Edilia2000 n.7

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Poste Italiane spa - Spedizione in abbonamento postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 1, CNS S1/BA - € 2,00 - Anno 2009 Numero 7

Speciale

RISTRUTTURAZIONE

RESTAURO Risanamento chiesa del purgatorio Ripristino staticità e decorazioni interne

Il Premio “Alluminio/Innovazione” Tempo Immateriale: recupero e riconversione

Arch. cosimo damiano mastronardi Un esempio di restauro e conservazione




sommario Editoriale Direttore responsabile Arch. Alessandro Robles Direttore editoriale Arch. Lorenzo Margiotta Redazione Hanno collaborato a questo numero: - Arch. Lorenzo Nanna - Arch. Lovaglio Fabio - Arch. Branciaroli Gianluigi Segreteria di Redazione Simona Serpino Grafica ed impaginazione Luca Grandi Editore Evolution City Group S.a.S. di Maurizio Margiotta & C. Foto in copertina 1871 - 2008 S. Maria in Aracoeli (RM) 1930 - 2005 San Filippo Neri (RM) per gentile concessione del Prof. Alvaro de Alvariis Registrazione Registrazione del Tribunale di Bari n. 33/07 del 4 Ottobre 2007 Iscrizione al ROC n. 16655 Pubblicità Camilla Maiorano tel. 080-2146234 c.maiorano@edilia2000.it Contatti tel. 080-2146234 fax 080-4552441 email: info@edilia2000.it web: www.edilia2000.it Speciale “Ristrutturazione Restauro” Anno 2009 - Numero 7

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Arch. Lorenzo Margiotta

Il Primo Social Network Professionale dell’Edilizia La comunicazione su web e su stampa

EVENTI

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Il Restauro in Italia e oltre i confini

Il MIBAC a “Restaura 2009”

ARTICOLI

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Arch. Lorenzo Nanna

Risanamento Chiesa del Purgatorio

Ripristino staticità e decorazioni interne

Il Premio “Alluminio/Innovazione”

Tempo Immateriale: recupero e riconversione

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Arch. Lorenzo Margiotta

Processi di recupero e ristrutturazione

La ricostruzione in Abruzzo

INTERVISTA 10

Arch. Lorenzo Margiotta

Arch. Cosimo Damiano Mastronardi

Un esempio di restauro e conservazione

PUBLIREDAZIONALE 18

Aquapol

Una soluzione naturale e definitiva all’umidità di risalita

Un muro asciutto costituisce un ottimo isolamento termico

Tipografia GrafiSystem S.n.c. - Bari © Diritti di riproduzione riservati

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EDITORIALE

Speciale “Ristrutturazione Restauro”

Il Primo Social Network Professionale dell’Edilizia La comunicazione su web e su stampa

1. Favorire la cultura della conoscenza Collaborare alla diffusione degli ambiti interessati alle tecnologie dell’architettura e all’innovazione nelle costruzioni, coltivando i collegamenti con organizzazioni e istituzioni di settore. 2. Promuovere le competenze di interscambio nel processo edilizio Favorire un approccio multidisciplinare dei professionisti iscritti al Social Network nell’ambito di iniziative e attività pubbliche e private, privilegiando la convergenza degli apporti e delle specificità dei diversi attori. 3. Collegare professioni, istituzioni, università Promuovere la diffusione dell’architettura, i suoi concetti guida, le sue innovazioni e le sue sfide, nei confronti dei soggetti istituzionali (regioni, enti pubblici, enti locali, istituti di ricerca), nonché nei confronti di enti, aziende, fondazioni e associazioni. 4. Aiutare le politiche della ricerca Favorire la cultura e la condivisione della ricerca tecnologica, attraverso la creazione di specifici gruppi tematici, che offrano risorse informative per la formazione e la qualificazione dei giovani, incoraggiando l’esplorazione di aree emergenti dell’innovazione tecnologica in edilizia. 5. Integrare la redazione di edilia2000 con gli interventi degli utenti Consentire a tutti di crearsi uno spazio pubblico (sia su web, sia su stampa) e poter quindi inserire e pubblicare contributi, informazioni, temi di riflessione. Il valore chiave dell’offerta di questo Social Network Professionale dell’Edilizia è rappresentato, quindi, dalla capacità di garantire il coordinamento dei vari canali di comunicazione. E’ fondamentale pensare in una dimensione sociale e non più solamente su un piano tecnico o applicativo. Le tecniche si evolvono e cambiano, anche radicalmente, mentre le persone e i gruppi sociali si strutturano in base a criteri che potremmo considerare universali.

