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SOSTENIBILITÀ Una spinta verso il green

Una spinta verso il green

Dal concept degli immobili alle pratiche commerciali, ormai il tema dell’efficienza energetica e del rispetto del Pianeta domina le scelte di amministratori e manager

La “sostenibilità energetica” è sempre al centro e si è presa ormai il ruolo di “faro” che guida l’agenda politica degli Stati, molti degli investimenti privati e orienta le scelte dei consumatori, sempre più consapevoli del peso del tema ambientale. Basta guardare al recente Pnrr del nostro Governo (Piano nazionale di ripresa e resilienza), che alla voce “Efficienza energetica e riqualificazione degli edifici” destina la bellezza di 15,36 miliardi di euro, che dovrebbero servire a ristrutturare circa 50.000 edifici, per lo più residenziali e di edilizia pubblica. Ma questo è solo un tassello dell’argomento, che non riguarda solo il singolo edificio, ma a che fare con l’intera progettazione delle città. Si calcola che, entro i prossimi 30 anni, due terzi delle persone nel mondo vivrà in aree urbane. In Italia il rapporto sarà di circa 7 su 10. Una concentrazione che porta con sé un così alto consumo di risorse e di oggetti che va per forza di cose indirizzata verso la compatibilità con l’ambiente. Che cosa succede a livello di real estate commerciale e di retailer?

Tutti a caccia di certificazione

É da anni, ormai, che gli operatori hanno cercato di imboccare una strada green. Ma la pandemia ha accelerato anche questo processo, perché al di là di diminuire e ottimizzare i consumi diretti dei building, si impone sempre di più l’imperativo della loro vivibilità e salubrità.

Nelle pagine, alcuni esempi di pratiche sostenibili nel retail. In alto, l’oasi verde “cresco” del centro commerciale Rescaldina e un centro Nike per la confezione di scarpe ricondizionate. A destra, il nuovo store sostenibile di Benetton a Firenze

Consumatori disposti a pagare di più

La sostenibilità non solo guida le scelte di acquisto dei consumatori, ma è così importante da giustificare una spesa maggiore. È quanto emerge da una ricerca condotta dagli studenti della Sda Bocconi insieme a Salesforce, chiamata “The Future of Retail Store and Customer Engagement in the New Normal”, basata su un questionario sottoposto ad alcune centinaia di soggetti in tutta Europa. Oltre la metà dei consumatori si dice disposto a spendere dal 5 al 20% in più per capi di abbigliamento con un impatto ambientale e sociale significativo, mentre l’82% del campione si augura che salute, sicurezza e benessere dei dipendenti siano al primo posto tra le linee guida delle grandi case di moda. Tra le altre richieste al mondo dell’abbigliamento, il 35% indica invece la trasparenza di filiera e il 33% i consumi ridotti di acqua ed energia durante il ciclo di produzione. Ma questo è solo un esempio, perché da Diesel a Moncler, passando per The North Face a Burberry, sono decine ormai le imprese che hanno impresso una forte virate verso le buone pratiche, a livello di filiera, di circolarità dei prodotti, o anche semplicemente con il sostengo a campagne di partner impegnati sul fronte ambientale.

Secondo il report di JLL “Italian Real Estate Perspective 2021”, gli operatori si occuperanno di “creare salute” più che, semplicemente, creare edifici. “Gli spazi dovranno essere dotati di volumetrie che consentono di avere non solo la giusta dose di luce e dissolvimento del rumore, ma di filtrazione d’aria, spazi per garantire il distanziamento, spazi in cui lavoratori possano lavorare in sicurezza” si legge nello studio. L’industria, intesa a 360 gradi, non è rimasta ferma e sta già investendo. Il report di Jll calcola per esempio che a Milano ci siano già 320 edifici “verdi” secondo i più alti standard (143 certificazione Leed, 65 Breeam), mentre a Roma sono 90 (57 Leed, 9 Breeam), tra direzionali, commerciali o di altre asset class. I grandi gestori e proprietari di portafogli di centri commerciali non sono rimasti a guardare e hanno speso risorse importanti su questo tema. Persino una sigla come Cncc (Consiglio nazionale dei centri commerciali), prima dell’estate ha presentato un “Manifesto per la sostenibilità”, con cui gli associati si impegnano a perseguire 8 dei 17 obiettivi fissati dalle Nazioni Unite nell’ambito dell’Agenda 2030. Non è solo una questione d’immagine, perché il Cncc affiderà a una società esterna il compito di valutare anno dopo anno la reale aderenza ai principi proposti. “Questa è solo la prima tappa di un percorso eticovaloriale che ci vedrà impegnati nei prossimi anni” ha commentato il presidente, Roberto Zoia. Intanto, qualcuno è già molto avanti nel percorso. Eurocommercial Properties ha ottenuto la certificazione BREEAM In-Use per tutti gli asset del suo portafoglio italiano. E non smette di investire, dal momento che è in fase di ottenimento l’upgrade del rating di certificazione de I Gigli e del Carosello, per portarlo da “very good” a “excellent”. Sonae Sierra, invece, ha calcolato la gestione efficiente delle risorse ha permesso un risparmio di 15 milioni di euro di costi operativi durante il 2020.

I retailer, tra riuso e filiera controllata

Anche sul fronte dei retailer ormai non si contano più le iniziative e gli investimenti su questo filone. A livello di grandi gruppi, un filone ormai affermato di impegno di risorse riguarda il cosiddetto “second hand”. Un esempio arriva dal colosso del lusso Kering, che ha scelto di entrare nel capitale di Vestiarie Collective, una delle principali piattaforme al mondo per l’usato di alta gamma. “Ormai il lusso second hand ha radici consolidate, specialmente tra i consumatori più giovani. Abbiamo colto l’opportunità per indirizzare il futuro verso pratiche più sostenibili” ha commentato il presidente e ceo di Kering, FrancoisHenry Pinault. Lvmh, invece, di recente si è alleata con la startup francese WeReturn, società specializzata nel donare nuova vita ai tessuti inutilizzati. Un altro big a investire in una piattaforma di vendita on line del second hand è H&M, che possiede il 70% di Sellpy, marketplace in decisa crescita, su cui il colosso scandinavo ha già puntato 20 milioni di euro. Mentre un sito già affermato come Vinted ha racimolato quest’anno la bellezza di 250 milioni di euro durante un round di finanziamento. Non serve comunque muoversi nel panorama del lusso per scovare decine e decine di buone pratiche. Il refurbished è anche al centro della strategia di Nike, che in una quindicina di negozi americani ha iniziato a proporre la sua linea di scarpe ricondizionate e ha lanciato un particolare modello delle sue scarpe “Air” confezionate con il 20% di materiale di riciclo. Ma ci sono tanti esempi anche guardando a casa nostra. Un marchio noto come Benetton sta agendo su un doppio binario, sia quello del prodotto, sia quello del negozio. Sul primo punto, è impegnato su vari fronti, come quello dell’utilizzo del cotone biologico, riciclato e certificato Bci (Better Cotton Initiative): per ora, durante la produzione utilizza questo tipo di materia prima per più del 50% del fabbisogno, ma conta entro il 2025 di raggiungere il 100%. Sul piano degli store, invece, ha impresso un nuovo corso di aperture e riqualificazioni di negozi, con cui gli spazi futuri somiglieranno sempre di più a quello inaugurato di recente a Firenze, improntato all’efficienza, che garantisce una riduzione del consumo energetico del 20% rispetto allo standard.

Ristorazione in prima fila

La filiera del food è altrettanto impegnata sul tema della sostenibilità. E anche in questo caso, l’impegno si manifesta su più versanti. Una grande catena come McDonald’s, per esempio, promuove da anni buone pratiche ambientali. La plastica è quasi totalmente sparita, il 100% della carta usata per il packaging è certificate e riciclabile. Sono arrivati anche accordi esterni che riguardano i punti vendita. Insieme a Enel X, il colosso installerà un rete di ricariche per auto elettriche e, già dal 2014, è in vigore un accordo con CasaClima per realizzare i nuovi ristoranti a basso impatto ambientale. Ma questo è davvero solo uno dei tanti esempi. Il gruppo Cremonini (che controlla marchi come Roadhouse e My Chef) da anni investe in impianti fotovoltaici per la fornitura di energia di alcuni dei suoi ristoranti. E tanti brand si impegnano nel controllo della filiera, a partire da quella della carne, affinché sia il prodotto sia i processi di allevamento e produzione seguano standard di sostenibilità. A.L.

