Po L’orto
il gigante offeso a pag. 3 cresce in casa a pag. 5
Il tubero della discordia
a pag. 7
Cerviaper le autoNATURA
Centri Off
, la CITTÀ-
limit Muoversi a DUE RUOTE
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a pag. 11
Bill Gates come Noè
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Le Città invisibili
“Le città come i sogni sono costruite di desideri e di paure”. Mai come in questo periodo le parole di Italo Calvino diventano di attualità. Abbiamo assistito con un misto di ansia e impotenza all’onda nera provocata dallo sversamento di idrocarburi che ha percorso l’intero corso del Po facendo gridare ambientalisti e scienziati al disastro ecologico. Abbiamo tolto
le mani dal volante per metterle sul manubrio delle nostre biciclette in occasione delle domeniche chiuse al traffico in pianura padana. Un gesto forse più simbolico che efficace, ma utile a riportare all’attenzione di tutti l’allarme inquinamento nell’aria che respiriamo. Ma oltre alle paure ci sono anche i desideri. Il desiderio di riscoprire la
natura che ci circonda, di tornare a sentire il sapore di ciò che mangiamo, di accorgerci che accanto al grigio esiste ancora il verde. Sempre Calvino, nelle sue “Città invisibili”, temeva di perdere a poco a poco il ricordo della propria città, perché le immagini della memoria possono cancellarsi. In questo numero parliamo di tutto questo. Dello stato di salute dei centri
urbani e del grande fiume, degli orti fatti in casa e del birdwatching, dei prodotti ogm e del ritorno alle due ruote ecologiche. Per fissare con le parole tutto quanto ci circonda. Per non perderlo. Perché se anche ci siamo costruiti delle paure, dietro l’angolo ci aspettano i desideri. La Redazione
SOS Po, un gigante maltrattato Dopo l’emergenza petrolio sono urgenti misure per salvare il Grande Fiume Esiste un confine labile tra genio e pazzia, tra la terra e l’orizzonte, tra il bene e il male. Ed è esistito un confine labile tra un disastro ambientale e uno scampato pericolo, nel recentissimo passato. Quella linea è rappresentata dalle barriere anti-petrolio poste a Isola Serafini, nel Piacentino. Il disastro ambientale cui facciamo riferimento è, ovviamente, quello relativo allo sversamento del petrolio dalla dismessa raffineria della Lombarda Petroli a Villasanta, in provincia di Monza e Brianza, mentre il sospiro di sollievo per quanto poteva verificarsi ma non è successo riguarda naturalmente il Po e tutto ciò che gli ruota attorno. Ma il presidente Legambiente dell’Emilia Romagna, Lorenzo Frattini, invita a non sottovalutare quanto successo e, soprattutto, a non ricordarsi del Grande Fiume solamente quando si è alle prese con disastri o minacce ambientali. Quando è troppo tardi. “Perché - ricorda - sono più di quelle che pensiamo le attività che dipendono dal Po, e in molti si rendono conto dell’importanza basilare delle acque solo quando sono minacciate. Pensiamo al turismo, a chi vive di pesca, agli allevatori di mitili, all’acqua potabile, all’agricoltura”. Te s t i m o n i a n z a del poco valore che si dà in tempi di normalità al Po ed anche al Lambro, teatro d’origine della vicenda-petrolio - sottolinea Frattini - l’annullamento dei contributi per il progetto “Valle del Fiume Po”, 180 milioni di euro destinati alla rivalorizzazione e ripopolazione del percorso fluviale principe nel nostro Paese. Non solo: secondo il referente emiliano romagnolo di Legambiente, anche la lentezza ed il sottovalutare la marea
di petrolio che dalla Lombarda Petroli condario, è la rinaturalizzazione delle è arrivata al Lambro, rimediata solo sponde del Po: il fiume avrebbe così dalla tempestività e dall’esperienza capacità di espandersi secondo della Protezione Civile, è il simbolo di ritmi dettati dalla natura, dimiun caos che regna a monte. Per evitare nuendo così i rischi legati alle alla radice, o circoscrivere limitando i piene e avendo possibidanni al massimo nel caso di attacchi lità di autodepurarsi. di terrorismo ambientale o incidenti, Ma, ad oggi, quali servirebbe “una Cabina di Regia, per previsioni possono sopperire a quella mancanza di comu- essere fatte sulla renicazione che Legambiente ha riscon- ale portata del disatrato nelle prime fasi dello sversamen- stro della Lombarda Peto di idrocarburi”. troli? Vediamo Legambiente qualche cifra, forchiede a gran nita direttamente voce un’intensifida Legambiente. cazione del moA conti fatti, sono nitoraggio delle stati sversati grandi industrie: delle grandi industrie 3.000 metri cubi “Bisognerebbe di petrolio, cioè capire perché il declassamento del 2.600 tonnellate di idrocarburi di cui rischio per la Lombarda Petroli: 1.800 di gasolio e 800 di oli combuperché agire così quando era stoc- stibili. Gli interventi di contenimento cato ancora moltissimo petrolio?”. hanno fatto sì che 1.250 tonnellate Il timore tra i referenti Legambiente venissero bloccate dal depuratore di è che “il Po venga abbandonato a se Monza, 300 nel piazzale della Lomstesso”. E, considerando il numero di barda Petroli, 200 fermate lungo il affluenti che vi confluiscono (vedi il Lambro e 450 arrestate dalla diga Lambro) e la pochezza dei controlli di Isola Serafini. Delle 400 tonnellae del coordinamento dalla sorgente te che mancano all’appello, quantità al Delta, non è paradossale pensa- imprecisate sono evaporate o si sono re che altre situazioni come quella depositate sulle sponde, e dunque vissuta il 23 febbraio possano ripe- solo una piccola frazione, sicuramente tersi. Con il rischio che non finiscano inferiore al 10% dello sversamento, ha “bene” come in questa circostanza. raggiunto il delta e da qui l’Adriatico. Timori che il camper di Legambiente, E, per l’ecosistema Po, quache ha percorso a ritroso – dal Delta a li danni si possono prevedeVillasanta - le zone re sul medio-lungo termine? colpite dal pericolo Premesso che Legambiente non rifepetrolio, ha raccol- risce di episodi macroscopici come to dalla viva voce l’emblematico uccello ricoperto dal di pescatori, alle- petrolio, “l’avvenimento – afferma vatori e agricoltori. Frattini - non ha avuto conseguenze Ad un sistema macroscopiche, ma non possiamo competente ed illuderci che non ne abbia a livello organizzato an- microscopico. Una ricaduta sull’ecodrebbero aggiun- sistema ce l’avrà sicuramente, e più ti, per rendere la macchina oliata e evidente sarà per flora e fauna del pronta a prevenire il peggio, depu- Lambro, dove è passato più petrolio”. ratori funzionali e un maggior nu- Infine, quella che a oggi pare una mero di controlli, specie a monte vera e propria utopia: “Siamo convin“perché – sottolinea Frattini – quello ti – conclude Frattini – che mettendo che è successo in Lombardia non è in pratica gli accorgimenti che vanche fosse poi così lontano da quan- no dai controlli al rispetto dell’ecoto poteva accadere alla foce del Po”. sistema, si possano riportare alla Altro aspetto, che può risultare se- balneabilità sia il Lambro che il Po”.
