legnoarchitettura
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MDW Architecture
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Gonzalo Claro
Ayre Chamberlain Gaunt Tengbom
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EdicomEdizioni
legnoarchitettura
rivista trimestrale
anno VIII – n 29, ottobre 2017 ISSN 2039-0858
Numero di iscrizione al ROC: 8147
direttore responsabile
Ferdinando Gottard
redazione Lara Bassi, Lara Gariup
editore
EdicomEdizioni, Monfalcone (GO)
redazione e amministrazione
via 1° Maggio 117 34074 Monfalcone - Gorizia
tel 0481 484488, fax 0481 485721 www legnoarchitettura com
progetto grafico
Lara Bassi, Lara Gariup stampa Grafiche Manzanesi, Manzano (UD)
Stampato interamente su carta con alto contenuto di fibre riciclate selezionate
prezzo di copertina 15,00 euro abbonamento 4 numeri
Italia: 50,00 euro - Estero: 100,00 euro
Gli abbonamenti possono iniziare, salvo diversa indicazione, dal primo numero raggiungibile in qualsiasi periodo dell’anno distribuzione in libreria Joo Distribuzione
Via F Argelati 35 – Milano
copertina
The Barn, !melk
Foto: Chad Davis
È vietata la riproduzione, anche parziale, di articoli, disegni e foto se non espressamente autorizzata dall’editore
tre progetti per l’abitare del futuro
The Barn !melk 10
Supermercato 20 MDW Architecture, H+G Architects
Scuola di Architettura Gonzalo Claro 28
The Point Ayre Chamberlain Gaunt 38
Kotten Trail Centre Tengbom 48
incontri
Julius Natterer
Julius Natterer, ingegnere e professore emerito presso l’EPFL di Losanna, è un nome noto per chi si occupa di costruzioni in legno Oltre ad aver diretto l’Istituto IBOIS dello stesso ateneo, dal 1978 al 2004, è stato – di fatto – un apripista per tutto ciò che riguarda le innovazioni nel mondo del legno, grazie a numerosi progetti, consulenze, conferenze e pubblicazioni di cui è stato autore
Abbiamo posto qualche domanda al professore, per capire da dove è partito e dove pensa che possa arrivare il legno come materiale da costruzione
In queste pagine: edificio pluripiano
“Mehrfamilienhaus E3” in Esmarckstrasse a Berlino (D), 2008 Progettazione architettonica: KadenKlingbeil, Berlin (D)
7 piani per un totale di 22 m in legno: una struttura a telaio in legno lamellare e solai compositi legnocalcestruzzo.
I pilastri sono collegati attraverso elementi in acciaio che internamente sono ancorati alle travi in legno tramite bulloni L’edificio si contraddistingue per un elevato grado di prefabbricazione, cosa che ha comportato una riduzione dei tempi di cantiere
Il progetto è stato insignito dell’Ingenieurbaupreis Ernst&Sohn per le sue eccezionali prestazioni nell’ambito dell’Ingegneria delle Costruzioni
La prima, quasi obbligatoria domanda, alla base di tutto quello che Julius Natterer significa per il mondo delle costruzioni in legno: da dove nasce la sua passione per questo materiale?
Mio padre, entrambi i miei nonni e una dozzina di parenti – tutti guardaboschi – dicevano: “Noi e i nostri lavoratori non veniamo pagati per il legno da ardere o per quello da cui poi si ricava la carta, ma per il legno utilizzato per le costruzioni, da quello necessario per le strutture, ai mobili e così via”
Oggi, la mia esortazione, che faccio ormai da 40 anni, di piantare un albero dappertutto, laddove può crescere, è ancora più importante Il bosco come produttore di ossigeno, divoratore di CO2 (la CO2 è il miglior concime per il bosco), così come immagazzinatore di acqua, influenza in modo significativo il clima
“Solo il maggiore utilizzo del legno in edilizia può salvare le nostre foreste” è una sua citazione ricorrente Ci può spiegare questa frase?
Quante superfici boschive sono state finora già distrutte? Il cambiamento climatico può essere combattuto solo attraverso una maggiore cura, nuove piantumazioni e una migliore gestione – con un enorme potenziale per quel che riguarda il mondo del lavoro, dal momento che senza un’economia delle foreste, le necessarie esigenze ecologiche non sono ripagabili
Nel 1978 viene fondato l’Istituto per le Costruzioni in Legno - IBOIS alla Ecole Polytechnique Fédérale de Lausanne - EPFL, a dirigere il quale chiamano proprio lei Quanto ha significato per lei e per lo sviluppo delle sue idee l’aver ricoperto questo specifico ruolo accademico?
Scuola a Triesenberg (LU), 1992 Progetto architettonico: Ospelt/Freund Architekturbüro AG, Triesen (LU)
Nella realizzazione ex novo di questo edificio scolastico di 5 piani sono stati utilizzati solai compositi legno-calcestruzzo, in una forma sviluppata all’EPFL di Losanna e qui utilizzata per la prima volta
Gli elementi Brettstapel, prefabbricati in officina, sono stati dotati di fresature che hanno accolto gli speciali tasselli di collegamento con i 12 cm di calcestruzzo, aggiunto in cantiere.
Con ricerche e tentativi all’università ottenni un knowhow-transfer, cioè un trasferimento dei bagagli di competenze tecniche, attraverso il quale vennero realizzati dei progetti speciali sotto forma di progetti pilota, che non erano però dimostrabili secondo le normative allora vigenti e le garanzie di sicurezza quella volta richieste
Tutte le immagini e i disegni di queste pagine sono stati forniti dal prof Julius Natterer
Essi rappresentano una raccolta dei suoi lavori e delle presentazioni degli stessi durante le conferenze e i dibattitti che il professore ha tenuto durante gli anni
All’EPFL di Losanna, presso l’IBois, ovvero la cattedra per le costruzioni in legno, ottenni l’incarico di sviluppare l’ingegneria del legno, per migliorare l’utilizzo del legno come materiale nelle costruzioni Dal mio punto di vista, ciò era possibile in prima linea svilupp a n d o n u o v e t e c n i c h e d i c o l l e g a m e n t o e n u o v i s is t e m i d i u n i o n e c o m e l e g n o - l e g n o , l e g n o - v e t r o , legno-calcestruzzo ecc
Il sistema Brettstapel (Brettstapelbauweise), da lei ideato, viene sperimentato già alla fine degli anni ‘60 per poi vivere un vero e proprio sviluppo a partire dagli anni ‘90. Come è arrivato all’ideazione di un simile sistema? Si aspettava una tale diffusione? Il mio primo progetto con sistema Brettstapel è stato, nel 1989, la trasformazione del mio fienile in una residenza di 4 piani con 10 appartamenti 30 anni fa, i solai in Brettstapel venivano costruiti per un impiego con il sistema composito legno-calcestruzzo, incluso lo strato del necessario isolamento acustico, per edifici residenziali multipiano e quello per l’integrazione dell’impianto radiante a pavimento
In numerosi progetti si arrivò presto, con successo, a un impiego del sistema
Trasformazione di un fienile in edificio residenziale multipiano a Etoy (CH), 1995 Progetto: IEZ/BCN Natterer
Sotto e a destra, l’ingresso alle varie unità abitative prima e dopo l’intervento È stata evidenziata la struttura originaria in legno massiccio, alla quale sono stati affiancati elementi parietali e solai in Brettstapel, questi ultimi presentano una leggera superficie strutturata all’intradosso In basso, il disegno propone alcune varianti di intradosso di solai in Brettstapel, utili per correggere differenti aspetti legati all’acustica degli ambienti.
Fin dall’inizio ero convinto della bontà di sistemi costruttivi con legno massiccio e potei rendere possibile un trasferimento di know-how nella pratica lavorativa
attraverso i progetti pilota Per questo vennero considerati già dall’inizio tutta una serie di elementi parietali, di solaio e di copertura inchiodati, tassellati, uniti con viti molto lunghe nonché incollati, ottenendo molte varianti durante la realizzazione
Attraverso la riduzione delle strutture pluristrato di pareti e di solai, il sistema costruttivo con legno massiccio divenne economicamente valido e dal futuro assicurato
L’esecuzione di costruzioni multipiano fino a 22 piani, ad esempio in CLT, ne è la prova migliore
Lei è noto anche per le sue ‘sperimentazioni’ strutturali con altri materiali, come il calcestruzzo o, addirittura, il vetro (Holzglasverbund - HGV). Perché ha voluto spingere verso questi accoppiamenti? Quali vantaggi ne derivano?
Nei metodi costruttivi compositi vedo la grande opportunità di unire le caratteristiche materiali positive del legno
Il sistema composito legno-vetro presenta ancora richiesta e potenziale di sviluppo enormi e potrebbe ridurre la sostanziale concorrenza del massiccio impiego di plastica e materiali di sintesi
Il metodo costruttivo composito legno-mattone, noto anche come Klimawand, dà come risultato ulteriori vantaggi in termini di climatizzazione, isolamento termico, acustica e comfort abitativo Per l’Italia, luogo in cui tradizionalmente si costruisce in mattoni, emerge un vantaggio aggiuntivo da non sottovalutare: la sicurezza dell’edificio in caso di terremoto Anche edifici esistenti possono rappresentare, in conseguenza della duttilità delle pareti in legno massiccio impiegate – per es come box staticamente funzionanti –, un valore aggiunto, anche economico, nella ristrutturazione di vecchi edifici
In questo modo si conserva la competitività futura e si permette la sopravvivenza dei piccoli imprenditori, che possono garantire anche molti posti di lavoro
Nella stesura di un progetto, si parte dal sistema costruttivo e si arriva a definirne il sistema strutturale o viceversa? I vari sistemi sono interscambiabili?
In primo luogo, è necessario poter realizzare, econo-
Sopra, Polydome, Losanna (CH), 1990 Progetto: Bois Consult Natterer SA
Il raggio della cupola del padiglione per esposizioni dell’EFPL di Losanna è di 27,50 m, l’altezza al centro di 6,80 m
micamente, la forma finale in base ai requisiti e alle finalità di un edificio; il corrispondente sistema portante di tetto, solai ed elementi di parete in legno massiccio si inserisce poi nello sviluppo
Se la qualità dell’esecuzione è adeguata, può essere coperta contemporaneamente una grande parte dei costi aggiuntivi per l’esecuzione - in questo vedo il futuro dell’ingegneria del legno
Sopra, asilo, Triesen (CH), 1998 Progetto architettonico: Effeff AG
Il nuovo asilo del Comune di Triesen è una cupola di legno, con una luce di 17 m, la cui costruzione è stata possibile grazie a un ponteggio realizzato su misura, necessario per una corretta esecuzione.
Nelle due immagini a destra, il prototipo per l’Olympiadach di Monaco di Baviera, realizzato nel 1968 a Dortmund (D)
Copertura appesa di un edificio per lo smaltimento dei rifiuti con pianta rotonda a Vienna (A), 1980
La struttura portante della copertura, del diametro di 170 m, è data da una serie di elementi nervati (48) in legno lamellare
Uno dei suoi progetti più importanti con sistema costruttivo misto legno-calcestruzzo (H o l z b e t o n v e rb u n d ) è l’edificio pluripiano in Esmarckstrasse a Berlino Perché proprio questo edificio è così significativo?
Progetti pilota importanti per l’utilizzo del sistema composito legno-calcestruzzo sono stati, oltre all’edificio residenziale di 7 piani nella Esmarckstrasse di Berlino, con pareti in legno massiccio e solai compositi in legnocalcestruzzo, anche l’edificio scolastico a 5 piani di Triesenberg, in Liechtenstein, del 1994 La rilevanza di questi progetti sta nel fatto che, già all’inizio degli anni ‘90, abbiamo potuto applicare questo sistema costruttivo in diversi edifici scolastici e residenziali
Al momento è la concorrenza negli edifici a più piani che definisce il mercato
Un suo importante contributo è stato lo sviluppo di grandi strutture/coperture spaziali tridimensionali a lastra nervata in legno (Holzrippendächern) Un sistema che si può ammirare in progetti come il Polydome di Losanna (1990), la copertura del padiglione per l’Expo di Hannover (1999) o il Biodiversum di Remerschen (2014), pubblicato in questo numero di legnoarchitettura nella sezione ‘strutture’. Qual è stato il percorso che l’ha portata alla soluzione strutturale della lastra nervata?
La struttura e la geometria delle calotte – o cupole – si ottiene da una curva di forza normale quanto più possibile libera da momenti al fine di minimizzare l’impiego di sezioni trasversali flettenti
La prima cupola con elementi nervati in legno venne sviluppata come sistema costruttivo alternativo per l’Olympia Dach1 nel 1968 a Monaco di Baviera mentre la cupola appesa con elementi nervati in legno venne sviluppata a Dortmund nel 1969, con il prof Benisch, dello studio Behnisch und Partner; l’industria del legno non riuscì tuttavia a dimostrare la capacità prestazionale dell’Olympia Dach effettivamente realizzato nel 1972 (ndr: per i Giochi Olimpici di quell’anno)
Il Polydome dell’ETH di Losanna è stato un progetto di successo con un sistema costruttivo in Simple-Tech per piccoli e medi imprenditori del mondo della carpenteria
La copertura a cupola di Dortmund e l’Expo-Pavillion di Hannover sono state la variante High-Tech, con un
maggiore impegno per quel che riguarda l’impiego di elementi di collegamento in acciaio Il Centro Visite “Haff Remich” in Lussemburgo è, nuovamente, la variante Simple-Tech, con la costruzione realizzata da una ditta lussemburghese specializzata in legno con un sistema in Brettstapel per solai e una rete nervata per il tetto Il mio ulteriore obiettivo di sviluppo è stato quello di tornare indietro, dai tetti appesi in High-Tech come quelli dell’Expo di Hannover o quello di Vienna, al sistema costruttivo Brettstapel senza troppi dettagli in acciaio In tal modo, queste costruzioni dovrebbero essere realizzabili, secondo le possibilità, anche da piccole ditte, per es con le viti da legno sempre più impiegate per le unioni – sempre però con ingegneri! Questo è stato anche per l’Haff Remich il criterio più importante
L’ingegnerizzazione del legno ha raggiunto un livello elevato, soprattutto negli ultimi anni. C’è ancora potenzialità di sviluppo? In quale direzione?
L’ingegneria del legno con il supporto della falegnameria/carpenteria artigianale, pur coadiuvata da macchinari, è una chance per piccoli e medi imprenditori
di utilizzare ancora più legno nell’edilizia su larga scala In questo senso, il sistema
Brettstapel e quello composito legno-calcestruzzo sono il futuro
L’ulteriore sviluppo e un aumentato utilizzo di legno nell’edilizia deve essere accelerato con il grandissimo potenziale che hanno gli edifici in legno – per la residenza e il lavoro con il comfort che porta con sé il sistema costruttivo in legno massiccio Da qui arrivano poi come supporto i molteplici vantaggi tecnico-materiali, fisici ed energetici del legno massiccio
Il presupposto qui è un fortissimo know-how-transfer dallo sviluppo, dall’insegnamento e dalla ricerca nella pratica costruttiva
Per approfondimenti: www nattererbcn com
Note
1 Si tratta di una costruzione presente nell’Olympia Park di Monaco di Baviera, che copre gli impianti sportivi della Olympiaschwimmhalle, della Olympiahalle e parti dell’Olympiastadion, così come i collegamenti tra le diverse strutture
Sotto, dettaglio della copertura per l’Expo di Hannover del 2000 (D), 1999. Progetto architettonico: Herzog&Partner, München (D). La costruzione della copertura dell’Expo rappresentò a suo tempo una delle più grandi costruzioni in legno del mondo, resa possibile grazie all’impegno e alla strettissima collaborazione di tutti i professionisti coinvolti: ingegneri, architetti, committenti, ditte realizzatrici La copertura consta di 10 ‘ombrelli’ con molteplici gruppi costruttivi: cupole nervate, strutture a sbalzo, nodi centrali in acciaio, torri La scelta del tipo di costruzione e dei materiali utilizzati per i singoli componenti è stata determinata dalla rispettiva capacità di carico, dai requisiti e dalle diverse proprietà del materiale
The Barn Sacramento (USA)
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A una delle due estremità dell’ampia copertura è posto l’ufficio destinato allo sviluppo dell’area, il quale si apre con vetrate a tutta altezza verso l’interno dello spazio coperto Scandole e doghe verticali chiudono l’involucro.
