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legnoarchitettura incontri Simon Speigner progetti sps÷architekten, Reinhold Tinchon FRANTZEN et al A+ Architecture Progettisti Associati 3andwich Design / He Wei Studio Aslak Haanshuus Arkitekter architectus techné HOME* strutture La stazione dei treni di Lorient-Bretagne Sud
EdicomEdizioni
ISSN 2039-0858
Trimestrale anno X n° 34 gennaio 2019 Euro 15,00 Registrazione Trib. Gorizia n. 4 del 23.07.2010 Poste italiane S.p.A. Spedizione in a.p. D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n.46) art. 1, comma 1 NE/UD
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legnoarchitettura legnoarchitettura rivista trimestrale anno X – n. 34, gennaio 2019 ISSN 2039-0858 Numero di iscrizione al ROC: 8147 direttore responsabile Ferdinando Gottard
incontri
Simon Speigner
redazione Lara Bassi, Lara Gariup editore EdicomEdizioni, Monfalcone (GO)
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redazione e amministrazione via 1° Maggio 117 34074 Monfalcone - Gorizia tel. 0481.484488, fax 0481.485721 www.legnoarchitettura.com
HOME*
Humanitarian and (un)Ordinary Machine for Emergency
progetto grafico Lara Bassi, Lara Gariup
strutture 101
stampa Grafiche Manzanesi, Manzano (UD) Stampato interamente su carta con alto contenuto di fibre riciclate selezionate prezzo di copertina 15,00 euro abbonamento 4 numeri Italia: 50,00 euro - Estero: 100,00 euro
legno ad alta velocità
Gli abbonamenti possono iniziare, salvo diversa indicazione, dal primo numero raggiungibile in qualsiasi periodo dell’anno
la stazione dei treni di Lorient-Bretagne Sud
panorama 110
distribuzione in libreria Joo Distribuzione Via F. Argelati 35 – Milano copertina Macquarie University Incubator, architectus Foto: © Brett Boardman È vietata la riproduzione, anche parziale, di articoli, disegni e foto se non espressamente autorizzata dall’editore Foto: Courtesy of Aslak Haanshuus Arkitekter
techné 93
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Foto: Giacomo Maestri
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Foto: © Benoit Wehrlé
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10 progetti Patch22 FRANTZEN et al
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Résidence universitaire Lucien Cornil
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Foto: Luuk Kramer
ZIS sps÷architekten, Reinhold Tinchon
A+ Architecture
Villa Capucchiera Progettisti Associati Shangping Village Regeneration
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Cabin Sjusjøen Aslak Haanshuus Arkitekter
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Macquarie University Incubator architectus
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Foto: Andrew Phelps
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Foto: Meng Zhou
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Foto: © Brett Boardman
3andwich Design / He Wei Studio
incontri
Simon Speigner
Fondato nel 2006 dall’architetto Simon Speigner, lo studio sps÷architekten di Thalgau, nel Salisburghese, ha raccolto anni di esperienza nella progettazione e realizzazione di edifici in legno e dalle prestazioni passive. L’obiettivo e la visione dello studio è di progettare e sviluppare edifici, concentrandosi sull’efficienza energetica nonché sull’uso di materiali di alta qualità, legno in primis, per creare un futuro che sia sostenibile non solo costruttivamente ma anche dal punto di vista sociale, ecologico ed economico.
Foto: © Paul Ott
In queste due pagine, il complesso residenziale Hummelkaserne, Graz, 2016. Premi e riconoscimenti: Holzbaupreis Steiermark 2017 (progetto nominato); Beispielhaften Wohnbau 2016 (riconoscimento).
Le nostre interviste iniziano spesso con una do-
4 legnoarchitettura_34
Lei proviene da una zona, il Salzburger Land, e da
manda quasi obbligatoria, essendo Legnoarchitet-
una famiglia in cui il legno ha sempre avuto un ruolo
tura una rivista di edifici e strutture in legno. Se
fondamentale, con un nonno guardaboschi e un
dovesse dare una sua personale definizione alla pa-
padre falegname. Questo materiale è dunque sempre
rola e al materiale “legno”, quale sarebbe?
stato presente nella sua personale formazione cul-
Il legno è un elemento organico, caldo, traspirante e
turale e architettonica oppure è arrivato “dopo”?
vivo (materiale da costruzione che arriva direttamente
Il legno è stato molto vicino a me fin da bambino. An-
dalla natura), e per questo è molto vicino alle persone.
davamo spesso nei boschi a passeggiare o a racco-
incontri
Foto: © Paul Ott
Sotto, il complesso residenziale passivo Samer Mösl, Salzburg, 2006. Premi e riconoscimenti: Staatspreis für Architektur und Nachhaltigkeit 2010; Staatspreis für Consulting 2007; Holzbaupreis Salzburg 2007; Grüner Zweig 2006; Holzbaupreis Rosenheim 2006 (premio della giuria e premio del pubblico); Energy Globe Award 2006; Premio internazionale architettura sostenibile 2008; Konstruktiv Lichtensteinpreis für nachhaltiges Bauen und Sanieren in den Alpen 2010 (riconoscimento).
Foto: Hubert Dorfstetter
A destra, case a schiera passive oh123, Thalgau, 2002. Premi e riconoscimenti: Salzburger Landesenergiepreis 2003
gliere funghi e nella bottega di mio padre il legno era
Se si vuole costruire in modo ecologico e a risparmio
presente in tutte le sue sfaccettature: legno tondo
energetico, il legno può rapidamente diventare il na-
grezzo, sminuzzato in scaglie, tagliato come legno da
turale materiale da costruzione. Un materiale partico-
costruzione, sotto forma di assi, oppure tritato come
larmente adatto alla prefabbricazione e che, con
trucioli o segatura.
l’invenzione del CLT (legno lamellare a strati incrociati, più noto in Italia come X-lam, ndr), ha già conosciuto
Nei suoi progetti vediamo che spesso legno, soste-
una rinascita. Con la prefabbricazione in officina si può
nibilità e basso consumo energetico sono stretta-
costruire in modo molto preciso e indipendentemente
mente correlati. Che ruolo gioca il legno in questo
dalle condizioni atmosferiche. La realizzazione di mo-
rapporto?
duli costruttivi o la continuazione della costruzione a pannelli sono entrambe delle opzioni. Nonostante la fama dello studio travalichi i confini nazionali, i suoi edifici sono per la maggior parte realizzati in Austria. È un caso, una scelta o c’è dell’altro? Inizialmente lavoravamo nell’area di Salisburgo e nelle zone circostanti, nonché nell’area centrale dell’Alta Austria. Nel corso del tempo, ci siamo allargati in tutta l’Austria e ora anche oltre i confini del paese, verso la Croazia o la Germania. Abbiamo già progettato anche in Giappone. L’Italia sarebbe più vicina e forse nel prossimo futuro potremo pianificare qualcosa di bello in legno... In Italia, a parte la fascia alpina e soprattutto la zona del Sud Tirolo, fino a qualche decennio fa non si costruiva in legno, mentre oggi anche da noi è un settore
in
costante
crescita,
addirittura
in
controtendenza rispetto al mondo delle costruzioni in generale. Quali consigli darebbe a chi si avvicina al Foto: © sps-architekten
legno come materiale da costruzione per la prima
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incontri
volta? Di non aver paura, di avere il coraggio di costruire con il legno e di guardare molti esempi dell’ultima genera-
con i più differenti materiali di derivazione legnosa.
duli avrà un suo perché. Un sistema di costruzione privo di sostanze inquinanti, il più naturale possibile, sarebbe quindi la soluzione migliore, penso al sistema
Qual è il valore aggiunto che il legno può dare a un
Holz100 di Erwin Thoma.
progetto? È un materiale molto sostenibile, riutilizzabile e,
Il primo progetto che viene in mente parlando di sps
quindi, molto favorevole nell’intero ciclo di vita. Il legno
architekten è il complesso residenziale passivo
sequestra molta CO 2 e cresce senza influire negativa-
Samer Mösl di Salisburgo, del 2006. Un edificio che
mente sull’ambiente nella “fabbrica” della foresta.
ha fatto conoscere lo studio oltre l’Austria, grazie anche ai meritevoli riconoscimenti ricevuti, tra cui il
Esiste un sistema costruttivo in legno migliore in as-
Premio Austriaco Architettura e Sostenibilità del
soluto?
2010 (Staatpreis 2010 – Architektur und Nachhal-
Dipende da una serie di fattori. Probabilmente il si-
tigkeit). Questo progetto, elaborato assieme ad altri
stema migliore non esiste. Ciò dipende in modo cru-
all’inizio degli anni 2000, è stato un punto di arrivo
ciale dal tipo di costruzione e dalle prerogative
o un punto di partenza?
richieste. Un grattacielo con elevae richieste statiche
È stato il nostro primo progetto di edificio residenziale
e per la protezione antincendio non sarà costruito con
su larga scala. Abbiamo vinto inaspettatamente il con-
una struttura a telaio; altrove, una costruzione a mo-
corso e poi abbiamo imparato molto nella realizzazione
Un interno della sala comune al piano terra dell’edificio oh456 Kulturkraftwerk, Thalgau, 2011-2014. Premi e riconoscimenti: Staatspreis für Architektur und Nachhaltigkeit 2017; Österreichischer Klimaschutzpreis 2017 (progetto nominato); Bauherrenpreis des ZV 2016 (progetto nominato); IHM-Preis GEPLANT und AUSGEFÜHRT 2015 (progetto nominato).
Foto: © Kurt Hoerbst
zione! Intanto ci sono bellissime possibilità di costruire
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del progetto. Siamo stati in grado di affinare queste
boratorio sul sito di una segheria abbandonata. In que-
esperienze nei progetti che sono seguiti. A quel tempo
sta zona il legno è stato lavorato per più di 200 anni
non ci rendevamo conto di aver acquisito un tale
con la forza dell’acqua. E proprio a causa della storia
know-how!
di questo luogo, come materiale da costruzione è stato preso in considerazione solo il legno con superfici a
Un altro edificio importante, pubblicato sul n. 26 di
vista. Ora abbiamo creato un luogo in cui diverse
della rivista azero (marzo 2018, EdicomEdizioni), è
menti creative possono lavorare. Allo stesso tempo,
l’oh456 – Kulturkraftwerk di Thalgau che, oltre a es-
abbiamo allestito una “centrale elettrica culturale” al
sere stato realizzato in legno, propone soluzioni tec-
piano terra, dove si svolgono continuamente eventi di
niche e prestazioni energetiche particolarmente
vario genere. Da concerti a letture pubbliche, lezioni…
innovative. Che cos’è per lei, e per la comunità, la
oltre a quella costruttiva, anche la sostenibilità sociale
Kulturkraftwerk, ovvero la “Centrale della Cultura”?
è importante. Insieme alla centrale idroelettrica, il no-
E che ruolo ha avuto il legno in tutto questo?
stro edificio è anche un ufficio plus energy poiché ge-
Avrebbe potuto essere sostituito da qualcos’altro?
neriamo più energia di quella che consumiamo. Da
Con questa costruzione abbiamo creato il nostro la-
alcuni anni abbiamo anche convertito la mobilità tra-
Foto: © Andrew Phelps
L’atrio interno dell’Agrarzentrum, Maishofen, 2015-2016. Premi e riconoscimenti: Constructive Alps 2017 (progetto nominato).
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incontri
Foto: © Paul Ott
Ausweichstation LKH GrazSüdwest, Standort Süd, 2016-2017.
dizionale in mobilità elettrica.
in essi. Recentemente siamo riusciti a farlo anche in una struttura ospedaliera in legno a Graz (vedi imma-
Molti dei vostri progetti, tra cui il ZIS che pubbli-
gine qui sopra).
chiamo in questo numero, hanno una funzione e una finalità sociale. E si ha l’impressione che, al di là
Come vede il futuro del legno nelle costruzioni?
della destinazione d’uso, riusciate a unire la soste-
Molto positivamente. Il legno è una componente indi-
nibilità architettonico-energetica a quella sociale.
spensabile dell’architettura, esiste un enorme poten-
Come è possibile mettere d’accordo ambiti così ap-
ziale di crescita. Tutti i tipi di edifici possono ora essere
parentemente diversi? Quanto è importante l’aspetto
convertiti in legno. Vedo un grandioso futuro nel legno
della ‘persona’ nei vostri progetti, sia che si tratti di
da costruzione, soprattutto perché è un materiale così
un centro sociale oppure di una residenza?
piacevole e versatile. Non ho mai incontrato nessuno
Al centro, e come punto nodale, c’è sempre l’essere
che si sia sentito a disagio in una costruzione in legno.
umano nella sua veste di utente. Gli edifici e gli ambienti creati sono progettati per l’utente, il quale deve essere in grado di distendersi e sentirsi a proprio agio
Per approfondimenti: www.sps-architekten.com
Foto: © Dietmar Tollerian
Casa di riposo, Hallein, 2013-2015. Premi e riconoscimenti: Holzbaupreis Salzburg 2015.
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spsรทarchitekten Reinhold Tinchon
ZIS
St. Johann im Pongau (A)
Foto: © Andrew Phelps
_1 Il fronte lungo rivolto a nordovest visto dal Salzach, parzialmente nascosto dietro gli alberi che costeggiano la riva del fiume.
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Foto: Š Andrew Phelps
Foto: Š Andrew Phelps
_2 Il fronte corto di sud-ovest.
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progetti
Ubicazione: St. Johann im Pongau (A) Progetto: arch. Simon Speigner sps÷architekten zt gmbh, Thalgau (A); arch. Reinhold Tinchon - Tinchon ZT GmbH, Graz (A) Statica delle strutture: DI Josef Koppelhuber, Rottenmann (A) Direttore dei lavori: AIS Bau- und Projektmanagement GmbH, Zell am See (A) Appaltatore: Innovaholz GmbH, Niedernfritz (A) Lavori: ottobre 2014-settembre 2015 Superficie utile: 2.163 m2 Superficie verde: ca. 1.000 m2 Importo dell’opera: 5.000.000,00 €
Legno al servizio di bambini speciali Un lotto allungato, di forma trapezoidale, incuneato tra un pendio a sud-est e il fiume Salzach a nord-ovest, è il sito che accoglie da un paio d’anni a questa parte un’importante istituzione di St. Johann im Pongau, nel Salisburghese, e che serve un bacino più ampio di utenze. Il “Centro per la pedagogia inclusiva e speciale” ZIS (Zentrum für Inklusiv- und Sonderpädagogik) è un manufatto in legno realizzato dallo studio sps÷architekten di Thalgau, nello stesso Land austriaco, in collaborazione con l’architetto Reinhold Tinchon di Graz. Il fabbricato è il risultato di un concorso su invito organizzato dal Comune. I progettisti hanno convinto la giuria di poter superare i problemi formali che si presentavano, in primis quello della collocazione dell’inevitabilmente ingombrante spazio della palestra che si ritrova al primo piano, nella parte più a nord, permettendo quindi una maggiore libertà compositiva a livello del terreno. Qui trovano sistemazione ottimale le aule, posizionate a ovest con vista sul fiume, che non solo hanno un accesso privo di barriere architettoniche ma sono anche provviste di terrazze pavimentate in legno, oltre ad avere un passaggio diretto all’area giochi presente sul lato sud-ovest dell’edificio. I due fronti lunghi seguono uno schema funzionale, con grandi vetrate in prossimità degli spazi vissuti dai ragazzi, e rivestimenti in doghe di legno verticali al piano superiore a chiusura delle zone di servizio e degli spazi occupati dall’amministrazione. Sul prospetto corto a nord la palestra si affaccia sull’ambiente circostante con una grande superficie trasparente che occupa l’intera parete, mentre a sud una loggia profonda e protetta dalle intemperie fa da contraltare, consentendo agli utenti una vista panoramica sulle montagne circostanti. La struttura, con piano interrato e vano servizi in c.a., è realizzata con pareti e soffitti in Xlam, prefabbricati da una ditta locale, in gran parte a vista anche all’interno. Le singole aule scolastiche, nonché gli altri spazi educativi, sono caratterizzati cromaticamente sulla base di un progetto sviluppato dal pittore Ernst Muthwill.
