R a ve n n a
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Tariffa R.O.C.: Poste Italiane s.p.a. - Spedizione in A. P. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 1, DCB - FILIALE DI FORLÌ - Contiene i. p. - Reg. al Tribunale di Forlì il 16/01/2002 n. 1 - E 3,00
Anno XI - N. 4 - settembre - ottobre 2012
Silvio
Bartolotti Il recupero della Concordia
Giorgio Melandri L’intellettuale del vino Angelo Miserocchi I ricordi dello scalatore Angela Schiavina L’arte della tavola imbandita
Arredamenti e progettazione d’interni
quartadimensione Via Faentina 119/q - RAVENNA - Tel. 0544/461200 - www.qdarredo.it
Sommario
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4 Annotare Brevi IN 12 Essere Silvio Bartolotti 18 Degustare Giorgio Melandri 24 Pedalare Angelo Miserocchi 28 Visitare Milano Marittima 32 Scoprire La Bassona 38 Creare Maurizio Palma
| EDITORIALE di Andrea Masotti |
42 Cucinare Angela Schiavina 46 Abitare La casa-studio 50 Giocare Ravenna Pallanuoto 52 Dirigere Claudia Giuliani 54 Viaggiare Fulvio Dodich 56 Pubblicare Mauro Sandrini 58 Scegliere Shopping
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Ravenna e Faenza IN si aprono con due personaggi di spicco nei rispettivi campi come Silvio Bartolotti, general manager della Micoperi Srl, e Giorgio Melandri, intellettuale del vino alla continua ricerca di nuove storie e tendenze in campo enologico. Si prosegue con la breve e folgorante carriera ciclistica di Angelo Miserocchi, vissuta al fianco di Fausto Coppi. Uno sguardo sul territorio ci proietta invece sul futuro di Milano Marittima, cittadina balneare fresca di centenario, seguita da una visione autunnale e letteraria della Bassona. L’energica gestualità di Maurizio Palma riporta l’attenzione verso il mondo della pittura contemporanea;
con Angela Schiavina entriamo in raffinate atmosfere in cui il cibo s’incontra con l’architettura. L’incontro tra architettura e psicologia è invece al centro dell’articolo dedicato ad una casa-studio ravennate. I giovani del Ravenna Pallanuoto sono quindi i protagonisti dell’articolo dedicato allo sport, seguiti dagli avventurosi viaggi in sella alla sua moto compiuti dal manager ravennate Fulvio Dodich. Libri antichi e libri moderni chiudono questo numero: l’ingegnere e sociologo Mauro Sandrini ci parla di e-book mentre Claudia Giuliani, dirigente del servizio bibliotecario, presenta l’attività di archiviazione e ricerca della Classense.
Stampa: Graph S.N.C. - San Leo (RN)
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Mazzesi, Aldo Savini, Michele Virgili
Controllo produzione e qualità: Isabella Fazioli
Chiuso per la stampa il 25/09/2012
Linda Antonellini, Lidia Bagnara, Roberta Bezzi, Massimo Fiorentini, Serena Focaccia, Alessandro
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Annotare | Brevi IN
Campagna di scavi alla basilica San Severo Ravenna - Partita la settima campagna di scavi alla basilica di San Severo, a Classe, sotto la direzione scientifica del prof. Andrea Augenti. L’importo stanziato è di 43mila euro: è dal 2006 che, ogni anno per circa tre mesi, si eseguono gli scavi, coinvolgendo circa 560 studenti degli atenei ravennati ed europei. Tra questi, 21 studenti e 11 archeologi ricercatori provenienti dalle Università di Barcellona, Budapest, Leicester e 35 studenti dell’American Academy di Roma. I lavori sono possibili grazie ad una convenzione fra Fondazione RavennAntica, Soprintendenza per i Beni archeologici dell’Emilia Romagna, dipartimento di Archeologia dell’Università di Bologna e Fondazione Flaminia. Prezioso il contributo della Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna che, dal 2008 a oggi, ha finanziato 213mila euro su un totale di 488mila euro di costi. (R.Be.)
Nuova nave dal cantiere Rosetti
Ravenna - A poco più di un anno dall’inizio dei lavori, il 9 giugno scorso la Rosetti Marino Spa di Ravenna ha consegnato alla Fratelli D’Amato Spa di Napoli la nuova Platform Supply Vessel “F.D. Incomparable”, ultima nata del Cantiere Rosetti - San Vitale per la Società Armatrice del Cavaliere del Lavoro Luigi D’Amato. La “F.D. Incomparabile” ha una lunghezza di circa 75 metri, una larghezza di circa 16 metri ed una portata lorda di oltre 3mila tonnellate. Madrina della “F.D. Incomparable” è stata Francesca Marino, Treasury&Finance manager della Fratelli D’Amato SpA di Napoli, che ha tagliato il nastro nel Cantiere Rosetti San Vitale di Ravenna, diretto dall’Ing. Cesario Mondelli.
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Premio Mei Romagna ai Gattamolesta Faenza - Un folk coinvolgente, che coniuga energia e introspezione, sfrontatezza e poesia. È così che i Gattamolesta si sono aggiudicati il premio Mei Romagna per il miglior disco indipendente romagnolo dell’anno. La band lo ha ritirato domenica 30 settembre
in piazza del Popolo a Faenza durante la tre giorni del Mei Supersound, in scena dal 28 al 30 settembre. I Gattamolesta sono: il frontman Andrea Gatta, Gigi Flocco alla fisarmonica, Nicolò Fiori al basso, Jader Nonni alle percussioni e Ivan Macelli alle chitarre. Con il loro nuovo album “Vecchio Mondo”, uscito sotto l’etichetta Felmay, sono emersi nel contesto del Meeting delle Etichette Indipendenti, importante vetrina per gli artisti emergenti. Nomi di spicco legati a questa edizione del MEI sono stati personaggi del calibro di Checco Zalone, Nobraino, Piotta e Pierpaolo Capovilla. (A.G.)
