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ISSN 1120-4931
bimestrale anno XXVII editrice il campo bologna In caso di mancato recapito, rinviare all’Uff. CMP di Bologna, detentore del conto, per la restituzione al mittente che si impegna a pagare la relativa tariffa
151 maggio giugno 2016
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inchiesta:
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il fenomeno
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In caso di mancato recapito, rinviare all’Uff. CMP di Bologna, detentore del conto, per la restituzione al mittente che si impegna a pagare la relativa tariffa
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IL NUOVO CLUB
Strumenti di Management per Centri Sportivi e Fitness Club
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sommario 151 maggio giugno 2016
il fenomeno
il fattore functional
151 maggio giugno 2016
mercato tedesco:
competere con i
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primo piano europa:
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In copertina: sessione d’allenamento funzionale (doc. Pavigym)
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la rivista esce a metà del secondo mese indicato
editoriale
normative
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le attività sportive e la legge delega di riforma del terzo settore
Cerchiamo di prevedere le conseguenze per le “sportive” del nuovo provvedimento normativo appena approvato di Guido Martinelli La Germania offre interessanti esempi di come i club generalisti possono difendersi dalla concorrenza, specialmente del segmento low cost, senza abbassare i prezzi (a pag. 32)
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novità fiscali da… bologna
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i certificati medici per le attività sportive non agonistiche
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defibrillatori: tempo scaduto
Il confronto tra C.O.N.I e Agenzia delle entrate ha cercato di fugare i dubbi dei sodalizi sportivi. Vediamo i temi affrontati e le risposte fornite di Guido Martinelli
La recente circolare del CONI sulla certificazione sanitaria per l’attività non agonistica merita alcune riflessioni di Guido Martinelli
Dal 20 luglio le società sportive dilettantistiche e amatoriali saranno obbligate a dotarsi di defibrillatore. Il gestore non in regola rischia pesanti sanzioni civili e penali a cura della redazione
gestione
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scenari
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conquistare i consumatori di oggi
Orange Ladies Fit Zone, piccolo club serbo per sole donne, è un’eccellenza grazie allo spessore della sua fondatrice Ana Sekulic a cura di Davide Venturi
Alcuni aspetti giocano un ruolo strategico in termini di motivazione, soddisfazione e fidelizzazione dei soci, ma spesso vengono trascurati, se non addirittura ignorati. Serve un nuovo approccio al cliente di Gerardo Ruberto
L’allenamento funzionale è uno dei protagonisti del fitness a livello mondiale. Analizziamo un fenomeno che interessa tutti gli operatori del settore (a pag. 38)
Il 42% di tutti gli Americani che praticano fitness frequentano regolarmente una palestra boutique. IHRSA 2014, Health Club Consumer Report
Non possiamo più permetterci di ignorare le palestre boutique! Attualmente il mercato Americano è fatto del 21% di palestre boutique. Questi studio, spesso di piccole dimensioni e specializzati, offrono i propri concetti in un ambiente motivante dove l’esperienza ed il servizio sono la chiave – il tutto con iscrizione premium. Trainate principalmente dai Millennial come comunità sociale, vediamo Studi PT, Cross-fit, HIIT e Yoga conquistare il mercato Italiano. Uno sviluppo interessante, ma che impatto può avere sul tuo business ? Lo vedi come un’opportunità o una minaccia?
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competere con i low cost: l’esempio tedesco di Ray Algar
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a tutto functional! (prima parte) a cura di Davide Venturi
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il fenomeno crossfit a cura di Davide Venturi
Con l’aiuto di un esperto in materia, proponiamo una panoramica del CrossFit (a pag. 48)
strumenti
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la pozione magica
coaching
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far emergere il potenziale umano dei clienti
motivazione
intervista
Istruzioni dettagliate per trarre i massimi benefici dall’iniziativa attuata da Il Nuovo per aiutare i club a conquistare nuovi iscritti e fidelizzare i soci a cura della redazione
di Daniele Trevisani
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l’abitudine è dura a morire… ma anche a nascere di Maria Cristina Barnabei
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a tu per tu con monsieur fitness
Siamo andati ad Aix en Provence per intervistare Christophe Andanson, presidente e CEO di Les Mills Euromed e di Planet Fitness, e visitare la nuova sede aziendale a cura di Davide Venturi
rubriche
novità e tecnologie
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fiere e convegni
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le notizie
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i corsi
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Proporre il life coaching significa intraprendere un viaggio nel potenziale umano, occupandosi della vita dei propri clienti (a pag. 58)
I club devono aiutare le persone a trasformare l’esercizio fisico in piacevole abitudine, in stile di vita. Un’esperta in materia spiega come farlo (a pag. 64)
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un settore capace
di cambiar pelle
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l settore è vivo. Lo dimostra un mercato che continua a rinnovare la sua offerta di soluzioni per l’allenamento con nuovi attrezzi e nuove discipline, in grado di soddisfare uno spettro di esigenze sempre più ampio e di assecondare, e al contempo stimolare, il profondo cambiamento di un settore che sta dimostrando di saper cambiar pelle. Il functional training ha profondamente modificato il menu dei club in tutto il mondo, moltiplicando le modalità di fare fitness. Lo ha fatto riscoprendo l’essenza dei movimenti, valorizzando il trainer al quale ha conferito un ruolo di primo piano nell’ambito di una nuova interpretazione dell’esercizio fisico che presta maggiore attenzione alle percezioni e alla specificità soggettiva. Proprio in questo numero potrete leggere la prima parte dell’approfondita inchiesta con la quale analizziamo il fenomeno “functional” che interessa, in modi e misure differenti, tutti gli operatori, offrendo a molte aziende – produttori di attrezzi, ma anche club – la possibilità di aprire un nuovo corso e rimettersi in gioco. Un fenomeno di portata internazionale dal quale è sorto un nuovo scenario che favorisce tutti, a partire dai club che hanno rinnovato e arricchito la propria offerta risultando attraenti per un bacino di utenza più vasto. Le aziende, dal canto loro, hanno avuto la chance di nascere e in molti casi di rinascere realizzando nuovi strumenti per l’allenamento e addirittura nuovi concetti di esercizio fisico, mentre le competenze tecniche e le capacità relazionali dei trainer sono state ulteriormente valorizzate. Il CrossFit, sempre più popolare anche in Italia – il paese che guida la graduatoria europea per quanto attiene al numero di box, come vengono chiamate le strutture in cui si pratica – è a pieno titolo una disciplina funzionale alla quale dedichiamo un altrettanto approfondito focus per coglierne l’essenza e metterne a fuoco le peculiarità. Trattandosi di un’attività che ha influenzato e stimolato lo sviluppo del “nuovo mondo” funzionale, l’articolo che la analizza è il naturale corollario dell’inchiesta poc’anzi menzionata. In questo numero estivo ad alto tasso di approfondimento potrete inoltre leggere l’interessante contributo dell’esperto britannico Ray Algar che analizza il mercato tedesco per capire come i club tradizionali possono competere ad armi pari con una concorrenza sempre più intensa e agguerrita – in special modo quella low cost – senza lasciarsi trascinare nella pericolosa guerra dei prezzi. Uno spaccato del settore fitness di oggi che fornisce chiavi di lettura e spunti di ispirazione molto utili per i gestori italiani e per gli aspiranti tali. C’è tanto altro da leggere, dunque vi lascio al piacere di sfogliare la vostra rivista con quella curiosità che rende la lettura così appagante. Roberto Maestrami
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le attività sportive e la legge delega
di riforma del terzo settore
Il Parlamento ha recentemente approvato, in via definitiva, la legge delega di riforma del terzo settore. In attesa dei decreti attuativi, cerchiamo di capire quali potranno essere le conseguenze per le associazioni o società o cooperative sportive dilettantistiche
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stata approvata, il 25 maggio scorso dal Parlamento, in via definitiva, la legge delega di riforma del terzo settore. Se appare indubbio che il giudizio complessivo sulla manovra potrà essere dato solo quando si potranno esaminare anche i decreti attuativi del provvedimento varato ieri, qualche considerazione sul testo della legge già può essere svolta. In particolare cercheremo di capire quali potranno essere le conseguenze per i gestori di fitness club, centri sportivi e piscine, costituiti in
di Guido Martinelli
forma di associazione o società o cooperativa sportiva dilettantistica.
ma lo sport c’entra?
Primo aspetto: possiamo considerare ufficialmente an-
che lo sport all’interno del c.d. “terzo settore”? Fu negli anni Ottanta che maturarono le problematiche che costrinsero ben presto le istituzioni sportive, da un lato, a rivedere la tradizionale identificazione dello sport come attività meramente amatoriale, aprendo i primi spiragli a varie forme di redditività legata alle attività sportive ed il nostro legislatore, dall’altro, ad abbandonare la tradizionale posizione di agnostico disinteresse e ad emanare la legge n. 91/1981 sul professionismo sportivo contrapponendolo al c.d. “dilettante”. Il termine dilettante nella Carta Olimpica oggi non esiste più, ed attualmente la Regola 45 si limita a rimandare, per l’ammissione degli atleti ai giochi, alle “prescrizioni delle corrispondenti federazioni internazionali, mentre la norma di attuazione della medesima si limita solo ad affermare, invero sterilmente, che l’iscrizione e la partecipazione dei concorrenti non devono essere condizionate da considerazioni finanziarie, e che agli stessi è fatto divieto di pubblicizzare nomi e immagini,… per il sol fatto che il relativo sfruttamento se lo è riservato il CIO”. È notizia di questi giorni, la cui fonte però non è verificata, che anche i pugili
Questo andrà a collidere con la previsione del primo comma dell’articolo 1 della norma di legge in esame che testualmente riporta: “Per terzo settore si intende il complesso degli enti privati costituiti per il perseguimento senza scopo di lucro, di finalità civiche, solidaristiche, e di utilità sociale e che in attuazione del principio di sussidiarietà e in coerenza con i rispettivi statuti o atti costitutivi promuovono e realizzano attività di interesse generale mediante forme di azione volontaria e gratuita o di mutualità o di produzione e scambio di beni o servizi”. Il dubbio è se, in tale definizione, siano ricomprese anche le prestazioni sportive. La risposta affermativa, oltre che dalle dichiarazioni dei relatori del provvedimento, può ricavarsi dalla previsione indicata all’art. 4 co. 1 let. B) laddove si indica che debbano essere individuate le attività che costituiscono requisito per l’accesso alle agevolazioni e viene indicato che esse verranno ricercate «sulla base dei settori di attività già previsti dal decreto legislativo 4 dicembre 1997 n. 460». La disciplina citata, che ricordiamo riguarda le Onlus, prevede anche lo sport dilettantistico, anche se, in questo caso, solo se rivolto alle categorie disagiate. Quattro appaiono i capisaldi della riforma (art. 1 co. 2): • la revisione della disciplina sugli enti senza scopo di lucro di cui al primo libro del codice civile; • la redazione di un testo unico del terzo settore che comprenda anche la disciplina tributaria applicabile a tali enti; • la revisione della disciplina in materia di impresa sociale;
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i contenuti della legge delega
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professionisti potranno partecipare ai prossimi giochi olimpici di Rio. La realtà è che lo status di dilettante, svuotato dei contenuti per cui era stato concepito appare ormai, com’è stato icasticamente osservato, “un relitto del sistema”. Tant’è che oggi il nuovo statuto del Coni utilizza il termine “non professionistico” al posto di dilettantistico. Già attualmente, del resto, lo status formale di dilettante non offre alcun parametro per risolvere questioni operative al di là dell’ambito meramente endoassociativo. Non vi è ombra di dubbio che la maggior parte delle associazioni e società sportive dilettantistiche oggi svolge una attività di impresa sia attraverso prestazioni di servizi promo pubblicitari sia attraverso la cessione di servizi sportivi (corsi e libera frequenza in impianti sportivi). Per cui dovremmo parlare più correttamente di “impresa sportiva”. Tant’è che sotto il profilo dei servizi erogati spesso non sussiste alcuna differenza tra un centro di fitness gestito da una società commerciale rispetto ad uno gestito da una realtà non profit. Ma se, ovviamente, da un certo livello di attività e di organizzazione, sembra ormai avviata la strada verso un allargamento dell’area professionistica, sia pure con regole modificate rispetto a quelle attuali, non potrà che conseguirne che gli enti collettivi che ne saranno protagonisti non potranno continuare ad essere con il “divieto di scopo di lucro anche indiretto”. Anche perché è indubbio che senza investimenti privati l’impiantistica, sia pubblica sia privata, non si rinnova ed appare molto difficile poter prevedere e ottenere detti finanziamenti se e ove li legassimo alla loro natura infruttifera
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La pubblicità dei bilanci anche per le associazioni sportive dilettantistiche è stata introdotta dalla la legge delega di riforma del terzo settore
• la revisione della disciplina in materia di servizio civile nazionale. La riscrittura della disciplina civilistica degli enti dovrà essere indirizzata a: • semplificare il procedimento per il riconoscimento della personalità giuridica; • definire le informazioni obbligatorie da inserire negli statuti”; • definire gli obblighi di trasparenza, attraverso “forme di pubblicità dei bilanci” anche attraverso la pubblicazione sul sito internet istituzionale. Alle associazioni e fondazioni che esercitano stabilmente attività di impresa si applicano le norme sull’impresa del quinto libro del codice civile. Non vi è dubbio che la semplificazione dell’iter per il riconoscimento, per le associazioni, della personalità giuridica, appare finalità da perseguire con assoluto vigore. I diversi atteggiamenti assunti dalle singole Regioni sulla materia, il diverso ammontare del patrimonio associativo richiesto, producono una disparità geografica del tutto ingiustificata e un ricorso a forme più evolute (ma per gli enti anche più costose quali possono essere ritenute, per le sportive, le società di capitali o cooperative) al solo fine di ottenere la responsabilità limitata (basti confrontare l’irrilevanza del patrimonio necessario a costituire una cooperativa sportiva rispetto agli oltre ventimila euro mediamente richiesti per il riconoscimento in capo ad una associazione). Analogamente i contenuti degli statuti. La disciplina civilistica, vedi ad esempio il comma 18 dell’art. 90 della legge 289/02 per le sportive, contiene indicazioni obbligatorie per gli statuti degli enti difformi da quanto richiesto, ad esempio, dall’art. 148 del Tuir per gli enti associativi che intendano defiscalizzare i
corrispettivi specifici versati dagli associati. Creare clausole standard che possano valere sia ai fini della iscrizione nei registri delle associazioni di promozione sociale, sia nel registro Coni delle sportive e che, come tali, diano titolo alle agevolazioni fiscali appare percorso virtuoso e del tutto praticabile. Deve essere visto in termini positivi anche il riferimento alla pubblicità dei bilanci. Assodato che ne risulta obbligatoria la compilazione, la circostanza che, come già accade per le società di capitali e cooperative sportive con il registro delle imprese, anche le associazioni sportive dilettantistiche lo debbano trasmettere al registro Coni dove sono iscritte costituisce efficace strumento di trasparenza sul presupposto che solo la corretta redazione di questo documento ci consente di poter verificare il corretto rispetto dell’assenza di scopo di lucro. Esaminiamo, ora, le novità che si presentano sotto il profilo amministrativo: • individuare criteri che consentano di distinguere, nella tenuta della contabilità e dei rendiconti, la diversa natura delle poste contabili in relazione al perseguimento dell’oggetto sociale e definire criteri e vincoli in base ai quali l’attività d’impresa svolta dall’ente in forma non prevalente e non stabile risulta finalizzata alla realizzazione degli scopi istituzionali; • disciplinare gli obblighi di controllo interno anche ai fini dell’applicazione di quanto previsto dal decreto legislativo 231/2001 nonché prevedere il relativo regime sanzionatorio; • armonizzazione e coordinamento delle diverse discipline vigenti in materia di volontariato e di promozione sociale valorizzando i principi di gratuità, democraticità e ricono-
le novità sotto il profilo amministrativo
Il contenuto della lettera a) introduce un possibile rischio per molte attività sportive. Ossia i sodalizi che svolgono esclusivamente un’attività “mutualistica”, ossia a servizio e a vantaggio dei soli associati (come accade in molti circoli di sport individuali quali tennis, vela, golf, ecc.), per i quali, in quanto diventerebbe difficile recepire vantaggi solidaristici o di utilità sociale, potrebbe verificarsi l’esclusione dalla riscrittura di queste agevolazioni. Sicuramente opportuna appare la revisione del meccanismo di deducibilità e detraibilità delle erogazioni liberali (che, fino ad ora, almeno nel mondo sportivo, hanno suscitato un interesse molto parziale) mentre andrà incentivata quella relativa a servizi, quali ad esempio i corsi sportivi, che, invece, ha rispettato pienamente le attese e gli obiettivi per i quali era stata introdotta. Altra area a rischio per il mondo dello sport potrà essere legata alla riforma strutturale del cinque per mille che, anche in questo caso, potrebbe non essere più alla portata di sodalizi sportivi preposti solo alla mutualità in favore dei propri associati. Verrà poi richiesto di dare adeguato risalto all’utilizzo che, dei fondi del cinque per mille, viene fatto dagli enti beneficiari.
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Il primo principio potrebbe sottendere, come del resto già avviene ora per le imprese sociali di cui al d. lgs. 155/2006 la possibile introduzione dell’obbligo del bilancio sociale. Ciò per dimostrare la ricaduta, in termini di crescita per la collettività, dell’attività svolta dall’ente in esame. Viene confermata la tendenza, già introdotta dalla disciplina sulle Onlus, di richiedere agli enti del terzo settore una sempre maggiore attenzione agli aspetti contabili. L’obiettivo possibile appare essere quello di voler defiscalizzare gli utili prodotti da tali soggetti, per il loro obbligo di reinvestimento delle attività prodotte, garantendo però che tutti i terzi che cedano beni o servizi a detto ente provvedano a dichiarare i proventi così conseguiti. Viene giustamente evidenziata la responsabilità dell’ente ai sensi di quanto previsto dal d. lgs. 231/2001. Viene, infine, prepotentemente in ballo il problema del concetto di volontariato. Ossia se detta prestazione debba essere sempre a carattere gratuito (come accade oggi per gli associati delle organizzazioni di volontariato) o possa anche, come accade ad esempio nello sport, legittimare compensi apparentemente senza limite (si ricorda che i compensi sportivi hanno, per i soci, il solo limite del lucro indiretto). L’art. 9 articolo fornisce le direttive in materia di misure fiscali e di sostegno economico: a) revisione complessiva della definizione di ente non commerciale ai fini fiscali e introduzione di un regime tributario di
vantaggio che tenga conto delle finalità civiche solidaristiche e di utilità sociale dell’ente; b) razionalizzazione e semplificazione del regime di deducibilità dal reddito e detraibilità dall’imposta delle erogazioni liberali ai soggetti del terzo settore; c) riforma strutturale della destinazione del cinque per mille alla razionalizzazione dei regimi fiscali e contabili semplificati; d) indicatori di trasparenza e pubblicità delle risorse ad esso destinate.
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scendo la specificità e le tutele dello status di volontario; • introduzione di criteri e limiti relativi al rimborso spese per le attività dei volontari, preservandone il carattere di gratuità e di estraneità alla prestazione lavorativa.
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novità fiscali da…
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Il tavolo tecnico di confronto tra Comitato Regionale Emilia Romagna del C.O.N.I e Direzione Regionale dell’Agenzia delle entrate ha cercato di fugare i dubbi interpretativi sollevati da sodalizi sportivi. Vediamo i temi affrontati e le risposte fornite
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l comitato regionale Emilia Romagna del C.O.N.I. e la corrispondente direzione regionale dell’Agenzia delle entrate hanno sottoscritto, nel 2014, un protocollo di intesa e di collaborazione sulle tematiche fiscali connesse allo sport. Oltre ad aver organizzato una serie di appuntamenti a cui ha preso parte l’Ufficio, è stato attivato un tavolo tecnico di confronto, a cui hanno partecipato esperti indicati dal Coni e funzionari della Agenzia che ha cercato di dare riscontro a dubbi interpretativi sollevati da sodalizi sportivi o dai loro professionisti di fiducia. Lo scorso 27 febbraio è stato presentato a Bologna il documento che raccoglie le prime risposte che la Direzione Regionale dell’Emilia Romagna dell’Agenzia delle Entrate ha fornito ai
di Guido Martinelli
quesiti formulati nell’ambito di detto tavolo tecnico. Il primo tema affrontato riguarda l’obbligo di tracciabilità posto dall’art. 25, comma 5, della L. n. 133/1999. Nonostante l’abolizione della “sanzione impropria” rappresentata dalla perdita della possibilità di applicare il regime della L. n. 398/1991 (impropria perché, oltre alla sanzione amministrativa prevista a carico di tutti i trasgressori, colpiva solo gli enti che avessero optato per il regime di cui alla disposizione citata mentre analoga infrazione, commessa da associazioni
la tracciabilità delle operazioni finanziarie
o società che non avessero effettuata tale scelta subiva solo la pena pecuniaria), l’Agenzia ricorda che rimane l’obbligo di effettuare le movimentazioni finanziarie di importo superiore a 1.000 euro (attenzione, è questo il limite che rimane inferiore ai tremila euro previsti da quest’anno per la violazione della normativa antiriciclaggio) con sistemi di pagamento che consentano l’identificazione del soggetto che effettua il pagamento e di colui che lo riceve. Anzi, l’Agenzia fa presente che anche per il futuro continueranno i controlli basati sull’obbligo di tracciabilità perché l’analisi delle movimentazioni finanziarie del sodalizio consente di acquisire informazioni utili circa le modalità di svolgimento dell’attività dell’associazione. Circa l’applicabilità del favor rei alle questioni di decadenza dalla L. n. 398/1991 sollevate prima dell’intervento della modifica normativa (che, si ricorda, la legge di Stabilità ha anticipato al 2016) la Direzione Regionale dell’Emilia Romagna ha fatto sapere che è atteso a breve un chiarimento da parte degli Uffici centrali dell’Agenzia. Il documento licenziato dalla DRE dell’Emilia Romagna precisa inoltre che eventuali contributi cui si applica la disposizione di cui alla lettera b) del comma 3 dell’art. 143 del TUIR non concorrono alla formazione del limite di 250.000 euro di ricavi commerciali necessario per garantire l’accesso al regime della L. n. 398/1991. Secondo quanto prevede la norma del TUIR richiamata, infatti, queste entrate non concorrono “in ogni caso alla formazione del reddito”. In relazione alle modalità di documentazione dei rimborsi spese riconosciuti a coloro che ricevono compensi per prestazioni sportive dilettantistiche, la Direzione Regionale ha ricordato i chiarimenti forniti con la risoluzione n. 38/E dell’11 aprile 2014 e sottolineato che i rimborsi devono essere coerenti con l’attività svolta e risultare, se possibile, da una preventiva delibera da parte dell’Organo direttivo dell’associazione. Il chiarimento più atteso è però quello relativo al diritto alla detrazione dell’IVA assolta sugli acquisti in caso di decadenza dal regime di cui alla L. n. 398/1991. A tale riguardo, la Direzione Regionale delle Entrate dell’Emilia Romagna sostiene che, pur mancando specifiche norme di legge o documenti di prassi che trattino la questione, si può tenere conto dei principi fissati dalla giurisprudenza tributaria europea e nazionale che hanno preso in esame il problema del riconoscimento del diritto alla detrazione nei casi di omessa tenuta della contabilità o di errori od omissioni della stessa. Nello specifico, la Corte di Giustizia Europea ha stabilito che, in ossequio al principio di neutralità dell’imposta, il diritto alla detrazione IVA deve essere riconosciuto e non può essere soggetto a limitazioni se gli obblighi sostanziali sono soddisfatti e ne sia data prova certa. L’Agenzia ricorda inoltre che, nel caso oggetto della questione, l’associazione non aveva seguito gli obblighi contabili previsti dal D.P.R. n. 633/1972 solo perché, applicando le regole della L. n. 398/1991, ne era allora esonerata. Si può quindi affermare che se la contabilità complessiva dell’ente sottoposto a controllo (decaduto dal regime ex L. n. 398/1991) risulti attendibile, consentendo di distinguere la gestione commerciale da quella istituzionale, nella determinazione dell’imposta dovuta in sede di accertamento è ammissibile che sia riconosciuta in detrazione l’IVA sugli acquisti ai sensi dell’art. 19-ter del D.P.R. n. 633/1972.
le novità in materia di legge 398/91
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i certificati medici per le
attività sportive non agonistiche La recente circolare del CONI sulla certificazione sanitaria per l’attività non agonistica in collegamento al tesseramento alle rispettive Federazioni o enti di promozione sportiva merita alcune riflessioni
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no dei temi più discussi nei centri sportivi è l’obbligatorietà o meno di richiedere il certificato medico agli iscritti che partecipano all’attività del centro. In questi ultimi mesi la confusione è stata massima, fondata su sottili distinguo tra il concetto di attività sportiva non agonistica (con conseguente obbligo di certificato) da quella ludico-motoria che, inizialmente ricompresa tra quelle soggette, ai sensi di quanto previsto dall’art. 2 del decreto ministeriale 24 aprile 2013, c.d. decreto Balduzzi, ne era stata poi esclusa dalla abrogazione. Da due lunghi anni si stava appunto disquisendo su quale fosse il confine tra l’una e l’altra attività. Il problema si poneva per la circostanza che, “anche” ai fini fiscali, ma non solo, i nostri centri provvedevano a tesserare gli iscritti alla rispettiva Federazione o ente di promozione sportiva, così definendoli, di diritto, svolgenti attività sportiva non agonistica, come tali soggetti a certificato. Ciò, in quanto, come confermato anche dal Ministero della Salute con propria circolare del 16.06.2015, il tesseramento faceva “scattare” immediatamente l’obbligo del certificato. Su sollecitazione proveniente anche da molti assessorati regionali alla Sanità (tra i quali si è contraddistinto quello della Regione Emilia Romagna) che ritenevano “inutile” sotto il profilo sanitario questo proliferare di certificati, ci si è chiesti se il Coni potesse fissare dei parametri per “rompere” il sillogismo tra tesseramento federale e certificazione sanitario.
