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Ecco la plastica green Mappatura habitat a pag. 5

Difetto clima

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Mutamenti nel Delta

Sofie, la casa anti-sisma

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a pag. 11

Giorgia ha mal di terra a pag. 12

Il Grande Fratello dei parchi

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Ecosistema scuola a pag. 17 Produrre sano a pag. 19

Sulle orme del vescovo Sigerico a pag. 21

Girasole fotovoltaico

a pag. 23

La vita che si consuma

redazione.biosfera@edititalia.it

Il clima che muta interi equilibri, la terra che trema, la biodiversità in realtà sempre meno diversa. Ne parliamo diffusamente in questo numero di Biosfera. E da ciò che emerge sembra che la Terra sia un luogo sempre meno sicuro in cui vivere. Ma a correre il rischio di essere distrutto non è il nostro pianeta, bensì le condizioni che lo rendono accogliente per la vita. E in particolare per la vita umana. Molti scienziati

hanno ormai avvertito che i cosiddetti ‘punti di non ritorno’ potrebbero essere raggiunti addirittura nel giro di dieci anni. Pochi, davvero pochi per cercare di rimediare ai danni che la stessa specie umana sta arrecando all’ecosistema, cioè alla ‘casa’di tutti. Il riferimento è all’emissione di Co2 in atmosfera e allo sfruttamento esasperato delle risorse, all’inquinamento che mette a repentaglio non solo la nostra sa-

lute, ma anche quella di altre specie viventi che fanno parte della catena alimentare collegata all’uomo. Gli allarmi ormai si sprecano. L’ultimo è quello legato alla Giornata Mondiale dell’Acqua. Qualche giorno fa in un convegno all’Accademia dei Lincei Giorgio Federici, esperto di gestione dei sistemi idrici all’Università di Firenze, ha spiegato che l’acqua “è un bene finito, non rinnovabile”, perchè già oggi si

consuma più acqua di quella che il ciclo produce e le previsioni per il futuro prossimo non sono certo migliori. In sintesi, già nel 2030 molti Paesi potrebbero entrare in crisi a causa di un aumento della domanda di acqua ben superiore a quella effettivamente utilizzabile nel pianeta. L’acqua insomma sta per finire. E se è vero che l’acqua è vita, oggi si può dire che la vita stia consumando se stessa.

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ISSN 2037-447X

Sabato 26 marzo 2011 anno 2 numero 3


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La plastica diventa verde Nuova tecnica per produrre packaging biocompostabile Mettere la spesa in buste di plastica, aprire una confezione di crackers, gettare un contenitore di biscotti vuoto. Molte delle azioni che compiamo quotidianamente creano rifiuti che graveranno sul nostro pianeta per centinaia o addirittura migliaia di anni. Un tempo interminabile, contando che circa il 90% dei rifiuti solidi urbani è formato da imballaggi plastici! Basti pensare che la quasi totalità di alimenti acquistati al supermercato sono avvolti nella plastica, in alcuni casi, come le merendine, anche uno ad uno. Certo, esiste la raccolta differenziata. Ma questa aiuta solamente a non creare plastica nuova, riutilizzando quella vecchia. Quello dello smaltimento è invece un problema più grosso e impegnativo. Una possibile soluzione, sembra già essere stata trovata: si tratta

di una nuova tecnica per produrre packaging biocompostabile. Questo nuovo tipo di plastica non viene dal petrolio, ma da fibre vegetali. Si può così creare “plastica” sfruttando gli scarti della lavorazione vegetale (come barbabietole, piante, etc..), che con la loro fermentazione danno origine al PLA, acido polilattico che una volta dismesso potrà essere utilizzato come compost nelle campagne. È già partita dal primo gennaio 2011 la normativa che “mette al bando” i sacchetti di plastica, per promuovere l’utilizzo di buste biodegradabili. Anche altri contenitori, come per esempio le vaschette take away sono a impatto zero, purtroppo hanno il difetto di essere poco resistenti. Infatti sono permeabili all’ossigeno e per questo possono contenere solo alimenti a breve conservazione. Ma la ricerca va avanti e sembra che si sia trovato un modo per rendere questo materiale impermeabile all’ossigeno. Si tratta di un processo di “vetrificazione” in cui all’acido polilattico vengono mescolati dei silicati che, essendo dei sali minerali di origine inorganica, sono

Non solo imballaggi

impermeabili ai gas (compreso l’ossigeno). Vi sono due modi per procedere: la termoformatura e l’estrusione. Le novità però non si fermano al Il primo dà oggi migliori risultati, ma è più costoso. L’obiettivo è quello di PLA. Con il metodo dell’”estrusione” perfezionare la seconda procedura, può aprirsi alla plastica vegetale in modo da rendere omogenea la una nuova frontiera: quella dei presenza di silicati evitando però la tessuti “usa e getta”. laccatura (utilizzata durante la termoModellato a dovere, il prodotto formatura). In questo modo il prezzo potrebbe essere talmente sottile della nuova “plastica vegetale” sarebda creare un materiale pari be uguale o addirittura inferiore al coalla consistenza del tessuto ed sto di quella normale, con un notevole utilizzato per un uso tecnico. risparmio per l’ambiente. Soprattutto negli ospedali, Grazie alla “vetrificazione” sarà quindi possibile utilizzare anche per lenzuola, camici di medici e gli alimenti a lunga conservazione la infermieri, ecc. devono essere nuova “plastica vegetale”, di materiale continuamente lavati e sterilizzati; biocompostabile. Un materiale “nato i costi di queste operazioni, dalla terra” che una volta completato comprese quelle di trasporto, il suo ciclo di vita “torna alla terra” sotpossono essere toforma di compost (utilizzato come sorprendentemente alti. fertilizzante nelle campagne), con un Con l’ingresso di un nuovo impatto ambientale pari a zero. “pseudo-tessuto usa e getta” In un futuro sempre più prossimo, grazie a queste innovazioni, sarà quinimpermeabile ai liquidi e di possibile ridurre radicalmente la traspirante, lo smaltimento presenza di rifiuti plastici sul nostro sarebbe molto più semplice e pianeta, garantendo non solo la salumeno dispendioso: una volta te della Terra e dei suoi mari, sempre utilizzati, camici e lenzuola più invasi da “arcipelaghi di plastica”, possono essere semplicemente ma anche la produzione di compost, smaltiti direttamente all’interno utile alla sostituzione di dannosi fertidelle unità ospedaliere. Basterebbe lizzanti (che provocano l’inquinamenmettere il tutto all’interno di to da fosforo).

un sacco chiuso (di materiale biocompostabile) e gettarlo in un’autoclave che, oltre a sterilizzare, trasforma in pochi secondi il materiale in “acqua”, smaltibile direttamente attraverso le fognature.


