legnoarchitettura 27
incontri MCMArch progetti
OFIS Arhitekti
Stephen Phillips Architects
Nomade architectes
Hiroshi Nakamura & NAP
Verderosa Studio Ola Studio FACTORIA techné La
Digital wood topic Legno edilizia
EdicomEdizioni Trimestrale
legnoarchitettura
rivista trimestrale
anno VIII – n 27, aprile 2017 ISSN 2039-0858
Numero di iscrizione al ROC: 8147
direttore responsabile
Ferdinando Gottard
redazione Lara Bassi, Lara Gariup
editore
EdicomEdizioni, Monfalcone (GO)
redazione e amministrazione
via 1° Maggio 117 34074 Monfalcone - Gorizia tel 0481 484488, fax 0481 485721
progetto grafico
Lara Bassi, Lara Gariup
stampa Grafiche Manzanesi, Manzano (UD)
Stampato interamente su carta con alto contenuto di fibre riciclate selezionate
prezzo di copertina 15,00 euro abbonamento 4 numeri
Italia: 50,00 euro - Estero: 100,00 euro Gli abbonamenti possono iniziare, salvo diversa indicazione, dal primo numero raggiungibile in qualsiasi periodo dell’anno distribuzione in libreria
Joo Distribuzione
Via F Argelati 35 – Milano
copertina
Alpine Barn Apartment, OFIS Arhitekti
Foto: Tomaz Gregoric
È vietata la riproduzione, anche parziale, di articoli, disegni e foto se non espressamente autorizzata dall’editore
04 77 87 95 La valutazione multicriterio per la progettazione sostenibile dei componenti tecnologici edilizi Digital wood progettazione, digitalizzazione e fabbricazione di un padiglione in compensato
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MCMArch
Partendo dalla richiesta di un concorso di progettazione promosso nel 2015 da un’azienda trentina produttrice di edifici in legno, lo studio MCM Architettura di Roma ha sviluppato un concetto dell’abitare modulabile che consente di ridurre i costi di costruzione a partire da un’idea di “parete” che diventa abitazione L’architetto Federico Cellini, cofondatore dello studio, ci spiega le caratteristiche di questa originale architettura
Federico Cellini
Architetto, collabora con alcuni studi negli Stati Uniti acquisendo conoscenza specifica di progettazione di edifici in legno, in particolare con sistemi a telaio leggero Fino al 2008 professore a contratto presso il Politecnico di Milano, nel 2011 fonda lo studio MCMArch, occupandosi di progettazione architettonica e design con attenzione alla ecosostenibilità degli edifici a basso consumo energetico
Maria Eugenia Muratori
Architetto, dopo la collaborazione con alcuni studi come progettista di edifici e di interni, fonda nel 2011 lo Studio MCMArch dove svolge attività professionale e di ricerca, sperimentando l’accostamento di materiali tradizionali e innovativi, creando spazi nuovi e adeguati al gusto contemporaneo del vivere. Dal 2005 affianca la sua attività di progettista con la creazione di gioielli
Da dove nasce la vostra idea progettuale e quali sono stati gli obiettivi che vi siete posti, viste le richieste del bando?
Ottemperando alle richieste del concorso che chiedeva un’unità abitativa da mettere a catalogo per accontentare una fascia di mercato più ampia e varia, abbiamo deciso di fissare alcuni punti fondamentali da cui sviluppare il progetto, partendo dalle dimensioni dell’edifico che dovevano essere comprese tra i 120 e i 200 m2 Abbiamo scelto di sfruttare al mas-
simo la superficie e di svilupparla su tre piani, così da soddisfare le esigenze di una famiglia di 4/5 persone –tre camere da letto, due bagni principali e uno di servizio e un’area giorno con cottura, pranzo e living La distribuzione su tre livelli scaturisce da ragioni economiche, di flessibilità e di sfruttamento dello spazio, in quanto una sagoma di 5,75x15,85 m, aggetti esclusi, consente di contenere l’impronta a terra e quindi l’uso di suolo e una maggior adattabilità commerciale, potendo essere posizionata su terreni di dimensioni ri-
sezione longitudinale
pianta piano terra
scomposizione assonometrica
dotte Questa forma alta e stretta, inoltre, permette di essere accorpata in più unità e consente all’azienda produttrice di allargare l’offerta anche al social housing, riducendo i costi di costruzione
Da dove nasce l’idea di una silhouette alta e stretta a cui accorpare moduli funzionali?
Il volume principale è stato pensato come muro di spina dell’edificio, che nella configurazione classica di casa singola/villa assume l’aspetto e la sostanza di una “wall house” L’idea è proprio quella di aggregare attorno a
sezione trasversale
una parete spessa, che accoglie funzioni compatibili con la sua dimensione, i vari ambiti di un’abitazione individuati come volumi a sé, formando quasi una sorta di “gioco delle costruzioni” sottolineato dalle finiture superficiali in doghe in legno e intonaco bianco La “spina” prende luce principalmente dall’alto, mentre un lato rimane completamente cieco a enfatizzare il suo ruolo di “wall”, diventando area di contatto tra le unità abitative nella configurazione a schiera e parte fondamentale del sistema strutturale In quest’ottica i volumi abitabili sono sfalsati, liberando spazi in cui si insinuano terrazzi e zone a doppia altezza
Qual è il sistema costruttivo scelto?
Vista la nostra esperienza e la possibile ingegnerizzazione del progetto da parte dell’azienda, abbiamo preferito un sistema a telaio leggero, con travi e montanti di sezione ridotta che permetta velocità e facilità di costruzione di un edificio pluripiano qual è il nostro progetto La necessità strutturale di setti portanti distanziati tra loro al massimo di 3,70 m diventa una scelta funzionale con un elemento principale, che contiene servizi, percorsi e zone filtro, e un motivo formale dove lo schema architettonico è dato dall’assemblaggio dei vari blocchi sul grande volume portante con il rivestimento in doghe di legno
Avete fatto riferimento a una riduzione dei costi: potete spiegarci meglio il concetto?
Sono molte le voci che concorrono alla determinazione del costo di costruzione ma tenendo ferma la qualità dei materiali, è possibile già in fase di progettazione inserire tutti quegli accorgimenti che portano alla riduzione del costo stesso Il progetto di un edificio in legno inizia con la scelta del legno! Luci libere contenute consentono di utilizzare sezioni ridotte di abete massello (Structural Grades) invece di lamellare dimezzando il costo/metro cubo; lo stesso dicasi per le
aree delle pareti: a parità di superficie calpestabile queste sviluppano meno metri quadri rispetto a un edificio a un solo piano e così via
Come entra in gioco il concetto di sostenibilità?
Oltre all’uso del legno che assicura grandi prestazioni già di per sé, le scelte progettuali hanno limitato le aperture vetrate nelle zone in cui la qualità fisica del vivere può scendere a compromessi con il consumo energetico; soggiorno e camere hanno ampie vetrate in contrasto con le grandi superfici chiuse e fortemente isolate e con la parete nord cieca
A sud e sulla copertura abbiamo posizionato pannelli fotovoltaici (ca 45 m2), orientabili secondo la posizione dell’edificio, i quali potrebbero fornire una produzione annua stimata (in Italia settentrionale) di 4 500-6 000 kWh, rendendo l’abitazione quasi del tutto autosufficiente
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La vista del granaio da sudovest esprime chiaramente l’attaccamento ai materiali e il radicamento al luogo su cui sorge assumendo una specificità propria in rapporto al legame tra forma e costruzione.
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L’intervento di riqualificazione si inserisce con coerenza nel sistema originario che lo ha generato, rimettendo in gioco le caratteristiche e le risorse locali
Ubicazione: Bohinj (SLO)
Progetto: OFIS arhitekti d.o.o., Ljubljana (SLO)
Team di progetto: Rok Oman, Spela
Videcnik, Andrej Gregoric, Janez
Martincic, Michele Albonetti, Maria
Della Mea, Tomaz Cirkvencic, Pawel Nikkiel, Gözde Okyay, Roberta Costa, Maria Rosaria Ritonnaro, Ralea Toma
Ioan Catalin, Grega Valencic, Vlad Popa, Tanja Veselic, Jade Manbodh
Strutture: Projecta d o o , Ljubljana (SLO)
Appaltatore: Permiz, Grosuplje (SLO)
Lavori: 2014-2015
Superficie utile: 140 m2
Fotografie: Tomaz Gregoric
Testi a cura di: Sara Carciotti
Il vernacolo contemporaneo del legno
L’architettura vernacolare Slovena, quale portatrice di valori e saperi, è da qualche anno all’attenzione di Ofis Arhitekti, che hanno trasformato un vecchio fienile sulle Alpi Slovene in una residenza turistica mantenendo l’esterno originale e creando all’interno uno spazio contemporaneo dell’abitare Il territorio Alpino Sloveno, con il suo patrimonio architettonico ricco e diversificato, si configura come luogo ideale per la teorizzazione del rapporto tra natura/artificio e tra tradizione/innovazione
L’architettura vernacolare Slovena, diffusa su quasi tutto il territorio, è costituita da un’ampia rete di fienili, fattorie e granai Molti di questi fabbricati non svolgono da tempo la funzione per cui erano stati costruiti diventando così luoghi di sperimentazione per gli architetti
In questo ambito si trova il progetto firmato da Ofis Arhitekti; la proposta di riqualificazione del fienile tenta di preservare il carattere autentico dell’edificio Alpino conservando ove possibile la memoria storica, ma al contempo intervenendo con un approccio contemporaneo
Esternamente l’edificio mantiene la sua forma originale; l’unica modifica visibile rispetto alla facciata storica è rappresentata dal sistema di foratura del rivestimento delle doghe verticali in legno Piccoli fori circolari fanno filtrare la luce naturale all’interno del volume
La ristrutturazione interna si è concentrata prevalentemente al primo piano, mantenendo invece a tutt’oggi nel basamento in pietra le funzioni di ricovero e deposito degli attrezzi
Al primo piano dell’abitazione si accede dalla strada grazie a una rampa; l’ingresso è leggermente arretrato dalla facciata dando così luogo a un’area filtro, vero e proprio cannocchiale sulle Alpi Giulie Entrando si è colpiti dall’ampiezza dello spazio che sfrutta la doppia altezza e valorizza la struttura storica a capriata Lungo il volume principale sono collocati la zona giorno, la sala da pranzo e la camera da letto Sebbene non ci siano pareti, le tre differenti quote dei pavimenti determinano la scansione delle zone e delle diverse funzioni Gli spazi di servizio, quali la cucina, le cabine armadio, i bagni e la sauna sono racchiusi in un volume creando così una quinta di assi verticali in legno di abete rosso spazzolato La scala in prossimità dell’ingresso conduce alla stanza per gli ospiti e a una galleria polifunzionale che domina l’open space
pianta piano primo
L’immagine permette di identificare gli elementi che caratterizzano l’open space La struttura portante di travi, montanti incrociati e capriate in legno armonicamente dialogano con il nuovo volume degli spazi ausiliari
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Le facciate, seppure restaurate, rimangono intatte nel rispetto della tradizione vernacolare locale Le aperture in facciata sono piccole e schermate dagli assi di legno forati Solamente nella zona d’ingresso c’è un’ampia vetrata che crea continuità tra lo spazio interno ed esterno.
Il progetto è nato dalla rilettura degli elementi formali alpini, poi riproposti nella nuova composizione interna in modo critico, con le tecnologie correnti e secondo un disegno unitario
struttura
Il concept del progetto permette di conservare e innovare il patrimonio architettonico esistente valorizzandolo e rendendolo nuovamente vivo nella contemporaneità Se da un lato l’intervento di riqualificazione del fienile ha mantenuto gli elementi originari, quali il rivestimento esterno in assi di legno, il tetto e la struttura a telaio, dall’altro ha introdotto all’interno della struttura un nuovo involucro ligneo Tutti i rivestimenti interni dei pavimenti e delle pareti sono in abete rosso spazzolato Anche gli arredi, progettati su misura, sono della stessa essenza Le aperture sono in triplovetro con telaio a scomparsa e garantiscono un comfort interno per far fronte al rigido clima Alpino
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Il volume dei servizi caratterizzato dai listelli di legno verticali vede allineati uno di seguito all’altro, il bagno, la sauna, la cucina e il caminetto
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La luce filtrando all’interno diventa un elemento costruttivo che plasma le superfici e delimita gli spazi, interagisce con lo spazio e migliora il comfort degli ambienti Il mobilio in legno
1 guardaroba
2 bagno
3 sauna
4 cucina
5 caminetto
6 scale
7 camera da letto
8 zona pranzo
9 zona living
Copertura, dall’esterno:
- scandole esistenti
- doppia orditura di listelli (4x5 cm) e formazione della camera di ventilazione
- telo di tenuta all’acqua
- pannelli in legno di chiusura
- struttura tetto in travi e isolamento termico (16+10 cm)
- barriera al vapore
- rivestimento interno in abete rosso spazzolato (1,5 cm)
Parete, dall’esterno:
- rivestimento esistente in doghe di legno
- listelli per la formazione di una camera di ventilazione
- telo di tenuta all’acqua e all’aria per facciate
- montanti e isolamento termico (25 cm)
- pannello di chiusura in legno (1,5 cm)
- sottostruttura di listelli in legno (2 cm)
- rivestimento interno in abete rosso spazzolato (1,5 cm)
Solaio mezzanino, dall’estradosso:
- rivestimento interno in abete rosso spazzolato (2 cm)
- pannello in OSB (2,5 cm)
- sottostruttura in travetti di legno (3x4,5 cm)
- pannelli esistenti di legno (4 cm)
- travi e isolamento termico (15 cm)
- sottostruttura in travetti di legno per soffitti (3x4,5 cm) e isolamento
- telo di tenuta all’acqua e all’aria per facciate
- rivestimento esterno per soffitto in legno (2,5 cm)
Solaio primo piano, dall’estradosso:
- rivestimento interno in abete rosso spazzolato (2 cm)
- massetto (6 cm)
- isolamento termoacustico (2 cm)
- isolamento termico (6 cm)
- pannelli di legno (3 cm)
- pannelli di legno esistenti (5 cm)
- travetti e isolamento termico (15 cm)
- pannelli esistenti di legno (3 cm)
- travi esistenti in acciaio
1 trave esistente in legno
2 serramento triplo vetro
3 telaio a scomparsa del serramento
4 porte scorrevoli triplo vetro
5 parete esistente in pietra
Le immagini del granaio prima della ristrutturazione testimoniano le buone condizioni iniziali della struttura lignea nonostante i segni del tempo e della sua funzione agricola Nelle foto in centro, emerge il lato buio e angusto della zona utilizzata in passato per l’essicamento del fieno. Per favorire l’apertura verso il paesaggio e una maggiore luminosità all’interno, quest’area è stata aperta dopo la ristrutturazione
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Il fronte su strada del duplex Lo studio di Stephen Phillips ha interpretato in maniera creativa le normative edilizie locali, incorporando caratteristiche stilistiche, come il cornicione e il bovindo, in una facciata moderna. Un esile camino nero corre lungo la facciata su strada.