Splende la cultura nella Notte Ravenna - Musica, mosaico, racconto e mistero per la sesta edizione della Notte d’Oro di Ravenna, speciale appuntamento nel corso del quale la città accende i riflettori sui suoi angoli più suggestivi. L’appuntamento è per sabato 20 ottobre, dalle ore 17 alle 5 del mattino. Arte, musica e poesia sono gli assoluti protagonisti dell’evento, che culminerà alle ore 22,30 in piazza del Popolo con il concerto di Elio e le Storie Tese (nella foto).
d’Oro
Al Teatro Alighieri Valerio Massimo Manfredi accompagna il pubblico in un viaggio nella Roma antica, mentre nel sagrato di Santa Maria Maggiore si tengono “Visioni di Eterno”, con video dedicati a Galla Placidia. L’Oro di Klimt e l’Oro di Ravenna sono protagonisti negli Antichi Chiostri Francescani, mentre dalle ore 21 si tengono passeggiate del mistero, con partenza dallo Iat di via Salara. www.lanottedoro.it
Big Bang Ferrari Magic Gold. UNICO column-wheel chronograph movement, 72-hour power reserve. Entirely manufactured by Hublot. Crafted using a brand new, scratch-resistant and non-oxidizing 18K gold alloy invented and developed by Hublot: Magic Gold. Interchangeable strap. Limited edition of 500 pieces.
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Annotare | Brevi IN
Tavolo provinciale dell’Imprenditoria
Ravenna - Nuova presidenza per il Tavolo provinciale dell’Imprenditoria, assunta a fine luglio dalla CNA di Ravenna nella persona del suo vicepresidente provinciale, Pierpaolo Burioli (nella foto). La vicepresidenza è invece in capo al presidente provinciale CIA, Danilo Misirocchi. Nell’assumere l’incarico Burioli, che rimarrà alla guida del Tavolo provinciale per un anno, si è detto onorato di presiedere questo importante organismo di coordinamento delle associazioni d’impresa del territorio, in un momento in cui la difficile congiuntura economica e le modifiche istituzionali in atto impongono alle associazioni di categoria un ruolo sempre più forte e coordinato.
Sì Anelli con Hublot alla Mille Ravenna - Auto e orologi dalle linee immortali, uniti nel segno del tempo e della velocità. Questo grazie alla partnership stretta tra Hublot e Ferrari, che ha reso la Maison svizzera il partner orologiero esclusivo del costruttore italiano. È partita così l’evoluzione dell’iconico design del Big Bang, con nuovo materiale e con una prima mondiale: il Magic Gold. Dotato di movimento di manifattura UNICO - in qualche modo l’equivalente del 12 cilindri in Ferrari
Miglia
- il Big Bang Ferrari non assomiglia a nessun altro Big Bang, realizzato con le migliori tecniche dal reparto Ricerca e Sviluppo della manifattura Hublot. A Ravenna gli orologi Hublot si trovano nello storico negozio di via Cavour e negli altri negozi Sì Anelli di Marcello Casadio. Con il marchio della Maison svizzera, l’imprenditore ravennate ha anche partecipato lo scorso maggio all’edizione 2012 della Mille Miglia, rimarcando il legame tra Hublot e mondo delle corse.
Darsena Smart, presentato il piano degli obiettivi Ravenna - Il sindaco Fabrizio Matteucci rompe gli indugi per la Darsena di città, ottimo volano per la candidatura di Ravenna a capitale europea della cultura. Quella che ha in mente è una nuova “Darsena Smart”, sviluppando attorno alla via d’acqua una cittadella della cultura e degli affari. Quattro sono i punti chiavi attorno a cui costruire un percorso di trasformazione urbana che abbraccerà i prossimi due decenni: la regia pubblica, il coinvolgimento dei 42 proprietari privati, la ricerca di un grande investitore internazionale e il processo di democrazia partecipata. Su queste basi l’11 luglio scorso è stato presentato il piano degli obiettivi e delle azioni per il Poc tematico, che dovrebbe essere approvato dal consiglio comunale entro la fine dell’anno. (R.Be.)
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Nuovo centro odontoiatrico Vitaldent Ravenna - Arriva a Ravenna la rivoluzione del sorriso: Vitaldent ha inaugurato il suo centro che include tutte le specialità odontoiatriche e offre un modo tutto nuovo di andare dal dentista. Accessibilità facile e immediata: è al civico 56 in via Faentina, con sette vetrine su strada oltre le quali si estende uno spazio di quasi 250 metri quadri con un’area accoglienza, tre riuniti operativi e
uno staff di professionisti a disposizione del paziente 12 ore al giorno, dalle 8.00 alle 20.00, dal lunedì al sabato. A questo si integra un staff medico composto esclusivamente da professionisti, iscritti all’Albo degli Odontoiatri, in grado di coprire tutti i trattamenti di cura, dall’ortodonzia all’implantologia, dalla conservativa all’estetica, il tutto in un’unica struttura. Info. 0544 1886023.