Legambiente chiede maggiori
controlli dalla
sorgente al delta
Intensificare il monitoraggio
Daphne, laboratorio galleggiante Nei giorni di passaggio del petrolio che non è stato fermato a Isola Serafini (Pc), il Delta del Po e l’Adriatico sono stati tenuti sotto stretto monitoraggio per verificare che residui di petrolio e oli combustibili non arrivassero ai preziosi allevamenti di mitili della Sacca di Goro e non arrivassero a danneggiare flora e fauna marina. In azione il battello oceanografico Daphne II, che presidia la costa svolgendo attività di studio, ricerca e controllo sull’ecosistema marino e sulla qualità delle acque. La dotazione scientifica di bordo permette il rilevamento dei principali parametri idrologici, il prelievo di campioni nelle matrici acqua, sedimenti e biota, oltre alle riprese sottomarine con telecamere filoguidate. Un vero e proprio ambulatorio galleggiante, insomma, su cui sono installati la strumentazione scientifica e i mezzi adibiti al pretrattamento (filtrazione e fissazione) e alla refrigerazione dei campioni raccolti. Presenti una sonda multiparametrica per analisi sulla verticale dotata di elettrodi per la determinazione dei valori di temperatura, salinità, ph, ossigeno disciolto, clorofilla “a” e torbidità. La sonda trasmette via cavo le informazioni acquisite a una centralina comprendente il sistema di visualizzazione dei profili verticali, di registrazione e di tabulazione dati. Gli stessi possono essere immediatamente elaborati e trasformati in grafici dal computer di bordo. Nel laboratorio è presente anche un fluorimetro predisposto per la misura della clorofilla “a”. Il sistema è in grado di effettuare misure direttamente sull´acqua di mare senza che sia stata preventivamente trattata. Oltre a numerosi altri strumenti, in dotazione diverse telecamere e macchine fotografiche predisposte alla fotodocumentazione subacquea.
Cara, esco in balcone a comprare la frutta La nuova frontiera del cibo “bio” è l’orto in terrazzo Dal balcone al piatto: è questo il percorso della filiera di produzione di frutta e verdura più trendy del momento. Altro che chilometri zero tramite gruppi di acquisto solidale: l’autoproduzione più ecologica e alla moda è assolutamente domestica. Trasformare il proprio balcone in un piccolo orto è una passione crescente che coinvolge 4 italiani su 10, e un “coltivatore” su quattro è un giovane tra i 25 e i 34 anni. Ma l’interesse aumenta con l’età e raggiunge quasi la metà degli over 65. È il quadro che emerge da una recente indagine Istat, che rileva che negli ultimi 5 anni il numero di strumenti da giardinaggio, in Italia, è aumentato del 50%, per effetto di questo hobby condiviso sia da donne che da uomini. IL PROGETTO DELLA REGIONE. Una passione incoraggiata anche da progetti innovativi finanziati dalla Regione Emilia-Romagna, come nel caso de “La città degli orti”, che dal 2008 vede capofila il Centro di Educazione Ambientale della Provincia di Ferrara: a seguito di un censimento degli spazi coltivabili in ambito urbano, ha coinvolto in una fase informativa e formativa 124 cittadini, attraverso la gestione condivisa di orti cittadini. Uno degli obiettivi di questo progetto è la “creazione di un network di soggetti produttori e distributori, per promuovere la filiera corta del settore agroalimentare” spiega Stefania Sacco, dell’Ufficio Agenda 21 della Provincia. Un’opera di sensibilizzazione diffusa,
che sarà inoltre estesa alle scuole. AGRICIVISMO. Questo esercito di pollici verdi si mobilita soprattutto con l’arrivo della primavera. E ha anche un nome: “agricivismo”. Si tratta di un fenomeno che vede la campagna entrare nelle città: i cittadini divengono soggetti attivi nella promozione di un’educazione alimentare, ristabilendo un legame spesso dimenticato con l’ambiente e le sue risorse. Balconi e terrazze diventano oasi di una economica attività antistress, in cui riscoprire la forte tradizione agricola del territorio della nostra pianura, ma anche per permettere alle giovani generazioni di verificare che le cipolle non nascono sugli alberi, o che i pomodori non sono ortaggi invernali. Permette di assaporare il succulento sapore della melanzana e di odorare l’inteso dolce profumo delle fragole. SALUTE. Prendersi cura di pomodori, oltre che di gerani, coltivare rosmarino e limoni, oltre che petunie, contribuisce ad aumentare il senso di autostima e buonumore nei novelli agricoltori, che possono offrire ai propri amici e parenti il gustoso frutto della loro quotidiana attività. Inoltre coltivare un orto allunga la vita: di un anno o due, dipende dall’intensità, assicura il British Medical Journal. Crescere ciò che si mangia è inoltre garanzia di sicurezza: al bando pesticidi chimici o integratori, si apre il fronte del compostaggio dei propri rifiuti organici. ECOLOGIA. L’agricivismo è quindi un’attività ecologica a tutto tondo: si mette in moto il processo di riciclaggio dell’acqua, annaffiando le piantine con l’acqua di cottura delle verdure, nonché quella piovana. L’orto pensile diminuisce tra l’altro l’inquinamento
