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legnoarchitettura
rivista trimestrale
anno IV – n 12, luglio 2013 ISSN 2039-0858
Numero di iscrizione al ROC: 8147
direttore responsabile
Ferdinando Gottard
redazione Lara Bassi, Lara Gariup
editore
EdicomEdizioni, Monfalcone (GO)
redazione e amministrazione
via 1° Maggio 117
34074 Monfalcone - Gorizia
tel 0481 484488, fax 0481 485721
progetto grafico
Lara Bassi, Lara Gariup
stampa Grafiche Manzanesi, Manzano (UD)
Stampato interamente su carta con alto contenuto di fibre riciclate selezionate
prezzo di copertina 15,00 euro abbonamento 4 numeri
Italia: 50,00 euro - Estero: 100,00 euro
Gli abbonamenti possono iniziare, salvo diversa indicazione, dal primo numero raggiungibile in qualsiasi periodo dell’anno distribuzione in libreria
Joo Distribuzione
Via F Argelati 35 – Milano
copertina
Naturum Tåkern Wingårdh
Arkitektkontor AB
Foto: Tord-Rickard Soderstrom
È vietata la riproduzione, anche parziale, di articoli, disegni e foto se non espressamente autorizzata dall’editore
Traverso-Vighy 6 87 95 105
Alterazione dei rivestimenti di legno privi di trattamento
un ponte costruito in verticale posa a secco del parquet in legno
12 2 4 6 4
Foto: Paola de Pietri
Foto: Alessandra Chemol o
12 legnoarchitettura
Foto Eson Lindman
dettagli
incontri techné strutture
TVZEB traverso-vighy 12
Naturum Tåkern Wingårdh Arkitektkontor AB 2 4
House H Hiroyuki Shinozaki Architects 34
Ampliamento residenziale Nunzio Giarratana44
Wälderhaus 54
Andreas Heller Architects & Designers
Polo scolastico studio Contini 64
Residenze A.L.E.R.
5+1AA srl Alfonso Femia Gianluca Peluffo 74
4 4
54 F o t o © E n e s a C a v o a F o o F u m h k o k e m o o
12 progetti C e d s : W ä l d e r h a u s K a u s F r a h m 74 34
Traverso-Vighy
I progetti dello studio vicentino sono caratterizzati fin dagli inizi da leggerezza, prefabbricazione, costruzione a secco, attenzione all’illuminazione e alla sostenibilità
Giovanni Traverso ne illustra la filosofia e l’approccio progettuale volto alla ricerca di un modo diverso di costruire, strettamente legato al rispetto del territorio, inteso anche culturalmente ed economicamente, e con un uso moderato e consapevole delle risorse
L’edificio, addossato alle mura cittadine, è stato restaurato liberandolo dalle partiture interne oggetto di una ristrutturazione negli anni ‘50 All’interno è stata montata una struttura indipendente in lamellare di larice che sostiene i solai e la copertura e collabora con la muratura a fini antisismici
Il legno è un materiale che si ritrova in molti dei vostri progetti di architettura ma anche di interni e di design: quali sono le qualità che vi portano a privilegiarne l’utilizzo?
Consideriamo il legno come materiale naturale per eccellenza È autoprodotto dalla natura combinando la luce del sole con i sali minerali della terra e l’anidride carbonica dell’aria È un materiale versatile e riciclabile Le sue lavorazioni richiedono bassi impieghi di energia e alla fine della sua vita in architettura può nuovamente essere impiegato per produrre energia È inoltre un materiale “colto”, perché la tradizione ne riporta le tecniche di lavorazione, le finiture e i trattamenti per farlo resistere all’uso e agli agenti atmosferici
Ci piace utilizzarlo per far dialogare i nostri progetti con il paesaggio; attraverso la sua ossidazione si confonde e si inserisce con disinvoltura nei contesti naturali
Le vostre architetture sono caratterizzate dal montaggio in cantiere di componenti realizzati fuori opera integrando tecnologie industriali e lavorazione artigianale: quali sono i vantaggi ed eventualmente i limiti di questo approccio?
I vantaggi sono quelli di riuscire a offrire un’architettura precisa e di qualità, dove è possibile controllare in modo puntuale tempi e costi di costruzione, cercando di ridurre al minimo i possibili imprevisti di cantiere Ovviamente questo comporta una progettazione at-
CASA CESCHI – Vicenza (2011)
6 legnoarchitettura 12 incontri
incontri
F o o A e s s a n d a C h e m o l o
F o t o A e s s a n d r a C h e m o o
Sopra, CASA DELLA VENDEMMIA – Selva di Montebello (2006) L’edificio domina la valle coltivata a vigneti Il sistema di chiusure in legno di larice e cedro modula il suo rapporto con la luce naturale e il paesaggio circostante
A destra, COLOMBAIA – Colli Berici (2009). La colombaia di Casa Marcoaldi, una piccola costruzione con struttura in acciaio zincato e tavole di larice curvate a freddo.
tenta e completa, dove tutte le scelte del committente, così come le consulenze specialistiche relative a impianti e strutture devono convogliare nel nostro progetto esecutivo La difficoltà è quella di anticipare in fase di progettazione il coordinamento tra le diverse maestranze, cercando di semplificare e pianificare in modo preciso le fasi di montaggio in sito
Il concepire la costruzione come un assemblaggio in opera presuppone un’attenta progettazione di ogni dettaglio; come cambia il lavoro del progettista rispetto alla costruzione tradizionale?
Tendiamo a progettare strutture modulari e prefabbricabili e, per quanto gli elementi costruiti fuori opera abbiano talvolta una forte componente artigianale, ciò abbatte in maniera significativa i tempi di esecuzione e rende la nostra presenza in cantiere quasi superflua
Per contro il lavoro di progettazione è complesso e comporta un continuo confronto con consulenti, realtà produttive e maestranze artigiane
Se da un lato aumenta in modo significativo la nostra responsabilità su tutto il processo di costruzione, dall’altro riusciamo a controllarne la qualità in tutti i suoi aspetti
L’assemblaggio richiede anche grande attenzione alle connessioni fra i diversi componenti e tra i diversi materiali Nei vostri lavori, ad esempio il tavolo Muvrino, gli interni del battello Ave Maria o Casa Ceschi, gli elementi di collegamento sono a vista, scelta che valorizza e rende chiara la loro funzione. In che maniera affrontate il progetto
8 legnoarchitettura 12 F o o N o m e C o g n o m e
incontri F o o C a u d o N a v o n e F o t o C a u d o N a v o n e
F o o A b e t o S n g a g l a
di realizzazioni a scala e funzioni così diverse?
Il metodo di progetto è analogo e indipendente dalla scala di intervento
È un continuo lavoro di analisi, sintesi e coordinamento: da un lato normative, esigenze e funzioni, dall’altro capacità produttive ed esperienze tradizionali È un processo di scomposizione e ricomposizione che permette di analizzare e risolvere complessità sempre crescenti È un lavoro circolare a cui partecipano i nostri collaboratori, ma anche specialisti, produttori e artigiani Essendo i nostri lavori connotati da un certo livello di sperimentalità, il processo di progettazione passa spesso anche attraverso la prototipazione, soprattutto per quanto riguarda i nodi costruttivi
Ogni lavoro fa poi tesoro delle esperienze costruttive precedenti e il percorso di ricerca costruttiva è continuo tra una progettazione e la successiva
Questo metodo ci porta in campi progettuali molto diversi, in cui ogni volta importiamo la nostra esperienza, ma dobbiamo anche essere pronti ad apprenderne le specificità
Uno dei lavori di massima complessità, ad esempio, è stato la progettazione della nave fluviale Ave Maria Si tratta di un progetto a scala territoriale che riscopre le vie fluviali tra Mantova e Venezia, ma anche di un complesso progetto per la costruzione della prima nave fluviale italiana a basso impatto ambientale, certificata da Bureau Veritas Strutture, impianti, partizioni e arredi sono stati pianificati e coordinati, facendo spesso ricorso a prefabbricazioni fuori opera, per contenere al minimo i tempi di cantierizzazione e raggiungere elevati standard di confort e sicurezza
Quali criteri guidano la scelta e l’abbinamento dei materiali e la loro lavorazione?
Prediligiamo materiali leggeri e riciclabili, quali l’acciaio, il legno, il vetro e i materiali tessili Materiali che possono essere lavorati con tecnologie a controllo numerico, garantendo economicità, precisione e totale integrazione con i nostri sistemi di progettazione Cad A questi materiali spesso affianchiamo, soprattutto per le finiture delle superfici esterne, materiali e lavorazioni che derivano dalla tradizione artigiana del territorio
Avete utilizzato diverse lavorazioni per le parti in legno nelle vostre architetture, pensiamo ad esempio alle diverse finiture dello studio per un designer di occhiali a Vicenza, gli elementi curvati della colombaia realizzata ad Arcugnano o ai progetti d’interni Come nascono queste scelte e qual è il rapporto con le maestranze che le realizzano? Il nostro lavoro è sempre connotato da elementi innovativi, ma ci piace anche pensare che sia in continuità con il passato Ci piace attingere alle tecniche costruttive tradizionali reinterpretandole e piegandole a nuove esigenze espressive La nostra curiosità per il detta-
In alto: MUVRINO – Nero3, 2005 Tavolo in multistrato di betulla e alluminio tornito, prodotto da Nero3 Le sue forme, lavorate da una macchina a controllo numerico, sono derivate da quelle di tre ciottoli raccolti nella spiaggia di Galeria, in Corsica
Sopra, AVE MARIA – Mantova (2011) Interni della Nave Fluviale Ave Maria che settimanalmente unisce Mantova a Venezia per vacanze in barca e bici La nave è stata ragionata per massimizzare il confort dei passeggeri e il rispetto dell’ambiente fluviale attraverso l’uso di tecnologie di recupero energetico e di contenimento delle emissioni.
9 F o t o A l b e r o F e e o
F o o G a n n S a b b a d n F o t o A e s s a n d r a C h e m o o
Sopra, TVZEB – Vicenza (2012)
Lo studio Traverso Vighy ha sede in questo edificio sperimentale a energia zero La struttura in larice lamellare e acciaio zincato è completamente realizzata a secco cosi da consentirne lo smontaggio e il riciclaggio a fine vita restituendo il sito all’ambiente naturale
glio e per i metodi costruttivi della tradizione viene supportata dall’esperienza degli artigiani; condividendo con loro idee ed esperienze riusciamo a porre le base per la messa a punto di nuovi sistemi costruttivi
In uno dei nostri primi lavori, lo studio per un designer di occhiali a Vicenza, abbiamo utilizzato un rivestimento esterno in tavole di larice a taglio di sega Come nella tradizione costruttiva di baite e fienili, all’esterno il legno grezzo invecchia naturalmente al sole e alla pioggia; all’interno è trattato con cera d’api e, dove le superfici sono esposte all’acqua e al vapore, bruciato e spazzolato Nella Casa della Vendemmia abbiamo invece utilizzato un complesso sistema motorizzato di lamelle in legno ricurvo, un filtro che modula il rapporto tra spazio interno, paesaggio e luce naturale In questo caso la scelta è ricaduta sul legno di cedro per la sua leggerezza e stabilità Nella colombaia di Casa Marcoaldi le tavole di larice sono state curvate a freddo, forzandole sulla sottostante struttura di acciaio zincato
In questo processo di sperimentazione il progetto diventa occasione di ricerca con le maestranze e le aziende coinvolte
Crediamo sicuramente che la struttura economica del nostro territorio, fatta di piccole imprese altamente specializzate e di maestranze artigiane plurigenerazionali, abbia eccezionali potenzialità per lo sviluppo dei nostri progetti, rendendo pensabili, prototipabili e producibili sistemi prefabbricati anche in serie molto limitate
Le vostre costruzioni sono caratterizzate da leggerezza, prefabbricazione, economia di risorse e attenzione all’illuminazione e alla sostenibilità
Ci descrivete la vostra filosofia progettuale?
Siamo molto legati al nostro territorio, al suo paesaggio, alle sue persone e alla sua cultura
Il nostro atteggiamento di leggerezza, quasi di reversibilità, è in qualche modo espressione di una neces-
sità di cambiamento rispetto a un modo di costruire che ha cementificato il territorio, in maniera incontrollata Pensiamo che un costruire diverso sia possibile, un costruire che tragga esempio dallo stato di necessità dell’architettura tradizionale e che possa avvalersi delle straordinarie capacità e competenze produttive del territorio Ci piace progettare le nostre strutture leggere, possibilmente indipendenti dal contesto nel quale si inseriscono, ricercando un dialogo con esso
Quando un domani ne terminerà la loro funzione, potranno essere trasformate o smontate, il loro sito restituito al paesaggio e i loro componenti riciclati
È una visione, citando Simon Velez, “vegetariana” dell’architettura che volutamente fa un uso moderato e attento delle risorse, cercando di massimizzare il rapporto con l’ambiente nel quale sono inserite e l’uso delle sue risorse, quali la luce naturale, il vento o la geotermia Il concetto di sostenibilità non è solo rivolto all’ambiente ma anche a chi utilizza gli spazi
Nella progettazione dei nostri spazi poniamo molta attenzione al comfort e al benessere delle persone, cercando di dare risalto alla continuità visiva con gli spazi esterni, al ritmo circadiano della luce naturale, all’acustica e agli aspetti termo igrometrici
Negli ultimi progetti l’attenzione alla sostenibilità è cresciuta coinvolgendo tutti gli aspetti, dalla luce ai materiali, dall’attenzione agli aspetti energetici fino al coinvolgimento di aziende locali secondo la filosofia del chilometro zero Quanto è importante il legame con il contesto e il territorio?
Crediamo fortemente che l’architettura debba tornare a essere espressione del luogo nel quale si trova Sia per ragioni legate alla sostenibilità, sia per aspetti più largamente culturali, sociali e di sviluppo economico
Il vostro studio, il Tvzeb che pubblichiamo in questo numero, sembra riassumere tutti gli aspetti del vostro modo di fare architettura e forse va oltre delineando un diverso stile di vita: è un caposaldo per affrontare nuove sfide?
Sicuramente Tvzeb riassume in modo completo molte delle esperienze fatte in passato e si pone come esempio di edificio sostenibile, non solo perché a energia zero, ma perché frutto del lavoro e della passione di una stretta rete di aziende locali che, con il supporto scientifico dell’Università di Padova, hanno saputo combinare in modo univoco soluzioni ad altissima tecnologia con l’uso di materiali e lavorazioni tradizionali
Per il prossimo futuro ci piacerebbe impegnarci in progetti di più ampio respiro, in cui estendere la filosofia di sostenibilità e autosufficienza energetica a scala urbana o a livello di territorio
Per approfondimenti: www traverso-vighy com
10 legnoarchitettura 12
incontri F o o F a n c e s c o C a s a g n a
DESIGNER’S STUDIO –Vicenza (2000)
Lo studio per un designer di occhiali è stato realizzato in legno di larice e acciaio I rivestimenti sono in tavole di larice con trattamenti diversi: a taglio di sega nelle superfici esterne, piallate e trattate a cera all’interno, bruciate e spazzolate negli spazi soggetti a umidità, come bagno e sauna.