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biodiversità .5

Bio-diverso è bello L’indagine promossa dalla Regione sull’erosione di specie e habitat naturali Biodiversità, ossia l’insieme di tutte le forme viventi e degli ecosistemi ad esse correlati. Tutelare la diversità delle specie è fondamentale per l’uomo perché è partendo da qui che ci riforniamo di cibo, acqua, energia e risorse per la nostra vita quotidiana. Ma ancor prima di questo passaggio va analizzato lo stato di conservazione ambientale di ogni determinato territorio. A questo punto la prima indagine sulla biodiversità in EmiliaRomagna: una vera e propria mappatura che sta per muovere i passi d’esordio. Il tutto in linea con le indicazioni dell’Unione Europea e con l’obiettivo stabilito nello scorso mese di ottobre a Nagoya in Giappone in occasione della decima conferenza Onu sulla biodiversità, ossia arrestare entro il 2020 l’erosione di specie e habitat naturali. L’indagine, promossa dalla Regione e finanziata dal Piano regionale di sviluppo rurale, dovrà con-

cludersi entro il 2013 e sarà realizzata nelle aree che compongono la Rete Natura 2000: i 153 Siti di Interesse Comunitario e Zone di Protezione Speciale, previsti dalla direttiva europea Habitat, per un’estensione complessiva di 260mila ettari, pari al 12% del territorio emiliano-romagnolo. All’interno di queste aree sono stati individuati finora come elementi di interesse comunitario una settantina di habitat diversi, una trentina di specie vegetali e circa duecento specie animali tra invertebrati, anfibi, rettili e specie omeoterme - mammiferi e uccelli -, questi ultimi rapp re s e n tati da

La mappatura

delle aree si concluderà entro il 2013

un’ottantina di specie. L’Italia è il paese europeo con il più alto grado di biodiversità e l’Emilia-Romagna è tra le regioni più ricche di specie animali e vegeta-

li, nonché di ambienti che li ospitano; siamo responsabili, quindi, di un patrimonio naturale di valore europeo e mondiale, da conservare e gestire con il contributo di tutti. La mappatura, oltre a una finalità conoscitiva, avrà anche un obiettivo operativo. Fornirà infatti le indicazioni per la messa a punto dei Piani di gestione dei SIC e delle ZPS, da parte degli Enti Parco e delle Province. I Piani – uno per ognuno dei 153 siti – fisseranno le “buone pratiche” e le indicazioni gestionali per frenare l’erosione di biodiversità e valorizzare le attività sostenibili. “Il tema della biodiversità – ha affermato l’assessore regionale all’Ambiente, Sabrina Freda – può essere affrontato solo in un’ottica trasversale e con l’impegno di tutti, integrando cioè le diverse politiche settoriali entro una strategia di lungo periodo e con il concorso dei diversi livelli di governo: Enti locali, Regioni, Stato. La sfida da raccogliere è quella della sostenibilità, quindi di uno sviluppo futuro che sappia coniugare economia-sociale-ambiente. Il governo nazionale invece continua a ridurre le risorse destinate alle politiche ambientali. Per i soli trasferimenti previsti dalle leggi Bassanini, il taglio annuale con cui l’EmiliaRomagna deve fare i conti tocca i 25 milioni di euro, le risorse che negli anni passati venivano utilizzate per finanziare i Piani triennali di azione ambientale”.

Tasso d’estinzione Già nel 2002 i rappresentanti dei governi delle Nazioni Unite si impegnarono a frenare la perdita della biodiversità entro il 2010. Ora che il limite è stato superato, si può affermare che l’obiettivo è stato fallito. Infatti, si calcola che il tasso contemporaneo di estinzione delle specie supera di mille volte quello dell’epoca pre-umana. Sono a rischio il 27% delle specie di conifere, il 22% dei mammiferi, il 30% degli anfibi, il 15% degli uccelli, il 27% delle barriere coralline. Le cause sono da ricercare in tre ambiti principali: la continua perdita di habitat per cause antropiche, i cambiamenti climatici, la diffusione delle specie aliene. Si stima che se non si riuscirà ad invertire la tendenza entro breve si avrà una riduzione del Prodotto interno lordo mondiale del 6%. I paesi più colpiti saranno quelli poveri. L’obiettivo fissato dalla conferenza di Nagoya è far diventare riserve naturali di biodiversità, entro il 2020, il 17% delle terre emerse (oggi sono il 13%) e il 10% dei mari.


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Il clima cambia, le piante ‘traslocano’ Il punto sulle dinamiche ambientali della nostra pianura in un convegno L’ormai inevitabile apputamento estivo con la zanzara tigre è solo una delle conseguenze del cambiamento climatico. Non c’è stagione infatti che non ci costringa a far i conti con l’aumento della temperatura terrestre e, tra le presenze sgradite, non c’è solo questo scaltro e fastidioso animaletto del sud-est asiatico, ma anche piante da acquario tropicale che infestano i canali delle nostre campagne e scenari dai tratti pressoché apocalittici. Un punto della situazione sulle dinamiche ambientali che interessano la nostra pianura, all’interno del contesto globale, è stato tracciato nel corso della prima conferenza del ciclo ‘Oikos’, che si è tenuta lunedì 7 marzo in una gremita aula del Polo Chimico Bio Medico dell’Università degli Studi di Ferrara. Ad organizzarla, Ambiente, gruppo studentesco patrocinato dal Comune di Ferrara e finanziato da Unife. Al tavolo dei relatori, il direttore regionale di Arpa Emilia-Romagna, Stefano Tibaldi, e due professori di Unife: Umberto Simeoni di Geologia e Renato Gerdol di Ecologia vegetale. Tre campi di studio differenti, ma un unico settore di interesse: l’ambiente e i risvolti delle attività umane sul clima. L’obiettivo dell’incontro? Analizzare cause, dinamiche e soluzioni dei cambiamenti climatici, ovvero del surriscaldamento globale. Temporali più intensi, incendi, siccità e alluvioni. Questi alcuni dei fenomeni che le cronache registrano a livello mondiale e locale e che i tre studiosi hanno confermato, dati alla mano, in crescente aumento. Stesso discorso per le

ondate di calore, che si affermano in progressiva crescita negli ultimi dieci anni. E cosa dire dello scioglimento dei ghiacci? Come ci riguarda? Se il permafrost del Polo nord si scioglie in media di circa 77mila chilometri quadrati al giorno, ciò significa che il livello del mare si innalzerà, incentivato dall’evaporazione delle acque. Questo quadro lo si trova certificato nei dati emersi dal costante monitoraggio di Arpa, di cui l’istituto dà periodica pubblicazione. “Conseguenza della conseguenza – fa presente Simeoni -, che tocca direttamente il territorio costiero veneto ed emiliano-romagnolo, è l’erosione delle spiagge e la sommersione delle terre per ingressione marina: lungo il litorale dell’alto Adriatico si attestano 1.125 chilometri quadrati, ovvero il 25% di pianura costiera a rischio scomparsa. Venezia – ricorda il geologo -, città simbolo di questo fenomeno, registra un aumento del mare di ben 35 centimetri negli ultimi 100 anni”. Il processo di ‘intrusione marina’ è stimolato anche dall’intensità di sfruttamento delle falde, che comporta una inarrestabile salinizzazione dei terreni: si pensi che se negli anni ’50 il cuneo salino nel Delta del Po interessava 2-3 km di terreno dalla foce, nel giro di 30 anni è triplicato, raggiungendo 10 km di raggio. Nel 2000 si è esteso a 20 km di distanza dal mare e oggi interessa invece 20mila ettari di area. Ciò influisce sulla vita delle comunità vegetali e animali (Arpa cita uno studio che presenta un rischio estinzione fino al 50% delle specie a livello mondiale) e la riduzione drastica della capacità produttiva dei terreni. Per fare un riferimento storico, tale fenomeno mise addirittura in ginocchio la grande e millenaria civiltà mesopotamica, che entrò in crisi proprio a causa del drastico decremento della produzione agricola. Sulle piante si riscontrerebbero gli effetti più evidenti dei cambiamenti climatici, secondo Gerdol: “Registriamo un anticipo delle fioriture con un ritmo che tocca i 10 giorni di

media all’anno. Riscontriamo nuove specie, esotiche – aggiunge il botanico -, che si insediano presso gli ecosistemi locali, come è accaduto per la ‘Pistia stratiotes’, una pianta acquatica originaria del Nilo: ha infestato completamente un canale nel Codigorese, in provincia di Ferrara”. Le piante “traslocano” o si estinguono: “sono a rischio – riferisce il botanico - soprattutto quelle che vivono sulle piccole isole e a basse altitudini, poiché la vegetazione tende a crescere a quote e a latitudini sempre più elevate, alla ricerca di regimi termici più adatti: il termine scentifico di tale fenomeno è ‘spostamento dei biomi’. Anche i nostri Appennini sono interessati da questo fenomeno di migrazione”. Le cause. Il principio dell’effetto serra è il fenomeno che permette l’equilibrio termico del nostro pianeta: in assenza di gas presenti in atmosfera, la temperatura superficiale media della Terra sarebbe infatti di circa -18 °C, mentre si attesta attorno ai 14 °C, consentendo così la vita. Tuttavia, allo stato attuale, l’effetto serra rischia di compromettere la sopravvivenza delle comunità terrestri. È da diversi decenni che se ne parla: il naturale effetto serra sta aumentando a causa dell’inquinamento atmosferico: “Non sta crescendo – spiega Tibaldi - la quantità di calore veicolata dai raggi solari, bensì risulta in costante crescita