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Il ZIS è riscaldato con una pompa di calore, collocata nel locale tecnico del seminterrato, che sfrutta l’acqua di falda: questa viene prelevata da un sistema di pozzi situato a sud dell’edificio e fornisce l’alimentazione al sistema di riscaldamento. La pompa di calore può essere utilizzata anche in modalità di raffrescamento in estate mentre la distribuzione del calore (e del fresco) avviene tramite scambiatori decentralizzati. Un impianto di ventilazione meccanica controllata garantisce un ottimale livello di comfort negli ambienti.
planimetria
_trasmittanza media elementi costruttivi________ pareti esterne, U = 0,14 W/m2K solaio contro terra, U = 0,14 W/m2K copertura, U = 0,09-0,12 W/m2K serramenti, Uw = 0,60 W/m2K
_prestazioni energetiche________ per riscaldamento: 18.792 kWh/anno per acqua calda: 12.040 kWh/anno
Il lato lungo rivolto a ovest, con l’infilata delle aule e le relative terrazze con pavimentazioni in doghe di legno.
Foto: © Andrew Phelps
Il piano superiore è rivestito con un “guscio” di assi di larice verticali tagliati irregolarmente e non trattati. Anche le facciate del piano terra sono caratterizzate da elementi disposti verticalmente, organizzati in maniera apparentemente regolare che, a seconda delle necessità, possono essere combinati come finestre o parti opache.
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progetti
Il significato del materiale legno in un progetto come quello illustrato in queste pagine va dalla gestione delle aree boschive regionali fino al valore aggiunto socioeducativo della costruzione di una scuola, passando dalla valorizzazione di un’intera filiera economica che coinvolge professionisti della zona. pianta piano terra
pianta piano superiore
sezione trasversale
sezione longitudinale
Il fronte rivolto a nord con la grande vetrata della palestra.
Foto: © Andrew Phelps
Aver collocato questo ambiente al 1° piano non solo ha reso facile far fronte agli sviluppi interni dell’edificio, ma ha anche mantenuto l’intera parte meridionale dell’area libera da costruzioni e quindi gestibile come spazio verde e area giochi a disposizione dei giovani utenti del Centro.
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Foto: © Andrew Phelps
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_3 La loggia vetrata al primo piano, che guarda a sudovest.
Foto: © Andrew Phelps
_4 L’atrio d’entrata visto dalla prima rampa di scale.
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_5 Un colorato angolo dedicato alla cucina. _6 L’ingresso con la grande scalinata che porta al piano superiore.
Foto: © Andrew Phelps
In contrasto con i forti accenti di colore presenti nelle aule, la scala è caratterizzata da un intervento artistico simile a un rilievo basato solo sul contrasto chiaro/scuro.
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_l’importanza del colore________
Foto: © Andrew Phelps
Nello ZIS di St. Johann, il maestro pittore Ernst Muthwill, che collabora con l’architetto Simon Speigner da diversi anni, ha creato un concetto cromatico olistico per gli interni dell’edificio, dove le parti in legno lasciate a vista vengono combinate in modo armonioso con differenti finiture colorate, suddividendo in tal modo lo spazio in aree chiaramente riconoscibili. Il colore, elemento fondamentale di design, ha una forte influenza sull’impatto comportamentale degli utenti presenti in un ambiente, contribuendo in modo significativo al benessere mentale e fisico degli stessi. A partire dall’aspetto visivo della superficie, l’occhio crea un collegamento tra la condizione, le proprietà del materiale e il valore di utilità di un oggetto. Il cromatismo è inteso nel ZIS come supporto all’ordine e all’orientamento poiché esso consente, in generale, una migliore leggibilità dello spazio interno: per esempio, l’occhio riassume aree dello stesso colore mentre quelle colorate diversamente le percepisce come differenziate. Come elemento che suddivide l’ambiente confinato, il colore è essenziale per la chiarezza, la sicurezza, l’orientamento e l’ordine nonché per la rappresentazione di alcune funzioni. Chiarezza visiva, ordine e comprensibilità delle stanze promuovono una sensazione di controllo spaziale e contribuiscono di conseguenza in modo significativo al benessere di una persona, soprattutto in un ambiente educativo specifico come quello del ZIS.
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_7 Uno scorcio del lato lungo rivolto verso il fiume, caratterizzato dalle aule vetrate al piano terra e dalle aperture del piano superiore che movimentano la monolitica facciata.
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Foto: Š Andrew Phelps
Foto: Š Andrew Phelps
_8 La palestra al piano superiore con vista sulle montagne.
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progetti
Foto: © Architekt DI Tinchon ZT GmbH
Foto: © Architekt DI Tinchon ZT GmbH
Foto: © Architekt DI Tinchon ZT GmbH
Foto: © Architekt DI Tinchon ZT GmbH
Foto: © Architekt DI Tinchon ZT GmbH
Alcune immagini del montaggio in cantiere dei pannelli prefabbricati X-lam di pareti e solai, realizzati da una ditta locale.
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Foto: Luuk Kramer
FRANTZEN et al
Patch22 Amsterdam (NL)
_1 La vista da nord-ovest evidenzia molte delle caratteristiche peculiari dell’edificio: il volume a doppia altezza del piano terra totalmente vetrato con la sua struttura di pilastri inclinati in c.a. a vista; l’allungarsi e il ritrarsi agli angoli dei vari livelli del fabbricato; il lato ovest con le lunghe finestre verticali e il rivestimento in doghe di legno; il fronte nord chiuso dalle vetrate per proteggere gli appartamenti dai rumori provenienti dalle attività industriali presenti nell’area. _2 Una delle ampie logge a sud verso il mare che prolunga esternamente lo spazio interno; in questa immagine parte degli elementi vetrati sono aperti e si notano i componenti delle capriate.
Foto: Luuk Kramer
I progettisti hanno creato una struttura in cui i compratori hanno potuto costruire da sé le proprie abitazioni. Da qui, le piante libere che hanno consentito agli acquirenti di personalizzare i loro appartamenti, progettandoli direttamente o affidandosi a professionisti, come lo stesso studio FRANTZEN et al, che ha organizzato gli ultimi due piani.
Foto: Luuk Kramer
_3 Il prospetto verso mezzogiorno si distingue per la presenza di capriate lignee esterne che contraddistinguono l’immagine di Patch22. Il dettaglio fotografico evidenzia anche la torsione dei piani.
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Foto: Luuk Kramer
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Ubicazione: Amsterdam (NL) Progetto: FRANTZEN et al, Amsterdam (NL) Team di progetto: Tom Frantzen, Karel van Eijken, Laura Reinders Strutture: Pieters Bouwtechniek, Amsterdam (NL) Impianti: H2O installation consultancy & building management, Zeist (NL) Appaltatore: Hillen and Roosen, Amsterdam (NL) Fine lavori: 2016 Superficie lorda: 5.400 m2
Sostenibilmente flessibile Patch22 non è solo il più alto edificio residenziale in legno dell’Olanda, con anche la facciata in legno, ma è anche un fabbricato alto 30 m con una struttura in legno che racchiude in sé una molteplicità di soluzioni planimetriche, statiche, impiantistiche e finanziarie sostenibili. Sorge nella zona nord di Amsterdam, in un’area industriale in fase di riqualificazione, con una facciata talmente iconica da aver convinto gli acquirenti a trasferirsi in una parte della città non ancora completamente sviluppata e nel bel mezzo della crisi economica che tra il 2009 e il 2014 ha colpito i Paesi Bassi. Dal piano terra a doppia altezza che mostra un’ossatura in calcestruzzo armato si elevano 6 piani che agli angoli, alternativamente, si ritraggono all’interno o si spingono verso l’esterno, dando vita alle facciate sud e nord estremamente dinamiche e vivaci. Compositivamente ogni livello presenta una pianta libera che i proprietari hanno potuto personalizzare a seconda delle esigenze, grazie alla presenza di un cuore centrale in c.a., che racchiude tutti i percorsi verticali e i passaggi impiantistici principali, e a solai cavi, in cui le tubazioni corrono al di sotto di un rivestimento rimovibile. La sostenibilità si incarna ovviamente nel legno che, progettato per resistere al fuoco e adeguatamente protetto dall’acqua, è lasciato a vista sia all’interno sia all’esterno del fabbricato nella sua funzione portante. Efficienza energetica e materiali che rispondono all’approccio Cradle-to-cradle completano gli aspetti di ecocompatibilità dell’edificio. Il tetto è interamente coperto da moduli fotovoltaici che rendono Patch22 energeticamente neutrale, il calore è generato da caldaie a pellet che usano come combustibile scarti pressati derivanti dalla lavorazione del legno, le unità di recupero del calore della VMC sono collocate all’interno dei solai superiori delle logge e l’acqua piovana è raccolta e riutilizzata. Applicando una deroga al regolamento edilizio per gli edifici residenziali e per quelli a uso ufficio, gli spazi possono essere utilizzati anche come casa-ufficio. Inoltre, per non incorrere in possibili obiezioni o sanzioni da parte delle future amministrazioni, sono state studiate nuove tipologie di contratti di locazione in diretta collaborazione con la città di Amsterdam.
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inquadramento urbanistico
Impronta di CO2 Nel progetto sono stati usati circa 612 m3 di legno (229 m3 lamellare, 183 m3 di legname a strati incrociati, 68 m3 di pino lamellare, 65 m3 di pino dell’Oregon, 2,30 m3 di pino e 65 m3 di Douglas tedesco). Ciò significa che l’involucro ingloba 424.783 kg di CO2, compensando le emissioni di scarico di un’automobile di classe media che ha percorso 2.831.887 km o il consumo annuale di elettricità di 490 famiglie.
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fronte sud sul canale
progetti
pianta piano tipo (vuoto)
pianta piano tipo con il massimo numero di appartamenti
pianta 6° piano (con arredi e suddivisioni interne)
pianta 7° piano (con arredi e suddivisioni interne)
sezione longitudinale
sezione trasversale sulle scale
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Foto: Luuk Kramer
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_4 Uno degli appartamenti del 3° piano con lo spazio aperto della cucina e dell’area living in contrapposizione con la zona notte modulare e chiusa. _5 Ogni acquirente ha potuto personalizzare il proprio appartamento; in questo caso la sala di lettura si apre all’esterno sulla terrazza appositamente allestita.
Foto: Luuk Kramer
_6 All’interno delle unità abitative il legno quasi sempre è lasciato a vista; questo accade in particolare con le pareti est e ovest, realizzate in X-lam e contraddistinte dalle alte e strette finestre.
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progetti
_struttura________
Foto: Luuk Kramer
Nonostante le apparenze esteriori, che vedono i piani rientrare e spingersi all’esterno creando un effetto di torsione dei vari livelli, l’impianto planimetrico dell’edificio è rettangolare con uno scheletro di colonne e travi che si connettono a formare la struttura primaria. L’angolo “proiettato” verso l’esterno si ottiene estendendo le travi (dimensioni: larghezza ca. 46 cm, profondità ca. 79 cm, lunghezza ca. 9,14 m) di circa 30 cm verso l’esterno rispetto a quella accanto; con lo stesso effetto, ma invertito, le travi che sporgono a sud si ritraggono sulla facciata opposta a nord, formando così in piano un parallelogramma. Gli elementi a sbalzo della struttura principale danno vita a dei balconi, di profondità variabile, chiusi da elementi vetrati scorrevoli e ad anta; a sud essi proteggono l’involucro dai venti forti che spirano dal mare, a nord invece isolano dai rumori prodotti dalle attività industriali. Staticamente i balconi sono irrigiditi da un esoscheletro di tralicci, profondi ca. 30/50 cm e larghi ca. 20 cm, che si connettono alle travi del solaio tramite piastre di acciaio e bulloni. Pannelli in CLT chiudono l’involucro a ovest e a est, mentre le pareti divisorie con isolamento acustico sono facilmente rimovibili grazie alla tecnologia a secco adottata. Le partizioni orizzontali sono realizzate con elementi in acciaio e in cemento, consentendo la realizzazione dei solai cavi per il passaggio delle tubazioni e delle canaline e garantendo la flessibilità degli spazi. Il corpo scale, l’ascensore e i cavedi impiantistici in c.a. costituiscono il cuore del volume. La facciata principale a sud è definita anche da capriate di legno esposte che esaltano l’orizzontalità del fabbricato. Questa scelta ha comportato la risoluzione di diverse sfide, legate soprattutto alla presenza di acqua, che avrebbe potuto ristagnare sulle teste degli elementi lignei, e all’umidità, visto che il clima olandese non è di certo asciutto. Ogni estremità dei componenti diagonali delle capriate è stato coperto da una piastra metallica che, come una sorta di cappuccio, protegge il legno e lo connette alla corda superiore; inferiormente la giunzione è la stessa, ma la placca metallica è montata sulla corda inferiore e non sulla diagonale. Un altro punto critico è stato individuato in corrispondenza dei solai sporgenti agli angoli dove l’acqua avrebbe potuto fermarsi. Gli architetti hanno escogitato un sistema per poter far scorrere l’acqua dalle coperture in miniatura ovvero un componente leggermente inclinato e ventilato rivestito in alluminio che percorre la facciata per tutta lunghezza per rafforzare l’immagine dei volumi sconnessi e impilati l’uno sull’altro. Questo accorgimento era sufficiente solo per metà prospetto – quello che si protende all’esterno – poiché il solaio superiore ruotato in senso orario si infila sotto il pavimento del piano superiore che si torce nella direzione opposta. L’umidità ha guidato anche la scelta dell’immagine finale dei prospetti chiusi, realizzati con abete Douglas trattati sottovuoto e con il fuoco per prevenire la formazione e l’insediamento di microorganismi e per ottenere un effetto di pre ingrigimento uniforme della facciata che altrimenti non si sarebbe ottenuto naturalmente.
Gli spazi possono essere convertiti da uso commerciale a residenziale e viceversa senza modificare la struttura. Possono essere utilizzati come grandi loft di 540 m2 o suddivisi in 8 piccoli appartamenti e possono accogliere ampi open space per uffici, grazie alla mancanza di pareti divisorie portanti e alla generosa altezza dei piani, 4 m.
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dettaglio A
Primo solaio facciata ovest, dall’estradosso: - finitura (20 mm) - massetto livellante con pavimento radiante (70 mm) - lamiera metallica nervata - isolamento acustico (15 mm) - sistema di pavimentazione strutturale leggera (IPE 400 e 70 mm di c.a.) - lastra cava in cls precompresso (260 mm)
A
1 elemento di tenuta all’aria tra struttura in cls armato e legno 2 schermatura
B
1
2 sezione e dettaglio facciata ovest
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dettaglio B
progetti
dettaglio C
Pavimento-soffitto logge nord, dall’estradosso: - doghe di Douglas - piedini regolabili su sottofondo granulare - membrana in EPDM - isolamento in cemento e perle di EPS con blocchi in EPS in pendenza - sistema di solaio leggero (HEA 280 e 70 mm di c.a.) - isolamento (100 mm) - traliccio orizzontale (120 mm, dipinto di nero) - rete parainsetti - listelli di ventilazione (22 mm) - rivestimento soffitto in abete Douglas (75x22 mm) con trattamento sottovuoto ignifugo, anti-insetti e di protezione all’acqua
C
1 sistema di ventilazione con recupero di calore controllato da sensori di CO2
Mock-up del pannello di rivestimento dell’edificio.
sezione e dettaglio facciata nord
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D
E
dettaglio e sezione facciata sud
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progetti
1
1
2 dettaglio D
dettaglio E
Copertura sud, dall’esterno: - membrana in EPDM - isolamento con perle in EPS e con blocchi in EPS in pendenza - freno vapore - lastra cava in cls precompresso (200 mm) - finitura interna
Solaio controterra sud, dall’estradosso: - massetto livellante con pavimento radiante (80 mm) - isolamento (15 mm) - lastra cava in cls precompresso (260 mm) - isolamento (154 mm)
1 elemento prefabbricato in telaio di legno: - freno vapore (lato tetto) - OSB impermeabilizzato (18 mm) - isolamento - OSB impermeabilizzato (18 mm) - membrana traspirante, idrorepellente e resistente ai UV - OSB impermeabilizzato (18 mm) - membrana in EPDM
Resistenza al fuoco Vista l’altezza dell’edificio e l’uso del legno come materiale strutturale è stata curata con particolare attenzione la resistenza al fuoco che doveva garantire, come richiesto dalla normativa, una resistenza REI 120. In questo caso i progettisti hanno aggiunto 80 mm di legno sul lato esposto al fuoco, a protezione dell’ossatura portante, sacrificabili in caso di incendio, lasciando così tutto il legno utilizzato a vista.
