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Enrico Mattei
Il complesso di inferiorità Dicevano che in questo Paese non si sarebbe mai potuto fare niente. Ma la realtà era un’altra.
Edizioni di Comunità
Il pensiero di donne e uomini liberi per una nuova Humana Civilitas.
1. Franco Basaglia, Se l’impossibile diventa possibile 2. Aldo Moro, Il fine è l’uomo 3. Enrico Mattei, Il complesso di inferiorità
Enrico Mattei (1906-1962) È stato uno dei più importanti industriali italiani del secondo dopoguerra. Partigiano e in seguito militante della Dc, nel 1953 fondò l’Ente Nazionale Idrocarburi (Eni), con cui promosse politiche energetiche innovative sia in Italia che all’estero, puntando a infrangere il monopolio delle grandi compagnie petrolifere internazionali, le cosiddette Sette Sorelle. Nel 1962 l’aereo su cui viaggiava di ritorno dalla Sicilia precipitò nelle campagne di Bascapè, in provincia di Pavia.
Ognuno può suonare senza timore e senza esitazione la nostra campana. Essa ha voce soltanto per un mondo libero, materialmente più fascinoso e spiritualmente più elevato. Suona soltanto per la parte migliore di noi stessi, vibra ogni qualvolta è in gioco il diritto contro la violenza, il debole contro il potente, l’intelligenza contro la forza, il coraggio contro la rassegnazione, la povertà contro l’egoismo, la saggezza e la sapienza contro la fretta e l’improvvisazione, la verità contro l’errore, l’amore contro l’indifferenza.
Il complesso di inferiorità è un discorso pronunciato a San Donato Milanese il 4 dicembre 1961, in occasione dell’apertura dell’anno accademico della Scuola di studi superiori sugli idrocarburi. È stato pubblicato sull’annuario 1961-62 dell’istituto. Un paese povero riporta il testo della conferenza stampa tenuta presso l’Associazione della stampa estera il 14 febbraio 1962, a Roma. È stato pubblicato sulla rivista «Il Gatto Selvatico», anno VII, 2 (febbraio 1962) ed è conservato, senza titolo, presso l’Archivio storico Eni, fondo Eni/segreteria del presidente Enrico Mattei, f.66f, b.98.
Il complesso di inferiorità
Ho molto piacere, dopo l’incontro col signor presidente del Consiglio dei ministri [Amintore Fanfani, N.d.R.] e col signor ministro delle Partecipazioni statali [Giorgio Bo, N.d.R.], di ringraziare il signor ministro dei Lavori pubblici [Benigno Zaccagnini, N.d.R.] qui presente e le altre autorità che sono intervenute in questa nostra cerimonia e il preside [Marcello Boldrini, N.d.R.], che è il vicepresidente dell’Ente Nazionale Idrocarburi e che tanto impegno mette nel suo lavoro. Il fatto che sia il vicepresidente dell’Eni a dirigere questa scuola vi dice quanta importanza noi a essa attribuiamo. Desidero ringraziare i chiarissimi e illustri professori che danno qui la loro opera. Desi-
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deravo venire oggi proprio per darvi il benvenuto mio e di tutta la grande famiglia dell’Eni. Io non intendo salutare solamente gli allievi qui giunti da varie parti del mondo per studiare insieme con gli italiani: ma desidero estendere il mio pensiero anche ai loro paesi, a molti dei quali è legata anche la nostra attività. Ringrazio il professor Bonino, che ha voluto esprimere l’importanza oggi assunta da questa scuola con la quale il gruppo ha soddisfatto una sua esigenza. Noi ci siamo trovati, sedici anni fa, in una situazione tragica. Sapevamo che c’era qualcosa da fare, ma solo un piccolissimo numero di uomini erano preparati per coadiuvarci. Non avevamo le esperienze tecniche nella ricerca degli idrocarburi e gli altri ne approfittavano. Quando ci siamo messi al lavoro siamo stati derisi, perché dicevano che noi italiani non avevamo le capacità né le qualità per conseguire il successo. Eravamo quasi disposti a crederlo perché, da ragazzi, ci avevano insegnato queste cose. Io proprio vorrei che gli uomini responsabili della cultura e dell’insegnamento ricordassero che noi italiani dobbiamo toglierci di dosso questo complesso di inferiorità che ci hanno insegnato, ovvero che gli italiani sono bravi letterati, bravi poeti, bravi can-