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Vista dalla terrazza della zona giorno al terzo piano La scala a chiocciola conduce alla terrazza sul tetto
Fino a qualche decennio fa paradiso della droga, l’area di Hayes Valley ha intrapreso una profonda trasformazione da quando un’autostrada sopraelevata è stata rimossa, negli anni ‘90 Oggi la zona è nota per i suoi ristoranti stellati e le boutique
Ubicazione: San Francisco (USA)
Progetto: Stephen Phillips Architects (SPARCHS), San Francisco (USA)
Team di progetto: Sam Clovis, Cameron Helland, Richard Porter, Andrew Wright, David Stamatis, Franco Zaragoza, Stephen Becker, Domini Padua, Trevor Larsen
Progetto strutturale: Double D Engineering
Appaltatore: Kevin Webb Construction
Fine lavori: 2016
Superficie utile: ca. 390 m2 (4.200 ft2)
Un ‘volume nero’ a San Francisco
Camminando in Linden Street, una via del quartiere di Hayes Valley di San Francisco, è questo che si vede: un ‘volume nero’ – Black Mass – molto moderno in un contesto storico, fatto di townhouses vittoriane ed edoardiane, con stili che si rifanno a modelli ottocenteschi Interpretando il regolamento edilizio locale in merito a bovindi, tendaggi, cornici e balconi, lo studio di Stephen Phillips ha potuto personalizzare le superfici esterne di questa casa a schiera rivestendole con pannelli di zinco nero, destinati a sbiadire verso una tonalità di grigio con il passare del tempo Pannelli che penetrano anche all’interno, di cui è possibile vederne una parte già dalla strada, grazie alle grandi vetrate che, nelle intenzioni dei progettisti, dovrebbero ‘sfumare’ il confine tra interno ed esterno
Ad animare ulteriormente il fronte su strada, un tetto a mansarda rotondeggiante, per ‘giocare’ un po’ sulle altezze senza offendere le case vicine
L’edificio ospita due appartamenti duplex che si incastrano al secondo livello, con un ingresso comune direttamente dalla strada, piano a cui si trova il garage
La prima delle unità residenziali, che occupa il primo piano e parte del secondo, fruisce del piccolo giardino sul retro mentre la seconda unità, che occupa parte del secondo e tutto il terzo piano, gode di una bella vista sulla città grazie alla terrazza cui si può accedere tramite una piccola scala chiocciola
Strutturalmente, l’edificio di Linden Street è realizzato in legno secondo il sistema tipicamente nordamericano del platform frame, in cui ogni piano dell’edificio funge da piattaforma per i piani superiori e le connessioni fra i componenti non avvengono tramite incastri ma con elementi metallici (chiodi, scarpe metalliche, squadre )
La struttura dei solai è stata realizzata indipendentemente da quella delle pareti, fornendo così una piattaforma utilizzabile come superficie di lavoro per il livello superiore
Agli esterni neri fanno da contraltare finiture interne bianche tra cui pavimenti in quercia sbiancata e mobilio minimal realizzato su misura
Legenda
1 giardino sul retro
2 garage
3 scale d’entrata app. 2 (secondo e terzo piano)
4 zona living app 1 (piano terra e primo piano)
5 cucina appartamento 1
6 camera matrimoniale app 1
7 bagno padronale app 1
8 camera da letto app 1
9 bagno app 1
10 zona living app 2
11 bagno app 2
12 camera d aletto app 2
13 zona pranzo app. 2
14 cucina app. 2
15 balcone
16 camera matrimoniale app. 2
17 camera matrimoniale app 2
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Cucina e living dell’appartamento 1, al primo piano
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La zona living dell’appartamento 2, al secondo piano Le scale conducono al terzo piano che ospita cucina e zona pranzo.
Per aggiungere calore allo spazio, l’architetto ha installato mobili in teak e pavimenti in quercia bianca, cui si affiancano piani di lavoro in cemento e marmo mentre le ringhiere metalliche delle scale sono state realizzate artigianalmente
pianta piano terra pianta piano primo pianta piano secondo pianta piano terzo6
Il vano scale che dà accesso ai due appartamenti si sviluppa dal piano terra al secondo piano.
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Una scala a chiocciola in metallo collega il piano d’entrata dell’appartamento 1 al piano superiore, dove si trovano una camera da letto e un bagno
8 Dettaglio della struttura curva della copertura
1 elemento di rivestimento della copertura, in pendenza per drenaggio
2 morsetto d’angolo con sigillante su ogni lato e incollaggio
3 finitura metallica dipinta
4 vetromattone
5 pannello compensato di rivestimento
6 scossalina metallica
7 chiusura a Z tagliata per adattarsi ai profili o ai pannelli, con mastice applicato su tutti i bordi
8 doppio strato di cartongesso
9 trave in acciaio
10 controsoffitto
11 guaina di rivestimento della copertura,
resistente agli agenti atmosferici
12 rivestimento cementizio intumescente
13 cartongesso
14 serramento in alluminio
15 pannello interno piatto in zinco
16 seduta presso la finestra/bovindo
17 sistema di schermatura motorizzato
18 tubolare metallico di supporto alla seduta presso la finestra
19 angolare metallico lungo i bordi
20 elemento scatolare in acciaio
21 isolamento in lana minerale
22 pannello di compensato
a 3 strati su elemento in cartongesso resistente all’acqua
Copertura curva, dall’estradosso: - finitura metallica in zinco nero - aggraffatura per pannelli in zinco
- guaina impermeabile - pannelli in cartongesso resistenti all’acqua di spessore idoneo
- isolamento in lana minerale tra i travetti - pannelli di rivestimento in compensato a tre strati posati su pannelli in cartongesso resistente all’acqua
Assonometria della struttura dell’edificio: un sistema ligneo principale del tipo platform frame con elementi curvi (e metallici) ausiliari su cui viene applicata la struttura dei bovindi di facciata
La cucina dell’appartamento al 3° piano con vista sulla zona living sottostante L’ambiente è illuminato naturalmente grazie alle grandi vetrate su Linden Street
Due immagini della struttura da due angolazioni differenti All’ultimo piano sono visibili le putrelle in acciaio a supporto della copertura
Due dettagli della struttura in una fase avanzata dei lavori
La casa in Linden Street è un esempio della versatilità del sistema costruttivo platform frame
Il duplex di Linden Street in attesa dei lavori di finitura interna ed esterna.
Nomade architectes
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I diversi corpi del complesso sono rivestiti in legno solo nei fronti a timpano
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I volumi della scuola si caratterizzano per un rivestimento in piastrelle ceramiche che ricopre interamente i prospetti lunghi e le falde della copertura senza soluzione di continuità
Ubicazione: Lieusaint (F)
Progetto: NOMADE Architectes, Parigi (F)
Strutture: Arbonis, Verosvres (F)
Fine lavori: aprile 2016
Superficie: 1 200 m2
Sette piccole case per l’infanzia
I bambini, specie se di tenera età, tendono ad adattarsi più facilmente alla frequentazione di una scuola, se questa è confortevole, fornisce un senso di sicurezza e consente loro di sviluppare la propria immaginazione A Lieusaint, una cittadina immersa nel verde a qualche decina di chilometri da Parigi, la Maison de la Petite Enfance incarna tali caratteristiche, migliorando al contempo la vecchia rete scolastica del paese e rafforzando il legame tra genitori e figli e tra gli stessi piccoli frequentatori
Costruita su un sito che funge da interfaccia tra una zona prettamente residenziale e il centro della città, la struttura si inserisce con armonia nel paesaggio, conservandolo e valorizzandolo attraverso i suoi volumi, i materiali e i colori L’edificio, infatti, che ospita un asilo nido per 40 bambini, gli spazi destinati alle educatrici e alla gestione della scuola e le aree multifunzionali, si apre su un sentiero verde che lo collega alla città e al bosco, guidando i fruitori direttamente all’ingresso principale, e si caratterizza per il rivestimento esterno della copertura e delle pareti in piastrelle di ceramica dai toni caldi del marrone e ocra, posate senza soluzione di continuità Questa finitura crea un involucro monomateriale che viene movimentato dal leggero spostamento, rispetto all’asse nord-sud, dei sette volumi dal tetto spiovente che costituiscono il complesso educativo Solo i fronti corti svelano il materiale con cui sono realizzati i vari corpi, il legno, che a sua volta diventa immagine iconica dell’obiettivo di sostenibilità dell’edificio
Lo spazio dell’asilo è scandito da una lunga spina centrale, realizzata con atrii, corridoi e giardini chiusi, a dividere la scuola in due parti apparentemente separate ma sempre interconnesse mediante finestre interne che consentono il controllo continuo delle aree principali; come piccole case indipendenti, i volumi con le loro diverse funzioni possiedono peculiarità specifiche, quali differenti quote al colmo del tetto e variazioni nei prospetti per la presenza di aperture vetrate dalle altezze eterogenee
La spinta verso la sostenibilità dell’asilo nido è sottolineata anche dall’involucro altamente isolato, al fine di raggiungere un basso consumo energetico, e dall’installazione di soluzioni tecnologiche verdi integrate in copertura
compatto prospetto est
L’ingresso principale completamente vetrato a nord
Dettaglio dell’ingresso: l’immagine evidenzia anche l’articolazione del tetto e le differenti pendenze delle falde del volume in primo piano
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La struttura a telaio di uno dei fabbricati della scuola vista dall’interno
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Sul telo in polipropilene per la tenuta all’aria e all’acqua sono sistemati i correnti verticali della sottostruttura del rivestimento esterno
assonometria della strutturastruttura
La struttura della scuola è stata edificata con un sistema a telaio montanti e travi, costruito in opera e opportunamente isolato per raggiungere gli obiettivi previsti dalla normativa francese sul risparmio energetico Oltre alla coibentazione interposta tra l’ossatura portante, nel fabbricato è stato realizzato un isolamento interno mediante posa di materiale termoriflettente sia sulle pareti che sulle falde di copertura All’esterno è stato sistemato il rivestimento di piastrelle ceramiche sui lati lunghi dei sette volumi e sulla copertura, mentre sui fronti corti si sono utilizzate doghe verticali intervallate da montanti, sporgenti rispetto al filo di facciata e posti a passo regolare per ritmare i prospetti La forma archetipica della “casa” è sottolineata da un bordo in metallo brunito
Parete, dall’esterno:
- doghe verticali in legno di larice a tre strati
- listelli e controlistelli per fissaggio rivestimento e formazione camera di ventilazione
- telo a 3 strati in polipropilene per tenuta all’acqua e all’aria
- pannello OSB
- struttura portante a telaio e isolamento interposto
- isolamento interno termoriflettente
- barriera al vapore
- contro parete e rivestimento interno
1 montante sporgente di facciata
2 griglia di ventilazione della camera d’aria
3 davanzale in lamiera
4 fascia para-pioggia
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Uno dei due cortili posti lungo la spina centrale e rivolto a sud verso un’area dedicata ai giochi collettivi Questa soluzione consente l’illuminazione naturale anche degli spazi privi di affaccio lungo i fronti esterni.
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La grande superficie a sudovest destinata alla sala motricità
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La spina centrale che suddivide in due parti la scuola: si notano i due cortili interni e, in fondo al corridoio, l’entrata principale
A sinistra, la realizzazione della copertura di uno dei fabbricati che compongono la scuola e, a destra, chiusura della struttura verticale
A sinistra, realizzazione in opera della struttura a telaio dei tre corpi di fabbrica sul lato est A destra, completamento dell’ossatura del fabbricato a sud con la posa del telo di tenuta all’aria e all’acqua.
Tre volumi vengono progressivamente ultimati: quello in fondo è già rivestito con piastrelle di ceramica, in quello centrale vengono montati i controlistelli, mentre in quello in primo piano deve ancora essere chiusa la copertura
A destra, fissaggio della finitura ceramica sul volume centrale e posa dello strato impermeabile e dei listelli
A sinistra, anche nel terzo volume si installano le piastrelle, mentre si definiscono i dettagli negli altri due collocando la lamiera nera che sottolinea il bordo di ogni edificio
A destra, costruzione della copertura piana della spina centrale
Nelle immagini a lato, la sistemazione dell’isolamento termoriflettente prima della posa del cartongesso
& NAP
Nasu Tepee Tochigi Prefecture (J)
Hiroshi NakamuraL’ingresso a sud-est
Per preservare il più possibile il paesaggio naturale, gli ambienti sono stati collocati nelle ondulazioni esistenti del terreno, tenendo in considerazione anche la collocazione degli alberi esistenti
Ubicazione: Tochigi Prefecture (J)
Progetto: Hiroshi Nakamura & NAP, Tokyo (J)
Strutture: MI+D architectural structure laboratory
Appaltatore: Fukaya Kensetsu K K
Fine lavori: novembre 2013
Superficie utile: 186 m2
Superficie fondiaria: 1,443 m2
Tende nel bosco
A chi volesse fare una passeggiata nei boschi della prefettura di Tochigi, nel Giappone centrale, potrebbe accadere di imbattersi in un raggruppamento di tende, di quelle che ricordano i tepee dei nativi americani ma anche certe case in legno e paglia del periodo Jōmon della storia nipponica
In realtà, il Nasu Tepee è una vera e propria residenza, commissionata all’architetto Hiroshi Nakamura e al suo studio da una coppia appassionata di agricoltura biologica e della vita all’aria aperta Il risultato è una serie di elementi architettonici di forma piramidale che, se dall’esterno danno l’impressione di essere distinti, all’interno costituiscono un unico grande spazio Tale raggruppamento così evocativo dall’esterno si traduce in una planimetria fatta di spazi orientati su assi differenti, dovuta all’attenzione per le presenze arboree preesistenti sul sito Una fondazione in c a solleva dal terreno l’edificio, proteggendolo dalle intemperie e dagli insetti La forma così singolare, realizzata con una struttura in telaio di legno su piattaforme in c a , segue la funzione piuttosto che l’estetica Infatti, l’intenzione dei committenti era innanzitutto consumare meno suolo possibile, avendo però al contempo una grande quantità di luce naturale la quale, trovandosi in mezzo a un bosco, poteva essere ottenuta solo realizzando un edificio alto L’altezza in effetti c’è, e raggiunge anche gli 8 m in alcune punte, ma l’avere optato per una forma piramidale piuttosto che per pareti ortogonali ha permesso di avere ambienti luminosi senza incidere sui costi per il condizionamento indoor L’aria calda che si raccoglie alle estremità superiori viene espulsa in estate attraverso le finestre triangolari poste in sommità – le stesse che garantiscono luce naturale agli interni – mentre in inverno viene convogliata verso il basso, a supporto del sistema di riscaldamento radiante a pavimento, presente in alcune stanze, e al caminetto del tepee centrale Un ulteriore contributo per il comfort indoor arriva poi dal sistema di condizionamento dell’aria, collocato sotto il solaio
Legenda degli spazi
Vista da nord-ovest
Tutti gli ambienti di questo ritiro nel bosco sono sormontati da un “cappello a punta” che, esternamente, conferisce alla struttura in legno l’aspetto di un gruppo di tende, cioè ‘tepee’.