la quantità di anidride carbonica presente nell’atmosfera. La CO2 è uno dei gas serra che trattiene la radiazione infrarossa emessa dalla superficie terrestre e la sua concentrazione – riferisce il direttore di Arpa - non è mai stata così elevata da 800mila anni a questa parte”. “Appena 30mila anni fa – ricorda il vertice di Arpa - la pianura padana era una landa popolata da bisonti, rinoceronti lanosi e mammuth: la temperatura era infatti, in media, di appena 5 gradi”. Le soluzioni. ‘Mitigazione’ e ‘adattamento’ sono le parole d’ordine per rispondere concretamente all’aumento dell’anidride carbonica. “Occorre – spiega Tibaldi – migliorare l’efficienza energetica, utilizzare fonti rinnovabili e avviare una campagna di riforestazione. Queste azioni si riassumono nel concetto di ‘mitigazione’. L’‘adattamento’ è invece un problema locale – prosegue il direttore di Arpa -, che è molto efficace sul breve termine e che può essere di tipo infrastrutturaletecnologico, in un’ottica di pianificazione eco-sostenibile. Ma esistono anche strategie di adattamento ‘soft’: con questo termine si intende la realizzazione di campagne di educazione a comportamenti ecocompatibili, dal risparmio di energia alla raccolta differenziata dei rifiuti, ma anche strategie di ottimizzazione dei sistemi di gestione delle risorse, siano esse idriche o produttive. Di pari passo – conclude Tibaldi - occorre condurre azioni di protezione dell’ambiente, quanto del benessere della popolazione, prevenendo, ad esempio, le conseguenze delle ondate di calore o manifestazioni allergiche da pollini”.

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Cercasi acqua dolce nel Delta Il Museo di Storia Naturale di Ferrara è referente scientifico del progetto Climaparks Nove parchi coinvolti in un progetto internazionale, un museo ferrarese che ha assunto il prestigioso ruolo di referente scientifico, ovvero ‘expertise’. “Nell’ambito del progetto Climaparks, il Museo Civico di Storia Naturale di Ferrara - spiega il responsabile della ricerca del museo, lo zoologo Stefano Mazzotti - avrà il compito di effettuare i monitoraggi nel Parco del Delta del Po Emilia-Romagna: ciò grazie alle ricerche sulle comunità di animali avviate già da diversi anni. Grazie alla preziosa collaborazione di tirocinanti, laureandi e volontari del Servizio Civile, abbiamo costituito banche dati che riguardano alcuni indicatori bioclimatici. Senza questo impegno gratuito, considerate le contenute risorse a disposizione, non avremmo potuto raggiungere risultati che si rivelano ora così importanti. Abbiamo collezioni – fa sapere Mazzetti - che risalgono agli anni Cinquanta: pertanto abbiamo già riscontrato effetti rilevanti del clima su diversi gruppi zo-

ologici. Ad esempio, studiando la dieta del barbagianni, un predatore non selettivo che caccia in un raggio di 5 km. Abbiamo constatato come il ratto comune abbia sostituito il topo ragno e altri insettivori tipici delle zone fresche. È un cambiamente evidente, che si riflette su tutto l’ecosistema, anche se – sottolinea Mazzotti - previsioni deterministiche, in zoologia, non è possibile farle”. Uno degli effetti peggiori che il nostro territorio ha registrato, secondo Mazzotti, è la salinizzazione delle acque delle zone umide costiere: “Dieci anni fa - ricorda il ricercatore -, avevamo scavato delle pozze nel Parco, al fine di salvaguardare la biodiversità e studiare le dinamiche di colonizzazione degli anfibi: quasi all’improvviso, a causa di un aumento di concentrazione salina delle falde (che ha raggiunto un livello a metà di quello marino), dovuta al cuneo salino, intere comunità di anfibi sono scomparse”. “Gli uccelli non migrano più, oppure cambiano, accorciano o rinviano la rotta. Gli animali – prosegue Mazzotti - dai molluschi ai mammiferi, maturano sessualmente prima: le stesse larve, sviluppandosi in tempi più rapidi, restano più piccole. Ne consegue – comunica lo zoologo - un ‘ridimensionamento’ degli esemplari delle specie più varie. È un dato che si ripercuote direttamente sulla ripro-

duzione, che diviene più difficile”. Non solo, la riproduzione cambia stagionalità: “dal 2000 – fa sapere lo studioso - abbiamo notato che molti anfibi depongono in autunno, a causa degli andamenti termici, generando difficoltà di sopravvivenza per i piccoli e non rendendo possibile la naturale deposizione dei mesi primaverili”. Cambiamenti sulla fauna, ma anche sulla flora: “Le piante scompaiono o fioriscono in modo sfasato. Ciò non è un problema – evidenzia Mazzotti - che interessa solo gli amanti della natura: ha infatti ripercussioni importanti sull’agricoltura”. Il museo di via De Pisis svolge dunque un rilevante e continuo lavoro di ricerca. Ma a questo abbina anche un importante

servizio di documentazione. Dispone infatti di una biblioteca preziosa, per l’elevata specializzazione e per la difficile reperibilità dei titoli, che conta attuamente circa 3.500 libri, altrettanti estratti e molte testate di riviste scientifiche. Riceve tale materiale non solo su abbonamento, ma soprattutto attraverso uno scambio regolare di pubblicazioni tra istituti museali e universitari di tutta Europa. Non solo. Il museo pubblica annualmente due riviste scientifiche e vari altri volumi legati alle attività scientifiche, didattiche e divulgative che promuove. Parallelamente quindi all’esposizione delle proprie collezioni e all’intensa attività editoriale, via De Pisis ospita di frequente attività ludico-formative, rivolte soprattutto alle giovani generazioni, oltre a svolgere corsi di perfezionamento per studiosi e appassionati.

Monitoraggi

e ricerche

sui mutamenti

ambientali

del parco


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Terra Futura Mostra convegno delle buone pratiche di sostenibilità Firenze, Fortezza da Basso, dal 20 al 22 maggio 2011 (ottava edizione). Un nuovo progetto di società e di economia per il benessere dell’uomo e del Pianeta. A questo obiettivo da sempre si ispira Terra Futura, mostra convegno internazionale delle buone pratiche di sostenibilità ambientale,

economica e sociale (Firenze, Fortezza da Basso, dal 20 al 22 maggio 2011), promossa da Fondazione culturale Responsabilità etica Onlus per il sistema Banca Etica, Regione Toscana e Adescoop-Agenzia dell’economia sociale, insieme ai partner Acli, Arci, Caritas Italiana, Cisl, Fiera delle Utopie Concrete e Legambiente Al centro dell’ottava edizione di Terra Futura il tema della “cura dei beni comuni”. Una cura, considerato il disinteresse evidente o l’incapacità dei governi e delle istituzioni di farvi fronte, sempre più

nelle mani dei cittadini e delle organizzazioni: è l’altra parte dell’umanità, quella che non sa e non vuole arrendersi all’irreparabile “tragedia” dei beni comuni. Tre giorni per conoscere l’ampio panorama di buone pratiche di vita, di governo e di impresa che contribuiscono ogni giorno a costruire, a livello sia locale che globale, un domani più equo e sostenibile. Nella vasta rassegna espositiva, articolata in diverse sezioni tematiche, numerosi i settori rappresentati: tutela dell’ambiente, energie alternative, finanza etica, commercio equo, agricoltura biologica, edilizia e mobilità sostenibili, turismo responsabile, e ancora

