legnoarchitettura 38

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legnoarchitettura incontri Studio Contini progetti Studio Contini e CCDP Helen & Hard JK-AR Atelier du Pont rundzwei Architekten STUDIO LOiS Architecture Cullinan Studio IRODA Studio in pratica Bivacco Corradini topic legno galleggiante

EdicomEdizioni

ISSN 2039-0858

Trimestrale anno XI n° 38 gennaio 2020 Euro 15,00 Registrazione Trib. Gorizia n. 4 del 23.07.2010 Poste italiane S.p.A. Spedizione in a.p. D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n.46) art. 1, comma 1 NE/UD


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legnoarchitettura legnoarchitettura rivista trimestrale anno XI – n. 38, gennaio 2020 ISSN 2039-0858 Numero di iscrizione al ROC: 8147 direttore responsabile Ferdinando Gottard

incontri

Studio Contini

redazione Lara Bassi, Lara Gariup editore EdicomEdizioni, Monfalcone (GO)

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redazione e amministrazione via 1° Maggio 117 34074 Monfalcone - Gorizia tel. 0481.484488, fax 0481.485721 www.legnoarchitettura.com progetto grafico Lara Bassi, Lara Gariup stampa Grafiche Manzanesi, Manzano (UD)

Bivacco Corradini – Black Body Mountain Shelter

Stampato interamente su carta con alto contenuto di fibre riciclate selezionate

Una culla in legno di cirmolo come rifugio

prezzo di copertina 15,00 euro abbonamento 4 numeri Italia: 50,00 euro - Estero: 100,00 euro Gli abbonamenti possono iniziare, salvo diversa indicazione, dal primo numero raggiungibile in qualsiasi periodo dell’anno copertina Summerhouse, Helen & Hard Foto: Sindre Ellingsen È vietata la riproduzione, anche parziale, di articoli, disegni e foto se non espressamente autorizzata dall’editore

Foto: Gui Rebelo architecture photography

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in pratica

topic

legno galleggiante

Foto: Sindre Ellingsen

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105 Foto: ©Matteo Zuffellato

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10 progetti Supermercato a Langhirano

Foto: David Schreyer

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Studio Contini e CCDP

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The House of the Three Trees JK-AR

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Korkenzieher House rundzwei Architekten

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Courage to the Gap STUDIO LOiS Architecture Push-Pull House Cullinan Studio

Foto: Jim Stephenson

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Foto: Rohspace

Villa GP IRODA Studio

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Foto: Takuji Shimmura

Woody Atelier du Pont

Foto: Foto Superstudio

Summerhouse Helen & Hard


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Studio Contini

Ampliamento della cantina di un’azienda vinicola, Casatico (2010). La struttura del deposito è interamente in legno con pareti in Xlam lasciato a vista all’interno con il risultato di percepire una grande scatola di legno che contiene i recipienti per il vino. La semplicità delle forme in continuità con le tipologie del luogo riporta gli ampi spazi lavorativi a una dimensione domestica evidenziando la conduzione familiare dell’azienda. La ripetizione e gli intervalli fra i volumi consentono un adeguato e discreto inserimento all’interno del paesaggio, visibile anche dagli spazi lavorativi attraverso le ampie vetrate.

Foto: PDP

Fedele a un’idea di architettura attenta alla relazione con il luogo e che punta alla sintesi e alla semplificazione delle soluzioni, anche grazie a un lavoro paziente di definizione dei dettagli e alla cura costruttiva, lo studio Contini ha sviluppato una lunga serie di lavori in cui è stato utilizzato il legno. Edifici produttivi, museali, residenziali e diverse scuole, l’ultima delle quali, quella di Loiano, ha visto l’assegnazione del Premio Sostenibilità 2019. Un’esperienza consolidata, sia nella nuova costruzione sia nel recupero, che Marco Contini, fondatore dello studio, e Sara Chiari raccontano in questa intervista.

Pagina a fianco, Museo del prosciutto e dei salumi di Parma, Langhirano (2004). La struttura espositiva e dei soppalchi è realizzata con un sistema modulare in ferro e legno che rimanda all’immagine delle scalere in legno dei salumifici dove venivano appesi i prosciutti.

Qual’è stato il vostro primo approccio con il legno? Marco Contini. Il primo lavoro dopo la laurea è stato il recupero di un ex macello come centro culturale e biblioteca... l’idea di leggere un libro sotto una copertura in legno mi sembrava qualcosa di arcaico… e piacevole. L’edificio, organizzato in padiglioni, si prestava bene all’utilizzo di questa soluzione, così ho iniziato a studiare i primi dettagli per ottenere incastri complanari attraverso l’utilizzo di connettori in acciaio in modo che percettivamente si ottenessero delle superfici inclinate

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incontri

abbastanza semplici. Insieme allo strutturista abbiamo sperimentato molte soluzioni utilizzando travi in legno massiccio; era il 1989 e ancora non si conoscevano bene queste soluzioni che poi sono diventate una prassi consolidata specialmente con il legno lamellare. Nel nostro Paese la formazione universitaria è stata ed è ancora carente riguardo l’utilizzo di questo materiale. Come avete sopperito a questa mancanza nella pratica professionale e quali difficoltà avete incontrato?


Foto: PDP


Foto: Stefano Vaja

Scuola primaria a Felino (2012). Lo spazio dell’agorà interno alla scuola, luogo di relazione e raduno della comunità scolastica caratterizzato dall’utilizzo del legno a vista nei solai e nelle scale che riporta gli spazi ad una dimensione familiare.

M.C. All’università ho frequentato un corso di tecnologia sull’utilizzo delle strutture in legno il docente era Franco Laner uno dei pochi allora a occuparsi di questo tema. Dopo l’università ho frequentato alcuni corsi di perfezionamento sulle strutture in legno e ho capito che l’utilizzo di pannelli a tavole incrociate (XLam) poteva fare al caso nostro per il progetto della scuola di Felino in cui lo schema planimetrico si adattava molto bene a una prefabbricazione leggera delle componenti edilizie. Quasi per caso ci siamo rivolti per il dimensionamento delle strutture allo studio Schrentewein di Bolzano e da lì abbiamo iniziato una collaborazione che dura ancora oggi in molti progetti e concorsi, con un affinamento progressivo delle soluzioni tecnologiche. Nel progetto del supermercato Coop di Langhirano che pubblichiamo su questo numero di legnoarchitettura avete utilizzato il legno, una scelta non usuale per questo tipo di edifici: quali sono i motivi e come siete arrivati a questa decisione? M.C. La scelta è stata fatta partendo proprio dalle esigenze della committenza; infatti lo spazio di cui hanno bisogno questi contenitori dovrebbe essere il più libero possibile, facilmente trasformabile all’interno, non avere rientranze nelle pareti, facilitare la posa delle linee impiantistiche. Tutto il contrario di quello che noi vediamo nella maggior parte dei punti vendita in Italia!!! Il motivo è semplice, e cioè che per questi contenitori non si pensa inizialmente al rapporto fra la struttura e la funzione. La struttura in legno del supermercato di Langhirano soddisfa, invece, tutte queste prerogative, oltre al fatto di ottenere all’interno un comfort visivo e ambientale dovuto alla presenza del legno. Per convincere la committenza di questa scelta abbiamo portato esempi di strutture simili realizzate

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nel Voralberg in Austria che mi ero premunito di visitare personalmente per verificare il loro funzionamento e il sistema costruttivo utilizzato. Non nascondo che abbiamo dovuto superare dei problemi dovuti al fatto che è difficile far capire che la parte impiantistica deve essere studiata e integrata con le strutture. In questo la soluzione è sicuramente migliorabile. A partire dalla scuola di Felino avete sviluppato una considerevole esperienza riguardo l’edilizia scolastica. Anche in questo caso avete privilegiato il legno, utilizzato anche nelle scuole sviluppate successivamente; si tratta di una precisa scelta o i motivi sono stati di volta in volta diversi? Sara Chiari. Quando abbiamo utilizzato i pannelli in Xlam per la struttura della scuola di Felino, esistevano pochissimi esempi in Italia se non in Alto Adige. Di solito i nostri progetti per le scuole sono rivolti a una semplicità costruttiva che permetta un risparmio dei costi senza rinunciare a una qualità degli spazi interni in termini di possibilità spaziali per nuove forme di insegnamento. Per la scuola di Loiano, vinta attraverso una gara di progettazione e costruzione, l’impresa costruttrice ci aveva scelto proprio perché aveva visto i nostri progetti con strutture in legno; per le altre stiamo sperimentando strutture miste in legno e cemento, in considerazione del fatto che ci troviamo in zone ad alta sismicità. Direi che la scelta dipende dal luogo e dalle caratteristiche del progetto, a meno che il committente, impresa o amministrazione pubblica, non scelga espressamente il legno. La presenza del legno a vista è però un motivo ricorrente dettato dalla necessità che all’interno delle scuole si percepisca uno spazio familiare che il legno, come materiale naturale, aiuta a ricreare.

A destra, nuova scuola primaria a Loiano (2017). I volumi della scuola, collocata in un’area di interesse paesaggistico dell’Appennino bolognese, sono stati in parte interrati per limitare l’impatto visivo a monte. Il legno a vista all’interno rimandando a una dimensione domestica e accogliente degli spazi a disposizione dei bambini e del personale.


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Foto: Davide Galli

Foto: Davide Galli


Nei vostri lavori l’attenzione alla storia, al contesto e al paesaggio è una caratteristica comune. L’utilizzo del legno ha un ruolo in tutto questo? S.C. Nel nostro contesto il legno è un materiale utilizzato storicamente nell’edilizia in special modo nei solai e nelle coperture abbinato a strutture verticali in pietra o laterizio; è utilizzato diffusamente nella serramentistica e nelle opere di finitura e fa parte del nostro paesaggio domestico. Il nostro interesse è stato quello di reinterpretare l’uso del materiale con l’utilizzo di tecnologie contemporanee sia nelle strutture che nei rivestimenti. M.C. Abbiamo però anche cercato di utilizzare la tecnologia del lamellare, per un corretto inserimento dei volumi nell’ambiente, come nel centro sportivo a Parma, dove gli archi in legno lamellare lunghi 83 metri sono stati ribassati quasi al loro limite di curvatura per mantenere un’altezza contenuta.

Recupero di un edificio ad Agna (2015). La struttura in legno di castagno che affianca l’edificio in pietra recuperato, con una immagine volutamente “primitiva” attraverso l’uso di tronchi grezzi.

Foto: Sandro Tessoni

L’utilizzo di tronchi quasi grezzi nel recupero di un piccolo edificio sull’Appennino è legata sempre a ragioni contestuali? M.C. In parte si, perché il piccolo edificio è collocato in una radura in mezzo ai boschi, ma è stata anche un’esercitazione per lavorare su materiale grezzo senza ricadere nell’imitazione del rustico… ritornare quasi all’essenza dell’uso primitivo del legno come semplice tronco di supporto a una copertura. In studio mi hanno preso un po’ in giro dicendo che il cliente non era la famiglia Flintstone, le critiche sono finite una volta realizzato.

Dal vostro punto di vista, quali vantaggi ha l’impiego del legno nelle costruzioni? S.C. Rispetto ad altre soluzioni in muratura, ha indubbiamente i vantaggi delle costruzioni a secco: precisione nei dettagli e velocità di esecuzione. Dalla nostra esperienza però abbiamo imparato che questi vantaggi si ottengono solo con imprese che hanno al loro interno maestranze qualificate e con una conoscenza specifica nello sviluppo del progetto costruttivo. È superfluo sottolineare, inoltre, che il legno, se proveniente da coltivazioni certificate, è un materiale rinnovabile, protagonista nei processi di edilizia sostenibile e nelle costruzioni eco-compatibili.

La naturalità del materiale, il suo cambiare con il tempo, in che modo influenza il suo impiego nel progetto, la scelta della finitura o dell’eventuale protezione? M.C. Bisognerebbe essere più consapevoli che il legno è un materiale organico vivente, a volte dimentichiamo questo importante prerequisito. Il fatto che il legno abbia

Foto: PDP

Foto: DPDP

Recupero di edifici agricoli per residenze a Chiastrone (2014). Gli interni contraddistinti dall’utilizzo del legno per i solai, le scale, i serramenti e i mobili costruiti su disegno dello studio.

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incontri


Foto: PDP

un processo di ossidazione e cambi colore è un fattore positivo e lo differenzia da altri materiali inorganici. Noi tendiamo a trattarlo con materiali che non incidano troppo sui processi di ossidazione naturale nel tempo. I motivi per cui avete utilizzato il legno anche in interventi di recupero, penso ad esempio alla residenza a Chiastrone pubblicata su legnoarchitettura 21 o al museo del prosciutto di Parma a Langhirano, sono diversi rispetto ai progetti ex novo? Quale approccio avete seguito? M.C. Per la residenza del Chiastrone abbiamo utilizzato per i solai e la copertura legno di rovere massiccio attualizzando tecnologicamente una soluzione già presente negli edifici rurali del nostro territorio. Per le partizioni verticali di chiusura fra le murature esistenti si sono utilizzati pannelli in Xlam in considerazione del loro limitato spessore, della precisione in fase di montaggio e della facilità nell’essere rivestite esternamente con tavole di rovere. Dobbiamo sottolineare che per non farci mancare nulla abbiamo disegnato anche tutti i mobili e i serramenti in legno. Nel museo del cibo a Langhirano siamo partiti dalla semplice osservazione che nei primi salumifici i prosciutti venivano appesi in strutture in legno a telaio dando luogo a spazi interessanti all’interno di stanze a doppia altezza. Nel museo abbiamo ripreso questa idea facendo diventare la struttura in legno un allestimento museale all’interno di una struttura nata per altra funzione. Siete molto attenti alla cura dei dettagli costruttivi, anche nella fase di cantiere. È un lavoro che seguite

completamente al vostro interno? Quale rapporto avete con le aziende fornitrici e costruttrici? M.C. e S.C. Lavoriamo molto sui dettagli e seguiamo in prima persona i cantieri di tutti i nostri lavori anche se attualmente è diventato problematico per le distanze e in considerazione della dimensione del nostro studio. Forse è sbagliato rispetto a come si sta sviluppando il lavoro degli studi di architettura rivolto alla produzione di immagini rispetto al controllo dell’opera, ma questa è la nostra formazione. Con i fornitori e le imprese esecutrici cerchiamo sempre un dialogo che permetta di migliorare il progetto anche in fase esecutiva.

Struttura polivalente a Parma (2007). L’impianto sportivo sorge nella zona verde lungo il torrente Parma. Per limitarne l’altezza e favorire l’inserimento nel contesto sono state utilizzate travi in legno lamellare ad arco ribassato fino quasi al limite di curvatura. Lungo i due lati, le vetrate a tutta altezza sono ancorate a montanti in legno lamellare.