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4 2 1
3 5
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6 Soluzioni impiantistiche adottate: 1 celle solari 2 recupero dell’acqua meteorica 3 collettori solari termici 4 isolamento (valore resistenza: 7) 5 pavimento con elementi radianti rimovibile per controllo/manutenzione delle tubature e delle cablature 6 unità di recupero del calore 7 barriera al rumore data da un singolo vetro 8 loggia protettiva con singolo e doppio vetro 9 isolamento (valore resistenza: 5) 10 caldaia a pellet 11 trasformatore 12 immissione del surplus di elettricità nella rete pubblica 13 riscaldamento a pavimento 14 elementi di copertura a verde (sedum) previsti inizialmente ma poi non realizzati
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13
6
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Particolari delle connessioni tra gli elementi portanti in legno mediante piastre metalliche, bulloni e tondini.
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progetti
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_1 Gli elementi prefabbricati a V in c.a. che costituiscono la struttura principale del piano terra a doppia altezza visibili anche dall’esterno poiché questa parte dell’edificio è chiusa da vetrate cielo-terra.
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1
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_2 I solai cavi interpiano che, grazie allo loro flessibilità, consentono il passaggio degli impianti a seconda delle necessità del proprietario dell’appartamento. _3 Vista interna del cantiere in cui si possono notare tutte le tecnologie costruttive utilizzate. Il legno costituisce la struttura principale dei telai portanti e delle pareti in X-lam sui fronti ovest ed est; il c.a. adoperato per il nucleo centrale, che accoglie i vani scale/ascensori e tutti i cavedi tecnici principali, e per i massetti dei solai; l’acciaio che, assieme al cls, forma l’ossatura cava delle partizioni orizzontali in cui corrono le tubazioni e i cablaggi. _4 Il recuperatore di calore del sistema di VMC che è posto all’intradosso dei solai delle logge/terrazze. _5 Posa dei pannelli in X-lam perimetrali, completi di serramenti. _6 Il cuore centrale dell’edificio in c.a. e gli elementi massicci in legno che chiudono lateralmente l’involucro. _7 Le travi in legno della struttura orizzontale sono appositamente sagomate per sostenere i pannelli dei solai in c.a. _8 Completamento di una delle logge esterne con il controventamento orizzontale delle travi.
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Foto: ©Benoit Wehrlé
A+ Architecture
RĂŠsidence universitaire Lucien Cornil Marsiglia (F)
_1 Uno dei fronti verso la via pubblica da cui si percepisce l’arretramento del volume ai piani superiori e dove sono ben evidenti le due tipologie di rivestimento. _2 Verso la cittadella universitaria lo studentato abbraccia il cortile interno che nelle stagioni più calde diventa una “sala riunioni”, caratterizzata dalla presenza del grande pino marittimo esistente. Si riconosce anche la galleria aperta che collega i blocchi degli ultimi piani.
Foto: ©Benoit Wehrlé
Il residence universitario Lucien Cornil ha vinto il Prix National de la Construction Bois 2018, premio nato nel 2012 su iniziativa di France Bois Régions che riunisce 13 regioni/dipartimenti del settore forestale francese.
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progetti
Foto: ©Benoit Wehrlé
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Ubicazione: Marsiglia (F) Progetto: A+ Architecture, Montpellier (F) Strutture in legno: Arbonis – Vinci, Péguilhan (F) Appaltatore generale: Travaux du Midi – Vinci, Marsiglia (F) Fina lavori: 2017 Superficie edificio: 4.352 m2 Superficie lotto: 12.000 m2
Una maschera di ferro A Marsiglia lo studio A+ Architecture ha progettato uno degli edifici in legno più alti della Francia. La residenza Lucien Cornil ospita ben 200 camere per studenti, realizzate all’interno dell’ampia cittadella universitaria Cité U, e porta il nome del medico e docente che nel capoluogo francese insegnò fino alla metà del secolo scorso. A causa dello spazio esiguo del lotto, già occupato da altri fabbricati, la scelta di costruire in legno è stata quasi scontata per lo studio di Montpellier che aveva già progettato in passato diverse strutture con questo materiale (NdR legnoarchitettura 15/2014 – Teatro Jean Claude Carrière), il quale per loro era stato sinonimo di velocità di realizzazione, di programmi ottimizzati di cantiere, di comfort, di buone prestazioni energetiche e di bilanci al carbonio esemplari. Queste peculiarità hanno convinto il committente (CROUS, Centro regionale delle opere universitarie e scolastiche) a intraprendere una strada mai percorsa prima: costruire uno studentato in legno. Il complesso si compone di tre ali che formano una C aperta verso un giardino recintato interno che diventa sala riunioni nelle belle stagioni e a cui fa da sfondo un maestoso pino marittimo preesistente. L’ampio volume si compone di 8 piani, che accolgono alla quota zero gli ambienti comuni dalle generose altezze e superiormente le camere degli studenti disposte lungo un corridoio centrale. Con l’arretramento del volume dal fronte strada a partire dal quinto livello questo passaggio diventa una galleria aperta sui due lati, verso il centro abitato e la cittadella. All’interno il legno è presente ovunque; oltre all’ossatura realizzata in X-lam, caratterizza i soffitti e le pareti delle camere, i corridoi e le stanze comuni; solo dove l’invecchiamento sarebbe stato troppo evidente, sono state scelte finiture più resistenti all’usura. Gli unici elementi in c.a. sono i due corpi scala e i due vani ascensore. Il rivestimento esterno invece è tutt’altro. La struttura, infatti, è mascherata da una cortina di pannelli metallici che, mescolando elementi curvilinei bianchi e lunghe doghe dalle nuances calde – dal giallo all’arancione fino al marrone a richiamare il legno –, protegge l’involucro sottostante. Quando gli interni si illuminano, la luce filtra tra i componenti verticali e dai piccoli fori delle lastre ondulate, trasformando il residence in un faro luminoso nella notte di Marsiglia.
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pianta piano terra
pianta piano primo
pianta piano quinto
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progetti
assonometria generale
sezioni trasversali
fronte nord
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Foto: ©Benoit Wehrlé
Foto: ©Benoit Wehrlé
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progetti
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Solaio interpiano, dall’estradosso: - piastrelle e colla (2 cm) - sottostruttura metallica (2 cm) - massetto flottante in cemento (8 cm) - isolante acustico (3 cm) - granulato (6 cm) - pannello CLT (12 cm)
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Parete esterna, dall’estero: - lastra ondulata perforata (3 cm) - sottostruttura metallica (2 cm) - griglia metallica (4 cm) - sottostruttura metallica (3 cm) - listelli verticali in legno e telo impermeabile (2 cm) - struttura a telaio in legno e isolamento interposto (12 cm) - pannello in OSB (1 cm) e finitura
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Il CROUS – Centre Régional des Œuvres Universitaires et Scolaires, Centro regionale per le opere universitarie e scolastiche – è un’istituzione pubblica autonoma che opera sotto la supervisione del Ministero dell’educazione nazionale, dell’istruzione superiore e della ricerca. C’è un CROUS in ogni università. La sua missione è la gestione dei servizi che migliorano le condizioni di vita degli studenti: per questo amministra borse di studio e aiuti finanziari, residenze e ristoranti universitari, consente di incontrare assistenti sociali, propone attività culturali e offerte di lavoro.
assonometria del modulo
_struttura________ La residenza universitaria Lucien Cornil si innalza per 22 m con una struttura portante di telai di lamellare di abete rosso e di pannelli CLT, Cross Laminated Timber, prefabbricati e già completi di finestre con telaio e tapparelle in PVC bianco. Solo i vani scale e quelli degli ascensori sono stati realizzati in c.a. Ogni camera è stata pensata come un modulo ripetibile ed è costituita da pannelli di CLT su tre lati; il quarto lato, quello rivolto o verso il giardino o verso la strada, si compone di pannelli costruiti in fabbrica a telaio di 3x9 m, che chiudono quindi più piani dell’involucro simultaneamente. Per realizzare la struttura, isolata con lana di vetro (120 mm tra i montanti delle facciate e 50 mm sul CLT), sono stati usati 33 m3 di legno lamellare e sono 6.600 i m2 di pareti e solai in pannelli massicci. La scelta della prefabbricazione dell’edificio è stata dettata da un duplice motivo, ovvero rispettare i tempi di assemblaggio previsti, e quindi di cantiere, e osservare i vincoli dell’area che non permettevano l’immagazzinamento dei materiali prima della posa; tale soluzione ha inoltre limitato i problemi che un cantiere può causare in un ambiente cittadino fittamente urbanizzato. Gli 8 piani dello studentato sono stati completati in 12 settimane.
_3 L’area studio di una delle camere con pareti e soffitti in legno a vista. _4 Le stanze riservate agli studenti comprendono anche un piccolo angolo cottura e un bagno personale.
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Foto: ©Benoit Wehrlé
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Foto: ©Benoit Wehrlé
_5 _6 L’ingresso alla residenza universitaria dal giardino. In questo ampio vestibolo la struttura portante in legno è lasciata a vista in alcune parti, mentre gli elementi più soggetti a usura – dove sono posizionate le cassette delle lettere e l’accesso all’ascensore – presentano finiture altamente durevoli.
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6
progetti
Completamento della struttura delle camere con i moduli di facciata prefabbricati i quali integrano anche le finestre, il telo di tenuta all’aria e all’acqua e i listelli su cui verrà installato il rivestimento metallico.
Immagine aerea del cantiere dove si notano i due corpi scala-vani ascensore realizzati in c.a. e i vari componenti in X-lam che costituiscono i singoli moduli delle camere.
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Progettisti Associati
Villa Capucchiera
Modena
Foto: Giacomo Maestri
Foto: Giacomo Maestri
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_1 Verso il giardino la villa presenta due livelli di cui quello superiore accoglie una zona living e il reparto notte; il piano sottostante è completamente dedicato al riposo e al relax dei committenti. _2 Giochi di volumi, piani sporgenti, tagli nelle superfici, differenti rivestimenti e aperture opportunamente ombreggiate da schermature in legno animano la facciata.
Foto: Giacomo Maestri
_3 Gres porcellanato ceramico a basso spessore caratterizza la parete est, armonizzandosi sapientemente con i colori degli altri materiali che definiscono l’immagine esterna dell’abitazione.
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progetti
Foto: Giacomo Maestri
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Ubicazione: provincia di Modena Progetto: arch. Gaetano Marzani Progettisti Associati, Sassuolo (MO) Team di progetto: arch.tti Domenico Biondi, Gaetano Marzani, Paolo Vandelli, Vincenzo Vandelli Consulente CasaClima: geom. Alberto Costi - ITER Progetti, Sassuolo (MO) Appaltatore: evologica, Conegliano (TV) Fine lavori: 2016 Superficie utile: 213 m2 Superficie verde: 4.200 m2
Una trasformazione radicale Immersa in un’ampia area verde sulle prime colline della provincia di Modena, sorge una villa risultato della radicale trasformazione di un edificio residenziale unifamiliare costruito nei primi anni ‘80. A tutti gli effetti si tratta di una necessaria ricostruzione ex novo del fabbricato preesistente visto che le richieste di efficientamento energetico, comfort e funzionalità del committente non ne consentivano l’adeguata trasformazione. Nonostante le prescrizioni urbanistiche che hanno imposto al progetto vincoli importanti in ordine alla conservazione della sagoma e del volume esistenti, gli architetti hanno ideato una nuova e più funzionale distribuzione interna degli ambienti, rispondendo alle esigenze dei proprietari, e hanno donato un’immagine contemporanea sia ai fronti esterni che alle finiture d’insieme; grazie inoltre all’attenta e studiata integrazione tra dettagli architettonici, involucro e impianti, si è raggiunta l’efficienza energetica desiderata. Dal viale di accesso principale la copertura incisiva e lineare sembra proteggere un volume a un solo piano, inserendolo con armonia e discretamente nel paesaggio circostante, mentre in realtà dà riparo a un edificio su due piani intersecati nel declivio collinare; l’abitazione mantiene tuttavia il livello dell’ingresso e quello del giardino, legato alle zone giorno, alla stessa quota e quindi privi di barriere architettoniche. Le ampie vetrate a est e a sud sono state dimensionate per ottenere apporti solari gratuiti e creare un collegamento visuale tra le zone soggiorno-pranzo e il contesto naturale circostante. L’affaccio a est, dove si trova l’ingresso principale, vede un’ampia parete ventilata rifinita in gres porcellanato ceramico di basso spessore e una ricercata scala con gradini in massello di pietra piasentina. A nord e a sud brise-soleil in legno di teak rivestono parzialmente i prospetti. Allo scopo di riparare la facciata dalle intemperie e a supporto degli elementi ombreggianti verso sud, un pergolato in acciaio e vetro corona parzialmente il bordo perimetrale del fabbricato, realizzato in pannelli X-lam nel piano più elevato e in cls in quello sottostante.
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bocc 100x a di 40
lupo
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planimetria dell’area
pianta piano terra
Foto: Giacomo Maestri
Dal viale di accesso si intravedono solo i due affacci alti un piano e con una pensilina di protezione.
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Foto: Giacomo Maestri
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_4 L’ampia vetrata del soggiorno accoglie gli ospiti che entrano nella casa dall’ingresso posto lateralmente. _5 L’affaccio principale si presenta a un solo piano parzialmente rivestito in legno, quasi anticipando la struttura principale di cui si compone.
Foto: Giacomo Maestri
Grazie alla cura progettuale e costruttiva, la casa è stata certificata in classe A con prestazioni energetiche nZEB.
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_trasmittanza media elementi costruttivi________ involucro, U = 0,21 W/m2K serramenti, Uw = 0,81 W/m2K; trasmittanza vetro, Ug 0,6 W/m2K, trasmittanza telaio, Uf 1,08/1,17 W/m2K
_prestazioni energetiche________ efficienza involucro, 13 kWh/m2 anno – CasaClima A efficienza complessiva, 12 kg CO2/m2 anno emissioni di CO2, 12 kg/m2 anno
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_struttura e tecnologie________
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Il piano terra è stato realizzato in calcestruzzo armato sopra cui si innalza la struttura di pannelli portanti in X-lam. La casa è isolata con un sistema a cappotto in EPS per la parte in cls e in lana di roccia per il volume in legno; la copertura, costruita in travi e tavolato, è coibentata con pannelli in fibra di legno. I serramenti hanno telai in legno e vetrate a triplo vetro il cui ombreggiamento è assicurato da brise-soleil e da tende esterne. Il riscaldamento e il raffrescamento dell’edificio sono demandati a un impianto con pompa di calore e sonde geotermiche con terminali di impianti a soffitto e regolazione in ogni ambiente. Il ricambio e la deumidificazione dell’aria sono gestiti da un sistema di ventilazione meccanica controllata con recuperatore di calore ad alta efficienza. Il fotovoltaico e le sonde geotermiche forniscono una quota importante di energia rinnovabile.
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La scala esterna, con gradini in massello di pietra piasentina, collega i due livelli del giardino.
pergolato in acciaio e vetro copertina in acciaio isolamento in lana di roccia ventilazione rivestimento ceramico a basso spessore cassonetto tenda + tenda a rullo vetrata bancale in pietra gradini in massello di pietra muratura di sostegno canale in acciaio inox
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Foto: Giacomo Maestri
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9 Parete esterna verso scala, dall’esterno: - rivestimento ceramico a basso spessore - lastra porta rivestimento - intercapedine d’aria - isolamento in EPS - struttura in c.a. - isolamento in fibra di legno - doppia lastra in fibrogesso
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10
progetti
Copertura (A), dall’esterno: - manto sintetico in poliolefine (0,18 cm) - tavolato in lastre di OSB/3 (2,2 cm) - isolamento in fibra di legno (20 cm) - barriera vapore - tavolato portante in doppio strato di lastre di OSB/3 (4,4 cm) - controsoffitto appeso
Solaio a sbalzo (C), dall’estradosso: - pavimento in legno (1,5 cm) - massetto sabbia cemento (5 cm) - isolamento acustico anticalpestio (0,8 cm) - sottofondo in cls alleggerito con polistirolo (22 cm) - solaio in cls (5 cm) - isolante EPS (14 cm) - rasatura cappotto (0,7 cm)
Parete esterna X-lam (B), dall’interno: - doppia lastra gessofibra (2,25 cm) - isolante fibra di legno (4 cm) - aria ferma (1 cm) - parete in X-lam (10 cm) - isolante lana di roccia (20 cm) - rasatura cappotto (0,7 cm)
Solaio contro terra (D), dall’estradosso: - pavimento in ceramica (0,5 cm) - massetto sabbia cemento (5 cm) - isolamento acustico anticalpestio (0,8 cm) - sottofondo in cls alleggerito con polistirolo (500 kg/m3, 34 cm) - platea di fondazione in cls (30 cm) - soletta in cls (6 cm) - impermeabilizzazione in PVC (0,2 cm) - isolamento (10 cm) - soletta in cls (6 cm)
A
B
C
D
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_6 Dal salotto più interno del piano superiore si scorge il giardino esterno.