Il futuro LOC Loreto Open Community

Con il Piano Nhood, il real estate a misura di persona

Al viA il percorso di sostenibilità interno ed esterno All’AziendA, speciAlizzAtA nellA consulenzA e gestione di Asset immobiliAri con un triplo impAtto positivo: sociAle, AmbientAle, economico

Benessere delle persone, neutralità climatica, rigenerazione delle periferie, inclusione e centralità delle esigenze del territorio, attraverso un coinvolgimento degli stakeholder attivo, strutturato e trasparente. Nhood prosegue lungo il percorso intrapreso da Ceetrus, da cui è nata dopo la fusione con Nodi, e lo amplifica mettendo al centro del proprio progetto la persona. La pandemia da Covid-19 e le relative ripercussioni sullo stile di vita della gente, nonché sulle dinamiche di consumo, hanno reso ancora più marcata la necessità di cambiamento per il settore retail real estate, accelerandola nella fase di progettazione. Allo stesso tempo, però, ne hanno rallentato la messa a terra per via delle restrizioni che limitano i flussi nei luoghi fisici del commercio e non solo. Ma le riaperture dell’ultimo periodo e il nuovo scenario determinato dalla campagna vaccinale hanno ridato ossigeno allo sviluppo, che non è più unicamente immobiliare ma che è anche e soprattutto di idee, finalizzate a reinventare le funzioni che il real estate deve assolvere nella comunità e per la comunità.

i quAttro driver in chiAve sostenibilità

Il percorso di sostenibilità di Nhood si sviluppa su quattro driver principali. Prendendo a riferimento il primo, il “Benessere delle persone”, l’azienda ha già attivato una serie di percorsi di engagement che mettono al centro collaboratori, che includono la promozione di iniziative per ridurre il gender gap (come il bonus per baby-sitter o le rette scolastiche, ecc.), lo sviluppo della formazione nella diversity&inclusion, l’inserimento di collaboratori con fragilità, nonché l’implementazione, il monitoraggio e l’aggiornamento periodico di un sistema di welfare aziendale. Rispetto al secondo tema, la “Lotta al cambiamento climatico”, Nhood ha iniziato il processo di ottimizzazione di impianti ed efficientamento dei consumi. Il terzo, che consiste in “Comunità e territorio”, viene valorizzato attraverso un coinvolgimento attivo degli stakeholder, strutturato e trasparente, volto a creare spazi precisi e modalità per accogliere le associazioni locali durante tutto l’anno all’interno dei luoghi in cui Nhood opera. Infine, in tema di Simona Portigliotti,

Marketing, Communication

& CSR Director,

Nhood

Merlata Bloom Milano

“Periferie e rigenerazione”, Nhood promuove la riqualificazione delle periferie e contrasta la marginalità sociale, attraverso servizi e luoghi per la valorizzazione delle comunità e l’inclusione con l’obiettivo di ridurre la disuguaglianza sociale e favorire una rigenerazione urbana sostenibile. Nhood ha già allestito spazi dedicati alle comunità in base ai bisogni emersi (come hub vaccinali, ludoteche, ambulatori, sportelli di ascolto, biblioteche, ecc.) ed ha instaurato partnership con interlocutori locali (imprenditori, comitati di quartiere, associazioni del territorio, ecc) al fine di creare valore condiviso. “Portiamo avanti con grande continuità i valori espressi prima della fusione tra Ceetrus e Nodi. Di conseguenza, manteniamo come valore fondante la prossimità. Ma se in precedenza era intesa esclusivamente verso il cittadino, ora si apre al territorio e alle istituzioni. Il concetto di prossimità è esplorato dunque a 360 gradi - dichiara Simona Portigliotti, Marketing, Communication & CSR Director, Nhood - Parallelamente, come Ceetrus eravamo abituati a considerarci una società di proprietà e gestione, con quest’ultima indirizzata fondamentalmente ai nostri asset commerciali. Pur conservando queste caratteristiche, Nhood si posiziona come una società di consulenza, gestione e sviluppo. Il perimetro è molto più esteso e articolato, dunque, perché attivare determinati concetti inhouse è relativamente semplice, mentre attivarli e riuscirli a trasmettere con forza, convinzione e concretezza in luoghi di proprietà terze è molto più complesso. E questo è ciò che ci caratterizza oggi. Vogliamo portarci dietro il bagaglio di esperienza e il know how maturati con Ceetrus e implementarli in tutti i luoghi che andiamo a toccare, siano essi centri commerciali, progetti di immobiliare puro e operazioni di riqualificazione urbana, come nel caso di LOC, la riqualifica di Piazzale Loreto. Vogliamo raggiungere questo obbiettivo avvalendoci esclusivamente di fornitori e partner che abbiano una forte affinità valoriale e stiamo ragionando su come rendere tale requisito tecnicamente necessario. Anche in ambito dei tenant, aggiungo, è in atto una riflessione profonda su questo tema. Fermo restando, tuttavia, che la condivisione volontaria di certi ideali rimane il presupposto migliore”.

Il futuro centro di Rescaldina

merlAtA bloom e l’AmpliAmento di rescAldinA

Il piano di sostenibilità di Nhood sarà centrale nei progetti in sviluppo, come Merlata Bloom, nell’ex Arexpo di Milano, dove entro la fine del 2022 sarà inaugurato uno smart urban mall con un’anima green a 360 gradi. Parallelamente, tra le azioni di ampliamento degli asset esistenti, tutte fortemente improntate alla sostenibilità, si staglia l’esempio del Centro Commerciale Rescaldina, attraverso il “percorso 7R”, con cui si intendono Rescaldina, Rigenerate, Recollect, Reuse, Repair, Reproduce e Recycle. (vedi box)

rigenerAzione urbAnA: il progetto di piAzzAle loreto

Tra le principali iniziative di rigenerazione urbana che incarnano la vision e i valori di Nhood c’è la riqualificazione di Piazzale Loreto, progetto LOC – Loreto Open Community, vincitore del bando del Comune di Milano C40 Reinventing Cities. Tale progetto, insieme ad altri a uso misto fortemente integrati con gli spazi che li circondano e le persone che li vivono, ha l’obiettivo di generare un triplo impatto positivo: sociale, ambientale, economico. Ovvero per le Persone, perché la ricchezza delle città dovrebbe misurarsi sulla base della felicità e del benessere delle persone, e il dove vivono e come ci vivono dipende anche da aziende come Nhood; per il Pianeta, per assicurarci che il mondo in cui vivremo domani sia migliore di quello in cui viviamo oggi; per la Prosperità economica, perché, dimostrando che progettare luoghi migliori aumenta i profitti, riusciremo a fare business rendendo il mondo tanti luoghi migliori. “Il progetto di rigenerazione urbana di Piazzale Loreto a Milano rappresenta - specifica Simona Portigliotti - un esempio concreto della capacità Nhood di attivare partnership e convogliare idee e risorse attorno a progetti di grande valore e impatto per la comunità”.

NHOOD ITALIA IN PILLOLE

19 asset di proprietà 25 asset gestiti di proprietà terze

pAtrimonio immobiliAre:

valore complessivo di 2 miliardi di euro

Loreto, una Piazza che fa respirare la città

Attraverso il progetto Loreto Open Community, Nhood tornerà a far respirare Piazza Loreto e le vie limitrofe partire dalla piantumazione a terra di 500 alberi ad alto fusto assorbenti che, insieme alla creazione di specchi d’acqua, restituiranno oltre 10.000 mq di spazio pubblico verde e contribuiranno alla riduzione dell’inquinamento e delle isole di calore. Sotto la guida di MIC – Mobility è stato analizzato e studiato il tema del traffico, che sarà indirizzato lungo i perimetri esterni, senza compromettere la fluidità del traffico veicolare e delle vie adiacenti. In questo modo gli spazi destinati alla mobilità dolce cresceranno del +69%, compresa la creazione di 1.100 mq di superficie ciclabile. È prevista l’installazione di centraline per le ricariche elettriche, stalli per le biciclette, circa 1.300 mq di tetti verdi e oltre 4mila mq di pannelli fotovoltaici che, insieme ad un ventaglio di strategie energetiche e tecnologie innovative – come pompe di calore geotermiche, luci LED, ventilazione naturale, e altre – mira alla realizzazione della carbon neutrality, con la riduzione del consumo energetico e dell’impronta carbonica prossimi a zero (solo sulla Piazza, il risparmio energetico complessivo è stato calcolato pari a circa il 97,6%). Il progetto darà vita a un sistema integrato mirato alla minimizzazione di sprechi e consumi e prevede anche la gestione dell’intero ciclo delle acque con soluzioni che permettono il recupero delle acque meteoriche e i loro utilizzi per scopi irrigui/usi nobili. Tutti i volumi della piazza e l’edificio di via Porpora saranno realizzati con tecnologie costruttive sostenibili e funzionali, con strategie di progettazione volte a ridurre al minimo i consumi energetici di tutto il complesso e efficientare il ciclo di vita degli edifici, così da rispettare i criteri delle certificazioni LEED e CAM. Tutte insieme queste azioni concorreranno ad abbattere del 35% la CO2 complessiva che oggi affligge l’area. Comunicazione pubblicitaria

La parola d’ordine è mixed-use

Dagli investitori ai promotori fino alle società di servizi, è maturata la consapevolezza che i nuovi progetti immobiliari commerciali devono assolvere diverse funzioni. E anche il parco esistente si deve rinnovare in questa direzione. Perché il retail, da solo, non basta più

Che sia un centro commerciale già realizzato o un progetto immobiliare in corso di definizione/sviluppo, comune denominatore è la necessità di inserire funzioni differenti, per andare incontro alle molteplici e mutevoli necessità del cittadino/consumatore.

All’interno dei mall esistenti, in occasione di ampliamenti e ricommercializzazioni, sempre più spesso si parla di food, leisure e servizi, soprattutto in ambito salute e benessere, ma anche il co-working sta conquistando spazio, vista la diffusione dello smart (o remote) working. Rispetto ai nuovi interventi immobiliari, specialmente se insistono in contesti urbani, il retail viene accompagnato da uffici, residenze e nuove funzionalità a interesse pubblico e privato. A determinare questo nuovo trend sono, in primis, gli investitori: in base al report Cbre sugli investimenti del Commercial Real Estate in Italia nei primi sei mesi dell’anno, con un totale di 250 milioni di euro di investimenti, il settore retail mostra ancora un’attività piuttosto lenta. Il segmento High Street continua ad attirare l’attenzione di investitori istituzionali core, anche se l’interesse si concentra soprattutto su asset mixed-use, dove la diversificazione delle funzioni, soprattutto uffici e retail, consente un migliore bilanciamento del rischio sull’investimento.