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Di fronte all’ufficio, sul lato opposto del grande “baldacchino”, è collocato invece il ristorante che sfrutta anche gli spazi esterni Come nell’immagine soprastante, ben si notano le scandole del rivestimento
3 L’intradosso dell’imponente copertura una zona centrale, chiamata Occulus, lascia vedere ai fruitori la struttura secondaria costituita da travi e travetti
Ubicazione: Sacramento, California (USA)
Progetto: !melk landscape architecture & urban design, New York (USA)
Strutture: Magnusson Klamencic Associates, Seattle (USA)
Lavori: aprile 2015-giugno 2016
Sagoma edificio: 9 100 sf, ca 845,42 m2
Superficie uffici: 900 sf, ca 83,61 m2
Superficie ristorante: 2 300 sf, ca 213,67 m2
Una fattoria parametrica
Pensato affinché le persone possano stare assieme e condividere piaceri culinari e intrattenimenti, The Barn è il progetto pilota, frutto di una collaborazione pubblico/privato, che mira ad attivare gli investimenti nella zona di Bridge District, un’area di West Sacramento che accoglie un nuovo quartiere a destinazione mista di 178 acri a un miglio di distanza dalla sede governativa dello Stato della California The Barn è dunque una struttura multiuso, collocata lungo la riva del fiume Sacramento, dove i confini tra architettura, ingegneria strutturale e paesaggio non sono nettamente delineati e il cui obiettivo è dar forma a un volume sinuoso che apparentemente sfida la gravità con la sua lunga copertura L’edificio trova ispirazione sia nel mondo naturale, e precisamente in semi che germogliano dal terreno e che, unendosi, culminano nell’ampio riparo curvilineo, sia nelle tradizionali componenti strutturali delle fattorie tipiche di questa grande regione agricola del nord della California, reinterpretate con l’aiuto della progettazione parametrica
A livello compositivo il progetto è costituito da due spazi, pressoché circolari e di diversa metratura, collocati all’estremità del grande “baldacchino”; il più ampio accoglie un ristorante che sfrutta la grande ombra prodotta dalla copertura come giardino all’aperto a servizio dell’attività, mentre quello più piccolo ospita gli uffici destinati a essere il motore dello sviluppo dell’area Questi due “baccelli” sono il supporto della struttura a sbalzo della copertura che emerge da ognuno di essi e che si innalza fino a fondersi al centro A prima vista tutto appare rivestito da scandole di cedro ma, a ben guardare, l’intradosso centrale dello sbalzo, l’Occulus, lascia intravedere l’ossatura primaria e secondaria costruita in legno Grande attenzione è stata posta alla progettazione dell’illuminazione in modo tale che l’edificio – quale punto di riferimento del distretto – possa essere visibile dalla superstrada e dalle torri di Downtown Sacramento, all’organizzazione del verde – scegliendo per il paesaggio piante e alberi nativi –, e alla realizzazione dell’irrigazione – usando le migliori pratiche sostenibili per l’uso dell’acqua
Sia la forma che l’orientamento di The Barn sono stati studiati in base al percorso del sole nell’arco della giornata e dell’anno, in modo tale che il volume finale con il suo ampio “baldacchino” possa massimizzare l’ombreggiamento a beneficio di tutti coloro che fruiscono della struttura.
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Lo studio dell’illuminazione artificiale è stata curato con attenzione affinché The Barn possa essere ben identificabile anche da lontano Nella foto si nota come le luci mettano in evidenza la struttura lasciata a vista dell’Occulus centrale
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Durante le serate estive il ristorante allestisce lo spazio esterno dell’edificio, completamente rivestito in scandole di cedro, con tavoli e posti a sedere
prospetto ovest
prospetto sud
prospetto nord
prospetto est
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struttura
La struttura primaria dell’edificio è costituita da pilastri in acciaio e da travi e capriate, entrambe in legno lamellare e a sbalzo, le quali formano la grande copertura ad arco che si estende libera per oltre 80 piedi (24,284 m); traverse incrociate sostengono le travi che si connettono tra di loro mediante elementi in acciaio, quali piastre inchiodate e imbullonate e tiranti di controventatura Elementi intelaiati, dalla sagoma di un cavalletto, si connettono alle sole capriate o unicamente alle pareti dei due basamenti laterali o contemporaneamente alle capriate e alle pareti, creando la sottostruttura secondaria e dando vita alla forma sinuosa di The Barn Lo schema secondario è completato da arcarecci sia nella parte superiore esterna della copertura sia nella zona inferiore dell’arco, collocati fianco a fianco e in un’unica direzione; questi componenti sono elementi standard, reperibili comunemente in commercio L’intera struttura è rivestita da scandole di cedro – sono ben 7 000 – tranne la zona inferiore in corrispondenza dell’Occulus dove è lasciata a vista Un dato per tutti: lo sbalzo della copertura è composto da oltre 16 tonnellate di materiali sospesi
sezione prospettica della struttura nella parte centrale
1 arcarecci
2 colonne e tiranti diagonali
3 capriata a forbice
4 arcarecci e struttura
5 capriata a sbalzo
I pilastri in acciaio formano la struttura in elevazione del ristorante e sostengono sia i grandi elementi ricurvi in lamellare sia le travi reticolari della copertura I componenti di queste ultime sono collegati tra di loro mediante piastre, scarpe, tiranti e bulloni. Al di sopra del primo ordine, si posano le travature secondarie.
Struttura primaria - pilastri con capriate a sbalzo
1 pilastri (acciaio + c a ) nell’area uffici
2 tiranti diagonali
3 traverse
4 pilastri nell’area del ristorante
Gli elementi intelaiati dalla forma a cavalletto si uniscono alla struttura primaria del ristorante e dell’ufficio e alle travi reticolari della copertura, creando la configurazione secondaria su cui verrano fissati i pannelli in OSB e le scandole del rivestimento
Struttura secondaria - telai di legno di misura standard e arcarecci
1 arcarecci + scandole
2 telaio in legno connesso con le capriate
3 telaio in legno connesso con le pareti
4 telaio in legno connesso con le capriate e/o tetto e pareti aree coperte
5 Occulus senza scandole; arcarecci a vista
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Un dettaglio dell’edificio
Con la sua forma sinuosa, The Barn incornicia tratti dello skyline della città di Sacramento; in questo caso particolare si riconosce la forma a gradoni del California Department of General Services, noto anche come The Ziggurat.
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Questa immagine di dettaglio consente di riconoscere
i vari modi in cui il legno è stato utilizzato all’esterno: scandole, doghe verticali e travi e travetti a vista
L’immagine del cantiere dall’alto fa capire il modo in cui le travi reticolari a sbalzo si incrociano
A lato, montaggio delle strutture dello spazio destinato all’ufficio per lo sviluppo dell’area
La vista da sotto permette di individuare le differenti tipologie di connessione tra gli elementi che costituiscono le travi e tra le travi reticolari stesse
Le sole travi lamellari si uniscono al centro grazie a piastre in acciaio.
A sinistra, dettaglio delle piastre inchiodate che connettono le varie parti di una trave reticolare
A destra, fissaggio delle scandole all’intradosso della copertura
Supermercato Liegi (B)
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Vista complessiva dell’area oggetto di riqualificazione; il verde estensivo dell’ampio tetto, interrotto dai volumi che fuoriescono da esso, viene ripreso dalle aiuole alla quota del terreno. In primo piano, parte di posti auto di pertinenza (il vero e proprio parcheggio è sotterraneo), mentre al centro si individua il percorso pedonale che taglia il lotto
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La facciata principale del supermercato non è lineare e caratterizza, animandoli, i passaggi pedonali, che si aprono sulla città quasi come coni ottici.
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Vista del prospetto di ingresso Le doghe di legno di cedro che rivestono tutto l’edificio danno ritmo al grande volume
Ubicazione: Liegi (B)
Progetto: MDW Architecture, Bruxelles (B) & H + G Architects, Bruxelles (B)
Team di progettazione: Marie Moignot, Xavier De Wil, Ludovic Raquet, Gilles Debrun, Jérôme Elleboudt, Kristof Van Den Berghe, Yvan Breithof, Thomas Gillet - MDW Architecture; Charles Herfurth, Guillaume De Ghellinck, Henry Lebrun, François Denayer, Tanguy van Cutsem, Marie-Eve Delfosse - Herfurth +Ghellinck Architects
Strutture: SETESCO, Bruxelles (B)
Impianti: DTS, Sart-Dames-Avelines (B)
Appaltatori: BCDG - ATI: BERNARD
CONSTRUCTION, Villers-le-Bouillet (B)
– DONNAY-GOFFIN, Dalhem (B) –CORDEEL, Temse (B)
Fine lavori: settembre 2015
Superficie: 3 500 m2
Agopuntura urbana
Costruire un supermercato in città su un’area già urbanizzata può dare come risultato edifici banali, nella migliore delle ipotesi privi di interesse e spesso definiti “urbicidi” I due studi di architettura belgi che hanno ideato il progetto di questo fabbricato commerciale a due passi dalla riva della Mosa a Liegi sono andati oltre l’aggiornamento estetico del comune capannone con shed, cercando una soluzione che permettesse a questa tipologia di fabbricati di ricucire un tessuto urbano largamente asfaltato e di incrementare la qualità e la permeabilità del luogo sia per gli utenti che per i residenti del quartiere Per creare dunque un attraversamento urbano che dividesse il lungo lotto a metà e per ridurre l’impatto visivo delle macchine in sosta, la struttura esistente è stata demolita, il nuovo volume è stato riposizionato al limite dell’area, risolvendo in questo modo anche la questione delle alte pareti dei fabbricati adiacenti poste ai margini del sito, e il parcheggio è stato per gran parte interrato, creando ampie aree verdi al livello del suolo
In considerazione del fatto che il grande supermercato era visibile dai molti edifici residenziali multipiano presenti nella zona, il tetto è stato mimetizzato con una copertura a verde estensivo la quale, combinata con un lungo patio piantumato con alberi sul retro, rafforza la presenza della vegetazione sul sito Il lavoro progettuale di percezione visiva del fabbricato è continuato sulla copertura con piccoli corpi di fabbrica che emergono da essa, spezzando l’ampia superficie, e sulle facciate che con la loro forma a zig-zag rompono la monotonia dei consueti prospetti lineari animando al contempo l’adiacente passaggio pedonale Anche l’interno si discosta dalla tradizionale prassi commerciale, prediligendo il continuo contatto visivo con l’esterno e la penetrazione della luce naturale che proviene dal vicolo e dal largo patio sul retro
In definitiva, l’obiettivo primario degli architetti era mostrare che un nuovo programma di progettazione e di sviluppo per supermercati in città può trasformarsi in una sottile operazione di agopuntura urbana e “guarire” il luogo in cui è stato costruito!
impianto generale
Premi vinti dal supermercato Delhaize di Liegi: - Grand Prix d’Architecture et d’Urbanisme de la Ville de Liège 2015 - Belgian Award for Architecture 2015 –candidato categoria “Edifici pubblici & non residenziali”
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Grande importanza è stata data alla illuminazione naturale degli spazi interni grazie ad ampie finestre che consentono alla luce di entrare e di mantenere il contatto visivo con l’esterno
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Il patio sul retro del supermercato ha permesso di sfruttare al meglio la luce naturale e di creare una separazione tra lo stesso edificio e le alte pareti degli immobili confinanti
assonometria strutturale
il sistema costruttivo
Il legno è usato in tutto il progetto, dalla struttura in lamellare al rivestimento in lunghe doghe verticali di cedro che scandiscono ritmicamente la facciata e che contrastano grazie alla loro calda matericità con le superfici minerali dell’intero isolato Accanto al suo impatto ridotto in termini di energia grigia, la scelta di questo materiale eco-responsabile è stata anche motivata dalla sua capacità di creare un edificio che è virtualmente più leggero e facilmente adattabile e/o riciclabile
Dettaglio delle travi in lamellare in attesa della posa
I blocchi delle scale e degli ascensori sono le uniche parti del supermercato realizzate in c a ; qui quello posto in corrispondenza dell’ingresso principale.
A sinistra, la struttura in legno e, in particolare, la lunga serie delle travi del tetto.
A destra, posa del rivestimento di facciata con doghe verticali che in corrispondenza delle finestre fungono anche da schermi solari
Scuola di Architettura
Providencia (RCH) Gonzalo ClaroDue vedute del medesimo fronte, quello a sud, verso la strada, del nuovo ampliamento della Scuola di Architettura della Pontificia Università Cattolica del Cile
La fondazione e i 4 setti in c.a. su cui si appoggia l’edificio – in evidenza in entrambe le immagini –creano un effetto di “galleggiamento”, come se le grandi travi reticolari fluttuassero sospese dal terreno
Ubicazione: Providencia, Santiago de Chile (RCH)
Progetto: Gonzalo Claro, Santiago de Chile (RCH)
Strutture: Enlaces Ingenieros
Consultores Ltda (RCH)
Direttore dei lavori: Constructora GHG SA, (RCH)
Lavori: gennaio 2015-gennaio 2016
Superficie utile: 1 500 m2
Superficie verde: 700 m2
Struttura o architettura?
Probabilmente entrambe, viene da rispondere dopo aver visto il nuovo edificio della Scuola di Architettura della Pontificia Università Cattolica del Cile - PUC nella cittadina di Providencia, presso la capitale Santiago, nello stato sudamericano
Il progettista vincitore del concorso indetto dall’ateneo, Gonzalo Claro, professore presso la stessa università oltre che libero professionista, ha realizzato una struttura complessa, travi reticolari ben visibili all’esterno e un telaio in legno lamellare all’interno, rendendo manifesto ciò che solitamente si tende a nascondere, ovvero l’ossatura portante
Il telaio interno in travi lamellari e le 4 grandi travi reticolari perimetrali caratterizzano dunque l’aspetto del nuovo edificio, progettato per ospitare spazi per i professori (al primo e al secondo piano) ma anche ambienti dedicati agli studenti, come l’ampia terrazza coperta del piano terra L’ultimo piano ospita invece un auditorium, con zona di soggiorno antistante e terrazza con vista sui tetti della capitale
La struttura portante interna a travi e pilastri è disposta secondo un sistema modulare in appoggio sopra un basamento in calcestruzzo; così come sono in calcestruzzo anche i 4 setti su cui poggiano le travi reticolari perimetrali Grazie alla modularità della struttura, le fasi di preassemblaggio, installazione e successivo trasporto delle parti sono state facilitate Il montaggio in cantiere, realizzato a secco, ha ridotto i tempi di costruzione nonché l’inevitabile impatto nei dintorni
Le risorse passive utilizzate in questo edificio, come la ventilazione trasversale naturale, permettono di ridurre l’impiego di aria condizionata, aiutando quindi la struttura a diventare un po’ più efficiente dal punto di vista ecologico ed economico Richiesta questa che, tra l’altro, era stata fatta dal committente fin dalla fase di concorso
Piano terra:
1 hall d’entrata
2 uffici editoriali
della Scuola di Architettura della PUC
piano terra
Al primo piano, praticamente uguale per disposizione degli spazi al secondo, si trovano gli studioli dei professori della Scuola di Architettura.
piantaNel sistema universitario cileno sono comprese sei università cattoliche, due delle quali sotto la diretta autorità della Chiesa Una di queste due – appunto la PUC – è tra le università più antiche e più d’elite dell’America Latina e si sviluppa su cinque campus, per un totale di 18 facoltà, tra cui quella di architettura, design e urbanistica
Per il nuovo edificio pubblicato in queste pagine, è stato annunciato un concorso pubblico, vinto infine da Gonzalo Claro, professore lui stesso presso la medesima università
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Il vano scale – in legno lamellare – in uno dei piani intermedi.
