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CHIMICA MAGAZINE
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CM N. 3 | Giugno | 2021
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Cecilia Biondi caporedattrice Chimica Magazine
n. 3 | Giugno | 2021
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TECNOLOGIE, METODI E SERVIZI PER
CHIMICA, ENERGIA E INDUSTRIA DI PROCESSO RIVISTA & WEB
una sinergia vincente per una comunicazione di valore
Da sapere: Prorogata l'agevolazione "BONUS PUBBLICITA" che prevede il recupero del 50% sugli investimenti pubblicitari fatti nel 2021
chimicamagazine.com Editrice TeMi Srl Corso Milano, 19 - 20900 Monza (MB), tel. 039-2302398, marketing@editricetemi.com
ommario n.3 giugno 2021
3 Editoriale 4 News
a cura della Redazione
8 SPECIALE
12 L’EVOLUZIONE DELLA MANUTENZIONE PRODUZIONE Marco Colombini 44 QUANDO LA SOSTENIBILITÀ È UNA 17 EVITARE SBALZI TERMICI NEI REATTORI GOMMA CHE SI COLTIVA DA GENERAZIONI CHIMICI CON LA SELF-SERVICE ANALYTICS Giovanni Luca Favalli
22 STRUMENTI DI ANALISI
Risponde Manuel Oldrati
48 LACTIPS, DAL LATTE LA BIOPLASTICA Giorgio Vizioli
PER OTTIMIZZARE LA MANUTENZIONE DEGLI IMPIANTI
AMBIENTE 30 IL SUOLO, UNA RISORSA
FONDAMENTALE DA CONOSCERE E PROTEGGERE Risponde Marco Di Leginio, ISPRA
52 COME SEMPLIFICARE UNA SCHEDULAZIONE COMPLESSA Milos Milenkovic
MANUTENZIONE 10 MANUTENZIONE PREVENTIVA
E PREDITTIVA NELL’AUTOMAZIONE DI FABBRICA ANIE Automazione
MANAGEMENT 55 GOVERNANCE E DIGITALIZZAZIONE ENERGIA 36 CIRCOLARITÀ DELLE RISORSE
E COGENERAZIONE PER UN’IMPRESA SOSTENIBILE Rispondono Virginia Palomba e Gianmarco Bourelly
NELLE PMI AI TEMPI DEL COVID Massimiliano Oleotto
60 Product news 62 Organizer
AUTOMATICAMENTE LA SOLUZIONE MIGLIORE: REMOTE I/O IS1+
IL PUNTO DI RIFERIMENTO NELL‘AUTOMAZIONE DEL PROCESSO R. STAHL è il leader internazionale del mercato dei sistemi Remote I/O per le Zone 1 e 2 – e non c‘è da meravigliarsi, perché la nostra tecnologia è frutto di 30 anni di esperienza e perfezionamenti. IS1+ è l‘ultima generazione di questa evoluzione, completamente compatibile sia con i moduli della serie precedente sia con le attuali moderne reti Fieldbus (Profinet, ModbusTCP, EthernetIP, Profibus) ed è adatta a tutte le applicazioni del controllo di processo. Per saperne di più consultate r-stahl.com/remoteio
ditoriale Il dilemma delle materie prime
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hiunque si occupi di produzione industriale, ha a che fare in questi mesi con il dilemma delle materie prime, o meglio con i dilemmi in quanto sono diverse le problematiche legate a quelle che anche nelle sedi europee sono chiamate le “materie prime critiche” o CRM, Critical Raw Materials. Innanzitutto vi è una problematica economica, dovuta ad una serie di fattori enfatizzati dall’anno della pandemia, che mette insieme la domanda/offerta di materie prime con l’accesso ai servizi di trasporto. «Gli straordinari aumenti dei prezzi delle materie prime e dei noli marittimi, e gli impatti negativi sugli equilibri economici e competitivi del sistema produttivo nazionale negli scambi import-export stanno causando gravi difficoltà a tutto il comparto della meccanica, e al settore manifatturiero in generale» rileva Marco Nocivelli, presidente di Anima Confindustria, secondo cui le conseguenze dell’innalzamento dei costi di trasporto e delle materie prime potrebbero riflettersi su tutta l’economia. «La situazione attuale» prosegue Nocivelli «sta aumentando il rischio di un’inflazione spropositata e fuori controllo. Quello che inizialmente sembrava un fenomeno temporaneo destinato a ridimensionarsi in breve tempo, sta diventando un grande pericolo». La seconda forte area di criticità è quella legata alla sostenibilità ambientale, perché fra queste materie prime vi sono i minerali e le terre rare indispensabili per alimentare la transizione ecologica che l’Europa, e non solo, vuole ormai sempre più seriamente perseguire.
Rame, litio, silicio, cobalto, terre rare, nickel, stagno, zinco: sono tutti materiali strategici, la cui richiesta è già esplosa e le cui prospettive sono di ulteriore impennata, per le quali l’Unione Europea dipende in larghissima misura da Paesi esteri e può molto difficilmente invertire la rotta, per le pesanti implicazioni di ordine ambientale connesse all’estrazione mineraria. E qui arriviamo alla terza area di criticità, quella sociale: in quanto se lasciate solo alla sensibilità dei tradizionali Paesi fornitori, queste stesse miniere sono anche una fonte costante di ingiustizie e di abusi, sulla natura e sulle persone. Occorre dunque abbinare ai progetti di sviluppo economico, ancorché vincolati ad obiettivi di decarbonizzazione, anche un serio lavoro di revisione degli attuali modelli di globalizzazione ed equilibrio fra Stati, economie e persone. Non sarà certamente un compito facile, ma non mancano le linee guida anche a livello europeo: con il Piano d’azione sulle materie prime critiche, già apparso a settembre 2020, appaiono con chiarezza le direzioni su cui procedere e gli obiettivi da conseguire. Ricordando che queste azioni potranno avere impatti positivi non solo sulla stabilità economica del nostro continente in relazione agli altri Paesi, ma anche più in generale sull’ambiente e non ultimo sulla qualità della vita umana.
Cecilia Biondi
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MOTORI SCANIA PER I GRUPPI ELETTROGENI VISA Visa SpA è specializzata nella progettazione, produzione, vendita e noleggio di gruppi elettrogeni e motopompe. L’azienda costruisce in Italia, presso la sua sede di Fontanelle, in provincia di Treviso, soluzioni per la produzione di energia elettrica con potenze da 9.0 al 3.000 kVA che vengono distribuite in oltre cento Paesi nel mondo. Visa ha scelto i nuovi motori Stage V Scania, in particolare i motori V8 diesel da 550 kVA, avviando così una collaborazione che le consentirà di progettare soluzioni personalizzate, garantendo qualità, competenza e alta tecnologia nel campo dell’energia. I primi gruppi elettrogeni Visa equipaggiati con motori Scania Stage V andranno ad operare per dare energia elettrica ad alcune gru nel Nord Europa. Oltre a soddisfare i requisiti normativi in termini di livelli di emissione, i nuovi motori garantiscono ridotti consumi di carburante, con importanti vantaggi sia dal punto di vista economico che ambientale.
ENI: PROSEGUE L’IMPEGNO PER LA DECARBONIZZAZIONE È entrato in funzione il nuovo raccordo ferroviario realizzato all’interno dello stabilimento Versalis a Mantova, per il trasporto dell’olone alla Radici Chimica SpA di Novara. L’olone (KA Oil) è uno dei principali intermedi chimici utilizzati
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nella produzione di acido adipico e nella filiera della poliammide 66, core business di Radici Chimica e alla base delle successive lavorazioni di RadiciGroup nell’ambito dei tecnopolimeri e delle soluzioni tessili avanzate. Versalis, società chimica di Eni, lo produce solo nello stabilimento mantovano dal quale RadiciGroup ne ritira alcune decine di migliaia di
tonnellate all’anno. A parità di chilometri percorsi, il trasporto su rotaia permette una considerevole riduzione delle emissioni di CO2 (-80%) e dei consumi di energia primaria (-75%) rispetto al trasporto su gomma. Il percorso di sostenibilità avviato da Versalis si colloca peraltro in una più ampia strategia di decarbonizzazione voluta da Eni. A tal proposito, il gruppo intende collocare la prima emissione di obbligazioni sustainabilitylinked del proprio settore, con durata di 7 anni, nell’ambito del proprio Euro Medium Term Note Programme. L’emissione obbligazionaria sarà infatti collegata al raggiungimento di specifici obiettivi di riduzione delle emissioni nocive e produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili.
VANNI VIGNOLI È IL NUOVO PRESIDENTE DI EUROPUMP
L’assemblea dei soci ha nominato Vanni Vignoli come nuovo presidente di Europump, l’Associazione dei fabbricanti europei di pompe con sede a Bruxelles. Ingegnere, nel settore da oltre 20 anni, Vanni Vignoli è Head of Corporate Marketing all’interno di Caprari, Gruppo italiano con sede a Modena, rinomato per pompe centrifughe, motori sommersi e soluzioni integrate per il ciclo dell’acqua. Vignoli ha ricoperto diversi incarichi, occupandosi ultimamente di Marketing strategico e di prodotto, della gestione di alcune aziende
estere del Gruppo Caprari, con un focus sulle attività di Sales & Marketing. Dal 1° giugno 2021 ricoprirà la posizione di Direttore Ricerca e Sviluppo. Vignoli partecipa da diversi anni ai tavoli di lavoro di Assopompe, l’Associazione federata Anima Confindustria che rappresenta i produttori italiani di pompe – un settore che genera un fatturato totale di circa 2 miliardi di euro e impiega un numero totale di addetti che supera le 7.500 unità (dati 2020 Ufficio Studi Anima).
NUOVI MEMBRI PER IL CLUSTER FABBRICA INTELLIGENTE Ventun nuovi soci entrano nel Cluster Tecnologico Nazionale Fabbrica Intelligente, l’unico tavolo nazionale che associa tutti i portatori di interesse del manifatturiero avanzato. Ad aderire al tavolo anche Kilometro Rosso, che intende portare valore alle imprese del proprio distretto innovativo. Le realtà che fanno parte del Cluster sono ora 310, di cui 271 membri industriali e 39 associati di altra tipologia. Fabbrica Intelligente si espande anche sul territorio nazionale. Organizzazioni regionali già associate, come Comet dal Friuli Venezia Giulia, Sviluppo Umbria, Cluster Lucano Automotive (Basilicata), Hub Innovation Trentino, hanno ricevuto dalle rispettive Regioni la delega per rappresentarle in seno al Cluster, con l’obiettivo di portare a undici il numero dei Cluster Regionali, una volta completato il processo di formalizzazione con Regioni e MUR. Entro il 2021 sarà possibile arrivare a quindici, grazie alle iniziative avviate nelle Regioni Campania, Abruzzo, Lazio e Toscana. Nella foto: Luca Manuelli, ceo Ansaldo Nucleare e presidente del Cluster Fabbrica Intelligente.
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MANUTENZIONE PREDITTIVA DELLE RETI GAS Ammagamma e il Gruppo Hera hanno avviato una collaborazione su un progetto innovativo che riguarda la manutenzione predittiva delle reti gas. Sviluppato con l’obiettivo di prevedere il maggior numero possibile di guasti nelle reti, il progetto consente di rendere più efficace e tempestiva la pianificazione delle squadre di intervento della multiutility. Per ottenere questo risultato, Ammagamma ha sviluppato con il Gruppo Hera un modello che analizza i dati della rete gas, individua i tubi maggiormente a rischio e suggerisce all’operatore quando e dove intervenire, indicando i tragitti ideali per raggiungere tutti i punti da ispezionare nel corso della singola sessione di lavoro. Grazie a questa soluzione, che è già stata adottata dal Gruppo Hera in via sperimentale sul territorio dell’Emilia-Romagna, sono stati ottenuti i primi risultati importanti: una riduzione del 30% delle dispersioni di gas segnalate da terzi e un incremento del 20% dei chilometri monitorati, a parità di squadre impiegate, grazie all’aumento di accuratezza della previsione di fughe e all’ottimizzazione dei percorsi di ispezione.
FNM E SAPIO: PROTOCOLLO D’INTESA PER L’IDROGENO VERDE FNM e Sapio hanno firmato un Protocollo d’Intesa che ha l’obiettivo di proseguire e rilanciare il percorso verso la
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decarbonizzazione completa di una parte significativa del trasporto pubblico locale nell’area del Sebino e della Valle Camonica. Il documento – sottoscritto da Andrea Gibelli (presidente FNM) e Alberto Dossi (presidente di Sapio) – prevede
la nascita di un Gruppo di lavoro congiunto che avrà il compito di elaborare una o più ipotesi operative legate appunto alla fornitura di idrogeno verde. Il progetto H2iseO, promosso da FNM in collaborazione con Trenord, prevede: l’acquisto di nuovi treni alimentati a idrogeno, che serviranno dal 2023 la linea non elettrificata - gestita da Ferrrovie Nord (società al 100% di FNM) - Brescia-Iseo-Edolo, in sostituzione degli attuali a motore diesel; la realizzazione di impianti per la produzione di idrogeno, destinato inizialmente ai nuovi convogli; l’estensione della soluzione idrogeno, entro il 2025, anche al trasporto su gomma, a partire dai circa 40 mezzi gestiti in Valle Camonica da FNMAutoservizi (società al 100% di FNM).
POMPE CRIOGENICHE PER UNA FLOTTA AZIENDALE ECOSOSTENIBILE
SOLVAY: NIENTE CARBONE PER IL CARBONATO DI SODIO Solvay eliminerà il carbone dal processo produttivo del carbonato di sodio presso il sito industriale di Rheinberg, in Germania. Dopo aver acquistato la prima caldaia a biomasse, operativa da maggio 2021, Solvay ha deciso di acquistare una seconda caldaia a biomasse, che completerà il percorso di esclusione del carbone dal sito produttivo entro il 2025 e caratterizzerà la fabbrica di Rheinberg come prima produttrice di carbonato di sodio alimentata principalmente da energia rinnovabile. Le due caldaie a biomasse utilizzano scaglie di legno, sottoprodotto dell’industria o derivanti da demolizioni, come carburante per la produzione di vapore ed elettricità. Questi progetti consentiranno una riduzione delle emissioni di CO2 generate dal sito di Rheinberg del 65% rispetto al 2018. Inoltre, questo progetto rappresenterà una sorta di pietra miliare nella decarbonizzazione dell’industria chimica: i gas serra emessi a Rheinberg risulteranno addirittura inferiori a quelli degli impianti di produzione del carbonato di sodio a partire dal minerale trona.
Vanzetti Engineering ha contribuito a un progetto di riconversione della flotta aziendale di Contarina, società pubblica per la gestione dei rifiuti in 49 Comuni della provincia di Treviso. L’operazione fa parte di un accordo di project financing per l’utilizzo di GNL e GNC per l’alimentazione della flotta per la raccolta dei rifiuti urbani di Contarina.
Obiettivo del progetto è la riconversione a gas del 60% degli automezzi di Contarina, attualmente per la maggior parte a gasolio, resa possibile dalla realizzazione e dall’approvvigionamento da parte di Liquigas di un impianto di stoccaggio ed erogazione di GNL e GNC. Vanzetti Engineering ha contribuito al progetto tramite la fornitura della stazione di rifornimento – L-CNG e LNG, che include due pompe alternative della serie VT-55 per l’erogazione L-CNG, uno Skid con pompa criogenica sommersa Artika 160-2S per l’erogazione del GNL, oltre a tutte le attrezzature criogeniche necessarie. La realizzazione dell’impianto di stoccaggio ed erogazione del GNL e GNC pone importanti basi per l’impiego futuro del biometano prodotto dal trattamento della frazione organica, consentendo a Contarina di utilizzare carburante sostenibile autoprodotto per l’alimentazione dei propri mezzi impiegati nella raccolta dei rifiuti.
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SPECIALE
manute Manutenzione
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Le imprese che impiegano dispositivi intelligenti riescono a ottimizzare i propri sistemi e processi. Questo perché i dati provenienti da macchinari connessi consentono una migliore gestione delle attività di manutenzione e permettono di anticipare il malfunzionamento, invece di correggerlo, riducendo tempi e costi spesso legati all’inattività del macchinario stesso
enzione a cura di Michela Del Pizzo
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SPECIALE MANUTENZIONE
MANUTENZIONE PREVENTIVA E PREDITTIVA NELL’AUTOMAZIONE DI FABBRICA A cura dei Gruppi PLC-I/O e HMI-IPC-SCADA di ANIE Automazione
LA MANUTENZIONE DIVENTA FONDAMENTALE PER GARANTIRE NON SOLO IL CORRETTO FUNZIONAMENTO DELLE ARCHITETTURE DI AUTOMAZIONE INDUSTRIALE, MA ANCHE PER LA NECESSITÀ IMPERATIVA DI MANTENIMENTO NEL TEMPO ATTUALE E FUTURO (PREDITTIVITÀ) DELL’OPERATIVITÀ DEI SISTEMI
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uando si pensa al cambiamento radicale che l’industria sta affrontando in seno alla propria produzione, si tende a concentrare l’attenzione sulla realizzazione di un’automazione di fabbrica orientata agli “incipt” della quarta rivoluzione industriale. Questo si traduce nel realizzare o trasformare il proprio sistema di produzione in un ambiente operativo con capacità totalmente diverse dal passato, necessario alla propria sopravvivenza nel sempre più “competitivo e lean” mercato globalizzato, efficiente nel suo scopo di “sostenibilità” economica dell’azienda, delle risorse, dell’ambiente, e pronto alla “interoperabilità” nelle comunicazioni con altri sistemi ed il mondo esterno. Da questa esigenza nasce anche l’analisi predittiva, una metodologia di analisi studiata per eliminare definitivamente gli sprechi generati dalla manutenzione ad evento e programmata. Complesse ed estese linee di produzione,
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sono spesso composte da svariate macchine che, seppur piccole o semplici, rivestono una importanza rilevante nel funzionamento complessivo dell’intera linea, con una conseguente problematica generalizzata in caso di fermo. Grazie a soluzioni come il condition monitoring che permettono di monitorare il funzionamento di una macchina attraverso la misurazione di specifiche variabili, un qualsiasi cambiamento derivante dall’usura o da altri danni può essere rilevato in fase iniziale e risolto prima di un fermo improvviso dell’impianto. Attraverso l’installazione di sensori statici si può monitorare in tempo reale l’impianto e ricevere segnalazioni riguardanti, ad esempio, problemi di tipo meccanico. La segnalazione risulta particolarmente utile in caso i guasti siano difficilmente raggiungibili (es. giunti meccanici, cuscinetti, pale eoliche ed organi in movimento di centrali idroelettriche). Su impianti a conduzione continua (accia-
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ierie, cartiere, estrusori, centrali elettriche e cementifici) il monitoraggio delle vibrazioni sugli organi critici fornisce un elevato contenuto di informazioni. Leggendo questi dati e rendendoli disponibili ai PLC sarà facile analizzare lo stato della macchina e rilevare le armoniche che contraddistinguono le anomalie, segnalando con precisione la natura del guasto tramite avvisi o allarmi ed evitando inaspettate interruzioni di produzione.
SENSORISTICA COME SORGENTE DATI La funzione principale di “sensing” o “misura” viene contornata dall’aggiunta di funzioni “secondarie” come quelle di diagnostica integrata e self & condition monitoring: insomma verso la reale definizione di componente IIoT. Disporre quindi di I/O altamente tecnologico ed evoluto verso i paradigmi di Industria 4.0, ha comportato anche una radicale revisione dell’infrastruttura topologica della rete dei dispositivi di I/O e dei sistemi di controllo nella macchina o nel sistema di automazione. Le reti topologiche della nuova automazione di fabbrica (macchine o sistemi) sono costituite da una serie di moduli intelligenti e programmabili di gestione dell’I/O (sensori ed attuatori) interconnessi tramite un networking su fieldbus digitale (nodi) verso i sistemi di controllo ed acquisizione superiori (PLC, ecc.). Un’infrastruttura tecnologica di questo tipo mostra tutto il suo potenziale verso la completa digitalizzazione delle informazioni e delle comunicazioni (bidirezionalità) che permettono il controllo flessibile, programmabile e completo di tutte le sue risorse. Questa evoluzione tecnologica ha di riflesso fatto nascere e sviluppare l’esigenza di una manutenzione preventiva e predittiva per mantenere la piena operatività della rete topologica e delle sue funzionalità; liminare danni e fermi macchina; produrre con la massima efficienza in termini di velocità e qualità; programmare in “automatismo” le manutenzioni delle componenti soggette ad usura; realizzare servizi aggiuntivi di database e raccolta dati delle macchine. La nuova frontiera della manutenzione preventiva e predittiva è legata al modello data-driven in anello chiuso-closed loop analytics. Milioni di dati di processo vengono generati durante i cicli di produzione a livello OT (Operation Technology) da sensori, controllori, telecamere, contattori ecc. La maggior parte di essi viene utilizzata nel programma di sequenza del PLC (controllore logico programmabi-
le), ma questi dati hanno molto più potenziale come semplice input di una funzione if/ else. Questa mole di informazioni può quindi essere sfruttata in automazione per la manutenzione predittiva: ma come? In primo luogo, si deve ottenere la trasparenza, raccogliendo i big data installando adeguati sensori e strumenti di engineering di automazione. Poi è il momento dello sviluppo intelligenza artificiale/ machine learning. Verrà addestrato un algoritmo dai dati di processo/automazione raccolti dai sistemi di automazione assieme, ad esempio, alle informazioni di performance delle macchine di produzione e alla qualità dei prodotti finali. L’algoritmo sarà così in grado, in tempo reale, di predire particolari derive o condizioni anomale: l’efficienza delle macchine sarà automaticamente aumentata senza la necessità di scrivere un nuovo programma o di aggiornarlo manualmente. L’Edge Computing, con la sua apertura verso più piattaforme di automazione unitamente alla capacità di elaborazione locale di applicazioni, ed il Cloud Computing, con la sua caratteristica di scalabilità e flessibilità di potenza di calcolo, sono i due elementi fondamentali per accelerare queste tecniche di analisi ad anello chiuso. Ecco quindi che il tema della manutenzione diventa fondamentale per garantire non solo il corretto funzionamento delle architetture di automazione industriale, ma anche la necessità imperativa di mantenimento nel tempo attuale e futuro (predittività) dell’operatività dei sistemi, per le eventuali riconfigurazioni e cambi di produzione generati dagli output degli algoritmi evoluti di analisi dei dati fabbrica con le variabili provenienti dal web e sul filo conduttore delle necessità di smart manufacturing.