consumo critico, welfare, cooperazione internazionale, impegno per la pace, solidarietà sociale, cittadinanza attiva e partecipazione…. Un mondo che sa anche produrre nuova economia e generare occupazione. L’evento propone un programma culturale fitto, fra convegni, dibattiti e seminari con esperti e testimoni dei diversi ambiti; e per dimostrare ai visitatori come sia possibile essere sostenibili nel proprio quotidiano, numerosi workshop e laboratori, che insegnano a grandi e piccini il risparmio, il consumo critico, il riciclo… Terra Futura, a ingresso libero, è un evento sostenibile. www.terrafutura.it


bioarchitettura .11

La casetta anti-tsunami Il prototipo, in legno, di sette piani, resiste anche a un sisma devastante Ha una nome gentile, ma è pronta ad affrontare le situazioni più terribili. Mentre si contano i disastri e si raccolgono i lutti del devastante sisma che ha colpito il Sol Levante, proprio dall’Italia arriva il progetto della casa anti-tsunami. È “Sofie” La casa di legno di sette piani e

progetto di ricerca finanziato dalla Provincia autonoma di Trento, ha resistito con successo al test antisismico considerato dai giapponesi il più distruttivo per le opere civili: la simulazione del terremoto di Kobe del 1995. Mai prima d’ora al mondo una struttura interamente di legno aveva resistito ad una simile forza d’urto, se si fa eccezione per la ‘sorella minore’ di Sofie a tre piani, che nel luglio 2006 aveva già superato i severi test giapponesi. L’esperimento ha avuto luogo presso l’Istituto nazionale di ricerca di scien-

fa, se si pensa che le normative internazionali vietano le costruzioni di legno in zona sismica sopra i 7,5 metri di altezza. Almeno fino ad oggi. La tecnologia della casa Sofie (Sistema Costruttivo Fiemme: questo il nome del progetto) nasce da un forte legame con il territorio del Trentino ed è il prodotto di una filiera - dal bosco alla casa di legno che sta incontrando l’interesse di molte

alta 23,5 metri, realizzata nei laboratori Ivalsa-Cnr di San Michele all’Adige (in provincia di Trento). “Ottimo lavoro, è un giorno memorabile, questo progetto italiano è destinato a cambiare il modo di costruire le case in tutto il mondo”. Così Yoshimitsu Okada, tra i maggiori studiosi al mondo nel campo dei terremoti, si è voluto complimentare con il professor Ario Ceccotti, direttore dell’Istituto per la valorizzazione del legno e delle specie arboree del Consiglio nazionale delle ricerche (Ivalsa-Cnr), nonché ‘papà’ di Sofie. Il prototipo di casa di legno, realizzata nei laboratori Ivalsa-Cnr di San Michele all’Adige (Trento) grazie ad un

ze terrestri e prevenzione disastri di Miki in Giappone. “Abbiamo lavorato in Italia - spiega Ario Ceccotti -”tenendo presente gli standard giapponesi per un prodotto globale, perché siamo convinti che la ricerca applicata non possa che essere apertura verso il mondo, così come una buona idea non conosce confini”. Il test è il risultato finale di studi e ricerche durate cinque anni, che hanno individuato nella combinazione di materiali e connessioni meccaniche del prodotto la tecnica costruttiva ideale contro i terremoti. Un’ipotesi inconcepibile fino a qualche tempo

aziende. E che dimostra definitivamente l’assoluta affidabilità e sicurezza del legno come materiale per l’edilizia, oltre al valore aggiunto in termini di comfort abitativo, economicità, risparmio energetico e rispetto per l’ambiente. Un nuovo modello di abitazione con standard certificati e in grado di garantire sicurezza: la casa di legno IvalsaCnr infatti è anche anti-incendio e il modello di tre piani, dopo oltre un’ora di test del fuoco, ha conservato ancora intatte le sue proprietà meccaniche e inalterata la sua struttura.

A Miki dopo la tragedia di Kobe (nel 1995 la terrà tremò per quasi 30 secondi, provocando quasi 6 mila morti), il governo giapponese ha realizzato il principale centro di sperimentazione antisismico del mondo, dove dal 2004 vengono testati centinaia di prototipi di abitazioni, ponti, palazzine e opere

civili e industriali. La lista d’attesa per accedere all’E-Defence (questo il nome del laboratorio) e ottenere l’unica certificazione antisismica riconosciuta in tutto il mondo, dura anni: il prossimo anno la Colorado State University testerà una casa di legno di sei piani, ma questa volta gli italiani hanno battuto sul tempo e in altezza gli americani. E oggi, il professor John van de Lindt (capofila del progetto Usa) e Steve Pryor, dirigente di una multinazionale del settore edilizio, erano seduti in prima fila ad assistere al test della palazzina di legno italiana insieme con ricercatori e imprenditori di tutto il mondo: Stati Uniti, Canada, Colombia, India, Nuova Zelanda, Germania, Vietnam, Korea e Slovenia.


il personaggio 12.

Giorgia, cantautrice Intervista all’artista italiana impegnata nel progetto ‘Earthache’ La necessità di contribuire in maniera concreta alla causa del vivere eco-friendly vede sempre di più protagonisti i personaggi della cultura e dello spettacolo, consapevoli che “dare il buon esempio” è uno dei metodi migliori per far circolare nuove idee e buone pratiche. La cantautrice Giorgia, voce blues e occhi da cerbiatta, ha trovato insieme alla sua stylist Valentina Davoli un modo originale ed efficace per essere in prima linea: il progetto Earthache, una linea di abbigliamento in cotone biologico, prodotto con criteri eco e sostenibili – che per adesso ha solo t-shirt ma che conta di allargare presto la propria offerta. - Che cos’è Earthache? “Earthache è il “mal di terra”, que-

sto nome è nato dalla volontà di “ironizzare” inglesizzando un concetto: il nostro pianeta lancia in continuazione messaggi di sofferenza. Le azioni umane, o meglio il non agire umano, stanno portando il territorio su cui abitiamo a manifestare la propria intolleranza alla nostra mancanza di rispetto delle risorse naturali che non sono illimitate e che avremmo il dovere di utilizzare con parsimonia. Il nostro “Mal di Terra” nasce dal desidero di sensibilizzare il consumatore sulle tematiche ambientali, dalla necessità di una presa di coscienza al fine di un miglioramento degli stili di vita, anche attraverso un semplice capo di abbigliamento quale una t-shirt di uso comune ed abituale per tutti noi”. - Quante persone impegna il progetto e qual’è il ruolo di Giorgia? “Earthache impegna un gruppo di 5 persone, dallo sviluppo del concetto stilistico e grafico fino alla produzione. Per adesso abbiamo solo t-shirt realizzate con cotone naturale al 100% con stampe ad acqua, i tessuti arriva-

no dall’est mentre il confezionamento del capo e’ tutto “Made in Italy”. Una limited edition venduta solo on line sul sito www.earthache.it. Giorgia, molto attenta alle tematiche ambientali, supporta e sostiene il progetto per diffondere un messaggio nuovo, basato su un consumo consapevole, su un sistema di valori che mettano in risalto un modo di vivere etico, ecosostenibile”. - Valentina è una stylist: la ricerca di uno stile eco-friendly è una moda come tante altre o un’esigenza avvertita da persone consapevoli? “Lo stile, secondo me è semplicemente essere se stessi e saper utilizzare qualche piccolo accorgimento per sentirsi a proprio agio. Bisognerebbe non cedere più all’acquisto di alcuni articoli che nel loro processo di produzione non tengono

conto dello sfruttamento minorile, del massacro degli animali e dell’ impatto ambientale della produzione. Lo stile eco-friendly è questo, secondo me: sentirsi cool rispettando il mondo che ci ospita - e questo sicuramente appartiene a persone consapevoli. Se poi per qualcuno è una moda come tante altre, spererei che presto possa diventare anche per loro uno stile di vita”. - Nella quotidianità è sempre complicato essere coerenti: Giorgia a cosa non potrebbe rinunciare? “Sinceramente potrei rinunciare a quasi tutto, nella quotidianità cerco di scegliere in base alla ecosostenibilità e la difficoltà ad essere coerenti viene più che altro dal fatto che il mercato non va incontro alle persone che vogliono fare questa scelta... Un esempio pratico: i prezzi di detersivi, sa-

Linea di abbigliamento

contro il ‘mal di terra’


il personaggio 13.

