legnoarchitettura 08

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legnoarchitettura incontri Attilio Marchetti Rossi progetti Helen & Hard Jarmund/Vigsnæs AS Arkitekter MNAL Enrico Iascone Architetti LOVE architecture and urbanism Marcello Lubian Salto AB Stefan Hitthaler techné restauri “leggeri” sistemi elementi modulari assemblati a secco dettagli tetto a falde-colmo

EdicomEdizioni

ISSN 2039-0858

Trimestrale anno III n° 8 luglio 2012 Euro 15,00 Registrazione Trib. Gorizia n. 4 del 23.07.2010 Poste italiane S.p.A. Spedizione in a.p. D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n.46) art. 1, comma 1 NE/UD


Milano Architettura Design Edilizia

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legnoarchitettura legnoarchitettura rivista trimestrale anno 3 – n. 8, luglio 2012 ISSN 2039-0858 Numero di iscrizione al ROC: 8147 direttore responsabile Ferdinando Gottard redazione Lara Bassi, Lara Gariup editore EdicomEdizioni, Monfalcone (GO)

incontri Attilio Marchetti Rossi

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techné 89

Restauri “leggeri”

redazione e amministrazione via 1° Maggio 117 34074 Monfalcone - Gorizia tel. 0481.484488, fax 0481.485721

L’uso del legno per la rilettura dello spazio e della storia

progetto grafico Lara Bassi, Lara Gariup stampa Grafiche Manzanesi, Manzano (UD) Stampato interamente su carta con alto contenuto di fibre riciclate selezionate prezzo di copertina 15,00 euro abbonamento 4 numeri Italia: 50,00 euro - Estero: 100,00 euro

sistemi

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elementi modulari assemblati a secco

Gli abbonamenti possono iniziare, salvo diversa indicazione, dal primo numero raggiungibile in qualsiasi periodo dell’anno

dettagli

distribuzione in libreria Joo Distribuzione Via F. Argelati 35 – Milano

tetto a falde - colmo

copertina Biblioteca e centro civico, Helen & Hard Foto: Emile Ashley

105

È vietata la riproduzione, anche parziale, di articoli, disegni e foto se non espressamente autorizzata dall’editore Foto: Jürgen Eheim

Foto: Daniele Domenicali

78 36

Foto: Paul Aguraiuja


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12 progetti Dune House Jarmund/VigsnĂŚs AS Arkitekter MNAL

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Villa bifamiliare Enrico Iascone Architetti Climate Protection Supermarket

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Foto: Emile Ashley

Biblioteca e centro civico Helen & Hard

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LOVE architecture and urbanism 58

NO99 Straw Theatre Salto AB

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Casa Thomaser Stefan Hitthaler

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Foto: Jasmin Schuller

Baita Tonda Marcello Lubian

Foto: Marcello Lubian

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Foto: Ivar Kvaal

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incontri

Attilio Marchetti Rossi

Ingegnere civile esperto nella progettazione e realizzazione di grandi strutture di legno, dopo la laurea a Bologna si è specializzato in “Timber Engineering” presso l’Università di Toronto. È stato membro della Commissione Europea TC/250 per la redazione dell’EUROCODICE 5 e ha lavorato a livello nazionale per la stesura dei principali strumenti normativi nell’ambito dell’edilizia in legno. Dal 2009 è Direttore Scientifico di “Timber Academy”, società italiana che si occupa di promozione e ricerca sull’impiego sostenibile del legno nelle costruzioni.

La copertura della tribuna dello Stadio Adriatico, Pescara.

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La sua è una figura anomala nel panorama italiano,

l’estero per perfezionare l’inglese. Il Ministero degli Af-

si è specializzato in Ingegneria strutturale del Legno

fari Esteri offriva borse di studio ai laureati a pieni voti

in Canada dopo la laurea in Ingegneria Civile.

presso le Università negli Stati Uniti e in Canada.

Come è nato il suo interesse per la costruzione in legno

Credendo ci fosse un sovraffollamento di richieste per

e che cosa l’ha portata a studiare in Canada?

gli USA ho optato per il Canada, pensando a maggiori

Sarò sincero: è nata per caso. Dopo essermi laureato

possibilità. Dovevo indicare un tema specifico che mo-

a Bologna avevo l’intenzione di trascorrere un anno al-

tivasse la scelta e scrissi: “le costruzioni di legno”.

incontri


Edificio unifamiliare (fonte: Centrolegno srl, Fano - PU).


Immagini di cantiere dell’Hotel Regina, Forte dei Marmi (LU) e della copertura curva in travi di legno lamellare della scuola Don Bosco a Bologna (costruttore Service Legno, Spresiano - TV).

Vinsi la borsa di studio e l’argomento, all’inizio scelto istintivamente, è diventata una forte passione e poi il mio lavoro in Italia. Ci dà una sua definizione del materiale legno? Il legno è il materiale da costruzione più moderno che esista. La sua struttura molecolare garantisce prestazioni analoghe ai materiali in fibra di carbonio. In più è l’unico veramente rinnovabile e inesauribile. Nel nostro Paese c’è una tradizione costruttiva legata al laterizio e al calcestruzzo. Perché si dovrebbe costruire in legno? E, soprattutto, siamo pronti a costruire edifici in legno? Il prof. Laner nell’intervista pubblicata sul n. 04 ha affermato che “…nel nostro Paese il legno sta aspettando gli architetti…”. È verissimo quanto dice Franco: è solo una questione di cultura che prima di arrivare all’utente finale deve passare per il convincimento dei progettisti. Ad oggi le Università italiane che hanno corsi sulle costruzioni in legno si contano sulle dita di una mano. L’emanazione delle NTC ha dato maggiore input al costruire in legno? La normativa italiana è adeguata o, rispetto agli altri Paesi, scontiamo ancora dei ritardi? Il DM 2008 è stato fondamentale per legittimare il legno come materiale da costruzione: la normativa precedente dedicava solo poche righe alle “costruzioni in legname”. Tuttavia, le NTC dovranno presto adeguarsi in toto all’Eurocodice 5 perché ancora i coefficienti di sicurezza per il legno in Italia sono stati inspiegabilmente maggiorati rispetto a tutti gli altri paesi europei. Quali sono i criteri che guidano la scelta del tipo di sistema costruttivo e di tecnologia fra le molte disponibili ormai anche nel nostro Paese? Per le grandi costruzioni si adotta sempre il legno lamellare incollato per evidenti motivi di prestazioni meccaniche e dimensioni degli elementi strutturali. Ma sono gli edifici interamente in legno che stanno avendo grande impulso e per i quali il sistema costruttivo adottato è quasi nella totalità quello a pareti por-

8 legnoarchitettura_08

incontri


tanti, a telaio o a tavole incrociate. Questa è una tipologia semplice, relativamente massiva quindi di ottime prestazioni termo-igrometriche e di inerzia acustica e termica. La ricostruzione post-sisma in Abruzzo ha messo

rivista

Cosa significa ingegnerizzare un progetto con struttura

in luce i vantaggi dei sistemi prefabbricati in legno

portante in legno? Quali sono le difficoltà che

dando impulso e visibilità a questo settore.

si incontrano?

Secondo lei, la prefabbricazione è il futuro

“Ingegnerizzare” è un termine ormai di moda preso a

della costruzione in legno anche nel residenziale?

prestito dall’industria metalmeccanica (quella automo-

Io intendo la prefabbricazione in una maniera non

bilistica in particolare) e usato in edilizia. Non mi ha

per leggere l’articolo completo

troppo spinta: in altri termini, il fruitore italiano è abi-

mai convinto molto perché il progetto esecutivo strut-

tuato a un alto grado di finitura che non è raggiungi-

turale di un opera è già “ingegnerizzato” nel senso che

bile

deve contenere già tutti i dettagli e le soluzioni tecni-

con

un

prefabbricato

preassemblato in stabilimento.

integralmente

che studiati e calcolati da un professionista specializ-

Nei miei progetti utilizzo il concetto di “grezzo di se-

zato (di solito un ingegnere). Più appropriato è il

condo livello” lasciando le finiture di dettaglio alle mae-

termine “cantierizzare” ovvero l’adottare, da parte del

stranze in cantiere. In ogni caso il rapporto con l’architetto, il cliente e la prestazione in termini estetici che l’abitazione deve avere va condivisa nel dettaglio.

acquista

costruttore, implementazioni che permettano una

posa in opera spedita, semplice e sicura, nonché l’im-

piego di dimensioni strutturali compatibili con gli standard produttivi.

la rivista In alto, montaggio della struttura di un edificio residenziale ad Ancona. A sinistra, il cantiere di un edificio in legno a Livigno (SO).

9


Lei ha progettato numerosi edifici di grandi dimensioni; quali sono le differenze tra la cantierizzazione di una grande struttura e un edificio di più ridotte dimensioni, ad esempio residenziale? Una grande opera richiede un grosso impegno sul calcolo strutturale, ma la progettazione esecutiva e la cantierizzazione è di solito meno onerosa, visto che spesso la struttura è anche architettura. La cantierizzazione di un edifico completo è molto laboriosa, perché in questo caso lo studio di dettaglio coinvolge gli aspetti architettonici e impiantistici. Nel nostro Paese il progetto subisce spesso molte varianti anche in corso d’opera, una prassi che non è ideale, soprattutto per strutture prefabbricate. Questo rende il suo lavoro più complesso oppure, nell’ambito in cui opera, la situazione è differente? Come ho già rimarcato nella domanda precedente, io preferisco evitare la prefabbricazione totale. Le varianti sono pressochè inevitabili e lasciare le lavorazioni di terzo livello (finiture, completamento impianti) alle maestranze in cantiere spesso risolve i problemi alla radice. Che rapporto ha con i progettisti architettonici? Il suo coinvolgimento avviene fin dall’inizio o solo successivamente al progetto preliminare? La scarsa conoscenza del legno che contraddistingue ancora la realtà italiana è un limite per il pieno sviluppo delle sue potenzialità? Vorrei avere molto più scambio interdisciplinare con la committenza diretta e gli architetti. Ma in Italia è d’uso demandare alle aziende la progettazione strutturale esecutiva delle opere in legno, su progetti architettonici pensati con materiali tradizionali. È una prassi alla quale anch’io mi sono dovuto adeguare avendo tra i miei maggiori clienti le principali aziende costruttrici e produttrici del settore. Se il committente o il suo progettista hanno la sventura di “inciampare” in ditte puramente commerciali, senza linee di produzione e lavorazione, che in pratica subappaltano tutto e millantano la loro presunta professionalità su luccicanti siti internet, allora si creano danni irreparabili per tutta la filiera. Il mio auspicio è che la mia figura – che molti hanno voluto definire “l’Ingegnere del legno” – possa essere di ausilio e orientamento sin dalle prime fasi del concept progettuale.

Per approfondimenti: www.marchettirossi.com

A sinistra, edificio industriale in legno a Brindisi. Pagina a fianco, la struttura portante in legno di una palazzina di tre piani a Cingoli (MC).

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incontri


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Helen & Hard

Biblioteca e centro civico Vennesla (N)


Foto: Emile Ashley


_1 L’ingresso principale della biblioteca, completamente vetrato, visto dal piano sopraelevato. _2 Il fronte sud.

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Foto: Emile Ashley

Foto: Emile Ashley

_3 L’ingresso principale della biblioteca: la grande vetrata lascia intravedere il movimento spaziale delle grandi nervature portanti interne.

2

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progetti


Foto: Emile Ashley

3

Ubicazione: Vennesla (N) Committente: città di Vennesla (N) Progetto: Reinhard Kropf, Siv Helene Stangeland, Håkon Minnesjord Solheim, Caleb Reed, Randi Augenstein - Helen & Hard, Stavanger (N) Fine lavori: 2011 Superficie lorda: 1.938 m2

Nervature architettoniche La nuova biblioteca di Vennesla si inserisce tra due edifici preesistenti caratterizzandosi come un invitante spazio pubblico coperto, separato dalla piazza principale della cittadina solo da una grande facciata vetrata che rende visibile l’originale struttura interna. L’estensione della copertura sul fronte principale genera una zona protetta, una loggia urbana, con lunghe sedute in legno che invitano alla sosta. Seguendo le linee del lotto, l’edificio si sviluppa verso sud ovest, racchiuso all’interno di un paramento costituito da frangisole verticali fissi che, oltre a schermare le aperture, ne definiscono con chiarezza il volume. L’insieme ospita la biblioteca, un caffè, spazi per meeting e aree amministrative, collegando in un unico complesso l’esistente centro comunale e culturale. Il progetto è stato sviluppato a partire da un elemento base, una nervatura portante che forma una struttura ibrida dalla linea continua, in grado di combinare la costruzione in legno con i dispositivi tecnici e gli arredi. L’elemento è costituito da una trave e una colonna in legno lamellare, da pannelli acustici che creano anche i condotti per la ventilazione, da lastre in acrilico satinato che coprono i corpi illuminanti e da mensole e nicchie integrate per la lettura. Queste nervature danno forma alla biblioteca, si susseguono gradualmente adattandosi obbligatoriamente allo spazio originato dai fabbricati adiacenti e condizionando la geometria del tetto, così come l’orientamento ondulato dei generosi open space con zone studio individuali annidate lungo il perimetro. Si realizza così una componente architettonica che determina la forte identità spaziale della biblioteca e che concretizza l’intento originale della committenza di definire con chiarezza il centro culturale della città. Grande attenzione è stata riservata alla riduzione del fabbisogno energetico di tutti e tre gli edifici attraverso la loro unione e a soluzioni con alte performance per tutte le parti nuove che hanno consentito all’edificio di raggiungere la Classe A del sistema norvegese di classificazione dell’uso dell’energia.

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_4 La loggia coperta formata dallo sporto del tetto con i posti a sedere. _5 L’affaccio a sud-ovest della struttura: il volume, che segue la forma del lotto, è chiuso dai frangisole verticali di legno.