Nuova stagione per il Teatro
Masini
Faenza - Il Teatro Masini inaugura la nuova stagione, con un programma che prevede prosa, teatro comico, danza, operette e teatro per ragazzi. La stagione di prosa si apre il 30 e 31 ottobre con il Cyrano di Alessandro Preziosi, per concludersi a metà marzo con Monica Guerritore. La sessione “Protagonisti”, in scena da novembre a febbraio, si chiude con “Io non Taccio” di Don Gallo, mentre il teatro comico partirà il 12 dicembre con lo show di Mr. Forest (nella foto). Anche la danza rientra in questo ricco cartellone: l’appuntamento è per il 9 gennaio con il “Romeo e Giulietta” del Balletto di Mosca “La Classique”. Previste anche operette, con esibizioni musicali dal vivo, e le Favole per il teatro ragazzi. www.accademiaperduta.it
La settimana del Contemporaneo Faenza - Settimana ricca di appuntamenti dal 3 al 6 ottobre, alla scoperta delle più aggiornate produzioni d’arte contemporanea legate alla ceramica e non solo. In occasione dell’VIII Giornata del Contemporaneo indetta da AMACI e nell’ambito di Kart Arte in Konnessione, promosso dal Comune di Faenza, il Museo Internazionale delle Ceramiche e il Museo Carlo Zauli propongono “La settimana del Contemporaneo”, con una serie di inaugurazioni, residenze d’artista, conferenze e performance di respiro internazionale. Si comincia al Mic il 3 ottobre con la conferenza dell’artista Enrico Vezzi (ore 17), per proseguire con mostre e performance per l’intera settimana. www.micfaenza.org, www.museozauli.it
AbbigliAmento donnA • CAlzAture • mAglieriA
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Annotare | Brevi IN
I migliori cocktail al Sale Prima granfondo FRW Ravenna - Parte il 14 ottobre la prima granfondo targata FRW. A promuoverla è Freewheeling, azienda che dal 2003 rappresenta Ravenna nella produzione internazionale di bici, in collaborazione con il Team Rossetti, che insieme hanno deciso di dare una scossa al cuore sportivo della città. La competizione s’inserisce a conclusione di una due giorni dedicata al ciclismo: il 13 ottobre il team Oro Nero di Claudio Brusi, patron di FRW, si cimenta nella cronometro femminile e, nella stessa giornata, sono previste tre conferenze a tema sportivo. Il ritrovo è alle ore 10 a Fornace Zarattini, davanti alla sede FRW. I due percorsi, uno corto e uno lungo, prevedono la possibilità di mettersi alla prova nelle salite delle località collinari di Forlimpopoli, Meldola e Castrocaro. www.granfondofrw.it
Gasperoni ai vertici di Legacoop
Cervia - Barman Day, il concorso organizzato da Confesercenti, ha fatto tappa a Cervia il 9 settembre nell’ambito dell’evento “Sapore di Sale”, selezionando i migliori drink realizzati con il Sale dolce di Cervia. A vincere la sfida all’ultimo pizzico di sale è stata, per la categoria pre dinner (aperitivi), Elisa Paolucci Giannettoni Barlady del Living Room di Cervia, che ha proposto un pestato a base di more e lamponi, miscelato con Ginger beer e vodka e terminato con pepe nero e Sale dolce di Cervia in superficie. Per la categoria After Dinner a vincere il primo premio è stato invece il giovanissimo Mattia Proni dell’Oronero di Alfonsine col suo Neroopaco, miscelato a base di
Erga Omnes per il Consorzio Faenza - Il Consorzio Vini di Romagna, con sede storica a Faenza, ha ottenuto dal Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali il prestigioso riconoscimento “Erga Omnes”. In base a questa nuova qualifica, il Consorzio diviene il nodo delle decisioni e del coordinamento
Ravenna - All’insegna della continuità è la nuova presidenza di Elio Gasperoni, reduce da un’analoga carica a Ravenna Holding, che subentra, al posto di Giovanni Monti, ai vertici di Legacoop Ravenna. Nella squadra è stato riconfermato vice presidente Lorenzo Cottignoli (già presidente della Federazione delle Cooperative della provincia di Ravenna), affiancato dalla neo eletta Elena Zannoni. Lughese, 37 anni, Elena Zannoni è entrata in Legacoop nel 2008, occupandosi prima di cooperazione sociale, poi di organizzazione, sviluppo, amministrazione e dei settori industriale, consorzi artigiani e abitazione. (R.Be.)
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di Cervia
Vodka, Cointreau, Amaretto di Saronno e succo di lime, terminato in superficie con cacao e Sale di Cervia precedentemente mescolati. A Sanzio Davidi del Bar Tribeca di Ravenna è andato infine il premio speciale della giuria per il suo pre dinner Salinae, preparato con un miscelato di Tequila, Cointreau e l’aggiunta dell’omonima birra artigianale che ha tra gli ingredienti il Sale di Cervia. I cocktail selezionati parteciperanno alla finale nazionale, in programma il 29 ottobre al Salone del Gusto di Slow Food a Torino, dove si confronteranno con cocktail concorrenti sempre preparati con ingredienti tipici di altre località.
Vini di Romagna esclusivo di tutte le politiche di valorizzazione e tutela delle denominazioni d’origine controllata (DOC e DOCG) della Romagna dei vini. “Erga Omnes - sottolinea il presidente del Consorzio Giordano Zinzani - indica che i consorzi non agiranno più nell’interesse dei soli soci ma di tutti coloro che producono vini a Denominazione d’Origine (DO) del territorio controllato, nel nostro caso l’intera Romagna. Al contempo, mette a disposizione dei consorzi gli strumenti per poter fruire del sostegno economico di tutti i produttori a DO: in sintesi, corresponsabilità di tutte le aziende e allargamento del budget per piani di comunicazione appropriati. Perché cresca la percezione di valore dei vini e con essa del nostro territorio”. (Nella foto, l’assessore regionale Tiberio Rabboni e, a destra, Giordano Zinzani).
Overlander Via Diaz 22 Ravenna Tel: 0544 39546
Patagonia destina ogni anno l’1% delle sue vendite alla protezione dell’ambiente. Ad oggi ha devoluto 47,5 milioni di dollari dall’inizio del programma nel 1985. Photo: Beyer J. © Patagonia 2012
Annotare | Brevi IN
Confcommercio, bandiera per la cultura
Ravenna - Nuova bandiera associativa di Confcommercio Ravenna, dedicata alla candidatura di Ravenna a capitale europea della cultura 2019. Porta, Contrari, Acqua, Immaginario, Trasformazione: sono questi, in sintesi, i temi delle cinque tracce scelte per delineare il percorso di candidatura di Ravenna Capitale Europea della Cultura 2019 che sono citati sulla nuova bandiera di Confcommercio Ravenna. A presentarla sono stati il presidente Confcommercio Ravenna Graziano Parenti e Alberto Cassani, coordinatore della Staff di Ravenna2019.
Sezione Unuci intitolata a Goffredo Zignani Ravenna - La sezione ravennate dell’U.N.U.C.I., Associazione degli ufficiali in congedo appartenuti alle Forze Armate ed ai Corpi Armati dello Stato italiano, è stata intitolata a Goffredo Zignani, Tenente Colonnello di Stato Maggiore Medaglia d’Oro al Valor Militare (Roma 1904 - Albania 1943). La sezione ravennate, che oggi conta 100 soci, fu costituita nel 1927 con sede nel palazzo Guiccioli, dove rimase fino ad una decina di anni fa quando, per inagibilità dei locali, fu trasferita nell’attuale sede di viale L.B. Alberti. L’intitolazione a Zignani è un riconoscimento ad un ufficiale che scelse l’impegno nel movimento di liberazione, testimoniando il ruolo centrale dei militari nel momento di massima crisi dell’Italia. Inviato in Albania nel 1940, in seguito all’armistizio di Cassibile rifiutò la resa ai tedeschi e si aggregò al nuovo Comando militare fedele al Re nella divisione “Firenze”, che combatteva al fianco della Resistenza albanese. Catturato dai tedeschi, nel novembre del 1943 fu torturato e fucilato nel Monastero di San Giovanni. (A.S.)