In conclusione, come definireste il vostro lavoro? Cos’è che caratterizza le vostre architetture? M.C. e S.C. Siamo consapevoli di appartenere ad una cultura del progetto attenta alla relazione con in luoghi ed è quindi naturale che il nostro lavoro sia caratterizzato preliminarmente da una particolare attenzione a tutti gli aspetti che permettono a uno spazio o a un edificio di diventare parte integrante con il paesaggio, la comunità, le persone che lo abitano o lo attraversano. Contemporaneamente lavoriamo molto per capire le necessità di chi ci commissiona un lavoro. Preferiamo semplificare le soluzioni, arrivare ad una sintesi dei diversi aspetti che caratterizzano un progetto. È un lavoro di pazienza. Intervista a cura di Ferdinando Gottard

Per approfondimenti: www.continiarchitettura.net

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Studio Contini e CCDP

Supermercato a Langhirano Langhirano


Foto: Foto Superstudio


_1 La vista laterale evidenzia i tre elementi fondamentali della struttura: il basamento seminterrato destinato al parcheggio, al di sopra la costruzione lignea dello spazio destinato alla vendita e il rivestimento in lamiera metallica.

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Foto: Foto Superstudio

Foto: Foto Superstudio

_2 Il portico che si allunga fino alla strada principale che collega Langhirano a Parma segnala la presenza del nuovo supermercato riprendendo l’allineamento di un mulino seicentesco poco distante, unica preesistenza rimasta in un contesto ormai caratterizzato da capannoni industriali e strutture commerciali.

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progetti


Ubicazione: Langhirano (Parma) Progetto: Studio Contini e CCDP (Centro Cooperativo di Progettazione) Strutture e impianti: CCDP con INRES Consulente strutture in legno: Thomas Schrentewein Direttore dei lavori: Marco Contini con Andrea Albertini Impresa di costruzione: ATI Cooperativa di produzione e lavoro Bruno Buozzi, SICREA Group, Tecton Soc. Coop. Strutture in legno: Uni-Edil srl Lavori: 2017-2018 Superficie utile: 1472 m2

Un segnale lungo la strada Il nuovo punto vendita di Langhirano si inserisce all’interno di un percorso di sostenibilità che Coop Alleanza 3.0 ha da tempo avviato per i propri punti vendita puntando decisamente sul legno e facendo seguito a quello che è stato il primo supermercato con struttura completamente lignea realizzato da Coop a Spinea. Il progetto elaborato dallo studio Contini e da CCDP recupera un’area industriale dismessa alle porte dell’abitato di Langhirano ricercando una più consapevole relazione con il luogo e con i suoi aspetti storici. L’allineamento lungo la strada di un mulino seicentesco, che per secoli ha costituito il primo edificio del paese per chi proveniva da Parma, è stato recuperato attraverso il protendersi del portico d’accesso del nuovo supermercato che così si candida come nuovo riferimento visivo per gli automobilisti che percorrono la strada provinciale. Se l’esterno dell’edificio è enfatizzato dal colore verde rame del rivestimento metallico che si piega ad accennare un tetto a falda, soluzione tradizionale degli edifici della zona, l’interno mette completamente in luce la natura lignea della struttura che dona anche un tono caldo e familiare allo spazio destinato alla vendita. L’apparente semplicità di quest’ultimo, caratterizzato dalla modularità della struttura della copertura, così come la chiarezza che contraddistingue la volumetria, è il risultato di un’attenta integrazione fra le necessità architettoniche, funzionali, strutturali e impiantistiche ricercando un comfort legato alla qualità della luce, dell’aria, alla percezione visiva e acustica. Due file di lucernari diffondono la luce naturale su tutto lo spazio di vendita mentre le ampie vetrate della facciata d’ingresso invitano i visitatori instaurando un senso di accoglienza e di apertura ed evitando la claustrofobica separazione dallo spazio esterno tipica di gran parte delle superfici commerciali.

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Foto: Foto Superstudio

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_3 In primo piano il portico lungo la strada che collega Parma a Langhirano con sullo sfondo la facciata d’ingresso del supermercato. _4 Vista della rampa d’accesso al parcheggio coperto, sullo sfondo le colline preappenniniche.

Foto: Foto Superstudio

Il rivestimento in lamiera di alluminio color verde rame è costituito da lastre di tre diverse larghezze, raggruppate in quattro moduli che si alternano in facciata.

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progetti


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zona risalita parcheggio coperto spogliatoi parcheggio scoperto area vendita area lavorazione magazzino ingresso merci

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pianta del piano seminterrato

pianta del piano terra

sezioni longitudinali e trasversali

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Dettaglio della sezione trasversale.

membrana impermeabile DERBIBRITE NT a base di bitume ibrido HCB e rinforzato con armatura composita di velo di vetro e poliestere impregnata con un coating acrilico ad elevata capacitĂ riflettente pannelli multibox sp. min. 280 mm travetti 80/240 mm i=800 mm OSB/3 sp. 22 mm + intercapedine con isolante lana di roccia sp. 240 mm + OSB/3 sp. 22 mm barriera al vapore sp. 10 mm trave lamellare 220x960 mm

canaline impianto elettrico e rete dati impianto di illuminazione su binari lastra placcata in fibrogesso sp. 12,5 mm pannello in X-lam sp. 120 mm pannello isolante in lana di roccia densitĂ 115 kg/mc, sp. 80+80 mm telo antivento tipo Ampatop Aero intercapedine ventilazione sp. 20/100 mm tavolato OSB-3 o lamiera sp. 24 mm lamiera aggraffata sp. 0,7 mm pavimentazione in gres sp. 10 mm massetto armato fibrorinforzato sp. 110 mm isolante in XPS sp. 180 mm barriera al vapore sp. 10 mm

I pilastri in acciaio sorreggono la trave centrale dalla quale si dipartono le due campate con travi lunghe circa 13 metri per lato.

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Foto: Studio Contini

platea in c.a. sp. 410 mm


_struttura________ Per ridurre l’impronta ecologica dell’edificio, in linea con le scelte della committenza, tutta la struttura della parte destinata alla vendita è stata realizzata in legno. In totale ne sono stati impiegati 330 m3; sono state così sottratte circa 330 tonnellate di anidride carbonica dall’atmosfera e, grazie al suo bilancio neutro, si sono evitate anche le emissioni legate all’eventuale utilizzo di altri materiali da costruzione. La struttura portante è a pilastri e travi in legno lamellare, con pareti in legno massiccio a strati incrociati (X-Lam) lungo il perimetro dell’edificio con funzione di controventatura e tamponamento. La struttura della copertura contraddistingue fortemente l’interno è costituita da una doppia campata di travi in legno lamellare e da una trave centrale che poggia su snelli pilastri in acciaio. Il nodo di attacco in acciaio fra pilastro e travi è stato appositamente realizzato in officina su disegno dei progettisti al fine di evidenziare le singole componenti della struttura. Grazie all’utilizzo di apposite piastre e connettori in allumino e acciaio tutte le travi portanti sono complanari, una soluzione che ha consentito di evitare sovrapposizioni e conseguenti aumenti di volume e caratterizzare visivamente l’interno. Il solaio di copertura è stato realizzato con una struttura scatolare composta da un doppio strato di pannelli OSB con interposti travetti in legno lamellare e isolamento in lana minerale, interrotta solo dai grandi lucernari inseriti tra le travi e da un’asola in cui corrono i canali di distribuzione dell’aria. L’unità di trattamento aria è alloggiata sulla copertura con l’interposizione di struttura in profilati metallici. Tutto il basamento, parzialmente interrato e destinato quasi totalmente al parcheggio dei clienti, è in calcestruzzo armato con setti verticali e solaio alleggerito bidirezionale dello spessore di 41 cm. Soluzione, quest’ultima, che ha permesso di semplificare la struttura di fondazione, priva di plinti, e di contenere l’altezza di interpiano e la profondità dello scavo, evitando il ricorso a travature ribassate pur in presenza di ampie luci. L’involucro è interamente coibentato; pareti e solaio di copertura sono isolati con pannelli di lana di roccia mentre per il solaio in calcestruzzo armato sono stati impiegati pannelli in XPS. Per garantire lunga durata al fabbricato e limitare le operazioni di manutenzione, le pareti e parte della copertura hanno una facciata ventilata che separa, tramite una camera d’aria, il rivestimento esterno e l’isolante. Il rivestimento esterno è in lamiera di alluminio preverniciata di colore verde rame, con lastre di dimensione variabile e alternata in modo da rendere più ricca e varia la tessitura. Sulla copertura è stata stesa una membrana a elevata riflettanza solare per limitare il fabbisogno energetico per la climatizzazione estiva, la temperatura interna degli ambienti e il surriscaldamento a scala urbana.

La struttura della copertura e del primo piano della parte destinata a magazzino sul retro è costituita da pannelli multibox con ossatura in travetti di legno e isolamento in lana di roccia.

Il piano terra con lo spazio destinato alla vendita è realizzato interamente in legno, ad esclusione delle fila centrale di pilastri in acciaio. I pilastri e le travi sono in legno lamellare con pannelli in X-lam a chiusura delle pareti e con funzione di controventamento.

Il piano interrato ha struttura in pilastri e setti in calcestruzzo armato che reggono il soprastante solaio alveolare bidirezionale.

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Foto: Foto Superstudio

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progetti


Foto: Foto Superstudio

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_5 I lucernari sulla copertura diffondono la luce naturale su tutto lo spazio vendita contribuendo alla riduzione dei consumi energetici. _6 Le travi in legno lamellare del solaio di copertura organizzano anche la collocazione degli impianti.

Foto: Foto Superstudio

_7 La zona destinata alle casse, ampiamente vetrata, e la bussola dell’uscita.

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Foto: Studio Contini Foto: Studio Contini

Foto: Foto Superstudio

Il nodo di attacco tra uno dei pilastri centrali e le travi in legno lamellare del solaio di copertura . La parte a vista del giunto in acciaio, quasi un capitello, evidenzia la geometria e funzione statica dei singoli elementi.

In alto, gli elementi in acciaio di connessione travi, pilastro realizzati su misura in officina. In basso il connettore a scomparsa delle travi.

A sinistra, dettaglio del nodo tra travi e pilastro. Sul pilastro metallico riempito in calcestruzzo armato è imbullonato un elemento a croce appositamente realizzato in officina. Sopra, dettaglio della connessione a scomparsa fra le travi complanari in legno lamellare.

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progetti


Foto: Studio Contini

I pilastri metallici al centro dello spazio sorreggono la trave longitudinale alla quale sono collegate le travi delle due campate.

Montaggio degli elementi di connessione travepilastro.

Foto: Studio Contini

Foto: Studio Contini

Messa in opera dei pilastri in legno lamellare.

La struttura in pilastri e travi in legno lamellare è controventata da pannelli in X-lam.

Foto: Studio Contini

Foto: Studio Contini

Posa del rivestimento in lamiera metallica.

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Foto: Sindre Ellingsen

Helen & Hard

Summerhouse Reilstad (N)



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Foto: Sindre Ellingsen

_2 Dal livello più alto dell’edificio si nota come la zona notte più privata e la sala TV siano ospitate in una serie di scatole (in secondo piano) completamente svincolate dalla copertura che diventano esse stesse parte integrante dell’arredo.

Foto: Sindre Ellingsen

_1 Una delle terrazze su cui si articola la casa; qui in particolare la zona del soggiorno che, come tutte le altre aree dell’abitazione, si affaccia a sud sul tipico paesaggio norvegese. Lo spazio è completamente libero – solo il camino e i tre scalini sulla destra segnano il passaggio tra la cucina/ living e il salotto – ed è sovrastato con leggerezza dall’imponente copertura che poggia solo sulle pareti laterali.

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progetti


Ubicazione: Reilstad (N) Progetto: Siv Helene Stangeland, Reinhard Kropf, Peter Feltendal, Håkon Minnesjord Solheim and Dag Strass – Helen & Hard, Stavanger (N) Lavori: 2018 Superficie lotto: 350 m2

Di terrazza in terrazza Sull’isola norvegese di Finnøy, una tra le più grandi del distretto di Ryfylke, lo studio Helen & Hard ha costruito un casa che si immerge nel paesaggio, adeguandosi alla topografia del luogo. Parte della tipica regione scandinava con fiordi e isolette che modellano la costa e con superfici da cui affiorano massi e rocce di cui è possibile leggere la storia geologica, il sito di progetto si caratterizza per una scoscesa pendenza che dalla strada principale sovrastante porta al molo privato sul mare. Gli architetti, di conseguenza, non hanno voluto interrompere con pareti opache il contatto visivo con l’esterno e la sequenza di terrazzamenti naturali è stata portata all’interno dell’abitazione, strutturando gli spazi attorno a una grande scala che scende verso l’attracco delle barche e secondo quattro livelli che consentono l’adattamento al dislivello del terreno. L’ingresso è posto al livello più alto ed entrando si ha subito una visione d’insieme della casa. La sensazione è quella di essere in unico e ampio ambiente, riparato da un imponente tetto fluttuante, che è sostenuto solo dalle pareti laterali e dalla lunga trave di colmo. Non vi sono impedimenti alla vista sull’esterno, poiché i progettisti hanno scelto di realizzare le stanze più private – camere e bagni – e la sala TV come se fossero degli oggetti a se stanti, una successione di scatole di legno che si inseriscono in questa area aperta, dominata dalla scalinata, e che sono completamente svincolate dalla copertura. Su questo piano sono disposte a destra la cucina e sala da pranzo, a sinistra l’ala degli ospiti con tre camere con il proprio bagno; scendendo di tre gradini e di un altro piano si incontra il salotto, separato dall’area living da un caminetto. Seguendo la scala si trova il seguente livello che è quello della camera padronale con bagno, cabina armadio e un ufficio; qualche scalino più in giù, sempre a sinistra, ci si imbatte nella sala TV. Infine andando ancora verso il basso, si giunge al pian terreno dove, esattamente sotto la zona living e salotto, sono ospitate la palestra con adiacenti bagno e sauna. Accanto ci sono i locali tecnici, mentre all’esterno sono state collocate la lavanderia e un piccolo magazzino. Uscendo dalla casa e guardandosi alle spalle, si nota come il tetto si inclini verso il terreno, quasi fondendosi con esso grazie alla finitura a verde estensivo, un richiamo all’approccio progettuale rispettoso del territorio. Per poter inoltre inserirsi sostenibilmente in questa zona, perlopiù ancora incontaminata, tutto nella casa è in legno, dalla struttura a telaio isolata con cellulosa alle finiture e agli arredi in frassino.