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SPECIALE MANUTENZIONE
L’EVOLUZIONE DELLA MANUTENZIONE Marco Colombini Analista economico
IN TEMPI ECONOMICI DIFFICILI, LE AZIENDE DEL SETTORE PETROLIFERO E DEL GAS SI TROVANO DI FRONTE A UN BISOGNO URGENTE DI OPERARE AI PIÙ ALTI LIVELLI DI EFFICIENZA, AUMENTANDO LA PRODUTTIVITÀ E CONTROLLANDO I COSTI. CONTEMPORANEAMENTE DESIDERANO LIMITARE I TEMPI MORTI E MINIMIZZARE I RISCHI PER LA SICUREZZA E L’AMBIENTE
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e operazioni nel settore del petrolio e del gas richiedono una serie diversificata di risorse complesse. In molti casi le compagnie petrolifere si trovano a operare in luoghi remoti e di difficile accesso, dove il monitoraggio delle prestazioni delle attrezzature rappresenta una sfida sostanziale. Che si tratti di una stazione di pompaggio offshore, di un compressore, di un impianto di trivellazione, di un’attrezzatura di trasporto, di una stazione di pompaggio di un gasdotto o di qualsiasi altro pezzo critico dell’attrezzatura nei processi di upstream, midstream e downstream, lo stato di salute e le prestazioni in tempo reale possono essere utilizzati per influenzare le decisioni e le azioni, che portano all’efficienza e migliorano il vantaggio competitivo. Le compagnie del complesso petrolifero nella loro attività, lungo tutta la filiera, incontrano numerosi problemi tecnici, economici e ambientali, la cui soluzione richiede la minimizzazione delle spese finanziarie e la riduzione dei costi; l’ottimizzazione del lavoro sull’intero fondo dei pozzi sfruttati; la minimizzazione dei rischi ambientali e un approccio responsabile alla salute e sicurezza del personale. Così, anche i dati sulla salute degli assets possono essere utilizzati nei programmi di manutenzione e gestione, per ridurre i rischi e garantire che le attrezzature critiche funzionino come previsto. In quest’ottica, a partire dalla metà del XX secolo, sono stati condotti studi sull’uso di strumenti di misurazio-
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ne per il controllo automatico dei processi di produzione del petrolio e l’introduzione di allarmi per la prevenzione degli incidenti. I principali ostacoli che la ricerca ha dovuto superare, per la realizzazione di quel complesso di tecnologie e procedure che oggi conosciamo come manutenzione predittiva si possono riassumere in: limitata capacità degli strumenti di misura primari (dispositivi), potenza di calcolo e capacità di memorizzazione insufficienti, capacità di trasmissione dei dati limitata. Nel tempo, con l’introduzione di nuove tecnologie, una su tutte il World Wide Web, che ha portato alla capacità di connettere i dispositivi, senza dimenticare l’aumento della capacità computazionale degli elaboratori e dei sistemi di memorizzazione delle informazioni. Inizialmente, la mancanza di apertura degli strumenti software e dei formati per lo scambio di dati, ha lasciato un’impronta particolare sulla natura delle soluzioni tecniche e organizzative nell’automazione delle imprese di produzione del petrolio e del gas. Questo processo era di natura locale, ogni impresa o unità all’interno di un’impresa utilizzava il proprio sistema di gestione, incompatibile con altri sistemi. Tuttavia, lo sviluppo incrementale della tecnologia dell’informazione, incremento dell’accessibilità di Internet, così come i nuovi sensori di informazioni primarie funzionali, hanno creato alcune capacità tecniche quando la gestione degli oggetti fisici ha cominciato ad essere effettuata diret-
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Gli algoritmi di monitoraggio del processo utilizzano i dati dello stesso per rilevare lo stato di degrado del sistema e prevedere quando tamente per mezzo della rete. In particoraggio del processo, permette di guidal’attrezzatura ha bisogno lare, l’Internet delle cose (IoT), i canali di re attivamente il degrado dell’impianto, di manutenzione comunicazione stabili, le tecnologie cloud e le piattaforme digitali, così come un aumento multiplo dei flussi di dati hanno garantito la comparsa di sistemi di informazione aperti e reti industriali interagenti oltre i confini delle singole imprese. Tali sistemi e reti hanno avuto un grande impatto sulla traduzione dei sistemi di automazione al livello della quarta rivoluzione industriale (termine introdotto nel 2011 nell’ambito dell’iniziativa tedesca - Industry 4.0).
MANUTENZIONE PREDITTIVA La manutenzione preventiva è ormai da tempo pratica comune nei processi di produzione di petrolio in mare aperto cosi come sulla terraferma. Le fermate di manutenzione sono programmate a intervalli regolari, anche se l’attrezzatura sta lavorando bene, a volte diminuendo significativamente la redditività dell’impianto. Nella produzione intelligente, l’obiettivo è quello di passare a un paradigma di manutenzione predittiva, dove gli algoritmi di monitoraggio del processo utilizzano i dati dello stesso per rilevare lo stato di degrado del sistema e prevedere quando l’attrezzatura ha bisogno di manutenzione. L’approccio di controllo predittivo del modello che incorpora il monito-
prevenendo la violazione dei vincoli critici, ottimizzando al contempo la produzione economica del sistema.
Esiste un compromesso intuitivo tra la massimizzazione della produzione e la minimizzazione del degrado delle attrezzature. Dai pozzi, per esempio, vorremmo estrarre più petrolio possibile, tuttavia, tale strategia ha un effetto negativo sulla vita utile rimanente (remaining useful life RUL) dell’attrezzatura. Per esempio le valvole che controllano il deflusso di un serbatoio tendono a degradarsi più velocemente se aumentiamo la portata. Stimare il RUL può essere impegnativo. Questo argomento ha ricevuto molta attenzione negli ultimi anni soprattutto a causa dell’avvento della produzione intelligente. I progressi in materia di informazione, comunicazione e rilevamento consentono agli ingegneri di raccogliere quantità gigantesche di dati di processo, che possono essere utilizzati per sviluppare modelli accurati per la stima del RUL. Tuttavia, l’analisi prognostica è ancora, in molti casi, effettuata offline, cioè i parametri del modello RUL sono stimati utilizzando i dati di degrado passati di sistemi simili e non vengono adattati all’arrivo di nuove misurazioni. Poiché la necessità di una manutenzione just-in-time sta ormai diventando un imperativo, sono state sviluppate
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SPECIALE MANUTENZIONE LEVELS OF PREDICTIVE MAINTENANCE
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Analysis
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Reactive & Preventive Ad-hoc, reactive resolution of failures and/or preventive maintenance. Raw system data is inspected on-demand.
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Rule Based
Visualization Continuous and comprehensive visualization of the key process parameters.
Immediate warnings of typical exceptions based on rules developed with experts to identify out of bounds machinery sensor valures automatically.
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Anomaly Detection Immediate identification of anomalies and unknown events in the machinery leveraging historical and real-time data.
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Reactive & Preventive Early warnings with high accuracy based on predictive models leveraging historical and real-time data.
Automated support to identify and mitigate root causes of failures and to enhance process understanding.
Source: Deloitte Analytics Institute.
I BENEFICI DELLA MANUTENZIONE PREDITTIVA
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l vantaggio della manutenzione predittiva è che massimizza il tempo di funzionamento. Le riparazioni possono essere effettuate appena prima di un guasto. Questo rappresenta un grande vantaggio, diversi studi dimostrano che i tempi di inattività non pianificati costano ai produttori industriali circa 50 miliardi di dollari ogni anno.
nuove strategie di monitoraggio delle condizioni in tempo reale. Esse si basano sull’utilizzo delle misure di processo correnti per adattare i parametri del modello di stima RUL. Di conseguenza, è possibile trarre conclusioni in tempo reale sullo stato di salute del sistema. Tuttavia, il RUL stimato viene generalmente utilizzato per prendere decisioni di manutenzione e, di solito, non viene impiegato per adattare continuamente il tasso di produzione o altri parametri operativi. Sono state proposte metodologie per integrare entrambi in una struttura di controllo del processo. Una strategia di questo tipo mira a ottimizzare la produzione, mentre controlla proattivamente il degrado del sistema piuttosto che semplicemente reagire ad esso. Bilanciando entrambi gli obiettivi contraddittori, è pos-
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sibile ottenere non solo un’operazione conveniente ma anche più sicura. Potenzialmente, si potrebbero prevenire danni ad attrezzature di valore, perdite di vite umane e persino disastri ambientali dovuti al sovra utilizzo del sistema. Inoltre, è possibile garantire che gli impianti rimangano operativi fino alla prossima manutenzione programmata, senza arresti imprevisti dovuti a guasti prematuri delle attrezzature. Pertanto, in estrema sintesi, la manutenzione predittiva mira a rilevare i guasti prima che accadano ed evitare tempi morti, ma la sua preoccupazione principale è prevedere la vita utile rimanente (RUL) di un asset, per utilizzare efficacemente gli intervalli di manutenzione opportunistica e ottimizzare i servizi di manutenzione e le operazioni. La stima del RUL può essere usata come politica proattiva per ottimizzare il carico controllabile e le condizioni operative per estendere la vita utile dell’asset.
SISTEMI CYBER-FISICI Il concetto centrale di Industria 4.0 è quello di creare sistemi cyber-fisici (Cyber-Physical Systems - CPS) in un processo di trasformazione digitale, collegando il cyberspazio allo spazio fisico. Le principali tecnologie abilitanti CPS sono Internet of Things (IoT), big data e cloud computing. L’uso della digitalizzazione da parte dell’industria ha il potenziale di ridurre notevolmente i costi. Per esem-
MAINTENANCE STRATEGIES IN AN INDUSTRIAL CONTEXT • no analytics or sensor needed • spare parts are fully used up
Reactive maintenance Assets fail before being maintained
• hight downtimes • failures damage the assets
production warning
Preventive maintenance Systems are maintained at fixed intervals to ensure fixed availability.
• no in-process sensors needed • reduced unplanned downtimes
Condition based maintenance Systems are maintained based on simple rules using equipment information.
• good usage of equipment life cycle • limits unplanned downtimes
downtime
Un altro caso di specie è l’industria petrolifera norvegese. Il Ministero dell’Industria del Regno di Norvegia ha raccomandato la digitalizzazione industriale, e diverse grandi compagnie operative nel settore petrolifero hanno avuto incentivi commerciali in questa direzione. La progettazione per il funzionamento intelligente sta crescendo rapidamente nell’industria del paese; il settore petrolifero è all’avanguardia negli sviluppi tecnologici, per esempio, piattaforme senza equipaggio, piattaforme di perforazione automatizzate, veicoli azionati a distanza e sottostazioni automatizzate. Queste applicazioni avanzate mirano ad aumentare il tasso di produzione e a ridurre il costo della manodopera, evitando allo stesso tempo condizioni non sicure. Richiedono risorse fisiche affidabili, monitorabili e prevedibili; la manutenzione predittiva e l’ottimizzazione delle operazioni sono chiaramente neces-
maintenance avoided asset failure
• limited failure forecasting accuracy • medium risk of failures remains
Predictive maintenance Systems are maintained before failure, but run as long as possibile without interrumption.
pio, l’iniziativa della British Petroleum di digitalizzare le operazioni e la manutenzione potrebbe ridurre i costi di scoperta e sviluppo delle operazioni upstream dell’azienda del 5%, i costi di manutenzione del 20%, i costi straordinari del 20%, i tempi morti del 5% (principalmente grazie alla manutenzione predittiva) e i livelli di inventario dei pezzi di ricambio del 20%, aumentando al contempo la produzione di un prudente 3% (per operazioni terrestri convenzionali).
asset failure
• waste in life cycle of spare parts • excessive maintenance or downtimes
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optimal usage of equipment lifetime minimizes unplanned downtimes upfront investments necessary expert knowledge required
Source: Deloitte Analytics Institute.
I DATI: CARBURANTE DELLA MANUTENZIONE
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dati sono il carburante di qualsiasi sistema di manutenzione predittiva. La loro qualità e quantità è il fattore limitante per analizzare le cause profonde e prevedere i guasti con largo anticipo. Pertanto, una sfida importante inerente a qualsiasi programma di manutenzione predittiva, è l’aumento della qualità e della copertura dei dati. Più informazioni sono disponibili sugli eventi da prevedere, migliori saranno le previsioni.
sarie per questi tipi di applicazioni remote e non presidiate (o automatizzate). Ogni azienda del settore ha i propri processi di lavoro per gestire le operazioni di produzione e le condizioni degli asset. I processi di lavoro definiscono chiaramente le funzioni da eseguire e la loro sequenza. Il ciclo di gestione della manutenzione sviluppato dal Norwegian Petroleum Directorate (NPD) è un processo di lavoro generico e ben noto utilizzato dalle società che operano sulla piattaforma continentale norvegese (NCS). La gestione intelligente della manutenzione è necessaria per le applicazioni dell’Industria 4.0 da adottare nel ciclo di gestione della manutenzione del NPD. È anche una pratica comune ag-
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SPECIALE MANUTENZIONE giornare o sviluppare nuove architetture di gestione della manutenzione (per facilitare i processi di lavoro desiderati) ogni volta che viene rilasciato un nuovo standard relativo alla manutenzione. Per esempio, lo sviluppo di una nuova architettura di gestione della manutenzione per adottare i requisiti dello standard ISO 55000 nel passaggio dallo standard PAS 55. Quindi l’architettura di gestione della manutenzione deve essere aggiornata per soddisfare la visione e i requisiti dell’Industria 4.0, e le aziende devono sviluppare processi di lavoro per una gestione intelligente della manutenzione.
AVOIDABLE COSTS WITH PREDICTIVE MAINTENANCE $4,000,000 + avoided
through early identification of power generation turbine blade damage
$370,000 + avoided due
to early warning of pump feedwater heater and bypass valve problems
$500,000 + avoided
due to early identification of a plant motor coupling approaching failure
$250,000 + savings per
year through identification of pump inefficiencies for thermal performance improvements
$250,000 + avoided
due to early warning of a bearing seal differential pressure problems
$500,000 + avoided L’industria 4.0 è spesso descritta in termini di architettura through performance $243,000 + avoided optimization RAMI 4.0 (un’architettura a sei livelli). Le associazioni che by earlier identification of improper control utilizzano il modello RAMI4.0 stanno lavorando con l’Invalve positioning ternational Organization for Standardization (ISO) per Source: AVEVA creare uno standard per l’Industria 4.0. Nella manutenzione, alcune architetture stanno già guidando lo sviluppo della manutenzione intelligente nel contesto dell’Industria 4.0. Ad esempio, il modello 5C (connessione, conver- funzioni esistenti basate sul contesto del sistema e gli scesione, cibernetica, cognizione e configurazione) è stato nari dei casi d’uso indicano chiaramente che alcune nuove adottato da Watchdog Agent. Tuttavia, un esafunzioni sono necessarie e altre devono essere agme critico delle architetture di gestione della giornate. Le nuove funzioni sono principalmanutenzione esistenti, ad esempio, IMS mente legate alla copertura della percezione In generale, le Watchdog Agent, SIMAP, PROTEUS, (sensori che percepiscono i sintomi delle architetture di gestione PROMISE e TATEM, ha concluso che modalità critiche di guasto), alle capadella manutenzione usate nessuna architettura per la manutencità di calcolo (algoritmi che rilevano i dalle aziende petrolifere zione predittiva attualmente integra sintomi dell’evoluzione del guasto nel non soddisfano ancora dati a livello aziendale con parametri di tempo) e alla capacità di cognizione (ripienamente i requisiti di prestazioni e salute del sistema. levamento delle anomalie del processo, Industria 4.0 diagnosi della salute, prestazioni del processo e previsione della salute). Le funzioni CONCLUSIONI da aggiornare sono legate all’infrastruttura e alla configurazione dei dati (stoccaggio, connessioIn generale, le architetture di gestione della manutenzio- ne, trasmissione, accessibilità). Il modello di business e le ne usate dalle aziende petrolifere non soddisfano ancora interfacce umane dominano ancora le prestazioni dell’arpienamente i requisiti di Industria 4.0. Il confronto tra le chitettura esistente. Questo può ritardare l’accesso ai dati, funzioni estratte basate su un’architettura Industry 4.0 e le le analisi e le decisioni di manutenzione pertinenti.
After a detected fault Corrective Maintenance
MAINTENANCE
Before a detected fault Preventive Maintenance
Predetermined Maintenance Deferred
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Immediate
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Scheduled
Condition based Maintenance On request
Scheduled
Continuos
Predictive Maintenance
EVITARE SBALZI TERMICI NEI REATTORI CHIMICI CON LA SELF-SERVICE ANALYTICS di Giovanni Luca Favalli Senior Solutions Architect IoT & Analytics, Software AG Italia
LA SELF-SERVICE INDUSTRIAL ANALYTICS OFFRE ENORMI VANTAGGI NELL’IDENTIFICAZIONE RAPIDA DEI PROBLEMI E NELLA PREVENZIONE DI SPRECHI E PERDITE DI TEMPO NEI PROCESSI DI PRODUZIONE. DI SEGUITO, UN CASO DI MONITORAGGIO DELLA TEMPERATURA IN UN REATTORE CHIMICO AL FINE DI EVITARE RISCHIOSI RIALZI DI TEMPERATURA CHE POSSONO COMPROMETTERNE IL FUNZIONAMENTO
P
er le aziende che hanno fatto o stanno facendo i primi passi nel loro percorso verso la digitalizzazione, avere la disponibilità di una quantità crescente di dati non è sempre profittevole. Per esserlo, è necessario infatti adottare un approccio intelligente nella raccolta e nell’utilizzo dei dati generati dai sensori per continuare a migliorare il processo di produzione, massimizzando al contempo la redditività. Ed è qui che entra in gioco la Self-Service Industrial Analytics che supporta il ciclo D.M.A.I.C. - Define, Measure, Analyze, Improve e Control, lo strumento di improvement cycle alla base dei progetti Six Sigma (la denominazione “Sei Sigma”, dal termine statistico in lingua inglese “Six Sigma”, indica un programma di gestione della qualità basato sul controllo dello scarto quadratico medio, indicato con la lettera greca sigma, che ha lo scopo di portare la qualità di un prodotto o di un servizio a un determinato livello,
particolarmente favorevole per il consumatore). La Self-Service Industrial Analytics può essere implementata sulla base dati disponibile e raccolta in precedenza. I sistemi S.C.A.D.A. - Supervisory Control And Data Acquisition, originariamente progettati per raccogliere dati e monitorare i processi di produzione, sono in uso da decenni e hanno generato enormi quantità di dati ora archiviati negli storici, inizialmente utilizzati per soddisfare i requisiti normativi, come la generazione di report per agenzie governative.
SMART COLLECTION & SMART USAGE Ma veniamo alla Self-Service Industrial Analytics. La potenza di calcolo odierna e la relativa tecnologia di elaborazione dei dati sono arrivate al punto di consentire una facile applicazione di metodi di apprendimento statistico a grandi set di dati quasi in tempo reale. O almeno, abbastanza veloce-
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SPECIALE MANUTENZIONE mente per essere in grado di reagire a problemi improvvisi e modificarne l’esito in positivo. Uno dei requisiti di base è che gli ingegneri di processo e le altre parti interessate possano essere in grado di effettuare ricerche su serie temporali di dati in periodi specifici, visualizzando tutti gli eventi correlati dell’impianto in modo rapido ed efficiente. Ciò include serie temporali di dati generati da sistemi di controllo di processo, sistemi di laboratorio e altri sistemi di impianto insieme alle annotazioni e osservazioni introdotte da operatori e ingegneri. La Self-Service Industrial Analytics combina gli elementi necessari per visualizzare serie temporali di dati, sovrapporre andamenti storici correlati e arricchirli con i dati di contesto acquisiti durante la produzione. Questi dati possono risiedere in applicazioni aziendali di terze parti. Inoltre, a differenza degli approcci tradizionali, l’esecuzione di questa analisi non richiede le competenze di un data scientist dal momento che all’utente vengono sempre presentati risultati di facile interpretazione. Per gli esperti in materia, come gli ingegneri di processo e di risorse, l’ispezione visiva dei dati delle serie temporali rappresentati graficamente offre le informazioni più rapide sul
comportamento positivo o negativo del processo. Si possono trovare le cause alla base delle anomalie di processo utilizzando i calcoli statistici integrati nel software per identificare i fattori che influenzano il comportamento operativo in esame, avvalendosi anche del motore di raccomandazioni di TrendMiner, una funzione avanzata di machine learning in grado di evidenziare e proporre potenziali cause scatenanti per le anomalie di processo.
UTILIZZO DI D.M.A.I.C. PER EVITARE SBALZI DI TEMPERATURA NEI REATTORI Il modo migliore per dimostrare i vantaggi della Self-Service Analytics consiste nell’esaminare un esempio che descrive una situazione reale. Eccolo di seguito. Per evitare problemi di qualità del prodotto, la temperatura in un reattore chimico deve essere strettamente controllata. Gli operatori hanno notato un picco di temperatura inaspettato tra le 10:20 e le 11:20. Viene avviata un’analisi per identificare se si tratta di un incidente isolato o se si è già verificato prima. Inoltre, l’obiettivo è quello di trovare la causa scatenante per evitare ulteriori rialzi di temperatura mantenendo sotto controllo o persino migliorando la qualità del
Il ciclo D.M.A.I.C. è un approccio interessante per qualsiasi progetto di miglioramento continuo basato sui dati. Gli strumenti di Self-service Industrial Analytics velocizzano l’esecuzione di ogni fase in cui il processo di time-series e le risorse dati possono essere utilizzati da esperti in materia.
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Picco di temperatura inaspettato tra le 10:20 e le 11:20.
prodotto. Vediamo insieme ciascuna delle cinque fasi che compongono il ciclo D.M.A.I.C. 1. Fase “Define”. L’obiettivo principale della fase Define è la circoscrizione dell’ambito di problema, insieme a una assegnazione delle priorità basata sulla relazione causa / effetto. La prima domanda a cui rispondere è: “Quali condizioni del processo possono essere rappresentative dei sintomi che stiamo analizzando?” Osservando la linea di tendenza della temperatura nel reattore, l’ingegnere di processo può riconoscere rapidamente le normali condizioni e le deviazioni del processo. Per approfondire il problema, la ricerca grafica e gli strumenti di visualizzazione aiutano a individuare l’incidente aiutando anche a filtrare rapidamente i periodi non rilevanti, come gli arresti di manutenzione, sia manualmente attraverso l’interfaccia utente sia attraverso funzionalità di ricerca.
Lo strumento di self-service analytics utilizza pattern matching per identificare andamenti simili (di temperatura) nel passato.