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Affrontare la competizione dell’attuale economia della conoscenza significa intravedere delle mete, lanciare delle sfide e assumere degli impegni e delle scelte utili a raggiungere gli obiettivi prefissati. Fortemente convinti, quindi, dell’importante funzione ricoperta dal nostro Portale nel fornire informazioni dirette ad un target ben selezionato, si è ritenuto opportuno anche migliorare la qualità e l’usabilità di www.edilia2000.it, conservandone però la filosofia e l’impronta caratterizzante, definita giorno dopo giorno in tanti anni di lavoro. Con l’obiettivo di poter ampliare maggiormente il raggio d’azione della nostra voce editoriale, siamo orgogliosi di presentare la grande novità della nascita del Primo Social Network Professionale dell’Edilizia in Italia, come evoluzione naturale del Portale. La rete internet rappresenta una piattaforma multimediale che consente di soddisfare molteplici esigenze, ampliando e diversificando le opportunità di comunicazione. Infatti in Italia vari social network generici si sono affermati in breve tempo, con un approccio comune alla vita di relazione e rispondendo ad un desiderio spontaneo di condivisione. Oggi è possibile condividere quello che facciamo on-line per farlo conoscere, soprattutto agli amici, che potranno anche commentare direttamente ogni nuovo inserimento. I social network generici, sono spesso uno strumento per riallacciare eventuali contatti persi, per essere strumento di svago e passatempo, senza uno scopo ben preciso che vada al di là del semplice intrattenimento. In realtà, all’interno di questi nuovi strumenti di comunicazione, si sono creati anche gruppi di discussione più impegnati che tentano di utilizzare la rete sociale in modo costruttivo. Sfortunatamente, però, si trovano comunque all’interno di un canale estremamente generalista e frivolo. Ma il mondo dei social network professionali è un altro; è quello che, in sintesi, punta a favorire lo sviluppo di relazioni interpersonali in ambito lavorativo. E l’obiettivo del nostro Social Network Professionale, consolidando e strutturando rapporti e relazioni già esistenti o creandone di nuovi, è quello di incentivare condivisione di informazioni, collaborazioni, sviluppo di progetti e ricerche, selezione di contenuti inerenti materiali e tecnologie, superamento delle distanze conoscitive. Si vuole allargare, infatti, la comunità di utenti per diventare un punto di riferimento e di confronto che possa generare vivo interesse a un dialogo libero sui maggiori temi di interesse comune. La nostra forza sta nell’aggregare contenuti, informazioni, e soprattutto aziende, professionisti, enti, associazioni e istituzioni, in un momento di crisi finanziaria mondiale che probabilmente richiede di dover reinventare la propria professionalità.

Arch. Lorenzo Margiotta

La Missione del Social Network Professionale dell’Edilizia è esplicitata attraverso i seguenti cinque punti:

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EVENTI

il restauro

in italia

e oltre i

confini

il mibac a “restaura 2009”

Da giovedì 29 novembre a sabato 1 dicembre si terrà a Venezia la XI edizione del Salone dei Beni e le Attività Culturali che anche quest’anno ospiterà “RESTAURA” III Salone del Restauro dei Beni Culturali, iniziativa nata dalla volontà di favorire l’incontro e lo scambio clturale sul tema della conservazione e del restauro tra le Istituzioni, le imprese e i professionisti del settore - realizzata dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali in collaborazione con il Distretto Veneto dei Beni Culturali. “Il restauro in Italia e oltre i confini” è lo slogan del MIBAC per il III Salone di Restaura, in linea con le tematiche guida dell’Ente fiera, che nella presente edizione intende promuovere il confronto di competenze e di esperienze maturate in realtà culturali diverse tra professionisti provenienti da tutta Europa. Obiettivo del MIBAC è, infatti, dare spazio tanto ai progetti innovativi - già realizzati in Italia nel corso degli ultimi anni o in fase di attuazione - che utilizzino tecnologie avanzate, quanto ai progetti che gli Istituti italiani hanno realizzato all’estero nelle varie tipologie d’intervento, attraverso convenzioni, accordi e scambi culturali, nonché progetti di restauro realizzati da Istituti esteri.

Nel corso della manifestazione saranno esplorate anche le problematiche legate al tema del restauro nelle sue varie tipologie - pittura, architettura, paesaggio, archeologia, patrimonio archivistico, librario e cinema - che richiedono alta professionalità, investimenti, indagini, ricerche, sperimentazioni di materiali e nuove tecnologie per restituire

gli antichi splendori ai beni senza alterarne le caratteristiche originarie. Come ogni anno, prenderanno parte alla manifestazione gli Istituti di Ricerca del MIBAC: l’ICR - Istituto Centrale per il Restauro - con la presentazione del progetto relativo alla conservazione delle grotte di Ajanta in India e un’immagine ad altissima definizione dell’Ultima Cena di Leonardo; l’ICPL - Istituto Centrale per la Patologia del Libro - con interventi di restauro di alcuni codici conservati presso la Biblioteca Saffi di Forlì illustrativi di tecniche di manipolazione non invasive; il CFRL - Centro di Fotoriproduzione, Legatoria e Restauro degli Archivi di Stato - affronterà le tematiche legate alla rimozione di strutture biologiche da materiali fotografici, la preservazione di materiali fotografici antichi, la presentazione del volume “Studi e Ricerche”, il restauro di due importanti opere rinvenute nel Duomo di Orvieto e di due registri liturgici membranacei dell’Archivio di Assisi; l’ICCD - Istituto Centrale per il Catalogo e la Documentazione presenterà, nell’ambito del convegno, gli esiti di un progetto (Euromed Heritage) svolto con l’apporto di finanziamenti europei e le varie attività poste in essere sulla base di accordi bilaterali con altri Paesi, nonchè le prospettive di sviluppo in questo specifico settore; l’ING - Istituto Nazionale per la Grafica - offrirà interessanti esempi sulla clonazione delle matrici incise. Durante i tre giorni della manifestazione si alterneranno una serie d’incontri - presso lo Spazio Agorà (Pad.107/A) e presso lo stand istituzionale (Pad. 107/A) del MIBAC - volti a dare visibilità alle numerose attività svolte dalle professionalità specializzate e qualificate dei tecnici degli Istituti periferici del MIBAC. Allo stand saranno anche in mostra i progetti relativi alle rappresentanze dei paesi stranieri invitati: per la Germania il progetto di recupero dello storico Palais Durckheim di Henry Van de Velde; per la Spagna esempi di restauro e conservazione, attraverso il piano nazionale delle Cattedrali, realizzato dalla pontificia Commissione per i Beni Culturali della Chiesa; per la Romania il restauro dello storico monastero di Probota, in provincia Suceava, del Ministero della Cultura e degli Affari Religiosi - Dipartimento dei Monumenti e dei Musei storici di Bucarest, ed infine per la Turchia il progetto di salvaguardia dell’area di Sultanahmet di Istanbul, che metterà in evidenza l’attività di cooperazione italo - turca.