BANCARELLE BIO IN REGIONE

eco-friendly poni, assorbenti, pannolini, prodotti nel rispetto dell’ambiente sono spesso proibitivi per una famiglia con un reddito normale e non sono facilmente reperibili (senza contare che in una città come Roma stiamo ancora aspettando i giusti contenitori per la differenziata). Aspettiamo da tempo automobili davvero poco inquinanti ma non le mettono sul mercato. Si informa troppo poco la gente che più che rinunciare a qualcosa bisogna trovarne il corrispettivo in versione eco, quasi nessuno sa che usare piatti di plastica vuol dire sprecare tanti litri d’acqua e tanto petrolio per la fabbricazione di un solo piatto e che invece esistono anche in materiali organici! Senza contare che incentivare prodotti alternativi, così come le energie pulite, aumenterebbe posti di lavoro. Parlando di vestiti poi bisogna tener

presente che molte cose sono fatte ammazzando barbaramente animali o sfruttando persone, quella roba secondo me non andrebbe comprata. Il progetto Earthache ha le sue difficoltà: noi volevamo che fosse interamente Made in Italy, ma costava davvero troppo e abbiamo dovuto trovare un compromesso ma anche quando si affida del lavoro ad aziende estere bisogna accertarsi e garantire che nessuno venga sfruttato….Dopo quest’interminabile risposta ho trovato qualcosa a cui non mi andrebbe di rinunciare e che sicuramente inquina: una sigaretta ogni tanto fatta con tabacco biologico-senza additivi- e cartina di riso, certo inquina ma paragonata a una fuoriuscita di petrolio in mezzo al mare, direi che.. se pó fa!”

“Sentirsi ‘cool’

rispettando

il mondo che ci ospita”

In tutta la regione si contano 43 mercati che propongono prodotti bio. Quelli censiti, almeno, perché iniziative di questo tipo si moltiplicano rapidamente e rendono difficile il monitoraggio. Vediamo dove sono presenti le bancarelle bio in Emilia Romagna che aprono a cadenza settimanale o periodica.

PROVINCIA DI PIACENZA

MERCATO DELL’ARTIGIANATO DEI COLORI E DEI SAPORI, Piazza Duomo Piacenza, venerdì MERCATO DELL’ARTIGIANATO DEI COLORI E DEI SAPORI, Piazza Cavalli Piacenza, lunedì PIAZZA CASALI Piacenza, dal lunedì al sabato CURIOSANDO SOTTO IL CASTELLO CASTELL’ARQUATO, Piazza del Municipio, seconda domenica di ogni mese da marzo a dicembre (ore 9-19) MERCATO MENSILE DEL BIOLOGICO E DELLE COSE USATE FIDENZA, primo sabato di ogni mese

PROVINCIA DI PARMA

PROVINCIA DI BOLOGNA

Via Udine Bologna, presso il cortile della Scuola di Pace, venerdì (17.30-20.30) VAG61 - Via Paolo Fabbri 110 Bologna, martedi (17.30-20.30) MERCATO DELLA TERRA – Via Azzo Gardino Bologna, sabato (9-14) XM24 – Via Fioravanti 24 Bologna, giovedì (17.30-21) BIO MARCHÈ BUDRIO- BUDRIO Piazza Antonio da Budrio, lunedì (17-20) MERCATO DI VERGATO – VERGATO Piazza della Pace, sabato e domenica MERCATO DELLE COSE BUONE SAVIGNO Piazza centrale, seconda domenica del mese MERCOLBIO – IMOLA Mercato Ortofrutticolo Viale Rivalta 55, mercoledì (17-20)

PROVINCIA DI FERRARA

DOMENICHE BIO FERRARA – Piazza Castello Ferrara, seconda domenica del mese (9-19) SAPORI MATILDEI - BONDENO Piazza Garibaldi, sabato (8-13)

PROVINCIA DI RAVENNA

LA CORTE - DALLA TERRA ALLA TAVOLA, Via Imbriani Parma, sabato (8.30-13) ROCCA E NATURA – FONTANELLATO, Centro storico, quarta domenica di ogni mese (9-18) MERCATO TRAVERSETOLO – TRAVERSETOLO, Via San Martino, domenica mattina

MARTEDÌ GRAS – CSA Spartaco Via Chiavica Romea 88 Ravenna, martedì (18-21) BIOMARCHÈ LUGO - LUGO Logge del Pavaglione, venerdì (17-21) BIOMARCHÈ FAENZA - FAENZA Parco Vespignani, lunedì (17-21)

PROVINCIA DI REGGIO EMILIA

MERCATO DI FORLÌ – Mercato Forlì, lunedì e venerdì (7-13) MERCATO DI CESENATICO CESENATICO (FC) - Piazza Conserve, mercoledì e sabato (7-13) LE CRETE DI MONTENOVO SAN MAURO PASCOLI Via Renato Serra 17, lunedi, venerdi e sabato (9.30-12.45) MONTIANO - Via Provinciale Sogliano 2117, martedì e venerdì (15-20) RONCOFREDDO - Via Comandini 38, venerdìdomenica (8-12 e 14-21)

MERCATO DEL CONTADINO, Piazza Fontanesi Reggio Emilia, sabato mattina (8-13) MERCATO DI PIAZZA PICCOLA Piazza San Prospero Reggio Emilia, da lunedì a sabato

PROVINCIA DI MODENA

BIOPOMPOSA – Piazza Pomposa Modena martedì e sabato (8.30-13) MERCATO CONTADINO - Via Emilia Ovest Modena, venerdì (14-18) MERCATO DEL CONTADINO – SASSUOLO, via Po’ Località Braida, sabato mattina (7-12.30) MERCATO DI CARPI - Via Alghisi Ex Foro Boario Carpi, giovedì (8-13) BIOSPILLA – SPILAMBERTO, Torrione Medievale, venerdì (8.30-13) VIGNOL, via Cavova 4,venerdì pomeriggio e sabato

PROVINCIA DI FORLÌ-CESENA

PROVINCIA DI RIMINI

RIMINI – Via della Torretta 5, giorni feriali (15-19)


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Relazioni istituzionali e Programmazione culturale Fondazione Culturale Responsabilità Etica Onlus tel. +39 049 7399726 - email fondazione@bancaetica.org