Il passaggio successivo è verificare se la situazione si è prodotta in precedenza. Invece di scaricare i dati in Excel e creare query complesse, lo strumento di Self-Service Analytics utilizza pattern matching per identificare andamenti simili nel passato. Per trovare corrispondenze con un aumento della temperatura altrettanto elevato, possiamo assegnare graficamente un fattore di importanza alla sezione in esame. In questo esempio, vengono identificati negli ultimi cinque anni molteplici occorrenze dello stesso picco di temperatura, con una somiglianza superiore all’85%. Quindi da una prima analisi, possiamo vedere che questo non è un incidente isolato, ma un problema ricorrente che influisce regolarmente sulla qualità del prodotto, ed assegnargli una priorità assoluta. 2. Fase “Measure”. Ora che il problema è stato definito, circoscritto e prioritizzato, occorre stabilire qual è il funzionamento base e gli obiettivi cui tendere. Quindi, invece di osservare l’anomalia, ora cerchiamo di identificare il comportamento corretto per confermare che i risultati desiderati possano essere raggiunti. Al fine di creare una base di riferimento accurata, sono necessarie sia competenze di processo che informazioni di contesto per valutare situazioni simili. Ad esempio, l’ingegnere di processo può ricercare temperature tipiche durante un funzionamento regolare, osservare le medie giornaliere, la durata delle operazioni che hanno prodotto una qualità accettabile, il tutto per confermare che i picchi possono essere evitati e la nostra ricerca può portare a un processo migliorato e controllato. 3. Fase “Analyze”. La fase di analisi riguarda la determinazione delle cause dell’incidente. Guardando l’esempio pratico a portata di mano, l’utente può selezionare manualmente i dati in base all’esperienza di processo (sensori specifici con associate serie storiche di dati nell’historian) e quindi utilizzare la ricerca per somiglianza per identificare se i picchi di temperatura sono correlati al corrispondente andamento degli altri dati selezionati. Un’altra possibilità prevede la ricerca di potenziali cause scatenanti attraverso il Recommender Engine di TrendMiner. In entrambi i casi l’utente può scoprire che la temperatura dell’acqua di raffreddamento (in arancione) mostra un picco esattamente prima del picco della temperatura del reattore, il che è un chiaro indicatore che questa potrebbe essere la causa del problema. Il rilevamento automatico dello scostamento temporale indica un intervallo di un minuto tra il picco della temperatura dell’acqua di raffreddamento e quello della temperatura del reattore.
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SPECIALE MANUTENZIONE flusso verso il reattore ogni volta che si rileva un andamento anomalo. Una volta installato il controller, è possibile utilizzare uno strumento di analisi self-service per verificare l’impatto della soluzione: la temperatura è più stabile? Vediamo meno picchi di prima? Sovrapponendo i periodi prima e dopo l’implementazione, il confronto può essere effettuato non solo graficamente, ma anche calcolando e confrontando parametri statistici (media, deviazione standard, temperatura massima del reattore).
La temperatura dell’acqua di raffreddamento (in arancione) mostra un picco esattamente prima del picco della temperatura del reattore.
Riutilizzando le opzioni di ricerca per somiglianza, ora includendo entrambi i tag, è possibile capire se questa specifica situazione (un picco nella temperatura dell’acqua di raffreddamento che causa un picco di temperatura del reattore) si è verificata in precedenza, per confermare ulteriormente l’ipotesi. Possiamo assegnare maggior peso al picco e specificare una soglia minima di corrispondenza Ciò si traduce in una serie di risultati di ricerca che supportano l’ipotesi. La causa principale è stata quindi identificata: picchi di temperatura dell’acqua di raffreddamento dovuti alla manutenzione provocano in cascata un aumento della temperatura del reattore. 4. Fase “Improve”. Durante la fase di Improve, l’attenzione è rivolta a testare e confermare una soluzione. Nell’industria di processo, ciò avviene di solito mentre la produzione è in corso. Le esigenze di analisi sono in questa fase concentrate sul monitoraggio dei dati online e su una comparazione opzionale con un andamento di base memorizzato. Ciò significa che una buona piattaforma di Self-Service Industrial Analytics dovrebbe offrire la possibilità di creare velocemente monitor delle prestazioni in tempo reale, utilizzando se necessario l’andamento di base memorizzato. Ciò consente ai vari stakeholder di verificare se la modifica del processo eseguita produce i risultati desiderati, il che significa poter iniziare la fase di controllo. Una soluzione al problema in esame potrebbe essere quella di implementare un controller per monitorare la temperatura dell’acqua di raffreddamento e regolare il
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5. Fase “Control”. Nella fase Control, i benefici di un progetto di successo possono essere raccolti per anni a venire sia su scala locale che globale. Le esigenze di analytics in questa fase sono simili alla fase Improve: il monitoraggio dei dati online che include la comparazione con un andamento di base se necessario. Un’ulteriore necessità in questa fase è la capacità di monitorare le impronte dei primi indicatori che sono stati identificati nella fase di analisi, in modo che non sia garantita solo una rilevazione anticipata, ma vengano anche emesse notifiche preventive. Questo contribuisce ad evitare l’insorgenza della anomalia ed è di grande valore per l’organizzazione. Una soluzione di Self-Service Industrial Analytics, deve fornire la possibilità di identificare e memorizzare impronte di andamenti rendendole successivamente disponibili per il monitoraggio in tempo reale. Per garantire il funzionamento continuo del controller implementato, l’ingegnere di processo può impostare un monitor basato sulla ricerca per somiglianza con variabili multiple (combinazione di picchi di temperatura dell’acqua di raffreddamento e del reattore). Ogni volta che la situazione anomala si ripresenta, significa che il controller è disattivato e che è possibile intervenire per riattivarlo per evitare ulteriori anomalie.
CONCLUSIONI La Self-Service Industrial Analytics offre enormi vantaggi nell’identificazione rapida dei problemi di un prodotto e nella prevenzione di sprechi e perdite di tempo nei processi di produzione. Inoltre, queste applicazioni possono essere completamente integrate con il vari sistemi di backend dell’azienda, siano essi ERP, sistemi di ordinazione e spedizione, sorgenti di informazioni esterne, servizi di assistenza post-vendita ed altri. Si apre un nuovo mondo di connessioni dati, informazioni e opportunità a cui tutti possono contribuire.
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FlowtraMag® 2581: NUOVI MISURATORI MAGNETICI a passaggio totale GF Piping Systems amplia la sua linea di misuratori magnetici FlowtraMag® a passaggio totale
GF
Piping Systems ha ampliato la sua linea di misuratori magnetici FlowtraMag® a passaggio totale includendo due nuove dimensioni DN40 e DN80 che affiancano le già esistenti dimensioni DN25, DN50, DN100. La nuova versione, tipo 2581, ha un design semplificato ed è stata aggiunta la guarnizione EPDM per una maggiore compatibilità chimica e versatilità. Il corpo in PVC, con elettrodi disponibili sia in Hastelloy® C che in titanio, offre una resistenza superiore alla corrosione per una durata di servizio più lunga, ed è progettato per una misurazione accurata della portata (accuratezza: ± 1% rispetto alla lettura; ripetibilità: ± 0,5%).
Il design del sensore consente di collocare lo strumento considerando brevi tratti di tubazione rettilinea a monte e a valle dello strumento stesso (3xi.d. a monte; 2xi.d. a valle). Il FlowtraMag® è inoltre da due a tre volte più leggero rispetto ai tradizionali misuratori magnetici in metallo sul mercato, e fornisce completa versatilità e monitoraggio ottimizzato grazie alle ampie capacità di comunicazione su più piattaforme: digitale (S3L), frequenza, analogico da 4 a 20mA, smartphone/tablet (Bluetooth®), PC (S3L digitale) tramite lo strumento di configurazione 0252, DCS, PLC. Gli utenti possono configurare e calibrare il 2581 ai
parametri necessari per il proprio sistema utilizzando il GF Configuration Tool Bluetooth® App. Il nuovo 2581 può essere utilizzato in un’ampia gamma di applicazioni e realtà industriali tra cui skid di trattamento acque, batch processing, trattamento e trasporto di chimici, dosaggio, distribuzione dell’acqua, osmosi inversa, trattamento reflui, recupero dei metalli, percolato e molti altri. Il 2581 è certificato CE, UL, CUL Recognized Component e conforme alla direttiva RoHS.
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STRUMENTI DI ANALISI PER OTTIMIZZARE LA MANUTENZIONE DEGLI IMPIANTI LA CRESCENTE DIFFUSIONE DEI SENSORI SUI SINGOLI MACCHINARI E SULLE LINEE DI PRODUZIONE, LA POSSIBILITÀ DI SFRUTTARE “ON DEMAND” RISORSE REMOTE PER L’ARCHIVIAZIONE, L’ELABORAZIONE E L’ACCESSO AI DATI, ECC., PERMETTONO OGGI DI DIGITALIZZARE QUANTO PIÙ POSSIBILE LE ATTIVITÀ DI MANUTENZIONE DEGLI IMPIANTI CHIMICI, PETROLCHIMICI E FARMACEUTI
G
li impianti e le macchine al servizio delle industrie di produzione stanno diventando sempre più intelligenti. L’indagine commissionata da Reichelt Elektronik, distributore europeo online di componenti di elettronica, in collaborazione con l’istituto di ricerca OnePoll, conferma il ruolo fondamentale della manutenzione predittiva nel processo di innovazione intrapreso da molte realtà industriali, incluse quelle italiane. La ricerca è stata condotta online su 1.550 intervistati europei, di cui 250 rispondenti italiani, durante il mese di febbraio 2021 dall’istituto di ricerca OnePoll. Dai risultati emerge che la manutenzione predittiva sta prendendo sempre più piede nell’ambito dell’Industria 4.0, facendo leva sulla possibilità di pianificare concretamente le attività di manutenzione in base alle reali condizioni di macchine e impianti. Inoltre, essa rappresenta una tendenza già diffusa sul mercato italiano e si prevede che continuerà a registrare un incremento positivo anche in futuro. I dati confermano come il
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PRODOTTI
sistema di manutenzione predittiva sia già utilizzato dalla grande maggioranza dei rispondenti italiani: il 92% dei responsabili delle decisioni ha infatti affermato di avvalersi di questa tecnologia, non solo su singoli macchinari. Più della metà (51%) degli intervistati ha dichiarato di possedere funzionalità di manutenzione predittiva sulla maggior parte delle macchine in dotazione (30-59%). Inoltre, la manutenzione predittiva è utilizzata principalmente per la valutazione dei seguenti aspetti: temperatura (57%); velocità (48%); rumori e segnali audio (47%); funzionamento e tempo di esecuzione (45%); pressione (43%) e vibrazioni (35%). Considerate le sue potenziali applicazioni, l’indagine di Reichelt Elektronik ha inoltre evidenziato i seguenti punti come le principali ragioni che spingono le aziende ad investire in funzionalità di manutenzione predittiva: • Maggiore efficienza nella produzione (43%) • Evitare i fermi macchina e perdite di produzione (42%) • Miglioramento della qualità della produzione (37%) • Minore necessità di sostituzione dei componenti (34%) • Visione d’insieme e pianificazione del lavoro di manutenzione (31%). Nelle prossime pagine seguiranno esempi di miglioramento dei sistemi produttivi attraverso l’ottimizzazione del controllo e del monitoraggio di impianti, componenti e accessori in un’ottica di manutenzione preventiva e, grazie alle nuove tecnologie a disposizione, anche predittiva. Infatti, la crescente diffusione dei sensori sui singoli macchinari e sulle linee di produzione, la possibilità di sfruttare “on demand” risorse remote per l’archiviazione, l’elaborazione e l’accesso ai dati, ecc., permettono oggi alle aziende di digitalizzare quanto più possibile le attività di manutenzione dei macchinari “connessi”, con vantaggi diffusi sull’intero processo produttivo.
FILTRAZIONE FINE VERSUS SOSTITUZIONE DELL’OLIO
È
ormai assodato che il 70% dei guasti è dovuto a cause di degrado superficiale (il 50% per usura meccanica = contaminazione solida/ particolato, il 20% per corrosione = acqua) che vedono il coinvolgimento di cinque contaminanti dell’olio: particolato solido, acqua, morchie/ lacche, acidi, aria. Il contaminante solido entra nel circuito in fase di manutenzione, rabbocco dell’olio, contaminazione ambientale, trasporto, errori di stoccaggio. L’acqua invece può entrare dalle tenute non più così efficienti o è acqua di condensa o da guasti di scambiatori di calore per esempio. Il particolato solido causa usura, erosione e abrasione, mentre l’acqua causa corrosione, cavitazione, infragilimento da idrogeno, formazione di acidi e batteri. C’è poi il contaminate “morbido”, costituito dalle famose morchie / lacche/ varnish dovute all’ossidazione dell’olio che causano il blocco delle valvole. Questi contaminanti in primis danneggiano il fluido che perde la sua capacità di rilasciare aria, la sua demulsività e riduzione degli additivi, per il macchinario (sia turbina o compressore) questo comporta aumento delle vibrazioni, aumento della temperatura dei cuscinetti e loro usura, perdita di pressione dell’olio e infine il fermo macchina. Nell’industria chimica i macchinari oleodinamici più diffusi sono le turbine e i compressori per gas. Si possono citare tante esperienze sul campo, fra queste quella realizzata da CJC presso lo stabilimento di Düsseldorf di Air Liquide Deutschland GmbH, produttore di gas tecnici e farmaceutici e relative tecnologie. Nel corso delle attività di
Il 70% dei guasti è dovuto a cause di degrado superficiale (il 50% per usura meccanica = contaminazione solida/ particolato, il 20% per corrosione = acqua)
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SPECIALE MANUTENZIONE componenti si allungano e i costi e tempi per riparazioni e manutenzioni si riducono drasticamente. Il livello di pulizia raggiunto presso lo stabilimento di Düsseldorf è stato così soddisfacente da indurre Air Liquide Deutschland GmbH a pensare di installare i filtri CJC anche in altri suoi stabilimenti.
L’IMPORTANZA DELLA LUBRIFICAZIONE DEI COMPRESSORI
I manutenzione generale, il cliente aveva necessità di sostituire l’olio lubrificante di tutti i compressori in utilizzo. È procedura consueta che l’olio nuovo venga filtrato dal fornitore prima di procedere al riempimento dei serbatoi. Il costo per lo smaltimento dell’olio esausto, la pulizia dei compressori con un olio di flussaggio e l’acquisto di nuovo olio da filtrare con un impianto a noleggio è stato stimato pari a circa 25.000 euro per ogni compressore (capacità serbatoio 4.200 litri). Per questo motivo, l’ingegnere preposto alla manutenzione aveva deciso di effettuare un test di filtrazione per documentare come la filtrazione fine dell’olio fosse conveniente rispetto alla sostituzione dell’olio e proporre così un’alternativa più vantaggiosa per il cliente.
compressori si possono trovare in quasi tutti gli impianti chimici e petrolchimici: che siano essi ad aria, gas o frigoriferi, sono parte attiva di molti processi e, nella maggior parte dei casi, operano in condizioni difficili. La scelta del lubrificante ha quindi un impatto diretto sull’affidabilità e sulla produttività di queste macchine: usare il lubrificante sbagliato, infatti, può causare scarsa efficienza e, nei casi peggiori, guasti importanti. Con i compressori a gas la situazione è ancora più critica perché può generarsi una reazione tra gli oli utilizzati e i gas di processo, portando a problemi di produzione.
Il test è iniziato il 7 giugno scorso. Il campione di riferimento è stato prelevato dal compressore dopo il flussaggio ed il riempimento con l’olio nuovo. È risultato essere altamente contaminato con fibre, trucioli e altro particolato solido. Inoltre, le analisi hanno determinato un codice ISO 20/18/13, corrispondente al fatto che il compressore non era stato sufficientemente flussato e che, in fase di riempimento con il nuovo olio molto contaminante, era entrato nel serbatoio dall’ambiente esterno. Il 15 giugno è stato prelevato il secondo campione: l’olio nuovo è stato trattato con il sistema CJC da soli nove giorni ed il codice ISO era già sceso a 15/14/10 (il compressore non era in esercizio) Il 1 settembre il compressore è stato riavviato ed ha lavorato per 2 mesi e mezzo senza filtro CJC. Di conseguenza, la classe di pulizia dell’olio è peggiorata drasticamente (ISO 21/19/15). Il 13 ottobre, dopo 1 mese e mezzo dalla ripresa della filtrazione la classe di pulizia dell’olio, la classe di pulizia è di nuovo migliorata (ISO 16/15/12) . Concludendo, il test ha confermato come una filtrazione continua in un circuito secondario assicura una costante e alta pulizia del fluido lubrificante. Tempi di sostituzione dell’olio, durata dei macchinari e loro
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ESEMPIO DI COMPRESSORE PRIMA E DOPO L’APPLICAZIONE DEL LUBRIFICANTE IDONEO.
PRODOTTI
L’uso degli oli minerali nei compressori industriali è una pratica che possiamo definire come obsoleta. Questa categoria è infatti conosciuta per il suo scarso comportamento viscosità/temperatura e la bassa resistenza all’ossidazione; i lubrificanti a base minerale hanno inoltre la tendenza a degradarsi velocemente se utilizzati per compressori di nuova generazione e ad alto rendimento. Le alte temperature di esercizio causano un calo drastico della viscosità e usura prematura, in quanto non proteggono dall’attrito tra i metalli. In sintesi, la degradazione dell’olio minerale genererà residui carboniosi, lacche e morchie che influenzeranno l’efficienza dell’applicazione. L’esperienza di Klüber Lubrication sul campo dimostra quanto sia fondamentale la scelta del lubrificante più adatto ad ogni specifica tipologia di compressore. Un cliente dell’industria chimica, per esempio, è riuscito a ottenere il 4% di risparmio energetico in tre compressori ad aria Centac da 350 kW, solamente sostituendo il suo olio minerale con l’olio completamente sintetico Klüber Summit Supra 32 ottenendo risparmi annuali di oltre 12.000 dollari per ogni macchina. Questi oli per compressori si basano su elementi chimici sintetici come esteri polialfaoleifne (PAO) e poliglicole (PAG) e contengono pacchetti di additivi su misura orientati a soddisfare le esigenze di applicazioni specifiche. Offrono inoltre un eccellente comportamento viscosità/ temperatura. Questo spiega perché, con la scelta del lubrificante adatto, si può raggiungere una migliore efficienza energetica e di produzione. Ma non solo, perché i benefici si vedono anche sulle attività manutentive. Infatti, l’utilizzo di un lubrificante idoneo permette di prolungare la vita utile dell’applicazione, riducendo al contempo il rischio di danni che porterebbero al fermo macchina per effettuare la manutenzione necessaria. Per prevenire situazioni simili, è consigliato effettuare analisi della condizione dell’olio, avvalendosi dell’aiuto di figure professionali come quelle messe a disposizione da Klüber Lubrication, per esempio, che sfrutta tutta l’esperienza dei propri tecnici per effettuare le analisi e, nel caso, fornire soluzioni mirate. Il team di esperti può inoltre fornire supporto nelle operazioni di pulizia, nell’eventualità di presenza di residui carboniosi, lacche e morchie: in alcuni casi nei quali l’olio minerale aveva causato la formazione di una grande quantità di depositi in compressori a vite, è stato possibile ottenere un miglioramento dell’efficienza del 5% dopo aver pulito con Klüber Summit Varnasolv e dopo il passaggio a un olio della serie Klüber Summit. Scegliendo il giusto lubrificante per compressori, quindi, un impianto chimico è in grado di ottenere risparmi energetici e ridurre i costi operativi allungando gli intervalli di manutenzione; il tutto raggiungendo un miglioramento generale dell’efficienza e, dunque, della redditività del sistema.
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SPECIALE MANUTENZIONE L’IMPATTO DELLA MANUTENZIONE SUL PHYSICAL ASSET MANAGEMENT
I
l Gruppo SOL e IB Industry, ora parte integrante della BU Asset Management del Gruppo Zucchetti, hanno avviato oltre quindici anni fa un progetto per aumentare l’efficienza dei processi e delle attività di manutenzione all’interno degli stabilimenti dedicati alla produzione di gas tecnici e medicali. Il Gruppo IB Industry fornisce gas tecnici (compressi, liquefatti allo stato criogenico), oltre che apparecchiature, impianti e servizi a clienti che operano nella maggior parte dei settori industriali: siderurgia, metallurgia, vetro e ceramica, metalmeccanica, chimica e farmaceutica, alimentare e industria delle bevande, industria petrolifera e servizi per l’ambiente e il trasporto di beni e persone. Durante l’avvio del progetto, caratterizzato da un’elevata complessità ma da un importante rilevanza strategica, la scelta delle politiche di manutenzione è stata orientata a un giusto equilibrio tra responsabilità organizzative da assegnare e risorse disponibili. È stato tenuto ben presente il principio per il quale, quando i beni sono numerosi e tecnologicamente diversi fra loro, devono essere stabilite diverse politiche di manutenzione in modo che siano appropriate per ciascuna categoria di entità. È stato inoltre necessario tener conto di alcuni fattori rilevanti: • l’impatto del guasto, valutato in termini di sicurezza, rischio ambientale, incidenza sulla qualità del prodotto/ servizio, costi di mancata disponibilità e costi propri di riparazione;
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• l’intervallo di guasto, come misura della sua frequenza; • la prevedibilità del guasto che può essere un limite tecnico all’adozione di alcune politiche. Un buon risultato complessivo è stato raggiunto grazie alla gestione ottimizzata degli interventi di manutenzione correttiva e preventiva, con un duplice effetto: • riparare e ripristinare nel minor tempo possibile le condizioni iniziali di un asset guasto; • definire adeguatamente gli intervalli tra un intervento programmato e il successivo, creando uno storico dei guasti delle macchine e seguendo le indicazioni del costruttore. Il progetto ha previsto la personalizzazione, in esclusiva per SOL, dell’applicativo ZMaintenance, all’epoca distribuito come InfoPMS, per la gestione degli interventi tecnico-manutentivi in 24 sedi di cui 2 all’estero. L’accesso alla componente documentale, caricata nel sistema, è inoltre garantita a 50 siti dislocati a livello nazionale e internazionale. Su richiesta del cliente sono stati suddivisi gli asset in categorie funzionali e sono stati creati profili utente con accessi specifici alle attività aperte sulle diverse categorie. Sono stati impostati flussi di lavoro specifici per le attività di manutenzione programmata e straordinaria sulle diverse tipologie di asset quali, ad esempio: pompe criogeniche; compressori; impianti di imbombola-
PRODOTTI
mento; serbatoi; autocisterne; servizi ausiliari degli impianti. Il sistema gestisce i processi manutentivi di circa 28.000 oggetti e 120 utenti hanno accessi profilati per svolgere diversi tipi di attività. Attraverso l’integrazione di ZMaintenance con altri sistemi presenti in campo è stato possibile acquisire dati utili ad aumentare l’efficienza dei processi. Tra questi, se ne segnalano due in particolare: l’acquisizione dei valori dei contatori di impianto, fondamentali per pianificare al meglio gli interventi di manutenzione programmata, e l’integrazione con il sistema che gestisce la logistica per garantire l’esecuzione degli interventi sulle autocisterne nei tempi richiesti. Sul sistema sono state attivate particolari procedure di tracciamento delle attività svolte per aderire al sistema di convalida Good Manufacturing Practice (GMP) previsto nell’industria farmaceutica allo scopo di dimostrare la ripetibilità di un qualsiasi processo utilizzato nella produzione di farmaci a uso umano o veterinario. Da notare che la buona riuscita delle attività correlate alla convalida (e la corretta documentazione delle stesse) è “vincolante” per l’approvazione del farmaco presso i Ministeri della Salute, quindi per il rilascio sul mercato dei lotti di prodotto. La lunga collaborazione tra il Gruppo SOL e Zucchetti dimostra come la scelta delle giuste politiche manutentive possa avere un impatto rilevante sul Physical Asset Management, l’insieme di attività coordinate attraverso le quali un’organizzazione crea valore dalla gestione degli asset fisici lungo il loro ciclo di vita, portando a un aumento dell’efficienza con conseguente contenimento dei costi.
non solo identifica quando un determinato parametro è al di fuori di un range predefinito, ma effettua una valutazione complessiva dei dati di funzionamento del sistema sulla base del confronto con tutte le situazioni precedenti in cui si è verificato un certo fenomeno. Facendo tesoro dei dati storici e quindi dell’esperienza acquisita, il Diagnostic Service è in grado di capire in anticipo tutti i possibili malfunzionamenti. Se la potenziale criticità viene successivamente confermata, il team di assistenza dedicato di Atlas Copco condivide una tempestiva strategia di intervento con il cliente che si differenzia a seconda della gravità del problema. Tale tipologia di intervento rientra nel campo della manutenzione predittiva: la nuova frontiera dei servizi di assistenza tecnica che, grazie a sistemi IOT (Internet of Things), permettono di assicurare massima affidabilità ed efficienza operativa agli impianti di aria compressa, evitando lunghi e costosi tempi di fermo macchina.