Foto: Giacomo Maestri
Foto: Giacomo Maestri
_7 La zona living principale è collocata all’ingresso dell’abitazione e vede da un lato il soggiorno e dall’altra il salotto. L’intero spazio si apre all’esterno grazie alle grandi finestre su tre lati.
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progetti
A sinistra, coibentazione delle fondazioni. A destra, solaio in laterocemento tra i due livelli della casa.
A sinistra, posa dei pannelli in X-lam sul cordolo cementizio impermeabilizzato. A destra, vano scale ed elementi in X-lam definiscono gli spazi interni.
A sinistra, la struttura in elevazione è realizzata in pannelli incrociati, mentre la copertura in travi lamellari. A destra, isolamento del tetto con doppio strato incrociato di pannelli di fibra di legno.
A sinistra, nastratura delle giunzioni tra gli elementi costituenti la struttura al fine di garantire la tenuta all’aria dell’involucro. A destra, lo scambiatore di calore installato all’intradosso del solaio.
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Foto: Meng Zhou
3andwich Design / He Wei Studio
Shangping Village Regeneration Shangping, Fujian (PRC)
Foto: Jin Weiqi
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_1 Il nuovo edificio in legno del Clouds Cafè, alle porte di Shangping, chiude una fila di edifici preesistenti, tra cui il tempio di Shezumiao (a sinistra nella foto). _2 L’area più a nord tra quelle oggetto di riqualificazione si trova nella zona della Tai Fu Tai Mansion e propone oggi una serie di edifici per l’ospitalità. _3 I due ‘granai’ nei pressi della Scuola di Yang sono diventati una libreria/biblioteca dall’insolita spazialità interna.
Foto: Meng Zhou
L’impiego di legno di abete di provenienza locale, dal colore chiaro, segnala tutti i nuovi interventi, valorizzando al contempo un metodo di costruzione tradizionale a telaio.
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Foto: Meng Zhou
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Ubicazione: Xiyuan Town, Jianning County, Sanming City, Provincia del Fujian (PRC) Progetto: Design Company: 3andwich Design / He Wei Studio, Pechino (PRC) Team di progetto: DZhao Zhuoran, Li Qiang, Chen Long, Chen Huangjie, Wang Lingzhe, Zhao Tong, Ye Yuxin, Song Ke Lavori: 2016-2017 Superficie di costruzione: 2.700 m2
Rivoluzione (agri)culturale Considerato come uno dei “villaggi storici e culturali” del Fujian, provincia cinese situata a sud-est lungo la costa, la località di Shangping è sopravvissuta grazie alla sua tradizione agricola e alla radicatissima cultura Hakka, patrimonio della popolazione di etnia Han che qui vive da lungo tempo. La rinascita di Shangping si inserisce in realtà in un filone di rinnovamento ben più ampio che riguarda diversi villaggi e zone rurali del vastissimo territorio cinese, accomunati dalla riscoperta della campagna dopo decenni di urbanesimo, un trend peraltro non ancora arrestatosi. Negli ultimi anni si è assistito infatti a un cambiamento di tendenza che spinge dallo sviluppo urbano alla ricostruzione rurale, dalle nuove città alle campagne, una sorta di nuovo modo di promuovere stili di vita legati alla tradizione contadina, per fornire nuove idee all’élite culturale. Al di là delle considerazioni più o meno filosofiche – e politiche! –, oggi gli “intellettuali” vanno spontaneamente nelle campagne per imparare, dopo decenni di esaltazione della città, il ritorno alle radici, per ricevere nuova linfa creativa dalla riscoperta del vernacolo e dunque anche delle tecniche costruttive. Shangping è particolarmente interessante all’interno di questa corrente, anche dal punto di vista di sviluppo del tessuto urbano, poiché rappresenta un modello di feng shui rurale completo, essendo racchiuso tra due torrenti che gli corrono tutt’intorno e si uniscono nella zona d’ingresso. Il rinnovamento funzionale di antiche strutture, generalmente agricole, presenti all’interno del villaggio ha voluto stimolare un’economia locale turistica. Per entrare nel merito dell’aspetto architettonico del recupero, questo si è concentrato su tre zone monumentali presenti nel perimetro del paese, organizzando attorno a esse i principali interventi, perlopiù in legno, accomunandoli nella medesima filosofia progettuale ma declinandoli di volta in volta in base al luogo, alla funzione o alla sua origine. Il filo rosso è rappresentato dall’impiego di legno di provenienza locale, che indica tutti i nuovi interventi effettuati, in contrasto con il colore scuro (e scurito dal tempo) delle essenze utilizzate per tutti gli altri immobili. Le tecniche costruttive sono rigorosamente tradizionali, così come è locale la manodopera. A ottobre 2017 è stata completata l’area di Shuikou, all’ingresso del paese; due mesi dopo, a dicembre, l’area della Scuola di Yang e la zona attorno alla Tai Fu Tai Mansion hanno chiuso i lavori di rigenerazione.
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A destra, la planimetria del paese di Shangping con la collocazione delle 3 zone oggetto di rigenerazione. Il recupero dell’area di Shuikou, “il divario d’acqua”, all’ingresso del villaggio a sud, rappresenta uno dei “nodi” di Shangping, assieme all’area della Scuola di Yang e all’area della Tai Fu Tai Mansion, più a nord. Il team di progetto ha selezionato e trasformato un certo numero di strutture e infrastrutture agricole abbandonate presenti in quelle zone (come stalle, porcili, fienili, padiglioni per spremitura di bambù ecc.) dando vita a (nuove) attività potenziate, tramite l’integrazione degli edifici al servizio turistico e fornendo quindi una nuova piattaforma economica. Inoltre, lo stesso team ha progettato prodotti di design ‘culturale’, offrendo indicazioni e promozioni commerciali che potrebbero essere considerate come un servizio integrativo alla pianificazione.
Tai Fu Tai Mansion
Scuola di Yang
Shang-Ping è un toponimo piuttosto diffuso e significa semplicemente “sopra una zona pianeggiante”. In questo caso, la zona pianeggiante è proprio quella su cui è stato costruito il paese, che pure si trova in un’area montagnosa, con forti escursioni termiche tra il giorno e la notte.
Shuikou
_strutture________ Il sistema costruttivo a telaio in legno impiegato nei vari edifici oggetto di ristrutturazione a Shangping è il medesimo ovunque, con qualche modifica dovuta alle dimensioni dei singoli manufatti architettonici. Si tratta di varianti di uno stesso tipo di telaio diffuso in Cina in cui i montanti, ovvero gli elementi verticali portanti, hanno sezione circolare mentre le travi orizzontali possono avere sezione circolare o rettangolare, di diversa dimensione a seconda della loro collocazione nello schema statico. I vari elementi del telaio (pilastri, travi e arcarecci in legno) sono uniti tra loro mediante incastri di diverse tipologie e chiodi di legno, che hanno spesso la forma di veri e propri cunei, mai da elementi metallici. A seconda delle dimensioni dell’edificio, le fondazioni su cui poggiano i pilastri portanti sono in pietra o in mattoni mentre i muri divisori hanno solo la funzione di tamponature e, così come le aperture, possono essere rimossi o cambiati con facilità. Il legno impiegato, di provenienza locale, è stato lavorato direttamente da manodopera del villaggio o comunque delle vicinanze, coinvolgendo in tal modo la cittadinanza nel processo di costruzione e rendendola parte attiva del rinnovamento.
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progetti
_Shuikou________ Nell’immagine sottostante, catturata da nord, il ponte coperto/padiglione si erge su un terrapieno che funge anche da diga tra i due laghetti. Sulla destra, le altre strutture recuperate della zona, tra cui spicca l’illuminato Clouds Cafè. Il progetto illuminotecnico del ponte-padiglione rafforza ulteriormente la sua funzione putativa di spirito simbolico del villaggio: di notte, gli abitanti di ritorno alle loro case possono vederne le luci anche da lontano.
Foto: Jin Weiqi
L’area di Shuikou rappresenta l’ingresso del e al villaggio nonché il luogo deputato alle attività di culto degli antenati e delle divinità, come testimoniano fortemente la presenza del santuario di Shezumiao e del Tempio Ancestrale dello Yang. A parte questi due luoghi, divisi da un laghetto con fiori di loto e dalla strada che conduce al villaggio, gli altri edifici non erano in condizioni ideali, motivo per cui il nuovo padiglione-ponte coperto e un ex magazzino abbattuto ora sostituito da un caffè sono stati ricostruiti mentre il piccolo edificio per l’essiccazione del tabacco è stato ristrutturato, preservandone i muri di mattoni e la finitura in adobe degli esterni. Il ponte coperto, che funge anche da padiglione d’entrata al villaggio e sostituisce quello degli anni ‘80 in pietra, non solo conserva uno degli schemi tradizionali del feng shui, bloccando la vista e lo scorrere dell’acqua (quest’ultima con il significato di “soldi”), ma garantisce anche una buona visuale alle persone che siedono al suo interno permettendo loro di godere del panorama circostante. I pilastri portanti posano direttamente su basamenti in pietra sagomati. I progettisti hanno modificato le due pareti lunghe creando un effetto di semi-permeabilità mediante l’uso di una griglia verticale di listelli in legno montati direttamente sulla base della struttura a telaio; in esse si aprono due finestre orizzontali, lunghe quanto il padiglione stesso. Nella struttura e nelle dimensioni dell’edificio è possibile riscontrare certi canoni costruttivi dell’architettura tradizionale cinese; un tentativo, da parte dei progettisti, di stabilire un’eredità attraverso il rispetto dello schema originale, consentendo così alla gente del posto di accettare il nuovo edificio nel quale sono conservate le statue di culto dei locali. La piccola costruzione dalle aperture colorate, realizzata su un vecchio deposito con la forma di pergola dalla classica struttura a telaio, porta il poetico nome di Clouds Cafè e accoglie chi si appresta a salire la strada secondaria che porta al villaggio. L’edificio, sollevato da terra per questioni di risalita dell’umidità, presenta la stessa ossatura a telaio del ponte-padiglione. Le aperture della facciata hanno chiusure in legno, con il lato esterno dipinto a colori mentre quello interno è neutro; un asse verticale centrale fa da perno e le rende apribili.
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Planimetria di Shuikou, zona di ingresso al paese 1 ponte coperto-padiglione 2 casetta per l’essiccazione del tabacco (ora installazione artistica) 3 Clouds Cafè 4 tempio di Shezumiao 5 stagno di fiori di loto 6 tempio ancestrale di Yang 7 strada che porta al villaggio di Shangping
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_4 Il Clouds Cafè visto da est.
Foto: Jin Weiqi
_5 Anche gli interni del Clouds Cafè sono stati gestiti impiegando il legno.
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Foto: Jin Weiqi
pianta della casetta per l’essiccazione del tabacco (sinistra) e del Clouds Cafè (destra)
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progetti
_6 Il ponte coperto che si erge tra i due laghetti è luogo scelto e adibito a ricordo degli antenati.
Foto: Jin Weiqi
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Foto: Jin Weiqi
_7 Il ponte coperto visto da est.
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L’immagine piÚ a sinistra ritrae la segheria in cui sono stati preparati i pilastri delle varie strutture. Le altre immagini illustrano la cerimonia di innalzamento delle travi del ponte coperto, le cui scritte rappresentano preghiere di buon auspicio per il completamento dell’opera.
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_8 Una vista della zona attorno alla Scuola di Yang (la cui entrata è visibile sulla destra nella foto) dalla piazza a est, antistante la scuola stessa. L’edificio in primo piano rientra anch’esso nella riqualificazione e ospita un negozio. _9 I due edifici della libreria costituiti dal granaio Jing-Ya (Calma) e dal granaio GuangYue (Vita).
La Scuola Yang e gli edifici vicini – oggetto della ristrutturazione – si trovano all’inizio della zona urbanizzata del paese, una posizione geografica importante poiché proprio all’incrocio dei due corsi d’acqua e affiancati dalle due vie principali, che abbracciano il villaggio. Gli interventi chiave hanno riguardato la trasformazione di due vecchie stalle con granaio soprastante in una libreria/biblioteca/sala lettura, che ha portato a un ragionamento sugli spazi a dire il vero inaspettato, e alla costruzione di un piccolo padiglione con funzioni commerciali. Dall’esterno, i due volumi che costituiscono la libreria appaiono piuttosto simili, poiché entrambi presentano una parte basamentale originale in pietra – che ospitava un tempo gli animali – sulla quale si elevano le strutture in legno, staccate dai muri a creare una lama di luce, a sostituzione della parte alta delle stalle. I due edifici, volumetricamente e staticamente indipendenti, vengono identificati ognuno con un proprio nome dal significato ben preciso: il “granaio” Jing-Ya (“Il lettore può leggere da solo, in silenzio e pacificamente”) più a ovest, che ospita la singolare sala di lettura su due piani, e il “granaio” Guang-Yue (“Possiamo sederci in tondo, parlare e condividere”) a est, più grande, che accoglie invece il negozio vero e proprio. Di entrambi i manufatti architettonici sono state mantenute le murature perimetrali in pietra e le partizioni interne (nella sala di lettura Jing-Ya) mentre il resto della struttura è stata realizzata in legno. L’accesso al piano superiore del granaio Jing-Ya, deputato al ritiro e alla concentrazione necessari per la lettura, e che si sviluppa per tutta la metà della pianta nel senso della lunghezza, avviene tramite scale a pioli dall’esterno. Una serie di pannellature traslucide in policarbonato crea la necessaria separazione fisica sullo spazio a doppia altezza dell’altra metà della pianta, permettendo al contempo alla luce di penetrare senza disturbare la lettura e/o la meditazione. L’obbligato impiego delle scale a pioli e il soffitto basso dell’ambiente sottostante, intralciando movimenti veloci e scorrevoli, hanno lo scopo di riportare a un ritmo di vita lento, adeguato ai piccoli spazi. Le parti superiori in legno non hanno serramenti ma pannelli in legno (scorrevoli nella sala di lettura) che possono essere aperti o chiusi a seconda delle esigenze. Sfruttando dunque le caratteristiche degli spazi originali – differenze volumetriche e “difetti” – il team ha definito la nuova struttura come una combinazione di Live and Calm, “Calma e Vita”. Se la sala di lettura rappresenta la “calma” (Calm), l’aspetto “vivo” (Live) trova la sua concretizzazione nel granaio Guang-Yue, ovvero la parte di negozio nella quale sono esposti i libri in vendita e alcuni dei prodotti di design pensati dagli stessi progettisti per supportare l’economia del paese. Qui la parete che guarda a sud verso il ruscello
Foto: Meng Zhou
L’accesso al piano superiore del granaio Jing-Ya, ovvero ‘Calma’, una caratteristica che si riferisce alla lettura e alla meditazione, avviene prevalentemente dall’esterno attraverso scale a pioli.
_la Scuola di Yang________
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Foto: Meng Zhou
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Planimetria della zona attorno alla Scuola di Yang: 1 granaio Jing-Ya 2 granaio Guang-Yue 3 Scuola di Yang 4 negozio spostabile 5 piazza sul Ruscello Est 6 padiglione Wang Xi
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presenta, nella parte alta, una serie di aperture mobili. Una scelta progettuale che instaura una particolare relazione tra dentro e fuori per cui, quando le persone sono all’interno della libreria, il ruscello rimane invisibile e di esso si ode solo il suono. Per chi, invece, vuol vedere l’acqua che scorre, basta salire sulla piattaforma Reading Bar appositamente creata, che funge anche da scaffalatura nella parte bassa, e da lì godersi la vista sul paesaggio. Una superficie trasparente a tutta altezza caratterizza la parte opposta dell’edificio, a nord verso la Scuola di Yang, con cui genera una nuova relazione. Una serie di listelli verticali in legno costituisce la parete, alla quale sono applicati dei pannelli trasparenti in policarbonato, per permettere la massima penetrazione della luce naturale a fronte di una seppur minima protezione dagli eventi atmosferici.
Un’architettura vernacolare che esalta contemporaneamente la semplicità e la forza delle strutture da una parte e la tradizione architettonicoestetica dall’altra.
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pianta sottocopertura del granaio Jing-Ya (a sinistra) e del granaio Guang-Yue (a destra)
Alcune immagini della costruzione del granaiolibreria Guang-Yue. L’immagine accanto evidenzia la struttura portante in legno. Anche in questo caso, la struttura in legno è semplicemente appoggiata sul supporto in pietra.