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Succulenti piatti per GiovinBacco Ravenna - Scende in pista sabato 13 ottobre l’edizione 2012 di “GiovinBacco. Sangiovese in Festa”. A quattro settimane dalla kermesse del Pala De André di Ravenna, in programma il 9, 10 e 11 novembre, come ogni anno prende il via l’iniziativa “Il Piatto GiovinBacco”, realizzata da Tuttifrutti e Slow Food in collaborazione con Confcommercio e Confesercenti, con la partecipazione di una nutrita schiera di ristoranti del territorio. Sabato 20 ottobre GiovinBacco sarà anche presente in anteprima alla
Notte d’Oro di Ravenna, in piazza Andrea Costa. Ma torniamo al “Piatto”: i ristoranti che aderiscono all’iniziativa presentano un piatto realizzato a base di Sangiovese e propongono abbinamenti tra piatti del loro menù e bottiglie di ottimo Romagna Sangiovese. Gli avventori ricevono per l’occasione anche una cartolina per partecipare all’estrazione di tante bottiglie di Romagna Sangiovese, e un buono che dà diritto ad una riduzione di 2 euro, valida per l’ingresso, a GiovinBacco al Pala De André.
Mosaici, dipinti e fumetti al MAR Ravenna - Dopo i “Ricordi in micromosaico”, il MAR di Ravenna propone per l’autunno un ricco calendario di appuntamenti, in attesa della grande mostra del 2013 dal titolo “Borderline”. In programma dal 23 settembre al 4 novembre c’è la mostra antologica di Marco De Luca (nella foto un suo mosaico) a cura di Claudio Spadoni, dedicata alla produzione degli ultimi 30 anni dell’artista. Dal 7 ottobre al 9 dicembre l’antologica è invece dedicata a Car-
lo Corsi. Confermata anche l’ottava edizione del Festival Internazionale del Fumetto di realtà “Komikazen”, dal 13 ottobre all’11 novembre. Dal 25 novembre al 13 gennaio torna “Critica in Arte”, ciclo durante il quale tre giovani critici presentano il lavoro di tre giovani artisti. Si tratta di Alessandro Brighetti, a cura di Chiara Canali; Ettore Frani, a cura di Matteo Galbiati e Marcello Galvani, a cura di Silvia Loddo. www.museocitta.ra.it
Essere | Silvio Bartolotti
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Il recupero della
Concordia
testo Antonio Graziani - foto Massimo Fiorentini
Partito dal basso, oggi è a capo di un’impresa aperta verso orizzonti mondiali. È Silvio Bartolotti, general manager della Micoperi Srl, impegnata nel recupero della nave Concordia all’Isola del Giglio.
“Il recupero della Costa Concordia non fa parte delle nostre attività. Abbiamo aderito a questa iniziativa quando un amico mi ha detto: ‘Guarda che abbiamo fatto una figuraccia di fronte al mondo intero e rischiamo di farne un’altra più grande se non interveniamo nel recupero della nave. Perché non provi a buttarti a risolvere questo problema?’. Silvio Bartolotti, general manager della Micoperi Srl, che ha sede a Ravenna, si è sentito toccato nell’orgo-
glio. “Ne ho fatto una questione di valore morale, direi di senso di dignità nazionale”, mi conferma l’imprenditore ravennate, ricevendomi nel suo studio, molto sobrio nelle dimensioni e nell’arredamento. Bartolotti ha studiato l’accordo per la rimozione della Costa Concordia dall’isola del Giglio con l’azienda americana “Titan Salvage”, compagnia specializzata nel recupero di relitti che ha sedi anche in Gran Bretagna e Singapore. Nell’accordo il manager della Micoperi ha voluto inserire una clausola che gli fa molto onore. “Senza dire niente ai miei partner ameri-
cani, prima di presentare l’offerta ho allegato una pagina, dove ho scritto che l’utile di quest’operazione, recuperate le spese, verrà donato all’Isola del Giglio”.
Nei lavori complessivi di recupero verranno utilizzate, tra italiani e americani, non meno di trecento persone. “Quando ci è stata presentata la proposta per la rimozione, ci hanno detto che la nave poggiava su due speroni di roccia alla profondità di 30 metri e che sotto la parte centrale c’era una buca d’acqua profonda 50 metri. A questo punto abbiamo capito che potevamo ricorrere alle nostre competenze e alla nostra esperienza. L’idea geniale è stata quella di appoggiare la nave su piattaforme simili a quelle che installiamo in mare. Questa è
stata sicuramente la soluzione che ha fatto scegliere il nostro progetto rispetto agli altri”. Silvio Bartolotti è entrato nella Micoperi nel 1995. “A dir la verità - racconta il managing director - ho conosciuto la Micoperi quando andai alla base dell’Eni di Ortona alla ricerca di
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A fianco, Silvio Bartolotti nel suo studio; in apertura, di fronte allo stabilimento Micoperi.
provare io. Era come dire: ‘Adesso vado a prendere una bicicletta e vado sulla luna’. È stata un’avventura piena di difficoltà, senza un centesimo in tasca. Ora posso dire che è andata bene”. La Micoperi conta oggi 400 dipendenti. Ed è un’azienda in crescita.