DIAGNOSTICA DA REMOTO DEGLI IMPIANTI E NON SOLO
Anche Chevron Lubricants ha messo a disposizione la nuova applicazione mobile Texaco LubeWatch, disponibile per smartphone e tablet, che consente ai clienti di poter avere i risultati dell’analisi dell’olio ovunque e in qualsiasi momento, di inviare campioni online in modo più veloce e più facile e, in base ai risultati delle analisi dell’olio, di agire tempestivamente. L’applicazione mobile consente agli utenti di inviare e modificare informazioni sui campioni di lubrificante e visualizzare le analisi in tempo reale. L’applicazione può anche essere utilizzata per pianificare la sostituzione dell’olio e i relativi tempi di fermo macchina, gestendo in modo proattivo la manutenzione per ridurre i costi operativi. Progettata in base all’interfaccia utente, l’applicazione garantisce semplicità d’uso e consente di memorizzare una grande quantità di dati. Una volta ricevuto il kit per il campione d’olio, corredato di istruzioni per il prelievo, si utilizza il lettore QR Code contenuto nell’applicazione, per eseguire la scansione dell’etichetta del flacone contenente l’olio da analizzare. Questo sistema garantisce che i dati di analisi corrispondano al campione. L’utente seleziona quindi il componente richiesto da un elenco predefinito e inserisce le informazioni pertinenti, come la durata di utilizzo, il tempo di inattività e gli eventuali cambi del filtro dell’apparecchiatura oggetto dell’analisi. È inoltre disponibile un’opzione per aggiungere ulteriori commenti per fornire maggiori dettagli al labora-
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.500 macchine monitorate da remoto attraverso un servizio di diagnostica predittiva, 3.700 ore di fermo macchina risparmiate, 45% di interventi risolti da remoto. Questi i dati raccolti durante il lockdown in Italia (marzo-maggio 2020) dai clienti di Atlas Copco grazie al suo servizio di Diagnostic Service, che consente di mantenere l’operatività degli impianti ad aria compressa nonostante le forti restrizioni alla mobilità e gli obblighi di distanziamento sociale. Il Diagnostic Service si basa sull’azione di cinque centri di controllo dislocati in diversi continenti che raccolgono e analizzano i parametri di funzionamento (temperature, pressione, consumi energetici, etc.) delle macchine connesse tramite il sistema Smartlink 2.0, che consente di monitorare da remoto la sala compressori 24 ore su 24 e 7 giorni su 7 da PC, tablet e smartphone, assicurando una visione completa della produzione di aria compressa ed aiutando a prevedere e quindi prevenire tutti i potenziali problemi che potrebbero verificarsi. I dati raccolti vengono confrontati con il loro andamento storico e viene generata una segnalazione qualora venga rilevata una potenziale situazione critica. Il segreto di questo servizio è l’algoritmo di intelligenza artificiale che
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SPECIALE MANUTENZIONE
torio. Il campione prelevato dovrà essere spedito al laboratorio indicato. I risultati completi saranno resi disponibili via e-mail o tramite l’applicazione 24 ore dopo il ricevimento del campione da parte del laboratorio, con allarmi personalizzabili per tipo di campione (olio, refrigerante o carburante) e per livello di gravità (da 0 a 4). In pochi clic, il cliente può consultare un breve riepilogo dei risultati, un elenco di azioni consigliate o il rapporto completo, scaricabile in PDF in lingua italiana.
TECNOLOGIA VR PER RIDURRE TEMPISTICHE ED ERRORI
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osa c’entra la realtà virtuale con gli impianti per la raffinazione di oli e grassi e la produzione di biodiesel/ oleochimica? Partiamo da un dato di fatto: prima di iniziare l’attività di un impianto di raffinazione, è necessario effettuare una serie di approfondimenti e test, per assicurarsi che tutto sia stato progettato e costruito a regola d’arte. Se qualcosa, come talvolta accade, non funziona, è necessario capire, modificare, sostituire, riparare. E tutto questo, oltre ad essere uno spreco di tempo e denaro, rende il cliente insoddisfatto. Per sistemi e impianti tailor-made il rischio di commettere errori aumenta notevolmente. CMBernardini International SpA, azienda internazionale leader nella progettazione e realizzazione di impianti per la raffinazione di oli e grassi e nella produzione di biodiesel e di prodotti oleochimici, per lo svolgimento delle sue attività ha adottato una tecnologia che sfrutta la realtà virtuale e basata su tecnologia steamVR. Il modello del visore utilizzato è Oculus Rift, mentre il software utilizzato per la modellazione e visione è di Cadmatic. L’utilizzo della VR riduce la possibilità di errori di oltre il 70%, consentendo di effettuare tutte quelle ispezioni e test approfonditi molto prima che anche un solo tubo sia stato costruito. Un vantaggio sicuramente di tutto rispetto dato che per sistemi e impianti tailor-made
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il rischio di commettere errori aumenta notevolmente. Un sistema, quello di CMBernardini, che ha rivoluzionato non solo l’approccio al design ma anche quello commerciale, con la possibilità di coinvolgere il cliente fin dall’inizio. Ciò significa abbattere i costi di pre-commissioning, migliorando in modo esponenziale l’esperienza del cliente perché il quest’ultimo può partecipare anche alla fase di progettazione, chiedendo di aggiungere o eliminare elementi della struttura. Decisioni che si possono prendere solo vedendo realmente con i propri occhi ciò che verrà costruito, attraverso la realtà virtuale. Grazie alla combinazione di software dedicati e strumentazione ad alta tecnologia, gli ingegneri CMBernardini possono letteralmente viaggiare all’interno di tubazioni, impianto elettrico, strutture metalliche e serbatoi, verificando che ogni singolo pezzo sia assemblato esattamente nel modo corretto. La possibilità di visualizzare su uno schermo tutte le interazioni del navigatore con il sistema, consente ai clienti e ad altri membri del team di commentare e partecipare all’ispezione. Inoltre, la tecnologia VR è accompagnata da elementi di realtà aumentata, che rendono l’esperienza di analisi e verifica ancora più approfondita. Ad esempio durante l’analisi di un tubo è possibile conoscere ogni dato, comprese le dimensioni ed i materiali di cui è composto. Allo stesso modo è possibile, ad esempio, valutare gli spazi reali della struttura, garantendone la totale ispezionabilità per effettuare operazioni di manutenzione, questione fondamentale per i clienti. In definitiva, per effettuare tutte quelle analisi, sopralluoghi e prove che richiedevano 3-4 giorni di lavoro, ora ne basta solo uno. Ciò significa che CMBernardini ha potuto mantenere la stessa quantità di tempo dedicata al controllo, ma moltiplicando i check, che ora vengono effettuati in ogni fase della progettazione. Il risultato è che la possibilità di errore tende ancora di più allo zero, riducendo allo stesso tempo lo spreco di materiale, dovuto a una progettazione errata, e un approccio più sostenibile dal punto di vista ambientale. Ciò significa anche che, nella maggior parte dei casi, utilizzando le proprie tecnologie VR e AR CMBernardini è in grado di rispettare tempi e costi concordati con il cliente per la realizzazione di impianti di raffinazione su misura e di sistemi di produzione di biodiesel, con risparmi concreti sia economici termini e per quanto riguarda i servizi di ingegneria.
MEDITERRANEAN CONFERENCE & EXHIBITION 28-30 SEPTEMBER 2021 RAVENNA - ITALY
R E T H I N KI N G E N E RGY TO G E T H E R
A L L I A N C E S FO R A S U STA I N A B L E E N E RGY F U T U R E w w w. o m c . i t B I O F U E L S - C A R B O N C A PT U R E - C C U S - C E RT I F I C A T I O N CIRCULAR ECONOMY - CLASSIFICATION - CLIMATE - CORROSION - D I G I TA L I S A T I O N - D R I L L I N G - E F F I C I E N C Y - E L E C T R I C A L E N E R G Y - E N E R G Y S T O R A G E - E N G I N E E R I N G - E N V I R O N M E N TA L E X P L O R A T I O N - G A S - G O V E R N M E N T - H E A LT H - I N S T R U M E N T A T I O N - L N G - M A I N TA N E N C E - M A R I N E - P O W E R S Y S T E M S - P R O C E S S I N G - P R O D U C T I O N - R E C Y C L E - R E G U L A T O R Y - R E N E WA B L E S S A F E T Y - S U B S E A - S U S TA I N A B I L I T Y - T E L E C O M M U N I C A T I O N S T R A N S I T I O N - T R A N S P O R TA T I O N - V E S S E L S - WA S T E M A N A G E N T exhibition@omc.it / conference@omc.it LINKEDIN @Offshore-Mediterranean-Conference
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AMBIENTE A colloquio con Marco Di Leginio, ISPRA
IL SUOLO, UNA RISORSA FONDAMENTALE DA CONOSCERE E PROTEGGERE IL SUOLO È STATO DEFINITO “LA PELLE VIVA DEL PIANETA” E RAPPRESENTA UNA PARTE DEL CAPITALE NATURALE; SE NOI LO DANNEGGIAMO LA SUA “CURA”, NONOSTANTE LA RESILIENZA DI CUI È DOTATO, NON POTRÀ MAI ESSERE IMMEDIATA E I COSTI PER EVENTUALI RIPRISTINI POTREBBERO ESSERE INSOSTENIBILI ANCHE IN TERMINI ECONOMICI. FACCIAMO UN PUNTO DELLA SITUAZIONE, CON LE AUSPICABILI ATTIVITÀ DI RECUPERO E PREVENZIONE ANCHE IN LINEA CON GLI ULTIMI PROGETTI EUROPEI, CON L’AIUTO DELLE RICERCHE SVOLTE DA ISPRA
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l suolo è, con l’aria e l’acqua, uno dei comparti ambientali che rientrano nell’accezione di “risorse naturali”. Il mantenimento dell’ambiente naturale e la protezione del suolo è quindi un’azione fondamentale per il funzionamento dell’ecosistema ed il sostentamento della vita umana. La degradazione del suolo rappresenta ormai un’emergenza a livello planetario ed è particolarmente pressante in Italia a causa dell’alta variabilità dell’ambiente e per la presenza di molti tipi di suolo caratterizzati da vulnerabilità senza dubbio più alta rispetto a quelli presenti negli altri Paesi Europei. “I suoli, anche se non sempre visibilmente, condizionano fortemente gli altri elementi del paesaggio costituendo con gli stessi un insieme sociale. Il modello dell’identità locale, che determina la peculiarità di molti luoghi e dei loro paesaggi, poggia sulle caratteristiche dei suoli localmente presenti” (Lehmann et al., 2006)” . Per approfondire l’argomento suolo, le sue caratteristiche, le funzioni, tecniche di rilevamento, abbiamo parlato con Marco Di Leginio, geologo, che lavora in ISPRA (Istituto Nazionale per la Protezione e la Ricerca Ambientale) da circa vent’anni, prima presso il Dipartimento per il Servizio Geologico, occupandosi di dissesto idrogeologico e desertificazione e poi all’interno del Sistema Informativo Nazionale Ambientale, approfondendo le tematiche relative al suolo, all’uso e alla sua copertura anche attraverso l’utilizzo di strumenti satellitari e di elaborazioni in ambiente GIS dei dati sul consumo di suolo, pubblicati annualmente dall’SNPA (Sistema Nazionale per la Protezione Ambientale). È costantemente impegnato nel reporting ambientale coordinando la stesura del capitolo “Geosfera” all’interno dell’Annuario dei Dati Ambientali dell’Istituto. Chimica Magazine: Partiamo dalla definizione. Che cosa si intende per suolo? Marco Di Leginio: Da un punto di vista normativo, nel D
Lgs del 4 marzo 2014 n. 46, il suolo viene definito come “lo strato più superficiale della crosta terrestre situato tra il substrato roccioso e la superficie. Il suolo è costituito da componenti minerali, materia organica, acqua, aria e organismi viventi”, una definizione in linea con quelle proposte in ambito internazionale e che rappresenta un grosso passo in avanti rispetto al riconoscimento di cui godeva fino a qualche decennio fa. Basti pensare che nella Legge 183/89 (“Norme per il riassetto organizzativo e funzionale
della difesa del suolo”) con suolo si intendeva “il territorio, il suolo, il sottosuolo, gli abitati e le opere infrastrutturali”, mischiando concetti profondamente diversi che spaziavano dal dissesto idrogeologico alla gestione del territorio. I suoli sono dunque corpi naturali complessi che ricoprono le parti emerse del pianeta e rappresentano il supporto e la sede di tutta l’attività biotica, compresa quella umana, presente negli ecosistemi terrestri. Sono da considerarsi a tutti gli effetti una risorsa finita e non rinnovabile visto che per formare pochi centimetri di suolo possono non essere sufficienti migliaia di anni. I suoli non sono materiali inerti ma l’interazione di miliardi di batteri, funghi e altri microbi che sono alla base di un articolato ecosistema simbiotico che vive sotto i nostri piedi. I suoli hanno la caratteristica di essere estremamente variabili nello spazio: in pochi centimetri possono cambiare il colore, l’umidità, la consistenza, i parametri fisico-chimici e i microrganismi presenti. Si formano al di sopra di un substrato roccioso, di cui ereditano alcune caratteristiche, e sono influenzati da fattori climatici, dalla morfologia, dal tempo, dai microrganismi e dall’uomo che negli ultimi secoli ha assunto un ruolo sempre più importante tra i fattori della pedogenesi. Vista la varietà del nostro territorio da un punto di vista climatico e geomorfologico, si può facilmente intuire l’enorme varietà di suoli presenti in Italia. Ma non cambiano solo lateralmente, i suoli posseggono una loro complessità anche lungo la verticale essendo organizzati in diversi orizzonti più o meno paralleli alla superficie, di dimensioni variabili e ognuno con proprie caratteristiche. Lo spessore può essere di pochi centimetri
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o diversi metri e i limiti inferiori e superiori possono essere più o meno graduali. CM: Quali sono le caratteristiche e qualità dei suoli? MDL: Le caratteristiche dei suoli sono legate al tipo di
qualità di un suolo: lo rende più strutturato facilitando il ricambio di aria e il passaggio dell’acqua, aumenta la capacità di un terreno di catturare luce e calore grazie alla sua colorazione scura, facilita la penetrazione e la crescita delle radici e costituisce una riserva di cibo per i microrganismi. La quantità di sostanza organica è dunque il risultato di un equilibrio naturale che ne assicura il contenuto ad un certo livello che è funzione del clima (temperature e piovosità) e delle caratteristiche pedologiche (struttura, drenaggio, tessitura). Questo equilibrio può essere fortemente condizionato dall’uomo attraverso le attività di gestione di un suolo: ad esempio, lavorazioni profonde frutto di un’agricoltura intensiva possono portare ad un’eccessiva ossigenazione del terreno aumentando l’ossidazione e contribuendo così ad accelerare processi di mineralizzazione della sostanza organica.
ambiente in cui si sono formati e le loro peculiarità sono legate a quei fattori già menzionati: roccia madre, clima (temperature, precipitazioni e umidità), biomassa animale e vegetale, morfologia e tempo di formazione. La genesi di un suolo (pedogenesi) avviene con la progressiva degradazione della roccia madre e il suo stato fisico dipende dalla presenza di una parte solida, costituita da elementi minerali e sostanza organica, acqua e aria. I rapporti tra queste tre fasi determinano il suo assetto fisico e quindi le sue caratteristiche meccaniche e idrologiche: le proporzioni di sabbia, limo e argilla conferiscono al suolo una sua consistenza e la distribuzione percentuale di queste particelle CM: Può spiegarci quali sono le funzioni del suolo? dà una buona indicazione di altre proprietà del Dal suolo suolo come lo stoccaggio di acqua, il dreMDL: Le funzioni del suolo sono molteplici, dipendono la naggio e la fornitura di sostanze nutritive. da quelle più ecologiche, come la produproduzione agricola La tessitura è una proprietà stabile del zione di biomassa, l’azione di filtraggio e alimentare e quindi terreno e non è destinata a cambiare né e tampone nei confronti delle sostanze la sopravvivenza umana, con le pratiche agronomiche né con la inquinanti, la capacità di stoccare carle attività zootecniche normale gestione del suolo. L’organizbonio o di immagazzinare una quantità e forestali, oltre alla zazione spaziale delle particelle e i loro elevatissima di organismi, a quelle più possibilità di coltivare reciproci legami costituiscono invece la socio-economiche che sono probabilcolture a scopo struttura di un suolo, altra caratteristica mente le più immediate e conosciute: il energetico molto importante in quanto in grado di suolo rappresenta il supporto per le infrainfluenzare la crescita delle piante, l’aerazione, strutture e gli insediamenti umani, è una fonte l’attività biologica, i regimi di temperatura e di umididi materie prime (come anche l’acqua) ed è in grado di tà, dando indicazioni sia in termini di fertilità che di tecni- proteggere e conservare il nostro patrimonio archeologico che agronomiche da adottare. Nell’architettura interna di e culturale. Non bisogna però dimenticare che dal suolo un suolo un ruolo chiave è giocato dalla sostanza organica dipendono la produzione agricola e alimentare e quindi che rappresenta il vero trait d’union tra le caratteristiche la sopravvivenza umana, le attività zootecniche e forestali, fisiche, chimiche e biologiche di un suolo. La sostanza or- oltre alla possibilità di coltivare colture a scopo energetico. ganica proviene dalla decomposizione di residui animali e Il suolo è inoltre il più grande serbatoio di carbonio del vegetali per opera dei microorganismi presenti nel terreno, pianeta e una scorretta gestione del terreno può alterare ed è costituita da molecole più o meno complesse di di- quegli equilibri nel ciclo del carbonio che porterebbero ad versi elementi a base prevalentemente di carbonio. La sua un aumento di gas climalteranti, in particolare l’anidride presenza dipende dal bilancio tra apporti e perdite deter- carbonica. Essendo poi l’interfaccia tra il substrato profonminate da alterazioni dei fattori naturali, che sottraggono do e l’atmosfera è in grado di svolgere una fondamentale carbonio attraverso fenomeni di erosione e lisciviazione, funzione protettiva, agendo come filtro e barriera, nei cono lo convertono da forme organiche a inorganiche, tra- fronti delle sostanze inquinanti ostacolando il passaggio mite ossidazione e mineralizzazione. La demolizione e la nelle acque sotterranee e quindi nella catena alimentare. continua trasformazione chimica dei componenti della Il suolo è in grado di regolare lo scorrimento delle acque sostanza organica di partenza in nuovi composti dà ori- superficiali facendo infiltrare la quantità in eccesso, di regine all’humus, che riveste un ruolo fondamentale nelle golare l’assorbimento da parte della vegetazione e di creare
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condizioni favorevoli alla degradazione delle sostanze inquinanti. Tutto questo valore protettivo che il suolo possiede dipende dalle sue proprietà chimico-fisiche e meccaniche e dall’attività biologica viste prima. Negli ultimi anni alle funzioni del suolo si è associato anche il concetto di “servizi ecosistemici”, cioè tutti quei benefici che l’uomo ottiene direttamente o indirettamente dagli ecosistemi e che sono necessari al proprio sostentamento: nella fattispecie un suolo di buona qualità e in buone condizioni è ad esempio in grado di garantire una buona produzione agricola, di prevenire eventi alluvionali, di fornire materie prime o di regolare la presenza di gas serra. CM: Parliamo ora di tecniche di rilevamento e campionamento dei suoli. MDL: Il campionamento e le conseguenti analisi devono
prima di tutto raccontare la complessità dei suoli. Esistono diversi schemi di campionamento che sono funzionali alla scala di dettaglio e alle caratteristiche che si vogliono rappresentare. L’organizzazione del piano deve tener conto del posizionamento dei punti, quale densità devono avere le aree (quanti punti per ettaro o per km2), la profondità di campionamento (i parametri fisico-chimici e biologici variano lungo la direzione verticale), la frequenza di campionamento (quanto è necessario osservare certi parametri) o quando effettuarlo (quale stagione migliore). Il sito di campionamento per essere il più possibile rappresentativo viene scelto anche in funzione dell’uso del suolo e della gestione agronomica eventualmente presente. La scelta dipende da molti fattori: la natura del parametro e l’interferenza della variabilità spaziale e verticale porteranno ad
adottare soluzioni differenti. In linea generale le reti di monitoraggio sono di due tipi: a maglie rigide o a maglie ragionate. La prima è basata su uno schema fisso con un certo passo che è funzione della scala di restituzione della mappa finale. Un esempio di questo tipo è quello dei punti di LUCAS (Land Use/Cover Area frame statistical Survey Soil), una rete europea di monitoraggio dei suoli, gestita da Eurostat in collaborazione con la DG Agri e il supporto tecnico del JRC, avviata nel 2009. Le campagne si ripetono ogni tre anni, sono estese su molti parametri e i punti vengono scelti su una griglia fissa di 2 KM in base ad alcune caratteristiche (uso del suolo, accessibilità ecc.) Sebbene poco rappresentativa per la realtà italiana, è l’unica rete di monitoraggio esistente a livello nazionale; in Europa ne esistono diverse, in Francia da circa 20 anni esiste un monitoraggio sempre con maglia rigida così come in Germania, Svizzera e Austria dove vengono monitorati costantemente i principali parametri fisico-chimici e biologici. La maglia rigida non è condizionata dalla scelta dei siti che a volte cadono in punti poco rappresentativi per cui i vantaggi alla fine sono limitati. La maglia ragionata viene utilizzata in Lombardia e in altre regioni del bacino padano ad esempio per la direttiva nitrati: molti punti coprono le diverse tipologie di suoli, di effluenti, di aziende, ecc. in modo da coprire zone vulnerabili e non. L’approccio è studiare la modalità gestionale diversa (gestioni ridotte o convenzionali) in ambienti simili per ordinamenti colturali o tipologie di suoli. Generalmente il rilevamento che non rispecchi una griglia regolare si utilizza per indagare parametri e caratteristiche che andranno poi rappresentate su cartografie di dettaglio e semi-dettaglio.