atmosferico: evita l’uso dei mezzi agricoli nelle coltivazioni intensive, bypassa il trasporto su gomma lungo le strade della penisola e assorbe CO2 e i raggi Uv. E se il cruccio di molti è Molti credono che coltivare un che le particelle inquinanti presenti nell’aria si depositino sugli ortaggi che orto sia complicato e richieda molti crescono sui balconi, occorre tenere attrezzi speciali. Occorre invece presente che tali “polveri sottili” viagtenere conto di pochi e semplici giano a un’altezza piuttosto bassa: si accorgimenti. Per cominciare, ci si diffondono infatti in un’area delimitadeve procurare almeno un vaso, ta tra i 20 e i 50 metri dallo scarico. preferibilmente in terracotta, o Per gli spazi al pian terreno, è consirecuperato da materiali di scarto, gliato quindi coprire le piante con tescome le cassette della frutta. suto non tessuto, e lavare bene prima “Occorre tener presente – precisa di mangiarne i prodotti. Una buona pratica consiste inoltre nel rinnovare il vicedirettore di Coldiretti Ferrara, Riccardo Casotti, responsabile spesso il terriccio, per diluire con il compost gli agenti inquinanti, e per provinciale di Campagna Amica nutrire le piante, rendendole più resil'esposizione del balcone, perché stenti alle aggressioni. le piantine necessitano di una ESTETICA. Da non dimenticare l’imbuona dose di luce e calore per patto scenografico di un orto pensile: crescere bene. Ma occorre prestare ciò comporta un miglioramento della attenzione anche al tipo di terra: qualità della vita, dando un aspetto per una scelta ideale deve essere più verde e quindi accogliente alle noprelevata da campo incolto di stre città. campagna, ricco di humus. Ad ECONOMIA. Si è anche visto che essa va aggiunto del concime una parete verde di un edificio comorganico”. Calendario alla mano porta vantaggi termici e di ecosostenibilità: i consumi di termoregolazione si per verificare il miglior periodo di riducono, e si risparmia sulla bolletta. messa a dimora di semi e piantine, Ma i vantaggi economici non finiscono e a noi la scelta del prodotto: qui: un prodotto cresciuto nel proprio “non c'è che da scegliere - spiega orto risulta più economico di un proCasotti - tra peperoni, cetrioli, dotto acquistato al supermercato. melanzane, peperoncini piccanti COLTIVARE VIRTÙ. L’agricivismo dalle mille forme, rotondi, a cono, permette quindi di ripensare a una a campana, pomodori con i frutti dieta più attenta all’origine e alla qualità del prodotto, rivalutando al tempo piccoli e dolci, fagiolini e ogni tipo stesso virtù civiche tanto fondamentadi ortaggio capace di crescere in li quanto bistrattate, come la pazienza vaso”. Le piantine più richieste? Il e la coscienza del limite, necessarie vicedirettore di Coldiretti rileva: per una adozione matura di un ap“Sono quelle di insalata, perché proccio ecosostenibile.
sono semplici da coltivare e garantiscono il raccolto dopo appena 40 giorni, con un costo di soli pochi centesimi di euro”.
Amflora, la patata… bollente Si riaccende il dibattito sugli Ogm dopo il “sì” dell’Europa al tubero biotech Ha destato l’attenzione dell’opinione pubblica e politica in poco tempo la notizia, diffusa dai media all’inizio di questo mese, dell’autorizzazione data dalla Commissione europea alla coltivazione della patata geneticamente modificata - “Amflora”, prodotta dalla multinazionale tedesca Basf - e il suo utilizzo per uso industriale e come mangime per animali. L’annuncio fatto da Johon Dalli, responsabile della salute nell’Esecutivo Barroso, di fatto, dopo quasi dodici anni, mette fine alla moratoria sulla coltivazione di Ogm in Europa, ma di pari passo apre il confronto politico sul futuro degli Ogm nell’Unione europea. A tranquillizzare presto gli animi, oltre alla posizione del ministro dell’agricoltura, Luca Zaia - subito intervenuto sull’argomento esprimendo la propria contrarietà nei confronti della decisione presa dalla Commissione europea - è stata la stessa Commissione dichiarando che, entro l’estate, verrà approvata una normativa con cui sarà demandata agli stati membri la decisione di autorizzare o meno la coltivazione di piante geneticamente modificate sul proprio territorio. Intanto, nei giorni scorsi, a Parma, il ministro della Salute, Ferruccio Fazio - nell’incontro conclusivo con la stampa alla “Quinta conferenza ministeriale su ambiente e salute” promossa dall’Organizzazione mondiale della sanità per l’Europa e dai ministeri della Salute e dell’Ambiente italiani - dopo aver dato notizia che sulla sicurezza degli Ogm sarà compiuto un controllo sistematico e un monitoraggio attraverso l’autorità europea per la sicurezza alimentare (Efsa), ha spiegato i fattori che giustificano la posizione contraria dell’Italia all’introduzione di organismi geneticamente modificati. “Se è vero – ha detto il ministro – che gli Ogm simulano
l’evoluzione naturale è anche vero che lo fanno a velocità molto superiori alla norma, dunque c’è da attendersi che ci siano delle differenze”. “Se è vero – ha osservato – che non ci sono al momento effetti negativi conosciuti è anche vero che non si può escludere la presenza di altri effetti sconosciuti, come le resistenze agli antibiotici”. Ma facciamo un piccolo passo indietro e fermiamoci un attimo a capire cosa si intende per Organismo geneticamente modificato. Un Ogm è un organismo nel cui patrimonio genetico viene inserito un gene estraneo, spesso di specie diversa, per conferirgli una caratteristica nuova e la tecnica di ingegneria genetica utilizzata è quella del Dna ricombinante, che dà origine al nuovo individuo detto transgenico. I cibi transgenici sono comparsi nel mondo scientifico circa una quindicina di anni fa e gli studi in campo alimentare, ovviamente, sono stati indirizzati inizialmente sulle specie vegetali di maggior interesse economico: mais, soia, colza e cotone. I geni impiegati nell’operazione di trasferimento sono stati quasi sempre quelli che aumentavano la resistenza della pianta agli insetti e agli erbicidi. Siamo però certi che una volta inserito nell’ambiente in cui viviamo l’Ogm non contamini gli organismi non modificati con cui verrà in contatto? Dal momento che le piante transgeniche - a detta dei ricercatori del Cnr - sono più forti di quelle “normali”, potrebbero prendere il sopravvento e c o m p ro m e t t e re la biodiversità del nostro pianeta? Questo è un primo quesito. L’altro riguarda la salute dei consumatori. Gli organismi geneticamente modificati possono danneggiare il nostro organismo? Le ricerche a tale riguardo sono intense e costanti e, proprio a proposito della patata Amflora, l’Efsa (Autorità europea per la sicurezza alimentare) ha avuto l’incarico di compiere studi ulteriori per chiarire la reale sicurezza degli Ogm. È altrettanto vero che la superstizione e la paura spesso prendono il sopravvento. Succede soprattutto quando
Confagricoltura:
“Transgenico,
strada percorribile”
l’informazione è insufficiente o del tutto inesistente. Oggi, infatti, molti prodotti, dai mangimi per animali ai composti nei nostri cibi - farine o amido di mais - sono ottenuti con prodotti transgenici a nostra insaputa. Nicola Gherardi, presidente di Confagricoltura di Ferrara - che sul problema Ogm fa sapere che la linea del sindacato non è affatto di rifiuto nei confronti del transgenico e che anzi un suo impiego potrebbe aiutare numerosi imprenditori agricoli, soprattutto quelli che investono sul comparto produttivo del mais - ha voluto lanciare una piccola provocazione. “E’ troppo semplice chiedere alla gente comune ha detto Gherardi - se è favorevole o contraria agli Ogm? Perché non proviamo a chiedere loro se mangiano il prosciutto di Parma o il Grana Padano? E quando ci avranno risposto di sì – ha continuato il presidente di Confagricoltura – allora gli chiederemo se sono a conoscenza del fatto che entrambi quei prodotti sono realizzati con l’utilizzo di bovini e suini allevati con mangimi prevalentemente composti da Ogm”. Secondo Confagricoltura, infatti, il problema di fondo è la scarsa informazione e la poca fiducia, dettata dall’ignoranza della maggior parte della gente comune, nei confronti della ricerca scientifica. “La prima cosa che diciamo - ha continuato Gherardi - è che bisogna fare ricerca; una ricerca che deve essere finanziata dal pubblico. Lo scopo di un sindacato è quello di tutelare gli interessi di una categoria, nel mio caso degli imprenditori agricoli. Di conseguenza - ha concluso il presidente - se le ricerche porteranno risultati favorevoli io formalizzerò la richiesta al ministero di poter utilizzare prodotti modificati geneticamente. Sarà poi il consuma-
tore a decretare il successo o l’insuccesso dei prodotti col suo acquisto o mancato acquisto. Ma perché dovrei impedire all’imprenditore di percorrere la strada degli Ogm soprattutto quando questa dovesse rivelarsi economicamente e qualitativamente favorevole”. Di parere contrario Riccardo Casotti, vice direttore Coldiretti di Ferrara - da sempre in prima linea nella difesa del “Made in Italy” - che ha mostrato una totale chiusura e diffidenza nei confronti delle colture transgeniche: “L’Ogm nell’agroalimentare non è un tema gradito agli agricoltori. Non è una posizione retrograda né un timore per la novità – ha sottolineato Casotti ma un giudizio sulla non utilità”. Le preoccupazioni di Coldiretti sulla scarsa limpidezza dell’argomento derivano anche dal fatto che questi prodotti - la patata Amflora ne è un esempio - vengano proposti da aziende multinazionali con grossi interessi nella farmaceutica. “È prematuro infatti - ha ribadito Casotti aderendo alle posizioni dei ministri Fazio e Zaia - parlare di tranquillità nei confronti dell’utilizzo degli Ogm da un punto di vista salutistico. La prudenza in questo campo ci ha spinto a essere fermi su posizioni di non adozione soprattutto in una realtà come quella italiana dove ha più senso puntare sulla possibilità di fregiarsi della libertà dagli Ogm come fattore distintivo della nostra produzione”. Del resto è noto che da oltre dieci anni Coldiretti ha adottato politiche di sostenibilità e sviluppo compatibile per esaltare al massimo le caratteristiche territoriali, pertanto “anche da un punto di vista etico - conclude il vice direttore - quella degli Ogm ci sembra una strada da interrompere”.
Coldiretti:
“Meglio puntare
sulla qualità
italiana”
A Cervia la natura è ‘lenta’ Per la prima volta la città romagnola entra nel calendario degli eventi di “Primavera Slow” Nove settimane - dall’1 aprile al 30 maggio - con più di trecento eventi di rilievo locale ed internazionale, dal birdwatching al concorso di fotografia naturalistica, dalle escursioni a piedi a quelle in barca, in bici e anche a cavallo; dai laboratori sul documentario naturalistico a quelli sull’enogastronomia. È solo una veloce panoramica del vastissimo programma - presentato ai media nazionali il 25 febbraio scorso, a Milano - della “Primavera Slow 2010” : un’occasione per scoprire il parco del Delta del Po dell’Emilia-Romagna. “La Primavera Slow è il ritorno molto atteso - ha detto alla stampa il presidente di Delta 2000, Giancarlo Malacarne - di un evento che ormai ha varcato i confini della regione ed è riconosciuto come un momento di importanza nazionale e, mi piace dire, anche europea”.