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o t o R o b e t o S a c c a r d o
F
F o o R o b e r o S a c c a d o F o o R o b e r o S a c c a d o
traverso-vighy tvzeb Vicenza F o o : A e s s a n d a C h e m o l o
1
Il fronte sud con la passerella che conduce all’ingresso al primo piano dello studio
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Il corpo secondario e lo studio sono caratterizzati dal differente rivestimento: tavole di larice e acciaio cor-ten.
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Vista da nord-est del tvzeb, acronimo di Traverso Vighy zero energy building Il colore del rivestimento in cor-ten si armonizza con l’ambiente circostante
14 legnoarchitettura 12 progetti 2 1
F o t o A l e s s a n d r a C h e m o o F o o : A e s s a n d a C h e m o o
Ubicazione: Costabissara (VI)
Progetto: arch. Giovanni Traverso, arch Paola Vighy, arch Giulio Dalla
Gassa, arch Elena Panzatraverso-vighy, Vicenza
Analisi climatica: Dipartimento di Fisica Tecnica - Università di Padova
Alberto Zecchin, Michele De Carli, Valeria De Giuli, Giuseppe Emmi, Massimiliano Scarpa, Giacomo Villi, Angelo Zarrella
Strutture: ing Loris Frison, Bassano del Grappa
Impianti: ing Marco Sabbatini, ing Lorenzo Barban S I A , Vicenza
Lavori: novembre 2011-luglio 2012
Superficie utile: 190 mq
Volume: 940 mc
Importo dell’opera: 350 000 €
Una sperimentazione a energia zero
La nuova sede dello studio Traverso-Vighy non è solo un edificio sperimentale a energia zero ma anche un progetto che mira a ridurre fortemente l’impatto ambientale della costruzione con un approccio legato alla ‘leggerezza’ e al rispetto del territorio, inteso non solo nella sua accezione fisica ma anche economica e culturale Immerso in un bosco sulle colline di Vicenza, a pochi chilometri dal centro, tvzeb è un edificio pensato per inserirsi armoniosamente nel contesto, appoggiandosi appena al terreno e sfruttando le risorse naturali e locali (la luce, la radiazione solare, il calore del terreno, la legna del bosco) per garantire il confort e il benessere Il rispetto dell’ambiente e del territorio ha portato a una costruzione reversibile, assemblata a secco, con le diverse parti realizzate con materiali riciclati e/o riciclabili provenienti, così come le tecnologie necessarie al suo funzionamento, da un raggio di circa 70 km dal sito di costruzione Il rispetto del territorio si estende anche al fine vita dell’edificio che, un giorno, una volta terminata la sua funzione, potrebbe anche essere completamente smontato riciclandone i materiali e restituendo il sito all’ambiente e al paesaggio
All’edificio si accede attraverso un percorso che dal parcheggio e dall’abitazione dei due titolari conduce a una passerella che fa da ponte tra l’ambiente naturale e l’interno Lo studio è composto da due corpi distinti Quello principale ha una forma a imbuto per massimizzare il contributo solare passivo nei mesi invernali proteggendolo dal surriscaldamento in quelli estivi; le pareti sud e nord, completamente vetrate, favoriscono l’apporto di luce naturale e la vista mettendo in relazione l’ambiente di lavoro con il contesto naturale e i suoi mutamenti Materiali e finiture esterne (acciaio cor-ten, legno di larice) sono pensati per essere facilmente assimilabili alla natura circostante, nel tentativo di insinuarsi con leggerezza sul terreno e adattarsi all’ambiente grazie all’ossidazione e all’invecchiamento dei materiali La struttura portante è in larice lamellare e acciaio zincato, sospesa sulle due linee di fondazione longitudinali Tutti gli impianti sono a elevata efficienza e consentono, grazie anche alla coibentazione dell’involucro, di ridurre i consumi energetici e rendere autosufficiente l’edificio
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F o t o A l e s s a n d r a C h e m o o
2
3
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5 - laboratorio
6 - corte incassata
7 - centrale termica
8 - cucina
sezione longitudinale 1
pianta del piano superiore
16 legnoarchitettura 12 progetti
pianta del piano terra
di ingresso
- loggia
- ufficio
- terrazza
- open space
trasmittanza media elementi costruttivi
pareti esterne, U = 0,18 W/m2K copertura, U = 0,18 W/m2K solaio contro terra, U = 0,18 W/m2K superfici vetrate, Ug = 1,1 W/m2K
prestazioni energetiche
per riscaldamento: 17,3 kWh/m2 anno emissioni di CO2: 2,73 kg CO2/m2 anno
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A sinistra il corpo secondario rivestito in tavole di larice con la sala riunioni e una piccola cucina al piano terra e, al primo piano, la terrazza riparata dai pannelli fotovoltaici.
17 4 prospetto nord prospetto sud
F o o : A e s s a n d a C h e m o l o
5
L’ambiente al primo piano si affaccia sula loggia d’ingresso
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Lo spazio di lavoro rivolto a sud
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Il pannello traslucido dietro la scala in acciaio separa il laboratorio per la realizzazione dei plastici
All’interno dell’edificio l’illuminazione naturale è integrata da un sistema di luce artificiale variabile per quantità (intensità luminosa) e qualità (temperatura di colore) Barre led, a pavimento e sulle pareti, diffondono sulle superfici verticali in alluminio zigrinato una luce miscelata di tre led selezionati a 4000°K, 6000°K e ambra Le miscele emulano e integrano in modo dinamico lo spettro della luce naturale esterna rendendo possibili anche azioni correttive della temperatura di colore interna nei giorni di nebbia o neve
18 legnoarchitettura 12 5 6 7
F o o : A e s s a n d a C h e m o o F o o A e s s a n d a C h e m o l o F o o A e s s a n d a C h e m o o
1 strato di ventilazione (80 mm) intervallato da murali 60x60 mm
2 lastra Riverclack 55 piegata 84°
3 scossalina in Corten a protezione dei fori per la ventilazione
4 rivestimento in Corten aggraffato
5 strato di ventilazione (50 mm) intervallato da murali 60x30 mm ogni 1000 mm
6 membrana in goretex
7 strati di isolante (90+90 mm) intervallati da murali incrociati
8 tavolato maschiato (44 mm)
9 pannello di spaccato di legno e leganti inorganici
10 portale lamellare
11 boiserie multistrato (20 mm) e alluminio chicco di riso, pannello apribile con meccanismo
8
Il cor-ten durante la posa e prima della completa ossidazione
12 canaletta per alloggiamento
lampade
13 pedana tecnica, finitura in alluminio naturale
14 cappa c a
15 lamiera grecata Hi-bond
16 travi della struttura di base in acciaio
17 isolante
18 lamiera sagomata
19 pavimento radiante, finitura superficiale a resina
20 massetto impianti
21 strati di isolante (90+90 mm) intervallati da morali incrociati
22 travi della struttura di base in acciaio
23 modulo inferiore con gocciolatoio, altezza costante (200 mm)
24 lamiera parapassero con fori per ventilazione
1 2 5 6 9 10 13 14 3 4 7 8 11 12 15 16 17 18 21 22 19 20 23 24 9 5 6 4 7
sezione trasversale
8
1 tavolato maschiato (44 mm)
2 portale lamellare
3 pannello di spaccato e leganti inorganici
4 anima di connessione tra pannelli
5 chiodi ø 2 8 ring (passo 80 mm), in alternativa vite tps ø 4 (passo 120 mm)
6 viti di connessione ø 8 (passo 250 mm)
7 morale
8 tassello M12x240 (passo 1000 mm)
9 staffa hold-down con tassello M12x160 posizionata su angoli e vicino aperture
20 legnoarchitettura 12 progetti 1 2 5 6 9 3 3 4 7 8
F o o A e s s a n d a C h e m o l o
fronte nord
La stanza dei collaboratori dello studio
Le grandi vetrate a sud e a nord hanno un serramento appositamente sviluppato costituito da travi reticolari che irrigidiscono i pannelli di vetro per resistere alla spinta orizzontale del vento.
21 9 10 9
10
Il
F o o A e s s a n d a C h e m o o
11
L’impianto fotovoltaico sopra la terrazza del corpo secondario.
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Il locale impianti (sistema di geotermia con pompa di calore alimentata dall’impianto fotovoltaico e ventilazione meccanica controllata)
Struttura e impianti
L’intero edificio poggia su due cordoli in calcestruzzo armato sui quali è stato montato un solaio metallico assemblato in cantiere e fissato con barre filettate e resina epossidica alle fondazioni La struttura del solaio è in travi e lamiere grecate collaboranti, completata con un getto di cemento armato Su questa sono fissati 9 telai di legno lamellare che reggono anche le travi dell’impalcato del primo piano, anche questo con struttura metallica (travi di acciaio UNP e lamiera grecata) I telai in lamellare hanno sagoma variabile secondo l’andamento planimetrico e le pendenze della copertura L’unione tra le parti in legno e le piastre metalliche è garantita da perni metallici con estremità lavorate al tornio per l’autocentratura, ottenendo una maggiore precisione nel montaggio (tolleranza di 2 mm tra elementi in legno e travi metalliche) La struttura è stata chiusa con tavolati di larice dello spessore di 55 mm e con pannelli di Xlam sulle pareti longitudinali con funzione di controventi L’isolamento è in pannelli di fibra di poliestere ottenuta dal riciclaggio di bottiglie di plastica (due strati da 90 mm ciascuno) Il rivestimento dell’edificio principale è in lastre di cor-ten aggraffato, mentre il corpo secondario, con l’impianto fotovoltaico da 5,6 kWh in copertura, è in tavole di larice Tutti i materiali sono stati selezionati perché riciclati e riciclabili A questo scopo, ad esempio, tutti i materiali interni ed esterni sono privi di verniciature e finiture superficiali, accettando la naturale ossidazione e l’invecchiamento come valore intrinseco L’edificio è riscaldato e raffreddato attraverso un sistema geotermico con pompa di calore ad aria (alimentata dall’impianto fotovoltaico), una caldaia a legna che sfrutta le potature del bosco e un impianto meccanico di ventilazione con recuperatore a flussi incrociati ad altissima efficienza Nelle mezze stagioni ricambio d’aria e regolazione della temperatura sono garantiti dalla ventilazione naturale attivata da un sistema di aperture automatizzate gestito da sensori Il progetto è stato realizzato in collaborazione con il Dipartimento di Fisica Tecnica dell’Università di Padova che provvederà anche a monitorarne le prestazioni
1 struttura portante in lamellare di larice
2 solaio in metallo e cls
3 solaio sospeso in metallo e cls
4 fondazioni in cls e roccia
5 rivestimento in cor-ten
6 pannelli in legno isolati
7 superfici vetrate
8 rivestimento in doghe di legno
9 pannelli in legno isolati
10 pavimento contro terra isolato
22 legnoarchitettura 12 progetti
struttura involucro 1 2 5 6 9 10 3 4 7 8
11 12 F o t o A e s s a n d r a C h e m o o F o t o A e s s a n d r a C h e m o o
A sinistra: i due cordoli di fondazione in cemento armato sono gli unici elementi costruiti in cantiere, ancorati ogni 2 m alla roccia sottostante con barre in acciaio diametro 30 mm
A destra: la fabbricazione in officina della base metallica.
A sinistra: il solaio è realizzato con lamiere grecate collaboranti Hi-Bond, completato successivamente con un getto di cemento armato.
A sinistra in basso e a fianco: il montaggio della struttura in legno lamellare. Gli elementi sono uniti con piastre e perni metallici con estremità lavorate al tornio per l’autocentratura
A sinistra: la struttura portante, composta da 9 telai in lamellare di larice, è stata montata in 3 giorni
A sinistra in basso: il solaio intermedio è costituito da una struttura in travi di acciaio UNP e lamiera grecata ispirata ai ponti delle navi
Il rivestimento dell’edificio principale è stato realizzato in lastre di cor-ten aggraffato
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F o o E s o n L n d m a n
Wingårdh Arkitektkontor AB
Naturum Tåkern
Glänås (S)
1 In primo piano, l’ala ovest del Centro; in fondo si vede l’ingresso raggiungibile dalla passerella che si snoda all’interno dell’area
2 Vista d’insieme: da sinistra il Centro Visite, al centro il fabbricato adibito a servizi e a destra, in primo piano, la torre del birdwatching
1
26 legnoarchitettura 12 progetti 2 F o t o T o r dR c k a r d S ö d e r s r ö m F o o T o dR c k a d S ö d e s t ö m
Sul lago, tra le canne
Ubicazione: Glänås (S)
Committente: Naturvårdsverket (Agenzia Svedese per la Protezione dell’Ambiente), Stoccolma (S)
Progetto: Wingårdh Arkitektkontor AB: Gert Wingårdh, Jonas Edblad, Stoccolma (S)
Collaboratori: Ingrid Gunnarsson, Aron Davidsson, Jannika G Wirstad, Peter Öhman, Danuta Nielsen, Björn Nilsson
Gestione del progetto: TP Group/ Sundbaums Byggprojektering AB (S)
Strutture: Cowi, Göteborg (S)
Climatizzazione e Antincendio: Bengt Dahlgren AB (S)
Elettrico: WSP, Stoccolma (S)
Acustica: Akustikforum AB, Göteborg (S)
Appaltatore centro visitatori: Skanska
Sverige AB, Stoccolma (S)
Appaltatore torre birdwatching: Håkan
Ströms Byggnads AB, Motala (S)
Date progetto: 2008-2012
Superficie totale: 750 m2
Negli ultimi anni molte delle riserve naturalistiche più interessanti della Svezia si sono arricchite di centri per visitatori, strutture progettate per intensificare l’esperienza sensoriale nella natura delle persone che fruiscono di queste oasi Uno di questi centri sorge sulle sponde del lago Tåkern, in mezzo a enormi estensioni di canne palustri e ampie spiagge, e costituisce l’elemento principale di una serie di misure – una torre per il birdwatching, percorsi e passerelle – volte ad esaltare le qualità dell’ambiente lacustre
L’edificio, frutto di un concorso a inviti indetto nel 2007 e inaugurato nel 2012, si inserisce nel paesaggio armonicamente grazie alla sua grande copertura di canne palustri che, senza soluzione di continuità, costituisce anche le pareti della costruzione Pur sembrando un blocco solido e compatto ritagliato tra le canne, il fabbricato si sviluppa a C a proteggere dal vento una corte che diventa un’ulteriore stanza a cielo aperto
La sagoma raccolta, coadiuvata dalla struttura a telaio in legno ben isolata, consente di ridurre al minimo i consumi energetici
Quasi a volersi confondere con la natura, il Centro è dotato di poche aperture, che rispondono alla necessità di illuminazione naturale delle aree espositive interne e di godimento della vista dell’ambiente naturale da parte dei visitatori Un lungo lucernario sostituisce il colmo del tetto (parte critica e vulnerabile di una copertura in canne) illuminando dall’alto l’esposizione, una finestra in asse con l’ingresso richiama il visitatore verso la sala mostre mentre una vetrata sul patio lo accompagna all’esposizione dove un lungo e basso nastro vetrato nell’angolo riporta panoramicamente l’orizzonte e la natura all’interno della sala
L’intera area del Centro, completata da un fabbricato a uso servizi e da una torre di osservazione degli animali, è interconnessa da un sistema di passerelle che consente l’accesso anche ai portatori di handicap con sedia a rotelle, superando facilmente, grazie una rampa di 140 m di lunghezza, il dislivello di 5 m della torre di birdwatching
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28 legnoarchitettura 12 progetti
pianta del Centro Visite
sezione est-ovest
F o o T o dR c k a d S ö d e s t ö m 3
sezione nord-sud
pianta primo piano dell’osservatorio pianta della copertura dell’osservatorio
3
La “stanza all’aperto” è creata dal ripiegarsi del volume dell’edificio e diventa punto di osservazione all’esterno del Centro Visite
4
La torre di osservazione con la lunga passerella che consente di superare il dislivello di 5 metri dalla quota di terra.