Micoperi, società che viene da lontano Micoperi è nata nel 1946. È stata costituita a Cagliari da due soci che si chiamavano uno Minio e l’altro Contivecchi, e l’acronimo dell’azienda MI-CO-PERI è proprio formato dalle sillabe iniziali di MI-nio e CO-ntivecchi e dalle ultime due della parola recuPERI. Nel 1948 la Micoperi passa di mano. Il primo grande lavoro fu il recupero dell’incrociatore Trieste, affondato al largo della Maddalena, poi fu chiamata dalle Nazioni Unite per bonificare, dopo la guerra del ’56, tutto il canale di Suez. È stato quello il momento del passaggio all’attuale attività. L’Eni avviò allora i suoi primi approcci all’offshore petrolifero e l’azienda Micoperi si inserì in questo settore. Dal 1961 Micoperi è impegnata nella costruzione di tutti i tipi di piattaforme nel Golfo, nel Mar Rosso, nell’Oceano Indiano, nel Mediterraneo, nei Caraibi e nel mare del Nord. Nel 1996 l’azienda è stata acquistata dal Gruppo Protan di Ravenna, già operante nel settore come imprenditore di riferimento per l’Eni/Agip. E oggi, dopo un breve periodo di consolidamento, Micoperi è nuovamente pronta a rientrare nell’arena del mondo.
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un lavoro. In quel momento avevo due aziende, una era la Protan, che faceva protezioni anticorrosive e rivestimenti in difesa dal fuoco, l’altra era l’azienda metalmeccanica che avevamo salvato dalla chiusura nel 1991, ambedue con sede a Ravenna. All’interno del porto c’era
Silvio Bartolotti si è praticamente fatto dal nulla. Nato a Lugo di Romagna il 6 gennaio del 1945, in piena guerra e nella fascia della Linea Gotica in mano ai tedeschi, sotto i bombardamenti. “Quando stavo per venire al mondo - racconta - un ufficiale tedesco andò a prendere la levatrice e se la portò avanti con la pistola in pugno, perché non voleva venire”. Bartolotti continua nel racconto della sua vita: “Scuola, poca voglia di studiare. Ho frequentato fino alla seconda ragioneria e a sedici anni sono
Dalla crisi alla crescita aziendale una società che si chiamava Micoperi. Con me c’erano due collaboratori, il dott. Augusto Piccinini e il dott. Sergio Ruffilli. Dopo tre ore di colloquio con un dirigente della società, partimmo con lo sgomento nel vedere andare alla deriva un’azienda che era stata fiore all’occhiello per tanti anni dell’Italia nel mondo. Tornai a casa con il nodo in gola e con l’idea di trovare un imprenditore capace di risollevarla. I numerosi tentativi non approdarono a nulla”. Dopo una notte insonne prese una decisione temeraria. “Ci voglio
andato a lavorare a Bologna al mercato ortofrutticolo, a scaricare le cassette della frutta dai camion alla mattina alle quattro”. Il suo ingresso nell’offshore avviene abbastanza casualmente. “Mentre lavoravo alla Calcestruzzi Spa, a Bologna, vennero da me due persone e mi dissero: ‘Noi stiamo aprendo una piccola azienda di verniciatura industriale, te la senti di partecipare con noi?’. Mi sono buttato in un mare che non conoscevo”. Con questi due soci le cose non sono andate bene per differenti mentalità, e si è ritirato dall’azienda. “Pas-
sato un anno, povero in canna, mi sono detto: ho fatto questa esperienza, provo a portarla avanti per conto mio. Ed ho cominciato dal niente. Una macchina da scrivere comprata a debito, un milione preso a prestito da mio cugino, che mi fece firmare quattro cambiali di 250mila lire l’una. Quattrocentosettanta mila ho dovuto darle al notaio. E sono partito bene”. Un giorno lo chiamò il sindaco di Ravenna, Pier Paolo D’Attorre (“Quello che ho sempre considerato il miglior sinda-
co della città”, sottolinea Bartolotti), che gli disse: “Silvio, c’è un’azienda che sta chiudendo. Te la senti di dargli una mano per trovare il modo di salvarla?”. Era l’azienda metalmeccanica Savini, che fa parte ora del gruppo di Bartolotti. L’imprenditore ravennate ricorda il primo incontro con i dipendenti della Savini, tutti di Rifondazione Comunista. “Mi rivolsi a uno dei capi squadra invitandolo a sedersi accanto a me. Mi guardò in faccia serio e mi disse. ‘No, io devo stare dall’altra parte del tavolo’. Quel dipendente è poi diventato uno dei miei più grandi amici”. La Micoperi ha sede su via Trieste, la strada che porta da Ravenna a Marina di Ravenna, inaugurata nel 2008.
Gli attuali edifici sono stati ristrutturati. “Dove siamo adesso (ufficio di Bartolotti, ndr) era un fienile, l’edificio dove c’è ora la sala mensa era la casa colonica”. Silvio Bartolotti è sposato con Luisa. Ha due figli, Claudio e Fabio, rispettivamente di 35 e 30 anni, che lavorano nella sua azienda fin da giovanissimi. Claudio ha vent’anni di contributi versati, Fabio ne ha quindici. “Hanno cominciato a lavorare alla Savini saldando, perché nella vita saper
Le società del Gruppo e le attività
saldare può tornare utile e soprattutto se non si impara l’unità di misura della fatica, è impossibile poterla chiedere agli altri”. Mentre stavo per chiudere l’intervista, soddisfatto delle risposte e dei racconti, Bartolotti mi ferma e mi dice: “Ho ancora qualcosa da dire. Tutte le persone che vengono qui, dicono che qui si respira un’altra aria. E questo mi fa estremamente piacere perché ritengo di avere creato un ambiente dove la gente sorride. Non ho mai licenziato nessuno”. Bartolotti non si ferma. “Stiamo facendo nuove iniziative. Non sappiamo ancora quante qui e quante a Ortona, dove abbiamo un’altra sede”. Nei sette membri del consiglio di Amministrazione c’è il più vecchio dei suoi dipendenti. “Sono 40 anni che lavora con me. Non è anda-
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to a scuola, ha preso la terza elementare badando le pecore. Ha fatto il verniciatore dentro la mia azienda. Ho premiato la fedeltà di questa persona, regalandogli una partecipazione in azienda”. Presidente del Consiglio di Amministrazione è il professore Andrea Monorchio, notissimo personaggio
per le cariche nazionali ricoperte in vari settori. “Mi sembra di ascoltare una favola”, - mi viene spontaneo dirgli. “Le realtà imprenditoriali e personali della nostra società sono molto diverse”. Il general manager della Micoperi chiude l’intervista con una massima: “Nella vita gli uomini possono costruire le favole e ci possono andare ad abitare dentro. Però nessuno le crea per te. Se non le fai tu, non te le costruisce nessuno”. IN
Il gruppo Protan è costituito da quattro società principali, oltre ad aziende del ramo situate in Croazia, in Egitto e in Messico. Si tratta di Micoperi Srl, che si occupa di installazione di branding, al largo di Main, e costruzione e lead contractor per i contratti di Epicf; Savini Srl, per servizi di fabbricazione e manutenzione offshore e la Sub Sea Oil Services Srl, per servizi diving. Con la relativa flotta completa e interamente di proprietà di navi per la costruzione e il supporto all’offshore, Micoperi ha la capacità di fornire soluzioni a qualsiasi progetto in alto mare. Con l’ingresso del nuovo proprietario, la Micoperi ha aggiornato le esistenti attività offshore e ha continuamente aggiunto nuove navi alla sua flotta, al fine di migliorare la sua funzionalità e autosufficienza e per intraprendere una vasta gamma di progetti. Con la sede principale a Ravenna e la base di servizi di manutenzione per le sue navi a Ortona, in provincia di Chieti, è continuamente in espansione e si distingue per innovazione ed eccellenza tecnica. Questi i lavori che Micoperi è in grado di seguire: progettazione, fabbricazione, installazione e messa in servizio di strutture offshore e di gasdotti sottomarini; installazione di tubazioni; costruzione di piattaforme, loro manutenzione, modifica e ristrutturazione; recupero di strutture dismesse e bonifiche ambientali marine.