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N

planimetria

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camera bagno sala TV ufficio cucina ingresso PT soggiorno/salotto cabina armadio lavanderia sala tecnica palestra sauna sala da pranzo wc

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sezione longitudinale

1 2 3 sezione trasversale

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progetti

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Il lungo fronte vetrato segue il declivio del terreno, cercando di impattare il meno possibile sul delicato habitat circostante. Anche il tetto si adatta alla topografia del luogo di cui riprende l’ancora incontaminata natura scandinava nella sua copertura a verde.

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Foto: Sindre Ellingsen

piano terra

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piano primo

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_3 L’ingresso della casa è raccolto e sembra portare a una dimora disposta su solo un piano e non all’ampia abitazione dove gli spazi liberi e i fronti vetrati regalano continuità visiva con l’ambiente esterno. _4 Oltre a essere connotato dalla pendenza, il lotto presenta massi e rocce affioranti di cui è possibile leggere la stratigrafia e che sono stati utilizzati per realizzare i muretti di contenimento delle terrazze: un’altra scelta per potersi adattare alla natura. Nella foto, l’edificio visto dal molo privato.

Foto: Sindre Ellingsen

Foto: Sindre Ellingsen

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_5 La scala centrale è l’elemento che, assieme alla copertura, definisce questa casa vacanza. Scendendo i gradini infatti dal livello più alto sono state progettate delle superfici che possiamo definire terrazze e che ospitano e accolgono spazi chiusi o aperti con funzioni diverse e diversificate.

Foto: Sindre Ellingsen

Foto: Sindre Ellingsen

_6 Accanto all’ingresso, sulla sinistra, sono poste la cucina e la zona pranzo. Tutto nella casa è in legno, dalla struttura ai rivestimenti e alle finiture in frassino che, seppur scelto per amplificare la luce naturale visto il suo colore chiaro, vivacizza gli spazi abitativi con venature marcate.

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L’esploso assonometrico individua le varie funzioni della casa che si snodano lateralmente alla scala (1) secondo una serie di terrazze e livelli differenti. Dall’ingresso principale (2) ritroviamo a destra la cucina e l’area pranzo (3), definite chiaramente dal caminetto e dai mobili, mentre a sinistra è posta l’ala riservata agli ospiti con tre camere da letto e i rispettivi bagni (4). Scendendo di tre gradini si incontra a destra il soggiorno (5) e a sinistra, qualche gradino più sotto, le stanze private dei proprietari – camera padronale, bagno, salotto e guardaroba/biblioteca (6). Leggermente più in basso, sempre a sinistra, la sala TV (7) e, arrivando in fondo alla scala, a destra, sono state disposti il magazzino (8), la palestra, la sauna e il bagno (9). Quest’ultima zona, il soggiorno e l’area living si prolungano verso l’esterno ognuna con una terrazza dedicata (10). Un complessa organizzazione spaziale protetta dall’ampio tetto verde a doppia falda.

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_materiali naturali________ Il progetto si connota per il grande rispetto verso il paesaggio in cui si inserisce e per un approccio sensibile all’uso, per quanto possibile, di materiali naturali. La casa infatti presenta un struttura portante in legno a telaio (pareti, solaio intermedio e copertura) che è stata coibentata con cellulosa e che poggia su una platea in cemento. Ogni superficie dell’abitazione ha una propria profondità, consistenza e ritmo spaziale sottolineati ed esaltati dal legno. Il pavimento è movimentato dalle marcate venature dell’essenza di frassino; la scala a forma di ventaglio accompagna verso il basso, assottigliandosi; la luce naturale illumina anche le stanze più chiuse; le uniformi finiture, sempre in frassino, caratterizzano le scaffalature e le nicchie integrate nelle pareti; le doghe in legno tra le lunghe travi del soffitto nascondono lucernari e sottolineano le dimensioni della grande copertura.

La struttura portante dell’edificio: un fitto telaio per le pareti, coibentate con pannelli in fibra minerale, e le lunghe travi lamellari della copertura, sorretta solamente dalle pareti perimetrali e dal colmo.

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progetti


Foto: Sindre Ellingsen

La libertà spaziale della casa, e in particolare della zona giorno e living, è rafforzata dalla scelta dei materiali: il legno chiaro di frassino che enfatizza le superfici e la luce, i parapetti in vetro che si fondono con il fronte vetrato, le doghe tra le travi portanti della copertura di cui scandiscono il passo.

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Foto: Sindre Ellingsen

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progetti


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Foto: Rohspace


JK-AR

The House of the Three Trees Sangju-si (KR)


_1 Vista di due dei tre “alberi” che formano la struttura portante della casa e che si sviluppano e crescono verso l’alto in un complesso intreccio di capriate.

Foto: Rohspace

_2 Al piano superiore si può osservare da vicino l’interpretazione contemporanea del “Gong-po”, un elemento della tradizionale architettura coreana in legno, il quale si espande generando una serie di ramificazioni che supportano la copertura.

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Foto: Rohspace

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Ubicazione: Nakdong-myeon, Sangju-si, Gyeongsangbuk-do (KR) Progetto e strutture: JK-AR - Jae Kim Architects + Researchers, Seul (KR); team di progetto: Jae K. Kim, Seoungbum Heo, Yesol Lee, Youngjune Lee Costruttori: Jae K. Kim, Seoungbum Heo, Yesol Lee, Minho Kim, Jinho Shin – JK-AR; Myunghee Nam Lavori: aprile-agosto 2018 Superficie utile: 85,52 m2 Superficie lotto: 271 m2

La rinascita del legno Tra il XVII e XIX secolo in Corea, durante il regno della tarda dinastia Joseon, le risorse di legname con cui venivano realizzati tutti gli edifici si esaurirono e gradualmente il cemento armato divenne il materiale principe nel corso degli anni, dominando le tecniche edificatorie di questa area geografica dell’Estremo Oriente. Nonostante tali premesse, le tradizionali e millenarie metodologie costruttive in legno sono state custodite e preservate fino ai nostri giorni, quando sono state reinterpretate dallo studio Jae Kim Architects + Researchers di Seul in The House of the Three Trees. La casa infatti incarna la rinascita dell’architettura rurale in legno in Corea grazie alla rilettura degli iconici e onnipresenti sistemi di sostegno e di connessione tipici del Paese asiatico. Chiamati “Gong-po” in Corea e “Dougong” in Cina (rif. legnoarchitettura 35, “Le strutture in legno a incastro in Cina e Giappone” di A. Nuricati e A. Astore), essi rappresentano la parte forse più simbolica di un edificio, avendo sia funzione strutturale che compositiva. Nella sua semplicità volumetrica l’abitazione riprende inoltre le antiche espressioni stilistiche, le traduce nel linguaggio odierno e le valorizza con il calcolo computazionale e la fabbricazione digitale, mediante cui sono stati prodotti migliaia di componenti che creano l’immagine simbolo del progetto, ovvero i tre “alberi” in legno che sostengono la copertura. Questi tre elementi nascono dal basamento e si sviluppano verso l’alto, interpretando con visione e concezione contemporanee il “Gong-po” e generando una fitta serie di piccole capriate continue che richiamano le folte ramificazioni delle foreste e che si fondono con il tetto a falde, scelto per impedire il ristagno e agevolare il deflusso delle acque piovane. Gli “alberi” sono nascosti allo sguardo esterno da pareti costruite con un telaio in legno, chiuse da pannelli di compensato e protette da lastre traslucide. All’interno della casa, i cui ambienti sono disposti su due piani, le persone sperimentano solo lo spazio chiuso contraddistinto dalle tre strutture, anche se la connessione con l’esterno è garantita da finestrature su tutti i lati. Lo scorrere del tempo è facilmente percepibile grazie al movimento della luce solare entrante dalla vetrata continua che connette pareti e copertura e che lascia intravedere ai passanti il complesso impalcato ligneo.

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N

planimetria

Foto: Rohspace

L’esterno della casa si caratterizza per la presenza del grande tetto, sorretto dalle particolari strutture verticali, dalla grande finestra continua in alto, che connette proprio la copertura con le pareti opache in legno, e il rivestimento di queste ultime in policarbonato traslucido che lascia intravedere il tamponamento in compensato.

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progetti


Foto: Rohspace

L’elemento vetrato continuo che collega pareti e tetto consente di percepire la struttura interna pur non svelandola nell’interezza. La copertura, che sembra un semplice tetto a falde, si rivela invece molto complessa e dotata di compluvi e displuvi al fine di evitare il ristagno delle acque piovane che negli antichi edifici in legno ha provocato problemi di marcescenza.

pianta

sezione

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esploso assonometrico della struttura

Nelle fotografie sottostanti è rappresentata la ricostruzione di tre incastri tipici del Gong-po, elemento di connessione tra pareti e tetto della millenaria tradizione costruttiva in legno coreana. L’obiettivo è stato infatti studiare queste giunzioni per sviluppare un fitto reticolo di capriate da poter produrre con tecnologie moderne, quali ad esempio le macchine a controllo numerico.

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progetti


_sistema costruttivo e materiali________ L’impianto planimetrico della casa, un esagono irregolare che tuttavia non ne limita la spazialità, segue la sagoma del lotto ed è stato progettato e generato mediante calcoli computazionali basati su algoritmi che hanno determinato anche la forma dei tre alberi e delle ramificazioni a sostegno della copertura. Dalla rivisitazione del sistema Gong-po sono state ideate piccole “capriate” che, collegate tra di loro per la quasi totalità a incastro come vuole la tradizione, si susseguono secondo un passo ravvicinato e si trasformano, specchiandosi sul piano orizzontale, in elaborate configurazioni; questa articolata intelaiatura, che prevede anche delle giunzioni metalliche nei nodi più complessi, sorregge l’orditura primaria dei travetti del tetto. 4006 sono i pezzi di legno disegnati e ottimizzati per poter essere tagliati con macchine a controllo numerico da lastre di legno multistrato e per rendere efficienti la fabbricazione dell’immobile e la logistica. Sia i tre alberi che le pareti perimetrali poggiano su una fondazione costituita da travi di acciaio, a loro volta sostenute da pali infissi nel terreno, e sono stati assemblati con lavori di carpenteria in auto-costruzione. I pochi fissaggi metallici usati non solo rafforzano le tecniche di montaggio tradizionali ma mostrano anche la resistenza e le possibilità del legno ingegnerizzato come elemento portante. Le case rurali adiacenti all’edificio oggetto di questo approfondimento hanno influenzato sia l’adozione del sistema strutturale quanto anche la tipologia del tetto e la scelta dei materiali costruttivi. Realizzate a cavallo degli anni ‘70 e ‘80, esse sono state progettate sulla base di standard architettonici dettati dal governo; tra questi si annoverano le coperture piane le quali nel tempo hanno provocato grandi problematiche per scarso drenaggio o accumulo dell’acqua piovana. The House of the Three Trees si connota invece per un tetto a falde in cui si alternano compluvi e displuvi, consentendo così alle piogge di scorrere velocemente a terra. Composto da travi in legno, esso si mostra sottile e aggraziato, come fluttuante nello spazio grazie anche alla presenza dell’elemento vetrato che, correndo lungo tutto il perimetro, lo collega alle pareti esterne. Queste ultime sono realizzate con un sistema a telaio in legno, tamponato esternamente da compensato e rivestito da lastre corrugate in policarbonato le quali, utilizzate nella zona come rivestimento per serre e magazzini, con la loro trasparenza rivelano in modo delicato le lievi trame del compensato, donando una leggerezza eterea che contrasta con l’ambiente costruito circostante. Dal punto di vista funzionale, le lastre di policarbonato proteggono il compensato e creano uno strato d’aria ferma che incrementa la prestazione isolante della parete.

Parete esterna, dall’esterno - pannello corrugato traslucido in policarbonato - listello in legno (38x89 mm) - compensato di pino (12 mm) - lastra in OSB (11 mm) - membrana impermeabile - isolamento in polistirene (100 mm) - membrana tenuta all’aria / freno vapore - lastra in OSB (11 mm) - profilo metallico a C - tubo profilato metallico squadrato (100x100 mm) - listello in legno (30x30 mm) - doppia lastra in gesso (9+9 mm)

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Copertura dall’esterno - scandole bitumate - membrana impermeabile - pannello sandwich per tetti - doppia lastra in gesso (9+9 mm)

Solaio, contro terra, dall’estradosso - rivestimento epossidico per pavimenti - riscaldamento radiante a pavimento (50 mm) - lastra in OSB (11 mm) - isolamento in polistirene (100 mm) - membrana impermeabile - pannello in cemento (9 mm) - tubo profilato metallico squadrato (75x45x2,1 mm) - struttura fondazioni in travi metalliche a I 1 vetrata continua con triplo vetro 2 palo metallico di fondazione

2 41


Foto: Rohspace

L’abitazione, anche se molto chiusa all’esterno, è ottimamente illuminata dalla luce naturale che entra dalle aperture vetrate – più o meno ampie – e dalla finestra che superiormente collega pareti e copertura. L’immagine soprastante consente inoltre di identificare le giunzioni a incastro e anche gli elementi metallici utilizzati in corrispondenza dei nodi più complessi.

42 legnoarchitettura_38

_Gong-po________ La tradizionale architettura in legno coreana, che ha alle spalle una storia millenaria (le prime testimonianze risalgono infatti a più di 1500 anni fa), è caratterizzata da numerosi elementi di cui – come è ben intuibile dopo secoli di inutilizzo – non si conoscevano né le funzioni né le modalità di montaggio. Tuttavia, diversi studi universitari hanno permesso di riconoscerne i componenti con le loro relative funzioni e le metodologie di assemblaggio le quali avvengono secondo un ordine costruttivo e stilistico ben definito, come nell’antica Grecia. Tra le parti principali del sistema vi è la struttura chiamata “Gong-po” che connette tetto e pareti – un compito fondamentale nella costruzione di un edificio in legno – e che in The House of the Three Trees diventa il supporto della copertura. Oltre al ruolo portante, Gong-po è anche un elemento decorativo; potremmo quasi paragonarlo a un capitello che serve da ornamento e appoggio ma anche da collegamento. Pur essendo una tecnica antica costituita da molteplici parti, gli studi hanno consentito di risalire a forme-tipo di Gong-po, dalla più semplice chiamata ‘Min-do-ri’ fino alla più complessa ‘Da-po’. Montati secondo un rigoroso ordine, gli elementi possono essere suddivisi in “gruppi” che agiscono come “costruttori” di strutture primarie o che fungono da “connettori”, essenziali nelle regole costruttive anche in virtù del fatto che le giunzioni tra i vari “gruppi” avvengono solo per incastro. Visto che le configurazioni di un Gong-po sono contraddistinte da logiche di assemblaggio ben definite e ogni componente individuato da criteri di definizione delle forme, correlate alla posizione e al ruolo assunti nel sistema, le ricerche universitarie hanno potuto sistematizzare tali principi così da estenderli alle metodologie di costruzione e, di conseguenza, rendere possibile la ripresa e il riuso della tradizionale architettura in legno coreana.

progetti


Anche se i 4006 pezzi che compongono i tre alberi sono stati realizzati da macchine CNC tagliando le singole parti da lastre multistrato, in cantiere essi sono stati assemblati con lavori di carpenteria in autocostruzione, senza aiuto di nessuna impresa. Nelle tre immagini vediamo la realizzazione del tetto, dei tre alberi e una veduta della copertura dall’alto di cui si inizia a capire l’articolazione delle falde.