Una vista della zona soggiorno dall’entrata; sullo sfondo, si intravede l’ambiente della cucina e l’apertura triangolare che conduce alla parte più privata della casa con le camere
Parete esterna e tetto, dall’esterno:
- rivestimento in rame (0,35 mm)
- strato adesivo per i pannelli di rame (1 mm)
- compensato impermeabile (15 mm)
- striscia di rame per ventilazione (30x40 mm)
- membrana permeabile al vapore e resistente all’acqua
- pannello di compensato strutturale (12 mm)
- isolamento tra i travetti in lana di vetro (100 m)
- listellatura 30x40 mm
- barriera al vapore e di tenuta all’aria
- cartongesso (12,5 mm)
- cartongesso (9,5 mm)
- intonaco (3-4 mm)
Solaio, dall’estradosso:
- pavimentazione in quercia (14 mm)
- riscaldamento elettrico a pavimento (12 mm)
- pannello in compensato (12 mm)
- pavimento sopraelevato con isolamento in schiuma di polistirene (65 mm)
1 riempimento con schiuma poliuretanica
2 rivestimento in stucco su pannelli di compensato di tiglio (30 mm)
3 rivestimento in stucco
4 rivestimento impermeabile delle fondazioni
5 uscita dell’aria
6 giro dell’aria in inverno
7 parete vetrata
8 sistema di condizionamento dell’aria interna
Le linee tratteggiate indicano la direzione del flusso d’aria durante la stagione invernale Un camino contribuisce al riscaldamento dell’ambiente L’aria riscaldata da questo sale naturalmente verso l’alto e un ventilatore nella parte alta della parete la convoglia verso il basso attraverso una tubazione posta tra lo strato esterno e quello interno della parete stessa
Sotto le fondamenta dell’edificio è stato poi installato un sistema di condizionamento dell’aria, utilizzato sia in estate che in inverno (a supporto del caminetto) le cui bocchette d’aria sono dislocate nella casa in modo mimetico, per esempio sotto la seduta del divano o sotto le vetrate più grandi.
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I vari ‘tepee’ in fase di costruzione Si individua bene la struttura portante a telaio
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Non solo l’utilizzo del legno per la struttura e un progetto che minimizzasse l’impatto dell’edificio sul suolo, ma anche certi dettagli interni esprimono l’attenzione per la natura da parte del progettista e dei committenti Per esempio, la porta in vetro che separa gli ambienti comuni da quelli più privati contiene, al suo interno, fiori selvatici provenienti dai dintorni I fiori, una volta essiccati, sono stati bloccati in una pellicola di resina, resistente ai raggi UV per impedirne lo scolorimento nel tempo, inserita tra due lastre di vetro da 4 mm l’una
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La zona della sala da pranzo Sulla sinistra è visibile il bancone della cucina
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La sala da pranzo vista dal tepee del soggiorno; sullo sfondo, il caminetto A destra si intravedono le scale che portano nella zona più privata della casa. Gli ambienti sono collegati tra loro tramite varchi triangolari
Verderosa Studio
Cantina Fiorentino
Paternopoli
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La grande vetrata captante a nord-ovest, oltre a essere sfruttata per la ventilazione naturale degli interni, permette di illuminare sia la zona accoglienza/ degustazioni che l’area interrata delle lavorazioni stagionali.
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Lo spazio della cantina dove sono conservati i tini in acciaio prende luce dalla lunga finestra a nastro posta a livello del terreno
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Il solaio della zona ingresso/degustazione è caratterizzato da fori quadrangolari coperti da vetro calpestabile che permette al visitatore di osservare le lavorazioni che avvengono al livello sottostante e consente il passaggio della luce naturale
Ubicazione: Paternopoli (AV)
Progetto e direzione lavori: arch Angelo Verderosa - Verderosa Studio, Sant’Angelo dei Lombardi (AV)
Strutture: ing Sergio Paciello, Mercato S. Severino (SA)
Impianti: arch Michele Rufolo, Oliveto Citra (SA)
Appaltatori: lavori edili: Cugini
Gregorio, Paternopoli (AV); coperture in legno lamellare: Rubner spaHolzbau Sud, Calitri (AV); pareti in legno e lattonerie: Sistema Tetto srl, Chiusano S.D. (AV)
Lavori: 2014-2015
Superficie lorda: 790 m2
Superficie netta: 460 m2
Fotografie: Verderosa Studio / Antonio Bergamino
Testo a cura di: Benedetta Verderosa
Legno per l’invecchiamento
Cantina Fiorentino, il cui progetto e direzione lavori sono stati curati da Angelo Verderosa, è la prima cantina in Irpinia, terra vinicola dell’Appennino campano, a essere costruita in legno e con tecniche di bioarchitettura L’opera realizzata si è aggiudicata il Premio per la sostenibilità architettonica InArch Campania nel novembre 2016
L’architettura sceglie un profilo mimetico, scavato, terraneo; i materiali sono naturali, duri, prevalgono il legno massiccio e il ferro crudo spazzolato Una vela di copertura colorata di verderame emerge dal terrazzo, capta l’immagine del monumentale pinus pinea e la riverbera dentro gli spazi di accoglienza e degustazione
Tecnologie di assemblaggio a secco, pareti e coperture ventilate, materiali naturali in prevalenza a km zero, maestranze locali, strutture in elevazione rimovibili e riciclabili, ventilazione interna naturale, recupero delle acque piovane e una falda fotovoltaica: sono questi gli elementi che attribuiscono alla nuova architettura valenze didattiche, ponendola come riferimento in un piccolo territorio dell’Appennino meridionale dove si producono 3 eccellenti vini DOCG Il legno massiccio di castagno, materiale autentico e locale, incontra il vino in un connubio di memorie arcaiche L’architettura risulta essenziale: una grande botte di legno abbracciata dalle viti coltivate all’esterno Il legno a vista, oltre a donare pregio estetico, si è dimostrato altamente performante, consentendo uno spessore ridotto delle pareti perimetrali aventi trasmittanza pari a 0,19 W/m2K La tecnologia di posa a secco con legno a vista è stata utilizzata sia all’interno che all’esterno, così da relegare il cemento armato nelle aree interrate Gli spazi si snodano attraverso una sequenza dinamica e servono una serie di funzioni votate all’accoglienza dei visitatori, oltre che alla produzione Al piano interrato, con un volume a doppia altezza, c’è la zona produzione, una superficie di lavoro dotata di illuminazione e aerazione naturale
In un ambiente coibentato e protetto naturalmente dalla terra circostante c’è la barricaia, mentre sotto il terrazzo principale trova posto la lavorazione dell’uva Gli spazi del piano terra, a cui si accede dall’esterno, si affacciano sulla bottaia e sui tini permettendo di seguire le fasi di produzione
Piano interrato
1 ingresso carrabile
2 lavorazioni stagionali
3 cantina, tini box
4 barricaia
5 cisterna raccolta acque piovane
Piano terra
1 ingresso pedonale
2 accoglienza, degustazioni
3 ufficio
4 bottiglieria
5 terrazzo in legno
6 bottaia preesistente
7 vuoto su cantina
prospetto sud-ovest
trasmittanza media elementi costruttivi
pareti esterne, U = 0,164 W/m2K solaio contro terra, U = 0,15 W/m2K solaio esterno su bottiglieria, U = 0,27 W/m2K copertura, U = 0,19 W/m2K
prestazioni energetiche
Epi 7,70 kWh/m2anno
Epe 5,50 kWh/m2anno
Ambiente non climatizzato
Ambiente a temperatura controllata 16° umidità 65% con umidificatore
Ambiente climatizzato estivo/invernale
Schema della ventilazione naturale estiva Umidificazione naturale delle botti
Parete, dall’interno:
- pannello in legno multistrato di abete a vista satinato e sbiancato (27 mm)
- membrana traspirante
- lana di roccia (120 mm, 110 kg/m3)
- fibra di legno (80 mm, 160 kg/m3)
- pannello di multistrato marino (18 mm)
- membrana traspirante e impermeabile
- parete ventilata composta da listelli di castagno (25x50 mm, interasse 350 mm) con sfettatura anti-acqua e rivestimento in tavole di castagno massello montate in verticale (26 mm)
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Vista del solaio in legno dell’ingresso/degustazione verso la bottaia dal piano interrato
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Dettaglio di una connessione tra una trave del solaio interpiano e un pilastro rivestito in legno.
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sistema costruttivo
L’edificio, realizzato in zona sismica 1, si compone di una struttura interrata con pareti in c a su graticcio di travi rovesce e di un volume fuori terra con pareti, coperture e solai in legno lamellare Le partiture perimetrali sono tutte a secco, finite sul lato interno con pannelli multistrato di abete satinato e sbiancato ed esternamente con una parete ventilata con listoni massicci di castagno locale in tinta naturale Gli intradossi dei solai e delle coperture sono in abete naturale battentato a vista, rifinito con colore bianco semitrasparente e satinato Anche le pavimentazioni e gli arredi sono in legno: doghe di castagno lavorato all’esterno, liste prefinite di quercia massello all’interno e multistrato di abete satinato e sbiancato per la bottiglieria
I fori nel solaio verso la bottaia sono dotati di un sistema di luci artificiali che rischiarano l’area sottostante anche in assenza di illuminazione naturale, creando inoltre all’estradosso del piano un contrasto di chiaroscuri sottolineato anche dalla diversa matericità delle finiture della pavimentazione. 4 5
Solaio esterno su bottiglieria, dall’intradosso:
- travi portanti in legno lamellare (240 mm)
- tavolato in abete massello battentato (32 mm)
- barriera al vapore
- soletta armata in cls Rck 28/35 XC2 S3 (70 mm)
- isolamento (100 mm; 150 kg/m3)
- tessuto non tessuto
- PVC armato con fibra termosaldato
- tessuto non tessuto
- pavimento in cls Rck 25 armato con rete nervata, impermeabilizzato con resina (70-100 mm)
e pendenza 1% verso doccioni
Solaio misto su bottaia, dall’intradosso:
- arcarecci portanti in legno lamellare (240 mm)
- tavolato in abete massello battentato (32 mm)
- manto di separazione impermeabile
- soletta armata in cls Rck 28/35 XC (90 mm)
- tappetino acustico in gomma (4 mm)
- coibentazione in EPS battentato (30 mm)
- massetto in cls alleggerito armato con fibre e rete
- geotessile di scorrimento
- pavimento in liste di quercia massello (14 mm)
La falda rivolta a sud accoglie un impianto fotovoltaico che contribuisce ad alimentare le pompe di calore Il rivestimento esterno su facciata ventilata è in doghe di castagno
Copertura, dall’intradosso:
- travetti portanti in legno lamellare (140x280 cm)
- tavolato in abete massello battentato (32 mm)
- barriera al vapore
- isolamento in lana di roccia (80 mm; 50 kg/m3)
- isolamento in lana di roccia (80 mm; 125 kg/m3)
- telo traspirante impermeabile microforato
- listelli di abete per formazione camera d’aria
- tavole di abete massello grezzo (23 mm)
- geo-tessuto separatore e traspirante e stuoia a filamenti
- lamiera in alluminio a doppia aggraffatura per formazione copertura ventilata
l’approvvigionamento energetico
Un impianto fotovoltaico, con funzione specialmente “didattica” e posizionato sulla falda a sud-est maggiormente visibile dai visitatori, contribuisce all’autonomia energetica delle pompe di calore a servizio della reception L’impianto solare-termico, realizzato con pannelli di nuova generazione e integrato con boiler, assicura la produzione di acqua calda sanitaria anche a servizio dell’impiantistica specifica della cantina L’impianto idrico (irrigazione superfici verdi esterne, lavaggio superfici interne) è autosufficiente grazie alla cisterna di notevole capienza alimentata da una sorgiva naturale e dal recupero delle acque piovane attraverso drenaggi e filtrazioni a ghiaia I locali interrati, dedicati alla lavorazione e produzione, sono areati e illuminati naturalmente tramite infissi posti in alto lungo il perimetro del fabbricato
A sinistra, realizzazione della parete in legno a telaio e coibentazione della stessa con lana di roccia e fibra di legno
A destra, posa delle travi in lamellare del solaio verso le aree di lavorazioni interrate.
A lato, due immagini della formazione delle aperture quadrangolari sul solaio dell’ingresso/degustazione: vista dall’estradosso a sinistra e all’intradosso nella fotografia a destra.
Staffe fissate alla trave di banchina per l’aggancio dei falsi puntoni.
A sinistra, in alto, completamento del pacchetto di copertura con camera di ventilazione, tenuta all’aria e all’acqua e tavole in abete massello grezzo
A sinistra, in basso, impermeabilizzazione del canale di gronda prima della posa della lattoneria nel punto di congiunzione tra le falde a diversa inclinazione
A destra, posa a giunto aperto, su profili metallici e membrana scura, delle doghe orizzontali di castagno utilizzate per il rivestimento di facciata
Ola Studio Garth House Melbourne (AU)
1
Uno scorcio dell’ampliamento con il terrazzo allo stesso piano della camera padronale
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L’ampliamento si rifà alle forme della parte esistente della casa.