I progetti: Milano capofila

Il mixed-use è considerato a pieno titolo uno dei temi chiave del mercato nell’era post Covid e, per questo, è stato inserito tra i principali topic di Mapic Italy 2021, che, nella propria comunicazione alla filiera, pone una domanda al riguardo: Mixed use, lifestyle destinations concepite per soddisfare il desiderio di socializzazione degli individui, considerando che la vita di sempre più persone sarà incentrata sulla casa, sia nel tempo libero che nel tempo dedicato al lavoro, in che modo interagiranno i nuovi luoghi e l’intrattenimento domestico? Risposte concrete arrivano dai principali progetti in corso di definizione/ realizzazione. Pur sviluppati dalla medesima azienda, LendLease, e rappresentando entrambi nuove polarità urbane di grande importanza vocate all’innovazione e alla sostenibilità ambientale, i progetti di Santa Giulia e dell’ex area Expo hanno caratteristiche (oltre a tempistiche di realizzazione) molto differenti. Tuttavia, soprattutto sul fronte dei servizi come la ristorazione, si possono riscontrare alcune affinità. «Saranno due nuove città nella città che avranno entrambe una fortissima attenzione agli spazi comuni, alla sostenibilità sociale e ambientale,

nonché allo sviluppo di nuove comunità resilienti che prospereranno integrandosi al meglio con il tessuto urbano esistente. Mind sarà una destinazione legata all’innovazione, al life science e al digital technology, mentre Santa Giulia all’intrattenimento, al leisure, al retail, allo sport e all’educazione in virtù di numerose scuole, del Museo del Bambino e di un nuovo campus della musica - ha dichiarato Fabrizio Zichichi, project lead MSG & head of retail, LendLease Services (Italy) Srl, in una recente intervista concessa a r&f - Per quanto riguarda l’offerta F&B, le analogie saranno maggiori: entrambi i progetti avranno un hub travel importante (Rho Fiera, Mind Merlata, Rogoredo) nonché un catchment locale molto elevato, vista la presenza della popolazione residente e lavorativa che permetterà lo sviluppo di un’offerta “urban street retail”». Altra azienda particolarmente attiva sul fronte immobiliare mixed-use, con progetti sia urbani sia extraurbani, è Nhood. In area urbana, con LOC – Loreto Open Community: progetto di riqualificazione di Piazzale Loreto a Milano vincitore del bando internazionale lanciato dal Comune di Milano C40 Reinventing Cities, con capofila Ceetrus Nhood in qualità di investitore e developer. LOC sarà concepito come una nuova centralità per la comunità locale, grazie a un grande hub che ospiterà un mix funzionale di attività commerciali, servizi, eventi e manifestazioni temporanee, all’interno dei volumi e delle aree esterne della nuova Piazza – concepita come una Sky Forest – e nel complesso di via Porpora, rigenerato grazie all’utilizzo di tecnologie costruttive sostenibili e funzionali. Parallelamente, va avanti il progetto di Merlata Bloom, che più rappresenta per Nhood il punto di innovazione nella concezione dei centri commerciali del futuro. A renderlo peculiare è la superficie di 20.000 mq dedicata al leisure, distribuita su tutti i livelli del mall, sia all’interno, dove è già previsto un cinema multisala con formato premium e un’area di intrattenimento indoor, sia all’esterno, che includerà, oltre ai tradizionali spazi per eventi e concerti, anche specifiche aree destinate allo sport, al leisure digitale (eSports) e un parco di divertimento, in cui la pura esperienza di svago, studiata per tutta la famiglia, si mixa con cultura e edutainment. E ancora, l’azienda sta lavorando all’ampliamento di Rescaldina in provincia di Milano, Milanord2 (è stato demolito il centro preesistente e ne verrà costruito uno nuovo che si baserà su un concept di entertainment, con l’elemento distintivo della Sky Plaza) e TODream, un vero e proprio urban district nella città di Torino.

All’estero, soprattutto se pensiamo alla Cina e al Medio Oriente, sono numerosi (e spesso faraonici) i progetti ultimati o in corso di realizzazione a vocazione mixed-use. Tra questi, si segnala la recente apertura al pubblico di Livat Changsha, il quinto progetto del gruppo svedese Ingka Centres ad aprire le porte in Cina dopo Livat Wuxi (2014), Livat Beijing (2014) Livat Wuhan (2015) e Livat Fuzhou (2021). La firma sulla progettazione è quella di Design International. A.P.

Microlog: “soluzioni che contano” per il business dei retailer

La pandemia ha inciso fortemente sulle attività commerciali, che solo ora iniziano a risollevarsi. Proprio in questo momento, può essere utile affidarsi ad un partner tecnologico attraverso il quale ottimizzare la ripresa. Da più di 30 anni fra le aziende leader nel mercato di riferimento, Microlog ha una mission precisa: incrementare il business di Mall e Retail attraverso l’implementazione di impianti contapersone e sistemi promozionali. Il ritorno al Mapic (Italy e poi Cannes) è l’occasione per l’azienda di mostrare il costante fermento nel proprio ecosistema di soluzioni. Un’offerta ampia, che oggi comprende:

MEASUREMENT solutions, per misurare i flussi di persone in en-

trata e in uscita. Microlog propone sistemi contapersone affidabili, con sensori a infrarossi (dispositivo proprietario Smartcheck), sensori 3D, e di altre tecnologie in base alle esigenze. In tutti i casi viene garantita massima precisione di conteggio: l’accuratezza del dato è fondamentale se si vogliono eseguire corrette analisi di marketing.

ANALYSIS solutions, per analizzare i dati e utilizzarli in ottica di business.

I dati raccolti dai sistemi di conteggio possono essere analizzati attraverso l’esclusivo portale Checkinweb, con grafici dettagliati e statistiche delle performance.

ENGAGEMENT solutions, per attrarre nuovi clienti e fidelizzare i vecchi.

Microlog offre sistemi promozionali e di fidelizzazione, come concorsi Instant Win, meccanismi di Loyalty e Digital Signage, impiegando totem personalizzabili e software tecnologicamente all’avanguardia.

MANAGEMENT solutions, per gestire i flussi di persone e massimizzare l’efficienza dei servizi.

Categoria particolarmente attenzionata: ad inizio pandemia, l’azienda ha studiato un sistema di gestione presenze per consentire alle attività di riaprire in sicurezza. Si tratta di collegare ai contapersone dei dispositivi di controllo, quali semafori, monitor e APP, per contingentare gli ingressi ai locali. I sistemi sono oggi installati all’interno di numerosi Supermercati e Centri Commerciali. Microlog propone inoltre dispositivi di customer satisfaction per l’ottimizzazione della qualità dei servizi.

Per scoprire tutte le soluzioni: www.microlog.it

Spazio Futuro la company milanese, attiva nei settori del contract, Pilotage per centri commerciali e design di format retail e food – fondata dall’architetto Roberto Bramati – sta vivendo una stagione di rinnovata attività grazie alle nuove aperture di brand del food, dei centri medici e di importanti insegne retail. Le realizzazioni più recenti sono relative a due spazi aperti nel canale travel retail, in Stazione Centrale a Milano, dove sono stati realizzati i nuovi locali B&B Beers&Bar e Spizzico. I grandi gruppi del foodservice, nonostante le vicende legate al Covid, non hanno cessato lo sviluppo di nuovi format o il restyling dei più noti. E le aperture sono riprese e si susseguiranno nei prossimi mesi. Un’attività per cui Spazio Futuro, nella sua veste di general contractor, è in grado di offrire un servizio completo, dalla progettazione fino all’apertura. Altra storia, altre dimensioni ma stesso entusiasmo è stato dedicato per la realizzazione contract del primo punto vendita del format Ci Sta Friendly Pizza in via Procaccini 60 a Milano. Il format è stato voluto da Nico Grammauta, vulcanico imprenditore nel segmento dalla ristorazione che si sta già dedicando con Spazio Futuro all’apertura del secondo locale in zona Brera. Ed è sempre nel “mondo pizza” che Spazio Futuro ha realizzato il punto vendita Alice Pizza di via Melchiorre Gioia a Milano. Marchio che da più di 30 anni porta avanti la ricerca della qualità e dell’eccellenza del prodotto. Dalla pizza alla tigella, l’expertise di Spazio Futuro si è dedicato anche alle ampie metrature di un format innovativo per la nuova apertura di Dispensa Emilia a Segrate (MI), dove l’azione si è concentrata nella realizzazione contract di opere ed impianti del locale. Passando invece al no food, l’operatività dell’azienda di Bramati (che ricopre anche la carica di Vice Presidente del Consiglio Nazionale dei Centri Commerciali CNCC) recentemente si è attivata anche per MediaWorld con l’apertura di uno store, situato a Lecco totalmente ristrutturato, suddividendo il cantiere in più fasi, mantenendo l’attività sempre aperta e per Juneco, clinica di medicina e chirurgia estetica, per la quale Spazio Futuro ha realizzato come Contract una nuova sede nel centro commerciale le Befane di Rimini. Spazio Futuro però non si ferma e non paga di tutte queste importanti aperture, pensa già al futuro con nuove realizzazioni nella seconda metà dell’anno per importanti brand del food, e del mondo retail come Terranova, famosa catena di abbigliamento, Casa (Casa Shop) catena belga di mobili e articoli per la casa e non ultimo Sant’Agostino catena di centri medici che oltre a proseguire il suo sviluppo nel nord Italia, sbarca con due grandi aperture a Roma. Il retail fisico vive la sfida con l’online in modo sempre più consapevole ed evoluto: il design e la fruizione dei punti vendita deve crescere di livello e questa sfida può passare solo attraverso professionalità, competenza e conoscenza dei mercati come quello che quotidianamente dispiega Spazio Futuro in tutti i cantieri in cui è coinvolta.