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rundzwei Architekten

Korkenzieher Haus Staaken - Berlino (D)


Foto: Gui Rebelo architecture photography


_1 Il fronte ovest, dove si trova la lunga piscina scavata a una profondità di oltre 3 metri nel terreno. Sulla sinistra, uno scorcio del fronte nord, che accoglie la scaletta d’ingresso. _2 Dall’angolo sud-est, con la grande vetrata sulla cucina, non solo si riesce a intravedere l’interno ma l’apertura trasparente, che continua lungo tutto il lato sud e parte del fronte rivolto a ovest, conferisce leggerezza all’altrimenti eccessivamente monolitico aspetto esteriore della casa.

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Foto: Gui Rebelo architecture photography

La materialità e la singolarità del sughero caratterizzano la casa nella sua totalità, pur mantenendo un fil rouge con la tipologia costruttiva locale attraverso l’adozione di grandi timpani triangolari.

Foto: Gui Rebelo architecture photography

_3 L’angolo nord-est.

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progetti


Foto: Gui Rebelo architecture photography

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Ubicazione: Staaken, Berlino (D) Progetto: rundzwei Architekten, Berlino (D); team di progetto: Luca Di Carlo, Ana Domenti, Marc Dufour-Feronce, Andrea Reeg Strutture: Ingenieurbu ̈ro Krawitz, Berlino (D) Consulenza energetica: Energieberater Land Brandenburg ELB, Berlino (D) Struttura in legno e cappotto in sughero: Zimmerei Johannsen, Grünfeld in Brandenburg (D) Fine lavori: giugno 2018 Superficie utile: 248 m2

Un puzzle 3D in legno e sughero La traduzione italiana del nome di questa villa del quartiere berlinese di Staaken, “Casa Cavatappi”, potrebbe lasciare perplesso il lettore, anche se un innegabile collegamento – concettuale e tattile – con apribottiglie e sughero c’è. Quest’ultimo è, infatti, il biglietto da visita dell’edificio, lo riveste interamente, e il concetto di spirale, su cui si basa appunto il funzionamento di un ca vatappi, è il modello che ispira e caratterizza la distribuzione interna della casa. Lo studio berlinese incaricato della progettazione, rundzwei Architekten, ha dovuto affrontare diverse sfide. La prima riguardava questioni normative: in base al piano regolatore cittadino, su quel lotto era consentita la costruzione di un solo piano fuori terra, che alla committenza però non sarebbe bastato. Gli architetti hanno trovato quindi una soluzione: spostare una parte della casa... sottoterra. Da qui, dove si trovano la camera da letto padronale con affaccio diretto su una piscina esterna e spazi accessori come il bagno di pertinenza e il guardaroba nonché sauna e centrale tecnica, con pochi gradini si raggiungono la zona living, la cucina e l’area pranzo. L’entrata alla residenza è collocata ancora un poco più sopra; da quel livello bisogna scendere per andare in soggiorno e cucina ma occorre salire per arrivare agli ambienti superiori che si sviluppano, sfalsandosi, attorno alla scenografica scala centrale in X-lam. Un’interpretazione creativa delle norme di pianificazione locali, che ha massimizzato la superficie lorda abitabile fino a 320 m2. Una delle richieste fondamentali della committenza prevedeva l’impiego di materiali e tecniche sostenibili e naturali. Motivo per cui, per fondazioni e piano interrato, sono stati impiegati muri in cemento armato rivestiti con calcestruzzo costipato a mano mentre tutto ciò che fuoriesce dal terreno ha una struttura a telaio di legno realizzata in opera e rivestita esternamente con pannelli di sughero. Questi ultimi derivano direttamente dalla lavorazione del prodotto di scarto dell’industria dei tappi per bottiglie e, oltre a svolgere una funzione pratica di isolamento termico e acustico, sono diventati il tratto estetico distintivo. L’abitazione, infine, che ha raggiunto lo standard tedesco KfW 55, non necessita di un impianto di ventilazione e, grazie a un sistema di accumulo stratificato, supportato dai pannelli FV integrati nel tetto, è quasi autosufficiente per quel che riguarda il fabbisogno di calore mentre la produzione di ACS è garantita da pannelli solari termici installati sulla tettoia per le auto.

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Dal livello in cui si colloca l’ingresso, e dove si trovano una camera per gli ospiti e un bagno, si scende alla zona giorno e pranzo, in gran parte vetrata, che si apre sulla cucina, posta a sua volta su una quota di poco superiore. Le zone private dei proprietari, che includono una sauna, una camera da letto, un bagno e una cabina armadio, sono ospitate nel seminterrato, poco sopra il livello della piscina, la quale espande otticamente la camera da letto nello spazio esterno. Questa impressione è rafforzata dalla materialità del muro di calcestruzzo pressato a mano, che è lo stesso dentro e fuori. Tornando all’ingresso e salendo da qui, si incontrano piani in cui si sviluppano altre camere da letto per arrivare sotto il tetto, dove si dispongono gli ambienti pensati per lavorare o rilassarsi, ovviamente su solai non complanari.

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1 piscina 2 terrazzamento 3 camera da letto padronale 4 bagno 1 5 cabina armadio 6 sauna 7 centrale tecnica 8 living 1 9 pranzo 10 cucina 1 11 camera 1 12 bagno 2 13 entrata 14 bagno 3 15 camera 2 16 living 2 17 biblioteca 18 studio 19 bagno 4 20 camera 3 21 cucina 2

livello +2,60 m

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La Korkenzieher Haus è un edificio classificato “KfW 55”. KfW è un acronimo che in tedesco sta per Kreditanstalt für Wiederaufbau (lstituto di Credito per la Ricostruzione), una banca pubblica nata nel 1948 – per volere degli USA – al fine di amministrare, all’epoca, i fondi del Piano Marshall. Oggigiorno, l’istituto si occupa di finanziare diversi ambiti e iniziative di carattere pubblico e per i cittadini che riguardano l’innovazione, l’energia, l’ambiente... Tra questi, un ruolo importante è svolto dal supporto a chi costruisce, o ristruttura, un immobile, garantendone una diminuzione del consumo energetico di un valore ben preciso rispetto all’edificio di riferimento, calcolato in base al regolamento tedesco per il risparmio energetico EnEV (Energieeinsparverordung). Nel caso della Korkenzieher Haus, questa ha raggiunto lo standard KfW 55 in quanto è riuscita a ridurre del 45%, rispetto al fabbricato di riferimento, il suo fabbisogno energetico, ottenendo così contributi dallo stato federale.

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Foto: Gui Rebelo architecture photography

Foto: Gui Rebelo architecture photography

Il calcestruzzo compattato è una tipologia di calcestruzzo tra le più antiche; costituito da una miscela di pietre naturali e cemento, esso viene applicato tradizionalmente strato per strato e costipato a mano con attrezzi spesso realizzati in modo artigianale dagli stessi operatori. Il materiale non è solo poroso ma difficilmente si ritira a causa della sua alta densità, evitando così crepe. Nel caso del piano seminterrato della Korkenzieher Haus, l’altezza degli strati di calcestruzzo era di 17 cm – una misura di base che caratterizza l’intera casa: le quote dei livelli sono un multiplo di questo valore e per la cassaforma sono state utilizzate tavole di 17 cm, prestando attenzione a garantire che la loro venatura non si vedesse troppo sul cemento.

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_4 Nel livello basamentale della casa si trova, al di sotto delle generose superfici di soggiorno e cucina, la zona notte padronale, con accesso diretto alla piscina esterna. Questa, essendo letteralmente scavata nella terra come il piano più basso, si estende verso il giardino di proprietà ma non è visibile dalle case vicine grazie ai muri di calcestruzzo pressato che la circondano.

Foto: Gui Rebelo architecture photography

_5 La zona living si trova per metà interrata ed è caratterizzata dalla texture data dal calcestruzzo costipato a mano, oltre che dalle ampie vetrate praticamente ad altezza di parete.

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_6 Il grande open space della zona living seminterrata e della cucina, rialzata invece dal terreno che si raggiunge, appunto, tramite dei livelli intermedi. La foto ritrae inoltre la scala in legno, leitmotiv della distribuzione interna degli spazi.

_strutture e materiali________ C’è una chiara distinzione, dal punto di vista costruttivo ed estetico, tra le parti che si sviluppano al di sotto del livello del suolo e quelle fuori terra. Le prime sono realizzate in c.a. rivestito con calcestruzzo compattato a mano lasciato a vista; su di esse poggia la struttura fuori terra, costruita come un telaio di legno a pianta quadrata. Un seminterrato che sembra sia stato scavato e una costruzione, per gran parte vetrata, che sembra galleggiare sopra il terreno erano i punti di partenza concettuali del design. Per il piano seminterrato, l’effetto aptico ottenuto vuole intenzionalmente ricordare quello della terra battuta, dove la granulometria degli inerti è molto evidente, così come gli strati delle compattazioni. E il muro che circonda la piscina va letto, in questo senso, come una continuazione delle pareti. Poiché la preparazione esatta di questo tipo di calcestruzzo non è data a priori, sono stati effettuati numerosi test preventivi per ottenere la giusta granulosità e l’effetto di stratificazione desiderato. L’obiettivo era quello di rendere la superficie simile a layer successivi di terra, con aree più dense e grumi di ghiaia ben visibili; aggiungendo calce, il colore del calcestruzzo si è armonizzato con quello dei pavimenti levigati. La parte che emerge dal terreno, invece, è stata realizzata come una struttura a telaio di legno in opera nella quale questo rimane per gran parte a vista, laddove non è rivestito con elementi in gessofibra tinteggiati di bianco. Gli elementi portanti della scultorea scala centrale sono in X-lam e variano nelle dimensioni per diventare veri e propri piani oppure solo per movimentare la silhouette dei gradini. Le sfide principali che hanno dovuto affrontare progettisti e muratori hanno riguardato soprattutto i molteplici livelli, per realizzare i quali si doveva, di volta in volta, montare la necessaria attrezzatura tecnica mantenendo però l’integrità strutturale dell’edificio e rispettando, ovviamente, le quote di progetto. Per isolare la struttura, oltre ai pannelli esterni in sughero, sono stati utilizzati materiali in fibra di legno e cellulosa, particolarmente tra i montanti dei componenti opachi verticali, mentre per la tenuta dei vari elementi si è totalmente rinunciato a colle o a schiume di derivazione sintetica.

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9 1 rivestimento in sughero (20 mm) 2 veneziane con lamelle piatte (60 mm) e relativo motorino di movimento 3 trave di collegamento alla struttura del solaio (140x300 mm) 4 facciata strutturale metallica in vetro 5 isolamento 6 membrana di tenuta al vapore 7 parete di rivestimento in cls compattato a mano (120 mm) 8 guarnizione di freno al vapore attorno alla testa della trave portante del solaio 9 zoccoletto in legno (20x10 mm) 10 strisce contro muro per impedire la trasmissione dei rumori

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Parete esterna/solaio interpiano, dall’esterno - rivestimento in sughero (140 mm) - pannello ESB (Elka Strong Board) per irrigidimento senza collanti a base di PU (22 mm), permeabile al vapore - isolamento in fibra di cellulosa di legno insufflata (140 mm) - trave orizzontale del telaio (140/100 mm) - pannello OSB con funzione di freno al vapore (22 mm) - vano impianti (60 mm) - pannello in gessofibra (60 mm) dipinto di bianco Parete esterna/serramento (dettaglio pag. a fianco) 1 guarnizione di tenuta/tolleranza installazione serramento 2 serramento in legno-alluminio 3 pannello in legno dipinto di bianco (10 mm) 4 triplo vetro 5 scossalina in acciaio parete esterna/solaio interpiano

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Foto: Gui Rebelo architecture photography

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Foto: Gui Rebelo architecture photography

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_7 La porta d’ingresso, anch’essa rivestita con pannelli di sughero, aperta rivela la scala interna.

parete esterna/serramento

_8 Un dettaglio del fronte ovest.

_il sughero________ Nella ricerca di un materiale adatto per tetto e facciata che fosse in grado di garantire un effetto monolitico, era necessario soddisfare diversi criteri: doveva essere sostenibile, permeabile al vapore ma impermeabile all’acqua, naturale, nonché garantire un elevato isolamento termico e acustico, soprattutto nella misura in cui avesse la capacità di ridurre sensibilmente il rumore gocciolante della pioggia (richiesta esplicita della committenza!). Il sughero, materiale proposto da un collaboratore portoghese dello studio rundzwei, sembrava fosse ciò che rispondesse al meglio a tutte le necessità tecniche e progettuali. I pannelli di sughero impiegati nella Korkenzieher Haus arrivano proprio dal Portogallo dove vengono lavorati a partire dagli scarti dell’industria che produce tappi per bottiglie. Durante il processo di formazione dell’elemento, in cui entrano in gioco calore e una forte pressione, le resine naturali contenute nel sughero si sciolgono e collegano i granuli tra loro creando così un materiale compatto e impermeabile. I pannelli di facciata diventano quindi, a dispetto di ciò che si possa pensare, resistenti agli agenti atmosferici e alle muffe in modo del tutto naturale, senza additivi e sostanze chimiche. L’approvvigionamento della materia prima è poi totalmente sostenibile, non solo perché deriva da scarti di lavorazione ma la corteccia della quercia da sughero (che è l’effettiva parte impiegata allo scopo) viene tolta ogni 7-9 anni, dando il tempo all’albero di rigenerarsi senza doverlo abbattere.

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_9 La zona living ripresa dalla cucina di un possibile appartamento indipendente, al piano che precede il sottotetto. Tutti gli ambienti accessibili dalla scala centrale sono parzialmente interconnessi e potrebbero essere organizzati in futuro a formare un altro appartamento separato. A questo proposito, i progettisti di rundzwei Architekten hanno già pianificato, staticamente, un ulteriore ingresso, accanto a quello già esistente a est, che occuperebbe il bagno (nr. 12) della pianta del livello +2,60 m, organizzando già anche la trasformazione degli spazi superiori.