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La punta più a est dell’edificio
L’imponente struttura perimetrale composta dalle travi reticolari in lamellare è visibile anche dall’interno
Nella parte superiore dell’immagine si intravede la terrazza pubblica del piano superiore
Copertura (A), dall’estradosso:
- rivestimento esterno in piastrelle grigio chiaro
- membrana impermeabilizzante
- compensato (15 mm)
- isolamento in polistirene espanso (100 mm, densità 30 kg/m3)
- compensato (12 mm)
- trave portante della copertura (65x330 mm)
- tavolato di chiusura in compensato
- tessuto nero
- isolamento acustico (27 mm)
Parete (B), dall’interno:
- tavolato di chiusura in compensato
- materassino nero per isolamento acustico (27 mm)
- tavolato in OSB (18 mm) - montanti (65x135 mm)
- lana minerale (50 mm)
- OSB (12 mm) + fibrocemento (6 mm)
- feltro asfaltato
- rivestimento esterno in piastrelle color grigio chiaro
parte 1 del dettaglio
Terrazzo (C), dall’estradosso:
- piastrelle in gres porcellanato (1200x600x20 mm)
- membrana impermeabilizzante
- pannelli OSB sovrapposti (18 mm)
- travetti portanti
- lastre in polistirene espanso (30 kg/m3), strati da 100 mm
- feltro asfaltato
- 2 pannelli di compensato (15 mm)
- lamina acustica
- isolamento acustico in lana minerale (50 mm)
- travi 2x6’’
- membrana di feltro asfaltato
- controsoffitto
Solaio interpiano (D), dall’estradosso:
- piastrelle in gres porcellanato (600x300x20 mm)
- 2 pannelli di compensato (15 mm)
- lamina acustica
- isolamento acustico in lana minerale (50 mm)
- travi 2x6’’
- trave portante (600x185 mm)
- membrana di feltro asfaltato
- controsoffitto
1 struttura in legno lamellare
2 vetro stratificato incolore
3 trave di bordo (135x185 mm)
4 isolamento termoacustico in lana minerale (50 mm)
5 finestra in alluminio
6 rivestimento in piastrelle galleggiante (20 mm)
7 profilo doppio in acciaio 400x25x3 mm
8 struttura perimetrale in legno
9 sottostruttura di supporto delle finestre fissata alla trave
10 trave secondaria (400x110 mm)
11 isolamento in polisterene espanso (100 mm)
12 scaffali
13 rivestimento esterno in legno laminato
14 fissaggi delle tende esterne
15 trave perimetrale (450x85 mm)
16 isolamento in polisterene espanso (150 mm)
17 rivestimento termico
18 condutture per il condizionamento
Assonometria esplosa delle varie componenti strutturali dell’edificio:
1 fondazioni in c a e setti portanti in c a , su cui si appoggia la struttura esterna delle travi reticolari di grandi dimensioni
2 scala esterna
3 travi reticolari esterne
4 struttura a telaio interna
5 scale interne
6 strutture in legno dei solai
7 auditorium
struttura
Il volume principale, strutturato con quattro massicce travi perimetrali di legno laminato, racchiude i due piani degli uffici e degli spazi di lavoro e dispone di una terrazza pubblica in copertura, su cui si trova anche l’auditorium Questi spazi sono strutturalmente progettati come telai di legno realizzati in elementi di legno laminato mentre l’auditorium è espressamente pensato come un volume a poggiato sul livello del tetto L’elemento dell’auditorium è realizzato utilizzando le pareti laterali come travi che sostengono il peso dei palchi e del proprio tetto, trasmettendolo a terra
Le grandi travi reticolari in legno sono collegate tra loro anche da una serie di telai di legno interni che poggiano su quattro pareti in cemento, sostenuti e supportati da un nucleo di calcestruzzo che funge anche da vano dell’ascensore Le travi reticolari sono poggiate a sbalzo sopra le pareti di cemento, cosa possibile grazie alle diagonali, e sono progettate per massimizzare l’efficacia del legno, sostenendo così solo sforzi di compressione
A sinistra, il dettaglio di una delle travi binate in una fase iniziale del cantiere
A destra, un’immagine del primo piano in cui la struttura intelaiata inizia a prendere forma
Una delle travi reticolari più lunghe in fase di montaggio; è evidente anche l’appoggio del setto in c a
Uno dei nodi delle travi reticolari, in cui sono ben evidenti i bulloni.
A destra, un dettaglio dell’elemento strutturale dell’angolo a est e, in giallo, la scala esterna
The
Point
Tadley (UK)
Ayre Chamberlain Gaunt1
L’ingresso del centro con la grande finestra al primo piano che sembra spinta all’interno della struttura
Questo accorgimento progettuale consente anche l’ombreggiamento della superficie vetrata.
2
Al piano terra la grande parete trasparente della sala multifunzionale, se aperta, dà forma con l’ampio spazio ricreativo esterno a un unico ambiente a disposizione dei ragazzi che frequentano il centro
I cittadini di Tadley, attivamente coinvolti nelle decisioni in merito al progetto, hanno votato per aumentare il loro carico di tasse comunali al fine di contribuire al finanziamento dello stesso; per ogni sterlina donata dai contribuenti, la Tadley & District Community Association ha assicurato un contributo aggiuntivo di 2,88 £
Ubicazione: Tadley (UK)
Progetto: Ayre Chamberlain Gaunt, Basingstoke (UK)
Strutture: KFR Consulting, Winchester (UK)
Paesaggio: Ayre Chamberlain Gaunt, Basingstoke (UK)
Aspetti ecologici: Ecological Planning & Research Ltd,Winchester (UK)
Appaltatore principale: Francis Construction, Thatcham (UK)
Lavori: 2016
Superficie: 410 m2
Il Punto comune
Alle spalle dell’esistente Community Centre, realizzato negli anni Ottanta, sorge The Point, il nuovo centro giovanile di Tadley, cittadina della contea dell’Hampshire L’edificio è il risultato di una collaborazione tra i giovani fruitori e gli architetti che assieme hanno ideato e sviluppato il progetto attraverso una serie di laboratori e di incontri, i cui risultati sono stati valutati successivamente da tutti i cittadini
Il centro si sviluppa su due livelli e può ospitare durante i pomeriggi e le sere dei giorni feriali fino a 100 adolescenti tra gli 11 e i 19 anni che qui trovano due sale multifunzionali (una per piano), una sala musica e uno studio di registrazione completi di attrezzature, una caffetteria con annessa cucina e vari spazi “segreti” di svago i cui accessi si aprono lungo un corridoio La configurazione a L dell’impianto planimetrico forma una corte di entrata che diventa un nuovo spazio da utilizzare per i ragazzi e che enfatizza ancor di più l’ingresso del fabbricato, ulteriormente sottolineato da un largo e basso muretto pensato per diventare una seduta
Il centro è completamente avvolto da pannelli in fibra di cemento di colore grigio scuro a formare un volume in cui finestre e aperture sono letteralmente spinte verso l’interno, soluzione che consente riparo dall’eccessiva insolazione e dalle piogge, e dove il filo di gronda opposto all’ingresso è ribassato e arretrato per non invadere i lotti circostanti e per armonizzare The Point con la scala urbana circostante, prettamente residenziale
All’interno le pareti e i soffitti si caratterizzano per il rivestimento in betulla, mentre la struttura portante del tetto in legno lamellare è lasciata a vista I pavimenti sono galleggianti e rifiniti in cls e si integrano perfettamente con le tonalità del legno dell’edificio e delle cornici delle finestre, assicurando allo stesso tempo una superficie resistente alla prova del tempo I pannelli a telaio in legno delle pareti e i solai a cassettoni sono stati realizzati off site per garantire un miglior controllo qualitativo e per velocizzare il tempo di costruzione
Legenda piano terra e piano primo
1 sala multifunzionale
a doppia altezza
2 spazio ricreativo esterno
3 entrata e caffetteria
4 cucina
5 spazi “segreti” di svago
6 bagni
7 sala consultazioni
8 magazzini
9 Tadley Community Centre esistente
10 vano impianti
11 area ricreativa
12 vuoto sopra la sala sottostante
13 sala di registrazione
14 sala musica e multifunzionale
Legenda sezione
1 sala multifunzionale a doppia altezza
2 magazzino
3 sala multifunzionale
4 spazi “segreti” di svago
5 ingresso/corridoio
6 bagni
pianta piano terra
pianta piano superiore
sezione longitudinale
Nel concept volumetrico, riportato qui a fianco, si notano, da sinistra: la pianta delle falde della copertura e delle pareti rivestite con pannelli grigio scuro in fibra di cemento; le medesime componenti in rappresentazione assonometrica; gli elementi in CLT che suddividono lo spazio interno; l’insieme dei volumi interno ed esterno; la configurazione finale dell’edificio con le ampie aperture vetrate rivolte a sud
Parte della zona ingresso e caffetteria vista dal corridoio di distribuzione a doppia altezza
Completamento del rivestimento del foro finestra a sud
Lo spazio a doppia altezza della sala multi funzionale dal pianerottolo d’arrivo del vano scale al primo piano
Sezione di dettaglio sulla finestra al piano terra:
1 profilo d’angolo in alluminio
2 rivestimento antipioggia unito a travetti in legno (8 mm)
3 serramento doppio vetro
4 seduta in corrispondenza della finestra, rivestito in legno
5 basamento con rivestimento acrilico
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il sistema costruttivo
The Point è stato concepito come una struttura in legno dinamica rivestita da una pelle scura senza soluzione di continuità I vincoli stringenti sul sito esistente hanno portato a preferire una soluzione di fabbricazione fuori dal sito, studiata in particolare per minimizzare le fasi di cantiere Lavorando con un appaltatore locale, la struttura dell’edificio è stata suddivisa in un certo numero di pannelli che avrebbero potuto essere prefabbricati come cassettoni di telai di legno e spostati in cantiere con una sola gru Questi cassettoni, che formano sia le pareti sia i solai, sono costituiti da una serie di basse travi reticolari in legno composte da una sequenza di capriate, sostenute da travi perpendicolari e chiuse da una pelle in OSB che sopporta i carichi statici Il tema del legno continua all’interno dell’edificio con l’esplicito uso di travi in lamellare per la struttura del tetto Le pareti della sala multifunzionale principale al piano terra sono ricoperte da compensato di betulla, trattato con un rivestimento speciale protettivo antincendio e una finitura lavabile di colore bianco chiaro per fondersi con le differenti tipologie di legno utilizzate all’interno
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Due immagini della struttura primaria e secondaria della copertura della sala multifunzionale al piano terra
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Il grande spazio al piano terra è caratterizzato da pannelli rivestiti di betulla che contrastano con l’esterno dal colore grigio scuro e che enfatizzano la luce naturale che entra nell’edificio.
8 La sala musica al piano superiore è completamente attrezzata con strumenti musicali e con una sala di registrazione
Due fasi della posa delle pareti a telaio (a cassettoni) prefabbricate al piano terra sui cordoli in c a impermeabilizzati e su dormienti in legno
Il cantiere da sud: sulle facciate si stanno fissando i correnti per il rivestimento esterno in pannelli in fibra di cemento
A sinistra, realizzazione del piano superiore con elementi a telaio prefabbricati chiusi da lastre di OSB.
A destra, posa delle travi di copertura e degli ultimi componenti prefabbricati della struttura
A sinistra, chiusura della struttura a telaio all’interno con placche in fibrogesso.
A destra, completamento degli interni con il rivestimento in legno di betulla
Kotten Trail Centre Kungälv
Tengbom1
Nel dettaglio di facciata emerge la tridimensionalità del trattamento di finitura, realizzato con gigantesche scandole di legno
2
Una vista del Kotten da ovest. Il tetto, imbiancato nella foto dalla neve, è ricoperto con uno strato di sedum, pensato per aiutare ulteriormente l’edificio a fondersi con il paesaggio naturale oltre che per migliorare le prestazioni energetiche dell’involucro
La tecnologia impiegata per il trattamento delle scandole imita il processo naturale di fossilizzazione Anziché impregnare il legno con fungicidi, sono stati impiegati polimeri di silicio che, legati alle fibre di legno, creano una barriera fisica contro gli organismi che ne provocano la marcescenza nonché un’efficace protezione dalla fiamma
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Ubicazione: Kungälv (S)
Progetto architettonico: Christofer
Ödmark - Tengbom, Göteborg (S)
Design team: Hans Lindgren, Hannu Kettunen, Karin Zetterberg, Yara Karkouh, Ulrika Pålsson, Malin Forsberg, Åsa Erkman, Kajsa Åström, Malin Ljungblad, Annette Johannesson, Lukas Toll, Fredrik Simu, Emelie Berndtsson
Strutture: Norconsult, Göteborg (S)
Direttore dei lavori: CMC Byggkonsult, Göteborg (S)
Appaltatore: Ängegärde Bygg, Kungälv (S)
Lavori: dicembre 2014-dicembre 2015
Superficie utile: 600 m2
Superficie verde: ca 3 000 m2 (il tetto è verde al 100%)
Che pigna questo centro!
Ma è solo un gioco di parole, perché il nuovo centro escursionistico a nord della svedese Göteborg, pur chiamandosi proprio Kotten (svedese per ‘pigna’, appunto), in realtà è diventato un edificio iconico per chi lo frequenta e fonte di soddisfazione per il giovane progettista che lo ha ideato
La storia inizia nel 2013, dopo che il vecchio centro, all’interno della riserva naturale di Fontin, meta di appassionati escursionisti, viene distrutto in un incendio Il Comune di Kungälv, in cui si trovava il centro distrutto, indice quindi un concorso, vinto dal progetto di Christofer Ödmark, giovane architetto dello studio svedese Tengbom, che propone una pianta ovale con un tetto verde a sedum e un rivestimento con scandole giganti che richiamano la texture di una pigna Grande importanza, durante l’iter costruttivo, è stata data al dialogo tra progettisti e costruttori, cosa facilitata dal fatto che, in fase di assegnazione degli incarichi, è stato scelto un unico appaltatore generale, la ditta locale Ängegärde Bygg, la quale ha contribuito alla realizzazione con il know-how dei propri 23 dipendenti Il progetto ha subito un’unica variazione rispetto all’idea iniziale in merito alla scelta di un tetto leggermente a volta, dovuta alla considerazione che un tetto di questo tipo sarebbe stato più semplice da posare e, allo stesso tempo, avrebbe migliorato la forma dell’edificio
La caratteristica di Kotten, tuttavia, si riscontra essenzialmente nel rivestimento esterno: enormi scandole di legno – montate su cornici e telai – che hanno subito un particolare trattamento di “fossilizzazione”, sono state cioè trattate con silicone rendendole così resistenti al fuoco e alla decomposizione senza impedirne l’invecchiamento, ovvero l’ingrigimento naturale All’interno, gli spazi sono rifiniti con pannelli in compensato di betulla dal tono caldo che fanno il paio con il grigio dei pavimenti del tipo alla palladiana Grandi finestre a tutt’altezza consentono di godere della vista sul bosco mentre un caminetto nella zona ristorante offre a escursionisti e avventori un luogo accogliente in cui riscaldarsi
Il nuovo, moderno centro escursionistico comprende una caffetteria, armadietti, uno spogliatoio Anche all’ambiente esterno è stato fatto un “lifting” grazie al nuovo parco giochi, alla palestra all’aperto e al molo sul lago vicino, accessibile anche ai portatori di handicap.