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Foto: Meng Zhou
Foto: Meng Zhou
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Il granaio Guang-Yue. _10 Il desk informazioni all’interno della libreria ricavata dal granaio Guang-Yue, nella parte est dell’edificio.
Foto: Meng Zhou
_11 Un dettaglio della parete a nord, permeabile alla luce, verso la Scuola di Yang.
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_12 L’interno della libreria Guang-Yue. La foto guarda verso il passaggio che collega questo edificio a quello del granaio Jing-Ye.
Foto: Meng Zhou
_13 Il piccolo soppalco all’interno della libreria, sulla parte rivolta a sud, diventa un Reading Bar verso il Ruscello Est.
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Il granaio Jing-Ya. _14_15 Le due immagini riprendono lo spazio a doppia altezza della ‘sala di lettura e meditazione’ della libreria, ricavata nel granaio Jing-Ya. _16 Il piano superiore del granaio Jing-Ya è adibito esclusivamente alla lettura e alla meditazione. La parete interna, che separa lo spazio dalla doppia altezza, è in plexiglas, per ottimizzare la penetrazione di luce naturale.
Foto: Meng Zhou
Sembra che il design stia cercando qui di offrire alle persone un’esperienza quasi monacale, attraverso la cauta sperimentazione dello spazio, grazie anche a piccoli escamotage come l’obbligato impiego della scala a pioli o l’altezza limitata delle sale di lettura.
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Foto: Meng Zhou
Foto: Meng Zhou
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sezione longitudinale del granaio Jing-Ya verso ovest
sezione trasversale del granaio Jing-Ya verso nord
Dei due edifici, uno (Jing-Ya) è adibito a sala lettura articolata su due livelli in modo da valorizzare gli spazi di dimensioni minime mentre l’altro (Guang-Yue) rimane un ‘open space’ nel quale trovano posto l’attività commerciale vera e propria della libreria con un piccolo soppalco che, scaffalatura per i libri nella parte bassa, diventa belvedere e Reading Bar verso l’esterno. Una commistione tra struttura, finitura e arredamento degli interni. ‘Calma’, detta anche ‘JingYa’, si riferisce alla lettura e alla meditazione. Il team di progetto ha voluto conservare l’identità di questo spazio, connesso ma separato verticalmente, rileggendolo in chiave più moderna. Il livello inferiore, racchiuso entro muri di pietra, era lo spazio abitativo buio e stretto per la mucca, mentre il livello superiore in legno era usato per stoccare il foraggio.
sezione longitudinale del granaio Guang-Yue verso nord
sezione trasversale del granaio Guang-Yue verso ovest
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Planimetria della zona attorno alla Tai Fu Tai Mansion: 1 Tai Fu Tai Mansion 2 Lotus Chamber 3 padiglione 4 padiglione adibito alla spremitura del bambĂš 5 Pigsty Bistro 6 Ristorante Orchard (in muratura)
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Foto: Meng Zhou
Sotto, i due padiglioni recuperati, uno dei quali ospita la zona dedicata alla spremitura del bambĂš. Sullo sfondo si intravede la struttura del Pigsty Bistro, ex porcile, oggi locale ricettivo.
_Tai Fu Tai Mansion________ Il terzo intervento coinvolto nella rigenerazione di Shangping è ancora più a nord, sul Ruscello Est, nella zona in cui si trovava una grande dimora chiamata “Tai Fu Tai Mansion” costruita durante la Dinastia Qing da un ufficiale del governo dopo il pensionamento. La torre che indicava il cancello d’entrata al palazzo è ancora ben conservata ma l’edificio principale in legno è andato distrutto da un incendio molti anni fa. Gli elementi architettonico-culturali originali e del paesaggio – come lo stagno, gli antichi pozzi, il piccolo padiglione adibito alla spremitura dei germogli di bambù, la porta e le antiche rovine del palco/terrazza che si affaccia sullo specchio d’acqua – sono stati tutti rinnovati dai progettisti in chiave contemporanea. Alcune strutture inutilizzate, come il vecchio porcile e un deposito, si sono trasformate in nuove attività economiche con conseguente rinascita del villaggio, recuperando il culto del maiale come segno di prosperità familiare. La speciale posizione e il significato culturale della Tai Fu Tai Mansion ne facevano anche prima dell’intervento una potenziale grande attrazione per i turisti a cui mancavano però aree pubbliche complementari, come ristoranti e centro visitatori. Il team di progettazione ha dunque ripensato gli ambienti inutilizzati inserendo queste nuove funzionalità e tramutando gli spazi di produzione in spazi culturali/commerciali. Il Pigsty Bistro, da porcile abbandonato a bar, è uno degli edifici che ha riproposto, come accaduto già per i due “granai” della Scuola di Yang, i materiali originari: pietra e legno. La pianta si suddivide in quattro quadrati, originariamente destinati ai maiali, ognuno dei quali è oggi occupato da tavoli e sedie o, all’uso orientale, da un basso tavolo Kang attorniato da cuscini sui quali sedersi. Anche qui i progettisti sono andati oltre il semplice ripristino del vernacolo, inserendo elementi di design che impiegano materiali invero molto semplici e comuni. Il percorso interno, per esempio, è fatto da tondini d’acciaio per cemento armato, accostati a formare una sorta di griglia nella quale sono state inserite luci a LED che, cambiando colore, modificano di conseguenza anche l’atmosfera del locale. Le pareti del locale sono molto permeabili alla vista e alla luce poiché vetrate ma al contempo schermate da una serie di listellature verticali distanziate tra di loro, così che, soprattutto di notte, il locale risulta sempre molto evidente. Oltre al Pigsty Bistro, altri 2 edifici sono stati realizzati in legno. La Lotus Chamber, il piccolo edificio più vicino allo stagno, è ora una casa da tè trasformata a partire da un vecchio deposito. Come per gli altri casi, il progetto ha mantenuto il vecchio muro di pietra basamentale e ha solo fissato la struttura in legno totalmente riciclabile al livello superiore. Sullo spiazzo a nord del Bistro, invece, le semplici costruzioni per la spremitura dei germogli di bambù sono state mantenute e recuperate per diventare una grande installazione, una delle quali utilizzata ancora oggi allo scopo, benché solo in occasioni particolari come l’annuale festa di Qingming, il Giorno degli Antenati, all’inizio di aprile.
Foto: Meng Zhou
La Lotus Chamber, ex deposito, è ora sala da tè e si affaccia, con la sua terrazza, direttamente su uno specchio d’acqua.
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A destra, una fase di costruzione del Pigsty Bistro e, al centro, il recupero dei due piccoli padiglioni.
Il recupero della tradizione locale descritto in queste pagine appare ben diverso da quello tipicamente occidentale, per cui tutto ciò che è antico – o considerato tale, compresi i materiali – è degno di conservazione. A Shangping, invece, la rigenerazione ha riguardato solo in parte l’aspetto meramente materiale degli edifici concentrandosi invece sulla “cultura” e sulla “tradizione” di cui essi si fanno portavoce. D’altra parte, architetture in legno anche molto importanti, già nei secoli addietro, non venivano realizzate per durare, giacché le parti deteriorate potevano essere sostituite, ma affinché fossero in armonia con la natura, nel senso più ampio del termine.
pianta del Pigsty Bistro
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Foto: Meng Zhou
L’interno del Pigsty Bistro nel quale si nota il percorso fatto di tondini per c.a., sotto i quali sono state inserite luci a LED (in questo caso rosse). Sia le strutture che gli arredi sono stati realizzati con la medesima essenza, legno di abete locale.
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Aslak Haanshuus Arkitekter
Cabin Sjusjøen Sjusjøen (N)
_1 L’esterno della Cabin è rivestito da doghe di legno orizzontali scure che contrastano con gli interni molto chiari. _2 La casa segue il pendio del lotto e si apre a nord solo con finestre allungate e con la nicchia che segna l’ingresso. _3 Verso sud una sequenza di finestre incornicia le viste sulla valle, dalla zona living fino alla camera padronale.
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Ubicazione: Sjusjøen (N) Progetto: Aslak Haanshuus Arkitekter AS, Røros – Oslo (N) Appaltatore: Sjusjøen Byggeservice AS, Mesnali (N) Lavori: 2017 Superficie utile: 133 m2
Fotografie: Courtesy of Aslak Haanshuus Arkitekter
L’architettura come riparo In una piccola cittadina della Norvegia, famosa per i suoi 350 km di piste di sci di fondo, l’architettura si riappropria di uno dei suoi ruoli fondamentali, fornire un riparo, e proprio per tale motivo questa piccola Cabin è stata progettata per proteggere i suoi proprietari dal clima della regione, notoriamente freddo e ventoso. L’architetto incaricato ha saputo concretizzare questo aspetto funzionale chiudendo quasi completamente la facciata a nord e aprendo invece il volume a sud con una serie di finestre continue che si accompagnano all’andamento planimetrico della casa fin dall’ingresso, incorniciando splendide viste sul paesaggio sottostante della valle di Gudbrandsdalen. L’impianto planimetrico dell’edificio segue la pendenza del terreno, collocandosi lungo l’asse est-ovest secondo un rigoroso schema geometrico costituito da 12 triangoli identici che si susseguono e che organizzano gli spazi interni. Su cinque livelli, collegati l’uno all’altro da qualche gradino, si distribuiscono la zona giorno a pianta aperta e posta in prossimità dell’entrata e le camere da letto, che si sviluppano invece verso sud; l’accesso alla zona notte avviene da un corridoio lungo il quale si dispongono ampie aperture vetrate a formare una terrazza coperta. Sul lato opposto e protesi a nord, la camera per gli ospiti e un piccolo magazzino danno vita a una dependance, leggermente separata dal volume principale, con l’obiettivo di plasmare una nicchia riparata che copre e protegge l’ingresso. I pannelli prefabbricati di legno massello lasciati a vista definiscono la disposizione angolare della pianta e la composizione nitida e dinamica degli spazi e amplificano la luce naturale enfatizzata a sua volta, per gran parte dell’anno, dal biancore della neve. All’esterno il volume è rivestito da lunghe doghe carbonizzate, la cui tonalità scura contrasta non solo con gli interni chiari, ma anche con il paesaggio innevato, facendo risaltare la Cabin nel bianco scenario invernale della Norvegia.
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pianta
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magazzino camera degli ospiti terrazza entrata magazzino/dispensa cucina
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soggiorno bagno camera da letto camera da letto camera da letto
_4 Anche gli interni si adattano al dislivello altimetrico del sito attraverso una serie di gradini che collegano la zona giorno alle camere da letto. La dependance, separata dal volume della casa ma unita a essa da una copertura unica, si trova nel punto piÚ alto del sito. _5 Le aperture vetrate a mezzogiorno formano una terrazza coperta che collega l’area living alle camere da letto che si allungano verso sud.
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Sopra, la pianta della casa si piega e si protende verso sud, seguendo il pendio, per far posto alla zona del riposo. Anche le finestre si adattano al dislivello del terreno. A destra, l’esploso assonometrico mette in evidenza l’impianto planimetrico della casa con i suoi due volumi e i cinque livelli separati da pochi gradini e raccolti sotto uno stesso tetto.
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Le immagini della pagina sintetizzano le fasi di montaggio della cabin. I pannelli massicci a strati incrociati, sagomati, sono posati su dormienti in larice, a loro volta fissati alle fondazioni isolate. La copertura è realizzata in travi di legno lamellare.
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architectus
Macquarie University Incubator Sydney (AU)
Foto: © Murray Fredericks
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Foto: © Brett Boardman
_2 L’accesso diretto al padiglione a nord avviene lateralmente grazie a una passerella che porta al corridoio di collegamento tra i due volumi. Nell’immagine si notino come alcune delle finestre superiori siano state aperte dal sistema automatico di controllo per favorire la ventilazione naturale e per ripristinare le condizioni ottimali di comfort interno.
Foto: © Brett Boardman
_1 La complessa struttura in legno è ben identificabile dalle facciate – la foto inquadra il prospetto nord. Si possono osservare le grandi luci della copertura e l’ampio aggetto sulle terrazze esterne, i pilastri a V e i massicci elementi di facciata. Alla base di alcuni di quest’ultimi si scorgono i pannelli apribili manualmente per la ventilazione passante.
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Ubicazione: Macquarie Park, Sydney (AU) Progetto: architectus, Sydney (AU) Strutture: TTW, Sydney (AU) Ingegnerizzazione progetto: Arup, Sydney (AU) Appaltatore: Lipman, Sydney (AU); Strongbuild Sydney, Sydney (AU) Fine lavori: 2017 Superficie: 953 m2
Spazio alle idee! L’ultima aggiunta al Macquarie Park Innovation District a Sydney è un edificio progettato per diventare un ecosistema a servizio dell’innovazione, dove spazi di co-working supportano la nascita di nuove idee, prodotti e soluzioni; un Incubatore riconosciuto e riconoscibile nel tempo e nello spazio che diventa manifesto dello spirito creativo e stimolante dell’ateneo australiano, committente dell’opera. Con il fine di dare forma ed espressione architettonica a tali obiettivi e, contemporaneamente, creare un fabbricato che potesse essere disassemblato e ricostruito in un altro luogo, il team di progettazione guidato dallo studio architectus ha analizzato molteplici geometrie per l’involucro e per la copertura che fossero adatte ad accogliere una diversità di micro ambienti flessibili in cui poter lavorare in squadra o da soli. Ma non solo; il complesso doveva al contempo essere prefabbricato, utilizzare il legno e presentare qualità innovative dal punto di vista strutturale. Compositivamente la scelta è ricaduta su due ampi padiglioni che, collegati da un grande corridoio, ospitano, oltre alle zone di lavoro, anche spazi didattici, aree per eventi e sale riunioni sotto un grande tetto piano. Per sostenere quest’ultimo è stato studiato un sistema portante che esplora un nuovo approccio alla progettazione, fabbricazione e installazione. Il soffitto a diaframma di X-lam, le travi di LVL e i pilastri in lamellare danno vita a un edificio visivamente dinamico, raggiungendo alte prestazioni nell’estensione strutturale e il totale riuso delle componenti lignee. Il tetto accoglie un grande campo fotovoltaico, che compensa il 60% del consumo energetico dell’Incubatore, e tutti gli impianti illuminanti a LED sono integrati all’interno delle travi, così da ottenere un’immagine pulita e un soffitto completamente libero. L’aggetto della copertura, gli elementi di facciata e le vetrate minimizzano gli apporti solari, mentre le rimanenti e minime richieste di riscaldamento e raffrescamento sono soddisfatte da convettori a pavimento che mantengono una temperatura media interna compresa tra 19 e 26 °C durante tutto l’anno.
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Foto: Š Brett Boardman
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1 rampa di ingresso 2 terrazzo esterno 3 rampa di ingresso laterale 4 area per il tempo libero 5 vano tecnico esterno chiuso 6 punto di ingresso 7 area tè e caffè 8 salette riunioni 9 armadio pulizie 10 servizi igienici senza barriere architettoniche 11 servizi igienici femminili 12 servizi igienici maschili 13 locale di servizio 14 spazio eventi 15 passerella / corridoio 16 spazio di presentazione dei progetti 17 spazi comuni per condividere esperienze e competenze 18 cucinino 19 spazi di collaborazione aperti 20 spazio parete attiva 21 sale riunioni
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_3 Nelle giornate senza sole e nelle ore più buie gli spazi di co-working sono illuminati artificialmente da strisce di LED inserite nella struttura, così da non interferire visualmente con la la travatura in legno.
Foto: © Brett Boardman
_4 La copertura, realizzata da un reticolo di elementi lamellari che formano cassettoni prefabbricati, copre l’open space interno il cui pavimento è in quadrotti di sughero rimovibili per eventuali manutenzioni e riparazioni degli impianti sottostanti o per modifiche tecniche dovute al mutare delle esigenze spaziali.
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Con l’obiettivo di produrre un’illuminazione diffusa e indiretta, i progettisti hanno integrato i corpi illuminanti all’interno delle travi in legno, favorendo un’immagine pulita e minimalista degli spazi e forgiando un soffitto libero da impianti evidenti. Nei due padiglioni è stato installato più di 1 km di strisce luminose a LED.
sezione nord-sud
sezione est-ovest
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_struttura________
In una prima fase si era previsto di costruire l’incubatore secondo il metodo “stick-built”, ovvero una realizzazione effettuata per la maggior parte sul sito, ma ciò avrebbe comportato l’assemblaggio di alcuni elementi che avrebbero rappresentato un problema a causa delle loro dimensioni e peso. Questo, e la richiesta della prefabbricazione specificata dalle direttive di progetto, ha portato il team a preferire una produzione off-site dei componenti e un successivo loro montaggio in cantiere.