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biodiversità .15

La vita sotto osservazione Un progetto italo-sloveno per il monitoraggio di nove aree protette Paparazzati, 24 ore su 24, 7 giorni su 7, fino ad ottobre 2013. Sono stati stanziati quasi 3 milioni e 240mila euro per allestire tutte le attrezzature necessarie ad avviare l’edizione più sperimentale del Grande fratello delle scienze naturali. Alla regia italo-slovena si trovano nove partner. Hanno le loro basi di osservazione dal ravennate al goriziano. Non sono fotoreporter d’assalto: dietro la macchina da presa ci sono studiosi, volontari e amanti dell’ambiente. I casting? Sono già stati fatti: al centro del mirino, ci sono intere comunità di animali e piante che abitano aree naturali protette. “È entrato nel vivo – annuncia Stefano Mazzotti, referente scientifico del Museo civico di Storia Naturale di Ferrara, ‘expertise’ del Parco regionale del Delta del Po dell’Emilia-Romagna – a febbraio, il Progetto Climaparks,

volto a monitorare gli effetti dei mutamenti climatici sulle biocenosi, ovvero sulle comunità animali e vegetali, nel Parco regionale del Delta del Po dell’Emilia Romagna: abbiamo installato rilevatori che, ogni mezz’ora, ci comunicano le temperature di diverse zone, nonché l’arrivo di animali”. La stessa operazione è stata fatta contemporaneamente in altri otto parchi, sotto la direzione del Triglavski narodni park, l’unico parco nazionale sloveno: quattro parchi italiani (tra cui l’Ente Parco Regionale Veneto Delta del Po e la Provincia di Ravenna) e altrettanti sloveni. ‘Cambiamenti climatici e gestione delle aree protette’. Questo è il sottotitolo del progetto, che si inserisce nel Programma per la cooperazione transfrontaliera Interreg Italia/Slovenia 2007-2013. L’obiettivo di tale studio è infatti duplice: i ricercatori svolgeranno una serrata attività di monitoraggio del clima, congiunta ad una rilevazione degli effetti sulla biodiversità e, di pari passo, sviluperanno nuove strategie gestionali per contrastare conseguenze negative, anche in un’ottica di rafforzamento e diffusione di atteggiamenti responsabili, nei

confronti dell’ambiente naturale. Ad esempio, mettendo in campo centri di informazione e programmi formativi. “Stiamo attivando – spiega Mazzotti - una rete permanente di postazioni informatiche per permettere una misurazione ed osservazione comune, consultabile on-line, in modo da costruire una solida base per procedere alle analisi comparative tra i parchi. Per fare il punto della situazione – aggiunge il ricercatore -, ci incontreremo periodicamente in assemblee plenarie”. Oltre all’attività di monitoraggio comparato, si punterà a rendere ancor più attenta la gestione delle aree osservate, attuando campagne di sensibilizzazione all’avanguardia: “avvieremo progetti pilota nel settore della gestione sostenibile delle aree protette e nella comunicazione dei dati ai visitatori. In tal modo i parchi svi-

lupperanno il concetto della visita ecosostenibile e diverranno un riferimento per sensibilizzare i cittadini sui cambiamenti climatici, sulla conservazione della biodiversità e sulla possibilità di adoperarsi in modo responsabile verso l’ambiente”. Mazzotti anticipa una di queste strategie, in fase di realizzazione: “una webcam sarà installata, con la collaborazione del Corpo forestale dello Stato, in uno dei luoghi più suggestivi del Parco del Delta emiliano-romagnolo: le immagini catturate saranno così trasmesse in tempo reale in una sala del Museo di via De Pisis. Non saranno riprese dall’alto, bensì in soggettiva: il visitatore potrà anche confrontare diverse registrazioni. Sarà l’esempio concreto del nostro slogan: ‘il Parco va in città’”.

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benessere .17

Emergenza edilizia scolastica La fotografia di Legambiente sullo stato delle strutture Oltre la metà si trova in area a rischio sismico, il nove per cento è a rischio idrogeologico, meno del cinquanta per cento possiede il certificato di collaudo statico e solo poco più del dieci per cento è costruito secondo criteri antisismici. Stiamo parlando dei 42.000 edifici scolastici italiani di primo grado. I dati sono quelli relativi al 2009 raccolti attraverso “ecosistema scuola”; l’indagine di Legambiente che per l’undicesimo anno presenta una fotografia esaustiva dell’edilizia scolastica del nostro Paese. “L’analisi dei dati – si legge nel fascicolo redatto da Legambiente - racconta che ancora circa un 36 per cento degli edifici necessita di interventi di manutenzione urgenti. Un dato che non accenna a scendere e che restituisce ancora la difficoltà degli Enti locali di tenere in piedi un patrimonio edilizio vetusto che per circa un 65 per cento è stato costruito prima del 1974, anno dell’entrata in vigore dei provvedimenti per le costruzioni localizzate in aree sismiche”. L’emergenza edilizia scolastica appare dunque un dato di fatto e l’inda-

gine di Legambiente, anche quest’anno, conferma l’entità e la varietà dei problemi. Tra le richieste avanzate da Legambiente in “ecosistema scuola 2011” al fine di migliorare le condizioni degli edifici scolastici spiccano quelle relative a un’edilizia di qualità e sostenibile come “la condivisione a livello nazionale di protocolli specifici per la definizione dei capitolati delle gare d’appalto per gli edifici scolastici, al fine di garantire una effettiva attenzione alla qualità ambientale e alla sicurezza delle strutture; l’individuazione di un meccanismo amministrativo e finanziario che faciliti i comuni e le province ad infrastrutturare le scuole con sistemi energetici da fonti rinnovabili, impegnando gli Enti Locali a rinvestire i proventi del conto energia nella manutenzione ordinaria e nelle ristrutturazioni improntate al risparmio energetico; la valorizzazione del ruolo delle scuole autonome per una più efficace gestione dei fondi ed una maggiore tempestività degli interventi per la piccola manutenzione”. “Ecosistema scuola”, inoltre, ha messo in luce anche la differenza qualitativa del patrimonio edilizio delle diverse aree del Paese; i comuni del Sud e delle isole, infatti, pur avendo un patrimonio edilizio relativamente più giovane delle regioni del nord, dichiarano maggiori necessità di interventi di manutenzione urgenti: più

della metà degli edifici al sud e nelle isole a fronte del 26 per cento delle regioni del nord e del centro. A tenere unita tutta la Penisola, invece, è il problema di carenza di strutture dedicate allo sport che mancano in oltre la metà degli edifici esaminati. Tuttavia, per quanto riguarda la nostra regione, possiamo dirci soddisfatti dello stato delle cose in quantosempre stando ai dati del dossier di Legambiente - insieme al Piemonte e alla Toscana, l’Emilia Romagna si posiziona ai primi posti per l’attenzione riposta nei confronti dei problemi relativi all’edilizia scolastica. In particolare, nella graduatoria di “ecosistema scuola 2011” per il livello di qualità dell’edilizia scolastica, tra le ottantadue città prese in esame, al terzo posto c’è Parma con una percentuale di 85,30; seguono Reggio Emilia – settimo posto - con il 76,57%; Ravenna -

undicesima - 73,54% ; Forlì – dodicesimo posto - 72,49%; Cesena – diciottesima - 67,46%; Piacenza – ventesima - 63,82%; Modena – trentesimo posto – con il 60,47% e Ferrara – trentunesima – col 58,71%. Più staccate Rimini e Bologna, rispettivamente al quarantacinquesimo e sessantaduesimo posto, con un livello di qualità dell’edilizia scolastica del 47,51 e 35,33 per cento. “Nel 2010 – si legge nel dossier – la Regione Emilia Romagna ha stanziato in media per ogni edificio circa cinquantatremila euro per la manutenzione straordinaria e circa diciottomila euro per quella ordinaria, ponendosi come prima fra le altre regioni in questa pratica”. Ferrara, dal canto suo, è al primo posto nella classifica nazionale con una spesa media investimenti per singolo edificio pari a oltre centosessantaduemila euro. L’Emilia Romagna – secondo le stime di “ecosistema scuola 2011” – ottiene il quinto posto fra le Regioni che utilizzano energia da fonti rinnovabili per gli edifici scolastici, con un dato del 9,5 per cento migliore sia della media nazionale – che è di 8,24% - che di quella del nord Italia che è pari a 9,01 per cento.