1 2 3 4

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_10 Gli ultimissimi livelli della casa. Sulla destra, si intravede la zona studio mentre la foto è stata scattata dallo spazio dedicato alla biblioteca. Il grande lucernario centrale, oltre a definire geometricamente il centro della casa, permette alla luce naturale di penetrare fino alle zone del seminterrato.

Colmo 1 rete parainsetti e parauccelli 2 lattoneria angolare in alluminio (100/100/2) 3 listelli in legno (20/20 mm) per ventilazione 4 lamiera grecata di alluminio (20 mm) 5 trave di colmo (140/220 mm) 6 membrana di freno al vapore

Foto: Gui Rebelo architecture photography

Foto: Gui Rebelo architecture photography

Copertura, dall’estradosso - rivestimento in sughero (40 mm) con fresatura a gradino - listellatura in legno (20/60 mm) - lamiera grecata di alluminio, per il drenaggio ventilato dell’acqua (20 mm) - controlistellatura (30/60 mm) - listellatura (24/48 mm) - membrana sottostrato aperta alla diffusione del vapore - travi di legno (200/80 mm) - isolamento in fibra di cellulosa di legno insufflata (200 mm) - pannello OSB con funzione di freno al vapore e di tenuta la vento (22 mm) - isolamento sotto trave in fibra di legno (20 mm) - pannello in gessofibra a finitura dell’intradosso (10 mm)

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A sinistra, l’importante scavo che accoglierà buona parte della Korkenzieher Haus. Qui a fianco, la struttura interrata, realizzata in cemento armato, verrà rivestita con uno strato di calcestruzzo compattato a mano, che rimarrà a vista.

Alcune fasi della costruzione fuori terra della Korkenzieher Haus, realizzata con elementi portanti in telaio di legno posati in opera.

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Foto: Takuji Shimmura


Atelier du Pont

Woody

Saint-Maurice (F)


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Foto: Takuji Shimmura

_2 L’ingresso principale è collocato a sud-est ed è sottolineato dalla rientranza della parete ai livelli superiori rispetto al pian terreno; ciò consente superiormente di ricavare una piccola terrazza riparata. Il rivestimento in scandole e le schermature in larice sono una dichiarazione di intenti dell’edificio che, quale sede dell’ente nazionale francese per la sanità, vuole impattare il meno possibile sull’ambiente e sulla salute dell’uomo.

Foto: Takuji Shimmura

_1 Il prospetto ovest mostra i due materiali che caratterizzano la sede di Santé publique France: il legno che connota tutte le parti opache dell’edificio e il vetro che permette alla luce del sole di entrare all’interno e di illuminare naturalmente gli spazi.

A sud-ovest il fabbricato si presenta con una sequenza di tavole verticali in larice grezzo che fungono da schermatura per le ampie finestre degli uffici al primo e al secondo piano. Al piano terra, la lunga parete vetrata nasconde la struttura portante di travi e pilastri in lamellare.

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Foto: Takuji Shimmura

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Ubicazione: Saint-Maurice (F) Progetto: Anne-Cécile Comar & Philippe Croisier - Atelier du Pont, Parigi (F) Team di progetto: Julie-Laure Anthonioz (project manager), Quentin Perchet e Zarko Uzelac (competition), Luc Pinsard e Marion Rousselet (studi), Miguel La Parra (cantiere), Clémence Giai (interior design) - Atelier du Pont Ingegneri: Quadriplus Groupe, Vaulx-en-Velin (F) Paesaggio: Laurence Jouhaud, Montreuil (F) Fine lavori: aprile 2019 Superficie utile: 4.270 m2

Wood, wooden ... Woody! Appena fuori la cintura urbana di Parigi si trova il Bois de Vincennes, un grande e boscoso parco pubblico che ospita un arboreto e un giardino botanico e sul cui limitare sud sono stati costruiti i nuovi uffici di Santé publique France, l’ente nazionale francese per la sanità. Ispirato alla vicina area verde e alle attività in esso ospitate, l’edificio è interamente realizzato in legno – e per questo chiamato familiarmente Woody! – e ricorda in pianta l’immagine di ramoscelli appoggiati al terreno che si diramano dal centro in varie direzioni come delle braccia protettive, una forma non pensata a caso poiché essa racchiude in sé la mission dell’ente ovvero la tutela e la salvaguarda della salute dei cittadini francesi. Ma non solo; l’obiettivo dell’istituzione è infatti anche quello di essere essa stessa un esempio positivo con la propria sede in termini di impatto sull’ecosistema e sulle condizioni fisiche degli essere umani. Pertanto, cercando di creare locali di lavoro dove il comfort fosse il cardine del progetto, gli architetti di Atelier du Pont hanno pensato a spazi piacevoli in cui il benessere del fruitore è al centro del design, utilizzando materiali naturali e riciclabili, privi di qualsiasi solvente o plastiche. Il risultato è visibile negli uffici luminosi, generosamente dimensionati, isolati acusticamente e dotati di ampie viste sul paesaggio circostante per venire incontro alle esigenze dei ricercatori e degli esperti di statistica. Anche le scale sono ben illuminate e presentano ottime proporzioni per incoraggiare le persone a percorrerle, andando da un piano all’altro, piuttosto che servirsi degli ascensori. A differenza degli spazi di occupazione e di attività che richiedono concentrazione e quindi silenzio, le aree comuni sono state ideate per stimolare l’interazione e per accogliere incontri e brevi riunioni informali, piccoli caffè che danno vita a spazi accoglienti e raccolti sono disposti ai vari livelli e il ristorante al piano terra plasma un ambiente caldo e conviviale. Larghe terrazze arredate sono a disposizione di chiunque voglia mangiare all’aperto e godere della bella vista sul parco. Esternamente gli headquarters di Santé publique France si mostrano rivestiti di scandole di legno e sui fronti lunghi si caratterizzano ulteriormente per le tavole verticali di larice grezzo con corteccia naturale con funzione di brise soleil per le grandi finestre. L’edificio è circondato da tre giardini pedagogici, ognuno organizzato attorno a un tema specifico, piante benefiche curative e dannose.

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La filosofia che sta alla base dell’edificio può essere riassunta da queste parole dei progettisti: “In un momento in cui i nostri figli si stanno mobilitando per salvare il pianeta e ci ritengono responsabili della situazione attuale, individualmente e collettivamente, noi come architetti e costruttori abbiamo l’obbligo morale di ridurre l’impronta ecologica delle nostre costruzioni. Dobbiamo fondamentalmente cambiare il modo in cui facciamo le cose, adottare differenti sistemi di costruzione e usare materiali di origine biologica e riciclabili.” piano terra

Le piante richiamano l’immagine di alcuni rami che dal centro si aprono in tutte le direzioni, come delle braccia spalancate che proteggono la salute e il benessere psico-fisico dei cittadini francesi. Ai piani primo e secondo gli uffici, luoghi di lavoro privati, si dispongono lungo corridoi che si dipartono da un nucleo, dove sono collocate la scala principale, piccoli bar e spazi per brevi incontri e riunioni.

piano primo

sezione

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Foto: Takuji Shimmura

Tutte le scale, nella foto quella centrale, sono state progettate con dimensioni generose e illuminate dalla luce naturale per incentivare i fruitori a usarle al posto degli ascensori, migliorando quindi la salute degli occupanti e risparmiando energia per il mancato utilizzo degli ascensori.

piano secondo

_struttura________ SantĂŠ publique France è un fabbricato realizzato secondo un sistema a telaio in legno, isolato con fibra minerale per il primo e secondo piano, che poggiano sulla struttura di travi e pilastri in lamellare a vista del piano terra, protetta da una facciata continua in vetro. Scandole rivestono l’involucro opaco che, sui lati lunghi, mostra inoltre una serie di tavole verticali di larice grezzo con corteccia che svolgono la funzione di schermatura. Anche il tetto presenta una struttura in X-lam, come pure i solai interpiano, coibentata con doppio strato incrociato di pannelli in fibra minerale naturale e con rivestimento esterno in zinco aggraffato. Tutti i materiali sono naturali e trattati con prodotti esenti da rilascio di VOC.

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_3 Una delle piccole aree comuni destinate alla socializzazione, all’interazione o ad accogliere brevi meeting. Le scandole in legno non contraddistinguono solo l’involucro opaco esterno ma anche i rivestimenti interni che sono stati trattati con prodotti esenti da sostanze tossiche e che non emettono VOC. Il pavimento in colore rosso mattone è un chiaro richiamo al suolo e alla terra.

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Copertura, dall’esterno: - tetto in zinco pre-trattato con giunti a doppia aggraffatura - listelli e contro listelli per camera di ventilazione - pannello X-lam - membrana impermeabile - doppio strato di fibra minerale naturale - pannello OSB - contro soffitto appeso

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Parete esterna, dall’esterno - scandole in legno lavorate a mano e trattate in autoclave per controllarne il processo di invecchiamento - listelli e contro listelli di supporto alle scandole - membrana impermeabile - pannello OSB - telaio portante in legno con interposta fibra minerale - pannello OSB - freno vapore - controparete interna coibentata - doppia lastra di cartongesso

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Solaio interpiano, dall’estradosso - pavimento in moquette - massetto in cls alleggerito - struttura portante in X-lam con intradosso a vista Solaio contro terra, dall’estradosso - pavimento in cls - struttura portante in c.a. - isolamento 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14

rete para-passeri scossalina in zinco fascia copri trave in larice tavole verticali di larice grezzo con corteccia naturale come brise soleil rivestimento spallette finestre in alluminio laccato finestre con doppio vetro e telaio in alluminio laccato e legno massiccio di quercia connessioni resistenti per legno trave in abete rosso trave di banchina in legno incollato laminato pilastro portante in lamellare di abete rosso parete vetrata continua con telaio in alluminio e legno terreno superficiale pacciamatura livellamento terreno

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Foto: Karel Balas

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_4 Nell’edificio è stata rivolta particolare attenzione all’aspetto acustico degli ambienti, utilizzando pannelli assorbenti in lana di legno. Le tonalità neutre consentono agli interni di fondersi con il boscoso paesaggio circostante.

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Foto: Karel Balas

Foto: Karel Balas

_6 I caffè, che si trovano al primo e al secondo piano, sono delle zone svincolate dalla struttura del fabbricato e sono anch’essi realizzati in legno.

Foto: Karel Balas

_5 I longilinei pilastri al piano terra, oltre a svolgere una funzione strutturale, diventano nell’area ristorante dei piccoli séparé che organizzano lo spazio dei posti a sedere.

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A sinistra, la struttura a travi e pilastri in lamellare del piano terra sorregge i solai in X-lam. Qui a destra la lunga infilata di montanti all’ultimo livello che definisce il corridoio di accesso agli uffici.

A sinistra, nastratura esterna delle giunzione dei vari pannelli che costituiscono l’involucro opaco e ultimazione della copertura. A destra, realizzazione in opera della facciata ventilata e posa dei listelli per il fissaggio del rivestimento in scandole.

Un’immagine del cantiere quasi ultimato all’esterno sotto la neve.

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Foto: David Schreyer

STUDIO LOiS Architecture

Courage to the Gap Innsbruck (A)


STUDIO LOiS Architecture

Courage to the Gap Innsbruck (A)


_1 Un dettaglio del fronte sud. _2 L’angolo sud-ovest. Al di là della rete si intravede la stretta via d’accesso al lotto.

Foto: David Schreyer

La bifamiliare ha ricevuto una Menzione in occasione di Holzbaupreis Tirol 2019. Secondo il giudizio della giuria, le due abitazioni risultano “[...] perfettamente inserite nel lotto [...]. La sensazione (aptica) e la naturalità dei materiali sono ben coordinate. Le strutture sono abilmente integrate nella geometria dell’edificio, che è fortemente influenzata dai vincoli normativi [...]. Un piccolo pezzo di terra nel mezzo della città è stato riempito con una qualità abitabile grazie a una pianificazione e un’attuazione ambiziose e con un alto contributo personale.”

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Ubicazione: Innsbruck (A) Progetto: arch. Barbara Poberschnigg - STUDIO LOIS, Innsbruck (A) Progettazione strutturale: Brunnsteiner, Natters (A) Lavori in legno: Schafferer Holzbau, Navis (A) Fornitore elementi in legno: Binderholz, Fügen (A) Lavori: 2018 Superficie abitabile: 2 x 120 ca. m2 Superficie lotto: 418 m2

Il coraggio di seguire i propri sogni Un lotto in un quartiere di Innsbruck, circondato da edifici governativi, un supermercato, una vecchia fabbrica e villette con giardini, è il luogo da cui è partita la progettazione dell’inusuale residenza bifamiliare dall’evocativo nome “Courage to the Gap” (“Mut zur Lücke” in tedesco), ovvero il coraggio per il salto, il vuoto, la breccia. Perché, al di là dei vincoli fisici imposti dalla condizione al contorno (accesso stretto, profondità di solo una dozzina di metri, edifici vari ecc.), stando al vigente piano regolatore cittadino, l’area non era assolutamente edificabile. Eppure, dopo anni passati alla ricerca di un terreno in città che facesse al caso loro, le due coppie di committenti, tra cui l’architetto Barbara Poberschnigg di Studio LOiS, non hanno voluto lasciarsi sfuggire la possibilità di realizzare la casa dei loro sogni. Una scelta coraggiosa perché quella contro i parametri edificatori vigenti è stata una vera e propria corsa a ostacoli ma al contempo anche una sfida intellettuale che ha forse generato indirettamente la struttura. Il risultato è un edificio compatto realizzato totalmente in elementi prefabbricati massicci in legno che, con il suo tetto asimmetrico e la facciata scura che si sviluppa senza soluzione di continuità sino alla copertura, si inserisce nell’unico vuoto di soli 400 m2 presente nel quartiere. Il volume costruito è continuamente modellato da pieghe, sporgenze e rientranze così da non apparire rigidamente monolitico ma da rendere distinguibili le due piccole case che, stagliate contro la catena montuosa della Nordkette, sembrano riprenderne i contorni. Le due unità presentano una disposizione in pianta concettualmente simile ma non uguale. All’interno, la gerarchia delle funzioni, nonostante l’ingresso al piano terra, prevede in realtà a questo livello la zona notte (camera, bagno e spazi accessori), mentre la cucina e il living si sviluppano al primo piano con un open space che, nella parte dedicata al soggiorno, diventa a doppia altezza. Salendo ancora due brevi rampe di scale, il living si trasforma in un piano pensato come zona lavoro che si affaccia, con una trasparente balaustra in vetro, sull’area soggiorno sottostante. Una terrazza comunicante al primo piano, rivolta a nord, permette agli abitanti di rimanere in contatto, pur preservando la privacy di ognuno.