41 pilastri a V in legno massiccio australiano supportano il grande tetto dei due padiglioni, la cui struttura primaria è connessa ai componenti verticali mediante piatti e lame in acciaio inseriti negli elementi in legno e con fissaggi in acciaio, a loro volta incastrati e nascosti nella suddetta travatura. L’involucro dei due fabbricati è composto da 72 pannelli prefabbricati in X-lam, tagliati con macchine a CNC per ottimizzare l’uso del materiale, la maggior parte dei quali di dimensioni uniche. La linea di facciata arretrata rispetto ai pilastri a V ha creato problemi relativi alle tolleranze di flessione e costruttive, determinate e concordate prima che la struttura fosse costruita in modo tale da consentire la realizzazione delle quote e la fabbricazione dei pannelli stessi. Gli ingegneri hanno sviluppato modelli dettagliati di flessione per le varie condizioni di supporto e hanno lavorato a stretto contatto con il costruttore e l’appaltatore per stabilire le tolleranze, rivelatesi adeguate e coerenti al momento dell’installazione dei componenti prefabbricati. La pelle dell’Incubatore è posata su un sistema strutturale a cassettoni – 52 per l’esattezza – collocato su pali di acciaio avvitati nel terreno come fondazioni; questo solaio contro terra presenta un pavimento galleggiante in sughero montato su piedini in acciaio regolabili, così da consentire il passaggio degli impianti e da garantire l’adattabilità alle esigenze spaziali future. I due fabbricati sono completati da una copertura lunga 20,3 m, larga 14,4 m e spessa 3,6 m, costituita da travi in lamellare snelle e affusolate, che abbracciano lo spazio sottostante e sporgono per ulteriori 3 m sul perimetro della terrazza, e
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Foto: © Brett Boardman
Premi - Australian Institute of Architects (NSW), William E. Kemp Award for Educational Architecture, 2018 - Australian Institute of Architects (NSW), Sustainable Architecture, Commendation, 2018 - The Chicago Athenaeum Museum of Architecture and Design: The International Architecture Award,2018 - Learning Environments Australasia, Excellence in Educational Facilities Awards, vincitore assoluto - Learning Environments Australasia, Excellence in Educational Facilities Awards: Category 2: Nuova costruzione / Nuova struttura singola sopra $ 8mln, 2018 - Good Design Awards®, Architectural Design, 2018 - INDE.Awards, The Learning Space Award, 2018 - PCA Innovation and Excellence Awards, Award for Project Innovation, Finalista, 2018 - Chicago Athenaeum, Green GOOD DESIGN™ Awards, Research and Technology, 2018 - Association of Consulting Structural Engineers NSW, Medium Building Projects Award, 2018 - Australian Timber Design Awards, Excellence in Timber Design – Innovative Structural Design, 2017
da soffitti a diaframma in CLT, componendo così i 22 cassettoni prefabbricati. Le travi a sbalzo a est e a ovest, poste ortogonalmente all’ossatura primaria e connesse a uno dei cassettoni, formavano un’unità troppo grande per essere trasportata su strada sino al cantiere e pertanto si è reso necessario suddividere l’elemento prefabbricato in due parti da porre in opera contemporaneamente, vista la posizione dei pilastri a V. Per sollevare e sostenere i cassettoni senza danneggiare gli elementi sottostanti, sono stati progettati e installati irrigidimenti temporanei, rimossi dopo la loro posa. Gli elementi di lamellare di 10 m provenienti dall’Austria hanno richiesto lo studio di connessioni particolari per comporre le travi di copertura di 20,3 m e 14,4 m. Come richiesto dal progetto, sono state nascoste tutte le giunzioni e i passaggi impiantistici, questi ultimi incassati e incastrati all’interno delle sezioni lignee; tale necessità ha reso necessaria un’ulteriore verifica delle unioni, vista la riduzione fisica degli elementi. Il legno ingegnerizzato proveniente dell’Europa – X-lam e lamellare di abete sono prodotti relativamente nuovi per l’Australia – e l’incompletezza degli standard australiani (AS1720), in particolare in termini di travi e di connessioni utilizzate in questo fabbricato, ha obbligato i progettisti a consultare e a fare riferimento ad altri codici di progettazione, come ad esempio l’Eurocodice 5, che ha colmato le lacune normative e facilitato il processo progettuale.
Sul fronte est dei due padiglioni si mostrano le sale riunioni di varie metrature che sono separate dal restante spazio dell’Incubatore tutto aperto mediante pareti in legno.
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1 208 pannelli solari fotovoltaici installati integrati nel tetto metallico 2 22 cassettoni per tetto in CLT (Cross Laminated Timber) e in lamellare, prefabbricati off site in laboratorio 3 cassettoni per tetto prefabbricati + travi in lamellare + soffitti a diaframma in CLT Luci e impianti preinstallati all’interno della struttura in legno 4 41 pilastri a V in legno duro australiano, connessi alla struttura primaria mediante piatti in acciaio inseriti negli elementi in legno e con fissaggi in acciaio, a loro volta incastrati e nascosti nei collegamenti degli elementi strutturali 5 pannelli di facciata con vetri prefabbricati costituiti da 72 singoli moduli di facciata, la maggior parte di dimensioni uniche 6 52 cassettoni prefabbricati strutturali per il pavimento del solaio controterra 7 sistema strutturale del pavimento a cassettoni installato su pali di acciaio avvitati nel terreno come sistema di fondazione; sopra il solaio strutturale il pavimento è composto da elementi in sughero uniti a un supporto a piedini di acciaio regolabili, cosÏ da consentire la posa delle reti degli impianti e da adattarsi alle esigenza degli spazi interni 8 sale riunioni 9 servizi igienici 10 preparazione del sito
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Foto: Š Brett Boardman
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_tempistiche e lavorazioni________ Il programma progettuale e costruttivo per questo progetto ha avuto tempi molto rapidi. Dall’aggiudicazione del contratto a dicembre 2016, i pali a vite delle fondazioni sono stati installati a fine marzo 2017, così come la posa del solaio contro terra a cassettoni è stata effettuata entro il 31 dello stesso mese, la progettazione e la fabbricazione degli elementi strutturali sono state completate a metà maggio 2017, a luglio l’edificio ha ottenuto il certificato di occupazione provvisoria e il 16 agosto l’Incubatore è stato interamente completato; oltre 180 grandi aziende internazionali e 200 piccole imprese hanno quindi preso possesso degli spazi. L’aspetto temporale più interessante è legato alla progettazione della struttura perché parzialmente acquistata in Austria. Nel primo mese gli ingegneri hanno lavorato in stretta collaborazione con gli architetti, con il costruttore dei componenti prefabbricati e con l’appaltatore per sviluppare gli elementi portanti in legno a un livello tale da poter ordinare il lamellare e l’X-lam al fornitore austriaco già a metà gennaio. In attesa delle parti prefabbricate dall’Europa, che sono state spedite via mare in container lunghi 12 metri, il processo di progettazione è stato dettagliato fissando altre configurazioni dell’Incubatore, quali la posizione dei pilastri a V in frassino di origine locale, i travetti del pavimento in LVL (Lumber Veneer Lumber) e i pannelli di facciata a telaio in legno Accoya ®, e definendo anche il coordinamento dei servizi, le connessioni e la sequenza di posa di tutte le parti. L’elaborazione preliminare e l’assemblaggio del grande pavimento e degli elementi a cassettoni della copertura sono stati prefabbricati dall’azienda costruttrice presso la propria sede di Sydney e poi trasportati sul sito del Macquarie Park. A causa delle dimensioni, i cassettoni del tetto sono stati movimentati di notte e immediatamente installati.
Per integrare il Macquarie University Incubator all’interno del parco, si sono minimizzati i lavori di scavo e l’abbattimento di alberi di alto valore paesaggistico. Il dover soddisfare l’esigenza estetica dell’assenza di grondaie ha portato allo sviluppo di un sistema di raccolta delle acque piovane, integrato nell’impianto idraulico dell’edificio, evitando fenomeni di run-off e riutilizzando al contempo le piogge.
L’arretramento della facciata e lo sporto di gronda assicurano illuminazione naturale, proteggendo l’involucro dal surriscaldamento a causa di un eccessivo apporto di calore attraverso le vetrate.
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_sostenibilità________ Molteplici sono gli aspetti di sostenibilità che caratterizzano l’incubatore. Le strategie progettuali hanno previsto generosi aggetti a sbalzo della copertura per mantenere l’edificio ombreggiato e fresco e la presenza in facciata di lunghe e basse vetrate poste in alto e di pannelli ciechi in basso per favorire un processo di ventilazione naturale; le finestre in alto si aprono automaticamente grazie a un sistema di controllo che monitora i carichi di calore e i livelli di CO2, i pannelli in basso consentono invece una gestione diretta del comfort termico e dell’afflusso di aria fresca. Riscaldamento e raffrescamento supplementari sono forniti da convettori a pavimento che mitigano i carichi di calore, entranti in modo parziale attraverso le vetrate, e che mantengono una temperatura media interna di 19-26 °C durante tutto l’anno. 208 sono i moduli fotovoltaici presenti sul tetto che compensano il 60% di energia elettrica utilizzata. La struttura della facciata e dei telai delle finestre, prevista in acciaio dal progetto iniziale, è stata sostituita da pannelli prefabbricati di legno di provenienza locale e da telai in Accoya® (legni morbidi provenienti da foreste controllate trattati mediante acetilazione per migliorarne la conservazione) in tutte le 118 aperture trasparenti. Con un concetto architettonico che richiedeva un edificio senza grondaie, i componenti in legno vicino alla linea del tetto sono stati attentamente dettagliati per assicurare la durata dell’involucro, sviluppando una soluzione per la copertura che devia l’acqua dai punti critici attorno al perimetro e la raccoglie dal tetto per irrigare il verde di pertinenza. La natura ricollocabile dell’edificio contribuisce infine alla sostenibilità e stabilisce un precedente per fabbricati simili che saranno costruiti in futuro.
Trattandosi di spazi completamente aperti, l’aspetto acustico dei due padiglioni è stato testato con estrema cura, utilizzando SoundLab, laboratorio sviluppato da Arup per controllare gli impatti sonori interni ed esterni di un progetto. In tal modo si è potuto “udire” le soluzioni progettuali e compararle con i luoghi esistenti e molto frequentati dell’Università, pratica che ha aiutato il team a prendere decisioni in modo rapido e che ha permesso di rispettare il rigoroso programma di costruzione.
Foto: © Brett Boardman
_6 Per una migliore qualità del suono i pannelli di facciata all’interno non sono pieni ma sagomati. Il reticolo della struttura del soffitto permette di individuare anche gli elementi modulari che la compongono.
Foto: © Brett Boardman
_5 Un nodo d’angolo della copertura dove convergono uno dei pilastri a V, le travi dell’ossatura primaria e gli elementi dello sporto ortogonali a essa. Come è ben evidente, anche all’esterno l’espressione architettonica dell’Incubatore rimane pulita e lineare, senza alcuna connessione metallica visibile.
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progetti
Foto: architectus Foto: © Phillip Tondl
Foto: architectus
Tre momenti della posa dei cassettoni prefabbricati del tetto. Il loro trasporto è stato effettuato di notte per non intralciare il normale traffico, a causa delle grandi dimensioni dei singoli componenti, e il loro montaggio è avvenuto in contemporanea per non danneggiare i pilastri a V, comunque assistiti da supporti poi rimossi.
Foto: architectus
Durante le ore diurne, il pacchetto è stato completato in attesa degli ultimi componenti.
Foto: architectus
Foto: architectus
A sinistra, nella sede di produzione si caricano due elementi prefabbricati. A destra, completato il tetto, iniziano le lavorazioni di chiusura degli edifici con l’installazione dei pannelli in X-lam.
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HOME* Home* è una casa e non solo. È una casa per l’uomo, che tiene conto dell’emergenza e restituisce forza e dignità all’abitare. È un intervento umanitario (Humanitarian), perché è compito dell’architetto risolvere il problema dell’abitare in qualunque contesto. È una casa ordinaria inserita in un’ambiente straordinario (unOrdinary), che offre di continuo nuove possibilità, tenendo sempre presente le dimensioni spazio e tempo. È una macchina per l’emergenza (Machine for Emergency) perché ideata in ogni suo dettaglio: ogni elemento risponde a diverse esigenze e a diversi scopi, tutto è pensato per essere efficace ed efficiente, dal metodo di progettazione, costruzione e uso, alla sua immagine e percezione. Home* è frutto di uno studio attento del contesto abitativo ed emergenziale e dell’analisi di esperienze progettuali passate, che hanno fornito i dati necessari per individuare la tecnologia costruttiva più adatta per ottenere un buon livello di vivibilità. Il legno è il materiale scelto perché offre le prestazioni necessarie per rispondere alle esigenze e ai requisiti fissati.
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Tecla Caroli, Claudio Portogallo
HOME*: Humanitarian and (un)Ordinary Machine for Emergency Una casa in legno per l’emergenza
Tecla Caroli Architetto e PhD Candidate in Architettura presso il Dipartimento ABC e Tutor del Laboratorio di Costruzione e Sostenibilità del Progetto, al Politecnico di Milano, presso cui si è Laureata cum Laude in Architettura. Claudio Portogallo Designer e Architetto, diplomato con il massimo dei voti all’Istituto d’Arte di Firenze, si è laureato cum Laude in Architettura presso il Politecnico di Milano. Si interessa di fotografia, grafica e artigianato.
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L’emergenza abitativa è un problema molto diffuso nel mondo e un architetto, interessato a risolvere i problemi che riguardano il modo in cui l’uomo vive, deve considerare questa particolare situazione una sua priorità. La progettazione di una casa per l’emergenza non deve essere valutata con gli accademici metri di misura né analizzata osservandone solo i principi compositivi funzionali o tecnologici, tradizionalmente concepiti come bellezza, solidità e utilità. Salvo che questi principi non siano reinventati e intesi come progettazione etica, sostenibile e partecipativa. Bisogna mettere insieme diversi tipi di necessità: dalla bellezza alla vivibilità, dalla solidità alla resistenza, dall’utilità alla sostenibilità per poter realizzare un sistema completo, efficiente ed efficace. Il riconoscimento di questa necessità impellente permette di pensare a diverse soluzioni e il risultato è ottimale quanto più si sperimenta e si cerca di migliorare. Vivere in emergenza non è una situazione facile ma nonostante ciò non bisogna mai dimenticare il diritto di avere un riparo, il diritto di avere una casa, il diritto di vivere. La casa è come un sistema, in cui ogni elemento, funzione e azione interagiscono e collaborano tra di loro per creare un equilibrio, efficiente ed efficace per una nuova “macchina” detta architettura. Nel momento in cui si è chiamati a progettare una casa, l’architetto mette insieme stimoli e idee, vincoli e possibilità, desideri e difficoltà, per una lettura corretta del contesto e una traduzione architettonica dell’idea di casa. Si tratta di capire quali siano le tecniche e le responsabilità dell’architetto, in quanto mediatore di questo processo. Le sperimentazioni di architetti e specialisti hanno permesso il miglioramento delle condizioni di vita all’interno di un ambiente domestico, ricercando tecniche e applicando tecnologie sempre più avanzate. L’esperienza ha permesso di determinare quali fossero le caratteristiche necessarie per soddisfare in maniera ade-
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guata le esigenze di tipo tecnico, gestionale e ambientale: prefabbricazione, abitare minimo, modularità, trasportabilità e leggerezza, flessibilità e sostenibilità. Rispetto all’analisi effettuata ai fini della tesi a cui questo articolo si riferisce, i casi studio selezionati sono in legno, in quanto è il materiale con cui è stato progettato il sistema abitativo proposto. La scelta si basa su un preciso approccio che segue i principi dello sviluppo sostenibile, tenendo conto dell’innovazione tecnologica senza però prescindere da alcune considerazioni in merito all’ecocompatibilità del materiale, a partire dal reperimento della risorsa fino al momento della sua dismissione come prodotto a fine vita, “from cradle to grave”. Il legno costituisce il materiale che può permettere di soddisfare tutte le esigenze che riguardano le strutture di emergenza in ogni loro fase di utilizzo, dalla tenda al container, dalla struttura prefabbricata a
quella permanente. Si tratta di un materiale stabile e flessibile, con ottime prestazioni al livello fisico, meccanico e sismico, ma anche a livello di trasporto e produzione, perché facilmente reperibile, leggero e altrettanto facilmente montabile e smontabile. Inoltre, grazie anche alla sua durabilità, è possibile pensare a un processo edilizio ciclico, in cui i singoli componenti, opportunamente progettati per essere reversibili, possono essere riutilizzati per altri scopi, luoghi o funzioni. I casi studio mostrano con evidenza la volontà di trasformare l’abitazione in un sistema perfetto: così come ci si aspetta che essa sia efficiente e personalizzabile, allo stesso modo le abitazioni proposte cercano di soddisfare tali esigenze con forme e materiali nati dall’industria. Il Manning Cottage, progettato da Henry Manning nel 1833, rispetto a molte altre case in Australia e in altre colonie britanniche, sembra essere la prima residenza
In basso, rappresentazione grafica del progetto Home*, che tiene conto di tutte le fasi d’emergenza durante l’intero ciclo di vita del sistema.