Oltre la metà

degli edifici

in aree a rischio sismico


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agricoltura biologica .19

Insieme per il biologico Un ‘patto’ fra produttori, istituzioni e consumatori per uno sviluppo sano dell’agricoltura Un “patto” per un modello agricolo rurale sostenibile, basato su una collaborazione con le istituzioni, i consumatori e le diverse forze sociali ai quali interessi davvero un cambiamento degli stili di vita e dei valori fondanti della società. E’ ciò che propone la Carta dei produttori biologici e biodinamici, approvata durante la prima Assemblea Nazionale del settore, organizzata nel mese di febbraio a Bologna da FederBio e a cui hanno preso parte oltre 200 realtà aziendali provenienti da tutto il territorio nazionale. Il documento si rivolge innanzitutto al governo e alle Regioni, per chiedere un diverso impegno a sostegno del comparto, a cominciare dalla nuova programmazione dello sviluppo rurale e della relativa politica europea, attraverso interventi rivolti ai nodi strutturali su cui si giocheranno le prospettive di sviluppo del settore. La base di partenza di ciascun progetto, come sottolineato nella Carta, è la collaborazione con le popolazioni locali, con i consumatori, con le associazioni ambientaliste con le

quali si condividono valori e stile di vita, per permettere uno sviluppo sostenibile ed etico del comparto e dei singoli territori. La Carta dei produttori contiene inoltre spunti concreti di azione che i produttori assieme a FederBio possono iniziare a mettere in atto per uno sviluppo sano dell’agricoltura biologica e biodinamica italiana. Il “patto” di sviluppo si basa su tre punti cardine. Il primo riguarda l’importanza dell’aggregazione. Le Op (Organizzazioni di produttori) permettono infatti di creare opportunità in termini di miglioramento della logistica e di continuità delle forniture, di definizione di parametri qualitativi condivisi, di collegamento tra aree e settori produttivi diversi tra loro e anche di finanziamento alle singole aziende. Il secondo aspetto vitale per la produzione biologica e biodinamica riguarda la filiera corta e il mercato locale: questi fattori devono crescere ben oltre la situazione

Veleni a tavola

attuale, specifica il documento, perché sono uno strumento privilegiato di valorizzazione del reddito dei produttori L’esclusione di pesticidi, e del legame con il territorio. Il terzo fertilizzanti e diserbanti chimici aspetto, infine, è la creazione di un progetto pilota interprofessionale: per dall’agricoltura biologica riconoscere il giusto peso a ciascun conduce a prodotti non inquinati, anello della filiera i produttori, i trasfordunque migliori per la salute. matori e i distributori devono essere I prodotti biologici hanno collaborativi per definire nuove regole qualità nutrizionali superiori contrattuali. rispetto a quelli dell’agricoltura “La realizzazione di accordi interproconvenzionale perché fessionali – commenta Paolo Carnemolcontengono più vitamine e più la, presidente di FederBio – è una deloligoelementi; spesso hanno le chiavi per valorizzare la produzione biologica nazionale e tutto il comparto. un gusto decisamente migliore Un’estesa collaborazione permette di e contengono meno acqua. In determinare le modalità di formaziopiù dobbiamo considerare che ne dei prezzi, i parametri qualitativi, le le sostanze chimiche di sintesi modalità di forniture e di gestione delgeneralmente adoperate nelle le piattaforme di trasformazione, coltivazioni non biologiche sono permettendo al comparto di generalmente sostanze ritenute crescere in equilibrio e ai consumatori di velenose per l’organismo umano. usufruire di pro- Nel mondo sono più di tre milioni dotti di qualità a all’anno (secondo i dati diffusi prezzi concorrendall’Organizzazione Mondiale ziali. Così – concludella Sanità) le persone che de Carnemolla - si sono intossicate da pesticidi, sviluppano un modelle quali più di 700.000 hanno dello sostenibile e riportato patologie croniche. un patto di crescita Circa 37.000, invece, sono i nazionale, sostetumori associati ad alti livelli di nuto campagne di esposizione ai pesticidi o ad una informazione e promozione”. lunga convivenza con gli stessi.

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BioAppetì al Fuorisalone 2011 presso lo Spazio Botta Head Quarter di Porta Romana D. La gamma BioAppetì di Con.Bio., proteine vegetali e piatti pronti 100% biologici e vegetali, protagonista dell’evento Eco-ntamination, progetto di Equology Ethic Competence. L’evento Eco-ntamination, che si svolgerà nel contesto del Fuorisalone a Milano dal 12 al 17 aprile 2011 presso lo Spazio Botta in via Botta 8 nel distretto Porta Romana D., è l’inedita proposta

del team di Equology Ethic Competence e nasce dalla volontà di sensibilizzare il pubblico sui temi della sostenibilità al fine di diffondere una stile di vita rispettoso dell’ambiente. Eco-ntamination si distingue perché è una selezione non convenzionale di prodotti, idee, proposte di aziende che hanno un’etica già acquisita o la volontà di fare dell’etica un punto di riferimento. L’evento è quindi un progetto di eco ed equo contaminazione, che non prevede stand perché non vuole essere una fiera: l’idea è, coerentemente con il concept, quella di

creare una continuità e uno scambio di valori e conoscenza tra partecipanti e visitatori. Eco-ntamination è infatti uno spazio vivo, ricco di sollecitazioni, dove si possono sperimentare prodotti e servizi di eccellenza, risultato della contaminazione tra Natura e Design e in cui è possibile valutare, provare e acquistare quello che è esposto, attraverso degustazioni, workshop o microeventi pensati ad hoc. In questo contesto si inserisce la gamma BioAppetì di Con.Bio. che si caratterizza per l’utilizzo di ingredienti 100% biologici e vegetali: le tre linee di produzione comprendono gli alimenti vegetali (tofu, seitan e tempeh), i piatti pronti (dallo spezzatino, al cous cous e ai burger) e la linea

forno (piadine e pizze con mozzarella a caglio vegetale). Con.Bio., durante la manifestazione Eco-ntamination, sarà protagonista con l’evento “BioAppetì on Stage” che prevede diverse sessioni in cui Chef qualificati proporranno al pubblico ricette sane, gustose e veloci da preparare, tutte a base di proteine vegetali. Ogni giorno sono inoltre previste degustazioni delle squisite linee BioAppetì 100% bio e vegetali. Un’occasione e un’opportunità da non perdere per chi vuole sperimentare nuovi sapori e per chi vuole arricchire la propria alimentazione con nuove proposte sane, gustose che fanno bene alla salute e all’ambiente. www.econtamination.it


turismo etico e solidale .21

Valicare le Alpi lungo la Via Francigena Seconda parte del diario di un viaggiatore ...a piedi Siamo pronti a partire per il nostro frammento di Francigena: un tratto relativamente corto (84 km sui 1600 totali) ma impegnativo dal punto di vista dell’intensità e che ci porterà a raggiungere i 2473 metri al Passo del Gran San Bernardo.

Do un’ultima occhiata alle mappe e raggiungo Cesare, Ciccio e Giulio che, zaino in spalla, sono ad aspettarmi sulla strada, mentre si gustano il tiepido sole del mattino agostano. Lasciamo velocemente la zona artigianale di Martigny per incontrare sul nostro percorso i punti forti della cittadina svizzera: la fondazione d’arte Pierre Gianadda, l’antico anfiteatro romanico e il museo dei cani San Bernardo. L’allevamento principale della razza alpina è in realtà al Passo, presso l’ospitale gestito dai monaci, ma viste le temperature proibitive che si registrano lassù d’inverno, i cani vengono portati a valle fino a primavera. Ci imbattiamo anche nelle prime frecce direzionali della Francigena, contrassegnate dall’icona del vescovo Sigerico, che nel 990 d.c. intraprese il tragitto Canterbury-Roma e ritorno. Ed è proprio dal suo dettagliato diario

di viaggio che è stato tracciato l’itinerario storico che attraversa quattro nazioni. Lasciamo il centro di Martigny e incontriamo i boschi circostanti. Prima dell’immersione nel mare di abeti, il percorso ci obbliga ad attraversare i binari del Saint Bernard Express, stando attenti che non sopraggiunga il treno. Iniziano anche le salite e malgrado l’ombra della fitta vegetazione montana si comincia a sudare parecchio. Il sentiero sale di circa duecento metri, alla nostra destra scorre il Rodano. Il rumore delle acque impetuose del torrente accompagnerà il nostro percorso per un bel po’ di chilometri. Arrivati in località Bovernier Giulio chiede una pausa per tirare un po’ il fiato. Ne approfittiamo per fare il punto sul percorso: siamo fuori dal bosco e scorgiamo sulla nostra destra il paesino di Sembrancher che contiamo di raggiungere a breve. Prima che il territorio si impenni verso le maestose vette che superano i tremila, i terreni più vicini al nostro punto di visuale sono ricamati da vigneti e alberi da frutto. Riprendiamo percorrendo un falsopiano che costeggia un numero sterminato di vigne. Qua nel Vallese si producono i vini migliori della Svizzera, sia bianchi che rossi, con punte di eccellenze toccate dai “grain noble” dolci.