La casa ha ricevuto il riconoscimento ufficiale nella categoria House Alteration & Addition over 200 m2 del premio “Houses Award 2016”
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Ubicazione: Melbourne (AU)
Progetto: Ola Architecture Studio, Melbourne (AU) - Parigi (F)
Appaltatore: Wade Lovich, Melbourne (AU)
Fine lavori: aprile 2016
Superficie: 180 m2 ampliamento
Fotografie: Derek Swalwell
Espansione in corso d’opera
Costruita alla fine dell’Ottocento, la Garth House, già all’epoca dell’acquisto da parte di una giovane coppia impegnata nella ristorazione, necessitava di qualche lavoro di riparazione e manutenzione Dopo aver vissuto per tre anni nella casa, durante i quali alcune parti si erano ulteriormente deteriorate, i committenti hanno deciso di ampliare l’abitazione sul giardino retrostante, conservandone il più possibile la forma e l’aspetto originale Il progetto del nuovo edificio è stato affidato ai progettisti di Ola Studio che hanno contrapposto all’esistente – ricalcandone però le forme rettilinee – una serie di scatole scure dalla struttura in legno a telaio; queste sono disposte sia in planimetria sia in altezza secondo una sequenza che varia per dimensione dei volumi e il cui obiettivo è creare spazi che permettano di percepire il giardino e dal giardino guardare lo spazio interno, quasi come attraverso uno specchio Durante la progettazione e costruzione della casa, processo durato diversi anni, la famiglia è cresciuta ed è stato necessario ripianificare gli spazi Così, alla fine, il solido corpo ottocentesco, dalle bianche pareti intonacate, accoglie l’ingresso, una sala e le camere dei tre bambini, mentre, quasi impilati uno sull’altro, i nuovi volumi ospitano al piano terra la zona giorno della famiglia che qui si riunisce per cucinare, mangiare e rilassarsi Seppur pensata come un unico grande open space, questa superficie è suddivisa in aree con funzioni diverse, ma connesse tra di loro e con l’esterno, e si caratterizza per le grandi vetrate a tutta altezza che corrono sull’intero perimetro; le doghe del rivestimento di facciata in legno scuro bruciato, i portali fasciati con lo stesso materiale e gli sbalzi dei piani superiori assicurano l’adeguata schermatura al sole Il passaggio tra vecchio e nuovo edificio è sottolineato da una scala che, con la sua balaustra metallica nera, dal piano terra porta alla camera da letto padronale e a un terrazzo; dopo l’ultima rampa, una mansarda, costruita nello spazio del tetto dell’abitazione originaria, funge da ufficio, area gioco interna per i bambini e camera da letto aggiuntiva, con gli arredi sapientemente nascosti in armadi e pannelli estraibili o a scomparsa
pianta piano terra
pianta piano superiore
prospetto est
prospetto sud
prospetto nord
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L’ingresso avviene dalla originale casa ottocentesca completamente riqualificata
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La sala da pranzo vista dal giardino; in fondo si scorge l’isola della cucina.
5
La sala da pranzo: le doghe in legno nero del rivestimento di facciata si estendono fino a metà altezza delle pareti vetrate, per assicurare la privacy
1 doghe verticali in legno (45x45 mm)
2 listello di supporto per le doghe/balaustra
3 membrana impermeabile di colore nero
4 compensato (6 mm)
5 trave UPN di banchina
6 trave solaio in legno
7 pavimento in legno
8 lamiera di protezione
9 trave copertura in legno
Copertura, dall’interno:
- cartongesso
- profilo in acciaio
- trave copertura e isolamento
- membrana impermeabile
- listelli in pendenza (1,5°)
- copertura metallica in scandole autobloccanti
1 profilo nero di protezione del rivestimento esterno
2 listello in legno orizzontale di rinforzo (90x45 mm)
3 canale di gronda
4 lamiera risvoltata sulla struttura del tetto
sezione orizzontale
Parete, dall’interno:
- finitura su pannello in cartongesso
- montante in legno e isolamento interposto (90 mm)
- compensato (6 mm)
- membrana impermeabile di colore nero
- listelli e controlistelli (90x45 mm)
- rivestimento in legno di doghe verticali
1 serramento con telaio in alluminio
2 montante di rinforzo
3 spallette in lamiera colorata di nero
4 pellicola termoriflettente risvoltato verso l’esterno
5 davanzale in pendenza
6 Accenni di colore nero, quali i serramenti delle finestre e le lampade, contrastano con il pavimento e l’arredamento della cucina in legno
La mansarda è utilizzata
come stanza dei giochi, ufficio e camera aggiuntiva
struttura
La struttura dell’edificio ottocentesco in muratura è stata mantenuta e ripristinata, riconfigurando gli spazi interni per poter far posto a tre camere da letto, una sala e due bagni, di cui uno di servizio Sul retro della casa alcune pareti esistenti, ricostruite nella posizione originale, hanno permesso ai progettisti di stabilire un quadro d’insieme per costruire, in appoggio, i nuovi volumi in legno, simili nell’ingombro a terra a quello vittoriano
La struttura dell’ampliamento è in legno a telaio isolata e realizzata in opera e vede l’inserimento di alcune travi di banchina in acciaio al primo solaio per sopportare i carichi degli sbalzi dei solai stessi; anche l’ossatura della pergola a nord è metallica Le facciate sono rivestite da listelli di legno verticali scuri che attenuano l’ampiezza dell’estensione, permettono ai corpi più alti di fondersi con il tetto in ardesia dell’abitazione esistente e consentono di ridurre al minimo la vista sulle case confinanti, scendendo fino a metà altezza delle vetrate La riqualificazione dell’esistente ha permesso di dotare la casa di un unico impianto di raffrescamento e di riscaldamento radiante a pavimento
A sinistra, posa della struttura metallica dei portali contigui alla zona giorno e delle travi perimetrali del solaio interpiano
A destra, la nuova casa e la vecchia abitazione in una fase di cantiere
A sinistra in alto, la fitta ossatura a telaio della struttura realizzata in opera e, in basso, un’immagine interna della mansarda, in cui si notano una canna fumaria dell’abitazione originaria, il passaggio dei condotti di aerazione e lo spazio in cui verranno inserite le finestre da tetto
A destra, la connessione tra vecchio e nuovo: le pareti in legno sono coibentate e si inizia a montare la scala di accesso ai piani superiori
A sinistra, l’operazione di annerimento delle tavole di legno del rivestimento esterno usando il fuoco –Yakisugi – per rendere il materiale più resistente (paradossalmente anche agli incendi) e, a destra, la posa delle doghe così scurite sulle facciate esterne
Posa della barriera al vapore sulla trave perimetrale della zona giorno
FACTORIA Osservatorio Yépun
Lago Lanalhue (RCH)
1
Dall’alto della collina che sovrasta il lago, una piattaforma zigzagante leggermente sopraelevata consente l’accesso al piccolo osservatorio
2
Il fronte ovest lascia percepire i tre livelli in cui si suddivide l’osservatorio, totalmente cieco e interamente rivestito di sottili e lunghe doghe verticali
Ci sono alcune discrepanze sul vero significato della parola “Yépun”, poiché la lingua del popolo andino Mapuche è parlata in diverse comunità che nel tempo si sono stabilite tra il Cile e l’Argentina.
Yepun è un vocabolo composto da due parole: “yeln” che esprime il concetto di portare e “pun” che invece significa notte Da qui yépun indica qualcuno o qualcosa che porta la notte, un chiaro riferimento nella cultura cosmologica Mapuche alla “stella della sera” ovvero a Venere
2
Ubicazione: Lago Lanalhue, Cañete, Región Bío Bío (RCH)
Progetto: Susana Herrena - FACTORIA, Concepción (RCH)
Team di progetto: Rodrigo Troncoso –FACTORIA, Concepción (RCH); Diego
Triviño
Strutture: José Nicolás Duran
Design grafico e direzione
astronomica: Marcelo Cifuentes
Progetto e lavori: 2016
Fotografie: Factoria
“E quindi uscimmo a riveder le stelle”
Frutto di un intervento di recupero, il piccolo osservatorio astronomico Yépun – “stella della sera” secondo la lingua dei Mapuche, popolo amerindio del Cile centrale – si pone come uno spazio educativo, in cui conoscenza ed esperienza si integrano per delineare una sorta di viaggio nel cosmo che dal livello della terra porta a vedere le stelle L’edificio si colloca su un promontorio prospiciente una riva del lago Lanalhue all’interno del complesso turistico Quelén e, a differenza delle tipiche cupole metalliche che caratterizzano questa tipologia di fabbricati, esso mantiene l’impianto ellittico e la forma cilindrica della struttura lignea originaria – la reception di un vecchio hotel demolito e ricostruito dopo gli eventi sismici che hanno colpito il territorio cileno nel 2010
Pur conservando la forma esterna, i progettisti hanno rinnovato il volume adattandolo alle esigenze che l’osservazione astronomica richiede, a partire dalla chiusura di tutte le aperture vetrate, così da non creare inquinamento luminoso – e inficiare quindi l’esplorazione del cielo – e da non distogliere l’attenzione dal cammino didattico All’interno sono stati rimossi la vecchia scala e il solaio di copertura, realizzando un’area centrale pulita e libera da pilastri e innalzando la struttura; questo spazio aperto ha permesso di posizionare una rampa che, agganciata ai pilastri della struttura esterna, sale per tre livelli fino all’ultimo piano pensato per il posizionamento del telescopio
I visitatori all’ingresso sono accolti da un ambiente in penombra, reso confortevole dal calore e dal profumo del legno, e sono invogliati ad andare verso l’alto dalla rampa, la quale plasma un vero e proprio spazio museale grazie alla serie di pannelli acrilici che, leggermente retroilluminati e incastonati nella parete del volume cilindrico, illustrano le caratteristiche dei principali corpi celesti Giunti alla fine della rampa, una scala conduce al nuovo piano circolare, dotato di una panca perimetrale, di un piedistallo centrale con un grande telescopio e di un soffitto apribile, secondo le necessità, per indagare i misteri della volta celeste
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Compreso all’interno del centro turistico di Quelén, l’edificio non è isolato ma circondato da altre strutture del complesso, con le quali dà vita a un ampio spazio esterno destinato a ospitare eventi all’aperto.
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Nella salita verso la stanza del telescopio, il visitatore è accompagnato da una serie di pannelli traslucidi e retro-illuminati che mettono in evidenza le caratteristiche di alcuni corpi celesti
sezione
Parete, dall’esterno:
- rivestimento in doghe verticali di legno
- telo resistente ai raggi UV e alle intemperie
- isolamento termico
- struttura portante a pilastri e travetti e rinforzo con anelli in metallo
- rivestimento interno in impiallacciato di legno
struttura
Nel recuperare e ristrutturare il vecchio edificio esistente si è deciso di mantenere la sua forma ellittica e di utilizzare, come materiale costruttivo, il legno, in quanto materiale portante del fabbricato e perché presente in abbondanza nella zona
L’osservatorio è costituito da un’ossatura di 11 pilastri di sezione 200x155 mm, che trasmettono l’intero carico alle fondazioni, e di tavole orizzontali che, opportunamente sagomate per adattarsi all’ellissi del volume, fungono da travi Anelli di acciaio, simili a quelli dei barili in legno e collegati tra di loro, impediscono deformazioni della struttura consentendo allo stesso tempo di aumentare l’altezza del fabbricato al fine di ospitare il telescopio all’ultimo piano In corrispondenza dei due assi minori dell’ellisse sono stati inseriti in verticale elementi a forma di croce in pino dell’Oregon per evitare movimenti nell’ultimo solaio, per il quale si è progettato un piano rigido costituito da travi in acciaio formate da due profili, connessi tra di loro a creare un elemento a I, e da una stretta griglia di travi e catene in pino dell’Oregon Questo sistema ha dato origine a un solaio resistente che dona stabilità ed evita le vibrazioni che possono essere critiche e disturbare le operazioni al telescopio La struttura verticale di questo piano è costituita da un leggero telaio metallico L’esterno dell’edificio, originariamente molto vetrato, è ora reso completamente cieco mediante pannelli in legno applicati in doghe orizzontali che ricoprono completamente i pilastri della struttura portante
La struttura a telaio, realizzata in opera con legno locale, è stata rafforzata con anelli metallici per evitare deformazioni
Le due immagini a lato mostrano la costruzione del solaio dove verrà posizionato il telescopio e le travi in acciaio che conferiscono stabilità al piano ed evitano qualsiasi tipo di movimento che potrebbe disturbare l’osservazione
A sinistra, i pilastri in pino dell’Oregon sono incorporati all’interno della fitta rete di travetti orizzontali, la cui curvatura è frutto di un preciso lavoro di carpenteria A destra, posizionamento del rivestimento a doghe verticali
Sebbene i requisiti di eco-sostenibilità dei sistemi edilizi siano oramai diffusamente richiamati in tutte le fasi del processo edilizio (dalla progettazione preliminare e quella esecutiva), permangono ancora ampi margini di aleatorietà su come si possano valutare e misurare le prestazioni di sostenibilità, specialmente per quanto attiene ai materiali e alle tecniche costruttive.
Si dia il caso, ad esempio, della progettazione di un pacchetto tecnologico. Non si può dire che manchino i metodi: per porzioni del sistema tecnologico sono bene applicabili le valutazioni LCA oppure sono parzialmente applicabili i sistemi di rating a punteggi (e g BREEAM, LEED, ITACA, ecc ) Tutti metodi e riferimenti, quelli sopra citati, poco pratici ed efficienti però per valutare aspetti di dettaglio del sistema tecnologico, specie in una fase di progettazione dove è utile che lo strumento sia agile e flessibile
Il presente saggio, anche mediante un’esemplificazione applicativa, si pone l’obiettivo di proporre al progettista un metodo utile per orientarlo nelle prime fasi del progetto tecnologico di dettaglio, a monte di una più accurata procedura di valutazione e certificazione che, giocoforza, dovrà porsi in essere in un livello successivo, maggiormente sedimentato, della progettazione
techné Valutazione multicriterio
N. Mingione, S. Bertagni, L. Leoncini
La valutazione multicriterio
per la progettazione sostenibile dei componenti tecnologici edilizi
Niccolò Mingione
Ingegnere edile, è progettista di strutture in legno
Stefano Bertagni
Ingegnere civile edile, PhD, è progettista edile e docente del Corso di Architettura
Tecnica e Bioedilizia presso la Scuola di Ingegneria dell’Università di Firenze
Lorenzo Leoncini
Ingegnere edile, Dottore di Ricerca in Energetica, è consulente e progettista nel campo dell’efficienza energetica degli edifici
Stato dell’arte
Per valutare la sostenibilità di un prodotto dell’edilizia (sia esso un intero edificio o una sua parte costitutiva) sono disponibili accreditate metodologie utili a misurare le performances di sostenibilità e, se del caso, a certificarle mediante sistemi di rating
Prime per nascita ed affermazione, le metodologie LCA (Life Cycle Assessment) hanno il pregio di prendere in carico tutti gli input e gli output, nell’arco di vita, di un “pezzo” di edificio Tuttavia, nonostante alcune semplificazioni proposte nel campo edile (come ad esempio il metodo sviluppato da IBO – Österreichisches Institut für Baubiologie und Bauökologie), le LCA risultano piuttosto macchinose: sono database-dipendenti e non riescono a tenere in conto alcuni aspetti che, talvolta, un progettista potrebbe essere interessato a valutare Su un altro livello, più sistematico, si propongono i metodi di rating a punteggi (tra i più noti citiamo BREEAM, LEED, ITACA, ecc ) che hanno la peculiarità di valutare a largo spettro la sostenibilità di un edificio (e non di una sua parte), declinata negli aspetti energetici, di qualità indoor, di risorse ed anche di sostenibilità dei materiali e delle tecniche Derivano dalle check-list dei sistemi a punteggi i CAM (Criteri Ambientali Minimi), di recente introduzione nel quadro della normativa della Pubblica Amministrazione, così come aggiornati con il Decreto 11 gennaio 2017 I sistemi di rating a punteggi sopra richiamati sono utilizzati per attribuire etichette di sostenibilità degli edifici certificate da soggetti terzi Tuttavia questa seconda famiglia di metodologie possiede un’ottica più generale, che male riesce a inquadrare la porzione di edificio (sia questa un pacchetto o un componente)
A margine dei suddetti metodi è possibile navigare in una miriade di certificazioni di singoli materiali o componenti che attestano varie e diverse eco-performances Certificazioni di eco-sostenibilità talvolta così diverse (ancorchè attendibili) che risulta spesso difficile confrontarle o giustapporle Come confrontare, ad esempio, una certificazione FSC di un componente a base legno con un EPD di un blocco per muratura?