PAVIMENTI • RIVESTIMENTI • PARQUET CARTA DA PARATI • ARREDO BAGNO • SAUNE Via Aldo Bozzi, 77/79 - 48100 Ravenna - Tel. 0544.278360 - Fax 0544.278506 - commerciale@edilravenna.it - www.edilravenna.it
Degustare | Giorgio Melandri
L’intellettuale del
Vino
testo Roberta Brunazzi - foto Lidia Bagnara
Penna originale e pungente, Giorgio Melandri racconta il mondo enologico a modo suo. Intuendo tendenze e scovando storie dietro ogni bottiglia.
“Scegli il lavoro che ami e non dovrai lavorare neppure un giorno in vita tua”. Il saggio Confucio, distillato in aforisma, torna a ricordare quanto la passione nel lavoro che si fa sia indispensabile per vivere bene. E la passione, trasformata in professione, dà spesso frutti eccellenti. Ma non di distillati qui si parla. Giorgio Melandri si occupa di vino, con un amore di quelli veraci per i sapori, i profumi e le storie che esso racconta. Un interesse coltivato fin da giovanissimo, divenuto poi lavoro a tempo pieno. “Il vino è artigianato più che scienza. È come seguire una narrazione, ogni volta diversa”, dice. Qualcosa
che ha a che vedere con la letteratura oltre che con l’agronomia e la chimica, una sorta di linguaggio basato sui sapori per condividere con gli altri il mondo. Per spiegare meglio il concetto Melandri cita Giacinto Rossetti, ideatore e anima del “Trigabolo” ad Argenta, nel ferrarese. “Ha inventato un
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ristorante dal niente, e ha sempre concepito l’enogastronomia come una forma di comunicazione. ‘Ogni menù, parole di Rossetti, deve avere una trama che racconta l’uomo, pregi e difetti…’. Così come dev’essere un vino”. In questa trama Melandri, degustatore e giornalista, ha un ruolo peculiare: “È quello di un intellettuale del vino, che può influire sullo sviluppo del territorio. Non è facile, anche perché sempre più spesso gli intellettuali si trovano a fronteggiare le ragioni forti del marketing. Il mio è un lavoro di osservazione continua che si fa andando in giro nelle aziende, annusando l’aria. Mi piace stare con la gente, parlare con loro, intuire la verità dei fatti dietro ai vari prodotti”. E la sua di storie, com’è cominciata?
“Dal punto di vista professionale è stata importante la collaborazione con Slow Food prima e col Gambero Rosso poi, cominciata alla fine degli anni ’90 per un almanacco
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Sopra e in apertura, Giorgio Melandri nell’azienda agrituristica Campiume, nei pressi di Brisighella.
Enologica, una sfida vinta Enologica, salone del vino e del prodotto tipico dell’EmiliaRomagna ospitato nei padiglioni del Centro fieristico di Faenza, dal 2007 porta la firma di Giorgio Melandri. Un ruolo non facile per lui, e una sfida di quelle che non si possono perdere: creare un evento in provincia che non fosse provinciale, ma anzi partecipato dall’intera regione. “La difficoltà – racconta – era quella di farsi riconoscere un ruolo anche dalle province più lontane. Alla fine, però, ce l’abbiamo fatta: attorno ad Enologica si è aggregata una comunità di circa 300 espositori, giornalisti ed esperti, che oggi costituisce la vera forza di questo evento”. La prossima edizione della kermesse faentina va in scena dal 16 al 18 novembre (19 novembre ingresso riservato agli operatori). www.enologica.org
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del bere bene, con recensioni e segnalazioni di vini emiliano-romagnoli. Poi il rapporto è cresciuto con degustazioni, guide, partecipazione a congressi, oltre a sviluppare attività parallele. Tra queste anche l’organizzazione di Enologica, kermesse faentina dedicata al vino che dal 2007 seguo in veste di curatore. Per il Comune di Bertinoro, invece, ho creato la Riserva Storica del Sangiovese di Romagna”. E prima di diventare critico enogastronomico, chi era?
“Un bambino che amava la natura – da piccolo piantavo di tutto – e che stava bene con gli altri. Interessi diversi e complementari molto utili per quello che poi ho fatto nella vita. La mia formazione è stata atipica, con una scuola sperimentale frequentata a Bologna e Matematica all’Università, senza arrivare alla laurea”. Da dove si comincia per capire davvero un vino?