PER ULTERIORI informazioni: www.beniculturali.it

In particolare, al tema “Il restauro in Italia e oltre i confini” sarà dedicato il convegno di giovedì 29 novembre - a partire dalle 14.00 presso la sala Blu Pad. 107/B - curato dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali. L’incontro sarà aperto dagli interventi di Danielle Mazzonis, Sottosegretario di Stato del MIBAC, di rappresentanti della politica, esponenti del mondo accademico e tecnici del MIBAC, e vedrà il prezioso contributo di esperti rappresentanti di Organismi internazionali quali ICCROM e ICOMOS e di professionisti ed addetti ai lavori di Spagna, Germania, Romania e Turchia, chiamati ad illustrare le loro significative esperienze in questo settore. I lavori saranno articolati in due sezioni: la prima - con inizio alle ore 14.30 e moderata da Antonia Pasqua Recchia (Direttore Generale per l’Innovazione Tecnologica e la Promozione del MIBAC) - dedicata a orizzonti esteri e collaborazioni italiane; la seconda - con inizio alle 16.45 e moderata da Caterina Bon Valsassina (Direttore dell’Istituto Centrale per il Restauro) - incentrata sugli strumenti di gestione e casi di studio.

Speciale “Ristrutturazione Restauro”

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articoli

r i s a n a m e n to chiesa del purgatorio

ripristino staticità e decorazioni interne

Nella chiesa del Purgatorio situata a Casamassima (BA) in piazza A. Moro, in data 11 Luglio 2008, sono stati ultimati i lavori di revisione dello stato di conservazione degli stucchi della volta, delle superfici lapidee e della tinteggiatura interna. Documentazioni storiche ne attribuiscono la paternità al sacerdote Don Domenico Parente, facendo risalire l’inizio dei lavori all’anno 1722; i lavori per la costruzione si protrassero per una durata di trentasei anni, fino all’anno 1758. L’intervento di restauro si è reso necessario a causa del distacco e caduta di frammenti di decorazione in stucco dalla volta. Pertanto al fine garantire la sicurezza alle persone e cose presenti all’interno della chiesa, si è proceduto con urgenza ai lavori di restauro che hanno interessato le seguenti parti: - ripristino della decorazione in stucco distaccatasi dalla volta; - verifica della stabilità degli stucchi che rivestono interamente la volta; - risanamento di lesioni presenti sulla volta; pulizia delle superfici lapidee interne alla chiesa; - tinteggiatura delle parti intonacate della volta e delle murature perimetrali. Descrizione dell’intervento di restauro Fenomeni di degrado - distacco di una parte di decorazione in stucco che ricopre interamente la volta; - presenza sulla volta di lesioni che la percorrono in senso longitudinale; La prima fase dei lavori è stata l’analisi della natura dei suddetti fenomeni di degrado e successivamente si è proceduto ai relativi interventi di restauro, con la riadesione della parte di frammenti in stucco distaccatisi e alla chiusura delle lesioni sulla volta. Contestualmente è stata verificata la solidità dei singoli frammenti dell’apparato decorativo in stucco esistente che riveste la volta, e ripristinate le parti della decorazione che non assicuravano una sicura e corretta stabilità nel tempo. Infine sono state risanate le superfici lapidee interne alla chiesa e tinteggiate sia la volta che le murature perimetrali. Per permettere ai restauratori interventi diretti sulla volta e sulle pareti della chiesa, è stato allestito un ponteggio di tipologia e dimensioni tali da poter disporre di piani di lavoro, in sicurezza, fino alla sommità della volta.

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I suddetti lavori sono stati concordati in collaborazione dei funzionari della Soprintendenza per i beni Architettonici e per il paesaggio per le province di Bari e Foggia e della Soprintendenza per il Patrimonio storico, per il patrimonio storico-artistico ed etnoantropologico per le Province di Bari e Foggia, con i quali nei tre sopralluoghi effettuati, si sono stabilite le procedure e i metodi di restauro, in particolare definendo le diverse partizioni dell’intonaco da tinteggiare e le relative colorazioni. Allestimento ponteggio Il montaggio degli elementi del ponteggio è stata la prima operazione e si è reso necessario per poter effettuare gli interventi di restauro in sicurezza. Il montaggio degli elementi metallici ha richiesto la massima attenzione poiché è stato installato all’interno di un manufatto architettonico di alto valore storico e artistico. Pertanto sono state disposte file di cavalletti parallele alle quattro pareti perimetrali, con ulteriore fila longitudinale centrale; mentre per poter intervenire sulla volta, è stato realizzato un ponteggio apposito con un’altezza variabile dovendo seguire la sagoma curva della volta. Allo stesso ponteggio sono stati agganciati teli di protezione e pannelli rigidi per proteggere dipinti, sculture, decorazioni, ecc. da eventuali danni che si sarebbero potuti avere per la fuoriuscita di materiali derivanti dalle lavorazioni. verifica delle pARTI oggetto di fenomeni DI degrado Al fine di procedere ad un restauro quanto più coerente e filologico possibile, sono stati effettuati una serie di esami sui punti del manufatto interessati dai fenomeni di degrado. Tali determinazioni, hanno consentito l’esatta definizione dello stato di alterazione delle superfici da restaurare. Verifica delle decorazioni in stucco della volta L’analisi delle singole parti che compongono la decorazione in stucco, è avvenuta mediante la percussione manuale delle stesse. Verifica delle lesioni sulla volta Le lesioni presenti sulla volta con direzione longitudinale alla stessa, hanno natura e dimensioni che ne definiscono la tipologia di tipo superficiale. ripristino delle parti oggetto di fenomeni DI degrado Ripristino delle decorazioni in stucco Il ripristino delle decorazioni in stucco della volta è avvenuto secondo le seguenti fasi di lavoro: - Distacco delle parti di stucco pericolanti o che comunque non assicurano una buona stabilità nel

