World Excellence N°23 - Marzo / Aprile

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WORLD EXCELLENCE Marzo - Aprile 2018

LA RIVISTA

N° 1DEI CEO

ISSN 2499-5282

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7 € | UK 6.00£

La sfida del nuovo lusso accessibile Giovanna Furlanetto, presidente del gruppo Furla, illustra obbiettivi e strategie dell’azienda di famiglia. Che punta su innovazione, creatività e tradizione

FINANCE Prima immissione 9/03/2018 - Bimestrale | N°23 - www.worldexcellence.it

BANCO BPM

Giovanna Furlanetto

LAVORO

L’ufficio nell’era dello smart working

TECNOLOGIA

I dati diventano intelligenti Grazie all'intelligenza artificiale i big data diventeranno consapevoli, autonomi e in grado di autogovernarsi. Una rivoluzione che avrà molteplici conseguenze

Una divisione CORPORATE per le Pmi Dopo essere diventata la terza forza bancaria italiana, con la fusione avvenuta l’anno scorso, il nuovo gruppo ha deciso di creare una struttura specializzata per le piccole e medie imprese con almeno 50 milioni di fatturato. Il responsabile, Luca Manzoni, illustra la prima operazione significativa andata in porto e rivela strategie obiettivi a medio e lungo termine

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I bancari e la sfida della digitalizzazione

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Anche le Pmi sbarcano nel crowdfunding

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Intesa Sanpaolo: il nuovo piano industriale

Luca Manzoni


“Nessun mercato ha mai comprato alcunché, solo i clienti comprano” Peter F. Drucker


EDITORIALE

Non basta l’informazione, serve più capacità critica e interpretativa Angela Maria Scullica @AngelaScullica

I

l bombardamento di notizie vere ma spesso anche false, messaggi, commenti, video, foto, pareri, opinioni e via dicendo è aumentato in maniera esponenziale in questi ultimi due anni in seguito all’utilizzo sempre più massiccio dei social network nella vita lavorativa, professionale e personale di ognuno di noi in tutto il mondo. Una corsa frenetica che invece di accrescere conoscenza e sapere, sta portando paradossalmente a un pericoloso incremento generale, diffuso e sociale dell’ignoranza. Un fenomeno oggi reale e palpabile dovuto anche alla mancanza di tempo per approfondire, leggere, conoscere a fondo gli argomenti di cui si parla in quanto travolti dalle necessità quotidiane della vita che impongono sempre di più agli individui di correre e fare in fretta per non perdere posizioni acquisite, reddito, status, benessere. Il mondo infatti è in piena trasformazione tecnologica e in questo veloce passaggio evolutivo che sta stravolgendo certezze, valori, convinzioni e sicurezze che per anni sono state alla base di comportamenti, abitudini, modelli culturali e di business, si stanno accrescendo i divari tra povertà e ricchezza, tra chi riesce ad adattarsi e chi non ce la fa e rimane indietro in una sorta di naturale selezione della specie. I pericoli di tutto ciò sono sotto gli occhi di tutti e si manifestano attraverso il prevalere di miopi visioni di breve termine, il credere facilmente a promesse irrealizzabili e fuorvianti, il vagheggiare su realtà migliori solamente immaginate, il non dare importanza alla qualità e ai contenuti ma solo al marketing e alla vendita e via di questo passo. L’elenco infatti è lungo e porta alla sostanziale assenza nella società attuale di capacità di approfondimento e di critica. Assenza che dà spazio a populismi e a manipolazioni da parte di chi è interessato al potere e utilizza con scaltrezza i mezzi di comunicazione e i social per attrarre