PILOTAGE E PRO RATA

Attenti Agli improvvisAti

Due parole ben note nel mondo dei Centri Commerciali, ma sconosciute ai più nel loro importante e fondamentale contenuto. Troppo spesso, ultimamente, troviamo tecnici e gruppi di engineering che si affacciano a questo mondo con incoscienza e incapacità di gestire queste due fondamentali attività necessarie per una perfetta apertura di un centro commerciale, causando inevitabili ritardi nelle aperture con enormi danni alle proprietà non essendo né preparati né consapevoli di come gestire e affrontare le problematiche connesse ad un progetto di tale complessità, aumentando di conseguenza enormemente tempi e costi. Spazio Futuro Group svolge queste attività da quasi 30 anni, forte di anni di esperienza nelle varie aperture che gli hanno permesso di offrire servizi mirati e attenti al contenimento di costi e tempi. Non a caso abbiamo aperto i più grandi e importanti centri commerciali italiani. Vorremmo che questo fosse un importante spunto di riflessione per evitare alle proprietà tutta una serie di problematiche che si potrebbero trascinare nel tempo. Un’ottima apertura è il “segreto” per partire con il piede giusto senza imprevisti, e in questo campo Spazio Futuro è decisamente una garanzia.

PILOTAGE

Garantire l’apertura di un centro commerciale in linea sia con gli obiettivi prefissati che con le tempistiche programmate, nel rigoroso rispetto dei budget assegnati, è il compito affidato al Pilotage. Si tratta di “condurre” tutte le attività tecniche e logistiche che concorrono all’apertura di un Centro dall’inizio dei lavori fino alla sua inaugurazione. Spazio Futuro Group si è imposto negli anni come riconosciuto leader di mercato, collaborando con i principali player nell’ambito del pilotage durante la fase di progettazione e di realizzazione di nuovi fabbricati commerciali o in occasione delle loro ristrutturazioni e ampliamenti. Il pilotage svolge inoltre un’importante funzione di coordinamento tra i diversi soggetti presenti in cantiere tra cui: impresa di costruzioni generale, direzione lavori, maestranze dei vari operatori commerciali, project management ed enti pubblici.

PRO RATA

In linea con l’attività di Pilotage, Spazio Futuro, servendosi di personale con elevata esperienza ed a ciò specificamente preposto, definisce, organizza, predispone, gestisce, controlla e fornisce i servizi tecnici di cantiere correlati alle varie fasi di cantierizzazione degli operatori, mettendo a disposizione del cliente un pacchetto di servizi logistici completi. L’individuazione preliminare delle criticità, il monitoraggio costante dell’avanzamento dei lavori e il conseguente operato delle squadre impegnate sul campo, rappresentano fattori decisivi in realtà così complesse. Spazio Futuro Group dedica particolare attenzione alla necessità di assicurare che mezzi e personale possano operare nel miglior modo possibile, senza interferire con le altre attività di cantiere, ed è in grado di offrire il servizio più completo.

Delivery “pigliatutto”

Le consegne a domicilio spopolano. Ormai si sono allargate dalla ristorazione ai generi di prima necessità. E intorno a questo business nascono fenomeni come “dark kitchen” e “spesa express”

Il food delivery è stato il segmento di mercato che ha davvero fatto boom negli ultimi anni. E che, du-rante la pandemia, ha accelerato in una corsa che appare senza fine. Guardando al panorama interna-zionale, il settore muove una montagna di soldi e di investimenti. Il colosso Just Eat Takeaway.com, a luglio ha completato definitivamente l’acquisizione dell’americana Grubhub, per oltre 7 miliardi di dollari. E nel primo semestre 2021 ha registrato +51% a livello di ordini. A Londra, invece, è andata in scena la maxi Ipo di Deliveroo a marzo, valutata, almeno inizialmente, oltre 7 miliardi di sterline.

Italia: mercato ricco, fra “grana” rider e operatori alternativi

In Italia, secondo l`Osservatorio ecommerce B2C del Politecnico di Milano e di Netcomm, il com-parto segna introiti superiori a 700 milioni di euro, (calcolati al 2020). Secondo UBS, il valore globale del settore raggiungerà i 306 miliardi di euro nel 2030 e crescerà a un CAGR del 15%. Insomma, di sicuro gli ordini non mancano. Il desiderio dei consumatori di farsi recapitare il cibo a casa è sempre forte. Ma dal punto di vista aziendale, c’è un particolare che accomuna questi colossi: ancora non fan-no utili a livello di risultato di bilancio. Un dato con cui, prima o poi, dovranno fare i conti. Non a ca-so, Deliveroo a luglio ha annunciato l’intenzione di interrompere le operazioni in un grande mercato come la Spagna, segno che è ora di cominciare a limare il perimetro del business solo dove ne vale la pena. In questo contesto, anche le regole e il costo del lavoro sono un tassello determinante per far quadrare i conti. In tutti i mercati, non sono mancate polemiche o addirittura interventi legislativi per regolare turni e retribuzione dei “rider”, come chiamiamo abitualmente i fattorini della new economy. E in Italia, questo è stato uno dei pochi settori dove le sigle sindacali confederali si sono mosse a favore dei lavoratori non convenzionali, quelli fuori dai contratti nazionali, per dirla con un’altra espressione i lavoratori della gig economy. Un primo abbozzo di accordo quadro fra Assodelivery e Ugl non ha da-to buoni risultati. A fare un deciso scatto in avanti sul tema ci ha pensato Just Eat, che a marzo ha si-glato un’intesa con Cgil-Cisl e Uil per inquadrare i fattorini all’interno del contratto nazionale della Logistica-Trasporti. Quattro mesi dopo, erano già seimila i lavoratori del colosso olandese regolarizza-ti in Italia secondo l’intesa. Il delivery in Italia, però, è vivace anche grazie agli operatori locali, che hanno fiutato un business preciso: nei piccoli paesi o in alcune province, i colossi non arrivano ma la fame di delivery è ugualmente alta. Ecco nascere esperienze come quella di Alfonsino, in Campania, che ormai di locale ha solo la connotazione geografica, perché la dimensione aziendale è ragguardevo-le. Nata a Caserta

La spesa a casa in dieci minuti

Dal recapito della cena a quello dei generi di prima necessità il passo è stato, relativamente, breve. Specialmente in pandemia, con il divieto di uscire di casa, tanti italiani hanno apprezzato i servizi nati nell’ultimo biennio, con cui i principali operatori di delivery hanno iniziato a portare a domicilio anche la spesa, benché di piccole dimensioni. Gli accordi tra app e catene della gdo si sono moltiplicati in fretta. A marzo di quest’anno, il gruppo VéGé ha siglato un’intesa con Glovo. Ma la app di consegne aveva già aperto, da tempo, dei “dark store” di proprietà in molte città, da cui far partire in breve tempo genere di prima necessità. Deliveroo ha invece in corso accordi molteplici, a seconda delle zone, con Conad, Carrefour e FrescoMarket. Ma

su questo fronte, il fenomeno che si annuncia dirompente degli ultimi mesi, è lo sbarco anche in Italia della spesa express, con consegna da parte dei fattorini nel giro di 10-15 minuti. Anche in questo caso, il primo banco di prova è Milano, dove a inizio anno è arrivata Gorillas, startup nata a maggio 2020 a Berlino e cresciuta alla velocità della luce. Grazie a una rete capillare di dark store di quartiere, e rider che si muovono su bici elettriche, la società consegna la spesa a casa nel giro di dieci minuti. “Abbiamo un piano di sviluppo aggressivo, che prevede una città nuova ogni mese, un nuovo quartiere ogni settimana, e dopo Milano, Roma e Torino arriveremo anche al Sud” aveva racconta il country manager italiano, Alessandro Colella, a retail&food. A stretto giro, sullo stesso filone, è arrivata anche un’altra startup della spesa ultra veloce, Blok, nata invece per la prima volta in Spagna.

nel 2016, oggi punta a raggiungere 400 Comuni coperti entro il 2022. Alfonsino al momento serve circa 300 piccoli centri, in sette diverse regioni, ha un migliaio di ristoranti affiliati e circa 250mila clienti attivi. Anche sul fronte dei fattorini, la società campana ha cercato da subito di rendere stabile il loro rapporto di lavoro, utilizzando la formula del co.co.co comprensiva di tutela Inail e contributi. Entro il 2022 conta di assumerne 3.000.

Niente ristorante, solo cucine multi brand

L’esplosione del delivery ha acceso la miccia su una delle altre grandi novità, il fenomeno delle ghost kitchen. Quelle cucine, in sostanza, senza servizio interno ma che nascono solo per foraggiare le ri-chieste del recapito a domicilio. In Italia, Milano è stata senza dubbio l’apripista di questa nicchia, ma presto gli investimenti hanno iniziato a piovere anche su altre città del Centro Nord. Uno dei big come Kuiri ha iniziato con due cucine sotto il Duomo ma presto ha allargato le operazioni verso Torino e Roma. “Il nostro rappresenta il primo brand italiano di un modello di business” aveva commentato il Ceo e fondatore Paolo Colapietro. “Ci qualifichiamo come un vero e proprio coworking nel settore della ristorazione. Da qui al prossimo anno puntiamo a chiudere un round di finanziamento molto im-portante finalizzato a una ulteriore espansione che ci porterà ad avere fino a 60 smart kitchen su tutto il territorio italiano in 24 mesi“. Ma a irrompere nel settore è stato anche Helbiz, società italoamericana nota per lo sharing di monopattini, che ha aperto una nuova linea di business: Helbiz Kitchen. Par-tendo da Milano come prima location mondiale, il colosso che si è recentemente fuso con GreenVi-sion, dà così l’assalto al food delivery. È in rampa di lancio una rete di cucine tutte di proprietà, la prima delle quali sarà a Milano nella zona di via Washington. Il piano di sviluppo prevede lanci successi-vi negli Stati Uniti (Washington DC, Los Angeles, Miami, Oklahoma City), in Canada, in Europa (Portogallo, Spagna, Grecia, Serbia, Francia, Germania) e in altre città d’Italia (Roma, Torino, Firenze, Bologna, Napoli, Bari).

