TERZA PAGINA QUADERNO ECONOMIA CIRCOLARE
Che cos’è l’economia circolare di Guido Viale
Nuovo quaderno Esper-Comuni virtuosi: un documento che affronta questo passaggio epocale da diversi punti di vista, a partire dall’esperienza diretta di chi è impegnato a promuoverla. 18 igiene urbana igiene urbana gennaio-marzo 2019
Con una prefazione del Ministro dell’Ambiente Sergio Costa e due presentazioni, rispettivamente di Rossano Ercolani, Presidente di Rifiuti Zero Italia e Zero Waste Europe e Marco Boschini, coordinatore dell’Associazione dei Comuni Virtuosi, la società Esper, di cui da tempo riportiamo dei contributi su questa rivista, e l’Associazione dei Comuni Virtuosi hanno curato e pubblicato un “quaderno” – il quarto nato da questa loro collaborazione – dal titolo: “Verso una Economia realmente circolare – Norme Voci Storie” che contiene, come indica lo stesso titolo, una illustrazione dei principi che regolano l’economia circolare (nome), i pareri di un ampio numero di esperti, operatori e manager impegnati in questo campo (voci) e una serie di casi esemplari (storie) di applicazione di questi principi.
Uno strumento indispensabile Nel complesso, uno strumento indispensabile per chi voglia semplicemente informarsi sulle caratteristiche, la fattibilità e lo “stato di avanzamento” di questo approccio all’economia – ma anche alla organizzazione sociale e alla gestione della vita quotidiana – destinato a governare l’intero ambito della nostra esistenza in un futuro prossimo, se si riuscirà a adottare e far adottare un insieme di principi e di regole indispensabili a salvare il nostro pianeta da una catastrofe ormai incombente. Ma uno strumento indispensabile anche per gli operatori del settore – che è poi
l’economia, ma anche la comunicazione e l’educazione nel loro complesso – perché la gamma delle voci e dei casi analizzati è talmente ampia da coprire ambiti sicuramente rimasti scoperti anche nel know-how specifico di ciascuno degli “addetti ai lavori”.
Giusto qualche spunto… Impossibile riassumere tutto il contenuto di questo fascicolo. Ci si limita pertanto qui solo ad alcuni cenni finalizzati a farne apprezzare la ricchezza: il tema dell’Economia circolare, scrive Ercolini, riferendosi soprattutto alla cosiddetta gestione dei rifiuti, “non può essere limitato all’ultimo ritrovato della tecnologia. La ricetta, il valore aggiunto, è il coinvolgimento della comunità. La comunità fa la differenza e la differenziata. L’importante è puntare sulle persone: è un problema di formazione… Dobbiamo comprendere che siamo nell’epoca della scarsità di materie prime…L’economia circolare è la risposta a questa situazione e Rifiuti Zero è la base di un’economia circolare…o vinciamo tutti o perdiamo tutti”. E Boschini, chiedendosi “quale strada si sta percorrendo per dare quella che a tutti gli effetti rappresenterebbe una svolta epocale nella gestione dei nostri materiali?” aggiunge: “Il salto da fare è enorme, la filosofia che sorregge l’economia circolare è potentissima”.
Da lineare a circolare Ed ecco, in poche parole, di che cosa si tratta: “E’ dunque necessario il passaggio dal modello lineare (prendi, crea, usa, smaltisci) a un modello circolare, che in tutte le fasi – dalla progettazione alla produzione, al consumo, fino alla destinazione finale – sappia limitare l’utilizzo di energia e materie prime vergini e minimizzare scarti e perdite”. Gli elementi costitutivi di questo modello sono quattro: Progettazione circolare, nuovi
modelli di business, cicli inversi (circuiti di restituzione dei prodotti esausti) e fattori abilitanti e condizioni di sistema favorevoli.
Ecodesign Ma il più importante, quello da cui discendono tutti gli altri e senza il quale gli altri non hanno efficacia, è il primo. Si chiama ecodesign e deve abbracciare tutto il “ciclo di vita” di ogni prodotto: “selezione dei materiali; componenti standardizzati; prodotti progettati per durare; progettazione di una facile gestione del fine vita; separazione e riutilizzo di prodotti e materiali; criteri di progettazione per la produzione che tengono in conto delle possibili applicazioni utili dei sottoprodotti e dei rifiuti”. Quanto ai cicli inversi, essi riguardano “il ritorno dei materiali al suolo o di nuovo nel sistema produttivo industriale. Ciò include la logistica della catena di consegna, lo smistamento, il magazzinaggio, la gestione dei rischi, la produzione di energia e persino la biologia molecolare e la chimica dei polimeri”. Tra i fattori abilitanti, infine, vanno annoverati la collaborazione tra i vari soggetti coinvolti, un ripensamento degli incentivi, un insieme adeguato di norme, esempi che facciano da guida e un accesso al credito facile.
Le voci degli esperti Tra le “voci”, cioè gli esperti interpellati, oltre dieci, possiamo solo segnalare, per motivi di spazio, quelle di Paolo Glerean, di Plastic Recyclers Europe Association (oltre che di altri enti) che insiste soprattutto sul primo punto: la riprogettazione degli oggetti. Poiché la plastica sta assurgendo a fattore numero 2 (dopo quello dei cambiamenti climatici) del degrado ambientale del nostro pianeta, è facile intuire quanto il recupero dei prodotti in plastica giunti a fine vita sia centrale. Il problema, per Glerean, è che “a fine vita un imballaggio non