consenso. E qui è bene fare una riflessione. L’ignoranza è un grande pericolo, se non il più grande, per la stessa civiltà occidentale basata su principi democratici, di condivisione e di crescita del benessere diffuso. Umberto Sulpasso nel suo interessante saggio Darwinomics avverte che «La spinta decisiva al tramonto dell’Occidente è la strategia del Trionfo di Sua Maestà Ignoranza….puntando al ritorno del Medioevo di una società fatta di masse ignoranti e consolidate élite di potere che controllano (e che, aggiungiamo noi, sanno ben utilizzare facendo leva sui sentimenti, emozioni, desideri della gente) i mezzi di comunicazione…». Andando più in là nel tempo Wolfang Goethe affermava «Nulla è più terribile di una ignoranza attiva» e Voltaire «Chiunque abbia la capacità di farti credere assurdità, ha il potere di farti commettere ingiustizie». Parole che la Storia ha poi tragicamente confermato con i fatti. Radicalismi, violenze, estremismi, regimi autoritari e elitari trovano terreno fertile e si alimentano laddove c’è ignoranza. La gestione di un potere non motivato alla promozione e diffusione del Sapere porta inevitabilmente all’inebetimento generale e alla soppressione della capacità critica con la naturale conseguenza di un impoverimento sociale e collettivo. Oggi più che mai diventa quindi prioritario puntare su una società del Sapere che sviluppi la capacità critica, dia spazio ai talenti, promuova la ricerca scientifica, ampli gli orizzonti culturali di tutti. Che vada quindi al di là di una educazione superficiale fatta spesso solo per motivi di marketing e di promozione. Ma per questo occorre partire da una presa di coscienza della situazione attuale, dall’impegno personale da parte di ognuno ad accrescere la propria conoscenza nei vari campi di interesse e dal riconoscimento dell’importanza della qualità e dei contenuti di ciò che si fa e che si comunica.

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WORLD EXCELLENCE

DIRETTORE RESPONSABILE Angela Maria Scullica angela.scullica@lefonti.it REDAZIONE Federica Chiezzi (federica.chiezzi@lefonti.it), REDAZIONE GRAFICA Valentina Russotti

SCENARI

SEGRETERIA DI REDAZIONE segreteria@lefonti.it COLLABORATORI Filippo Cucuccio, Vanessa D’Agostino, Luigi Dell’Olio, Filippo Fattore, Piera Anna Franini, Laura Lamarra, Gianenrico Levaggi, Mario Lombardo, Chiara Osnago Gadda, Guido Sirtoli, Nino Sunseri, Paolo Tomasini, Gabriele Ventura, Donatella Zucca

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Il mondo va verso una deriva autoritaria

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I bancari e la sfida delle digitalizzazioni

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La Banca Mondiale deve tornare alla sua missione

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Banco Bpm, una divisione corporate per le Pmi

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Anche le Pmi sbarcano nel crowdfunding

RESPONSABILE COMUNICAZIONE E RELAZIONI ESTERNE Claudia Chiari COORDINAMENTO INTERNAZIONALE ( New York, Dubai, Hong Kong, Londra, Singapore...) Alessia Liparoti alessia.liparoti@lefonti.it PROGETTI SPECIALI Alessia Rosa alessia.rosa@lefonti.it

PRIMO PIANO 16

INNOVAZIONE E DIGITAL MARKETING Simona Vantaggiato simona.vantaggiato@lefonti.it REDAZIONE E STUDI TELEVISIVI Via Dante 4, 20121 Milano - tel. 02 8738.6306 Per comunicati stampa inviare a: press@lefonti.it

Lusso accessibile ossimoro vincente

MERCATI E IMPRESE

EDITORE

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La moda è ripartita

Le Fonti S.r.l. Via Dante, 4, 20121, Milano

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I nuovi uffici nell’era dello smartworking

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Innovazione e tecnologia per creare valore

STAMPA Arti Grafiche Fiorin - AGFiorin CONCESSIONARIA PER LA PUBBLICITÀ Opq s.r.l. Via G.B. Pirelli, 30- 20141 Milano tel. 02 6699.2511 | info@opq.it | www.opq.it DISTRIBUZIONE PER L’ITALIA MePe - Distribuzione Editoriale Via Ettore Bugatti, 15 - 20142 Milano DISTRIBUZIONE ESTERO Johnsons International News Italia srl via valparaiso, 4 - 20144 milano SERVIZIO ABBONAMENTI Telefono 02 8738 6306 o inviare una mail a: abbonamenti@lefonti.it CAMBIO INDIRIZZO Si prega di comunicarci entro il 20 del mese precedente il nuovo indirizzo via mail a: abbonamenti@lefonti.it