La particolarità è che, anche per la consegna del cibo, il servizio non si appoggerà alle app più note, ma i clienti passeranno direttamente dalla app Helbiz, oggi usata per i monopattini, dove presto apparirà la voce “food”. I rider, in questo caso, vengono chiamati “i butlers” di Helbiz, maggiordomi che arriveranno a casa con il cibo su scooter elettrici. Sei per ora le specialità previste: pizza, hamburger, insala-ta, poke, sushi e gelato. Il business verrà gestito da Rossella Di Dio, amministratore delegato di Hel-biz Kitchen, tra le fondatrici della società. E ci sono le start up come Delivery Valley, degli ex Master-chef Alida Gotta e Maurizio Rosazza Prin. A.L.

PER ROADHOUSE ECCO LO SBARCO IN CAMPANIA E PUGLIA

Estate calda per Roadhouse Restaurant, con quattro aperture e l’ingresso in Campania e Puglia. Per l’insegna del Gruppo Cremonini, sono arrivate in estate due aperture, una a Pisa, in via Aurelia 3, che rappresenta il nono locale in Toscana; l’altra a Ostia, nella centralissima via della Marina, di fronte alla Piazza dei Ravennati. Successivamente sono arrivati due nuovi Roadhouse Restaurant a Napoli, all’interno della Stazione Centrale, e a Bari, nel parco commerciale Santa Caterina, all’uscita 9 della circonvallazione S.S. 16 Adriatica della città. E con questi sono ben 164 i Roadhouse in Italia. Roadhouse Spa annovera anche i brand Calavera Restaurant, Billy Tacos, Smokery e Meatery.

CMP CRESCE AL NORD E SAN MARINO

Tris ravvicinato di aperture per CMP, brand specializzato nello sportswear. Due sono state messe a segno in altrettanti shopping center, il Nave de Vero di Venezia e l’Oriocenter di Bergamo. Il terzo al nuovo San Marino Outlet experience. Sono mesi di forte espansione per il marchio, che a inizio anno ha debuttato in Germania e si è rafforzato in Francia, continuando però a crescere anche nel nostro Paese. CMP è il marchio nato nel 2010, dove sono confluite le attività di Kilkenny in Italia e di F.lli Campagnolo all’estero. Il cuore dell’azienda nasce addirittura negli anni ‘60 dal primo nucleo della ditta Campagnolo di Bassano.

CALAVERA FRESH MEX NEL CUORE DELLA BRIANZA

Arriva a Seregno, nella provincia di Monza-Brianza, la 13esima apertura di Calavera Fresh Mex, catena di ristoranti messicani sviluppata in Italia dal gruppo Cremonini. Finora l’espansione del gruppo ha privilegiato il Nord Italia e i grandi shopping mall, come Milano City Life, Roma Da Vinci o come il Serravalle Retail Park. Calavera fa capo al brand Roadhouse, a sua volta parte di Cremonini. Tra i suoi punti di forza, al di là del menù messicano allargato a piatti alternativi come le bowl, c’è anche un marketing che strizza l’occhio alla fascia giovane e un’offerta commerciale allargata a gadget come tazze e t-shirt.

AUTOGRILL PORTA LE NOVITÀ “FOOD” IN STAZIONE A MILANO

Grazie al rapporto consolidato tra Autogrill e Grandi Stazioni Retail, la stazione di Milano Centrale si è rifatta il trucco in piena estate, con l’arrivo di quattro novità nell’ambito dell’offerta di ristorazione. Si tratta di Wascoffee Lab, laboratorio del gusto sostenibile, Pastaria (concept dedicato alla pasta nato dalla collaborazione con lo chef stellato Andrea Ribaldone), l’intramontabile Spizzico e il Beer&Bar Heineken (in foto). I quattro punti vendita si trovano tutti nel grande atrio della stazione.

PECK ESCE DA MILANO E SCEGLIE FORTE DEI MARMI

La storica insegna meneghina Peck ha scelto Forte dei Marmi per aprire il suo quarto locale, il primo lontano da Milano. La nuova Gastronomia ed Enoteca nel cuore della Versilia si aggiunge quindi al flagship di via Spadari e ai due punti vendita a CityLife e Porta Venezia. Le proposte della gastronomia ed enoteca si potranno ricevere anche a casa con il servizio delivery green di Peck. Gli ordini saranno infatti consegnati in tutta Forte dei Marmi con gli scooter elettrici e interamente Made in Italy di Askoll. Il design degli interni è stato affidato allo Studio Vudafieri Saverino Partners che ha già firmato il punto vendita di Peck Citylife a Milano.

NUOVO FORMAT LUSH AD ARESE

Lush, brand etico di cosmetici freschi e fatti a mano, ha aperto un punto vendita all’interno de Il Centro di Arese. Per il brand si tratta di un’apertura che segna una decisa virata verso un nuovo concept di punto vendita. Ad Arese è attivo il servizio Click & Collect che permette ai clienti di ordinare online e ritirare in store. Inoltre la realtà aumentata fa il suo ingresso in negozio, grazie all’app LushLabs, che dialoga virtualmente con il cliente: inquadrando il prodotto con lo smartphone si accede a una scheda contenente informazioni e video dimostrativi, come ad esempio gli effetti di una bomba da bagno che si scioglie nell’acqua. Arese è la prima apertura italiana del 2021. “Il nuovo store incarna alla perfezione l’anima del brand” ha detto Alessandro Andreanelli, amministratore delegato di Lush Italia: “Innovazione e creatività per sfidare l’industria della cosmesi, valori etici per guidare un futuro più responsabile”.

GROM SCEGLIE OLBIA PER LA SARDEGNA

Per il noto marchio di gelateria artigianali si tratta del primo ingresso in Sardegna. Grom, almeno per l’estate, ha deciso di aprire all’interno dell’aeroporto di Olbia, specialmente per catturare il flusso di turisti imponente dello scalo. È un’apertura nel segmento travel retail spia della strategia del marchio, acquisito nel 2015 da Unilever, che dopo il passaggio ha ridefinito il business della presenza fisica sul territorio con meno gelaterie, ma strategiche per coprire alcune città o punti di passaggio come questi, anche in vista della stagionalità. Anche per questo, a maggio, Grom aveva portato la sua insegna in Emilia Romagna, a Riccione.

STORTELLINI INVESTE ANCORA NEL TRAVEL RETAIL

Stortellini avanza ancora nel canale travel retail delle autostrade. Dopo il successo di San Zenone (Mi), ecco due nuova aperture presso le aree di sosta Crocetta Nord (Asti) e San Martino Est (Parma) entrambe del gruppo Area Italia – My Chef. Il brand romagnolo Stortellini è sviluppato da 3F Retail ed è nato sulla base di Paolino Tortellino, primo punto vendita take away fondato nel 2017 da Paolo Filippini insieme alla moglie Gaia. Nel 2020 era arrivato anche lo sbarco al parco tematico Leolandia, mentre quest’anno è stata la volta del travel retail.

ESORDIO A MILANO DI CI STA FRIENDLY

Ha aperto nel capoluogo lombardo, in zona Sempione, il primo punto vendita di Ci Sta Friendly, brand di pizzerie che prevede l’utilizzo di impasto “bio” al 100% italiano. Il ristorante ha tavoli interni e opera anche con il delivery, convenzionato con i 4 maggiori operatori italiani, sia con recapito a casa sia per ritiro in sede. Spazio Futuro ha curato la realizzazione dello store.

BRUNELLO CUCINELLI TORNA IN AEROPORTO

Brunello Cucinelli ha aperto all’aeroporto di Fiumicino e per il brand si tratta di un ritorno al travel retail. È di quest’estate l’apertura di uno store nel principale scalo italiano, all’interno dell’area extra Schengen, strategica per catturare i top spender del lungo raggio. Fino a una decina di anni fa, il brand di lusso con cuore e quartier generale in Umbria (a Solomeo) disponeva di un negozio al Terminal 1 di Malpensa, poi chiuso. Si tratta di un investimento che suona anche come un premio all’attività di Adr, Aeroporti di Roma, dal momento che la strategia del gruppo era ultimamente concentrata sull’estero, più che sull’Italia. A fine marzo, Brunello Cucinelli aveva aperto il suo più grande flagship store in Giappone, a Tokyo. Prima, a settembre, era arrivata un’altra opening a Parigi. A breve invece, entro fine agosto, è previsto il raddoppio della superficie del centralissimo negozio di New York, a Madison Avenue.

VENTESIMO LEGO CERTIFIED ALLE BEFANE DI RIMINI

Un altro mattoncino, il ventesimo in Italia, per la partnership tra Gruppo Lego e Percassi, che sabato 10 luglio hanno inaugurato al centro commerciale Le Befane di Rimini un nuovo Lego Certified Store. Con questo nuovo punto vendita, l’azienda danese insieme a Percassi porta nel nostro Paese per la prima volta un innovativo concept di piattaforma in-store, ideato per offrire un’esperienza di vendita sempre più personalizzata e soddisfare le molteplici necessità dei diversi target di clientela. Il Lego Store romagnolo si inserisce nel piano di espansione di negozi gestiti da Percassi, che ha in programma di aprirne altri sul territorio nazionale nel corso dei prossimi anni.