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Speciale “Ristrutturazione Restauro”

tempo, con l’uso di punte e leve, successivamente numerate. - Pulitura delle facce degli stucchi da riposizionare e della sede della volta su cui poggiare la parte della decorazione in stucco rimossa. - Realizzazione dei fori di ancoraggio dei perni sui conci in pietra costituenti la volta. - Fissaggio degli stucchi mediante perni in fiberglass con resina bicomponente e rimozione della resina in eccesso. - Integrazione delle parti mancanti delle decorazioni in stucco con gesso scagliola.

L’intervento ha rinvenuto la superficie lapidea delle decorazioni sufficientemente integra, anche se la pietra utilizzata per i portali presenta più cavità e imperfezioni di lavorazioni rispetto a quella impiegata per la zoccolatura.

Ripristino delle lesioni sulla volta Le lesioni presenti sulla volta con direzione longitudinale alla stessa sono state risanate mediante stuccatura a latte di calce e resina acrilica.

Con il restauro dei paramenti lapidei interni è stato possibile mettere in luce le qualità della pietra che con la nuova tinteggiatura restituiscono valore e prestigio al manufatto architettonico occultato dai precedenti rimaneggiamenti.

rimozione deGLI stratI di POLVERE La rimozione degli strati di polvere, eseguita su tutte le decorazioni a stucco che ricoprivano l’intonaco della volta e delle pareti, si è resa necessaria per permettere alla nuova tinteggiatura di poter aderire perfettamente alle superfici.

Inoltre sui portali erano stati eseguiti precedentemente interventi che avevano alterato la forma originale, come tagli e fori per far passare sottotraccia cavi per alimentazioni elettriche, chiuse successivamente con semplice stucco, con evidente degrado delle decorazioni stesse.

Arch. Lorenzo Nanna

Committenti: Don Nicola Ludovico Parroco - Rettore della Chiesa del Purgatorio Sig. Giuseppe De Cesare Priore della Confraternita del Purgatorio Progettista e Direttore dei lavori: Arch. Lorenzo Nanna Imprese intervenute nei lavori: Sig. Dalessandro Sebastiano Restauratore per gli interventi di ripristino degli stucchi in gesso e delle lesioni della volta e per il restauro dei paramenti lapidei. Renova s.n.c Impresa per i lavori di tinteggiatura della volta e delle pareti interne. Alta Edilizia s.r.l. Impresa per l’allestimento del ponteggio interno alla chiesa.

Tinteggiatura L’interno dell’edificio presenta una complessa orchestrazione cromatica e polimaterica, con la preponderanza del colore bianco delle decorazioni a stucco che rivestono la volta a botte e che rispecchiano la tipica decorazione tardo barocca. La scelta delle colorazioni della nuova tinteggiatura e delle diverse partizioni da colorare è avvenuta in base all’analisi della forma architettonica e decorativa della chiesa: internamente l’edificio presenta un impianto a navata unica con cappelle laterali, sormontata da una volta a botte. Sulle pareti longitudinali si inseriscono su ciascun lato, quattro lesene che costituiscono l’elemento architettonico in elevazione, sormontate da capitelli decorati a stucco, con foglie di acanto e volute. Una ricca cornice continua si sviluppa lungo le pareti perimetrali, costituendo la linea di imposta della volta a botte con lunette, in cui sono ricavate tre finestre per lato, inquadrate da cornice. Dallo studio dell’architettura interna e dall’analisi dei saggi effettuati sugli strati di tinteggiatura sottostanti a quella esistente, è apparso evidente che le colorazioni da utilizzare sarebbero state di tipologia chiara, quindi si sono predisposte alcune tinteggiature campione su alcune parti della volta e delle lesene. Le colorazioni sono state discusse e quindi approvate dalla Soprintendenza per i beni Architettonici e per il paesaggio per le province di Bari e Foggia e della Soprintendenza per il Patrimonio storico, artistico ed etnoantropologico per le Province di Bari e Foggia. restauro delle superfici lapidee L’intervento di restauro dell’apparato decorativo lapideo presente all’interno dell’edificio ha interessato una serie di modanature e i due portali in pietra dei due ingressi laterali. I suddetti lavori hanno depurato le superfici in pietra dagli strati di pitturazioni che nel tempo lo avevano ricoperto, alterando i colori originali.