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World Excellence Marzo - Aprile 2018

TECNOLOGIA

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Intesa Sanpaolo: vogliamo la leadership anche in Europa

56 I DATI DIVENTANO INTELLIGENTI

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Sotto attacco continuo

RUBRICHE 7 66

Mondo Nuovo Trend


COMITATO SCIENTIFICO LE FONTI (in ordine alfabetico)

ALBERTO BANFI

RUGGERO BERTELLI

STEFANO BROGELLI

DOMENICO BUTERA

ANTONIO CORDA

Docente di Economia degli intermediari finanziari

Prof. associato di Economia degli intermediari finanziari

Direttore Affari Legali & Compliance

Responsabile Tesoreria

Direttore affari legali

UNIVERSITÀ CATTOLICA

UNIVERSITÀ DI SIENA

AXPO ITALIA

AIDP - LOMBARDIA

VODAFONE ITALIA

CLAUDIO CRISCUOLO

UGO ETTORE DI STEFANO

SALVATORE LO GIUDICE

STEFANO LONGHINI

Group General Counsel

ROBERTO GIANCARLO DAVERIO

General counsel

Direttore affari legali e societari

CEMENTIR HOLDING

ACMI

GRUPPO MONDADORI

GRUPPO 24 ORE

Direttore Gestione Enti Collettivi, Protezione Diritto d’Autore e Contenzioso MEDIASET

ELISABETTA LUNATI

DIEGO MANZETTI

FABRIZIO MASINELLI

ALBERTO MATTIELLO

MARIO NOERA

Responsabile direzione legale e contenzioso

General counsel

Presidente

Docente di Innovazione Digitale

Docente di Finanza

INTESA SANPAOLO

AIG ITALIA

AITI

UNIVERSITÀ BOCCONI

UNIVERSITÀ BOCCONI

CLAUDIA RICCHETTI

ROBERTA ROCCANOVA

VALÉRIE RUOTOLO

UMBERTO SIMONELLI

ALBERTO TRON

Direttore Legale e Societario

Director of Legal Affairs

Direttore Affari Legali

Chief Legal & Corporate Affairs Officer

Docente di Finanza Aziendale e di Revisione Aziendale

ANAS

QVC ITALIA

HP ITALY

BREMBO

UNIVERSITÀ DI PISA

Presidente


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e i seguenti temi di approfondimento

• Best 300: le “migliori prestazioni” del mercato • Best 20: le migliori “giovani promesse” nel panorama dei fondi • Over 10 Years: le gestioni più efficienti dell’ultimo decennio

• SRI: il focus di CFS sul fenomeno del Socially • •

Responsible Investing UCITS Alternativi: l’elemento in più per diversificare e decorrelare il portafoglio I Piani Individuali di Risparmio - PIR: vantaggi, caratteristiche e prospettive


MONDO NUOVO

Far funzionare la migrazione Michael Spence Professore di economia alla Stern School of Business della New York University è stato insignito del premio Nobel per l’economia nel 2001