“Parto da un’intuizione, poi mi lancio in una vera e propria indagine per verificarla. E l’adrenalina scatta quando si riesce, per primi, a trovare conferma dell’esattezza
di un’idea. È un lavoro di responsabilità, perché dai la tua opinione su come è bene fare il vino, con una lettura più ampia che comprende anche il suo luogo di provenienza. Per il Gambero Rosso mi occupo di Emilia-Romagna e Alto Adige, con un migliaio di assaggi alla cieca all’anno di vini emiliano romagnoli e circa novecento per quelli dell’Alto Adige. Faccio degustazioni anche nelle Marche, altri 800 vini ogni anno circa, e se c’è bisogno vado anche in altri luoghi. In questi ultimi anni sono stato in Irpinia, in Veneto, nel Chianti classico... Alla fine esprimo un mio giudizio sui campioni e poi mi confronto con il gruppo composto da una decina di professionisti; insieme ragioniamo sulla visione complessiva del territorio”. Come convivono oggi, in cantina, tradizione e innovazione?
“Il vino, come il mondo, cambia. E noi giudichiamo se il cambiamento vale la pena farlo oppure no. Ci sono cambiamenti che secondo me non è il caso di avallare, come ad esempio la tendenza odierna a preferire un lambrusco largo e
dolce, una mera moda commerciale. La difficoltà è poi quella di legittimare tendenze e territori. Sono stato il primo, ad esempio, a riconoscere per la Romagna il terroir alto delle argille e delle arenarie, da cui arrivano vini più sottili e vibranti. E ho scommesso su un’unica azienda che fa vino nel Montefeltro ed è eccellente. Quando una mia intuizione si afferma per me è fonte di grande soddisfazione”. Non sempre, però, il parere di un critico viene accolto a braccia aperte dai produttori...
“Ci sono casi come quello dei vini dei Colli bolognesi, attorno ai quali qualche anno fa si è scatenata una diatriba finita più volte sui giornali. Avevo tolto una decina di produttori dalla guida del Gambero Rosso, perché li ritenevo appiattiti su prodotti come i cabernet e i merlot, che non sempre rispettavano l’identità del territorio. E loro non l’hanno presa molto bene... Al loro posto avevo inserito un pignoletto di un’azienda semi sconosciuta, che mi ero comprato da solo. Sembrava un azzardo, e invece quel vino prese i 3 bicchieri”. Una storia a lieto fine, quindi, almeno per il produttore del pignoletto...
“Il lieto fine c’è stato un po’ per tutti, perché dopo l’iniziale ribellione degli altri produttori - tanto che avevano smesso di mandarmi i campioni per gli assaggi - la questione è rientrata, e forse tutto ciò è stato utile anche a loro per rivedere obiettivi e priorità, e per ritrovare un contatto più vero con il loro territorio”. IN
Sopra, Melandri assieme a Filippo Manetti, proprietario dell’azienda Campiume.
Giornalista con gusto Giorgio Melandri è nato a Faenza, dove vive, il 5 aprile 1965. Degustatore, giornalista, curatore di eventi e collaboratore per importanti pubblicazioni dedicate al vino come “Vini d’Italia/Tre bicchieri®” di Gambero Rosso® Editore, è oggi una voce autorevole del settore, grazie anche alla sua variegata esperienza professionale che gli permette di combinare competenze diverse e complementari. Si avvicina all’enogastronomia già negli anni ‘80 collaborando con Slow Food, fatto che lo porta negli anni ad essere relatore di numerosi laboratori del Salone del Gusto di Torino e ad organizzare, nell’aprile 2007 a Faenza, la prima manifestazione dell’associazione dedicata all’olio extravergine di oliva. Ha poi collaborato con Luigi Veronelli e, dal 2004, con Slow Food Editore. Dal 2009 è tra gli autori di Gambero Rosso Editore, seguendo in particolare le guide Vini d’Italia e Oli d’Italia. Collabora anche con l’editore La Mandragora ed è consulente per l’assessorato all’Agricoltura della Regione Emilia-Romagna, per quel che riguarda la promozione e la valorizzazione dei prodotti tipici. Dal 2007 cura Enologica, la più importante manifestazione di enogastronomia dell’Emilia-Romagna.
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FISIOEQUIPE Riabilitazione a Regola d’aRte MaSSOtEraPIa, FISIOtEraPIa, rIEDUCazIOnE In PalEStra E In aCQUa. FISIOEQUIPE®, CEntrO DI rIabIlItazIOnE DI CErVIa, SI COnFErMa Un’ECCEllEnza SUl tErrItOrIO.
Più di trent’anni di storia e di avanguardia tecnologica dedicati ad un obiettivo: la salute e il benessere della persona. A Cervia, il Centro di riabilitazione FISIOEQUIPE® è diventato un vero e proprio punto di riferimento in Romagna, scelto anche da moltissimi sportivi e personaggi dello spettacolo. È soprattutto la passione ad essere protagonista di questa grande crescita guidata da Maurizio Merloni, che a soli 16 anni, da giovane studente, già praticava la massoterapia nel periodo estivo presso le Terme di Cervia. Una volta completati gli studi da Analista Chimico, poi da Massofisioterapista, ha fatto esperienza in tutti i maggiori ospedali della Romagna fino a quando decise di dedicarsi all’attività in proprio, prima in un piccolo ambulatorio sotto casa (come dice lui, “con un lettino e un barattolo di crema”), poi, grazie alla crescita esponenziale della clientela, spostandosi in una rinnovata location, sempre a Cervia. Nel 2008 FISIOEQUIPE® è approdata nell’attuale sede di Via Delle Orchidee. Qui l’innovazione dell’approccio che caratterizza il Centro ha trovato adeguato spazio, grazie anche alle nuove metodologie sperimentate e alle attrezzature tecnologiche all’avanguardia. Tra gli ultimi progetti avviati c’è quello relativo al trattamento post-trapianto, seguito da FISIOEQUIPE® a stretto contatto con l’Asl di Ravenna. “Siamo impegnati – afferma Maurizio Merloni – nella fase di sperimen-