Kotten, inaugurato nel dicembre 2015, era nella rosa dei candidati per il premio svedese Årets Bygge come Best Built Building 2016
pianta
forma e struttura
Il sistema costruttivo portante del Kotten è un telaio di legno certificato FSC di provenienza locale, isolato internamente con lana di roccia, e travi portanti in copertura – progettate singolarmente data la particolare forma della pianta – poggianti sul telaio delle pareti esterne e su pilastri centrali in acciaio I box interni presentano invece una struttura mista portante in acciaio e legno Le caratteristiche scandole che rivestono la facciata di Kotten – ca 170 – sono state prodotte in moduli e realizzate on site La costruzione è stata possibile grazie allo sviluppo di un modello da parte dello studio che l’appaltatore ha in seguito applicato riuscendo a conferire un’idea di tridimensionalità alle varie viste dell’edificio
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La zona ristorazione, nell’area a nord-ovest, presenta delle grandi vetrate che si aprono sul paesaggio circostante Il caminetto offre una calda accoglienza agli avventori
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Il corridoio centrale e, sulla destra, una sala multifunzionale.
le scandole
Il legno utilizzato per le scandole di rivestimento è della ditta svedese OrganoWood® Si tratta di un legname modificato dove composti di silicio vengono legati alle fibre di legno e, anziché uccidere funghi e microrganismi, creano una barriera fisica che impedisce a questi ultimi di mangiare il legname, fornendo allo stesso tempo un’efficace resistenza alla fiamma Il legname impiegato proviene da foreste a crescita lenta della Svezia settentrionale, richiede una manutenzione minima, nessuna oliatura e, inoltre, conserva il suo colore abituale, assumendo nel tempo una tonalità grigio-argenteo
La tecnologia brevettata, alla base di questo trattamento, è stata sviluppata e ispirata dal naturale processo di fossilizzazione, durante il quale sostanze come composti di calcio o silicio penetrano nelle fibre di legno trasformandole in pietra
Nel caso di Kotten, la “fossilizzazione” delle scandole avviene principalmente sulla superficie, incapsulando le fibre di legno che diventano inaccessibili per i funghi, causa di marcescenza
Scandole di facciata
1 pannelli di legno segato grezzo (elementi da 22x95 mm)
2 telaio di supporto del pannello (listelli da 45x45 mm)
3 elemento di chiusura in legno segato grezzo (22x95 mm)
4 supporto angolare: telaio in legno con elementi da 45x120 mm
Parete esterna, dall’esterno
- finitura esterna: scandole di legno
- listellatura in legno (45x45 mm) per supporto scandole
- pannello in fibrocemento (9 mm)
- montanti in legno (45x220 mm)
con interposto isolante in lana minerale
- listellatura in legno (45x45 mm)
con interposto isolante in lana minerale per supporto rivestimento interno
- pannello in compensato per costruzioni (12 mm)
- pannello di rivestimento in compensato di betulla (12 mm)
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È iniziata la fase di posa
– e di costruzione –delle scandole, in cui si nota il telaio di supporto e le singole tavole che compongono le scandole
La geometria della facciata sembra complicata ma in realtà si basa su un sistema semplice
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La vista laterale mette in evidenza l’importante spessore della finitura esterna
A sinistra, la fondazione in c a , di forma ovale
A destra, la struttura portante in legno e metallo
L’interno della struttura Sono ben visibili gli elementi a telaio delle pareti esterne e gli elementi in acciaio di pilastri e travi dei box interni
A sinistra, l’involucro esterno prima e dopo la posa del rivestimento in scandole.
A destra, i lavori di finitura interna sono quasi ultimati: le pareti e i soffitti sono stati rivestiti con pannelli di compensato di betulla
Padiglione d’entrata dello Zoo di La Garenne
Le Vaud (CH)
1
La piazza antistante l’ingresso allo zoo di La Garenne, rivolta verso sud-est, all’esterno del parco
Anche il tetto sembra ‘scivolare’ al centro, evidenziando il punto di entrata e risalendo su entrambi i lati per accogliere gli ambienti adiacenti.
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L’angolo ovest del padiglione d’entrata, con la facciata che guarda all’interno del parco In evidenza, il tetto verde
Ubicazione: Le Vaud (CH)
Committente: Conseil de Fondation du Parc Animali de la Garenne, Le Vaud (CH)
Progetto: LOCALARCHITECTURE, Losanna (CH)
Ingegnere strutturale del legno: Ratio
Bois Sàrl, Ecublens (CH)
Direttore dei lavori: LOCALARCHITECTURE, Losanna (CH)
Lavori: marzo 2014-marzo 2016
Superficie costruita: 315 m2
Volume costruito (SIA - Standard Swiss Society of Engineers and Architects): 1 710 m3
Si potrebbe andare tutti allo zoo...
di ‘La Garenne’, presso Le Vaud in Svizzera, rinnovato da un paio di anni con un nuovo concetto che prevede un sentiero didattico di collegamento tra le varie voliere e recinzioni, permettendo di spostarsi da un paesaggio pastorale a un ambiente alpino e finendo la visita con una passeggiata sulla cima degli alberi Per entrare allo zoo è necessario passare attraverso il padiglione d’entrata, il cui progetto è stato commissionato allo studio elvetico LOCALARCHITECTURE, che i lettori di legnoarchitettura conoscono dal n 17, su cui pubblicammo il loro progetto per la Scuola Steiner di Crissier (CH) La sfida più grande per gli architetti è stata quella di integrare in questo contesto una struttura costruita che fornisse le necessarie funzioni di ingresso e definisse la nuova identità dello zoo senza, ovviamente, snaturarne la vocazione naturale Il padiglione d’ingresso funge da confine, essendo allineato con il limite dato dalla striscia di bosco lungo la Route Du Bois-Laurent all’estremità inferiore del sito, ed è anche l’unico modo per accedere al parco, agendo quindi come filtro tra il mondo esterno e il mondo reinventato del parco zoologico Facilmente percepibili in pianta sono le convessità dell’edificio, che vengono sfruttate per definire i due spazi pubblici chiave: il piazzale di ingresso – esterno – da un lato e l’hub centrale del giardino zoologico – interna – dall’altro L’attraversamento di questo edificio segnala ai visitatori che stanno entrando nello zoo e quest’ingresso avviene al centro, il punto più stretto della struttura
Il concetto costruttivo è razionale ed economico, basato sulla ripetizione di uno schema regolare di griglia triangolare, cosa che ha permesso la prefabbricazione degli elementi in legno e la conseguente rapida ed efficiente costruzione Il volume curvo dell’edificio è definito dall’ampia struttura del tetto, che vuole riferirsi a forme organiche e naturali, creando contemporaneamente un effetto alternato tra i triangoli pieni, che sopportano il carico dell’edificio, e i triangoli vetrati e trasparenti che aprono viste sull’entrata e sull’interno del parco
1 ricezione e biglietteria
2 ingresso controllato allo zoo
3 sala multiuso
4 cucina
5 caffetteria
6 magazzino prodotti freschi
7 servizi igienici
Gli elementi funzionali del padiglione sono incorporati in successione nel senso della sua lunghezza, mentre le estremità dell'edificio si dilatano per creare spazi esterni: reception e negozio da un lato conducono al ristorante – che si apre all’esterno a sud-ovest –e a uno spazio dedicato agli eventi a nord-est
I materiali utilizzati sono di provenienza controllata e garantita e tutto il legno strutturale è certificato FSC o equivalente Infatti, l’edificio ha ottenuto l’accreditamento del Certificat d’Origine Bois Suisse per l’uso del legno svizzero; anzi, non solo legno, poiché il 97% dei materiali da costruzione utilizzati sono di origine svizzera
sezione longitudinale
fronte sud-est d’entrata
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Un dettaglio del fronte nordovest, verso l’interno del parco.
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L’angolo ovest, con l’espansione all’esterno della zona bar
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Un dettaglio della zona barristorante
La struttura “alternata” pieno/vuoto diventa struttura del tetto che forma e definisce gli spazi interni, utilizzando in modo ottimale la superficie e assicurando che il padiglione mantenga la sua flessibilità funzionale nel tempo
Copertura verde:
1 tetto verde, dall’estradosso: - strato di terra e vegetazione - membrana impermeabile a doppio strato resistente all’acqua - materassino assorbente protettivo - sistema di ritenzione idrica e strato filtrante - substrato minerale per la vegetazione di copertura
2 isolamento in lana di roccia (2x100 mm) a giunzioni sovrapposte
3 travetti da tetto in lamellare (240 mm) e barriera al vapore
4 trave di bordo (580 mm)
5 trave struttura primaria (400 mm)
6 pannelli di abete non trattati (27 mm) per controsoffitto e isolamento acustico
Parete esterna, dall’esterno:
- rivestimento in larice trattato e pre-ingrigito (25 mm)
- listelli e controlistelli (20x25 mm)
- pannello in fibra di legno (35 mm)
- isolamento in lana di roccia (200 mm)
- pannello di abete rosso a tre strati (40 mm)
struttura
La struttura dell’edificio è data da un telaio in legno massiccio in cui gli elementi verticali portanti sono, di fatto, dei triangoli (a loro volta con una sottostruttura a telaio) e si colloca su una fondazione a zattera, che non ha richiesto scavi, a livello del piazzale di ingresso
La scelta di questo tipo di struttura ha reso possibile la sua completa prefabbricazione e gli elementi prefabbricati sono stati assemblati in loco, minimizzando così il periodo di costruzione
Ogni triangolo della facciata rappresenta un’unità prefabbricata finita che semplicemente doveva essere installata sul sito e ogni elemento triangolare presenta un telaio in legno mentre il tetto, oltre alle travi della struttura primaria, comprende un sistema di unità scatolari di legno prefabbricate
La scelta di questo tipo di struttura rende l’edificio facile da dismettere, favorendone il riciclo
Staticamente, la struttura si divide in segmenti di arco uguali, creando la base per un sistema di elementi strutturali ripetuti, tra cui i pannelli in legno prefabbricati, i triangoli vetrati e gli elementi a fascia metallica sul tetto
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Un dettaglio dello spazio interno del padiglione che si affaccia sulla piazza d’entrata
I triangoli della facciata diventano triangoli anche in copertura
In questa pagina, lo stesso dettaglio della facciata che guarda verso lo zoo, vista dall’interno, qui a destra, e dall’esterno, in basso
L’edificio deriva il suo aspetto ‘sfaccettato’ dalla divisione verticale delle vetrate di facciata.
La posa della struttura secondaria della copertura
Sul fondo della fotografia, i triangoli “pieni” arrivati in cantiere pronti per il montaggio sono stati già riempiti con isolante In primo piano è ben evidente la struttura del padiglione: le travi portanti della copertura e i telai dei triangoli di facciata, che verranno riempiti successivamente con lana di roccia
Una fase ormai avanzata del cantiere: i triangoli vengono rivestiti con tavole, che rimarranno a vista. Manca ancora il rivestimento degli elementi portanti che formano i lati dei triangoli
Pudasjärvi Campus
Pudasjärvi (FI)
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La vista verso nord del Campus dal cortile interno
La parete vetrata è quella della mensa A sinistra, l’edificio che ospita gli alunni della scuola primaria, a destra, quello dove si trovano le aule per i ragazzi della scuola secondaria.
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Una vista aerea da sud verso nord che abbraccia l’intero complesso scolastico
Gli ambienti sono stati progettati per essere sicuri, sani e confortevoli nonché adattabili a molti scopi diversi Fin dagli stadi iniziali della progettazione, i volumi del Campus sono stati pensati con spazi che potessero essere il più possibile aperti e che fossero in grado di sostenere anche attività condivise tra diversi soggetti e gruppi
Il Campus scolastico di Pudasjärvi ha ottenuto la certificazione BREEAM International New Construction, nella categoria ‘Education’
Ubicazione: Pudasjärvi (FI)
Progetto: Pekka Lukkaroinen, Kristian
Järvi, Timo Leiviskä, Hannu Tuomela –Lukkaroinen Architects Ltd, Oulu (FI)
Committente: Città di Pudasjärvi (FI)
Progetto strutturale: Sweco
Rakennetekniikka Ltd, Helsinki (FI)
Fornitore struttura in legno: Kontiotuote Ltd, Pudasjärvi (FI)
Appaltatore generale: Lemminkäinen
Talo Ltd, Helsinki (FI)
Fine lavori: 2016
Superficie lorda: 9 778 m2
La purezza del legno al Circolo Polare Artico
Pudasjärvi, cittadina di poco più di 8 000 abitanti nell’Ostrobotnia settentrionale, regione selvaggia e naturalissima nel nord della Finlandia, si trova appena a 130 km sotto il Circolo Polare Artico
Il Campus, frequentato da circa 800 alunni di differenti età, dalla scuola primaria a quella secondaria superiore, ha inaugurato le sue attività nell’autunno del 2016 ed è diventato subito un modello di confronto sia dal punto di vista delle scelte costruttive che di quelle gestionali
Il Comune di Pudasjärvi, stanco delle innumerevoli manutenzioni che era chiamato a sostenere negli edifici scolastici sparsi sul territorio di sua competenza, decise qualche anno fa di avviare un investimento, costato 23 milioni di euro, per realizzare un campus in cui raggruppare alunni di diverse età e di diversa provenienza territoriale in un unico complesso Poiché l’esigenza era anche quella di creare un luogo che fosse salubre e sostenibile, la scelta cadde, ovviamente, sul legno e soprattutto sul tipico sistema finlandese delle Log House, in cui si sovrappongono tronchi per costruire pareti
Le grandi dimensioni del Campus sono rese a scala umana dalla presenza di 4 volumi
I due edifici più a sud, che ospitano le aule della scuola primaria e secondaria, sono monopiano, a esclusione delle zone comuni di distribuzione, dotate di doppia altezza grazie alle generose lanterne, le quali consentono alla luce naturale di penetrare negli ambienti
Gli edifici più a nord, quelli che ospitano gli ambienti condivisi come la palestra, le aule di scienza, la cucina e l’amministrazione, sono a due piani e, proprio grazie a questo accorgimento, riescono a bloccare i freddi venti settentrionali, lasciando quindi il cortile interno protetto, aperto verso sud e il fiume Iijoki
Il Campus di Pudasjärvi, progettato dallo studio dell’architetto finlandese Pekka Lukkaroinen, è stato insignito del Finnish Wood Award Architecture 2016
1 entrata principale
2 laboratorio di carpenteria e di siderurgia
3 cucina
4 zona di servizio
5 mensa
6 sala per lo sport e gli eventi
7 sala musica a arti visive
8 scuola primaria
9 scuola secondaria
10 cortile scolastico
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L’ingresso principale al Campus, da nord
4
Una vista scorciata –e parziale – del lato nord In primo piano, sulla sinistra, l’edificio della scuola secondaria, sullo sfondo, i volumi a doppia altezza degli spazi condivisi e l’entrata, in giallo.
i pilastri in legno lamellare delle parti di collegamento della
il Campus
i pilastri in legno lamellare che caratterizzano le parti comuni delle aule della scuola primaria e secondaria
struttura
le strutture reticolari verticali in legno lamellare delle parti comuni della zona amministrativa
La costruzione delle pareti di tronchi è stata eseguita da un’azienda locale produttrice di strutture in legno, la Kontiotuote Oy, che per il Campus ha fornito 28 chilometri di tronchi laminati, corrispondenti a 160 camion di tronchi e all’occupazione dell’intera capacità produttiva della fabbrica per due settimane, con un’importante ricaduta economica positiva sul mercato locale del lavoro.