0

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progetti

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Foto: Emile Ashley

Foto: Emile Ashley

pianta piano interrato


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pianta piano terra

_la certificazione energetica in Norvegia________ In Norvegia, dal 1° luglio 2010, il certificato energetico è obbligatorio per tutti gli edifici, residenziali e non, ed è un documento di valore legale che contiene i dati identificativi dell’edificio, l’etichetta energetica che rappresenta il risultato del calcolo energetico eseguito secondo due grandezze, il consumo calcolato obbligatorio per gli edifici non residenziali (per il residenziale è volontario), l’energia risparmiabile, le raccomandazioni, i dati di progetto e informazioni generali sulla Certificazione stessa. Il calcolo energetico è effettuato sia in base alla quantità di energia necessaria all’edificio, identificata con lettere dalla A alla G (Energy Grade), sia in base alla quantità di calore necessaria per il riscaldamento degli ambienti e dell’acqua che può essere prodotta da fonti rinnovabili (Heating Grade). Il grado di energia (Energy Grade) è definito dal calcolo dell’energia richiesta dall’edificio, a prescindere dal vettore energetico usato e compresi tutti i fattori energetici forniti all’edificio in normali condizioni climatiche e di utilizzo, e il risultato ottenuto, in kWh/m2, corrisponde all’Energy Grade: una tabella predeterminata identifica l’Energy Grade con la lettera di indice energetico. L’Heating Grade invece viene calcolato a partire da un insieme di ipotesi sulla base della quota della domanda di riscaldamento che ogni tecnologia e fonte possa realisticamente coprire.

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Foto: Emile Ashley

_6 La postazione singola ricavata tra una costola e l’altra della struttura portante permette tranquillità durante la lettura e condizioni luminose ideali.

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progetti


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rivista

per leggere l’articolo completo

_struttura________

Uno degli obiettivi dei progettisti è stato quello di massimizzare l’uso del legno. In totale sono stati utilizzati oltre 450 m3 di legno lamellare (per le nervature, le pareti interne ed esterne, il vano ascensore, i solai e parte del tetto) lasciato a vista su uno o entrambi i lati. La struttura portante è costituita da 27 nervature realizzate in lamellare e tavole di compensato (multistrato di betulla) tagliate con macchine a controllo numerico. Per potersi adattare alla forma del lotto ricavato tra i due edifici esistenti e rispondere alle necessità funzionali e spaziali della biblioteca, gli elementi hanno diversa dimensione e forma. Ognuno di essi assolve alla funzione strutturale ma anche a quelle impiantistiche (all’interno sono alloggiati i canali di ventilazione – immissione ed espulsione – e l’illuminazione) e di arredo, oltre che di suddivisione dello spazio. Fondamentale per il raggiungimento degli obiettivi energetici è l’elevato spessore dell’isolamento termico posto tra le nervature e sotto la ventilazione del rivestimento di copertura che, complessivamente, raggiunge i 40 cm.

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la rivista

Sopra, prospettiva delle diverse tipologie di spazi di lettura proposte nella biblioteca. Tra gli scaffali 19 e 18, un banchetto accostato alla parete di fondo, come nella foto della pagina accanto, crea quasi uno studiolo isolando quindi il lettore; le altre tipologie consentono invece un’interazione maggiore tra uno scaffale e l’altro, concedendo quindi una certa libertà di comunicazione.

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lastra di copertura in policarbonato

350 150

rivestimento in quercia a incastro (12x58 mm)

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poltrona a incasso con seduta tessile

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rivestimento superiore (9 mm) dipinto e laccato con elementi di fissaggio nascosti

alloggio per contenitori di libri e per sedie

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57,2°

sezione di dettaglio di una delle nicchie di lettura

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Foto: Emile Ashley

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progetti


Foto: Emile Ashley

_7 L’entrata a sud-est, quasi un passaggio coperto tra due parti della città .

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3

+1.140

4

+ 50,77

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La sezione trasversale qui a fianco illustra la stratigrafia della copertura la cui struttura portante è realizzata con legno lamellare e coibentata con uno strato di isolante da 40 cm.

1 rivestimento aggiuntivo (50 mm) di compensato di betulla 2 nervatura in legno lamellare 3 scaffali per i libri 4 spazi di studio tra le nervature 5 aria di mandata diffusa dalla parte inferiore degli scaffali 6 vano tecnico

+ 47,68

6

1m

2m

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Copertura, dall’interno: - rivestimento a soffitto di dimensioni variabili; - tessuto acustico; - listelli e isolamento (50 mm); - barriera al vapore; - puntoni con isolamento tra le nervature (300 mm); - listelli e isolamento non infiammabile (50 mm); - barriera al vento; - camera di ventilazione inferiore; - pannello in acciaio ondulato del tetto; - camera di ventilazione superiore con listelli in pino massello (36/48 mm); - rivestimento del tetto in pino massello (tavola 23x98 mm – tavola inferiore 23x69 mm).

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50

4

longitudinale per un’illuminazione uniforme (il volume della cavità è stato adattato per la tipologia di apparecchio, per il flusso luminoso e l’effetto di illuminazione desiderato)

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4 lastra di copertura dell’apparecchio illuminante in acrilico satinato con cavità non infiammabile (superficie totale forata 0,2 m2) 5 nervatura in legno lamellare

600

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_7 Una vista dell’interno: a sinistra in basso si nota come la nervatura in lamellare si trasforma in elemento di arredo, mensole e sedute.

Foto: Emile Ashley

1 canale di ventilazione integrato (scarico aria esausta sul colmo, 0,2 m2, con finitura non infiammabile) 2 pannello acustico non infiammabile 3 dispositivo illuminante, sovrapposto in senso

1

progetti


La struttura è visibile nelle sue parti portanti, travi e pilastri in legno lamellare, travetti secondari per la copertura.

La struttura è stata, in parte, già tamponata e rivestita. Si sta inserendo l’illuminazione tra le nervature.

A sinistra, la posa dell’isolamento del pavimento. A destra, un modello in scala 1:1 di una delle nervature con il sistema di illuminazione e le scaffalature.

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Foto: Nils Petter Dale


Jarmund/VigsnĂŚs AS Arkitekter MNAL

Dune House Thorpeness (UK)


Foto: Nils Petter Dale

_1 L’angolo a sud-est con accesso diretto alla spiaggia: la vetrata verso il mare e la copertura in piastre metalliche leggermente arancioni riflettono la luce mattutina.

Foto: Nils Petter Dale

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_2 La terrazza incassata nelle dune a nord-est. _3 Il prospetto sud: il volume del piano terra è leggermente ribassato rispetto al piano di campagna e alle dune circostanti per proteggere l’edificio dai freschi venti marini.

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progetti


Foto: Nils Petter Dale

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Ubicazione: Thorpeness (UK) Progetto: Einar Jarmund, Håkon Vigsnæs, Alessandra Kosberg, Anders Granli, Oslo (N) Collaboratori: Mole Architects Ltd, Ely (UK) Strutture in legno: Eurban Limited, Londra Ingegnerizzazione del legno: CarbonEng, Londra Appaltatore generale: Willow Builders, Bungay (UK) Lavori: fine lavori dicembre 2010 Superficie utile: 250 m2

Sospesi tra le dune Poco a sud del villaggio di Thorpeness nella contea del Suffolk, sulla spiaggia sorge una casa di vacanza che, con la sua copertura che sembra galleggiare tra le dune di sabbia, segna il paesaggio di questa zona litoranea del Regno Unito. Il punto di partenza dell’intero progetto è stata la ricerca di relazione con la striscia di case esistenti che si affacciano sul mare attraverso la rielaborazione del tipico tetto inglese della casa costiera, connotato da forti pendenze e dalla presenza di timpani e abbaini; la rivisitazione dell’elemento ha prodotto la forma, geometricamente complessa e contemporanea, della copertura in legno e acciaio brunito che plasma lo spazio necessario ad accogliere la zona notte al primo piano. A questa struttura si contrappone al piano terreno l’area living; la mancanza di una relazione diretta con l’architettura del livello superiore è sottolineata dalle vetrate a tutta altezza sui quattro affacci, che proiettano la zona giorno all’esterno aprendo la vista a 360° sul panorama, e con porte scorrevoli ai quattro angoli. Il piano terra e le terrazze sono leggermente incassati nel terreno non solo per produrre l’effetto di galleggiamento del piano superiore, ma anche per proteggere l’edificio dai forti venti marini. Anche i materiali usati separano visivamente i due livelli: al piano terra il cemento è utilizzato per la struttura centrale portante, che accoglie il vano tecnico, il corpo scala, i bagni, una piccola camera da letto, mentre alluminio e vetro sono gli elementi dei serramenti che contrappongono una sensazione di leggerezza alla compattezza del cemento che radica la casa al terreno. Nella zona notte al piano superiore solo legno: la struttura in X-lam, lasciata a vista e sbiancata, si apre verso l’esterno grazie ai tagli delle finestre poste a diversa altezza e di diverse dimensioni. Le pareti diagonali, quasi a zigzag e contrastanti con la linearità dell’area giorno, suddividono la superficie in quattro camere da letto ognuna con i relativi servizi igienici.

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pianta del piano terra

pianta del piano superiore

sezione trasversale

_4 Di notte l’illuminazione della zona living vetrata esalta la sensazione di galleggiamento del piano superiore.

Foto: Nils Petter Dale

_5 Da est è evidente il volume complesso della zona notte, enfatizzato dalle pendenze tipiche dei tetti di questa zona dell’Inghilterra.

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fronte est

fronte nord

fronte ovest

fronte sud

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progetti


Foto: Ivar Kvaal

5

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_struttura________ La complicata geometria del primo piano e del tetto è stata realizzata con pannelli in X-lam, lasciati a vista e sbiancati per enfatizzare la luce naturale. Il volume di legno del piano superiore è fissato alla soletta in c.a. mediante piastre metalliche, risultando così scollegato dalla struttura portante del piano terra realizzata perimetralmente in pilastrini di acciaio. Da analisi effettuate, emerge che il carbonio immagazzinato (47 tonnellate di CO2) nel legno è superiore e quello emesso per la fabbricazione, costruzione, manutenzione e smaltimento dell’edificio a fine vita. Lo schema di sviluppo delle pareti della Dune House. Ogni parete presenta un disegno specifico e particolare ed è contraddistinta con un numero progressivo. Nel disegno a fianco, sono indicate le pareti esterne, in quello in basso le pareti interne divisorie.

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W27a

W26 W10 W 26a

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Le frecce indicano i punti in cui inserire le viti di collegamento tra un pannello e l’altro.

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Credits: © EURBAN

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8 x 200 @ 300mm

6 x 90 @ 300mm

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8 x 200 @ 300mm

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Credits: © EURBAN

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Credits: © EURBAN

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progetti


Credits: Š EURBAN

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rivista

per leggere l’articolo completo Foto: Nils Petter Dale

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acquista

Sopra, nodo-tipo tettoparete: 1 vite 8x200 in acciaio resistente alla corrosione, inserita ogni 300 mm 2 pannello tetto X-lam a tre strati (100 mm) 3 pannello parete X-lam a tre strati (100 mm)

Credits: Š EURBAN

la rivista

_6 Una delle camere da letto al piano superiore, con la struttura in X-lam a vista.

Nel disegno a lato lo schema statico della parte strutturale in legno della Dune House. In azzurro sono segnate le pareti, in giallo i pannelli della copertura, in rosso le pareti divisorie interne.

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A

camera da letto

bagno camera da letto

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1 2

living

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B 3

sezione trasversale

Copertura (A), dall’interno: - pannello X-lam (100 mm) - isolamento in vetro cellulare (200 mm) - membrana - tavole in legno massello (100 mm) - rivestimento in piastre

di acciaio brunito Parete contro terra (B), dall’interno: - superficie lisciata del cls - struttura in calcestruzzo (150 mm) - isolamento esterno

(150 mm) - impermeabilizzazione 1 vetrata strutturale con profilo in alluminio 2 pilastro in acciaio (60x100 mm) 3 base in cls per il telaio

della vetrata scorrevole a filo pavimento e a filo soffitto (Sky Frame) 4 piastra di calcestruzzo 5 telaio del sistema Sky Frame 6 tre binari di scorrimento del sistema Sky Frame

7

32 legnoarchitettura_08

progetti

Foto: Nils Petter Dale

_7 Una delle camere da letto al piano superiore.


_8 La piccola area al piano superiore dedicata alla lettura con affaccio a sud, sulla terrazza. _9 Uno dei bagni del piano superiore con affaccio all’esterno.

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Foto: Nils Petter Dale

8

Foto: Nils Petter Dale

Foto: Nils Petter Dale

_10 L’area living e l’isola centrale in c.a. multifuzionale (camino, vano tecnico, cucina, bagno e camera di servizio) al piano terra.

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Lo schizzo di partenza da cui è scaturito il concept del “tetto volante” e un fotomontaggio che rende l’idea.

_turismo d’architettura________ Dune House è una delle cinque case realizzate da Living Architecture, una società che ha rivoluzionato il mondo della locazione delle case di vacanza nel Regno Unito e in parte anche l’architettura di tali edifici, ripensando alla residenza fuori città mediante l’architettura e proponendo una nuova forma di turismo. La società ha commissionato 6 case di vacanza, situate in alcuni dei luoghi più belli della Gran Bretagna, a studi internazionali di architettura quali MVRDV (Rotterdam), NORD (Glasgow), Jarmund/Vigsnæs Architects (Oslo), David Kohn Architects (Londra), Michael & Patty Hopkins (Londra) e Peter Zumthor (Haldenstein, CH). Gli edifici sono la Balancing Barn (MVRDV) nel Suffolk, la Shingle House (NORD) sulla spiaggia di Dungeness, la Long House (Michael & Patty Hopkins) sulla costa del Norfolk, la Room for London (David Kohn Architects) nella capitale britannica, la Dune House (Jarmund/Vigsnæs Architects) e infine, in fase di realizzazione, il Secular Retreat di Peter Zumthor nel sud del Devon.

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34 legnoarchitettura_08

progetti

Foto: Theresa Simon

_11 Una vista dall’alto della casa, che consente di leggere la dicotomia tra il piano terra e il livello superiore, separazione sottolineata anche dalla scelta di differenti materiali costruttivi.


Credits: © EURBAN

Il montaggio dei pannelli delle pareti.

Credits: © EURBAN

La posa dei pannelli X-lam della copertura.

Credits: © EURBAN

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I pannelli X-lam della copertura.

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Enrico Iascone Architetti

Villa bifamiliare Sassuolo


Foto: Daniele Domenicali


_1 Il terrazzo a sud-est del primo piano.

Foto: Daniele Domenicali

_2 La corte interna tra le due unitĂ abitative.