I ritmi della primavera che ritorna a all’11 aprile, con un programma ricco colorare e animare le rive del fiume di attività. Per la prima volta la città Po, dopo il lungo letargo invernale, di Cervia entra nel calendario di apsono lenti come quelli del turista di puntamenti della “Primavera Slow” questo secolo. Un turista attento e in- e lo fa offrendo al turista tutti i suoi teressato a riscoprire il territorio che tesori. “Una grande idea molto semha voglia di interagire con la natura ri- plice - ha commentato con la stampa spettandola. “Il turismo naturalistico e Nevio Salimbeni, assessore al turismo il birdwatching in particolare - ha riba- del comune di Cervia - quella di far dito ai giornalisti intervenuti a Milano conoscere una cittadina, già famosa il presidente Apt dell’Emilia Romagna, per il glamour e i divertimenti, anche Massimo Gottifredi - rappresenta un per quella che è la sua identità vera, bacino di potenziali utenti molto si- o v vero quella legata all’amgnificativo. Negli ultimi anni il dato biente e alla natura”. è di una continua Salimbeni ha crescita e l’offerta inoltre sottolineapiù importante a to che il Ministero livello europeo dell’Ambiente ha – ha sottolinestabilito che Cervia ato con orgoglio è in piena conformità Gottifredi – è col sistema di gestione proprio concenambientale previsto trata sul delta del dal regolamento Po e sulle province Emas. Questo vuol di Ferrara e Ravendire che, in linea na”. con la già evidente Evento lancio all’insegna dell’ambiente sensibilità verso i dell’edizione 2010 temi ambientali, il sarà “Cervia-la comune di Cervia città-natura”: dieha condotto un’apci giorni, dall’1 profondita analisi
Dieci giorni
fra escursioni e birdwatching
ambientale sulle caratteristiche naturali del territorio e sulle attività e servizi gestiti e controllati dall’amministrazione comunale, come la mobilità urbana, i rifiuti, la gestione delle aree verdi e delle risorse naturali, così come di quelle energetiche. “Abbiamo tutte le carte in regola – ha quindi puntualizzato l’assessore – però tanti non lo sanno. Ecco che questa iniziativa “Speciale Cervia”, dal primo all’undici di aprile, sarà un ottimo spunto per far conoscere la nostra città con un taglio verde, piacevole, in bicicletta e divertendosi molto” E l’evento è “Speciale” perché speciale sarà Cervia in quei dieci giorni. “A disposizione dei turisti – ha detto ancora Salimbeni – ci saranno, tra le varie mete, la Casa delle Farfalle, il centro visita delle saline, la pineta di Milano Marittima. Un’occasione assolutamente speciale, insomma, per conoscere un mare che si pensa di conoscere ma che non si conosce abbastanza”. Quattro le tipologie di turista - individuate dall’assessore - per le quali è stato pensato l’evento “Cervia città-natura”: le famiglie con bambini, le coppie che hanno voglia di fare, gli sportivi per passione e gli ultrasessan-
eventi “Primavera Slow”
Dal 3 all’11 aprile dalle 17.30 alle 21 ...NATURA da guardare:
tenni, veri maestri di vita. ciclati in una mostraNel programma, infatti, si va mercato presso i Madai laboratori didattici e le visigazzini del Sale dove te guidate riservate ai più giovani poi, nelle giornate del alle escursioni e il birdwatching, per 10 e 11 di aprile, con l’iniziatitutta la famiglia, lungo la Via dei va “Eco show”, a cura di Delta Nidi, nelle Saline e lungo le strade 2000, sfileranno in passerella di Ficocle. In bicicletta si potranno beni e servizi che “risparmiano” percorrere i suggestivi sentieri del ambiente. territorio riscoprendo alcune delle L’inaugurazione della “Primaeccellenze amvera Slow 2010” è bientali come il dunque giovedì 1 Bosco del Duca aprile con l’“Open d’Altemps. In day del Parco del barca sarà posDelta del Po”, con sibile navigare ingresso gratuito nei lungo l’antica centri visita Saline Via del Sale sen- e sui temi ecosostenibili di Cervia, Casa delza farsi mancale Farfalle & Co. di re le gustose Milano Marittima, fermate del percorso enogastrono- Palazzone di Sant’Alberto, Manifattumico, attraverso i sapori della tra- ra di Comacchio, Museo delle Valli di dizione, nei capanni dei pescatori. Argenta. Fiore all’occhiello della maDa evidenziare anche animazione, nifestazione, nell’ambito della quinta spettacoli giochi e laboratori dedica- edizione della fiera internazionale del ti ai temi eco-sostenibili e alla biodi- birdwatching e del turismo naturalistiversità in natura, economia e cultura. co - dal 30 aprile al 2 maggio- sarà il Con “Guarda come ti riciclo”, infatti, convegno internazionale “Una finestra dal 3 al 5 aprile, aziende artigianali sul birdwatching”, a cura del Parco del presenteranno prodotti dal design Delta del Po Emilia-Romagna, previsto innovativo realizzati con materiali ri- per il 29 di aprile a Comacchio.
Animazioni e spettacoli sulla biodiversità
Rassegna di cinematografia ambientale in collaborazione con Cinema Environmental Festival • Museo Nazionale del Cinema di Torino dal titolo ASPETTANDO CINEMAMBIENTE proiezione in loop presso i Magazzini del Sale.
Tutti i giorni ...NATURA da imparare:
con prenotazione al numero 0544973040 • laboratori didattici e creativi per ragazzi, percorsi animati per conoscere animali, luoghi e strumenti.
Dall’1 al 9 aprile ...NATURA da gustare:
PERCORSI ENOGASTRONOMICI DELLA TRADIZIONE con menù a prezzi promozionali presso i ristoranti di Borgomarina, porto canale di Cervia
dall’8 all’11 aprile
SAGRA DEI MANGIARI MARINAI sul Lungomare Deledda.
Dal 3 al 5 aprile Trasformarsi per...NATURA:
GUARDA COME TI RICICLO • aziende artigianali presentano prodotti innovativi realizzati con materiali riciclati presso i Magazzini del Sale, Piazzale Salinari.
Tutti i giorni ...NATURA da esplorare:
Birdwatching a piedi, in bicicletta, in barca; escursioni guidate.
10 e 11 aprile ...NATURA da fotografare:
WORKSHOP teorici ai Magazzini del Sale, escursioni fotografiche e passeggiate nelle Saline di Cervia e nella laguna dell’Ortazzo, guidati dai Delta In Focus Photographers con prenotazione obbligatoria sul sito deltaduemila@tin.it
10 e 11 aprile ...NATURA che risparmia:
ECO-SHOW: in passerella, ai Magazzini del Sale - lungo il Porto Canale al Piazzale dei Salinari beni e servizi che “risparmiano” ambiente.
5 aprile Sport in ...NATURA:
TERZO RANDONEE 2010 • SULLA ANTICA VIA DEI ROMEI • pedalata cicloturistica. GRANFONDO DI MTB FRW Spiaggia e Pineta • gara di Mountain bike.