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INTERVISTA

ARCH. COSIMO DAMIANO

MASTRONARDI U N E S E M P IO D I RE S T AU R O E CONSERVAZIONE

Da tempo si parla di terremoti che non si possono prevedere, però se ne possono ipotizzare i danni. Si discute animatamente su come intervenire in casi drammatici di distruzione. Quando, come a l’Aquila, interi centri urbani sono solo un ricordo, bisogna intervenire con celerità ma anche principalmente con professionalità. Ci sono casi di ricostruzione di interi luoghi abitativi, di inserimenti di nuova edificazione in contesti datati, ma anche di ripristino integrale delle forme originali di monumenti artistici e storici. L’Italia si trova in questi mesi a dover risolvere la ricostruzione in Abruzzo. Come si pone l’Architetto ad affrontare le problematiche dei restauri, recuperi, ristrutturazioni? Vorrei svolgere alcune considerazioni sullo scenario nel quale si trova ad operare da qualche anno l’architetto che affronta la redazione di un progetto di restauro. L’attuale normativa nel campo dei lavori pubblici con le modalità di affidamento degli incarichi, i tempi progettuali costretti in periodi sempre più brevi per rispondere, non si sa bene, ad esigenze di acquisizione di finanziamenti (?) o costituire elemento per l’innalzamento del punteggio per l’aggiudicazione, non sembrano favorire il corretto processo di acquisizione degli elementi fisici e storici di un’opera architettonica, come raccomandato nelle Carte del Restauro quale momento fondamentale per il successivo passaggio alla fase esecutiva. Anche la fase di realizzazione degli interventi è costretta all’interno di un processo i cui attori, nella maggior parte dei casi, sembrano essere, o sono costretti ad esserlo, più attenti alle procedure amministrative per non incorrere in contestazioni ed addebiti di varia natura. Si può affermare che oggi un cantiere pubblico non è luogo facile né semplice, nel quale operare estraniandosi dai vincoli e laccioli legislativi che finiscono sovente con il condizionare l’esecuzione. E ciò vale maggiormente nel cantiere di restauro dove anche un’attenta fase progettuale, elaborata in analisi, procedure e determinazione di costi, deve confrontarsi con il procedere del cantiere che richiede anche di rivedere decisioni assunte e regolamentate contrattualmente. Ci spetta quindi il compito di far convivere teoria e pratica in un processo dove sensibilità e preparazione progettuale devono essere supportati da una maggiore attenzione legislativa, anche per quegli aspetti che sembrerebbero non avere a che fare con il restauro.

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Speciale “Ristrutturazione Restauro”

Ma siamo nelle condizioni tecnico-economiche per assolvere questo compito? Un altro denominatore accomuna gli interventi di restauro del nostro patrimonio architettonico storico: i tempi lunghissimi tra espressione della volontà di intervento, finanziamento e realizzazione. Abbiamo tantissime opere in attesa di completamento, sulle quali sono stati eseguiti interventi parziali “condizionati” da una teoria di intervento modificata dagli eventi, oggetto successivamente anche di progettazioni affidate ad altri soggetti o in attesa di condizioni economiche più favorevoli che possano determinare la ripresa e chiusura dell’intervento. Anche lei ha dovuto affrontare questi problemi professionali, come li ha risolti? A questo iter suddetto non si è sottratto l’ex Orfanotrofio delle Monacelle in Casamassima che, abbandonato negli anni ’60 dello scorso secolo dopo un uso improprio (ma comune a diversi beni architettonici) iniziato già sul finire dell’800, è stato restituito alla comunità dopo un periodo di circa ventisei anni. L’edificio conventuale risulta formato da due corpi disposti ad “L”, articolati su tre livelli compreso un piano seminterrato. Il massiccio organismo centrale, presenta, sia all’esterno che nella distribuzione interna degli spazi, un andamento piuttosto irregolare, generato dall’accorpamento di ambienti di epoche diverse. Tutti e tre i piani risultano composti da numerosi vani intercomunicanti, eterogenei per forma, dimensioni e copertura delle volte, collegati dalla scala principale che parte dall’ampio atrio e da tre scale secondarie.

Successivamente venne eseguita la demolizione dei tetti che furono sostituiti con una copertura provvisoria in pannelli di lamiera, sostenuti tra l’altro da elementi in muratura di grosso spessore posizionati sull’estradosso delle volte in “bubboli” che, per effetto del puntellamento all’intradosso, esercitavano un punzonamento dei fragili elementi in cotto. Nello stesso periodo, un getto di calcestruzzo di grosso spessore venne steso sul piazzale prospiciente via Roma e corrispondente al vecchio giardino dell’Orfanotrofio. A marzo del 1991 venne approvato il nuovo progetto generale di Restauro, redatto alla luce della relazione della Soprintendenza per i BAAAS di Bari che rilevava come il precedente (1983) fosse un progetto di larga massima carente di una esatta rilevazione dello stato di fatto e delle vicende costruttive e dei materiali, di indagine storica nonché di studio attento dell’assetto statico e del degrado. Il nuovo progetto tentava di stabilire un rapporto stretto tra conservazione e restauro, per restituire al manufatto il senso estetico, la distribuzione ed i caratteri architettonici che aveva alcuni decenni addietro. Rappresentava uno sforzo per restituire il manufatto come era almeno fino a quando non fu abbandonato all’arbitrio di strani amministratori, tecnici e

La disorganicità degli interventi ha privato l’edificio di una facciata vera e propria. Il fianco est, in asse con l’ingresso, appare come un insieme di corpi giustapposti senza alcuna cura architettonica. Più uniforme è il lato ovest, anch’esso comunque sfigurato da numerose manomissioni e nella cui parte inferiore corrono sei arconi di scarico aggettanti che reggono un lungo balcone, una struttura costruita certamente per ragioni statiche nel corso di una delle fasi di rimaneggiamento. Il settore trasversale dell’edificio, che sporge a nord-ovest, con una più compatta e regolare organizzazione degli ambienti, sembra costituire quasi un organismo a se stante. Non vi sono sufficienti elementi per poter stabilire con esattezza l’epoca della fondazione e l’effettiva consistenza del nucleo primitivo dello stabile, anche se dall’analisi strutturale l’impianto originario si direbbe quattro-cinquecentesco. Una conferma in tal senso sembra essere fornita dalla data 1578 che compare incisa in una iscrizione sull’architrave di due finestre aperte su un balconcino al primo piano sul fianco est. Il palazzo, trasformato in Orfanotrofio nel 1795, venne ampliato con la costruzione della Chiesa intitolata all’Addolorata, e nel 1812 venne istituito uno dei più antichi Conservatori Musicali di terra di Bari. Dopo diverse vicissitudini ed utilizzi diversi, negli anni ‘60 dello scorso secolo l’edificio venne abbandonato. Primo atto della “restituzione” alla città fu la redazione di un progetto di restauro, approvato nel maggio del 1983, con il quale il Consiglio Comunale determinava la volontà del recupero, seguita, nel 1985 dalla demolizione della copertura del mercato coperto costruito nel giardino dell’Orfanotrofio.