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Il nome Un breve accenno merita il titolo dato alla bifamiliare di Innsbruck. “Mut zur Lücke”, tradotto in inglese con “Courage to the gap”, ovvero “Coraggio per il vuoto”, deriva dall’effettiva “impossibilità a costruire” della proprietà, dal salto nel vuoto che i committenti, tra cui la stessa architetta che ha seguito i lavori, hanno intrapreso e che è durato ben 4 anni prima di concretizzarsi nell’edificio che illustriamo in queste pagine. Considerando le norme edilizie iniziali, in linea di principio non sarebbe stato possibile sviluppare quest’area libera urbana a fini residenziali (ufficialmente si sarebbero potuti costruire solo un magazzino o un supermercato!). Tuttavia, lo studio intenso e accurato delle definizioni di pianificazione territoriale, la reinterpretazione dei vincoli legislativi a supporto del principio della parità di diritti e la fiducia nelle proprie convinzioni hanno portato al permesso di costruire delle due abitazioni.

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Foto: David Schreyer

La bifamiliare (intra)vista da sud-est.

planimetria urbana

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casa A

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pianta piano terra

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sezione longitudinale

pianta piano secondo (sottotetto)

sezione trasversale casa A

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giardino comune ripostiglio corridoio cabina armadio camera bagno/doccia wc servizi cucina zona pranzo zona living terrazza spazio esterno comune galleria vuoto/doppia altezza

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Foto: David Schreyer

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Due controcampi dell’open space al primo piano della casa A. _4 La zona living si apre sulla destra, su una terrazza che guarda nel giardino. A sinistra nella foto, l’accesso allo spazio esterno condiviso con la casa B. _5 La zona cucina.

Foto: David Schreyer

Foto: David Schreyer

I mobili, realizzati in legno di abete, sono stati integrati nella struttura con la quale cercano di mimetizzarsi.

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Foto: David Schreyer

_3_6 Il sottotetto, che è anche spazio lavoro della casa A, si affaccia sulla doppia altezza del soggiorno al piano inferiore e si espande all’esterno grazie a una piccola terrazza. Abbaini, terrazze, scale luminose e davanzali molto profondi su cui sedersi e oziare sfruttano in modo ottimale, rispettandoli, tutti i difficili vincoli edilizi vigenti, creando al contempo un ambiente vivace e avvolgente. 6

_struttura________ Le due unità immobiliari di “Mut zur Lücke” sono realizzate con elementi prefabbricati portanti in X-lam e legno massiccio che, arrivati in cantiere, sono stati montati secondo lo schema di progetto. Ma, mentre le pareti non presentavano forme particolari o particolari difficoltà di esecuzione, se si esclude la parte sommitale sagomata ad hoc, le molteplici superfici del tetto hanno richiesto uno studio più approfondito, poiché irregolari e lontane nella forma dalla classica falda. La copertura è dunque costituita da 13 elementi piani triangolari che, combinandosi tra loro, sembrano richiamare le rocce delle montagne a nord di Innsbruck. Esternamente, l’intero edificio è stato rivestito con assi di larice scuro oliato senza soluzione di continuità, dalle facciate alla sommità e ritorno. La decisione a favore di una costruzione in legno ha influenzato in modo significativo l’intero iter costruttivo, soprattutto il relazione al fatto che la consegna degli elementi prefabbricati all’interno del lotto, il cui accesso non era propriamente agevole in quanto in centro cittadino, ha dovuto essere coordinata con precisione, riducendo il disagio tipico di un cantiere edile, soprattutto per i vicini. Il piano terra è stato realizzato, a causa degli edifici circostanti esistenti, solo parzialmente con cantina e costruito per questo motivo con muri di cemento, alcuni dei quali emergono anche al piano terra. Qui il calcestruzzo è stato lasciato con superficie a vista, impiegando casseforme realizzate con una tavolatura grezza, così da imitare le venature del legno. Il resto delle pareti e i solai in legno sono stati finiti solamente con una mano di vernice bianca. Tutti gli interni sono resi chiari dal legno lasciato a vista e passato con il bianco, creando quindi un contrasto chiaroscurale con il rivestimento dell’esterno.

Edificio vicino (uffici governativi)

Per la realizzare la bifamiliare “Courage to the Gap” sono stati impiegati 135 m3 di legno lamellare incrociato (X-lam); 13 m3 di legno lamellare incollato (KVH: legno massiccio da costruzione); legno profilato; 200 m2 di pannelli in legno massiccio a 3 strati.

Edificio vicino (supermercato)

muro esistente

camino

SPAZIO ESTERNO A DOPPIA ALTEZZA

pilastro in acciaio

camino

pianta della copertura

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Foto: David Schreyer

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_7 La camera da letto al piano terra della casa A ha una parete in cemento armato a vista che imita, sia nel colore che nell’aptica, la superficie in legno _8 Anche il bagno al piano terra (casa A) mescola il legno al cemento, lasciando decidere al fruitore cosa è cosa.

Foto: David Schreyer

La costruzione in legno massiccio e cemento è a vista ovunque. Anzi, i progettisti hanno giocato con la superficie dei materiali “travestendo” il cemento armato nella misura in cui sono state usate casseforme in legno che hanno lasciato evidenti venature.

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Il lato nord è totalmente affiancato al muro di una costruzione adiacente, lasciato a vista come testimonianza del passato. Nella foto sono ben evidenti alcune murature in cemento armato, un tramezzo in telaio di legno e i vari elementi in X-lam di solai e pareti.

Fase di costruzione del primo piano.

Mentre pareti e solai rientravano in una gestione “normaleâ€? della produzione, gli elementi triangolari della copertura (come si può intuire dall’immagine a lato) hanno richiesto uno sforzo maggiore per far combaciare tutte le parti.

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Foto: Jim Stephenson


Cullinan Studio

Push-Pull House Amersham (UK)


_1 Verso il giardino la casa mostra il risultato del “push-pull” effettuato sul volume compatto, che ha dato origine a tre corpi ben definiti, ognuno con la propria e precisa funzione e caratterizzato dalle ampie vetrate e dal rivestimento in mattoni rossi sormontato da pannelli in legno colorati di nero.

Foto: Jim Stephenson

_2 L’affaccio della casa sul fronte strada da cui si notano le diverse parti che la compongono e, al centro, uno dei due atri/corridoi che è “spinto” verso l’interno dell’abitazione.

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Foto: Jim Stephenson

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Ubicazione: Amersham (UK) Progetto: Cullinan Studio, Londra (UK) Strutture: Engineers-HRW, Londra (UK) Ingegnerizzazione legno: Eurban, Londra (UK) Appaltatore: GNC Construction Ltd, Amersham (UK) Lavori: gennaio 2017 – agosto 2018 Superficie utile: 503 m2

Arts and Crafts 2.0 Dall’esterno non si direbbe mai che Push-Pull House sia una casa in legno, visto il suo caratteristico rivestimento in mattoni rossi, tipico della zona residenziale in cui è situata, un’area conosciuta per la sua architettura Arts and Crafts nella cittadina di Amersham alla fine della Metropolitan Line, dove le abitazioni degli anni ‘30 sono tenacemente protette da qualsiasi cambiamento di forma o di finitura dall’amministrazione locale. E proprio con le autorità preposte alla pianificazione e alla conservazione si sono dovuti confrontare i progettisti di Cullinan Studio per realizzare questo edificio mediando il rispetto delle disposizioni urbanistiche con le necessità dei committenti. Questi ultimi infatti, un’indaffarata famiglia con due figli, due cani e nonni con mobilità sempre più ridotta e spesso in visita, vivevano in uno di quei fabbricati di inizio Novecento, fragile, mal isolato, oscuro, in alcune parti inaccessibile e dotato di un’ampliamento che creava una vera e propria barriera fisica con il tanto amato giardino. Il loro desiderio era di abitare in una casa luminosa, strettamente connessa all’area verde esterna e possibilmente in legno, di cui avevano valutato l’efficienza statica ed energetica e il cui cantiere riduceva drasticamente i rifiuti. Lo studio londinese ha dunque ideato una residenza indipendente a due piani che riecheggia l’architettura Art and Crafts nella forma solida, nelle ripide falde del tetto e nella tavolozza dei materiali, pur discostandosi dal Movimento che denunciava i processi dell’industrializzazione per l’adozione di pannelli massicci in legno derivanti da moderni metodi di fabbricazione. Per quanto riguarda la distribuzione degli spazi, il nome della casa è il manifesto delle linee di progettazione, con il volume “tirato” in tre parti a rompere il colmo del tetto e la falda a est per far entrare luce naturale dall’alto e con ambienti “spinti” verso l’interno, come l’atrio di ingresso incastrato tra i due corpi che compongono l’abitazione o quello che definisce la disposizione simmetrica delle stanze nella parte dell’edificio più grande. In voluto contrasto con l’esterno, gli interni sono chiari – l’X-lam è lasciato a vista – ed estremamente luminosi grazie anche alla presenza delle ampie finestre che si aprono su tutti gli affacci.

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Foto: Jim Stephenson

Il fronte sud, sulla strada.

La Metropolitan Line è una tratta della Metropolitana di Londra. Aperta il 10 gennaio 1863, oltre a essere stata la prima linea costruita della London Underground, è la prima metropolitana realizzata al mondo. Essa collega il centro di Londra – da Aldgate a ridosso della City – alla cittadina di Amersham a nord-ovest della capitale britannica.

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pianta piano terra

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Solo per ricordare. Il movimento Arts and Crafts nacque in Gran Bretagna alla fine del XIX secolo, sviluppandosi, fino al 1930 circa, e affermando la sua influenza sui campi dell’arte applicata e dell’architettura anche in Europa e nel Nord America. Ispirati dagli scritti di John Ruskin e Augustus Pugin e dai preraffaelliti, il pittore e scrittore William Morris e l’architetto Charles Voysey diedero vita al Movimento con lo scopo di rivalutare la tradizione artigianale rispetto alla produzione industriale che aveva prodotto un decadimento delle arti decorative nel corso dell’Ottocento. La prima esposizione della Arts and Crafts Exhibition Society ebbe luogo nel 1888 a Londra.

sezione AA

sezione BB

_distribuzione interna in corrispondenza delle piante________ Il piano terra della casa è articolato attorno a due atri-corridoi. A est della hall di ingresso è posto il volume più piccolo con l’ampio open space della zona giorno, mentre a ovest si trova il corpo più grande i cui ambienti si dispongono simmetricamente rispetto a un secondo corridoio; a questo livello, sul lato ovest, si trova una stanza da letto destinata ai nonni con ridotta mobilità. Dallo spazio di entrata una scala-arredo porta al primo piano, dove, a ogni angolo, sono state collocate le quattro camere da letto, di cui quelle dei ragazzi dotate di un soppalco come zona studio. A questo piano una sorta di galleria-ballatoio consente di vedere tutta la zona giorno, sotto la quale, al seminterrato, gli architetti hanno creato una “tana” in cui i ragazzi possono rifugiarsi.

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cucina pranzo soggiorno salottino privato studio camera ospiti garage–laboratorio stanza di servizio camera padronale camera camera ragazzi soppalco studio ballatoio galleria

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pianta piano superiore

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Foto: Jim Stephenson

La cucina nell’ampio open space del corpo piÚ basso. Le grandi vetrate e la struttura in legno lasciato a vista rendono gli interni estremamente luminosi come richiesto dai committenti.

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Foto: Jim Stephenson

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_3 La scala in prossimità della zona giorno diventa un elemento d’arredo fisso e il suo parapetto vetrato non crea barriere visive all’interno.

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Foto: Jim Stephenson

4_ Il collegamento tra il corpo dell’area living e quello più grande e privato. Anche in questo caso è ben chiara la volontà degli architetti di plasmare la volumetria per far entrare nella casa la maggior quantità possibile di luce naturale.

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Foto: Jim Stephenson

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Il grande spazio aperto della cucina, pranzo e soggiorno si affaccia sul giardino retrostante con vetrate a tutta altezza connettendo così l’interno con l’area verde esterna, molto amata dai proprietari. Accanto a questo ambiente, il secondo atrio/corridoio “spinto” anch’esso verso l’interno è coperto da lucernari che interrompono la falda e illuminano naturalmente gli ambienti.

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Foto: Jim Stephenson

Dal pianerottolo d’arrivo della scala posta accanto all’area living al piano superiore si gode una vista complessiva del livello sottostante e del giardino esterno. I chiari pannelli in X-lam di abete a vista amplificano sia la luce naturale che quella artificiale.

_struttura________ Push-Pull House è realizzata con un sistema prefabbricato di pannelli in X-lam di abete (CLT, Cross Laminated Timber) lasciato a vista all’interno per enfatizzare la luce naturale proveniente dalle finestre a tutta altezza al piano terra, dai lucernari nell’area living e dalla lunga vetrata a soffitto sopra la scala. All’esterno invece l’abitazione rispetta le norme urbanistiche e le caratteristiche costruttive Arts and Crafts, con un rivestimento in mattoni rossi di Chiltern, di provenienza quindi locale, e malta, sormontato da pannelli di legno dipinti di nero. Il tetto “tirato” a due falde in tegole grigie di argilla sembra fluttuare sopra le architravi delle finestre.

assonometria della casa

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Credits: Eurban

Montaggio dei primi pannelli con l’utilizzo di una sola gru cingolata, adatta agli spazi esigui di cantiere come nel caso in oggetto.

Credits: Eurban

Tutto l’edificio è realizzato in elementi di legno massicci; qui vediamo la posa dei solai della falda del tetto più lunga che si interrompe al centro per lasciar posto ai lucernari che illumineranno la scala.

Credits: Eurban

Credits: Eurban

A sinistra, un piccola piattaforma a pantografo consente di gestire in sicurezza la posa di uno dei pannelli del tetto. A destra, la fotografia permette di individuare l’arretramento dell’atrio/corridoio rispetto alla facciata che dà sul fronte strada.

Credits: Eurban

Posa dei teli di tenuta all’aria e all’acqua sulla struttura in legno non ancora ultimata.

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IRODA Studio

Villa GP

Valdagno


Foto: ©Matteo Zuffellato


_1 La villa a ovest si apre verso la valle sottostante sia al piano terra, quanto anche al livello superiore con la terrazza a cui si accede dalla camera padronale.

Foto: ©Matteo Zuffellato

Foto: ©Matteo Zuffellato

_2 Sul fronte nord l’edificio si mostra compatto e chiuso. La foratura del muro che connette la casa al garage permette allo sguardo di osservare l’interno del solido volume abitativo.