Q

uattro sono i pilastri della globalizzazione e dell’interdipendenza economica: commercio, investimenti, migrazione e flusso di informazioni, siano esse dati o conoscenze. Ma solo due, commercio e investimenti, sono basati su strutture relativamente efficaci, rafforzate dal consenso interno e dagli accordi internazionali. Gli altri due, migrazione e informazioni, necessitano fortemente di quadri di riferimento simili. Entrambi i fenomeni rappresentano sfide pressanti, anche se la migrazione si può ritenere la questione più urgente, considerata l’intensa crescita degli ultimi anni che ha travolto le strutture esistenti. E, in effetti, sono in corso iniziative intese a realizzare un nuovo quadro condiviso per la gestione dei flussi transnazionali di persone. A settembre 2016, le Nazioni Unite hanno avviato un processo biennale per realizzazione del Global compact on migration entro la fine del 2018. «Un’opportunità senza precedenti per i leader», secondo il segretario generale delle Nazioni Unite, António Guterres, «per sfatare i pericolosi pregiudizi che circondano i migranti ed elaborare una visione comune su come far funzionare la migrazione per tutti». Ma non tutti hanno condiviso questo approccio. Lo scorso dicembre, l’amministrazione del presidente Donald Trump ha ritirato gli Stati Uniti dal processo di Global compact. Secondo Nikki Haley, l’ambasciatore degli Stati Uniti presso le Nazioni Unite, l’approccio prospettato dalla dichiarazione «semplicemente non è compatibile con la sovranità americana». Gli Europei, al contrario, non hanno questa opzione. Anche se l’Ue si ritirasse dal processo di Global compact, i suoi membri sarebbero comunque alle prese con la libera circolazione delle persone all’interno del mercato unico. Le disposizioni dell’Ue in materia di mobilità del lavoro non sono state istituite per facilitare la migrazione di per sé; esse miravano piuttosto a rafforzare l’economia dell’Unione europea sostenendo l’integrazione, ampliando il mercato del lavoro e rafforzando i meccanismi di aggiustamento economico. Tuttavia, se i migranti regolari in entrata possono stabilirsi ovunque nell’Ue, presumibilmente è necessario stabilire un processo collettivo ben definito per decidere sui numeri e “portfoli” dei migranti. Attualmente esistono delle quote per i singoli paesi, anche se alcuni, come l’Italia, le hanno più che superate, con profughi disperati che continuano a fluire attraverso i loro confini, mentre altre nazioni, come l’Ungheria, hanno assolutamente rifiutato di accettare i rifugiati. In ogni caso, le quote costituiscono misure troppo rigide per definire la capacità di accoglienza di un paese. È importante anche la composizione dell’immigrazione, insieme alla sua probabile destinazione finale. Si consideri la migrazione da una prospettiva economica. Sicu-

ramente c’è sempre un’eccessiva richiesta da parte dei lavoratori dei paesi a basso reddito di migrare verso paesi ad alto reddito o con un reddito dinamico medio-alto. E mentre gli elementi delle politiche di immigrazione di alcuni paesi funzionano, come i prezzi (i requisiti patrimoniali o d’investimento, ad esempio), nessun paese, per quanto ne so, permette al “prezzo” da solo di equilibrare offerta e domanda. Questo avviene per una buona ragione: usare la ricchezza come criterio principale per la cittadinanza contrasta con i valori fondativi di praticamente tutte le società. Di conseguenza, l’immigrazione è in qualche misura distribuita in base a una combinazione di fattori, quali il tempo trascorso in attesa, i legami familiari, l’istruzione e le competenze, e persino l’estrazione a sorte. Il problema dell’eccesso di domanda diventa più serio, ed eticamente più impegnativo, quando coinvolge i profughi e cresce improvvisamente, a causa di fattori che vanno dal disastro naturale alla guerra civile. In particolare, se l’aumento della domanda non è soddisfatto da una risposta dal lato dell’offerta, la migrazione illegale, e spesso rischiosa, tenderà a crescere. Per questo e altri motivi, l’Onu ha ragione a sottolineare i benefici di un’ampia cooperazione internazionale sulla migrazione. È inoltre giusto sostenere misure che, nel tempo, potrebbero ridurre l’eccesso di domanda migliorando le condizioni dei principali paesi di origine. Queste misure richiederanno cooperazione internazionale e investimenti nello sviluppo, mantenimento della pace, assistenza umanitaria e gestione delle migrazioni. Ma ci sono dei limiti alle dimensioni di tale cooperazione, o piuttosto, alle misure con cui le regole comuni possono essere applicate. Il principio della sovranità nazionale rimane fondamentale per l’attuabilità sul piano politico di qualsiasi strategia per la migrazione. Il modo migliore per costruire una solida base per la cooperazione internazionale è sollecitare i paesi a sviluppare politiche coerenti e adattive per la migrazione che garantiscano l’ammissione di un portfolio equilibrato di migranti ogni anno. A tal fine, i paesi dovrebbero perseguire valutazioni multidimensionali dei costi e benefici economici (inclusi quelli fiscali) e sociali, nonché degli impatti distributivi interni della migrazione. Senza tale base, i venti contrari e le tempeste politiche anti-immigrati continueranno a impedire la cooperazione internazionale. Il problema della domanda in eccesso non può essere completamente eliminato. Ma il lato dell’offerta può essere gestito molto meglio in numerosi paesi, senza violare la sovranità nazionale. Il risultato sarebbe una base più solida per la cooperazione internazionale per ridurre gli abusi e le sofferenze, gestire la migrazione economica, proteggere i rifugiati e, infine, ridurre la domanda in eccesso promuovendo lo sviluppo e la crescita nei paesi di origine. 