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maestranze incapaci di leggere la “presenza del passato” nella tradizione costruttiva ed estetica dei luoghi. Si pose particolare attenzione alla durabilità dell’intervento e dei materiali, visti soprattutto in una maggiore “compatibilità” tra i materiali preesistenti e quelli giustapposti ad essi, nella consapevolezza di come sovente il ripristino testuale fosse tecnicamente impossibile.

E tutti questi interventi sono idonei ad un riuso attuale nel pieno rispetto di esigenze sociali e di una collettività sempre più eterogenea?

L’edificio torna alla fruizione con le destinazioni approvate nel 1991, con a piano terra gli uffici di accoglienza e gli archivi, al primo piano la biblioteca comunale, al secondo piano, grazie alla diversa configurazione e dimensione degli ambienti, spazi per gli eventi culturali.

Sì. Infatti un particolare problema da risolvere è stato il superamento delle barriere architettoniche per la fruibilità completa dell’edificio che sviluppa due piani oltre il piano terra. Scartate l’ipotesi di un servoscala per la particolare configurazione della scala e, per i motivi accennati, la trasformazione di ambienti interni per l’inserimento di un ascensore, si valutò con i tecnici della Soprintendenza la possibilità del suo inserimento in un piccolo avancorpo esistente a piano terra che proseguiva al piano superiore con una superfetazione (un bagno realizzato nel periodo della caserma) addossata al corpo di fabbrica, che si presentava come un insieme di corpi giustapposti senza alcuna cura architettonica. Con la demolizione della superfetazione l’ascensore è stato inglobato nella fabbrica a piano terra, mentre nei piani superiori prosegue la sua corsa all’esterno in una struttura addossata che denuncia nei materiali di costruzione, acciaio e vetro, la sua contemporaneità. L’ipotesi progettuale, approvata dalla Soprintendenza e condizionata all’esecuzione dei saggi, è stata rimessa in discussione durante l’esecuzione dei lavori e sottoposta a nuove verifiche ed ipotesi, per giungere, anche attraverso l’ausilio di programmi di modellazione grafica, alla conferma definitiva.

Gli interventi sono stati realizzati garantendo il massimo rispetto dell’esistente, senza operare trasformazioni che avrebbero modificato l’impianto architettonico ma piuttosto favorendo “l’adattamento” delle funzioni al manufatto e privilegiando l’uso di materiali compatibili e, per quanto possibile, la reversibilità degli stessi.

Da quest’anno il Convento viene restituito al riuso che contribuirà alla sua sopravvivenza, anche se l’effettivo completamento potrà dirsi eseguito con la esecuzione dei lavori di restauro della Chiesa, non più oggetto di culto e pertanto parte integrante delle nuove funzioni, dei quali è stato redatto il progetto e si è in attesa di finanziamenti.

Gli impianti generali, con le riserve idriche e la centrale termica, sono stati sistemati all’esterno dell’edificio, nella piazza intitolata al fondatore, coincidente con il vecchio giardino dell’Orfanotrofio.

Intervista dell’Arch. Lorenzo Margiotta

Nell’aprile del 2000 venne terminato il secondo lotto di lavori nel corso del quale fu eseguito il consolidamento della struttura muraria e di alcune volte del piano terra. Il terzo lotto di lavori, terminato a dicembre del 2005, ha interessato la sistemazione della piazza (ex giardino) ed alcuni ambienti a piano terra, oltre al restauro del campanile della Chiesa dell’Addolorata (oggi del Sacro Cuore). Con il quarto lotto di lavori, terminato a luglio di quest’anno, è stato completato l’intervento di restauro che comprende anche l’arredo degli ambienti.

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CONCORSO

tempo immateriale: recupero e riconversione

Il Dipartimento Building Environment Science and Technology (BEST) del Politecnico di Milano, in collaborazione con Novelis Italia Spa ed Almeco, bandiva per l’anno accademico 2007/2008 la prima edizione del Premio: “Alluminio/Innovazione”. I vincitori del concorso - Arch. Fabio LOVAGLIO e Arch. Gianluigi BRANCIAROLI - sono stati premiati, dopo essere stati selezionati tra gli iscritti ai corsi di laurea e specialistica in Architettura ed Ingegneria Edile/Architettura. Il Premio si è posto l’obiettivo di premiare e segnalare i migliori progetti didattici caratterizzati dagli impieghi innovativi dell’alluminio laminato. Le proposte progettuali riguardavano interventi sia di riqualificazione dell’esistente che di nuova costruzione e dovevano prevedere modalità innovative di utilizzo dell’alluminio laminato (sistemi costruttivi, innovazioni tecnologiche, trattamenti e finiture). Tempo Immateriale Progetto di recupero e riconversione, in centro

“Alluminio Innovazione Il Premio

enogastronomico, dei ruderi del Castello di Monteserico, situato sul territorio di Genzano di Lucania (Basilicata). La ricerca progettuale intrapresa utilizza un materiale che non alteri l’originalità dell’esistente, sia removibile, e che allo stesso tempo faccia intuire all’utente la differenza temporale di utilizzo dei materiali in campo architettonico. La vicinanza di una vecchia miniera di bauxite è occasione per la scelta di un materiale differente dall’esistente ma che allo stesso tempo è vicino alla cultura del luogo, instaurando così un dialogo tra due materiali diversi nell’aspetto, nelle caratteristiche tecniche, distanti nella loro utilizzazione temporale ma vicini nella loro presenza sul territorio. La facilità di lavorazione dell’alluminio, ben si presta a restituire al rudere quella unità mancante e quell’aspetto imponente di un antica fortezza; il motivo esterno del nuovo oggetto rilegge e ripropone in parte i motivi delle feritoie e delle buche pontate. Negli interni non sono mancati momenti per riproporre l’utilizzo dell’alluminio adatto ad essere plasmato come elemento scultoreo. La scelta del colore dell’alluminio preverniciato è stata dettata dalla volontà di riprendere in parte il colore del vicino terreno rosseggiante. La dicotomia tra vecchio e nuovo, tra peso e leggerezza, lascia così inalterata l’unità formale dell’edificio.