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Ubicazione: Valdagno (VI) Progetto: arch. Luca Rasia, Vicenza; in collaborazione con Bahaus - Legno in stile italiano Strutture: Rewis, Comano Terme (TN) Appaltatore: Bahaus srl, Cornedo Vicentino (VI) e Rovereto (TN) Lavori: aprile 2017 – febbraio 2018 Superficie fondiaria: 585 m2 Superficie utile: 245 m2

La natura incontra l’uomo Nel cuore della provincia di Vicenza, a pochi passi dalle Terme di Recoaro e dalle valli del Pasubio, le verdi colline incontrano le pure forme di una villa unifamiliare, dove nulla è lasciato al caso e dove il minimo dettaglio è stato pensato e studiato per essere integrato e armonizzato nell’ambiente circostante. La natura e il legno, con cui l’edificio è costruito, si combinano infatti in perfetta armonia tra semplicità e chiarezza compositiva, salubrità e benessere abitativo, diventando il leitmotiv di tutti gli spazi della villa. Gli interni sono dominati dall’essenza di rovere dei pavimenti, esternamente il larice naturale caratterizza i rivestimenti verticali e orizzontali e le ampie vetrate e i colori chiari degli arredi e delle finiture delle pareti creano un contatto diretto e senza interruzioni con il paesaggio. L’abitazione si sviluppa secondo un compatto volume prismatico su due piani fuori terra e con un garage staccato dal corpo principale ma a esso connesso mediante una corte semi aperta che accoglie una piccola area verde. Il pian terreno ospita la zona living, il locale lavanderia, uno studio e il bagno accessorio; al livello superiore trovano posto le ampie camere da letto con bagno privato e una terrazza con accesso dalla camera padronale da cui ammirare la vallata. Il collegamento tra i due piani avviene grazie a una scultorea scala con gradini in legno senza alzata e con un parapetto formato da un’unica lastra di vetro temperato ultrachiaro, fissato solo sul fianco del solaio. Per garantire ai committenti un elevato comfort, da quello acustico a quello fisico, è stata posta particolare attenzione alla scelta dei materiali e delle soluzioni tecnologiche. Di conseguenza, come già accennato, l’edificio è realizzato in legno a telaio ed è dotato di un impianto di riscaldamento e raffrescamento che si combina con un sistema di ventilazione meccanica controllata e di domotica la quale permette di gestire l’intera casa da remoto, dalle luci all’allarme, all’impianto di condizionamento.

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soggiorno – cucina studio bagno garage lavanderia ingresso camera matrimoniale camera doppia camera singola corridoio

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pianta piano terra

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Foto: ŠMatteo Zuffellato

pianta piano primo

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Foto: ©Matteo Zuffellato

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_3 La zona living è un ampio open space che occupa tutto il piano terreno ed è caratterizzata dalla scala a sbalzo con il suo parapetto trasparente in vetro. _4 La camera da letto padronale rispecchia il carattere più riservato del primo piano, che ospita la zona notte.

sezione AA

sezione BB

_prestazioni energetiche________

_trasmittanza media elementi costruttivi________

per riscaldamento, 16,10 kWh/m2 a per acqua calda, 21,76 kWh/m2 a per raffrescamento estivo, 4,91 kWh/m2 a emissioni di CO2 evitate 15 kg/m2 a

pareti esterne, U = 0,122 W/m2K solaio controterra, U = 0,184 W/m2K copertura, U = 0,124 W/m2K superfici trasparenti, U = 1,1 W/m2K

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Copertura dall’esterno - rivestimento in lattoneria di alluminio 10/10 - guaina impermeabilizzante adesiva - listello di abete per ventilazione - membrana traspirante impermeabile - pannello isolante in fibra di legno ad altissima densità (200 mm) - pannello OSB3 (15 mm) - travetti GL24h con interposto doppio pannello isolante in fibra di legno ad alta densità (120x240 mm) - pannello OSB3 (15 mm) - freno al vapore - pannello in lana di roccia - lastra di cartongesso Parete esterna dall’esterno - finitura esterna minerale a base di silicati (2 mm) - collante e livellante con rete (3 mm) - cappotto in lana di roccia (100 mm) - pannello OSB, incastro maschio-femmina (15 mm) - isolamento in fibra di legno (140 mm) - pannello OSB, incastro maschio-femmina (15 mm) - pannello in lana di roccia (50 mm) - doppia lastra in cartongesso (12,5+12,5 mm) - finitura interna Solaio interpiano dall’estradosso - pavimento in legno prefinito - massetto - barriera vapore - calcestruzzo alleggerito - tubazioni impianti - freno al vapore - pannello OSB3 (15 mm) - travetti GL24h con interposto pannello isolante in fibra di legno (140x280 mm) - pannello OSB3 (15 mm) - listelli di abete - lastra di cartongesso - finitura interna 1 guaina tenuta all’aria 2 trave di banchina in legno di abete lamellare GL24h

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_struttura________ Le strutture di elevazione della villa sono costituite da pareti formate da un telaio con montanti in legno bilama 80x140 mm e doppio pannello OSB3 (uno per entrambi i lati) dello spessore pari a 15 mm. Il solaio intermedio è realizzato in travetti di legno lamellare di sezione pari a 140x280 mm con interasse pari a 620,5 mm, mentre la copertura presenta travetti in legno lamellare con sezione 120x240 mm con interasse pari a 620,5 mm e 200 mm di isolante in fibra di legno. A chiusura del pacchetto strutturale del solaio e della copertura è presente un OSB3 di spessore 15 mm sia sul lato superiore che sul lato inferiore.

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progetti


Il montaggio delle travi di copertura del locale garage.

Il posizionamento delle canalizzazioni elettriche e impiantistiche a soffitto e a parete.

A sinistra, la struttura della scala di accesso al primo piano con l’ossatura portante ancorata alla parete perimetrale. A destra, l’edificio nella sua interezza in fase conclusiva di montaggio.

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legno ad alta quota A forma di parallelepipedo rastremato verso le due estremità, il bivacco Matteo Corradini sulle Alpi Cozie è un involucro di metallo nero che ricopre e protegge un nido interno di pino cembro, la stessa essenza con cui, nell’arco alpino, si costruivano le culle. Il progetto del Black Body Mountain Shelter – altro nome del Bivacco –, si è basato su 3 aspetti fondamentali: sostenibilità, comunità e paesaggio. La struttura è stata installata in pochi giorni, nell’estate 2019, grazie a un cuore leggero e reversibile di telaio in legno massiccio. Il piccolo edificio, privo di impianto di riscaldamento, presenta una pressoché completa compatibilità ambientale ed è stato realizzato in tempi estremamente brevi.

in pratica


Andrea Cassi - Michele Versaci

Bivacco Corradini Black Body Mountain Shelter

Foto: CassiAndrea+VersaciMichele

Una culla in legno di cirmolo come rifugio

Abitare - strutture e case in legno Progettare edifici che rispettino la natura e chi vi abita è da sempre il primo obiettivo dell’azienda di Castiglione Torinese, specializzata nella produzione e costruzione di edifici in legno, con sedi dislocate nelle province di Sondrio e Aosta. Per raggiungere tale obiettivo, l’azienda piemontese impiega le competenze accumulate in anni di esperienza in ambito architettonico, costruttivo e organizzativo.

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Al confine tra Italia e Francia, a 2.908 m slm sulla cima Dormillouse delle Alpi Cozie, dal luglio di quest’anno (2019, ndr) si trova un corpo nero, realizzato in legno con lo scopo di creare un luogo sicuro per gli escursionisti che si avventurano fino a quel punto. Un piccolo rifugio realizzato in ricordo di un appassionato di alpinismo, Matteo Corradini, per volontà della sua stessa famiglia. Appoggiato su una piccola sella – al di sotto dei pendii finali della vetta – il Bivacco Matteo Corradini è un prisma scuro con profilo esagonale, incastonato nel paesaggio montano. Una caratteristica che gli ha valso il suo altro nome, forse più evocativo del prosaico “bivacco”, Black Body Mountain Shelter (“rifugio di montagna dal corpo nero”), un guscio metallico che ripara dalle rigide condizioni atmosferiche d’alta quota e in grado di assorbire la massima radiazione solare, grazie proprio al colore scuro. Qualcosa che si avvicina molto al concetto di “corpo nero” così come viene spiegato nella fisica, ovvero un oggetto ideale che assorbe totalmente l’energia, re-irradiandola nell’ambiente circostante. I materiali, soprattutto il legno, e la volumetria sono stati scelti e progettati dagli architetti Andrea Cassi e Michele Versaci in relazione al paesaggio: ripide creste di roccia scura da cui si sviluppano pendii erbosi e pietraie, completamente ricoperti di neve nella stagione invernale. Un’interferenza, è vero, ma che, come un’opera di landart abitata, definisce punti di vista inaspettati nel paesaggio naturale, spiccando sullo sfondo in tutte le condizioni atmosferiche. L’involucro, grazie al materiale di rivestimento esterno e alla sua stratigrafia, garantisce un’elevata performance in termini di isolamento invernale ed estivo. La finitura metallica custodisce un piccolo ambiente di 20 m2 co-

in pratica


La struttura in legno Il Bivacco Corradini è stato realizzato con una struttura a telaio in legno, rivestito interamente all’esterno con lamiera aggraffata, prodotto e ingegnerizzato nello stabilimento di Abitare Legno a Castiglione Torinese, su progetto architettonico e concept degli arch.tti Andrea Cassi e Michele Versaci. Le pareti, la copertura e il solaio di appoggio – che, di fatto, è interamente sollevato dal terreno nei due estremi, soluzione appositamente pensata in fase di progettazione architettonica – sono eseguiti con pannelli a telaio, composti da montanti in legno massiccio di abete di sezione 6x20 cm. Interposti ai montanti, un isolamento con pannelli in fibra di legno di densità 50 kg/m3, per massimizzare l’isolamento termico della struttura. Come controvento interno, per esigenze strutturali, pannelli OSB3 da 15 mm di spessore sono stati chiodati sui montanti delle pareti. Il controvento esterno, invece, è rappresentato da un tavolato grezzo in larice, dello spessore di 25 mm, collocato inclinato a 45°. In questo modo viene favorita la permeabilità al

Andrea Cassi Architetto, laureato al Politecnico di Torino. Appassionato di alpinismo e montagna, ha al suo attivo diversi progetti in ambiente alpino; attualmente collabora con lo studio Carlo Ratti Associati. Michele Versaci Architetto, laureato in ingegneria Edile-Architettura all’Università di Catania. Dopo aver fatto esperienze in rinomati studi esteri, attualmente collabora con lo studio Park Associati.

Foto: CassiAndrea+VersaciMichele

struito in pino cembro, un’essenza tipicamente alpina utilizzata da tempo immemore nella costruzione di culle e nel rivestimento delle camere da letto, per il suo profumo e per la sua facilità di lavorazione. L’interno del bivacco, dalle dimensioni minimal ma accoglienti, “specchiato” rispetto a un immaginario asse che attraversa il centro nella parte più corta, è composto da un sistema di gradonate di legno che si sviluppano intorno al tavolo centrale. I sei gradoni lignei, tre per parte, diventano letti per la notte mentre, durante il giorno, definiscono un sistema di sedute in aggetto sul pendio della montagna. Una culla accogliente e calda, un luogo di incontro a 3.000 metri di altitudine, rivolto alla comunità degli alpinisti. La forma dell’edificio è stata modellata in favore del paesaggio circostante, motivo per cui due grandi vetrate si aprono sui lati corti, come cannocchiali o come l’obiettivo a soffietto dei banchi ottici; esse catturano il paesaggio, traguardando verso nord la Val Thuras e inquadrando il Massif des Ecrins verso sud, mettendo così simbolicamente in contatto le due vallate.

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Foto: CassiAndrea+VersaciMichele

vapore della struttura, garantendo la tenuta all’aria del pacchetto tecnologico sul lato interno, con una membrana di freno vapore. Il rivestimento in lamiera aggraffata è stato realizzato come facciata ventilata con un tavolato grezzo su cui sono state fissate le lastre in lamiera di alluminio, posate con la tecnica della “doppia aggraffatura”. Per ottimizzare la logistica, tutte le lastre sono state pretagliate e preposate in stabilimento, per ridurre le lavorazioni in quota e i possibili errori di taglio e di posa. Il montaggio Il volume, che si appoggia a terra per 1/4 della sua superficie inferiore così da adattarsi al pendio e, al contempo, limitare il consumo del suolo, rende meno impattante la realizzazione della struttura, nel rispetto del contesto naturale all’intorno. Nella stessa ottica, la fondazione è stata edificata con un’intelaiatura in acciaio, fissata alla roccia tramite dei fittoni, e successivamente rivestita in pietra locale per nasconderla alla vista. Si sono resi necessari 8 voli in elicottero, partendo dal fondovalle, e la produzione di 17 pannelli prefabbricati in stabilimento, dove la struttura è stata completamente montata in anticipo per verificare ogni dettaglio e ottimizzare la logistica in loco. Elemento comune a tutto l’intervento, oltre alla resa architettonica, è stata la riduzione al minimo dei giorni di cantiere in quota per l’assemblaggio, anche al fine di limitare il più possibile i costi e di minimizzare l’impatto ambientale in alta montagna: l’assenza di acqua e la mancanza di corrente elettrica; il meteo imprevedibile; le temperature rigide anche in piena estate. Tutte variabili che avrebbero potuto rendere più difficili e più

Foto: CassiAndrea+VersaciMichele

In questa pagina, due immagini dell’interno del Bivacco Corradini, con la porta d’ingresso. Per la notte i 6 scalini lignei si trasformano in letti mentre durante il giorno definiscono una serie di sedute che si affacciano comunque sulla montagna, dal momento che i lati corti del rifugio sono completamente vetrati.

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in pratica


complessi troppi giorni di permanenza a quasi 3.000 m slm per le maestranze. Comfort indoor Per l’illuminazione del bivacco (che, per sua natura, è destinato ad accogliere in maniera autonoma e non gestita gli escursionisti di passaggio) sono stati inseriti due grandi serramenti con telaio in legno e vetrocamera, fissi, che consentono di illuminare naturalmente l’interno e di concedere alla vista grandi panorami. In un’ottica di manutenzione ridotta quasi a zero e di impatto ambientale altrettanto nullo, il bivacco non solo è sprovvisto di qualsiasi sorgente di elettricità ma è anche privo di impianto di riscaldamento, motivo per cui l’involucro è stato isolato con cura. Inoltre, per evitare inopportune dispersioni di calore, l’accesso è garantito da una doppia porta che crea una bussola di mitigazione della temperatura. La porta esterna è in abete lamellare, rivestita in lamiera aggraffata come tutto il corpo dell’oggetto, mentre la porta interna è interamente in pino cembro, per nascondersi e confondersi con il resto del rivestimento interno. E proprio quest’ultimo merita una menzione a parte, poiché integralmente realizzato in cirmolo naturale oliato, come tutti gli elementi di arredo interni: il tavolo, le mensole e le gradinate progettate dagli architetti. Perché il pino cembro La scelta del cirmolo come essenza scelta non è casuale. Il pino cembro (Pinus cembra L.), comunemente chiamato anche cirmolo, è un albero diffuso soprattutto nelle montagne dell’Europa centrale e nell’area alpina medio-alta. Può raggiungere i 25 metri di altezza e il aggancio del solaio alle fondazioni

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1 barra filettata M16x275 con rondella ø 48 + dado autobloccante 2 pannello di solaio n. 303 3 trave HE in acciaio Totale connessioni solaio: - 16 barre filettate M16x275 - 32 rondelle ø 48 - 32 dadi autobloccanti In alto, due immagini del Bivacco montato in officina per testarne la qualità costruttiva prima di essere trasportato, via elicottero, sulla cima della Dormillouse.