In questo ricco panorama di metodi utili a misurare la sostenibilità, tuttavia, sono riscontrabili alcune carenze tra
cui quella, già citata, della valutazione e comparazione di pacchetti o parti del sistema edilizio (come per esempio il subsistema delle strutture portanti) L’esigenza che quindi si pone è quella di selezionare dai metodi suddetti solo le valutazioni che possono attenere alla sfera delle prestazioni del componente tecnologico, tralasciando tutte le altre che in qualche modo potrebbero distogliere la valutazione o quantomeno renderla più macchinosa In questo modo si potranno gestire solo alcuni indicatori, di facile controllo da parte del progettista, da assemblare in un criterio che sia di tipo comparativo e che permetta di progettare e contemporaneamente misurare le performances di eco-sostenibilità
Una precisazione vale in merito alle performances energetiche dei pacchetti, specie se d’involucro (intesa primariamente come trasmittanza) Chi ha dimestichezza di valutazioni LCA sa bene quanto siano più impattanti i consumi energetici Life Cycle rispetto alla embodied energy (esempio il Primary Energy Intake, PEI, per citare solo un indicatore di impatto dei materiali) Dato che sovente la prestazione energetica dell’edificio è un obiettivo predeterminato, che sta a monte della progettazione tecnologica, è giusto e utile, nella valutazione comparativa dei pacchetti, considerare pacchetti a uguale prestazione di trasmittanza
Metodologia
Il criterio di valutazione qui esposto si propone come strumento al contempo semplice, chiaro, trasparente e verificabile; capace, inoltre, di adattarsi alle esigenze richieste da qualsiasi progetto e di far interagire indicatori di prestazione che, per loro natura, hanno diverse unità di misura Da ciò deriva il concetto di “multicriterio” Per omogeneizzare i vari indicatori si adotterà lo stesso approccio che caratterizza i metodi a punteggi di ecorating L’oggetto dell’analisi sono i singoli sistemi costruttivi, componenti edilizi e/o pacchetti costruttivi completi (pareti, solai, coperture, ecc ), valutati a parità
di superficie (unità funzionale = 1m2) e, nel caso di pacchetti di involucro, a parità di trasmittanza termica Sono stati individuati 6 gruppi di parametri a cui fanno capo alcuni sottoparametri, così come definiti in figura 1
Per ciò che riguarda i tre termini più strettamente legati all’ambito ambientale, cioè PEI, GWP e AP, i loro valori si considerano rapportati rispetto alla vita media del prodotto1,2 In ultima analisi avremo le seguenti unità di misura per ogni indicatore d’impatto ecologico, relativamente a 1 m2 di superficie e agli anni di vita media dell’elemento costruttivo:
1
Nella tabella qui sopra, l’individuazione dei parametri e dei sottoparametri per la definizione del “Sistema di Valutazione Multicriterio”
2
Scala dei punteggi
3
Attribuzione dei punteggi ai parametri e sottoparametri di valutazione.
4
Diagramma di flusso del “Sistema di Valutazione Multicriterio”.
- PEI [MJ/(m2anno)];
- GWP [kg CO2eq/(m2anno)];
- AP [g SO2eq/(m2anno) oppure kg SO2eq/(m2anno)]
Altro punto fondamentale del sistema di valutazione è l’attribuzione, per ognuno degli indicatori su elencati, di un punteggio che rappresenti la performance L’assegnazione dei punteggi segue il criterio della figura 2,
e si ispira ai più noti sistemi di rating a punteggi3,4 Il sistema di assegnazione del punteggio, così strutturato, è in grado di evolversi conseguentemente e contemporaneamente all’evoluzione tecnologica e normativa Per ogni intervallo di valori dei parametri e sottoparametri in esame sono stati attribuiti i punteggi come indicato in figura 3
Un discorso a parte merita il parametro relativo all’incidenza dei ponti termici Tale problematica ha progressivamente acquisito rilevanza via via che è stata limitata la trasmittanza dell’involucro edilizio La crescente attenzione agli effetti dei ponti termici è dimostrata dal fatto che si è passati dal calcolo percentuale, al calcolo tramite abaci, fino al calcolo tramite modello agli elementi finiti
In ottica di progettazione sostenibile si possono ritenere preferibili quelle soluzioni per le quali gli effetti di ponte termico sono marginali, o comunque risolvibili tramite semplici accorgimenti, senza la necessità di ricorrere a tecnologie complesse e onerose (quali, ad esempio, i materiali termoisolanti sottovuoto o a base di nanogel)
In letteratura la problematica dei ponti termici è affrontata in maniera frammentaria e non orientata al processo disegno/verifica: si è quindi deciso di impostare la scala di valutazione sulla base della definizione di “ponte termico corretto”, ovvero utilizzando come misura lo scostamento percentuale tra trasmittanza di parete e trasmittanza di ponte termico Un ponte termico si definisce “corretto” quando la trasmittanza termica, in corrispondenza della parete fittizia in cui è posto il ponte termico, è superiore di non oltre il 15% rispetto alla trasmittanza termica della parete corrente Considerando la correzione del ponte termico come standard, ovvero come “0”, la scala di valutazione è stata formulata come illustrato in Figura 3 (con ΔK scostamento percentuale)
A ognuno dei vari parametri e sottoparametri di Figura 3 viene poi attribuito un peso, scelto in modo tale da far valere maggiormente alcuni degli indicatori piuttosto che altri L’attribuzione dei pesi riveste un’importanza
cruciale nel sistema di valutazione: infatti, con tale strumento il progettista (o la figura responsabile delle scelte progettuali) potrà, ad esempio, scegliere di dare maggiore importanza alle prestazioni termofisiche, ambientali, ecc , oppure ai parametri economici (costi iniziali, costi di gestione, di manutenzione, ecc ), oppure potrà decidere di metterli sullo stesso piano
Moltiplicando infine il punteggio per il peso scelto e sommando i vari valori, si ottiene una valutazione finale che permetterà di comparare le performances dei vari componenti edilizi e/o pacchetti: maggiore sarà il valore finale e migliori saranno le sue prestazioni (come nel Metodo schematizzato in figura 4)
Applicazione a un caso studio, risultati e loro discussione
Il Metodo di Valutazione Multicriterio è stato applicato a un caso studio inerente la progettazione esecutiva di un asilo nido di nuova costruzione a Firenze, nei pressi di un esistente istituto comprensivo Lo strumento di analisi multicriterio è stato utilizzato nello studio e nella scelta del sistema costruttivo e delle relative componenti di involucro
Due sono state le tipologie strutturali ipotizzate in fase preliminare: struttura in c a intelaiata gettata in opera oppure con pannelli di legno massiccio a strati incrociati (XLam) La scelta tra l’uno o l’altro sistema e tra i vari materiali isolanti e di finitura rappresenta l’obiettivo delle analisi eseguite mediante le valutazioni e comparazioni elaborate per mezzo del Sistema di Valutazione Multicriterio
L’edificio si sviluppa su tre livelli: un piano interrato destinato a magazzino-dispensa e due piani fuoriterra, di cui il piano terra adibito alle attività educative e i relativi servizi e il primo alle attività di gestione dell’asilo stesso Al piano terra, prospiciente le aule, è posta una serra solare All’esterno del piano terra, sul fronte Sud, è presente un ampio spazio a verde (figure 5, 6, 7)
Oltre alle analisi termo-igrometriche, sui pacchetti costruttivi sono state eseguite anche quelle ambientali, i cui dati PEI, GWP, AP e Vita Media sono stati tratti da
7 8 L’obiettivo della prima stima è di confrontare quale, tra il pacchetto in blocchi di laterizio con relativa struttura in c a e in X-Lam (entrambe opportunamente isolate e finite, figura 8), sia il più performante nell’ottica della valutazione multicriterio Il confronto è stato eseguito partendo da un prefissato valore volutamente basso di trasmittanza termica (rispetto, ad esempio, ai valori riportati nel D M 26 giugno 2015 – “Requisiti mi-
5
A sinistra, la pianta del piano terra dell’asilo nido in progetto (ubicato a Firenze).
6
Qui a fianco, la sezione trasversale
7
Studio delle ombreggiature in data 21 giugno ore 12:00 –vista particolare fronte Sud
8 Pacchetti costruttivi a confronto X-Lam (MP 1 v 1)
e in laterizio (MP 1 v 2)
1 cartongesso (15 mm)
2 intercapedine per impianti in lana di roccia (60 mm)
3 cartongesso tipo A classe A2 (9,5 mm)
4 pannello parete X-lam
5 strati (100 mm)
5 pannelli in fibra di legno (80+40 mm)
6 rasatura (5 mm)
7 intonaco interno (10 mm)
8 blocco laterizio (300 mm)
9 rinzaffo (10 mm)
10 EPS (80+40 mm)
nimi” – Appendice A), pari cioè a 0,20 W/m2K: scelta utile a garantire all’edificio in progetto un’alta prestazione energetica Si sottolinea che nelle valutazioni di 1 m2 di pacchetto in laterizio è stato considerato anche un contributo di struttura in calcestruzzo armato pari al 15% della superficie della partizione, componente strutturale che nella soluzione costruttiva in legno è già insito nel pacchetto stesso
Per ciò che riguarda l’attribuzione dei pesi a ogni parametro di valutazione in esame, si è voluto dare, in una prima stesura, una maggiore importanza ai requisiti ambientali (Versione 1, figura 9) È stata poi testata una variante del confronto, ottenuta cambiando i pesi attribuiti agli indicatori (Versione 2, figura 9) Questa seconda valutazione attribuisce maggiore importanza ai fattori economici (costo totale, velocità di realizzazione e lunghezza della filiera) diminuendo quella dei parametri termofisici ed ecologici (attenuazione e sfasamento dell’onda termica, PEI, GWP e AP) Si osserva
che la valutazione totale premia comunque la parete XLam, grazie prevalentemente all’alto livello di prefabbricazione di questo tipo di struttura e al maggior livello di sicurezza Anche in questo caso la lunghezza della filiera del componente strutturale ligneo, nell’ipotesi di fornitura austriaca, gioca a sfavore
Si è quindi dimostrato che, anche variando significativamente la gradazione dei pesi, il risultato del procedimento di confronto rimane stabile (analisi di sensitività del modello)
Per semplicità la valutazione comparativa dei ponti termici tra parete in X-Lam e parete in laterizio è stata svolta considerando i soli nodi tipici della struttura in elevazione, a prescindere dall’interconnessione con i solai, siano essi di interpiano, di fondazione o di copertura Essendo la soluzione in laterizio del tipo a struttura intelaiata, è stata considerata la presenza di pilastri in calcestruzzo armato in corrispondenza dei nodi È stato quindi effettuato il calcolo, tramite software agli elementi finiti Therm, dei seguenti tre nodi tipici: 1) nodo angolare parete esterna – parete esterna; 2) nodo parete esterna – parete interna; 3) nodo parete esterna – pilastro (tipologia di ponte termico presente solo per laterizio e non per X-Lam) Il calcolo ha mostrato che la parete in X-Lam è soggetta solo marginalmente a effetti di ponte termico, con ΔK contenuto entro alcuni punti percentuali Di conseguenza essa guadagna il punteggio “+2” nella scala di valutazione Si è constatato, come noto, che la parete in laterizio risente significativamente della presenza dei pilastri I ΔK relativi ai tre nodi tipici della struttura in c a tamponata risultano:
1) 37,5% con punteggio “-2”
2) 17,0% con punteggio “0”
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Tabella dei calcoli con prestazioni quantificate, classificate, pesate e sommate per il pacchetto XLam (MP 1 v 1) e in laterizio (MP 1 v 2) Versione 1 con attribuzione di maggior peso ai parametri ambientali e Versione 2 con attribuzione di maggior peso ai parametri economici.
