno e foto:
Casa-Salute srl, Bolzano
L’installazione del serramento e del cassonetto avviene previa sagomatura della pareti in legno. La coibentazione è continua grazie all’isolamento in fibra di legno del cassonetto stesso e dei due davanzali, interno ed esterno, che sono fisicamente separati. Al di sotto della scossalina in metallo del davanzale esterno è posizionato un cuneo di legno trapezoidale che, grazie all’inclinazione, agevola l’allontanamento delle acque.
Le fughe tra parete, serramento e scossalina metallica sono sigillate mediante “iniezioni” di sughero macinato. Nastri adesivi e biadesivi garantiscono la tenuta all’aria del nodo parete-serramento.
108 legnoarchitettura_04 dettagli
sagomatura, incastro, ancoraggio
1 4 sezione orizzontale sezione verticale 2 3 5 6 4 1 4 5 4 24 12
mattoni in legno
1pannello di terra cruda
2parete STEKO®
3 isolamento e supporto intonaco (p. e. sughero e cannicciato)
4intonaco di calce
5base o architrave STEKO® secondo relazione statica
6finestra
7intradosso
8davanzale in marmo
9 listello di collegamento
10 tavola d’intradosso
Valori prestazionali indicativi per la parete:
U = 0,15 W/m2K
Rw = 45 dB
REI = 30-90
sezione verticale
Da sinistra: serramento installato, si notano le tavole all’intradosso e le nastrature; particolare dell’architrave; particolare del raccordo tra un serramento a oblò e il cappotto esterno in sughero.
Disegno e foto:
Holzer sas, Silandro (BZ)
sezione orizzontale
Il serramento viene fissato direttamente alla struttura dei mattoni in legno mediante un pezzo speciale, un’architrave, pensata appositamente per mantenere la modularità del sistema. L’isolamento esterno dell’edificio prosegue anche sul telaio, eliminando la possibile formazione di ponti termici. Tavole in legno all’intradosso connettono la finestra e servono da finitura per la struttura (davanzale interno), mentre il davanzale esterno, di solito in marmo, non è passante.
In pianta un listello funge da collegamento tra la parete, il telaio del serramento e la tavola all’intradosso.
109
sagomatura, ancoraggio
1 2 3 5 4 6 8 7 6 7
1 3 2 4 10 96
1pannello portante multistrato X-lam 2 falso telaio con nastratura interna per la tenuta d’aria 3cassonetto per zanzariera con guida 4scuri
5telaio e anta serramento con tre guarnizioni 6davanzale interno in legno, esterno in pietra
Stratigrafia parete (dall’interno all’esterno): -pannello in fibrogesso -listellatura per impianti con materassino in fibra di legno flessibile -pannello portante multistrato (X-lam) -coibentazione con listellatura - rivestimento intonaco
Valori prestazionali indicativi per la parete:
U = 0,21 W/m2K
φ = 17,8 h
YIE = 0,01 W/m2K D2m,nt,w ~ 46 dB
pannelli portanti ancoraggio
Da sinistra: raccordo tra falso telaio-nastratura-davanzaleisolamento; particolare interno della nastratura; dettaglio dell’isolamento esterno e del serramento.
Disegno e foto:
Lignoalp, gruppo
Damiani-holz&ko S.p.A.
Bressanone (BZ), Nova Ponente (BZ)
sezione verticale foro grezzo
sezione orizzontale
Il falso telaio ad L in legno viene fissato su quattro lati alla struttura massiccia in X-lam. Il davanzale esterno, in marmo o pietra, non è passante, così da evitare la formazione di ponti termici.
Anche in questo caso si nota, sia nella sezione verticale che in quella orizzontale, che la coibentazione esterna gira attorno alla struttura fino al falso telaio. La zanzariera e gli scuri si raccordano al serramento senza interruzione dell’isolante.
La tenuta all’aria del serramento si ottiene mediante nastri autoespandenti, guarnizioni e sigillature.
110 legnoarchitettura_04 dettagli
f o r o g r e z z o 1 2 3 4 5 6
1viti di fissaggio
elementi massicci senza colla e ferro
della finestra alla parete soligno® 2davanzale in legno inclinato e rivestiro con lamiera metallica 3guaina di diffusione al vapore
Stratigrafia parete
(dall’interno all’esterno) - parete portante soligno® -doppio strato di pannelli in fibra di legno -correntini di supporto per parete ventilata -rivestimento esterno in legno
Valori prestazionali indicativi per la parete:
U ≤ 0,15 W/m2K
Da sinistra: a sinistra e al centro, due immagini del serramento montato; a destra, il cassonetto esterno.
Disegno e foto: soligno® Reinverbund S.R.L., Prato allo Stelvio (BZ)
L’attacco della finestra della struttura portante avviene direttamente sulla struttura portante in legno mediante delle viti.
In alto l’isolante ricopre in parte il telaio del serramento così da creare una continuità termica all’involucro. È prevista inoltre l’interruzione del davanzale in legno rivestito da una lamiera metallica e inclinato al fine di evitare ristagni dell’acqua piovana. Anche il davanzale è fissato all’isolamento esterno con viti su una piccola banchina di legno. Guaina e nastri autoespandenti garantiscono la tenuta all’aria del sistema struttura-serramento.
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sagomatura, ancoraggio
1 2 3
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