11 aprile
SESTA CICLOGASTRONOMICA • LE STRADE DEL SALE E DEL VINO. Pedalata cicloturistica gourmet con prenotazione al numero 3357887618
il libro
Mal d’aria in pianura Nei primi tre mesi del 2010 le città emiliano-romagnole si son già mangiate il loro “bonusinquinamento” Anche Bologna, dopo Modena e Piacenza ha finito nei primi tre mesi dell’anno i “bonus-inquinamento” a disposizione per l’intero 2010. L’Emilia-Romagna è in piena emergenza “mal’aria” (dal nome della campagna antismog di Legambiente). Il livello di micro polveri nell’aria – stabilito dall’Unione Europea - non può sforare infatti per 35 giorni all’anno: limite abbondantemente sforato in appena 90 giorni. Al momento la soluzione più diffusa è quella del blocco della circolazione delle auto nei centri urbani, come quello deciso a livello interregionale domenica 28 febbraio, nato da una proposta dei sindaci di Torino e di Milano alla luce degli allarmanti dati relativi all’inquinamento nell’intera area padana. Una corsa ai ripari che va ad aggiungersi alle strategie proposte in Emilia-Romagna nel corso di questi anni, come i blocchi del traffico settimanali nel periodo invernale nelle giornate di domenica e giovedì. Ma ci sono voci discordanti in merito a tali provvedimenti di limitazione del traffico. Abbiamo sentito due di queste voci: Paolo Lucchi, referente regionale Ambiente e Energia dell’Associazione Nazionale dei Comuni Italiani, e Davide Urban, direttore regionale Confcommercio Emilia Romagna. Cosa rappresenta una “domenica senz’auto”? LUCCHI. Questa iniziativa è positiva in primo luogo per l’indiscutibile beneficio di limitare le emissioni nocive. Negli ultimi anni alcuni hanno criticato questo tipo di misure, giudicandole irrilevanti. Non è così: i dati dimostrano che le iniziative di questo tipo, combinate con le azioni strutturali rivolte alla mobilità e all’energia, stanno dando risultati importanti. Da quando, nel 2002, in Emilia-Romagna
è stato siglato il primo accordo per la qualità dell’aria, le polveri sottili pm 10 sono diminuite del 15%, con un calo del 20% degli sforamenti dei limiti previsti dalla normativa europea. E sono scesi anche gli altri inquinanti: fra il 2002 e il 2008 il biossido di azoto ha fatto registrare un - 11%, il benzene - 51%, il monossido di carbonio - 73%. URBAN. Certamente la restrizione della circolazione, che peraltro in molti Comuni non interessa tutto il tessuto urbano, ha un impatto significativo dal punto di vista della comunicazione, sensibilizzando i cittadini alla problematica dell’inquinamento. Credo tuttavia che tali provvedimenti incidano in maniera solo estemporanea sul miglioramento della qualità dell’aria percepita, senza risolvere il problema. Quali sono invece gli aspetti negativi? LUCCHI. È innegabile che chiediamo un sacrificio ai cittadini nel momento in cui limitiamo la loro possibilità di muoversi in città con l’auto. La sfida è di far comprendere appieno le motivazioni di questa scelta. URBAN. Le iniziative basate sulle limitazioni e regolazioni del traffico, oltre che creare un effettivo disagio alle attività economiche delle nostre città e a tutti i cittadini, sono di fatto inefficaci soprattutto se non affiancate da incentivi ed interventi strutturali che contrastino le principali fonti inquinanti con politiche di mobilità sostenibile, di risparmio ed efficienza energetica. Avete proposte alternative a tale progetto per abbassare i livelli di smog? LUCCHI. Parlerei di misure complementari indispensabili. Se questi sforzi non saranno accompagnati da scelte strategiche complessive a livello nazionale, probabilmente riusciremo solo a limitare i danni e non a dare una vera inversione di tendenza. URBAN. Nel corso di questi anni abbiamo avanzato numerose proposte, a partire dagli incentivi al commercio ambulante per la sostituzione del parco veicoli, alla razionalizzazione del trasporto merci da e verso le
aree urbane attraverso la creazione di transit-point, all’affitto di veicoli elettrici nei parcheggi scambiatori, agli incentivi agli albergatori per l’acquisto di veicoli elettrici da mettere a disposizione dei propri ospiti, e ai commercianti per la consegna a domicilio delle merci acquistate, oltre che a campagne informative e di sensibilizzazione sul tema. Come si può promuovere la presenza dei cittadini nei centri città? LUCCHI. Credo che i cittadini frequentino volentieri il centro storico della loro città se lo trovano accogliente, curato, sicuro, dotato di una rete commerciale di qualità e animato da iniziative culturali e proposte di aggregazione. URBAN. E’ necessario intervenire attraverso gli strumenti urbanistici esistenti e con una programmazione commerciale accorta, per accrescere l’attrattività dei centri storici delle nostre città. Ci sono città che appaiono più problematiche per quanto riguarda la realizzazione di tale iniziativa? Perché? LUCCHI. Indipendentemente dalle dimensioni e dal numero di abitanti, tutte le città si trovano a fare i conti con il grave fenomeno dell’inquinamento e sono chiamate a compiere scelte per tutelare la salute e la qualità della vita dei loro cittadini. E’ necessaria una collaborazione di tutti i soggetti istituzionali che hanno responsabilità in materia, perché solo così potremo impostare serie politiche e contribuire a migliorare una situazione che non riguarda solo noi, ma anche il futuro dei nostri figli. URBAN. È evidente che ciascuna città presenta caratteristiche peculiari, che contribuiscono a tratteggiarne il volto e l’ identità. Non tutte le iniziative sono quindi ugualmente adattabili a tutte le realtà: si tratta di lavorare, in accordo con amministrazioni locali ed attori economici, per individuare e condividere soluzioni mirate, anche di tipo sperimentale, che perseguano l’obiettivo della sostenibilità ambientale valorizzando i tratti distintivi di ciascuna città.