FALCONERI APPRODA ANCHE A IL CENTRO

Per il marchio di moda donna e uomo, specializzato in cachemire, è una delle rare aperture all’interno dei centri commerciali. Falconeri ha scelto Il Centro di Arese per questa sua apertura italiana del 2021. Il marchio è parte del gruppo Calzedonia e, secondo l’ultimo bilancio di gruppo, dispone di 131 punti vendita di cui 74 in Italia, in 18 Paesi mentre sono 22 i mercati in cui vende tramite il canale on line. È un buon segnale da parte del brand, che aveva impresse un’accelerazione alle sua aperture, specialmente all’estero, prima della pandemia. Tra la metà e la fine del 2019 erano arrivati infatti gli investimenti tra Francia, Spagna, New York e Tokyo.

DOPPIO MALTO METTE UNA BANDIERINA SUL GARDA

Non si arresta l’avanzata di Doppio Malto, il brand di birrerie approdato anche a Lonato (Bs) in collaborazione con Cushman & Wakefield. Doppio Malto è un progetto nato a Erba, in provincia di Como, dal primo birrificio per la produzione di “bionde” artigianali, poi trasformato in una catena di ristoranti che hanno superato ormai le 20 unità. Tra le caratteristiche del nuovo ristorante di Lonato, utile per catturare la fascia “famiglie” c’è anche uno spazio tutto dedicato ai bambini soprannominato “babyland”. Uno spazio ampio che comprende alcuni calcio-balilla. Doppio Malto nasce dall’idea del fondatore e amministratore delegato Giovanni Porcu, che controlla il marchio tramite la Foodbrand Spa.

FINALMENTE IL MERCATO CENTRALE IN STAZIONE A MILANO

Dopo più di un anno di attesa, causa Covid, è stato inaugurato il Mercato Centrale di Milano, il quinto in Italia del brand fondato da Umberto Montano. L’apertura è parte integrante dell’opera di riqualificazione di tutta l’area urbana esterna alla Stazione Centrale che il Comune di Milano sta sviluppando con Grandi Stazioni Retail e Ferrovie dello Stato. Nella nuova struttura, di oltre 4.500 mq e dislocata su due piani, saranno ospitati 29 artigiani della gastronomia, tra cui la pizza di Crosta, l’american barbecue di Joe Bastianich, i ravioli di Agie Zhou, la pasticceria Martesana. Si può consumare in uno dei 1.500 posti a sedere, fare la spesa, ed è stata attivata una convenzione per il delivery con l’operatore Cosaporto, dedicata alla fascia alta di prodotto. L’investimento complessivo del progetto è stato di 18 milioni di euro ed è prevista, a regime, la creazione di 400 posti di lavoro.

DOPPIO COLPO BRACCIALINI, A FIRENZE E MARCIANISE

Graziella Braccialini ha sfruttato l’estate per consolidare la sua presenza al centro sud. La società, nata nel 2017 dall’unione tra la pelletteria della fiorentina Braccialini e l’oreficeria dell’aretina Graziella, ha aperto un negozio a Marcianise, in Campania, all’interno de La Reggia Designer Outlet di McArthurGlen. A stretto giro, ha poi aperto uno store nel cuore di Firenze, tra piazza del Duomo e piazza della Signoria. Significativa l’apertura all’interno dell’outlet, collegato a un investimento annunciato lo scorso maggio da McArthurGlen, che ha messo sul piatto circa 20 milioni di euro per l’ampliamento di Marcianise, l’outlet più importante del Meridione, da cui scaturirà l’apertura di 25 nuovi negozi per circa 200 nuovi posti di lavoro.

LA PIADINERIA CORRE VERSO 300

La Piadineria corre spedita, tenendo fede al progetto annunciato a inizio anno di 50 aperture nel corso del 2021. In estate si sono alzate le serrando sul ristorante inaugurato presso lo shopping center Palmanova Village, in provincia di Udine. In precedenza, i nuovi punti vendita si erano concentrati tra la Lombardia e il centro. Tra le curiosità, a giugno era stato inaugurato a Milano il ristorante con il brand particolare “Piadineria Tasty & Free”, con un menù sempre basato sulla classica piadina romagnola, ma con ingredienti pensati per chi ha necessità di particolari regimi alimentari, come ad esempio l’assenza di glutine e lattosio.

BEFED FA 35 CON “I VIALI” DI NICHELINO (TO)

Giovedì 15 luglio BEFED ha aperto un nuovo locale a Nichelino, presso il centro I Viali Shopping Park, nella zona sud della città metropolitana di Torino. Collocato nell’area ristorazione esterna del centro, il ristorante dispone di 90 posti a sedere all’interno e circa 30 nel dehor esterno. Il galletto cotto alla brace, selezione esclusiva di Valle Spluga, e la Birra artigianale rimangono i prodotti di punta del marchio, che comunque inserisce a menù diverse altre proposte, specialmente a base di carne. Con questo nuovo pub, la catena raddoppia la sua presenza nell’area di Torino e raggiunge un totale di 35 locali in Italia. La società, nata a Bergamo, è anche partner dell’Atalanta calcio.

Camicissima-Nara: take over in era Covid

di Andrea Penazzi L’operazione di metà giugno, nata e condotta in pandemia, si basa sulla complementarietà tra i due brand. Obiettivo: creare una holding leader nella camicia uomo-donna, forte in Italia e all’estero

Con il senno del poi, ci scherza volentieri su Fabio Candido, presidente di Fenicia SpA, quando definisce la due diligence per l’acquisizione di Nara Camicie “non proprio semplice e spedita”. Come ha fatto notare l’ Amministratore Delegato nell’intervista rilasciata a r&f qualche settimana dopo l’annuncio del take-over (16 giugno), una distanza normalmente irrisoria come quella tra Milano e il Veneto è diventata un ostacolo concreto, superabile solo grazie alle tecnologie digitali e, quando possibile, a rapide trasferte in giornata, “perché tutti gli hotel erano chiusi”. Commenti tutt’altro che banali, perché danno l’idea delle difficoltà non solo economiche e di mercato - oltre che di sicurezza sanitaria - ma anche logistiche imputabili al Covid e alle relative limitazioni sugli spostamenti tra regione e regione o tra aree geografiche contraddistinte da un diverso grado di rischio di contagio.

Ma, alla fine, come sempre conta il risultato. E questo è stato centrato, dato che “già prima del Covid io e mio fratello Sergio avevamo deciso di crescere non solo verticalmente, ma anche orizzontalmente e quindi tramite acquisizione. Sul tavolo ci erano arrivati diversi dossier e questo ci lusinga in quanto significa che il mercato credeva che Fenicia fosse in grado di gestire positivamente diversi brand; sino a quando, a fine 2019, ci è pervenuta la proposta da parte del marchio di proprietà di Passaggio Obbligato SpA che faceva capo alle famiglie Annaratone e Pellegrino. A febbraio 2020 ci siamo incontrati ma il primo lockdown ha congelato tutto. Con la promessa, però, di incontrarci nuovamente un mese dopo la riapertura delle attività. E così è stato: dal 18 giugno abbiamo riallacciato i rapporti e dato inizio all’operazione che ha portato, un anno più tardi, all’ingresso di Nara Camicie nel portfolio di Fenicia SpA”. Con Nara Camicie focalizzata all’80% sulla donna e Camicissima in toto sull’uomo, le due insegne, ha chiarito Fabio Candido, sono perfettamente compatibili e complementari.

SErgio E Fabio Candido

Primi step: rilancio di Nara e 60 nuovi store in Italia

La dote di 130 negozi a insegna Nara Camicie, di cui 4 di proprietà e tutti gli altri in franchising, è confluita ufficialmente in Fenicia SpA. L’ingresso del brand di camiceria fondato nel 1984 porta il numero complessivo di negozi appannaggio di Fenicia Spa a quota 480, in virtù dei 350 store Camissima, di cui oltre 120 in Italia (91 diretti e 30 in franchising) e 180 in Cina. Nel complesso Camicissima opera in 31 mercati su scala mondiale. Sul medio lungo periodo, partirà un rilancio del brand Nara Camicie. “L’intento nei prossimi tre anni è ammodernare l’immagine dei punti vendita e della collezione e di abbracciare un target di clientela più giovane” ha spiegato Fabio Candido. In vista novità anche sulla rete vendita. “Da sempre il progetto Nara ha funzionato con pochissimi negozi diretti e tanti in franchising. A mio parere, l’insegna è deficitaria in grandi città come Roma e Milano, dove punteremo ad aprire in location ad altissimo traffico. E lo faremo soprattutto con la formula diretta. Ma se ci sarà un partner già attivo sulla piazza e che avrà individuato una zona strategica, ad esempio a Roma, potrà certamente procedere” ha aggiunto l’Amministratore Delegato. “A prescindere da chi realizzerà i negozi, dunque, ci siamo da-

ti l’obiettivo di aprirne una sessantina in Italia nei prossimi tre anni. E nel mercato domestico crediamo davvero molto”.

Pronta l’accelerazione su “village” e travel retail

L’accelerazione sullo sviluppo non può prescindere dal tema dei canali, sia fisici, sia on line. “Rispetto ai primi, siamo interessati ad aprire in tutti e quattro i cluster tradizionali, in particolare centri commerciali, main street e outlet, in breve tempo” racconta ancora Candido. “Nara Camicie non è ancora presente nei village a prezzi scontati, ma questi sono necessari per fare volumi”. Più complesso, invece, il tema travel. “Come Camicissima siamo abbastanza forti in questo segmento, per cui vogliamo iniziare a provare anche con Nara Camicie. L’obiettivo è testare con due o tre negozi e poi decidere il da farsi in base ai risultati. Attraverso questa prima esperienza capiremo come si comporta la donna in aeroporto, mentre ormai conosciamo piuttosto bene le abitudini di consumo dell’uomo”. Parallelamente, vi è anche una questione di grandezza del format dei negozi, che l’ Amministratore Delegato ha spiegato di voler incrementare portandoli a 60-80 mq di vendita più magazzino, in virtù anche di un’estensione della gamma di prodotto. Questo, di conseguenza, favorirà attività di relocation di una parte della rete.