29 4
prospetto nord
pianta piano terra dell’osservatorio faunistico
F o o : E s o n L n d m a n F o o E s o n L n d m a n
sezione AA
prospetto nord-est
1 colmo in vetro con telaio in acciaio a sezione quadrata
2 alimentazione aria (foro diametro 100 mm nel pannello)
3 condotto per l'aria di mandata nell'intercapedine
4 illuminazione integrata
5 termoconvettore
6 bocchette di immissione aria calda dai convettori (105x600 mm) ricavate nel pannello di legno
7 griglie alimentazione aria
Nodo copertura-colmo
vetrato (A), dall’esterno:
- canne
- sottofondo in feltro
- assito maschio-femmina (23x95 mm)
- montante verticale (45x95 mm)
- isolamento (95 mm)
- montante verticale (45x70 mm)
- isolamento (70 mm) con strato separatore (0,2 mm)
- cartongesso (13 mm)
Copertura (B), dall’esterno:
- canne (250-280 mm)
- sottofondo in feltro
- assito maschio-femmina (23 mm)
- struttura a telaio in legno lamellare
- isolamento
- barriera al vapore
- montante in legno (45x45 mm)
- geotessile
- montante (45x70 mm)
- controlistello (28x70 mm)
Parete (C), dall’esterno:
- canne (250-280 mm)
- sottofondo in feltro
- assito maschio-femmina (23 mm)
- struttura in legno
- isolamento
- barriera al vapore
- compensato (12 mm)
- struttura in legno
- montante in legno (45x120 mm)
- montante (45x45 mm)
- controlistello (28x45 mm)
- pannello in legno non trattato (16x95 mm)
Solaio contro terra (D), dall’interno:
- parquet massiccio (22 mm)
- montante in legno (45x95 mm)
- isolamento (95 mm)
- travi in c a
- impermeabilizzazione
- soletta
Copertura (E), dall’esterno:
- canne (250-280 mm)
- sottofondo in feltro
- assito maschio-femmina (23 mm)
- struttura a telaio in lamellare isolamento
- barriera vapore
- tavola secondaria distanziata (28x70 mm)
- listello di supporto
(100x275x5)
- montante in acciaio (90 mm)
- montante in legno (45x45 mm)
- geotessile
- controlistello (28x70 mm)
- pannello in legno non trattato (16x95 mm)
Parete (F), dall’esterno:
- canne (250-280 mm)
- sottofondo in feltro
- assito maschio-femmina (23 mm)
- struttura in legno
- isolamento
- barriera vapore
- struttura in legno
- montante di legno (45x120 mm,1200)
- controlistello (28x45 mm)
- pannello in legno non trattato (16x95 mm)
Dettaglio (G), dall’esterno:
- canne (180 mm)
- sottofondo in feltro
- assito maschio-femmina (23x95 mm)
- controlistello (28x70 mm)
Parete (C) sezione orizzontale, dall’alto:
- sezione orizzontale del pannello in legno avvitato ai montanti (45x45 mm) tra i pannelli
- pannelli avvitati all'interno del montante (22x45 mm)
- termoconvettore (1100x300 mm)
- aria di mandata
30 legnoarchitettura 12 progetti
1 2 3 4 6 7 4 5 E D G F C A B
sezione orizzontale dettaglio B (parete esterna)
sezione orizzontale dettaglio C (parete esterna)
5
La sala mostre all’interno del Centro con il lucernario che funge da colmo della copertura e che consente di illuminare naturalmente dall’alto l’area
6
L’interno dell’angolo nord-est con la vetrata che diventa un ulteriore punto di osservazione
31
5 F o o : T o dR c k a d S ö d e s t ö m 6 F o o E s o n L n d m a n
Una delle tre aperture, posta in asse con l’ingresso, che porta luce naturale all’interno dell’edificio e che guida il visitatore verso la zona espositiva che si apre sulla sinistra
struttura e materiali
La struttura del Naturum Tåkern è realizzata con un semplice sistema a telaio isolato (20 cm) tra le travi, sostenuto da alcuni pilastri centrali in acciaio, coperti con doghe di legno Internamente le pareti sono rivestite con perline di legno, mentre all’esterno 25 cm di canne palustri, materiale che ben si integra nel contesto, pratico e facilmente sostituibile se danneggiato, connotano l’architettura dell’edificio rileggendo la tradizione locale Solo il colmo del tetto, e naturalmente le aperture vetrate, non sono ricoperte dalle canne che si trovano in abbondanza nei dintorni del lago; il colmo è infatti la parte più critica di questo tipo di copertura In questo caso un lucernario svolge la duplice funzione di completare tecnicamente il tetto, preservandolo, e illuminare l’interno con luce zenitale, soluzione particolarmente adatta alle aree espositive La ripidezza delle falde assicura, inoltre, una durata stimata di più di 50 anni
Per il rivestimento del Centro sono stati utilizzati circa 36 milioni di canne provenienti dal raccolto del 2011 della fattoria Väversunda (ogni primavera viene tagliata una piccola parte delle canne che crescono sulle sponde del lago) Ma la canna palustre non è il solo materiale locale utilizzato nell’edificio: c’è anche il calcare Borghamn, proveniente da Omberg, e il pino delle vicine foreste della regione dell’Östergötland
32 legnoarchitettura 12 progetti 7
o t o T o dR c k a d S ö d e s t ö m 7
F
A sinistra, la struttura portante dell’edificio con i pilastri in acciaio a sostenere le travi
A destra in alto, vista d’insieme del Centro da ovest
A destra in basso, la barriera al vapore a protezione della struttura.
A sinistra, la posa delle fascine di canne a rivestimento del tetto.
A destra, l’interno del cantiere con la sottostruttura per il passaggio degli impianti di illuminazione e di ventilazione
A sinistra, preparazione dei fasci di canne (taglio e legatura)
A destra, livellamento manuale della superficie del rivestimento esterno in canne palustri
33
Hiroyuki Shinozaki Architects
House H
Chiba (J)
1
Vista dalla terrazza attraverso la cucina: si notano i telai a Y della struttura portante e, in fondo, la scala che connette il piano terra rialzato ai primi tre solai flottanti.
2
La zona living che si affaccia sull’ingresso e la terrazza interna
36 legnoarchitettura 12 progetti 1
2
Ubicazione: Chiba (J)
Progetto: Hiroyuki Shinozaki, Sota
Matsuura – Hiroyuki Shinozaki
Architects, Shibuya, Tokyo (J); Tatsumi Terado Structural Studio, Nagoya, Aichi (J)
Strutture: Tatsumi Terado Structural Studio, Meguro, Tokyo (J)
Appaltatore: Hirohashi Komuten Lo , Ltd
Lavori: giugno-dicembre 2012
Superficie area: 161,82 m2
Superficie lorda: 115,41 m2
Fotografie: Fumihiko Ikemoto
Un grande open space in verticale
Sviluppata negli anni ‘60 alla periferia di Tokyo, in un quartiere residenziale all’epoca in espansione, House H è stata recentemente ricostruita in modo creativo assecondando le necessità e i desideri dei committenti, una giovane coppia con un piccolo bambino L’esterno interamente bianco, semplice e dalle linee molto pulite, contrasta con l’interno, caratterizzato da un unico spazio suddiviso dalla struttura portante della casa lasciata a vista, una serie di otto telai portanti a Y, in legno lamellare Essi si accavallano l’uno all’altro, sorreggendo il grande tetto a capanna e i sei solai del primo piano e della mansarda, collocati a differenti altezze Questi solai flottanti determinano una serie di mezzanini e di piani soppalcati che possono essere raggiunti mediante una scala di legno, che conduce al primo piano, e da scale a pioli, che permettono l’accesso agli spazi immediatamente al di sopra di questo livello, creando così una varietà di ambienti in una superficie relativamente piccola (64 m2) Il grande tetto è l’elemento che racchiude l’intero spazio sviluppato in verticale, con gli elementi strutturali che diventano parti della quotidianità e simbolo di rinascita e speranza per la giovane famiglia che abita la casa
Il colore bianco, che contraddistingue l’esterno, è ripreso anche internamente abbinato al colore chiaro del legno dei pavimenti, dei solai e degli stessi telai strutturali con finitura a vista Il bianco delle pareti e del tetto permette di immaginare la casa come un’unica grande stanza Funzionalmente l’abitazione è suddivisa in due parti, una costituita dall’area comune al piano terra e l’altra – più privata – che galleggia ai piani superiori e che accoglie la camera matrimoniale, quella del bambino e il “tatami space”, riservato agli ospiti I percorsi della casa sono organizzati attorno alla cucina, al piano terra, zona da cui si può avere una visione globale degli spazi interni e guardare anche all’esterno
Le aperture vetrate, quasi dei tagli nelle facciate, e i lucernari in copertura inondano lo spazio di luce naturale, fornendo anche un’adeguata ventilazione all’edificio che funziona come un unico spazio termico
37
pianta del piano terra
pianta del primo piano
sezione longitudinale
sezione trasversale
38 legnoarchitettura 12 progetti
prospetto est
prospetto nord
3
L’esterno dell’edificio: l’uniformità della colorazione bianca delle pareti e delle falde della copertura è interrotta solamente dalle aperture vetrate e dai lucernari
prospetto sud
prospetto ovest
39 3
Sezione della struttura
interna:
1 trave (105x210 mm)
2 carta da parati con diatomite (9,5 mm)
3 pannello truciolare (9 mm)
4 carta da parati (9 mm)
5 pavimento in compensato di tiglio oliato (9 mm)
6 multistrato strutturale (12 mm)
7 trave (105x150 mm)
8 perno
9 compensato di tiglio oliato (4 mm)
10 pavimento in legno di quercia con trattamento di finitura trasparente
Parete esterna, dall’esterno:
- pittura minerale a spruzzo
- intonaco di malta
- telo impermeabile
- multistrato
- multistrato
- struttura portante isolata
- cartongesso
- carta da parati con diatomite
40 legnoarchitettura 12 progetti 1 2 3 4 5 2 56 1 8 96 10 3 2 7 96
connessione colonna/travi diagonali
struttura e materiali
Le colonne a forma di Y, assemblate fuori opera, sono in legno lamellare (pino Douglas) da 3,5 pollici spazzolato e le parti di connessione delle “Y” sono costituite da elementi metallici (viti, chiodi, piastre, barre filettate)
I telai e le travi del primo piano sono congiunti e fissati tra loro con perni e cavicchi
La finitura di tutti i solai è realizzata in multistrato di tiglio trattato a olio così da fornire, anche visivamente, l’idea di piastre uniche e massicce per il primo piano piano e la mansarda Le pavimentazioni del primo livello sono in legno di quercia, mentre quelle del secondo sono in multistrato di tiglio sbiancato
Le pareti e il grande tetto sono finiti in continuità con lastre di cartongesso e carta da parati con diatomite, un materiale minerale poroso che, per la sua struttura fisica, consente di regolare l’umidità interna e di assorbire elementi chimici dannosi presenti nell’aria, oltre a possedere un effetto adiabatico e buona refrattarietà
Connessione colonna/travi
diagonali:
1 perno
2 trave solaio
3 connessione con barre filettate
4 colonna in legno lamellare (pino douglas) sbiancato e spazzolato
4
Assemblaggio dei telai a Y prima della posa in opera Le tre parti strutturali (la colonna e le due travi diagonali) sono connesse mediante viti, perni e piastre
5
L’unione tra due telai, che si accavallano, e la struttura primaria dei solai, ancora priva del rivestimento, avviene mediante perni e cavicchi metallici
41 4 5
1 2 3 4
6
Uno degli ultimi solai flottanti dell’abitazione, raggiungibile dal piano sottostante mediante una scala a pioli I bracci dei telai a Y” bucano” il primo solaio, dando forma allo spazio
7 Vista della zona living da una delle camere.
8
Entrando nell’edificio e guardando verso la zona pranzo, sono ben identificabili i telai della struttura portante, alcuni lasciati aperti, altri chiusi da lastre di cartongesso
9 La cucina e la zona pranzo dal livello superiore.
42 legnoarchitettura 12 progetti 6 8 9 7
A sinistra: posa in opera dei telai a Y assemblati a terra
A destra: fissaggio delle travi dei solai agli elementi a Y Travi e colonne temporanee supportano la struttura
A sinistra: posa della trave di colmo
A destra: tamponamento delle pareti
A sinistra: pareti e tetto sono coperti con uno strato di gomma bituminosa con funzione impermeabilizzante.
