7 minute read

Compleanno d’argento per Ikea: portò in Italia la grande distribuzione del mobile

34

LUGLIO 2014

compleanno d’argento per ikea: portò in italia la grande distribuzione del mobile

A 25 anni dall’apertura, a Milano, del primo punto vendita Italia, Ikea festeggia nel capoluogo lombardo il suo anniversario d’argento, sottolineando il “valore esteso” della sua attività in Italia. Architetti e designer hanno ripercorso i cambiamenti introdotti dalla multinazionale svedese nel nostro modo di abitare e concepire l’arredamento. Una vera e propria “democrazia estetica”, che obbliga alla razionalità e al bricolage.

“Che rompiscatole questi svedesi”

Chi non ricorda il mitico tormentone che accompagnò la fulminea ascesa italiana di Ikea, il marchio gialloblu che rivoluzionò il modo di concepire l’arredamento perfino in uno dei paesi dalla più antica e solida tradizione mobiliera? Alzi la mano chi, all’epoca, non ha affettato un po’ di scetticismo: “Figurati se questi qua arrivano da lassù a far concorrenza ai nostri mobilieri”. Lo hanno fatto, e pure bene: senza mettersi sullo stesso terreno dell’eccellenza mobiliera, certo, ma sdoganando un sistema tutto nordico, che è stato ribattezzato, non a caso, “democrazia estesa”.

25 anni, 21 negozi in Italia

Ebbene, anche se non sembra son già passati 25 anni dall’apertura del primo negozio Ikea in Italia, a Cinisello Balsamo, a pochi metri dal confine di Milano città: un piccolo store, se confrontato a quelli attuali, o a quelli che, fin dagli anni Sessanta, Ikea aveva aperto in Svezia e dintorni. Era il maggio del 1989: oggi quel punto vendita non c’è più, sostituito da quello, più ampio, di Carugate. Intanto di negozi ne sono sorti altri

di Carlo Ortega

20 in tutta Italia, da Torino a Villesse (Gorizia), da Milano a Catania (vedi box): una filiera nazionale che genera un valore esteso pari a 21.000 posti di lavoro, 1.004 milioni di valore aggiunto, 268 milioni di contribuzione fiscale alle entrate italiane.

Una festa con tutti i crismi

Con numeri così, non poteva che essere un compleanno d’argento in grande stile quello festeggiato da Ikea il 21 maggio al Teatro Litta di Milano: l’evento, presentato da Filippa Lagerbäck (un trait-d’union d’eccezione tra Italia e Svezia), ha occupato tutta la giornata, dal mattino al tardo pomeriggio, ed è stato l’occasione per fare il punto su temi come il “design democratico”, i cambiamenti che Ikea ha portato nelle case degli italiani, e il modello “win win win”, introdotto da Ikea per perseguire un profitto sostenibile e vantaggioso per Ikea stessa, fornitori e ambiente. Insieme a tanti amici e ospiti, si sono condivise riflessioni, idee ed esperienze sui cambiamenti che Ikea ha intro-

dotto e agevolato in Italia in tre campi: lo stile, l’arredamento e i consumatori; il tessuto economico nazionale; i rapporti col territorio e l’ambiente. Cuore dell’appuntamento la presentazione della ricerca sul “Valore esteso di Ikea in Italia”, condotta da Ernst & Young.

Il “valore esteso” di Ikea in Italia: l’occupazione

Iniziamo proprio da qui, perché i dati sono molto interessanti e fanno riflettere:

i Una madrina d’eccezione

E’ nata a Stoccolma, ma da anni risiede in Italia dove si è trasferita dopo gli studi (e 10 anni in giro per il mondo…), e lavora come conduttrice e showgirl televisiva. La biondissima Filippa Lagerbäck è stata la madrina dell’evento Ikea, brillando per la sua capacità, davvero rara, di sposare il fatale fascino nordico alla simpatia mediterranea. Come dimenticare il bellissimo spot della birra Peroni che l’ha lanciata qui da noi sul piccolo schermo? Oggi è uno dei volti storici di “Che tempo che fa?”, conduce That’s Italia e nel tempo libero tiene anche un blog, www.planetfil.net

lo studio ha preso in esame gli impatti diretti ed indiretti generati da tutte le attività economiche del gruppo svedese sul territorio italiano nell’arco dell’anno fiscale 2013 (vale a dire da settembre 2012 ad agosto 2013) in termini di posti di lavoro, valore aggiunto e contributo fiscale. Tre, dunque, gli aspetti “fotografati”. Ma che cosa ne è venuto fuori? Senza dubbio importantissimo è stato, su tutti questi versanti, l’impatto dell’attività Ikea in Italia. Dalla ricerca emerge innanzitutto come le attività del Gruppo in Italia nel 2013 abbiano generato una ricaduta occupazionale totale di circa 21.000 posti di lavoro, contando anche l’indotto. Infatti il numero dei dipendenti della multinazionale operanti in Italia è 6.431: 6.058 lavorano nei negozi (e cioè per Ikea Retail, la società che si occupa della gestione dei 21 negozi Ikea in Italia); altri 260 sono impiegati da Ikea Distribution, la società incaricata di gestire i magazzini e della distribuzione delle merci, che però si avvale per il suo funzionamento di oltre un migliaio di lavoratori indiretti, cioè i dipendenti delle imprese e cooperative di trasporto e di facchinaggio; altri 86 sono i dipendenti di Ikea Trading, e 27, infine, sono quelli di Ikea Property, l’immobiliare del gruppo. Ben 14.575 posti di lavoro, dunque, (il 69%), attengono all’indotto presso l’intera catena di fornitura, e parte di questi sono i posti di lavoro generati presso le aziende che producono in Italia gli articoli venduti poi da Ikea in tutto il mondo (circa 11.195 unità). Bisogna sapere, a questo proposito, che oltre l’8% dei prodotti venduti nei 351 negozi Ikea in tutto il mondo sono fatti in Italia, e che il nostro è il terzo paese fornitore del Gruppo, dopo Cina e Polonia.