Preannunciata da due precedenti pronunciamenti del Ministero della Salute, il Coni ha diramato, lo scorso 10 giugno, una circolare sul tema della certificazione sanitaria per l’attività non agonistica in collegamento al tesseramento alle rispettive Federazioni o enti di promozione sportiva. La circolare Coni incide proprio sul collegamento tra il tesseramento e la conseguente pratica sportiva non agonistica. Innanzi tutto introducendo una categoria di tesserati “che svolgono attività sportive che non comportano impegno fisico” che “non sono tenuti all’obbligo di certificazione sanitaria ma si raccomanda, in ogni caso, un controllo medico prima dell’avvio della attività sportiva”. Siamo sempre nell’ambito dell’attività non agonistica. Pertanto anche nelle discipline sotto elencate comunque sarà necessario il certificato medico
la circolare del coni sul certificato medico
attestante l’idoneità specifica alla pratica della disciplina sportiva nel caso di partecipazione ad attività considerate come agonistiche dalla federazione di appartenenza. L’elencazione delle discipline esonerate dalla certificazione per le attività non agonistiche sono le seguenti: “Sport di tiro, biliardo sportivo, bocce (ad eccezione della specialità volo di tiro veloce), bowling, bridge, dama, giochi e sport tradizionali, golf, pesca sportiva di superficie, scacchi, curling e stock sport. L’elencazione, però, non appare tassativa in quanto si specifica in termini generali che sono da ricomprendersi tra le attività esonerate quelle: “facenti capo alle Federazioni sportive nazionali, alle discipline sportive associate e agli enti di promozione sportiva il cui impegno fisico sia evidentemente minimo”. Il primo dubbio che ci si pone, sotto il profilo strettamente giuridico, è se possa una circolare amministrativa “derogare” ad un obbligo previsto da una legge dello Stato (art. 7 comma 11 del decreto legge 13 settembre 2012, n. 158 convertito con modificazioni dalla legge 08.11.2012 n. 189) in materia di certificazione sanitaria e che, pertanto, in caso di incidente derivante da tale attività, la società sportiva organizzatrice possa effettivamente dichiararsi esente da responsabilità non avendo richiesto il certificato sulla base della circolare Coni in commento. Il secondo dubbio è se questa elencazione possa individuare anche, ai sensi di quanto previsto dall’art. 5 comma 3 del decreto ministeriale 24 aprile 2013, l’area delle società sportive non tenute agli obblighi di detenzione dei defibrillatori semiautomatici e della formazione degli addetti relativi in quanto attività a ridotto impegno cardiocircolatorio. Si ricorda come l’art. 5 del d.m. 24.04.2013 esonera dall’obbligo del defibrillatore una serie di attività sportive (tutte già ricomprese nell’elenco della circolare Coni in commento) con norma aperta in quanto conclude allargando l’agevolazione agli “sport assimilabili”. Il terzo è su quali siano i parametri sulla base dei quali poter far rientrare: “le altre attività… il cui impegno fisico sia evidentemente minimo” che verrebbero, per l’attività non agonistica, comunque esentati dal certificato e chi abbia la competenza per poterlo attestare. Il quarto è di carattere più generale e coinvolge la disposizione di cui all’art. 2050 del codice civile.
che valore giuridico ha una circolare amministrativa?
La norma disciplina la responsabilità per “attività pericolosa” (si ricorda che per la giurisprudenza, ad esempio, costituiscono attività pericolose quelle del tiro, qui esentate dal certificato – vedi tra tutte C. Cass. 28.09.1964 n. 2242, C. Cass. 30.11.1977 n. 5222) per le quali chi cagiona un danno ad altri “è tenuto al risarcimento se non prova di avere adottato tutte le misure idonee ad evitare il danno”. La circostanza che, in questo caso, non sia stato richiesto un certificato preventivo siamo sicuri non produca comunque una responsabilità del gestore della linea di tiro che non chieda il certificato sulla base di un documento di natura amministrativa? Sarà comunque necessario che le Federazioni, chiariscano, oltre ogni ragionevole dubbio, cosa per loro debba intendersi come attività sportiva agonistica (certificazione obbligatoria) da quella non agonistica (esonero da certificazione). Non si può, dal versante opposto, fare a meno di sottolineare, con rammarico, come si continua a non affrontare il problema dell’art. 4 del decreto Balduzzi che disciplina le: “attività di particolare ed elevato impegno cardiovascolare patrocinate da Federazioni sportive, discipline associate o da enti di promozione sportiva”. In questa fattispecie la partecipazione di “non tesserati” a “manifestazioni non agonistiche o di tipo ludico-motorio caratterizzate da particolare ed elevato impegno cardiovascolare (tra le quali si elenca: “manifestazioni podistiche di lunghezza superiore ai 20 chilometri, gran fondo di ciclismo, di nuoto, di sci, di fondo e altre tipologie analoghe”) prevede il rilascio di specifico certificato con esami indicati nella norma. Fino ad oggi si ritiene che “pochi” abbiano seguito questo precetto che rimane equivoco nella sua formulazione (se la certificazione specifica è richiesta per i non tesserati e trattasi di manifestazioni “non agonistiche” i tesserati federali potranno parteciparvi con il semplice certificato del medico di base. Ma un’ulteriore riflessione s’impone: come può una manifestazione “non agonistica o di tipo ludico-motorio” essere di particolare ed elevato impegno cardiocircolatorio? Allora quale sarà la differenza, per queste discipline, tra attività agonistica e attività non agonistica? Arriviamo alla ulteriore novità. Rientrano nella esenzione da certificazione tutti coloro che non svolgono alcuna attività sportiva (non praticanti). Rientrano in tale tipologia di tesseramento tutti i tesserati dichiarati “non praticanti” da FSN, DSA ed EPS. Tale specifica qualifica dovrà risultare già all’atto del tesseramento con inserimento in un’apposita categoria all’uopo istituita. Questa è la categoria in assoluto più oscura. In via preliminare si pone una domanda: il tesserato “che non svolge alcuna attività sportiva” per quale motivo dovrebbe tesserarsi? Le Federazioni dovranno prevedere tesseramenti differenziati al fine di evitare che i non praticanti poi, alla fine “pratichino” a scapito della Federazione stessa? Se l’attività in esame è quella che, fino ad oggi, abbiamo definito come “ludico-motoria” quale diventa il confine tra la stessa e quella non agonistica per la quale sarebbe necessario comunque la certificazione? Credo che il lavoro per le Federazioni e gli enti di promozione sportiva (e le conseguenti responsabilità) per le necessarie modifiche alle carte federali non sia né facile né semplice. Va ricordato, comunque, che la richiesta del certificato costituisce, comunque, indizio di “corretta gestione” e, pertanto, anche e soprattutto sotto il profilo giuridico, non ci si può stancare di suggerirne comunque l’acquisizione.
la categoria di esentati più oscura
La circolare del CONI in formato PDF è scaricabile nel sito www.fitnesstrend.com
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tempo scaduto
Salvo altre impensabili proroghe, dal 20 luglio le società sportive dilettantistiche e amatoriali saranno obbligate a dotarsi di defibrillatore e rispettare le dettagliate linee guida contenute dal decreto ministeriale. Il gestore dell’impianto non in regola rischia pesanti sanzioni civili e penali
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ome noto, l’obbligo per le società sportive dilettantistiche e amatoriali di dotarsi di defibrillatore semiautomatico, e di formare il personale abilitato al suo utilizzo, era stato fissato dal cosiddetto “Decreto Balduzzi” per il 20 gennaio 2016, ma tale scadenza è stata in seguito procrastinata di 6 mesi dal decreto dell’11 gennaio 2016 che ha fissato il nuovo termine per il 20 luglio 2016. Dunque, salvo nuovi, e a nostro avviso incomprensibili, dietro-front, finalmente ci siamo. La società e associazioni sportive, ovvero la maggioranza dei fitness-wellness club del Belpaese, sono tenute ad “attrezzarsi” per non incorrere in gravi sanzioni penali in caso di controllo e, ancor peggio, di decesso di un socio per arresto cardiaco. A tale proposito, è bene sottolineare che se una persona muore per arresto cardiaco all’interno di un club nel quale non è presente il defibrillatore e/o la persona formata per utilizzarlo, il gestore dell’impianto è l’unico responsabile e rischia una condanna sia civile sia penale per omicidio colposo. Riteniamo, come tanti del resto, che il ruolo salvavita di questi dispositivi il cui costo è decisamente accessibile – abbia la precedenza su tutto, in special modo in un settore il cui “prodotto” principale è la salute. Ci auguriamo che questa volta sia davvero la volta buona. Le dettagliate linee guida contenute dal decreto ministeriale
a cura della redazione circa la dotazione e l’utilizzo dei defibrillatori prevedono, tra le altre cose, la presenza di personale formato e pronto a intervenire (i corsi di formazione sono effettuati dai centri di formazione accreditati dalle singole Regioni), così come che il defibrillatore risulti facilmente accessibile, adeguatamente segnalato e sempre in perfette condizioni di funzionamento. La società che gestisce l’impianto sportivo è tenuta a dislocare al suo interno cartelli informativi indicanti, in modo chiaro, la collocazione del defibrillatore, così come a stampare opuscoli o creare materiale filmato che informi tutti coloro che lavorano e che frequentano l’impianto circa la presenza e la posizione esatta del defibrillatore. Il gestore ha inoltre l’obbligo di informare il 118 della posizione del defibrillatore e comunicare i nomi delle persone formate al suo utilizzo. Infine, deve essere identificato un referente che si accerti, a intervalli regolari, dello stato del defibrillatore. Le società sportive che convivino nello stesso impianto possono aggregarsi e comprare il defibrillatore insieme, condividendo anche l’investimento sulla formazione. Ovviamente nel momento in cui l’impianto passa in gestione a nuove società il defibrillatore resta di proprietà della struttura. E lo stesso discorso vale per una singola società di gestione che lo acquista: resta di sua proprietà.
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Orange Ladies Fit Zone, 250 metri quadrati riservati alle donne, è un’eccellenza del giovanissimo mercato del fitness serbo grazie alla visione internazionale della fondatrice Ana Sekulic. L’abbiamo incontrata per raccogliere la sua stimolante testimonianza
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n club di appena 250 metri quadrati che si rivolge alle donne con un obiettivo molto chiaro: migliorare significativamente la qualità della loro vita. In quattro parole Orange Ladies Fit Zone, fondato nel 2008, a Belgrado, da Ana Sekulic con una precisa mission aziendale: “dare alle donne moderne l’opportunità di trascorrere il tempo libero in un modo nuovo e più benefico”. Ho conosciuto Ana diversi anni fa in occasione dell’annuale congresso europeo dell’IHRSA e mi
a cura di di Davide Venturi
è bastato scambiare qualche parola per cogliere il suo spessore, innanzitutto umano. Mi parlò del suo club, consegnandomi un piccolo biglietto da visita arancione, di forma quadrata, insieme alla promessa di restare in contatto e magari pubblicare un articolo che lo presentasse. Ci siamo rivisti diverse altre volte all’estero, ci siamo conosciuti meglio e alla fine abbiamo tenuto fede all’impegno reciproco di raccontare agli operatori italiani questa interessante realtà imprenditoriale serba.
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rivolgersi alle donne puntando sulla salute Ha scelto di entrare nel segmento dei club per sole donne intuendone le grandi potenzialità, prevedendone un grande sviluppo futuro. «Sin dall’inizio – spiega l’imprenditrice serba – mi sono presa l’impegno di offrire una serie di servizi al pubblico femminile per due ragioni ben precise: tante donne non si sentono a loro agio allenandosi in presenza di uomini; in secondo luogo, ma non meno importante, molte donne frequentano i fitness club con maggiore assiduità rispetto ai maschi, un indicatore importante in termini di fidelizzazione e
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L’intraprendente e solare Ana è stata una vera pioniera nel mercato del fitness in cui ha scelto di fare impresa. Quando decise di aprire il suo club, otto anni fa, in Serbia non c’era nemmeno un centro fitness riservato al pubblico femminile e l’assetto economico del Paese era ancora precario a causa delle profonde ferite provocate da decenni di guerra e di regime comunista. «Nel nostro Paese – racconta Ana – il fitness non si è ancora sviluppato su larga scala, ma nel 2008 decisi ugualmente di provare a cogliere quella che mi è subito sembrata un’opportunità: proporre qualcosa a cui nessun altro aveva ancora pensato». Lo ha fatto con la consapevolezza di chi affronta una grande sfida, sapendo perfettamente che aprire e lanciare un centro fitness in Serbia era più rischioso che in qualsiasi altra nazione europea. Ma la coraggiosa Ana, che vanta una solida esperienza nell’ambito del marketing e della vendita – ha alle spalle una carriera nel settore sanitario – non si è lasciata intimorire dalle incognite e ha proseguito
con decisione sulla strada che ha deciso di percorrere. La sua passione per il fitness – si allena intensamente quattro volte alla settimana – si è rafforzata con il passare del tempo e lavorando con suo marito Slobodan (dal 2003 al 2007 a Fit Trade, distributore esclusivo di Life Fitness per Serbia, Montenegro e Bosnia-Herzegovina) ha maturato l’idea di investire su questo settore.
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Ana Sekulic, fondatrice e titolare di Orange Ladies Fit Zone
propensione alla spesa». Dopo aver trovato la location ideale, nel cuore del centro storico di Belgrado, ha dovuto trovare un nome al suo club e ha scelto “Orange” ritenendo che questo colore evochi freschezza e salute, nonché energia e positività. Ha quindi costruito il suo modello di business basandolo su una visione lungimirante del settore fitness, incentrata sull’assunto che l’esercizio fisico è una medicina, è prima di tutto salute.
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Il club di Belgrado mette a disposizione della clientela femminile attrezzi cardio e isotonici, attività di gruppo, lezioni di Pilates, EMS training e il servizio di personal training
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L’area dedicata al Pilates, dotata di Reformer e Wunda Chair
servizi mirati e staff all’altezza Orange Ladies Fit Zone mette a disposizione della clientela attrezzi cardio e isotonici, attività di gruppo e lezioni di Pilates svol-
te con Reformer e Wunda Chair, EMS training, nonché il servizio di personal training per chi desidera un’assistenza ravvicinata e un programma d’allenamento configurato su misura e “somministrato” sotto forma di circuito. Un
nutrizionista prescrive regimi dietetici personalizzati e consulenza per quanto concerne la scelta dei cibi più salutari. E trattandosi di un club al femminile non poteva mancare il programma post parto dedicato alle neo mamme che desiderano rimettersi in forma recuperando il vigore fisico e mentale. Il club di Belgrado è inoltre dotato di un’area spa nella quale è possibile sottoporsi a massaggi, diversi trattamenti per il viso e per il corpo e concedersi una salutare pausa di relax nella sauna a raggi infrarossi. Per quanto concerne lo staff, Ana ammette che non è stato facile individuare professionisti qualificati e non nasconde la sua riconoscenza nei confronti di Olivera Mutic, club manager e responsabile dei personal trainer. Iscritta alla facoltà di scienze motorie all’Università di Belgrado, lavora nel club sin dalla sua apertura supervisionando i sei membri dello staff che interagiscono quotidianamente con la clientela. «Senza Olivera – puntualizza con sincera gratitudine Ana – non potremmo essere un club di successo».
il piacere di fungere da modello
Una cliente del club serbo svolge una sessione di EMS Training
Il format che ha ideato e sviluppato sta dimostrando tutto il suo valore e, non a caso, incomincia a essere emulato da altri operatori. La cosa non la disturba affatto, non intacca le sue certezze. Al contrario alimenta la sua inesauribile voglia di migliorare, di alzare l’asticella per provare a fare meglio, di fissare nuovi obiettivi da raggiungere. Considera la concorrenza un prezioso stimolo alla crescita e, al tempo stesso, una fonte d’ispirazione: «Apprezziamo i nostri concorrenti perché ci costringono a perfezionarci, ovvero ad aggiornare il nostro marketing, i nostri servizi e, più in generale, la nostra strategia imprenditoriale». Questa mentalità ha prodotto buona parte del successo ottenuto da Orange Ladies Fit Zone, a dispetto di uno scenario economico sfavorevole anche in Serbia, come in tanti altri paesi del Vecchio Continente. Un successo che autorizza Ana ad avere un progetto ambizioso: aprire altri tre o quattro club nei prossimi cinque anni.
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Ana Sekulic, la terza da destra, con alcuni titolari di club serbi e parte dello staff de Il Nuovo Club al ForumClub 2016
la visione internazionale Lo spessore imprenditoriale e manageriale che contraddistingue questo giovane marchio è anche frutto della visione internazionale di Ana, acquisita frequentando regolarmente, da più di dieci anni, gli eventi organizzati dall’IHRSA in Europa e negli Stati Uniti. Un modo per allargare i propri orizzonti e al tempo stesso per acquisire nozioni utili, a suo dire preziose anche nell’ambito della selezione delle risorse umane, del marketing e della gestione finanziaria. Non è dunque un caso che sia presidente del Comitato per la Cooperazione Internazionale dell’Associazione Serba del Fitness. Non si lascia sfuggire le occasioni per conoscere altri mercati e altri operatori, partecipando regolarmente a eventi organizzati al di fuori dei confini nazionali e, proprio quest’anno, era presente alla diciassettesima edizione del ForumClub alla guida di una delegazione di club serbi.
acquisire e diffondere la cultura del settore Oltre a occuparsi della sua attività, ama aiutare altri operatori del suo Paese ad acquisire una cultura e una mentalità altamente professionali, convinta che sia uno dei fattore critici essenziali per fare la differenza in un settore come quello dell’esercizio fisico, della salute e del benessere. «Negli anni – racconta – ho seguito tante sessioni congressuali stimolanti che a volte mi hanno ispirato e dato idee nuove,
altre fornito strumenti operativi di immediato utilizzo. Grazie ad alcuni straordinari relatori motivazionali le mie capacità di leadership sono migliorare notevolmente, rendendo il mio approccio al lavoro quotidiano più positivo e consentendomi di gestire in modo più proficuo la relazione con il mio staff». Da brava imprenditrice, non lascia nulla al caso, collaborando con diverse organizzazioni come la Camera di commercio e il Ministero dello sport serbi, nonché con lo European Wellness Institute che sensibilizza e informa la popolazione serba circa la prevenzione di numerose malattie e, più in generale, tematiche legate alla salute. E non nasconde il suo desiderio di giocare un ruolo significativo nel settore del fitness a livello globale, con l’ambizione di entrare nel comitato direttivo dell’IHRSA: «Voglio diffondere in Serbia le informazioni più attuali che riguardano il nostro settore per favorirne lo sviluppo convincendo il maggior numero possibile di persone circa il valore straordinario del fitness, inteso innanzitutto come elemento insostituibile della salute e del benessere. Allargando la visuale, voglio dare il mio piccolo contributo – afferma con entusiasmo – alla diffusione del fitness a livello mondiale».
eccellenza accessibile Attualmente il club ubicato in una delle vie più belle del centro storico di Belgrado conta più di 900 clienti attive. Un risultato esemplare per un club di piccole dimensioni,
frutto di un chiaro posizionamento sul mercato. Il marchio Orange Ladies Fit Zone ha un’ottima reputazione, costruita sul campo soddisfacendo realmente le esigenze femminili dal punto di vista della salute e della vitalità, proponendo un ambiente accogliente, positivo e amichevole. I prezzi di questa realtà fuori dal comune variano a seconda del pacchetto di servizi che si acquistano e quella che potrebbe essere definita “tariffa di accesso” è pari ad appena 24 euro, cifra che dà diritto a 12 ingressi per il solo utilizzo, in autonomia, dell’area fitness, ovvero degli attrezzi cardio e isotonici. Una strategia attuata per consentire a un ampio spettro di potenziali clienti di assaggiare il club respirandone l’atmosfera e magari, in un secondo tempo, acquistare i servizi di cui si sente la necessità. Le iscritte che si registrano al sito web del club ottengono diversi vantaggi, primo fra tutti lo sconto del 10% sull’abbonamento mensile che dà esclusivamente accesso all’area fitness, così come la valutazione gratuita dell’indice di massa corporea e la possibilità di accedere a tutte le aree del sito che contengono specifici programmi nutrizionali e consigli per allenarsi in modo efficace. Gli utenti registrati hanno inoltre a loro disposizione un canale di comunicazione online impiegabile per interagire con il trainer, il nutrizionista e il massoterapista. www.orangezone.rs www.facebook.com/Orange.Ladies.Fit.Zone
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conquistare i consumatori di oggi Alcuni aspetti giocano un ruolo strategico in termini di motivazione, soddisfazione e fidelizzazione dei soci, ma spesso vengono trascurati, se non addirittura ignorati. Per attrarre e conquistare i consumatori di oggi, gli operatori devono raffinare il proprio approccio
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hiunque faccia il mio mestiere, ovvero il facilitatore che aiuta le aziende a costruire strategie finalizzate al raggiungimento degli obiettivi prefissati, è consapevole che tante parole sono state dette, e scritte, su come le imprese che operano nel mondo del fitness e del wellness possono erogare servizi che soddisfino i consumatori, tenendo in considerazione il loro vissuto esperienziale. Chi imprende nel mercato del benessere e intende conseguire buoni risultati nel prossimo futuro dovrà fare grandi sforzi per cercare di soddisfare le richieste dei nuovi consumatori, sempre più attenti ai dettagli. Per farlo, dovranno studiare e mettere a punto con cu-
di Gerardo Ruberto
ra qualcosa di semplice e al tempo stesso pienamente appagante, in grado di andare addirittura oltre le aspettative delle persone. Le aziende appartenenti ai settori dei servizi che hanno raggiunto non solo il successo, ma addirittura il riconoscimento internazionale, hanno avuto la forza e la capacità di uscire dalle zone di comfort, proponendo servizi curati nei minimi dettagli, seguendo un memorabile suggerimento di Steve Jobs: «Mantieni la visione generale senza dimenticare i dettagli». In queste pagine vorrei analizzare in modo più approfondito i fattori che determinano l’innovazione di un centro fitness-wellness, fornendo ai lettori strumenti adattabili alle loro specifiche realtà, impiegabili per fare la differenza e distinguersi da altri club, funzionali alla cura di ogni fase del processo di erogazione dei servizi e dell’accoglienza dei clienti.
avere una visone chiara della propria azienda I manager, per curare ogni dettaglio del processo che sta alla base dell’erogazione del servizio, dovrebbero innanzitutto avere una visione nitida della propria azienda, sapendo esattamente a chi offre i suoi servizi. Sembra banale, vero? Eppure i consumatori che si avvicinano al mondo dei fitness club si trovano spesso di fronte a una realtà poco chiara, per non dire confusa.
È compito del club far percepire ai clienti il valore dei servizi erogati
Che cosa significa, anche e soprattutto nella mente del cliente, essere un centro low cost? E un club premium? Spesso queste due realtà si fondono maldestramente disorientando i consumatori, conferendo al fattore prezzo un potere eccessivo e dannoso. Il prezzo fa la differenza solo se gli operatori sono in grado di far percepire al cliente, in modo chiaro, la differenza tra una realtà low cost e una premium, facendo emergere il valore che si cela dietro al costo dei servizi proposti. Un club premium, per essere tale, deve necessariamente erogare un servizio da hotel a 5 stelle, senza se e senza ma, mentre un club low cost, per essere tale, deve offrire i servizi, gli ambienti e l’assistenza che può economicamente permettersi. I consumatori del fitness si trovano spesso di fronte a promesse non mantenute e comprendono che la maggior parte delle palestre, oggi, è low cost, pur non dichiarandosi tali. Promettono di dare tanto ma poi, nei fatti, deludono le aspettative. Partendo da questo dato di fatto, bisogna innovare il modo di proporsi alle persone e rendere il proprio club alla portata del
target al quale si rivolge. Una volta identificati i target ai quali ci si vuole rivolgere, bisogna proporre loro servizi su misura, differenziando e segmentando la propria offerta, evitando di proporsi a tutti seguendo lo stesso “copione”. Come ho scritto nell’articolo pubblicato ne Il Nuovo Club n. 149, intitolato Se Steve Jobs avesse avuto un club, le persone desiderano acquistare e, viceversa, non desiderano che qualcuno venda loro qualcosa.
l’approccio giusto all’accoglienza e alla vendita Ritengo che i tempi siano maturi per andare oltre le strategie e il modo di operare più diffusi nel nostro settore per quanto concerne la presentazione dei servizi e le tecniche impiegate per stimolare la decisione finale ad acquistarli. I professionisti che si occupano, a vario titolo, di accoglienza e gestione del cliente devono comprendere le reali motivazioni, e gli obiettivi che ne conseguono, che lo spingono all’acquisto dei servizi offerti dal club. Bisogna dunque dedicare tempo ed energie a un ti-
po di relazione con le persone che faccia emergere la vera ragione, lo scopo che le ha spinte a rivolgersi al nostro club. Il nostro approccio deve cambiare in modo che anche i primi momenti che la persona trascorre nei nostri club siano una “scoperta”, in grado di sorprendere in modo positivo. Non dobbiamo dimenticarci che proprio la scoperta è lo strumento che più di ogni altro può appagare le aspettative di qualsiasi essere umano. I potenziali clienti, oggi, non si accontentano più di acquistare un abbonamento alla palestra. Desiderano avere spiegazioni chiare sui servizi disponibili e, soprattutto, sulle modalità di fruizione. Lo staff del club ha pertanto il compito di dedicare il giusto tempo alla presentazione delle attività, rispondendo alle domande, dissolvendo i possibili dubbi. La scoperta (curiosità e interesse da parte del cliente) e il supporto (da parte del personale) sono dettagli che, nelle fasi iniziali, possono fare la differenza, in special modo se la professionalità si coniuga alla semplicità. I manager devono fare un passo indietro rivedendo il loro processo di accoglienza e vendita. Il
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processo di accoglienza inizia, strano ma vero, nel ricercare risorse umane in grado di rendere esperienziale ogni momento d’incontro con il cliente, al di là della professionalità e della conoscenza delle tecniche di vendita che vanno date per scontate. I professionisti che lavorano nel club devono conoscere il servizio in ogni suo dettaglio, esprimersi in modo chiaro e senza titubanze, ascoltare con facilità e supportare la giusta scelta.
mettiamoci nei panni dei nostri clienti
Ogni occasione di interazione con il cliente dovrebbe essere un momento esperienziale
Immaginiamo di essere la persona che entra per la prima volta in un centro fitness per soddisfare un’esigenza fisica (ad esempio perdere peso). Immaginiamo di essere di fronte a un membro dello staff che elenca una serie di attività, mostra attrezzature e rapidamente comunica i prezzi, mettendoci di fronte alla decisione, da prendere in pochi attimi, di acquistare o meno l’iscrizione. Dobbiamo ricordarci che il prezzo è solo un dettaglio, che il potenziale cliente deciderà di diventare cliente se siamo riusciti a rendergli semplice la decisione di acquistare, ovvero se abbiamo compreso le ragioni che
lo hanno spinto a rivolgersi a noi, se gli abbiamo proposto, in modo chiaro, un “percorso” personalizzato che fornisce una risposta alle sue esigenze e desideri. Il momento in cui il potenziale socio decide di iscriversi è cruciale per il club e ritengo che il processo che conduce alla chiusura della vendita sia per lui/lei un momento di formazione e chiarificazione che consente al club di comunicargli/le in modo convincente che soddisferà pienamente i suoi bisogni. Mi sento addirittura di consigliare l’utilizzo di monitor per impiegare immagini e filmati, esattamente come si fa nel corso di una sessione congressuale o di una riunione aziendale, che mostrino anche in modo visivo i percorsi proposti in base agli obiettivi. Le informazioni fornite devono essere aderenti alla realtà ed esposte in modo chiaro, le obiezioni vanno affrontate e superate con altrettanta chiarezza e professionalità nel corso di un confronto che consente di instaurare una relazione che difficilmente verrà interrotta dal cliente.
dal preventivo all’anamnesi acquisto Più che redigere un preventivo, consiglio di predisporre quella che
potrebbe essere definita “anamnesi acquisto”, ovvero il diagramma che fa combaciare gli obiettivi con la disponibilità di tempo e di spesa. I 35 anni che ho vissuto professionalmente nel settore fitness/ wellness mi hanno insegnato che nella fase iniziale il club è, per la maggioranza dei potenziali clienti, un’entità sconosciuta e che la “sviolinata” su qualità e quantità dei servizi offerti e della formula all inclusive non fanno presa in quanto non risponde alle esigenze che li hanno spinti a rivolgersi a un club. L’approccio alla vendita deve basarsi sulla comprensione profonda dei desideri dei potenziali clienti, delle loro preoccupazioni e dei loro dubbi. La forza dei centri low cost risiede anche nella loro capacità di mantenere ciò che promettono nel corso del processo di vendita, ovvero uno spazio dotato di numerosi attrezzi, una ridotta assistenza in sala, la configurazione di un programma d’allenamento ecc. I consumatori sanno con esattezza che cosa acquistano, che cosa spetta loro in cambio del prezzo pagato. Nel caso dei club premium e mid market, per utilizzare un altro termine inglese, proporre un numero eccessivo di servizi e attività, magari in modo veloce, può confondere il proprio interlocutore, rendere complicata la sua scelta e, paradossalmente, addirittura rendere più difficile la vendita. Al contrario, dobbiamo semplificare ogni processo e configurare la presentazione del nostro “prodotto” intorno alle esigenze di chi abbiamo di volta in volta di fronte.
rendere le cose facili Anche l’erogazione dei servizi, ovvero la realizzazione di quanto si ha promesso, è un “dettaglio” che va semplificato poiché la semplificazione dei processi interessa anche le aree che il neo iscritto utilizza influenzando in modo decisivo la sua soddisfazione. Poiché la percentuale di popolazione italiana che frequenta un centro fitness si aggira intorno al 7%, è di vitale importanza dedicare tempo ed energie ai nuovi clienti per alimentare la loro soddisfazione e la loro motivazione in modo da fideliz-
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che dovrebbe essere semplice in quanto molte persone non conoscono i nomi dei muscoli, degli attrezzi e degli esercizi. E la neuroscienza ci insegna che in un tempo breve riusciamo a elaborare tre o quattro informazioni. Fornire tante spiegazioni complesse tutte in una volta è controproducente. Gli obiettivi prefissati devono essere misurati e condivisi nel tempo e riportati sulle schede personali in modo che il diretto interessato li abbia sempre a mente, possa rendersi conto di averli raggiunti e fissarne altri. In questo modo si alimentano la soddisfazione e la motivazione.