A destra: posa dell’intonaco di malta su rete in fibra di vetro, aggiunta alla rete di acciaio per evitare crepe nelle pareti e in copertura
Ogni superficie del secondo solaio (intradosso, estradosso e chiusure laterali) è rifinita con lo stesso materiale: compensato di tiglio
A sinistra: rivestimento interno della falda del tetto con lastre di cartongesso
A destra: dettaglio della connessione di uno dei telai, prima del tamponamento, con un solaio
43
Nunzio Giarratana
Ampliamento residenziale
Verdello
1 L’angolo sud-est 2 Il fronte sud 3 Il fronte nord 46 legnoarchitettura 12 progetti 2 1
Ubicazione: Verdello (BG)
Progetto: arch Nunzio Giarratana, Verdello (BG)
Strutture: ing Anna Pasta, Bagnatica (BG)
Impianti termici: ing. Andrea Epinati, Trescore Balneario (BG)
Certificatore energetico: arch Silvia
Lazzari, Ponteranica (BG)
Direttore dei lavori: arch Nunzio Giarratana
Appaltatore struttura in legno: Marlegno srl, Bolgare (BG)
Lavori: maggio 2010-novembre 2012
Superficie utile: 473,25 m2
(dell’intero fabbricato)
Superficie verde: 350 m2
Una casa aperta verso il cielo
Nato come incarico per il recupero del sottotetto di un fabbricato del 1970 a Verdello, in provincia di Bergamo, il progetto si è evoluto portando all’ampliamento in pianta e in altezza dell’edificio originario in muratura – creando tre unità abitative indipendenti – e alla riqualificazione energetica dell’intero edificio in una logica di riduzione degli sprechi oltre che di rispetto delle normative La scelta dei materiali e delle soluzioni tecnologiche ha permesso di collocare il fabbricato in classe A+ (Cened) con un indice di prestazione energetica per la climatizzazione invernale (di progetto) di 10,04 kWh/m² anno, contro gli originali 366 kWh/ m² anno Un taglio verticale sull’asse est-ovest divide in due parti il volume in ampliamento e, ruotandole una verso nord e l’altra verso sud - imperniate sugli spigoli del fabbricato esistente-, creano una sorta di squarcio zenitale attraverso il quale far entrare all’interno della costruzione, simbolicamente, sia le risorse energetiche naturali sia le nuove tecnologie basate sul principio di efficienza e sviluppo sostenibile
Per la sopraelevazione è stato scelto un sistema costruttivo in legno non solo per il basso consumo di energia durante la produzione, la naturalezza ed ecologicità, ma anche per la rilevante riduzione dei carichi sulle strutture esistenti La struttura prefabbricata è costituita da pareti in cross-lam ed elementi in legno lamellare a ponte sui quali, verticalmente e orizzontalmente, poggia il pacchetto di rivestimento delle facciate e della copertura (orditura in legno lamellare, assito e pannelli di isolamento termo/acustico in fibra di legno) Una parete ventilata con pannelli di rivestimento in HPL è stata montata su una porzione della facciata nord e il corpo in ampliamento sud Completano il concept green un impianto di riscaldamento centralizzato con caldaia a condensazione da 32 kW per il fabbisogno dell’intero edificio e distribuzione del calore tramite pavimenti radianti; un impianto di ventilazione controllata con recupero di calore indipendente per ciascuna abitazione; collettori solari con serbatoio di accumulo per l’ACS; un impianto fotovoltaico con potenza di picco da 9 kW integrato nella falda sud; una cisterna da 10 000 litri per il recupero dell’acqua piovana
47 3
L’edificio originario in muratura prima dell’intervento di riqualificazione energetica e della sopraelevazione con struttura in legno
Copertura, dall’intradosso:
- travetti in legno lamellare (14x16 cm)
- perline in abete rosso
- telo freno al vapore
- isolamento con pannelli in fibra di legno (18 cm)
- telo impermeabile traspirante
- intercapedine di ventilazione con listelli in massello di abete (6x5 cm)
- assito in sottomisure di abete
- telo separatore in monofilamento di polipropilene
- copertura in lastre di alluminio preverniciate posate con sistema a doppia aggraffatura
Dettaglio A, serramento piano secondo:
- falso telaio in legno su 4 lati con nastratura antivento
- tenda interna oscurante a rullo
- serramento in legno/alluminio ad alta prestazione energetica
- davanzale interno in legno di abete
- davanzale esterno in lastra di alluminio preverniciata
- rivestimento con pannelli a base di cellulosa e resine termoindurenti -hpl- (6 mm)
Parete esterna, dall’interno:
- doppia lastra in gessofibra
- intercapedine
- parete di pannelli cross-lam in abete rosso (9,7 cm)
- telo freno al vapore
- isolamento con pannelli di fibra di legno (18 cm)
- telo impermeabile traspirante
- intercapedine di ventilazione con listelli in massello di abete (4x3 cm)
- rivestimento con pannelli a base di cellulosa e resine termoindurenti -hpl- (6 mm)
1 gronda rivestita in perline di larice
50 legnoarchitettura 12 progetti
1 A
sezione dettagliata AA
sistema costruttivo
Il sistema costruttivo utilizzato per la sopraelevazione è formato da una copertura con struttura portante principale di “portali” in legno lamellare e una struttura secondaria di travetti, anche questi in legno lamellare, inseriti in luce fra i portali e fissati agli stessi mediante carpenteria a scomparsa
Le pareti perimetrali inclinate sono realizzate mediante l’estensione della struttura portante della copertura con travetti in legno lamellare inseriti in luce fra i montanti dei portali
La finitura esterna della copertura e delle pareti inclinate è stata realizzata con lastre in alluminio preverniciate a doppia aggraffatura, senza fissaggi a vista
Le pareti perimetrali e interne portanti, non a vista, sono costituite da pannelli multistrato del tipo cross-lam in abete rosso da 97 mm Tutti i componenti delle pareti esterne in legno e i falsi telai dei serramenti sono sigillati all’aria e al vento mediante speciali nastri adesivi Il legname è stato protetto con una impregnazione fungobattericida-antimuffa alle resine vegetali e sali di boro in soluzione acquosa Le pareti interne e il soffitto a vista sono trattati con una leggera velatura di impregnante a base acqua a finitura cerosa di colore bianco
Sotto, l’edificio durante i lavori e la realizzazione della coibentazione della parte contro terra
51 sezione dettagliata BB 1
Copertura piana, dall’intradosso:
- travetti in legno lamellare (14x16 cm)
- perline in abete rosso
- telo freno al vapore
- isolamento con pannelli in fibra di legno (18 cm)
- telo impermeabile traspirante
- intercapedine di ventilazione con listelli in massello di abete (6x5 cm)
- assito in sottomisure di abete con pendenza
- telo separatore in tessuto non tessuto
- membrana impermeabile a base di poliolefine (pvc) armata (1,5 mm)
- telo separatore in tessuto non tessuto
- membrana bugnata in polietilene ad alta densità (HDPE)
- ghiaietto di fiume
Alcune immagini di dettaglio relative alla struttura in legno
Dall’alto: la struttura primaria che funge da copertura di una parte del terrazzo; il dettaglio di un giunto tra le strutture in cross-lam delle imbotti delle porte-finestre e le travi in lamellare; un interno completato in cui è stata lasciata a vista parte della struttura di rivestimento in legno
52 legnoarchitettura 12 progetti
sezione dettagliata CC
A sinistra, l’edificio esistente in muratura durante la fase iniziale di riqualificazione
A destra, la posa delle pareti in cross-lam prefabbricate
A sinistra, la posa dei portali in legno lamellare
A destra, fase di avanzamento della sopraelevazione in legno
A sinistra, la copertura in legno al secondo piano che sovrasta il terrazzo.
A destra, le imbotti delle porte-finestre nella parete inclinata.
A sinistra, la posa del freno vapore sulla parete inclinata.
A destra, un dettaglio della nastratura dei giunti per la tenuta all’aria della struttura
A sinistra, dettaglio dell’attacco della struttura della sopraelevazione in legno (isolata con fibra di legno) alla struttura in muratura preesistente, coibentata con lastre di EPS
A destra, posa del pavimento del terrazzo al secondo piano
53
F o o K a y R e c h e s
Andreas Heller Architects & Designers Wälderhaus Amburgo (D)
Un dettaglio del fronte sud, con i tre piani occupati dall’albergo In copertura si scorgono alcune delle piante che caratterizzano il tetto verde dell’edificio
2
Una vista dell’edifico da sud-ovest con la zona pedonale antistante.
1
56 legnoarchitettura 12 progetti 1 C r e d i s W ä d e h a u s K a u s F a h m
Ubicazione: Amburgo (D)
Progetto: Andreas Heller Architects & Designers, Amburgo (D)
Progetto esterni: WES & Partner Landschaftsarchitekten, Amburgo (D)
Strutture: Assmann Beraten + Planen GmbH, Amburgo (D)
Progettazione protezione antincendio: HAHN Consult Ingenieurgesellschaft fur Tragwerksplanung und Baulichen Brandschutz mbH, Amburgo (D) Appaltatori strutture in legno: Heinrich Haveloh GmbH, Ahaus (D); MetsäWood Merk GmbH, Aichbach (D)
Lavori: luglio 2011-novembre 2012
Superficie fondiaria: 2 130 m2
Superficie utile: 1 360 m2
Credits di immagini e disegni dove non diversamente specificato:
Andreas Heller Architects & Designers, Amburgo (D)
Il bosco ha trovato casa
Già il nome “casa del bosco” rende chiara la particolarità, ancora più evidente guardando la struttura, di questo edificio realizzato nel cuore di Amburgo nell’ambito dell’esposizione dell’edilizia (Internationale Bauaustellung - IBA 2013) a pochi passi dall’edificio stesso, nel quartiere Wilhelmsburg Mitte Progettata da Andreas Heller Architects&Designers, la costruzione ospita la sede della società tedesca per la protezione dei boschi (Schutzgemeinschaft Deutscher Wald) che ha anche la proprietà e la gestione dell’edificio, ma offre spazi per mostre e conferenze, oltre a un ristorante e un hotel con 82 camere nei tre piani superiori
La combinazione di diverse funzioni, con una esposizione in grado di sensibilizzare i visitatori sul rapporto tra il bosco, la città e i suoi abitanti, apre al fruitore molteplici possibilità tali da rendere l’edificio un nuovo polo d’attrazione per il quartiere di Wilhelmsburg Mitte, ma anche per Amburgo e tutto il nord della Germania
La diversa destinazione dei vari piani, con le relative richieste normative e di sicurezza, ha reso necessaria una differenziazione della struttura I primi due livelli, per motivi di protezione antincendio, sono realizzati in c a mentre i tre superiori sono totalmente in legno La struttura portante è in pannelli X-Lam di abete rosso europeo, l’80% del quale proviene da Germania e Austria e il 20% della Finlandia I fronti, rastremati verso l’alto, sono rivestiti in larice e, così come la copertura, ospitano spazi per le piante che possono essere colonizzati da uccelli e insetti rendendo letteralmente ‘vivo’ l’edificio Il tetto verde intensivo, piantumato con 9 000 cespugli e 500 carpini, migliora le prestazioni termiche dell’edificio ma anche l’ambiente circostante; grazie all’effetto di raffrescamento, aumenta anche la resa dell’impianto fotovoltaico installato, e si riducono polveri, inquinanti e CO2, oltre che il rumore
La Wälderhaus consuma circa 1/3 di energia in meno rispetto a quanto richiesto dalla normativa tedesca in materia di risparmio energetico (EnEV 2009) Questo grazie al buon isolamento e a un’impiantistica efficiente (fotovoltaico in copertura, geotermia e pompa di calore, teleriscaldamento a biogas) L’hotel del Wälderhaus rientra così nello standard casa passiva
57 2 C e d s B A H a m b u g G m b H / o h a n n e s A t
Legenda:
1 ristorante “Wilhelms im Wälderhaus”
2 foyer
3 Science Center Wald
4 uffici della sede dell’Associazione tedesca per la Protezione dei Boschi (Schutzgemeinschaft Deutscher Wald)
5 sale per seminari/corsi del Forum Wald
6 sala per manifestazioni (Forum Wald)
7 Raphael Hotel Wälderhaus
58 legnoarchitettura 12 progetti pianta primo piano pianta terzo piano pianta piano terra 1 2 3 5 4 6 3 7 5 5
longitudinale BB
Un’immagine dello spazio espositivo del Science Center Wald, al piano terra dell’edificio
59
sezione trasversale AA
C e d s W ä d e h a u s J o h a n n e s A r
sezione
3
3
Parete esterna, dall’interno:
- parete portante in X-Lam in abete rosso
- membrana di tenuta all’aria nei giunti
- montanti in legno per il supporto della facciata ventilata
- isolamento tra i montanti in lana di roccia
- pannello in truciolato di legno, aperto alla diffusione del vapore - strato
impermeabilizzante
- listellatura per supporto doghe di finitura
- doghe in larice non trattato
1 parete portante in X-Lam, abete rosso (135 mm), giunti incollati a tenuta d’aria
2 freno al vapore
3 isolamento in lana di roccia (200 mm)
4 montante in legno (89/200 mm)
5 pannello rigido in truciolato a diffusione aperta
6 membrana a diffusione aperta
7 sottocostruzione in legno della facciata ventilata
8 rivestimento esterno in doghe di larice non trattato (30/300 mm)
9 serramento con triplo vetro e protezione dal sole
10 rete antizanzare
11 davanzale interno
12 membrana di tenuta all’aria
13 rivestimento superiore, in larice, del vano finestra (30 mm)
14 davanzale esterno in larice
15 membrana impermeabilizzante in poliolefina
16 listellatura in larice data da lamelle fresate (60/100 mm)
17 pezzo speciale del rivestimento esterno in larice non trattato (30/180 mm)
18 pezzo speciale per ancoraggio rivestimento esterno, totalmente inchiodato
19 OSB (18 mm)
20 solaio in c a (500 mm)
21 parete in c a (250 mm)
sezione verticale di dettaglio di una finestra al terzo piano (hotel)
protezione antincendio
Per proteggere la struttura dal fuoco e limitarne la propagazione in caso di incendio sono state adottate diverse soluzioni anche a livello di dettaglio architettonico, soprattutto per quanto riguarda la facciata ventilata in larice non trattato L’intercapedine di ventilazione è interrotta a ogni piano con elementi in materiale ignifugo (A) che, in caso d’incendio, impediscono l’effetto camino evitando la propagazione del fuoco ai piani superiori Lo stesso tipo di riempimento con materiale ignifugo è montato sull’architrave delle aperture (B) e ai lati di esse, al fine di impedire che un eventuale incendio possa propagarsi dall’interno alla facciata esterna
Il collegamento delle pareti interne tra di loro, e tra di esse e quelle esterne, avviene attraverso una sagomatura dentellata (C) che solo in caso di fuoco svolge la sua funzione statica ma che, in situazione di normalità, garantisce una bassa trasmissione del rumore Le pareti, infatti, non entrano in contatto tra di loro poiché tra un dente e l’altro è interposta una guarnizione in schiuma poliuretanica precompressa
Per lo stesso motivo, è stata realizzata una sagomatura dentellata similare all’appoggio degli elementi dei solai Le pareti portanti interne (D) sono doppie (due elementi in X-Lam con intercapedine isolante), sia per motivi di comfort acustico, sia per garantire sicurezza statica in caso di incendio
60 legnoarchitettura 12 progetti 14 16 18 13 15 17 20 19 21 2 4 6 1 3 5 8 10 12 7 9 11 A A B
A sinistra, due immagini che mostrano la posa in cantiere delle pareti e dei solai prefabbricati in X-Lam
Si notano le tracce in cui verranno posate le pareti divisorie interne nonché la speciale sagomatura per l’incastro dei vari pezzi di solaio.
Solaio in legno, dall’estradosso - moquette - massetto in cls - strato separatore in PE - isolamento per i rumori da calpestio - solaio in X-lam in abete rosso
Stratigrafia parete divisoria interna:
- parete portante in X-Lam in abete rosso - isolamento in lana di roccia - parete portante in X-Lam in abete rosso
61 13 16 B
sezione orizzontale di dettaglio di una finestra al terzo piano (hotel)
C D D
nodo solaio interpiano in legno-pareti interne
A camera (ventilazione meccanica di base, controllata individualmente con un elevato recupero del calore, inclusi postriscaldatori e corpi scaldanti come scaldasciugamani) B corridoio
C spazio dedicato a mostre speciali (ventilazione meccanica di base, controllata individualmente con un elevato recupero del calore)
D aula per seminari/corsi E mostra permanente/foyer
impianti
1 produzione di energia elettrica attraverso il fotovoltaico
2 sistema di attivazione termica della struttura nei primi due piani (in c.a.)
3 pompa di calore, riscaldamento
e raffrescamento naturale 4 sovrapproduzione di energia elettrica immessa in rete 5 cogenerazione a base di biometano: collegamento al teleriscaldamento di zona
6 impianto geotermico: 94 sonde verticali combinate con una pompa di calore per il sistema di bassa temperatura (riscaldamento e raffrescamento naturale)
Il consistente isolamento (20 cm di lana di roccia per le pareti esterne, il tetto verde e il triplo vetro solare alle finestre) ha consentito di ridurre notevolmente le richieste energetiche Il riscaldamento è garantito per la maggior parte attraverso l’allacciamento alla rete di teleriscaldamento del quartiere di Wilhelmsburg Il calore viene prodotto da un impianto di cogenerazione a biogas Il carico di punta è coperto da una pompa di calore reversibile che, attraverso 94 sonde geotermiche verticali, sfrutta il terreno per riscaldare o raffrescare l’edificio A ulteriore supporto per il benessere termico indoor, intervengono i solai dei primi due piani, attivati termicamente
La ventilazione in tutti i 5 piani è di tipo meccanico con recupero di calore ed è regolabile in modo individuale; è comunque possibile aprire manualmente le finestre per avere una ventilazione naturale degli ambienti
Un impianto fotovoltaico in copertura – grid connected – produce l’energia elettrica necessaria ai fabbisogni dell’edificio Il tetto verde intensivo con cespugli e piante di varie specie, tra cui molte autoctone, contribuisce a migliorare le prestazioni dell’impianto grazie all’effetto di raffrescamento dovuto proprio alla vegetazione
62 legnoarchitettura 12 progetti
1 A A A A A A B B B CC D E E 2 5 6 4 3
A sinistra una delle prime fasi di cantiere, relative alla costruzione dei primi due piani in c a
A destra, in contemporanea alla costruzione in legno dei 3 piani superiori, si procede anche con la realizzazione dell’involucro dei primi due piani.