Il Valore aggiunto Ikea

L’attività di Ikea, inoltre, ha sviluppato circa 1 miliardo di euro di valore aggiunto sia direttamente (42%) che indirettamente (58%), attraverso la catena di fornitura, producendo un contributo fiscale di circa 286 milioni di euro direttamente (38%) e indirettamente (62%). Di questa cifra l’87% rappresenta il contributo fiscale legato alla ricaduta occupazionale diretta ed indiretta generata dalle attività del Gruppo in Italia. L’indagine fa anche il punto sugli acquisti complessivi generati del Gruppo Ikea in Italia, valutabili in 1.526 milioni di euro, di cui 1.264 in articoli e complementi d’arredo.

Così Ikea ci ha cambiati

Una volta chiarite le ricadute in termini di numeri, non si possono certo dimenticare quelle sul piano culturale e delle abitudini. In un caso come questo si può, a buon diritto, parlare di cambiamenti nel costume degli italiani. Molti fra gli interventi del 21 maggio hanno dimostrato che l’impatto di Ikea sulle nostre abitudini abitative e sul nostro modo di vivere è stato rilevante, come hanno sottolineato in mattinata gli architetti Alessandro Mendini e Stefano Boeri, e lo storico del design Enrico Morteo, nel corso del dibattito su “Come

35

LUGLIO 2014

36

LUGLIO 2014 il design democratico Ikea ha cambiato le case degli italiani”, moderato dalla giornalista Marina Carrara. Nel primo pomeriggio, dopo il lunch e il sipario musicale, si è ragionato, insieme a Dario di Vico del Corriere della Sera (moderatore), di come l’Italia è cambiata con Ikea. In questo caso il discorso si è spostato su un versante più industriale ed economico, con i contributi -fra gli altri- dell’economista Giulio Sapelli, del presidente Federmobili Mauro Mamoli e del fondatore Unieuro e Eataly Oscar Farinetti. Quest’ultimo si è concentrato sul ruolo che Ikea ha avuto sul mercato non solo italiano: “Ikea –ha detto- rappresenta il prototipo del ‘mercante’, capace di coniugare obiettivi poetici e metodo matematico”. Altrettanto evocativa la definizione coniata da Sapelli, secondo il quale Ikea è una “multinazionale speciale”, perché “fa dell’economia una democrazia estetica, garantisce l’accesso alla cittadinanza economica e obbliga i giovani alla manualità”. I successi che ottiene, Ikea li incamera facendosi forte della qualità a basso prezzo, obbligando al bricolage per ridurre spazi e prezzi, dell’organizzazione produttiva e del sistema distributivo rigorosamente pianificati per vincere i costi parassiti nascosti in ogni fase di qualunque lavoro. Osservazioni molto apprezzate dall’Amministratore Delegato di Ikea in Italia, Lars Petersson.

Ikea, fornitori, ambiente: tutti e tre hanno il loro vantaggio (win)

L’ultima (but not least…) parte della giornata, dopo il coffee break, ha avuto come fulcro il concetto di profitto sostenibile, nella speciale declinazione Ikea: si è parlato infatti del modello “Win Win Win”. Una macchina efficiente come quella di Ikea rende efficiente anche la filiera, la cosiddetta supply chain, dei fornitori in tutti i paesi, Italia compresa. Bisogna premettere che Ikea, innanzitutto, immette nel proprio circuito materie prime il più possibile eco-sostenibili. Giusto a titolo di esempio: all’incontro milanese era presente un coltivatore indiano, il quale ha spiegato che il suo cotone, come quello di tutti i suoi connazionali, non subisce più trattamenti chimici: ciononostante i suoi terreni producono quantità e qualità competitive sul mercato, acquistate da Ikea a pezzi convenienti per entrambi. Il produttore di cotone e l’acquirente Ikea hanno così raggiunto e consolidato una strategia “win win”: entrambi godono di un vantaggio, economico, di qualità, di concorrenzialità. Ma c’è un terzo soggetto importante: l’ambiente naturale. Ebbene, grazie a questo sistema Ikea e l’agricoltore hanno reso vincente anche la natura, che disintossica se stessa e gli uomini dall’invasione chimica. Ecco dunque il terzo “win”: quello dell’ambiente.

i

Dalle Alpi all’Etna, tutti i punti vendita Ikea in Italia

Sono 21, attualmente, gli store Ikea nella Penisola. Eccoli, in ordine alfabetico: Ancona, Bari, Bologna Casalecchio, Brescia Roncadelle, Catania, Chieti San Giovanni Teatino, Firenze Sesto Fiorentino, Genova, Milano Carugate, Milano Corsico, Milano San Giuliano, Napoli Afragola, Padova, Parma, Pisa, Rimini, Roma Anagnina, Roma Porta, Salerno Baronissi, Torino Collegno, Villesse.

This article is from: