Cesena
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Tariffa R.O.C.: Poste Italiane s.p.a. - Spedizione in A. P. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 1, DCB - FILIALE DI FORLÌ - Contiene i. p. - Reg. al Tribunale di Forlì il 19/09/2002 n. 29 - E 3,00
Anno XV - N. 1/2 - APRILE - MAGGIO 2012
Giulio
Babbi
Il dolce sapore del successo Massimo Pandolfi Punto di vista Internazionalizzazione d’impresa Affacciati sul mondo Castelli dell'Alta Val Bidente Fortezze di montagna
Sommario
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4 Annotare Brevi IN 10 Essere Massimo Pandolfi 16 Essere Giulio Babbi 22 Lavorare
Internazionalizzazione d’impresa
28 Coltivare Makia 30 Associare Nino Andreatta e ATIF 32 Camminare Castelli dell’Alta Val Bidente 38 Vigilare Renzo Di Iulio 40 Abitare Residenza su misura
| EDITORIALE di Andrea Masotti |
49 Inventare Daniele Benericetti 52 Ammirare Marilyn Monroe 54 Capire Luca Nicoli 56 Scrivere Eleonora Mazzoni 58 Riparare Mauro Morelli 60 Riprendere Super Mama animata 62 Inaugurare Forlì Self Storage 64 Comunicare Il futuro della moda
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Dal locale all’internazionale. Tra giornalismo e impresa si apre questo nuovo numero di Forlì IN e Cesena IN, che vede in copertina Massimo Pandolfi, caporedattore centrale de Il Resto del Carlino, e Giulio Babbi della celebre azienda dolciaria. Gli imprenditori della provincia approdati al mondo sono poi protagonisti, mentre sul territorio lo sguardo verso il globale per trovare idee “alte” da spendere sul locale è rappresentato dalla nascita delle associazioni culturali “Nino Andreatta” e “ATIF”. Una passeggiata nell’entroterra ci porta alla scoperta dei castelli dell’Alta Valle del Bidente e a conoscere il forestale Renzo di
Iulio, mentre una residenza forlivese con cemento a vista, legno e acciaio introduce in ambienti giocati su un’elegante chiave metropolitana. Ci spostiamo a Rocca San Casciano con le scenografie di Daniele Benericetti per poi tornare ad una Forlì hollywoodiana, grazie alla mostra su Marylin Monroe. Lo psicologo Luca Nicoli ci parla del suo libro dedicato sulla rabbia ed Eleonora Mazzoni delle sue “difettose”; seguiti dall’artigiano della musica Mauro Morelli e da tre ragazzi romagnoli in Cina per insegnare l’arte dei cartoons. E poi l’originale idea di Forlì Self Storage, e gli incontri sulla moda tenuti da IskoTM e Menabò.
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Annotare | Brevi IN
Innovazione: premiato il prof. Alessandro Filippo Pieri alla guida di Cisl provinciale
Forlì-Cesena - Filippo Pieri (nella foto) è il nuovo segretario generale della Cisl provinciale di ForlìCesena. L’elezione è avvenuta in occasione del Consiglio Generale del 15 marzo scorso, a cui hanno preso parte Raffaele Bonanni, segretario generale Cisl, Piero Ragazzini, segretario Cisl Nazionale e Giorgio Graziani, segretario generale Cisl Emilia Romagna. Filippo Pieri, nato a Cesena 45 anni fa, sostituisce Antonio Amoroso, ai vertici della Cisl dal 2003, dimissionario in quanto eletto nella segreteria regionale della Cisl. Entrati a far parte delle segreteria provinciale anche la cesenate Maria Antonietta Aloisi e il forlivese Vanis Treossi, con il ruolo di segretario organizzativo.
Escursioni nei sentieri degli anelli Bagno di Romagna - All’Ufficio Informazioni Accoglienza Turistica di Bagno di Romagna (via Fiorentina 38) è disponibile al corso di 3 euro il volume “I sentieri degli anelli Nove escursioni intorno a Bagno”. In un agile formato tascabile, presenta nove itinerari percorribili a piedi partendo dal centro di Bagno o da località vicine. La pubblicazione gode del Patrocinio del Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi ed è stata promossa dall’Assessorato al Turismo del Comune di Bagno di Romagna. Il lavoro editoriale è stato interamente curato dall’Ufficio Turismo e Cultura dell’amministrazione comunale. www.bagnodiromagnaturismo.it
4 | IN Magazine
Forlì - Al professor Alessandro Talamelli va l’edizione 2012 del concorso nazionale “Ing. Giuseppe Pedriali”, organizzato e finanziato dalla Provincia di Forlì-Cesena per premiare le idee innovative in campo produttivo. Alessandro Talamelli, 47 anni, dal 2001 è professore associato di Aerodinamica presso l’Università di Bologna, nonché collaboratore di numerose università all’estero. Le sue attività di ricerca
interessano i settori dell’aerodinamica e della fluidodinamica sperimentale. Responsabile del laboratorio di aerodinamica applicata dell’Università di Bologna, dal 2005 è anche il coordinatore del progetto internazionale CICLOPE (Centre for International Cooperation in Long Pipe Experiments) a Predappio. La cerimonia di premiazione si è svolta il 12 aprile nella sala del Consiglio provinciale.
Capocasa nuova direttrice dell’Ausl Forlì - Da direttrice amministrativa a nuova direttrice generale dell’Azienda Usl di Forlì. Giulietta Capocasa (nella foto) dal 22 marzo scorso ha preso il posto di Licia Petropulacos, passata a dirigere l’Azienda Ospedaliero-Universitaria di Modena. Capocasa, 53 anni, è laureata in giurisprudenza, ha una specifica formazione in programmazione, organizzazione e gestione delle Aziende sanitarie. Ha maturato una consolidata esperienza di direzione nell’ambito di Aziende sanitarie, in Emilia-Romagna dal novembre 2009 con l’incarico di direttore amministrativo a Forlì. Nuovo direttore amministrativo dell’Azien-
Talamelli
di Forlì
da Usl di Forlì è il dottor Alessandro Scalorbi, mentre nel ruolo di direttore sanitario è stata confermata la dottoressa Maria Grazia Stagni.
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Gwyneth, vite passate in un romanzo
Forlì - Il tema dell’immortalità e delle esistenze precedenti sono le tappe del percorso di crescita spirituale affrontato nel libro di Mary Lanchbery. La scrittrice ha presentato il suo romanzo “Gwyneth”, edito da MDM, il 13 aprile scorso al MegaForlì. Introdotta dal giornalista Guido Zauli e da Gabriele Zelli, Mary Lanchbery ha accompagnato i presenti sul filo della suggestiva storia di Gwyneth, affermata critica d’arte che grazie al ritrovamento di alcune lettere appartenute ad una donna dell’800 scopre di aver vissuto una vita precedente.
Festival del fundraising Castrocaro Terme - Quinta edizione per il Festival del Fundraising, unico appuntamento nazionale dedicato al mondo della raccolta fondi e del nonprofit italiano in scena a Castrocaro Terme dal 9 all’11 maggio. I fundraiser delle maggiori organizzazioni nonprofit italiane e i dirigenti pubblici si incontrano nella cornice del Grand Hotel Terme di Castrocaro per tre giorni di formazione, networking e relax. L’iniziativa, diretta da Valerio Melandri e promossa dal Master in Fundraising dell’Università di Bologna, si rivolge a tutti coloro che operano nel settore del nonprofit. Il festival nasce con il duplice obiettivo di diffondere la cultura del dono e del fundraising in Italia, di favorire la circolazione di pratiche e tecniche di raccolta fondi testate a livello internazionale. www.festivaldelfundraising.it
6 | IN Magazine
Il senatore Berselli ospite di Round Forlì - Il senatore Filippo Berselli, presidente della Commissione Giustizia del Senato, è stato l’ospite d’eccezione per la Round Table Forlì, che il 5 aprile scorso si è riunita all’Hotel della Città di Forlì per affrontare il tema delle liberalizzazioni e privatizzazioni. Il senatore Berselli ha illustrato i recenti aggiornamenti del Decreto Legislativo sulle tariffe degli avvocati, sui nuovi Tribunali delle Imprese e sul Risarcimento del Danno stradale, rispondendo alle tante domande dei presenti. “In questa delicata fase storica - ha sottolineato il senatore - è necessario trovare la solu-
Table Forlì
zione all’ingovernabilità accettando di eliminare momentaneamente il bipolarismo per poter fare le riforme necessarie che, a causa dei tempi troppo ristretti, saranno parziali ma permetteranno comunque di superare la crisi”. (R.G.)
Premio fedeltà ai dipendenti Salaroli Forlì - Un premio ai dipendenti più fedeli, a chi è rimasto nella stessa azienda per più di 10, 20 o 30 anni. Il 16 aprile nello show room Salaroli di Forlì si è svolta la quarta edizione del “Premio fedeltà”, con sedici dipendenti premiati dal presidente della Camera di Commercio Alberto Zambianchi per la lunga permanenza in servizio. Il premio per aver superato i trent’anni di lavoro in Salaroli è andato a Danilo Bertini, in servizio
dal luglio 1979, mentre Luciano Bertaccini e Paolo Gasperoni sono stati premiati per aver superato il traguardo dei vent’anni in azienda. I lavoratori premiati per più di dieci anni di servizio sono invece Ebro Ravaglia; Roberto Casali; Carmen Mambelli; Giancarlo Nicoletti; Andrea Corsi; Franco Mongiusti; Piero Mariani; Marco Quattrini; Sabrina Annibali; Luciana Servadei; Monica Focacci; Eros Guidi e Massimo Perini.
Ph. Giorgio Sabatini
Dieci anni per l’Hospice di Forlimpopoli Forlimpopoli - Dieci anni di accoglienza e cure globali ai malati inguaribili, cercando di sostenerli in un difficile momento della loro esistenza e di farli sentire parte di un luogo di vita. È la storia dell’Hospice di Forlimpopoli, uno dei primi 20 in Italia, oggi al giro di boa dei 10 anni di attività. Circa 3mila pazienti sono transitati dalla struttura, che rappresenta oggi uno dei nodi della Rete di Cure Palliative dell’Ausl di Forlì, in stretto rapporto con l’ospedale “Morgagni-Pierantoni” di Forlì, l’Irst di Meldola e il territorio. L’equipe dell’Hospice (nella foto) è composta da 4 medici, una coordinatrice infermieristica, 10 infermiere, una psicologa, una fisioterapista, 7 Oss e un assistente spirituale, coordinati dal dottor Marco Maltoni, Direttore dell’U.O. Cure Palliative-Hospice dell’Ausl di Forlì.
Bolognesi e Fontana, scatti in Mostra Castrocaro - Nella “Trattoria dei vecchi sapori” della famiglia Bolognesi a Castrocaro Terme è allestita la mostra “Paesaggi italiani”, con fotografie di Franco Fontana. La mostra rimane aperta fino al 30 giugno dal martedì alla domenica, dalle ore 16 alle 22, allestita in una sala del ristorante. Oltre 30 le opere: paesaggi storici, collage, fotomontaggi e polaroid che Fontana ha dedicato all’amico Gianfranco Bolognesi, conosciuto 30 anni fa. Il celebre fotografo ha illustrato, infatti, i tre volumi di Bolognesi dal titolo “L’universo nel piatto”. “Nel ristorante ho avuto il privilegio di conoscere - dice Gianfranco Bolognesi - artisti straordinari come Sebastian Matta, Pablo Echaurren, Bay, Gentilini, Tadini, Rotelli, Nespolo, Cascella, Alinari, Ontani e altri. È nata così la mia passione per l’arte, e l’idea di aprire una piccola galleria nella trattoria, che dopo la mostra su Fontana proseguirà presentando opere di altri importanti artisti”. (R.R.)
Mettersi in forma con “Nouvelle”
Gruppo Ferretti sbarca in Brasile
Forlì - Nuovo centro di remise en forme e dimagrimento a Forlì, in via Cervese 47. È “Nouvelle”, risultato dell’impegno delle imprenditrici forlivesi
Forlì - Il Gruppo Ferretti conferma la propria leadership nel mercato brasiliano, esponendo ben sette modelli al Rio Boat Show 2012. Attraverso Ferrettigroup Brasil, infatti, il Gruppo è stato presente anche quest’anno al più importante evento nautico dell’America Latina, andato in scena dal 12 al 18 aprile a Pier Mauà, nuova location nel cuore di Rio di Janeiro. Qui sono state esposte ben sei imbarcazioni Ferretti Yachts: Ferretti 530, Ferretti 620, Ferretti 660, Ferretti 750, Ferretti 830 e l’ammiraglia Ferretti 881, a testimonianza della variegata gamma offerta sul mercato brasiliano dallo storico marchio del Gruppo. A completare la rassegna è stato Pershing 64’ (nella foto), tra i più apprezzati modelli del brand.
Educazione alimentare con Orti in Condotta Forlì - Terzo anno di attività per “Orti in Condotta”, percorso di educazione alimentare dei bambini curato da Slow Food Forlì e Alto Appennino Forlivese. Il progetto didattico coinvolge più di 500 bambini, 26 insegnanti, 9 scuole di Forlì e provincia, ed è coordinato da Gabriele Locatelli e Lia Cortesi. I bambini e gli insegnanti stanno curando gli orti secondo i principi della varietà e della stagionalità, con metodi biologici. Il corso per gli insegnanti si è svolto quest’anno a Villa Pandolfa a Fiumana di Predappio, incentrato sulla storia dell’alimentazione, sulla gastronomia italiana e sulla progettazione didattica relativa a questi temi. In aprile si sono svolti invece gli incontri per i genitori, a Forlimpopoli e Castrocaro. L’attività degli Orti in Condotta è tenuta dai formatori qualificati Slow Food Luisella Verderi, Micaela Mazzoli e Matteo Monti. www.slowfoodforli.it
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Ph. Giorgio Sabatini
Giada Marchi e Benedetta Carigi, che hanno unito la loro passione per dar vita ad una realtà raffinata e innovativa dedicata alle donne e alle loro esigenze. Nello spazio ampio e luminoso di via Cervese predominano i toni del bianco ed i particolari curati nei minimi dettagli. Qui, nel corso dell’affollato opening party tenuto il 29 marzo scorso, ospiti e amici hanno potuto toccare con mano, in anteprima, l’innovativa qualità del metodo Nouvelle, un sapiente mix di attività fisica, dieta alimentare e programmi personalizzati.
Nuova sede cesenate per la Provincia Cesena - Inaugurata il 12 aprile la nuova sede cesenate della Provincia di Forlì-Cesena, in viale Bovio 425, ex sede della Confartigianato Cesena. Il taglio del nastro è stato affidato al presidente della Provincia Massimo Bulbi, affiancato dal prefetto di Forlì-Cesena Angelo Trovato e del sindaco di Cesena Paolo Lucchi. Gli uffici della Provincia, già presenti a Cesena, sono stati concentrati e unificati nella nuova struttura, lasciando le precedenti sedi che erano
utilizzate in affitto (corso Sozzi 26; sobborgo Comandini 87 e via Pisacane 36). Resta, invece, nella propria sede di via Fornaci 170 il Centro per l’Impiego. La nuova sede di viale Bovio è un immobile di proprietà della Provincia: accoglie con spazi in comodato d’uso gratuito anche le udienze di conciliazione relative al comprensorio cesenate della Direzione Provinciale del Lavoro e il volontariato delle Guardie ecologiche volontarie (GEV) di Cesena.
La scarpa è online col distretto Calzature
San Mauro Pascoli - È online il sito che promuove il Distretto Calzature di San Mauro Pascoli, realizzato dall’agenzia Menabò di Forlì e finanziato dalla Provincia e dalla Camera di Commercio di Forlì-Cesena. Il progetto, ideato e promosso da Cercal, vede riuniti passato, presente e futuro di questa eccellenza del Made in Italy. Fiore all’occhiello è il motore di ricerca per le 170 imprese del settore, con un mini sito personalizzato in cui scoprire prodotti, brand e peculiarità. www.distrettocalzaturesanmauropascoli.it
Romagnoli sul podio del Tuareg
Rallye
Predappio - Solidarietà e sport per il Tuareg Rallye, maratona motoristica tra Spagna e Marocco tenuta tra il 18 e 26 marzo. A sostenere la squadra italiana è stata l’associazione “Energia e Sorrisi onlus”, che ha consegnato aiuti umanitari a Merzouga e in località del Sahara marocchino. L’equipaggio A-Team 4x4 su Mitsubishi Pajero v6, composto da Andrea Schiumarini di Predappio e Giulia Maroni di Castel San Pietro (nella foto), si è aggiudicato il terzo posto.
Essere | Massimo Pandolfi
Punto
di
Vista
testo Roberta Brunazzi - foto Giorgio Sabatini
Caporedattore centrale de Il Resto del Carlino, Massimo Pandolfi vive il giornalismo attraverso le sue idee e passioni. Tra libri e volontariato, assieme al club “L’inguaribile voglia di vivere”.
Il giornalista? Deve stupirsi per poter stupire. Una persona come le altre ma con gli occhi aperti 24 ore su 24, con emozioni e idee proprie, frutto dell’esperienza individuale. Così vive la professione Massimo Pandolfi, nel suo ruolo di caporedattore centrale de Il Resto del Carlino. Quarantasette anni ad agosto, nato a Chiaravalle (Ancona), cresciuto tra Forlì e Forlimpopoli, dove attualmente risiede. “Non mi fido di chi dice di essere obiettivo a prescindere. Io sono una persona, e come tale sono condizionabile. In ogni argomento che tratto - dice - c’è qualcosa di mio, con le mie opinioni”. E le sue opinioni sono palpabili soprattutto nelle attività che svolge al di fuori dell’ufficio bolognese del Carlino. “Il 7 marzo siamo stati in visita dal Papa con il club ‘L’inguaribile voglia di vivere’, gli abbiamo portato in dono un quadro di Franco Vignazia. Tengo molto all’attività del club, composto da centinaia di amici incontrati in giro per l’Italia presentando il mio libro che aveva questo nome, dedicato alla storia di
nove malati e disabili che affrontano la realtà così come è stata loro donata, cercando di dare un significato alla loro esistenza”. Al libro, presentato ufficialmente al Meeting di Rimini nell’estate del 2007, è seguita una serie d’iniziative pubbliche e una nuova pubblicazione, “Liberi di vivere”. L’ultima fatica di Pandolfi in veste di scrittore è “La vita in gioco, Eluana e noi”, altro volume su tema etico dedicato al caso di Eluana Englaro. Ma veniamo al giornalista. Al bambino che voleva fare il giornalista...
“Da ragazzino avevo quattro ambizioni: volevo diventare calciatore, cantante, cameriere o giornalista, in ordine sparso e non di preferenza. A calcio ci ho provato: me la cavavo con tanta buona volontà, ma i piedi... lasciamo perdere. Ero un medianaccio con mostruose lacune tecniche. Anche sul cantante mi tocca stendere un velo pietoso, posso al massimo cantare in auto o sotto la doccia. Mi sarebbe piaciuto poi fare il cameriere, più che una professione un’arte, perché un bravo cameriere deve essere sempre a
IN Magazine | 11
A fianco, l’incontro dello scorso giugno a San Marino con il Papa Benedetto XVI, al quale Pandolfi ha consegnato la prima pagina incorniciata del fascicolo speciale del Resto del Carlino dedicato alla visita pastorale del Pontefice. Sotto, Pandolfi ed Eros Ramazzotti sul campo di calcio di Cesenatico nel 1995, in occasione di una partita tra la Nazionale Cantanti e i giornalisti del Carlino per raccogliere fondi a favore della Croce Rossa di Cesenatico.
totale disposizione del cliente, anche quando gli gira male. Infine il giornalista, ciò che sono diventato”.
risprudenza a Bologna. Firmai il mio primo articolo su una gara di atletica leggera”.
Come hai cominciato?
Ed ora, da caporedattore centrale,
pomeriggio si prepara il giornale. Prima delle 21 non esco mai dalla redazione, per controllare la prima edizione che parte attorno alle 22”.
“Il mio sogno era diventare telecronista. In quinta superiore mi presentai assieme al mio compagno di banco Marco Rotondo come aspirante speaker ad Aria Radio, emittente privata di Forlì. Volevamo fare una trasmissione sportiva, ce la fecero fare. Il compenso? Zero assoluto, ovviamente. Ci davano lo spazio ma dovevamo arrangiarci. Nel frattempo Enrico Zavalloni e Roberto Zoli del Resto del Carlino mi chiesero se volevo collaborare con loro. Risposi subito di sì. Avevo 19 anni e mi ero iscritto a Giu-
com’è la tua giornata tipo?
Carta stampata e internet. Come
“Coordino tutti i caporedattori del gruppo e tengo i contatti con le sedi che non hanno capiredattori, quindici redazioni da Ascoli a Rovigo. Faccio da cuscinetto tra loro e la redazione centrale di Bologna, in stretto contatto con il direttore Giovanni Morandi e i due vice direttori. Alle 11 c’è la prima audioconferenza con le varie redazioni, alle 11,45 la videoconferenza con QN tra le redazioni di Firenze, Milano, Bologna e Roma. Prima di pranzo si coordinano e idee, nel
finirà la battaglia tra questi due
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media?
“C’è una forte trasformazione in atto, con il web in forte crescita e un collegamento sempre maggiore tra i due mezzi di comunicazione. Credo comunque che per i quotidiani locali lo spazio sia ancora tanto, con ampi margini di miglioramento. Non abbiamo ancora trovato la strada giusta, ma credo possano divenire mezzi che aggiungono conoscenza all’informazione. Sappiamo tutto su tutto, ma spesso ri-
mane solo qualcosa di superficiale”. Pensi ad un quotidiano come approfondimento per chi ha tempo per approfondire?
“Non esattamente, non penso a qualcosa per gli intellettuali dei vari settori... Anche sui giornali funzionano bene le informazioni rapide e le foto che colpiscono, e pure l’informazione di servizio ha ancora un ruolo importante sui quotidiani locali”. Oltre al giornalismo ti occupi anche di libri. Il tuo preferito?
“In assoluto ‘Il piccolo principe’ di Antoine de Saint-Exupéry. Non è un testo per bambini ma per adulti, una sorta di poetico manuale pieno di storie e personaggi molto profondi”. Ne hai trovato qualcuno che ti somiglia?
Chi è Massimo Pandolfi Nato a Chiaravalle (Ancona) il 3 agosto 1965, ha quasi sempre vissuto in Romagna, tra Forlì e Forlimpopoli. La gavetta come giornalista inizia come radiocronista sportivo per Aria Radio, poi passa alla carta stampata collaborando con Il Resto del Carlino. Dopo aver fatto esperienza in varie redazioni locali nel 1997 passa alla sede di Firenze del “Quotidiano Nazionale” (giornale sinergico fondato da Il Resto del Carlino, La Nazione e Il Giorno), con l’incarico di vice capo della redazione sportiva; nel 1999 ne diviene responsabile, lavorando al fianco di due direttori come Vittorio Feltri e Italo Cucci. Nel 2001 è a Bologna, dove tuttora lavora come caporedattore centrale de Il Resto del Carlino. Nel 2002 ha diretto la redazione di Forlì, nel 2004 ha coordinato la partenza del nuovo sistema editoriale del giornale. Chiusa l’esperienza sportiva, si è occupato di vari altri argomenti, sicurezza stradale, droga, alcol, problemi sociali. Nel 2004 esce il suo primo libro, “Inchiostro Rosso, le vere veline dell’era Berlusconi”, e l’anno successivo il secondo, ‘’Un poliziotto in galera”, dedicato al caso giudiziario di Ivan Liggi. Nel 2007 pubblica “L’inguaribile voglia di vivere”, primo volume a tema etico che lo porta a costituire l’omonima fondazione. Nel 2008 e nel 2009 sono seguiti “Liberi di vivere” e “La vita in gioco, Eluana e noi”. Sul sito del suo giornale gestisce anche un blog, “Vite Spericolate” (www.quotidiano.net).
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“Direi il lampionaio... Il piccolo principe lo incontra su un pianeta in cui c’è solo un lampione e lui ha il compito di accenderlo e spegnerlo regolarmente ogni giorno. Ma il pianeta ha cominciato a girare sempre più veloce e per il povero lampionaio non c’è più un minuto di riposo. Lui però non demorde, resta fedele alla consegna. Io mi sento un po’ così, con lo sguardo puntato verso l’alto ma in corsa continua per rispettare la consegna quotidiana”. E il futuro? Visti i tuoi interessi in ambito sociale potresti pensare alla politica...
“In questo momento la cosa non mi attira, ma mai dire mai. Fermo restando che se poi uno fa politica non è bene che faccia il giornalista a tempo pieno”. IN
Essere | Giulio Babbi
Il dolce sapore del
Successo
testo Elide Giordani - foto Fausto Fabbri e Archivio Babbi
Alla boa dei 60 anni, l’azienda Babbi si proietta sempre più verso il mondo. Con wafer, waferini, cioccodelizie e preparati per gelato, alla conquista di palati sempre più internazionali.
Un profumo così c’è solo nell’anticamera del paradiso e qui. In un luogo prosaico, se vogliamo, dove la via Emilia incrocia la strada che sale verso Bertinoro o piega dolcemente verso Santa Maria Nuova. Ma “qui”, anche a lume di naso, varcati i cancelli, di prosaico non c’è proprio nulla. Tentatore, ineludibile ed evocativo, quel profumo è la prima seduzione di cui si resta vittime felici quando ci si avvicina alla più famosa e internazionale azienda dolciaria di cui Cesena vanta i natali, la Babbi.
“Un mondo di bontà”, recita uno slogan, che sarebbe banale se non fosse che è semplicemente vero. Una bontà che ha “catturato” palati sopraffini. Si contano numerosi VIP e “potenti” della terra di ieri e di oggi che hanno ceduto, consapevoli e consenzienti, alla cattura di gola dei prodotti Babbi. Ma cos’è, oltre all’innegabile bontà, che li rende così seduttivi?
“Il made in Italy e il fatto che raccontano la storia di una famiglia”, elenca senza esitazione Gianni Babbi, esponente della terza generazione dei grandi artigiani-industrali dolciari cesenati. Una famiglia e una storia che proprio quest’anno gira la boa dei 60 anni di presenza nel settore. “Questo compleanno sigla un traguardo ma anche un passaggio epocale” è il commento di Gianni Babbi. “Infatti, si affaccia in azienda la quarta generazione della famiglia e la governance, pur restando in mano nostra, ha iniziato ad avvalersi di consulenti esterni di alto livello che ci guideranno verso una radicale trasformazione”. La trasformazione coinvolge anche i dipendenti, i “nostri collaboratori” come preferisce definirli Gianni Babbi, che tiene molto ad evidenziare quale ruolo fondamentale abbiano, in un’azienda del genere, le professionalità di chi ci lavora da una vita intera. Sorprendentemente, tra l’altro, non sono i prodotti a marchio che hanno reso famosa l’azienda cesenate nel mondo, ossia i
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wafer che si sciolgono in bocca, la parte più consistente del business: il 75% della produzione è orientata alla fornitura di preparati, semipreparati ed elementi (le paste, gli
ingredienti in polvere per gelati artigianali, le cialde, i coni, gli elaborati prodotti dalla frutta secca quali nocciole, mandorle, pistacchi, pinoli) utilizzabili nella gelateria e nella pasticceria artigianale. È questo lo zoccolo duro di una produzione che stimola almeno il triplo delle quantità prodotte in azienda. Ad esso è legata un’ampia attività di formazione che ha fatto scuola (anche gestionale…) a centinaia di gelatieri e pasticceri nel mondo che tengono saldo il loro business legato alla fornitura dei preparati Babbi. Ma non è un’attività estranea alla storia di famiglia. Anzi. Come racconta Gianni Babbi, con passione e commozione, fu il capostipite Attilio, che stava in affari già dalla metà degli anni ‘30, ad affacciarsi nel settore come rappresentante di
In alto, le prime confezioni dei prodotti Babbi. A fianco, Attilio Babbi assieme ai piccoli Carlo, Gianni e Piero. In apertura, la famiglia al completo, con il capostipite Attilio al centro, circondato dalla nuora Valeria e dal figlio Giulio. In piedi, da sinistra, Carlo, Gianni e Piero Babbi.
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case dolciarie all’epoca tra le più prestigiose, e ad intrattenere rapporti con le gelaterie e i bar. Il passaggio all’attività produttiva (lo stesso profumo paradisiaco ha caratterizzato via Pietro Turchi a Cesena, seconda sede della Babbi dopo la prima locazione centrale in via Aldini) c’è stato nel 1952, ed ecco perché la nascita dell’azienda - ed era già in attività anche il figlio Giulio (padre di Carlo, Gianni e Piero e marito dell’imprescindibile ed attivissima Valeria) - si fa risalire a quella data. Un altro passaggio epocale è stato siglato dal trasloco dell’attività - 1991 - nell’attuale sito
produttivo sulla via Emilia, tra Cesena e Forlimpopoli. Qui la terza generazione (Gianni, Carlo e Piero), ma Giulio è ben lontano dall’aver mollato le redini, ha impresso la propria impronta: un’internazionalizzazione su vasta scala che in 20 anni ha portato l’azienda a piantare la propria bandiera in 42 paesi nel mondo. “Il primo paese è
stato il Libano - puntualizza Gianni Babbi - l’ultimo, ossia quello dove ci stiamo inserendo oggi, l’Australia”. In mezzo c’è l’Europa, il Far East e gli Usa. In Giappone, tanto per citare un dato, nel perioso che va da San Valentino al White Day sono at-
De Stefani S.p.A. Concessionaria Ufficiale di Vendita e Assistenza Mercedes-Benz ForlĂŹ, Via Ravegnana 407 tel. 0543 811011 - Cesena, Via Ravennate 1550 tel. 0547 637011 Imola, Via Pola 23 tel. 0542 691911 - Ravenna, Via Dismano 2 tel. 0544 479611 www.destefani.net
Azienda Babbi, prodotti e numeri di alta qualità Dipendenti che variano tra 80 e 95 a seconda della stagionalità, che vive due picchi annuali; un fatturato di circa 17 milioni di euro all’anno; una sede produttiva che, in 20 anni, ha esteso gli spazi da 1.800 metri quadri ai 16.000 attuali (di cui 1.300 di servizi e uffici). Se la Babbi fosse tutta qui, già nei numeri mostrerebbe il peso di una realtà produttiva a cui ben si addice il suo successo. Ma è immensamente di più. È un marchio che parla di altissima qualità e di prodotti dalla forte caratterizzazione, inimitabili benché identificabili nella vasta famiglia dei wafer, delle creme e dei gelati. E ce ne vuole per emergere con tanta raffinata personalità in un settore come questo, battuto da sempre dall’industria dolciaria. Una qualità che, peraltro, continua a far scuola anche nel vastissimo mondo del gelato artigianale, per il quale la Babbi non solo fornisce una gamma ricchissima con novità costanti ma anche la possibilità di tracciare una strada sicura per chi inizia l’attività senza avere un’esperienza specifica nel settore della gelateria. I corsi della Babbi per i gelatieri sono una garanzia, e permettono alla qualità elaborata nell’azienda di percorrere le strade del mondo.
Sotto, la Babbi Boutique inaugurata a Tokio nel 2002. Sopra, gli Artistick Babbi, l’ultima novità del settore semilavorati per gelateria.
tivi circa 250 tra punti vendita stabili e corner a marchio Babbi, realizzati con un partner locale. A Tokio, per un mercato sofisticato che riconosce la qualità e può pagarla, è stata creata la prima Babbi Boutique nel 2002. Punti vendita dalla forte riconoscibilità del marchio cesenate che fa la delizia di chi apprezza tutti, e sono molti (ai classici Viennesi si aggiungono Babette, Bon Bon, Cremini, Gran Waferini, torte wafer,
Cannoli, Cioccodelizie, Babbini e via di seguito…) i prodotti che escono dalla sapienza dell’azienda. E nel futuro? “Non ci fermiamo - dice Gianni Babbi - la nostra crescita è costante, nonostante la contrazione dei consumi abbia condizionato anche questo settore. Cerchiamo una maggiore attestazione all’estero, soprattutto per i prodotti a marchio Babbi, e non abbandoniamo la ricerca di prodotti sempre nuovi”.
Ma perché mai? Verrebbe da dire… di Viennesi potremmo viverci. Vederli sistemati nelle scatole in geometrica armonia, profumati e soavemente croccanti, è già un’emozione. Ma sbirciare la fase produttiva e assistere a quella colata di cioccolata che scende setosa ad avvolgere i viennesi “nudi”, con l’anima tenera della crema alla vaniglia che si intravede tra le cialde, è un colpo al cuore. Grazie Attilio, Giulio, Valeria, Gianni, Carlo e Piero… i golosi di tutto il mondo vi amano. IN
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Lavorare | Internazionalizzazione d’impresa
Affacciati sul
Mondo
testo Francesca Miccoli e Barbara Baronio foto Giorgio Sabatini e Gianmaria Zanotti
Dal locale al globale grazie a prodotti di alta qualità. È la storia di aziende partite da Forlì, Cesena e dintorni, oggi saldamente ancorate anche all’estero.
Espansione, profitto, prestigio. Sono i tre baluardi dell’internazionalizzazione d’impresa, autentico lasciapassare per lo sviluppo economico in prospettiva della tanto celebrata economia globale. Guardare oltre confine accresce il potere di mercato di un’azienda, preludendo di norma ad un aumento del fatturato e del profitto. Senza trascurare la possibilità di accedere a nuove idee e modus operandi, da cui attingere a piene mani per aumentare la competitività sul mercato interno. Anche all’ombra di Saffi palpita il cuore di imprese che vantano una presenza commerciale in paesi esteri e attività produttive delocalizzate in varie nazioni. Dorelan
Una delle punte di diamante dell’imprenditoria forlivese affacciata sul mondo è Dorelan, da oltre 40 anni leader nella produzione e commercializzazione di materassi e complementi. Articoli concepiti, progettati e sviluppati integralmente in Italia, in ossequio ad una filosofia che mira a coniugare innovazione e tecnologia all’alta manifattura e all’intelletto degli italici talenti. Una scelta che tuttavia non
responsabile del commercio estero
ordini”. Il prossimo passo prevede l’apertura di negozi in franchising che propongano tutti i prodotti Dorelan, non solo materassi ma anche letti, reti, guanciali, lenzuola.
Simone Babini: “Abbiamo dato il
Edilcapacci
preclude lo sviluppo su altri mercati. Il 15% del fatturato di Dorelan, infatti, proviene da operazioni oltre frontiera. Lo conferma il
via all’attività di export nel 2006”, spiega. “Dopo aver consolidato la leadership nel mercato italiano abbiamo puntato in primis all’Europa: i prodotti Dorelan sono sbarcati in Francia e in Spagna quindi in Germania, Grecia e Portogallo. In seguito siamo approdati ad est, in Russia, Kazakistan, Uzbekistan e Ucraina”. Ma l’export non si limita al vecchio continente. Vari distributori sono attivi nel sud est asiatico. “In Cina vantiamo una collaborazione con un operatore locale e a breve smisteremo i nostri prodotti in una cinquantina di esercizi. Stiamo inoltre provando un approccio al mercato indiano. Attraverso la Camera di Commercio di ForlìCesena è stata avviata la ricerca di partner che possano sposare il progetto Dorelan”. L’azienda si avvale dell’opera di vari agenti, uno per nazione, e numerosi sub-agenti, una cinquantina in totale, in contatto costante “anche per piccoli
Punta sull’estero anche Edilcapacci, impresa che opera nei cantieri
di tutto il mondo progettando e allestendo ponteggi metallici e opere provvisionali. “Non vendiamo prodotti ma svolgiamo un’attività di servizio”, spiega il titolare Mauro Capacci. “Salvaguardiamo l’incolumità dei nostri clienti impegnati nella realizzazione delle grandi opere, stradali e ferroviarie, piattaforme aeree, impianti industriali, strutture commerciali, edili, navali e off-shore”. Edilcapacci è operativa a 360 gradi, dalla progettazione alla fornitura fino alla posa dei ponteggi e delle strutture metalliche. “Lo scorso anno - prosegue Capacci - abbiamo partecipato ad una missione in Brasile al fianco di Confindustria. Una trasferta che ci ha consentito di allacciare rapporti con varie realtà locali. Relazioni sono in corso anche nei Balcani, mentre già siamo attivi su varie piattaforme Eni in Tunisia”.
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A fianco, Nerio Alessandri di Technogym. Sotto, i responsabili del Gruppo Trevi. In apertura, da sinistra in alto, Simone Babini di Dorelan e Mauro Capacci di Edilcapacci; sotto, Alberto Panebianco di Alpi e Italo Carfagnini di So.f.ter.
Alpi
Vocazione giramondo pure per l’Alpi di Modigliana, un gruppo che dagli esordi come ebanisteria nel lontano 1919, ha saputo diventare leader mondiale nel mercato del legno. “Da decenni - racconta il direttore tecnico Alberto Panebianco
- esportiamo ovunque. Dagli Usa all’Estremo Oriente fino all’Australia. La nostra quota di export oscilla dal 60 al 75% a seconda delle annate. Consolidata l’attività nei Paesi in cui siamo presenti da più tempo, guardiamo ora agli Stati ad alta crescita come Cina, Brasile, India”. So.F.teR
All’appello non può mancare la So.F.teR di Italo Carfagnini. Fondata nel 1980, l’azienda è oggi ai verti-
ci internazionali nella produzione di leghe polimateriche, con un ventaglio di prodotti che spazia dalle gomme termoplastiche d’impalpabile morbidezza alle plastiche più rigide e resistenti. Materiali e soluzioni utilizzati in tutti i settori industriali. L’impresa destina all’estero il 60% della produzione. “Di questo il 70% è veicolato in Germania -racconta il fondatore -. Abbiamo inoltre acquisito di recente la P-group, società di Ferrara che a sua volta collocava sui mercati esteri l’80% di quanto prodotto. Siamo presenti in tutta Europa, nel bacino del Mediterraneo e nel Far East. Abbiamo anche due società in America Latina: una in Brasile che veicola in Argentina, Cile e Uruguay, e una in Messico che fa rotta su Stati Uniti e Repubblica Dominicana”. Consolidata anche l’attività in Cina: “Solo che prima eravamo noi a chiedere garanzie, ora la situazione si è capovolta”. Riflessi della crisi. Importanti biglietti da visita della Romagna nel mondo arrivano anche da Cesena e dintorni, da Gambettola al bacino del Rubicone e dalla vallata del Savio, dove impegno, positività e duro lavoro sono alla base di grandi imprese. Technogym
Da oltre 20 anni Technogym è impegnata nella promozione del Wellness. Fondatore e presidente è Nerio Alessandri, che nel 1983 progettò e realizzò le prime attrezzature per la palestra nel proprio garage. In qualità di più giovane “Cavaliere del Lavoro” italiano nominato nella storia della Repubblica, Alessandri e Technogym hanno
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A fianco, Gimmi Baldinini, patron dell’omonima azienda. Sotto, Giuseppe Zanotti della Vicini Spa.
ricevuto numerosi premi come il Great Place to Work, venendo così identificata come il miglior luogo di lavoro in Italia ed in Europa. L’azienda oggi impiega circa 2 mila dipendenti, di cui la metà nella sede centrale di Cesena, e nelle 13 filiali in Europa, Stati Uniti, Asia, Medio Oriente, Australia e Sud America; esporta il 90% della propria produzione in oltre 100 paesi ed ha attrezzato 35mila centri Wellness e oltre 20mila abitazioni nel mondo. La ricerca e l’innovazione rappresentano il motore della crescita di Technogym. Il design è il suo segno distintivo, per il quale ha ottenuto il Red Dot Design Award. Technogym è presente nelle scuderie dei team di Formula 1 (Mclaren e Ferrari), nella grande vela è con Alinghi e Luna Rossa mentre nel calcio è a fianco di Juventus, Inter e Milan in Italia e Real Madrid, Chelsea ed Ajax all’estero. L’azienda romagnola è stata inoltre fornitore ufficiale dei Giochi Olimpici di Sydney 2000, Atene 2004, Torino 2006, Pechino 2008. Anche per le Olimpiadi di Londra 2012 è stato siglato un accordo tra Technogym ed il Comitato Organizzatore. Gruppo Trevi
Altro nome “pesante” per l’internazionalizzazione è quello del Gruppo Trevi, leader mondiale nell’ingegneria del sottosuolo a 360 gradi
(fondazioni speciali, scavo di gallerie, consolidamenti del terreno, recupero siti inquinati), nella progettazione e commercializzazione di tecnologie specialistiche del settore, nel campo delle perforazioni (petrolio, gas, acqua) sia come pro-
duzione d’impianti sia come servizi prestati, e nella realizzazione di parcheggi multipiano sotterranei automatizzati. Fondato a Cesena nel 1957, il Gruppo conta più di 40 sedi e una presenza in oltre 80 paesi. Un successo che si fonda sull’interscambio continuo tra le diverse divisioni: Trevi, che opera nei servizi specializzati dell’ingegneria del sottosuolo, Soilmec, che produce e sviluppa i macchinari e gli impianti per l’ingegneria del sottosuolo, Petreven, attiva nei servizi di perforazione petrolifera e Drillmec, che produce e sviluppa gli impianti convenzionali e automatizzati per le perforazioni (petrolio, gas, acqua). Tra i tanti i progetti realizzati si ricordano la realizzazione della Diga di Ertan in Cina, il consolidamento della Torre di Pisa, la costruzione della nuova Biblioteca di Alessandria in Egitto, le fondazioni del Ponte Vasco da Gama sul fiume Tago in Portogallo, le opere di fondazione del nuovo World Trade Center di New York, il consolidamento delle nicchie dei Budda di Bamiyan in Afganistan, il ripristino della diga di Wolf Creek negli Stati Uniti. Attualmente il Gruppo sta lavorando al più importante progetto di geotecnica in corso di svolgimento in Europa, le opere di fondazioni per le stazioni del Cityringen, la nuova metropolitana di Copenhagen. Baldinini
Nella valle del Rubicone dal 1910 opera nel settore calzaturiero realizzando pezzi su misura e a mano. Oggi alla guida di questa storica impresa c’è la terza generazione,
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A fianco, Giorgio Cangini, fondatore dell’azienda La Cangini.
zione di calzature con brand del mondo della moda quali Balmain, Proenza Schouler, Thakoon, Christopher Kane e Delfina Delettrez. La Cangini
incarnata da Gimmi Baldinini. Festeggiati i 100 anni di attività e milioni di paia di scarpe al suo attivo ha condotto l’azienda ad avere 25 punti vendita diretti, 40 punti vendita outlet e oltre 100 negozi monobrand nelle location più brillanti della moda, occupando più di 250 addetti. Dopo le megalopoli della Russia, Baldinini continua la sua espansione anche nelle città periferiche ed entro il 2012 prevede nuove vetrine anche in Azerbaijan, Abu Dhabi e Nizza. “Puntiamo - spiega il padron dell’azienda - è a consolidare la nostra presenza e di ottenere una crescita costante. Uscire dai confini italiani e proporre le mie creazioni all’estero è stato determinante. In Italia non avremmo potuto fare tutto ciò che è stato fatto, perché in Italia abbiamo solo negozi monobrand”. In vista c’è l’apertura del primo monomarca a Budapest, e tra gli obiettivi ci sono anche Vienna e Londra. Giuseppe Zanotti - Vicini
Leader nel mercato delle calzature di lusso la Vicini spa, nata a metà degli anni ’90, è un’azienda cresciuta attorno all’officina creativa di Giuseppe Zanotti, forte del patrimonio artigianale di uno dei più rinomati
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distretti calzaturieri italiani. L’azienda da sempre investe su ricerca e sviluppo del prodotto made in Italy, con una vocazione internazionale. Dopo i grandi showroom di Milano e New York, Vicini mira oggi al mercato asiatico puntando anche sullo sviluppo di nuove categorie di prodotto (borse, sneakers, gioielli). L’azienda conta circa 60 punti vendita a insegna (diretti e in
La Cangini nasce a Sarsina verso la fine degli anni Ottanta e ad oggi, con i suoi 10 milioni di fatturato, è considerata azienda leader nel settore delle attrezzature per macchine movimento terra, agricoltura, manutenzione del verde ed edilizia. Come spiega Giorgio Cangini, il fondatore, l’azienda fin dai primi anni di attività ha investito fortemente in ricerca e sviluppo, qualità del prodotto e del proprio processo ed internazionalizzazione. “proprio l’internazionalizzazione - spiega Cangini - ci ha permesso di superare brillantemente la crisi che ha investito e
Nel segno di qualità e innovazione franchising), e su una distribuzione nei migliori punti vendita multi marca nel mondo. “Per noi - spiega Zanotti - il solo mercato italiano sarebbe stato limitato. Andare all’estero ci ha permesso di crescere e bilanciare il rischio mercato. La nostra clientela italiana, inoltre, è abituata a far shopping in tutto il mondo, ed è importante per noi che possa trovarci anche quando si trova fuori dal proprio paese”. Oltre alla linea Vicini, l’azienda produce calzature a marchio Giuseppe Zanotti design, ed ha stretto accordi di licenza per la produ-
sta investendo l’economia Italiana. Il 60% del fatturato, infatti, viene realizzato all’estero”. L’azienda è presente commercialmente oltre che in tutta Europa anche in Africa, Sud America e Australia, e continua costantemente la propria attività d’espansione. “Per consolidare la nostra posizione - conclude Cangini - abbiamo bisogno di sviluppare continuamente prodotti e soluzioni innovative e qualitative tese a semplificare e migliorare il lavoro quotidiano degli operatori che hanno scelto di utilizzare il nostro brand”. IN
Coltivare | Makia
Cesenati
Argentina
d’
testo Filippo Fabbri
In Valle de Uco, a Mendoza, batte il cuore di una cantina modello tutta cesenate. È Makia, produttrice di vini di qualità, con investimenti importanti per il futuro.
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Cesena chiama Mendoza, l’indiscussa capitale del vino argentino, dove il terroir unico, l’alta quota e il riverbero della Ande innevate regalano emozioni alla vista e i migliori vini del Nuovo Mondo. Proprio in Valle de Uco, nella regione vinicola di Mendoza, adagiata fra i vigneti e protetta dalla Cordigliera, batte il cuore di una cantina modello tutta cesenate. Si chiama Makia (come magia…), produce Malbec il rosso argentino per antonomasia, Torrontes, un autoctono dai delicati profumi di pesca e agrumi, oltre agli ‘internazionali’ Merlot, Syraz,
Sauvignon blank. È il 2006 quando
tre imprenditori del cesenate, Luca Branzanti proveniente dal settore del vino, (cantina Bartolini di Mercato Saraceno), Patrk Caminati dal settore della Finanza e della gestione d’impresa e Gianfranco Manuzzi, imprenditore nel settore del turismo, decidono il loro viaggio in Argentina alla scoperta di vini di grande carattere e forte espressività. L’incontro con i vigneti della Valle de Uco cambia loro la vita. Acquistano 100 ettari di terra a 1.200 metri di altitudine già parzialmente
impiantati a vigna, per farne un’a-
Tenuta Pertinello Il piacere della scelta La Luna
zienda vitivinicola modello sfruttando il terroir unico, la bellezza selvaggia della valle, le caratteristiche derivanti dall’altitudine dei vigneti, dall’escursione termica e dall’irraggiamento solare. E perchè no, agevolati e stimolati dalla ridotta burocrazia, dai costi accessibili del lavoro e della terra, in rapporto alle enormi potenzialità espresse. La magia prende forma. Nasce Makia, che in soli 5 anni diventa una realtà di riferimento nella Valle di Mendoza, all’interno di un panorama enologico dove imprenditori, winemaker e star dello spettacolo di mezzo mondo hanno ormai fissato la loro dorata dimora. Qui hanno preso casa, e vigneto, personaggi come Bono Vox degli U2, il Barone Benjamin de Rothschild e Laurent Dassault rampollo multimilionario e proprietario della fabbrica francese produttrice dei jet Falcon. La vendemmia 2011 di Makia ha prodotto circa 3.500 quintali di uve, soprattutto Malbec, Merlot e Sauvignon Blanc. Due le linee di vino, quella Classica (Malbec, Merlot, Sauvignon Blanc, Torrontes) e la Riserva (Talante Malbec Reserva, Libre Sauvignon Blanc Reserva). Ma nell’aria c’è già un’altra sfida: Makia lancia la proposta di diventare partecipe di questo nuovo Eldorado acquistando porzioni di vigneto a partire da 1 ettaro. L’acquirente diventa partner e può vendere le uve prodotte direttamente all’azienda (a cui rimane la gestione del vigneto) o calarsi nei panni del winemaker producendo un vino con una propria etichetta. Makia sta inoltre preparando il suo winelodge, dodici ampi locali e uno spettacolare patio comune con piscina a sfioro sui vigneti. IN
Grappa di uve Sangiovese Profumo complesso, etereo, bocca morbida, persistente, molto elegante.
Il Passito
Da uve stramature di Albana Profumo di agrumi e frutta bianca, palato che fonde densità, intensità e vivezza sapida.
Il Bosco
Da uve Sangiovese Naso fragrante con sentore di piccoli frutti rossi, in bocca è fresco e teso, di grande bevibilità.
Pertinello
Da uve Sangiovese Vino austero e composto, bocca succosa, ampia, di trama fine.
Il Sasso
Da uve Sangiovese Vino di grande complessità ed eleganza che solo una vigna di oltre 40 anni riesce a dare.
Sopra, una vigna di Makia. In apertura, i tre soci con l’agronomo argentino. Da sinistra, Patrik Carminati, Luca Branzati, Carlos Biere e Gianfranco Manuzzi.
Tenuta Pertinello Strada Arpineto, 2 • 47010 Galeata (FC) Italy Tel. 0543.983156 - Fax 0543.983768 info.tenutapertinello@yahoo.com
Associare | Nino Andreatta e ATIF
Rilancio locale
con uno sguardo al
Globale
testo Rosanna Ricci - foto Giorgio Sabatini
Aprire un dibattito culturale in città su come e dove va il mondo e valorizzare aree finora poco sfruttate. Questi gli obiettivi delle associazioni forlivesi “Nino Andreatta” e Temporanea Idee per Forlì (ATIF) attive per concretizzare intenti ed idee per innovare e rinnovare
Roberto Pinza
Sopra, Roberto Pinza, tra i promotori della nuova associazione culturale.
Nelle città oggi non esiste, o esiste in modo molto modesto, un dibattito pre-politico, a differenza di ciò che invece si verificava qualche tempo fa quando i dibattiti culturali avevano una loro precisa definizione e collocazione. Ma la politica senza cultura non può esistere. “Non possiamo limitarci a trovare il capro espiatorio del mancato sviluppo ma dobbiamo lavorare sulle sue cause complesse, migliorare l’intero paese ed assumere ognuno di noi le proprie responsabilità”. Parola di Roberto Pinza, uno dei promotori dell’associazione culturale “Nino Andreatta” nata a Forlì nel febbraio 2012, per favorire la conoscenza, l’approfondimento e lo sviluppo delle scienze politiche, sociali ed economiche, in particolare per la formazione dei giovani. A sostenerla è un gruppo di rappresentanti e dirigenti dell’associazionismo, dell’imprenditoria, del volontariato e delle professioni, persone radicate e coinvolte nella comunità territoriale ma contemporaneamente aperte alle sfide della globalizzazione. Un gruppo intergenerazionale che si prefigge di dibattere non su problemi locali ma nazionali ed internazionali, incon-
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trando personaggi d’alto livello. Il 14 giugno prossimo, ad esempio, si parla di Europa tra dissoluzione ed integrazione in un incontro aperto a tutti, in particolare ai giovani. L’associazione è dedicata alla memoria di Nino Andreatta nel quinto anniversario della morte, un uomo
di straordinaria tempra morale e di assoluto rigore nell’analisi, nella dedizione allo studio e al lavoro, di grande intransigenza nella testimonianza della carità: tutto con apertura mentale, passione e grande competenza. “Organizzeremo incontri - spiega Roberto Pinza - allo scopo di aumentare il livello di conoscenza dei problemi attraverso un dibattito libero, che prescinda dai problemi derivati dalle scuderie di appartenenza ma che costituisca un luogo in cui si possa parlare liberamente e con rispetto reciproco. In questo - prosegue - ci aiuteranno personaggi di livello nazionale ed internazionale che verranno nelle nostre città per aiutarci a capire meglio i problemi più importanti del Paese ed anche, quando sarà possibile, per trovare qualche soluzione.
In ogni caso, cercheremo di aumentare il livello di conoscenza, senza interferire nel lavoro di altri sui temi e sui problemi locali”. IN
Ubaldo Marra
L’obiettivo a cui mirano tante associazioni culturali è il medesimo: rilanciare il centro storico. Poteva questo obiettivo non sollecitare Ubaldo Marra, ex presidente dell’area vasta mobilità ed ex assessore alla cultura? Secondo Marra servono idee innovative e concrete. Di qui la costituzione dell’Associazione Temporanea Idee per Forlì (ATIF), fondata dall’ex assessore e
con idee ben chiare verso ciò che intende raggiungere: valorizzare aree della città finora poco sfruttate. Ma il discorso non finisce qui:
“Siamo aperti ad idee nuove e a nuovi contributi. Ma vogliamo anche - sottolinea Marra - cercare di rendere concrete idee venute fuori in passato, che, per un motivo o per l’altro, non sono state realizzate”. Parole belle, ma in pratica? A questo punto conviene immergersi completamente nel progetto e chiarire i punti su cui verte: sono sufficienti i nomi di alcuni luoghi della città. Il cuore pulsante è il centro storico, a cui si congiungono aree come il deposito delle autolinee romagnole oggi in disuso, piazza del Carmine, piazza XX Settembre. Tanto per citarne qualcuno. Affinché il centro storico ri-
torni ad avere, come in passato, un ruolo strategico nella città occorre definire la destinazione dei luoghi che sono compartecipi della vitalità del centro, cominciando dal deposito delle autolinee sul quale anche Michele Minisci, fondatore del Naima Club, concorda: “È una
struttura molto interessante, situata in posizione strategica. Qui potrebbero essere riunite le forze creative del comprensorio forlivese”. L’ATIF allarga poi la sua indagine su piazza del Carmine: qui l’idea sarebbe quella di realizzare un parcheggio sotterraneo, sempre con lo scopo di restituire Forlì ai forlivesi. In questo percorso di ristrutturazione non poteva mancare poi piazza XX Settembre, alla quale si accede esclusivamente dal corso della Repubblica. “Questa piazza - aggiunge Marra - potrebbe diventare un parcheggio di servizio, solo per i residenti”. Ed infine perché non aiutare il restauro degli edifici che ospitano gli Istituti Culturali? In questo caso l’Atif propone una ‘Fondazione di partecipazione’, con un preciso motto: fai un’offerta per restaurare un muro e il tuo nome resterà per sempre impresso su un mattone dello stabile. IN
Sopra, Ubaldo Marra, fondatore dell’Associazione Temporanea Idee per Forlì.
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Camminare | Castelli dell’Alta Val Bidente
Fortezze di
Montagna
testo Matteo Ranucci - foto Claudia Presti
Le rocche e i fortilizi disseminati su un’antica via per Roma accompagnano il visitatore tra storie remote e leggende. Sono i castelli dell’Alta Val Bidente, in parte scomparsi, dalla “Chiusa d’Ercole” fino a Spinello.
Lungo l’alta valle del Bidente Giaggiolo, Spinello, Pondo erano contrafforti dominanti, le cui tracce sono oggi da ricercare con cura e attenzione. Altri castelli rimangono inabitati ma imponenti: è il caso di Cusercoli e di Pianetto, posti sulle antiche vie di comunicazione, oppure, come Corniolino, alle pendici dello spartiacque tra Romagna e Toscana. Dei forti e castelli che proteggevano l’alta conca del Bidente restano poche pietre ammucchiate, tratti di mura spesse ma incomplete, cumuli disordinati di massi. Alcuni sono ormai del tutto scomparsi, come quello
contea che ruotava attorno a Giaggiolo fu una delle più potenti nei primi secoli dell’anno mille. Qui visse Beatrice Orabile, figlia del Conte
di Bleda, di Castagneto, di Fratta, di
di Giaggiolo e moglie di Paolo Mala-
Montealto e di Botte. Anticamente la
testa della nobile dinastia riminese.
vallata era percorsa da una via chiamata “Petrosa Longobardorum”, che transitava per il Passo del Carnaio e proseguiva per Roma. Pellegrini ed eserciti passarono da qui: Annibale ed i cartaginesi, le legioni romane, i Visconti Milanesi, il duca Federico da Montefeltro, i Lanzichenecchi di Carlo il Borbone. L’alta valle del Bidente comincia dalla “Chiusa d’Ercole”, Cusercoli. Qui il
corso del fiume scivola tra rocce di arenaria e forma un’ansa attorno ad un masso che, secondo la leggenda, fu lì posto da Ercole. Le origini del castello risalgono al XII secolo, la rocca venne rimaneggiata, in particolare nel ‘700, quando sorse la chiesa di San Bonifacio. Sulla porta di sud-est, la sola rimasta, c’è lo stemma della famiglia Guidi, signori del “castrum” fino alla XIX secolo. Del vicino castello di Giaggiolo, che si raggiunge seguendo le indicazioni per Voltre, rimane solo il bastione ottagonale, sulla vetta del colle. La
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Difficile immaginarlo oggi in questo luogo: sulla sommità del rudere è cresciuto il prato e un paio di alberi. Risalendo la valle, subito dopo Galeata si entra a Pianetto. Gli anziani raccontano che tra le rovine disordinate del castello passeggiano fate, guerrieri giganteschi e uomini senza testa trasportano brocche ricolme
di monete d’oro, ma se qualcuno osa toccarle si trasformano in cenere e carbone. I muri perimetrali, lunghi 334 metri, disegnano un quadrilatero irregolare. Cinque porte permettevano l’accesso al forte, nato intorno al IX-X secolo d.C. ad opera degli Abati Ilariani Guerrieri al servizio dell’Abbazia di Sant’Ellero. Con l’arrivo delle armi da fuoco, Pianetto perse la funzione di sbarramento militare e già a metà dell’800 fu abbandonato. Oggi la città più importante del tratto “alto” di questa valle è Santa Sofia. La conca di certo un tempo era meno scavata e il territorio era ricoperto da foreste
Sopra, la viuzza che conduce al castello di Cusercoli, raffigurato in apertura.
52 domeniche in Romagna Le città e i borghi, la natura e la storia, la costa e l’entroterra: dopo il successo editoriale del primo volume di “52 domeniche in Romagna” è in libreria il volume secondo, sempre a cura di Matteo Ranucci. Tra le 52 nuove proposte del libro, da cui è tratto anche questo itinerario tra i castelli bidentini, c’è anche uno spazio riservato alle domeniche gastronomiche per scoprire i piaceri del palato e uno alle domeniche dello spirito, per chi preferisce ristorare la mente.
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e segnato da mura e bastioni. Poggio Galmino, torre dell’antico Castello
di Monte Vecchio di Tedalasia, ne è un esempio, sul sentiero di crinale diretto a Roma che transitava da un altro forte, quello di Spinello. Spinello è il castello più alto di tutta la Romagna, già presente in docu-
In alto, il rudere di Corniolo; sotto ciò che resta del castello di Spinello.
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menti del XII-XIII secolo. Con spesse mura di cinta spesse e una torre, dominava sospeso tra la vallata del Bidente e proiettato verso Borello e il Savio, sulla linea del Passo del Carnaio. Le pietre rimaste sono ricoperte da sterpaglie ma si percepisce la forma stondata delle mura, protette da un fitto bosco di pini. Sulla antica strada che da Galeata portava a Bagno di Romagna, non lontano da Spinello, sorgeva Pondo. Lo si può intuire sulla vetta di un piccolo colle, intravedendo il colore chiaro delle pietre tra un fitta macchia di latifoglie. Il castello risale all’epoca romana, anche se le notizie certe sul “castrum” sono del 1200. La storia di questo forte, per decenni proprietà dei Malatesta, è segnata da continui assedi: quello di Federico Barbarossa, di Uguccione della Faggiola e del duca di Borbone. Battaglie e terremoti ne fiaccarono la resistenza, tanto che nel 1595 Pondo risultava già in gran parte distrutto. Tra i fortilizi che caratterizzavano il territorio di Santa Sofia, quello della Rondinaia gode forse della posizione più bella. Le pietre appaiono in bilico, nonostante la loro mole, ma non definiscono più i contorni dell’antica torre. Foglie e muschio ne ricoprono la base, non distante sorge una chiesa d’origine medioevale. La
rupe è a strapiombo sulla valle; da qui si vedono il crinale, Poggio Scali, Monte Falco, Monte Falterona, la strada statale, Santa Sofia e la collina di Pondo verso est. La Rondinaia faceva parte di torri difensive e di avvistamento che attraverso segnali di fumo e fuochi davano l’allerta in caso di movimenti delle orde barbariche che scendevano verso sud. Sulla Rondinaia aleggia anche una tenebrosa leggenda legata a Leoncino di Valbona, che nel XIV secolo venne catturato dai forlivesi e decapitato all’interno di questa rocca. Si narra che da allora un’ombra senza testa si aggiri di notte tra i boschi che circondano la torre, a monte dell’abitato di Santa Sofia. Sarebbe la sua anima che non ha mai trovato pace... Si potrebbero poi nominare altri ruderi e castelli quali Biserno, sul colle chiamato del Castellaccio, Ridracoli, Santa Fiora. Di tutti Corniolino era il più isolato, il più vicino al confine geografico e naturale dello spartiacque appenninico. I resti si trovano oltre l’abitato di Corniolo. Appartenne ai conti Guidi di Modigliana e di Dovadola, in seguito passò a Roberto di Battifolle e da ultimo fu conquistato dai Fiorentini. La porta muraria, alta cinque metri, rivolta verso ovest è rimasta in piedi, fiera, stabile. Accanto a questa si trovano mura, pietre e, poco distanti, i resti dell’antica Torre di avvistamento della Rovere, appendice della rocca principale. Corniolino è in bilico tra la valle del Bidente e la piccola conca di Celle, in posizione di comando su tutto il territorio, primo baluardo a difesa del confine innato tra Romagna e Toscana. IN
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Vigilare | Renzo Di Iulio
Il richiamo della
Foresta
testo Nevio Agostini - foto Giorgio Sabatini
Una passione vera per la montagna quella di Renzo Di Iulio, vissuta intensamente in quarant’anni di attività come Ispettore del Corpo Forestale.
Piccolo è piccolo, sarà poco più di un metro e sessanta per circa 50 chili, ma pochi di coloro che frequentano il Parco delle Foreste Casentinesi, ed in particolare la Foresta di Campigna, non lo conoscono. Il suo aspetto segaligno ben si accosta ai nodosi faggi e alle cortecce screziate degli abeti. A volte quasi spaventa (soprattutto i raccoglitori di funghi) incontrarlo all’improvviso, materializzato nella luce filtrata del sottobosco. Renzo Di Iulio, Ispettore Superiore Scelto del Corpo Forestale dello Stato, ha praticamente passato gli ultimi 40 anni della sua vita in Campigna. Il suo universo.
È il 1972 quando, ventenne, lascia un piccolo paese nel cuore del Parco Nazionale d’Abruzzo, Barrea, per avventurarsi in una foresta che dopo molti anni diventerà anch’essa Parco Nazionale. Il primo impatto non deve essere stato positivo:
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forse il giovane Renzo, uscito dalle solitarie montagne d’Abruzzo, si aspettava un futuro più cittadino. Ed invece, dopo un’interminabile sequenza di curve in salita, ecco, nel cuore della Foresta, Campigna: poche case immerse in una selvaggia e millenaria foresta… È stato comunque amore a prima vista non solo per i grandi alberi, ma anche per una ragazza che viveva in quella remota località. Flora diventerà dopo poco la sua compagna e madre dei suoi due figli Giuseppe ed Anna Maria. L’ispettore negli anni di lavoro non solo si è occupato di controllo e gestione dello straordinario patrimonio naturale delle Foreste Casentinesi, ma è divenuto anche importante riferimento nell’attività del Soccorso Alpino, rendendosi protagonista di memorabili interventi di salvataggio. Indimenticabili sono
anche le sci alpinistiche, 20 edi-
zioni proprio quest’anno: Renzo è sempre protagonista delle gare vincendone diverse, sempre tra i primi a dare l’esempio di correttezza e rispetto dell’ambiente. Nei primi anni ‘90 arriva il Parco Nazionale e chi, come me, si trova a vivere intensamente un’esperienza di lavoro trova in Renzo Di Iulio un collaboratore importante non solo nel lavoro, ma anche nel condividere la passione per le montagne e le foreste. Ci inventiamo trans parco a piedi, in bici ed un anno con gli sci d’alpinismo. Dal marzo 2012 Renzo, con la raggiunta età dei sessanta, è andato in pensione. In Campigna non si vedrà più il cappello con l’aquilotto indossato dal piccolo grande uomo ma sicuramente lui ricomparirà con aria più bonaria, pronto a dispensare saggi consigli per rispettare quella Foresta che tanto gli deve e tanto gli ha dato. IN
Abitare | Residenza su misura
L’eleganza del
Grigio
testo Annalisa Balzoni - foto Giorgio Sabatini
Cemento a vista, acciaio, legno. Lungo i viali della circonvallazione di Forlì trova spazio una residenza affascinante, tutta giocata con soluzioni su misura. Un omaggio alla sua originaria duplice destinazione, residenziale e artigianale.
L’edificio, costruito intorno agli anni ’30, si trova a Forlì lungo il viale Giacomo Matteotti, a poca distanza da piazzale della Vittoria. L’originaria commistione di diverse destinazioni d’uso residenziale ed artigianale - non insolita in questa zona che ai tempi era la periferia della città - spiega in parte la contraddizione tra la modernità dell’originaria struttura portante interna, intelaiata in cemento armato, ed il tradizionale apparato decorativo esterno di stampo tardo neo-classico, che rende il palazzo conforme a gran parte dell’edificato dell’epoca. Si tratta di un incarico, diretto in qualità di capoprogetto dall’architetto Paolo Carli Moretti, che lo studio di architettura Cm+S associati ricevette nel 2007 in merito alla progettazione e direzione lavori per la ristrutturazione edilizia dell’intero edificio. Successivamente, quando la principale unità residenziale di tipo esclusivo prevista al suo interno
venne venduta, il nuovo proprietario chiese di essere assistito dagli stessi progettisti anche dal punto di vista del design d’interni e dell’arredo. Il progetto si è rivelato un’occasione professionale importante e rara, anche se di non grandi dimensioni, per la possibilità di seguire l’intervento dalla grande alla piccola scala. Occasione che Cm+S associati (Paolo Carli Moretti e Massimo Sanzani architetti)
ha affrontato con grande senso di responsabilità, nei confronti della committenza in primo luogo ma anche in riferimento all’architettura esistente e più in generale, alla città, trattandosi di un edificio situato lungo uno dei principali tratti della circonvallazione. All’esterno l’approccio progettuale è consistito nel recupero di tutto l’apparato decorativo esistente e nella ricerca di un inserimento equilibrato delle nuove esigenze nelle intrinseche caratteristiche architettoniche preesistenti.
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All’interno, invece, con grande li-
bertà progettuale, si è proceduto a
Si tratta di un ampio spazio aperto e continuo, strutturato attorno al
rileggere completamente gli spazi,
vano ascensore in cemento armato
tigiani e progettisti coinvolti. L’immagine d’insieme è così affidata alla potenza visiva di questi soli tre
per adeguarli alle necessità di lavoro e residenziali e, per quanto possibile, cercando di prevedere i futuri bisogni di adeguamento tecnologico e funzionale, abbattendo barriere architettoniche, inserendo tecnologie e componenti adeguati al contenimento dei consumi energetici e dei requisiti acustici e cercando di utilizzare, per quanto possibile, tecniche e materiali locali e naturali. Il piano
a vista, posizionato in zona bari-
materiali, il cemento a vista, e il
centrica separando living e zona pranzo e dominato dalla veduta aperta sull’ampio terrazzo in falda che si affaccia sulla retrostante via Sauro e sul giardino pubblico, attraverso una vetrata continua scorrevole larga più di 8 metri.
bianco e il nero per acciaio, legno e pavimento in spatolato cementizio.
La zona notte è stata ricavata invece nel sottostante piano primo, fin dalle origini destinato a residenza, con ambienti caratterizzati peraltro dalle finestre con forma e
Gli spazi abitativi nel sottotetto
terra dell’edificio è stato adeguato alla destinazione direzionale, nel piano primo e nel sottotetto è stata invece mantenuta la destinazione residenziale, con la progettazione
di una residenza di tipo esclusivo. Questa è strutturata su due livelli con la zona giorno nel sottotetto, recuperato a fini abitativi ed accessibile direttamente dal piano terra tramite il nuovo ascensore.
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Lo spazio è caratterizzato dalla nuova copertura realizzata con struttura mista in acciaio e legno lamellare; la copertura in metallo è stata prevalentemente assemblata in opera realizzando e adeguando i vari elementi con tagli e saldature in cantiere, operazioni che hanno richiesto grande impegno e cura dei dettagli da parte di tutti gli ar-
dimensioni di tipo tradizionale. In questo livello gli spazi, con le pareti e le porte interne di colore antracite, sono uniti dalla continuità nell’uso a pavimento di un legno chiaro, a grandi doghe di diversa larghezza, caratterizzate da una superficie scabrosa ottenuta per effetto di un trattamento di sabbiatura. Ogni spazio e ambiente è
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Di fianco, dall’alto, il vano ascensore in cemento armato a vista, la camera da letto e il bagno della camera padronale. Nella pagina precedente, il soggiorno, in apertura la cucina con mobili in legno naturale.
caratterizzato da soluzioni diverse, rigorosamente su misura, insolite e particolari. Soluzioni che sono
state messe a punto durante tutto l’iter dei lavori, in un continuo ed aperto dialogo con il committente e con gli artigiani coinvolti. Per valorizzare il cemento armato a vista portante del vano ascensore, per esempio, sono stati inseriti dei faretti led a pavimento crepuscolari: alle ore 17 di ogni giorno si accendono automaticamente accentuando con zone di luce ed ombra la scabrosità delle superficie del materiale. Lungo il retro delle travi perimetrali in acciaio nero della copertura sono stati invece inseriti dei continui strep led
I materiali utilizzati nella camera da letto padronale - il cemento del vano ascensore, la tinteggiatura antracite della testata del letto ed il legno chiaro sabbiato a pavimento - sono valorizzati dalla retro illuminazione di una piantana in acciaio satinato, e dalla pala di ventilazione a soffitto, al centro stanza. Nel bagno privato della camera padronale è stato realizzato un box doccia totalmente su misura, separato dall’ambiente con un semplice cristallo fisso a tutta altezza, da un piatto doccia realizzato in cemento e rivestito in spatolato cementizio e da due lastre di pietra naturale di grande formato, Emerald quarzite, caratterizzata da un
Faretti crepuscolari e strep led in modo da illuminare le pareti bianche perimetrali e da creare un effetto di lievitazione della copertura rispetto alle pareti. Nella copertura sono state progettate diverse soluzioni di aggancio tra tutti gli elementi in acciaio e quelle in legno per creare un effetto di continuità tra i due materiali, senza bulloni o chiodi a vista. La scala interna che collega zona notte e zona giorno, rivestita in pietra, nelle alzate e nelle pedate continue è realizzata con un marmo, lo striato olimpico, caratterizzato da righe bianche e grigie particolarmente accentuate a contrasto, che evidenziano la geometria dell’andamento della scala.
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fondo di colore verde con grandi venature di color ruggine che contraddistinguono questo materiale particolarmente raro. Bellissimo e molto originale il gruppo della rubinetteria del box doccia. La cucina ha invece mobili in legno naturale, le ante sono realizzate con doghe parallele, verniciate e strati di colore diverso, chiaro e scuro sui toni del grigio e argento, successivamente trattati in modo da renderne visibili gli strati a contrasto. Una zona lavoro a “L” lungo le pareti perimetrali, con top in granito nero lucido ed una penisola in acciaio satinato, con cappa centrale motorizzata a scomparsa. IN
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Bordandini mezzo secolo di energia FEStEggIa I pRImI 50 annI DI attIVItà la DItta FoRlIVESE, chE guaRDa al FutuRo con FIDucIa puntanDo SullE pEculIaRItà DI SEmpRE: onEStà, pREcISIonE, puntualItà.
Una storia di tenacia, intuito, ambizione. Da queste tre pietre angolari nasce forse ogni vicenda umana e professionale di successo, ma se l’analisi entra più nel profondo di ciò che Bordandini srl è stata ed è tuttora a 50 anni dalla propria nascita, non è possibile spiegarne le ragioni dell’ascesa e dell’affermazione se non considerando anche l’importanza del cosiddetto fattore umano. Quel carattere familiare che da sempre contraddistingue la gestione dell’azienda - la cui proprietà è attualmente suddivisa tra i fratelli Sergio e Franco Bordandini - e i suoi rapporti con personale, clienti e fornitori, proprio in virtù del quale la società di via Decio Raggi 394 ha saputo affrontare e gestire le tante e contraddittorie fasi di un mercato e di un settore imprenditoriale delicato e alquanto volubile, come quello legato ai prodotti petroliferi. Bordandini Srl opera da cinquant’anni, esattamente dal primo giugno 1962, giorno in cui Igino Bordandini e sua moglie Emma Valmori acquistarono tutte le 1.153 azioni della “Ettore Pasini Spa”, società di proprietà della “Petrolifera ItaloRumena” di Porto Corsini. La famiglia gestiva già un distributore di carburante a Forlì ma fu da quel momento, aprendo pochi mesi dopo un deposito in viale Roma con
Nata nel 1962, la società a sette dipendenti, che iniziò un’attività di due tappe fondamentali: nel 1993 l’entracarattere familiare si avvale commercializzazione di oli combustibili ta in Associazione in Partecipazione con oggi di ventidue dipendenti. e lubrificanti, benzina, gasolio per uso Italiana petroli sino al 2003, e nel 2002 agricolo e autotrazione, biodiesel e chel’acquisto da Eni di 20 stazioni di servizio rosene per uso privato e industriale, nonché di gestione Ip in tutta la regione”. Oggi Bordandini Srl conta 22 d’impianti di riscaldamento, consulenza e assistenza, dipendenti tra autisti e impiegati (“Ma ancora vengono che continua ancora oggi in partnership con Eni sotto la a trovarmi in azienda molti dei nostri primi autotraspordirezione di Sergio Bordandini. La crescita della ditta fu tatori”, afferma il titolare), e continua a guardare avanti molto rapida: presto furono acquistati i primi distributori a sé con fiducia nonostante l’ennesima fase delicata del stradali e nel 1972 si rese necessario il trasferimento mercato. “Conosco un solo modo, coerente, di lavorare nei più adeguati spazi di via Decio Raggi, da dove ora – assicura Bordandini – ossia essere sempre se stessi: parte con 12 autobotti la distribuzione di ogni tipo di onesti, sinceri, precisi, puntuali e attenti alla clientela. prodotto petrolifero in tutta l’Emilia-Romagna. un seTutti in azienda hanno sempre remato uniti ed è in quecondo deposito ha sede dal 1995 all’aeroporto sto modo che guarderemo alle opportunità che ci si pre“luigi Ridolfi” assicurando carburante a tutti i velivoli senteranno, con la stessa voglia degli inizi, per coglierle che vi fanno scalo. senza snaturarci”. “Abbiamo vissuto momenti felici e altri meno - racconta Sergio Bordandini -. Le due crisi maggiori le attraversammo nel 1973 e nel 1979, ma ne uscimmo con la forza Bordandini Srl della famiglia, la volontà nostra e di tutto il personale Forlì - Via Decio Raggi 394/b di non arrendersi. Furono sacrifici ripagati perché dal Tel. 0543 480362 - Fax 0543 481360 1984, dopo avere ceduto la proprietà dell’Hotel San bordandini@bordandini.it Giorgio, iniziò una crescita nella quale ci sono almeno www.bordandini.it
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Inventare | Daniele Benericetti
Scene da una
Festa
testo Francesca Renzi - foto Giorgio Sabatini
L’antica sfida tra Borgo e Mercato si gioca attorno ai falò. Ma i carri allegorici di Rocca San Casciano sono ormai un must, anche grazie alle suggestive creazioni di Daniele Benericetti.
Nel mese di aprile, sulle sponde del Montone, il Rione Borgo e il Rione Mercato fanno da tempo rivivere l’antica tradizione della Festa dei Falò di Rocca San Casciano. Due immensi fuochi illumina-
no e riscaldano la notte, mentre tutt’intorno esplode l’allegria con i canti dei ragazzi, la curiosità dei bambini, la magia dei grandi carri allegorici che spesso rubano la scena ai falò, veri protagonisti della sfida tra Rioni.
È Daniele Benericetti a spiegarci che per un rocchigiano i carri allegorici sono “solo” la parte coreografica, l’aspetto giocoso, mentre i falò sono il centro della festa; ed è curioso sentirlo dire proprio da chi si occupa della scenografia del carro per il Rione Mercato, una passione che Benericetti ha iniziato a seguire da bambino e che, con il tempo, è diventata oggetto prima di studio, poi di lavoro. “Ma la cosa più
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importante - afferma - è lavorare sul campo, sperimentare. In questo senso la Festa dei Falò è un eccezionale banco di prova: durante le riunioni nascono sempre nuove idee. Ad esempio il carro del 2012, dedicato al tema della luce, arriva dalla proposta di un ragazzo che lavora con la plastica. Insieme abbiamo realizzato un carro di metallo e plastica fusa che si illumina dall’interno,
un compito, dalla preparazione dei costumi all’allestimento dei carri”. Oltre al lavoro, poi, ci sono i momenti di pausa e le cene, fondamentali per scaricare le tensioni: per i non rocchigiani può essere difficile da capire ma la sfida dei falò è una cosa seria, una vera mania per chi si dedica con tanta energia ai carri e alla raccolta degli “spini” da bruciare.
Sul carro della creatività e per decorare i costumi dei figuranti abbiamo acquistato 1300 metri di led”. Così, anche se non sono i veri protagonisti, i carri sono in realtà il collante della festa: la loro preparazione dura settimane e coinvolge decine di persone. “Sono circa 150 i figuranti che partecipano alla sfilata per il Rione Mercato”, prosegue Benericetti. “Tutti volontari e ognuno ha
La festa coinvolge tutto il paese e richiama centinaia di visitatori, la competizione è alta e lo spettacolo suggestivo, con le fiamme dei
falò che si rispecchiano nell’acqua del Montone e la sfilata notturna dei carri. E poi, una volta spenti i fuochi, gli animi si rasserenano e poco alla volta iniziano a studiare un nuovo tema per la prossima sfilata. Ovviamente in grande segreto. IN
Sopra e in apertura, Benericetti assieme ad alcune sue originali invenzioni.
Chi è Daniele Benericetti Nato a Rocca San Casciano, Daniele Benericetti si è laureato presso la Facoltà di Architettura di Firenze con il massimo dei voti, prima di perfezionarsi conseguendo il diploma in Scenografia presso l’Accademia Scenografica Teatrale e Cinematografa di Roma. Il suo lavoro si divide tra il teatro, per cui realizza e progetta allestimenti scenografici, e l’attività di architetto, progettista di interni e designer.
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Ammirare | Marilyn Monroe
Una star tra
Arte e mito
testo Sabrina Marin - foto Giorgio Sabatini
A mezzo secolo dalla scomparsa, una mostra curata da Silvia Arfelli a Palazzo Albertini celebra l’icona pop di Marilyn Monroe. Da Andy Warhol in poi.
È del 1967 ed è firmato Andy Warhol uno dei pezzi di maggior pregio della mostra “Marilyn Monroe 1962 - 2012. L’arte e il mito”, dal 7 al 30 aprile a Palazzo Albertini a Forlì. Questa Marilyn, opera seri-
grafica del 1967 di cui furono realizzati 250 esemplari (è numerata 125/250), ha i colori verde, rosso e giallo, da sempre elementi che contraddistinguono lo stile Pop Art. Il volto di Marilyn porta sul retro la firma autografa di Andy Warhol, il maestro della pop-art americana che fin dal 1962, pochi mesi dopo la scomparsa della diva, ne utilizzò l’effige realizzando alcune opere oggi conosciute in tutto il mondo. L’opera è esposta nel salone centrale di Palazzo Albertini, insieme ai pezzi dedicati a Marilyn Monroe di alcuni grandi protagonisti della pop-art internazionale come Mimmo Rotella, Ugo Nespolo, Marco Lodola, Mark Kostabi e altri nomi noti. Nelle sale laterali vengono presentate invece i lavori di una sessantina di artisti italiani che, in omaggio alla memoria di Marilyn
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p A N D o r A M o r e l l A t o B A u M e & M e r c I e r
“Forme dal profondo dell’Anima” è il titolo della rassegna espositiva che l’associazione culturale SvagArte di Forlì ha organizzato nelle vetrine del Centro Storico della città. L’evento s’inserisce nelle iniziative collaterali alla mostra dedicata ad Adolfo Wildt ai musei San Domenico. Molti i negozianti che ospitano nella propria vetrina un’opera d’arte fornita dall’associazione, in un inconsueto sodalizio tra attività commerciale e arte. In occasione della mostra su Wildt le collezioni del XX secolo del Museo Internazionale delle Ceramiche di Faenza si presentano come originale confronto tra artisti che collaborarono con Wildt, come Lucio Fontana e Fausto Melotti, o che furono suoi contemporanei (www. micfaenza.org). Nelle sale dei Magazzini del Sale di Cervia in maggio si tiene invece la mostra monografica dal titolo “Giuseppe Palanti. La pittura, l’urbanistica, la pubblicità da Milano a Milano Marittima”. L’esposizione delle opere di uno dei maestri più eclettici del Novecento italiano nasce come evento collaterale alla mostra forlivese dedicata a Wildt. Scenografo degli allestimenti al Teatro alla Scala, Giuseppe Palanti (Milano 1881 - 1946) fu un pittore di primissimo piano che, nel 1911, si fece promotore della costruzione a Cervia di un nuovo centro residenziale per le vacanze che prese corpo a partire dal 1912, con il nome di Milano Marittima (www.comunecervia.it).
D A M I A N I
Wildt, eventi collaterali alla mostra
c h I M e N t o
h A M I l t o N
Monroe, presentano opere di pittura e scultura inserite nelle sezioni che hanno come tema l’erotismo, la solitudine, il linguaggio del corpo, apparire ed essere. La mostra è curata da Silvia Arfelli (nella foto di apertura) per “La Maya Desnuda” di Forlì, in collaborazione con “Pancaldi Arte Contemporanea” di Roma ed in collegamento con collezionisti privati e alcune gallerie d’arte straniere. IN
Capire | Luca Nicoli
Come gestire
Aggressività
l’ Ph. Andrea Nicoli
testo Alessandra Segreto
Riconoscere e gestire la collera per vivere una vita più autentica. Lo psicologo Luca Nicoli spiega come fare, nel suo ultimo saggio edito da Foschi.
Luca Nicoli, psicologo psicotera-
tere... in un modo, o nell’altro”.
peuta e psicoanalista presso la Società Psicoanalitica Italiana, nel suo ultimo saggio “L’arte di arrabbiarsi. Comprendere e gestire collera e aggressività” (Foschi Editore) spiega come sia possibile accettare e imparare a gestire l’aggressività in modo più libero da automatismi e inibizioni.
Perché nella società moderna si
Qual’è l’origine dell’ira?
“Ira, rabbia, collera sono emozioni vecchie quanto il mondo. Come molte specie animali anche noi reagiamo alle frustrazioni, soprattutto se le sentiamo imposte da qualcuno, con un’attivazione fisiologica (il cuore e il respiro accelerano, i muscoli si tendono) e con un impulso ad aggredire l’altro, facendolo smet-
La relazione che cura, collana di saggi La collana “I Saggi - La Relazione che cura”, diretta da Pierluigi Moressa, saggista e psicoanalista, affronta temi di natura psicologica e psicoanalitica in una cornice che permette al lettore una elementare, autodiagnosi, fornendo consigli sui primi passi per intervenire. Della stessa collana sono anche “Il gioco dell’analisi. Creatività e responsabilità nella relazione psicoterapeutica” di Daniela Federici; “Giovani a disagio. Psicopatologia dell’individuo e del gruppo nell’adolescente di oggi” di Angelo Antonio Moroni”, “Chi ha paura del bambino cattivo. All’origine delle fobie infantili” di Lucia Zancanella; “Tra le pieghe dell’ombra. Capire la depressione” di Stefano Tugnoli; “Ti racconto del lupo. Affrontare il disagio nel bambino” di Caterina Olivotto; “L’urlo interiore. Capire e affrontare il panico” di Laura Ravaioli; “Amare senza perdersi. Psicoanalisi e dipendenze affettive”, di Luca Nicoli.
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tende a considerarla deplorevole?
“Pensando ai campi di calcio, alle nostre strade, e perché no, al Parlamento, non sono sicuro che la società sia così unanime nel condannare la rabbia. È vero che in certi contesti sociali e familiari, l’aggressività viene rifiutata, perché fa sentire cattivi. Questa è un’eredità del pensiero infantile, quando buono coincide con obbediente. Molti di noi sono convinti di essere accettati più volentieri dagli altri se non si arrabbiano mai ma si adeguano sempre”. Malattie psicosomatiche. In che modo la repressione della rabbia può causare malattie? Può citare un esempio concreto?
“Grazie ad alcuni miei pazienti ho potuto osservare quanto la rimozione delle emozioni possa far saltare la regolazione mente-corpo. Le emozioni cercano una via di espressione, e se quella mentale, il pensiero, è bloccata, intasano le vie somatiche. Quante volte proviamo mal di testa, o di pancia, davanti a situazioni emotive stressanti. Se questa mancata regolazione perdura nel tempo i fastidi possono produrre lesioni: ulcere, malattie della pelle, coliti, patologie cardio-
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vascolari. Nel libro presento un paio di casi nei quali l’accoglimento di emozioni escluse dalla coscienza ha permesso una significativa riduzione dei sintomi somatici”. L’arte di arrabbiarsi, oltre ad essere il titolo del suo ultimo saggio, è anche una capacità che tutti dovrebbero sviluppare. Può darci qualche consiglio per iniziare questo percorso?
“Consigli non sono abituato a darne, di solito. Certo credo che imparare a stare con le proprie emozioni senza evitarle, nemmeno quelle considerate negative, permetta di vivere una vita più autentica. Dico autentica e non felice, non a caso. Perché la vita fa anche star male, alle volte fa arrabbiare, ed è importante sapere perché ciò accade, altrimenti rischiamo di non accorgerci mai di quello che accade dentro di noi”. IN
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Scrivere | Eleonora Mazzoni
Il canto delle
Difettose
testo Francesca Renzi
Romanzo d’esordio per l’attrice forlivese Eleonora Mazzoni. Dedicato ad un tema attuale e delicato: il desiderio di maternità a tutti i costi.
“Le difettose” è un titolo che incuriosisce, fa pensare a qualcosa di imperfetto. Con questo titolo, edito da Einaudi, Eleonora Mazzoni debutta in libreria. Un’opera che non è autobiografica, ma frutto di un’esperienza personale: “Ho dedicato molti anni alla ricerca di un figlio e ho scandagliato a fondo il tema della maternità”, racconta Eleonora. Così, ha iniziato a scrivere, ha conosciuto moltissime donne con il suo stesso problema e da questi incontri ha raccolto materiale in quantità. “Ho deciso di scrivere un libro non per cambiare mestiere, ma perché avevo una storia da raccontare. Come succede a teatro la protagonista non sono io, è piuttosto un alter ego che mi permette di esprimere dietro una maschera il massimo della verità”. “Le difettose” racconta la storia di Carla, insegnante di latino alla soglia dei 40 anni, con un compagno quasi perfetto, una madre “anaffettiva” e, soprattutto, con il desiderio di un figlio che non arriva. Pagina dopo pagina trascorriamo un anno intero con lei, tra ospedali pubblici, cliniche private e chat, fecondazioni artificiali e aborti naturali. Carla incontra decine di donne accomunate dall’ossessione della maternità. Un’ossessione da cui bisogna guarire e che Carla supera grazie
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ad alcuni compagni di viaggio: Seneca, con cui intreccia dialoghi immaginari sul tempo perduto, la vecchiaia e la morte, sulla necessità di accettare la sorte e i propri limiti e di non cercare la felicità in qualcosa fuori di sé. E la nonna Rina, forlivese, che non c’è più ma che, attraverso i ricordi, continua a dispensare amore materno e consigli in dialetto (“incomprensibile per i non forlivesi!”, svela Eleonora). Carla percorre tutte le strade possibili ma soprattutto compie un lungo cammino introspettivo e, come in un romanzo di formazione, alla fine del libro sarà una donna migliore, con un nuovo rapporto nei confronti di se stessa e degli altri. “Solitamente quando si parla di fecondazione artificiale si pensa a casi eclatanti, a mamme cinquantenni o a uteri in affitto. In realtà ricorrono alla fecondazione artificiale donne ‘normali’, in età fertile. Nel libro ho voluto sottolineare questo aspetto”, puntualizza l’autrice. Con Carla anche Eleonora ha svolto un percorso introspettivo
e, dopo aver terminato il libro, ha scoperto di essere incinta. Così, nei 9 mesi in cui ha cullato in grembo i suoi gemelli ha steso l’ossatura di un nuovo romanzo, ovviamente senza mai pensare di abbandonare le scene. IN
F o r l ì - C . s o d e l l a R e p u b b l i c a , 124 - Te l . 0 5 4 3 2 6 0 0 8 - F a x 0 5 4 3 3 9 0 9 8 - o t t i c a - g h e t t i @ l i b e r o . i t
Riparare | Mauro Morelli
L’artigiano della
Musica
testo Roberta Giurioli - foto Giorgio Sabatini
Dal laboratorio forlivese di Mauro Morelli passano gli strumenti dei più grandi musicisti d’Italia e non solo. Legni e ottoni che lui riesce a far suonare al meglio. Con dedica speciale di Lucio Dalla.
Un allegro murales dietro un angolo nascosto alla periferia di Forlì annuncia la presenza di un posto speciale. Dall’alto dei suoi due metri di stazza lo specialista degli strumenti musicali a fiato Mauro Morelli racconta come ha trasformato una curiosità in mestiere. Mauro è un punto di riferimento per i musicisti di tutta l’Italia e anche stranieri. “Questa singolare bottega è un luogo d’altri tempi: l’atmosfera, gli attrezzi, il grembiule... È diventato anche un luogo d’incontro fra musicisti”, dice Giampiero Cignani, clarinettista del gruppo Bevano Est. Mauro, dove si sono incontrati la prima volta il musicista e l’artigiano che convivono in te?
“Nel 1978, quando iniziai a studia-
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re musica, Babbo Natale mi portò il clarinetto. Alla seconda lezione smontai tutto lo strumento per vedere com’era fatto. La mamma mi sgridò moltissimo ma per me fu l’inizio di qualcosa che avrei poi sviluppato da grande. A 10 anni cominciai le lezioni di solfeggio e nel ‘90 mi sono diplomato in clarinetto”.
jazzisti, professionisti, amatori e studenti. Tra questi il saxofonista Fabio Petretti e il clarinettista Corrado Giuffredi; Fabrizio Meloni, primo clarinetto solista dell’Orchestra del Teatro e della Filarmonica della Scala dal 1984 e Mario Marzi, docente di sassofono al Conservatorio di Milano.
E poi sei diventato il punto di riferi-
cio Dalla…
mento per due dei maggiori costrut-
“Venne a riprendersi il suo clarinetto che un suo assistente mi aveva portato per la messa a punto. Mi regalò una foto con dedica, che conservo come un ricordo prezioso”.
tori di strumenti a fiato d’Europa...
“La mia storia di riparatore è cominciata aggiustando gli strumenti dei colleghi. Al concerto di un amico che suonava con uno strumentista della Scala di Milano trovai la soluzione ad un problema che neanche l’azienda produttrice era riuscita a risolvere. L’episodio venne riferito alla casa madre che mi propose di fare corsi gratuiti presso di loro, per poter divenire il loro punto d’appoggio in Italia. Le ditte parigine Buffet et Crampon per i legni e la Selmer per gli ottoni mi hanno così permesso di uscire dall’empirismo, il buonsenso non sempre basta...”. Dal laboratorio di Morelli passano professori d’orchestra, insegnanti, componenti di bande militari,
Sul tuo sito c’è anche una foto di Lu-
Cosa ti piace di più del tuo lavoro?
“Amo risolvere problemi, trovare il modo per raggiungere la giusta intonazione e la massima resa dello strumento. Mi piace anche andare in trasferta un giorno la settimana nel negozio di Bologna e in quello di San Benedetto del Tronto che mi ospitano. In quelle occasioni ho modo di trattare ‘casi’ diversi e vivere a contatto con tanti appassionati. Organizzo anche eventi e incontri con gli artisti per i più giovani: nella mia sala prove gli studenti hanno modo di verificare il loro piano di studi e ascoltare l’opinione degli esperti”. IN
IN Magazine | Special ADV
IN LINEA coN nouvELLE Centro dimagrimento all’avanguardia a Forlì
saLutE E bEnEssErE: una formuLa studiata pEr ogni spEcifica EsigEnza
Belle, giovani, ma soprattutto piene di coraggio e In centro a Forlì, attività fisica, non solo lo stile di vita esteriore, ma soprattutto voglia di mettersi in gioco. Sono Giada Marchi e alimentazione controllata e quello interiore”. Entrambe forlivesi, Giada è avBenedetta Carigi, due imprenditrici unite da un’u- trattamenti personalizzati. vocato e insegna diritto all’Università di Forlì. “Ho nica passione: quella di aiutare le persone a ritrostudiato diritto per tutta la vita, ma quando ho reavare un buon rapporto con il proprio corpo. Questo l’obiettivo che lizzato un buon rapporto con il mio corpo ho capito la ricchezza di ha fatto nascere nouvELLE, un centro di dimagrimento all’avanpotenzialità di questo impegno. Così questa nuova attività mi ha guardia, dove si utilizzano tecnologie esclusive che permettono catturato”. Stesso parere anche da parte di Benedetta che, nel di ottenere risultati importanti in modo facile e veloce. Il segreto settore del dimagrimento della persona, ha un’esperienza ventendel Metodo nouvELLE? Una formula studiata sulle specifiche esinale. Infatti è naturopata-nutrizionista e fitoterapeuta. “nouvELLE genze di ciascuna: una combinazione di attività fisica, praticata è nata da una mia esigenza di crescita e di approfondimento in con l’ausilio di strumenti innovativi che accelerano i risultati, di questo settore”. Il progetto di Benedetta e di Giada, appena nato, alimentazione controllata e di trattamenti personalizzati, mirati al sta già ottenendo ottimi risultati. Per avere successo, in particorassodamento e al rimodellamento della figura. “Il nostro obiettivo lare in un momento di generale crisi economica, occorre avere coè quello di aiutare le persone che vengono al centro - spiegano raggio e credere nell’attività intrapresa. Qualità, queste, che non Giada e Benedetta - a soddisfare ogni tipo di esigenza, partendo mancano certo alle due imprenditrici. dalla salute e dal benessere”. Perché nouvELLE? “Il centro è una novità per Forlì e significa ‘Nuova donna’, perché il miglioramento fisico si riflette spesso su tutti gli aspetti della persona. Di questo cambiamento abbiamo fatto entrambe un’esperienza diretta. Di nouvELLE Via Cervese, 47 - Forlì qui la passione per questo lavoro e il piacere di far sì che un camwww.nouvelle.fo.it biamento (inteso nel senso di benessere a 360°) avvenga anche info@nouvelle.fo.it nella vita degli altri. Star bene con se stessi significa migliorare Tel.: 0543.774112
Riprendere | Super Mama animata
Supereroe
Made in
Cina
testo Roberta Brunazzi - foto Riccardo Sivelli
Un cartone animato con protagonista Super Mama. A crearlo 40 ragazzi del Politecnico di Beilun, guidati dai docenti romagnoli Alberto Comandini, Riccardo Sivelli e Alberto Cosentino. Dalla Romagna alla Cina per insegnare a 40 ragazzi tecniche di animazione in stop motion, in flash 2d e tecniche di ripresa e montaggio video. Il corso, tenuto al Politecnico di Ningbo a Beilun per conto dell’Accademia Laba di Brescia, ha visto impegnati in veste di docenti il regista Alberto Comandini di Cesenatico, lo scenografo Riccardo Sivelli e l’illustratore Alberto Cosentino, entrambi residenti a Rimini
(nella foto a fianco). Non nuovi a questo tipo di esperienza - i tre hanno già tenuto corsi simili in Vietnam, Italia, Ungheria e Repubblica Ceca - dal 22 febbraio al 10 marzo hanno prodotto un cartone animato ideato e costruito dai ragazzi. “L’importante - dice Alberto Comandini - non era la qualità del prodotto finale ma l’insegnamento di tecniche professionali, software, editing e soprattutto la collaborazione nella costruzione di un team che sapesse lavorare autonomamente per la realizzazione di un prodotto finito”. Il workshop, della durata di 60 lezioni in 15 giorni, è cominciato con un mini training legato al movimento e al teatro, per sbloccare i ragazzi. “E qui in Cina ce ne era proprio bisogno, vista la loro timidezza...”. Suddivisi gli alunni in tre gruppi sono cominciati i lavori, non facili anche a causa della lingua: “Noi
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parlavamo in inglese e gli interpreti traducevano in cinese. Alcune volte ci è capitato di non avere interpreti a disposizione e quindi con gesti, disegni, inglese di base e google translate ci siamo arrangiati... Quando abbiamo chiesto di disegnare con matita e foglio bianco qualche idea tutti ci hanno guardato sbalorditi, perché nell’era del computer a loro sembrava assurdo questo passaggio che per noi invece è importantissimo”. Dopo una settimana di formazione e una di produzione è venuto fuori il primo super eroe cinese, Super Mama, una massaia che usa una padella, un ferro da stiro e un mattarello per stendere la pasta e combattere il crimine. Alberto Comandini, 40 anni, da 15 svolge l’attività di regista. Ha cominciato in Tv con Disney Channel, Mtv, Mediaset Premium, Rai. Ha girato corti e documentari, ed ora si occupa di pubblicità, musica e animazione. Riccardo Sivelli, 46 anni, è scenografo, con importanti esperienze lavorative in allestimenti in tutti i settori (tra questi anche la produzione dei pupazzi “Gli Sgommati” di Sky). Alberto Cosentino, 46 anni, è pittore e illustratore; lavora in campo pubblicitario come disegnatore di storyboard e animazione 2d ed espone in mostre personali e collettive. IN
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Inaugurare | Forlì Self Storage
Il mio mondo
in un
Box
testo Margherita Verlicchi - foto Giorgio Sabatini
Nasce a Forlì Self Storage, servizio che offre box di varie metrature per conservare qualsiasi tipo di oggetto. Un’idea utile che risponde in modo concreto e in sicurezza al bisogno di spazio.
Forte di un grande successo in tutto il mondo, nasce anche a Forlì il servizio di Self Storage, un ambiente che offre box di diverse metrature per conservare qualunque tipo di oggetto: dagli elettrodomestici agli elementi di arredo, passando per grandi scatoloni o piccole buste, fino agli archivi di lavoro e agli strumenti di magazzino. Il neonato progetto Forlì Self Storage ha preso il via nel cuore della Zona Industriale, in via Zotti 20, e in-
carna tutta la voglia di fare dell’imprenditoria nostrana grazie all’iniziativa di due giovani imprenditori, Marika Mambelli ed Enrico Faggiotto. Formula ancora inedita per la nostra zona, rappresenta un’idea promettente che risponde in modo
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concreto al bisogno di spazio, autonomia, sicurezza e privacy. Esigenze che accomunano privati e aziende. Gli spazi sono accessibili 24 ore su 24 e 7 giorni su 7, tutti individualmente allarmati tramite un sofisticato sistema di antifurto di cui solo l’utente conosce il codice e ne possiede l’unica chiave. I box assicurano la massima flessibilità proponendo soluzioni contrattuali senza vincoli di durata e per periodi anche brevi. Ma non è tutto: Forlì Self Storage dispone anche di uffici arredati, assicurati, puliti e serviti da ampio parcheggio, con riscaldamento e aria condizionata, sale riunioni attrezzate per qualsiasi incontro professionale e strategico e aule formazione provviste
di scrivanie, comode sedute, videoproiettore e lavagna a fogli mobili per tenere qualsiasi presentazione o corso. Il 17 e 18 marzo Forlì Self Storage ha celebrato l’inizio della propria attività trasformando i suoi box in raffinati contenitori di arte contemporanea, che hanno ospitato 57 artisti del territorio (nella foto, l’inaugurale taglio del nastro). Sculture, installazioni, video, pitture e performance hanno dato vita ad un labirinto temporaneo dove perdersi e ritrovarsi in compagnia dell’arte. Una mostra inconsueta che ha fatto vivere gli spazi ancora vuoti di Forlì Self Storage colorandoli di sfumature oniriche, e che ha raccolto un gran numero di visitatori e curiosi. IN
Nella foto, dall’album dei nostri campioni, Raimondo Vecchi, Ironman World Champion, over 60, con 10 ore e 34 minuti.
Il PolIambulatorIo IStam vara il Percorso antiaging
AFFROnTATO IL PROCeSSO d’InveCChIAMenTO deLLe CeLLuLe e IL MOdO PeR COMbATTeRLO Una nuova ricerca scientifica, basata su un principio abbastanza semplice, ha evidenziato che l’invecchiamento si può rallentare e soprattutto si può prevenire. Il progetto che porta a quest’interessante scoperta è denominato Aging: cerchiamo di spiegare in modo semplice il principio su cui si basa la ricerca che ha dato vita al progetto, attraverso il quale è possibile stabilire l’esatta età biologica dei nostri organi e della nostra pelle e, soprattutto, prevenire non solo l’invecchiamento ma anche i fattori di rischio che portano a gravi patologie come il Parkinson e l’Alzheimer, malattie auto immuni e aterosclerosi. Si parte da un semplice prelievo di sangue (di sebo superficiale, in caso di esame della pelle), per conoscere nel plasma, negli eritociti, nei linfociti e nel sebo gli antiossidanti che garantiscono il corretto funzionamento delle cellule. I risultati vengono poi elaborati con una cartella clinica informatizzata. L’elaborazione di tutti questi dati determina lo stato di salute delle nostre cellule. In particolare, viene studiata la membrana protettiva che riveste ogni cellula. In presenza di un’elevata quantità di radicali liberi (ROS), la membrana cellulare viene attaccata e pian piano distrutta attraverso un processo di ossidazione. I radicali liberi
vengono prodotti dall’organismo in tre casi: durante la trasformazione del cibo in energia, per reazione di difesa dell’organismo contro i batteri e quando l’apporto di ossigeno in un tessuto viene a mancare oppure aumenta all’improvviso (ad esempio durante uno sforzo muscolare). I radicali liberi si possono contrastare con vari elementi, come le vitamine, il coenzima Q10 e altre sostanze antiossidanti. La validità del Percorso Antiaging sta proprio nel determinare
Il premio Nobel per la Medicina prof. Kary Mullis (a sinistra) assieme a Silvano Bianchi di IStaM, insieme ad un congresso tenuto a Riccione sul tema dello stress ossidativo.
esattamente le sostanze anti radicali di cui siamo carenti, fornendo l’esatta quantità giornaliera da introdurre per combattere questo processo. Per sintetizzare meglio il concetto potremmo immaginare che la cellula sia come una cassaforte con al suo interno documenti preziosi. Se lasciamo che qualcuno o qualcosa tenti di scassinarne la serratura prima o poi i documenti all’interno saranno distrutti. Se invece preveniamo l’aggressione i documenti rimarranno inalterati e al sicuro nel tempo. Il Percorso è anche un valido supporto per gli sportivi, aiutandoli ad utilizzare al meglio le proprie risorse. “Percorso Antiaging - Centro per la valutazione e l’approfondimento dei fattori di rischio dell’Aterosclerosi e dell’Invecchiamento” è diretto dal dottor Alberto Rovinazzi e coordinato dal prof. Franco Canestrari, che si avvale della collaborazione di medici e biologi della ISTAM, che hanno sostenuto corsi di formazione al fine di poter essere abilitati al percorso. ISTAM è pertanto la struttura che, nelle province di Forlì-Cesena e Rimini, è in grado di offrire gli screening antiaging, in collaborazione con l’equipe del prof. Franco Canestrari, docente di Biochimica Clinica e Biologia Molecolare presso l’Università di Urbino.
ISTAM Via Duca D’Aosta 74, Forlimpopoli (FC) - Tel. 0543 743160 - n.istamforlimpopoli@libero.it
Comunicare | Il futuro della moda
La sostenibile
leggerezza del foto elenariso|photo
Fashion
L’innovazione dei prodotti in chiave ecologica e la loro corretta comunicazione per il futuro della moda. Sono i temi presentati da iSKO™ e Menabò Group in due incontri tenuti al Palazzo Affari di Milano e all’Università La Sapienza di Roma.
Nella moda l’innovazione fa “eco”: ECOnomia, ECO-sostenibilità E COmunicazione. Un’assonanza fonetica che richiama il legame tra ambiente, consapevolezza e business. È il virtuoso filo conduttore che ha accompagnato la tavola rotonda dal titolo “Sustainable Fashion: an Industry REvolution”, tenuta il 14 marzo scorso al Palazzo Affari ai Giureconsulti di Milano. L’evento, organizzato dal Consolato Britannico di Milano e dalla Camera della Moda Italiana, ha avuto come ospite e main partner iSKO™, leader mondiale
nella produzione di denim e capofila nell’innovazione tecnologica applicata al suo settore. Oltre 150 persone hanno seguito il dibattito tenutosi tra i maggiori player del settore della moda, tra cui Puma, Made-By e Gucci. Particolare interesse ha suscitato l’intervento di Marco Lucietti, Marketing Director SANKO, iSKO™ Division che, insieme a Federico Corneli di Haikure e ad Andrea Masotti di Menabò, ha concretamente illustrato come sia possibile ridisegnare il ciclo di produzione del capo finito denim attraverso una catena del valore che
si basa sull’utilizzo di tecnologie innovative ma sostenibili, e sulla collaborazione tra i diversi soggetti della filiera. Le tematiche eco che iSKO™, Haikure e Menabò hanno messo in evidenza avvicinando materie tra loro in concreta relazione, quali ECOnomia, ECO-sostenibilità E COmunicazione, rappresentano senza dubbio il futuro della moda. La sostenibilità per iSKO™ si configura sì, quindi, come un obiettivo di mercato, in quanto asseconda un trend sempre più diffuso nella società, ma è anche e soprattutto un dovere morale nei confronti delle generazioni future. Dopo l’esper ienza milanese, iSKO™ e Menabò sono stati protagonisti anche all’ Università la Sapienza di Roma, ospiti il 5 aprile scorso nell’ambito del ciclo d’incontri rivolto a studenti e giornalisti dal titolo “I professionisti della moda”, che ha visto partecipanti del calibro di Giuseppe Zanotti, Silvia Venturini Fendi e Matteo Marzotto. Andrea Masotti per Menabò e Marco Lucietti per ISKO TM
Sopra, a sinistra il Prof. Alessandro Saggioro, Presidente del corso di laurea in Scienze della Moda e del Costume alla Sapienza, tra i relatori dell’incontro tenuto all’Università La Sapienza.
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hanno partecipato al seminario in veste di relatori, portando il proprio contributo sul marketing e la comunicazione strategica della moda. IN
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