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allarghiamo le nostre porte Le reali motivazioni che inducono le persone a svolgere esercizio fisico e a rivolgersi a un club hanno un importante valore strategico
zarli. Programmi d’allenamento che per i soci più esperti risultano semplici per i neofiti possono al contrario risultare difficili e farli sentire inadeguati, fuori posto. Per molti di loro incominciare a frequentare aree affollate e utilizzare attrezzi che non hanno mai visto prima può trasformarsi in un disagio, può farli sentire minacciati e allontanarli. È compito del club mettere a proprio agio i neo iscritti e a aiutarli a prendere confidenza con un ambiente per loro nuovo. Il primo giorno di utilizzo del club da parte del neo iscritto è uno dei dettagli ai quali dobbiamo prestare grande attenzione. Vi ricordate il primo giorno di scuola in prima elementare? Non conoscevamo nessuno, provavamo un po’ di vergogna, non sapevamo che cosa avremmo fatto, vedevamo per la prima volta la nostra maestra. Sicuramente un’esperienza importante per la nostra crescita personale, ma non priva di difficoltà, specialmente per i più timidi. Le stesse sensazioni vengono provate da molti neo iscritti e non possiamo permetterci di ignorarle e nemmeno di sottovalutarle. Per rendere questa fase delicata un momento piacevole, ai nuovi soci andrebbe riservato un trattamento speciale di “avviamento”. Almeno il primo giorno un istruttore, su appuntamento, dovrebbe
accompagnarli dallo spogliatoio alla sala aiutandoli a familiarizzare con gli attrezzi e con gli altri soci e membri dello staff. L’ideale, se possibile, sarebbe predisporre un’area riservata, al riparo da “occhi indiscreti”, nella quale svolgere il primo allenamento.
ascoltare, dialogare, essere d’aiuto L’istruttore, come tutti gli altri membri dello staff, deve avere ottime capacità di ascolto e di dialogo, indispensabili per conoscere le esigenze profonde dei clienti, metterli a loro agio trasmettendo serenità. È inoltre compito del “tecnico” far comprendere ai soci che l’esercizio fisico, così come l’attività fisica spontanea, è un elemento imprescindibile per la salute, dunque da svolgere per tutta la vita. Per valorizzare i servizi e l’immagine del club, consiglio di fissare un appuntamento con i nuovi iscritti per assisterli nel giorno del loro debutto, così come di sottoporli a test delle condizioni fisiche una volta che la visita medica ne ha certificato l’idoneità. Inoltre, oltre agli esercizi andrebbero prescritte attività che rendano l’allenamento piacevole e divertente. Merita una riflessione anche il linguaggio utilizzato con i neofiti
Per convincere il maggior numero possibile di persone a svolgere esercizio fisico, per “mettere in moto” i tanti sedentari, il club deve poter fare affidamento su uno staff creativo, su metodi semplici alla portata di tutti e, non meno importante, sulla cultura che mette al centro la persona, dunque il suo benessere e la sua salute. Credo che per avvicinare il 93% degli italiani che non frequenta un centro fitness e conquistarne una parte significativa dobbiamo necessariamente curare di più i dettagli, prendendoci realmente cura delle persone, dunque della loro salute, della loro serenità e, perché no, della loro felicità. Dobbiamo fare il modo che percepiscano i nostri club come le strutture ideali in cui essere accolte e assistite in un percorso di miglioramento significativo della qualità della loro vita.
Gerardo Ruberto È presente da oltre trent’anni nel mondo del fitness-wellness, prima come atleta di sollevamento pesi (quattro volte campione italiano) e successivamente come istruttore, responsabile di palestra e infine direttore tecnico. È specializzato in sistemi di qualità ed è consulente per la formazione e la gestione delle risorse umane, nonché docente all’Università Luiss Guido Carli.
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competere con i low cost:
l’esempio tedesco
Con un mercato del fitness/ wellness importante e molto competitivo, la Germania è un caso molto interessante da esaminare per capire in che modo un club generalista può rispondere agli attacchi della concorrenza (e del segmento low cost in particolare) senza lanciarsi trascinare nella guerra dei prezzi, spesso inutile e addirittura suicida
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egli ultimi anni il mercato tedesco del fitness/wellness ha registrato un buon incremento nel numero di iscritti: secondo i dati diffusi da DSSV - Deutscher Sportstudio Verband (l’associazione nazionale che raccoglie gli operatori del settore), grazie a oltre 2 milioni di nuovi associati conquistati nel periodo 2009-14, a inizio 2015 si è giunti a un totale di 8,6 milioni di iscritti – una crescita media del 5,8% annuo nell’arco del quinquennio preso in esame. Nello stesso periodo, però, la crescita media del fatturato complessivo è stata inferiore, nell’ordine del 4,3%: e la ragione, come si può facilmente intuire, risiede nella crescente quota di mercato in mano agli operatori del segmento low cost.
di Ray Algar
Oltre al leader McFIT, si contano anche altre catene come clever fit, easy fitness e Jumper Fitness, più alcuni marchi locali. Per farsi un’idea di quanto sia affollato oggi questo segmento, basta considerare che i brand operativi con più di tre club ciascuno sono più di 40: oltre 400 centri sono stati aperti tra il 2009 e il 2014, con un incremento totale del 133%. McFIT, in particolare, è cresciuto fino a diventare il primo operatore in Germania con più di 160 club. Fondato 19 anni fa, il marchio si è rinnovato in due occasioni principali: all’inizio del 2012, con l’ampliamento dell’offerta (cyber training e fitness funzionale) e il restyling dei club; tre anni dopo, con il lancio di un nuovo concept denominato High5: centri più piccoli focalizzati sul fitness funzionale, personal training come servizio aggiuntivo a pagamento, prezzo di lancio estremamente competitivo (9.90 euro al mese per abbonamenti biennali).
i problemi del midmarket Il cosiddetto “mid-market”, ovvero il segmento medio di mercato, identifica in Germania la fascia di prezzo che va (di norma) dai 30 ai 60 euro mensili. I due principali operatori sono Kleser Training (115 club) e Fitness First (86), e il fatto che anche queste due catene abbiano ridotto la propria presenza sul territorio negli ultimi cinque
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L’operatore clever fit è uno dei maggiori franchising del mercato tedesco
anni (chiudendo rispettivamente 4 e 16 club) la dice lunga sulle difficoltà che il mid-market – “schiacciato” tanto dai club di fascia alta quanto dagli studio e dai centri low cost – sta affrontando qui come in molti altri paesi. Kleser Training ha reagito alla crisi sin dal 2013 cercando di intercettare un pubblico più giovane e ampio; Fitness First, dal canto suo, ha avviato un ampio processo di ristrutturazione che ha portato alla chiusura dei centri in perdita e al riposizionamento del marchio su una fascia di mercato un po’ più alta. Una politica, quest’ultima, seguita da molti operatori generalisti indipendenti che cercano di differenziarsi potenziando la propria offerta in termini di servizi e attrezzature e migliorando il supporto alla clientela.
la forza degli studio: un posizionamento chiaro e semplice Sul fronte degli studio le cose vanno ovviamente meglio. Le catene leader sono Mrs. Sporty (432 club), che offre un allenamento a circuito per sole donne, e Bodystreet (177 club), che si focalizza sull’elettrostimolazione mu-
scolare. Insieme a CrossFit, questi concept hanno un grande punto di forza nel posizionamento chiaro e semplice: i rispettivi target di clientela sanno esattamente qual è il prodotto offerto e difficilmente, quindi, vedranno deluse le proprie aspettative. Altri fattori di successo sono senza dubbio la peculiare atmosfera che si respira in questi centri, la localizzazione che privilegia i luoghi più accessibili e le piccole dimensioni, che consentono una presenza capillare sul territorio.
dare valore alle relazioni La presenza di così tanti operatori nel comparto low cost ha ovviamente posto un problema di differenziazione ai club generalisti. Se in principio la strada tipicamente seguita era quella di imitare in qualche modo McFit, in tempi più recenti diversi concorrenti hanno cominciato a dare più importanza al design, a elevare gli standard qualitativi e ad arricchire l’offerta. Un operatore come FitX, ad esempio, oggi propone aree dedicate alle sole donne, bevande gratuite e attività di gruppo con trainer qualificati per soli 15 euro
al mese. High5, del resto, è stata la risposta di McFit a FitX. In un contesto del genere, il consiglio che si può offrire ai gestori di club generalisti e indipendenti è di lavorare molto sulle relazioni con i clienti. Se la qualità dell’“hardware” è sempre maggiore anche nel segmento low cost, va da sé che la reale opportunità da cogliere per fare la differenza risiede nell’ottimizzare il “software”, ovvero le interazioni con le persone. I due case study che seguono sono un’ottima dimostrazione di come si possa conquistare e mantenere l’eccellenza evitando di confrontarsi con i low cost sul loro stesso (insidioso) terreno.
CASE STUDY 1: BLACK AND WHITE INJOY Geo Hess gestisce da ben trent’anni il Black and White Injoy fitness club di Worms, cittadina sul Reno a sud-ovest di Francoforte. Con una passione per il fitness che risale all’adolescenza, nei primi anni della sua carriera lavorativa Hess ha operato come consulente finanziario e la frequentazione di diverse palestre ha fatto nascere in lui la convinzione che, in molti casi, i risultati fossero inferiori alle poten-
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un mercato solido e molto concorrenziale La Germania del fitness/wellness può contare (secondo recenti stime IHRSA) su circa 8mila tra health club (tradizionali, per sole donne, medical, low cost, micro etc.) e studio e su 9 milioni di iscritti. Si tratta di un mercato forte e altamente competitivo che, a livello sia europeo sia mondiale, si colloca nelle prime tre posizioni per fatturato, numero di club e numero di iscritti. Un trend degno di nota è il grande successo che i franchising stanno riscuotendo attualmente nel Paese, risultato riconducibile alla felice combinazione tra concept ben definiti e imprenditori locali di talento, che conoscono bene il territorio e sanno quindi come declinare al meglio i punti di forza dei loro brand. Bisogna del resto considerare che il panorama tedesco del fitness, lungi dal concentrarsi su poche grandi città, comprende un’ottantina di centri urbani di almeno 100mila abitanti e un numero ancora più ampio di paesi più piccoli: optare per modelli gestionali centralizzati è quindi più difficile e rischioso. Mrs. Sporty, Bodystreet, Kleser, Injoy, clever fit e easy fitness sono oggi i principali brand in franchising (da soli comprendono circa 1.150 tra studio e club), mentre McFIT e Fitness First sono i due soli operatori nazionali di proprietà di una corporation.
zialità solo a causa di una gestione inadeguata. Da qui è sorta la decisione di lanciarsi in un’avventura imprenditoriale dalla quale è nato il Black and White Studio, che inizialmente si sviluppava su una superficie di 900 metri quadrati. Dieci anni dopo, il successo ottenuto ha permesso a Hess di trasferire l’attività in un nuovo edificio appositamente progettato di 6mila metri quadrati. Oggi il cuore del club – che nel 2013
ha aderito al franchise Injoy – è rappresentato dalle ampie aree dedicate all’allenamento cardiovascolare e isotonico (con più di 400 attrezzi) e da quattro sale che ospitano oltre 100 lezioni di group fitness alla settimana. La piscina non c’è, ma sono previste aree per il relax e la sauna. E i prezzi si collocano decisamente nella fascia alta di mercato: 97 euro mensili per un abbonamento semestrale fitness-only.
Approccio olistico. Il principio fondamentale che anima il club è ben sintetizzato dalla citazione del famoso filosofo tedesco Arthur Schopenhauer riportata nel sito internet del club: “La salute non è tutto, ma senza di essa ogni cosa è niente”. A essere importante, secondo Hess, non è solo il mantenersi attivi: è essenziale anche riuscire a trovare un’armonia fra attività e passività ponendosi come obiettivo tanto il movimento quanto il rilassamento. Alta competizione. Negli ultimi dieci anni la concorrenza a Worms si è notevolmente intensificata: nel 2006 McFIT ha aperto il suo primo club (a sei minuti di auto dal Black and White) con prezzi estremamente competitivi (19,90 euro al mese). Poi è stato il turno di Fitness King, un altro low cost con prezzi ancora più bassi (17,90 euro al mese) e apertura 24h; nel 2015, infine, si è aggiunto FitX, con un mensile da 15 euro. Con una popolazione di 80mila abitanti e i budget club che puntano a conquistare dai 3 ai 4mila soci ciascuno, la cittadina è ormai invasa dalla pubblicità dei vari concorrenti che tentano di spartirsi una torta assai piccola. In una scala da 1 a 10, Hess ritiene che il livello di competizione sia attualmente pari a 9. Quando il gioco si fa duro… Qual è stata la risposta di Injoy a
I soci dei Black and White Studio pagano soltanto le attività e i servizi che effettivamente utilizzano
CASE STUDY 2: MY SPORTLADY
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focus Il gigante low cost McFIT ha recentemente inaugurato il brand High5 che identifica piccoli club dedicati al functional training e personal training
tedesco. All’epoca il settore era dominato da palestre essenzialmente pensate per gli uomini, con il risultato che molte persone interessate non si iscrivevano perché – come la stessa Jasmin – si sentivano intimidite e a disagio in quegli ambienti. Maturò così la convinzione che nel mercato ci fosse spazio per un modello di club che desse alle donne l’opportunità di allenarsi e, al contempo, di rilassarsi e recuperare le energie fisiche e mentali. In origine, il centro era molto pic-
colo (300 metri quadrati) e aveva un’offerta piuttosto semplice (allenamento cardio e isotonico, attività di gruppo e sauna), ma in trent’anni le cose sono notevolmente cambiate e – nonostante i profondi mutamenti che hanno interessato il mercato tedesco del fitness/wellness – My Sportlady continua ad avere un grande successo. Non solo fitness. La filosofia che anima il club si fonda sulla convinzione che sia fondamentale assistere e guidare i soci affinché
Tab. 1 - TOP 5 MERCATO GLOBALE 1 2 3 4 5
Fatturato (mln $)
Numero club
Numero iscritti (mln)
USA (24.200) UK (6.722) Germania (6.246) Spagna (5.214) Giappone (5.158)
USA (34.460) Brasile (31.809) Germania (8.026) Argentina (7.900) Messico (7.826)
USA (54) Germania (9,08) UK (8,30) Brasile (7,95) Spagna (6,72)
Fonte: IHRSA Global Report 2015
Jasmin Kirstein possiede e gestisce My Sportlady dal 1984. L’ispirazione le venne dopo avere visitato a Boston, negli Stati Uniti, un club della catena Women’s World. Il progetto iniziale era quello di portare il franchise americano a Monaco di Baviera, ma alla fine Jasmin decise di creare un brand nuovo, costruito sulle specifiche esigenze del pubblico femminile
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una sfida del genere? Semplice e chiara: far sì che i 2.700 soci attivi diano il giusto valore al fatto di appartenere al club. Come ci ha spiegato Hess, uno staff qualificato e preparato, una ricca offerta di programmi e corsi e un approccio olistico al benessere e alla salute sono le chiavi per generare questo valore. E non è certo un caso se si è lavorato duramente sulla costruzione di partnership a livello locale: solo per fare un esempio, 27 associazioni sportive sono state coinvolte in un programma – operativo da ormai cinque anni – grazie al quale ciascuna di esse può selezionare cinque atleti di particolare talento e offrire loro la possibilità di allenarsi gratuitamente presso il centro. Si tratta di una strada importante per integrare il club nella comunità conquistandone il supporto e la fiducia – qualcosa di più e di diverso da una semplice strategia competitiva. Tariffe. Sul fronte dei prezzi, si è deciso di adottare un approccio menu-based ai servizi: i clienti devono pagare soltanto ciò che effettivamente utilizzano. Il risultato è molto flessibile e modulare: chi vuole solo giocare a squash paga 51 euro al mese, chi desidera rilassarsi e usare la sauna versa 72 euro, e così via. E mentre gli altri centri continuano ad abbassare i prezzi, in quelli recanti l’insegna Black and White Injoy vengono addirittura aumentati di un euro all’anno per garantire che ci siano sempre dei fondi da reinvestire nella struttura e nelle sue attività. Una politica tutt’altro che controproducente: nel 2015 sono stati conquistati 300 nuovi soci. In un contesto così concorrenziale, per Geo Hess e il suo team si tratta di un risultato tutt’altro che scontato.
Tab. 2 - TOP 5 EUROPA 1 2 3 4 5
Fatturato (mln $)
Numero club
Numero iscritti (mln)
UK (6.722) Germania (6.246) Spagna (5.214) Francia (3.422) Italia (2.819)
Germania (8.026) Italia (6.695) UK (6.112) Spagna (4.935) Russia (3.623)
Germania (9,1) UK (8,3) Spagna (6,7) Francia (4,4) Italia (4,3)
Fonte: IHRSA Global Report 2015
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Lo storico club bavarese My Sportlady è dotato anche di scuola di cucina che costituisce il suo centro di profitto più redditizio
possano focalizzarsi su ciò di cui hanno realmente necessità. Del resto, l’esercizio fisico più o meno intenso non è sempre la risposta giusta: in certi momenti una persona può semplicemente avere bisogno di rilassarsi e di “ricaricare le batterie”. Negli anni Novanta il centro ha cominciato a svilupparsi e a diventare qualcosa di più e di diverso da una palestra tradizionale: sono stati aggiunti una spa, alcune sale per trattamenti, un nido e una scuola di cucina (oggi il centro di profitto più lucrativo), e sono state attivate delle collaborazioni con medici, osteopati e un’ostetrica per seguire le clienti anche durante la gravidanza. Oggi My Sportlady si estende su una superficie di 2mila metri quadrati e conta circa 2mila iscritte. Fare al meglio ciò che si sa fare. In una città cosmopolita come Monaco (la terza del Paese per dimensioni dopo Berlino e Amburgo) la concorrenza si fa ovviamente sentire anche nel settore fitness, contraddistinto dalla presenza di numerosi marchi con i più diver-
Il presente articolo, tradotto dall’inglese da Andrea Muzzarelli, è tratto dall’Health Club Industry Mid-Market Report (dicembre 2015), che può essere scaricato, gratuitamente, nel sito www.oxygen-consulting.co.uk.
si posizionamenti. In una scala da zero a dieci, secondo Jasmin la competizione è ora a 8, ma questo la preoccupa relativamente. Negli anni successivi al lancio di McFit, avvenuto nel 1997, in effetti, ci fu la tentazione di credere che per non farsi estromettere dal mercato sarebbe stato necessario competere sui prezzi con i low cost. Ma quando divenne chiaro l’obiettivo sul quale focalizzarsi ogni giorno – aiutare le donne a stare bene e a conquistare un certo equilibrio nelle loro vite – quell’idea fu scartata: il segreto era concentrarsi su ciò che si sapeva fare meglio, perché su quello si poteva esercitare il massimo controllo e ottenere i migliori risultati. I prezzi (fra gli 80 e i 100 euro al mese a seconda della tipologia di abbonamento) devono essere stabiliti in base al valore realmente offerto, e non in base a ciò che fanno i concorrenti. Scelte controcorrente. My Sportlady ha dimostrato di credere nella propria missione al punto da compiere scelte forse incomprensibili per un business tradizionale.
Quando scoppiò la crisi del 2008 gli effetti si fecero sentire anche in Germania: le associate che perdevano il lavoro di norma interrompevano la frequentazione del club. Jasmin fece al riguardo una scelta radicale: chi non aveva più il lavoro non doveva pagare nulla o, al massimo, versava quanto si poteva permettere. Una politica molto simile fu adottata nei confronti dei soci ai quali veniva diagnosticata una grave patologia: chi era malato poteva frequentare il club ogni volta che ne sentiva il bisogno senza spendere nulla. Questo approccio del fare qualcosa solo perché la si ritiene giusta, al di là di qualsiasi considerazione economica, è stata fondamentale nel rafforzare tanto la fidelizzazione delle clienti quanto il senso di appartenenza di tutto lo staff. A ciò bisogna aggiungere che da alcuni anni My Sportlady (attraverso una fondazione creata ad hoc) si dedica a numerose attività filantropiche, incluso il sostegno alle donne con figli in trattamento per cure oncologiche nel vicino ospedale, vero e proprio centro di eccellenza che attrae famiglie da tutto il paese. Testatevi. Un ottimo test al quale un club può sottoporsi per capire se sta facendo o meno un ottimo lavoro è domandarsi se i suoi clienti, il suo staff e la comunità in cui opera ne sentirebbero veramente la mancanza qualora fosse costretto a chiudere i battenti. Ritengo che My Sportlady rientri in questa categoria di eccellenza. E non si tratta di fortuna: è un risultato costruito giorno dopo giorno, con tenacia e passione.
Ray Algar È amministratore delegato di Oxygen Consulting, società di consulenza britannica che si rivolge alle organizzazioni del settore “fitness e salute”, offrendo soluzioni strategiche mirate. È autore di approfonditi studi e articoli, nonché apprezzato relatore in ambito internazionale. Per maggiori informazioni: www.oxygen-consulting.co.uk ray@oxygen-consulting.co.uk
Dal 2007 LacertosusŽ allestisce i migliori centri di allenamento, centri per il Cross Training, Studio & Home Gyms. Oggi è l’azienda leader nella produzione di attrezzi innovativi e nella distribuzione dei migliori marchi nel campo del Functional Training e del Cross Training.
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a tutto functional!
doc. Sellfit
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a cura di Davide Venturi
L’allenamento funzionale, declinato in un’ampia gamma di versioni e combinazioni variabili, da un po’ di anni a questa parte è uno dei protagonisti indiscussi del fitness a livello mondiale. In queste pagine, e nel prossimo numero, cerchiamo di mettere a fuoco un fenomeno che, in misure e modi diversi, interessa tutti gli operatori del settore
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a un po’ di anni a questa parte espressioni come functional training, functional fitness e allenamento funzionale sono sulla bocca di tutti gli operatori del settore. Questa tipologia di allenamento, declinata in un’ampia gamma di versioni e combinazioni, gioca un ruolo da protagonista nell’odierno mondo del fitness ed è immancabilmente presente nel “menu” delle palestre di tutto il mondo. Una tendenza che segna il ritorno alle “origini del movimento” attraverso la proposta di esercizi la cui esecuzione implica movimenti “naturali”, che si compiono
prima parte quotidianamente impiegando simultaneamente più gruppi muscolari, mantenendo l’equilibrio e impiegando le proprie capacità di coordinazione motoria. L’allenamento funzionale, come noto, prevede esercizi svolti sia a corpo libero sia con l’ausilio di attrezzi semplici tra i quali figurano palle mediche, sacche bulgare, corde, sbarre, bilancieri, kettlebell, fitball, spartane strutture modulari, dispositivi per l’allenamento in sospensione e persino pavimentazioni. Si tratta, come noto, di un condizionamento fisico che stimola la muscolatura profonda, fa-
Nell’ambito dell’allenamento funzionale il trainer gioca un ruolo fondamentale
della coordinazione motoria, il miglioramento dell’elasticità nelle articolazioni, la tonificazione e il potenziamento muscolari. In sintesi, consente di raggiungere e mantenere uno stato di forma completo che migliora le prestazioni, in ambito sportivo e non, e lo stato di salute generale.
la parola agli esperti «Una delle ragioni del grande successo di queste metodiche di allenamento – spiega Fabio Grossi, titolare, insieme alla moglie Michela Verardo, dello studio di personal training SaluteInMovimento di Genova – è riconducibile al fatto che non richiedono l’utilizzo di macchinari complessi e vincolanti. Inoltre, sono accessibili a molte tipologie di utenti che possono svolgere routine di esercizi molto variabili che consentono, sia allo sportivo amatoriale sia a quello agonistico, di non annoiarsi mai, svolgendo sessioni sempre diverse. La varietà che caratterizza l’allenamento funzionale è inoltre uno stimolo per il trainer a modificare costantemente la
sua proposta, programmandola e, non meno importante, personalizzandola di volta in volta». «Per il club – esordisce Michela Verardo – significa poter proporre attività più appaganti in quanto la novità è sempre stimolante e interessante. In una quotidianità caotica, dominata dalla routine, almeno l’allenamento, specialmente in ambito amatoriale, dovrebbe rappresentare qualcosa di coinvolgente e appassionante». A questi due profondi conoscitori dell’esercizio fisico, che hanno maturato una solida esperienza sul campo vestendo quotidianamente anche i panni del trainer, non possiamo non chiedere una definizione sintetica di allenamento funzionale e del suo possibile connubio con attrezzi tradizionali. «Per come lo intendiamo noi – spiegano Grossi e Verardo –, è un percorso attraverso la scoperta del proprio corpo, delle sue capacità e potenzialità. Per migliorare realmente le capacità fisiche in un determinato ambiente è indispensabile realizzare esercizi che pongano il corpo al centro dell’allenamento, senza l’utilizzo di
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i vantaggi dell’allenamento funzionale Gli esercizi classici stimolano in misura molto ridotta, e in certi casi addirittura nulla, alcuni distretti muscolari che giocano un ruolo determinante per la stabilizzazione, diversamente da quelli funzionali che implicano un lavoro svolto sui tre piani dello spazio: frontale, sagittale e traverso. Quello funzionale è dunque un lavoro che aiuta il corpo a raggiunger il proprio equilibrio e la mente ad esserne piacevolmente consapevole. Apprendendo in modo graduale i movimenti e il loro controllo è possibile raggiungere gli obiettivi prefissati, anche quelli più ambiziosi. Nell’ambito del functional training si compiono, generalmente nella modalità circuito, esercizi di spinta, trazione e sollevamento che si concretizzano in squat, swing, trazioni alla sbarra, piegamenti a terra, diversi tipi di salti, affondi… e molto altro ancora. L’integrazione dell’allenamento classico, svolto con gli attrezzi isotonici e i pesi liberi, con quello funzionale può sortire effetti eccellenti, consentendo al club di valorizzare la propria offerta rendendola più varia, modulabile e adattabile ad ambiti e utenti molto diversi tra loro. L’approccio “functional” trova applicazione nel personal training, individuale e rivolto a piccoli gruppi, così come nelle attività di gruppo – anche all’aria aperta, come nel caso del boot camp o military fitness che dir si voglia –, e nell’ambito di discipline emergenti come il CrossFit, versione più hard dell’allenamento funzionale, ma adattabile a tutti. Il successo internazionale di questa metodica è innanzitutto riconducibile alla sua efficacia. Sessioni intense, molto varie e brevi – in genere di durata non superiore all’ora – assicurano importanti benefici come lo sviluppo dell’agilità e
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vorendo la stabilità articolare e il rinforzo di tutte le articolazioni. E il cosiddetto core training può a pieno titolo essere considerato una “specializzazione” dell’allenamento funzionale il cui fine è rinforzare i muscoli profondi del tronco e del bacino per massimizzare l’efficacia di qualsiasi gesto che richiede stabilità, imprescindibile dall’efficienza della parte del corpo che è il fulcro di tutti i movimenti.