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tanti, bravi suonatori di chitarra, brava gente, ma non hanno le capacità della grande organizzazione industriale. Ricordatevi, amici di altri paesi: sono le cose che hanno fatto credere a noi e che ora insegnano anche a voi. Tutto ciò è falso e noi ne siamo un esempio. Dovete avere fiducia in voi stessi, nelle vostre possibilità, nel vostro domani; dovete formarvelo da soli questo vostro domani. Ma per fare questo è necessario studiare, imparare, conoscere i problemi. E noi ci mettemmo con tanto impegno, e abbiamo creato scuole aziendali per ingegneri, per specialisti, per operai, per tutti e dappertutto. Con questo sforzo continuo ci siamo formati i nostri quadri. Oggi abbiamo, solo nel gruppo Eni, circa 1300 ingegneri, 3000 tra periti industriali e geometri, 300 geologi, 2000 dottori in chimica, in economia e in legge, migliaia e migliaia di specialisti. Conosciamo i problemi, li sappiamo discutere e riusciamo a vedere che niente va bene, niente di tutto quello che ci hanno insegnato sulle nostre inferiorità. Erano tanto accettate queste false conoscenze che avevano diffuso sugli italiani: sul dolce far niente, su questa razza pigra che non è pigra, che ancora oggi ce le sentiamo ripetere come verità.
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Voglio raccontarvi un episodio. Ritornavo tre anni fa dalla Cina, da Pechino. Rimasi bloccato una settimana in Siberia per il cattivo tempo. Ero con quattro giovani miei collaboratori, quattro tecnici, ed eravamo andati in quel lontano paese per rapporti di affari. Era la vigilia di Natale; finimmo per passare il Natale in Siberia perchÊ non fu possibile ritornare. L’aeroporto era pieno di gente; arrivavano aerei da tutte le parti e scaricavano passeggeri che non potevano ripartire: coreani, indocinesi, mongoli, sovietici, europei. Mi ricordo che i cecoslovacchi erano dodici ed erano tecnici che tornavano dalla Cina: ci domandarono se volevamo passare il Natale insieme e noi rispondemmo che lo avremmo gradito. Ci trovammo cosÏ intorno a un lungo tavolo, pieno di fiori, la vigilia di Natale, nella Siberia orientale, noi cinque italiani, i dodici cecoslovacchi, cinque polacchi, cinque ungheresi, quattro della Germania orientale, tre sovietici e un cinese. Si mangiò caviale e si bevvero vodka e champagne. Alle undici di sera i cecoslovacchi si mossero dai loro posti, si riunirono in gruppo, e nella notte di Natale in Siberia incominciarono a cantare le canzoni cristiane della vigilia. Dopo i cecoslovacchi cantarono i polacchi;
Ringraziamenti L’editore desidera ringraziare il responsabile della sostenibilità di Eni Alberto Piatti per aver compreso lo spirito di questa pubblicazione e averne agevolato la realizzazione. Un ringraziamento particolare va anche alla responsabile iniziative culturali di Eni Lucia Nardi, per la sua disponibilità, la sua pazienza e i suoi preziosi suggerimenti. Tutti i discorsi raccolti in questo volumetto provengono dall’Archivio storico Eni.
Indice Il complesso di inferiorità
Il complesso di inferiorità
7
La ricchezza della Sicilia
21
Decolonizzazione e dignità
41
Nota biografica
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Enrico Mattei, Il complesso di inferiorità © Comunità Editrice 2018 © Eni SpA ISBN 978-88-98220-70-0 Redazione: Angela Ricci, Andrea Crisanti de Ascentiis Impaginazione e ebook: Studio Akhu Progetto grafico: BeccoGiallo
Edizioni di Comunità è un’iniziativa in collaborazione con la Fondazione Adriano Olivetti www.fondazioneadrianolivetti.it Direzione editoriale: Beniamino de’ Liguori Carino facebook.com/edizionidicomunita twitter.com/edcomunita www.edizionidicomunita.it info@edizionidicomunita.it