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Nuovi CAM per la raccolta dei rifiuti: analisi delle novità, ricadute e prospettive

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Ecoallene: la nuova frontiera dello zero waste

a cura di Greencome

Inizia da questo numero la collaborazione con Greencome, la piattaforma che racconta la crisi climatica e ambientale attraverso podcast e interviste a founder di start up green innovative. Con Ecoplasteam lo scarto del Tetra Pak diventa risorsa sostenibile.

L’azienda Tetra Pak, dagli anni ‘50, si è configurata come uno dei principali fornitori mondiali di imballaggi per alimenti. Famosa soprattutto per la caratteristica confezione del latte (responsabile del legame indissolubile creatosi tra il nome dell’azienda e il contenitore poliaccoppiato), offre in realtà un’ampia gamma di sistemi di imballaggio per zuppe, succhi di frutta ed altri prodotti liquidi. Secondo quanto dichiarato dall’azienda, sono oltre 192 miliardi le confezioni vendute nel 2021, in più di 160 paesi nel mondo. Di queste, circa il 26% è stato raccolto e destinato al riciclo, percentuale corrispondente a 1,2 milioni di tonnellate di cartoni. Eppure, il processo di riciclo di questo materiale non è affatto semplice. Facendo un passo indietro, ciò che è noto come “Tetra Pak” è di fatto un poliaccoppiato costituito da tre componenti: carta, polietilene ed alluminio. È proprio la sua composizione “a strati” a determinare una certa complessità nei processi di smaltimento e riciclo di questo materiale. La prassi prevede che il Tetra Pak venga raccolto come carta, per poi essere portato nelle cartiere che, attraverso appositi macchinari, ne estraggono la cellulosa da utilizzare successivamente nella produzione di carta riciclata. Le maggiori difficoltà si incontrano nel trattamento delle componenti di alluminio e polietilene: la separazione del film plastico da quello metallico, propedeutica al riciclo, è possibile, ma comporta costi molto elevati e l’utilizzo di grandi quantità di energia. L’esito del processo di separazione, inoltre, si concretizza spesso in materiali di scarsa qualità, cosicché la modalità più comune di smaltimento delle due componenti diviene l’incenerimento. È qui che interviene Ecoplasteam, realtà italiana che nasce nel 2017, come startup, attirando fin da subito l’interesse di numerosi investitori. La rivoluzione introdotta da Ecoplasteam consiste nella creazione di un materiale, l’Ecoallene, ottenuto a partire dalle componenti di polietilene ed alluminio del Tetra Pak. Ciò che rende tale materiale così avanguardista è la possibilità di essere riciclato all’infinito. Si tratta di un passo in avanti straordinario nel settore, poiché in grado di trasformare ciò che prima era uno scarto destinato all’inceneritore in una materia plastica che può definirsi sostenibile. Stefano Richaud, CEO e co-founder di Ecoplasteam, ha approfondito con noi le proprietà di questo materiale.

Quando è nata e di cosa si occupa Ecoplasteam?

“Ecoplasteam nasce nel 2017, inserendosi a valle di un processo di riciclo incompleto [...]. Noi prendiamo la parte in plastica e alluminio del Tetra Pak, trasformandola in un nuovo granulo plastico, quindi in una nuova materia prima che può essere poi utilizzata dai nostri clienti per stampare e produrre diverse applicazioni in plastica. Di conseguenza, ogni volta che viene utilizzato l’Ecoallene, non si immette nuova plastica derivante dal petrolio, quindi vergine, nel mercato”.

Quali vantaggi comporta l’utilizzo dell’Ecoallene e quali sono, se ci sono, invece, le problematiche che implica?

“L’azienda che utilizza il nostro prodotto utilizza una plastica riciclata postconsumo. Questo tipo di plastica è a sua volta riutilizzabile perché, quando il prodotto arriva a fine vita, l’Ecoallene può essere nuovamente riciclato, infinitamente: questo è sicuramente il vantaggio più importante. Quelle che si perdono sono due caratteristiche che in determinate applicazioni sono fondamentali. La prima è che questo materiale non può essere reso trasparente, quindi tutte le applicazioni che richiedono la trasparenza non possono essere realizzate in Ecoallene. La seconda è che non può più avere il food contact: la normativa non permette che un materiale riciclato, salvo alcune riserve, possa essere poi utilizzato in applicazioni a contatto con il cibo”.

Quali tipologie di aziende si sono interessate all’acquisto di Ecollene?

“Abbiamo impiegato due anni per fare in modo che l’Ecoallene potesse essere utilizzato in tutte le tecnologie di trasformazione della plastica: estrusione, stampaggio a iniezione, rotazionale, soffiaggio, ecc. I primi clienti sono stati quelli dello stampaggio a iniezione e quelli nel settore della cancelleria, quindi produzioni di pennarelli, evidenziatori e tutto ciò che può essere messo sulla scrivania; ma anche aziende che producono arredo bagno\casalingo e molti articoli nel giardinaggio, dal comune vaso alla paletta. L’Ecoallene trova spazio anche nell’edilizia, dalla produzione dei manici del martello fino alle bordature delle aiuole, e poi packaging per oli lubrificanti, detergenza e cosmetica”.

Approfondiamo gli aspetti ambientali: il processo produttivo dell’Ecoallene è energivoro? Qual è, a livello di emissioni di CO2, la strategia di smaltimento meno impattante: la produzione dell’Ecoallene o l’incenerimento degli scarti del Tetra Pak?

“Un processo meccanico è sicuramente meno energivoro di un processo chimico, dove per creare le reazioni serve un dispendio energetico molto importante. Sicuramente i macchinari, anche per la loro dimensione, consumano energia e perciò poniamo l’attenzione sull’utilizzo di fonti rinnovabili come il fotovoltaico, e poi sull’educazione del personale produttivo, perché effettivamente fa la differenza. Noi, a livello di emissioni globali di CO2, quindi dell’impronta di carbonio che lasciamo, non abbiamo ancora dei calcoli specifici a causa della loro complessità. Sicuramente, il fatto di recuperare qualcosa altrimenti termovalorizzato o, peggio, destinato alla discarica (come ancora più o meno il 20% dei rifiuti in Europa), ha un impatto positivo”.

Ricapitolando, come la soluzione proposta da Ecoplasteam si inserisce nell’ottica della sostenibilità?

“Noi nasciamo per risolvere un problema che rendeva il mondo meno sostenibile, cioè quello della gestione di un rifiuto che non trovava soluzione. Quindi per noi la sostenibilità, da un punto di vista ambientale, è trasformare un rifiuto in una nuova materia prima, contribuendo, di fatto, a generare una circolarità, avendo creato un materiale che si rigenera continuamente, potenzialmente all’infinito”.

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