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doc. The Athletic Club
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il fitness animalesco Alla grande famiglia dell’esercizio fisico funzionale appartiene anche ZUU Fitness, l’allenamento breve e ad alta intensità, consistente in un mix di esercizi che richiedono molta concentrazione e l’assunzione di posizioni scomode da mantenere, sfruttando il proprio peso corporeo. Ideato dal guru australiano dell’esercizio fisico Nathan Helberg, si sta diffondendo in ambito internazionale in virtù della sua originalità e, soprattutto, della sua elevata efficacia coniugata a sessioni molto brevi. Ogni allenamento dura appena 20 minuti nel corso dei quali si bruciano 300 chilocalorie. Dopo un iniziale successo riscosso tra gli sportivi e le forze armate australiani, è sbarcato negli Stati Uniti e in seguito si è diffuso in ambito internazionale. Dallo scorso settembre anche Virgin Active propone questa tipologia d’allenamento, anche nei suoi club italiani. ZUU Fitness prevede l’esecuzione di movimenti primari come tirare, spingere, piegarsi, saltare, ruotare e accovacciarsi e assicura ottimi risultati in termini di agilità, flessibilità, mobilità e resistenza cardiovascolare. Inoltre, rafforza muscoli, articolazioni, tendini, legamenti e tessuti, favorendo al tempo stesso il consumo dei grassi e l’incremento della massa magra. Prevede l’esecuzione di 100 movimenti chiamati con il nome degli animali ai quali si ispira tra i quali, solo per citarne alcuni, orsi, asini, iguane, gorilla e rane. Tra gli esercizi figurano ad esempio i frog squat (compiere affondi imitando una rana), il bear crawl (muoversi a quattro zampe come un orso) e il donkey kick (tirare calci come un asino). È possibile vedere il filmato dedicato a ZUU Fitness nella sezione “Primo Piano” del sito fitnesstrend.com.
doc. ZUU Fitness
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macchinari che guidano i movimenti, bensì sviluppando gesti che impegnano il fisico nella sua globalità, attivando diverse catene cinetiche sinergicamente, su tre piani: laterale, frontale e trasverso. “Essere funzionali” significa apprendere e automatizzare nuovi schemi motori attraverso esperienze fisiche sempre più complesse e impegnative. Di fatto nel functional training le attrezzature utilizzate sono estremamente semplici, molto lontane dalla moderna tecnologia delle macchine che da anni caratterizza l’allenamento nei centri fitness. Si utilizzano attrezzi come bilancieri, manubri, clubbel, kettlebell, corde, funi, palle mediche, attrezzi per il suspension training o semplicemente il corpo come carico naturale. Tutto è finalizzato alla realizzazione di esercizi multiarticolari che oltre a coinvolgere le catene cinetiche implicano lo sviluppo di qualità come la mobilità articolare, la coordinazione motoria, l’equilibrio e l’agilità. A tutto ciò si aggiunge un lavoro cardiovascolare la
cui intensità viene adattata al cliente o al gruppo di lavoro. Non è inoltre esclusa – puntualizzano Grossi e Verardo – l’integrazione con attrezzi più complessi».
il ruolo centrale del trainer Nell’ambito del fitness funzionale, il ruolo del trainer è centrale, in relazione, soprattutto, alla varietà degli esercizi proposti, al loro adattamento alle esigenze e caratteristiche soggettive di ogni praticante, dunque per quanto attiene a intensità, livello di difficoltà e integrazione con altre forme di allenamento. Si tratta, insomma, di un banco di prova per la professionalità dei tecnici che devono essere adeguatamente preparati per assicurare agli utenti la massima sicurezza. Anche a tale proposito, Verardo e Grossi hanno le idee chiare: «La scelta degli esercizi, la loro intensità, la durata e il recupero tra una stazione e quella successiva sono solo
alcuni degli aspetti che devono rientrare in una programmazione precisa. Basandoci sulla nostra esperienza, sappiamo che un buon personal trainer imposta l’allenamento sul cliente che ha di fronte e non viceversa. Con un principiante che non presenta una buona forma fisica iniziale si inizierà con esercizi semplici, sicuri, graduali, da integrare con altri esercizi mentre acquisisce sicurezza, tecnica, precisione e resistenza. Lo stesso discorso vale per le persone anziane e per i soggetti che noi definiamo i “giovani anziani”, in genere caratterizzati da una coordinazione motoria e una mobilità articolare scarse. Anche con queste persone è bene cominciare con un tipo di lavoro più analitico, proponendo esercizi di base. Lavoro, questo, che è appannaggio di trainer competenti, professionali e, come si suol dire, “sempre sul pezzo”. I club stessi dovrebbero agevolare questi professionisti creando spazi ad hoc e riservando loro un percorso continuativo di formazione e aggiornamento».
dagli errori iniziali alla qualità di oggi Amir Lafdaigui, responsabile tecnico dei club Palestre Torino e personal trainer, esordisce mettendo innanzitutto a fuoco tanto gli aspetti positivi del functional training quanto quelli negativi che hanno caratterizzato questo fenomeno nella sua fase iniziale: «Prima della maturità raggiunta oggi, la diffusione dell’allenamento funzionale ha portato con sé non solo pro, ma anche contro. Inizialmente molti operatori lo hanno inserito nella loro offerta di attività fitness in modo incosciente. In generale, si tendeva a
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esagerare, proponendo allenamenti troppo intensi e sovraccarichi eccessivi che hanno causato numerosi infortuni, a svantaggio di tutti. Questo scotto inziale è però servito perché con il passare del tempo le competenza tecniche degli istruttori sono cresciute significativamente, avendo come conseguenza una valorizzazione del “prodotto” offerto dai centri fitness e una maggiore soddisfazione da parte degli utenti. Oggi viene prestata molta più attenzione alla qualità del movimento e le specifiche esigenze soggettive sono tenute in maggiore considerazione». Lafdaigui fa inoltre sapere che hanno inserito il functional training nei sei club del capoluogo piemontese alcuni anni fa, in modo graduale, quando questo approccio al fitness non era ancora molto conosciuto e tantomeno sperimentato. «Abbiamo incominciato proponendo l’allenamento di gruppo a circuito con l’ausilio di diversi attrezzi e con il passare del tempo la nostra proposta è diventata più sistematica, più programmata, più tecnica. Questo sviluppo è coinciso con l’innalzamento del livello tecnico dei trainer che, a sua volta, ha valorizzato il nostro “prodotto”, ovvero l’allenamento proposto nell’ambito del personal training individuale e nella versione small group, così come delle attività di gruppo». Le attività funzionali proposte dal so-
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L’Accademia dello Sport, storico club livornese, da un po’ di tempo a questa parte ha introdotto nella propria offerta, con convinzione, anche il functional training e come ci ha raccontato il club manager Damiano Bani i riscontri registrati sono più che lusinghieri: «Tre anni fa abbiamo ideato il logo Accademia dello Sport Functional Space, dando vita a una sorta di club nel club, una “boutique” dedicata al functional training “brandizzata” che è diventata un settore molto importante del nostro club. Abbiamo allestito uno spazio interno di circa 100 metri quadrati dedicato esclusivamente a questa tipologia d’allenamento che proponiamo come attività di gruppo a circuito gestita da un istruttore, con l’ausilio di attrezzi idonei come le grandi strutture metalliche, gli anelli, i dispositivi per l’esercizio in sospensione e i bilancieri per il pumping. Pochi mesi fa – aggiunge Bani –, per l’esattezza lo scorso gennaio, abbiamo inaugurato la nostra area functional bootcamp outdoor che occupa una superficie di circa 300 metri quadrati ed è dotata degli ostacoli e dei dispositivi tipicamente utilizzati in questa disciplina funzionale». La riposta molto positiva della clientela ha decretato sul campo il successo del nuovo “dipartimento” le cui attività sono tra quelle che vanno per la maggiore e, non meno importante, alimentano motivazione, soddisfazione e fidelizzazione dei numerosi praticanti. «Attività di questo tipo – aggiunge il manager livornese – rafforzano il senso di appartenenza, che potremmo definire “cameratismo”, nonché l’autostima in quanto ogni allenamento implica una certa dose di sfida, innanzitutto con se stessi. Inoltre, si integrano bene con le attività “più classiche” come l’allenamento cardio e isotonico e i corsi». Tutte le attività functional targate Accademia dello Sport sono comprese nell’abbonamento open e nel palinsesto occupano ben 12 ore alla settimana. Ovviamente anche i personal trainer del sodalizio labronico propongono, come avviene ormai in tutte le palestre, l’allenamento funzionale in modo personalizzato, adattandolo alle specifiche esigenze di ogni cliente.
Per quanto concerne il ruolo, centrale, degli istruttori, Bani fa sapere che non è stato minimamente difficile reclutare tecnici all’altezza, ovvero adeguatamente formati: «Oggi la maggior parte degli istruttori e dei personal trainer sono specializzati nell’allenamento funzionale poiché da un po’ di anni a questa parte la formazione tecnica presta grande attenzione a questa interpretazione del fitness, a discapito del classico allenamento di potenziamento muscolare figlio del body building la cui popolarità è significativamente calata. Trovare giovani tecnici adeguatamente formati nell’ambito del functional – conclude – non è certo un problema».
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Il functional training ha segnato il ritorno alle “origini del movimento”
doc. Starbene Group
il functional training come “boutique brandizzata”
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dalizio torinese – tra quelle di gruppo figura ad esempio l’allenamento in sospensione – possono essere comprese nell’abbonamento, risultando accessibili a tutti gli iscritti, così come proposte separatamente, sia all’interno sia all’esterno dei club quando il tempo lo consente. «Abbiamo dotato le sale che un tempo utilizzavamo esclusivamente per il personal training di nuovi attrezzi e strumenti per il functional training, elevandone la polivalenza e ottimizzandone l’utilizzo. Oggi – conclude Lafdaigui – posso dire che queste attività, che abbiamo costantemente raffinato prestando un’attenzione crescente ai dettagli e alla qualità, sono molto apprezzate dalla nostra clientela e costituiscono una componente fondamentale della nostra offerta».
L’area dedicata all’allenamento funzionale di un club statunitense Gold’s Gym
il nuovo scenario creato dal functional training Mario Berruero, titolare Sellfit, sottolinea che la diffusone del functional training alla quale si è assistito negli ultimi anni ha portato con sé la riorganizzazione dello spazio che il club
dedica all’allenamento: «I club hanno tendenzialmente ridimensionato l’area destinata agli attrezzi cardiovascolari e isotonici per creare spazi dedicati all’allenamento funzionale, diversificando la propria offerta con
Il functional training ha portato con sé la riorganizzazione dello spazio che i club destinano all’allenamento doc Pavigym
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un’ampia varietà di attrezzi e accessori i cui numerosi impieghi possibili consentono di proporre una gamma pressoché infinita di allenamenti, in grado di soddisfare ogni esigenze. In questo nuovo scenario – precisa Berruero – l’istruttore e il personal trainer giocano un ruolo ancor più importante rispetto al passato in quanto sfruttando la propria competenza tecnica e la propria creatività hanno la possibilità di proporre un’infinità di allenamenti, ideando combinazioni diverse di esercizi, sia a corpo libero sia impiegando diverse tipologie di attrezzi, di ogni tipo e dimensione». L’imprenditore piemontese aggiunge inoltre che proprio puntando sull’inventiva e sulla professionalità dello staff tecnico è oggi possibile aprire un centro fitness a costi decisamente abbordabili: «È ora possibile aprire un club allestendo un’area fitness coinvolgente e polivalente, in grado di attrarre e soddisfare diverse fasce di utenza, sostenendo un investimento contenuto, valorizzando l’allenamento e lo staff tecnico deputato a somministrarlo. Credo che in futuro – conclude Berruero – il functional training si svilupperà ulteriormente, avvicinando al fitness nuovi target, allargando il suo raggio d’azione, confermando la centralità del tecnico». Claudio Paraskiv, chairman Lacertosus, sottolinea che il mercato dell’allenamento funzionale ha dato a tutti
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all’esercizio fisico Motivare all’esercizio fisico: una sfida per tutti i tecnici e i manager dello sport e del fitness, per chi si prepara a rivestire uno di questi ruoli da protagonisti. James J. Annesi, ricercatore, istruttore e consulente di psicologia dello sport e dell’esercizio fisico, in questo volume propone una metodologia derivata da ricerche di psicologia sportiva e comportamentale, strategie per il miglioramento della performance e la gestione dello stress al fine di misurare, accrescere e alimentare in modo continuativo l’interesse all’attività fisica. Il lettore, il “professionista”, è quindi guidato verso un preciso obiettivo: aiutare il cliente a considerare l’attività motoria parte integrante del proprio stile di vita, un’abitudine, in una sola parola un “comportamento”.
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James J. Annesi, Ph.D., è direttore di Behavioral Science (scienze comportamentali) presso lo Sports Barna di Chattanooga Lifestyle Center (Tennessee, USA) e amministratore del WellFit Plan. Attualmente ricopre incarichi presso il Veteran Afair Health Care System e la United States Sports Academy. Annesi continua a svolgere ricerche nel campo della gestione dello stress, dell’autoregolazione, del supporto sociale dei processi di modifica del comportamento nei confronti dello sport e dell’esercizio fisico non agonistico.
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il doc. Lacertosus
i professionisti del settore l’opportunità di dare reale risalto ai servizi, abbattere i costi di start up ed esaltare la centralità dell’utente e, ancor prima, della persona, la cui soddisfazione è il vero obbiettivo dell’allenamento. «Si tratta – spiega Paraskiv – di una concezione del fitness più matura, nel cui ambito l’efficienza motoria è un obiettivo imprescindibile: al di là della bellezza estetica, il fisico oggi deve essere efficiente, dunque in grado di sostenerci nelle sfide di tutti i giorni». L’amministratore delegato dell’azienda parmigiana ritiene inoltre che il CrossFit abbia giocato un ruolo fondamentale per la diffusione del functional fitness, fungendo da modello: «L’impatto positivo che l’allenamento funzionale ha avuto e sta avendo sul pubblico è sotto gli occhi di tutti e il CrossFit, traino di questo movimento, è una disciplina in rapida ascesa, affermatasi prima sul proscenio europeo, poi su quello italiano. Il suo successo è frutto del senso di appartenenza dei praticanti, di allenamenti di gruppo altamente coinvolgenti, motivanti e caratterizzati da grande variabilità, nonché dell’elevata fruibilità e dei costi contenuti sia per i box sia per gli utenti. È un fenomeno in grande espansione che, in virtù del crescente numero di praticanti, l’innalzamento del livello di prestazione e l’organizzazione di molte gare, sta diventando l’anello di congiunzione tra sport e fitness». Alla domanda sui possibili sviluppi futuri del functional fitness, menziona gli Stati Uniti, mercato nel quale, come noto, spesso emergono tendenze e veri e propri fenomeni che successivamente hanno luogo anche nel Vecchio Continente: «Negli Stati Uniti, il CrossFit ha già dato vita a una versione più specializzata dell’allenamento funzionale che ha avuto come conseguenza la nascita di nuovi centri polifunzionali dotati di spazi dedicati appunto al CrossFit e all’allenamento funzionale, al condizionamento fisico, agli sport da combattimento, alle attività classiche da palestra e alla pesistica olimpica, abbinati ad altri servizi come la ristorazione dedicata al fitness, e con il coinvolgimento di altri professionisti del settore quali fisioterapisti, nutrizionisti e ortopedici. Credo che il vero futuro del nostro settore – conclude Paraskiv – sia la polivalenza».
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L’allenamento funzionale prevede anche l’impiego di atrtezzi semplici
l’allenamento funzionale nell’ambito del medical fitness Il functional fitness, a dimostrazione della sua versatilità, gioca un ruolo importante anche nell’ambito della prevenzione e delle cura, ovvero del medical fitness. A tale proposito, è emblematico il caso del Laboratorio di Attività Motoria Adattata, sinteticamente LAMA, istituito nel 2004 dal Centro di Ricerca Interdipartimentale nelle Attività Motorie e Sportive (CRIAMS) della Facoltà di Scienze Motorie dell’Università di Pavia. Questo centro di ricerca è formato da un gruppo di lavoro multidisciplinare composto da ricercatori, medici specializzati in medicina dell’esercizio e nutrizione, laureati in scienze motorie, fisioterapisti e psicologi che da un decennio avviano progetti di studio su pazienti affetti da patologie cardiovascolari e metaboliche, analizzando gli effetti dell’attività fisica su di loro. Il professor Luca Marin e gli altri membri dell’équipe di ricercatori hanno coniato il termine Fitness Cardiometabolico e i primi lavori sull’Attività Fisica Adattata – sinteticamente
AFA – hanno preso il via nel 2009 in ambito posturale e mio-articolare, con particolare attenzione all’esercizio funzionale, in collaborazione con lo staff scientifico della Federazione Italiana Pesistica (FIPE ). Il LAMA, per chi non lo sapesse, fornisce consulenza pratica ai fitnesswellness club, in special modo allo staff tecnico, per metterli nelle condizioni di utilizzare gli “strumenti clinici” messi a punto dal Laboratorio e proporre il fitness cardiometabolico nell’ambito del medical fitness. «L’attività funzionale – spiega Luca Marin – è parte fondamentale dei nostri protocolli di allenamento ed è attualmente utilizzata in alcune linee di ricerca del LAMA. Se correttamente utilizzata, contribuisce a ricreare le corrette attivazioni muscolari e a riprogrammare gli schemi posturali. Inserire esercizi funzionali nel trattamento delle patologie croniche consente di rendere più globali le attivazioni dei sistemi di coordinazione neuromuscolare e al tempo stesso facilita il recupero delle capacità necessarie allo svolgimento delle attività della vita quotidiana». Marin aggiunge inoltre che il functional training può rientrare nei
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sibilizzare ed educare il paziente circa la pratica dell’attività fisica e, in un secondo tempo, fornire al trainer le indicazioni e i parametri necessari a stilare il programma di lavoro. E ci tengo a sottolineare l’importanza del lavoro in team: medici, fisioterapisti, laureati in Scienze Motorie, nel rispetto dei rispettivi profili professionali, devono collaborare al percorso di cura delle persone con necessità speciali. Ed è altrettanto importante che all’interno del team ci siamo i professionisti che si occupano di alimentazione e della fondamentale componente psicologica».
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gli sviluppi futuri dell’esercizio funzionale
Il functional training implica anche la riscoperta del proprio corpo, una maggiore consapevolezza dei movimenti compiuti e delle sensazioni che generano
programmi d’allenamento finalizzati al trattamento e alla prevenzione di tutte le patologia in quanto assicura i benefici dell’esercizio fisico e puntualizza che «è fondamentale basare la scelta degli esercizi sugli obiettivi e le abilità della persona, facendo riferimento alle evidenze scientifiche, non alle mode del momento». Ha inoltre le idee chiare anche sui vantaggi che gli operatori del fitness possono trarre da questa tipologia d’allenamento: «In questi ultimi anni, i club hanno incominciato a proporre varie tipologie di allenamento funzionale, individuale e di gruppo. Ne traggono vantaggio in termini sia di diversificazione della propria l’offerta, sia di miglioramento della risposta affettiva degli utenti generata da una metodologia di allenamento che riporta all’essenza stessa dell’esercizio e, ancor prima, del movimento, offrendo un’alternativa alla dicotomia allenamento svolto con le macchine-attività di gruppo. L’allenamento funzionale dà alle persone che non amano utilizzare gli attrezzi tradizionali la possibilità di allenare tutte le capacità condizionali in maniera stimolante e divertente».
la collaborazione tra università, medici e operatori di club In che modo il LAMA interagisce concretamente con i centri fitness? Ecco la risposta di Marin: «Abbiamo pubblicato numerosi articoli sull’argomento, descrivendo i protocolli di lavoro funzionale che utilizziamo presso il laboratorio. Molti medici specialisti ci inviano le persone che necessitano di praticare attività fisica e noi prepariamo un programma di allenamento comprendente esercizi funzionali, consigliando al paziente di affidarsi ad un centro fitness comodamente raggiungibile. Spesso ci interfacciamo con gli istruttori e i personal trainer per condividere progressi e/o le criticità delle persone assistite». Il medico di base e lo specialista possono giocare un ruolo fondamentale per quanto concerne lo svolgimento di esercizio fisico – anche e soprattutto funzionale – in chiave sia preventiva sia curativa. Ecco che cosa ne pensa Marin: «I medici hanno un ruolo fondamentale. Devono innanzitutto sen-
Concludiamo la nostra intervista al Professor Marin con la domanda fatidica: quali sviluppi futuri si possono prevedere per l’esercizio fisico funzionale? «Non è facile prevedere quali saranno gli sviluppi di questa “nuova onda” del fitness. Credo che il CrossFit abbia raggiunto l’apice della popolarità e del seguito e tenderà da un lato a stabilizzarsi e dall’altro a evolversi verso una pratica più fisiologica. I primi segni sono già arrivati: in molti CrossFit box lavorano fisioterapisti che coniugano la componente riabilitativa all’esercizio funzionale. In generale, non riesco a immaginare nuovi applicativi in grado di modificare significativamente l’allenamento funzionale. Credo piuttosto che si consoliderà l’esercizio in sospensione che ha notevoli potenzialità di utilizzo anche nell’ambito adattato alle patologie. Volendo spingerci al limite, potremmo immaginare una contaminazione del lavoro funzionale con gli exergames e altre tipologie di biofeedback. Ma un argomento così ampio meriterebbe un’approfondita riflessione e un’altra chiacchierata. Prima di concludere mi preme sottolineare che l’allenamento funzionale utilizza gli schemi motori di base, insiti nel profondo della nostra matrice neurale. Gli esercizi devono essere svolti nel rispetto della fisiologia e delle capacità individuali, evitando di ricercare prestazioni circensi. La regola che deve guidare il professionista potrebbe essere sintetizzata in questa semplice massima: less is more».
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crossfit
Quando è nata la disciplina functional in auge anche in Italia? Chi la pratica e perché? Quanti sono i “box” e come “funzionano”? A queste e a molte altre domande diamo una risposta in queste pagine confrontandoci con un vero esperto in materia
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l CrossFit è un fenomeno relativamente nuovo in Italia che negli ultimi anni ha conosciuto un vero e proprio boom. Attualmente i box – come vengono definiti in gergo le palestre nelle quali si pratica questa disciplina – sono più di 7.000 in Nord America, più di 11.000 a livello mondiale e si stanno diffondendo rapidamente in molti altri paesi, tra i quali Australia, Nuova Zelanda, Sud Africa e Cina. Nel nostro Paese sono oggi presenti circa 330 box, il numero più alto a livello europeo.
a cura di Davide Venturi
Non è dunque un caso che la prima edizione di Italian Showdown, il più grande evento europeo di CrossFit, si sia svolto nel nostro Paese, per la precisione a Malpensa Fiere lo scorso aprile, coinvolgendo 1.000 atleti provenienti da 22 nazioni e appartenenti a più di 200 box. È stato organizzato da Carlo Strati, titolare dal 2013 del box CrossFit Varese – il primo box in provincia di Varese, uno degli affiliati più grandi d’Italia, scelto da CrossFit Inc. come sede per i corsi di specializzazione ufficiali nel nostro Paese – e veterano del settore fitness nel quale ha lavorato anche come istruttore. La sua professione è quella di consulente informatico e giornalista e non a caso ha realizzato LeaderWOD, il primo portale per la gestione integrata di competizioni e profili di atleti CrossFit, a cui è legato il primo circuito europeo di competizioni internazionali. È inoltre giudice nelle competizioni e organizzatore delle stesse a livello europeo.
dagli states alla conquista del mondo Il CrossFit è stato creato negli anni Settanta dallo statunitense Greg Glassman che ha aperto la sua palestra nel 1995 a Santa Cruz, in California. La nascita della società CrossFit risale però al 2000 e al 2001 l’apertura del primo box che dà il via a un movimento che nel giro di alcuni anni ha portato alla comparsa di diverse migliaia
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il CrossFit è un allenamento funzionale di preparazione fisica generale
di affiliati in ambito internazionale. «Nel nostro Paese – racconta Strati – il CrossFit è una realtà relativamente giovane, che ha vissuto il periodo di massimo sviluppo solo negli ultimi due/tre anni. Prima di questo boom era un fenomeno di nicchia, praticato da un pugno di pionieri che lo hanno importato dagli USA nei primi box di Milano, Parma, Padova, Ravenna e Alcamo, sebbene nel Nord Europa fosse già consolidato da diverso tempo». Come si colloca il CrossFit nell’ambito del functional training? Come può essere definita questa forma di esercizio fisico e come si integra con le altre attività? «La definizione ufficiale di CrossFit – puntualizza Strati – è “movimenti funzionali costantemente variati, eseguiti ad alta intensità”. Tutto il mondo CrossFit, da sempre, ruota intorno al concetto di allenamento funzionale, implicando movimenti naturali e sicuri che sviluppano tutte le abilità del fitness. In questo contesto il CrossFit si propone come un programma di preparazione fisica generale per sviluppare capacità applicabili a tutte le attività fisiche, dalla vita quotidiana fino allo sport agonistico. L’allenamento CrossFit combina esercizi classici della ginnastica, della pesistica e dell’atletica nell’ambito di una programmazione studiata in mo-
do da eliminare la routine e massimizzare la capacità di adattamento. L’obiettivo è essere pronti all’imprevisto e all’imprevedibile e per questo motivo l’allenamento si basa su movimenti svolti a corpo libero, alla sbarra, agli anelli, con la fune, il bilanciere, la kettlebell, i manubri, sul remoergometro, in biciletta, in piscina, sulla pista da corsa... e prevede la pratica frequente di altri sport».
che cosa significa essere un box crossfit Per essere un box CrossFit, dunque essere autorizzati a utilizzare il marchio e il concept, bisogna ottenere la licenza e le certificazioni previste per l’insegnamento di questa disciplina. E ovviamente tutto questo ha un costo. «Il modello di allenamento CrossFit – chiarisce il manager lombardo – è “opensource”, ovvero esiste una grandissima comunità ufficiale online che diffonde regolarmente gli allenamenti e le metodologie, confrontandosi su studi e risultati. Ciò significa che chiunque può accedere gratuitamente a un’enorme quantità di risorse tecniche sul sistema di allenamento, potendo praticare questa disciplina anche nel garage di casa propria. Al contrario, possono insegnarlo solo gli istruttori che hanno conseguito almeno il primo livello di certi-
ficazione frequentando un corso e superando un esame scritto presso gli affiliati selezionati da CrossFit Inc., al costo complessivo di 1.000 dollari». Essere in possesso di questa certificazione, però, è solo il primo passo da compiere per aprire un box: la sola qualifica di CrossFit L1 Trainer non autorizza l’istruttore a tenere corsi di CrossFit se non all’interno di una struttura affiliata. E per diventare un box affiliato è necessario inviare una richiesta a CrossFit Inc. negli Stati Uniti attraverso una procedura online disponibile nel sito ufficiale: una volta approvata la richiesta, l’affiliato dovrà pagare una quota annuale di 3.000 dollari e, solo in quel momento, potrà dire di essere un box affiliato e di insegnare il vero CrossFit. «Tutti gli affiliati – aggiunge Strati – sono tenuti a rispettare un severo codice deontologico e a proseguire il proprio percorso di formazione con ulteriori tre livelli di certificazione e numerosi corsi di specializzazione, al fine di garantire non solo i risultati attesi dai praticanti, ma anche e soprattutto la loro sicurezza. Purtroppo i danni provocati da istruttori improvvisati e strutture inadeguate, che propongono corsi scadenti di “cross-fitness” senza alcuna preparazione specifica, sono sempre più numerosi».