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progetti


Foto: Daniele Domenicali

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Ubicazione: Sassuolo (MO) Progetto: Enrico Iascone Architetti, Bologna Strutture: Tecne Engineering srl, Sassuolo (MO) Consulente impianti meccanici: Pool Progetti Studio Associato p.i. Lino Bruni & ing. Francesco Petroncini, Zola Predosa (BO) Consulente impianti elettrici: Studio Tecnico Associato PROEL, Bologna Consulente per certificazione CasaClima A: Oscar Dibiasi, Montagna (BZ) Direttore dei lavori: Tecne Engineering srl, Sassuolo (MO) Appaltatore strutture in legno: Lignotec srl, Aldino (BZ) Lavori: fine 2009-2011 Superficie fondiaria: 1.542,30 m2 Superficie utile: 622,65 m2 Superficie verde: 530 m2

Una sottile pelle ceramica Poco distante da Modena, a Sassuolo, due residenze accoppiate, racchiuse all’interno di un volume apparentemente monolitico, sostituiscono un edificio preesistente che insisteva in una zona di espansione urbana degli anni Sessanta caratterizzata da fabbricati mono o bifamiliari dotati di piccoli giardini. L’ingannevole compattezza della forma è rotta dai fronti interni del volume – linee spezzate che individuano nuovi spazi e visuali, ambienti di grande luminosità – e dalla particolare pianta, che assume una struttura parallela nelle due unità, quasi speculare; due L contrapposte creano infatti, in ogni residenza, spazi privati e riservati all’aperto, consentendo alle zone soggiorno e pranzo del piano terra di espandersi a est, verso l’esterno pavimentato in listelli di legno. A ovest i fronti sono compatti e caratterizzati dalle vetrate dei vani scala, con finestre a taglio orizzontale per l’unità a ovest e un lucernario opalino per la villa più interna; le aperture consentono a questi spazi distributivi di diventare, grazie anche alla differenza di luminosità che si crea nelle varie ore del giorno, spazi vivibili che si aprono verso le terrazze dai parapetti vetrati. Gli impianti tecnici e la zona benessere con una piscina per ogni unità sono collocati al piano interrato. Fondamentale è stata la scelta dei materiali e delle tecnologie utilizzate – legno per la struttura (tranne l’interrato in c.a.) e bronzo per gli infissi, ceramica ultrasottile dai toni grigio-nero per il rivestimento delle pareti ventilate, celle fotovoltaiche in copertura e un impianto di domotica – in quanto suggeriscono forza espressiva, qualità e comfort ambientale, obiettivi originari del progetto. L’utilizzo di un sistema prefabbricato in legno ha garantito, oltre a ottime performance energetiche (CasaClima A) e benessere indoor, notevoli vantaggi ergotecnici nel cantiere a secco, riscontrabili nella sicurezza, nella precisione e nella rapidità delle fasi di lavoro.

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Foto: Daniele Domenicali

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pianta piano terra

pianta primo piano

_3 La zona living al piano terra dell’unità a est.

sezione trasversale unitĂ ovest

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progetti


Foto: Daniele Domenicali

Foto: Daniele Domenicali

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_trasmittanza media elementi costruttivi________ pareti esterne: U = 0,19 W/m2K solaio contro terra: U = 0,12 W/m2K copertura: U = 0,12 W/m2K superfici trasparenti: Uw = 1,1 W/m2K

_prestazioni energetiche________ fabbisogno energetico: 22,23 kWh/m2 anno emissioni di CO2 evitate: 10,04 t/anno _4_5 La scala interna e spazio di collegamento tra le camere al piano superiore dell’unità abitativa rivolta a est.

Foto: Daniele Domenicali

_6 Il fronte sud dell’unità est.

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Foto: Daniele Domenicali

Solaio primo piano, dall’intradosso: - controsoffitto in cartongesso - intercapedine per l’installazione di impianti - solaio portante in legno (235 mm) - massetto in granulato di marmo e cemento impastato (135 mm)

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- lastra in fibra di legno (20 mm) - lastra in fibra di gesso (20 mm) - riscaldamento a pavimento con pannello in fibrogesso (20 mm) - pavimento in legno incollato (20 mm)

progetti

Solaio PT verso locale non riscaldato, dall’intradosso: - controsoffitto in cartongesso (12,5 mm) - intercapedine per installazione impianti (217,5 mm) - doppia lastra gesso fibra (12,5 + 12,5 mm) - pannello in fibra di legno (40 mm) - pannello in fibra di legno (80 mm)

- solaio portante in legno (235 mm) - massetto in granulato di marmo e cemento impastato (135 mm) - pannello in fibra di legno (20 mm) - lastra in fibrogesso (20 mm) - riscaldamento a pavimento con pannello in fibro gesso (20 mm) - pavimento in legno incollato (20 mm)


Parete esterna, dall’interno: - doppia lastra in fibrogesso (2x12,5 mm) - intercapedine per l’installazione di impianti (40 mm) riempita con coibente termico aggiuntivo - parete multistrato a fibre incrociate in legno (95 mm) - doppio pannello coibente in fibre di legno (80+80 mm)

- pannello in fibra di legno impermeabile sul lato esterno (20 mm) - intercapedine per l’aerazione e per l’installazione dei profili in alluminio (35 mm) - binari in alluminio (5 mm) - lastra ceramica (3 mm)

rivista

modello tridimensionale del nodo copertura-parete

Copertura, dall’interno: - lastra in cartongesso (12,5 mm) - pannello OSB (18 mm) - barriera al vapore - solaio portante con travi di legno (100 x 240 mm, interasse 625 mm) e pannello termoisolante interposto in fibra di legno (240 mm) - pannello OSB (18 mm)

per leggere l’articolo completo

- pannello in fibra di legno impermeabile lato esterno (18 mm) - intercapedine (35 mm) con travetti distanziatori in legno in vista - pannello OSB (18 mm) - guaina impermeabilizzante - profili Ω in alluminio (35x50 mm) - lastra ceramica, bistrato (3+3 mm)

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_sistema costruttivo________ La struttura in pannelli di legno X-lam è in questo progetto associata a una parete ventilata e a un rivestimento inusuale per questa tipologia costruttiva, la ceramica. La combinazione struttura in legno e rivestimento ventilato in pannelli ceramici, appositamente studiato e testato con la ditta produttrice, consente di aumentare l’isolamento termo-acustico della struttura e di proteggere l’edificio dagli agenti atmosferici. Le lastre ceramiche, di dimensione 1000x1000 mm e dallo spessore ridotto di 3 mm, sono rinforzate strutturalmente con una stuoia di fibra di vetro applicata sul retro con apposito collante, così da garantire la resistenza meccanica e la sicurezza di contenimento in caso di rottura dovuta a urti accidentali. Le lastre sono agganciate a binari in alluminio di 5x35 mm, a loro volta fissati con staffe e ancoraggi su listelli di legno coperti da pannelli in fibra di legno, impermeabili sul lato esterno, ad alta densità. Il fissaggio è di tipo strutturale e utilizza un profilo del telaio studiato per rendere l’aggancio non a vista e per garantire, al contempo la protezione dei bordi della lastra.

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progetti


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Foto: Daniele Domenicali


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Parete esterna, dall’interno (A): - rivestimento in Laminam (3 mm) - profili Ω in alluminio (35x50 mm) - intercapedine per aerazione e per installazione profili alluminio (35 mm) - pannello fibra di legno, impermeabile lato esterno (18 mm) - doppio pannello fibra di legno (80 + 80 mm) - parete multistrato a fibre incrociate in legno (95 mm) - intercapedine installazione impianti (40 mm) e riempimento in materiale isolante - doppia lastra fibrogesso (2x12,5 mm)

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Solaio PT verso locale riscaldato, dall’intradosso (B): - controsoffitto in cartongesso (12,5 mm) - intercapedine per installazione impianti (407,5 mm) - solaio strutturale (lastre predalles alleggerite con polistirolo, 240 mm) - massetto alleggerito e isolante, cemento e polistirolo (140 mm) - isolamento termico (60 mm) - lastra in fibro gesso (20 mm) - riscaldamento a pavimento con pannello in fibro gesso (20 mm) - pavimento incollato in pietra (20 mm)

progetti

Solaio PT/tetto verde verso locale riscaldato, dall’estradosso (C): - terreno - strato separatore in TNT + strato antiradice - membrana bugnata in HDPE per la protezione controterra delle pareti perimetrali - guaina impermeabilizzante - massetto in cls pendenziato (pendenza minima 1%, spess. min. 2,5 cm, spess. max 5 cm) - strato isolante (16 cm) - membrana impermeabilizzante - solaio strutturale (lastre predalles alleggerite con polistirolo, 240 mm) - intercapedine per installazione impianti

Solaio contro terra, dall’intradosso (D): - pavimento in Laminam (3+3 mm) posato a colla e getto autolivellante per raggiungimento quota (10 mm) - riscaldamento a pavimento (60 mm) - pannello isolante (30 mm) - massetto alleggerito e isolante, cemento e polistirolo (170 mm) - isolamento termico (100 mm) - sotto guaina impermeabilizzante - sopra strato di TNT e barriera al vapore - riempimento per passaggio fognature - platea di fondazione in c.a. (300 mm) - pannello coibente termico speciale per sotto fondazioni ad alta densità (160 mm) - magrone di sotto fondazione (100 mm, 50 + 50 mm) con interposta guaina bentonitica

Parete esterna controterra, dall’esterno (E): - strato separatore TNT – strato anti radice - membrana bugnata in HDPE per la protezione controterra delle pareti perimetrali - doppia guaina impermeabilizzante - pannello coibente termico speciale ad alta densità (160 mm) - parete portante in c.a. (250 mm)


Posa degli elementi modulari delle pareti al piano terra.

A sinistra, il passaggio tra l’area living e la zona pranzo dell’unità a ovest. A destra, uno dei vani scala, completamente in legno.

A sinistra, aggancio della parete alla fondazione con hold-down.

Due immagini della parete ventilata con rivestimento in pannelli ceramici.

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Foto: Jasmin Schuller


LOVE architecture and urbanism

Climate Protection Supermarket Graz (A)


_1 L’ingresso vetrato rivolto a nord.

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Foto: Jasmin Schuller

Foto: Jasmin Schuller

_2 Il fronte ovest, rivestito in lamiera metallica e privo di aperture.

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progetti


Ubicazione: Graz (A) Progetto: LOVE architecture and urbanism GmbH, Graz (A) Committente: Spar Österreichische Warenhandels-AG Strutture: DI Hartmuth Petschnigg, Graz (A) Appaltatore lavori in legno: Glöckel Holzbau GmbH, Ober-Grafendorf (A) Lavori: novembre 2010-dicembre 2011 Superficie fondiaria: 6.600 m2 Superficie utile: 1.100 m2 Superficie verde: 2.100 m2 Importo dell’opera: 1.800.000 €

Un supermercato autosufficiente Il Climate Protection Supermarket sulla Floßlendstraße a Graz, il più ecologico e sostenibile di tutta l’Austria, è stato inaugurato nel dicembre dello scorso anno. La richiesta del committente, il gruppo austriaco della nota catena di supermercati, era quella di realizzare un edificio che andasse incontro alle più avanzate esigenze di tutela ambientale e che fosse energeticamente autosufficiente, dopo i due già costruiti in Austria. Dal punto di vista architettonico, l’edificio si sviluppa a partire da una semplice superficie che si piega su se stessa. La grande facciata a nord è completamente vetrata, per favorire l’apporto luminoso naturale, e anche la facciata sud, di dimensioni più ridotte, è in gran parte vetrata mentre le facciate est e ovest sono completamente chiuse. Ciò che dà unità all’involucro sono i materiali: lamiera di acciaio zincata per il rivestimento esterno e legno internamente a vista per la copertura, materiali scelti con lo scopo di trasmettere i temi della tutela ambientale e della naturalità ma allo stesso tempo modernità e innovazione. La copertura è stata pensata come una quinta facciata, con “isole” verdi estensive di forma rotonda. Diverse le soluzioni attuate in un’ottica di risparmio energetico e attenzione all’ambiente: elevato isolamento dell’involucro per minimizzare perdite e guadagni di energia; installazione di impianti efficienti (VMC con recupero di calore, solai attivi per raffrescamento e riscaldamento, controllo della luce naturale e illuminazione a LED); utilizzo di materiali sostenibili, riciclabili e riutilizzabili, per quanto possibile senza solventi e privi di sostanze inquinanti; grande attenzione al comfort indoor (tra cui la realizzazione di uno spazio per i mezzi dei fornitori, al fine di minimizzare il rumore); un impianto fotovoltaico installato nel parcheggio e una turbina idraulica di prossima installazione nell’adiacente torrente che rendono praticamente autosufficiente l’edificio.

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planimetria

sezione longitudinale

Foto: Jasmin Schuller

_3 L’interno del supermercato con le travi lamellari a vista.

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progetti


Foto: Jasmin Schuller

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_trasmittanza media elementi costruttivi________ pareti esterne: U = 0,22 W/m2K solaio contro terra: U = 0,17 W/m2K copertura: U = 0,13 W/m2K serramenti: Uw = 1,20 W/m2K

_prestazioni energetiche________ per riscaldamento: 0 kWh/m2 anno (il riscaldamento è ottenuto sfruttando il calore residuo dei sistemi frigoriferi) per raffrescamento: 19 kWh/m2 anno

_4 Una vista dall’alto del lato d’entrata, a nord.

Foto: Jasmin Schuller

_5 L’angolo rivolto a sud-est.