Strutture e componenti del Campus di Pudasjärvi sono stati realizzati quasi completamente in legno, sfruttando il sistema costruttivo delle Log Houses, quindi della sovrapposizione di tronchi – in questo caso di legno lamellare – appositamente sagomati, ed elementi X-lam per i solai interpiano
Fatta eccezione per alcuni spazi della sezione nord-occidentale del Campus (rifugio della protezione civile, ambienti di competenza della cucina) realizzati in c a per questioni di carattere normativo, tutte le pareti dell’edificio sono fatte da tronchi: pareti esterne di 275 mm e pareti divisorie di tronchi laminati da 275 mm, 205 mm e 130 mm, rivestiti internamente con vernici trasparenti che lasciano quindi a vista le venature del materiale
Gli spazi comuni dei vari volumi sono poi supportati da pilastri portanti in legno lamellare dalle forme particolari che caratterizzano e contraddistinguono i diversi ambienti
Tutto il legno utilizzato per le strutture portanti è pino artico proveniente dal nord della Finlandia (Lapponia), a circa 200 km da Pudasjärvi, tutto certificato PEFC
Le strutture di copertura della sala principale e le lanterne, cioè i lucernari molto sporgenti che pure caratterizzano l’architettura del complesso, sono supportati da pilastri in lamellare di forme diverse che, a loro volta, caratterizzano le diverse sezioni del complesso
Negli angoli, i tronchi sono uniti con un incastro a coda di rondine, ben visibile poiché la maggior parte delle superfici non ha ricevuto rivestimenti ma solo colore e vernici protettive
Elementi in X-lam sono utilizzati per i solai interpiano e nelle balaustre delle scale principali del salone
Life Cycle Project
A sinistra, la prospettiva strutturale del volume che ospita la scuola primaria
Sotto, i dettagli di 3 tipi di collegamento tra gli elementi dei ‘tronchi’ Oltre alla fresatura a coda di rondine, la stabilità delle pareti è garantita dall’inserimento di perni verticali in legno, i cui fori sono già predisposti
L’appaltatore generale del progetto ha costruito il Campus basandosi sul principio del ciclo di vita (life cycle) del progetto, assumendosi quindi la responsabilità della gestione e della manutenzione dell’edificio anche dopo il suo completamento che, nel caso di Pudasjärvi, è stato fissato in 25 anni Per migliorarne l’adattabilità, il centro scolastico è stato realizzato modularmente Per esempio, in caso di grandi eventi, le aule possono essere combinate in un unico open space con la hall d’ingresso Oppure, se in futuro la popolazione cittadina dovesse diminuire, sarà possibile utilizzare i quattro edifici del campus per altri scopi, trasformando le aule in appartamenti singoli per anziani
La costruzione delle strutture in legno del Campus ha richiesto calcoli e ricerche precise La modellazione delle informazioni implementata nel progetto ha permesso di ripetere le soluzioni trovate in situazioni anche diverse, con una buona percentuale di successo I dati di output esatti elaborati per la pianificazione della produzione, con l’aiuto della modellazione delle informazioni, hanno permesso di avere una catena di approvvigionamento praticamente perfetta e uniforme anche con tempistiche di consegna molto ristrette
Oltre agli aspetti di carattere ecologico e di politica del lavoro, un altro dei motivi per cui è stato usato il legno come materiale costruttivo riguardava le sue caratteristiche igroscopiche e la prevenzione dei problemi di umidità e di qualità dell'aria indoor, spesso riscontrabili negli edifici scolastici già esistenti.
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Una vista della mensa con i pilastri in legno lamellare che richiamano la forma di un albero
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Le strutture portanti delle zone comuni negli edifici della scuola primaria e secondaria
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Le travi reticolari verticali che sostengono le lanterne delle zone comuni della parte amministrativa
In questa pagina, immagini di alcuni interni del Campus di Pudasjärvi, lasciati appositamente in legno a vista
La qualità dell’aria interna si basa sulla naturale ‘traspirabilità’ o permeabilità al vapore delle pareti di legno. Il vapore acqueo, infatti, non si condensa sulle pareti di legno come avviene su quelle in calcestruzzo, anche se isolate e rivestite, impedendo quindi alla muffa di proliferare
Lo studio Lukkaroinen Architect, progettista architettonico, ha ricevuto il Premio Finlandese per il Legno (Finnish Wood Award) 2016 per il Campus di Pudasjärvi. Il Finnish Wood Award viene assegnato ogni anno a un edificio, un design d’interni o una struttura che rappresenta l’alta qualità dell’architettura in legno finlandese
In una prima fase del cantiere sono stati posati gli elementi verticali di irrigidimento dei vari edifici che compongono il Campus
I 4 volumi sono stati realizzati con la tecnica dei tronchi sovrapposti (Log House)
Nell’immagine a lato sono ben visibili le sagomature di uno dei tronchi (in legno lamellare) per la congiunzione a coda di rondine della parte terminale e per l’apertura, nel mezzo del tronco
A sinistra, in alto, la hall d’entrata delimitata, a destra, dall’edificio della palestra, realizzato con sistema Log House, a cui sono accostati pilastri in legno lamellare che andranno a sorreggere la copertura della hall d’entrata
A sinistra, in basso, è evidente la struttura in legno (sulla destra) in aderenza alle parti di edificio (protezione civile, cucina) realizzate in c.a., che ospiterà l’isolamento termico dei volumi.
Qui a fianco, un dettaglio degli elementi reticolari verticali che caratterizzano lo spazio della zona dedicata all’amministrazione
Cupole per il domani
Formulare nuove ipotesi dell’abitare sperimentando le potenzialità del legno come materiale costruttivo e rivisitando le forme della cupola geodetica: è questo l’obiettivo di Dome of Visions, un progetto iniziato nel 2012 che ha visto coinvolti nei tre lavori realizzati professionisti e aziende che operano nell’ambito del costruire sostenibile Con tre successive strutture, l’ultima dello scorso anno, l’arch. Kristoffer Tejlgaard e NCC Construction Denmark hanno dimostrato come la flessibilità del materiale legno permetta di creare reticoli e griglie a sostegno di un rivestimento trasparente e come gli elementi costruttivi possano essere riciclati, evitando emissioni indesiderate di CO2 Tuttavia, Dome of Visions è anche un luogo per la cittadinanza che qui può ritrovarsi per discutere, confrontarsi e condividere le esperienze legate all’arte e all’abitare.
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Atelier Kristoffer Tejlgaard
Dome of Visions
Tre progetti per l’abitare del futuro
Kristoffer Tejlgaard
Architetto danese, fondatore dell’omonimo Atelier nel 2011, il cui lavoro si contraddistingue per le architetture funzionali e sostenibili prediligendo una naturale integrazione della luce e della natura Lo studio impiega metodi costruttivi alternativi rispetto a quelli standardizzati dell’industria, con lo scopo di avere edifici più compatibili con l’ambiente, ‘facendo di più con meno risorse’ Particolare attenzione è posta nell’utilizzo architettonico del legno, tecnologicamente e culturalmente
Il progetto Dome of Visions è iniziato nel 2012 quando Martin Manthorpe (NCC Construction Denmark) e Fleming Wisler (NXT Brand) hanno visitato a Bornholm “Peoples Meeting Dome”, una costruzione temporanea che ha ospitato il dibattito sulla ricerca di nuove soluzioni per l’abitare del futuro, voluto da BL Danmarks Almene Boliger (ente danese per l’edilizia sociale fondato nel 1919) Qui hanno incontrato i due progettisti della struttura, gli architetti Kristoffer Tejlgaard e Benny Jepsen, i quali tramite il piccolo fabbricato proponevano una decostruzione e un riassemblamento dell’archetipo della cupola al fine di dar vita a un’idea di casa innovativa con nicchie, angoli e spazi che si aprono e si chiudono definendo lo spazio abitativo
Da questa esperienza inizia lo sviluppo di Dome of Visions, progetto che si fonda sul concetto di sostenibilità nel costruire e nella scelta dei materiali e che si ispira liberamente alle idee dell’architetto futurista americano Richard Buckmister Fuller, il padre delle cupole geodetiche Dome of Visions nasce dunque per diventare un laboratorio in cui sperimentare le potenzialità del legno come materiale costruttivo, un modo per dar nuova vitalità a spazi cittadini inutilizzati, un luogo dove le persone si incontrano per confrontarsi sul futuro delle città Non a caso Kristoffer Tejlgaard basa le sue riflessioni inerenti il costruire sostenibile sulle parole del Premio Pritzker Glenn Murcutt, che suggeriva ai suoi allievi un approccio molto elegante all’architettura: “Touch the Earth lightly with your housing footprint”; con questa frase l’architetto australiano intendeva non solo che l’impronta di un edificio sul suolo avrebbe dovuto essere leggera, ma suggeriva anche una serie di domande sui processi progettuali e produttivi dei materiali e degli edifici, quali ad esempio: da dove vengono i prodotti da costruzione? Quali danni sono stati compiuti nella zona in cui si estraggono tali materiali? Come sarà il fabbricato una volta dismesso? Può essere riciclato? Riciclato o assemblato così da poter essere separato, modificato e utilizzato in nuovi contesti?
Prima di ripercorrere la storia e la strada tracciata da Dome of Visions, riportiamo alcune riflessioni del progettista, Kristoffer Tejlgaard, sul legno, materiale costruttivo sostenibile per eccellenza
La natura come una fabbrica
Secondo l’architetto Tejlgaard il legno è il materiale da costruzione che più si avvicina a un vero prodotto edile sostenibile, in quanto esso deriva da una “fabbrica a energia solare” che cattura CO2 dall’atmosfera, trasformandola e inglobandola in un elemento che possiede un’incredibile varietà di applicazioni, e che, oltre a ridurre la concentrazione di anidride carbonica, produce ossigeno come elemento di scarto Queste “fabbriche” si concentrano in alcune aree specifiche della Terra, come ad esempio i Paesi Scandinavi che, vista anche la biodiversità presente sul territorio, potrebbero sfruttare con attenzione tale patrimonio, a discapito delle foreste industriali monoculturali le quali a lungo andare rappresenterebbero un problema nella salvaguardia di queste fabbriche green
Sorge tuttavia un dubbio: gli alberi a fine vita, e quindi il legno, marcendo nei boschi o bruciando nei caminetti o nelle stufe, rilasciano nuovamente la CO2 assimilata durante la crescita e pertanto si viene a generare una sorta di circolo vizioso che è valido anche per il legno, quale materiale edile, quando, dismesso, viene incenerito Di contro, l’arch Tejlgaard ipotizza alcuni riutilizzi
del legno, ad esempio: se si prevede la demolizione di un fabbricato in legno, si può pensare a preservare la CO2 incorporata in modo costruttivo ed efficace, ragionando su uno stoccaggio del legname in magazzini costruiti con con vecchi componenti lignei che diventerebbero perciò parte attiva in un processo di economia circolare, dove gli elementi recuperati sarebbero riconvertiti in nuovi materiali da costruzione Un altro esempio citato da Tejlgaard è il riutilizzo del Cross Laminated Timber che, in quanto materiale abbastanza integro, potrebbe essere trasformato in pannelli di OSB, di MDF oppure di fibra di legno
Infine, un’ultima considerazione; se dobbiamo pensare a un rilascio di anidride carbonica in atmosfera in quanto non vi sono alternative per il riuso del legno, allora possiamo liberare la CO2 in maniera sensata ovvero bruciando il legno per produrre energia È vero che in un mondo sostenibile l’energia dovrebbe essere prodotta da celle solari, ma la produzione di moduli fotovoltaici porta con sé un costo in termini di CO2
Pertanto, persino nell’estrema decisione di bruciare il legno, si realizza un effettivo risparmio di diossido di carbonio
Al fine di evitare eccessive emissioni di CO2, è necessario di conseguenza capire come prendersi cura degli edifici in legno per farli durare per centinaia di anni, periodo di tempo che potrebbe essere sufficiente a cambiare il trend negativo di produzione di diossido di
In queste pagine, due immagini di Dome of Visions 3 0 Dall’esterno è ben visibile la nuova configurazione del reticolo geodetico, mentre all’interno l’edificio, che ospita gli spazi per gli incontri e le conferenze, è costruito in X-lam
Sopra, Dome of Visions 1.0 è il primo esperimento di cupola geodetica costruita per esaminare le potenzialità del legno strutturale Creata per riparare dalle intemperie il fabbricato interno, quasi privo di isolamento, la semisfera testa un nodo di acciaio, che rimane a vista e che collega elementi lignei triangolari A destra, un dettaglio della connessione.
Sotto, il secondo progetto, realizzato in Svezia, abbandona la geometria geodetica per abbracciare una griglia squadrata dove la struttura in legno combacia con gli elementi in policarbonato trasparente
Dome of Visions 2 0 è tuttora installato nel campus del Royal Institute of Technology di Stoccolma, dove viene monitorato A destra, un dettaglio della connessione.