Arch. LOVAGLIO Fabio (capogruppo) Arch. BRANCIAROLI Gianluigi Università “G.D’Annunzio” Pescara – Chieti Facoltà di Architettura

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Speciale “Ristrutturazione Restauro�

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articoli

Speciale “Ristrutturazione Restauro”

La ricostruzione in Abruzzo Nel nostro Paese, negli ultimi cinquant’anni, abbiamo assistito al proliferare di scuole di alta formazione, istituti, centri di ricerca e di perfezionamento, nonché associazioni varie per la conservazione ed il restauro dei beni architettonici, ed anche Fondazioni e Comitati Privati che operano nel campo della salvaguardia dei Beni Culturali. In Italia vengono ancora predisposti finanziamenti per il recupero dei centri storici, o per meglio dire dei “centri antichi”, onde permettere di vivere conservando la nostra storia e l’identità del nostro passato. Ma oltre a migliorare l’aspetto estetico delle costruzioni d’epoca occorre pensare principalmente al recupero di tutti gli spazi del vissuto, con la massima attenzione verso il consolidamento delle strutture. La salvaguardia del patrimonio artistico è un vero dovere per il nostro Paese, ma lo è anche l’incentivare tutte quelle operazioni che mirino alla salute e alla salvezza pubblica. Non si può infatti ignorare che molto, ormai, si deve fare per il recupero e la ristrutturazione dell’edilizia privata, anche di non lontana epoca di costruzione. Un centro urbano, sia esso antico che nuovo, rappresenta un’entità che pulsa di vita nel senso più lato che si possa attribuire all’espressione. I processi di recupero e ristrutturazione, quindi, che stanno superando in modo sempre più evidente e consistente l’attività di nuova costruzione, devono essere valutati e studiati con molta più attenzione di quanto sino ad ora sia stato fatto. La crisi di questi ultimi mesi può essere così attenuata e resa meno grave da più massicci interventi in materia di ristrutturazione e restauro, sensibilizzando però gli operatori pubblici e privati ad indirizzarsi verso il consolidamento delle strutture di tutti gli edifici, compreso a maggior ragione quelli a destinazione residenziale. Ma per auspicare ottimi risultati, lo Stato dovrebbe cercare di promuovere, con adeguati strumenti legislativi e fiscali, anche gli interventi da parte dei privati e delle imprese, visto che le risorse statali e delle Amministrazioni locali appaiono sempre meno in grado di assicurare persino il restauro e la manutenzione del patrimonio culturale nazionale. E il pensiero non può non andare immediatamente agli ultimi eventi catastrofici dell’Abruzzo. L’esistenza di tali eventi, quindi, impone l’obbligo di adottare e applicare provvedimenti normativi sempre più capaci di assicurare la protezione della vita e delle attività umane dalle conseguenze di tali movimenti tellurici. Il patrimonio artistico e monumentale d’Abruzzo s’inquadra nella qualità e la quantità dei beni architettonici e ambientali presenti nel nostro Paese, ma specialmente a L’Aquila si legge un disastro perpetrato dalla grande scossa del 6 aprile scorso e proseguito con lo sciame sismico successivo. Passata l’emergenza più incombente, quella legata alle vite umane, risulta evidente quanto l’attuale disastro de L’Aquila sia stato molto più grave ed imprevedibile e che quindi l’intervento di ricostruzione dovrà essere inevitabilmente più lungo e oneroso. La città è praticamente distrutta e si dovrà ripristinare un immenso patrimonio architettonico danneggiato o abbattuto. È auspicabile quindi che si apra un ampio dibattito per vagliare progetti ed ipotesi ricostruttive. Ai potenti del mondo, in occasione dell’ultimo G8, è stata sottoposta una lista numero-

sa di beni da salvare (oltre ovviamente a situazioni di carattere prettamente sociale e umanitario). Ci sono già importanti erogazioni di fondi a sostegno di lavori di restauro di gioielli architettonici, ma c’e’ ancora molto da fare: fare rilievi, documentare, analizzare, proporre soluzioni alternative, e poi diagnosticare e progettare, emettere scelte e decisioni a volte anche inusuali e innovative, recuperare tutto il possibile e quindi ricostruire. E stiamo solo parlando delle ricostruzioni di monumenti storico-artistici. La gravità del tutto è molto più evidente. Ma se la speranza non deve mai abbandonarci, è pur vero che bisogna fare di necessità virtù, e quindi, trovandosi di fronte a difficili ed inevitabili difficoltà, riuscire ad affrontarle con adeguata e benevola disposizione d’animo. Cosicché, dal punto di vista dell’applicabilità delle attuali teorie e metodologie di restauro architettonico, da più parti ormai si deduce che l’Abruzzo debba diventare un grande laboratorio di intervento. Eppure i tempi sembrano allungarsi troppo. Basti considerare l’esempio della Basilica di Collemaggio all’Aquila, gravemente danneggiata dal terremoto, che recentemente (28 e 29 agosto) è stata eccezionalmente e parzialmente aperta per permettere il passaggio dei fedeli attraverso la Porta Santa, in occasione della festa della Perdonanza. I danni sono molto gravi. Il transetto è crollato, l’abside pericolante e tutta la chiesa (consacrata nel 1288) risulta lesionata. La basilica fu già pesantemente danneggiata dal terremoto che colpì L’Aquila nel 1703 e quindi ricostruita in stile barocco, ma oggi si presenta con tutti i pilastri danneggiati a seguito dell’ultimo sisma con un effetto di schiacciamento. Il lavoro di ricostruzione del complesso di Collemaggio - che comprende anche il monastero adiacente - sarà inevitabilmente molto lungo, e con la necessità di una disponibilità ampia di finanziamenti. Sarà certamente un lavoro duro, per ridare a tutto l’Abruzzo colpito la possibilità di ricominciare a vivere come e meglio di prima, ma sarà anche una valida risorsa per offrire molte possibilità di impiego, specialmente nella considerazione acquisita che la tradizione culturale italiana è leader nel campo del restauro e della valorizzazione.