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Alla prima edizione della competizione Italian Showdown hanno partecipato più di 1.000 atleti
il crossfit in italia Gli oltre 300 box presenti oggi in Italia sono prevalentemente ubicati al Nord e al Centro, ma il CrossFit è praticato anche al Sud e nelle Isole, dove sicuramente crescerà negli anni a venire. Ma quanti sono i praticanti? Che tipo di business consente di attuare la gestione di un box? Anche in questo caso, la risposta di Strati non si fa attendere: «Non ci sono dati ufficiali sul numero di praticanti, però si possono fare alcune stime considerando che in media un box avviato è frequentato da circa 150/200 iscritti e che dei 330 box attualmente presenti in Italia circa due terzi sono da considerare consolidati, mentre gli altri sono di nuovissima o recente apertura. Questa cifra – facendo due conti pari a circa 50-60mila persone, ndr – può facilmente raddoppiare se si considera il numero di praticanti indipendenti, che si allenano per contro proprio, e di tutti quelli che si allenano all’interno di palestre non affiliate (si superano abbondantemente le 100mila unità, un numero di tutto rispetto, ndr). Il numero di iscritti per box merita una considerazione che reputo importante: sembrano davvero pochi se rapportati ai numeri dei centri fitness tradizionali,
ma va considerato che le palestre CrossFit si basano su un approccio completamente diverso. Il vero valore di un box sta nell’elevato contenuto tecnico dell’allenamento e nel rapporto diretto che si instaura con il coach: gli allenamenti si svolgono in classi a numero chiuso, con piccoli gruppi seguiti personalmente da uno o più istruttori, quindi il risultato è un vero e proprio personal training in un contesto di gruppo, a fronte del quale gli iscritti sono ben felici di pagare un prezzo dell’abbonamento più alto rispetto alle palestre tradizionali. In un box ben avviato – aggiunge Strati – il turnover degli iscritti è quasi inesistente e il tasso di fidelizzazione è superiore al 90% nella maggior parte dei casi. Dunque anche il modello di business è molto diverso rispetto al club fitness: il costo di allestimento (tra 25.000 e 50.000 euro) costituisce solo una frazione rispetto all’investimento richiesto per attrezzare una palestra tradizionale. Inoltre, i costi di gestione sono estremamente contenuti. Il personale è normalmente limitato al titolare e due o tre trainer, non servono consulenti commerciali e tantomeno personale di segreteria, così come non sono richieste costose strutture accessorie, come bar, sauna, ba-
gno turco e piscina. Tutto questo fa apparire il CrossFit come l’El Dorado del fitness e non a caso il numero dei box affiliati è cresciuto negli ultimi anni oltre ogni ragionevole piano di sviluppo, tanto che l’Italia vanta il maggior numero di box di tutta Europa. Molti, a mio avviso troppi, si sono tuffati in questa attività spinti dal miraggio dei facili guadagni, senza però essere in grado di implementare nella sua completezza il modello economico corretto. Il risultato è che, nonostante il numero di praticanti sia in continua crescita, alcuni box iniziano a soffrire a causa di scelte imprenditoriali miopi, insufficientemente proiettate sul medio-lungo termine».
un modello di business diverso In genere, i box dedicati al CrossFit adottano un modello commerciale più flessibile rispetto a quello che caratterizza la maggior parte dei centri fitness tradizionali grazie soprattutto a un tasso di fidelizzazione superiore. «Se normalmente una palestra cerca di vendere abbonamenti il più lunghi possibile – spiega Strati –, con l’obiettivo di accelerare i flussi di cassa, al contrario i box possono permettersi di proporre anche abbonamenti
box e fitness club, due mondi paralleli Nella stragrande maggioranza dei casi, i box dedicati al CrossFit sono realtà indipendenti, ma ovviamente non mancano i centri fitness tradizionali interessati a inserire questa disciplina nel proprio palinsesto. Resta il fatto che la convivenza, fino ad oggi, è difficile in quanto servono spazi adeguati dei quali i fitness club non sono in
Il CrossFit è proposto anche nella versione “Kids”
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cesso all’interno di centri fitness: nella stragrande maggioranza dei casi, chi ha iniziato aprendo un box all’interno di una palestra esistente si è trasferito in una struttura indipendente già nel corso del primo anno di attività».
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il “popolo” del crossfit Gli obiettivi dell’allenamento, nel CrossFit, sono universali e le tecniche di insegnamento sono progettate per consentire a chiunque di allenarsi, dalla casalinga allo sportivo professionista. Non è richiesta, come si potrebbe erroneamente pensare, una preparazione preventiva per iniziare ad allenarsi. Al contrario, si inizia a fare CrossFit per raggiungere uno stato di forma che consenta di affrontare qualunque tipo di sfida dal punto di vista fisico. È dunque, al di là dell’aspetto hard, una disciplina trasversale rivolta a tutti perché ogni individuo ha la possibilità di scalare l’allenamento in base alle sue capacità e al suo livello atletico, senza rinunciare alla componente competitiva e alla costante crescita della propria prestazione. «Tra i praticanti – fa sapere Strati – la fascia di età più rappresentata è quella che va dai 24 ai 35 anni, ma ci sono anche i teenager che svolgono la variante di allenamento CrossFit Kids – che richiede una specifica specializzazione, ndr – e sta crescendo l’importanza dei
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genere dotati. «L’errore più grande – puntualizza Strati – è pensare di poter trattare il CrossFit come un corso da inserire nel palinsesto a giorni e orari fissi, magari condividendo la sala utilizzata per altre attività di gruppo come step, Zumba e tonificazione. Per praticare il CrossFit, servono spazi dedicati, con una pavimentazione specifica e con spazi adeguati all’utilizzo di attrezzature pesanti in movimento. Inoltre, la programmazione degli allenamenti è giornaliera, quindi bisogna dare ai praticanti la possibilità di frequentare tutti i giorni in diversi orari della giornata. In assenza di queste specifiche, è impossibile svolgere il vero CrossFit e si finisce per proporre i “circuiti” declinati nelle più disparate varianti». Al di là degli aspetti logistici, che possono essere affrontati destinando spazi e attrezzature specifiche all’interno del centro fitness, ciò che rende spesso difficile la presenza del CrossFit all’interno di un centro fitness tradizionale è il diverso modello di business e la gestione commerciale: come detto in precedenza, il praticante di questa disciplina è altamente motivato e fidelizzato, risultando non inquadrabile nei tradizionali meccanismi di vendita dei servizi fitness, in termini sia di costi sia di modalità di vendita. «La realtà – chiarisce Strati – è che nel mondo intero non esistono box di suc-
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brevi, ossia mensili o trimestrali, con un ricavo decisamente più elevato. Un abbonamento mensile a un box affiliato può costare dai 60/80 euro nei piccoli centri di periferia e fino a 100/120 euro al mese nelle grandi città, mentre gli abbonamenti annuali possono raggiungere i 1.000/1.200 euro. Sono molto utilizzati anche i dropin, ossia le formule a ingressi che permettono di frequentare diversi box pagando il singolo allenamento mediamente tra i 15 e i 20 euro». Inoltre, non esiste un format standard di box e Strati spiega perché: «CrossFit non è un franchising, quindi ogni titolare di box è libero di gestire la propria attività come preferisce. L’unico requisito minimo è la presenza di almeno un istruttore certificato e l’affiliazione annuale a CrossFit, tutto il resto è lasciato alla libertà d’impresa del box-owner».
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L’aspetto competitivo è il motore trainante del CrossFit
i “master”, ovvero gli over-40 che arrivano da altri sport e che nel CrossFit trovano una nuova occasione per mettersi in gioco, non solo con l’allenamento, ma anche con la competizione. Il rapporto uomini/donne è circa 70/30 in tutte le fasce d’età».
la componente competizione Ciò che fa dei praticanti del CrossFit dei veri e propri “addicted”, ovvero dipendenti da questa disciplina, è l’aspetto competitivo. Diversamente dalle discipline tradizionali del fitness orientate anche e soprattutto al raggiungimento di obiettivi estetici, lo scopo dell’allenamento CrossFit è migliorare le capacità fisiche indipendentemente dall’aspetto estetico. «Obiettivo del CrossFit non sarà mai far dimagrire o far aumentare la massa muscolare o tonificare i glutei per la prova costume – chiarisce Strati –, bensì far diventare tutti più forti, più veloci, più agili, più resistenti, fissando obiettivi impegnativi da raggiungere e, allo stesso tempo, impiegando una didattica basata su progressioni estremamente facili che permettono a tutti di migliorare ininterrottamente. La costante sfida e i piccoli grandi traguardi raggiunti ogni giorno fan-
no sì che il praticante viva questa disciplina con grande entusiasmo, come una costante sfida, sia verso sé stesso sia verso i compagni di allenamento. E man mano che il livello cresce, si apre la possibilità di partecipare a eventi competitivi locali, nazionali e internazionali. A parte gli Open, che sono le selezioni mondiali per i CrossFit Games ufficiali che si tengono ogni anno in California, ormai in ogni nazione si disputano molte competizioni di vari livelli. L’aspetto competitivo è sempre di più un motore trainante per tutto il mondo del CrossFit». Come ricordato all’inizio di questo articolo, la prima edizione di Italian Showdown ha ottenuto un successo straordinario che ha superato le più ottimistiche previsioni, proponendo un format inedito e assolutamente distante dalle tradizionali competizioni. Solitamente, infatti, le gare di questo genere sono basate su una fase online nel corso della quale gli atleti vengono selezionati attraverso prove eseguite nelle proprie palestre per accedere alla successiva fase finale con circa 200 atleti dal vivo. Carlo Strati ha avuto un’idea semplice e al tempo stesso rivoluzionaria: eliminare completamente la fase di qualifica online e portare tutti gli iscritti a svolgere le selezioni dal vivo in un grande meeting
della comunità del CrossFit, il primo in assoluto autorizzato dall’headquarter statunitense al di fuori della propria sede istituzionale in California. Grazie al supporto organizzativo fornito da 27 box italiani affiliati CrossFit e a 15 sponsor/ espositori internazionali, è stato possibile mettere in palio premi per 25.000 euro. «Alla fine – racconta Strati – i numeri ci hanno dato ragione: circa 5.000 visitatori in tre giorni, tra atleti, tecnici, operatori del settore e pubblico, che hanno occupato 22 hotel convenzionati nell’area di Malpensa. Ma la cosa più importante è che il format della gara è stato apprezzato, che tutti si sono divertiti e che il bilancio economico si è chiuso in attivo. Siamo inoltre riusciti fin dalla prima edizione a ottenere il riconoscimento internazionale come evento di riferimento nel panorama europeo delle competizioni tra affiliati CrossFit. Basti dire che il video di chiusura della manifestazione è stato visualizzato da circa 150.000 persone sui canali social, con diffusione in 20 nazioni europee». Si tratta di numeri di assoluto rilievo, in special modo se si considera che si tratta di una disciplina ancora di nicchia e relativamente giovane. www.crossfit.com
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L'esercizio fisico ti cambia la vita
Personalizza la copertina con il Tuo colore! Acquistando un certo quantitativo del manuale La Pozione Magica, è possibile scegliere qualsiasi colore per la copertina, potendo così optare per la tonalità che meglio si sposa al marchio del club e/o al target al quale si rivolge.
C’è un grande mercato da conquistare! L’esercizio fisico è un portentoso farmaco naturale, una vera “pozione magica” che migliora e allunga la vita. Partendo da questi presupposti, Il Nuovo Club ha realizzato un progetto incentrato su un manuale davvero unico e rivolto all’utente finale, contenente la “Pozione Magica” che può motivare chiunque a svolgere esercizio fisico frequentando regolarmente un club. Uno strumento per diventare gli alfieri di una vera e propria campagna di sensibilizzazione culturale. Un modo prestigioso per accrescere la credibilità del club dando smalto alla sua immagine e a quella dell’intero settore.
Motiva chiunque a svolgere esercizio fisico! Questo manuale trasmette un messaggio semplice e chiaro, spiegando che allenarsi regolarmente è molto più facile e piacevole di quanto molti pensino. In special modo se ci si affida ai professionisti in materia, ovvero ai fitness club. Fornisce indicazioni facili per auto-motivarsi, per superare l’innata pigrizia e neutralizzare le scuse con le quali si mente persino a se stessi, riportando anche i risultati di alcuni dei tantissimi studi condotti in ambito internazionale che dimostrano, scientificamente, i benefici dell’esercizio fisico.
Fidelizza i tuoi soci! Questo manuale è stato costruito anche per alimentare la motivazione dei soci maggiormente esposti al rischio di abbandono e aiutarli a rendere l’esercizio fisico un vero e proprio stile di vita associato ad altri comportamenti virtuosi.
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I video-corsi per staff, neo e potenziali iscritti Il marketing kit a corredo de La Pozione Magica comprende 2 video-corsi: quello realizzato da Edoardo Cognonato che insegna a promuovere la filosofia alla base di questo manuale, coinvolgendo a 360 gradi tutto lo staff, insegnando a trasmettere un messaggio non solo cognitivo, ma anche e soprattutto esperienziale ed emozionale. Una vera e propria sessione di teambuilding che fornisce indicazioni chiare e precise per costruire e mettere in pratica una vera e propria strategia; quello realizzato da Paolo Grosso, rivolto a potenziali clienti e neo iscritti che sintetizza e rafforza il messaggio trasmesso dal libro, ideale per motivare i nuovi soci, catturare l’attenzione dei potenziali iscritti e, più in generale, alimentare in ogni occasione la volontà a prendersi cura di se stessi allenandosi con regolarità. azione
Come utilizzare La Pozione Magica: alcuni esempi Inserirlo come omaggio nel kit di benvenuto, regalarlo ai soci in occasione di eventi e ricorrenze speciali e a potenziali iscritti in occasione di incontri gratuiti aperti a tutti e dedicati agli straordinari benefici dell’esercizio fisico illustrati nel manuale Utilizzarlo per sensibilizzare aziende e organizzazioni circa il valore del fitness, dando lustro e credibilità alla propria immagine e al proprio “prodotto” in chiave corporate Utilizzarlo come coupon valido per una giornata di prova gratuita, una lezione di personal training o uno sconto sulla sottoscrizione dell’abbonamento pari al prezzo di copertina Metterlo in vendita in esercizi-partner (ad esempio farmacie e negozi sportivi) impiegando il manuale come leva promozionale per attrarre nuovi potenziali iscritti Utilizzarlo come “libro di testo” della lezione settimanale denominata “La Pozione Magica” nel corso della quale si ribadisce che l’esercizio fisico è un portentoso farmaco naturale, alimentando così la motivazione ad allenarsi dei soci, in special modo i neo iscritti
Impiegarlo nel corso di eventi sportivi/ricreativi/culturali/scientifici per valorizzare i contenuti del volume, sottolineando che i club offrono un prodotto imprescindibile per la salute Utilizzarlo per sensibilizzare il mondo medico circa l’importanza dell’esercizio fisico per la salute, conferendo credibilità al proprio club e al proprio staff Come “libro di testo” a uso di tutto lo staff per trasmettere ai propri collaboratori un nuovo linguaggio e argomentazioni chiare e convincenti sul valore del “prodotto” fitness Venderlo nel club nel quale può essere costantemente diffuso un jingle dedicato a La Pozione Magica per generare l’effetto “tormentone” u
Come sfruttare le potenzialità de La Pozione Magica
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Personalizza le tue copie!
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Il manuale La Pozione Magica è stato concepito per essere acquistato in certi quantitativi (vedi tabella riportata in questa pagina) che possono essere personalizzati e utilizzati per diverse iniziative di sensibilizzazione, fidelizzazione e soprattutto acquisizione di nuovi soci. La personalizzazione gratuita delle copie prevede l’inserimento del marchio del club in copertina e la prefazione del club che può anche contenere uno spazio per specifiche promozioni. Il gestore del club può acquistare anche copie da consegnare a ogni membro del proprio staff affinché faccia proprio il messaggio contenuto nel manuale in modo da poterlo trasferire ai soci, reali e potenziali, incoraggiandoli a leggerlo a loro volta e a farne proprio il contenuto. È addirittura possibile scegliere il colore della copertina affinché risulti coerente con il proprio marchio e/o con il target al quale ci si rivolge.
Massimizza l’efficacia del manuale organizzando incontri!
Per massimizzare l’efficacia del manuale, Il Nuovo Club suggerIsce l’organizzazione di incontri gratuiti aperti a tutti – di durata non superiore all’ora, anche nell’ambito di open day – nel corso dei quali illustrare i sorprendenti benefici dell’esercizio fisico, sottolineando il grande valore aggiunto costituito dalla professionalità dello staff e dalla qualità del club. Il titolo La Pozione Magica, marchio depositato, è stato scelto poiché, oltre a esprimere in modo sintetico il valore straordinario dell’esercizio fisico, risulta ideale per suscitare curiosità nei confronti degli incontri gratuiti e di altre iniziative di sensibilizzazione riconducibili al manuale.
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Per vivere una vita lunga, sana e piena di energia devi muoverti regolarmente, mangiare correttamente e avere un atteggiamento mentale positivo. L’esercizio fisico è un portentoso farmaco naturale (privo di effetti collaterali) che previene la maggior parte delle malattie croniche, anche letali, e contrasta il deterioramento fisico e l’invecchiamento. Per 2,4 milioni di anni la biologia del corpo umano si è adattata per poter svolgere attività fisica energica e costante, imprescindibile per affrontare la quotidiana sfida della sopravvivenza. Dal punto di vista biologico non esiste né pensionamento né invecchiamento, solo crescita o decadimento e il modo che scegli di vivere quotidianamente determina il tuo stato di salute e la qualità della tua vita, da ogni punto di vista. Sei progettato per muoverti! L’esercizio fisico è una vera pozione magica e questo manuale ti spiega come assumerla.
L'esercizio fisico ti cambia la vita
perché svolgerlo come svolgerlo come motivarsi
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“comprenderai che sei progettato per muoverti e che mantenerti in forma e sani è molto più facile di quel che pensi”
a cura di Davide Venturi ISBN 9788888860855
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“dopo aver letto questo manuale non potrai più fare a meno di muoverti”
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la tua prefazione
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Benvenuto alla Medical Sport,
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è dal 1990 che siamo mossi costantemente dal desiderio di “aiutare più persone possibili ad avere un corpo più sano per una vita più felice”. Cerchiamo di raggiungere questa nostra Vision alzandoci ogni mattina con la voglia di trovare sempre nuovi e migliori modi d’ispirare la nostra comunità locale a rendere l’Esercizio Fisico una sana Abitudine di Vita, tanto quanto il lavarsi i denti. Perché crediamo fortemente che prevenire è sempre molto meglio che curare. Ma dato che la salute dipende anche da altri importanti fattori, noi ci impegniamo nel rendere il nostro fitness club molto più che una semplice palestra: un vero e proprio Perno Centrale di Positivi Stili di Vita. Un luogo dove più professionisti, uniti in team, si impegnano nel diffondere una Cultura Wellness basata su altri 6 importanti principi in aggiunta all’Esercizio Fisico: attività fisica, alimentazione sana, pensiero positivo, amicizie divertenti, rispetto del pianeta e città sicure. Ti aspettiamo alla Medical Sport: scoprirai che mantenersi in forma e in salute è molto più facile, rapido e piacevole di quanto tu possa immaginare.
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molto semplice: muoversi regolarmente, mangiare in modo sano, avere un atteggiamento mentale positivo e relazioni sociali significative. E questi
quattro elementi dello star bene, essendo sinergici tra loro, danno vita a un circolo virtuoso. L’attività motoria – sia essa attività fisica spontanea come camminare o salire le scale, l’esercizio fisico svolto in un fitness club o in una piscina e lo sport in tutte le sue declinazioni – gioca un ruolo importantissimo, per non dire vitale. Medici e ricercatori sono da parecchi anni concordi,
Fausto Di Giulio Via Sardegna 2, Tortoreto Lido (Teramo) tel. 0861.78.92.39 - cell. 328.490.70.09 www.medicalsport.com - info@medicalsport.com facebook: medicalSport Tortoreto
P.S. Per qualsiasi suggerimento migliorativo o segnalazione di disservizi non esitare a contattarmi alla mia mail personale fausto.digiulio@medicalsport.com Te ne sarò grato.
a livello mondiale, sul fatto che l’esercizio fisico
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sia un portentoso farmaco naturale che previene e attenua i sintomi di numerose patologie croniche, anche letali.
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Il marketing kit
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La Pozione Magica è corredata da alcuni strumenti di marketing che Il Nuovo Club ha realizzato mettendosi nei panni dell’operatore per consegnargli un kit pronto all’uso che consenta di diffondere, con estrema facilità e senza lavoro aggiuntivo, un messaggio potente ed efficace. Il kit comprende: presentazione in PowerPoint che condensa il leit motiv del manuale; locandina dell’evento; filmato per la formazione dello staff; filmato per sensibilizzazione neo iscritti; web banner dinamico; timeline di Facebook; depliant per promuovere gli eventi; dispenser da banco per esporre i libri; t-shirt per lo staff. A richiesta sono disponibili supporti cartacei personalizzabili.
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far emergere
il potenziale umano
dei clienti Proporre il life coaching significa intraprendere un viaggio nel potenziale umano adottando un modo nuovo di intendere il wellness, occupandosi non solo dell’esercizio fisico che i clienti svolgono nel club, ma della loro vita
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l tema affrontato da questo primo articolo dedicato al life coaching, che ha a che fare con gli esseri umani e il loro rapporto con la vita, può essere ben introdotto da una frase tratta dal film Le fate ignoranti di Ferzan Özpetek: “Che stupidi che siamo, quanti inviti respinti, quante frasi non dette, quanti sguardi non ricambiati... tante volte la vita ci passa accanto e noi non ce ne accorgiamo nemmeno”. In queste pagine introdurremo la filosofia che sta alla base del life coaching, termine che indica la pratica consistente nell’aiutare un cliente a sviluppare, quindi a possedere, uno stile di vita migliore, più attento alla salute e
di Daniele Trevisani
al benessere, nell’accezione più ampia del termine. Un obiettivo raggiungibile anche e soprattutto attraverso sessioni individuali. Il life coaching si coniuga allo sports coaching per consentire al cliente di raggiungere un benessere olistico e conseguire risultati superiori. Conosciamo benissimo il valore di uno stile di vita sano, attento all’alimentazione, al riposo, al rilassamento e al recupero fisico e psicologico. Perché, allora, non occuparcene e insegnare ai nostri clienti a stabilire un nuovo rapporto con il proprio corpo, e tramite esso, migliorare la propria vita?
cambiare la vita dei soci Il life coaching, che si sta diffondendo nei centri fitness più evoluti, intende avere un impatto sulla vita del cliente e non solo sulle sue ore trascorse nel club, generando risultati in termini di think style (stile di pensiero) e action style (stili di azione e di vita). Si tratta di obiettivi centrati sullo sviluppo del potenziale umano del cliente. Come operatori di fitness-wellness club, possiamo e dobbiamo lavorare sul progresso di ogni singolo cliente, come se fosse una sfida personale, partendo dalla chiara comprensione delle sue caratteristiche, di ciò che lo blocca, dei suoi potenziali e dei percorsi di crescita migliori per lui/lei. Tutto questo significa essere coach nell’ambito del fitness. Es-
Il life coaching è una forma di consulenza personalizzata e di affiancamento al cliente del club
serne consapevoli è un dono raro, e proprio per questo il life coach e il coaching all’interno del club chiariscono, una volta per tutte, il senso di questa missione, aprendo nuove strade e nuovi percorsi di business per generare maggiore valore per il cliente e, al tempo stesso, far diventare il club una vera e propria “area di rigenerazione” del cliente.
come funziona il life coaching Ma come si concretizza questo
approccio olistico? La risposta è duplice: è una forma di consulenza personalizzata e di affiancamento al cliente del club, con specifici appuntamenti e con formule estremamente variabili. Presuppone un lavoro svolto su una linea di confine interdisciplinare, una nuova simbiosi tra psicologia e scienze motorie, counseling e personal training, stili alimentari (come nutrirsi meglio) e time management (imparare a ricavare il tempo per se stessi e per il proprio benessere). Interviene sul tipo di allenamento (dentro il
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club), e lo stile di vita (fuori dal club). L’attenzione a ciò che succede fuori dal club è determinante, fa la differenza tra prendersi in carico “solo i bicipiti” o l’intera vita di un cliente. Senza pretese salvifiche, ma con la reale volontà di fornire un supporto efficace. Occorre innanzitutto stabilire che cosa s’intende fare davvero, quali sono gli obiettivi del life coaching in un centro fitness, come si differenziano da quelli del personal coaching generalista (programmi circoscritti all’ambito fisico) e del personal training (lavoro in affiancamento, ma non esteso alla sfera esistenziale). Attuare il life coaching significa dare una mano alle persone tramite una consulenza che migliori la loro vita e la loro salute in modo complessivo. Un simile approccio implica aiutare il cliente a comprendere alcuni passaggi fondamentali (vedi box nella pagina seguente).
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allargare il campo d’azione È inoltre possibile allargare il proprio raggio d’azione entrando nell’ambito del fitness counseling e capire se le persone con le quali si interagisce hanno o meno una vita relazionale interessante, se vivono il centro fitness come risposta alle loro esigenze primarie o in modo marginale, anche e soprattutto in
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GESTIRE una Piscina a cura di Armando Ballotta conduzione manutenzione amministrazione project financing
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Il life coaching nel club aiuta il cliente a… • • • • • • •
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comprendere ciò che fa in palestra e come lo vive (training experience); capire l’esercizio e come lo esegue, comprendere la propriocezione nel movimento e il valore dell’esecuzione; sviluppare lo spirito che consente di percepire il corpo all’opera (self-perception) in un’intera sessione d’allenamento; apprezzare le diverse discipline e comprendere il valore di un percorso interdisciplinare nel fitness (cross selling); comprendere il potenziale di ogni attrezzo per beneficiare delle risorse disponibili (varietà allenante); comprendere il valore dei percorsi annuali che implicano lo svolgimento di diverse discipline (customer path); comprendere l’influenza sul suo corpo, e sui risultati che ottiene, ciò che fa fuori dal club (fitness counseling), ossia come riposa, come trova tempo per se stesso, per la sua salute e per l’esercizio fisico; far propria la cultura alimentare, diventare consapevole di come mangia, come si alimenta e far sì che acquisisca i concetti basilari della sana nutrizione; gestire il proprio time management, individuare gli spazi temporali “giusti” all’interno della propria giornata, anche alternativi al concetto di allenarsi nel tempo residuale, dare la giusta priorità al corpo con sessioni da svolgere durante tutta la settimana e nel weekend, comprendenti l’attività outdoor; valutare i risultati di processo, capire non solo se è genericamente soddisfatto, ma se è felice o meno, se è in una fase di energie elevate o è scarico, se riesce a produrre energie vitali attive o è spento.