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Foto: Ignacio Marinez
In alto, il modulo SU-SI, progettato alla fine degli anni ‘90 dallo studio austriaco Kaufmann 96. Qui sopra, un’immagine dello storico Le Cabanon realizzato nel 1952 da Le Corbusier a RoquebruneCap-Martin (Fonte immagine: Wikipedia, Pubblico dominio, Autore: Tangopaso).
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in legno progettata specificamente per facilitare i trasporti e la costruzione. La mancanza di infrastrutture di trasporto nell’Australia dell’Ottocento rende questo punto particolarmente saliente: la fabbricazione doveva avvenire interamente nella falegnameria, non richiedendo alcun intervento in cantiere, a parte la costruzione di una fondazione semplice, senza necessità di giunture, tagli o persino inchiodature. Il cottage è costituito da pali di legno scanalati, incorporati e imbullonati su di un pavimento continuo posato ulteriormente sopra una platea. Inoltre, inclusa nella spedizione era presente una piccola bussola, con lo scopo di orientare l’abitazione in fase di costruzione. La sperimentazione tecnologica ha permesso di sviluppare modalità di trasporto facili e veloci dei moduli abitativi. Il trasporto, sia esso via mare, terra o acqua, è sempre legato alla capacità dell’oggetto di essere leggero. La rapidità ottenuta dall’ottimizzazione del processo edilizio, grazie al metodo di prefabbricazione dei componenti, prevede che questi ultimi siano facilmente montabili in situ (se trasportati per parti) o che in ge-
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nerale il packaging occupi il minor spazio possibile. L’impacchettabilità dell’intero modulo, di parti o di singoli elementi permette, soprattutto in caso di emergenza, la possibilità di ricezione di un numero maggiore di rifugi nel luogo in cui viene richiesto il modulo. Facile da trasportare e montabile in sole 5 ore, SU-SI è un’unità modulare indipendente, che offre una superficie abitabile modulare libera, permettendo all’abitante un qualsiasi uso. Il modulo, progettato alla fine degli anni ‘90 dallo studio Kaufmann 96 (oggi Johannes Kaufmann Architektur), è convertibile e versatile. La struttura è realizzata interamente in legno, con pareti vetrate e grandi aperture finestrate. Sono disponibili molteplici versioni e dimensioni, con essenze in legno differenti o altri materiali per i tamponamenti opachi. La stessa libertà è concessa anche per le finiture interne. In queste esperienze si mostra come all’interno della propria dimora lo spazio sia ottimizzato e ogni cosa trovi una sua precisa collocazione. Niente viene lasciato al caso. Il progetto non è circoscritto all’interno delle pareti della casa ma si estende anche al di fuori di esse. Le pareti diventano contenitori e lo stesso spazio muta nell’arco della giornata per assumere configurazioni differenti. Spesso si tratta di abitazioni monofamiliari, se non addirittura ad personam. Tenendo conto dello storico esempio lecorbusieriano a Cap Martin, Le Cabanon (1952), è possibile notare che, se sotto il tetto dell’abitazione si possono ritrovare solo i bisogni elementari come dormire e mangiare, le altre necessità possono svilupparsi all’esterno dell’alloggio. Questa struttura in legno costruita sulla base del modulor, che misura solamente 3,66×3,66 m ed è alta 2,44 m, è stata costruita dall’architetto per sé e sua moglie. All’interno tutti gli spazi sono scaditi da arredi in legno trasformabili e modificabili in base alla prestazione funzionale attesa, dimostrando un alto livello di flessibilità interna. Come già accennato, per rispondere alla mutabilità dei bisogni dell’uomo nel corso del tempo, molte abitazioni sono caratterizzate da un alto livello di flessibilità. Possono variare gli spazi, l’utenza o anche le funzioni e per tale motivo la casa deve permettere un certo livello di adattabilità, trasformabilità, espansione, integrabilità e attrezzabilità. Barcode Room, dello Studio 01, realizzato a Tokyo nel 2012 è un monolocale per un singolo residente, che si trasforma e si adatta. I mobili, le pareti e i muri, in pannelli di legno riciclato assemblati tramite bullonatura, assomigliano a barre (da qui il nome “camera codice a barre”) e tutte e 12 si muovono liberamente da un lato all’altro con una guida, rendendone flessibile l’uso: l’utente può personalizzare le dimensioni dello spazio per adattarlo a diverse esigenze. La flessibilità tipologica è possibile grazie all’aggregazione e sostituzione di elementi e componenti, ma anche di interi moduli abitativi. Questo risulta essere un aspetto fondamentale per l’architettura emergenziale in quanto ha come destinatari famiglie differenti, per nu-
mero, cultura e abitudini. I moduli di Living Unit, presentati nel 2017 durante la Milan Design Week da OFIS arhitekti, possono essere usati come rifugio, casa vacanze, casa sull’albero, abitazione temporanea in occasioni di ricerca, turismo o emergenza. La struttura è realizzata in legno, rinforzata con pannelli in compensato su entrambi i lati (interno ed esterno). L’unità base può ospitare 2 persone perché dotata di un letto doppio, guardaroba, tavolo e sedie, in legno, con possibilità di installare un bagno e una piccola cucina. Se necessario due o più unità possono essere combinate, creando un’abitazione più grande in grado di accogliere 4 o 6 persone; possono essere aggregate sia verticalmente che orizzontalmente. I moduli in legno autoportanti sono flessibili e adattabili a diversi ambienti, funzioni, condizioni climatiche e terreni. La diversificazione dell’approccio adottato da ogni architetto permette anche sperimentazioni sui materiali da utilizzare. Il progetto degli I-Beam in Kosovo del 2008 ne è un esempio. La Pallet House è in pallet da imballaggio in legno, 100 per ogni modulo. I pallet sono versatili, riciclabili, sostenibili, facilmente assemblati e universalmente esteticamente gradevoli. Sono facilmente disponibili nella maggior parte dei paesi e il loro costo di trasporto e il loro peso sono trascurabili se usati per trasportare indumenti, cibo, forniture mediche o altri aiuti di soccorso. La struttura base può essere tamponata da fogli di plastica ondulata che impediscono la penetrazione dell’acqua, o anche con detriti, pietre, fango, terra, legno o qualsiasi altro materiale reperibile in loco, per riempire le cavità delle pareti e coprire il tetto. La struttura così realizzata ha un basso impatto ambientale sia per l’energia incorporata nei materiali da costruzione sia per la possibilità di smontare l’edificio e
riciclarne le componenti lasciando inalterata la natura del sito ospitante. I progetti che permettono di offrire rifugi veloci, adattabili, facilmente reperibili e accessibili, permettono anche un buon livello di risposta al problema che riguarda l’emergenza abitativa. Che si tratti di una casa di dimensioni ridotte o di un vero e proprio complesso abitativo, l’attenzione nei confronti del processo edilizio in relazione al processo di forestazione è fondamentale. La Wood House di Stefano Boeri è un esempio di social housing (1076 m2) a bassa densità, che basa il proprio processo edilizio su tutto il ciclo di produzione del legno. Attraverso un processo di controllo integrato, si prevede il coordinamento tra le tempistiche che riguardano la costruzione di una casa e quelle della crescita delle foreste. La gestione attiva del legno consente il riutilizzo del materiale “sprecato”, mentre il taglio controllato degli alberi, il reimpianto e la selezione di aree per la ricrescita, aprono nuove possibilità per la produzione di energia e per i processi sostenibili di compensazione ambientale. Wood House è totalmente in legno (strutture e tamponamenti), recuperato dai lavori di manutenzione dei boschi intorno alle aree alpine e lungo i fiumi limitrofi. Gli elementi sono tutti prefabbricati e successivamente assemblati a secco in loco. Con l’intento di definire le linee guida per la progettazione di Home*, grazie all’analisi delle strutture abitative d’emergenza oggi utilizzate e lo studio approfondito delle esperienze di progetto selezionate, è stato possibile capire, in diversi ambiti e contesti, per case d’emergenza e non, quali fossero le esigenze necessarie per abitare, i requisiti che l’edificio dovesse rispettare e infine quali fossero le prestazioni offerte da un’abitazione per vivere.
Il progetto Wood House dello studio di Stefano Boeri. A sinistra e in basso, due plastici del progetto, qui sotto, un’analisi del ciclo di vita del legno impiegato per realizzarlo.
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Home* offre una casa ordinaria ma straordinaria proprio come il contesto in cui è inserita e definisce un metodo ben preciso di applicazione, che segue l’intero ciclo di vita del sistema abitativo, dalla programmazione al suo riciclo e riuso. È un sistema semplice, ma anche una macchina perfetta studiata per essere efficiente per tutta la durata di tempo in cui l’abitante decide di utilizzarla. Si trasporta e si monta, si trasforma e si adatta, si integra e si espande. Per tale motivo, il sistema progettato si sviluppa in due fasi. Per la fase 1, che ha inizio nel momento in cui avviene l’emergenza, è previsto un modulo abitativo semplice di 8,90 m2, un riparo per due persone ma che, allo stesso tempo, offre maggiore resistenza e sicurezza rispetto a una semplice tenda e può essere montato, smontato e riutilizzato grazie a un sistema di assemblaggio in legno a secco. La presenza di piedini livellanti antivibranti è fondamentale in quanto, oltre ad avere la funzione di resistere alle vibrazioni sismiche, sono regolabili per adattarsi il più possibile al suolo. Si tratta di una struttura vuota, che può contenere due sacchi a pelo per due persone e una stufa elettrica, in caso di necessità. Le chiusure trasparenti permettono di ottenere luce naturale all’interno, facilmente schermabili con l’ausilio di tende. Durante la fase 2, Home* si trasforma e si espande, diventa un sistema complesso in continua evoluzione. Dopo una prima fase emergenziale, il modulo può essere smontato e riutilizzato per altre funzioni oppure modificato e adattato per rendere confortevole la permanenza all’interno dell’abitazione. Si può espandere sia internamente che esternamente, con l’utilizzo di elementi puntuali, lineari o tridimensionali; unendo moduli per creare tipologie abitative differenti oppure tipologie edilizie più complesse. I componenti aggiuntivi possono sostituire quelli di partenza oppure sovrapporsi, come ad esempio i rivestimenti esterni, che oltre a migliorare il comfort termico rendono più attrattivo il sistema; o anche arredi per l’interno o per l’esterno, per personalizzare gli ambienti. In questo caso si presenta come una casa di 26,80 m2, costituita da tre moduli: uno esterno e due interni. Lo spazio esterno permette di avere un’area privata all’aperto adibita a veranda. L’ambiente interno, invece, può essere libero e quindi arredato come zona giorno o zona notte; oppure ospitare bagno, cucina e un soppalco con letto. Gli impianti sono alimentati da energia rinnovabile, grazie a un sistema di pannelli fotovoltaici.
Il sistema offre un alto grado di flessibilità tecnotipologica interna ed esterna. I moduli sono attrezzabili a seconda delle esigenze e aggregabili orizzontalmente e verticalmente per creare differenti tipologie edilizie.
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pianta - Fase 1
Questo progetto di tesi è inteso come risposta all’essenza di “fare architettura” mantenendo una coerenza di senso, procedendo in una ricerca continua e mai definitiva, che sa trovare le giuste risposte di fronte alle nuove dimensioni dei problemi. Affinché esso sia in grado di indicare la strada per un futuro migliore, che non sia solo un’illusione di passaggio. Di fronte a un tale risultato di speranza, ogni riflessione sul senso di un simile investimento diviene superflua. Sono proprio
In queste due pagine, disegni tecnici del progetto Home* nella Fase 2 con gli elementi tecnologici di riferimento. Stratigrafia parete, dall’esterno: - pannello strutturale X-lam (12 cm) - barriera al vapore (0,2 cm) - pannello isolante in fibra di legno (11 cm) - pannello di rivestimento in legno di abete rosso (2 cm) Stratigrafia della copertura, dall’estradosso: - guaina di impermeabilizzazione (0,2 cm) - pannello strutturale X-lam (25-12 cm) - barriera al vapore (0,2 cm) - pannello isolante in fibra di legno (11 cm) - pannello di rivestimento in legno di abete rosso (2 cm)
pianta - Fase 2
Stratigrafia della parete vetrata, dall’esterno: - controtelaio in legno di abete rosso (30 cm) - telaio fisso in legno di abete rosso (8 cm) - telaio mobile in legno di abete rosso (8 cm) - triplo vetro con argon in intercapedine (0,4 cm)
sezione longitudinale AA’ - Fase 2
i progetti come questo a insegnare alle popolazioni locali che esistono reali scenari in grado di ospitare e generare il cambiamento. Non si tratta di un rifugio per la sopravvivenza ma di una nuova casa in cui vivere, un nuovo inizio per poter progettare il proprio futuro. Home* offre la possibilità di qualsiasi trasformazione si voglia, nonostante la situazione limite; grazie a questo sistema la casa, il luogo in cui abitare, il modo in cui vivere, non è più un problema, ma una nuova realtà. Costruire con gli altri e per gli altri ci ricorda del diritto di ogni uomo di avere una casa. Nella vita di un uomo, la casa è riparo e protezione, memoria e immaginazione, è l’elemento inseparabile della propria identità, è presente e futuro. Home* tiene conto della situazione contingente d’emergenza e offre una soluzione per il futuro, tiene conto dell’individuo e della comunità, lascia spazio alle necessità e al superfluo, interagisce con l’ambiente e vive per l’uomo. È macchina. È sistema. È architettura. È casa.
sezione trasversale BB’ - Fase 2
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Legno ad alta velocità Il nuovo hub intermodale di Lorient-Bretagne Sud, con la sua massiccia struttura in legno e acciaio, conferisce un aspetto del tutto nuovo all’architettura tipica delle stazioni ferroviarie. Costituito da un terminal passeggeri a sud e da un ponte coperto che attraversa i binari ferroviari verso nord, l’intero complesso finisce per collegare le due parti della città, distinguendosi grazie ai suoi imponenti portali in legno lamellare di abete Douglas, alti 12 metri, che richiamano, nella forma e nel materiale, la tradizione architettonica e navale della città bretone.
strutture
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La stazione dei treni di Lorient-Bretagne Sud
Premi e riconoscimenti ottenuti dalla stazione di Lorient-Bretagne Sud: 2018 - International Architecture Awards 2018: Secondo premio categoria Trasporti [Costruito] 2018 - Trophées de la Construction: Prix Construction-ERP 2018 - The Plan Award 2018 - IDA International Design Awards
La vecchia stazione dei treni di Lorient, cittadina bretone sul Golfo di Biscaglia, era collocata a nord dei binari della ferrovia, voltando le spalle alla città e ai principali flussi di passeggeri. Il nuovo edificio, situato a sud degli stessi binari, si ritrova ora nel cuore dell’hub di interscambio dei trasporti pubblici, che comprende non solo la rete ferroviaria, ma anche le stazioni degli autobus per i collegamenti interurbani e regionali nonché le aree di parcheggio per le auto e per le biciclette. Questo marcato spostamento nel paesaggio di Lorient ha trasformato la stazione in una struttura pubblica di alto profilo che oggi occupa un’area chiave della città. Aprendosi sia verso l’oceano sia verso il centro, l’edificio costituisce una nuova via d’accesso all’interno dell’agglomerato urbano e oltre, verso l’Île de Groix, sul mare di fronte a Lorient. Il fabbricato principale, realizzato con imponenti portali in legno lamellare, combina due tipi di spazi multifunzionali adiacenti che ospitano i servizi ferroviari, sul lato est, e le strutture terziarie, sul lato ovest. Il progetto ha dunque riunito senza soluzione di continuità punti vendita al piano terra, aree di ricezione e mezzi di informazione intermodale, le strutture della biglietteria, i servizi postali e gli uffici della SNCF (Société nationale des chemins de fer français), la Società Nazionale delle Ferrovie Francesi, trasformando così la stazione in un vero e proprio centro servizi integrato in un unico manufatto architettonico. Il nuovo terminal passeggeri, il grande “capannone” in legno accanto al quale si fermano i treni ad alta velocità, riecheggia nella sua architettura le forme fluide degli scafi delle navi e rivisita la forma delle barche per la pesca del tonno dell’Île de Groix (Isola di Groix). Il “capannone” si estende attraverso una tettoia supportata dagli elementi strutturali principali, la cui implementazione ha richiesto un approfondito impegno ingegneristico. Il telaio portante in legno lamellare di douglasia del terminal, alto 12 metri, è composto da una serie di 23 portali di cui 4 ‘mezzi’ portali (collocati nella parte più a est, presso l’entrata principale che supera i 20 metri di lunghezza), creando così una sorta di vasto portico che diventa espressione del luogo e simbolo del trasporto
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Foto: Didier Boy de la Tour
Foto: Didier Boy de la Tour
L’angolo sud-est con il grande sporto dell’entrata al terminal passeggeri.