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Le osservazioni di campagna possono essere ricondotte a 4 categorie principali: profilo, trivellata, pozzetto o minipit e osservazione speditiva. Il profilo pedologico è una sezione verticale larga circa 1,5-2 metri che rappresenta lo strumento più utile per osservare la sequenza dei diversi orizzonti e per prelevare campioni. La trivellata serve per estrarre carote di suolo, se possibile vengono raggiunte profondità di un metro e il campione è molto disturbato e solo alcune caratteristiche possono essere osservate con precisione. Questo tipo di osservazione è utilizzato nelle fasi di rilevamento preliminare o nelle fasi di verifica, integrazione e validazione. Il pozzetto o minipit è uno scavo poco profondo, in genere 50-70 cm, che viene fatto per indagare i livelli più superficiali o quando è impossibile effettuare scavi con mezzi meccanici. L’osservazione speditiva avviene senza scavi e consiste in una rapida descrizione dei suoli presenti attraverso una sezione naturale esistente magari per correlarli a tipologie già descritte e conosciute. Il prelievo dei singoli campioni potrà avvenire con modalità diverse a seconda delle caratteristiche che si vogliono conoscere: campioni compositi, campioni stratificati in funzione delle profondità, campioni disturbati o indisturbati. In ogni caso il prelievo del campione rappresenta una fase delicata e deve avvenire con scrupolo per non restituire errori nelle successive analisi di laboratorio. Negli ultimi tempi si stanno utilizzando sempre più sistemi di proximal sensing o remote sensing che sfruttano le risposte spettrali che una caratteristica del suolo, come ad esempio il contenuto in carbonio organico o l’umidità, può restituire. Hanno il vantaggio di coprire zone ampie
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a costi certamente più contenuti ma c’è ancora molto da lavorare in questo senso, visto che le calibrazioni tra firme spettrali e reali caratteristiche a terra sono molto recenti. CM: E di analisi di laboratorio. MDL: Per le indagini di laboratorio esistono dei metodi uf-
ficiali messi a punto dall’Osservatorio Nazionale Pedologico e approvati con un Decreto del Ministero delle Politiche Agricole e Forestali nel 1999 e parzialmente aggiornati nel 2004. È stata pubblicata una collana che include metodi di analisi fisica, chimica, biochimica, delle acque, ecc., in cui viene specificato come deve avvenire la preparazione del campione, quale apparecchiatura è necessaria, il procedimento da seguire e che unità di misura avrà il risultato finale. È importante che il laboratorio sia accreditato e che periodicamente partecipi a circuiti di confronto inter-laboratorio (“ring test”) per verificare la precisione dei propri risultati. Il problema in molti casi è che ogni paese adotta delle metodiche differenti per cui talvolta la confrontabilità dei risultati è limitata. CM: Il controllo delle qualità del suolo è importante per prevenirne la degradazione, la contaminazione e la perdita di fertilità. Qual è la situazione in Italia? MDL: I suoli italiani sono affetti da una serie di proble-
mi di degrado, praticamente tutti quelli individuati nella vecchia strategia tematica del 2004 e riportate nella nuova proposta attualmente in fase di discussione a livello euro-
peo: perdita di carbonio organico, erosione, consumo di europeo, dalla Strategia per la biodiversità agli obiettivi di suolo, contaminazione, salinizzazione e compattazione. I sviluppo sostenibile, passando per il recente Green Deal problemi relativi all’erosione sono ben rappresentati dall’e- europeo, invitano ad un uso più efficiente delle risorse laborazione effettuata nel 2015 dal JRC dove risulta che anche sviluppando soluzioni per ripristinare l’integrità l’Italia presenta i valori maggiori di perdita di suolo tra di suoli degradati. Anche gli obiettivi della nuova strategli stati membri: 8.77 tonnellate/ettaro contro una media gia tematica per la protezione del suolo sono finalizzati a europea di circa 2.46. La carta nazionale del carbonio or- proteggere la fertilità dei suoli, a ridurre l’erosione e l’imganico contenuto negli orizzonti più superficiali, realizzata permeabilizzazione, ad aumentare la sostanza organica, ad qualche anno fa in ambito FAO, mostra invece come le identificare i siti contaminati e a ripristinare i suoli dearee agricole di pianura e collinari, in particolare vigneti, gradati, cercando di definire un “buon stato ecologico dei frutteti e oliveti, siano le più penalizzate da un punto di vi- suoli”. La speranza è che tutto questo si possa tradurre in sta di carbonio stoccato e Sicilia, Sardegna, Valle d’Aosta e una direttiva quadro con degli obiettivi da raggiungere, da Puglia le regioni con i suoli mediamente più poveri. Anche recepire nella nostra normativa nazionale. L’attuale assenza il consumo di suolo continua a crescere con velocità ele- di un documento vincolante a livello europeo pesa parecvate: ormai il 7,1% della superficie è coperta da superfici chio soprattutto in ambito italiano, dove le competenze artificiali e nel corso del 2019 altri 5.700 ettari, pari a sui suoli sono disperse e frammentate a livello regionale circa 16 ettari al giorno, sono stati ulteriormennei vari assessorati all’agricoltura o all’ambienI suoli italiani te persi. Quasi tutte le regioni del sud prete e la gestione del territorio, a seguito della sono affetti da sentano una vulnerabilità medio-alta nei riforma del titolo V della Costituzione, è una serie di problemi confronti della desertificazione e il promateria concorrente tra Stato e Regioni. di degrado: tutti quelli blema del degrado del suolo si sta afSe è vero che le informazioni sugli usi e individuati nella vecchia facciando prepotentemente anche nelle sulla conoscenza del territorio permetstrategia tematica del 2004 e regioni padane. Non si hanno ancora tono di delineare un quadro abbastanza riportate nella nuova proposta uniforme della situazione italiana anche informazioni uniformi a livello nazioattualmente in fase di nale per quanto riguarda la contaminain un arco temporale ampio, la situadiscussione a livello zione da fonti diffuse anche se problemazione conoscitiva rispetto al suolo è cereuropeo tiche legate ad attività industriali, agricole e tamente più disomogenea. Solo negli ultimi civili sono documentate in varie aree, soprattut25 anni numerose regioni italiane hanno iniziato per le concentrazioni di metalli pesanti superiori ai to sistematicamente a raccogliere dati e a produrre carvalori naturali e un eccessivo carico di azoto nei corpi idrici tografie pedologiche, talvolta anche di estremo dettaglio. superficiali e sotterranei. I dati sulla contaminazione pun- Manca sicuramente un’uniformità e un’effettiva armoniztuale vengono raccolti a livello nazionale tramite lo stato zazione di tutte queste informazioni che darebbe la possidi avanzamento sulle procedure di caratterizzazione e la bilità di giungere a sintesi nazionali organiche e attendibili messa in sicurezza/bonifica dei Siti di Interesse Nazionale in grado di dare forza e credibilità ad un tema troppo spes(SIN). Alla fine del 2018, dei 41 che fanno riferimento so trascurato. In questo senso una regia nazionale, magari direttamente al Ministero dell’Ambiente, in 35 la caratte- supportata da una rete di monitoraggio, potrebbe aiutare a rizzazione è stata eseguita in oltre il 60% della superficie, non sottovalutare più questa importante risorsa. la bonifica e messa in sicurezza con decreto in più del 13% Il suolo è stato definito “la pelle viva del pianeta” e rap(18% nel caso di acque sotterranee) e nel 16% (12% per presenta una parte del capitale naturale; se noi lo dannegle acque sotterranee) il procedimento è stato concluso. Il giamo la sua “cura”, nonostante la resilienza di cui è dotaproblema della contaminazione è molto complesso anche to, non potrà mai essere immediata e i costi per eventuali alla luce dei notevoli costi che hanno le tecnologie utilizza- ripristini potrebbero essere insostenibili anche in termini te per rimuovere o contenere un contaminante. economici. CM: Infine, di che cosa ci siamo dimenticati e che cosa non possiamo più permetterci il lusso di dimenticare? MDL: Tutti i documenti programmatici elaborati a livello
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ENERGIA A colloquio con Virginia Palomba, Senior Environmental Engineer and Project Manager presso Acqua&Sole (Gruppo Neorisorse)
e Gianmarco Bourelly,
Communications and Sustainable Development Officer, FM Logistic Italia
CIRCOLARITÀ DELLE RISORSE E COGENERAZIONE PER UN’IMPRESA SOSTENIBILE
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Chimica Magazine: Per cominciare, vogliamo inquadrare l’attività di Acqua&Sole, come premesse e come obiettivi? Virginia Palomba: Acqua&Sole fonda la sua politica azien-
ACQUA&SOLE È UN’AZIENDA OPERANTE NEL MONDO DELL’ENERGIA RINNOVABILE E DEL RECUPERO DI ELEMENTI ESSENZIALI DAI RIFIUTI ORGANICI, DA CUI SONO PRODOTTI NEL CENTRO DI VELLEZZO BELLINI UN FERTILIZZANTE ORGANICO (DIGESTATO) E UN FERTILIZZANTE AZOTATO (SOLFATO AMMONICO). I RIFIUTI STESSI SONO CIOÈ CONSIDERATI UNA RISORSA PER IL TERRITORIO AL FINE DI SALVAGUARDARE E RIDURRE IL CONSUMO DI FONTI FOSSILI NEL RISPETTO DELLE FUTURE GENERAZIONI. QUESTA NON È CHE LA PRIMA CIRCOLARITÀ CHE CONTRADDISTINGUE IL SUO OPERATO; ALL’INTERNO DI QUESTO PERCORSO SI VERIFICANO DIVERSI ALTRI PROCESSI CIRCOLARI NEI QUALI LO SCARTO DI OGNUNO DIVENTA RISORSA PER IL SUCCESSIVO. DA QUI NASCE IL PROGETTO DI “DISTRETTO ENERGETICO” AVVIATO INSIEME AD FM ITALIA E GALBUSERA NELLE SEDI ADIACENTI A VELLEZZO BELLINI, NEL QUALE IL BIOGAS DIVENTERÀ LA PRINCIPALE FONTE ENERGETICA (RINNOVABILE) PER LE DUE AZIENDE
dale su idee già concepite negli anni Settanta dall’ing. Giuseppe Natta, padre di Francesco, Amministratore Unico dell’azienda. Il principio base di Acqua&Sole infatti è quello dell’economia circolare e l’obiettivo con cui, nel 2011, è stato concepito e realizzato l’impianto di Vellezzo Bellini, è produrre sostanze fertilizzanti e nutritive in grado di rispondere alle esigenze del territorio agricolo circostante. Lo scopo dunque è riportare alla terra ciò che le viene sottratto con l’attività agricola. Ad ogni raccolto infatti il campo perde sostanze nutritive che vanno reimmesse per garantirne la fertilità. Oggi tipicamente si acquistano, e per lo più dall’estero, fertilizzanti chimici di origine mineraria, come ad esempio azoto e fosforo. Oltre a questi però andrebbe reintegrata anche la componente organica, indispensabile per trattenere gli elementi nutritivi all’interno del suolo. Per noi tutto questo avviene applicando alle pratiche agricole il principio di economia circolare: la nostra materia prima infatti sono rifiuti a matrice organica, provenienti dal ciclo di produzione e consumo degli alimenti, tra cui principalmente fanghi provenienti dagli impianti di depurazione delle acque reflue urbane e fanghi provenienti dall’industria agro-alimentare. Da questi materiali si possono recuperare gli elementi nutritivi di cui l’agricoltura ha bisogno. L’impianto realizzato è a fonte rinnovabile e si basa su un processo di digestione anaerobica termofila: ovvero la sostanza organica viene degradata da batteri in assenza di ossigeno e in condizioni di temperatura tali da favorirne lo sviluppo. Dopo un tempo di trattamento superiore ai 20 giorni minimi previsti dalle normative di riferimento ne deriva un prodotto denominato “digestato”, un substrato stabilizzato, a basso impatto odorigeno e dunque privo di impatto sociale – e contemporaneamente si produce biogas. CM: Come viene utilizzato il biogas ottenuto come sottoprodotto? Possiamo parlare di cogenerazione? VP: Sì. Con il biogas alimentiamo un impianto di valoriz-
zazione energetica della potenza complessiva installata di 2 MWe, che non ha mai percepito incentivi: la richiesta di autorizzazione presentata nel 2011 non è stata presentata ai sensi del D. Lgs 387/03 e s.m.i. (necessaria per la
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BIOFILTRO A LEGNO SUL TETTO DELL'IMPIANTO.
mediante produzione di vapore e di acqua calda. Il calore inoltre viene fornito agli uffici e alle varie utenze presenti nel sito. Invece, per quanto riguarda l’energia elettrica, anch’essa viene sfruttata internamente, ma la gran parte è ad oggi ceduta in rete. richiesta degli incentivi pubblici), ma ai sensi dell’art. 208 del D.Lgs 152/06 proprio perché il fine dell’impianto è sempre stato il recupero degli elementi nutritivi da rifiuti, ossia la produzione di un fertilizzante ammoniacale (solfato ammonico) e di un fertilizzante organico (digestato) da destinare al mondo agricolo. Solo nel 2015, prima dell’attivazione dell’impianto di recupero di elementi nutritivi, è stata presentata apposita richiesta di autorizzazione dell’attuale impianto di valorizzazione energetica del biogas ai sensi del D.Lgs 387/03 e s.m.i. Per noi comunque si parla di cogenerazione perché con i motogeneratori e la caldaia installati produciamo energia sia elettrica che termica. Non riusciamo a rientrare nei parametri della CAR (cogenerazione ad alto rendimento) ma riusciamo a recuperare calore da destinare in sito. Con questo calore riusciamo a coprire le esigenze interne, principalmente la necessità di mantenere i digestori alla temperatura di circa 55 °C, affinché i batteri termofili possano svolgere la loro attività. Pur essendo totalmente coibentati, i digestori infatti hanno bisogno di un apporto di calore dall’esterno, che avviene
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CM: Da questo surplus nasce il progetto che coinvolge FM e Galbusera? VP: Su sollecito della Regione Lombardia, al fine della pro-
mozione di innovazione e nuovi sistemi, abbiamo proposto la realizzazione di un distretto energetico nell’ottica di estendere ulteriormente i servizi che offriamo al territorio, in aggiunta a quelli forniti al mondo agricolo. Già ad oggi, con la sola fertilizzazione organica dei suoli da noi promossa, si valuta un risparmio per il mondo agricolo di oltre 1,2 milioni di euro, senza considerare il valore ambientale connesso allo stimolo della biodiversità, all’aumento della ritenzione idrica e al carbon sink. L’idea è proprio quella di valorizzare presso altre sedi la nostra disponibilità di biogas, con l’obiettivo di ridurre quanto più possibile l’utilizzo di fonti fossili anche nelle realtà vicine. Il tutto avviene con il supporto della Regione Lombardia e di RSE (Ricerca sul Sistema Energetico): già nel 2019, infatti, la Regione aveva espresso il proprio interesse al progetto presentato da Acqua & Sole Srl nell’ambito del
“Progetto pilota di Energy Communities” indetto da RSE al fine di contribuire al processo di recepimento della Direttiva REDII e della direttiva IEM. In questo contesto, stiamo predisponendo la richiesta di autorizzazione per poter realizzare presso i rispettivi siti di FM Italia e di Galbusera degli impianti di produzione di energia elettrica e termica mediante l’utilizzo di biogas, che sostituiranno, come per noi, l’acquisto di energia elettrica e il consumo di metano da rete per l’alimentazione delle varie utenze. Gianmarco Bourelly: Per FM Logistic, e di conseguenza
sibilità di realizzare un sistema per la refrigerazione delle celle, ma anche questo parte fa parte degli sviluppi futuri. CM: Avete ancora energia in eccesso che possa essere offerta ai cittadini? VP: In prospettiva, con le adeguate implementazioni im-
piantistiche, potremmo anche fornire energia alla popolazione dei comuni vicini, la cui distanza è compatibile con questi progetti. Vellezzo Bellini per esempio è a 1 km dalla nostra sede, Rognano a 600 metri, ma anche i comuni di Casarile o Giussago hanno espresso interesse per le nostre iniziative. La parte complicata però riguarda la definizione del quadro normativo in cui sarà possibile operare. La connessione diretta con altre utenze, dato che il nostro impianto è già qualificato SEU (Sistemi Efficienti di Utenza), non è ad oggi consentita e le attuali norme di riferimento per la “Comunità Energetiche” non riguardano impianti della nostra taglia.
per FM Italia, lo sviluppo sostenibile è diventato uno dei principali asset aziendali. La nostra mission investe tutta la supply chain, concretizzandosi con l’attenzione verso quattro obiettivi di sostenibilità: Zero Waste, Caring for People, Sustainable Warehouses e Sustainable Transportation. Il sito FM di Vellezzo Bellini è attivo dal 2018 ed è nato in funzione di Galbusera, che qui ha collocato il suo principale polo produttivo. Per gli impianti Questo doppio sito produttivo-logistico Anche nel caso del progetto realizzato con da noi realizzati e è confinante con la sede di Acqua&SoFM e Galbusera, sarebbe stato più facile gestiti ci piace parlare di le dove questa vicinanza è stata molto portare loro direttamente l’energia elet“Sostenibilità Circolare”, proficua e funzionale alla realizzazione trica e termica prodotta presso il nostro un sistema virtuoso dove dei rispettivi obiettivi di sostenibilità impianto, ma questo non è ancora conl’applicazione dell’economia sentito dalla regolamentazione tecnica ambientale, da cui l’avvio del progetto circolare coinvolge i diversi di ARERA (Autorità di Regolazione per congiunto del distretto energetico. In attori del territorio questo contesto, la nostra azienda si imEnergia Reti e Ambiente) e di fatto con pegna a ridurre gli impatti del suo lavoro nei le due aziende la soluzione messa in atto è luoghi dove è presente, cercando dove possibile stata quella del trasporto di biogas e installazione di contribuire al miglioramento della collettività. di impianti di valorizzazione presso i rispettivi siti. Peraltro già questo progetto ha richiesto un lavoro notevole dal CM: Con questo progetto riuscite a coprire i rispettivi fab- punto di vista della definizione del processo autorizzativo e bisogni? la Regione ci ha dato un grosso supporto: il biogas infatti è un rifiuto, dunque dobbiamo far autorizzare in primis l’atGB: Galbusera necessita di circa 700 kW in totale e dispo- tività di recupero di biogas presso i due siti di FM e Galbune già di un motogeneratore a metano da 300 kW; dunque sera nella vigente autorizzazione dell’impianto di Vellezzo dovremo convertire questo motore da metano a biogas e e contestualmente richiedere apposita autorizzazione ai installare un nuovo motogeneratore da 400 kW, in modo sensi del decreto 387/2003 per i due impianti da realizzare da coprire l’esigenza elettrica e termica. presso i siti di Galbusera e di FM Logistic, che saranno Per quanto riguarda il magazzino FM, la sua principale in titolarità di Acqua&Sole (produttore); i due impianti esigenza riguarda l’energia elettrica con un fabbisogno me- cederanno energia elettrica al singolo sito industriale, ridio di circa 250 kW. In questo caso installeremo un nuovo entrando nelle attuali configurazioni della SEU, Sistemi motogeneratore di potenza pari a 300 kW, per coprire an- Efficienti di Utenza. E questa configurazione consente di che eventuali picchi di consumo; la parte elettrica dunque rispettare i vincoli normativi attuali. sarà del tutto soddisfatta e anche qui stiamo studiando la possibilità di riconvertire la parte di calore. In più, stiamo Il discorso della produzione di energia a favore del terrianche cominciando a parlare di trigenerazione, con la pos- torio per impianti della nostra taglia, invece, è del tutto
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INGRESSODELLA MATERIA PRIMA ALL’IMPIANTO PRINCIPALE.
DIGESTORI CON CUPOLE DI RACCOLTA BIOGAS.
IMPIANTO DI COGENERAZIONE.
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IMPIANTO DI ESTRAZIONE DELL’AMMONIACA.
CARICO DEL DIGESTATO SUI CAMION.
nuovo e nessuno lo ha ancora affrontato proprio a livello normativo; tuttavia stiamo cercando di portarlo avanti in collaborazione con la Regione Lombardia e con la provincia di Pavia, alle quali dobbiamo riconoscere grande disponibilità e una spiccata sensibilità per i progetti dove trovano applicazione i principi di “Economia circolare” e il risparmio di risorse. Da parte nostra, per gli impianti da noi realizzati e gestiti ci piace parlare di “Sostenibilità Circolare”, un sistema virtuoso dove l’applicazione dell’economia circolare coinvolge i diversi attori del territorio. In tale sistema tutti gli interlocutori, a partire dal cittadino, sono coinvolti in un
processo virtuoso dove il fine è il costante miglioramento a beneficio dell’ambiente e della collettività. A tale scopo abbiamo richiesto nel corso del 2018 un’autorizzazione all’ampliamento del nostro impianti (rilasciata nel mese di marzo 2020), dove è prevista la produzione di biometano. Lo stesso sarà destinato a una stazione di servizio per la distribuzione al pubblico di biocarburanti che è stata concepita come sistema di coinvolgimento della popolazione che intorno all’impianto risiede. Il cittadino, adeguatamente sensibilizzato, può fare tanto nel sistema di produzione di rifiuti e può produrre rifiuti di “qualità”, ossia che non presentino delle impurità dannose al processo che
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noi conduciamo presso il nostro impianto. Quanto più il cittadino risulterà virtuoso nel processo di produzione del rifiuti tanto più percepirà un vantaggio economico nel rifornimento di biometano.
o meglio biometano. L’aspetto innovativo e sostenibile in questo caso è dato dal fatto che questo metano proviene da materia rinnovabile e dunque non ha un impatto sulle risorse in nessun punto del processo: né sulla parte iniziale, né sulla lavorazione, né sulla parte finale.
CM: E per quanto riguarda le emissioni di CO2 da biogas?
Con il CM: Acqua&Sole tratta anche il rifiuto organostro processo nico da raccolta porta a porta? non andiamo VP: Il biogas è composto principalmenad alterare il processo te da CH4 (metano) e CO2 (anidride VP: Nel previsto ampliamento del noglobale di emissione di carbonica), ma questa CO2 è di origine stro impianto siamo autorizzati a ritiraCO in atmosfera, perché biogenica. Con il nostro processo dunre anche “FORSU” (Frazione Organica 2 quella CO2 sarebbe stata que non andiamo ad alterare il processo del Rifiuto Solido Urbano) e per il ritiro emessa in ogni caso dalla globale di emissione di CO2 in atmosfedi tale tipologia di rifiuto abbiamo presostanza organica ra, perché quella CO2 sarebbe stata emessa visto ulteriori accorgimenti tecnici, grazie nell’ambiente in ogni caso dalla sostanza organica nell’amalla ricerca finanziata dal MISE per la messa biente; dunque la situazione è ben diversa dal metano proveniente da fonti fossili. Per quanto riguarda il biogas destinato all’autotrazione, questo deve rispettare determinati requisiti e quindi dobbiamo depurarlo della componente di CO2, affinché torni ad essere solo metano,
a punto del processo e di macchine innovative. Il processo di trattamento successivo è diverso dalle consuete attività gestionali; sfruttiamo infatti sempre la digestione anaerobica termofila ad alta concentrazione di solidi e il nostro prodotto principale è sempre il digesta-
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to, che rimane un rifiuto: proprio per questa ragione noi possiamo gestirlo in modo da garantire una completa tracciabilità del prodotto, da quando è stato prodotto fino a tutti i terreni in cui è stato distribuito.