Abbracciando la cultura dei risultati il club fa sentire al cliente che è suo alleato nella scoperta del suo potenziale personale
rapporto a come si comporta. Fare coaching significa dar loro una mano significativa per conquistare nuove energie, dentro e fuori la palestra, partendo dal corpo, dalla mente, dallo spirito, aiutandole a scegliere le discipline giuste, a vivere il corpo e l’esercizio fisico, a configurare e a seguire una tabella di marcia orientata a un’aspirazione e non a una scadenza temporale, monitorando i loro progressi, in itinere, stando loro vicino, fidelizzandole al club. I life coach e i fit coach sono coltivatori di sogni del cliente. E questo non è per niente banale e scontato. Catturare la vita che passa accanto al cliente è la fida del life coaching e del coaching. Agguantare le motivazioni, amplificarle, trasformarle in affiancamenti e in piani di lavoro, ma anche farsi carico tecnicamente e psicologicamente del viaggio del cliente verso il proprio potenziale personale.
rivoluzionare l’approccio al cliente Cambiare l’approccio al cliente è un lavoro immenso che implica, per il centro fitness e per i suoi operatori, una rivoluzione di ruolo e di significato. Rivoluzione attuabile ponendosi innanzitutto alcune domande basilari: che parte occupa un centro fitness nella vita di un cliente? Ha un ruolo centrale o periferico? Noi operatori che cosa vogliamo essere per il cliente? Vogliamo addirittura essere protagonisti della sua ascesa verso il potenziale personale? Il problema del raggiungimento del potenziale personale riguarda sia il cliente del centro fitness sia, come vedremo nei prossimi articoli, il management e lo staff del club stesso. Senza una cultura del coaching, difficilmente lo staff avrà le competenze per portare l’attenzione dove serve, per seguire il cliente e i suoi progressi, per vendere correttamente i benefici delle attività che svolge, dei servizi che acquista. La formazione degli operatori va dunque allargata ben oltre i dettagli tecnici legati all’allenamento per abbracciare la “cultura dei risultati” grazie alla quale il cliente
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Segreteria organizzativa e ufficio stampa: ABSOLUT eventi&comunicazione - tel. +39 051 272523 - fax +39 051 272508 Segreteria scientifica e vendita stand: EDITRICE IL CAMPO Srl - tel +39 051 255544 - fax +39 051 255360 - forum@ilcampo.it
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Il film “La ricerca della felicità” esprime bene lo spirito del life coaching, ovvero l’aspirazione a realizzare i propri sogni
sente che il club è suo alleato nella scoperta del suo potenziale personale. Un risultato non da poco.
far emergere il potenziale Come vedremo nel prossimo articolo, le persone, così come le organizzazioni, devono raccogliere una sfida importante, ovvero confrontarsi con la propria capacità di esprimersi (self-expression), di sviluppare progetti e idee di cui essere fieri e orgogliosi (selfachievements), di accedere pienamente al proprio potenziale personale e concretizzarlo (selfactualization) e, più in generale, di dare senso alla propria vita (life-meaning). Come operatori del settore fitness e wellness non possiamo trascurare questi aspetti cruciali, di vitale importanza per tutti. Dobbiamo avere la consapevolezza che le persone non decidono di sollevare pesi, correre su un tapis roulant o partecipare a un allenamento di gruppo per il semplice gusto di farlo o perché non hanno niente di meglio da fare. La verità è che vogliono gustarsi l’esperienza, socializzare, avere un corpo di cui andar fieri o quantomeno del
quale non vergognarsi. Non vanno in palestra per sentirsi soffocare, bensì per respirare. Non desiderano utilizzare attrezzi tanto per utilizzarli o frequentare corsi tanto per fare qualcosa: desiderano i benefici che derivano da queste attività. Vogliono sentirsi vive. Una ragazza non fa aerobica semplicemente per sudare, bensì per uscire con gli amici sentendosi più snella, più attraente, maggiormente a proprio agio.
il club oltre l’esercizio fisico La palestra è qualcosa che va oltre l’esercizio fisico, è il luogo in cui socializzare, fare nuove amicizie, in cui è possibile allargare i propri orizzonti uscendo dalle quattro mura di casa, dove sentirsi vivi, sfogare le tensioni accumulate nel corso della giornata e liberarsi dello stress lavorativo, in cui cercare ascolto o attenzione, mentre tutti ti vorrebbero persuadere. Il club è il luogo in cui si cerca un allentamento delle pressioni. Ognuno, ovviamente, ha il proprio sfondo motivazionale, diverso da quello altrui. Dobbiamo connetterci con il vero motivo che muove le persone verso i centri fitness,
con le motivazioni profonde, con lo “sfondo pulsionale”. Non possiamo ignorarlo. Concludiamo questo articolo come lo abbiamo iniziato, con una frase tratta dal film La ricerca della felicità, di Gabriele Muccino, che contiene tutto lo spirito del life coaching: “Ehi, non permettere mai a nessuno di dirti che non sai fare qualcosa, neanche a me! OK? Se hai un sogno, tu lo devi proteggere. Quando le persone non sanno fare qualcosa, lo dicono a te che non lo sai fare. Se hai un sogno inseguilo. Punto”.
Daniele Trevisani Titolare dello studio www.danieletrevisani.com, esperto in Potenziale Umano, è tra i principali formatori in tecniche di coaching e di formazione, fitness marketing e wellness programs. È sviluppatore del metodo MBT – Mindfulness Bioenergetic Antistress Training for Fitness – coach e mental trainer per sport di squadra e individuali. Dirige le attività di formazione e certificazione di coach e counselor nella scuola di coaching STEP.
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Il nuovo libro di Francesco Muzzarelli è rivolto a tutti i collaboratori, di qualsiasi livello essi siano. A a chi non è ancora entrato nel mondo delle organizzazioni e più o meno presto lo farà, a chi sta cambiando o ha appena cambiato lavoro e desidera ripartire con idee più precise, a chi sta valutando un possibile percorso di carriera. L’obiettivo è aiutare tutti i “collaboratori” a costruire e sviluppare consapevolmente una solida partnership con il proprio “Capo”.
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io e il Capo colma una lacuna importante nel panorama editoriale italiano. «Se sono tantissimi i testi su leader, manager e imprenditori molto più scarsi sono i libri dedicati ai collaboratori.» Francesco Muzzarelli
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l’abitudine è dura a morire…
ma anche a nascere
È compito, e soprattutto interesse, dei club aiutare le persone a trasformare l’esercizio fisico in stile di vita, a innescare la scintilla del cambiamento, a riconoscere e a neutralizzare i “pensieri-scusa” alleati della sedentarietà e a superare le difficoltà che si incontrano. Un’esperta in materia spiega come muoversi in questo ambito di vitale importanza
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na delle domande che più spesso si pongono gli operatori del settore fitness al cospetto di una persona che si affida al loro club per migliorare il proprio stile di vita è come trasmetterle la motivazione a integrare l’attività fisica e l’esercizio fisico nella sua quotidianità, in modo che diventi parte del suo modo di vivere quotidiano. Lo stile di vita è un concetto psicologico relativo alla personalità individuale umana, introdotto da Alfred Adler, medico e psicologo austriaco. Può essere definito come “il modo individuale di affrontare gli eventi della vita, l’insieme di scelte autonome della persona, orientate a mantenere il benessere fisico e psichico”. Comprende dun-
di Maria Cristina Barnabei
que elementi intellettuali, socialiambientali, spirituali, emozionali e fisici. E il cosiddetto “sano stile di vita” è, come noto, un importante fattore protettivo della salute, sia fisica sia psicologica. Ed è altrettanto noto che alla base di uno stile di vita salutare ci sia la corretta alimentazione, ovvero una “coscienza alimentare” che permetta di attenersi a una dieta bilanciata, così come il l’attività motoria, sia spontanea, ovvero l’attività fisica, sia programmata, ossia l’esercizio fisico. E a tutto ciò va aggiunto un atteggiamento mentale positivo che, è bene ricordarlo, dipende anche dall’attività motoria svolta, dunque dalla capacità di prendersi cura di sé, di trasformare i buoni propositi in azioni concrete. Ragionamento che vale anche per l’alimentazione. Da un punto di vista psicologico, un sano stile di vita è dunque un circolo virtuoso che si autoalimenta, ma innescarlo, soprattutto per i sedentari cronici, ovvero la grande maggioranza della popolazione, non è facile. Serve dunque il giusto approccio.
diffondere la cultura del movimento Che l’attività motoria svolta con regolarità produca molteplici effetti benèfici, sia fisici sia mentali, è ormai di dominio pubblico, ma è bene che il club continui a diffondere questo importante tam-tam ricordando ai propri clienti che nu-
innescare la scintilla del cambiamento Per trasformare l’attività motoria in abitudine si può incominciare con attività semplici, piacevoli e socializzanti, che richiedono poco tempo e poca fatica, che si adattano alle preferenze soggettive. È proprio da qui che il club può partire per avvicinare le persone all’allenamento quotidiano. Per trasformare uno stile di vita sedentario in stile di vita dinamico bastano pochi e semplici comportamenti che il club potrebbe “asse-
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merosi autorevoli studi scientifici, condotti in tutto il mondo, hanno dimostrato che allenarsi senza eccessi e con la dovuta costanza può prevenire e alleviare numerose patologie e persino i sintomi dell’ansia e dello stress, favorendo il rilassamento, migliorando la qualità del sonno, contrastando l’insorgere della depressione, migliorando la sensazione di autoefficacia e di fiducia in se stessi. Le persone molto ansiose tendono spesso a evitare quelle attività percepite come difficili o minacciose e svolgere esercizio fisico può essere per loro un ottimo modo per “mettersi in gioco” ponendosi degli obiettivi che, anche se piccoli e calibrati sulle reali possibilità soggettive, aiutano a sentirsi più capaci, più fiduciosi nelle proprie possibilità di raggiungere le mete desiderate. Il club è inoltre nella posizione ideale per ricordare a tutti che anche l’attività fisica spontanea, come camminare e spostarsi in bicicletta, sortisce ottimi effetti per il mantenimento del peso corporeo e il miglioramento dello stato di salute. Inoltre, queste attività autogestite sono più sostenibili sul lungo periodo rispetto all’esercizio fisico, ovvero l’attività motoria programmata e formalizzata. Ma i club non hanno difficoltà a proporre attività facili, a bassa intensità e dunque adatte anche ai neofiti che, con il passare del tempo, raggiungendo un piccolo obiettivo dopo l’altro, possono progredire verso forme di allenamento più intense e più efficaci, alimentando la propria motivazione e la propria autostima.
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Il club dovrebbe diffondere nei propri clienti, anche potenziali, la cultura del movimento, ad esempio incoraggiandoli a utilizzare il più possibile la bicicletta
gnare” come “compiti da fare a casa”, ovvero nella quotidianità, per abituarsi gradualmente a un nuovo modo di vivere e di utilizzare il proprio corpo. Consigli che possono sembrare banali e magari scontati in realtà per molte persone non lo sono affatto. E se vengono dati da un professionista acquisiscono una certa autorevolezza. Bisognerebbe incoraggiare i propri clienti a utilizzare meno i mezzi di trasporto motorizzati e cogliere ogni occasione per camminare, per spostarsi in bicicletta, e al tempo stesso di parcheggiare a una certa distanza dalla propria meta per percorrere l’ultimo tratto a piedi. Così come suggerire di fare passeggiate, anche brevi, il più spesso possibile, salire le scale a piedi, svolgere le faccende domestiche, concedersi con una certa frequenza mini sessioni di esercizi domestici (anche soli 5 minuti), portare a spasso il cane, andare a ballare e trascorrere più tempo all’aria aperta. Non va mai dimenticato l’obiettivo principale di qualsiasi fitness club: far sì che l’attività motoria, in ogni sua declinazione, diventi un’abitudine dei frequentatori.
la formazione di un’abitudine La letteratura dedicata ai comportamenti umani spiega che la formazione delle abitudini può richiedere un certo lasso di tempo, compreso tra 21 e 66 giorni. Inoltre vi sono due fattori critici da tenere in debita considerazione: il tipo di abitudine che si desidera acquisire; il fatto che nel percorso di formazione dell’abitudine saltare per un giorno l’attività programmata non ha alcun effetto negativo, al contrario può addirittura rinforzare lo sviluppo dell’abitudine. Esattamente come per qualsiasi programma d’allenamento, anche per la formazione delle abitudini il recupero è una componente essenziale ed è compito del club farlo sapere ai propri assistiti, anche verbalmente. Così facendo li si aiuta ad affrontare e gestire i pensieri connessi alla demoralizzazione e al senso di fallimento che possono insorgere dopo un periodo di inattività causato da ragioni “indipendenti dalla propria volontà”. I professionisti del settore fitness devono essere pronti ad affrontare
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il proprio computer, tablet e persino smartphone, così come utilizzare una cyclette e piccoli attrezzi ascoltando musica. È anche possibile salire le scale ogni volta che si va in cantina a prendere qualcosa o ad acquistare qualcosa che manca, trasformando le attività quotidiane in un’occasione per fare un po’ di sana fatica.
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L’esercizio fisico mi provoca dolori All’inizio, per chi non è in forma, il post allenamento può causare qualche dolore muscolare, ma se si adotta un programma che prevede una graduale intensificazione del carico di lavoro, si scoprirà con piacere che dopo un paio di settimane anche i più piccoli dolori sono scomparsi, dimostrando che il proprio corpo si è abituato al nuovo stile di vita. Per adottare uno o stile di vita sano serve il giusto approccio
con abilità tutti gli ostacoli psicologici che la “pigrizia” genera nella mente dei clienti.
i pensieri scusa: come neutralizzarli Una trappola nella quale i clienti del club, soprattutto quelli potenziali, possono cadere è costituita dai cosiddetti “pensieri-scusa” con i quali si giustifica la propria inattività. Bisogna dunque insegnare alle persone a identificarli e a ristrutturarli, ossia rimpiazzarli con pensieri alternativi più funzionali al raggiungimento del proprio obiettivo, sperimentando in questo modo il piacere dell’autocontrollo, alimentando la propria motivazione a svolgere regolarmente esercizio fisico. Di seguito riportiamo alcuni tipici “pensieri-scusa” alleati della sedentarietà e il modo per ristrutturarli.
Non ho abbastanza tempo Lo svolgimento regolare di esercizio fisico implica l’utilizzo di appena il 5% del proprio tempo. Non riuscire a inserire questa attività nella propria “agenda quotidiana” è l’ennesima prova che la nostra vita è troppo stressante. E allenarsi con costanza è con tutta probabi-
lità una delle “medicine” migliori per affrontare, e contrastare con efficacia, lo stress frutto della routine quotidiana.
Dopo il lavoro sono troppo stanco Poiché oggi la maggior parte delle persone svolge un lavoro prevalentemente sedentario, la stanchezza che ne deriva è riconducibile all’impegno psicologico e allo stress relazionale. Molte persone esauste a fine giornata si sentono rinate dopo una sana sessione serale di esercizio fisico. È come se il corpo funzionasse da convertitore che trasforma lo stress in energia nuovamente utilizzabile. Non va poi dimenticato che è possibile programmare il proprio allenamento al mattino, prima di recarsi al lavoro, in modo da fare il pieno di energia da distribuire poi nell’arco della giornata, senza ricorrere alle riserve personali.
Ho troppi impegni a casa, non posso uscire Anche in casa è possibile svolgere esercizio fisico. I lavori domestici, in primis, implicano attività che coinvolgono tutto il corpo. È inoltre possibile allenarsi seguendo un programma tramite la televisione,
Sono troppo in sovrappeso per allenarmi L’attività motoria è direttamente correlata alla perdita di peso e necessaria per il suo mantenimento entro i valori ottimali. Ciò evidenzia come l’esercizio fisico sia fondamentale per portare avanti con successo un programma di riduzione e controllo del peso. E al termine dell’attività motoria svolta a una certa intensità si verifica una riduzione dell’appetito. Dunque sono proprio i chili di troppo che appesantiscono, e in molti casi demoralizzano, che dovrebbero spingere verso uno stile di vita più attivo.
Non ho più l’età per fare esercizio Il movimento fa bene a tutti, a tutte le età. Ovviamente non tutti i tipi di esercizio fisico sono adatti a tutti, quindi è bene rivolgersi a esperti in materia per essere indirizzati e consigliati al meglio. E non va dimenticato che camminare è un esercizio eccellente per tutto il corso della vita.
L’esercizio fisico costante è noioso A pensarci bene, è un po’ come dire che mangiare a pranzo e cena tutti i giorni sia noioso. Sono davvero in pochi a dirlo. Se entriamo nell’or-
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in palestra con una maglietta recante la scritta “restauro in corso”, o altre frasi scherzose del genere che aiutano a stemperare l’imbarazzo e a comunicare con gli altri in modo simpatico.
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Mi sento depresso e non ho voglia di fare niente L’esercizio fisico regolare è considerato il miglior antidepressivo naturale privo di effetti collaterali.
L’esercizio mi stanca troppo Il fitness svolto con regolarità dà più energia di quanta se ne avrebbe non svolgendolo.
concludendo…
L’esercizio fisico svolto con regolarità dà più energia di quanta se ne avrebbe non svolgendolo e migliora l’umore
dine di idee che avere uno stile di vita fisicamente attivo risponde al bisogno di movimento del nostro corpo, così come mangiando e bevendo rispondiamo costantemente alla fame e alla sete, ci risulterà più facile inserire la giusta dose di esercizio fisico nelle nostre giornate. Bastano 30 minuti al giorno per ottenere notevoli benefici, non solo fisici, ma anche sull’umore. Alla fine diventerà una piacevole abitudine.
Potrei infortunarmi e non posso permettermelo Un approccio graduale all’esercizio fisico minimizza il rischio di infortuni che, paradossalmente, è superiore se non si è allenati. La camminata resta la forma di attivi-
tà motoria più sicura e ce ne sono tante altre a bassissimo rischio.
Mi vergogno a fare esercizio davanti ad altra gente Partiamo dal presupposto che frequentare un fitness club significa condividere con altre persone un obiettivo e delle modalità per raggiungerlo, cosa che rende tutti “uguali”. Chi osserva un neofita che si allena, dando l’impressione di non condividere la sua nuova filosofia di vita, molto probabilmente sta semplicemente invidiando il tempo che riesce a dedicare a se stesso/a e di fatto sta formulando un giudizio positivo su di lui/lei. Se tali argomentazioni non convincono, si può sempre giocare la carta dell’ironia, magari presentandosi
Vi sembra difficile adottare un simile approccio nel vostro club? Sicuramente è impegnativo, ma anche in questo caso è solo una questione di abitudine! Vi suggerisco di abituarvi ad ascoltare i vostri clienti, a mettervi nei loro panni, a capire quali obiettivi possono concretamente raggiungere, a cercare con loro, mediante prove e aggiustamenti, la modalità più funzionale per vincere la sfida. Ricordatevi sempre che la maggior parte dei vostri clienti non è un atleta che sceglie di fare sport sostenuto da una motivazione personale molto forte, bensì una persona consapevole del fatto che svolgere esercizio fisico può farla stare molto meglio, ma che percepisce questa preziosa attività più come un dovere che come una scelta.
Maria Cristina Barnabei Psicologa, psicoterapeuta cognitivo-comportamentale, è esperta nel trattamento dei disturbi alimentari e dell’obesità e ha all’attivo una lunga collaborazione con il Centro di Fisiopatologia della Nutrizione della Asl di Teramo e diverse comunicazioni orali e pubblicazioni inerenti tali tematiche. È autrice del capitolo dedicato alla motivazione del manuale La Pozione Magica, pubblicato da Editrice Il Campo e dedicato alla motivazione allo svolgimento di esercizio fisico.
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Presidente e CEO di Les Mills Euromed e di Planet Fitness, aziende di riferimento a livello europeo, Christophe Andanson ha un glorioso passato sportivo e una solida esperienza nella gestione di fitness club. Siamo andati ad Aix en Provence per intervistarlo e visitare la nuova sede aziendale
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es Mills Euromed – il maggiore distributore a livello internazionale, dopo la casa madre, delle attività di gruppo del colosso neozelandese noto a livello mondiale – festeggia quest’anno i suoi primi 20 anni. Un’importante ricorrenza che coincide con l’inaugurazione – avvenuta lo scorso ottobre – della nuova e modernissima sede di Aix en Provence, a pochi chilometri da Mar-
a cura di Davide Venturi
siglia. Il 2016 segna inoltre la nascita di Planet Fitness Italia, il nuovo punto di riferimento per il nostro Paese dell’azienda transalpina specializzata in training concept e materiale per l’allenamento che condivide la sede e la direzione con Les Mills Euromed, pur essendo due realtà distinte. Dietro a queste due imprese, che con il passare del tempo sono diventate un importante punto di riferimento del settore fitness a livello internazionale, c’è Christophe Andanson, il fondatore che riveste la carica di presidente di Les Mills Euromed e di CEO di Planet Fitness, un’icona vivente dello sport e del fitness. Nel 1979 si è laureato vice campione mondiale
Com’è iniziata la tua storia nel fitness? «Planet Fitness è nata come produttore di CD contenenti filmati di esercizi - l’imprenditore transalpino ha lavorato per tre anni nel settore televisivo ospitando un programma mattutino e ha prodotto filmati per la Warner Bros., ndr venduti, insieme ad abbigliamento per il fitness, tramite l’e-commerce. Siamo stati dei pionieri in quanto abbiamo aperto la nostra impresa in un’epoca “giurassica” per il fitness francese. Ho visto crescere il settore e dall’iniziale approccio b2c, ovvero rivolto al consumatore finale, siamo passati al b2b, rivolgendoci agli operatori del settore. Nel 1996 siamo diventati distributore di Les Mills per la Francia e in seguito per l’Europa e l’area mediterranea». Christophe puntualizza inoltre che Les Mills serve direttamente, dalla Nuova Zelanda, il 50% del mercato mondiale, affidandosi per il restante 50% a distributori esclusivi in diverse aree del mondo. Perché avete creato Planet Fitness Italia?
«Planet Fitness ha avuto uno sviluppo molto rapido e oggi, oltre ad Aix en Provence in cui ha sede il nostro quartier generale, siamo presenti in Marocco, Belgio, Olanda, Lussemburgo, Andorra, Spagna, Portogallo e Gibilterra e con la neonata Planet Fitness Italia anche nel vostro Paese. Per penetrare più efficacemente il mercato italiano, abbiamo acquisito il 60% delle quote societarie di Transatlantic Fitness, lasciando il 30% a Stefano Ermacora – general manager di Transatlantic Fitness e ora di Planet Fitness Italia, coadiuvato da Monica Baroni, ndr – e il restante 10% a un investitore tedesco. Questa partnership si traduce nella nascita di un unico referente per l’Italia, con tutti i vantaggi che ne conseguono, per prodotti complementari e sinergici tra loro come TRX, Dynamax, Trigger Point, Rocktape, ViPR, Disq, Les Mills, Reebok e HBX – Human Body Exercise. Da Aix en Provence, impiegando il magazzino di Marsiglia, gestiamo l’attività in modo centralizzato, servendo tutti i mercati ai quali ci rivolgiamo. E aggiungo che Les Mills e Planet Fitness non sono in competizione in quanto offrono prodotti diversi». Come vedi il nostro settore, anche e soprattutto in prospettiva futura?
Christophe Andanson, deus ex machina di Les Mills Euromed e Planet Fitness, e la nuova sede aziendale di Aix en Provence
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analizza un settore del fitness che negli ultimi anni è cambiato notevolmente e sicuramente cambierà ancora.