carbonio legato al mondo dell’edilizia Una delle soluzioni è il progetto Dome of Visions
I primi esperimenti
Dome of Visions 1 0
Questo primo esperimento alla ricerca di nuove forme per una cupola con struttura in legno e per un edificio interno in CLT da destinare alla collettività risale al 2012-2013 La prima collocazione di Dome 1 0 è stata Krøyers Plads a Copenhagen dove è rimasto fino a marzo 2013, per poi essere spostato per 5 mesi nel porto di Aarhus a giugno 2013; in seguito la cupola è stata ricostruita nel 2014 a Søren Kierkegaards Plads, sempre a Copenaghen, piazza in cui è rimasta fino ad aprile 2016
Il progetto nasce dalla stretta collaborazione di NCC Construction Denmark e dei due progettisti, Kristoffer Tejlgaard e Benny Jepsen, che hanno realizzato una cupola alta 10,5 m e del diametro di 21 m per un’area complessiva di 350 m2 All’interno la casa in legno su due piani era priva di barriera al vapore e quasi senza isolamento (componenti che invece non possono mancare in Danimarca secondo i regolamenti odierni), poiché la semisfera della cupola proteggeva l’edificio dalle
piogge, dal vento e dalla neve, creando per nove mesi all’anno un clima quasi mediterraneo Nel periodo invernale, per far fronte al freddo danese, sono state utilizzate una pompa di calore e una stufa che riscaldava l’acqua per il riscaldamento a pavimento
La cupola, invece, è composta da due forme geometriche sovrapposte; la più esterna è costituita da 256 lastre di policarbonato sottile, tagliato in nove elementi di 6 lati e di differenti grandezze, i cui bordi si sovrappongono a creare un rivestimento stabile, resistente e impermeabile di 8 dodecaedri che danno una superficie totale di 850 m2 e che richiamano la molecola di carbonio C60, uno degli elementi più resistenti in natura Il reticolo della struttura portante è invece realizzato con 250 elementi di Kerto®, lunghi 3 400 mm (80 mm spessore x 1 800 mm larghezza) assemblati, secondo una griglia fissa triangolare, grazie a 91 nodi di acciaio, che rimangono a vista e che sono stati tagliati al laser da una lamina metallica
Dome of Visions 2 0
Dome of Visions 2 0 è la logica continuazione dell’esperimento che ha avuto inizio a Copenaghen In questo caso, l’architetto Kristoffer Tejlgaard e NCC Con-
struction Denmark hanno sviluppato il concept lavorando con il Royal Institute of Technology di Stoccolma (KTH), dove la struttura è ancora installata e in fase di monitoraggio L’obiettivo rimane il medesimo – nuovi modi di utilizzo del legno e nuove sperimentazioni per l’edilizia sostenibile – ma il progetto è un’ulteriore elaborazione e un miglioramento dei concetti già testati in Danimarca, tra cui figurano gli elementi costituenti la cupola, il microclima interno e l’estetica Iniziamo proprio dalla cupola, le cui dimensioni e la geometria sono cambiate
Rispetto alla prima esperienza infatti, Dome of Visions 2 0 è leggermente più bassa – 9,7 m – e più piccola per diametro (20,8 m) con un’area di 340 m2; tuttavia la differenza più grande è l’abbandono della geometria geodetica della struttura di copertura a favore di una griglia squadrata, nell’ottica di un miglioramento dell’impiego dei materiali utilizzati Lo strato trasparente esterno è composto da 149 quadrati in policarbonato di differenti modelli, di cui quelli più piccoli sono posti sulla parte alta della cupola per aumentare la capacità di carico in vista delle nevicate nei mesi invernali; quelli più grandi sono collocati invece verso il terreno per avere quante più aperture possibili senza utilizzare rinforzi in acciaio, al fine di garantire una migliore aerazione e ventilazione nei mesi caldi Per lo stesso motivo, lo sbocco in cima alla cupola ha una superficie doppia rispetto a quella di Dome of Visions 1 0 e sopporta carichi di neve fino a 8 tonnellate Lo scheletro statico interno segue la forma degli elementi in policarbonato, aumentando l’afflusso di luce naturale e la trasparenza; si crea così una griglia costituita da 308 travetti di faggio connessi tra di loro con 160 nodi di acciaio e 7 544 bulloni; 238 tiranti diagonali, sempre in acciaio, stabilizzano ogni componente quadrangolare della struttura lignea
Come a Copenaghen, la cupola svolge la funzione di protezione dell’edificio interno in legno, quest’ultimo risultato di un concorso di progettazione indetto dalla Royal Technical University di Stoccolma e da NCC Construction e vinto dall’arch Stefania Dinea La casa, ispi-
Il disegno mette a confronto i Dome of Visions finora realizzati, confrontandoli per dimensioni (altezza e diametro)
rata al videogioco Minecraft, si dispone su due piani e accoglie al piano terra una sala conferenza di 50 m2 che può ospitare fino a 40 persone e superiormente stanze più piccole per riunioni private e workshop Il fabbricato è isolato meglio rispetto a quello di Copenaghen dovendo affrontare gli inverni svedesi, più freddi e rigidi Tuttavia, a differenza di Dome of Vision 1 0, non sono stati installati impianti di riscaldamento; vi è solo un impianto di ricircolo dell’aria
Dome of Visions 2 0 è attualmente monitorato dal team
In basso a sinistra, un particolare dell’incrocio delle travi che formano il nodo di Dome of Visions 3 0, dove le connessioni in acciaio sono completamente inserite nelle scanalature degli elementi in legno A destra, in primo piano le componenti in acciaio e, in fondo, il completamento della struttura in legno.
Alcune fasi di cantiere di Dome of Visions 3 0
A sinistra, il reticolo della cupola, comprensivo dei telai delle porte di ingresso, viene innalzato per essere collocato sul sito in cui sorge il fabbricato in legno, ancora da concludere.
A destra, in alto si realizzano i percorsi interni attorno alla cupola e, in basso, si installano sull’edificio le assi in legno recuperate da Dome of Visions 1 0
multidisciplinare KTH Smart Spaces: Architecture and Interactive Media che sta studiando le proprietà degli edifici intelligenti Sei sensori sono stati installati in vari punti dell’edificio al fine di misurare la temperatura, l’umidità, l’intensità della luce, la pressione atmosferica e il livello di CO2 In particolare, i ricercatori stanno verificando come questo speciale edificio gestisce le fluttuazioni di temperatura durante l’anno e nei diversi spazi e come sia possibile condividere queste informazioni con i visitatori
Dome of Visions 3.0
Per approfondimenti: www instagram com/ ktejlgaard
L’ultima struttura di Dome of Visions, realizzata durante l’estate 2016, è la logica conseguenza delle esperienze costruttive e operative delle precedenti cupole È stata eretta nel porto di Aarhus, capitale europea della cultura 2017, dove rimarrà fino al 2018 e si caratterizza per dimensioni superiori e migliori isolamento, protezione dal sole e ventilazione rispetto ai due lavori antecedenti L’obiettivo, anche in questo caso, è stato testare nuove opportunità di utilizzo del legno e ottimizzare l’uso dei materiali
Iniziamo dall’edificio interno, che è composto da pannelli di CLT, ha una nuova disposizione planimetrica,
una nuova immagine ed è più ampio, assumendo con questa configurazione il carattere definitivo per ospitare eventi di formazione e culturali Il fabbricato è inoltre più semplice da riscaldare nei mesi invernali e da raffrescare in quelli più caldi, in quanto sono stati ottimizzati i valori di isolamento e le grandi aperture (per fornire una migliore aerazione e ventilazione) grazie all’attenzione posta alla progettazione bioclimatica che ha analizzato il percorso del sole durante l’anno al fine di sfruttare al meglio gli apporti solari passivi e l’illuminazione naturale La razionalizzazione del materiale è stata effettuata progettando la casa sulla base delle dimensioni massime di un pannello in CLT (16 m di lunghezza e 3 m di altezza) e valorizzando spazi e funzioni grazie ai 100 pannelli di legno massiccio di varie dimensioni che compongono il volume
La cupola (altezza 10,5 m x 24 m di diametro) è fissata a terra grazie a una base circolare costituita da sei grandi elementi di legno lamellare curvato e collegata a 46 pali di 2/3 m avvitati nel terreno Nel tentativo di ridurre al minimo la quantità di acciaio usato e di ottenere allo stesso tempo un reticolo slanciato ed elegante senza complessi nodi di metallo in vista, è stato sviluppato un nuovo sistema di connessione per la struttura
lignea della cupola Si tratta di nodi progettati a forma di stella i quali, ricavati da piastre di acciaio da 5 mm e tagliati al laser sulla base delle informazioni digitali, sono inseriti completamente negli elementi di legno creando un reticolo di legno apparentemente continuo Questa idea progettuale ha dovuto essere tuttavia supportata da un accurato studio degli elementi in legno al fine di cercare la modalità di taglio più adatta per eseguire le scanalature che avrebbero dovuto accogliere i nodi metallici La soluzione è stata usare travi curvate costituite da 6 strati di Kerto LVL da 20 mm, materiale che ha consentito una agevole laminazione della scanalatura
Visto che la ditta produttrice garantiva la possibilità di fresatura degli fogli di Kerto di 8x2,1 m, si sono ottimizzati i disegni uniformando tutti i componenti della cupola a queste dimensioni, riducendo gli sprechi; 2 322 sono i file di taglio realizzati dall’architetto per la fresatura CNC La tipologia di produzione delle connessioni metalliche e delle scanalature ha consentito di diminuire anche la quantità di lavoro, così come l’energia incorporata nei materiali
A finire, una nota: in tutti i Dome of Visions realizzati era, ed è, presente un giardino le cui piante sono state piantumate direttamente nel terreno Il verde è rigoglioso anche nei mesi più freddi perché è riparato dalla cupola che funziona come una serra ed è illuminato da lampade a effetto serra e da faretti nelle ore buie (tra le 8 00 e le 20 00) La progettazione del giardino è completata da aree libere, sentieri e ponti di legno per poter sostare
Il riciclo
Uno degli obiettivi dei progetti Dome of Visions era dimostrare che un edificio in legno può essere sempre riciclato, fornendo agli elementi riadoperati una nuova veste e nuove funzioni, prolungando in tal modo la vita utile del materiale
Con Dome of Visions 3 0 l’intento è stato raggiunto, a partire dalla facciata che ricopre l’isolamento dell’edificio Essa è costituita da assi di legno destinate allo smaltimento e qui riadattate a un nuovo scopo; la patina del tempo che questo materiale porta con sé riporta alla mente tutto il percorso di Dome of Visions, tutte le persone che lo hanno visitato, tutte le esperienze vissute Oltre a ciò gran parte degli arredi interni proviene dal primo progetto, Dome of Visions 1 0, quello di Copenaghen, come pure gli impianti, e le porte di ingresso sono fatte di scarti di legname lavorato Per finire, il verde: ad Aarhus nel Dome 3 0 anche le piante sono state riusate, piantando di nuovo eucalipti, viti, olivi che erano stati scelti per la prima volta per il giardino di Dome 1 0!
In alto a destra, il dettaglio della cupola a nord evidenzia la curvatura delle travi che compongono la struttura in legno e la distanza tra la struttura stessa e il rivestimento in policarbonato.
Qui a fianco, lo spaccato permette di percepire con chiarezza i volumi dell’edificio
Biodiversum strutture
Un progetto strutturalmente impegnativo quello per il Biodiversum della lussemburghese Remerschen, un Centro Visite dedicato alla biodiversità della zona che è stato anche insignito dell’Holzbaupreis Eifel 2016 e del Luxembourg Design Award 2017.
Un mix tra museo ed edificio scolastico che si confronta con questioni ecologiche e di conservazione del patrimonio naturale, progettato dallo studio locale VALENTINY hvp architects con il supporto e l’esperienza del prof Julius Natterer per la realizzazione della complessa struttura lignea portante, che esalta la naturalità del luogo e le infinite possibilità ingegneristiche offerte dal legno
L’edificio, progettato secondo il principio cradle-to-cradle, ha rinunciato a qualsiasi tipo di colla, utilizzando viti sia per i solai Brettstapel sia per la rete autoportante romboidale di lamelle di legno
Il Centro Visite “Haff Remich” a Remerschen
Dal 2014 la riserva naturale
“Haff Remich” si trova in una ex zona di estrazione della ghiaia, al confine con il fiume Mosella, ed è nota per la sua biodiversità di uccelli Già da quando venne posta sotto tutela naturalistica, nel 1998, iniziarono i progetti per il nuovo Centro Informazioni, tra i quali venne scelto quello dello studio VALENTINY hvp architects, della vicina
Remerschen La richiesta principale del committente è stata quella di mantenere l’intervento antropico sulla natura il più basso possibile; per questo motivo, i tempi di montaggio e di costruzione sono stati ridotti al minimo e l’approvvigionamento è avvenuto attraverso un’unica via che, al termine dei lavori, è tornata a essere una stretta stradina di ghiaia
Sul lago artificiale presso Remerschen, in Lussemburgo, campeggia una struttura che sembra da sempre far parte del paesaggio, benché esista da meno di due anni Si tratta del Biodiversum, il nuovo Centro Visite dedicato alla riserva naturale “Haff Remich”, frutto della collaborazione tra lo studio locale VALENTINY hvp architects e della decennale esperienza nel campo delle strutture in legno di Julius Natterer, professore emerito presso l’Ecole Polytechnique Federale di Losanna, in Svizzera
L’edificio contiene zone espositive disposte su 3 piani: nel seminterrato, al piano terra e al primo piano Il visitatore entra nell’edificio principale, che richiama nella forma le longhouses celtiche, a livello del piano terra, dove viene accolto al desk della reception Da qui inizia il tour con i 5 grandi temi dell’esposizione: ecologia, storia antica, viticoltura, mostre itineranti e la riserva naturale della triplice frontiera di Lussemburgo-Germania-Francia, sulla Mosella Due scale diritte – accostate a un ascensore per i disabili – collegano il piano terra al livello superiore o a quello inferiore, quest’ultimo accessibile dall’esterno attraverso un pontile, che è anche una via di fuga
La pianta del Centro Visite si allunga in forma conica per circa 60 m; il fronte verso terra, più piccolo, accoglie l’entrata e misura circa 13,5 m di larghezza mentre quello che guarda verso l’acqua 17 m Anche la linea di colmo cambia pendenza e scende dai 15 m del fronte lago agli 8 m dell’entrata, cosa che favorisce la ventilazione naturale passante dell’intero edificio I timpani smussati dei fronti nord-ovest e sud-est della struttura sono completamente vetrati con finestre verticali che, assieme ai 15 abbaini triangolari semi-nascosti nella copertura/parete curva dell’edificio, provvedono a portare luce all’interno
La “navata” dell’edificio principale, assieme al corpo uffici, è stata concepita e realizzata come una costruzione in legno, eretta su fondamenta in c a con un piano parzialmente interrato
Mentre gli uffici sono una struttura con pianta quadrangolare a un piano realizzata con un sistema a telaio, è nell’edificio del Centro Visite che si riscontra una certa complessità strutturale, data da un sistema portante
Ubicazione: Remerschen (LU)
Progetto architettonico: VALENTINY hvp architects, Remerschen (LU)
Strutture: SGI Ingenieure, Junglinster (LU)
Consulente strutture in legno: SGI Ingenieure, Junglinster (LU)
Consulente impiantistico: Bétic S A , Dippach (LU)
Direttore dei lavori: Bois Consult Natterer SA, Etoy (CH)
Appaltatori: Steffen Holzbau, Grevenmacher (LU); Annen SA, Manternach (LU)
Lavori: marzo 2015-giugno 2016
Superficie fondiaria: 6 600 m2
Superficie utile: 1 600 m2
Superficie verde: 5.000 m2
Importo dell’opera: 5 700 000,00 € comprensivi di tutti i costi
principale che consiste in realtà in una serie di elementi e sotto-sistemi collaboranti tra di loro La struttura portante primaria è data da un te l a i o c urv o i n l e g no l a me l l a re a due c e rni e re , a l l a qua l e , sul lato interno, è stato accoppiato un sistema di elementi nervati a t a v o l e i m p i l a t e ( B r e t t s t a p e l ) , c r e a n d o i l d i s e g n o d i u n r e t i c o l o romboidale
Verticalmente, sono i grandi montanti di legno lamellare di Douglasia, con un interasse di 7,2 m, ancorati al solaio del piano in c a , a supportare la struttura mentre, per quanto riguarda gli elementi orizzontali, 2 travi curve in legno lamellare creano il necessario irrigidimento, oltre che il supporto delle gallerie dei piani superiori Tutti questi elementi assieme formano una struttura spaziale tridimensionale I solai in Brettstapel si estendono da telaio a telaio e contribuiscono all’irrigidimento dell’intera struttura
Per quanto riguarda la controventatura e irrigidimento dell’intero edificio, questa avviene sia attraverso la costruzione a telaio in sé, sia attraverso il vano ascensore in c a , a cui, tra l’altro, si appoggia lo stesso telaio principale, sia attraverso la griglia strutturale romboidale visibile internamente (per il rinforzo longitudinale)
Il rivestimento in tavole, posto superiormente alla nervatura romboidale, rende quest’ultima una sorta di struttura a calotta (shell structure) con funzione di – ulteriore – irrigidimento
L’interno dell’edificio adibito a uffici, con struttura a telaio e solaio di copertura in Brettstapel.
Qui sotto, due immagini dell’esterno del Biodiversum L’edificio, rivestito in scandole di cedro dell’Alaska, ha assunto ben presto una tonalità grigioargentea che ne ha consentito una buona mimetizzazione all’interno della Riserva Naturale.