LA VISITA AL SITO
CM: Ma l’acqua e il sole della vostra ragione sociale? VP: L’idea del nome è tutta di Fran-
cesco poiché tutte le energie rinnovabili di fatto sono generate con la combinazione di tali elementi, ma in un certo senso abbiamo anche quelli. Per quanto riguarda l’acqua, abbiamo avviato due impianti idroelettrici ad acqua fluente, rispettivamente a Garlasco e a Corteolona-Genzone. Inoltre abbiamo realizzato diversi impianti fotovoltaici su superfici di discarica chiuse o tetti bonificati mediante la rimozione di cemento amianto, sulle quali si può fare ben poco come nuove realizzazioni. Anzi, di fatto l’attività di Acqua&Sole è cominciata proprio con la gestione e realizzazione di impianti per la valorizzazione energetica del biogas da discarica al fine della produzione di energia elettrica. Acqua&Sole nasce dallo scorporo del ramo biogas dell’azienda Ecodeco, fondata dall’ing. Giuseppe Natta, che ha realizzato sia in Italia che all’estero, diversi impianti denominati ITS, stazioni di trasferimento intelligenti. Acqua&Sole è nata nel 2007 e il suo fine all’epoca era l’ottimizzazione della gestione delle discariche, al fine di consentire un’ottimale valorizzazione del biogas prodotto che porta ad una rapida mineralizzazione del rifiuto riducendone così l’impatto ambientale. La sua mission è sempre stata la valorizzazione dei rifiuti come risorsa per il territorio e la salvaguardia dell’ambiente.
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a visita al sito comincia guardando i risultati dei test agronomici che l’azienda svolge regolarmente sulla qualità dei propri prodotti fertilizzanti, in collaborazione con l’Università degli Studi di Milano; la collaborazione con la ricerca universitaria è peraltro una costante dell’azienda e molti componenti impiantistiche presenti a Vellezzo sono nate da risultati di ricerche svolte. Le diverse sementi vengono piantate e concimate in modalità diverse: la differenza fra la crescita con fertilizzante chimico e con il digestato balza all’occhio in quanto la foglia trattata con digestato risulta più verde, grazie al maggior assorbimento di azoto dal terreno. Arriviamo poi davanti alle porte di ingresso all’impianto principale, dove entra la materia prima (il rifiuto) e viene scaricata nelle
rispettive vasche. Dal punto di vista dell’impatto ambientale – l’odore – questa è la fase più delicata di tutto il processo, poiché in seguito tutte le movimentazioni sono gestite mediante tubazioni. Tuttavia grazie ad una serie di soluzioni, per esempio la gestione in depressione dell’edificio di ricezione dei rifiuti, anche in adiacenza ai portoni di scarico l’odore è molto contenuto. L’aria nel capannone deve essere rigorosamente aspirata e filtrata mediante biofiltro, posto sul tetto del capannone; questo evita le emissioni di odore verso l’ambiente esterno. Lo vediamo salendo sul tetto e camminando su una sorta di “piscina” di scagliette di legno, alta circa un metro e mezzo, che viene mantenuta in condizioni ottimali di umidità e calore. Camminando sul filtro e trovandoci esattamente al di sopra dell’impianto non sentiamo nessun odore se non un delicato profumo di sottobosco: merito dei
grande soddisfazione e ci stimola a crescere, sviluppare e innovare ogni giorno».
microrganismi aerobici presenti nel legno che depurano l’aria proveniente dal basso. Il legno che si consuma viene periodicamente reintegrato o sostituito e quello che ne deriva è già compost di origine vegetale, che viene sparso sui terreni circostanti. Dalle vasche di ricezione il rifiuto, in base anche alla ricetta impostata, viene prelevato mediante carroponte, completamente automatizzato il chè garantisce l’assenza di persone all’interno del capannone e quindi a contatto con i rifiuti; viene scaricato nella tramoggia di carico e in questa fase vengono aggiunti vapore e batteri, che cominciano subito a degradare la sostanza organica. Dietro al capannone principale vi sono i tre grandi digestori e un serbatoio di stoccaggio del digestato al quale sarà presto aggiunto un secondo, i cui lavori sono attualmente in corso, per far fronte alle richieste crescenti da parte degli agricoltori. «Tale domanda crescente - afferma Virginia Palomba - è per noi
Sopra ai digestori si vedono le grandi cupole a doppia membrana dove si raccoglie il biogas che poi verrà inviato ai motogeneratori. Prima della valorizzazione energetica mediante combustione in caldaia o motogeneratori, il biogas viene trattato mediante un filtro a carbone attivo che rimuove i composti provenienti dalla degradazione dei silossani, in quanto nella combustione questi possono dare origine a un effetto usurante sulle componenti dei motogeneratori. Anche la scelta dei carboni attivi è stata frutto di una ricerca condotta con l’Università di Genova al fine della definizione dei composti presenti nel biogas. Tale installazione ha contribuito in maniera sostanziale all’aumento della vita utile delle componenti dei motori, comportando una minore produzione di rifiuti derivanti dalla manutenzione dell’impianto. I carboni stessi, una volta portati a fine vita non vengono smaltiti, ma bensì rigenerati, seguendo anche in questo caso il nostro principio aziendale. È presente anche un impianto dedicato all’estrazione dell’ammoniaca nella fase di digestione anaerobica termofila. La stessa ammoniaca rappresenta un prodotto della degradazione svolta dai batteri e può inibire il processo di digestione. L’impianto a “film sottile”, che è stato concepito da Acqua & Sole, consente di estrarre ammoniaca dalla corrente trattata e di produrre solfato ammonico; un vero e proprio fertilizzante, un end of waste, che può essere utilizzato in agricoltura anche con le colture in atto. Il digestato, invece, viene generalmente utilizzato in presemina. Dal serbatoio di stoccaggio,
sempre mediante tubazioni e senza entrare mai in contatto con l’aria, il digestato viene caricato sui camion cisterna, quelli che poi si occuperanno del suo trasporto in campo per la relativa distribuzione mediante iniezione a una profondità di circa 15 cm. Per la distribuzione in campo sono state concepite sempre da Acqua&Sole apposite tecniche di iniezione. A rateo variabile e gestite da un sistema di telelettura satellitare in linea con i più moderni principi dell’agricoltura conservativa e sofisticata. Da tutto questo processo, sostanzialmente non si producono scarti. Dai fanghi di depurazione e dai rifiuti provenienti dal ciclo di produzione e consumo degli alimenti, mediante l’aggiunta di calore (sotto forma di vapore e acqua calda) e batteri, non esce nulla se non un fertilizzante organico, ossia il digestato e un fertilizzante azotato, il solfato ammonico. Gli unici rifiuti prodotti sono quelli derivanti dalla manutenzione dell’impianto, ad esempio i componenti usurati derivanti dalla manutenzione dell’impianto di valorizzazione energetica del biogas. Anche l’acqua di prima pioggia derivante dalle aree soggette a maggiore sporcamento viene recuperata e inviata al processo. Tutto ciò che entra come rifiuto, invece, esce rinnovato come prodotto utile per il territorio e l’ambiente. Acqua&Sole Srl opera per creare al contempo stimolo e sinergia tra le imprese del territorio e per questo è promotrice del “Distretto Energetico” il cui principio è il risparmio e la riduzione dell’uso di fonti fossili partendo da “banali” fertilizzanti e passando all’energia elettrica, termica, a biocombustibili. Al solito “l’unione fa la forza” non solo economica, ma soprattutto per l’ambiente.
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PRODUZIONE Intervista a Manuel Oldrati, amministratore delegato Oldrati Group SpA
QUANDO LA SOSTENIBILITÀ È UNA GOMMA CHE SI COLTIVA DA GENERAZIONI FINO AD ORA LA GOMMA È STATA CONSIDERATA UNA RISORSA NATURALE NON RINNOVABILE E QUINDI SOGGETTA A SMALTIMENTO UNA VOLTA GIUNTA A FINE VITA. IL GRUPPO OLDRATI HA INVECE DIMOSTRATO IL CONTRARIO, REALIZZANDO UNA GOMMA DERIVANTE DA MATERIA PRIMA RIGENERATA, LE CUI PRESTAZIONI SONO PARAGONABILI A QUELLE DELLA MATERIA VERGINE. FRUTTO DI UN KNOW HOW VERTICALIZZATO E UNA VOCAZIONE ALLA SOSTENIBILITÀ CHE HA RADICI LONTANE 44
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Chinica Magazine: Quando ha inizio la Oldrati Group? Quali sembianze aveva allora e come si è evoluta nel tempo? Manuel Oldrati: La nostra è una
realtà imprenditoriale italiana che prende forma nel 1964 grazie a mio padre, che dopo diversi anni spesi ad apprendere nuove tecniche produttive per sviluppare e realizzare guarnizioni in elastomero fonda la Oldrati Guarnizioni Industriali. La sua capacità imprenditoriale mista alla sua creatività lo portano a cercare sempre nuove soluzioni e ad impiegare nuovi materiali, affiancando alle guarnizioni in metallo quelle in gomma. È proprio questo cambio di rotta che ci ha portati ad essere oggi una delle più importanti realtà aziendali in Italia specializzate nella produzione di articoli in gomma/ silicone/ plastica/ termoplastiche, oltre che guarnizioni industriali e stampi per guarnizioni su commissione per tutti i settori di mercato. Oggi il Gruppo Oldrati è composto da undici siti produttivi tra Italia e l’estero e conta quasi 1.750 dipendenti con un fatturato aggregato di circa 170 milioni di euro. Ammontano a nove i plants produttivi presenti in Italia, in cui trovano spazio un laboratorio di ricerca e sviluppo sui materiali, officine dedicate alla progettazione e alla creazione di stampi, linee produttive per gomma, gomma-metallo, silicone, plastica e termoplastica. All’estero siamo invece presenti in Slovacchia e Turchia e recentemente abbiamo avviato una joint venture in Serbia alla quale ne seguirà un’altra in Russia. Oltre che alla produzione, molta attenzione è rivolta anche ai processi di stoccaggio e distribuzione: le materie prime e i semilavorati vengono conservati in celle frigorifere cli-
matizzate all’interno dei nostri magazzini a temperatura controllata, dove la luce naturale non viene fatta filtrare perché nemica diretta della gomma, in quanto ne altera le proprietà intrinseche. La distribuzione avviene invece attraverso una rete consolidata di partner dotati di mezzi a temperatura controllata sopra lo zero. Siamo sempre stati multisettoriali e tra i nostri mercati più importanti rientrano l’home appliance, automotive, heating, hobby and sports, medical device, baby care… ma anche l’oil&gas, per il quale abbiamo una divisione dedicata composta da circa quindici persone. Questo perché se per tutti gli altri settori le tecnologie sviluppate possono essere quasi trasversali, per il petrolchimico è invece richiesto un elevato grado di specializzazione, con l’impiego di materiali che devono garantire le medesime prestazioni anche se sottoposti a condizioni estreme, come le alte temperature o la presenza di materiali infiammabili. CM: La vostra attenzione alla sostenibilità è frutto di un lungo percorso che vi ha portati alla creazione di un materiale innovativo come Ogreen, una gomma derivante da materia prima rigenerata. Come siete arrivati a questo importante traguardo? MO: Negli anni Settanta mio padre aveva già iniziato a re-
cuperare gli scarti derivanti dai nostri processi industriali con la volontà di trasformarli in materia prima da riutilizzo, riducendo così gli sprechi ma soprattutto contribuendo a salvaguardare le riserve naturali del nostro pianeta. La rigenerazione è infatti quel processo che prevede il riutilizzo di scarti e rifiuti per dare vita a nuovi prodotti, riducendo drasticamente gli sprechi, e contribuisce alla creazione di un’economia sostenibile perché circolare.
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PRODUZIONE
CM: Certo non è da tutti riuscire a raggiungere questi risultati dal punto di vista della sostenibilità. MO: Questo è vero. Infatti, la realizzazione di Ogreen è
stata raggiunta grazie ad una filiera integrata, dalla miscelazione delle materie prime ai trattamenti superficiali, passando per la realizzazione delle attrezzature di stampaggio. Questo particolare tipo di materiale richiede un’organizzazione interna altamente integrata, dallo studio della mescola elastomerica alla realizzazione degli stampi fino alla lavorazione finale. Il suo processo produttivo inizia con la selezione della gomma vulcanizzata; scarti della produzione standard, che altrimenti dovrebbero essere smaltiti. La gestione del materiale contribuisce enormemente alla qualità della mescola rigenerata e del prodotto finito. Negli anni, il reparto Ricerca e Sviluppo di Oldrati ha affinato il processo di rigenerazione basato esclusivamente sui trattamenti termici e meccanici ai quali viene sottoposto il materiale ed evitando l’utilizzo di trattamenti chimici. Infatti, attraverso la fase di eco-mastering, la gomma viene rigenerata e portata ad una fase di pre-vulcanizzazione.
Nel nostro settore, il dato può variare tra tipologia di prodotto e produzione ma si può arrivare a scartare anche fino al 10% tra il prodotto finito e il prodotto stampato; se tutti impiegassimo la rigenerazione, dopo dieci anni avremmo risparmiato circa il 40% di materia prima “vergine”. Il modo più efficace, infatti, per ridurre l’impatto ambientale è quello di non utilizzare materiale vergine che deve essere estratto o sintetizzato, sfruttando le risorse naturali e mettendo sotto pressione gli ecosistemi locali. La gomma è una materia organica che per il 98%, una volta arrivata alla fine del suo ciclo vita, Ogreen è viene interrata. Utilizzando materiali seun compound e condari, contribuiamo sicuramente a rappresenta la materia ridurre questo fenomeno e, grazie alla prima che, insieme ad rigenerazione, evitiamo di smaltire in altri elementi e ad una discarica l’equivalente in peso di 1.500 percentuale di materiale auto utilitarie.
Il passo successivo è la creazione vera e propria di Ogreen: in base alle prestazioni richieste dall’articolo tecnico, la mescola può contenere una percentuale variabile di gomma rigenerata mentre la restante parte può essere abbinata a vergine, dà forma al specifici ingredienti. La produzione del manufatto finito Ogreen è un compound e rappresenta la nuovo articolo tecnico può quindi seguire materia prima che, insieme ad altri elementi e le metodologie classiche (stampaggio, estruad una percentuale di materiale vergine, dà forma sione…) seguendo le specifiche di produzione deal manufatto finito. Proprio per questo, per rendere la ma- finite in fase di progettazione. teria prima modellabile e quindi riutilizzabile, la gomma Ogreen è in grado di garantire prestazioni paragonabili a subisce un processo termomeccanico di rigenerazione, ri- quelle ottenute da prodotti con materie prime vergini. Il portando il materiale allo stato vergine. governo dell’intero processo, dalla selezione al trattamento La selezione dei materiali e la gestione dei processi rigene- rigenerativo fino alla produzione della mescola, consente rativi sono la chiave per poter creare un prodotto finito pa- un controllo costante di tutte le fasi mantenendo inalterate ragonabile a quello realizzato esclusivamente con gomma le caratteristiche della gomma. vergine. Il nostro processo di rigenerazione è stato affinato negli anni per garantire che le caratteristiche fisiche della Da anni investiamo risorse e processi tesi a strutturare gomma non subiscano variazioni in fase di trasformazione. un’economia circolare della gomma e migliorare il Life È stato un percorso molto lungo e impegnativo, segnato Cycle Assessment (LCA) dei prodotti, dalla progettazione, da ricerca, investimenti e tanta determinazione a non fer- alla produzione, al consumo, fino alla destinazione a fine marsi anche quando non ottenevamo i risultati sperati ma vita. Minimizzando scarti ed emissioni di CO2 vogliamo ne è valsa la pena perché quello che abbiamo ottenuto è un porre l’attenzione non solo sulla prevenzione delle estermateriale che consente cicli rigenerativi pressoché infiniti. nalità ambientali negative ma anche sulla realizzazione di
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nuovo valore sociale e territoriale. Il nostro è un percorso di crescita sostenibile iniziato oltre quindici anni fa e ci piacerebbe che un giorno quanto raccolto possa essere messo a disposizione di tutti. CM: Un prodotto generato con Ogreen è quindi paragonabile ad uno ottenuto da materiale vergine? MO: Ogreen può essere utilizzato al 99% per produrre
uno stampo che ha permesso di produrre su scala industriale, con stampaggio di plastica ad iniezione, la valvola Charlotte. La sua funzione è creare una connessione tra la maschera e l’ossigeno, per permettere la respirazione di un paziente Covid-19 garantendo la giusta pressione di insufflazione dell’aria grazie alla stabilità del sistema.
nuovi componenti, a seconda delle prestazioni specifiche richieste dal cliente e del settore di applicazione. Se c’è bisogno di un articolo finito che rispetti specifici parametri di omologazione, conformità, ecc. – penso ad esempio al mondo del baby care piuttosto che al settore alimentare – siamo noi i primi a non proporlo, almeno per il Conoscenza approfondita della maschera da snorkeling, momento. Per tutto il resto invece lo consigliamo senza velocità di industrializzazione della valvola Charlotte e problemi, perché ha delle performance assolutamente qualità del manufatto sono stati fattori propulsivi decisiparagonabili a quelle della materia prima vergine e, certi vi per il progetto, che ha avuto, durante le fasi di picco della sue prestazioni, in questi mesi lo abbiamo dato in dell’epidemia nel 2020, diffusione e condivisione a livello prova ad alcuni nostri clienti per avere un riscontro ester- mondiale. L’industrializzazione del processo di produzione no e devo dire che i primi risultati confermano già della valvola è stata infatti di fondamentale imporle nostre aspettative. tanza perché ha garantito la precisione dimenInoltre, stiamo valutando l’aspetto delsionale e ripetibilità qualitativa di tutte le Grazie al le certificazioni nonché considerando valvole. Standardizzando la produzione si nostro know how la possibilità di aumentare la quantità è reso pressoché nullo, infatti, il rischio abbiamo contribuito di materiale rigenerato all’interno dei di produrre valvole difettate, non efficaalla trasformazione della prodotti finiti. Stiamo lavorando inci e quindi inutilizzabili. L’anno scorso maschera da snorkeling fatti con diverse percentuali di Ogreabbiamo donato circa 10.000 kit tra full face in una en all’interno degli articoli in base alle Easy-Covid-19 e valvole Charlotte Olmaschera respiratoria performance richieste dal cliente: ad oggi drati agli ospedali in prima fila nella lotta d’emergenza più elevate sono le prestazioni e meno pera Covid 19. centuale di gomma rigenerata verrà impiegata, mentre il nostro prossimo obiettivo è proprio A partire da questa esperienza, per noi molto quello di aumentare via via il dosaggio. importante, abbiamo mantenuto e portato avanti la collaborazione con Isinnova e ci siamo concentrati su un CM: Parliamo sempre di sostenibilità, ma “sociale”. L’an- nuovo progetto rivolto sempre al settore ospedaliero che no scorso, nei mesi più drammatici della pandemia siete verrà presentato nelle prossime settimane. Sarà il primo stati capofila di un progetto che ha avuto rilevanza mon- prodotto finito e completo di Oldrati rivolto al mercato diale. e potrebbe rappresentare un’ulteriore evoluzione degli apparecchi impiegati per la somministrazione dell’ossigeno MO: Grazie al nostro know how abbiamo contribuito alla ai pazienti, molto più maneggevoli, leggeri ed ergonomici trasformazione della maschera da snorkeling full face in che riteniamo possa essere una rivoluzione per tutto il setuna maschera respiratoria d’emergenza in grado di aiutare tore healthcare. i malati di Covid 19 attraverso l’aggiunta di una valvola prodotta proprio da noi. Il Gruppo si era già occupato della produzione delle maschere da snorkeling e, grazie alla fondamentale collaborazione con le diverse realtà coinvolte nel progetto, è riuscito a creare in tempi record
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LACTIPS, DAL LATTE LA BIOPLASTICA CON IL SUO NUOVO MATERIALE, L’AZIENDA FRANCESE LACTIPS PROPONE UNA POSSIBILE SOLUZIONE AL PROBLEMA DELLA PLASTICA, CHE DEVE ESSERE SOSTITUITA CON MATERIALI SMALTIBILI O RICICLABILI MA DOTATI DI FUNZIONALITÀ ADEGUATE AI TANTI COMPITI CHE DEVONO SVOLGERE. LA NOVITÀ È COSTITUITA DA UNA NUOVA BIOPLASTICA IDROSOLUBILE E BIODEGRADABILE, OTTENUTA DALLE PROTEINE DEL LATTE, OSSIA DALLA CASEINA di Giorgio Vizioli
È
possibile ottenere le stesse prestazioni di duttilità, resistenza ed economicità proprie della plastica senza creare gli innumerevoli problemi di inquinamento, smaltimento e riciclaggio che rendono questo materiale di sempre più difficile e problematica gestione? Sicuramente ci stano provando in molti, perché la salvaguardia dell’ambiente e la sostenibilità sono, non da oggi, impegni precisi e vincolanti per l’industria di ogni settore. Dalla Francia sembra arrivare una risposta affermativa a questa domanda. Parliamo infatti di Lactips, una realtà con sede nelle vicinanze di Saint-Etienne, non lontano da Lione, fondata nel 2014 dall’imprenditrice Marie-Hélène Gramatikoff, che ha messo a punto una bioplastica idrosolubile e biodegradabile, ottenuta dalle proteine del latte, ossia dalla caseina. Il materiale è protetto da sei brevetti internazionali e certificato da enti normatori quali TÜV Austria e ASTM International (American Society for Testing and Materials) International. È stata inoltre selezionata per il programma francese Tech GREEN20, ha ricevuto il marchio GreenTech Innovation e ha aderito al Global Compact delle Nazioni Unite. Il nuovo polimero si propone come alternativa all’alcol polivinilico (PVA): le prime applicazioni sono state nella detergenza, per il confezionamento di tavolette monodose
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per lavatrici e lavastoviglie. Dopo i primi sei anni di attività, nel corso dei quali il nuovo materiale e i processi produttivi sono stati sviluppati e ottimizzati, Lactips ha avviato la realizzazione di un nuovo impianto nella Valle della Loira grazie al quale la capacità produttiva, in volume, sarà moltiplicata di quasi sette volte. Si tratta di un obiettivo reso realistico dalle sempre più ampie utilizzazioni del nuovo polimero e da una domanda in costante espansione. Frutto della riqualificazione di una fabbrica alimentare dismessa due anni fa, lo stabilimento entrerà in funzione l’anno prossimo. Su un’area di 12mila metri quadrati, ne saranno attrezzati 2.500 per le attività produttive e ulteriori mille a uso uffici e laboratori per ricerca e sviluppo. Inizialmente l’impianto produrrà tremila tonnellate annue di biopolimero (il doppio dell’attuale capacità di Lactips) ma, a regime, raggiungerà una capacità di 10mila tonnellate, consentendo anche di creare trenta nuovi posti di lavoro, parte di un più ampio piano di incremento occu-
pazionale che riguarderà anche figure quali ricercatori e tecnici commerciali. La società francese ha in programma di installare nel tempo fino sei linee produttive per granuli destinati a settori applicativi quali packaging e articoli monouso. Nel complesso, Lactips investirà nel nuovo polo produttivo quasi 30 milioni di euro, sei dei quali già impiegati per rilevare l’area industriale. Si tratta di finanziamenti che sono pervenuti dalla banca pubblica di investimenti Bpifrance, nell’ambito del piano governativo Future Program (13 milioni di euro) e da Diamond Edge Ventures, fondo d’investimento del gruppo giapponese Mitsubishi Chemical Holdings. Nel 2018 Lactips aveva già recuperato 3,7 milioni di euro attraverso un aumento di capitale sottoscritto da Demeter, BASF Venture Capital, BNP Paribas e Crédit Agricole. Ma in cosa consiste la tecnologia Lactips? Sviluppata nel laboratorio di Ingegneria dei materiali polimerici (IMP) dell’Università Jean Monnet di Saint-Étienne, è il risultato di dieci anni di ricerca da parte di una équipe guidata dal professore Frédérick Prochazka, ricercatore, cofondatore e direttore scientifico della società. La sua ricerca si è concentrata su proteine animali, le caseine, delle quali erano note da tempo le proprietà plastiche. Le caseine sono infatti presenti come additivi in vernici, adesivi,
carta, prodotti alimentari e cosmetici. La tecnologia Lactips si basa su una combinazione di ingredienti naturali al 100% che non sono soggetti a trasformazione chimica. Per questo motivo, il materiale non rientra tra quelli soggetti alle limitazioni previste dal regolamento europeo denominato REACH (acronimo di Registration, Evaluation, Authorisation and restriction of Chemicals) sui prodotti chimici. Risulta inoltre conforme alle normative per le materie plastiche monouso e, infine, può essere etichettato come compost domestico e biodegradabile in tutti gli ambienti. Pur non essendo annoverato tra le materie plastiche, Lactips ne presenta tutte le proprietà e le virtù tra cui, in primo luogo, quella di integrarsi senza difficoltà nei processi industriali già esistenti, quali estrusione, gonfiaggio, iniezione, insaccamento verticale e orizzontale. Grazie a questa totale compatibilità con le apparecchiature industriali standard utilizzate dal maggior numero di aziende del settore, può essere introdotto e lavorato senza modificare i macchinari. La sua prerogativa principale è però la solubilità. La sua formulazione, infatti, lo rende solubile in acqua, a tutte le temperature. E ciò avviene senza che rimangano residui dopo la sua dissoluzione, rendendolo perfettamente adatto ad applicazioni come il confezionamento di detersivi. In particolare, è biodegradabile nell’ambiente marino, senza lasciare alcuna particella. Lactips si è dotata di un sistema di Gestione della Qualità che le consente di stabilizzare i processi e lavorare in una
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dinamica di miglioramento continuo. Nel 2019, ha ottenuto la certificazione ISO 9001. Le dotazioni tecniche della sua catena di produzione e l’approccio HACCP permettono infine di garantire condizioni di sicurezza ottimali per le applicazioni destinate all’industria alimentare, in tutti i segmenti della filiera, dall’acquisizione delle materie prime alla distribuzione e al consumo. Utilizzato per l’imballaggio dei prodotti, protegge da ossigeno, grassi e oli minerali, garantendo la conservazione dei prodotti. Particolarmente indicato per il confezionamento di prodotti secchi o grassi, può essere complessato con poliesteri biodegradabili.