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di lotta greco-romana, ha partecipato alle Olimpiadi di Mosca nel 1980, classificandosi quarto, a un soffio dalla medaglia di bronzo, e di Los Angeles nel 1984. Nel 1983, con la moglie Claudy, ha aperto un centro fitness a Parigi, identificato dal marchio Vit’ Halles, con la convinzione che il fitness fosse il futuro. Una convinzione che, unita all’entusiasmo che accompagna i pionieri e alle spiccate capacità imprenditoriali, gli ha consentito di sviluppare questa attività costruendo una catena composta da 10 club, poi venduta nel 2006. Oggi, insieme a un socio, possiede un club a Montpellier. Siamo andati ad Aix en Provence per incontrare l’imprenditore francese e intervistarlo, cogliendo l’occasione per vistare la nuova sede aziendale, una struttura all’avanguardia che coniuga l’eleganza alla funzionalità, dotata non solo di uffici e spazi dedicati alle riunioni e alla formazione in aula, ma anche di aree per l’allenamento che vengono regolarmente utilizzate per la formazione e la certificazione dei trainer. Un team composto da 50 formatori tiene oltre 1.000 giornate di formazione all’anno e nel corso del 2015 sono stati preparati 5.000 coach. Rispondendo alle nostre domande, Andanson ripercorre la sua storia imprenditoriale e al tempo stesso
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Sotto una delle sale dedicate alla formazione tecnica e a fianco un momento formativo in aula
«Il fitness è cambiato significativamente negli ultimi anni e questo cambiamento è la risposta, inevitabile, alle pressioni delle nuove generazioni, ovvero degli odierni diciottenni e ventenni che hanno esigenze e desideri molto diversi da quelli dei loro genitori. Le attività da palestra tradizionali, l’allenamenti isotonico in primis, non li soddisfano più. L’affermazione del functional fitness ha segnato l’inizio di una nuova era nel nostro settore. Oggi, negli Stati Uniti e in Europa, dunque negli scenari più maturi, l’allenamento funzionale, nelle sue varie espressioni, rappresenta il 10% del mercato, il group fitness il 50%, l’allenamento per la forza e la tonificazione muscolare il 45% e il personal training il restante 5%. La fetta di mercato costituita dal functional training è destinata a crescere nei prossimi anni, così come le attività riconducibili alla boxe. Le nuove generazioni – prosegue Andanson – amano il CrossFit e più in generale tutto ciò che è “functional”, come la boxe, le attività outdoor come il bootcamp, nonché le soluzioni virtuali e hi-tech, appartenenti al mondo digitale al quale appartengono sin dalla nascita. Stiamo assistendo a un processo di gamefication del fitness i cui protagonisti sono il divertimento, l’intrattenimento e il gioco. Per conquistare le nuove generazioni, e dunque i clienti di oggi e di domani, il settore fitness ha davanti
a sé più di una strada e deve essere consapevole del fatto che i giovani intendono raggiungere e mantenere una buona forma fisica in modo molto diverso dai loro genitori, sono orientati più allo sport che al fitness. Apprezzano discipline più coinvolgenti, che implicano una sfida e hanno una matrice sportiva. Inoltre – aggiunge seguendo con lo sguardo attraverso la finestra un persona che passa correndo – il jogging all’aria aperta è in costante crescita, tante persone lo svolgono persino in pausa pranzo o al mattino prima di andare a lavorare. E lo stesso discorso vale per l’attenzione prestata alla qualità e alla salubrità del cibo, testimoniata anche dal consumo crescente di alimenti biologici. Gli operatori non possono ignorare questi importanti indicatori». Come prevedi che si evolveranno i club negli anni a venire? «Il mercato del fitness si sta diversificando e oggi propone diversi format di club, alcuni altamente specializzati come le cosiddette boutique, dedicate a specifiche discipline come ad esempio l’indoor cycling e Pilates. I club premium, posizionati nella fascia alta del mercato, convivono con i centri low cost, con i sempre più diffusi box dedicati al CrossFit e appunto con le boutique, espressione di una sempre più marcata specializzazione e segmentazione. Per competere con tutte queste tipologie di
operatori, il club generalista deve necessariamente diventare una “hub”, ovvero un fulcro intorno al quale ruotano diversi “dipartimenti” in grado di offrire, nel loro segmento, un servizio in grado di soddisfare pienamente gli utenti. Il club-tipo del futuro potrebbe essere ad esempio composto da diverse aree dedicate a functional training, indoor cycling, group fitness, yoga, Pilates e, ovviamente, alle classiche attività cardio e isotoniche. Un club costruito intorno a questo modello può rivolgersi a tutti i target del mercato e competere ad armi pari con i vari “specialisti”, a patto che offra il medesimo livello qualitativo. Può farlo diversificando il listino prezzi e le modalità di fruizione, uscendo dal paradigma dell’abbonamento onnicomprensivo, proponendo diverse tipologie di sottoscrizioni, pacchetti e persino singoli ingressi, aprendo in questo modo le proprie porte anche ai clienti occasionali e/o discontinui. E a tutto ciò va aggiunto che i giovani sono sempre più orientati verso il payper-use e sempre meno disposti a legarsi per un anno, o addirittura due, a un determinato club. I tempi sono già maturi per vendere singole attività, così come pacchetti confezionati intorno alle esigenze soggettive, ovvero per una strategia che consente al club di attrarre tutti i target e ai consumatori di acquistare ciò che realmente vogliono. Per competere con i club low cost
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Immersive Fitness di Les Mills impiega un grande schermo a 180 gradi
Che ruolo avrà la tecnologia nell’immediato futuro? E il virtual fitness?
fisico. Immersive Fitness di Les Mills impiega un grande schermo a 180 gradi le cui immagini in alta definizione portano gli utenti della lezione in un “mondo parallelo”, guidati da un istruttore in carne e ossa che li motiva, immersi in un’atmosfera altamente emozionante. Questa avveniristica soluzione è nata da alcune domande sull’esercizio fisico che Philip Mills ha rivolto a suo figlio. Le risposte ricevute lo hanno definitivamente convinto che per conquistare i giovani, ovvero le generazioni “tecnologiche”, “digitali”, i fitness club devono rinnovare la loro offerta in quanto le nuove fasce di utenza vogliono essere maggiormente coinvolte e vogliono divertirsi. Per quanto concerne invece le lezioni di group fitness tenute da istruttori virtuali, ritengo che non siano la soluzione ideale per i momenti in cui il club è maggiormente frequentato. Sono al contrario adatte alle fasce orarie meno frequentate, durante le quali, inevitabilmente, non vengono programmate lezioni tenute da istruttori reali. Ed è molto meglio una lezione virtuale di niente. Inoltre, una buona programmazione “virtual” rende l’offerta del club più varia e più completa. Ma la componente umana, dunque relazionale, resta insostituibile e continuerà a essere uno dei maggiori punti di forza del nostro settore».
«La tecnologia ha fatto il suo ingresso nel mondo dell’esercizio
www.lesmills.it www.planet-fitness.com/it
Christophe Andanson (a sinistra) e il direttore de Il Nuovo Club Roberto Maestrami durante la nostra visita all’azienda francese
il club generalista del futuro deve necessariamente offrire, allo stesso prezzo e allo stesso livello qualitativo, le stesse attività, ossia l’utilizzo della sala cardio-isotonica ed eventualmente l’accesso alle attività di gruppo tenute da istruttori virtuali. La prenotazione delle attività – aggiunge l’imprenditore francese –, oggi effettuabile in modo facile e veloce impiegando una app sul proprio smartphone, rende la partecipazione più esclusiva e, come tale, più attraente, dunque non va assolutamente sottovalutata». Quali altre attività potrebbero affermarsi in futuro? «Le attività mind-body non sono
mai esplose in Europa, ma le cose potrebbero cambiare. In Francia, Pilates e yoga stanno riscuotendo un successo crescente. In collaborazione con Club Med organizziamo una settimana di vacanza-fitness alla quale aderiscono 1.000 persone, disposte a pagare una cifra significativa per svolgere diverse discipline che comprendono Pilates, yoga, i corsi Les Mills e il cross training. Anche questo è un indicatore da tenere in considerazione».
novità e tecnologie
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a cura della redazione
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logia di utenza – anche degli atleti più esigenti – e adattabile allo spazio disponibile, dotata inoltre di accessori e rastrelliere impiegabili per riporre gli attrezzi dopo l’uso. I nuovi rack, progettati per garantire una rigidità strutturale e una durata superiori, sono disponibili in diversi colori per integrarsi armoniosamente
in qualsiasi ambiente: i montanti possono essere platino, rosso, blu e carbone, mentre i telai laterali possono essere ordinati anche nelle colorazioni standard della linea Hammer Strength. La barre che sostengono i bilancieri sono realizzate con un materiale in grado di assorbire l’impatto, rendendo possibile l’utilizzo di carichi importanti senza penalizzare la durata della struttura. Il Power Rack HD Athletic, mostrato nelle due immagini, pesa 234 chilogrammi e misura 196 x 166 x 248 centrimetri ed è grado di sostenere un carico massimo pari a 307 chilogrammi.
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riferimento per numerosi clienti, anche a livello internazionale, grazie alla qualità dei suoi servizi, erogati da dottori commercialisti e avvocati di alto profilo che operano senza limitazioni di natura linguistica e culturale. Da sempre lo studio milanese – che ha una sede anche a Roma – è in grado di adattarsi alle mutevoli esigenze giuridiche e fiscali risolvendo nel migliore dei modi situazioni e problematiche contingenti, muovendosi con perizia nell’incerto scenario normativo. «Nella nostra attività – spiega la dottoressa Beatrice Masserini, referente dello Studio Cassinis – affrontiamo le questioni che interessano le associazioni e le società sportive dilettantistiche al fine di armonizzarne le diverse aree gestionali. Per farlo, ricerchiamo quegli equilibri grazie ai quali è possibile gestire,
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in modo corretto e redditizio, la complessa sinergia tra attività istituzionali e commerciali. Il nostro Studio – conclude l’esperta milanese – può vantare in questa articolata area operativa una solida esperienza grazie alla quale è in grado di fornire un’adeguata consulenza per quanto concerne la fisionomia societaria, l’inquadramento operativo del personale e la più corretta individuazione delle attività commerciali». Grazie a tanti anni di attività a stretto contatto con chi quotidianamente gestisce un club, lo Studio Cassinis ha acquisito una profonda conoscenza del contenzioso fiscale e contributivo che si traduce nella capacità di configurare assetti fiscali su misura per le specifiche caratteristiche ed esigenze di ogni singola realtà.
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la soluzione “functional” per il club
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isiostore, azienda genovese specializzata nella distribuzione di un’ampia gamma di prodotti e soluzioni per i settori sanita-
fitness club, centri sportivi e piscine, ha recentemente presentato il nuovo pannello doccia Bubble, molto apprezzato per il suo design innovativo che rivoluziona l’idea del classico pannello doccia. È dotato di scocca in abs antiurto proposta in diverse colorazioni, scomparti per riporre flaconi e prodotti da utilizzare durante la doccia e di diffusore anticalcare dotato di nebulizzatore a getto pieno e morbido che permette di ridurre i consumi di acqua e gas. Grazie al pannello dotato di lettore RFID con display, l’utente visualizza tutte le informazioni relative ai crediti e decide se e quando interrompere momentaneamente il flusso d’acqua. Le forme e l’ergonomia, attentamente studiate da un team di ingegneri e designer italiani, hanno già riscosso ampi
consensi, confermando la capacità di innovare dell’azienda umbra. Bubble, come gli altri pannelli doccia della linea Unico, assicura un risparmiare fino al 50% sui consumi di acqua e gas e non ha costi di manutenzione, risultando ideale per strutture dedicate allo sport e al fitness nelle quali queste utenze hanno un’incidenza importante sui costi di gestione. Bubble non ha alcuna centralina di controllo, è integrabile con tutti i sistemi software e si distingue anche per la solidità che si traduce in durata nel tempo.
rio, medicale, fisioterapico e fitness, presenta Fisio Station, la struttura metallica, alta 240 centimetri, impiegabile per svolgere un ampio ventaglio di
esercizi funzionali con l’ausilio di diversi accessori. È stata infatti progettata per l’installazione di 5 barre orizzontali, 6 maniglie fisse, target, stepper, sacco da pugilato e il punching system, ovvero le imbottiture applicabili a uno dei montanti e impiegabile per l’allenamento pugilistico. Questo polivalente sistema è impiegabile per allestire un’area “functional” all’interno di qualsiasi tipologia di club soddisfacendo le esigenze di diverse tipologie di utenti ai quali è possibile mettere a disposizione anche gli anelli da ginnastica, il rebounder, le barre parallele per potenziare e tonificare, a corpo libero, i muscoli pettorali e tricipiti e persino una poliercolina per esercizi di trazione e spinta.
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a cura della redazione
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forumclub 2017: ritorno al futuro
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a diciottesima edizione di ForumClub, che si svolgerà in concomitanza con la nona di ForumPiscine, si terrà alla Fiera di Bologna dal 18 al 20 febbraio 2017, segnando il ritorno alla versione classica, all’interno del Padiglione 19 e nell’attiguo Palazzo dei Congressi, proponendo però importanti novità. Chiusa con soddisfazione l’edizione 2016 di ForumClub in versione Gallery, la segreteria scientifica e quella organizzativa SNO già al lavoro per proporre un evento in grado di soddisfare appieno le aspet-
tative dei partecipanti a tutti i livelli, ovvero aziende espositrici, partner, congressisti e visitatori. «Siamo in pieno fermento per la prossima edizione. Con l’edizione 2016 ci siamo fatti interpreti delle esigenze di produttori, distributori e in generale delle imprese del settore, proponendo al mercato un evento più “snello” nella formula e nelle modalità di partecipazione. L’obiettivo era favorire la compenetrazione tra cultura e business, valorizzare l’innovazione e promuovere il dialogo tra settori complementari, ma,
soprattutto, consentire, attraverso un contenimento degli investimenti, una più facile e diffusa adesione da parte delle aziende». Sono parole di Federico e Roberto Maestrami di Editrice Il Campo, co-ideatori e organizzatori dell’evento. Le novità introdotte nel 2016 saranno riproposte e migliorate all’interno di ForumClubForumPiscine 2017, che occuperà un intero padiglione la cui superficie supera i 16.000 metri quadrati. Una grande rassegna espositiva di prodotti e servizi per chi intende progettare, costruire, ristrutturare o riqualificare fitness club, centri benessere, spa, strutture ricettive, piscine private, pubbliche e commerciali. E a tutto ciò farà da contraltare un congresso internazionale di altissimo livello. «Confidiamo che il ritorno in Fiera sia accolto positivamente da espositori e visitatori, che per il 2017 potranno ritrovare gli spazi tipici di un Expo internazionale, ma anche le speed presentation tenute dalle aziende, gli incontri B2B e tanto altro ancora» concludono i fratelli Maestrami. Sarà un ritorno… al futuro, in quanto l’edizione 2017 dell’evento sarà caratterizzato da importanti novità. Per restare informati sui “lavori in corso” seguiteci anche nel sito www.forumclub.it.
aquafitness days 2016 a padova
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informainfiera, all’insegna di sport, fitness, danza e benessere
Per informazioni: http://informainfiera.it
la seconda volta di fibo china
a diciottesima edizione di Aquafitness Days, evento organizzato da European Aquatic Association (EAA), si terrà all’interno del complesso Impianti Padovanuoto di Padova dal 1 al 3 settembre, mandando in scena, come di consueto, numerose masterclass tenute da presenter sia italiani sia stranieri di caratura internazionale. Per gli operatori del settore piscina sarà ancora una volta un’imperdibile occasione per restare al passo con l’evoluzione delle attività in acqua e prepararsi a rinnovare la propria offerta per rivolgersi a più target di utenza soddisfacendone le esigenze.
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a seconda edizione di Informainfiera, evento dedicato a sport, fitness, danza e benessere, andrà in scena dall’8 all’11 settembre prossimi all’interno del polo fieristico di Sora, in provincia di Frosinone, per confermarsi appuntamento di riferimento del Centro Italia. Il percorso proposto nel corso del lungo fine settimana si snoderà tra formazione, training, informazione, divertimento e relax, occupando una superficie di 55mila metri quadrati. I riflettori saranno puntati su gare, convegni, per-
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hanghai, dall’8 al 10 settembre prossimi, ospiterà, all’interno del Shanghai Convention & Exhibition Center of International
L’evento festeggerà il trentennale della sede in cui si svolgerà – la Padovanuoto –, il ventennale di EAA e il decennale di Aqquatix, una confluenza di celebrazioni che darà vita a una kermesse senza precedenti in Europa. È
già confermata la partecipazione di nomi stranieri di grido e il Vertical Aquatic Style, il grande futuro delle piscine, giocherà un ruolo da protagonista. Tutto ciò arricchito da momenti conviviali e diverse sorprese.
sonaggi del mondo sportivo, della danza, dell’estetica e della medicina e i partecipanti potranno entrare in contatto con aziende, associazioni e federa-
zioni dei settori coinvolti, così come sottoporsi a trattamenti, partecipare a corsi di formazione e svolgere diverse attività sportive e fitness.
Sourcing, la terza edizione di FIBO China, la piattaforma internazionale del mercato e del networking dedicata al settore fitness. L’evento sarà suddiviso nelle aree FIBO Expert (rivolta agli operatori), FIBO Power (nutrizione sportiva) e FIBO Passion (dispositivI per il functional training, abbigliamento sportivo e accessori). Le quattro giornate metteranno il settore fitness cinese in contatto con i trend internazionali, favorendo la diffusione
dello stile di vita improntato all’esercizio fisico e alla salute anche nell’ex Impero Celeste. L’area espositiva si svilupperà su una superficie di 21.000 metri quadrati che ospiteranno gli stand di 150 aziende, tra le quali i leader del mercato.
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liw 2016 all’insegna dell’interattività
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eisure Industry Week, evento di riferimento per il mercato del
Regno Unito sinteticamente noto come LIW, si terrà ancora una volta all’interno del NEC di
Birmingham, il 20 e 21 settembre prossimi, coniugando la rassegna espositiva a sessioni congressuali, workshop e dimostrazioni pratiche. Gli organizzatori, basandosi sui numeri registrati lo scorso anno, prevedono la partecipazione di circa 9.000 operatori, tra visitatori e congressisti, che potranno aggiornarsi in sei specifici ambiti – Fitness, Play, Health, Spa & Wet Leisure, Facilities Management e Sport – all’interno dei quali verranno affrontate tematiche d’attualità per un settore leisure in costante evoluzione.
a ventottesima edizione di SANA, il salone internazionale del biologico e del naturale, si terrà all’interno dei padiglioni 25, 26, 29, 30 e 36 della fiera di Bologna dal 9 al 12 settembre prossimi, puntando i riflettori su diversi settori ecosostenibili quali alimentazione, abbigliamento, integratori alimentari e sportivi, nonché trattamenti naturali e prodotti e attrezzature per la cura della persona. Sono già confermati più di 350
espositori che saranno protagonisti di una manifestazione che intende confermarsi la
piattaforma internazionale del biologico italiano
Per informazioni: www.liw.co.uk
il salone del biologico e del naturale
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’edizione 2016 di RiminiWellness, l’undicesima, si è conclusa lo scorso 5 giugno e, stando ai dati diffusi dagli organizzatori, ha registrato la presenza di 266.048 visitatori e una crescita del 30% di quelli esteri, provenienti da circa 80 paesi. La kermesse è stata animata da 400 espositori, 45 palchi, 4 piscine e grazie a più di 500 presenter le ore di lezioni e masterclass sono state 1.960. Le quattro giornate riminesi, oltre a puntare i riflettori sulle
attività e le attrezzature attualmente sulla cresta dell’onda, ha richiamato l’attenzione anche sull’alimentazione e l’integrazione nutrizionale, la riabilitazione – protagonista della sezione di Riabilitec – e le arti marziali e da combattimento con il coinvolgimento di tanti atleti dei campionati internazionali della sezione Rimini Steel. Ancora una volta le due anime dell’evento – ovvero WFUN e WPRO, rispettivamente rivolte agli appassionati e agli operatori –
si sono fuse all’insegna dell’adrenalina sportiva e dell’energia positiva. Nel primo pomeriggio di giovedì, Il Nuovo Club ha proposto il workshop gratuito, tenuto da Fausto Di Giulio, che ha affrontato un tema di vitale importanza per il settore, fornendo un metodo pratico: come aiutare le persone a costruire l’abitudine ad allenarsi con costanza. I circa 90 partecipanti – titolari e manager di club, istruttori e personal trainer – hanno partecipato attivamente a una sessione interattiva costruita intorno a un presupposto fondamentale: le abitudini sono l’architettura invisibile della vita quotidiana e la scienza della costruzione delle abitudini può essere applicare anche al fitness, anche e soprattutto grazie a strumenti pratici, di immediata applicazione, impiegabili per aiutare le persone a far propria l’abitudine a svolgere esercizio fisico con costanza per tutta la vita.
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riminiwellness, un pieno di energia positiva
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a cura della redazione
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allenatori… anche di salute
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italiano il primo progetto al mondo attuato per far sì che gli allenatori svolgano il ruolo di “educatori” non solo nell’ambito sportivo in cui operano, ma anche nella lotta al tabagismo e al consumo di alcol e nella sensibilizzazione circa la corretta alimentazione e l’importanza per la salute dell’attività motoria svolta con regolarità. La campagna Allenatore, Alleato di Salute, promossa dalla Società Italiana di Pediatria (SIP) e dalla Fondazione Insieme contro il cancro e presentata all’Auditorium del Ministero della Salute il 23 maggio scor-
so, attribuisce agli allenatori l’importante ruolo di alleati della salute, al fianco dei pediatri, degli oncologi, del CONI e del Ministero della Salute per contribuire a diffondere il corretto stile di vita tra gli adolescenti. Nel corso della presentazione di questa importante iniziativa, il Ministro della Salute Beatrice Lorenzin ha affidato a Massimiliano Allegri, allenatore della Juventus campione d’Italia, il ruolo di ambasciatore di questo progetto. «Abbiamo il dovere di coinvolgere tutti gli attori che possono determinare scelte consapevoli dei nostri ragazzi perché possano
crescere sani – ha detto la Lorenzin –. Purtroppo i dati ci dicono che il 13% dei teenager fuma regolarmente, più del 10% consuma troppi alcolici, il 20% dei quindicenni è in sovrappeso e il 3,7% addirittura obeso. Dobbiamo fare di più e spero che molti coach seguano l’esempio di Max Allegri». È inoltre intervenuto il Professor Giovanni Corsello, presidente SIP, che ha sottolineato l’importanza del corretto stile di vita sin dalla giovanissima età: «Evidenze scientifiche documentano che la prevenzione deve cominciare nell’età evolutiva, nei primi anni di vita e proseguire durante l’adolescenza. Come pediatri siamo impegnati su più fronti, nell’interazione con le famiglie, la scuola e le istituzioni. Dobbiamo promuovere tutti insieme stili di vita che siano indirizzati verso la salute. In questo senso è necessario che bambini e ragazzi abbiano dei punti di riferimento autorevoli e gli allenatori sono tra questi». La versione integrale della notizia è disponibile nel sito fitnesstrend.com
oms: attività fisica essenziale per la salute
i chiama Voga ed è la disciplina fitness che coniuga lo yoga al vo-
guing, il ballo comparso a New York alla fine degli anni Ottanta e reso popolare da
Madonna all’inizio degli anni Novanta. Un’invenzione della trentaquattrenne britannica Juliet Murrell che, circa due anni fa, ha inserito l’esercizio cardiovascolare nella plurimillenaria, e intramontabile, disciplina orientale, dando vita a questa nuova attività. Lo ha fatto aprendo, a Londra, House of Voga, il “tempio” dedicato a questa nuova attività di gruppo, completa, dinamica e divertente, che combina i movimenti espressivi del ballo con quelli dello yoga (sincronizzati con la respirazione), creando un’atmosfera unica per “meditare in movimento”. Voga ha già varcato i confini del Regno Unito sbarcando a New York, Parigi e Ibiza e potrebbe diventare un fenomeno internazionale come altre note espressioni del fitness.
’Organizzazione Mondiale della Sanità, sinteticamente OMS, ha recentemente presentato le linee guida per godere di una buona salute che raccomandano 150 minuti alla settimana di attività aerobica per gli adulti e almeno 60 minuti al giorno per giovani e bambini. Entrando più nel dettaglio, il documento fissa i livelli di attività fisica per
tre gruppi di età: giovani (5-17 anni), adulti (18-64) e anziani (dai 65 anni in su). Inoltre, sottolinea la pericolosità della sedentarietà, indicata come il principale fattore di rischio per la salute che sarebbe responsabile di un milione di decessi all’anno (circa il 10% del totale) e di 8,3 milioni di anni persi, senza contare la disabilità. L’inattività fisica provocherebbe
il 5% delle affezioni coronariche, il 7% dei diabeti di tipo 2, il 9% dei tumori al seno e il 10% dei tumori del colon. In Italia l’obesità ha fatto registrare un significativo aumento negli ultimi dieci anni – segnala il documento –, mentre in 46 paesi del mondo più della metà degli adulti sono sovrappeso o addirittura obesi e in diversi casi si sfiora quasi il 70% della popolazione adulta. E i più pigri sono le giovani di età compresa tra gli 11 e i 15 anni. L’American Heart Association, dal canto suo, ha dettato sette regole d’oro salva-cuore che, tra l’altro, possono mettere al riparo dalle malattie croniche a carico dei reni. Ecco in estrema sintesi le raccomandazioni: astenersi dal fumo; mantenere i valori relativi a pressione sanguigna, colesterolo e glicemia nella norma; mantenere il giusto peso corporeo; rispettare una dieta sana; svolgere attività fisica.
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voga, meditazione in movimento
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riforma dello sport dilettantistico: segnali positivi dal governo
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l tema conduttore del consueto convegno ANIF, svoltosi il 3 giugno scorso nell’ambito di RiminiWellness, era contenuto nel suo stesso titolo: Una legge per il futuro dello sport dilettantistico, ovvero la proposta di Legge promossa da ANIF sulla quale il Presidente Giampaolo Duregon dedica grandi energie da più di un anno, aggiustando di volta in volta il tiro per raggiungere gli obiettivi prefissati che spesso sono sembrati a portata di mano, ma che invece hanno continuato a sfuggire per incomprensioni e conseguenti dilatazioni dei tempi tecnici dei lavori. Il suo tenace impegno, alla fine, è stato in parte premiato: la via parlamentare si è finalmente aperta alla manovra rispettandone i principi basilari. Duregon ha aperto il suo intervento ricordando i punti centrali su cui verte la proposta e sul lungo e tortuoso cammino che ha fin qui percorso: «Occorreva fare
chiarezza – ha precisato – in un quadro legislativo incerto e non privo di contraddizioni, non far gravare sulle casse dello Stato i costi della Riforma, garantire agevolazioni fiscali, tributarie e lavoristiche agli enti sportivi dilettantistici prescindendo dal loro “status giuridico” per l’importanza che la loro attività assume sul piano socio-sanitario e, da ultimo, garantire benefici ai lavoratori sul piano previdenziale». L’apertura delle istituzioni nei confronti di questa importante iniziativa è stata confermata dalla partecipazione al convegno dell’onorevole Daniela Sbrollini (nella foto insieme a Duregon), Vice Presidente della XII Commissione Affari Sociali e Sanità della Camera e con recente delega del governo allo Sport, che ha confermato l’imminente avviamento del dibattito parlamentare sul progetto. Duregon, entrando nei dettagli della proposta di legge, ha
detto che per fare chiarezza sarebbe sufficiente inserire nel sistema associativo sportivo, costituito per lo più da Associazioni e Società Sportive Dilettantistiche senza scopo di lucro, una Srl Ordinaria Dilettantistica che goda anch’essa di particolari agevolazioni fiscali e tributarie, ma di livello inferiore rispetto a quello di cui godono gli enti sportivi non lucrativi. Ha inoltre sottolineato che queste società svolgono lo stesso lavoro delle altre dilettantistiche e sono dunque meritevoli di agevolazioni, sebbene in misura minore, per l’alto valore che assumono sul piano sociale e sanitario. Ha inoltre assicurato che tali società, una volta liberate dai lacci e lacciuoli che le vincolano sul piano del reinvestimento degli utili, forniranno una potente spinta allo sviluppo dell’intero mondo dello sport. Dopo l’intervento dell’avvocato Alberto Succi, che ha illustrato nei dettagli la proposta
trent’anni di culturismo da una prospettiva privilegiata
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aluti sportivi è il titolo del libro scritto da Amedeo Marsan, direttore della storica rivista Cultura Fisica e membro della redazione da quasi trent’anni, recentemente dato alle stampe e in vendita a 15 euro. 274 pagine sulle quali uno dei massimi
esperti di culturismo ripropone alcuni eventi e momenti, particolarmente significativi, dell’ultimo trentennio della disciplina e della stessa rivista. «All’interno di Saluti sportivi – ha detto Marsan in occasione della presentazione del volume – ho raccolto una selezione dei miei migliori scritti, attorno a sette argomenti principali. Un ottavo capitolo è riservato alla corrispondenza intercorsa in questi tre decenni di lavoro in redazione, nell’ambito della rubrica “Lettere alla rivista”. Ad ogni brano ho poi aggiunto un nuovo commento inedito mediante il quale ho approfondito molti aspetti degli argomenti trattati, alla luce anche dell’evolversi delle situazioni nel tempo. Tutto ciò è “filtrato” attraverso la “prospettiva privilegiata” della rivista che ho personalmente
vissuto prima come redattore, poi inviato, quindi caporedattore e infine come direttore. Il risultato finale – ha concluso Marsan – è un insieme organico di spunti di riflessione sulle grandi tematiche del culturismo». Dunque un affresco complessivo, ma anche dettagliato, su vasti aspetti del culturismo: la sua “filosofia”, il caotico mondo delle federazioni, le polemiche più dure e dirimenti del settore, il devastante fattore doping, il rapporto tra la palestra e il mondo esterno (a cominciare dai media), i personaggi e gli eventi che hanno fatto storia, le vicende e le curiosità più interessanti di questo ambito disciplinare e tanto altro...