Biodiversum architettura
“Longhouse”, “Langhaus” in tedesco, tradotto in italiano con “Casa Lunga”, è un termine di uso comune in archeologia e antropologia con il quale si fa riferimento a un edificio lungo e stretto a una sola stanza Longhouses si trovano praticamente in tutto il mondo, dal Nord Europa al Nord America, passando per Borneo e Malesia. Nel caso del Biodiversum, il riferimento archetipico dello studio Valentiny sono state le Longhouses celtiche locali, i cui ritrovamenti sono avvenuti proprio nella zona di Remerschen
Biodiversum architettura
Il profilo maschio-femmina del rivestimento parietale e la finitura all’intradosso dei solai consentono di avere delle superfici interne prestanti dal punto di vista acustico, migliorando notevolmente il comportamento acustico e della riverberazione all’interno del Centro Visite
La controventatura dell’edificio avviene attraverso la costruzione a telaio e il vano
ventilazione naturale
ascensore in c a , a cui, tra l’altro, si appoggia pure il telaio in legno
La griglia strutturale romboidale è usata per il rinforzo longitudinale
Il rivestimento in tavole sopra la rete romboidale rende la griglia stessa una sorta di struttura a calotta (shell structure) con funzione di irrigidimento
sistema di riscaldamento
La geometria conica dell’edificio crea un efficace effetto camino per il passaggio dell’aria
Un prototipo sviluppato appositamente per il Biodiversum è quello che permette il riscaldamento dell’edificio. Una pompa di calore ad acqua preleva energia dal laghetto vicino dove sono immerse degli scambiatori di calore a spirale, posati senza l’ausilio di particolari macchinari, per non turbare l’ecosistema lacustre
La pompa di calore è necessaria per il funzionamento di un sistema radiante a pavimento
Biodiversum il reticolo romboidale
È probabilmente l’aspetto strutturale-architettonico più caratteristico del Biodiversum: il reticolo romboidale delle superfici interne, realizzato grazie a una modifica del sistema costruttivo Brettstapel Per creare la forma curva delle due falde di copertura, le tavole di Douglasia sono state sovrapposte, ovvero impilate, di piatto cioè in orizzontale Operazione che le ha rese quasi malleabili e ha permesso che venissero piegate nella forma a volta della costruzione reticolare
Per questioni di budget, l’intero reticolo è stato realizzato in loco da artigiani preposti allo scopo, poiché l’alternativa della prefabbricazione dei singoli pezzi avrebbe fatto lievitare i costi Tuttavia, anche la costruzione in cantiere poneva delle questioni logistiche e organizzative di non poco conto (progettazione al computer di migliaia di tavole differenti) Per questo motivo, l’appaltatore dei lavori in legno, dopo consultazione con gli architetti, arrivò alla conclusione che il montaggio dei pezzi con l’aiuto di una centinatura sarebbe stata la variante più praticabile e veloce A tale scopo è stato prodotto un modello geometrico esatto, tramite un programma CAD-3D, delle travi curve che si incrociano a vicenda e delle traverse – temporanee – appese tra queste e aggiunte sopra il telaio principale
Tali traverse – visibili ormai solo nelle foto di cantiere – sono state, di volta in volta, disposte all’altezza dei punti di incrocio delle tavole del reticolo romboidale; esse presentavano delle fresature in cui le tavole portanti del reticolo venivano inserite durante il montaggio, per assicurarne provvisoriamente la posizione
Ogni nervatura del reticolo (Brettrippenbogen) consta di una molteplicità di lamelle di Douglasia di differenti lunghezze, ognuna delle quali con una sezione pressoché costante di 16x3 cm, impilate in 4 strati, a formare appunto le nervature dello spessore finale di 12 cm Le lamelle dovevano sempre essere sfalsate in modo tale che in nessun punto 2 (o più) giunti tra lamelle si sovrapponessero; nei punti d’incrocio passano infatti, secondo un modello di posa ben preciso, di volta in volta 2 lamelle per intero mentre altre 2 sono interrotte
Le singole lamelle sono collegate, dall’estradosso, con viti che risultano però invisibili dall’intradosso; così come sono invisibili le viti presenti nei punti d’incrocio degli elementi in modo da creare una connessione continua Anche nei punti d’appoggio a terra e al colmo, le travi sono unite tra di loro in modo non percepibile, grazie all’utilizzo di elementi metallici a U, le cui ali sono inserite tra le lamelle
Per ottenere una distribuzione uniforme del carico, il reticolo romboidale e il sistema dei telai sono stati resi ulteriormente collaboranti tramite montanti curvi in legno, posti a un interasse di circa 1,75 m fra loro e fissati alla sottostruttura in c a mentre, a livello del colmo, connessi fra di loro in modo rigido Interposto fra questi elementi curvi in legno e il reticolo nervato romboidale, un tavolato verticale di rivestimento (visibile internamente) serve, oltre che a ripartire i carichi e a trasmetterli alla sottostruttura, anche come base per il pacchetto di copertura Tale rivestimento interno è stato realizzato posando le tavole con fughe da 1 cm tra l’una e l’altra, risolvendo così, almeno in parte, questioni legate al riverbero acustico
A destra, in alto, i disegni iniziali relativi al prototipo di parete
A destra,qui a fianco, la fotografia ritrae il prototipo della parete che è stato realizzato in officina prima di dare il via ai lavori del Centro Visite, per verificarne la fattibilità
Il disegno di questa pagina che illustra il prototipo e le fotografie di entrambe queste pagine sono stati forniti dallo studio Bois Consult Natterer SA, Etoy (CH)
Biodiversum il reticolo romboidale
Le fotografie di cantiere di questa pagina illustrano alcuni dei passaggi per la realizzazione della parete/copertura a cupola nervata
1 Alla posa dei montanti in legno è seguita subito la collocazione delle tavole orizzontali di centinatura per la corretta installazione degli elementi in Brettstapel che andranno a formare le nervature e,quindi, il pattern romboidale
2 Nell’immagine sono ben evidenti le tavole orizzontali, dotate di apposite fresature, necessarie per la posa degli elementi in Brettstapel Tavole che verranno rimosse solo alla fine del lavoro
3 La posa delle costolature esterne di rinforzo
4 Una parte della copertura è stata già ‘tamponata’ e rivestita con il freno a vapore
Biodiversum struttura
Una struttura multiforme, quella del Biodiversum di Remerschen, di notevole complessità, data la forma e le dimensioni dell’ambiente principale, che però non ha impedito di realizzare l’idea iniziale dei progettisti, riprendendo la forma archetipica delle longhouses-Langhäuser celtiche presenti in zona sotto forma di resti archeologici
Il valore aggiunto dell’intero progetto, oltre che nell’aspetto architettonico e ingegneristico, è da ricercarsi anche nell’utilizzo di materiali naturali e di derivazione locale, soprattutto nella grande quantità di legno certificato PEFC e FSC impiegata nella costruzione, circa 650 m3 provenienti dalla Francia o dalla Germania Solo le scandole di rivestimento esterno, che conferiscono al Biodiversum il suo aspetto ‘mimetico’ nei toni naturali del grigio, sono in cedro dell’Alaska non trattato, scelto per le sue grandi capacità di resistere agli eventi atmosferici Per il sistema di riscaldamento - a pavimento - è stato realizzato, invece, un prototipo che preleva calore dal vicino lago facendo funzionare, attraverso la differenza di temperatura, la pompa di calore dell’edificio A questo scopo sono stati posati in acqua tubi in acciaio inox (scambiatori di calore) per un’altezza di 1,2 m a guisa di spirale La posa dei tubi non poteva essere effettuata con barche funzionanti a motore ma con imbarcazioni molto semplici, che avessero, nel loro utilizzo, un impatto quanto più basso possibile nell’ecosistema lacustre
La struttura portante del sistema principale: un telaio di legno lamellare dalle forme inusuali ma funzionanti
Vano scale e parete curva interna in c.a. servono da appoggio per le strutture.
Sulla destra, il corpo autonomo degli uffici
Al sistema a telaio sono stati aggiunti i solai (irrigidenti) in Brettstapel e i frontoni prefabbricati dei lati corti di nord-ovest e sud-est, che irrigidiscono la struttura orizzontalmente
Biodiversum struttura
Sul reticolo romboidale (in verde nel disegno) sono stati posati dei montanti curvi che si uniscono sul colmo con elementi metallici.
Nel disegno sono ancora visibili le tavole orizzontali della centinatura per la realizzazione delle nervature interne
Montanti ‘ciechi’ (in marrone nel disegno) sono stati inseriti tra un montante curvo e l’altro e irrigiditi con elementi orizzontali Su questa struttura verrà poi posato il pacchetto della copertura, isolata con lana di legno. Sono evidenti gli abbaini, elementi prefabbricati inseriti nella struttura che portano luce – e aria – all’interno.
wood for food
Un tema singolare ma non troppo quello scelto per questo numero di topic, dedicato all’utilizzo del legno negli ambienti per la ristorazione, in giro per il mondo.
In tutti i casi, il legno trova il modo di essere protagonista, soprattutto degli ambienti interni e anche solo come finitura, dalla ‘scala’ attrezzata realizzata ex novo di un vecchio edificio olandese, alle morbide onde dell’arredamento di un locale di Taiwan, dalla foresta di colonne in bambù di una remota località nel nord del Vietnam, all’ampliamento del bar-ristorante di un resort messicano
topic
Houtloods
Bedaux de Brouwer Architecten
Houtloods è il più antico edificio che rimane nella zona di Spoorzone, un’ex area della cittadina di Tilburg di proprietà della Dutch Railroad Company Il fabbricato originariamente fungeva da deposito di legname per la società e proprio per questa funzione 'era stato caratterizzato' da una serie di arcate che consentivano una ventilazione passante per permettere al legno di asciugarsi naturalmente Dismessa questa destinazione d’uso, gli archi sono stati chiusi e l’edificio è diventato un laboratorio Le operazioni di recupero dell’area hanno previsto anche la ristrutturazione del fabbricato, che è stato riportato alla forma originaria aprendo le arcate murate e sostituendo le vecchie lastre semitrasparenti del lucernario di colmo con nuove vetrate per far entrare all’interno maggiore illuminazione diurna
Bedaux de Brouwer Architecten hanno sabbiato e rinforzato le capriate originali della copertura e inserito una parete di vetro la quale corre lungo i lati sud e ovest staccata dal paramento murario, formando un passaggio pubblico coperto All’interno una grande scatola di legno rivestita di tavole di quercia suddivide gli spazi destinati a un’azienda pubblicitaria con piccole sale al piano terra per incontri informali e postazioni di lavoro al piano superiore Quest’ultimo livello è un open space che si apre sull’intero volume sottostante e il cui accesso è garantito da scale che fanno parte della stessa struttura lignea; alcuni gradoni sul lato corto di questa grande scatola fungono da sedute per le riunioni di gruppo Dalla parte opposta si trovano un ristorante con la cucina e l’infopoint della città
Ubicazione: Tilburg (NL)
Progetto: Thomas Bedaux, Joyce Verstijnen, Jeroen KouwenbergBedaux de Brouwer Architecten, Goirle (NL)
Strutture: Aveco de Bondt, Holten (NL)
Appaltatore: Van de Ven Bouw & Ontwikkeling, Tilburg (NL)
Lavori: 2015
Superficie: 998 m2
RAW
Weijenberg
RAW racconta la storia di come le creazioni culinarie dello Chef André Chiang siano diventate ispirazione per gli interni di questo ristorante di Taipei, dove la visione artistica del cibo è trasportata negli elementi che definiscono lo spazio Due grandi sculture in legno dalle forme organiche e dagli angoli arrotondati create dallo studio di Singapore Weijnberg, che in questo progetto sperimenta come sia possibile lavorare i materiali autoctoni rielaborando le tradizioni grazie alle tecnologie contemporanee, caratterizzano infatti in modo significativo RAW, dando vita a un nuovo concetto di spazio Nessun ambiente separato, nessuna sensazione di “inscatolamento” in questo ristorante dove le persone si spostano da una zona all’altra, fluendo in un susseguirsi di quadri visivi sempre dif-
ferenti e in cui il protagonista è il cibo, e dove la funzione dello spazio è individuata dalle transizioni dei rivestimenti del pavimento e dal posizionamento proprio dei due grandi elementi in legno; quasi un’esperienza sensoriale per i frequentatori
All’ingresso il cliente viene accolto dal primo dei due banconi in legno che, in continua trasformazione, assume destinazioni d’uso differenti: da winebar esso diventa seduta e un punto di appoggio, si abbassa fino a terra in corrispondenza dell’entrata, per poi rialzarsi e formare altri posti a sedere definendo l’ampia zona lounge di attesa, corre a livello del pavimento lungo la parete delimitando una zona del ristorante, per poi chiudere il suo percorso incontrando la struttura del secondo bancone; tutto questo in 65 m lineari
Il legno qui è utilizzato allo stato puro, blocchi di abete fissati tra di loro da carpentieri locali secondo tecniche tradizionali usate nella costruzione delle barche e solo in seguito lavorate da macchine CNC; come negli altri progetti sostenibili di Weijenber il legno è di provenienza locale Per la progettazione delle forme ondulate dei due banconi sono stati usati software di modellazione 3D, quali Rhino e Grasshopper; le linee strutturate sulle superfici sono state lasciate appositamente a vista e progettate digitalmente, prima del taglio di ogni blocco di ciascun elemento, in modo da essere allineate nella giusta direzione Infine dal momento che Taipei si trova in una regione a rischio sismico, la sfida è stata quella di rendere il progetto staticamente resistente Un’analisi agli elementi finiti (FEM) è stata condotta per determinare il carico della parte superiore della scultura sul soffitto a cui è appesa durante un terremoto; le due unità inferiori sono invece ancorate al solaio del pavimento a ogni nodo con elementi in acciaio e rinforzate con barre diagonali, sempre in acciaio, per contrastare l’oscillazione laterale in caso di terremoto
Ubicazione: Taipei (TW)
Progetto: Weijenberg, Singapore
Fine lavori: ottobre 2014
Superficie utile: ca 418 m2
In una foresta di bambù
Vo Trong Nghia Architects
Situata nel nord del Vietnam, la provincia di Son La è una zona che ospita da secoli molte etnie autoctone in un paesaggio fatto di foreste vergini e paesaggi di montagna mozzafiato Tuttavia, nonostante queste premesse, la zona è ancora carente di strutture ricettive turistiche nel senso più moderno del termine, perlomeno fino a qualche anno fa, quando nell’omonima cittadina capoluogo, è stato realizzato un ristorante con una capacità di 750 persone, che rappresenta la prima struttura di un nuovo complesso alberghiero situato vicino al centro città
A causa della zona remota e difficile da raggiungere, Son La è accessibile solo dalla capitale Hanoi con un viaggio di 7 ore lungo percorsi suggestivi ma a strapiombo Proprio questo aspetto legato all’accessibilità
avrebbe reso difficoltoso il trasporto dei materiali da costruzione e di forza di lavoro dalle città più grandi; motivo per cui sono state massimizzate le risorse del luogo, tra cui lavoratori e materiali, che quindi hanno visto il bambù e la pietra locale protagonisti materiali dell’edificio
