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Giuseppe Riello: “Così Ghibli riprende il volo

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giuseppe riello: “così ghibli riprende il volo”

Veronese, quarantanove anni, laurea in economia e una lunga esperienza manageriale, Giuseppe Riello è da qualche mese amministratore delegato di Ghibli, azienda già controllata dal Gruppo di famiglia. Obiettivo: “Giocare da protagonista su un mercato ricco di opportunità. A partire da Pulire 2015, dove presenteremo tante novità”.

Restituire a Ghibli quel ruolo da protagonista che merita, per la sua storia e per tutto quello che ha dato al settore. Naturalmente continuando a coltivare e potenziare i punti forti dell’azienda pavese: i grandi volumi di private label, la flessibilità produttiva e il prestigio di un marchio che non ha bisogno di presentazioni e che, già di per sé, garantisce serietà, competenza e affidabilità sia a livello di prodotti che di politica commerciale. Così, in estrema sintesi, si potrebbe riassumere il punto di vista di Giuseppe Riello, quarantanovenne AD della SpA di Dorno, fondata nel lontano 1968. La nomina, che gli permette di prendere in mano direttamente le redini di Ghibli, è stata formalizzata lo scorso luglio, anche se il Gruppo Riello Industries era già da anni detentore della maggioranza del pacchetto azionario.

Come avete “incrociato” Ghibli?

“Il Gruppo Riello Industries nasce come family company. Nostro padre Pilade, che in origine lavorava nel set-

di Umberto Marchi

tore dei bruciatori e delle caldaie, ha saputo diversificarsi: oggi i suoi quattro figli, tra cui il sottoscritto, sono alla guida di diverse controllate che spaziano in diversi segmenti: Riello Elettronica, Riello Sistemi, Riello CRD e Riello Investimenti. Quest’ultima è nata con l’obiettivo di investire in acquisizioni e ristrutturazioni aziendali, ha scelto dieci anni fa di investire in Ghibli”.

Che potenzialità avete visto nell’azienda di Dorno?

“Quelle di un’azienda solidissima, radicata, molto forte e ben posizionata nel proprio segmento, che lavorava, come tuttora fa, tantissimo sul private label per i più grossi clienti al mondo, e con tutte le carte in regola per essere leader del suo settore. Inoltre aveva, come ha anche oggi, le macchine per lo stampaggio della plastica al proprio interno, il che le dava un vantaggio competitivo notevole. Poi ci si è messa la crisi ed è capitato come a tutti quelli che hanno fatto investimenti prima del 2009, che hanno visto le aziende al top della loro forma. Poi tutto si è ridimensionato per via della crisi, anche se Ghibli SpA continua ad essere un nome di riferimento nel settore: ancora oggi rappresenta uno dei principali at-

tori del settore del cleaning in Europa, grazie ad una gamma completa di macchine per la pulizia interna: aspiratori, monospazzole e lavasciugapavimenti caratterizzati da robustezza, efficienza e semplicità d’utilizzo. A cui si aggiungono i generatori di vapore Ghibli Vap, macchine start and go che abbinano alla classica potenza di aspirazione Ghibli caldaie altamente performanti e lavorano nella massima scurezza e comfort”.

Tra i fiori all’occhiello accennava a quello dello stampaggio interno

“Certo. Come dicevo, Ghibli è una delle poche aziende del settore ad avere ancora lo stampaggio in casa. Questo, che era un enorme plus in passato, per molti anni non lo è stato più per una questione di costi, di gestione, di personale. Ecco, io vorrei che ricominciasse ad esserlo. Anche perché Ghibli ha una storia che nasce proprio dal settore della plastica, e questo va valorizzato in un comparto che ricorre nella stragrande maggioranza dei casi al conto terzi. Farlo ridiventare un vantaggio significa giocare sulla flessibilità di poter operare con cambi di produzione e tipologie di stampi totalmente personalizzati e, da un punto di vista economico, sfruttare i costi più bassi determinati dal “saltare” un passaggio. Se gestito bene questo può essere un buon margine che resta in casa. Senza contare il fatto che la nostra produzione di plastica è di qualità tangibilmente superiore rispetto a quelli che arrivano, ad esempio, dalla Cina. E se per lungo tempo si è cercato di metterla sullo stesso piano, competendo con mercati come quello cinese, oggi si deve fare un’inversione di tendenza: io non voglio competere con la Cina, ma dimostrare che il mio prodotto è migliore. Questo è il vero valore aggiunto, e non è retorica: il prodotto italiano fatto in Italia ha una qualità migliore”.

Lei è AD da nemmeno un anno. Un cambio importante

“Sì, dovuto al fatto che il momento non era facile e dopo aver tentato di far gestire l’azienda da manager esterni, si è deciso che era necessario prendere in mano direttamente l’azienda. Io mi sono reso disponibile e questo è il percorso che abbiamo individuato. I primi segnali sono incoraggianti”.

A che punto siamo?