3) 23,5% con punteggio “-1”
Considerando la ricorrenza media delle tre tipologie di nodi all’interno di un “piano tipo” di edificio di conformazione regolare, si può ritenere rappresentativo un valore “-1” nella scala di valutazione
In sintesi risulta che, a parità di trasmittanza termica della parete corrente, l’incidenza dei ponti termici è più marcata per la soluzione costruttiva in laterizio, rispetto a quella in X-Lam Si vedano le immagini della modellazione dei ponti termici con metodo FEM nelle figure 10 e 11
Come si evince dalla valutazione totale presente in figura 9, la parete X-Lam risulta più performante grazie: - alla minore incidenza dei ponti termici; - al valore negativo del GWP, legato al fatto che la CO2 viene considerata come stoccata nel legno; - alla maggiore velocità di realizzazione, poiché il sistema X-Lam è un sistema prefabbricato; - al livello di sicurezza più alto, poiché i ponteggi sono in pratica limitati alla finitura delle pareti e la movimentazione manuale dei carichi è ridotta rispetto alla realizzazione di una partizione in laterizio
A suo sfavore gioca, invece, il ruolo della filiera del materiale strutturale, essendo stato ipotizzato l’uso di pannelli provenienti dall’Austria
Una volta verificato che il sistema costruttivo in X-Lam rappresenta la scelta bioedile ottimale fra le due poste a confronto, la progettazione dell’asilo nido è progredita verso un coerente utilizzo del legno anche per altri componenti (a eccezione delle opere di fondazione, del piano interrato e del solaio del piano terra, che sono in calcestruzzo armato)
Per ciò che concerne l’aspetto della sostenibilità, sono state eseguite le analisi e le comparazioni tra le diverse varianti di:
- parete portante esterna in X-Lam; - copertura del primo piano in legno lamellare incollato
Le differenze fra le soluzioni vagliate risiedono nell’utilizzo di diversi coibenti e/o sistemi di finitura, come illustrato nelle figure 12 e 15
Per tali valutazioni non è stata presa in esame l’incidenza dei ponti termici, poiché sono confrontati pacchetti di finitura del medesimo sistema costruttivo
Dalla tabella di confronto della figura 13 si evince che la parete con cappotto in sughero (quella con stratigrafia di cui alla P 1 v 3, figura 12) risulta essere la più prestazionale: la principale spiegazione è da ricercarsi nella maggior ecologicità dell’isolante stesso
Dalla tabella di confronto dei pacchetti di copertura (figura 14) si evince che le prestazioni delle due varianti di copertura a verde (vedi pacchetti S 2 v 1 e S 2 v 2 di figura 15) risultano inferiori a quelle dove è stato utilizzato il rame come finitura esterna (S 2 v 3 e S 2 v 4, figura 15) Oltre che per motivi termici e per fattori ambientali, i minori carichi agenti sulla copertura in rame rispetto a quella a verde hanno fatto pendere l’ago della bilancia nettamente a favore della terza opzione Se nel criterio fosse stato incluso un parametro che stima i
costi/disagi manutentivi il risultato qui ottenuto sarebbe stato ulteriormente confermato
Vale la pena solo accennare al fatto che i pacchetti costruttivi così individuati e le soluzioni impiantistiche adottate (quali pompa di calore geotermica e pannelli solari per la produzione di ACS e fotovoltaici per la generazione di energia elettrica) permettono all’edificio di raggiungere un livello prestazionale nZEB Le trasmittanze termiche sono pari a:
- 0,175 W/m2K per le pareti X-Lam; - 0,22 W/m2K per le coperture lignee; -Uparete=0,30 W/m2K e Usolaio=0,20 W/m2K per gli elementi controterra; - trasmittanza globale media degli infissi pari a 1,50W/m2K
Conclusioni
Il principale vantaggio del Metodo di Valutazione Multicriterio è quello di essere molto flessibile nelle mani del progettista (o del valutatore a posteriori) rendendolo adattabile alle varie fattispecie che in quel frangente si trova a dover valutare, siano esse relative a una nuova costruzione oppure all’intervento su costruzioni esistenti L’apparente semplicità del metodo (che si contrappone alla sistematicità e complessità di una procedura completamente ed esclusivamente LCA) non compromette però in modo penalizzante i fondamentali aspetti che sono dirimenti nelle analisi LCA dei componenti edili, quali i noti indici PEI, GWP, AP e la vita utile, che sono ricompresi nella procedura proposta
Per com’è strutturato, il metodo permette di essere implementato su un normale spreadsheet, ed è quindi molto versatile per le esigenze di analisi
Il Metodo di Valutazione Multicriterio si propone come un razionale supporto alla progettazione sostenibile, i cui possibili sbocchi possono trovare applicazione:
- nella valutazione del livello di sostenibilità dei progetti e/o delle costruzioni9;
- nel supporto a proposte progettuali in sede concorsuale;
- nell’ottimizzazione dei processi industriali per la realizzazione di sistemi costruttivi
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In alto a sinistra, visualizzazione delle isoterme nel nodo parete esterna/parete interna nella versione X-Lam (modellazione agli elementi finiti eseguita con il software Therm)
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In alto a destra, visualizzazione delle isoterme nel nodo parete esterna/parete interna nella versione in laterizio con pilastro in c.a. all’intersezione (modellazione agli elementi finiti eseguita con il software Therm)
Pacchetti
parete di tamponamento con medesima struttura (X-Lam) e coibenti e/o finiture diversi
1 cartongesso tipo F classe A1 (15 mm)
2 intercapedine per impianti in lana di roccia (60 mm)
3 cartongesso tipo A classe A2 (9,5 mm)
4 pannello parete X-lam 5 strati (100 mm)
5 pannelli in fibra di legno (80+60 mm)
6 rasatura (5 mm)
7 pannelli in fibra di legno (80+40 mm)
8 pannelli in fibra di legno mineralizzata (25 mm)
9 pannelli in sughero (50+50+30 mm)
10 lana di roccia (50+40 mm)
11 membrana di tenuta al vento
12 listelli di legno 40x40/400
13 intercapedine di ventilazione (40 mm) con listelli di legno 50x50/500
14 tavole di rivestimento in legno di larice (30 mm)
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Tabella dei calcoli con prestazioni quantificate, classificate, pesate e sommate per i pacchetti parete con medesima struttura X-Lam ma coibenti e/o finiture diversi.
Scendendo nel caso pratico delle valutazioni di sostenibilità, partendo dai dati reperiti in bibliografia ed effettuando le varie analisi e confronti, in sintesi si è osservato che:
- la partizione in X-Lam, rispetto a quella in laterizio con relativa struttura in calcestruzzo armato gettato in opera, ottiene un miglior punteggio, grazie principalmente alla minor incidenza dei ponti termici, al valore negativo del GWP, alle caratteristiche di prefabbricazione delle strutture e al livello di sicurezza esecutiva; - la razionale scelta tra vari sistemi di isolamento fa generalmente propendere per quelli con maggiori caratteristiche ecologiche
Bibliografia
1 Hegger M , Auch-Schwelk V , Fuchs M , Rosenkranz T , Atlante dei materiali, UTET Scienze Tecniche, Torino, 2006
2 Hegger M , Fuchs M , Stark T , Zeumer M , Atlante della sostenibilità, UTET Scienze Tecniche, Torino, 2008
3 Protocollo ITACA (Istituto per l’innovazione e Trasparenza degli Appalti e la Compatibilità Ambientale) – Associazione federale delle Regioni e delle Provincie Autonome
4 Deliberazione Giunta Regionale Toscana 28 febbraio 2005, n 322 Approvazione delle istruzioni tecniche denominate “Linee guida per la valutazione della qualità energetica ed ambientale degli edifici in Toscana” ai sensi dell’articolo 37, comma 3 della legge regionale 3 gennaio 2005, n 1 ed in attuazione dell’azione B 13 del Praa 2004-2006
5 Baldo G L , Marino M , Rossi S , Analisi del ciclo di vita LCA Gli strumenti per la progettazione sostenibile di materiali, prodotti e processi, Edizioni Ambiente, Milano, 2008
6 Dotelli G , De Angelis E , Iannaccone G , Zampori L , Villa N , Mapelli A , Analisi LCA del pannello Xlam – Legno Toscano: impatto ambientale e emissioni di CO2 connessi al processo produttivo, Politecnico di Milano, Milano, 2011
7 Sasso, U , Isolanti sì Isolanti no Secondo Bioarchitettura, Alinea editrice, Firenze, 2003
8 Fassi A , Maina L , L’isolamento ecoefficiente Nuova edizione aggiornata Guida all’uso dei materiali naturali, Edizioni Ambiente, Milano, 2009
9 Bertagni S , Sistemi costruttivi Criteri per la verifica e la certificazione della sostenibilità, EdicomEdizioni, Monfalcone, 2016
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1 sedum
2 sistema di trattenimento del substrato
3 substrato (80 mm)
4 geotessile
5 perlite espansa (80 mm)
6 sistema di protezione, drenaggio e accumulo idrico (55 mm)
7 membrana impermeabile
Tabella dei calcoli con prestazioni quantificate, classificate, pesate e sommate per i pacchetti della copertura curva del primo piano, con medesima struttura in legno lamellare incollato ma coibenti e/o finiture diversi.
antiradice
8 pannelli in fibra di legno mineralizzata (25 mm)
9 pannelli in fibra di legno
150 kg/m3 (40 mm)
10 OSB (15 mm)
11 tavolato (20 mm)
12 travetti di copertura, GL24h (100x160/800 mm)
13 trave curva di copertura, GL24h (200x400/2000 mm)
14 isolante in vetro cellulare (80 mm)
15 copertura in rame
16 strato di separazione
17 OSB (20 mm)
18 listelli (50x50/500 mm)
19 guaina impermeabilizzante
20 pannelli in fibra di legno
mineralizzata (50 mm)
21 pannelli in fibra di legno
150 kg/m3 (100 mm)
22 pannelli in fibra di legno mineralizzata (30 mm)
23 pannelli in fibra di cellulosa (60+60 mm)
24 OSB (30 mm)
L’infinito in compensato
A seguito di una tesi di Master nel 2016 in Svezia è stato realizzato un piccolo padiglione che unisce le potenzialità del disegno architettonico con quello della digitalizzazione del progetto e della produzione degli elementi in legno di compensato che lo costituiscono.
La struttura, realizzata per la Svenska Mässan di Göteborg, riprende il simbolo dell’infinito così da creare un nuovo schema del flusso di movimento dei visitatori di una manifestazione fieristica, sovvertendo quello più tipico secondo linee rette ortogonali
La forma dà origine a un padiglione sinuoso, dove il visitatore può fermarsi per riposarsi e godere allo stesso tempo di un po’ di privacy
techné
Oskar Gillkvist, Viktoria Henriksson, Emil PoulsenDigital Wood
Progettazione, digitalizzazione e fabbricazione di un padiglione in compensato
Chalmers University of Technology
Università svedese con sede a Göteborg costituita da 18 dipartimenti e fondata nel 1829; prende il nome dal maggiore benefattore, William Chalmers, uno dei direttori della Swedish East India Company
Il legno è sempre stato un materiale da costruzione molto comune in Svezia, dove la natura e lo stesso legno sono stati fonte di ispirazione per gli artisti e gli architetti Tuttavia, al giorno d’oggi, le moderne tecnologie di lavorazione e i nuovi metodi di trattamento di questo materiale permettono di liberare la potenzialità creativa che il legno racchiude e di rivelare l’estro inventivo dell’uomo A partire da questi dati di fatto, dal 1989 a Göteborg la Svenska Mässan organizza la Wood Products & Technology, una mostra che mette in evidenza di anno in anno tecniche digitali innovative per la lavorazione del legno attraverso percorsi espositivi, seminari e approfondimenti Nel 2016 la rassegna ha ospitato una struttura temporanea, frutto di una tesi di Master di tre giovani laureati della Chalmers University of Technology il cui obiettivo è stato indagare le potenzialità dell’architettura in legno, esplorando le nuove prospettive della lavorazione digitale Indagini, prove su larga scala, strumenti e fabbricazione digitali hanno dato vita a un piccolo padiglione che è stato pensato per essere un luogo di ritrovo e di sosta per i visitatori e il marchio riconoscibile della Fiera, a partire da un materiale – il compensato – già utilizzato in passato per strutture provvisorie in architettura in virtù del costo relativamente basso e della buona reperibilità
Materiali ed esperienze dal passato
Quale materiale costruttivo rinnovabile, la cui versatilità consente sperimentazioni spaziali complesse, il legno sembra eccellere per questi scopi e prodotti come l’X-lam o il lamellare stanno mutando l’aspetto del costruire, contribuendo a rendere la gamma delle soluzioni collegate al legno più vasta e permettendo un’esplorazione
multiforme ed emozionante del materiale e delle proprietà dello spazio
Per questo progetto in particolare si è deciso di esaminare la potenzialità del compensato, in quanto materiale ingegnerizzato, nelle applicazioni architettoniche Considerando infatti che una delle principali differenze tra prodotti in legno e prodotti ingegnerizzati in legno è da ricercarsi nelle caratteristiche anisotrope, le quali descrivono la dipendenza delle proprietà fisiche (rigidità, resistenza, ecc ) dalla direzione delle fibre, il compensato tenta di rimuovere questa relazione, grazie all’incollaggio di molteplici strati di legno impiallacciato, incrociati l’un l’altro a 90° Tale operazione consente di ottenere un manufatto con una resistenza migliorata in tutte le direzioni, anche se il numero dispari degli strati di impiallacciato di cui si compone il compensato ha ancora un impatto sulla capacità di flessione poiché le fibre degli strati superficiali sono orientate seconda la medesima direzione Tuttavia, grazie agli studi effettuati in questa tesi di master, le proprietà e le dinamiche intrinseche di curvatura del compensato sono state enfatizzate per poter essere usate nella progettazione di un oggetto architettonico, un padiglione che, per la sua natura temporanea e la piccola scala, permette di testare molto velocemente nuove idee
Una lemniscata come fonte di ispirazione Solitamente le grandi aree che ospitano gli spazi fieristici sono organizzate secondo uno schema rigoroso e formale, in cui i visitatori sono
costretti a seguire percorsi rettilinei ottimizzati per dar spazio al maggior numero possibile di espositori; il modello del movimento è dunque influenzato dalla ortogonalità dello spazio secondo linee rette che si incrociano reciprocamente Il padiglione D ig ita l Wo o d sovverte questo concetto, proponendosi, invece, come uno spazio dinamico e articolato che rievoca la continuità della forma, un obiettivo a lungo ricercato da progettisti e architetti, ma difficile da concretizzare ed esprimere in termini architettonici Per richiamare questo senso di infinità geometrica, i tre tesisti si sono ispirati al simbolo dell’infinito, chiamato a volte lemniscata; partendo da una griglia, usata come guida durante la fase di assemblaggio, la lemniscata è stata estrusa dal disegno planimetrico, tagliata secondo piani inclinati per rendere leggibile il percorso interno, incurvata e duplicata a formare una
Oskar Gillkvist
Architetto, nella tesi è stato responsabile della progettazione architettonica con una particolare attenzione alla forma e alla realizzazione della stessa
Viktoria Henriksson
Architetto e ingegnere strutturale, in questo progetto è stata responsabile della progettazione architettonica, focalizzandosi sulle prestazioni strutturali e dei materiali.
Emil Poulsen
Architetto e ingegnere strutturale, nel master è stato responsabile della progettazione architettonica, mettendo a punto l’elaborazione dei dati e della programmazione
La struttura inserita all’interno del padiglione della fiera: è immediatamente intuibile come cambia il flusso di movimento dei visitatori.
A lato, lo studio dei differenti modelli di incisione/fresatura del compensato per valutare la migliore curvatura del prodotto Il taglio scelto per i singoli elementi è il secondo da sinistra
A sinistra, le fasi del passaggio dal progetto 3D alla struttura finale attraverso la discretizzazione della superficie ottenuta mediante triangolazione
Qui sotto, rendering di un anello completo con i differenti raggi di curvatura delle singole unità di compensato
doppia S specchiata che costituisce la struttura del padiglione All’interno dell’architettura temporanea, a cui si accede dalle estremità e anche nell’area esterna, sono state sistemate delle sedute, così da dar modo al visitatore di fermarsi, riposarsi e di godere di un’esperienza spaziale contrastante L’impianto a terra del padiglione semplifica nella sua stessa configurazione a S la stabilità globale, evitando in tal modo ulteriori sostegni eccetto quelli verticali e di attacco al suolo
Discretizzare la superficie
Per poter lavorare con il compensato, è stato necessario discretizzare questa forma sinuosa e arrotondata del padiglione in segmenti più piccoli attraverso il metodo della triangolazione, la quale ha il vantaggio di approssimare accuratamente una qualsiasi superficie secondo una maglia triangolare dove ogni elemento è stabile per le forze nel piano Un’analisi agli elementi finiti sulla forma complessiva della struttura ha evidenziato le zone in cui le concentrazioni degli sforzi e delle sollecitazioni
erano più alte, determinando l’infittimento dei triangoli e la riduzione delle dimensioni degli stessi in queste aree che quindi diventano più “massive”; un addensamento simile di triangoli si ritrova anche in prossimità dei bozzoli interni, in questo caso per dotare lo spazio di un senso di privacy Il remeshing finale ha consentito, inoltre, di identificare le grandezze dei triangoli che avrebbero formato la struttura, da 0,3 m (il più piccolo elemento considerato) a 0,8 m, lunghezza massima affinché le singole unità costituenti Digital Wood potessero essere adattare a un foglio di compensato
Definite le dimensioni, si è pensato come risolvere la curvatura della superficie del padiglione, in quanto la struttura così discretizzata mancava di tridimensionalità e gli elementi piatti avrebbero inoltre creato difficoltà nelle connessioni e nella staticità dell’opera; la soluzione è stata produrre dei triangoli formati da strisce continue di compensato, piegate grazie alla fresa-
tura delle porzioni che successivamente avrebbero subito il procedimento di curvatura L’operazione, semp l i c e a p a r o l e , h a c o m p o r t a t o i n v e c e l o s t u d i o e l’esame di molti modelli di fresatura e di taglio secondo differenti raggi di curvatura dei singoli triangoli – 35, 50, 80 e 110 mm – e rapportando tra di loro l’intaglio, la forza necessaria a piegare l’elemento di compensato e il raggio
Considerando che l’aspetto finale del materiale era importante per la progettazione complessiva del padiglione, presso il MAKE:lab della Chalmers University è stato realizzato un prototipo in scala 1:1 grazie a un robot di taglio a sei assi; la macchina, dopo numerose prove, ha permesso di individuare il miglior taglio possibile del compensato, ovvero un modello di fresatura che non solo scalfisse la superficie ma che la intagliasse da parte a parte creando una trama adatta alla piegatura Altrettanti sono stati i test al fine di valutare il materiale da utilizzare, dal pino svedese caratterizzato da fibre grossolane al compensato di betulla di qualità B/BB, scelto alla fine per il padiglione
Le connessione tra i triangoli 3D
Per fissare gli elementi 3D l’uno all’altro sono state analizzate molteplici opzioni che prevedevano l’uso, ad esempio, di bulloni, chiodi e giunti in legno; alla fine, si è optato per fascette metalliche che chiudono gli elementi triangolari e che sono inserite in scanalature predisposte appositamente per creare una superficie continua e senza interruzioni Prima della fase di taglio e assemblaggio degli elementi, queste due operazioni sono state simulate ricavando con il laser 469 pezzi da 6 fogli di 600x900x1,25 mm di cartoncino grigio Identificati i raccordi (50 in totale) le strisce sono state piegate e unite con una cucitrice, si sono formati gli anelli completi i quali sono stati posizionati correttamente come da discretizzazione; questo lavoro ha permesso di verificare i carichi e le forze sul modello in scala
La fabbricazione e l’assemblaggio
Per controllare la geometria del reticolo e per facilitarne in seguito l’assemblaggio sono state individuate tre caratteristiche di ogni suo singolo componente, facce, ver-
In alto, lo schema riassuntivo della modellazione digitale fino all’individuazione e ottimizzazione degli anelli completi
Nella sequenza fotografica qui sopra, la realizzazione di un anello completo con cartoncino tagliato al laser prima della fabbricazione delle singole unità al fine di verificarne la validità progettuale.
Sopra a sinistra, schematizzazione del montaggio di un anello completo, di tutti i componenti della struttura e dell’assemblaggio del padiglione.
A destra, dettagli degli elementi in cartoncino che riportano gli indici numerici di identificazione di connessione tra vertici e lati, come avverrà poi nel modello in compensato
A lato, le fasi del processo di fabbricazione degli elementi 2D fino al loro montaggio sull’area della fiera
tici e lati, identificate da una sequenza di numeri, i quali sono comuni a lati e vertici di elementi adiacenti e quindi da connettere Nel processo di modellazione dei dati si è utilizzato un approccio di programmazione orientato all’oggetto dove tutte le informazioni inerenti l’unità geometrica sono memorizzate nell’oggetto bidimensionale e da questo passano dall’oggetto tridimensionale che quindi eredita anche tutte le indicazioni numeriche Queste sequenze sono fondamentali in fase di assemblaggio poiché unità adiacenti sono collegate grazie a in-
dici numerici comuni Inoltre si sono individuati nel reticolo elementi che formavano anelli completi costituiti da 5 a 7 unità e la cui ricerca è stata possibile grazie a un algoritmo sviluppato secondo la logica che un anello completo non poteva essere creato se lo stesso conteneva bordi aperti o se le facce di connessione fossero già occupate In totale la struttura è composta da 24 anelli completi
Dal momento che le superfici bidimensionali di ogni singola unità producono una forma curva 3D, è stato possibile “srotolarle” per creare una figura piatta da posizionare sul foglio di compensato e da tagliare e fresare mediante una macchina di taglio CNC a tre assi, grazie alla memorizzazione delle caratteristiche geometriche da cui dipende la forma della singola unità Utilizzando un algoritmo di ottimizzazione tutte le unità sono state posizionate su rettangoli di 2500x1250 mm con l’asse longitudinale allineato lungo la direzione dei piallacci superiori e inferiori del foglio di compensato così da ottenere la capacità massima di flessione; per la struttura interna sono stati necessari 42 fogli di compensato Fabbricate così le unità, il passaggio successivo è stato assemblarle e ordinarle per anello (completo) di appartenenza Il momento più critico del processo è rappresentato dalla piegatura dei compensati poiché potrebbero comunque rompersi; per diminuire la loro rigidità alla flessione, può essere spruzzata dell’acqua sulla zona scanalata, anche se questo procedimento causerà maggiori deformazioni plastiche in
caso di smantellamento della struttura
Affinché l’unità rimanga piegata, le sue due estremità devono essere bloccate nello stato deformato e ciò può essere fatto mediante fissaggio della fascetta metallica; a ciò deve sommarsi anche la forza trasmessa attraverso il lato rigido dell’elemento vicino che consente alle unità di rimanere stabilmente curvate in corrispondenza dei vertici Nel reticolo, infine, non tutti gli elementi sono unità di un anello completo, bensì sono parti indipendenti, chiamate appendici, le quali hanno una superficie non legata ad altre verso l’esterno e che si connettono agli stessi anelli completi grazie agli indici numerici comuni
L’obiettivo di questa ricerca è stato ricercare il rapporto che si crea tra gli strumenti digitali e lo sviluppo della progettazione architettonica quando il legno è utilizzato come materiale per la realizzazione dell’opera L’automatizzazione della generazione geometrica del processo di progettazione e di fabbricazione ha prodotto più di 200 unità triangolari, ognuna con un modello unico di fresatura a seconda delle specifiche caratteristiche Visto che la portata della ricerca è stata mirata principalmente alle qualità architettoniche in relazione alla materializzazione della struttura, l’accuratezza della modellazione strutturale e della simulazione non è stata approfondita nello specifico e, pertanto, i tre tesisti e l’Università sperano che questa possa essere il punto di riferimento per ulteriori ricerche future
La struttura temporanea montata nel padiglione della Svenska Mässan: si notano gli anelli completi di varie dimensioni e le appendici
Anche le sedute sono realizzate con i medesimi principi.
Legno edilizia
In occasione della fiera Legno&Edilizia 2017, tenutasi a Verona dal 9 al 12 febbraio 2017, la redazione di legnoarchitettura ha incontrato alcuni progettisti, chiedendo di presentare una loro realizzazione, con l’intento di instaurare un dibattito sul tema degli edifici in legno nel panorama architettonico italiano Nelle pagine che seguono abbiamo raccolto alcuni dei progetti presentati in quell’occasione con lo scopo di mettere in luce il mondo del legno nella realtà nazionale
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Casa Ufficio Marino Codato
Il fabbricato di 240 m2 lordi, realizzato in un lotto libero di 1 000 m2 nella periferia urbana del Comune di Venezia, con destinazione residenziale, è stato anche concepito come spazio di lavoro per attività di home office, articolato organicamente attraverso i numerosi spazi esterni costruiti e pavimentati o lasciati a giardino
Il progetto si basa sull’aggregazione di tre volumi principali, il primo con forma a parallelepipedo allungato a un unico piano di altezza, e gli altri due di maggior altezza e diversa dimensione volumetrica, con tetto a due falde e unico colmo decentrato, che sormontano il primo come a formare una pianta a croce
Il più grande dei due volumi a falde ospita il living al
piano terra e l’ufficio nel soppalco del piano primo, due spazi divisi in altezza ma compresi in una soluzione spaziale a doppia altezza L’ufficio è a sua volta circondato da due ampie terrazze al piano primo che costituiscono la copertura del volume stereometrico più basso Il più piccolo dei volumi con copertura a falde ospita, invece, i servizi e i dispositivi impiantistici Tali forme architettoniche vanno a creare un altro spazio esterno, il patio al piano terra antistante la cucina, pavimentato e attrezzato con una copertura ombreggiante a lame metalliche Il motivo delle lame metalliche prosegue anche in forma di brise soleil delle ampie superfici vetrate delle pareti orientate a sud mentre diversi colori distinguono i volumi
Ubicazione: Trivignano (VE)
Progetto e DDLL: arch Marino Codato, Zelarino (VE)
Fine lavori: 2011
Superficie utile: interna 177 m2; superficie utile esterna pavimentata (patio, terrazze, autorimessa) 115 m2
Superficie verde: 925 m2
Architettura bioecologica
La costruzione è stata progettata in base alla richiesta della committenza di soddisfare i criteri di bioecologia ed efficienza dei consumi; relativamente a questo tema è stato adottato il sistema costruttivo in legno con tipologia a telaio in prefabbricazione parziale, ovvero mediante la realizzazione delle pareti intere, costruite in fabbrica, trasportate in cantiere e assemblate in opera L’alluminio è stato largamente impiegato in molte finiture per ridurre al minimo le manutenzioni L’abitazione, dotata di impianto solare termico, impianto fotovoltaico costituito da 24 pannelli con potenza di 5 280 kWp, impianto VMC, vasca di accumulo per il riciclo dell’acqua piovana di 5 000 litri di capacità, risulta in classe A+
Officine Scaglietti fabbricart
Il recupero di fabbricati artigianali in disuso e la loro riconversione in spazi moderni è un trend in aumento nelle città italiane La riqualificazione, portando a nuova vita aree urbane evitandone il degrado, è un’opportunità creativa per i progettisti che oggi hanno a disposizione tecnologie e materiali in grado di offrire soluzioni innovative È questo il caso dell’interessante progetto modenese chiamato Viale Montekosica LAB “Casa delle idee”, proprio per sottolineare sia le caratteristiche tecnico-funzionali che la creatività del concept progettuale
L’edificio di partenza vanta una storia importante nel contesto industriale modenese: si tratta, infatti, della storica sede della Carrozzeria Scaglietti
L’immobile ha mantenuto la struttura originaria anche
nel nuovo progetto, in quanto gli elementi tipologici del capannone artigianale degli anni ‘50 conservano un valore di pregio estetico che ne identificano l’identità architettonica Oltre a ospitare un’abitazione-laboratorio, l’edificio è stato scelto come sede dall’Oakley European Design Center, una vera e propria “casa delle idee” che ha trovato il proprio ambiente ideale in un fabbricato che ricorda l’operosità e la grande capacità creativa del passato
All’interno dell’involucro storico è stata inserita una struttura portante in legno con sistema X-lam, costituita da portali in legno, solaio a travetti e copertura in multibox che ha garantito elevate prestazioni di resistenza sismica e risparmio energetico La scelta di questo materiale ha consentito un’ampia flessibilità in-
terna, favorendo la massima libertà distributiva L’applicazione dei concetti BIM (Building Inform ation M odeling) alla progettazione ha ottimizzato tutti gli aspetti della realizzazione dell’edificio, dalla riduzione dei costi e dei tempi dell’intervento (8 mesi) fino alla semplificazione del cantiere, collocato in un’area complessa, posta a ridosso del centro storico
Ubicazione: Modena
Progetto: arch. Gabriele Marasmi - Fabbricart, Modena
Strutture: Ergodomus Timber Engineering, Pergine Valsugana (TN)
Direttore dei lavori: arch Gabriele Marasmi
Appaltatore: Boraschi case in legno, Palanzano (PR)
Lavori: gennaio-agosto 2015
Superficie utile: 550 m2
Superficie verde: 120 m2
Importo dell’opera: 580 000 €
La struttura
Il nuovo edificio, per esigenze statiche, è completamente indipendente e staccato dalla struttura preesistente così da evitare fenomeni di martellamento in caso di sisma La struttura portante, dopo diverse ipotesi iniziali, è stata realizzata con portali costituiti da pilastri incastrati a terra al fine di garantire la controventatura nel piano Questi elementi sono però labili nell’altra direzione e pertanto, longitudinalmente, le forze orizzontali sono affidate integralmente a pannelli in X-lam disposti al centro e sul perimetro
Il cambio di pendenza in copertura ha richiesto un’attenta progettazione integrata tra architettonico e struttura che ha permesso di evitare 4 giunti rigidi su ogni portale, inserendo dei pilastri di dimensioni tali da soddisfare la funzione strutturale senza creare problemi alla distribuzione interna Il solaio interpiano è costituito da travetti in legno lamellare appoggiati sulle travi rompitratta in corrispondenza dei portali e quindi coperti con pannelli OSB per creare un piano rigido Il solaio di copertura è stato realizzato mediante moduli prefabbricati alveolari (o “multibox”) formati da travetti in legno con interposto isolante in fibra di legno e racchiusi all’intradosso e all’estradosso da pannelli OSB: questi moduli permettono di velocizzare le operazioni di posa e di ridurre lo spessore del pacchetto