La tecnologia Lactips si basa su una combinazione di ingredienti naturali al 100% che non sono soggetti a trasformazione chimica
Anche per il confezionamento di prodotti inerti, il materiale può essere utilizzato in laminazione o rivestimento su biopolimeri, carta o cartone senza colla o trattamento preventivo. Aumenta le proprietà barriera senza influire sulla riciclabilità o biodegradabilità degli imballaggi.
PROSSIMI SVILUPPI ALLO STUDIO Il Gruppo di Lavoro, del quale fanno parte scienziati, project manager, ingegneri e tecnici, continua a sviluppare le proprietà meccaniche e tecniche di questo materiale in collaborazione anche con l’Università di Montpelier e con aziende partner. In ambito industriale, Lactips fornisce il suo prodotto a specialisti della plastica in tutto il mondo con i quali sviluppa le proprietà del materiale per nuove applicazioni, orientando il cliente verso i parametri di produzione più rilevanti per il suo progetto. In collaborazione con il Gruppo Barbier, uno dei principali produttori nel attori nel settore delle borse, in occasione della pandemia, Lactips ha realizzato Unidro+, un collegamento idrosolubile per sacchi da bucato per isolare la biancheria contaminata. Validato dalle lavanderie ospedaliere, Unidro+ è un dispositivo che risponde alle sfide sanitarie ed ecologiche riducendo l’utilizzo di biancheria monouso e favorendo soluzioni naturali e completamente biodegradabili per la tutela delle persone e dell’ambiente. Con Plastiques Venthenat, industria francese specializza-
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ta nell’estrusione di film plastici altamente tecnici, Lactips ha messo a punto un processo per trasformare i propri granuli plastici in bobine di film, senza impatto sull’ambiente, per la distribzione sul mercato. Commercializzato con il marchio Biocyter, Plastiques Venthenat si rivolge al settore della detergenza (confezionamento monostrato per i prodotti monodose) e al settore medico (sacchetti idrosolubili e applicazioni di legame). Oopya, produttore di disinfettanti ecologici, rimuove la plastica dalla confezione dei suoi bastoncini di sale monodose grazie a Lactips. Per la detergenza ha sviluppato una soluzione efficiente, sicura ed ecologica, composta da acqua, sale contenuto in imballaggi di plastica naturale e idrosolubile ed elettricità. Questa innovazione mira a ridurre l’uso di prodotti chimici e il loro imballaggio in plastica. Oopya si è quindi naturalmente affidata ai film idrosolubili composti da granuli di Lactips, per confezionare i suoi “bastoncini di sale”, sostituendo così le vecchie generazioni di imballaggi. I prodotti sono venduti nelle catene di negozi biologici o direttamente al consumatore via Internet. Trasformato in film, il materiale Lactips, grazie alla sua proprietà “stampabile”, consente la creazione di etichette temporanee solubili: si tratta di etichette effimere destinate a informare, animare o decorare i prodotti. Sviluppate con uno dei leader mondiali nella profumeria, le perle profumate “CareTips Natural PearlsTM” combinano granuli Lactips e profumi Givaudan. Realizzate in PVA o PEG (polietilenglicole) questi prodotti lasciavano le microplastiche nell’ambiente. Lactips offre così, grazie alla sua tecnologia, un’alternativa per i professionisti e il grande pubblico: questi diffusori di fragranze ecologici per il bucato sono realizzati con materiale Lactips 100% naturale. Le nuove palline profumate sono inserite direttamente nel cestello della lavatrice, dove si sciolgono durante il lavaggio, lasciando una nota fresca e delicatamente profumata sui capi stessi. Il prodotto è totalmente solubile e biodegradabile in acqua. L’uso del prodotto Lactips per la realizzazione dei tee da golf (in alternativa a plastica, metallo, legno o bambù) evita eventuali danni alle attrezzature per la manutenzione dei green (lame e pneumatici del tosaerba subiscono danni con tee convenzionali dimenticati o abbandonati sul campo); inoltre, si è osservato che l’erba diventa più verde dove il tee si è biodegradato. Ma la nuova frontiera di Lactips è ancora più ambiziosa e futuribile. Le ricerche di laboratorio hanno infatti sviluppato una versione commestibile del prodotto, che offre ottimi valori nutrizionali e può nel contempo soddisfare l’esigenza di eliminare completamente i rifiuti per prodotti alimentari istantanei, facili da usare e dosare.
LA GALALITE
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nventata nel 1987 dal chimico tedesco Fiedrich Spittele e dall’imprenditore suo connazionale Wilhelm Krische, e successivamente elaborato dal chimico francese, Jean-Claude Trillat, la possiamo considerare l’antenata del Lactips. Per ottenere la Galalite (dal greco, letteralmente, “pietra di latte”) si mescola la caseina con la formaldeide, secondo un procedimento non lontano da quello utilizzato per produrre il formaggio. Ne esiste anche una versione vegetale, dove la parte proteica deriva dal grano o dalla soia. Inodore, insolubile in acqua, biodegradabile, anallergica, antistatica e non infiammabile, la Galalite ha preso diversi nomi: “erinoid” in Gran Bretagna, “aladdinite” negli Stati Uniti d’America, “casolith” nei Paesi Bassi e “lattoloide” in Giappone. Dall’aspetto simile a quello dell’avorio o del corno (costosi e soprattutto non più utilizzabili, per proteggere le specie animali da cui venivano tratte), è ancora usata soprattutto per fabbricare bottoni. Ebbe un notevole successo in Gran Bretagna, dove assunse il nome di erinoid. Il suo limite è che non può essere plasmata: si presenta in forma di fogli di differente spessore, bastoncini e tubi, che vengono poi lavorati a mano. Nella prima metà del secolo scorso, fu usata anche per articoli di gioielleria, penne, manici d’ombrello, i tasti bianchi del pianoforte. La produzione mondiale di Galalite raggiunse a quell’epoca le 10 mila tonnellate.
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COME SEMPLIFICARE UNA SCHEDULAZIONE COMPLESSA di Milos Milenkovic
Postdoctoral Research Fellow, MIT – Zaragoza Program
ANCHE SE ALCUNI PROCESSI DI FABBRICAZIONE (COME MISCELARE INGREDIENTI PER OTTENERE MANGIMI) POSSONO SEMBRARE SEMPLICI, LA LORO OTTIMIZZAZIONE È ASSAI COMPLESSA. IL PROBLEMA PUÒ BENISSIMO RIGUARDARE ANCHE L’INDUSTRIA CHIMICA E FARMACEUTICA, E IN GENERALE L’INDUSTRIA DI PROCESSO. UNA SOLUZIONE PER L’OTTIMIZZAZIONE DELLA SCHEDULAZIONE, IN TEMPI BREVI, È PROPOSTA DAI RICERCATORI DELL’UNIVERSITÀ DI SARAGOZZA (SPAGNA), IN PARTICOLARE DELLO ZARAGOZA LOGISTIC CENTER 52
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lcuni processi di fabbricazione possono sembrare semplici, ma è solo un’impressione ingannevole. Prendiamo ad esempio la preparazione di un mangime animale. Gli ingredienti necessari vengono versati nel miscelatore, qui abbondantemente mescolati, quindi versati in un sacco. E questo è tutto. Ad una lettura più attenta, però, l’ottimizzazione della misura del lotto, della schedulazione e sequenziazione dei vari ordini in questo processo apparentemente semplice, è cosa che supera di gran lunga le capacità umane e le competenze più sofisticate. Per questo, un importante produttore di mangimi premiscelati si è rivolto allo Zaragoza Logistic Center per una consulenza.
LA PRODUZIONE DI PREMISCELATI
vanno da 1 a 500 kg), con i dettagli delle formulazioni, il numero lotto, la data di produzione e altre informazioni. Nel frattempo inizia il processo vero e proprio di produzione. Gli ingredienti di ciascun lotto vengono raccolti e pesati: in particolare il peso può avere delle indicazioni di massima, da “dose maggiore” per produzioni massive, “dose minore” per quantità più specifiche fino ad arrivare a “dosaggio di precisione“ se riguarda l’aggiunta di quantità molto piccole e precise di determinati ingredienti; il sovradosaggio va evitato, in quanto sempre dannoso per l’animale, oltre che inutilmente costoso per il produttore. Alla fine, il tutto viene versato nel miscelatore.
I premiscelati sono una miscela di micronutrienti, quali vitamine e minerali, che sono aggiunti al mangime di animali e pollame, per consentire una miglior resa commerciale del prodotto e al tempo stesso assicurare la salute degli animali. Si presentano in molte diverse formulazioni, che risultano più o meno adatte a determinate specie È qui che comincia la complessità. La serie dei miscelatori animali, tipo di mangime, tipo di allevamento e obiettivi è composta da unità diverse, che possono essere orizzontali degli allevatori. In presenza di una domanda di carne e e verticali, e soprattutto, hanno capacità differenti, anche latticini crescente nel mondo, e di conseguenza di se hanno tutte lo stesso tempo ciclo di un’ora. La mangimi animali, cresce anche il prezzo dei produzione è continua per 24 ore, in tre turni nutrimenti base, come la soia, quindi i proda 8. Chiaramente, per massimizzarne l’utiLa pianificazione duttori debbono raddoppiare gli sforzi lizzazione, le misure dei lotti dovrebbero della produzione verso la massimizzazione dell’uso della essere il più possibile vicine alla capacità controlla la disponibilità capacità produttiva, chiave per la minimassima del miscelatore. Non avrebbe delle materie prime e la mizzazione dei costi. senso miscelare 10 kg di prodotto in un data di consegna richiesta, e miscelatore da 500 kg: peraltro lo stesPiù facile a dirsi che a farsi, dato l’enorconseguentemente rilascerà so risultato non sarebbe ottimale. Allo me numero delle variabili e dei vincoli allo schedulatore gli presenti nel sistema. Un ordine cliente stesso modo, tutto il lotto in lavorazione ordini di lavoro produrrà infatti tipicamente parecchi ordovrebbe essere contenuto in un numero dini di produzione, per differenti formulaintero di sacchi, in modo che nessuno di quezioni e differenti quantità, il che vuol dire anche sti resti mezzo vuoto con l’ipotesi di colmarlo sucsacchi di diverse dimensioni. Bisogna anche verificare se cessivamente con un lotto diverso; allo stesso modo non la quantità richiesta sia superiore alla capacità del mixer, devono terminare i sacchi già etichettati né esserci in alcun e di quanto; per contro, se un ordine di produzione possa modo prodotto in eccesso rispetto all’ordine da evadere. soddisfare le richieste di più ordini clienti. La pianificazione della produzione controlla la disponi- Ma le difficoltà non finiscono qui. Alcuni mixer richiedobilità delle materie prime e la data di consegna richiesta, no la presenza di un operatore, altri di due, e gli operatori e conseguentemente rilascerà allo schedulatore gli ordini ovviamente sono in numero finito che andrà anch’esso otdi lavoro. Questo dà origine a due processi. Vengono in- timizzato. Un altro problema è rappresentato dall’incomnanzitutto stampate le etichette per i sacchi prodotto (che patibilità fra lotti successivi: la contaminazione tra lotti
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è assolutamente vietata e questo richiede il lavaggio dei mixer fra un lotto e l’altro. Talvolta questo lavaggio richiede un’operazione manuale, con spazzole e aria compressa; in altri casi si può fare azionando la macchina con liquidi di lavaggio; quest’ultima operazione è meno costosa, ma richiede comunque lo stesso tempo. Altro vincolo che va considerato, anche in termini di costo, è quello dovuto al set-up delle macchine, ad esempio il tempo di caricamento degli ingredienti.
operativi e di pulitura, le risorse umane necessarie e quelle disponibili. Di conseguenza, genera simultaneamente le misure dei lotti, la schedulazione e l’allocazione degli operatori. Input al sistema sono gli ordini clienti, come risultano dall’ERP aziendale. Il modello permette di mescolare insieme ordini di produzione; l’utente può modificare parametri come il numero di macchine attive, la loro capacità, e la disponibilità della forza lavoro. Non ultimo: una simulazione può richiedere solo 10 minuti. E, come per ogni task di schedulazione e sequenziazio- L’ottimizzatore/schedulatore è stato testato in applicazione, il tempo è un fattore essenziale. Alcuni ordini hanno ni reali, confrontandolo con risultati da metodi manuali, tempi stretti e deadline che devono essere rispettate per in gamme che andavano da 20-50 ordini, per 50.000 fino forza; altri ne hanno di più blande, ma il cui mancato a 100.000 kg di prodotto, in un orizzonte temporale di rispetto prevede comunque il pagamento di penali. Allo 1-3 giorni, che è il tipico orizzonte temporale di un’attistesso modo, per assicurare una supply chain ottimizzata, vità di schedulazione. si deve evitare ogni produzione anticipata: questa infatti I risultati sono stati gratificanti. Un esempio è quanto non comporterebbe altro che creazione di stock e relativi ottenuto in un gruppo di 23 ordini, comprendenti 45 costi, con il rischio di deterioramento del prodotto nel prodotti diversi appartenenti a 13 “ famiglie” , per un tempo di attesa. totale di 54 tonnellate. Dove i metodi tradiRisulta quindi chiaro perché questo proceszionali portavano ad un utilizzo di capacità so di schedulazione e sequenziazione non produttiva del 39%, l’ottimizzatore riuIl modello sia per niente facile. Di fatto, il modelsciva ad avere il 76%. Non sono stati a cui il nostro studio fa lo a cui il nostro studio fa riferimento fatti, per mancanza di dati al riguardo, riferimento contiene non contiene non meno di 15 diversi set confronti di costo, ma sulla base dei meno di 15 diversi set di di vincoli, anche escludendo il lavagdati raccolti il risparmio possibile non vincoli, anche escludendo gio. Questo livello di complessità non poteva che apparire molto interessante. il lavaggio può essere ottimizzata con un metodo manuale, e certamente non nei tempi UN AMPIO POTENZIALE necessari. Nessun metodo manuale può risolvere efficacemente una complessità che deve C’è naturalmente spazio per sviluppi ulteriotener presente contemporaneamente la dimensione del ri: ad esempio, rendendo automatico l’input di dati lotto, la sequenziazione delle operazioni e la forza lavoro dall’ERP, oppure utilizzando l’output dell’ottimizzatore umana necessaria. per altre decisioni, attinenti altri processi industriali e/o logistici, relativi ad esempio alla gestione delle materie LA SOLUZIONE PROPOSTA prime o allo stoccaggio del prodotto finito. Per concludere, questo approccio non si può definire una La nostra soluzione ha previsto la modellizzazione del novità assoluta a livello teorico, ma ciononostante semsistema utilizzando lo strumento della Programmazione bra trascurato nelle applicazioni pratiche, o almeno non Lineare di Numeri Interi (MILP). Con questo metodo è se ne trova evidenza nella letteratura tecnico-scientifica. stato scritto il software PPOptimizer - Premix Production Vi possono essere molti impianti, dall’industria chimica Scheduler. Il software è stato scritto in in linguaggio C, a quella alimentare, dove situazioni simili, che apparenin ambiente Visual Studio e, soprattutto, avendo le ne- temente sono semplici, rivelano invece gradi di complescessità dell’utente ben chiare in mente. sità inaspettati e richiedono quindi soluzioni basate su Per semplicità, abbiamo deciso di risolvere il problema tecniche di alto livello, come quella descritta in questo delle macchine utilizzando un’euristica di post-processo. articolo. Il modello raccoglie – e il programma processa - le capa- Per maggiori informazioni potete contattare l’autore Micità minime e massime delle macchine, i set-up, i costi los Milenkovic: mimilenkovic@zlc.edu.es
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GOVERNANCE E DIGITALIZZAZIONE NELLE PMI AI TEMPI DEL COVID di Massimiliano Oleotto
UN REALE PROCESSO DI DIGITALIZZAZIONE DELLE IMPRESE VA DI PARI PASSO CON UN’EVOLUZIONE CULTURALE CHE RIGUARDA TUTTA L’AZIENDA. PER ARRIVARE AI CONCETTI PIÙ DIROMPENTI DELL’INDUSTRIA 4.0, È NECESSARIO SEGUIRE LA LINEA DELLA GOVERNANCE PER DEFINIRE UN APPROCCIO STRATEGICO ORIENTATO ALL’INNOVAZIONE
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uello che sta accadendo è sotto gli occhi di tutti. Gli anni Venti di questo secolo sono iniziati con un avvenimento epocale, da libri di storia. Sono stati spesso scomodati i cigni neri di Nassim Nicholas Taleb, cioè eventi imprevedibili – meglio, eventi le cui probabilità di accadimento sono pressoché nulle – che producono effetti devastanti. Epocali, appunto. E sono stati scomodati non perché di cigni neri si tratti, giacché Taleb ha più volte dichiarato che una pandemia era da tempo prevista e con scenari ben più inquietanti, alla Resident Evil per intenderci. Sono stati scomodati perché dinanzi a eventi del genere esiste una e una sola linea d’azione possibile, che proprio Taleb tratteggia: la resilienza.
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La resilienza è un concetto che abbiamo iniziato a conoscere bene. Si riferisce in primis ai materiali, ed è la capacità di resistere a un urto senza rompersi. Per traslato, si riferisce in secundis alle persone ma anche alle imprese, e in questi casi «urto» diviene «trauma» e «rottura» diviene «sopperire». Per inciso, giunti a questo punto si sarà compresa la mia devozione al poliedrico libanese, per il quale la resilienza dovrebbe trasformarsi addirittura in antifragilità. Cioè, se la resilienza comporta un cambiamento, l’antifragilità comporta niente meno che un miglioramento. Ecco allora che il trauma è sì un evento da elaborare e assorbire ma può essere anche un evento che fa evolvere e progredire. Ciò detto, cosa deve fare una PMI oggi, ai tempi del Covid, per essere resiliente? Si è letto molto in questi mesi, da fonti più o meno autorevoli. Ma grossomodo quel tutto è riassumibile con due indicazioni, una tattica – Stay Liquid – e una strategica – Watch Out. Circa Stay Liquid, la riduzione della liquidità causata dalla diminuzione del fatturato e/o dell’allungamento dei tempi di incasso costringe ad agire sulla cassa con il Financial Mobility (cessione crediti in sofferenza, svendita rimanenze a bassa rotazione, liquidazione immobilizzazioni, ecc.) e sui costi con la Spend Review (individuazione dei costi con esborso contenibili e conseguenti iniziative di contenimento) preservando quanto più possibile i margini in valore assoluto. Invece, circa Watch Out, l’incertezza strategica per i cambiamenti nella domanda (contrazione consumi aggregati, riduzione spesa voluttuaria, boom e-commerce e home-shopping, revenge spending, ecc.) e nell’offerta (ridefinizione supply chain, meno viaggi d’affari, smart working, ecc.) costringe a ricorrere non al Contingency Planning ma allo Scenario Planning, cioè a utilizzare la conoscenza e l’intuizione dei key people per disegnare su un certo orizzonte temporale più scenari per il proprio settore, che vanno attuati con flessibilità e rapidità al variare degli avvenimenti e, nel contempo, vanno rivisti frequentemente. Che cos’hanno in comune le due indicazioni? Semplice. La capacità delle PMI di svolgere la governance al meglio. Porre come obiettivi imperativi rimanere liquidi e avere una strategia agile, e centrarli, è tutt’uno con la capacità dei vertici aziendali di esercitare bene la governance. Per essere resilienti, dunque, serve governance. Meglio. Serve buona governance. Ma cos’è la governance? Come viene svolta nelle PMI? Quello svolgimento è adatto alle sfide manageriali del Covid? E se non lo è, lo si può rendere tale con l’onnipresente digitalizzazione? Sono tutte domande alle quali cercheremo di rispondere in questo articolo. Fra parentesi, le domande appena fatte potevano essere fat-
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te anche prima del Covid. Già la crisi del 2008 ci aveva portato infatti in un contesto complesso che poneva ulteriori sfide oltre a quelle classiche della triade globalizzazione, concorrenza e tecnologia, ovvero quelle date da previsioni volatili, clienti esigenti, business saturi, mercati interconnessi e scelte sostenibili. Sfide che si erano tradotte in nuove filosofie manageriali come Customer First, Continuous Improvement e Supplier Partnership. Il Covid non ha fatto altro che rendere quel contesto ancora più complesso.