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Foto: Jasmin Schuller

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progetti


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per leggere l’articolo completo 13 14

Dettaglio della grondaia con drenaggio del tetto piano

1 rete antinsetto 2 lamiera zincata di protezione del muretto del tetto piano (pendenza 2%) 3 pozzetto di raccolta con “troppo pieno” di emergenza 4 intradosso dello sporto dipinto in grigio antracite 5 rivestimento metallico di facciata in acciaio zincato (2 mm) 6 angolare metallico di supporto per il rivestimento di facciata posizionato su speciale consolle 7 protezione agli agenti atmosferici in lamiera zincata 8 aerazione + rete antinsetto 9 controsoffittatura realizzata con pannello di compensato in larice 10 tenuta all’aria delle fughe 11 struttura in legno lamellare 12 membrana impermeabile a diffusione aperta 13 collegamento a tenuta all’aria 14 sostegno metallico (profilo a T)

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la rivista _soluzioni ecologiche e sostenibili adottate________ • • • • • • • • • • • • • • • •

Spazi verdi: è stato preventivato di piantare 28 nuove piante sul lotto Tutti i materiali utilizzati sono riciclabili e riutilizzabili Copertura piana a verde estensivo Mobilità sostenibile: è prevista una stazione di rifornimento per auto elettriche mentre un posteggio coperto per le biciclette è già usufruibile La qualità dell’aria interna è garantita da un impianto di ventilazione meccanica controllata con scambiatore di calore L’involucro è fortemente isolato per minimizzare al massimo le perdite di energia La regolazione dell’illuminazione artificiale a LED avviene in base alla quantità di luce naturale Il solaio contro terra in calcestruzzo contribuisce in maniera attiva al riscaldamento e al raffrescamento L’elevato sporto della copertura garantisce protezione e ombreggiatura al fronte d’ingresso Le superfici interne ed esterne sono trattate con materiali privi di solventi e sostanze nocive Il legno è il materiale maggiormente utilizzato Le grandi superfici vetrate contribuiscono all’illuminazione naturale Il rumore causato dai mezzi per i rifornimenti giornalieri è minimizzato grazie allo spazio apposito rivestito internamente con materiale fonoassorbente Un impianto fotovoltaico di ca. 110 m2 è integrato sulla parete di barriera al rumore realizzata nel parcheggio Il ciclo dell’acqua è preservato grazie alla ridotta impermeabilizzazione delle superfici esterne e al tetto verde È prevista entro il 2012 l’installazione di una turbina idraulica per la produzione di energia elettrica

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3 Copertura, dall’estradosso: - rivestimento in ghiaia/ tetto verde estensivo su membrana in FPO (8-60 cm) - isolamento in poliuretano (22 cm) - barriera al vapore - struttura portante in legno con camere d’aria chiuse interposte tra una trave e l’altra (pannelli sandwich)

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dettaglio tettoia sporgente lato nord

1 tenuta all’aria delle fughe 2 struttura in legno lamellare 3 collegamento a tenuta all’aria 4 pilastro in c.a. 5 sostegno metallico (profilo a T) 6 controsoffittatura realizzata con pannello di compensato in larice 7 piccola apertura per aerazione protetta con rete antinsetto 8 vetrata 9 lamiera zincata di protezione del muretto del tetto piano (pendenza 2%) 10 rete antinsetto 11 rivestimento metallico di facciata in acciaio zincato (2 mm) 12 angolare metallico di supporto per il rivestimento di facciata 13 supporto di bordo del tetto piano in legno lamellare

Il Climate Protection Supermarket è stato certificato secondo il sistema austriaco ÖGNI (Österreichische Gesellschaft für Nachhaltige Immobilienwirtschaft - Associazione austriaca per il real estate sostenibile) con il livello più elevato (Gold). ÖGNI è un’associazione fondata nel 2009 che promuove l’applicazione di soluzioni per il costruire sostenibile, rifacendosi al modello tedesco del DGNB (Deutsche Gesellschaft für Nachhaltiges Bauen - Associazione tedesca per il costruire sostenibile) e alle sue valutazioni. La certificazione dell’immobile avviene valutandone le caratteristiche in 6 differenti ambiti: 1. qualità economica, 2. qualità ecologica, 3. qualità socioculturale e funzionale, 4. qualità del luogo, 5. qualità tecnica, 6. qualità del processo costruttivo. Ognuno di questi campi di analisi è suddiviso in diversi criteri di valutazione; per ognuno dei criteri può venire concesso fino a un massimo di 10 punti, a seconda dell’importanza del criterio stesso (per esempio, nella valutazione di un edificio per uffici, il numero di punti relativi al fabbisogno energetico è maggiore rispetto a quello per il comfort acustico). A seconda del punteggio raggiunto in tutti e 6 gli ambiti di analisi, si può ottenere una certificazione di Bronzo, di Argento o d’Oro che viene rilasciata dalla ÖGNI. Il grado di performance raggiunto viene misurato in percentuale e sotto forma di giudizi.

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progetti

_certificazione di sostenibilità________


A sinistra, la struttura portante della copertura. Le grandi travi in legno lamellare sono predisposte con fori per il passaggio delle tubazioni della VMC. A destra, un particolare della grande tettoia sporgente del lato nord.

A sinistra, un momento della fase di costruzione della tettoia del lato nord. A destra, un’immagine del tetto piano.

A sinistra, la costruzione della parete ovest; in evidenza lo strato di pannelli in PU su cui verranno fissati i supporti per il rivestimento metallico. A destra, la copertura sporgente del lato nord quasi ultimata presenta le bucature per l’alloggiamento delle lampade a LED.

A sinistra, fase di ultimazione del rivestimento esterno in lamiera di acciaio zincata. A destra, un dettaglio dell’angolo tra la vetrata sul lato nord e la parete rivestita con materiale fonoassorbente per attenuare i rumori dei mezzi di carico/scarico delle merci.

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Marcello Lubian

Baita Tonda Terragnolo



_1 Il fronte rivolto a nord. _2 Vista da nord est. L’edificio è in Classe energetica A+ secondo i requisiti della Provincia di Trento.

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progetti


Ubicazione: loc. Martinella, Terragnolo (TN) Committente: Olivi Giorgio sas, Folgaria (TN) Progetto: arch. Marcello Lubian – La-Studio, Rovereto (TN); collaboratori: arch. Maddalena Simoncelli, arch. Massimo Paoletto, d.ssa Claudia Moscardelli Strutture: ing. Mario Ruele, Villa Lagarina (TN) Direttore dei lavori: arch. Marcello Lubian Impianto termoidraulico: Teknologich s.a.s., Isera (TN) Sicurezza: arch. Luigi Ferraglia, Riva del Garda (TN) Appaltatore/Strutture in legno e finiture: Rasom Wood Technology, Predazzo (TN) Lattonerie: Tecnolattonerie Rossi srl, Cadine (TN) Lavori: dicembre 2009-novembre 2011 Superficie fondiaria: 2.300 m2 Superficie utile: 848 m2 Superficie verde: 1.840 m2 Importo dell’opera: 1.150.000 € Fotografie: Marcello Lubian, Massimo Paoletto

Ampliamento con vista Il Rifugio Baita Tonda si trova a 1650 m slm sulle montagne del Trentino e sorge sul sedime del vecchio rifugio che è stato completamente ristrutturato ampliandone gli spazi e la funzionalità. La nuova struttura rispetta la geometria circolare del rifugio, sorto nel 1948 e ampliato in fasi successive, valorizzandone il fulcro costituito dal camino centrale. Nonostante la maggiore superficie il consumo energetico è stato dimezzato, grazie all’involucro fortemente isolato, al sistema impiantistico con fonti rinnovabili e allo sfruttamento degli apporti energetici gratuiti. L’impianto curvo sfrutta un salto di quota del terreno individuando due livelli principali: il seminterrato e il piano terra, dove si apre la terrazza che si sviluppa dal versante sud-est a quello nord-ovest con una magnifica vista. È stato realizzato anche un sottotetto nel quale trovano posto 10 letti con bagno comune. L’intervento è stato organizzato con un accurato programma lavori, ricorrendo alla prefabbricazione per rispondere a problematiche di non secondaria importanza: la necessità di completare i lavori in tempi ridotti date le condizioni climatiche in quota che riducono i giorni utili, la difficoltà di accesso all’area e la necessità di organizzare con la massima efficienza il turnover delle squadre edili e impiantistiche per razionalizzare tempi e sviluppo del cantiere. Il piano seminterrato è stato realizzato in pannelli di c.a. a doppia lastra prefabbricati con getto in opera, mentre la parte fuori terra ha una struttura a pannelli portanti in X-lam realizzata con particolari accortezze e giunzioni dovute alla forma curva dell’edificio. ll rifugio è riscaldato attraverso pannelli radianti a pavimento mentre la produzione di energia termica – anche per ACS – è ottenuta con un sistema integrato di più fonti rinnovabili: due pompe di calore geotermiche, un impianto solare termico, un termocamino centrale con scambiatore a doppia piastra per il recupero del calore dai fumi di combustione. L’impianto di ventilazione è ad alta efficienza con recupero di calore e si completa con un sistema di aspirazione delle cappe della cucina. Ulteriori apporti energetici, gratuiti, sono dovuti allo sfruttamento dell’irraggiamento solare invernale attraverso le aperture vetrate. La gestione delle acque è diversificata: quelle potabili sono raccolte in una cisterna servita dall’acquedotto e distribuite internamente per uso igienico sanitario mentre una cisterna per il recupero di quelle meteoriche è a servizio dei wc.

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Legenda: 1 magazzino 2 magazzino cucina 3 wc collettivo 4 bagno di servizio 5 spogliatoio per personale 6 locale tecnico e vano quadri 7 bivacco/magazzino 8 camera gestore 9 bagno 10 camera 11 magazzino 12 sala ristorazione/colazione pernottamenti 13 disimpegno 14 distribuzione 15 bar 16 camino esistente 17 sala radio/guardaroba 18 wc 19 ristorante 20 terrazzo 21 bussola d’ingresso 22 cucina 23 scala distributiva per camerata sottotetto 24 camerata 25 bagno comune

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pianta del piano interrato

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pianta del piano terra

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pianta del piano sottotetto

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progetti


sezione AA

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_trasmittanza media elementi costruttivi________

_prestazioni energetiche________

pareti esterne in legno: U = 0,18 W/m2°C pareti c.a.: U = 0,224 W/m2°C solaio contro terra: U = 0,328 W/m2°C copertura: U = 0,156 W/m2°C terrazzo: U = 0,217 W/m2°C superfici trasparenti: Uw = 1,1 W/m2°C

fabbisogno energetico per riscaldamento: 24,02 kWh/m2 anno

_3 Il rifugio con le Dolomiti di Brenta sullo sfondo. _4 Il fronte rivolto a est.

prospetto est

prospetto nord 3

prospetto ovest

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prospetto sud

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progetti


_5 Vista da nord con l’ingresso e la terrazza panoramica. _6 La sala ristorante.

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_7 Il bar con, al centro, il camino, autentico fulcro dell’edificio fin dalla costruzione del primo rifugio. All’interno del camino è presente un impianto di recupero calore aria/acqua con scambiatore a doppia piastra per accumulo nei puffer acqua per acs e riscaldamento nel vano tecnico, nonché distribuzione dell’aria calda al piano terra e sottotetto. _8_9 Viste invernali da nord-ovest e da est. _10 Vista da sud in autunno.

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Copertura, dall’estradosso: - rivestimento in alluminio a doppia aggraffatura su stuoia in poliammide - guaina di feltro respirante - tavolato in legno (3 cm) - camera di ventilazione (4 cm) - barriera al vento - isolamento in fibra di legno densità 240 kg/m3 (2 cm) - isolamento in fibra di legno densità 180 kg/m3 (16 cm) - freno al vapore e all’acqua - tavolato in legno di abete a vista Parete esterna, dall’esterno: - pannello di rivestimento intonacato - listello in legno (4x8) per camera di ventilazione - barriera al vento in telo pvc giuntato sigillato - isolamento in fibra di legno doppio strato (14 cm) - freno al vapore - pannello X-lam (97 mm) - intercapedine per passaggio impianti con isolamento in lana minerale - doppia lastra in gesso rivestito Solaio primo piano, dall’estradosso: - pavimento in legno - massetto - riscaldamento a pavimento - manto acustico anticalpestio - massetto alleggerito + passaggio tubi - manto acustico in polietilene espanso estruso a celle chiuse - tavolato in OSB incrociato - tavolato a vista in abete prima scelta Solaio piano terra, dall’estradosso: - pavimento in legno - massetto - riscaldamento a pavimento - manto acustico anticalpestio - massetto alleggerito + passaggio tubi

Solaio contro terra, dall’estradosso: - pavimento in ceramica - massetto - riscaldamento a pavimento - massetto alleggerito + passaggio tubi - soletta in c.a. con rete elettrosaldata - barriera per contenimento getto - intercapedine igloo per ventilazione e passaggi scarichi in pendenza - magrone di posa per livello igloo - XPS (6 cm) - guaina bituminosa antiumido o telo pvc giuntato sigillato - magrone di livellamento piano scavo per posa XPS 1 rete antinsetto 2 travetto freddo copertura 3 bullonatura metallica per ancoraggio pannello X-lam 4 banchina ancoraggio trave solaio 5 isolamento in fibra di legno (9 cm) 6 fascia perimetrale di contenimento acustico 7 lamierino 8 fascia di rivestimento in pietra biancone locale recuperata dal materiale di scavo 9 lastra di protezione o rasatura di ancoraggio 10 rasatura isolante di protezione della zona esposta agli spruzzi d’acqua 11 XPS (14 cm) 12 guaina bituminosa antiumidità 13 strato separatore in rotolo ad alto taglio acustico per pareti 14 terreno di riporto/riempimento 15 controsoffitto + passaggio impianti 16 XPS (6 cm) 17 tubo drenante 18 magrone di livellamento del piano fondazioni

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Nodo copertura-serramento: 1 architrave serramento 2 serramento come da abaco 3 fascia perimetrale di contenimento acustico 4 pannello X-lam (97 mm) 5 bullonatura metallica per ancoraggio pannello X-lam e travi solaio

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_11 Il sottotetto della baita sfrutta il calore del camino centrale.

_sistema costruttivo________ Sia per la parte fuori terra, realizzata in pannelli X-lam e travi lamellari, sia per la parte in c.a. nel livello seminterrato, che integra parti delle strutture portanti dell’edificio precedente, sono stati utilizzati elementi prefabbricati. La parte in legno e i divisori sono realizzati con un sistema a secco riducendo così i tempi di montaggio della struttura e dell’involucro. Le pareti esterne fuori terra sono in X-lam (spessore 97 mm), isolate con 14 cm di fibra di legno (i primi 80 cm da terra sono in XPS a protezione dall’umidità di risalita) e rivestite da una parete ventilata in doghe di larice orizzontali o in pannelli a base di vetro riciclato idrorepellenti finiti a intonaco; contropareti interne da 6 cm in fibrogesso/fermacell permettono i passaggi impiantistici e il rispetto dei requisiti anticendio. Le pareti interne, di diverso tipo, sono state tutte realizzate a secco in cartongesso o fibrogesso con riempimento in lana minerale. Il livello seminterrato ha un solaio ventilato contro terra su igloo tra i cordoli di fondazione, con impermeabilizzazione bituminosa a vasca, isolamento orizzontale in XPS da 6 cm in continuità alle pareti verticali. Un sistema di sfiati, ad altezze idonee per evitare ostruzioni nel periodo invernale, è nascosto nelle pareti ventilate. Parti delle vecchie murature sono state inglobate nelle pareti in c.a. a doppia lastra prefabbricata con getto in opera, impermeabilizzate esternamente e isolate con XPS da 10 cm e protezione in geocomposito. Il solaio al piano terra in c.a. è a lastra prefabbricata ad armature incrociate, mentre quello della camerata sottotetto è in travi lamellari disposte radialmente, con doppio tavolato in legno (il secondo in OSB) incrociato. La copertura è di tipo ventilato con travi in legno lamellare, isolamento in tre strati di fibra di legno con diversa densità e rivestimento in alluminio a doppia aggraffatura.