Con un apposito software è stata fatta l’analisi agli elementi finiti del sistema strutturale modellando le connessioni con la loro reale rigidezza così da cogliere con precisione gli spostamenti massimi in caso di sisma I collegamenti realizzati con connettori cilindrici non possono, infatti, essere considerati come infinitamente rigidi, ma devono essere considerati come elementi elastici e deformabili a tutti gli effetti
Ampliamento di una falegnameria
Luciano Eccher
L’intervento ha riguardato principalmente la facciata di un edificio artigianale esistente, una falegnameria costruita in più fasi, e ha voluto riqualificare – ridefinendola – la facciata principale dell’azienda committente attraverso elementi che ne denotano l’attività
Nel contempo vi è stata la necessità di realizzare un piccolo ampliamento per soddisfare le mutate esigenze aziendali Ampliamento che ha riguardato la realizzazione al piano terra di un ufficio/accettazione e, al primo piano, di un locale adibito a esposizione delle produzioni della falegnameria, visibile anche dalla strada
Sotto il profilo architettonico e del trattamento superficiale la facciata è stata suddivisa in tre porzioni:
1 la prima a sinistra ha riguardato il rivestimento della porzione di fabbricato meno recente del complesso ar-
tigianale in doghette di legno di larice colore chiaro; 2 la seconda ha riguardato sostanzialmente la parte mediana dell’edificio ed è stata trattata con un rivestimento in HPL colore grigio chiaro;
3 la terza parte, il piccolo ampliamento di cui si parlava poco sopra, presenta un rivestimento in doghette in legno di larice colore chiaro per la porzione al piano terra, finestrato e con rivestimento in HPL per la restante parte
Due pensiline delimitano ora questo nuovo ampliamento, di cui una contraddistingue in modo inequivocabile l’accesso al nuovo edificio Un elemento aggettante (totem) ospita il logo della ditta
La struttura in legno è stata montata in 5 giorni lavorativi e il nuovo edificio è stato classificato A+
Ubicazione: Calceranica al Lago (TN)
Progetto e DDLL: arch Luciano Eccher, Pergine Valsugana (TN)
Strutture: ing Alfarè Andrea, Trento
Appaltatore: Falegnameria Murari Murari Lino e Dario s n c ,
Calceranica al Lago (TN)
Lavori: marzo-dicembre 2016
Superficie utile: 60 m2
Superficie utile intero complesso: 1 489 m2
Superficie verde: 305 m2
Importo dell’opera: 200.000 €
Asilo nido aziendale “Baby Garden” LMA+ISA
Al centro il bambino e il suo universo, creatività e sostenibilità: sono questi i criteri che hanno ispirato la progettazione dell’asilo nido aziendale “Baby Garden”, un’oasi immersa nel verde che ospita 40 bambini da 0 a 3 anni
L’edificio si sviluppa su una superficie lorda di 450 m2 ed è composto da due volumi principali leggermente ruotati, collegati da un ampio atrio d’ingresso dal quale si accede a tutti i locali interni e al giardino esterno, garantendo la massima fluidità distributiva All’interno dei due volumi principali si trovano i servizi per il personale e le tre sezioni dei piccoli, medi e grandi, ciascuna caratterizzata da spazi riservati al gioco, all’area per il sonno e ai servizi igienici dedicati Ogni area
gioco è allestita in “angoli di interesse”, utilizzati liberamente dai piccoli utenti senza percorsi cognitivi precostituiti
Grazie agli ampi spazi esterni disponibili è stato possibile creare un forte legame con il parco circostante, offrendo una prospettiva di continuità dentro-fuori e garantendo così un rimando continuo alla natura
L’immagine dell’edificio reinterpreta i caratteri dell’architettura del complesso in cui si inserisce: la facciata in HPL color mattone che riprende i paramenti murari degli edifici preesistenti, le strutture di legno a vista verniciate di bianco rimandano ai porticati in c a intonacati dello stesso colore, la copertura in alluminio tende a mimetizzarsi con il verde circostante
Aspetti bioclimatici e strutturali
Sostanzialmente chiuso sui lati nord e sud, l’edificio si sviluppa lungo l’asse est-ovest, dove sono presenti ampi porticati dotati di frangisole che schermano l’involucro durante la stagione estiva La struttura portante e la copertura sono realizzate in legno lamellare La facciata e la copertura sono di tipo ventilato, coibentate con materiali naturali e traspiranti Il controllo del comfort interno è garantito da un impianto radiante a pavimento alimentato da pompa di calore coadiuvata da pannelli solari, ventilazione meccanica controllata con recuperatore di calore, serramenti in alluminio ad alto abbattimento acustico È stato previsto un sistema di raccolta delle acque piovane a servizio dell’irrigazione
Ubicazione: Roma
Progetto e DDLL: LMA + ISA arch. Luca Mariani (Loreto - AN) arch Irene Sagripanti (Porto San Giorgio - FM)
Progetto strutture: arch Luca Mariani, Loreto (AN)
Progetto organizzativo e pedagogico: Baby & Job s r l
Appaltatore: Forrest Legnami s r l , Castel Madama (RM)
Lavori: ottobre 2012-giugno 2013
Superficie utile: 450 m2
Superficie verde: ca 1 000 m2
Sopraelevazione commerciale
ARL Arredoline Costruzioni
Nel contesto dell’indispensabile contenimento del consumo di suolo e della conseguente rigenerazione urbana, nasce una nuova attività: sopraelevare, adeguando sismicamente ed energeticamente edifici esistenti, attraverso l’utilizzo di tecnologie sostenibili dal punto di vista ecologico ed economico
Il caso in questione è degno di nota in quanto esempio del potenziale cambiamento culturale che questa nuova attività può indurre, non solo nei comparti direttamente interessati, ma sull’intera società Sopraelevare, generando nuovi volumi, era l’intento primario della committenza, per la quale appariva impensabile l’ipotesi, ancorché affascinante, che il legno potesse rappresentare una reale alternativa strutturale per un progetto così ambizioso Soluzioni tradizionali (c a o acciaio) avrebbero indotto costi di adeguamento sismico pari a circa 600 000 Euro e generato tempi di fermo dell’attività commerciale esistente a piano terra per circa 8 mesi, ai quali si sarebbero co-
munque dovuti sommare i costi del nuovo allestimento del negozio Gli ostacoli all’intervento apparivano insormontabili tanto da bloccare il progetto La soluzione inaspettata giunge con la proposta di ARL Arredoline Costruzioni di realizzare il progetto attraverso il proprio sistema TPF, a elementi e pareti strutturali in legno, che ha ridotto i costi di adeguamento sismico a soli 17 000 Euro e ha permesso di realizzare l’intero intervento senza che l’attività commerciale subisse interruzioni; consentendo altresì l’installazione dell’impianto fotovoltaico in copertura dopo solamente 22 giorni dall’inizio lavori La soluzione non ha del miracoloso, ma è il frutto del connubio tra le grandi potenzialità dei sistemi costruttivi in legno e una nuova modalità progettuale che, operando all’interno di una realtà produttiva e di concerto con il progettista architettonico, si fa carico dell’intervento globale, personalizzando ogni attività e orientandola all’ottimizzazione del risultato atteso dalla committenza
Ubicazione: Poppi (AR)
Progetto e D.L. architettonico: geom Maurizio Di Egidio
Progetto e D.L. strutture in legno: ing. Michele GabicciniARL Arredoline Costruzioni srl
Progetto e D.L. strutture in c.a.: ing Simone Giannullo
Ingegnerizzazione e realizzazione: ARL Arredoline
Costruzioni srl, Bibbiena (AR)
Lavori: luglio 2013-ottobre 2014
Superficie utile: 1200 m2
Ristrutturazione scuola materna
Emanuela Zanella
La scuola materna era stata edificata negli anni ‘80 per ospitare circa 70 bambini, divisi su tre sezioni site al piano terra, con il primo piano adibito ad alloggio La ristrutturazione si è resa necessaria per sostituire la copertura particolarmente degradata e recuperarne il volume sottostante per le attività didattiche, oltre che per migliorare la sicurezza antisismica, l’efficienza energetica e il confort abitativo
L’edificio originario era costituito da un corpo edilizio di forma quadrata di circa 30 metri per lato, con una copertura a quattro falde La composizione dell’edificio risultava molto interessante, grazie alla perfetta simmetria sull’asse diagonale nord/sud, alla presenza dei quattro blocchi sui lati sud e ovest e alla intersezione con dei tagli di luce sugli altri due lati È stata proprio la lettura di questa geometria che ha
suggerito la forma architettonica utilizzata per le nuove strutture del primo piano e il nuovo linguaggio conferito all’opera nel suo complesso
I nuovi volumi hanno struttura portante in legno: le pareti, in pannelli X-lam a tre strati, sono finite internamente con una controparete in cartongesso su intercapedine per gli impianti ed esternamente con un cappotto in lana di roccia; le coperture sono a falda unica, formate da pannelli prefabbricati a ossatura portante in legno, con isolante interposto in lana di roccia, finitura interna in pannello di legno d’abete e chiusura esterna in pannello OSB, sul quale è posta l’orditura per la ventilazione e il tavolato a supporto del manto di copertura in alluminio aggraffato
I blocchi a piano terra, ai quali è stata conferita una nuova funzione estetica e pedagogica, sono rivestiti
Ubicazione: Malé (TN)
Progetto: arch Emanuela Zanella, Dimaro Folgarida (TN)
Strutture: ing Mirko Rizzi, Cavizzana (TN)
Grafica e rendering: arch. Gianluca Valorz, Croviana (TN)
Direttore dei lavori: ing Alessandro Zanella, Dimaro Folgarida (TN)
Appaltatore: Inco S r l , Pergine Valsugana (TN)
Strutture in legno: RubnerHolzbau S p A
Lavori: marzo 2015-agosto 2016
Superficie utile: 1 050 m2
Superficie verde: 900 m2
Importo dell’opera: 2 000 000 €
con pannelli in HPL di quattro differenti colori: le stesse cromie sono state utilizzate all’interno dei blocchi, per la finitura delle pareti, del soffitto e per le cornici di alcuni fori finestra I volumi colorati sono posti in relazione tra loro tramite una pensilina a intradosso piano, chiusa inferiormente con un pannello in abete e sagomata in modo tale da accogliere al suo interno sia l’alimentazione dei corpi illuminanti, sia il cassonetto del sistema frangisole per l’ombreggiamento delle aule
Oratorio parrocchiale archistudioV
Il progetto rientra nella riqualificazione urbanistica della parrocchia di San Giacomo Maggiore a Verona, caratterizzata da una notevole presenza di etnie, non pienamente integrate con la comunità locale
Il volume è stato pensato compatto e leggero, di forma contenuta rispetto al complesso della chiesa, assai moderna e slanciata
Un piano fuori terra, forma geometrica regolare – composta da due quadrati modulati ai lati, sale funzionali e un blocco di servizi al centro Spazi molto illuminati da una grande vetrata sono l’accesso coperto dell’oratorio, il cui ampio porticato mette in risalto la funzione climatica, sotto la copertura “ad ali di gabbiano”, che protegge dall’irraggiamento solare nei mesi estivi mentre d’inverno contribuisce a riscaldare gli ambienti interni
Seppur pensato nel 2007, pone attenzione alla sostenibilità, all’efficienza energetica, ai materiali, al sistema di costruzione
La struttura portante è, infatti, interamente in legno: flessibile, modulare con pannelli multistrato di legno, di 10 cm di spessore che fungono da pareti portanti
Le pareti sono rivestite “a cappotto” con pannelli in fibra di legno, dello spessore di 12 cm Il pacchetto di copertura, con adeguato sfasamento termico, è rivestito in alluminio naturale a lastre Forature orizzontali verso la copertura consentono di illuminare naturalmente i locali lasciando liberi gli spazi all’interno Per garantire il comfort indoor, l’involucro è supportato dagli impianti: trattamento dell’aria con purificatore e deumidificatore, il sistema radiante a pavimento è alimentato da 4 sonde geotermiche e da pannelli solari termici posti in copertura Uno scambiatore integra nella stagione fredda l’impianto di riscaldamento e la produzione di acqua sanitaria in un accumulatore da 280 l Sulla falda ovest si potrà installare un impianto fotovoltaico integrato nelle lastre metalliche della coper-
tura, in grado di produrre 2 kWh di energia elettrica e di soddisfare circa il 70% del consumo energetico stimato I risultati raggiunti: comfort termoigrometrico interno, temperatura costante, ridotte tempistiche di cantiere, garanzie antisismiche, costi controllati
Ubicazione: Verona
Committente: Parrocchia San Giacomo Maggiore, Verona
Progetto e DDLL: arch Carlo VisioliarchistudioV, Verona
Progettista e DDLL Impianti: ing Alessio Leondini, Verona
Impresa esecutrice: Progetto
Ecosistema srl, Verona
Lavori: 2009-2010
Superficie utile: 256 m2 piano terra + 102 m2 interrato
Importo dell’opera: 450 000 €
Dream Home
Lorenzo Dalla Cort
“Una casa dove stare bene ” è stato il primo obiettivo della committenza, una coppia con due figli piccoli, che sognava una residenza singola con giardino Siamo in provincia di Vicenza, in pianura, ai piedi dei Colli Berici, dove l’umidità dell’aria “si sente” più d’estate che d’inverno La zona climatica E con 2444 gradi giorno e l’area sismica classe 3 permettevano di non “spingere” sulle prestazioni dell’edificio, concedendo serramenti con Uw 2,2 W/m2K
M a l a c o m m i t t e n z a b e n s a p e v a c h e , n e l l u n g o p eriodo, chi costruisce in modo energeticamente cons a p e v o l e r i s p a r m i a d e n a r o e a u m e n t a i l v a l o r e economico del manufatto stesso Isolamento termico, scelta dei materiali, tipologia degli impianti e un corretto orientamento influenzano in modo rilevante l’efficienza energetica ma, sopratutto, il comfort abitativo e la salubrità degli ambienti
Realizzare un edificio a basso consumo energetico e basso impatto ambientale è obiettivo ambizioso, raggiungibile curando le scelte e i materiali da utilizzare, quindi: progettazione bioclimatica, utilizzo del legno per la struttura e di argilla per gli intonaci interni
La parete massiccia MHM a tavole incrociate, in quanto priva di colle, permette di avere un involucro traspirante senza esalazioni dovute ai VOC Un cappotto in fibra di legno offre un adeguato isolamento estivo e invernale
L’argilla migliora le prestazioni estive, regola l’umidità e assorbe sostanze volatili e rumori alle basse frequenze
Nella residenza sono utilizzati serramenti a triplo vetro legno-alluminio, frangisole esterni orientabili, climatizzazione con ventilconvettori a incasso alimentati in pdc aria/acqua, sistema VMC e piano cottura a induzione
con filtrazione fumi, aspirapolvere centralizzata, illuminazione led e disgiuntori di rete, cassette wc a basso consumo, impianto fotovoltaico
Un Blower-Door-test, effettuato all’inizio di marzo 2017, ha verificato una tenuta all’aria per un valore n50 di 0,42/h
Ubicazione: Lonigo (VI)
Concept: p i Lorenzo Dalla Cort, Lonigo (VI)
Progetto e DDLL: ing. Luigi Burato, Lonigo (VI)
Struttura in legno: Sintec Home srl, Ledro (TN)
Intonaco di argilla: Terra Naturforum GmbH, Nalles (BZ)
Lavori: marzo-dicembre 2016
Superficie utile: 158 m2
Superficie verde: 300 m2
Mensa scolastica stefano boeri architetti
Scuola primaria San Possidonio fabbricart
Casa Gianin Clinicaurbana
Rigenerazione urbana Studio LMA+ISA
Anthracite archi5