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strutture
Ubicazione: Lorient (F) Progetto architettonico: Etienne Tricaud, Jean-Marie Duthilleul, François Bonnefille, Olivier Boissonnet – AREP, Paris (F); SNCF Gares & Connexions Progettazione strutture: H.D.A. Hugh Dutton & Associés, Paris (F); Mitu, Paris (F) Appaltatore strutture in legno e in metallo: Mathis, Vannes (F); Baudin Châteauneuf-sur-Loire (F)
Lavori: 2010-2017 Superficie dell’area: 15 ha Importo dell’opera (tasse escluse): nuovo edificio passeggeri 9,750,000 €; ponte pedonale, stazione urbana delle corriere e accesso nord 12,059,000 €; uffici 2,390,000 €
intermodale di Lorient. La struttura dei portali supporta un tetto a doppia curvatura che dona morbidezza alle grandi dimensioni dell’edificio e forma una quinta facciata visibile dagli edifici più alti dei dintorni. Il prospetto sud, verso il centro città, è stato ricoperto con pannelli in legno che forniscono anche isolamento termico mentre il rivestimento antipioggia impedisce all’acqua di penetrare nella struttura. Il suo colore rosso, visibile attraverso la schermatura più esterna in metallo, evoca la gamma di colori usati durante la ricostruzione di Lorient del secondo dopoguerra. La lunga parete del lato sud è stata realizzata in calcestruzzo fibrorinforzato ad altissime prestazioni (UHPFRC – ultra-high performance fibre-reinforced concrete), che riduce anche la radiazione solare, laddove si rendeva necessario creare delle partizioni verticali opache a protezione delle varie funzioni dell’edificio (hall principale, negozi, uffici, servizi). Nella parte opposta, a nord, la facciata si estende per riparare l’ingresso passeggeri dal vento. Completamente vetrata, consente un’ampia vista dei binari e dei treni già dall’atrio. La parete si espande poi in direzione est verso la tettoia dell’area pullman. Qui l’edificio, per quanto aperto, è stato progettato per consentire alla stazione di rimanere inaccessibile durante gli orari di chiusura e per proteggere gli utenti dalle intemperie. Un semplice schermo di vetro sostenuto da tralicci strallati separa l’ambiente confinato dell’atrio dalla “piazza coperta” esterna.
Il dettaglio dell’elemento a “boomerang” che supporta l’ardita sporgenza dell’entrata.
Foto: Didier Boy de la Tour
La stazione vista dai binari, a nord-est. Sulla destra si intravede il ponte pedonale in legno.
Foto: Didier Boy de la Tour
Una vista dell’angolo sud-ovest e uno scorcio della facciata rivolta a sud, con il suo caratteristico rivestimento metallico.
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Lorient-Bretagne Sud_Lorient-Bretagne
Sud
planimetria
facciata sud
facciata nord facciata est
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facciata ovest
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terminal passeggeri
Il telaio che sostiene il terminal passeggeri della stazione ferroviaria di Lorient è fissato su una serie di pilastri, travi e solai in cemento che ne garantiscono la stabilità. L’ossatura principale è composta da 23 portali portanti in legno lamellare con una luce variabile tra i 12 e i 19 metri, dovuta alla variazione in pianta dell’edificio, e un’altezza che arriva fino a 13 metri. La sollecitazione tra gli elementi è distribuita all’interno della struttura del telaio per una lunghezza di 113 metri attraverso il piano costituito dal tetto in legno e metallo. In tal modo, né la facciata nord completamente trasparente che si apre sui binari, né la facciata sud della hall necessitano di elementi triangolari di irrigidimento e/o controventatura. Lo scheletro portante è composto da montanti e travi le cui sezioni trasversali variano in base allo sforzo interno e alle sezioni profilate a nervatura che descrivono una forma continua. I quattro mezzi portali perpendicolari al tetto della zona d’ingresso a est sono sostenuti dall’elemento strutturale principale a forma di boomerang, ben visibile sulla facciata sud. Gli elementi di fissaggio sono incorporati nelle travi e hanno estremità in platino. Gli arcarecci montati sui portali sostengono la pannellatura in legno che riveste l’intradosso della copertura e che impedisce la vista delle diagonali metalliche di rinforzo nelle aree rettangolari di ogni singolo telaio strutturale (triangolazione). La parte inferiore del tetto nella zona interna del terminal è alta 12 metri e presenta un graticcio in abete bianco di 5x5 cm che supporta un materiale fonoassorbente volto a ridurre al minimo i livelli di rumore di fondo e garantire l’ascolto degli annunci audio. All’interno del terminal passeggeri, sulla facciata sud sono stati posati pannelli in legno che forniscono isolamento termico. Tali pannelli, alti quanto ogni piano, sono caratterizzati da una larghezza che raggiunge i 4,80 metri, identica alla campata tra portale e portale, e da aperture corrispondenti alle finestre dei locali operativi e degli uffici. La facciata nord, completamente trasparente, è stata progettata tenendo conto di due aspetti: la presenza di un telaio con profilo in acciaio che sorregge le vetrate e l’assenza di isolamento termico nell’atrio, tranne che per le aree di attesa. La parte in cui hanno sede gli uffici che guardano verso nord è caratterizzata da un’intelaiatura con profili in alluminio, oltre a vetrocamera idonei a rispettare le normative termiche vigenti in Francia dal 2012. Queste facciate autoportanti con struttura in metallo sono fissate ai portali in legno mediante cuscinetti in acciaio che consentono regolazioni e movimenti degli elementi grazie a fori di forma oblunga. Il prospetto est è stato pensato affinché l’atrio rimanga inaccessibile durante le ore di chiusura, oltre che fornire riparo dal maltempo. Motivo per cui un semplice schermo di vetro separa la parte al chiuso da quella aggettante, che rimane all’esterno. Qui cinque elementi verticali strallati in metallo, collegati tra loro alla base e fissati ai portali mediante cuscinetti (ovvero dispositivi che consentono movimenti vincolati tra due parti), supportano i pannelli vetrati grazie a tiranti per evitare qualsiasi profilo orizzontale o verticale e per attenuare la presenza di una facciata opaca che avrebbe grandi dimensioni. I meccanismi di fissaggio nella parte superiore di ogni traliccio consentono al telaio di muoversi.
In questa pagina, alcune immagini di cantiere che mostrano la struttura portante del terminal passeggeri e, nella foto a sinistra, il pacchetto della parete sud. I rivestimenti in calcestruzzo fibrorinforzato ad altissime prestazioni (UHPFRC - ultra-high performance fibre-reinforced concrete) sulla facciata, il colore rosso di sfondo, il pavimento in pietra e granito alludono al patrimonio costruito della città, rendendo omaggio all’architettura in pietra e cemento di Lorient che risale all’epoca della ricostruzione postbellica. La forma e i materiali del terminal si riferiscono però anche al mare, ricordando una nave a cui si può accedere dalle piattaforme dei binari tramite il passaggio pedonale sopraelevato – che quindi funge da pontile. Le ringhiere e le parti di montaggio in acciaio prendono in prestito elementi dal design del ponte di una nave.
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terminal passeggeri
pianta parziale della copertura (est)
facciata sud parziale (est) con la struttura
dettaglio nodo
Il tetto a doppia curvatura rappresenta la “quinta facciata� dell’hub e riesce ad abbinare in modo agile forma e profilo dell’edificio. Il piano della copertura contribuisce al rinforzo generale quando la sollecitazione viene trasferita dal telaio e dal tetto alle strutture interne in cemento armato.
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strutture
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ponte pedonale
Il ponte pedonale che oltrepassa i binari e conduce direttamente dall’atrio della stazione al quartiere settentrionale di Kerentrech, crea un collegamento orizzontale prefabbricato composto da due campate di 18 metri. Ogni campata è sostenuta da portali in metallo e presenta una doppia trave Vierendeel – cioè una trave senza tiranti – in legno lamellare di douglasia, come per il resto del complesso ferroviario. Le catene e i montanti sono quindi connessi e incorporati nella struttura. Le travi sono state rinforzate da tiranti diagonali in metallo con un diametro di 6 cm, in modo che le catene possano essere il più sottili possibile con una dimensione di 40x30 cm e i montanti possano avere una sezione quadrata di 30 cm. Questa soluzione ha portato a una struttura trasparente e leggera e ha permesso di ridurre il più possibile il dislivello in quanto la passerella si trova a 7 metri sopra i binari. Le catene inferiori e i montanti sono rivestiti con opportuni elementi in acciaio per proteggere i sistemi di fissaggio incorporati. Gli stessi materiali (legno di douglasia e acciaio) sono stati utilizzati per la realizzazione delle strutture che incorporano tutte le circolazioni verticali (scale, scale mobili e ascensori) e che conducono alle piattaforme di attesa dei binari. Anche qui le pensiline sono state fabbricate in legno di douglasia secondo un sistema doppio polo per ridurre al minimo le travi di fondazione. Il tetto include tiranti con diverse sezioni, collegati in un doppio fascio centrale, che incorpora la grondaia. Essi fuoriescono a sbalzo dal tetto a due spioventi ricoperto con pannelli aggraffati in alluminio (lo stesso materiale usato anche per il tetto della stazione). I pavimenti del ponte pedonale e delle scale sono rivestiti con doghe in legno Moabi larghe 6 cm posate su travi disposte di traverso, a loro volta appoggiate sugli arcarecci strutturali perpendicolari alla travatura in legno. Le nervature lineari garantiscono pavimenti antiscivolo.
Qui sopra, la posa in stazione di una delle due campate che costituiscono il ponte pedonale. I lavori in cantiere sono stati eseguiti di notte, quando il numero di treni – e in generale di traffico – è notevolmente ridotto.
L’immagine sopra ritrae il punto di appoggio nel mezzo, rappresentato da un traliccio metallico bianco, per entrambe le campate del ponte. La controventatura all’intradosso è costituita da sottili tiranti metallici.
Foto: Didier Boy de la Tour
L’ampio ponte pedonale è un elemento chiave del progetto: collega i due edifici del complesso ferroviario, il vecchio (visibile sullo sfondo) e il nuovo, e consente l’accesso ai binari assicurando la continuità del movimento pedonale tra i lati nord e sud della stazione e tra lo storico quartiere di Kerentrech (a nord della stazione) e il centro città.
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terminal passeggeri
Foto: Didier Boy de la Tour
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Alcune viste degli interni del terminal passeggeri dai piani superiori.
Insieme all’aumento della ridership (ovvero del numero complessivo di utenti del servizio di trasporto pubblico), il quartiere circostante ha subito una profonda trasformazione, che ha portato alla riconfigurazione del sito. La stazione è stata progettata anche per creare un collegamento tra i vari quartieri della città e integrarsi nel contesto locale.
Foto: Didier Boy de la Tour
Foto: Didier Boy de la Tour
I pavimenti e le scale sono rivestiti con doghe di legno Moabi disposte su traverse. Il pavimento dell’atrio e la sua estensione sul piazzale sono stati invece realizzati con asfalto mescolato a ghiaia intervallato da strisce di granito proveniente da Huelgoat, un comune nell’ovest della Bretagna, disposte ogni 4,80 metri, in corrispondenza dei portali in legno lamellare.
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strutture
terminal passeggeri
Foto: Didier Boy de la Tour
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progetti
Panorama
Condominio Alessandro Volta: evoluzione e innovazione Un edificio pluripiano multiresidenziale, con una tecnologia ibrida in acciaio e legno brevettata, è in fase di ultimazione a Vicenza. Il condominio Alessandro Volta, con i suoi 4 appartamenti, è un progetto innovativo, non tanto perché la parziale prefabbricazione ha permesso di accorciare i tempi di cantiere, quanto per il nuovo sistema S.M.A.L. (Sistema Misto Acciaio Legno) impiegato che, coniugando le innegabili qualità ecologiche del legno con quelle fisiche dell’acciaio, permette di ottenere grandi risultati in termini di prestazioni dal punto di vista di risparmio energetico e di sicurezza antisismica. Il brevetto S.M.A.L. è frutto di una ricerca durata due anni e sviluppata con l’Università di Trento D.I.C.A.M. L’intensa progettazione, supportata dal committente e costruttore Pozza Matteo & C. di Vicenza, è stata inoltre il frutto di una collaborazione tra due importanti realtà aziendali trentine del mondo delle costruzioni: da una parte XLam Dolomiti ha portato il suo know-how legato alle costruzioni in legno, dall’altra IAMEC (Industria Architettura Metallica E Costruzioni) ha contribuito con la sua pluriennale esperienza di costruzioni in acciaio. L’edificio, oltre a essere certificato in classe A4 per quanto riguarda l’aspetto energetico, sarà il primo del suo genere, in quanto misto, a ottenere anche la certificazione Arca Multimateriale. Risparmio energetico, finalizzato alla riduzione sia dei consumi sia dell’inquinamento, e prevenzione sismica sono stati i due leitmotiv che hanno guidato l’intera progettazione. www.xlamdolomiti.it; www.iamec.it; www.pozzamatteo.it
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panorama
Biofarma Facility Center: un multipiano ecosostenibile 15 metri di altezza, 420 m3 di legno, 1.800 m2 di superficie sviluppati su tre piani per i nuovi uffici amministrativi e di rappresentanza di Biofarma, azienda leader nel settore dell’industria cosmetica e farmaceutica in provincia di Udine. Progettato dall’arch. Valter Bertossi per lo studio AK Engineering, l’edificio è stato prodotto e fabbricato nell’hub di Produzione DomusGaia, con un ridottissimo numero di elementi metallici, a comprova del fatto che oggi il legno strutturale si propone come soluzione costruttiva non solo di abitazioni, ma anche di fabbricati multipiano. L’edificio stoccherà, per le naturali doti del legno di abete, oltre 336.000 kg di anidride carbonica. La struttura è del tipo a travi e pilastri con tamponamenti in telaio e pareti perimetrali portanti a telaio. I pilastri di sostegno principali raggiungono l’altezza di 15 metri e rappresentano il primo scheletro sul quale poggia l’edificio. La realizzazione degli uffici, consegnati al grezzo, ha richiesto complessivamente otto settimane d’intervento. www.domusgaia.it
GreenTorino: il primo palazzo di 7 piani costruito interamente in legno Il palazzo residenziale in X-lam prenderà il posto di un vecchio fabbricato di cemento in disuso all’interno del tessuto urbano del capoluogo piemontese. Gli appartamenti realizzati saranno 6 e la loro consegna è prevista a maggio 2019. Il promotore immobiliare Salerno Real Estate Group, insieme all’architetto progettista Maurizio Salerno e agli ingegneri Arondello e Mosca dello studio Tecnici.eu, si sono affidati a Mak Building per la fornitura dei pannelli con cui si sta realizzando l’intervento. I fabbricati così costruiti risultano sicuri e duraturi, non necessitano di particolare manutenzione negli anni, sono antisismici e dotati di certificazione antincendio R60. A queste qualità si aggiungono i vantaggi di vivere in una struttura in legno: basso impatto ambientale, ambienti più sani, ottimale clima indoor, elevato isolamento termico e acustico, alto risparmio energetico, guadagno di spazio abitabile (le pareti in X-lam sono più sottili di quelle in cemento), maggior tenuta ad aria, vento e acqua. www.makbuilding.eu; www.tecnici.eu; www.greentorino.it
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Foto: Š Charles Hosea
next Sixth Form Centre IF_DO Appartamenti per vacanze Bergmeisterwolf WIDC (Wood Innovation and Design Centre) Michael Green Architecture
Foto: Shawn van Eeden
Foto: Ema Peter
Foto: Gustav Willeit
Shipwreck lodge Nina Maritz Architects