Guardare meglio per comprendere è un difficile esercizio. E quanti osservano la materia vivente (piante, animali, fenomeni sociali) sanno di avere a che fare con una situazione mai definitiva, in continua trasformazione, in perenne adattamento. L’autore, ammiccando, ci invita a compiere questo difficile percorso di osservazione, di sensibilizzazione della complessità del vivente. Troppo abituati a semplificare, chiunque di noi si sia avvicinato a qualche forma di giardinaggio ha imparato a escludere rudemente parassiti, svariati animaletti e piante infestanti, semplicemente perché non contemplati nell’originale idea di giardino. Ma questa articolata diversità non solo è necessaria, ma indispensabile alla sopravvivenza. Come nel piccolo dei nostri fazzoletti di terra domestica, la riflessione si estende all’intero mondo vivente (la biosfera). Con le nostre azioni, le scelte, siamo tutti giardinieri di questo pianeta e siamo tutti chiamati a riconoscere e a farci carico delle complesse esigenze di ogni essere vivente, indispensabile, nonostante non sia contemplato dalle logiche di mercato. Gilles Clement Il giardiniere planetario Ed. 22publishing, 96 pagine
Veni vidi bici È la migliore amica dell’uomo: veloce, salutare, ecologica. E anche le amministrazioni locali se ne accorgono Non è solo un mezzo di trasporto. È uno stile di vita. La bicicletta è spesso l’estensione dell’abitante delle piccole città di pianura: sostituisce mezzi pubblici, motorini ed è preferita anche agli spostamenti a piedi. Perché la “biga” - come viene chiamata in Emilia-Romagna - permette di non stressarsi nelle lunghe code del traffico cittadino, non fa perdere tempo quando si deve trovare parcheggio ed è un mezzo di trasporto relativamente rapido. Lo dicono le statistiche: è stato calcolato che soprattutto per percorsi fino 5 km (per distanze superiori si può sempre optare per un tragitto misto treno/bus/auto e bici) le due ruote sono il mezzo più rapido per viaggiare in città. BENESSERE E SALUTE. Al tempo stesso muoversi in bicicletta reimposta il ritmo frenetico imposto dalla quotidianità, permettendo di vivere con più partecipazione il proprio ambiente cittadino. Ogni pedalata produce uno stato di naturale benessere, e offre una sensazione di agilità e vitalità, che la macchina non può dare. Pedalare verso il luogo di lavoro permette di arrivare in ufficio più attivi, e verso casa più rilassati. L’organizzazione Mondiale della Sanità raccomanda 30 minuti di attività fisica moderata al giorno: l’uso della bicicletta può utilmente contribuire a raggiungere questo obiettivo. IL TRIANGOLO DELLA BICICLETTA. Inforcare quotidianamente la bicicletta fino a raggiungere quota 200 km annui percorsi in media in città, sembra comportare davvero un miglioramento della qualità della vita dei cittadini. Questa consapevolezza, incentivata anche da recenti contributi statali, ha permesso alla due ruote
di riconquistare un angolo nelle case degli italiani. Un angolo che non è mai stato vuoto, in città ad atavica predisposizione a questo sistema di mobilità, come Rovigo, Ravenna e Ferrara, che da sola conta 120mila bici. Si pensi che nella città estense il 90% delle famiglie ha una bicicletta (mentre la media nazionale scende al 58%), e si conta una media di oltre due bici per famiglia. UN MEZZO ECOLOGICO. Proprio a Ferrara, 15 anni fa, fu istituito il primo Ufficio Biciclette d’Italia, che nel 1999 valse alla città il 1° premio di Città Sostenibile dal Ministero dell’Ambiente. Perché la bicicletta è soprattutto un mezzo ecologico, che da una parte rappresenta un’alternativa a impatto zero rispetto ai veicoli inquinanti, e da un’altra parte consente di conoscere meglio l’ambiente che ci circonda, divenendone protagonisti. POLITICHE SISTEMATICHE DI PROMOZIONE. Benessere ed ecologia si raggiungono attraverso politiche sistematiche di promozione dell’uso della bicicletta: dalla sensibilizzazione nelle scuole alla costruzione di infrastrutture urbane, dalla limitazione del traffico cittadino alla istituzione di punti in cui noleggiare bici gratuitamente. Queste sono alcune delle richieste presentate agli enti locali dai vari circoli della Federazione Italiana Amici della Bicicletta: richieste in parte soddisfatte dalle amministrazioni comunali e provinciali nel corso degli ultimi anni. PRIORITÀ SICUREZZA. La priorità per enti e associazioni di categoria è quella di puntare soprattutto sulla sicurezza del ciclista. Un’indagine svolta a Ferrara rivela l’aumento degli incidenti che coinvolgono la due ruote: sono stati 199 nel solo anno 2007, il 27,3% sul totale degli incidenti. E purtroppo gli esiti a volte sono fatali, come ci ricordano le ghost bike lasciate a margine di due strade della periferia ferrarese, in cui persero la vita due ciclisti. Le cause di questa crescente insicurezza sono molteplici, e rappresentano il “maggior deterrente all’utilizzo diffuso della bici”, sosten-
gono i referenti Fiab. Per mettere in sicurezza le oltre 11.100 biciclette circolanti mediamente nel centro storico ravennate nelle fasce più significative di un giorno feriale, Andrea Navacchia di Fiab Ravenna, condividendo quanto sostengono altri esperti, evidenzia la necessità di “creare una rete cittadina, che configuri una serie di itinerari sicuri casa-lavoro, casa-scuola, parcheggi scambiatori-centro, cittàmare”. Sembra infatti non sia ancora stato superato “il concetto astratto di pista ciclabile, secondo cui si realizza uno spezzone di strada avulso da un Un approccio ecosostenibile, che piano di mobilità tra poli di attrazioconiughi una finalità sociale con ne di traffico come stazioni o centri un ritorno commerciale, in vista commerciali”. Inoltre, se a Ferrara e di una promozione turisticoa Ravenna le piste ciclabili sono lunculturale. Consiste in questo il ghe e diffuse sul territorio (si parla di progetto Ricicletta. Lo ha ideato 86 km a Ferrara nel 2006, 55 km nel centro urbano di Ravenna nel 2007), e avviato, dal maggio 2007, l’ex a Rovigo le piste sono lunghe appena cooperativa sociale “Nuova13,5 km: il territorio è molto meno Mente” onlus di Ferrara, oggi esteso, ma il problema sta soprattutto confluita nella coop “Il Germoglio”, nel fatto che, come sostiene Antonio in collaborazione con la coop Gambato di Fiab Rovigo – un circolo “La Casona”. A seguito di un che in 5 anni ha raccolto oltre un cenpercorso di professionalizzazione tinaio di iscritti -, “vengono realizzati interventi che quasi nulla hanno a che sul tema della bicicletta partito fare con una ciclabilità utile e ragionel 2001, all’interno del Consorzio nata: non tutte le piste infatti sono a Impronte Sociali, l’officina e il norma”. Il coordinatore di Fiab Rovigo, laboratorio Riciciletta hanno Sandro Burgiato, snocciola i problemi aperto i battenti a cittadini, turisti, più diffusi delle piste ciclabili, e cita enti e amministrazioni locali per questioni come la scarsa illuminaziooffrire loro una vasta gamma ne, attraversamenti poco segnalati o cordoli troppo alti. di servizi: dalla riparazione al “LADRI DI BICICLETTE”. Esiste noleggio e vendita di bici, dal anche il capitolo “Ladri di biciclette”. recupero di mezzi dismessi al E non stiamo parlando del film di De restauro e riassemblaggio Sica. Il furto della bicicletta è uno dei anche creativo - di cicli, fino alla reati più frequenti. A Ferrara è subito “da oltre il 7% delle famiglie” ricorda promozione di iniziative ricreative, educative e culturali - come la Caterina Malucelli dell’Ufficio Statistica del Comune. Occorrerebbe seFiera della mobilità sostenibile di condo gli addetti ai lavori contrastare Roma, nel maggio 2008 -: tutte il fenomeno “puntando su soluzioni iniziative che incentivano azioni tecniche”, per esempio con cicloparecologiche (recupero cicli, mobilità cheggi che permettano di legare il telaio o dotando il proprio mezzo di una sostenibile) a scopo sociale. Infatti Ricicletta, oltre che un innovativo targa che possa valere l’iscrizione al progetto “green”, che riscopre un Registro Italiano Biciclette. Sono tanti i progetti in cantiere: perché le bici mestiere storico di Ferrara, è un vanno sempre più a ruba. percorso finalizzato all’inserimento
lavorativo di tanti utenti ed ex utenti dei Servizi di Salute Mentale di tutto il territorio provinciale.