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Dettaglio terrazza e parete sud: 1 rivestimento in doghe di larice 2 seduta in legno 3 lamierino di protezione 4 guaina bituminosa antiumido 5 cosciale scala in acciaio verniciato 6 strato separatore Da sinistra, in senso orario: il collegamento geotermico; le cisterne per l’accumulo dell’acqua per uso sanitario, collegata direttamente con l’acquedotto, e per il recupero delle acque meteoriche; la pompa per le acque nere; l’impianto solare termico con 18 collettori piani.

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progetti

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in rotolo ad alto taglio acustico per pareti bullonatura metallica per ancoraggio pannello X-lam cordolo di bordo in c.a. serramento e scuro come da abaco isolamento in XPS XPS (10 cm) listello in legno (4x8)

per camera di ventilazione Solaio terrazza, dall’estradosso: - finitura removibile in listoni di legno di larice (8x3 cm) con lunghezza di 2 m su listelli da 2,5 cm incrociati per ventilazione - massetto

- guaina bituminosa doppia (3+5 mm) - XPS (8 cm) - isolamento tecnico EPS 200 in pendenza 1,7% - primer bituminoso - telo acustico - soletta in c.a. - controsoffitto + passaggio impianti con lana minerale interposta


A sinistra, il getto in cls del solaio del piano terra. A destra, preparazione per il solaio della terrazza.

Due immagini della realizzazione della terrazza. A sinistra, la posa dell’isolamento.

Gli interni del piano terra, con le pareti curve in pannelli X-lam. A sinistra si vedono i due setti in c.a. che salgono fino al sottotetto e attorno ai quali verrĂ realizzato il camino.

A sinistra, sulle pareti portanti in X-lam sono visibili i profili di congiunzione delle varie parti in metallo. A destra, un’immagine dei setti portanti centrali in c.a. su cui si regge la copertura.

A sinistra, la sottostruttura della parete ventilata prima della posa del rivestimento in legno. A destra, montaggio del pacchetto di copertura.

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Salto AB

NO99 Straw Theatre Tallin (EST)


Foto: Martin Siplane


_1 Una vista del fronte rivolto verso ovest. _2 Il passaggio coperto, costruito sulla scalinata che portava a un precedente teatro in legno. Lo Straw Theatre è stato costruito in una zona centrale di Tallinn, sulla cima dell’antico bastione Skoone, una delle fortificazioni barocche meglio conservate della città. All’inizio del XX secolo, il bastione svolgeva la funzione di parco pubblico mentre, durante l’era sovietica, era stato trasformato in un’area dedicata alla marina dell’URSS caratterizzata da un teatro estivo di legno. Dopo il ritiro delle truppe sovietiche, il teatro in legno venne bruciato e, negli ultimi 20 anni, il bastione è rimasto un luogo trascurato nel centro della città, teatro di controversie immobiliari e diversi grandi piani di sviluppo finora falliti.

Foto: Martin Siplane

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progetti


Foto: Martin Siplane

Ubicazione: Tallinn (EST) Progetto: Salto AB, Tallinn (EST) Strutture: Printsiip engineering, Tallinn (EST) Appaltatore: KMG ehitus, Tallinn (EST) Lavori: 2010-2011 Superficie utile: 440 m2

Un teatro di paglia sostenibile Lo Straw Theatre della compagnia estone NO99 è un oggetto al confine tra puro contenitore funzionale e installazione artistica. Realizzato in occasione della nomina di Tallinn a Capitale Europea della Cultura 2011, ha ospitato una speciale stagione teatrale estiva, non solo della compagnia NO99, che è durata da maggio a ottobre 2011. Si è trattato, quindi, di un edificio temporaneo, fruibile per mezzo anno e subito dopo smantellato, con lo scopo di far conoscere e ravvivare un luogo abbandonato, testarne le potenzialità e riportarlo in uso. Il volume del teatro ha occupato la stessa area in cui si trovava un teatro di legno della marina sovietica, distrutto da un incendio, riutilizzandone le fondamenta e una delle due rampe di scale che è stata impiegata come passaggio coperto e zona di ingresso del teatro. Il fascino dell’edificio deriva dalla sua posizione, l’area di un vecchio bastione del centro storico di Tallinn, e dal colore nero che caratterizza l’intero volume, con la “coda” discendente della scalinata coperta da un tetto a falde piuttosto articolato che contrasta con il nitido volume che racchiude la sala teatrale. Le soluzioni architettoniche, pur nella semplicità dei materiali utilizzati, conferiscono originalità al complesso che costituisce uno dei non molti esempi di edificio pubblico di notevoli dimensioni realizzato in paglia. Le pareti sono composte da un sistema misto con ossatura in legno e tamponamento di paglia. Dato il carattere temporaneo dell’edificio, non è si è reso necessario un rivestimento; la paglia è stata appositamente lasciata a vista per far sperimentare le qualità tattili del materiale. Le balle, allineate l’una accanto all’altra e sovrapposte, sono state semplicemente spruzzate in maniera uniforme di nero, colore che ben si accorda alle esigenze sceniche e che conferisce all’edificio un carattere unico, esaltato dal contrasto con il verde del parco.

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L’edificio è valorizzato e circondato da varie funzioni ricreative all’aperto tra cui una scacchiera di grandi dimensioni, tavoli da ping pong, altalene, giochi per bambini…il tutto a scopo non commerciale e per favorire la socialità degli abitanti di Tallinn.

pianta

Foto: Paul Aguraiuja

sezione longitudinale lungo la scalinata

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progetti


fronte nord-ovest

Lo studio Salto, per il progetto dello Straw Theatre, è stato insignito del premio “Estonian Cultural Endowment 2011”.

fronte sud-est

_3 Il fronte verso sud-ovest.

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Foto: Martin Siplane

_4 La parete “cieca” del passaggio coperto che accompagna all’ingresso del teatro, verso sud.

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_5 La scalinata, di sovietica memoria, non è solo il passaggio obbligato per entrare a teatro, ma è anche portico in cui collocare bancarelle e mensole.

Il teatro nel frattempo è stato demolito ma la parte strutturale in legno verrà riutilizzata in un altro luogo per la realizzazione di una struttura diversa (probabilmente una casa comune).

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Foto: Martin Siplane

_6 Il nero caratterizza anche l’interno della sala.

_struttura________ Poiché i temi della sostenibilità e del riciclo giocavano un ruolo importante nella pianificazione del programma culturale per Tallinn, non sorprende che il teatro sia stato realizzato con un materiale naturale di origine vegetale. Per un edificio pubblico, tuttavia, la soluzione è insolita: pareti e parti del tetto sono state tamponate con balle di paglia prive di rivestimenti o protezioni, soluzione possibile data la funzione temporanea dell’edificio. Il materiale, spruzzato con colore nero, è stato lasciato a vista sia all’interno sia all’esterno a sottolinearne le qualità e la naturalità. Per la struttura portante del passaggio coperto sono stati utilizzati pilastri in legno e travi a vista mentre la struttura della sala vera e propria è stata realizzata con telai in legno lamellare, poiché il palco doveva far fronte a carichi piuttosto elevati dovuti all’allestimento delle scene. La controventatura dell’edificio è stata realizzata con incroci in acciaio. Anche il palco è stato realizzato interamente in legno, sia per la struttura sia per la pavimentazione.

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Foto: Martin Siplane

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A sinistra, la struttura portante a telaio in legno lamellare. A destra, la struttura portante comincia a essere chiusa con le balle di paglia.

A sinistra, l’interno di quella che sarà la sala del teatro. A destra, il lato che a sud-est chiude la scalinata.

La paglia è stata rivestita con uno strato (grigio) di intonaco di argilla sul quale è stato poi applicato il colore nero finale.

Realizzazione del solaio portante in legno di tutta la sala (palcoscenico e gradinata).

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Stefan Hitthaler

Casa Thomaser Monguelfo



_1 Vista complessiva di casa Thomaser. L’edificio è stato progettato secondo elevati standard energetici e presenta una compattezza pari a 0,57 m2/m3. _2 Prospetto nord-est e nordovest. In linea con i principi della progettazione energeticamente efficiente, questi prospetti sono dotati di aperture minime al fine di contenere le perdite per trasmissione attraverso l’involucro. _3 Prospetto ovest e vista sul giardino adiacente progettato secondo i principi di permacoltura.

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Ubicazione: Monguelfo (BZ) Progetto: Stefan Hitthaler, Brunico (BZ) Strutture: Kargruber-Stoll, Monguelfo-Tesido (BZ) Direttore dei lavori: Stefan Hitthaler Consulente per il calcolo CasaClima e il blower-door test: Ruben Erlacher, Chiusa (BZ) Appaltatore: Stefan Hitthaler Lavori: ottobre 2009-luglio 2010 Superficie fondiaria: 609,55 m2 Superficie utile: 198,25 m2 Superficie verde: 411 m2 Importo dell’opera: ca. 400.000 € Fotografie: Jürgen Eheim A cura di Paola Boarin

Compattezza ed efficienza con tecnologie lignee Molti progettisti, messi di fronte alle istanze energetiche, si sono posti la domanda di come sia possibile ottimizzare la morfologia dell’edificio per raggiungere elevati standard di efficienza in termini di prestazione termica e ottimizzazione dei consumi. Stefan Hitthaler, architetto altoatesino, ha da tempo intrapreso un percorso di approfondimento sul tema del rapporto tra compattezza ed efficienza energetica, cercando di fornire una risposta in termini di qualità architettonica al problema. Questa continua sperimentazione è evidente nel progetto di Casa Thomaser a Monguelfo, interessante esempio di architettura contemporanea con standard di edificio passivo. Si tratta di un piccolo fabbricato residenziale disposto su tre piani fuori terra più un piano interrato che si colloca sul lato sud di un versante che si rivolge verso la vallata. La distribuzione dei vani denota immediatamente un’organizzazione delle funzioni in base all’orientamento e alla zona climatica di appartenenza: a sud e ovest la zona giorno al piano terra e le zone notte e living ai piani primo e secondo, mentre a nord e a est si collocano le scale, i servizi e i vani accessori. Particolarmente interessante è la modellazione della parte superiore del volume che racchiude il secondo piano, in cui ogni ambiente è suddiviso in maniera molto precisa dal corridoio di distribuzione che taglia completamente la pianta da parete a parete; lo spazio del corridoio è inondato dalla luce zenitale grazie alla chiusura superiore vetrata che permette la visione del cielo, offrendo suggestivi scorci da un lato all’altro dell’edificio sui 4 fronti e, dunque, dai monti alla vallata. Vengono così a formarsi 4 ambienti, planimetricamente separati in modo netto, a ciascuno dei quali corrisponde una copertura a doppia falda che sembra rincorrersi da un volume all’altro grazie al diverso orientamento della linea di colmo.

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pianta del piano terra

pianta del primo piano

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pianta del secondo piano

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progetti


_4 Prospetto sud-ovest e vista della piscina.

sezione AA

_trasmittanza media elementi costruttivi________ pareti esterne: 0,10 W/m2K solaio contro terra: 0,07 W/m2K copertura: 0,06 W/m2K superfici trasparenti: doppio vetrocamera bassoemissivo con gas Argon e telaio in legno lamellare Ug = 0,50; Uf =1,2

_prestazioni energetiche________ per riscaldamento e acqua calda: 15 kWh/m2 anno

prospetto nord-ovest

prospetto sud-est

prospetto nord-est

prospetto sud-ovest

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_costruzione________ A fronte di un interrato con nucleo in cemento armato isolato (oltre 30 cm), le chiusure verticali sono realizzate con pannelli prefabbricati in legno massiccio (sistema Thoma) proveniente da foreste certificate FSC – Forest Stewardship Council, completamente privi di chiodi e collanti. Le lamine verticali e orizzontali in legno vengono posate a strati incrociati e in modo continuo, caratteristica che fornisce particolare stabilità e resistenza al pannello, garantendo adeguata protezione al fuoco e rispetto alle azioni sismiche. L’unione dei diversi strati è garantita da tasselli, anch’essi in legno. Grazie alle piccole microcamere d’aria presenti tra uno strato e l’altro e al successivo strato di isolante in fibra di legno (30 cm), la chiusura presenta elevate proprietà di protezione termica sia in regime invernale, sia in regime estivo, oltre che una particolare salubrità ottenuta grazie all’assenza di colle ed elementi metallici. La finitura interna è realizzata con intonaco in argilla (3 cm), direttamente posato sulla struttura in legno, in grado di garantire un elevato comfort termoigrometrico grazie alla particolare traspirabilità e igroregolazione. La finitura esterna si differenzia per il piano terra, in cui il materassino isolante esterno in fibra di legno è rivestito con intonaco traspirante, e per i piani superiori, rivestiti con doghe di legno posate verticalmente e aggettanti rispetto al filo inferiore.

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_5 Gli spazi del piano secondo sono racchiusi all’interno di singoli blocchi opachi, ognuno dei quali è caratterizzato da una doppia falda in cui linea di colmo è perpendicolare rispetto al blocco adiacente. Il carport è stato collocato a nord e a una quota rialzata per fungere da barriera antivento al fabbricato. _6 Al fine di massimizzare l’utilizzo della luce naturale, gli spazi di connessione tra gli ambienti al piano secondo presentano una copertura vetrata realizzata con doppio vetrocamera bassoemissivo.

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dettagli dei lucernari in copertura

Stratigrafia parete (dall’interno): - intonaco con terra grassa posato su supporto in bambÚ (3 cm) - pannello multistrato portante in legno (sistema ThomaHolz - 17 cm) - pannelli di isolamento in fibra di legno (15+15 cm) - barriera antivento - montanti in legno (7 cm) - traversi in legno (6 cm) - doghe verticali in legno di larice per esterni (2,5 cm)

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1 pannello isolante rigido in polistirene estruso (22 cm) 2 stecche in legno con 10 cm di isolamento 3 incollaggio ermetico con nastro adesivo apposito 4 piastra intonaco in fibra di legno 5 vetro del tetto 6 impermeabilizzazione 7 legno sagomato per appoggio vetro

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dettaglio tetto vetrato

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Foto: Stefan Hitthaler

_7 Dettaglio del doppio vetrocamera che costituisce la copertura dei corridoi al secondo piano.


