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TERZA PAGINA

ACQUE TORBIDE

Una profezia di Primo Levi In questo racconto una metafora di come l’inquinamento delle acque finirà per portare all’estinzione della vita su tutta la Terra.

P

rimo Levi, forse il più grande, sicuramente il più tradotto in altre lingue tra gli scrittori italiani del secolo scorso è noto per il suo racconto denuncia della vita nel Lager nazista dove era stato deportato – Se questo è un uomo – e per altri libri in cui racconta le peregrinazioni che ha attraversato prima di far ritorno a casa – La tregua – e le riflessioni che la sua lunga attività di testimone della ferocia nazista gli ha ispirato: I sommersi e i salvati. Ma Primo Levi è anche uno scrittore che si è cimentato in romanzi e racconti che non hanno come sfondo il Lager, come La chiave a Stella o Se non ora quando. E oltre che scrittore Primo Levi era anche un chimico: le sue conoscenze probabilmente lo hanno salvato quando era nel Lager di AuschwitzMorowitz e gli hanno poi permesso, una volta tornato in Italia, di lavorare come chimico a tempo pieno in un’azienda, dedicando alla scrittura solo i suoi ritagli di tempo. Gli hanno anche permesso di avventurarsi sul terreno della riflessione sulle conoscenze scientifiche che aveva acquisito, come in Il sistema periodico, o della fantascienza, con libri di racconti fantastici come le raccolte di brevi racconti quali Storie Naturali o Vizio di forma. Anzi, proprio in questi la profondità della riflessione a cui lo aveva indotto la sua tragica esperien-

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za nel Lager gli ha permesso anche di immaginare, tra il serio e il faceto, alcuni dei tanti modi in cui l’umanità avrebbe potuto contribuire o anche solo assistere alla propria estinzione. E’ questo il tema del racconto Ottima è l’acqua che chiude la raccolta pubblicata da Einaudi sotto il titolo Vizio di forma (Einaudi, 1987). Boero è un giovane chimico appena assunto in un laboratorio di analisi: posto a cui aspirava da tempo ma che una volta ottenuto lo delude fin dai primi giorni: “Adesso c’era, era dentro, a pieno titolo: possedeva un suo territorio, piccolo ma suo, uno sgabello, una scrivania, mezzo armadio di vetreria, un metro quadrato di banco, un attaccapanni e un camice. C’era, e non era splendido come si era aspettato; non era neppure divertente, era anzi molto triste pensare a) che non basta essere in un laboratorio per sentirsi mobilitato, un soldato sul fronte della scienza; b) che avrebbe dovuto, per almeno un anno, dedicarsi a un lavoro diligente e idiota, anzi, diligente appunto perché idiota, un lavoro fatto solo di diligenza, un lavoro già fatto da almeno dieci altri, tutti oscuri, tutti probabilmente già morti, e morti senz’altro nome che quello smarrito in mezzo ad altri trentamila, nel vertiginoso indice per autori delle Tabelle del Landolt. Oggi, per esempio, doveva verificare

Foto di Gianni Allegro da researchgate.net

di Guido Viale

il valore del coefficiente di viscosità dell’acqua”. Pur avendo effettuato molte volte la stessa misura, Boero continua a constatare un risultato che si discosta leggermente da quello fornito da quelle famose tabelle. “Sono cose che càpitano, ma nessuno le confessa volentieri. C’è una differenza, piccola ma certa, ostinata come solo i fatti sanno essere ostinati”. Ma “mettere in dubbio il Landolt è molto peggio che mettere in dubbio il Vangelo: se hai torto ti copri di ridicolo e ti comprometti la carriera, e se hai ragione (che è improbabile) non ne ricavi né utilità né gloria, bensì la nomea di, appunto, contabile, pignolo e insetto”. APRILE-GIUGNO 2022


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