“Non voglio nasconderle che il 2014 è stato ancora un anno tutt’altro che

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MARZO 2015 semplice, in cui è continuata la perdita di volumi e fatturato. L’obiettivo era bloccare l’emorragia e risalire. Le misure che abbiamo incominciato a mettere in campo già in questa prima metà di 2015 sono imponenti e avranno il loro culmine a Pulire. Presenteremo prodotti molto innovativi, molto avanzati tecnologicamente e anche con un nuovo appeal in termini di “prospect” di Ghibli nei confronti del mercato. Un importante obiettivo è quello di riconquistare quote di mercato col marchio. Ghibli è sempre stata molto forte, e ancora lo è, nel private label, con clienti importantissimi. Un po’ meno può dirsi per il brand, su cui purtroppo negli anni passati non si è lavorato abbastanza. E’ chiaro quindi che il nostro impegno va lì: ricostruzione di reti commerciali, strategie di partnership, marketing, in modo tale da svilupparci il più possibile”.

Come?

“Ad esempio aprire filiali in vari paesi, dove essere presenti direttamente e quindi essere coinvolti in prima persona nei diversi mercati, a partire da quelli vicini, come Francia e Germania. Il mercato francese, ad esempio, è molto interessante anche se sta vivendo qualche difficoltà. Alla fine il business, se si va a vedere, si fa nella vecchia Europa: l’attività commerciale deve iniziare vicino, compresa l’Italia stessa, dove noi continuiamo ad essere molto forti. Oggi guardo con interesse anche al mercato americano: finalmen-

 Chi è Giuseppe Riello

Giuseppe Riello, 49 anni, sposato, due figli (di 15 e 13 anni), laurea in Economia e commercio alla Sapienza di Roma, varie esperienze in aziende del gruppo, è uno dei quattro figli di Pilade. Attualmente è presidente della Camera di Commercio di Verona e vicepresidente nazionale di Unioncamere. Dallo scorso luglio ha preso in prima persona le redini di Ghibli SpA, già controllata dal Gruppo Riello fin dal 2005.

te oggi, dopo tanti anni, abbiamo un cambio che ci aiuta. Dopo aver “subito” i prodotti americani per anni vendendo pochissimo, oggi abbiamo una situazione che mi sembra più coerente con la realtà”.

Vede ancora spazio di crescita nel settore del cleaning?

“Secondo me per il futuro questo settore ha ancora diverse potenzialità, legate ai grandi mutamenti che ci sono in campo: sostenibilità, green, attenzione e sensibilità dell’opinione pubblica. C’è anche un cambiamento di quella che è la percezione della pulizia in generale, e questo offre interessanti opportunità. Un tempo si poteva pulire uno stabilimento una volta alla settimana. Oggi provi a farlo. Questo si riverbera anche sul versante dei prodotti, che si stanno spostando sempre più verso il professionale: oggi, ad esempio, anche uno studio notarile, legale, anche gli uffici avvertono l’esigenza di essere puliti in modo professionale. Tutto questo fa sì che si creino nuove opportunità soprattutto in quella grande fascia di mercato che si avvicina più al domestico. Ci sono grossissime opportunità.”

Come si sta evolvendo il settore dal punto di vista del prodotto?

“Vedo che sta nascendo un senso estetico, che prima non c’era o era limitato a pochissimi prodotti. C’è anche più attenzione sul versante dell’ergonomia e dell’elettronica: in questo senso si stanno facendo diversi passi avanti rispetto a prima, quando il prodotto più era grezzo più sembrava solido e professionale. Oggi si inizia a cambiare, e anche prodotti come lavasciuga e monospazzole, storicamente “dure e pure”, iniziano ad essere carine esteticamente, attente all’ergonomia e con dotazioni elettroniche”.

Ma questo settore, in fondo, è riuscito ad appassionarla?

“Certamente sì. Mi appassiona tutto quello che è sfida e che è opportunità. E’ un settore che ha, come ho detto, grossissime potenzialità, è in fase di ristrutturazione e miglioramento e senza dubbio mi entusiasma. In più io vengo da una famiglia di lunga tradizione produttiva, da piccolo giravo in bicicletta fra le macchine utensili: è normale che tutto ciò che è industria o produzione mi appassioni. E’ anche una questione di formazione”.

Verso Pulire 2015…

“Per noi è un momento importante di rivisitazione dell’azienda. Vogliamo presentarci sotto una veste nuova, con un’immagine nuova e con una serie di prodotti nuovi che saranno quelli su cui investiremo in futuro. Noi contiamo molto sulla fiera per continuare a dire la nostra da leader in questo mondo”.

 Ghibli: made in Italy con propensione all’export

(e al private label)

Fondata nel 1968per costruire aspiratori professionali e industriali,Ghiblioffre al mercato una gamma completa di aspiratori, monospazzole e lavasciugapavimenti per la pulizia interna. Con circa 170 dipendenti, una struttura di 40.000 metri quadrati di stabilimento, 8 linee produttive primarie, un reparto di stampaggio con 20 presse a iniezione e un magazzino di 20.000 metri quadrati, Ghibli ha una capacità produttiva di 200.000 macchine all’anno. Fortemente legata al territorio, ha una forte propensione all’export dove realizza circa il 75% del suo fatturato: è presente in tutto il mondo attraverso filiali dirette, importatori o dealer.

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