A sinistra, la realizzazione delle pareti delle camere dell’hotel, che occupa i 3 piani superiori della Wälderhaus Si noti l’isolante in lana di roccia tra i due strati portanti in X-Lam. Sulla destra, la posa dei solai in X-Lam del quarto piano.
A sinistra, il solaio tra il terzo e quarto piano è pronto per accogliere le pareti interne nelle scanalature predisposte; sulla destra della foto, il vano scale e servizi in c a che parte da terra e arriva fino al tetto
A destra, una delle fasi di ultimazione della Wälderhaus con la posa del rivestimento ligneo esterno
Una stanza dell’albergo finita e arredata.
Il legno è stato volutamente lasciato a vista
A maggior sicurezza degli occupanti, un sistema sprinkler (in evidenza sul soffitto), connesso a dei rilevatori di fumo, si aziona in caso d’incendio
Ognuna delle 82 camere di cui dispone l’albergo prende il nome da un tipo preciso di albero del luogo ed è arredata tenendo conto delle caratteristiche della specie.
63
F o o K a R e c h e r s
C r e d t s B A H a m b u r g G m b H M a t n K u n e C e d s B A H a m b u g G m b H / M a r i n K u n z e
scolastico
studio Contini
Polo
Felino
F o o P a o a D e P e t
1
La facciata sud e il cortile della scuola
2 In primo piano, una parte del percorso ciclopedonale che attraversa l’area e l’angolo tra i fronti nord e ovest.
66 legnoarchitettura 12 progetti 2 1 F o o : P a o a D e P e r F o o P a o a D e P i e r
Ubicazione: Felino (PR)
Progetto: arch. Marco Contini e arch Sara Chiari - studio Contini, Torrechiara (PR)
Strutture: ing. Thomas SchrenteweinLignaconsult GmbH, Bolzano
Direttore dei lavori: arch Marco Contini
Appaltatore: COVERALL srl, Valfabbrica (PG); SATRINI ELVI, Trevi (PG)
Lavori: ottobre 2009-maggio 2012
Superficie fondiaria: 19 140 m2
Superficie utile scuola primaria: 3 765 m2
Superficie verde: 4 850 m2
Importo dell’opera: 4.264.703,93 € (importo lavori e oneri sicurezza) + 1 033 199,77 €(somme a disposizione)
Un polo scolastico partecipato e sostenibile
Vincitore del concorso bandito dal Comune di Felino nel 2004 per la progettazione di un nuovo polo scolastico (comprendente scuola primaria e secondaria inferiore, un palazzetto dello sport, un auditorium, una mensa e una serie di spazi complementari destinati alla collettività), il progetto dello studio Contini è stato modificato e arricchito attraverso un processo di progettazione partecipata che ha coinvolto attivamente insegnanti, personale, genitori ed esperti della didattica Obiettivi del progetto erano garantire una forte relazione urbana – soprattutto con le aree a verde pubblico previste dagli strumenti urbanistici, grazie a un nuovo percorso ciclo-pedonale che collega i diversi edifici scolastici ai previsti spazi sportivi e al centro del paese –, l’attenzione alle tematiche ambientali, al risparmio energetico (l’edificio raggiunge la classe CasaClima A+) e all’uso di tecnologie sostenibili
Le attività scolastiche trovano la loro collocazione all’interno dei due volumi principali disposti parallelamente: la scuola primaria nel volume collocato lungo il lato nord del lotto, quella secondaria a sud In continuità sono posti gli spazi per le attività sportive, utilizzabili anche in modo indipendente dalle attività strettamente scolastiche Il progetto, articolato in corpi distinti ma collegati, è stato sviluppato per stralci funzionali I primi due completati comprendono la scuola primaria, la mensa e la palestra La scuola ha cinque sezioni (25 classi) e vari spazi dedicati alle attività di interciclo e di laboratorio, utilizzabili anche al di fuori dell’orario scolastico L’organizzazione dell’edificio è caratterizzata da un ampio spazio centrale a doppia altezza su cui si affacciano i ballatoi di distribuzione del primo piano e luoghi per la sosta, la ricreazione e l’incontro di alunni e insegnanti Vasche per la vegetazione, sedute, arredi per il gioco rendono piacevole questo luogo, illuminato da tre grandi lucernai posti in copertura Dato che le aule occupano i due fronti opposti principali si è cercato di sfruttare le diverse caratteristiche di ciascuna esposizione ai fini del risparmio energetico e dell’illuminazione Oltre a considerazioni di bioclimatica, contribuiscono a rendere elevato il comfort interno anche alcune scelte di tipo tecnologico, come l’impiego di vetri basso emissivi, pannelli radianti a pavimento, ventilazione meccanica controllata con recupero di calore nonché un attento studio delle prestazioni acustiche dei vari ambienti
67
1 frontalino in lamiera di alluminio verniciata (10/10)
2 guaina impermeabile
3 OSB (1,5 cm)
4 pannelo in legno (10 cm)
5 staffa con nervatura
6 nastro autoespandente
7 lana di vetro (6 cm)
8 lana di roccia (10 cm)
9 intonaco
10 nastro monoadesivo
11 serramento
12 controsoffitto (10 cm)
Copertura aule, dall’estradosso:
- ghiaietto (5 cm)
- non tessuto geotessile
- doppia guaina impermeabile
- tavolato ESB (1,5 cm)
- freno al vapore
- intercapedine con listelli per ventilazione
- pannelli in lana di vetro (16 cm)
- solaio in X-Lam (20,2 cm)
- barriera al vapore (guaina liquida)
- pannelli in cartongesso (2,5 cm) a vista avvitati al solaio e travetti di legno (5x5 cm) con interasse 5 cm
Solaio primo piano, dall’estradosso:
- pavimento in linoleum (0,5 cm)
- massetto e tubazioni per il riscaldamento a pavimento (6,5 cm)
- isolante per riscaldamento a pavimento (3 cm)
- tappetino fonoisolante (8 mm)
- sottofondo alleggerito (10,4 cm)
- tappetino fonoisolante (6 mm)
- solaio in X-Lam (20,2 cm)
- pannelli in cartongesso (2,5 cm) a vista avvitati al solaio e travetti di legno (5x5 cm) con interasse 5 cm
parete esterna standard
Parete esterna standard, dall’esterno:
- intonaco (1,5 cm)
- pannello in cartongesso (2,5 cm)
- fibra di legno (12 cm)
- struttura portante in X-Lam (9,5-13 cm)
- pannello in cartongesso (4 cm)
- gessofibra (1 cm)
Parete interna standard:
- gessofibra (1 cm)
- pannello in cartongesso (4 cm)
- struttura portante in X-Lam (9,5-12,8 cm)
- pannello in cartongesso (4 cm)
- gessofibra (1 cm)
parete interna standard
solaio primo piano
sezione di dettaglio dello sporto del cornicione
impianti ed efficienza energetica
Tutti i locali della scuola sono illuminati in modo naturale attraverso ampie finestrature, mentre lo spazio centrale a doppio altezza riceve luce da tre grandi lucernari La protezione dal sole è garantita da sistemi esterni: tende a rullo e/o frangisole a lamelle orientabili in alluminio, tutti motorizzati e comandati tramite un sistema BUS I vetri dei lucernari in copertura sono caratterizzati da un elevato fattore di riflessione solare e una serigrafia al 30% Il 70% del fabbisogno energetico dell’edificio è coperto dall’impianto fotovoltaico collocato in copertura, con moduli in silicio policristallino e potenza di 20 kW
Gli ambienti sono riscaldati tramite pannelli radianti a pavimento La centrale termica, situata in un piccolo edificio a parte, è dotata di tre caldaie a condensazione di tipo modulare e modulante in grado di erogare energia termica in un campo variabile dal 20% al 100%
In tutte le aule e i laboratori è presente un sistema di ventilazione meccanizzato in modo da garantire un ricambio continuo dell’aria nelle aule senza la necessità di dover aprire le finestre nei mesi invernali L’impianto di ricambio aria è dotato di recuperatore di calore con efficienza del 68,5% in grado di recuperare 86 kW dall’aria espulsa La ventilazione naturale è comunque garantita: le finestre in tutte le aule e in tutti i laboratori sono apribili e anche i lucernari verticali situati sulla sommità dei doppi volumi dello spazio centrale possono essere aperti per favorire la circolazione dell’aria e l’eliminazione di quella calda nel periodo estivo
72 legnoarchitettura 12 progetti
10
9 12 11 6 5 8 7 2 1 4 3 4 3
A sinistra, il montaggio della struttura metallica portante di quello che sarà lo spazio centrale a doppia altezza
A destra, la posa delle pareti in X-Lam prefabbricate
A sinistra e a destra,due fasi di avanzamento dei lavori di posa degli elementi strutturali, in acciaio e in legno.
A sinistra, in basso, realizzazione dei controsoffitti acustici
A sinistra, la posa dello strato isolante in lana di vetro della copertura
A destra, una vista dello spazio centrale al piano superiore in fase di ultimazione
73
F o t o © E n e s a C a v o l a
A.L.E.R.
Brescia
5+1AA
Alfonso Femia Gianluca Peluffo Residenze
1
Gli elementi in legno lamellare e le logge conferiscono tridimensionalità ai prospetti
2 Sul lato nord gli edifici hanno fronti di colore chiaro.
3
Uno scorcio delle facciate rivolte a sud con le persiane aperte
76 legnoarchitettura 12 progetti 2 1 F o o © E n e s a C a v o a F o o © E r n e s t a C a v o a
Ubicazione: loc San Polino, Brescia
Committente: A L E R (Azienda Lombarda per l’Edilizia Residenziale di Brescia), Brescia
Progetto: 5+1AA srl Alfonso Femia Gianluca Peluffo, Genova
Strutture: ing Stefano Migliaro - I Quadro ingegneria srl, Genova
Impianti e Consulenze: ing Roberto Mancini - AI Studio, Torino
Direttore dei lavori: arch. Andrea
Pederzoli, arch Giambattista ZaniUfficio Tecnico ALER, Brescia
Appaltatore: Rubner Objektbau, Chienes (BZ)
Lavori: Maggio-Ottobre 2012
Superficie fondiaria: 7 114 m2
Superficie utile: 3 849,80 m2
Superficie verde: paver green 906 m2, verde condominiale 885 m2, verde privato 945 m2
Images courtesy: 5+1AA srl Alfonso
Femia Gianluca Peluffo
Ridefinire il profilo del paesaggio
Inserite in un’area verde a soli 7 km dal centro di Brescia queste quattro palazzine – 72 alloggi destinati a social housing – nascono dalla volontà di rivitalizzare il quartiere S Polo e di instaurare un nuovo rapporto con il contesto e con il paesaggio circostante Questo è il tema progettuale cardine, sviluppato nei prospetti, dove ogni elemento che compone il sistema è pensato con materiali e colori autoctoni e dove le trasparenze e la successione di pieni e vuoti fanno percepire in modo naturale il passaggio da spazio pubblico a spazio privato
L’intonaco delle facciate color vinaccia è accostato a elementi lamellari in legno, con funzione di dispositivi energetici e di comfort, che rendono sempre differente ogni appartamento e il suo relazionarsi con l’esterno proiettando, inoltre, chiaroscuri sulle superfici che altrimenti risulterebbero piatte e indifferenziate Il “coronamento” dei quattro blocchi riprende lo sfondo segnato dal Monte Maddalena con le inclinazioni dei tetti caratterizzate da un movimento spezzato che delinea un nuovo rapporto degli edifici con il paesaggio
Progettare residenze significa anche innescare una serie di processi che interessano più generazioni e che non interessano solo i costi di manutenzione e di gestione delle case In fase di progetto si sono scelti materiali, tecnologie e sistemi impiantistici in grado di ridurre le richieste energetiche, offrire un elevato comfort termico e rispettare l’ambiente
Si è dunque prestata attenzione ad aspetti fondamentali quali l’elevata coibentazione, la compattezza dell’involucro, la riduzione dei ponti termici, delle perdite per ventilazione e del fabbisogno energetico Gli edifici rientrano in Classe A secondo i parametri CENED Lombardia Sulla copertura di ogni edificio è integrato un impianto fotovoltaico da circa 85 m2 in moduli policristallini, mentre il riscaldamento e la produzione di ACS è demandata al teleriscaldamento dell’ASM e alla rete dell’acqua potabile comunale con una centrale per lo scambio termico in ogni edificio Tutte le unità abitative sono dotate di radiatori con valvole termostatiche e impianto di ventilazione meccanica controllata con recupero di calore ad alto rendimento (90%)
77 3 F o o : © E n e s a C a v o a
Copertura, dall’estradosso:
- letto di ghiaia (50 mm)
- massetto in pendenza (60 mm)
- foglio separatore in PE (2 mm)
- fibra di legno (160 mm)
- strato silenziatore in fibra di legno (10 mm)
- barriera al vapore bituminosa (3 mm)
- solaio in X-Lam 5 strati (140 mm)
- lastra di controsoffitto monolitico (12,5 mm) con struttura in listelli di abete (35 mm)
1 scossalina in lattoneria metallica zincata e tinteggiata
2 guaina impermeabile in PVC
3 pannello OSB (22 mm)
4 saetta in legno (100x120 mm) fissata ai due estremi alla parete strutturale e al solaio in legno mediante 2 viti da legno (8x260 mm)
5 EPS (120 mm)
6 parete in X-Lam a 5 strati (100 mm)
7 pluviale
8 guaina impermeabile in PVC
9 listello legno di abete (70 mm), lana di roccia (50 mm), intercapedine (20 mm)
10 doppia lastra di cartongesso (12,5x2 mm)
11 tubazione di scarico con isolante
4
Il corpo a un piano delle cantine in fase di cantiere
80 legnoarchitettura 12 progetti
nodo parete esterna - solaio di copertura 5 7 6 8 1 3 2 4 9 11 10 4 F o o © E n e s a C a v o a
sistema costruttivo
Per ridurre i tempi di consegna, i quattro blocchi a destinazione residenziale sono stati realizzati con tecnologia a secco impiegando pannelli portanti prefabbricati in X-Lam su un impianto fondazionale a platea con spessore pari a 40 cm Fondazioni a platea caratterizzano anche i due volumi a un piano adibiti a cantine; in questo caso, però, data l’esiguità dei pesi in gioco, lo spessore è di 30 cm
Nei blocchi a 4 piani sono stati utilizzati pannelli di legno massiccio multistrato (5 incrociati in questo caso), di spessore complessivo pari a 105 mm per le pareti e 165 mm per i solai; essendo le solette prevalentemente sollecitate a flessione, i pannelli sono messi in opera con gli strati esterni e lo strato centrale disposti in direzione dell’orditura e con i restanti due strati ortogonali a essi
I vari elementi costituenti la struttura sono uniti tramite connettori meccanici, così da creare una struttura scatolare – chiaramente leggibile anche nell’organizzazione dei due diversi tipi di pianta – in cui le forze orizzontali vengono trasmesse, tramite gli orizzontamenti, ai pannelli verticali, i quali resistono alle sollecitazioni derivanti dal vento e dal sisma
Per la parte delle cantine è stato messo in opera un pacchetto di 165 mm di spessore – sia per le pareti che per il solaio di copertura – composto da un pannello multistrato di 27 mm verso l’esterno e un pannello tipo OSB verso l’interno (18 mm); nell’intercapedine di 120 mm sono stati inseriti i telai costituiti da listelli in legno con interposta lana di roccia
Nella progettazione strutturale è stato impiegato un codice di calcolo generale agli elementi finiti L’impalcato è stato modellato con elementi di tipo “load patch”, ovvero in grado di simulare la reale distribuzione del carico verticale a essi applicato sulle travi sottostanti Tre i tipi di analisi effettuati: analisi statica lineare, analisi dinamica modale e analisi spettrale mediante l’utilizzo dello spettro di risposta
Parete esterna, dall’interno:
- doppia lastra di cartongesso (12,5x2 mm)
- listello legno di abete (70 mm) con interposizione di lana di roccia (50 mm)
- intercapedine (20 mm)
- parete portante in X-Lam a 5 strati (100 mm)
- EPS (120 mm)
- intonaco ai silicati (10 mm)
Solaio intermedio, dall’estradosso:
- finitura in legno o pavimento similare (14 mm)
- massetto cemento (5 mm) con sottostante foglio di polietilene (3 mm)
- fibra di legno anticalpestio (21 mm)
- massetto per passaggio impianti (100 mm)
- guaina bituminosa autoadesiva impermeabile (3 mm)
- solaio portante in X-Lam a 5 strati (160 mm)
- controsoffitto in doppia lastra di cartongesso monolitico (12,5x2 mm) con listelli di abete (35 mm)
nodo solaio intermedio - parete esterna
81
82 legnoarchitettura 12 progetti 5 F o o © E n e s a C a v o a
Dettaglio del lato sud con i serramenti e gli elementi di facciata in legno lamellare.
1 sistema di apertura a soffietto
2 oscuramento in legno costituito da traversi in legno e listelli in legno
3 EPS (120 mm) con finitura di intonaco ai silicati (10 mm)
4 guaina di tenuta all’aria
5 parete in X-Lam a 5 strati (100 mm)
6 elemento in legno di consolidamento degli strati isolanti
7 guaina di tenuta al vapore
8 listello di abete con staffe regolabili (70 mm) con interposizione di lana di roccia (50 mm) e intercapedine (20 mm)
9 telo a tenuta all’aria puntuale in corrispondenza del fissaggio del pernooscuramento
10 doppia lastra di cartongesso (12,5x2 mm)
Durante la progettazione si è prestata particolare attenzione agli spazi verdi interni ed esterni; il prospetto sud degli edifici si affaccia su un giardino pubblico “allergy-free” La fruibilità di questi spazi è così garantita senza limitazione in quanto il problema delle allergie, sempre più comune, riduce il godimento di spazi verdi progettati per lo più per essere considerati solamente ornamentali Sono così state selezionate essenze e specie ornamentali che non causano allergie e la stessa logica è utilizzata anche per il secondo sistema verde, quello al piano terra di ciascun edificio; le specie arboree e le semenze da prato, pertanto, sono state scelte tra quelle con ridotta allergenicità
L’impianto generale è chiaramente organizzato: un lato, caratterizzato dalla pavimentazione in legno del percorso che conduce agli alloggi, è dedicato all’ingresso di ogni edificio mentre lungo gli altri tre sono disposti i giardini privati Questi sono attorniati dallo spazio verde condominiale a prato ed essenze arboree chiuso dal muro di recinzione che delimita il lotto, un parco sviluppato in lunghezza che cerca tra un edificio e l’altro il rapporto con il contesto interno al lotto
83
5
sezione orizzontaleattacco del serramento alle pareti esterne 1 3 2 47 5 6 8 10 9 il verde
L’alterazione del legno non trattato
Sempre più frequentemente si progettano edifici con rivestimenti di legno e spesso, con la volontà di prediligere l’aspetto ecologico, questi vengono lasciati naturali, privi quindi di qualsiasi trattamento.
Per sua natura il legno è soggetto a fenomeni di degrado determinati da fattori ambientali con un duplice risultato: un’alterazione della superficie e una possibile disgregazione degli elementi che compongono il rivestimento, quest’ultima evitabile con una corretta progettazione e realizzazione del rivestimento stesso
techné
Simone Cordara
Alterazione dei rivestimenti di legno privi di trattamento
Simone Cordara
Architetto, svolge attività di ricerca sui temi della sostenibilità dei materiali da costruzione.
Laurea in architettura presso il Politecnico di Milano, dal 2004 esercita la libera professione, dal 2010 iscritto all’elenco dei consulenti Esperti CasaClima, nel 2012 consegue il Master di II livello "CasaClima" presso la Libera Università di Bolzano
Tutte le specie legnose, trattate e non trattate, se sottoposte all’azione degli agenti atmosferici, subiscono col passare del tempo processi naturali di alterazione fortemente influenzati dal clima, dal microclima del luogo e dalle esposizioni dei diversi fronti rispetto agli assi cardinali
I rivestimenti in legno non trattato subiscono continuamente processi fotochimici, fisici e biologici che ne modificano la composizione chimica della superficie lasciando su di essa “tracce” indelebili Queste alterazioni non intaccano la struttura del legno ma ne modificano esclusivamente l’aspetto esteriore Adottando misure particolari è possibile indirizzare queste alterazioni, non è possibile invece evitarle
Il legno, inoltre, essendo per sua natura un materiale biodegradabile e quindi naturalmente soggetto ad attacchi di tipo biotico (funghi, batteri e microrganismi), è destinato a decomporsi se sottoposto a determinate condizioni legate principalmente al contatto prolungato con l’acqua o al persistere di alte percentuali di umidità relativa nell’aria
Prove eseguite negli anni con varie specie legnose possono, in linea teorica, aiutare a prevedere la durata e il comportamento del rivestimento; tuttavia, come vedremo attraverso quest’analisi di casi reali, le condizioni climatiche, e ancor più la corretta progettazione dei dettagli esecutivi, possono incidere sulla durata e sull’aspetto del rivestimento
Malgrado il panorama delle specie legnose sia abbastanza ampio, per questioni sia economiche che di lavorabilità, quelle più utilizzate sono l’abete rosso (Picea abies), il larice (Larix decidua) e, in Austria, l’abete bianco (Abies
88 legnoarchitettura 12 techné
1
alba); specie legnose maggiormente durevoli come il rovere o il castagno sono invece utilizzate più di rado
Tutte vengono commercializzate in listelli, doghe, e perline, alcune anche in pannelli a più strati incollati
Alterazione del legno non trattato (weathering)
Il deterioramento della superficie che si verifica quando il legno è esposto agli agenti atmosferici, ma non al diretto contatto con il suolo, viene chiamato weathering; esso consiste in un’alterazione di tipo abiotico che non intacca la struttura del legno
Il legno non trattato, la cui superficie non sia stata alterata mediante processi chimici o l’uso di impregnanti, quando viene esposto direttamente all’azione delle intemperie cambia velocemente il suo aspetto Nello specifico è possibile rilevare modifiche cromatiche, alterazioni della struttura superficiale e variazioni dei rapporti dimensionali
I principali fattori ambientali coinvolti nel weathering del legno sono la luce solare (radiazioni UV), l’acqua, l’umidità, il vento e l’inquinamento dell’aria
Luce solare (radiazioni UV)
L’alterazione cromatica è determinata da alcune particolari lunghezze d’onda delle radiazioni UV Queste, essendo in grado di rompere i legami chimici delle sostanze che compongono il legno, innescano un processo di foto-ossidazione della struttura legnosa superficiale, in particolare della lignina In seguito, le stesse radiazioni UV vengono assorbite, causando il cambiamento del colore del legno I legni di conifera tendono a imbrunire, quelli di latifoglie, invece, diventano giallastri Anche la densità della specie legnosa riveste una certa rilevanza in questo processo: si può constatare, infatti, che per specie legnose più dense la penetrazione dei raggi UV è inferiore e di conseguenza l’alterazione da essa causata è meno rilevante (fig 15)
Acqua e umidità
Il secondo meccanismo di alterazione è legato all’azione dell’acqua e in particolare alle precipitazioni atmosferiche Il dilavamento (o lisciviazione) da parte delle precipitazioni della lignina già fotodegradata espone la cellulosa, che al contrario della lignina è molto stabile ai raggi UV, all’azione diretta degli agenti atmosferici Questo fenomeno è, in parte, il responsabile del caratteristico colore bianco o grigio-argenteo del legno “invecchiato” (figg 2, 3, 4)
L’umidità prodotta dalla pioggia, dalla condensa superficiale o semplicemente presente nell’aria, può facilitare il deposito di particelle di polvere o la creazione di condizioni idonee alla colonizzazione da parte di alcune specie di funghi Questi fattori possono far assumere alla superficie del rivestimento un tono grigio e, in al-
cune situazioni particolari, nero Le stesse condizioni possono favorire anche l’attacco da parte di microrganismi che, metabolizzando la lignina fotodegradata, determinano invece fenomeni di azzurramento
Il ripetersi – e la velocità – del ciclo bagnato-asciutto dovuto all’umidità, alle precipitazioni e al successivo irraggiamento solare, può determinare variazioni dimensionali degli elementi del rivestimento che, a loro volta, provocano delle fessurazioni superficiali Questo fenomeno, in condizioni particolari, date principalmente da grandi sbalzi di umidità, può compromettere anche parte della sezione interna del rivestimento, come accade, per esempio, ai rivestimenti rivolti a est in zone molto umide (fig 5)
1
Duvin, Svizzera. Profili massicci in larice con tecnica blockbau, posato da 17 anni. Da sinistra verso destra: sud est, sudovest, nord ovest, nord est
2
Somvix, Svizzera Rivestimento in scandole di larice, posato da 14 anni, fronte nord-ovest
3
St Peter, Svizzera Rivestimento in larice in doghe orizzontali con tecnica blockbau, posato da 17 anni, fronte nord.
4
Vallemaggia, Svizzera Rivestimento con perlinatura a incastro in larice, posato da 14 anni, fronte nord
89
2 3 4
5
Kematen, Austria
Rivestimento in pannelli a tre strati di larice, posato da 10 anni, fronte est
6 7
Somvix, Svizzera
Rivestimento in scandole di larice, posato da 14 anni, fronte sud (6) e fronte sud.ovest (7).
8 9
Klaus, Austria
Rivestimento in listelli verticali in abete bianco, posato da 9 anni, fronte nord
Vento
Il vento, agendo sulla variazione dell’umidità relativa dell’aria, può ridurre quella del legno e favorirne la durata Al contrario, qualora agisca in combinazione con precipitazioni e particelle di sabbia, sali e ghiaccio, ne può accelerare l’invecchiamento caratterizzandone l’aspetto L’energia impressa dal vento alla pioggia è, infatti, la principale causa della penetrazione dell’acqua in profondità sulle superfici esterne dei rivestimenti determinando un aumento dell’umidità degli elementi
L’azione del vento, inoltre, facilita il raggiungimento da parte dell’acqua di zone o superfici che altrimenti non risulterebbero essere direttamente esposte agli agenti atmosferici e che, di conseguenza, hanno normalmente maggior difficoltà ad asciugarsi È importante che questo aspetto sia tenuto in considerazione durante la progettazione esecutiva del rivestimento
L’azione di un vento carico di particelle di polvere, sabbia, sali e ghiaccio può, infine, determinare una vera e propria rimozione meccanica delle fibre più morbide, quelle del legno primaticcio, che normalmente sono caratterizzate da una minore densità Il rivestimento così alterato si caratterizza per il tipico aspetto invecchiato e corrugato Questo effetto è intensificato sulle coste in zone caratterizzate da venti provenienti dal mare (figg 6, 7)
Inquinamento dell’aria
Sia le prove di laboratorio che quelle in situ hanno evidenziato come l’invecchiamento del legno risulti essere più rapido in un ambiente inquinato rispetto a uno non inquinato
L’inquinamento dell’aria non è direttamente responsabile della degradazione dei rivestimenti in legno, ma ne accelera gli effetti dovuti all’azione di altri agenti, in quanto il legno tende ad assorbire i principali inquinanti atmosferici come la polvere, le particelle di fumo e gli inquinanti volatili tipici delle zone molto urbanizzate o industriali
Gli effetti riscontrati sono una perdita della resistenza meccanica, un’erosione più veloce del legno primaticcio e, in combinazione con la luce ultravioletta, un cambiamento più rapido del colore
Degrado biotico
A differenza del degrado abiotico, che è un degrado superficiale che non interessa la struttura interna del legno, il degrado biotico, causato da funghi basidiomiceti e/o da microrganismi, può ridurre significativamente la resistenza strutturale del legno e portare in breve tempo, nelle condizioni peggiori anche in qualche mese, alla marcescenza degli elementi o di parte di essi (figg 8, 9)
Anche l’attacco da insetti rientra tra quelli di tipo biotico ma, per quanto riguarda i rivestimenti, vista la sua scarsissima rilevanza, non verrá analizzato in questa sede
La capacità del legno di resistere agli attacchi biotici senza l’aiuto di trattamenti preservanti viene definita durabilità ed è stata codificata dalle norme UNI EN 350-2 e UNI EN 460
Il degrado biotico, a sua volta, è direttamente collegato al tenore di umidità del legno o al contatto diretto più o
90 legnoarchitettura 12 techné
6 7 5 89
meno prolungato con l’acqua L’acqua, insomma, rappresenta il principale nemico dei rivestimenti in legno e ne può compromettere durata e sicurezza
La percentuale di acqua contenuta nel legno ha quindi un’influenza diretta sulla durabilità del rivestimento Un tasso di umidità del legno superiore al 18-20% per più di sei mesi permette ai funghi basidiomiceti di distruggere le sostanze del legno; a tassi di umidità inferiori, invece, il legno è in grado di autoproteggersi naturalmente da questo genere di attacchi
Con buona approssimazione si può sostenere che, per quasi tutte le specie legnose utilizzate nei rivestimenti, l’umidità di equilibrio è pari a un quinto dell’umidità relativa dell’aria
La progettazione dovrà pertanto prendere in considerazione le caratteristiche climatiche e microclimatiche del luogo al fine di verificare l’assenza di condizioni che possono determinare un degrado del legno dovuto a un’alta umidità relativa (figg 10, 11)
Come prima considerazione si può sostenere che un clima secco e freddo, ad esempio, incrementerà la durata del rivestimento mentre, al contrario, un clima umido e caldo ne favorirà un degrado più rapido
Il legno, infatti, grazie alla sua struttura cellulare, è un materiale poroso, in grado di assorbire l’umidità contenuta nell’aria nonché l’acqua che si deposita sulle sue superfici
Questo comportamento igroscopico è perpetuo e s’inverte quando l’umidità dell’aria è inferiore a quella del legno che, quindi, tende in maniera naturale a equilibrare il suo tasso di umidità con quello dell’aria
Quando il legno viene a contatto diretto con l’acqua o con materiali imbevuti si innesca il fenomeno dell’assorbimento per capillarità
La quantità e la velocità di acqua assorbita dipendono dall’orientamento del piano a contatto con l’acqua: l’assorbimento per il piano tangenziale e radiale è minimo, mentre per il piano assiale, quello parallelo alle fibre, è decisamente superiore Questo aspetto va sempre tenuto in considerazione durante la fase di progettazione, al fine di evitare che il rivestimento venga posizionato in modo tale da assorbire acqua nella direzione delle fibre o che si formino zone di ristagno in presenza di elementi inclinati (fig 12, 13, 14)
10 11
Hittisau, Austria
Rivestimento in listelli orizzontali in abete bianco, posato da 12 anni, fronte nord est
12
Duvin, Svizzera. Profili massicci con tecnica blockbau in larice, posato da 17 anni, fronte nord est.
13
Vrin, Svizzera
Rivestimento in tavole di larice, posato da 17 anni, fronte sud est
14
Castrisch, Svizzera Rivestimento con perlinatura ad incastro in larice, posato da 16 anni, fronte sud.
91
10 11 12 13 14
Vrin, Svizzera
Rivestimento in scandole di larice, posato da 17 anni, fronte nord ovest
16
Vallemaggia, Svizzera
Rivestimento con perlinatura ad incastro in larice, posato da 14 anni, fronte nord ovest.
17
Vallemaggia, Svizzera
Rivestimento con perlinatura ad incastro in larice, posato da 14 anni, fronte nord ovest
Accorgimenti progettuali
Orientamento
La quota sul livello del mare, la differente quantità di radiazione solare sui vari fronti, la provenienza e l’intensità dei venti dominanti e la presenza o meno di vegetazione o bacini d’acqua nelle vicinanze influiscono direttamente sul weathering del rivestimento in legno determinando variazioni cromatiche ogni volta differenti
Non è detto che l’unico esito dell’invecchiamento del legno sia il suo trasformarsi in una superficie grigio-argentea
Nelle immagini è riportato volutamente un esempio di rivestimento dove, pur essendo le facciate esposte alla pioggia, il solo fronte nord si è ingrigito mentre gli altri sono imbruniti con intensità differenti (fig 1)
Zone d’ombra, rivestimenti posti a nord oppure in prossimità di boschi o vegetazione intensa possono favorire rigonfiamenti e determinare una colorazione grigio-argentea uniforme dovuta alla percentuale di umidità presente nel legno
Sporti di gronda
La progettazione dello sporto di gronda in riferimento all’orientamento e all’altezza dell’edificio influenza sicuramente l’alterazione del rivestimento in legno La realizzazione di generosi sporti di gronda rappresenta una misura protettiva data dalla geometria stessa dell’edificio, il cui scopo principale è quello di diminuire l’esposizione alle intemperie evitando l’umidificazione del legno Essere a conoscenza della provenienza e dell’inclinazione delle precipitazioni più frequenti può aiutare a stabilire la dimensione dell’aggetto
Al contrario, se lo sporto di gronda non è ben dimensionato sulle facciate più esposte alle precipitazioni, molto probabilmente si avranno effetti di alterazione non omogenei (fig 16)
Evitando invece qualsiasi sporto di gronda, soprattutto
15
92 legnoarchitettura 12 techné
15 16 17
per i rivestimenti non trattati, è più facile ottenere facciate uniformi In questo caso però bisogna prestare molta attenzione al corretto deflusso dell’acqua, che dev’essere il più veloce possibile per favorire la successiva riasciugatura del legno, tenendo in considerazione però il fatto che rapidi cambi di umidità di equilibrio favoriscono l’insorgere di fessurazioni innescate dal rigonfiamento e dalla successiva contrazione (figg 17, 18, 19)
Attacco a terra Progettualmente, l’attacco a terra rappresenta un nodo di grande importanza poiché è uno degli elementi che caratterizza l’architettura dell’edificio
In particolare poi, per quanto riguarda le costruzioni di legno, viste le caratteristiche igroscopiche e di capillarità del materiale, è sicuramente uno dei nodi più delicati che ben evidenzia la grande sensibilità del materiale in relazione alle condizioni cui viene posto Il pericolo in questo caso è rappresentato dalla pioggia che, rimbalzando sul piano di spiccato, và ad intaccare la parte inferiore della facciata Ecco perchè l’attenzione progettuale dev’essere anzitutto rivolta alla superficie dello spiccato (figg 20, 21)
Conclusioni
Il rivestimento in legno, come la maggior parte dei rivestimenti edilizi, dev’essere pensato e progettato come un elemento di sacrificio e di conseguenza deve poter
essere sostituito senza compromettere altri parti dell’edificio Se il progetto prevede l’utilizzo del legno anche per parti strutturali (sporgenze, balconi, ecc ) queste andrebbero sempre protette con elementi di sacrificio o in alternativa progettate con la stessa logica di sostituzione dei rivestimenti
I rivestimenti in legno non trattato, rispetto a quelli trattati, hanno il pregio di richiedere una scarsissima manutenzione ma è molto importante che venga chiaramente comunicato al committente il differente comportamento nel tempo sui vari fronti e la possibile non omogeneità cromatica delle superfici
Alle nostre latitudini è quasi sempre possibile realizzare un rivestimento in legno non trattato, purché si presti molta attenzione alle condizioni di umidità relativa e che la progettazione sviluppi ogni singolo dettaglio allo scopo di non permettere l’accumulo d’acqua né in zone esposte né in zone non esposte agli agenti atmosferici
18
Kematen, Austria Rivestimento in pannelli a tre strati di larice, posato da 10 anni, fronte est 19
Röthis, Austria
Rivestimento in scandole di abete bianco, posato da 11 anni, fronte nord
20 21
Schwarzenberg, Austria. Rivestimento in profili verticali sagomati in abete bianco, posato da 10 anni, fronte ovest
Il presente articolo è una rielaborazione della ricerca svolta per la stesura della Tesi di Master "CasaClima" della Libera Università di Bolzano redatta dall'autore e coordinata dal Prof Ing Andrea Bernasconi
93
18 19 20 21
Un ponte costruito in verticale
La realizzazione di un ponte di legno in una campata unica con travi lenticolari reticolari è stata l’occasione per dimostrare, ancora una volta, come le strutture in legno possano essere utilizzate anche per sopportare grandi sforzi statici Il ponte, infatti, che collega le sponde di una vallata, non è soltanto pedonabile ma anche carrabile e su di esso possono transitare veicoli con peso massimo a pieno carico di 20 t su 3 assi. Ma la difficoltà maggiore nella realizzazione di questo ponte non è stata la progettazione, seppur complessa, quanto invece il doversi confrontare con i limiti imposti dal contesto e e dal cantiere che hanno reso necessario operare su un’unica sponda e montare la struttura in verticale per poi calarla progressivamente.
strutture
Un ponte di legno a campata unica montato in verticale
Un’unica campata di 82,20 m di lunghezza caratterizza questo ponte costruito in prossimità delle sponde del Mar Nero con due travi lenticolari reticolari unite a formare una struttura “a cassone” Ma la particolarità dell’opera non è tanto la lunghezza, seppur significativa, quanto la modalità con la quale è stata realizzata Una sfida resa necessaria dalle condizioni del contesto che imponeva dei limiti molto stringenti alla costruzione
A partire dal fatto che la costruzione del ponte doveva essere effettuata solamente su una delle due sponde della vallata da collegare e non poteva essere sviluppata in altezza per la presenza delle piazzole del vicino eliporto Questi fattori hanno condizionato tutta la progettazione: si trattava, infatti, di risolvere, unitamente al discorso statico in fase di esercizio, l’assemblaggio e il montaggio in opera dal punto di vista strutturale e logistico, considerando anche gli sforzi durante il varo della struttura
Non potendo sfruttare la seconda sponda, si è pensato a una sorta di ponte levatoio Si è deciso di costruire il ponte in verticale, come fosse una torre (alta ben 82 metri) e poi farla ruotare di 90 gradi, fino ad arrivare a toccare la sponda opposta Qui è stato realizzato un appoggio provvisorio perché solo dopo il collegamento delle due sponde della vallata è stato possibile accedere all’altro lato
Altro fattore che ha condizionato la progettazione è stato la durabilità dell’opera, sottoposta a continue sollecitazioni al carico Sin dalle prime fasi di progetto si è studiata con attenzione la scelta dei materiali e l’attenta definizione dei particolari costruttivi Per fornire una protezione generale alla struttura, ad esempio, il piano dell’impalcato ha una larghezza trasversale maggiore rispetto a quella delle travi portanti del ponte ed è realizzato con un pannello a strati incrociati In corrispondenza dei correnti inferiori delle travi lenticolari, è stato previsto un grigliato metallico che crea un camminamento di servizio Tale passaggio può essere utilizzato per l’ispezionabilità (e l’eventuale manutenzione) degli elementi strutturali e degli impianti che corrono lungo il ponte Infine, sono stati evitati i possibili punti di ristagno dell’acqua piovana mediante soluzioni studiate ad hoc Il ponte è stato realizzato dalla Wood Beton S p A su progetto architettonico dell’architetto Lanfranco Cirillo mentre l’ingegner Giovanni Spatti ha curato la progettazione e DL delle strutture in legno lamellare, acciaio e c a
96 legnoarchitettura 00 sistemi strutture
Wood Beton S p A (Iseo, BS) nasce nel 1990 all’interno del Gruppo Nulli, attivo già dagli anni ‘50, con la produzione di sistemi prefabbricati in legno per l’edilizia, brevettando solai e pareti in legno-calcestruzzo preassemblati L’azienda è attiva sia nell’ambito residenziale sia in quello delle grandi strutture in legno lamellare e in legno massiccio Nel 2009 Wood Beton ha vinto il bando di gara per la rcostruzione post sisma in Abruzzo nell’ambito del progetto C.A.S.E.
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un ponte a campata unica statica
Il ponte è costituito da 2 travi lenticolari reticolari che, unite all’intradosso e all’estradosso da ulteriori elementi reticolari, costituiscono una struttura del tipo a “cassone”, di larghezza 235 cm Per dare un’idea delle dimensioni, nel punto di massima altezza, ovvero in mezzeria, la trave lenticolare ha un’altezza di 7 metri, mentre i suoi correnti hanno dimensioni 40x80 cm L’impalcato di calpestio, fissato su portali posti superiormente alle travi lenticolari, ha una larghezza utile di 3,53 metri ed è stato realizzato con pannello continuo in legno massiccio a strati incrociati (spessore totale di 18,1 cm)
Lo schema statico adottato per il ponte è quello di una trave a campata unica su due appoggi Tali appoggi consentono entrambi uno scorrimento longitudinale e, in questo modo, sono permesse le dilatazioni longitudinali delle travi evitando l’insorgenza di grosse coazioni Gli appoggi sono soggetti a modeste azioni trasversali all’asse longitudinale del ponte, in quanto le travi sono vincolate sui due lati per le forze fuori piano, anche se la maggior parte dell’azione trasversale è assorbita da tiranti di controvento fissati direttamente alle fondazioni
La struttura del ponte è stata portata in cantiere per parti, solo parzialmente preassemblate I giunti, realizzati in opera, sono del tipo acciaio-acciaio e non legnolegno, sfruttando una tecnologia adottata dalla ditta appaltatrice ormai da anni, ovvero unire la carpenteria metallica al legno mediante l’utilizzo di resine epossidiche La squadra di montaggio ha assemblato a terra 7 conci tridimensionali con una dimensione massima di 12 metri e un peso massimo di 10 tonnellate i quali sono poi stati assemblati uno sopra l’altro, a partire dalla cerniera di acciaio sulla quale sarebbe stata compiuta la rotazione del ponte
98 legnoarchitettura 00 sistemi
Per consentire la sovrapposizione dei conci e la realizzazione della torre da 82 m è stato studiato un apposito traliccio metallico che potesse fare da “rastrelliera” e da ritegno, una struttura metallica alta 50 metri
Per la fase di “rotazione” sul punto fisso - la cerniera - sono stati impiegati appositi argani: è stato fondamentale analizzare il giro delle funi, le taglie da porre in sommità, la stabilizzazione dei tralicci durante la discesa del ponte, gestendo nel contempo le enormi forze in gioco
Era chiaro che, durante la movimentazione, gli elementi del ponte sarebbero stati sottoposti a sforzi non presenti nelle combinazioni di esercizio: progettare il ponte ha significato quindi modellare a elementi finiti tutte le fasi di varo, coordinare almeno 7 differenti strutture, relative a situazioni “temporanee” e appartenenti solo al periodo di costruzione
Le variabili in gioco sono state molteplici, eppure i riscontri in cantiere hanno dimostrato che i calcoli a tavolino, eseguiti con opportuni ragionamenti, sono stati rispettati dalla realtà di cantiere; un esempio su tutti: le frecce verificate lungo il ponte dopo il varo corrispondevano alle deformazioni calcolate in via teorica L’azienda appaltatrice ha sviluppato per quest’opera una progettazione globale, occupandosi non solo del dimensionamento del ponte ma anche di quello delle fondazioni (fondazioni del ponte e fondazioni “temporanee” per la tesatura dei trefoli di stabilizzazione) e dei tralicci provvisori metallici
Sforzo normale con il ponte in calo a 45° rispetto alla verticale
99
un ponte a campata unica assemblaggio, varo e posa dell’impalcato
Le fasi di seguito descritte si sono svolte in un intervallo di tempo di circa 40 giorni, dal 31 marzo all’11 maggio 2011 Durante questo periodo, le condizioni atmosferiche non sempre sono state clementi: la squadra di montaggio ha lavorato anche in condizioni di scarsa visibilità e di pioggia battente continua, con grosse difficoltà di comunicazione tra le persone a terra e quelle al lavoro in quota, a 50 o 80 metri dal suolo
Assemblaggio a terra dei conci
Le travi in legno sono arrivate in cantiere solo parzialmente preassemblate nelle porzioni relative alle reticolari inferiore e superiore La realizzazione dei conci di trave reticolare a cassone è avvenuta in cantiere Il concio più grande, quello da disporsi sulla mezzeria del ponte, raggiungeva l’altezza totale di 7 metri I conci di estremità erano caratterizzati da una forma “triangolare” che andava a chiudersi sulle cerniere, in corrispondenza delle quali il concio presentava un “becco” metallico
Montaggio dei tralicci provvisori
Contestualmente all’assemblaggio dei conci è avvenuto il montaggio dei tralicci metallici che hanno fatto da “ritegno” durante le fasi di varo Tralicci che sono stati da dimensionare e verificare sia nei confronti della struttura in legno, sia nei confronti di argani, taglie e funi che da essi sarebbero stati supportati
Montaggio dei conci in verticale
Per ruotare i conci dalla posizione orizzontale di assemblaggio alla posizione verticale sono state utilizzate 2 autogrù, in modo da bascularli in aria Il solle-
vamento in quota è avvenuto con una autogrù da 300 ton, dotata di un braccio tralicciato con un’estensione di oltre 100 m: per portare tutto il materiale necessario alla messa in funzione di questo macchinario, sono arrivati in cantiere 15 bilici
Il ponte in verticale
Nel momento in cui il ponte era nella posizione verticale, i tralicci metallici hanno fatto da opportuno sistema di ritegno provvisorio ma, essendo la loro altezza di “soli” 50 metri, la struttura in legno era comunque superiormente a sbalzo di circa 30 metri In corrispondenza dell’appoggio a terra, per supportare l’azione concentrata dovuta al peso della struttura, sono state approntate apposite fondazioni in calcestruzzo armato dotate di 8 pali infissi nel terreno per oltre 50 m
Il primo sbilanciamento
Con il ponte in verticale non era possibile la presenza del traverso orizzontale di collegamento tra le sommità dei due tralicci: tale traverso era però strutturalmente indispensabile durante l’abbassamento del ponte sia per consentire il montaggio dei trefoli (ancorati a terra a 100 metri di distanza) sia per supportare le taglie Di conseguenza, usando l’autogrù e un sistema di carrucole, è stato eseguito un primo “sbilanciamento” del ponte per liberare lo spazio tra i 2 tralicci e procedere all’inserimento del traverso
La rotazione del ponte
La progettazione del varo del ponte ha comportato un’attenta analisi del si-
100 legnoarchitettura 00 sistemi
stema di argani e taglie che hanno consentito la rotazione della struttura: gli argani sono stati posizionati al piede del ponte, in prossimità della cerniera di rotazione, mentre la coppia di taglie lavorava tra il traverso in sommità al traliccio provvisorio e un tubolare, che attraversava l’intradosso del ponte, appena sopra la sua mezzeria I tralicci provvisori, durante la fase di rotazione, erano stabilizzati da 12 trefoli ancorati a una fondazione posizionata a 100 m di distanza dalla fondazione principale Le forze in gioco erano talmente elevate che non esistevano argani sufficientemente potenti per sopportarle; di conseguenza le taglie sono state necessarie per demoltiplicare la forza in uscita: per l’esattezza le 2 coppie di taglie erano da 80 tonnellate e lavoravano in “dodicesima”, ovvero passando agli argani una forza divisa 12 volte È stato così possibile utilizzare argani da 8 tonnellate Apposite celle di carico hanno consentito di verificare le forze all’interno dei trefoli di stabilizzazione durante la calata: la fase di rotazione veniva interrotta a intervalli prestabiliti in fase di progetto in modo da controllare e ricalibrare la trazione, aggiungendo tesatura nei trefoli per evitare che le forze si scaricassero sui tralicci Durante la calata del ponte, all’aumentare dell’inclinazione, si sono avute le massime forze di tiro, forze che hanno sollecitato tutto il sistema Inoltre, le taglie posizionate sulla struttura lignea si trovavano a un’altezza di 50 m rispetto agli 82 m totali, di conseguenza anche durante la fase di varo si operava con uno sbalzo libero di 30 m I tubolari di acciaio visibili all’interno del ponte, pur collaborando in fase di esercizio, sono stati inseriti proprio per sopportare le azioni generate durante questa fase
Il raggiungimento dell’altra sponda
La massima azione nelle funi si è avuta nel momento in cui il ponte ha raggiunto la posizione orizzontale, prima dell’appoggio sulla sponda conquistata Per una certo periodo il ponte ha avuto qui un appoggio provvisorio in quanto il varo stesso è stato necessario per accedere al lato opposto e completare le operazioni di fondazione
Montaggio dei portali per la realizzazione del piano di impalcato
Raggiunta la posizione orizzontale, la struttura del ponte presentava un estradosso curvo dettato dalla sagoma delle travi lenticolari Si è proceduto a creare la linea di camminamento finale, rettilinea, posizionando superiormente i portali preassemblati di varia altezza
Montaggio del piano di calpestio
I moduli di impalcato preassemblati – costituiti dall’unione del piano in calpestio in x-lam e dei parapetti metallici laterali – sono stati fissati sopra i portali
In questa fase pesi già consistenti (come il merlo che trasportava i moduli preassemblati) hanno iniziato a transitare lungo il ponte
Finitura del piano di calpestio
Il piano in x-lam è stato ricoperto da unaguaina impermeabilizzante e lo strato di finitura (nonché strato di usura e di sacrificio) è stato realizzato con pannelli prefabbricati di assito di larice
101
Posa a secco del parquet
La posa su sabbia del parquet non è una novità, considerato che la sua applicazione era già praticata nei primi anni ‘20, e in molte abitazioni d’epoca si ritrovano ancor oggi pavimentazioni posate con questo metodo. Negli ultimi decenni si è assistito a un interesse crescente verso il recupero delle tecniche tradizionali di posa a secco delle pavimentazioni in legno, supportato inoltre dai vantaggi in termini di tempistica realizzativa, costi e prestazioni termoacustiche Vantaggi presenti anche dal punto di vista della sempre più crescente attenzione ai concetti di sostenibilità e di ecocompatibilità, che porta progettisti e committenti a scegliere materiali naturali in grado di garantire un microclima indoor sano ed esente da composti volatili organici. Le esigenze impiantistiche attuali e l’indiscussa evoluzione tecnologica hanno portato a rivisitare queste metodologie di posa, adeguandole agli standard e alle necessità odierne e consentendone l’applicazione sia con impianti di riscaldamento tradizionali sia con quelli radianti a pavimento.
dettagli
Posa a secco del parquet e impianti di riscaldamento
Tolin Parquets inizia
la sua attività nei primi anni
Sessanta e da oltre trent’anni adotta sistemi di posa a secco per i pavimenti in legno massello, riprendendone e rinnovandone le tecniche di posa.
Con il Dipartimento di Ingegneria dei Sistemi Edilizi e Territoriali del Politecnico di Torino ha condotto una serie di sperimentazioni di laboratorio al fine di determinare l’efficacia e la potenzialità delle pavimentazioni in legno abbinate a sistemi di riscaldamento a serpentina radiante con vari tipi di massetti a secco. I risultati della ricerca hanno portato a brevettare lo “Strato radiante sciolto per il riscaldamento e il raffrescamento radiante a pavimento”
Le tecniche di posa a secco del parquet in legno si possono suddividere sostanzialmente in due gruppi: tecniche specifiche per sistemi di riscaldamento tradizionale oppure per tipologia di riscaldamento a pavimento, a loro volta articolate in posa su sabbia o su granulati minerali
La posa su sabbia con impianto di riscaldamento tradizionale è un sistema utilizzato prevalentemente in tutte le ristrutturazioni dove non è presente, o previsto, un impianto radiante e viene realizzata come segue Sul solaio in legno si stende un tessuto fonoassorbente con funzione di contenimento delle polveri e di riduzione del rumore da calpestio e, in seguito, uno strato di sabbia che, precedentemente lavata e asciugata nei forni, viene livellata manualmente sull’impiantistica primaria Al di sopra della sabbia viene steso un tessuto traspirante, sul quale si appoggia una sotto-pavimentazione in pannelli di fibra di gesso che accoglie il parquet massello grezzo fissato con chiodatura L’uso dei granulati minerali, al posto della sabbia, è indicato nelle ristrutturazioni dove non è possibile sovraccaricare eccessivamente l’assito di legno mantenendo il vantaggio di non portare umidità all’interno degli ambienti Il metodo è simile al precedente, ma si differenzia per la posa, dopo la stesura del granulato minerale o perlite, di un foglio di fibra di legno ad alta densità e di uno strato incrociato di pannelli di fibra di gesso graffettati tra di loro, prima della chiodatura del parquet
La posa completamente a secco di pavimenti in legno su impianto di riscaldamento radiante a pavimento ha punti in comune con la soluzione precedente e, anche in questo caso, si utilizza soprattutto quando si vuole isolare sia acusticamente che termicamente il solaio riducendo i carichi ed evitando umidità negli ambienti come avviene, invece, nei sistemi con sottofondo cementizio La procedura prevede la stesura di un tessuto fonoassorbente per il contenimento delle polveri e per la riduzione del rumore da calpestio e dello strato livellato di granulato minerale o perlite sull’impiantistica primaria La sabbia è coperta da un pannello in fibra di legno (che ha lo scopo di aumentare la rigidità della superficie), su cui viene posato un pannello in fibra di gesso; sulla fibra di gesso un pannello isolante in fibra di legno accoglierà le fascette porta-tubo per le serpentine del riscaldamento
106 legnoarchitettura 12 dettagli parquet su sabbia o granulati minerali
radiante, sommerso da sabbia asciutta scelta con una granulometria tale da massimizzare la lavorabilità e le proprietà di trasmissione del calore Segue la posa di un freno al vapore sul quale viene poi collocato un ulteriore strato di fibra di gesso in pannelli che funge da raccordo e da base per lo strato finale di finitura, il parquet in massello grezzo chiodato La posa su sabbia con impianto di riscaldamento radiante si distingue dal sistema tutto a secco per il semplice fatto che il primo sottofondo non viene realizzato con granulati minerali, ma con un classico massetto cementizio, cosa in realtà non molto indicata per le strutture in legno
vantaggi della posa tutta a secco
I vantaggi di una posa a secco possono essere così riassunti: assenza di colle nella posa in opera; qualità termo-acustiche del pacchetto notevoli; carichi sul solaio ridotti; garanzia di stabilità nel tempo; tempi di installazione notevolmente ridotti; costi di realizzazione, rispetto ai sistemi tradizionali, contenuti; morbidezza del camminamento; risoluzione alla radice dei problemi connessi al sottofondo cementizio; ispezionabilità nel tempo del pacchetto che può anche essere smontato e rimontato in sito diverso Dal punto di vista della sostenibilità i vantaggi sono l’utilizzo di materiali ecologici, provenienti da fonti rinnovabili (legno, fibra di legno) e certificati (FSC - Forest Stewardship Council); assenza di sostanze inquinanti in fase di posa e in fase di dismissione per gli operatori del cantiere e riduzione dell’impatto in tutto il suo ciclo di vita (LCALife Cycle Assessment)
Nella pagina a fianco: maxi tavole in rovere massello scelta nodata con larghezza dei listoni fissa; finitura ad olio con colorazione neutra
Qui sotto, salone con pavimento a disegno: quadrotte in rovere massello antico e finitura a olio con colorazione neutra
In basso a sinistra, salone con camino e ortensie: maxi tavole in rovere massello scelta nodata con spazzolatura superficiale e bisellatura per evidenziare le varie larghezze dei listoni; finitura a olio con colorazione neutra
In basso a destra, salone moderno con vetrata: maxi listoni in Teak Burma massello a larghezza fissa; finitura a olio effetto grezzo.
107
1 parquet
2 fibra di gesso (10 mm)
3 fibra di gesso (10 mm)
4 fibra di legno (8 mm)
5 granulato minerale (80/90 mm)
6 tessuto traspirante
7 solaio in legno
riscaldamento tradizionale
Caratteristiche dei componenti dei sistemi di posa a secco
Granulato minerale ottenuto dalla roccia vulcanica
Conduttività termica λ: 0,056 W/mK; Massa volumica apparente: 120 kg/m3; Resistenza al fuoco: Classe A1
Fibra di legno alta densità mm 8
Conduttività termica λ: 0,055 W/mK; Densità: 280 kg/m3; Peso: 2,1 kg/m2; Resistenza al fuoco: Classe B2; Resistenza al suono Rm: 24 dB; Resistenza alla diffusione del vapore µ: 5
Pannello in Fibra di gesso idrorepellente (12,5/15 mm)
Conduttività termica λ: 0,32 W/mK; Peso specifico: 1150 kg/m3; Resistenza a compressione: 116 N/cm2; Resistenza al fuoco: Classe B2; Resistenza al suono Rm: 31 dB (con uno strato solo)
Fibra di legno (20/30 mm)
Conduttività termica utile λ: 0,044 W/mK; Densità: 250 kg/m3; Resistenza alla diffusione del vapore µ: 5; Resistenza al fuoco: Classe B2
Sabbia naturale asciutta di fiume
Conduttività termica λ: ± 0,80/0,90 W/mK; Densità: 1600 kg/m3
Tessuto traspirante
Peso: 145 gr/m2; Spessore equivalente di diffusione Sd: 8 m
Parquet in rovere massello (15/18/21 mm)
Conduttività termica λ: ± 0,180 W/mK; Densità: 800 kg/m3
108 legnoarchitettura 12 dettagli
1 2
posa su sabbia o su granulati minerali
1 2 3 5 6 4 7 posa su granulato minerale con riscaldamento tradizionale
1 chiodo
2 parquet
3 fibra di legno alta densità (15 mm)
4 sughero naturale o fibra di legno
5 carta oleata / tessuto traspirante
6 sabbia naturale di fiume asciutta (70/80 mm)
7 guaina
1
Il granulato minerale viene cosparso sul solaio
2
Livellatura del granulato minerale
3
La sabbia viene portata in sacchi sul solaio, quindi cosparsa su di esso
4
Livellatura della sabbia
5
Posa dei pannelli isolanti in fibra di legno.
6
Posa della fibra di gesso su carta oleata o su tessuto
7
Inchiodatura finale del parquet
5 6
1 2 345 6 7 3 4 7
posa su sabbia con riscaldamento tradizionale
SOLAIO IN ASSITO DI LEGNO
Posa su granulato minerale:
1 chiodo
2 parquet
3 fibra di gesso (15 mm)
4 tessuto traspirante (1 mm)
5 sabbia asciutta (50 mm)
6 tubo in polietilene reticolato
7 graffa porta tubo
8 vite
9 sughero o fibra di legno (20/30 mm)
10 fibra di gesso (10/12 mm)
11 fibra di legno (8 mm)
12 granulato minerale di roccia vulcanica (100 mm)
13 tessuto traspirante (1 mm)
riscaldamento a pavimento
Sull’assito di legno del solaio, una volta posati gli impianti tecnici, si può realizzare un massetto tutto a secco, composto da granulato minerale isolante sopra al quale vengono posati dei pannelli in fibra di legno e fibra di gesso
Su questa base si colloca l’impianto radiante a pavimento, successivamente ricoperto da un sottofondo composto da sabbia asciutta, carta oleata e un pannello di fibra di gesso Il parquet di legno viene quindi inchiodato, levigato e impregnato con olii vegetali e cere naturali
110 legnoarchitettura 12 dettagli
1
posa su sabbia o su granulati minerali
1 2 34 5 6 7 8 9 10 11 12 13 3 2
SOLAIO IN ASSITO DI LEGNO
4
Posa su massetto in calce:
1 chiodo
2 parquet
3 pannello in fibra di gesso (15 mm)
4 tessuto traspirante (1 mm)
5 sabbia asciutta (20/30 mm)
6 tubo in polietilene reticolato
7 sughero o fibra di legno (50/60 mm)
8 caldana con massetto in calce (80/90 mm)
9 striscia insonorizzante
10 guaina
1
La sabbia in sacchi viene portata sulle serpentine dell’impianto radiante
2
La sabbia è stata quasi completamente livellata
3
Sulla sabbia è stato posato un tessuto separatore e su di esso i pannelli in fibra di gesso
4
Il parquet in legno viene inchiodato ai pannelli in fibra di gesso.
5
Il taglio del parquet con sega circolare
6
Il parquet viene levigato
7
La posa del battiscopa
111
6 7
5
7 1 2 34 5 6 8 9 10
SOLAIO IN ASSITO DI LEGNO
Straw Bale Café
Hewitt Studios LLP
Jonaš Barn
Filip Nosek - a2f architekten
Scuola Erasmus
Angela Fritsch Architekten
Energy Box
Pierluigi Bonomo
Coop Sociale Onlus
Davide Tresoldi
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