Per adattarsi al clima tropicale del monsone, che in quella stagione è caldo con umidità elevata e forti piogge, e al clima della stagione più temperata ma ancora calda, l’edificio è composto da 8 volumi in pietra separati tra di loro e da una sala da pranzo all’aperto La struttura del tetto della sala da pranzo, protagonista di queste due pagine, è realizzata con bambù locale chiamato Luong che cresce fino a 8 metri di altezza 96 colonne di bambù ciascuna delle quali composte
Ubicazione: Son La, Vietnam
Progetto architettonico: Ngo Thuy Duong, Tran Mai
Phuong – Vo Trong Nghia Architects, Ha Noi / Ho Chi Minh City (VN)
Appaltatore: Suoi Hen JSC, Wind and Water House JSC
Fine lavori: gennaio 2014
Superficie utile: 1.984 m2
da 4 tronchi di bambù sono organizzate in maniera tale da accentuare fortemente la verticalità della struttura stessa, come se si trattasse di una foresta
I tronchi di questa specie vegetale, di diametro 80-100 mm, sono stati assemblati con chiodi e corde fatti a loro volta da bambù dopo essere stati trattati con un metodo tradizionale vietnamita, immergendo nel fango i tronchi e poi affumicandoli, per prolungarne la durata I carichi di taglio indotti sulla struttura sono rafforzati da 10 travi in bambù, collegate agli edifici in pietra La copertura è stata eseguita con paglia secondo un sistema costruttivo locale, chiamato vot, alternata a lucernari che si aprono tra le colonne
Il ristorante di Son La si pone, concettualmente e fisicamente, come l’ingresso futuro di un complesso alberghiero sostenibile che includerà una sala conferenze e una caffetteria
Toro Gastrobar
Studio Arthur Casas
La ristrutturazione completa di un edificio esistente, riconvertito a bar in un resort a Los Cabos, in Messico, di fronte a una spettacolare vista sull’Oceano Pacifico, è stata l’occasione per rinnovare completamente l’atmosfera del locale
L’edificio originario in muratura è stato trasformato, creando una sorta di transizione tra l’archetipo del patio messicano tradizionale e una vista aperta sul paesaggio, transizione che avviene, appunto, utilizzando il legno a vista, sia per le finiture che per la maggior parte del mobilio
Il clima desertico, una flora arida e le costruzioni locali in adobe hanno ispirato, compositivamente ed esteticamente, la miscela tra un vocabolario architettonico regionale ed elementi cosmopoliti I colori mimano i
toni di quella terra (marrone, ocra, verde ) e la maggior parte dei materiali impiegati proviene da fornitori locali mentre le panchine, collocate lungo il perimetro del bancone centrale, sono state realizzate con legno recuperato in seguito a demolizioni
L’ingresso avviene attraverso un corridoio, sotto una cupola di mattoni preesistenti che poggiano su pareti laterali protette da cavi in acciaio Da un lato, una serie di scaffalature in legno dall’aspetto rustico, collegate tra di loro tramite tiranti in acciaio, sono piene di vasi di fiori, come nei mercati tradizionali locali, dall’altro, le bottiglie della cantina lavorano come filtri, permettendo solo uno sguardo sfocato all’interno del ristorante Il percorso, iniziato con il corridoio, si apre sull’ambiente centrale del bancone bar per espandersi
Ubicazione: Punta Ballena, Guaycura (MEX)
Progetto: Studio Arthur Casas, São Paulo (BR) - New York (USA)
Fine lavori: 2015
Superficie utile: 750 m2
sulla destra con l’ambiente ristorante il quale, a sua volta, sia allarga sul paesaggio con la terrazza data dalla scatola a sbalzo rivestita di legno Collocata a un livello inferiore rispetto al resto del ristorante, la terrazza si apre verso il Pacifico ed è protetta solo da una ringhiera completamente vetrata Nonostante la presenza di tavoli, lo spazio è dominato da una grande panchina di cui lo schienale è il pavimento del livello superiore La scelta del legno per il rivestimento totale, sia interno che sterno, dell’ampliamento in aderenza del ristorante si distingue in questo contesto in quanto inusuale nella tradizione costruttiva messicana
Il ristorante si configura, quindi, come un esercizio di equilibrio tra la reinterpretazione dei riferimenti messicani del contesto e l’integrazione di un manufatto architettonico esistente con il paesaggio
dettagli cordolo ventilato
La durabilità delle strutture in legno è un tema ormai di grande attualità a causa di alcune situazioni sgradevoli che si sono dovute affrontare, principalmente per disattenzioni avvenute in fase di progettazione e costruzione
Da diverso tempo aziende produttrici e università collaborano per ricercare soluzioni concrete a tali problematiche, mettendo a disposizione il know-how acquisito nel corso degli anni
Da una di queste esperienze nasce un sistema costruttivo innovativo e brevettato per l’ancoraggio delle pareti in legno alla fondazione, la cui funzione è preservare la struttura da situazioni che ne porterebbero al degrado oltre ad apportare innumerevoli vantaggi dal punto di vista della posa in opera
Collegamento delle pareti in legno alla fondazione con cordolo ventilato
SOLTECH srl (MontelabbatePU) è un’azienda specializzata nella produzione e distribuzione di sistemi di ancoraggio per l’edilizia in legno, presente su tutto il mercato nazionale Certificata secondo la UNI EN 1090 per la marcatura CE sul pezzo singolo e da sempre aggiornata sulle più recenti evoluzioni normative, l’azienda si affida a consulenti qualificati ed enti certificatori tra i più conosciuti ed esperti del settore.
Durabilità delle strutture in legno: il collegamento alla fondazione
È noto che l’edilizia in legno offre enormi vantaggi nell’ambito delle costruzioni, benefici che sono alla base dell’importante crescita nel comparto edile di questo materiale A testimonianza delle caratteristiche di durevolezza nel tempo troviamo strutture in legno che esistono da secoli di cui molte sono ancora in buono stato, come ad esempio le Pagode o i tradizionali masi trentini Tuttavia, sempre più spesso, si devono affrontare situazioni di degrado legate all’edilizia in legno moderna che vedono coinvolta, in particolar modo, la zona di contatto tra parete in legno e il solaio o la fondazione in calcestruzzo, una situazione questa che difficilmente veniva riscontrata nell’edilizia antica Analizzando in dettaglio la problematica, ci si accorge immediatamente che la differenza sostanziale tra il modo di costruire in legno odierno e quello del passato è la presenza del pacchetto isolante sulle pareti, il quale consente di raggiungere prestazioni energetiche altissime e un ottimo comfort abitativo In sostanza, si è assistito a un’importante crescita nell’utilizzo di materiali e di soluzioni per raggiungere ottime prestazioni energetiche, ma le tecnologie – e quindi i sistemi costruttivi – per salvaguardare le nostre pareti non hanno subito lo stesso sviluppo
Ci troviamo, infatti, a utilizzare tecniche per preservare le nostre pareti che si basano ancora sulla stessa concezione di quelle usate diversi anni addietro e che consentono di proteggerle unicamente dalla risalita di acqua Trave radice in larice, cordolo di rialzo in c a , cordolo in vetro cellulare, ecc sono tutti sistemi validissimi che, salvo cattiva progettazione o costruzione, mantengono le pareti asciutte e distaccate dal suolo Tuttavia, a volte capita di dover montare una struttura in situazioni atmosferiche sfavorevoli, magari in presenza di pioggia e maneggiando pareti bagnate, di far fronte a infiltrazioni di acqua dalle soglie a causa di una sigillatura non a regola d’arte o di gestire l’emergenza di una rottura di una tubatura Con i sistemi costruttivi tradizionali, è necessario adoperare guaine che sigillano la parete e impediscono la risalita dell’acqua ma, allo stesso tempo, non ne con-
Spaccato assonometrico di attacco a terra di un sistema a telaio
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Il disegno indica il posizionamento di una guaina antirisalita per proteggere la parete in legno
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Infiltrazioni di acqua dopo aver impermeabilizzato la parete e sulla destra, l’evidente stato di degrado della stessa
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Il Sistema Cordolo Ventilato è fatto in Acciaio Cor-Ten S355, ogni elemento è lungo 250 cm. Le sue funzioni sono quelle di ancorare, ventilare, ispezionare, evacuare.
sentono lo smaltimento o l’asciugatura provocando eventuali depositi sul fondo con conseguente nascita di funghi e marcescenze Inoltre, la presenza di moderni pacchetti di isolamento non danno la possibilità di mostrare i segni di degrado dall’esterno o, nel caso in cui i segni si manifestino, sicuramente la situazione di degrado della parete si trova a uno stato già avanzato
Il cordolo ventilato
Per sua natura il legno offre ottime prestazioni sia che lavori sempre sommerso in acqua o che lavori all’asciutto e, se bagnato, ha la necessità di essere asciugato Ed è proprio sul concetto di preservare asciutto il legno che è stato iniziato uno studio per realizzare un sistema in grado di difendere la parete di legno in qualsiasi situazione
L’idea è stata costruire un cordolo continuo da installare sotto tutte le pareti della struttura in legno, sia che essa sia in X-Lam o in Platform
Frame di tutte le misure, in grado di collegare gli elementi alla platea, consentendo allo stesso tempo un contatto diretto tra aria e parete
Nasce così il sistema Cordolo Ventilato che, grazie alla sua particolare geometria, consente di raggiungere ottime resistenze a compressione, mantiene la parete sollevata e, attraverso un’intercapedine centrale, permette il passaggio dell’aria È possibile inoltre ispezionare la zona
sottostante le pareti mediante sonde oppure collegare pompe o aspiratori per asciugare o espellere l’acqua che eventualmente si deposita sul fondo
L’elemento viene prodotto in Acciaio CorTen S355 che, grazie alla sua proprietà di ossidazione controllata, evita il consumo e quindi la riduzione dello spessore del Cordolo Ventilato; inoltre, la sua elevata resistenza meccanica consente di raggiungere ottime portate mantenendo comunque l’elasticità che ne consente la lavorazione
Il Sistema Cordolo Ventilato è composto da:
- profili ventilati, lunghi 2,5 m ciascuno, da posizionarsi uno di seguito all’altro;
- raccordi ad angolo di 90° in cui inserire i profili che così, in modo molto semplice, creano gli angoli;
- raccordi a T per il collegamento tra i profili che sono posizionati sotto le pareti intermedie e i profili delle pareti perimetrali senza interrompere il flusso dell’aria;
- eventuali raccordi speciali per consentire la connessione dei profili anche nel caso in cui la struttura presenti particolari geometrie; - kit completo per il fissaggio a terra e per il fissaggio alla parete
Posa del Cordolo Ventilato con angolari hold-down speciali da integrare al sistema
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Posa del Cordolo Ventilato con angolari hold-down tradizionali.
Il fissaggio
Il sistema Cordolo Ventilato è stato studiato anche per risolvere problemi e accelerare le operazioni in fase di montaggio Il fissaggio alla parete, che avviene attraverso i chiodi ad alta resistenza e grazie alla particolare bandella laterale, assume la funzione di angolare basso e pertanto volto a contrastare gli sforzi di scorrimento delle pareti Di conseguenza, i tradizionali angolari bassi non saranno più necessari e non verranno neppure realizzati i fori per l’inserimento dei relativi ancoranti sul calcestruzzo Per quanto riguarda gli hold-down invece, sono due le soluzioni possibili: utilizzare quelli tradizionali (consigliati per strutture platform frame) oppure adoperare uno speciale hold-down, integrato al Cordolo Ventilato, che sfrutta i medesimi ancoraggi a terra
Valore statico a taglio: Cordolo Lineare
Taglio sulla parete (kN)
di chiodi
Lprofilo = 2,50 m
Collegamento all’ala: 48 fori/m per chiodi ø 4x60 mm Vrd,chiodo = 1,19 kN Collegamento al basamento: barre filettate M16 con ancorante chimico Vrd,barra = 48,34 kN
È proprio attraverso il sistema di fissaggio a terra del Cordolo Ventilato, attuato tramite barre filettate ad alta resistenza e ancorante chimico, che si accelerano maggiormente le operazioni di montaggio Ciò è reso possibile dall’utilizzo del dado e del contro dado, i quali consentono la regolazione in altezza e perciò la messa in piano perfetta del Cordolo Ventilato Si viene anche a eliminare in tal modo il rischio di bloccare i lavori a causa di incomplanarità della platea o degli eventuali cordoli in calcestruzzo Ovviamente, è necessario riconsolidare con il cemento lo spazio vuoto tra cordolo ventilato e platea e scongiurare l’uso di zoccoli in legno e di malte antiritiro che sono solitamente usati con i sistemi tradizionali
Trazione sulla parete (kN)
Tipologia di holdown
HD1
HD1
HD1
HD1
HD1
HD1
HD1
HD2
HD2
HD2
HD2
HD2
HD2
HD2
HD3
HD3
HD3
HD3
HD3
HD3
HD1
Collegamento all’ala: 30 fori per chiodi ø 4x60 mm Vrd,chiodo = 1,19 kN
Collegamento al basamento: barre filettate M16 con ancorante chimico Vrd,barra = 52 kN
HD2
Collegamento all’ala: 60 fori per chiodi ø 4x60 mm Vrd,chiodo = 1,19 kN
Collegamento al basamento: barre filettate M16 con ancorante chimico Vrd,barra = 52 kN
HD3
Collegamento all’ala: 85 fori per chiodi ø 4x60 mm Vrd,chiodo = 1,19 kN
Collegamento al basamento: barre filettate M16 con ancorante chimico Vrd,barra = 52 kN
Lo sviluppo
Lo sviluppo del cordolo è stato compiuto grazie alla collaborazione con alcune Università italiane, nei cui laboratori sono state effettuate le prove di messa a carico del cordolo per ottenere i valori di resistenza a compressione e i risultati conseguiti riportano l’ottimo valore di 271,97 kN/m Nel caso in cui i valori di carico superino la resistenza sopra riportata, sarà necessario realizzare un cordolo di riempimento in calcestruzzo fino al punto di appoggio della parete, in modo tale che esso lavori in compressione e raggiunga le portate desiderate
Valori calcolati
Temperatura superficiale minima
Condense superficiali Muffe
Trasmittanza termica lineica del nodo
Limiti di verifica Valori ottenuti
simin
lim
lim
Gli ultimi studi effettuati riguardano il calcolo della temperatura superficiale minima e della trasmittanza termica lineica del ponte termico Il Sistema Cordolo Ventilato è stato messo a confronto con il sistema tradizionale del cordolo in larice e le prestazioni raggiunte sono confortevoli e molto simili a quelli del larice; in un caso, il sistema Cordolo Ventilato si è comportato meglio, pervenendo a un dato di di Ψ = 0,22 W/mK
In basso, a sinistra, simulazione di un ponte termico e, a destra, la verifica.
La ventilazione
1
L’elemento angolare del cordolo ventilato
2
L’immagine illustra come sia possibile andare a ispezionare la radice della struttura attraverso l’utilizzo dell’apposita bocchetta
3
Nella fotografie è illustrato come sia fattibile collegare dei tubi per spingere aria meccanicamente o semplicemente per portarla dall’esterno.
La ventilazione o l’accesso alle pareti tramite sonde di ispezione o pompe è garantito dalle bocchette che vengono installate in tutti i raccordi ad angolo di 90° A esse è possibile collegare tubi in PVC che vanno a prendere aria dall’esterno, creando una ventilazione naturale, o che possono venire raccordati a una ventilazione meccanica; le soluzioni sono molteplici e devono quindi essere studiate accuratamente già in fase di progettazione
Assemblaggio dell’elemento angolare e del Cordolo Ventilato per le pareti interne
Straw Bales House
Jimmi Pianezzola architetto
La Quimera House
Carlos Torres
Case Barth
Christian Schwienbacher
Residenza 4House
Studio Canzi Redaelli
Ex of IN House
Steven Holl Architects