Foto: Stefan Hitthaler Foto: Stefan Hitthaler

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A sinistra, vista interna del soggiorno. Sono visibili i pannelli in legno massiccio e i tasselli in legno che fungono da collegamento tra gli strati di legno. A destra, supporto in bambù al successivo strato di intonaco interno in argilla, posato in continuità rispetto al pannello strutturale in legno per garantire la traspirabilità della chiusura. A sinistra, in alto, posa del cappotto isolante esterno realizzato in pannelli di polistirene estruso nelle porzioni interrate e in pannelli di fibra di legno per le chiusure fuoriterra. A sinistra, in basso, realizzazione a partire dal primo piano del rivestimento in doghe verticali di legno di larice aggettanti rispetto al piano inferiore. A destra, vista dello spigolo sud-ovest in cui verrà posizionato il serramento ad angolo. L’aggetto del rivestimento in doghe rispetto al filo esterno del piano terra è funzionale all’inserimento di un avvolgibile tessile a scomparsa con funzione di protezione solare.

Foto: Stefan Hitthaler

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A sinistra, posa delle pareti perimetrali in pannelli strutturali lignei massicci ThomaHolz. A destra, posa del primo piano. Il sistema costruttivo ThomaHolz non prevede l’utilizzo di alcun fissaggio metallico o collante tra gli strati di legno che compongono i pannelli.

A sinistra, realizzazione della copertura trattata a verde estensivo. Posa in opera della barriera al vapore e dei successivi strati di isolante termico intervallati da travetti in legno. A destra, vista complessiva dell’edificio, prima della posa degli infissi.

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Restauri “leggeri” Il ripristino delle architetture storiche attraverso una contestualizzazione della stessa architettura è accompagnato da diversi approcci progettuali e da differenti correnti di pensiero; la storia passata di un edificio e quella futura vengono delineate, infatti, dalla tipologia di intervento effettuato nel presente. In un cantiere storico, inoltre, il materiale per eccellenza è il legno e, in particolare, il suo corretto utilizzo in quanto materiale vivo e reversibile grazie alla possibilità di posa in opera con tecnologie a secco. Alcuni esempi ci consentono di capire come sia possibile rileggere le architetture del passato con un linguaggio contemporaneo che conserva l’esistente per consegnarlo al futuro.

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Fabio Armillotta

Restauri “leggeri” L’uso del legno per la rilettura dello spazio e della storia

Fabio Armillotta, architetto e dottore di ricerca in Conservazione dei Beni Architettonici, svolge attività di ricerca sui temi della sostenibilità degli interventi di recupero edilizio e restauro architettonico. Dal 2000 esercita la libera professione presso la società Costruire Abitare Sano di cui è socio dal 2001. Nel 2009, assieme agli architetti Carmela Palmieri e N. Marco Santomauro, ha fondato lo studio CASa Associati con sede a Pescara.

La liceità della convivenza tra le architetture del passato e nuovi inserti che utilizzano un linguaggio dichiaratamente contemporaneo è un argomento ancora oggi di grande attualità nel panorama culturale del restauro architettonico. Il tema, che vede le sue origini nel vivace secondo dopoguerra italiano, ed europeo in generale, è stato da allora al centro di dibattiti, convegni e occasioni di confronto tra i critici di architettura e gli architetti maggiormente impegnati in tutti gli anni successivi1. In merito possono distinguersi due correnti di pensiero principali che animano l’affollata area disciplinare del restauro architettonico: quella avversa alla presenza del “contemporaneo” nel cantiere storico, che guarda al passato con atteggiamento di ‘fissità retrospettiva’, proponendo una conservazione ‘filologica’ di quanto ereditato e in certi casi falsificante fino al ricalco stilistico d’ottocentesca memoria o all’impossibile replica ‘com’era e dov’era’; e quella che, rispetto alle preesistenze storiche, esprime una proiezione verso il futuro, molto diversa da quella di partenza, a volte avanguardistica e spesso declinata in chiave high-tech e globalizzante. Una terza strada è esplicitata invece da Giovanni Carbonara: “quella di un rapporto vivo e rispettoso con la memoria e di una ‘attiva contestualizzazione’, studiata e approfondita da storici dell’architettura che sono, al tempo stesso, architetti militanti”2. Questo approccio, che mette in primo piano la conoscenza e l’appropriazione del-

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Nella pagina a fianco, il controsoffitto della navata della Basilica Paleocristiana, progettato da Emanuele Fidone con semplici listelli di legno, suggerisce la spazialità originaria dell’edificio. A sinistra, sezione longitudinale della Basilica di San Pietro di Ortigia. La trama lignea crea una suggestiva successione di luci e ombre.

l’architettura storica, ponendole come stimoli creativi e colti alla progettazione, è quello che ha reso possibili interventi di restauro tra i più interessanti degli ultimi decenni. Tra questi possono annoverarsi i lavori di Cervellati e Fidone in Italia e Linazasoro in Spagna che, attraverso un colto e paziente processo conoscitivo, sono riusciti a intessere una rispettosa trama di relazioni fra la storia passata dell’edificio e la sua storia futura, delineata dall’intervento contemporaneo operato nel presente. Un altro comune denominatore di questi interventi è l’utilizzo del legno, materiale del cantiere storico per eccellenza, riproposto nella sua veste contemporanea, capace di stemperare la frattura temporale fra intervento e preesistenza e di assumere quindi un ruolo fondamentale nel dialogo tra l’architettura contemporanea e quella antica. Il valore aggiunto dell’intero processo di concepimento di questi restauri, incentrati sull’utilizzo del legno, sta nel fatto che “il nuovo inserto è concepito come un supporto necessario alla comprensione proprio della natura incompleta e multiforme del contesto” che non tenta di “ricucire le contraddizioni e le lacerazioni della

storia, ma di consentire la lettura e la comprensione”3. L’utilizzo del legno in queste realizzazioni, declinato secondo esigenze e filosofie differenti dai progettisti, conferma l’estrema compatibilità di questo materiale con il cantiere storico, anche quando assume forme contemporanee o si aggiorna rispetto allo sviluppo tecnologico. Sono proprio le caratteristiche intrinseche del legno a decretarne il successo nel settore del restauro, a partire dalla leggerezza e dalla resistenza meccanica, per arrivare alla facilità e varietà di lavorazione e all’adattabilità sul piano cromatico offerta dalle numerose essenze esistenti. Sul piano concettuale, due aspetti di questo materiale lo rendono particolarmente adatto all’utilizzo nell’ambito del restauro: in primo luogo il suo essere ‘vivo’ e quindi, diversamente da molti materiali ‘moderni’, la sua capacità di assecondare armoniosamente il percorso di ‘invecchiamento’ dell’organismo storico, subendo insieme ad esso il trascorrere del tempo; in secondo luogo, e forse più rilevante, è la maggiore reversibilità rispetto a interventi effettuati con altri materiali, grazie alla possibilità di posa in opera con tecnologie a secco.

Dettagli costruttivi del controsoffitto ligneo che segue la curvatura delle volta a botte di età paleocristiana.

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Basilica Paleocristiana, Ortigia, arch. Emanuele Fidone, Siracusa 2008 Nell’intervento di restauro operato sulla basilica paleocristiana di San Pietro a Ortigia si percepisce l’intreccio della tensione progettuale dell’architetto Fidone con i suoi interessi per la storia e per i segni stratificati della complessità del reale, letti con umiltà e misura, senza preconcetti. Fidone non basa il suo lavoro sui temi dell’imitazione o del contrasto ma persegue un’idea di continuità, instaurando con l’antico nuove relazioni e cerca di imprimere un nuovo ritmo vitale, giocando su nuovi equilibri dentro le discontinuità che la densità del tempo ha determinato in questa architettura. Come sostiene in un suo scritto, nell’elaborazione progettuale cerca di “privilegiare un approccio legato alla processualità del fare e al suo lento percorso teso verso l’essenzialità, la concretezza materica” riscoprendo “il valore del senso della continuità diacronica, della lunga durata”. Questo approccio, legato al riconoscimento della “volontà, del pensiero e dei desideri degli uomini che l’hanno realizzato” caratterizza l’intero processo di concepimento del restauro della basilica siciliana. L’edificio, se pur modesto nelle dimensioni, ha un grande fascino determinato dalle continue trasformazioni e sovrapposizioni avvenute durante la sua lunga storia. Se gli interventi, che si sono succeduti nel tempo fino all’epoca barocca, hanno adattato man mano l’edificio alle nuove esigenze funzionali, i restauri degli anni ‘50 del Novecento hanno prodotto un’irreversibile alterazione della spazialità interna nel tentativo della vana ‘scoperta’ dell’immagine ‘originaria’ della chiesa. Per Fidone l’azione del conservare non può prescindere dal progettare, motivo per cui l’intervento contemporaneo si propone come mezzo per una ‘lettura stratigrafica’ della preesistenza. Da un lato l’attento recupero della materia esistente, con la valorizzazione delle tracce degli affreschi bizantini che impreziosivano in origine l’intera chiesa, e dall’altro l’inserimento di due nuovi elementi, il controsoffitto e il portale sul fronte est, concorrono a conseguire il medesimo obbiettivo: suggerire una rilettura dello spazio e della storia dell’edificio. Il controsoffitto della navata, sospeso alla struttura di copertura tramite tiranti in acciaio smaltati di nero, suggerisce una riproposizione traslata della spazialità originaria della basilica. Realizzata in semplici listelli di legno desaturato e sbiancato posti longitudinalmente alla navata, la nuova volta si imposta, senza mai toccare le strutture antiche, all’altezza degli appoggi dell’originaria volta a botte di età paleocristiana, seguendone la curvatura. Questa leggera trama lignea crea una suggestiva successione di sottili luci e ombre, filtrando la vista delle capriate del tetto e modulando la luce diurna che

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penetra delle finestre superiori aperte negli anni ‘50. Il piano pavimentale in battuto di cocciopesto trattato a cera naturale è pensato come una superficie continua che risparmia solo un lembo della pavimentazione bizantina – venuto alla luce durante i nuovi scavi archeologici – e che è reso calpestabile. Quest’ultimo, con un piano di calpestio più basso di circa 40 cm, rende possibile la percezione dell’originario rapporto spaziale dell’ambiente. Il lungo e complesso lavoro di recupero della stratigrafia materica esalta l’aspetto di ‘rovina’ del monumento e, allo stesso tempo, attraverso la modulazione della luce, rinnova l’atmosfera di raccoglimento e solennità dello spazio di culto. Biblioteca e sala lettura del centro culturale Escuelas Pías de Lavapiés, arch. José Ignacio Linazasoro, Madrid 1996-2004 L’intervento dell’architetto spagnolo sui ruderi del complesso della Escuelas Pías si configura come parte integrante di un progetto più ampio di riqualificazione e recupero dello spazio urbano che, dalla fine degli anni Novanta, ha interessato l’intera piazza Agustín Lara nel quartiere Lavapiés di Madrid. L’edificio e il tessuto urbano circostante furono fortemente provati dall’azione distruttiva della guerra civile, in particolare le strutture del complesso furono incen-


diate e, a partire dal 1936, restarono abbandonate, versando in uno status di romantica decadente rovina e simboleggiando i tumulti della storia della nazione. La scuola, primo collegio dell’ordine degli Scolopi a Madrid, fu fondata nel 1729 mentre la chiesa fu costruita tra il 1763 e il 1791 a opera di frate Gabriel Escribano. La chiesa si presentava a navata unica in cui si innestava un vano circolare sovrastato da una maestosa cupola su tamburo. Gli interni barocchi con gli stucchi e gli arredi decorati, come la cupola e le volte, andarono inesorabilmente distrutti nell’incendio, mentre la solida struttura in mattoni, ormai scabra, ha continuato per più di sessant’anni a dominare il quartiere. La rifunzionalizzazione del complesso, commissionata dall’amministrazione comunale di Madrid e dall’Università spagnola a distanza UNED, ha previsto il recupero delle antiche strutture con funzione di biblioteca e la realizzazione di un nuovo edificio per ospitare le aule universitarie. Molto interessante risulta l’approccio alla preesistenza dell’architetto Linazasoro, non nuovo al confronto con il passato nelle sue realizzazioni e sempre rispettoso nel dialogo con l’architettura antica. L’architetto sembra aver colto l’essenza più intima del luogo, non cancellando i segni impressi sull’edificio dallo scorrere del tempo e soprattutto dagli eventi trau-

matici del passato. Probabilmente affascinato dalla maestosità delle strutture in mattoni che si stagliano solenni sulla piazza ha scelto di far permanere il carattere di rudere nudo e massiccio dell’edificio all’esterno, contrapponendovi uno spazio interno accogliente e raccolto, caratterizzato dalla presenza del legno. Nella biblioteca, realizzata all’interno delle strutture della chiesa settecentesca, i nuovi elementi architettonici e gli arredi, parte integrante del progetto, riescono a conciliare le esigenze della nuova destinazione d’uso con il rispetto della preesistenza. L’inserimento di elementi in cemento dalle linee essenziali nella porzione settentrionale dell’ambiente hanno permesso la realizzazione di rivista una galleria sopraelevata e allo stesso tempo ridefiniscono la spazialità a sviluppo longitudinale della navata, che fa confluire la vista verso l’ampio vano circolare. L’accento sulla ritrovata spazialità della chiesa è dato dal controsoffitto ligneo dove fitte lamelle che seguono la direttrice di sviluppo della navata si curvano a ridisegnare la volta a botte distrutta dall’incendio, definendo ma non chiudendo lo spazio sottostante. Alla scabra matericità delle strutture murarie, in cui la veste stilistica barocca è demandata ormai solo alla scansione delle paraste in mattoni con i capitelli bianchi, si contrappone la leggerezza degli elementi lignei della volta.

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La sala lettura del Centro Culturale progettato da Linazasoro è coperta dal controsoffitto costituito da fitte lamelle di legno che ridisegnano la volta a botte, simulando la spazialità originaria della chiesa barocca.

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gnea della calotta offre un effetto di luce radente che cade dall’alto portando nuovamente l’intervento contemporaneo a dialogare concettualmente con la filosofia compositiva dell’edificio barocco.

In alto, sezione trasversale dell’intero complesso dove si nota il rapporto tra l’edificio storico con il nuovo edificio che ospita le aule universitarie e la piazza Agustin Lara. Sopra, la struttura portante della copertura della biblitoeca è realizzata con travi di legno lamellare sagomate.