Russia e Medio Oriente nel futuro di Nara

Tutte queste novità saranno apprezzabili nell’apertura del primo flagship store Nara Camicie sotto la nuova gestione di Fenicia SpA, che dovrebbe spalancare le porte al pubblico tra settembre e ottobre 2021. Ancora top secreto il luogo. E nuove aperture riguarderanno anche l’estero, sfruttando sia partnership già avviate a livello locale o avviandone di nuove, sia eventuali sinergie con Camicissima, che potrebbero portare presto Nara Camicie ad entrare nel mercato cinese. Al momento, i Paesi su cui punta l’azienda per un prossimo ingresso sono Russia e Medio Oriente. Guardando infine al mondo virtuale, con l’acquisizione da parte di Gruppo Fenicia il brand Nara Camicie si appresta a sbarcare online con un eCommerce ufficiale. E anche in questo caso, specifica l’Amministratore Delegato, sarà molto preziosa l’esperienza maturata con Camicissima in termini di piattaforma e modalità di vendita. La comunicazione social, ovviamente, accelererà di conseguenza. ¢

Scozzoli (Aires): “Competizione giocata su assistenza e digitale” AIRES E L’IMPEGNO A BRUXELLES

Mandate in archivio le vacanze estive, i grandi retailer dell’elettronica iniziano a lavorare per farsi trovare pronti ad alcuni appuntamenti cruciali. A fine novembre arriverà il “black friday” che ormai, combinato con il periodo natalizio, è il periodo dell’anno più prolifico a livello di vendite. Poi ci sarà il nuovo “switch off” relativo al digitale terrestre, che entro il giugno 2022 garantirà ai rivenditori un buon numero di “rottamazioni” di vecchie tv. Abbiamo fatto il punto sul settore con Andrea Scozzoli, presidente di Aires (Associazione italiana retailer dell’elettronica).

Diamo uno sguardo ai conti. Come vanno i numeri dei principali player italiani dell’elettronica?

Il 2020, nonostante la pandemia, è stato oggettivamente un anno positivo, che per tutti gli operatori dovrebbe segnare ricavi in crescita rispetto al 2019. Le persone sono rimaste più a casa e hanno approfittato per rinnovare molti elementi, dagli elettrodomestici a tutto quel che riguarda la cura della persona e della casa. Quindi è possibile che il 2021 possa segnare un piccolo rallentamento. A patire di più saranno le insegne che sono rimaste un po’ ferme sul negozio fisico e non hanno investito in omnicanalità.

Come sarà il negozio del futuro?

Come dimensioni non c’è un format migliore di un altro. A seconda delle opportunità e della geografia puntiamo tanto su negozi di superfici ampie, quanto su punto vendita più piccoli o in-store. A fare la differenza sarà l’esperienza proposta al consumatore. Il cliente, in negozio, deve toccare con mano alcuni prodotti, magari di fascia premium, ricevere assistenza adeguata, anche tramite iniziative con

andrEa SCozzoli, prESidEntE di airES i produttori, e naturalmente interagire con il canale on line. Il click and collect ormai si è imposto.

Come giudica il livello di assistenza fornito dai retailer?

A livello generale, assegnerei un voto tra sufficiente e buono. È vero che nelle ore di punta talvolta si fatica a parlare con un addetto, ma la competenza tecnica è piuttosto alta, anche i fornitori ci mettono a disposizione ore di formazione su questo terreno. Ci sono da migliorare altri aspetti, magari di tipo comportamentale e di approccio al cliente. Il tema del personale e del suo livello di preparazione è cruciale per noi, perché si gioca su un equilibrio difficile tra esigenze della vendita e conti da tenere in ordine. Senz’altro, però, l’assistenza è centrale per l’utente perché sul web si ha la sensazione di trovare ogni informazione, ma in realtà è faticoso districarsi. Basti pensare a un tema cruciale come l’IoT e la connessione tra dispositivi diversi.

Assisteremo a una specializzazione dei punti vendita?

Direi di no, perché un tratto caratteristico dei nostri brand è il vasto assortimento e così resterà in futuro. Piuttosto, vedremo esposizioni meno chilometriche e cambierà la logistica, con magazzini un po’ meno ampi, ma capaci di rispondere rapidamente agli ordini, visto che ormai l’abitudine di consumo è verificare la disponibilità del prodotto sul sito internet e concordare il ritiro in un giorno stabilito.

Il mercato italiano dell’elettronica è affollato. C’è spazio per nuovi operatori?

L’Associazione italiane retailer dell’elettronica è costituita da 5 grandi soci: Unieuro, Mediaworld, Euronics, Gre-Trony, Expert. Rappresenta un settore con un fatturato 2020 da oltre 10 miliardi, per 26.000 addetti. Per il triennio 2021-203 il suo direttivo è questo: presidente Andrea Scozzoli (Unieuro), vicepresidente Emanuele Cosimelli (Mediaworld), consiglieri Alessandro Butali (Euronics), Salvatore Fanni (GRE/Trony), Roberto Omati (Expert), mentre direttore generale e consigliere indipendente è Davide Rossi. A livello europeo aderisce a Eucer Council, presieduto da Hans Carpels (Euronics Internationale”. “La dimensione europea è fondamentale” ha spiegato il presidente Andrea Scozzoli. “Ormai è a Bruxelles che si decidono Regolamenti cruciali come il digital services Act e il digital market Act”.

Già da una decina d’anni il settore si è consolidato, raggiungendo un numero equilibrato di negozi e di operatori. A breve non prevedo grandi cambiamenti e vedo difficile l’ingresso di un grande brand generalista. Penso, però, ci sia sempre spazio per nuove idee e quindi non vedrei male l’arrivo di soggetti capaci di caratterizzarsi per aspetti specifici, come un nuovo approccio verso il consumatore o un modello di business centrato sulla digitalizzazione spinta del punto vendita.

Il prodotto “ricondizionato” avrà uno spazio rilevante, anche in chiave di sostenibilità ed economia circolare?

Solo fino a un certo punto. È da anni che se ne parla, ma alla fine l’unico oggetto refurbished che ha mercato è il cellulare. Per il resto, sia come costi sia come normativa, l’elettronica usata ha poco appeal. A.L.

di Adriano Lovera La startup italiana nata nel 2017 promette di semplificare il rapporto ristoratoregrossista: prezzi, ordini, fatturazione, tutti racchiusi nello stesso marketplace

Quando si parla di food tech, cioè la tecnologia al servizio della ristorazione, si pensa quasi sempre al delivery con cui il cibo arriva a casa al consumatore. Tutt’al più, all’esigenza di avere uno spazio in Rete e un menù in formato digitale. La startup Deliveristo, fondata da Ivan Aimo, ha affrontato il tema da un altro punto di vista: che cosa succede a livello b2b? Come avvengono i rapporti quotidiani tra ristoranti e fornitori? “È proprio in questo segmento che abbiamo sentito l’esigenza di portare un po’ di tecnologia, per rendere più chiari e spediti i processi” racconta il fondatore, piemontese di Bra, terra di vino e Slow food, laureato in Ingegneria Fisica ma da sempre innamorato del food. “In molti casi, parliamo di un mondo fermo a cinquanta anni fa. Un ristoratore in media si interfaccia a 10 o 20 grossisti, a ciascuno dei quali impartisce gli ordini una volta con un messaggio, la volta dopo con una telefonata, e sempre con la necessità di monitorare il prezzo dei prodotti freschi, che cambia quasi ogni giorno. Una perdita di tempo ed efficienza”.

Dopo Milano, ecco Bologna, Torino e Roma

Da qui è nata l’idea di Deliveristo, un mercato interamente digitale dove domanda e offerta si incontrano all’istante proprio come su un qualsiasi marketplace in Rete. Il ristoratore può comparare i prezzi, inserire gli ordini con pochi click e verificare le condizioni di spedizione. Solitamente i prodotti freschi (carne, pesce, frutta, verdura) viaggiano giornalmente su mezzi refrigerati del fornitore, che si trova nello stesso territorio dell’acqui-

i Fondatori di dElivErSito, da SiniStra: gabriElE angElEri, ivan aimo, luCa Calia

Con Deliveristo

tutti i fornitori in una app

rente. Ma se si scelgono prodotti da più lontano, Deliveristo ha partner come Dhl che possono organizzare l’invio. “Questo è un aspetto importante” dice ancora Aimo. “Noi per ora abbiamo aperto a Milano, Bologna e presto arriveranno Torino e Roma. Questo significa che, in queste aree metropolitane, proponiamo il prodotto fresco locale in giornata. È il fornitore a inserire i Cap che garantisce di raggiungere. Ma su Deliveristo possono iscriversi ristoranti da ogni parte d’Italia. Se uno chef della Lombardia cerca il capocollo pugliese di Martina Franca, da noi lo può comprare”. Oltre alla semplicità e alla varietà, dal momento che sulla piattaforma compaiono in media 10 fornitori nuovi al mese, un altro punto a favore di Deliveristo riguarda la gestione delle fatture. Infatti, per tutti gli acquisti effettuati tramite questo canale, la controparte è la stessa Deliveristo, che emette un’unica fattura mensile per tutti gli ordini immessi nel periodo. Una grande semplificazione amministrativa.