Mentre superiamo gli ultimi filari di vite Cesare già pregusta i possibili abbinamenti della cena, azzardando un elenco delle probabili specialità culinarie della zona. Forse è l’avvisaglia della necessità di mettere qualcosa sotto i denti e di fare una pausa corroborante. Solo Ciccio salterebbe ostinatamente ogni pranzo, ma si deve arrendere alla volontà della maggioranza. Il luogo preposto è un bel prato ombreggiato alle porte di Sembrancher. Alla ripartenza ci attende un tratto di asfalto, sempre minaccioso in ottica vesciche. Fortunatamente è solo un breve raccordo per farci tornare a calpestare il sentiero sterrato che accarezza ettari di prati verdi dove pascolano mucche e ovini. Ci viene la tentazione di fermarci in una qualsiasi delle tante fattorie a chiedere un bicchiere di latte fresco. Ma la destinazione di oggi è ormai prossima. La scorgiamo appena superata una curva del tracciato, subito dopo aver scorto il cartello che indica la frazioncina di La Douay. Prima di partire avevo prenotato due doppie al B&B “Le Gite”, una classica baita alpina con la base in mattoni e il resto della struttura in legno. Sono le 5 del pomeriggio, Stephane, il proprietario, è nell’ingresso, ci dà il benvenuto dicendo che ci stava aspettando. È stata una tappa molto tranquilla. Dopo la doccia una tripla partita a calcio balilla decreta me e Cesare come vincitori e come tali ci spetta una birra a testa pagata dai secondi. Fuori il cielo comincia a coprirsi di nuvole. Le pendenze che cominceranno alla terza saranno più impegnative. Leonardo Rosa


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energie rinnovabili

Il solare termico in una parabola Una nuova tecnologia distribuita in esclusiva da Enercooperattiva L’avanzata della tecnologia non conosce riposo e se ormai ci siamo abituati ai tetti degli edifici e delle abitazioni coperti dai pannelli solari, termici o fotovoltaici che siano, fra poco verremo stupiti da un’altra novità in arrivo sul nostro territorio: le parabole solari termiche. Niente paura, non parliamo di strani macchinari bellici ma di un’evoluzione del solare termico “classico”. A spiegarne le caratteristiche è stato interpellato il dott. Rocco Sorrentino di Enercooperattiva. “La parabola solare termica a concentrazione è il futuro del principio di sostenibilità. Se fino ad ora i pannelli solari termici che si sono andati installando sui tetti producevano acqua calda prevalentemente nella bella stagione o in zone felici dal punto di vista climatico, la parabola - per le sue particolari caratteristiche tecniche - permette di raccogliere i raggi solari in maniera tale da scaldare l’acqua a 30-35 gradi anche in pieno inverno e in condizioni di cielo coperto. Questo è reso possibile dalla grande particolarità del prodotto: non si tratta più di una struttura fissa orientata verso sud, come sono montati oggi giorno i pannelli classici, ma di una struttura rotante che segue il sole nei suoi spostamenti - come un girasole gigante”. I vantaggi portati dalle parabole sono moltissimi. “Innanzitutto i costi di installazione: 2 pannelli solari classici costano circa 5.000 euro mentre una parabola - producendo l’acqua calda pari a quella prodotta da circa 4 pannelli di vecchia generazione - costa circa 6.500 euro e riscalda fra i 300 e i 400 litri d’acqua. Seconda cosa, mentre i pannelli termici in inverno portano l’acqua a 10-15 gradi, la parabola arriva fino ai

35 e questo significa che - associandola ad un impianto di riscaldamento domestico a pavimento - è possibile riscaldare la casa con un minimo ausilio di combustione di gas. Economico ed ecologico. In più il costo dell’apparecchiatura può essere detratto dalla dichiarazione dei redditi come le spese di ristrutturazione”. Dunque la parabola solare sarebbe la soluzione ideale per produrre acqua calda ad impatto ambientale zero anche in quelle zone che, per posizione geografica, non sono particolarmente assolate. “Il futuro dell’energia è in queste nuove tecnologie e nella buon senso di chi governa – ha spiegato ancora Sorrentino – giacché, pur trascurando per un attimo i vantaggi economici per chi la utilizza e l’ecosostenibilità dell’energia solare – il fotovoltaico e il termico creano posti di lavoro e flussi di ricerca e crescita per il paese. La parabola solare termica a concentrazione ha un brevetto ZSolex ma la distribuzione sul territorio ferrarese è un’esclusiva Enercooperattiva – se vi trovaste a passare nei pressi dello show room della cooperativa Sienergia in via Zucchini a Ferrara potreste vederne una installata e perfettamente funzionante. Negli ultimi sei mesi abbiamo installato circa una sessantina di impianti, dando da lavorare a cinque aziende – impegnando nel montaggio e nella gestione circa cinquanta persone. Moltiplicando i nostri numeri per le decine di aziende che lavorano oggi in questo settore arriviamo a cifre consistenti. Questo significa che davvero la produzione di energia rinnovabile è un volano dell’economia nazionale in questo momento. Il Governo dovrebbe adattarsi alle nuove esigenze del paese e della sua economia, guardando al futuro e ampliando i margini della propria visuale: fotovoltaico, solare termico, eolico a scapito della schiavitù dal petrolio e dalla opzione nucleare: Giappone docet”.

APPUNTAMENTI

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Vivicittà 2011, la corsa che unisce

domenica 3 aprile alle ore 10,30

Sarà nel nome dell’Unità d’Italia che si correrà la XXVIII edizione del Vivicittà, tradizionale manifestazione podistica curata dalla Uisp in simultanea in 43 città italiane, 18 città nel mondo, 12 campi profughi palestinesi in Libano, 17 istituti penitenziari e minorili. Con Vivicittà si rinnova il messaggio che accompagna la manifestazione fin dal suo debutto nel 1984: il rispetto per l’ambiente anzitutto, attraverso l’uso di materiale eco-sostenibile (manifesti in carta ecologica, shoppers e bicchieri in mater-bi, t-shirt in cotone biologico, raccolta differenziata dei rifiuti) e la sensibilizzazione all’uso consapevole dell’acqua, con l’uso di un logo per la campagna a difesa delle risorse idriche e la distribuzione di una brochure informativa. Per info e adesioni http://vivicitta.uisp.it/

Nordic Walking nelle Valli di Comacchio domenica 17 aprile

Camminata nordica con tragitto Comacchio – Argine Valle Fattibello - Stazione Pesca Foce Valli di Comacchio - Casone Pegoraro e ritorno (ca 10 km) Prenotazione obbligatoria: 0533 314003 milenamedici@parcodeltapo.it

Una struttura

rotante in grado di seguire

sole

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ISSN 2037-447X

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Registrazione Tribunale di Ravenna n. 1343 dell’11/01/2010 Direttore responsabile: ROBERTO AMADORI Art Director: SERGIO TOMASI

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