CHE COSA È LA GOVERNANCE Volendo essere inappuntabili, per comprendere che cos’è la governance in azienda si dovrebbe ricorrere ai Principles Of Corporate Governance redatti dall’OECD nel 2004. A ben vedere, però, quel libello, in verità assai interessante, è rivolto più alle Grandi Aziende quotate e ai rapporti formali che intercorrono tra executives e CdA. Le PMI, ben lungi dall’essere quotate, e i rapporti che sussistono nel loro vertice aziendale, che dire informali alle volte è riduttivo, non ci azzeccano proprio. Così, a rischio di essere superficiali e discutibili, proponiamo in questo articolo una definizione di governance più centrata sulle PMI. La governance è un processo aziendale svolto dalla Direzione: in senso lato riguarda il governo di un’impresa, i cui elementi principali sono la decisione della rotta e la guida; in senso stretto, invece, è quella cosa lì ma solo laddove chi decide la rotta e chi guida non sono il medesimo soggetto e potrebbe sussistere un conflict of interest – traducibile con «interesse contrapposto» e non certo con «conflitto di interesse». Per questo motivo, d’ora innanzi e per semplicità, con «governance» intenderemo la governance in senso stretto, e con «conduzione» intenderemo la governance in senso lato. Perché è così importante la governance? Perché è stato più volte dimostrato che la buona performance di un’impresa è correlata alla buona governance della stessa. Pertanto, poiché una buona governance deriva dalla capacità di coordinare l’interesse contrapposto, ne deriva che un’impresa prospera se coordina decisione della rotta e guida. Ora, nella governance rotta e guida rimandano a due livelli di decisione: la strategia e la tattica. La strategia è la tecnica per raggiungere un traguardo fissando obiettivi e linee d’azione generali: il focus è sui fini dell’azienda. La tattica fa la stessa cosa non in modo generale ma particolare: il focus è sui mezzi dell’azienda. Introdurre strategia e tattica significa giocoforza introdurre il modello della Piramide di Robert Anthony e la sua sintesi dell’intero esercizio aziendale. Con
tale modello la governance è contrapposta alle operations, di modo che la governance definisce la strategia e controlla la tattica, perché la tattica deve essere allineata alla strategia, mentre le operations definiscono la tattica allineata con la governance e controllano l’operatività, perché l’operatività deve essere allineata alla tattica. Per inciso, definizioni, controlli e allineamenti sono gli elementi che coordinano decisione della rotta e guida. Per quanto detto, dunque, avere chiari questi elementi e dominarli è la sostanza della governance ma anche il primo passo per fare prosperare un’azienda – gli altri passi sono quelli dati da una governance via via più buona.
FIGURA 2: IL MODELLO DELLA PIRAMIDE DI ANTHONY SINTETIZZA L’ESERCIZIO AZIENDALE.
Un’annotazione prima di procedere oltre. Chiaramente la strategia viene prima della tattica perché viaggiare senza rotta è più pericoloso che viaggiare non seguendo la giusta rotta. Per questo motivo la governance viene spesso confusa con la sola strategia, e alla strategia viene data tutta l’importanza che conosciamo – alle volte troppa, giacché senza una tattica che innesti la strategia nell’operatività la governance non sarà mai buona.
la governance è generalmente personificata nel CEO, che non a caso è misurato – e retribuito – proprio in base alla performance aziendale. Se nella Grande Azienda il CEO è l’anello di congiunzione tra CdA ed executives, nella PMI coincide di fatto con il capo. Che la governance interessi anche le PMI, e non poco, non deve sorprendere. È sufficiente dare un occhio al modello dalla Curva di Larry Greiner e la sua rappresentazione della crescita aziendale. Con tale modello la Micro Impresa diviene prima Piccola Impresa se supera la crisi di leadership, e indi Media Impresa se supera la crisi di delega. In altre parole, c’è bisogno prima di un capo e dei suoi indirizzi strategici, e poi di responsabili a cui il capo delega indirizzi tattici coerenti con gli indirizzi strategici. In altre parole ancora, c’è bisogno prima di decidere una rotta e poi di una guida – cioè c’è bisogno, ritornando a quanto scritto in precedenza, prima di conduzione e poi di governance. Così, rispondere alla domanda «Come si svolge la governance in una PMI?» equivale a rispondere alla domanda «Come si superano le crisi di leadership e di delega?». La risposta è questa: formulando una strategia e indi sistematizzando i processi affinché l’implementazione della strategia risulti allineata con l’operatività. Tuttavia, se i rimandi sono espliciti, perché della prima questione si occupa lo Strategic Management e della seconda il Business Process Management, lo sono meno gli strumenti che pos-
COME SI SVOLGE LA GOVERNANCE IN UNA PMI La governance è ovviamente presente nelle Grandi Aziende, dove la Direzione è costituita dagli executives che rispondono al CdA in presenza di una delega completa e formale. È però presente anche nelle PMI, dove la Direzione è costituita dai responsabili che rispondono al capo in presenza di una delega spesso parziale e informale. Per inciso,
FIGURA 3: IL MODELLO DELLA CURVA DI GREINER RAPPRESENTA LA CRESCITA AZIENDALE.
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sono essere utilizzati. E non tanto per la formulazione della strategia, che tra i processi aziendali è quello destrutturato per antonomasia, e quindi il supporto è dato più da metodi che da strumenti, quanto per la sistematizzazione dei processi, che richiede certamente l’ERP ma anche «altro».
FIGURA 4: IL MODELLO ONE METRIC THAT MATTERS RIASSUME L’INTERA PERFORMANCE AZIENDALE IN...UN NUMERO.
LA GOVERNANCE IN UNA PMI AI TEMPI DEL COVID bene, dal momento che i limiti sono davvero tanti. Si perÈ proprio questo «altro» che rende la governance nelle viene infatti a una visione sempre incompleta, molte volte PMI un processo problematico, a prescindere dall’attuale non accurata né tempestiva, con poca o nulla diagnosi, ma situazione emergenziale. Ciò perché nelle Grandi Aziende soprattutto statica. E in tempi di Covid quest’ultimo aspetquesto «altro» ha la forma di un CPM, che sta per Corpo- to è senza dubbio il più condizionante di tutti. Lo abbiamo rate Performance Management. La differenza fra un ERP e detto, la resilienza comporta un cambiamento. Se anche ci un CPM è presto detta: il primo supporta i processi tattici fossero alcuni KPI, o addirittura uno, in grado di riassumere (amministrativi, commerciali, produttivi e organizzativi), mirabilmente la performance aziendale, probabilmente in mentre il secondo supporta i processi strategici (pianifica- tempi di Covid quei KPI non lo faranno più bene o non lo zione, allineamento e controllo). Ma nelle PMI difficilmen- faranno del tutto, con conseguente perdita di governance. te un CPM trova spazio perché la sua attivazione richiede una cultura, delle risorse e dei tempi che raramente sono L’APPORTO DELLA DIGITALIZZAZIONE presenti nelle PMI. Del resto, i due key user di un CPM sono CFO e controller, due figure che si fa fatica a trovare Se i KPI raccolti in una BI oppure in un one-page-report in una PMI. hanno limiti difficilmente conciliabili con l’emerSe non usano un CPM, le PMI cosa usano? genza in atto perché portano a una perdita di Perché la crisi di delega prima o poi viene governance, e nel contempo i CPM fanno Nelle PMI risolta, e la risoluzione non è solo dare fatica a diffondersi nelle PMI, cosa si può difficilmente un CPM potere decisionale ai responsabili ma fare per supportare la buona governance trova spazio perché la sua metterli anche nella condizione di aldi una PMI? Ricorrere alla digitalizzaattivazione richiede una lineare le loro decisioni agli obiettivi zione. Che, a ben vedere, assieme a resicultura, delle risorse e dei e verificare se quelle stesse decisioni lienza è la parola più utilizzata in questo tempi che raramente sono periodo eccezionale. centrano o meno quegli obiettivi. Ecco presenti nelle PMI allora che, in luogo del CPM, le PMI utilizzano una qualche forma di BI oppure un Ma, che cos’è la digitalizzazione? È la traqualche one-page-report in grado di riassumere sposizione di un’entità reale in un’entità digitain alcuni KPI l’intera performance aziendale. A chi le – ben rappresentata dal modello Digital Twin di ha avuto modo di girare nelle nostre PMI sarà sicuramente John Vickers – allo scopo di gestire virtualmente quell’encapitato di imbattersi nel foglietto del capo, accuratamente tità. È un fenomeno in atto che riguarda tutto, non solo piegato e riposto in una tasca, che un IT manager gli con- le imprese. Nelle imprese, però, sta avendo un ruolo così segna con una certa frequenza e che riporta alcuni pochi disruptive che la cronaca si è già fatta storia perché si parnumeri che lui, il capo, è in grado di ricondurre alla per- la ormai di quarta rivoluzione industriale – in uno slogan formance aziendale. Del resto è proprio da qui che nasce Industry 4.0. il recente modello One Metric That Matters di Benjamin Tutto questo è possibile grazie a una serie di tecnologie Yoskovitz per controllare la performance, anche la stessa abilitanti, prima fra tutte l’Addictive Manufacturing, la cui performance aziendale: se i numeri sono pochi… perché esemplificazione più nota è la stampa 3D. Questo esempio non uno! è particolarmente illuminante per capire il carattere disruptive della digitalizzazione: la produzione, che è sempre stata Ma ha senso? Pochi numeri, o addirittura uno, per gover- un processo che avviene per sottrazione di materiale, adesso nare un’azienda? Può andare bene ma in genere no, non va si è capovolta, è avviene anche per addizione.
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FIGURA 5: IL MODELLO DIGITAL TWIN PREVEDE LA REPLICA DIGITALE DELLA REALTÀ.
Tra le tecnologie abilitanti la digitalizzazione nelle imprese c’è l’Advanced Analytics. Come dice l’espressione, è intanto Analytics, che in buona sostanza è l’estrazione di informazioni significative dai dati. Tuttavia, laddove questi dati si fanno «big», cioè sempre più numerosi e importanti, le tecniche comunemente utilizzate dall’Analytics non sono più sufficienti. È necessario adottare nuove tecniche che la stessa BI sta integrando: l’utilizzo intelligente di dati scorretti, incompleti o addirittura non strutturati; la generazione automatica di pattern informativi; l’estrapolazione predittiva di più trend futuri. Come può l’Advanced Analytics migliorare la governance di una PMI? È presto detto. Intanto è possibile allargare la valutazione della performance aziendale ai molti numeri presenti nell’ERP ma anche fuori dell’ERP, essendo venuta meno la necessità di avere dati strutturati, completi e corretti: in sintesi, non pochi KPI ma molti KPI per avere una visione a 360° dell’esercizio aziendale. Poi è possibile collegare gli obiettivi strategici del capo con gli obiettivi tattici dei responsabili in cui si sostanzia la performance aziendale utilizzando le correlazioni individuabili all’interno dei dati: in sintesi, si può finalmente dare forma pratica alla Balanced Scorecard di Robert Kaplan e David Norton. Infine è possibile attuare la Predictive Analysis per prevedere le linee evolutive della performance aziendale, possibilmente relazionandole a quelle dei concorrenti: in sintesi, l’azienda deve essere rivolta al futuro, un futuro che non soltanto è sempre meno solido ma, ai tempi del Covid, si è ormai del tutto liquefatto. Tanta roba, sì. Ma solo così un’impresa potrà superare le sfide dei prossimi anni e continuare a produrre il suo prodotto più importante, che è l’impresa stessa.
Come si può fare tutto questo? Al momento non esiste un sistema in grado di farlo ex ante, ossia qualcosa che assomigli a un CPM light o a una BI evoluta, sebbene è lecito aspettarsi che prima o poi un sistema siffatto comparirà – e quando comparirà siamo certi che comparirà anche l’ennesimo acronimo per indicarlo. Di conseguenza tale sistema va costruito ex post ricorrendo certamente a partner qualificati in ambito Business Management e Information Technology ma principalmente coinvolgendo il CEO. E tale coinvolgimento è necessario non solo perché il CEO personifica quella governance che il sistema dovrà riuscire a supportare al meglio, ma anche perché qualsiasi iniziativa di digitalizzazione, non solo questa, deve vederlo come leader e non come mero sponsor o addirittura follower.
Massimiliano Oleotto è un ingegnere gestionale laureatosi a Udine con il massimo dei voti. Come supply chain expert per 14 anni si è occupato di implementazione di sistemi ERP e SCM in decine di PMI italiane. Come business process manager per 8 anni si è occupato di organizzazione aziendale utilizzando sistemi BPM e CPM – prima in Renato Corti, azienda di Milano che progetta e produce borse di alta moda per i più importanti brand al mondo, poi in Corvallis Holding, azienda di Padova a capo del Gruppo Corvallis che è leader italiano nell’erogazione di servizi IT a banche e assicurazioni. Oggi è general manager di Thauma Digital Performance Intelligence, azienda di Bolzano che sviluppa e commercializza Thauma, un nuovo e innovativo software che supporta la governance delle PMI. Certificato Supply Chain Professional dall’APICS ed European Master Logistician dall’ELA, in passato ha avuto esperienze nel giornalismo sportivo e, ancora prima, nella preparazione atletica. Nel 2016 ha pubblicato il suo secondo libro di management per il Gruppo24Ore di Milano: «La mappa dei processi aziendali operativi nelle PMI»
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product COMPONENTISTICA SEW PER LA SOLUZIONE MXO DI IES BIOGAS IES Biogas ha adottato l’innovativo agitatore MXO, pensato per gestire la fase di miscelazione delle biomasse, finalizzata alla produzione di biogas e biometano.
news JOHNSON CONTROLS PRESENTA IL PRIMO ESTINTORE AUTOMATICO Johnson Controls presenta il primo estintore che non richiede un intervento umano: il modello F-500 automatico a marchio Isogard, una soluzione specificamente sviluppata per soddisfare le nuove problematiche legate agli incendi delle batterie agli ioni di litio che si stanno verificando sul mercato, in particolare per quanto concerne la protezione delle loro aree di ricarica. Il sistema F-500 automatico ha una modalità di funzionamento più veloce e intensa rispetto alla sua versione portatile con capacità equivalente (9 litri). Il bulbo (o fusibile) che tiene chiusa la testa dello sprinkler, scoppia a 70 °C e rilascia l’agente F-500 in prossimità dell’incendio. I 9 litri di acqua additivata nell’estintore si disperdono automaticamente sulla zona in cui è scoppiato l’incendio, mentre il breve getto avrà un immediato effetto “incapsulante” sull’area dell’incendio della batteria agli ioni di litio, permettendo alla temperatura di scendere immediatamente e limitando il rischio di riaccensione. L’F-500 ha anche un impatto ambientale ridotto, poiché non contiene agenti fluorurati.
NUOVE LAMPADE DI SEGNALAZIONE RITTAL La soluzione MXO proposta da IES Biogas consente un funzionamento continuo dell’impianto a basso numero di giri e potenza ridotta, ed è in grado di gestire in sicurezza inevitabili sovraccarichi possibili in questo tipo di applicazione. L’agitatore MXO è equipaggiato con componentistica SEW-Eurodrive, in particolare i riduttori industriali serie X.e, ad assi paralleli, con motore DRN classe di efficienza IE3. Questi riduttori rappresentano la scelta ideale per IES Biogas in quanto non solo permettono di ottenere un elevato livello di flessibilità, ma sono altresì azionamenti resistenti, affidabili (anche in condizioni operative difficili) e a basso fabbisogno di manutenzione.
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Con grado di protezione IP 65 e tecnologia LED, le nuove lampade di segnalazione Rittal garantiscono una maggiore sicurezza negli ambienti industriali. Le condizioni di funzionamento di macchine e impianti devono essere rapidamente e chiaramente riconoscibili. Le lampade di segnalazione, ad esempio, ci aiutano a reagire immediatamente ai guasti sulle macchine o negli impianti poiché Il presupposto è che funzionino in modo affidabile e non richiedano alcuna manutenzione e o intervento dell’operatore, anche in condizioni industriali difficili. Con il loro grado di protezione IP 65 e la tecnologia LED che non necessita manutenzione, le nuove lampade di segnalazione Rittal sono ideali anche per l’impiego in ambienti industriali polverosi e umidi.
product
news
NUOVO DISPOSITIVO D’ILLUMINAZIONE A LED
MORSETTIERE E SCATOLE DI DERIVAZIONE PER AMBIENTI EX Pepperl+Fuchs ha rafforzato la sua posizione come fornitore di apparecchiature adatte alle aree pericolose (Ex) con l’introduzione della morsettiere e scatole di derivazione serie SR. La nuova serie di contenitori in acciaio inossidabile si aggiunge alla famiglia di prodotti serie GR, realizzata in plastica rinforzata con fibra di vetro. La nuova famiglia di prodotti completa un portafoglio di soluzioni di controllo e distribuzione altamente flessibili e convenienti per la protezione in aree Ex e a sicurezza aumentata. La famiglie di morsettiere serie SR comprende più di 30 dimensioni di custodie in resistente acciaio inossidabile. A seconda dei requisiti dell’applicazione, le custodie, che sono certificate per un intervallo di temperatura da -60 °C a +120 °C, possono essere montate verticalmente o orizzontalmente nel luogo di utilizzo.
Turck Banner Italia propone l’innovativa soluzione d’illuminazione industriale a Led WSL70, un dispositivo di illuminazione molto performante che offre un’emissione luminosa uniforme ed è progettato per un’ampia varietà di ambienti e applicazioni. La serie offre modelli in corrente alternata collegabili in cascata oltre al modello in corrente continua. Il suo robusto alloggiamento in alluminio è racchiuso in un guscio in policarbonato infrangibile e impenetrabile ai raggi UV. L’output uniforme della WLS70 riduce le ombre, migliora la visibilità e offre agli operatori la luce di cui hanno bisogno per lavorare in modo efficiente. La serie WLS70 eroga 1350 lumens/piede attraverso il diffusore in policarbonato. Il suo robusto alloggiamento in alluminio racchiuso in un guscio in policarbonato infrangibile lo rende ideale per applicazioni difficili sia interne che esterne. WLS70 è disponibile nelle lunghezze da 300, 600, 900 o 1200 mm. È dotato di un housing robusto, impermeabile e antipolvere con classificazione IEC IP65.
NUOVI DISPOSITIVI DI ILLUMINAZIONE MACCHINA DELLA CLASSE 100 Le nuove lampade per macchinari della classe 100 PLD M 140 W…/D25 e PLD M 140 W…/ D35/SC ampliano la gamma del sistema di illuminazione per macchinari di Phoenix Contact. Si contraddistinguono per la loro forma sottile, il grado di protezione IP54 e si integrano in modo ottimale anche in macchinari con condizioni ambientali moderate e laddove lo spazio d’installazione risulta ridotto, come le macchine per l’imballaggio. Forniscono una buona illuminazione a piccola e media distanza dalla superficie illuminata. Rispetto ai prodotti precedenti, i nuovi dispositivi offrono un flusso luminoso con un rendimento da due a tre volte superiore. Le versioni con diametro di 35 mm possono anche essere dimmerate e collegate in serie. Il passaggio ai nuovi apparecchi “140” è semplice, poiché i prodotti possono essere facilmente sostituiti grazie all’identica spaziatura dei fori di fissaggio.
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O
rganizer
SI PARLA DI Acqua&Sole Air Liquide Ammagamma ANIE Anima Ansaldo Nucleare Atlas Copco Caprari CFI Chevron Lubricants CMBernardini Contarina ENI Europump FM Logistic
36-43 23 6 10 3 5 27 5 5 27 28 7 4 5 36-43
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FNM Georg Fischer Gruppo Hera Gruppo SOL Gruppo Viessmann Gruppo Zucchetti IB Industry IES Biogas Ispra Johnson Controls Klüber Lubrication Lactips mcTER Milano Oldrati OMC Pepperl+Fuchs Phoenix Contact
6 21, IV C. 6 26 62 26 26 60 30-35 60 25 48,51 III C. 44-47 29 61 61
R.Stahl RadiciGroup Reichelt Elektronik Rittal Sapio Scania SEW Eurodrive Software AG Solvay Texpack Trenord TSC Turck Banner Vanzetti Versalis Visa Zaragoza L.C.
2 4 22 60 6 4 60 17 7 25 6 41 61 7 4 4 52-54
Gli EVENTI dei settori chimica, energia, industria EMC 2021
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Emirati Arabi Uniti
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Abu Dhabi
PRECISAZIONE Sul numero 2 - aprile 2021 di Chimica Magazine, il Gruppo Viessmann compare più volte all’interno dello speciale sulla cogenerazione, in relazione a numerosi progetti di realizzazione di impianti anche all’interno dell’azienda stessa. Dobbiamo però segnalare che alle pagine 31 e 35 il nome dell’azienda è scritto in modo errato, con una sola n. La dicitura corretta è infatti Viessmann. Ci scusiamo della disattenzione con l’azienda e con i nostri lettori. La redazione di Chimica Magazine
SUL PROSSIMO NUMERO
SETTEMBRE/OTTOBRE
SPECIALE RINNOVABILI ENERGIE
SPECIALE
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Termotecnica Pompe di Industriale Calore Cogenerazione Finalmente torna a Milano l’edizione in presenza della mostra convegno mcTER, riferimento sulla cogenerazione industriale e civile, impreziosita dall’esperienza delle edizioni online. Il target dell’evento è composto da progettisti, ingegneri, impiantisti, responsabili tecnici, energy manager, utilizzatori di energia e calore dall’industria, dal terziario e dai servizi. Il programma prevede: ✔ cinque sessioni plenarie in contemporanea ✔ una parte espositiva con più di cento aziende partecipanti ✔ workshop, seminari, corsi di formazione ✔ sessioni in presenza trasmesse anche online ✔ coffee-break e buffet offerti dagli sponsor ✔ in esclusiva gratuitamente tutti i contenuti in PDF
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