Obiettivo estero, focus su Sud Europa

Qual è il cliente tipo? “Oggi possiamo identificarlo in aziende di ristorazione di fascia medio alta, con una dimensione che va da uno a quattro ristoranti, in cui il proprietario desidera efficientare la catena e renderla più snella. Ma con 300 fornitori e quasi 30.000 prodotti disponibili, possiamo fornire tanto lo chef stellato quanto il chiosco kebab” ammette Aimo. Per quanto riguarda la remunerazione di Deliveristo, questa avviene sul lato del fornitore, mentre per i ristoratori l’iscrizione è sempre gratuita e sui prodotti viene garantito lo stesso prezzo che si otterrebbe contattando direttamente il produttore. Quali sono, ora gli obiettivi di crescita? Dal punto di vista del capitale, la società aveva chiuso un round di finanziamento da 4,5 milioni di euro a dicembre scorso. “Sarà opportuno aprire una nuova raccolta, ma per ora non cediamo la proprietà, la cessione di quote non è nei piani. Da un lato, vogliamo aumentare il numero di fornitori presenti. Dall’altro, aggiungere un altro paio di città in Italia, oltre a quelle segnalate. Dopodiché, sbarcare all’estero, in primis nel Sud Europa. Oltreconfine non ci sono esperienze strutturate simili alla nostra” racconta ancora il fondatore. Deliveristo farà breccia? “La pandemia ha creato uno scossone. Il 15% dei ristoratori, in questa crisi, non ce l’ha fatta. Ma questo significa che arriverà un nuovo 15% di operatori più innovativi, già aperti al digitale, che diventeranno il nostro principale target da coinvolgere”. ¢

L’hub di Monaco pronto al rimbalzo

L’aeroporto di Monaco di Baviera è uno snodo cruciale del trasporto aereo europeo, molto frequentato anche dalla clientela italiana. In epoca pre pandemia (dati 2019) era il nono scalo continentale per passeggeri, quasi 48 milioni, il secondo in Germania dietro soltanto a Francoforte. Appena ripartito il traffico, Monaco non ha perso tempo a ha ricominciato ad aprire i suoi negozi e ristoranti. “Ai primi segnali di ripresa, lo scalo bavarese sta riprendendo il suo ruolo di destinazione famosa per la sua offerta retail innovativa” recita una nota della società. Come numeri, siamo ancora lontano dalla piena operatività (circa 60 tra bar e ristoranti e 150 attività commerciali). In compenso sono arrivate alcune novità. Abbiamo approfondito il tema con Rainer Beeck, senior vice president commercial activities di Munich Airport.

Hard Rock e dean&david le new entry

Tra le prime new entry da segnalare, al terzo piano, lungo il passaggio che porta dal Munich Airport Center (MAC) al Terminal 1, è arrivato l’Hard Rock Cafè – Rock Shop. In questo caso, quindi, non si tratta di un ristorante ma di un negozio con tutti i gadget della nota catena, in modo particolare un vasto assortimento di abbigliamento. Sul fronte food&drink, una novità è invece “dean&david” (al Terminal 2, dopo i controlli), un marchio con sede nella stessa Monaco, ispirato al cibo salutare, che offre soprattutto insalate, bowl e smoothies. E ancora, sempre al Terminal 2, lo shop “MyDutyFree” si è arricchito di una “hospitality area” con zona bar e sgabelli. E i tedeschi hanno pensato anche di installare una ruota della fortuna (si chiama così, ma è un totem digitale), che permette a tutti i passeggeri di tentare la sorte per aggiudicarsi voucher o altri regali. “E non basta” aggiunge Rainer Beeck. “Abbiamo riaperto anche il popolare Sportalm, un ristorante in stile alpino della nostra sussidiaria Allresto, dotato di una terrazza mozzafiato. E in autunno verrà riaperto e ampliato il Selmans Bar & Restaurant (nell’area non-Schengen del Terminal 2), un marchio che appartiene alla compagnia locale Aichinger Gastro group, che nel nostro scalo gestisce diverse altre location come il Seafood Sylt, Bocanero, Cloud 7 e Blue Bird”.

Si al multicanale, no concorrenza all’e-commerce

Come per tutto il settore, l’anno scorso è stato grigio anche per Monaco, con il traffico sprofondato a 11 milioni di passeggeri. “Anche noi abbiamo dovuto gestire le partnership con i nostri tenant” racconta il manager tedesco. “Abbiamo ridefinito termini e condizioni dei contratti, siamo scesi a negoziati e mantenuto con tutti un buon rapporto. Certo, questo non ha impedito che alcune insegne chiudessero. Ancora oggi, è impossibile prevedere quando tutti gli spazi potranno essere occupati e attivi”. Gli scali europei sono alle prese, da un lato, con la carenza ancora pesante dei viaggiatori di lungo raggio. Dall’altro, con i cambiamenti avvenuti a livello dei consumatori. “Su un punto abbiamo le idee chiare” spiega Beeck. “Non vogliamo competere con la vendita al dettaglio online. Contiamo fortemente sull’acquisto d’impulso da parte dei nostri clienti. Tuttavia, utilizziamo i vari canali digitali - come la nostra app, il sito Web o i messaggi push - per informarli su offerte e servizi. Inoltre, ci affidiamo a iniziative promozionali proprio come la ruota della fortuna digitale. Vorrei aggiungere che l’aeroporto di Monaco è stato il primo in Europa a introdurre la soluzione di pagamento digitale fornita da PayPal. Consente il pagamento mobile e senza cassiere, con il codice QR PayPal, in tutti i negozi e le attività commerciali di Eurotrade (la divisione retail della società di gestione dello scalo ndr)”. Monaco, attraverso il sito, propone anche altre promozioni per spingere agli acquisti interni, come ad esempio le offerte speciali o “L’affare del mese”. E dispone di un servizio “Shop&Store” che permette di fare un acquisto, depositarlo in un box, per poi portarlo a casa una volta rientrati dal viaggio. “Insieme a Eurotrade, continueremo a testare nuovi servizi così da essere sempre al passo con i cambiamenti di mercato” ha concluso Beeck. “Vogliamo essere sempre considerati tra i first mover nel segmento retail dell’industria aerea”. A.L.

Test della guida autonoma grazie al Campus

Allo scalo bavarese non manca lo spazio. Un’area asfaltata di 55.000 metri quadrati, cui se ne aggiungeranno altri 36.000 nel 2022, viene utilizzata per testare i veicoli a guida autonoma di Argo Ai, che in questo modo ricreerà differenti scenari di traffico. La partnership è possibile perché l’aeroporto dispone di un LabCampus, una sorta di innovation center al cui interno diverse start up prendono in affitto degli spazi per sviluppare il proprio business.

Lima-Lagardère, in arrivo il contratto “profit sharing”

Nel travel retail aeroportuale debutta il contratto in modalità “profit-sharing” che lega il retailer alla società di gestione dello scalo. La novità si deve a un recente accordo siglato fra Lagardère Travel Retail e Lima Airport Partners (Lap) compagnia controllata dal gruppo Fraport, che gestisce il principale scalo della capitale peruviana, il Jorge-Chávez International. La stessa nota diffusa dai due soggetti definisce l’intesa come la prima, su vasta scala, ispirata allo profit-sharing, ossia la condivisione dei profitti, che sostituisce le variabili tradizionalmente utilizzate nel rapporto come il “minimo garantito” o la “percentuale sui ricavi”.

Al via dal 2022, maxi accordo per 13 anni

Nel concreto, l’accordo prenderà il via dal 2022, quando il retailer francese aprirà allo scalo sudamericano un nuovo spazio commerciale duty free Aelia, da circa 3.000 metri quadrati, con un vincolo contrattuale dalla maxi durata: 13 anni. Il documento prevede già che, a partire dal 2025, Lagardère Travel Retail lavori a fianco del gestore per lo sviluppo dell’area commerciale prevista nel futuro, nuovo terminal di Lima. “Siamo entusiasti di aver trovato in LAP un partner sulla stessa lunghezza d’onda, che ha dimostrato un approccio innovativo e pionieristico, sia attraverso il processo di selezione della partnership, sia durante la stesura dei termini contrattuali” ha affermato Dag Rasmussen, presidente e amministratore delegato di Lagardère Travel Retail. Ma in che cosa consiste questo nuovo modello, più nel dettaglio? lungo periodo. In sostanza, si può dire che in questo modo i contraenti condividano non solo i profitti, ma anche i rischi di mercati” ha spiegato a retail&food Robert Payne, a capo della comunicazione internazionale corporate di Fraport, che comunque non ha fornito ulteriori dettagli economici sull’intesa. Detto altrimenti, rivela un operatore del settore off the record, “anche quando la torta è piccola, ne resta una fettina per ciascuno da divide-

re”. Proprio perché i due attori condividono profitti o perdite, ha senso la mossa di Lima e Lagardère di stipulare un accordo di lungo periodo che prevede non solo una retrocessione automatica di percentuale, ma che somiglia a un vero e proprio percorso di scelta e selezione di un partner con cui pianificare i piani di sviluppo nel medio termine. A.L.

Legame stretto e investimenti condivisi

Tradizionalmente, gli accordi di concessione tra scalo e retailer sono basati sul revenue-sharing, la condivisione dei ricavi, dove il primo riceve una percentuale delle vendite generate dal secondo. Ma dopo che il Covid ha sconvolto il settore, fiaccando le vendite e rendendo arduo stimare il livello futuro dei ricavi, si è fatto strada il nuovo modello, dove invece l’aeroporto si vede retrocedere una quota dei profitti finali. “Di questa soluzione beneficiano entrambe le parti, perché da questo deriva grande flessibilità in termini di assortimento di prodotto, pricing, investimenti sul marketing. Allo stesso tempo, l’accordo offre una resilienza rispetto ai trend di mercato, talvolta favorevoli altre volte negativi, sul

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