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1 viti tuttofiletto 8x200 mm; passo = 250 mm 2 viti 8x320 mm; passo = 150 mm (sfalsare di 10 mm)

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Totale connessioni: - 70 viti tuttofiletto 8x200 mm - 15 viti 8x320 mm (a parete)

pianta

Il progetto si basa su 3 aspetti: sostenibilità, comunità e paesaggio. Il primo di tali aspetti riguarda la riduzione al minimo del consumo di suolo, riuscendo a far appoggiare il bivacco sul terreno solo per il 25% della sua superficie, nonché la scelta dei materiali, in primis il legno di pino cembro, dal caratteristico profumo. Il secondo aspetto si rifà al concetto di comunità, molto radicato nelle zone alpine, motivo per cui gli architetti hanno voluto che il bivacco fosse uno spazio accogliente, caldo e, se possibile, anche conviviale, utile sì per le emergenze ma anche semplicemente per l’incontro tra appassionati di montagna ed escursionismo. A questo scopo i gradoni di legno dell’interno servono sia come giacigli su cui distendersi durante la notte sia come sedute pensate per stare attorno al tavolo collocato centralmente. Infine il paesaggio, inteso come un’entità da rispettare e di cui godere. In quest’ultima accezione, la soluzione architettonica si è concretizzata nelle due grandi finestre sui lati corti che creano un rapporto tra le vallate a nord e quelle a sud oltre a incorniciare l’ambiente naturale circostante praticamente in modo infinito.

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prospetto/i

assonometria strutturale delle pareti

in pratica


suo habitat usuale è nella zona che va dai 1.800 fino ai 2.000 metri di altitudine (fascia boschiva superiore) dove trova la sua massima diffusione insieme al larice. Grazie a tali caratteristiche, quest’albero può resistere a temperature che raggiungono i -40° C senza subire alcun danno irreversibile; cresce lentamente ma in compenso è molto longevo. Leggero, tenero e facile da lavorare, il legno di pino cembro è parte integrante dell’artigianato dell’arco alpino e da tempo immemore viene trasformato in pezzi unici di uso comune e quotidiano come letti, mobili per camere, rivestimenti per stube, cassapanche. Studi specifici hanno dimostrato che il legno di cirmolo influenza positivamente il benessere dell’uomo e pare avere un impatto positivo sulla sua salute favorendo, tra l’altro, l’abbassamento della frequenza cardiaca e l’aumento della qualità del sonno; ha anche un effetto antibatterico che lo rende ideale soprattutto per chi soffre di allergie.

dettaglio del fissaggio tra i pannelli del solaio

Ubicazione: Comune di Cesana Torinese (TO) Progetto architettonico: arch. Andrea Cassi - Ratti Associati, Torino; arch. Michele Versaci - Park Associati, Milano Progetto strutturale: ing. Luca Giacosa, Torino Realizzazione struttura in legno: Abitare – Strutture e case in legno, Castiglione Torinese (TO) Lavori: luglio 2019 Superficie utile: 19 m2 Il Bivacco si trova a pochi metri dalla cima Dormillouse, in alta Valle di Susa, a 2.908 m slm. La vetta della Dormillouse è il punto più alto del crinale che separa la Val Thuras, meta privilegiata per l’attività dello sci alpinismo, dalla Valle di Cervières, nel Briançonnais. La piccola sella – scelta come sito di installazione della struttura – si è rivelata un punto panoramico e paesaggistico ideale per la costruzione del ricovero d’emergenza poiché collocata in un punto che riesce ad accogliere e offrire appoggio agli alpinisti ed escursionisti che, durante tutto l’anno, decidono di raggiungere la vetta.

dettaglio del fissaggio tra i pannelli del solaio e quelli delle pareti

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Foto: CassiAndrea+VersaciMichele

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legno galleggiante Per questo topic abbiamo pensato di cercare edifici in legno che, oltre a essere singolari per la loro architettura, avessero questa particolarità : che fossero sull’acqua. Da Londra alla campagna russa, veleggiando sulle acque di un lago tedesco, 3 esempi di costruzioni in legno, ancorate alla riva con cavi o al fondo tramite pali e galleggianti, dimostrano una volta in piÚ la grande versatilità di questo materiale.

topic


Foto: © Ekaterina Chernysheva

House with a Chandelier AB CHVOYA

Molti forse ignorano che l’Archstoyanie Land Art Festival è il più grande festival di land art della Russia. Fondato nel 2000 come iniziativa spontanea dell’artista Nikolay Polissky per rivitalizzare la zona rurale di NikolaLenivets, circa 200 chilometri a sud-ovest di Mosca, sulle rive del fiume Ugra, Archstoyanie vede gli amanti dell’arte affollarsi nel villaggio russo per godersi una collezione di land art in un parco da fiaba. Nel corso degli anni, la manifestazione ha ampliato la sua portata includendo anche sculture, conferenze e installazioni sonore realizzate da artisti russi e di provenienza internazionale. A partire dal 2005, il festival ha assunto via via un aspetto più strutturato, inserendosi progressivamente nella scena dell’arte contemporanea locale. Il progetto si fonda sul favorire la conoscenza e l’inte-

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topic

razione con l’ambiente attraverso pratiche creative e l’impiego di materiali reperibili soprattutto in loco oltre a rappresentare un’occasione per sperimentare e condividere idee ma anche sistemi e modalità costruttive. Ogni edizione, che ha luogo in estate, stabilisce un tema che, per il 2017, prevedeva la domanda “Come vivere?” a cui tutti gli artisti e architetti partecipanti dovevano rispondere con il loro lavoro, opere di arte contemporanea sullo sfondo del più tradizionale panorama bucolico russo. E dunque lo studio di giovani architetti AB CHVOYA di San Pietroburgo, selezionato per partecipare a quell’edizione, ha proposto una “Casa con Candeliere”, una piccola struttura in legno galleggiante su un laghetto della zona, che sembra rispondere alla do-


Foto: © Alexey Naroditsky

manda con un “Piuttosto semplicemente”. E forse anche spartanamente, aggiungeremmo noi. La casa ha una superficie lorda di 6 m2, nella quale riescono a trovare posto due letti e un tavolo, un’unità residenziale per due persone, sebbene non dotata di tutti i comfort che ci si aspetta. Potrebbe essere un ritiro per il fine settimana, collocabile da qualche parte per sfuggire alla fatica della vita quotidiana. Il volume, che poggia su una piattaforma in legno, è realizzato con una struttura a telaio coibentata con lana di roccia dello spessore totale di oltre 15 cm, rivestita all’interno con semplici pannelli di compensato che non sono forati da finestre perché la Casa riceve la luce da una lanterna collocata sul soffitto. Un pozzo di luce che aiuta a collegare gli occupanti con il cielo soprastante che durante il giorno fornisce luce naturale mentre di notte illumina proprio attraverso il lampadario-candeliere che dà il nome all’installazione. Grazie a questo delicato accorgimento, la Casa si trasforma in una vera e propria lanterna, segnalando la sua presenza sulle rive del lago. La Casa è stata realizzata in circa 2 settimane, impiegando legname di provenienza locale; per la struttura portante dalla zona di Mosca, per le finiture dalla regione di Kaluga. Secondo i progettisti, “un passante può intuire che al suo interno è accogliente, ma la vita degli abitanti è completamente nascosta agli occhi degli estranei”.

Foto: © Ekaterina Chernysheva

Foto: © Ekaterina Chernysheva

Ubicazione: Nikola-Lenivets - Kalugskaya Oblast (RU) Progetto: AB CHVOYA, San Pietroburgo (RU) Anno di realizzazione: 2017 Superficie lorda: 6 m2 Superficie verde: Testo

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Foto: © Floating Homes Ltd.

Chichester House Baca Architects Ispirata alle strette barche che solcano i canali tipici delle aree urbane inglesi, dalle grandi città ai piccoli villaggi, Chichester House è situata sul corso d’acqua da cui prende il nome e rappresenta il sogno realizzato dei committenti, i quali desideravano da sempre possedere una casa al mare, soluzione quest’ultima non praticabile perché completamente fuori budget. Ma il piccolo edificio non è una barca trasformata in abitazione, opzione che avrebbe significato una vita umida in ambienti piccoli e una manutenzione costante, senza tener conto della mancanza di longevità; è invece un vero e proprio edificio, pensato su piani sfalsati, con spazi ben definiti, con interni luminosi e curati e caratterizzato da fondamenta galleggianti poste nell’acqua. Su una base in calcestruzzo immersa nel canale sorge dunque un prisma in pannelli di legno coibentati prefabbricati che custodiscono le principali funzioni del vivere contemporaneo e a cui si accede da

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topic

una passerella collegata alla terra ferma. Una grande area living con ampie vetrate sul fiume accoglie lo spazio cucina e il living, lasciando invece separate e più nascoste le zone della camera da letto e il bagno. Una scala porta alla terrazza panoramica, collocata centralmente sulla copertura piana della casa. Baca Architects, incaricati per questo particolare progetto da Floating Home Limited (azienda specializzata in case galleggianti), da tempo infatti sostengono l’uso delle vie navigabili come soluzioni alle necessità abitative, in quanto consentono di vivere con sicurezza sull’acqua al riparo dalle inondazioni e di adattarsi ai cambiamenti climatici. Non per nulla Richard Coutts, fondatore dello studio e leader nella progettazione con l’acqua, ha coniato il vocabolo “Aquatecture”, identificando un approccio progettuale che riconcilia la gestione del rischio di alluvione, la pressione dello sviluppo urbano e le incognite dovute alle mutazioni del clima con il co-


Foto: © Floating Homes Ltd.

Foto: © Floating Homes Ltd.

Ubicazione: Chichester (UK) Progetto: Baca Architects, Londra (UK) Lavori: 2016 Committente / Appaltatore: Floating Homes Ltd., Halesowen (UK)

struire sull’acqua o nelle sue vicinanze.

La struttura La struttura fuori dall’acqua dell’abitazione è stata realizzata con pannelli strutturali SIP - Structural Insulated Panel, un cuore isolante racchiuso da lastre in legno strutturale, solitamente OSB – le quali creano un involucro confortevole e sicuro; all’esterno la casa presenta un rivestimento in doghe di cedro rosso occidentale. L’edificio, totalmente prefabbricato in azienda, nel giugno del 2016 è stato collocato sopra una base galleggiante. Quest’ultima consta di uno scafo a dislocamento in cemento impermeabile, costruito in un bacino di carenaggio dei Paesi Bassi, trasportato nel Regno Unito con camion e posato a maggio 2016; sfruttando il principio di Archimede, esso mantiene a galla il volume in legno soprastante. L’oscillazione dell’acqua è mitigata da un ammortizzatore marino che stabilizza la struttura. Visto che Chichester è un porto turistico, l’elettricità e il gas sono forniti dagli appositi servizi della marina, mentre le acque reflue vengono pompate attraverso tubi dallo scafo al sistema fognario principale sul lato opposto del canale.

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Foto: DaeWha Kang

Circe DaeWha Kang Design

Un nome dalla forte potenza evocativa per una delle 24 opere esposte in occasione della mostra sull’acqua dedicata al viaggio di Ulisse, Odyssee, organizzata nel 2017 sul Möhnesee, lago nel Land tedesco della Renania Settentrionale-Vestfalia, dal museo Kunstverein Arnsberg. Una mostra che si è svolta in acqua e che invitava i visitatori a nuotare, remare o navigare tra le varie opere, alle quali era stato richiesto che esprimessero la loro attinenza al poema epico presentandosi sopra, sotto o in riva al lago, in ogni caso a stretto contatto con l’acqua. Ed è quello che ha fatto lo studio londinese DaeWha Kang Design con Circe, che attirava i visitatori con le sue forme sempre mutevoli richiamando la malia dell’omonima strega che sedusse Ulisse e trasformò i suoi marinai in maiali.

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topic

Il padiglione, come l’isola di Ea, offriva un luogo di riposo ai visitatori mentre nuotavano da un’opera d’arte all’altra, si muoveva e galleggiava con il movimento della superficie lago. Le persone erano invitate ad arrampicarsi, a trovare ombra o a saltare da esso nell’acqua. Il tema della trasformazione ha preso qui forma attraverso il movimento di 278 pezzi identici di abete rosso, montati su un pontile galleggiante in legno, che sfalsati vicendevolmente, erano in grado di dare vita a diverse forme, completate dal loro riflesso sull’acqua. Il metodo parametrico progettuale ideato da DaeWha Kang per spostare, ruotare e fissare i pezzi standard di abete di dimensioni 40x140x2.400 mm, aveva come scopo la semplicità, di realizzazione e di montaggio.


Foto: DaeWha Kang

Foto: DaeWha Kang Foto: DaeWha Kang

Foto: DaeWha Kang

Ubicazione: Möhnesee (D) Progetto: DaeWha Kang Design, Londra (UK) Lavori: 2017 Dimensioni del padiglione: 2,9 m x 11,2 m x 2,4 m di altezza

Era indispensabile infatti che la struttura venisse prodotta con un unico processo standardizzato, in quanto era necessario che ogni singolo pezzo di legno presentasse dei fori nella posizione esatta richiesta per creare l’elemento successivo. Il sistema così ideato doveva poi essere facilmente compreso e gestito in breve tempo dai falegnami tedeschi, che avrebbero dovuto montarlo – cosa che è effettivamente avvenuta – in pochi giorni. La progettazione parametrica è stata quindi fondamentale per la realizzazione del padiglione, contribuendo tuttavia anche alla creazione dell’opera d’arte che si è esplicata dando origine a un senso di meraviglia, mistero e gioia, grazie al ritmo alternato degli elementi, il cui movimento reciproco riusciva a creare una vasta gamma di percezioni: un semicerchio se vista dal lato lungo, un triangolo se vista dal lato corto e… una forma tra queste se vista scorciata.

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next

Foto: ©Renaud Araud

Ostello des Alps Tectoniques Architects Yellow House Alejandro Soffia

Foto: ©Matthieu Gafsou

Foto: courtesy of Alejandro Soffia

Sala polivalente LOCALARCHITECTURE


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