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La solennità dell’ambiente è esaltata dallo studio dell’illuminazione. La penombra rischiarata dalla presenza puntuale e ben localizzata delle sorgenti di luce artificiale, a servizio dei leggii sotto la volta, esplode nella fragorosa inondazione di luce che cade dall’alto del vano circolare. Quasi a emulare la concezione barocca degli spazi, Linazasoro gioca con i chiaroscuri e con la luce radente, enfatizza il passaggio dalla sala voltata all’ambiente circolare ponendo la volta in legno a quota inferiore rispetto alla chiave dell’arco trionfale, di cui si scopre gradualmente l’intera geometria e il gruppo scultoreo che lo sovrasta. Solo raggiungendo il centro del vano circolare è possibile cogliere un altro elemento caratterizzante del progetto, rappresentato dalla nuova calotta di copertura. In questo caso le scelte fatte dal progettista sono molto più forti di ciò che la realizzazione manifesta. La nuova calotta, in legno e vetro, è posizionata alla base del tamburo, sostenuta dalla cornice che abbraccia l’intero ambiente, lasciando inalterato l’aspetto esterno dell’edificio e celando all’interno la struttura in elevazione del tamburo. La lunetta in vetro che completa la struttura li-

techné

Auditorium nell’ex Oratorio di San Filippo Neri, arch. Pier Luigi Cervellati, Bologna 1998-99 Il restauro dell’ex Oratorio di San Filippo Neri viene commissionato a Cervellati dalla Fondazione del Monte di Bologna con l’obiettivo di restituire l’edificio alla città come prestigioso luogo di attività culturale. L’edificio che ospitava l’oratorio risale al primo trentennio del Settecento ed è opera di Alfonso Torreggiani. Negli anni successivi fu arricchito con sculture e stucchi che si integravano mirabilmente con l’apparato architettonico. L’attività dell’oratorio venne più volte interrotta fino alla chiusura definitiva nel 1866 e il successivo utilizzo militare che fu deleterio per l’edificio. Nel 1904 vi fu un tentativo di restauro, reso poi vano dal bombardamento del 1944 che distrusse l’abside e la parete destra dell’edificio, determinando il crollo della cupola, delle volte a botte adiacenti e di buona parte del tetto. Tra il 1948 e il 1953 il soprintendente Barbacci iniziò le operazioni di restauro, prevedendo la rimozione delle parti pericolanti, il rifacimento del tetto con capriate lignee, lo smantellamento del pavimento e della struttura di sostegno dell’interrato e l’inserimento di nuovi elementi strutturali, combinando l’uso della muratura in mattoni, per l’arco di trionfale e per la parete destra, con sostegni di cemento armato in luogo delle colonne distrutte. Era prevista la posa di uno strato di finitura che celasse e rendesse omogenee le diverse superfici, ma l’interruzione del cantiere non ne permise la realizzazione. L’edificio andò in rovina a causa dell’abbandono e dell’utilizzo come autorimessa e magazzino fino al recente intervento di restauro. L’approccio di Cervellati alla preesistenza si è basato sul riconoscimento e la valorizzazione della complessità strutturale e formale dell’edificio, tale da necessitare di un progetto che creasse la giusta dialettica tra mantenimento dell’esistente, nella varietà delle proprie stratificazioni oramai storicizzate, e la sua rifunzionalizzazione. La scelta di conservare il restauro post-bellico, come elemento distintivo di una fase importante nella storia dell’edificio, è uno dei punti di forza dell’intervento, che persegue l’obbiettivo di integrazione dell’im-


La nuova cupola, la volta a botte e la volta a vela dell’ex Oratorio di San Filippo Neri vengono ridefinite nella loro sagoma di inviluppo per messo di una struttura lignea di centine portanti e listelli.

magine complessiva degli spazi, con attenzione e rispetto verso ogni elemento costruttivo che torna con una nuova veste a ricoprire il suo ruolo originario. “La lettura simultanea dei diversi tempi della fabbrica, con gli svolgimenti e meccanismi che ne governano la storia, viene proposta al di fuori di ogni mimesi ma anche di ogni supina inferiorità. La ricomposizione dell’aula non avviene sulla base di una gerarchia tra le parti, ma attraverso un ordine che le esalta in maniera paritetica”4. Di grande impatto è la ricostruzione della cupola dell’abside e delle volte a botte e a vela adiacenti, ridefinite nella loro sagoma di inviluppo per mezzo di una struttura lignea di centine portanti e listelli, elementi sagomati in base alle curve ricavate dalle sezioni orizzontali delle diverse figure geometriche da riprodurre. La struttura lignea recepisce l’ordine strutturale delle volte e cupole preesistenti: grandi archi in legno lamellare coprono la larghezza di 12,60 metri della sala e in-

tegrano la struttura portante in mattoni, opportunamente consolidata con l’ausilio di tiranti in acciaio e fasciature in carbonio. Grazie alla leggerezza del materiale e alla sua intrinseca flessibilità, la struttura di legno è in grado di rispondere alle esigenze del progetto rispettando l’andamento e gli spessori della struttura ancora in opera per proseguire, pur cambiando il materiale, la trama strutturale del soffitto.

Note 1 Un’antologia delle diverse modalità di approccio del ‘nuovo su antico’ è stata recentemente curata da Giovanni Carbonara (G. Carbonara, Architettura d’oggi e restauro. Un confronto antico-nuovo, UTET, Torino 2011). 2 G. Carbonara, Trattato di restauro architettonico. Primo Aggiornamento, UTET, Torino 2007. 3 C. Varagnoli, “Edifici da edifici: la ricezione del passato nell’architettura italiana, 1990-2000”, in L’industria delle costruzioni, n. 368, novdic 2002, pp. 4-15. 4 L. Serafini, “Auditorium nell’ex oratorio di San Filippo Neri a Bologna”, in L’industria delle costruzioni, n. 368, nov-dic 2002, pp. 40-47.

Il presente articolo è la rielaborazione e l’aggiornamento dell’intervento dal titolo Legno e restauro in interventi recenti che lo stesso autore, Fabio Armillotta, ha presentato al Convegno “Architettura, legno e terremoto” tenutosi presso la Facoltà di Architettura di Pescara il 19 giugno 2009.

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Elementi modulari assemblati a secco Nato dallo sviluppo e dall’aggiornamento di un metodo costruttivo largamente utilizzato nei paesi nordici prima dell’avvento del lamellare (una tecnica che prevede l’assemblaggio di tavole di legno grezzo poste di taglio e inchiodate in opera per formare solai a piastra) il sistema strutturale in legno a elementi modulari è composto da tavole essiccate e forate connesse con perni in legno duro infilati a secco e legate da barre in acciaio inox incamiciate. Caratterizzati dalla massa elevata, forniscono un’ottima coibentazione termica, riducendo il consumo di combustibile nella stagione fredda e assicurando un comfort termoigrometrico ideale nei periodi più caldi. Gli elementi del sistema, completamente prefabbricati e forniti premontati e con le superfici finite, sono agilmente trasportabili, facili da assemblare e possono essere smontati e riutilizzati per un nuovo impiego. Tutto il sistema solai e pareti può essere utilizzato in tutte le zone sismiche così com’è fornito senza integrazioni di reti e massetti in quanto è fortemente legato/incatenato lungo le tre direzioni.

sistemi


sistemi costruttivi

Elementi modulari assemblati a secco

Tra i sistemi modulari a secco, il sistema Legnolego si caratterizza per essere costituito da moduli, larghi circa 1 m, formati da tavole di legno essiccate, posizionate di taglio a stretto contatto l’una contro l’altra, e connesse con spine di legno duro (diam. 25 mm) infilate a secco ogni 250. Ogni 1000 mm ca. e dove serve ogni 500 mm ca., le spine di legno sono sostituite da barre in acciaio inox (diam. 14 mm), che con la camicia in legno diventa 25 mm. Le barre per il montaggio e l’incatenamento sono dotate di manicotti di diam. 25 mm; il sistema assicura un rapido montaggio e incatena trasversalmente ogni campitura per controventare la struttura e limitarne le dilatazioni. Modulando le altezze delle tavole affiancate, si ottengono infinite sezioni in grado di rispondere alle esigenze strutturali, tecniche, acustiche ed estetiche. Il legno, di solito abete rosso (su richiesta anche larice douglasia o rovere), avendo un tenore di umidità relativa inferiore al 20%, se usato all’interno non necessita di trattamenti specifici; a richiesta può essere impregnato con sali di boro o altri prodotti a base di oli naturali. Il sistema permette di realizzare anche coperture e pareti curve con moduli formati da almeno tre tavole (17 cm ca.) che seguono i lati di un poligono e che vengono montate grazie a giunti snodati sempre in acciaio inox. La continuità trasversale della piastra è assicurata dal listello di legno che è incastrato tra le due facce trapezoidali dei moduli: il solaio risulta comunque sempre incatenato da due o più barre di acciaio. La sezione modulo-parete si compone di tre elementi: la piastra, un vano esterno opzionale per l’isolamento e il vano tecnico interno – consigliato – per gli impianti. La piastra ha spessore variabile da 100 a 280 mm, le nervature esterne variabili da 0 (superficie liscia) a 180 mm. In caso di un’indispensabile nervatura esterna si effettua l’isolamento termico (fibra di legno, fibra di legno mineralizzata) tra i vani che si vengono a creare tra le nervature. Gli elementi delle pareti sono collegati tra loro e alle fondazioni con viti in acciaio ad alta resistenza e incatenati sugli spigoli mediante giunti snodati in acciaio inox. Le parti dei moduli appartenenti ai diversi piani che vengono a contatto tra loro sono sempre separate da un pannello in sughero di 5 mm al fine di ridurre i ponti acustici ed eliminare le fessure di connessione.

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sistemi


Legnolego è la ditta, con sede ad Arcugnano (VI), depositaria del sistema costruttivo in legno massiccio assemblato a secco che, fornito a modulo, viene montato in tempi brevi. Legnolego è proprietaria delle foto e dei disegni di queste pagine.

Sotto, l’intradosso di un solaio all’interno di un’abitazione. In basso, da sinistra: l’interno del salone di una spa a Godega di Sant’Urbano (TV); un solaio interpiano in un edificio di Martinengo (BG); l’intradosso di una copertura curva a Milano; una pensilina curva.

_I solai___ Nei solai con sola piastra, per carichi di civile abitazione, il rapporto tra spessore e luce di calcolo è <1/30, mentre in quelli formati dalla piastra con sporgenze all’intradosso è <1/25. In presenza del vano tecnico lo stesso rapporto di calcolo è <1/20, dove lo spessore comprende anche il vano impianti. Tutti i solai sono dimensionati freccia/luce di calcolo <1/500 e per portate fino a 3.000 kg/m2. La sporgenza delle tavole nelle sezioni è variabile all’intradosso (20-180 mm) e le parti sporgenti delle tavole possono essere anche sagomate. I solai possono essere realizzati con vano tecnico (40-180 mm) e in questo caso sono dotati di asole di testa e/o intermedie entro cui vengono fatte passare le tubazioni per gli impianti. Questi sono sempre ispezionabili in quanto l’assito tecnico viene posato sopra i costoloni della piastra e poggia su feltri di iuta. Al di sopra dell’assito viene steso un materassino di iuta o un pannello di fibra di legno su cui si posa il pavimento flottante di legno prefinito che si rimuove facilmente per controlli, sopralluoghi o modifiche degli impianti. In questi solai lo spessore ottenuto dalla sovrapposizione delle componenti strutturali con il vano impianti è sempre più basso di almeno 10-15 cm rispetto ai solai tradizionali di analoghe prestazioni. L’ottimo isolamento termico è incrementato dalla coibentazione realizzata con sughero, fibra di legno, lana di legno e con coibente sfuso. La protezione dal vento è attuata con teli traspiranti e, dove richiesto, con carta antispolvero; l’isolamento dall’acqua avviene con guaine/teli traspiranti.

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elementi modulari assemblati a secco_parete Parete ventilata con vano tecnico, sezione orizzontale, dall’esterno

2

interno

esterno

1

2 1

1) supporti ventilazione - formelle cotto gres ecc. - canale ventilato - telo traspirante - lana di legno mineralizzata - pannello in fibra di legno - pannello in fibra di legno - parete Legnolego a piastra - spine in legno/acciaio inox - vano tecnico per impianti 2) costoloni d’irrigidimento - assito (25 mm) - pannello di finitura in cartongessofibrogesso

2 1

Sopra, travi sagomate denominate “zoccolo di base” su cui si innesta la parete. Lo zoccolo, in legno bilama di abete rosso o larice/rovere/castagno, viene fissato alla platea o alle fondazioni con viti autofilettanti per c.a. ed è dotato di un incastro per alloggiare e fissare la parete. Lo zoccolo può avere anche una sede per appoggiare/fissare il solaio a livello zero. A destra, dall’alto: uno spaccato in scala 1:1 di una parete campione con alcuni possibili rivestimenti esterni; nella foto centrale è visibile il raccordo del solaio interpiano con la parete, il solaio presenta il vano tecnico per gli impianti e il collegamento con la parete avviene tramite una banchina in legno; la foto sotto mostra il modello in scala 1:1 della sezione di copertura con incastro e collegamento alla parete, irrigidita con una trave di banchina.

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sistemi


elementi modulari assemblati a secco_cantiere

Un cantiere a Formigine (MO). Si tratta del restauro di un mulino storico diventato museo i solai del quale presentano le seguenti caratteristiche: luce di 8 m ca.; carichi accidentali fino a 600 kg/m2; sezione con greca profonda; vano tecnico standard da 140 mm. In alto, da sinistra: scarico dei moduli del solaio, posa delle banchine e del dormiente in sughero. Qui a sinistra: calo dei moduli.

Sacile (PN), il cantiere di una casa monofamiliare su due piani. Il sistema, utilizzato per il solaio interpiano e per la copertura curva, presenta le seguenti caratteristiche: luce dei moduli di 5 m ca. (3 di essi, in copertura, sono giuntati raggiungendo quindi la lunghezza di 15 m, larghezza ridotta a 48 cm); i carichi accidentali sono calcolati per 200 kg/m2 (in casi eccezionali possono sopportare carichi di oltre 600 kg/m2); la sezione è del tipo piano con vano tecnico, riempito con sughero. Da sinistra, in alto: i perni di giunzione longitudinale dei moduli vengono infilati nei fori predisposti; allineamento delle spine e dei manicotti; sgancio di uno dei moduli; controllo delle linearità dei moduli montati; foratura della correa in c.a.; estradosso della struttura della copertura curva finita; intradosso con finitura piana della copertura (è visibile in dormiente in sughero). La copertura verrà poi rifinita con lastre di rame.