eristrutturazione

Processi di recupero

Arch. Lorenzo Margiotta

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publiredazionale

UNA SOLUZIONE NATURALE E DEFINITIVA

all’umidità di risalita Un muro asciutto costituisce un ottimo isolamento termico! Il problema dell’ umidità di risalita Il problema dell’umidità di risalita in casa riguarda molti proprietari e persone in affitto, soprattutto quelli che abitano al piano terra e in case di una certa età. Si tratta di un problema fastidioso che rende pessimo il comfort nell’ambiente abitativo e a volte crea danni ai muri e all’edificio nel suo complesso, contribuendo a ridurre le proprietà dell’isolamento termico delle strutture e dei materiali edili. L’umidità delle case quindi, se affrontata in modo sbagliato, crea confusione e fallimenti. Come ogni campo sperimentale anche quello dell’umidità degli edifici si basa sull’osservazione. I fenomeni sono tantissimi e la prima cosa da fare è dividere i fenomeni in classi, per poter differenziare una cosa dall’altra; Infatti a fenomeni diversi corrispondono soluzioni diverse. Quanti tipi diversi di umidità ci sono? Esistono differenti cause per cui l’umidità può insinuarsi nei muri creando altri effetti negativi. E’ importante riconoscere quali sono per poter attuare il corretto intervento e risolvere in questo modo il problema. Acune tra queste, tanto per nominarne alcune: umidità piovana, umidità da fattori chimici, infiltrazioni, danni agli impianti, umidità di condensa.

Aquapol Italia S.r.l. Via Q. Sella 7 20052 Monza (MI) aquapolsudest@aquapolitalia.it www.aquapolitalia.it

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Tuttavia il problema di più difficile soluzione è quello causato dall’umidità di risalita. Se l’isolamento (orizzontale) manca o è difettoso, i materiali edili porosi assorbono l’umidità proveniente dal terreno, contrariamente alla forza di gravita, attraverso il sistema capillare. Insieme all’umidità di risalita si presenta un altro problema che è quello dei sali. A causa della continua risalita capillare di umidità questi sali fuoriescono dal muro e dal terreno fino a depositarsi nella zona di evaporazione sull’intonaco o sulla pittura. Dopo un prosciugamento interno delle mura ben riuscito, sull’intonaco o sulla pittura rimangono dei residui di sali capaci di assorbire solo una certa quantità di umidità dell’aria: esiste quindi la possibilità che il muro si asciughi all’interno, ma che

l’intonaco o la pittura con eccessivo contenuto di sali rimangano umide! Come funziona il sistema Aquapol. L’apparecchio Aquapol non usa energia elettrica e pertanto non sviluppa campi elettromagnetici. All’interno l’apparecchio presenta un dispositivo di antenne riceventi e trasmittenti. Non ci sono parti elettriche e il materiale utilizzato non è deteriorabile. La Terra ha delle vibrazioni (onde) magnetogravitazionali. Queste vibrazioni naturali vengono captate dall’apparecchio Aquapol a forma di cono attraverso un’antenna ricevente che si trova all’interno dell’apparecchio. All’interno dell’apparecchio inoltre c’è un’unità di polarizzazione che inverte la direzione delle vibrazioni (onde) captate dall’antenna ricevente. Attraverso le antenne trasmittenti l’energia che è stata polarizzata in senso inverso, viene ritrasmessa nell’ambiente per un certo raggio d’azione. In aggiunta a questa energia, confluisce nella parte superiore dell’apparecchio “energia libera”, così chiamata in Fisica. Tutti i muri che si trovano all’interno di questo raggio d’azione sono interessati al fenomeno della deviazione del flusso dell’acqua presente all’interno del muro verso il sottosuolo. L’umidità tende a salire nel muro per capillarità. Dopo l’installazione di Aquapol queste molecole d’acqua salina scendono (sempre per un effetto Fisico che si manifesta solo all’interno del muro) e il muro si prosciuga e si mantiene asciutto. L’apparecchio viene dimensionato a seconda dell’edificio da prosciugare, poiché il suo raggio d’azione, che attraversa muri e pareti, può raggiungere dai 70 ai 400 mq di superficie piana. L’energia utilizzata da Aquapol è la stessa energia con la quale convivono tutti gli esseri viventi da quando esiste la terra. La funzione dell’apparecchio è solo quella di invertire la direzione di questa energia senza creare scompensi biologici, bensì un effetto benefico per tutte quelle forme di vita che si trovano sopra le zone geopatogene (ossia zone con elevate radiazioni terrestri, per esempio disturbi causati da falde acquifere, ecc.).

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