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SCENARI

Le differenze economiche sempre più marcate e l'aumento della povertà stanno creando un profondo divario sociale. Crescono il numero di Paesi a rischio dittatura, l'ignoranza diffusa nella popolazione e la violenza. E diventa sempre più importante e urgente invertire la marcia GLOBALIZZAZIONE

IL MONDO VA VERSO UNA DERIVA AUTORITARIA Mario Lombardo

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A

Davos, nel World Economic Forum di fine gennaio, non si è parlato soltanto di finanza, borse e investimenti ma anche di democrazia, di geopolitica e di ingiustizia sociale. Secondo i dati del Fmi relativi al 2017, l’8,6% della popolazione mondiale possiede infatti l’85% delle ricchezze globali mentre l’1% degli abitanti delle Terra controlla addirittura il 50% dei beni del pianeta. Uno squilibrio pericoloso che le democrazie hanno fatto poco per evitare ma, d’altra parte, secondo una ricerca del John Hopkins Sais Foreign Policy Institute, le più importanti trasformazioni sociali stanno avvenendo nell’85% di paesi non occidentali, anche se poi sono sovente tentati da derive nazionaliste. Come sta succedendo in India per esempio, dove è nazionalista il governo guidato da Narendra Modi, anche se in Svizzera il premier indiano ha parlato di libero mercato e del bisogno di reinventare la globalizzazione, meglio se con logiche innovative anche se queste dovrebbero comunque tener conto delle tradizioni locali. Così l’ultra nazionalista Modi ha sostenuto che,

di fronte alla perdita di appeal della globalizzazione, «l’isolazionismo non è un soluzione», promettendo poi di esser pronto, come tutti i suoi ministri, a «stendere tappeti rossi» per accogliere gli investitori stranieri interessati all’India. L’appuntamento annuale dei paesi ricchi nel cantone svizzero dei Grigioni rischia però di andare controcorrente. L’anno scorso era stato Xi Jinping, il premier cinese, a raccogliere un’ovazione al termine del suo intervento centrato sul liberalismo, anche se il suo paese si basa sull’economia di stato. Quest’anno gli evviva e gli applausi sono andati a Modi, che governa un paese nazionalista ma ha voluto condannare la politica economica protezionista di Donald Trump, ribadita poi nell’intervento del presidente americano che è stato duramente criticato da Georges Soros, finanziere di origini ungheresi ma naturalizzato americano da una vita e ora al 29° posto tra i ricchi della terra che sono in totale 2.043 secondo la rivista Forbes. A 87 anni Soros è il bersaglio preferito dei populisti e della destra, in tutto il mondo. Benjamin Netanyahu, pre-

mier israeliano, lo accusa di incitare la rivolta degli israeliani contro l’espulsione dal paese di 20mila migranti africani; Victor Orban, l’omologo ungherese, di condizionare le elezioni in Ungheria; i tabloid britannici di finanziare il movimento anti-Brexit; la Casa Bianca di aver pilotato la nomina

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