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team. I grandi cambiamenti in Italia sono possibili – ha concluso Tornatore – solo se qualcuno si batte con passione per migliorare quello che non va». Il convegno è quindi proseguito nel pomeriggio affrontando un tema molto importante per la crescita del settore sport: il Registro Europeo Istruttori Fitnesss (EREPS). Sull’argomento sono intervenuti due alti esponenti di Europe Active: Julian Berriman, direttore del Professional Standard Committee, e Gabriel Sainz, presidente dei centri fitness Go Fit. Hanno ricordato che il progetto è finalizzato a valorizzare il profilo accademico degli istruttori fitness attraverso il riconoscimento europeo dei loro percorsi formativi seguiti nei Paesi di origine e attestati da organismi affiliati a Europe Active, tra cui ANIF. Hanno inoltre ricordato che sono previsti ben sei livelli di specializzazione che consentiranno al settore di avvalersi di una struttura operativa sempre più ampia e tecnicamente articolata.
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Nerio Alessandri che ha ricordato l’impegno sociale del sodalizio che rappresenta, concretizzatosi anche e soprattutto con la Wellness Valley, il grande polo sportivo, culturale e sociale creato dalla Wellness Foundation, punto di riferimento per il mondo accademico, scolastico, dell’associazionistico sportivo e culturale e della società nel suo complesso. Ha inoltre detto che i principi ai quali si è ispirato Duregon nel portare avanti la proposta sulla Legge Quadro per lo Sport Dilettantistico sono molto vicini a quelli che hanno guidato la sua azione. La prima parte del convegno si è quindi conclusa con l’intervento di Marco Tornatore che, come esponente di Acquanetwork, ha creduto, sostenuto e condiviso l’azione di Duregon sin dal primo momento. Ha precisato che le piscine sono penalizzate da una giungla di norme che prestano il fianco a “incursioni” esasperanti da parte degli Organi di Controllo. «Da qui – ha detto – nasce il sostegno convinto del mondo dell’acqua al lavoro profuso da ANIF e dal suo
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di Legge Quadro evidenziandone i punti qualificanti, ha preso la parola Daniela Sbrollini. Ha esordito sottolineando la validità del progetto legislativo messo a punto da ANIF, riconoscendo che il mondo dello sport dilettantistico da tempo attendeva un segnale dalla politica e che l’inesistenza del Ministero dello Sport può aver creato qualche difficoltà in passato. Ha rassicurato gli operatori presenti in sala affermando che la Delega allo Sport che ha ricevuto dal Consiglio dei Ministri le consente di muoversi con maggiore libertà nell’ambito delle Istituzioni che, a vario titolo, vantano competenze nel mondo dello sport dilettantistico. Promettendo di impegnarsi anche in questo ambito con la determinazione che ha sempre caratterizzato la sua azione politica, si è detta cautamente ottimista sui tempi dell’emanazione della Legge che colmerebbe alcuni importanti vuoti normativi senza collidere con le norme sul tappeto, compresa quella che porta la sua firma. È quindi intervenuto il presidente e fondatore di Technogym
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technogym quotata in borsa
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a cerimonia di quotazione in borsa di Technogym si è svolta lo scorso 3 maggio a Piazza Affari, di fronte a una folta platea che comprendeva numerosi personaggi del mondo imprenditoriale e finanziario e tante celebrità dello sport. Nerio Alessandri, Presidente e amministratore delegato dell’azienda romagnola, ha tenuto la scena affiancato da Fiorello, raccontando la storia che ha conquistato fondi e asset manager, inducendoli ad acquistare azioni, soprattutto negli Stati Uniti. È la storia, ormai nota anche al di fuori del settore, dell’imprenditore che, partendo dal garage di casa, nella provincia romagnola, nel 1983 ha fondato un’impresa che oggi vale oltre 720 milioni e rappresenta quel made
in Italy molto apprezzato dagli investitori stranieri di lungo termine che, non a caso, si sono assicurati i due terzi delle azioni messe in vendita. Per comprendere più in profondità il significato di questo nuovo e importante capitolo dell’azienda di Cesena, abbiamo intervistato il Presidente Alessandri.
sviluppo del nostro ecosistema, che comprende prodotti innovativi e di design, contenuti digitali e servizi. Le nostre priorità sono innovazione, qualità e servizio al cliente; ogni giorno lavoriamo per offrire agli operatori la possibilità di innovare il proprio modello di business e agli utenti finali un’esperienza wellness unica».
Perché Technogym ha deciso di quotarsi in borsa?
Che cosa significa per il settore fitness/wellness, in special modo per quello italiano, questo importante passo? Ritiene che possa giovarne tutto il comparto?
«Per tre ragioni: in primo luogo, essere quotati in Borsa ci permetterà in maniera naturale di evolvere la cultura dell’azienda e renderla ancor più manageriale in virtù del fatto che dovremo rendere regolarmente conto al mercato e ai nostri numerosi azionisti. La seconda ragione è legata all’uscita prevista del nostro socio di minoranza, il fondo britannico Arle, dopo 8 anni di investimento, vissuti con grande soddisfazione reciproca. E infine, la Borsa può rappresentare, se e quando necessario, uno strumento per finanziare i nostri progetti di crescita nel medio-lungo termine». Quali sono gli obiettivi futuri dell’azienda? «Abbiamo una visione estremamente chiara: continuare nello
«La quotazione di Technogym rappresenta un’importante opportunità non solo per la nostra azienda, ma per tutto il settore. Ha infatti contribuito a rendere il settore più istituzionale nei confronti di banche, analisti finanziari e stampa, aumentando il valore per tutti gli operatori. Un’azienda quotata come Technogym - conclude Alessandri - rappresenta inoltre un “comparable” forte e solido per altre aziende che operano nel business del fitness e del wellness». Guarda il video della cerimonia di quotazione in Borsa di Technogym nel sito fitnesstrend.com
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Savino Tupputi è business e team coach, ideatore di Wellfit Solutions, laureato in Scienze Motorie con specializzazione in gestione e organizzazione delle strutture sportive. Ha operato per diversi anni nel campo del fitness come istruttore, personal trainer, club manager ed è stato titolare di due fitness/wellness club. È impegnato nella formazione e consulenza di centri fitness come esperto in organizzazione, gestione e sviluppo delle politiche commerciali e di marketing. che
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dollari al mese). A fare la differenza è soprattutto l’ambiente accogliente e familiare che lo contraddistingue, esplicitamente definito “non giudicante”, letteralmente Judgement Free Zone, marchio registrato riportato su una grande insegna presente all’interno di ogni club e affiancata dal grande murales recante la scritta Planet Fitness = no critics. «A Planet Fitness – ha detto Chris Rondeau, ammi-
nistratore delegato del colosso con quartier generale nel New Hempshire – ci siamo sempre focalizzati sull’offerta di un’esperienza fitness che faccia sentire chiunque a proprio agio, puntando su una qualità elevata associata a prezzi accessibili a tutti. Un concept, questo, che riscuote i consensi di un ampio spettro di utenti appartenenti a diverse fasce d’età e che ci ha fatto crescere notevolmente a livello nazionale e non solo». Planet Fitness, che nel 2015 ha aperto 209 nuovi club, mette a disposizione dei frequentatori attrezzi cardio e isotonici all’avanguardia, spogliatoi confortevoli e ben equipaggiati, tv a schermo piatto, un numero illimitato di allenamenti svolti in piccoli gruppi sotto la supervisione di istruttori certificati e molto altro ancora. www.planetfitness.com
fitness ribelle a londra
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Rebel, nascente catena di palestre londinese, si autodefinisce “l’anti-palestra”, ma potrebbe anche essere soprannominata “la palestra hipster della musica house”. I due club finora aperti nel cuore della capitale britannica sono resi unici da un’ambientazione che ricorda
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più le discoteche underground e i set cinematografici per film di fantascienza che i tradizionali centri fitness. Grazie alla cura prestata all’interior design, l’ambiente risulta sapientemente “trasandato” e spartano, ma non mancano i benefit per i frequentatori, come succhi di frutta e birra gratuiti, così come playlist musicali curate da DJ di fama internazionale. Potrebbe essere l’inizio di un nuovo trend del fitness londinese, quello delle boutique del fitness che non prevedono alcuna iscrizione e contratto, frequentabili semplicemente pagando di volta in volta la seduta d’allenamento, liberi da qualsiasi vincolo. Ogni ingresso costa 20 sterline, ma acquistando pacchetti di entrate il prezzo scende. Le 1Rebel gym propongono
sessioni d’allenamento ad alta intensità che comprendono boot camp e indoor cycling, e mettono a disposizione dei clienti numerosi trainer, tapis roulant, panche che fungono anche da contenitore dei manubri, sacchi da boxe appesi impiegati per lezioni di gruppo toste. Gli ampi spogliatoi, nei quali non ci si stupirebbe se si incontrasse un regista con un ciak in mano, sono dotati di panche riscaldate e mettono a disposizione dei clienti una gamma completa di prodotti per la cura personale. E l’illuminazione soffusa da discoteca, perfetta per diffondere la musica ad alto volume, talvolta suonata dal vivo, è un altro marchio di fabbrica di questo innovativo concept dotato anche di punti vendita dedicati a lussuosi articoli sportivi di tendenza.
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lanet Fitness Inc. è tra i maggiori operatori statunitensi di centri fitness in franchising e sta crescendo molto velocemente. Un suo successo testimoniato da una presenza sempre più capillare sul territorio degli Stati Uniti e dal recente ingresso nel mercati del Canada e della Repubblica Domenicana e solo in parte attribuibile al prezzo dell’abbonamento (tra i 10 e i 19,99
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planet fitness: i club che non ti giudicano
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a new york il fitness dei carcerati
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ppena uscito di prigione, lo statunitense di origine dominicana Coss Marte (al centro nella foto) ha fondato un centro fitness che oggi è un “luogo di culto” per tanti cultori della forma fisica e del benessere. Tutto è incominciato due anni fa: stava allenando, a ritmo di piegamenti sulle braccia, un gruppo di amici in un parchetto di Manhattan quando un passante, vedendo la scena, gli ha offerto 200 dollari per allenarsi un mese con loro. È nata così l’idea di aprire un centro fitness, nonostante negli Stati Uniti le opportunità per un ex carcerato sono davvero poche. L’intraprendente Marte non si è scoraggiato, decidendo di far leva proprio sul suo punto debole per trasformarlo nell’aspetto più caratterizzante, e attraente, della sua nuova attività. Ha così scelto come nome per la sua palestra ConBody, derivante dal termine “convict” che significa proprio prigioniero. E la aper-
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formarsi in modo innovativo
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ellink Academy, la scuola di alta formazione manageriale “powered by” Technogym, nasce dal connubio tra un’approfondita conoscenza del mercato e una quotidiana esperienza sul campo. Una concezione innovativa della formazione
ta dove solo pochi anni prima spacciava cocaina ed eroina, guadagnando una montagna di soldi prima di finire in carcere. Ma non si è accontentato di aprire una palestra: ha portato la sua concezione del fitness in diversi carceri statunitensi, compreso Rikers Island, dove era recluso, allenando i detenuti per aiutarli ad aprire un nuovo capitolo della loro esistenza. La missione dell’attuale amministratore delegato di ConBody è motivare gli altri a cambiare vita, partendo dall’esercizio fisico. Jenn Shawn, co-proprietaria di ConBody, svela che tra le 300 e le 400 persone alla settimana si allenano nel club di Broome Street. «Inizialmente – ha detto – sono un po’ intimiditi, ma dopo la lezione di prova quasi tutti sottoscrivono l’abbonamento mensile senza limitazioni». Le sessioni d’allenamento, svolte in un ambiente spartano che ricorda una prigione,
hanno una durata di 45 minuti e consistono in una versione semplificata, ma ad alta intensità, del boot camp che prevede sequenze di squat, jumping jack e corsa sul posto, eseguiti in numero di ripetizioni, ritmo e modi differenti per assicurare la massima varietà ed efficacia. Le otto lezioni in programma ogni giorno sono riservate a gruppi composti da 12 persone e quasi sempre esaurite. Nel corso del loro svolgimento l’insegnante corregge i movimenti e fornisce una massiccia dose di incoraggiamento ed energia. La singola lezione è proposta a 25 dollari a persona, prezzo che si abbassa optando per il pacchetto mensile. E anche il marketing gioca la sua parte: su una parete della palestra campeggia un murale che raffigura una rete di filo spinato e al termine della prima lezione i nuovi clienti si fanno una foto che ricorda molto quelle segnaletiche.
– rivolta a fitness club, centri acquatici, beauty center e spa – che si concretizza in lezioni in aula, coaching on line, webinar, manuali interattivi e web meeting di confronto tra docenti e allievi. Tra le materie previste dal piano didattico figurano marketing e comunicazione,
vendita, customer care, pianificazione strategica e gestione delle risorse.
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a cura della redazione
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In queste pagine, una panoramica sui corsi di formazione e di aggiornamento in programma per i prossimi mesi. Distinti nelle due aree gestionale e tecnica, questi corsi si rivolgono a manager, preparatori, istruttori e, in generale, a tutti gli operatori del settore fitness, sport e benessere. Per conoscere con esattezza date e sedi, e avere l’elenco completo dei corsi offerti, contattare gli enti organizzatori agli indirizzi indicati. Mesi di riferimento: luglio, agosto, settembre
Vuoi che il tuo calendario corsi arrivi in tutti i club d’Italia con una comunicazione diversa dalle altre? Riservati uno spazio personalizzato nella rubrica “i corsi” de Il Nuovo Club! Per saperne di più, scrivi a adv@ilcampo.it oppure chiama lo 051.255544
area manageriale Corsi Wellink Academy Tutti i corsi iniziano con una giornata d’aula presso il Technogym Village di Cesena e proseguono per 4 settimane con sessioni on-line e webinar di approfondimento. Sales Training, la formazione commerciale per addetti alla vendita degli abbonamenti: dal 1 luglio; Web Marketing, la corretta presenza nel web per il settore wellness: dal 15 luglio; Budget Building: dal 30 settembre. Docenti: vari Contatti: www.wellinkacademy.it info@wellinkacademy.it
Corsi Green Academy Green Academy propone corsi di formazione specifici per gli addetti del mondo fitness ed estetica, affiancando l’attività di centinaia di operatori al fine di innalzare il livello di qualità delle aziende in cui operano. Tra i corsi offerti: Sales Strategy: 17 settembre a Bologna e Cagliari; 24 settembre a Prato, Pescara e Ceccano (Lazio). Docenti: vari Sedi: tutta Italia Contatti: Green Academy, tel. 0586 405 433, info@violetconsulting.it www.violetconsulting.it
REX Roundtables for Executives Il REX Roundtables è rivolto a titolari qualificati e general manager di fitness club. È un rivoluzionario metodo di formazione che si sviluppa con periodiche riunioni intensive di approfondimento strategico/operativo del mercato e con confronti strutturati tra un numero ristretto di colleghi con esperti internazionali del fitness e di altri settori.
Prossimi incontri: 11° Meeting REX EMEA, 20-21-22 settembre, Amsterdam. Sedi: Amsterdam (Olanda) Docenti: vari Contatti: Rex Roundtables Europe - Fausto Di Giulio, Tortoreto (TE), Cell. 335.8173530 rex@rexroundtables.eu
Corsi Fit One Promotion Prosegue la sessione primaverile/estiva di attività formative con corsi di formazione, master di specializzazione e stage d’aggiornamento nell’area gestionale. Tra i corsi offerti: Corso di formazione per consulenti di vendita; Master di gestione tecnica degli impianti natatori; Stage sul responsabile tecnico di un fitness club. Docenti: vari Sede: Milano Contatti: tel.02.34.93.43.35, info@fitpromos.it, www.fitpromos.it
Corsi Coaching PNL & Training Il Licensed PNL Practitioner è il primo livello di certificazione internazionale in PNL. I corsi sono organizzati dalla Scuola di Formazione “Coaching PNL & Training” di Savino Tupputi e Marco Martone. PNL e comunicazione: 2-3 luglio a Perugia; Professione Coach: 8 luglio a Perugia; Sportivo Vincente: 17-18 settembre a Perugia; PNL Practitioner: 23-24-25 settembre a Perugia. Sede: Hotel del Corso, Perugia Docenti: Marco Martone e Savino Tupputi Contatti: Marco Martone, www.marcomartonecoach.com www.coachingpnl.training/home
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Technogym in collaborazione con Wellink propone due moduli formative gratuiti, indipendenti tra loro. È possibile frequentare entrambi i moduli oppure partecipare in forma libera al seminario che più si avvicina alle vostre esigenze.
BODY&MIND UNIVERSITY CRUISIN’ PILATES BASE con Liuba Koneva: 25-26 giugno, Modena; PILATES con Katia Vasilenco, 9-10 luglio, Modena; STRETCHING DEI MERIDIANI con Cristiano Lollo: 24-25 settembre, Bari; STRETCHING DEI MERIDIANI con Cristiano Lollo; 29-30 ottobre, Modena; FUNCTIONAL TRAINING con Giudo Bruscia: 1-2 ottobre, Modena. Per informazioni e iscrizioni: www.cruisin.it 059.22.59.40 info@cruisin.it XTEMPO - TRAINING SYSTEM XTEMPO P&M e XTEMPO GO DANCE: 10 luglio, L’Aquila; XTEMPO ENERGY + XTEMPO SCULPT: 10 luglio, L’Aquila; XTEMPO XTEMPO P&M e XTEMPO GO DANCE: 17 settembre, Casale Monferrato; XTEMPO ENERGY + XTEMPO SCUPT: 18 settembre Casale Monferrato; XTEMPO XTEMPO P&M e XTEMPO GO DANCE: 24 settembre, Bari; XTEMPO ENERGY + XTEMPO SCULPT, 25 settembre BARI Per info e iscrizioni: www.xtempo.org 059.22.59.40 info@xtempo.org
Back to the future - la formazione in tour
Modulo 1 (dalle ore 10.30 alle 12.30): “Innovare l’esperienza di allenamento dei soci sfruttando la tecnologia”, tenuto da Denis Bettini (Technogym) e con contenuti più tecnici, rivolto a fitness manager, master trainer, personal trainer e titolari. Modulo 2 (dalle ore 14.30 alle 17.30): “Interpretare in chiave innovativa i settori marketing e commerciale del centro fitness”, tenuto da Paolo Grosso (Wellink) e con contenuti più gestionali, rivolto a titolari, responsabili commerciali e marketing manager. Prossime date e sedi: 22 settembre, Milano. Per informazioni e iscrizioni (GRATUITE e obbligatorie): contattare il commerciale Technogym di zona o chiamare il numero verde: 800.70.70.70
Corsi Medical Fitness e SlowFIT per istruttori FIT Federation organizza corsi di formazione per imparare a utilizzare e applicare il rivoluzionario metodo SlowFIT nei corsi, nella fisioterapia, nel Personal Training, nella ginnastica preventiva, personalizzata di gruppo. Il percorso di certificazione permette di entrare subito in contatto e collaborare con medici e farmacie. Tra i corsi offerti: Corso SlowFIT Medical Fitness, 3-4 settembre, Tortoreto Lido (TE).
Sedi: Tortoreto Lido (TE) Docenti: Fausto Di Giulio Contatti: Slow Fit, tel. 0861.78.92.39 www.slowfit.com
Corsi tecnici Fispin Academy asd
Calendario prossimi corsi: TEST STAR2 - STAR3, 2 luglio, Toscana. Per la programmazione completa, si visiti l’area “Formazione/Calendario” del sito http://fispinacademy.it Sede: Tutta Italia Docenti: vari Contatti: Fispin Academy asd, tel. 050.31.46.414, www.fispinacademy.it info@fispinacademy.it
Les Mills Academy Les Mills Academy forma sui metodi Les Mills il maggior numero possibile di persone motivate, rilasciando a tutti gli istruttori partecipanti una certificazione internazionale. Calendario prossimi corsi: CXWORX: Campania, 2-3 luglio; BODYBALANCE: Lombardia, 2-3 luglio; BODYPUMP: Milano, 2-3 luglio; BODYBALANCE: Roma, 2-3 luglio; BODYPUMP: Roma, 2-3 luglio; BODYCOMBAT: Sicilia, 9-10 luglio; BODYPUMP, Campania, 9-10 luglio; BODYVIVE: Roma, 9-10 luglio; GRIT: Pavia, 9-10 luglio; RPM, Milano, 9-10 luglio; BODYVIVE: Ancona, 9-10 luglio; BODYVIVE: Torino, 9-10 luglio; BODYSTEP: Nord Italia, 16-17 luglio; BODYATTACK, Milano, 1617 luglio; BODYBALANCE, Campania, 16-17 luglio; AQUACOMBAT: Levico, 1617 luglio; BODYATTACK: Roma, 22-23 luglio; SPRINT: Lombardia, 30-31 luglio; SHBAM: Lombardia, 6-7 agosto. Sede: tutta Italia Docenti: vari Contatti: Federico federico@lesmills.it tel. 02.498.78.81
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Francesco Muzzarelli è docente certificato AIF in comunicazione e comportamento organizzativo, nonchĂŠ direttore di psicodramma classico. Da 16 anni svolge l'attivitĂ di formatore e consulente presso l’impresa e la pubblica amministrazione. Ăˆ Professore a contratto presso la Scuola di Psicologia e Scienze della formazione dell’UniversitĂ di Bologna, docente di master nel Dipartimento di Comunicazione dell’UniversitĂ di San Marino e presso Alma Graduate School. Ăˆ autore di oltre trenta testi dedicati al management e allo sviluppo personale.
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Corsi Pilates Italia Intensivo Matwork Plus: 1, 2, 3, 7, 8, 9, 10 luglio a Roma; 1, 2, 3, 4, 5, 6 agosto e 9, 10, 11, 16, 17, 18 settembre a Milano; 30 settembre a Bologna. Intensivo Reformer: 1, 2, 3, 7, 8, 9, 10 luglio a Roma; 30, 31 luglio, 1, 2, 3, 4, 5, 6 agosto e 9, 10, 11, 16, 17, 18, 24, 25 settembre a Milano; Avanzato Matwork: 10 luglio a Milano. Avanzato Reformer: 15, 16, 17 luglio a Milano. Total Barre Foundation: 30 luglio a Milano. Workshop Total Barre Endurance L.1: 31 luglio a Milano. Workshop Total Barre Endurance L.2: 31 luglio a Milano. Smart Pilates Link Reformer: 9,10 luglio a Milano. Workshop Athletic Conditioning on the Mat: 16 luglio a Milano. Workshop Stability Ball Challenge Level 5: 16 luglio a Milano. Workshop
Sedi: Bologna, Milano, Roma Docenti: vari Contatti: Pilates Italia, www.pilatesitalia.com info@pilatesitalia.com tel. 02.894.513.69 cell. 331.680.77.34
Tra i corsi offerti: 74° Corso TP - Full Immersion, 18 luglio, Milano.
Corsi European Aquatic Association (EAA) La diciottesima edizione di Aquafitness Days si terrà nel compresso Impianti Padovanuoto, di Padova, dal 1 al 3 settembre. Le numerose masterclass saranno tenute da presenter sia italiani sia stranieri di caratura internazionale. Sede: Padova Docenti: vari Contatti: tel. 049.960.09.38 www.euroaquatic.it eaa@euroaquatic.it
Corsi Striding® L’Accademia Striding mette a disposizione degli allievi insegnanti altamente professionali, certificati e costantemente aggiornati. L’Accademia intende garantire opportunità di carriera attraverso adeguati percorsi di crescita e sviluppo professionale.
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Striding® Corso di certificazione Nord: 16 luglio ore 10-17 a Biella Chiavazza. Striding® Corso di certificazione Centro: 10 luglio ore 10-17 a Roma. Striding® Corso di certificazione Sud: 16 luglio ore 10-17 ad Acireale (CT).
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Prosegue la sessione primaverile/estiva di attività formative con corsi di formazione, master di specializzazione e stage d’aggiornamento nelle cinque aree tematiche previste: fitness & body building, discipline musicali & indoor cycling, Pilates mat work, attività acquatiche, riabilitazione sportiva & massaggio.
Rotational Disks on the Mat: 16 luglio a Milano. Workshop Matwork Flow with Ankle Tubing: 17 luglio a Milano. Workshop Stability Barrel: Create Balance & Control: 17 luglio a Milano.Workshop Prenatal Pilates on Matwork: 17 luglio a Milano. Intensivo Cadillac: 28, 29, 30, 31 luglio a Milano. Intensivo Chair: 22, 23, 24 luglio a Milano. Bosu Foundation: 23 Luglio a Milano. Workshop Extreme Bosu: 24 luglio a Milano.Workshop One hundred and one ways to Bosu: 24 luglio a Milano. Workshop Bosu for Older 50 plus: 24 luglio a Milano. Workshop Beach Body Ready con il Bosu: 24 luglio a Milano.
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Corsi Fit One Promotion
Sedi: Acireale (CT), Biella, Roma Docenti: vari Contatti: Striding Italia, tel. 06.43.68.01.59, cell. 340.71.20.023, segreterianazionale@ stridingsystem.com info@stridingsystem.com www.stridingsystem.com
Corsi CovaTech Pilates School
Sedi: CovaTech Pilates Studio di Milano Docenti: Florence Martin, Caterina Sisca Contatti: www.studio-pilates.it info@studio-pilates.it tel. 02.78.26.93
Si invitano gli enti di formazione interessati a segnalarci le loro iniziative, inviando il proprio calendario a dventuri@ilcampo.it
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Bimestrale di Attualità e Management dei Centri Sportivi e Fitness Club
80 Editrice Il Campo web
IL NUOVO CLUB Anno XXVII - n. 151/3 maggio - giugno 2016
15 EMD118
Direttore responsabile: Roberto Maestrami
13 FISIOSTORE
Responsabile di redazione: Davide Venturi
47 FITNESS PROFILE
Redazione: Davide Venturi Alice Spiga
4 Fitness Trend 61 ForumClub 59 Gestire una piscina 93 Il cliente del club 89 INFORMAINFIERA
per contattare la redazione: ilnuovoclub@ilcampo.it ufficio traffico: Maurizia Manici mmanici@ilcampo.it Comitato tecnico-scientifico: Responsabile: Avv. Guido Martinelli - Docente alla Scuola Centrale dello Sport - CONI - Roma
63 Io e il Capo
Componenti: Avv. Marilisa Rogolino, Avv. Ernesto Russo, Avv. Carmen Musuraca
29 JOHNSON HEALTH TECH - MATRIX
Hanno collaborato: Ray Algar, Maria Cristina Barnabei, Andrea Muzzarelli, Gerardo Ruberto, Daniele Trevisani
43 La motivazione all’esercizio fisico
Impaginazione: Sergio Melani, Sabrina Paoletti
37 LACERTOSUS
Immagini: archivio Editrice Il Campo, Shutterstock, Fotolia Premedia:
21 LES MILLS
Stampa: MIG Moderna Industrie Grafiche - Bologna
92 MAD DOGG - FISPIN
Editrice Il Campo Srl fondata da Franco Maestrami
77 METEM
Direzione editoriale: Federico Maestrami, Roberto Maestrami
2 MIHA BODYTEC - INTERFIT 3 NUTRISYSTEM 67 Pianificazione e Controllo di Gestione
Direzione, Redazione, Amministrazione, Pubblicità: Editrice il Campo Via G. Amendola, 11 40121 Bologna Tel. 051.25.55.44 - 25.58.14 Fax 051.25.53.60 info@ilcampo.it
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31 SELLFIT
Web manager: Claudia Gamberini
17 PILOXING
44 Selling P.T. 86 Shop online Editrice Il Campo
Registrazione presso il Tribunale di Bologna n. 5796 del 16-10-1989. Sped. abb. pt. comma 26-art. 2 L. 549-28/12/1995
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