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elementi modulari assemblati a secco_solaio

Solaio a piastra, dall’estradosso

solaio standard a piastra senza vano tecnico

- pavimento flottante prefinito con incastro a click - materassino di iuta - piastra solaio Legnolego piana

Solaio a piastra con vano tecnico ridotto, dall’estradosso

solaio a piastra con vano tecnico ridotto

solaio a piastra con vano tecnico standard

- pavimento flottante prefinito con incastro a click - materassino di iuta o similare da 2-3 mm - pavimento radiante - pannello in fibra di legno e/o assito in abete rosso - vano tecnico, riempimento con isolante sfuso (argilla espansa; sughero; perlite; fibra di cellulosa e pietra macinata, ecc.), tubazioni impianti - piastra solaio Legnolego con costoloni ridotti per radiante a terra Nota: la differenza tra il solaio a piastra con vano tecnico ridotto e vano tecnico standard si riscontra nell’utilizzo, oltre al materassino di iuta, anche di fibra di legno e nella piastra stessai cui costoloni con asole permettono il passaggio trasversale delle tubazioni.

Alcuni tipi di solaio con intradosso che rimane a vista e l’estradosso già sagomato per l’alloggiamento del vano tecnico.

intradosso "TONDO" su solaio Piano

intradosso "GRECA" su solaio con vano tecnico "Ridotto"

intradosso "VILLA" su solaio con vano tecnico "Standard"

Alcuni tipi di solaio con intradosso a vista. intradosso "GRECA"

intradosso "ONDULATO"

intradosso "ONDA"

intradosso "CURVO"

intradosso "TONDO"

intradosso "ONDULATO 3"

intradosso "TRADIZIONALE"

intradosso "VILLA"

intradosso "TRADIZ. TAVELLE"

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elementi modulari assemblati a secco_solaio Stratigrafia solaio, dall’estradosso -

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9

6 5 4 3 2 1

7

8

Solaio tipo altobasso T-A (tecnico alternato), posato e fissato su travetti di legno applicato con viti su cordolo in c.a. o con barre d’acciaio e resina su muratura mista o semipiena

-

pavimento prefinito a secco materassino di iuta/pannello fibra di legno ad alta densità assito tecnico striscia di juta vano tecnico per impianti solaio a piastra

1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13

muro in laterizio cordolo in c.a. pannello in sughero travetto di legno vite fissaggio in c.a. dormiente di sughero barra inox per montaggio perno in legno duro asola di testa per impianti asola intermedia per impianti vite per fissaggio dormiente in sughero cordolo di legno bilama

3

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Isolamento in fibra di legno (mm)

Trasmittanza (W/m2K)

Sfasamento

100 120 140 160 180 200 100 120 140 160 180 200 100 120 140 160 180 200

/ / / / / / 120 120 120 120 120 120 200 200 200 200 200 200

1,027 0,877 0,765 0,679 0,610 0,554 0,273 0,261 0,250 0,240 0,231 0,222 0,117 0,172 0,167 0,162 0,158 0,154

5h 21’ 6h 50’ 8h 20’ 9h 48’ 11h 16’ 12h 45’ 13h 02’ 14h 30’ 15h 58’ 17h 26’ 18h 54’ 20h 22’ 18h 05’ 19h 33’ 21h 00’ 22h 28’ 23h 57’ 25h 25’

Solaio con vano tecnico e asole di testa su lato curvo.

6 13

7

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rivista

11 1 Solaio tipo altobasso T-A (tecnico alternato), posato su cordolo in bilamellare con lato a vista

per leggere l’articolo completo

Spessore piastra (mm)

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Spessore totale Portata Peso proprio Luce di calcolo +5% Freccia Freccia/Luce Volume legno al m2 H vano tecnico Impregnazione

acquista

la rivista Impianti Incatenamento

Resistenza al sisma Resistenza al fuoco Montaggio Smontaggio

Solaio h 26 (12+12+2 greca) cm + pacchetto pavimento 5-6 cm

Solaio h 32 (14+14+ 4 greca) cm + pacchetto pavimento 5-6 cm

31-32 cm S.C. 300 + 50 kg/m2 75 kg/m2 525 cm f teorica = 0,865 cm f/Lc = 1/607 (1/689 ponderato) 0,150 m3/m2 12 cm Manuale oppure a macchina/autoclave Sempre ispezionabili Predisposto di serie con barre inox Buona (piastra infinitamente rigida) Buona solo con piastra > 75’ 1 giorno per ca. 80 m2 (a secco) Previsto dal sistema

37-38 cm S.C. 600 + 50 kg/m2 92 kg/m2 525 cm f teorica = 0,836 cm f/Lc = 1/628 (1/722 ponderato) 0,183 m3/m2 14 cm Manuale oppure a macchina/autoclave Sempre ispezionabili Predisposto di serie con barre inox Buona (piastra infinitamente rigida) Buona solo con piastra > 90’ 1 giorno per ca. 80 m2 (a secco) Previsto dal sistema

Posa dell’assito tecnico a chiusura del vano impianti.

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tetto a falde - colmo elementi monolitici in legno lamellare elementi prodotti con tecnologia a controllo numerico e costituiti da un unico blocco di tavole di abete lamellare, saldate fra loro con colla senza formaldeide

travi e montanti elementi portanti lineari in legno con tamponamenti piani leggeri di irrigidimento

elementi modulari assemblati a secco elementi modulari composti da tavole essiccate e forate, assemblate con perni di legno duro infilati a secco

pannelli portanti legno massiccio a strati incrociati e incollati connessi con giunto a pettine

travi portanti struttura di copertura a travi di legno portanti realizzabile su murature in laterizio o su elementi leggeri S/R

dettagli


sagomatura

elementi massicci uniti con viti di faggio 1 sistema linea vita 2 microventilazione 3 trave di colmo

1

2

Stratigrafia della copertura, dall’estradosso: - linea vita - tegole in laterizio con pettini paravolatili - listelli e controlistelli - guaina impermeabile - tavolato grezzo - listelli per ventilazione - guaina traspirante per il vapore ma impermeabile all’acqua piovana - isolamento termico in fibra di legno (20 cm) - freno al vapore - piastra del tetto in legno massiccio Nur-Holz (20,8 cm) Utetto = 0,14 W/m2K

3

Da sinistra: un’immagine dell’esterno del colmo; la trave di colmo di una copertura a due falde vista dall’interno su cui si appoggiano le piastre dei solai; l’intradosso di una copertura a falde con l’ossatura portante del tetto a vista.

La realizzazione di una copertura a falde con il sistema costruttivo della Nur-Holz (pannelli in legno massiccio con i diversi strati uniti con viti di faggio) prevede la sagomatura delle piastre in legno massiccio che vengono posate sulla trave di colmo. La stratigrafia del tetto viene realizzata quindi come di consueto con i soliti strati e un considerevole spessore di isolamento, preferibilmente in fibra di legno, in ottemperanza alle esigenze di comfort e risparmio energetico. Alla ditta Rombach NUR-HOLZ è stato conferito il certificato ETA-11/0338 (Europäische Technische Zulassung) che consente di marcare i pannelli di ogni dimensione con il brand CE.

Disegno e foto: CasaSalute srl, Bolzano

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dettagli


ancoraggio

elementi modulari assemblati a secco 1 vite per fissaggio 2 barra inox per montaggio struttura portante solaio 3 trave di colmo

1

Stratigrafia della copertura, dall’estradosso: - tegole/coppi in laterizio - correntini - canale di ventilazione - guaina traspirante - isolamento termico - carta craft - struttura portante

3

Utetto < 0,27 W/m2K

2

1

2

Da sinistra: la posa di un modulo dell’elemento portante della copertura; la posa del solaio di copertura, giuntato a pettine, sulla trave di colmo appositamente sagomata; il colmo a giunzione ultimata.

3

Nel disegno in alto, le strutture portanti delle due falde del tetto vengono avvitate sulla trave sagomata di colmo. Nel disegno in basso, invece, la struttura portante del tetto è giuntata a pettine: gli elementi portanti dei solai delle due falde sono prima di tutto incatenati tra di loro e quindi avvitati sulla trave sagomata di colmo. Normalmente, tra la struttura del solaio e la trave di colmo viene posato uno strato di sughero, come ben rappresentato nelle fotografie in basso a sinistra e al centro.

Disegno e foto: Legnolego, Arcugnano (VI)

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ancoraggio

elementi monolitici in legno lamellare 1 listelli del colmo (2x40/60 mm, a seconda del tipo di copertura) 2 dado M12 3 rondella, (fi 36x2,5 mm) 4 barra filettata M12 (l=340 mm) 5 trave di colmo 6 chiusure in legno lamellare 7 chiodo BMF (6x280 mm) 8 travi portanti

1

Stratigrafia della copertura, dall’estradosso: - rivestimento copertura - listello portategole (60/40 mm) - listello per ventilazione (100/45 mm) - guaina respirante (Sd ca. 0,05 m) - doppio strato di isolante - barriera al vapore (Sd 20,5-8 mm) - perlinato (32 mm)

8

8

Utetto = 0,18 W/m2K

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6

7

5

Da sinistra: la trave di colmo sporgente su cui poggiano due travi secondarie; l’intradosso di una copertura a due falde; l’intradosso di una struttura più complessa con una trave di colmo su cui si innestano le travi secondarie.

Le travi portanti della copertura sopra rappresentata poggiano su pareti in legno monolitiche composte da lamelle di abete, saldate fra loro con colla senza formaldeide e piallate, dello spessore di 10 cm a cui seguono gli strati di isolamento e finitura. Per una copertura con orditura a vista all’intradosso, le travi portanti appoggiano sulla trave di colmo e sono ad essa collegate da due chiodi BMF 6x280 mm. L’unione tra le due travi portanti è ulteriormente rinforzata da una barra filettata M12, di lunghezza variabile a seconda delle sezioni delle travi. Le chiusure tra una coppia di travi a l’altra viene eseguita con pezzi di legno lamellare opportunamente sagomati.

Disegno e foto: Arcadia Biocase s.r.l. partner Riko Haus, Busca (CN)

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dettagli


sagomatura, ancoraggio

travi portanti 1 trave di colmo 2 trave portante della struttura tetto 3 viti di ancoraggio 4 sottocolmo di ventilazione Stratigrafia della copertura, dall’estradosso: - trave primaria portante - travetto secondario portante - doppio tavolato in perline di abete - telo freno vapore nastrato di tenuta all'aria - isolamento termico in fibra di legno (8+6 cm) Ds 155 kg/m3 e 1,9 cm di Ds 255 kg/m3 - telo traspirante impermeabile di tenuta al vento - camera aperta di ventilazione su morali in legno di abete - graticcio di morali reggimanto - manto in coppi di argilla antichizzati - listello reggi coppessa su portalistello metallico - sottocolmo di ventilazione antipioggia - coppessa di chiusa colmo

4

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1

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Utetto = 0,23 W/m2K Sfasamento = 12 h Fattore di attenuazione = 0,1 Da sinistra: posa dello strato isolante sul telo di freno a vapore e di tenuta all’aria; la realizzazione del sottocolmo di ventilazione con integrazione della linea vita; l’impermeabilizzazione del sottocolmo di ventilazione.

Il sistema costruttivo della copertura prevede travi a vista di colmo e secondarie in legno lamellare (ancorate alle primarie con tasche a coda di rondine integrate con vitoni opportunamente dimensionati). Il tavolato a vista e il secondo tavolato di irrigidimento strutturale risultano chiodati alle travi secondarie. Sopra tale strato, si posizionano: il freno a vapore con la nastratura di tenuta all’aria, lo strato isolante, il telo impermeabile di tenuta al vento. I coppi sono quindi posati a secco su listelli di opportuna dimensione e passo. Ai fini della tenuta all’aria e all’acqua, i teli del freno a vapore e traspirante, in corrispondenza dei vitoni, sono dotati di guarnizioni per dare continuità alla loro funzione. Il sistema consente di mantenere asciutto il tetto e garantisce ottime prestazioni termiche.

Disegno e foto: Wood Beton Est srl, Noventa di Piave (VE)

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sagomatura, incastro, ancoraggio

pannelli portanti 1 sagomatura della trave di colmo per l’alloggiamento del puntone 2 trave di colmo Stratigrafia della copertura, dall’estradosso: - tegole - controlistelli per ancoraggio tegole - membrana traspirante impermeabile - pannello legno mineralizzato (20 mm) - pannello in fibra di legno (200 mm) - pannello legno mineralizzato (20 mm) - membrana freno vapore - perlinato - travi Utetto = 0,1641 W/m2K Sfasamento = 16 h 46’ Fattore di attenuazione = 0,1206

Da sinistra: nel rendering è evidente la sagomatura dell’incastro femmina della trave di colmo; una fase della posa delle travi; l’intradosso di una falda. Disegno e foto: Natural Building, San Biagio di Callalta (TV)

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Nel dettaglio è presentato il particolare dell’aggancio tra la trave di colmo e i falsi puntoni di un edificio realizzato con sistema costruttivo a pannelli portanti in legno lamellare. L’aggancio tra i due elementi strutturali viene realizzato con un incastro a coda di rondine; la trave di colmo è sagomata con un incastro femmina, il falso puntone con un incastro maschio e l’unione viene poi assicurata mediante apposite viti. L’altezza della trave di colmo può essere mascherata in parte all’interno del pacchetto isolante. In sporgenza, le travi secondarie vengono posate normalmente sopra la trave portante per recuperare lo spessore del pannello utilizzato per isolare la parte riscaldata del volume.

dettagli


sagomatura, incastro, ancoraggio

travi e montanti 1 trave di colmo 2 trave “a coda di rondine” 3 trave in appoggio Stratigrafia della copertura, dall’estradosso: - copertura in tegole di laterizio - listelli di legno porta tegole - contro listelli - telo impermeabile traspirante - isolante ad alto valore di compressione (250 kg/m3) in fibra di legno (22 mm) - isolante ad alto valore di compressione (ca. 150 kg/m3) in fibra di legno (200 mm) - telo freno vapore - rivestimento a vista in perline - travetti a vista

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Utetto = 0,18 W/m2K Udyn = 0,04 W/m2K Sfasamento = 13,2 ore

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Da sinistra: due immagini della costruzione della struttura portante della copertura con incastro “a coda di rondine”; la posa del telo impermeabile traspirante (sullo strato isolante) e la posa dei contro-listelli.

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Una lavorazione “a coda di rondine” consente alle travi dell’orditura secondaria del tetto (incastro maschio) di connettersi con la trave di colmo sagomata con l’incastro femmina (disegno in alto). Un fissaggio meccanico assicura la staticità della struttura portante. Nel particolare del disegno in basso, l’aggancio dei falsi puntoni alla trave di colmo avviene in appoggio. In tutti e due i casi il pacchetto di copertura si completa con un doppio strato di isolamento in fibra di legno di diversa densità e con una camera di ventilazione sotto il manto in laterizio.

Disegno e foto: LignoAlp, marchio registrato della DAMIANI-HOLZ&KO S.p.A., Bressanone (BZ), Nova Ponente (BZ)

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