Mr. Microsoft sull’Arca di Noè La banca genetica dell’Apocalisse raccoglie qualcosa come 2 miliardi di semi congelati Febbraio 2008. La Fao, l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura, inaugura nelle isole Svalbard in Norvegia, vicino al villaggio di Longyearbyen a poche migliaia di chilometri dal Polo Nord, la più grande banca fitogenetica del pianeta. Una realizzazione di concetto elevatissimo al punto tale da venir definita come “una delle imprese più straordinarie al servizio dell’umanità” per bocca di Jacques Diouf, presidente Fao. Straordinari l’approvvigionamento, la ricerca, l’ottica avanguardistica relativa alla preservazione della biodiversità. E straordinari l’allestimento e la conservazione: la struttura è allestita all’interno di una montagna ghiacciata, le cui pareti - spessissime - sono costituite di roccia, capace di contenere fino a 4,5 milioni di campioni (qualcosa come 2 miliardi di semi). Che, man mano verranno stoccati e diventeranno un fondo biologico dal valore inestimabile per quanto concerne l’incremento della produttività delle colture, la mitigazione della diffusione di malattie e parassiti, oltre che assicurare una base di risorse genetiche per il futuro. Fin qui, tutto normale. Ma quando nella storia subentrano nomi come
quello di Bill Gates e della fondazione Rockefeller, iniziano le prime leggende che circolano incessantemente in un allarmistico tam tam via web. Lui, Bill Gates, padrone di un colosso informatico quale la Microsoft, che il tempo non l’ha mai buttato via ed è stato precursore in campo informatico arrivando ancora giovanissimo al vertice di un impero economico: insomma, non si è mai mosso a caso. E il suo conto in banca e la diffusione delle “finestre” di Windows nel mondo ne sono una lampante conferma. Stesso discorso alla lettura del nome Rockefeller. Perché trovare interesse nel costruire un bunker con muri in cemento spessi un metro, porte doppie a prova di bomba azionate da sensori e tunnel a tenuta stagna proprio nei mari della Norvegia? Tra milioni di luoghi sperduti nel pianeta, proprio l’isola di Spitsbergen? Perché Bill Gates ha deciso di interessarsi e finanziare proprio la più grande banca fitogenetica della Terra tra le infinite cause umanitarie che necessiterebbero di fondi? A tranquillizzare gli animi di certo non aiuta il nome con cui è oggi conosciuta la struttura: la banca genetica dell’Apocalisse. Sì, perché a pensare che i magnati della Terra stiano creandosi un rifugio sicuro ad ogni tipo di catastrofe planetaria – porte a prova di esplosione, tunnel a tenuta stagna, pareti di cemento spesse un metro - non ci si mette molto. I più si chiedono: Bill Gates & Co. sono a conoscenza di qualcosa di cui il mondo - la maggior parte di esso - è all’oscuro?
E – freschi di profezie da “2012 fine del mondo” - anche il termine repentino per la fine dell’allestimento, il 2011, ha fatto aumentare gli interrogativi. Ragionando poi che nel mondo sono quasi 1.500 le banche fitogenetiche che raccolgono e preservano materiale come quello dell’isola di Spitsbergen, ci si chiede la necessità di un sistema di sicurezza che solo un impianto nucleare forse possiede. Se poi ci si aggiunge una “bomba” mediatica come quella messa in rete da un sedicente politico norvegese, la verità sembra essere sempre meno sfumata. L’ipotetica costruzione di cunicoli sotterranei tra il bunker e la terra ferma norvegese unita ad altre affermazioni hanno fatto il resto: “Il pianeta X sta arrivando e la Norvegia ha cominciato con l’approvvigionamento di cibo e sementi nella zona di Svalbard e nel Nord artico con l’aiuto di Usa, Unione Europea e di tutto il paese. Salveranno solamente chi fa parte dell’elite di potere e coloro che potranno ancora creare o costruire: dottori, scienziati e così via”. Questo singolare avvenimento ha portato a paragonare Bill Gates al mitologico Noè. Nel racconto biblico una coppia di ogni tipo di animale salì sull’Arca e preservò la propria specie. Che i semi congelati nel bunker norvegese aspettino un nuovo diluvio universale? Nell’attesa, per scaramanzia, portiamoci sempre appresso un ombrello.
La convenzione Nel 1992 fu sottoscritta la CBD, convenzione internazionale per la conservazione della diversità biologica, poi ufficialmente adottata da molti paesi, tra cui l’Italia, che la ratificò nel 1994, per far fronte alla perdita di biodiversità, all’erosione genetica e alla sfida della probabile crisi alimentare del Terzo Millennio. Ecco spiegate le quasi 1.500 banche sei semi, o banche del germoplasma presenti ad oggi nel mondo, riserva destinata alla preservazione della varietà biologica, pronta a venire seminata all’indomani di una catastrofe biologica o naturale. In Italia, come nel resto del mondo, le banche dei semi sono di recente istituzione. È in corso di progettazione da parte della Società Botanica Italiana e del Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare una rete tra le Banche del germoplasma italiane, denominata Rete Italiana Banche del germoplasma per la conservazione della flora spontanea italiana fuori dal proprio ambiente naturale. Gli istituti, spesso orti botanici custoditi dalle sezioni di biologia universitaria, sono dislocati in tutto lo Stivale: dalla Lombardia al Trentino al Veneto, dal Lazio alla Sardegna, per finire alla Sicilia.