tazione del progetto ‘Trapianto...e adesso sport’, caratterizzato dal rigoroso mantenimento di parametri standard per mettere a punto la metodologia più idonea per il recupero di questi particolari pazienti”. Il trattamento è rivolto a chi ha subito un trapianto di cuore, di fegato o reni: “I risultati fin ora testati – prosegue – sono di grande soddisfazione. Un’attività fisica corretta permette di riportare il corpo ad un buon livello di forza, articolarità e resistenza, tanto da spingere poi il trapiantato a praticare sport anche dopo il trattamento”. Responsabile del progetto trapiantati per FISIOEQUIPE® è Gianluca Pezza coadiuvato dal dottor Marcello Morini, assieme al Direttore del Centro di Medicina dello Sport di Ravenna dott. Gianluigi Sella. Per trattare al meglio i casi di rieducazione post-trauma e post-intervento chirurgico, FISIOEQUIPE® si è dotata inoltre di un’attrezzatissima palestra per riabilitazione e post-riabilitazione, che garantisce trattamenti professionali di altissima qualità in ambito ortopedico, sportivo, neurologico, neurologico-pediatrico e geriatrico. FISIOEQUIPE® è anche Poliambulatorio medico specialistico e offre la consulenza di medici specialisti direttamente in loco, con la possibilità di effettuare esa-
mi clinici con medici libero-professionisti per cardiologia, fisiatria, medicina dello sport, ortopedia, traumatologia e urologia, sfruttando gli avanzati macchinari del Centro. Il Centro dispone anche di una avanzata piscina riabilitativa, elemento imprescindibile nel percorso di rieducazione. Una semplice piscina di acqua calda, però, non sarebbe sufficiente per assicurare di per sé benefici, se non mette il paziente e il terapista nelle migliori condizioni per effettuare i trattamenti. Presso il Centro FISIOEQUIPE® viene invece praticata l’idrokinesiterapia con l’esclusivo metodo InaCQUa®, in cui nuovi protocolli terapeutici appositamente sviluppati in ambiente acquatico consentono, per qualità e quantità, recuperi precoci e migliori. “L’aspetto caratterizzante del protocollo INACQUA® - spiega Merloni - è che, oltre a mettere in pratica le tecniche dell’idroterapia e dell’idrologia, cura in maniera particolare la relazione empatica con il paziente. La piscina diventa un ambiente accogliente e rilassante, dove tutto è studiato per mettere il paziente completamente a suo agio, dal microclima ideale alla cromoterapia”. Empatia, spontaneità, professionalità: sono gli ingredienti della ricetta FISIOEQUIPE®, espressione della veracità e determinazione propria dei romagnoli. Per costruire un mondo di salute e di benessere intorno ai pazienti.
Via delle Orchidee 9, 48015 Cervia (Ra) Tel. 0544.971418 Fax: 0544.916462 Dal lunedì al venerdì dalle 08.30 alle 20.00 sabato dalle 08.30 alle 12.30 Giorni di chiusura Sabato pomeriggio – Festivi
Pedalare | Angelo Miserocchi
I ricordi dello
Scalatore
testo Roberta Bezzi - foto Massimo Fiorentini
Una carriera breve e folgorante quella di Angelo Miserocchi, fatta di vittorie in grandi classiche nazionali e internazionali e gare disputate al fianco di Fausto Coppi. Iniziata 60 anni fa.
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Un’Olimpiade sfumata per un nulla e il record mondiale, nella scalata al Monte Ghisallo, pari a 24 minuti e 25 secondi, che surclassa quello di Fausto Coppi di 25 minuti e 7 secondi. Due ricordi indelebili nella memoria di Angelo Miserocchi, classe 1933, che ha vissuto una brillantissima carriera dilettantistica dal 1952 al 1956, e una altrettanto promettente a livello agonistico per un paio d’anni, nel 1957-58. Nato a Santerno, Miseroc-
chi si avvicina al ciclismo per caso. “Sono cresciuto in una famiglia povera, a 15 anni mi mandarono a lavorare come bracciante alla cooperativa”, spiega. “Un amico appassionato della bici, Francesco Andreini, insisteva perché andassi
la Coppa “Giulio Bartali”, disputata nel percorso da San Sepolcro alle Balze di Verghereto, dove è posto il cippo in ricordo del fratello di Gino morto per incidente durante una gara ciclistica nel 1936. “La prima gara - ricorda Miserocchi - fu a Villa San Martino di Lugo, una corsa di 90 chilometri. Ero privo di esperienza, non sapevo dove stare, se davanti o dietro e tutti me ne dicevano contro. C’era anche Medardo Bartolotti che mi aiutò e mi accompagnò davanti: iniziai a spingere, arrivai primo e gli altri dietro dopo due minuti”. Dimostra subito ottime attitudini di scalatore, cui si sommano buone capacità di passista e un sorprendente scatto nelle volate. Tra queste la classica
In sella al fianco di Fausto Coppi a fare un giro con lui fino a Brisighella. Ma ero titubante perché c’era una salita e non pensavo di farcela. In più, avrei dovuto farlo di nascosto dai miei genitori che erano contrari. La curiosità prevalse. All’inizio della salita Francesco provò a fare un paio di scatti ma riuscivo a stargli dietro tanto che, ad un certo punto, l’ho seminato e sono arrivato in cima. Rimasi stupito quando lui mi disse di provare a correre. Così mi fecero la tessera alla società ‘Rinascita’, di cui era presidente Arrigo Boldrini, detto Bulow”.
Bologna-Reggio Emilia, dove vince precedendo Paglia ed Ercole Baldini. Un’altra gara storica vinta è la Milano-Rapallo, considerata la “Sanremo” dei dilettanti. “Il 1956 è stato il mio anno magico. Ero ormai entrato - racconta Miserocchi - nella logica degli allenamenti e delle corse e facevo tutte le gare internazionali di quei tempi. Nella finale del Gran premio Pirelli, sul classico percorso del Giro di Lombardia, batto il record mondiale del campionissimo Coppi nella scalata al Monte Ghisallo. Iniziai a
1950 , conseguendo numerosi
ricevere delle proposte dalla Spagna e dalla Svizzera ma, tramite Luciano Pezzi, arrivò la proposta
piazzamenti e tre vittorie tra cui
di Coppi che mi voleva con lui alla
Comincia come allievo nel luglio
Sopra, alcune immagini storiche della carriera di Miserocchi: l’arrivo alla MilanoRapallo e il Gran Premio del Rosso a Montecatini del 1956, quando Miserocchi vinse davanti ad Ercole Baldini.
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A fianco e in apertura, Angelo Miserocchi nella sua casa piena di foto e cimeli sportivi, in compagnia del cane Poldo.
‘Bianchi’, dove rimasi sotto contratto nel 1957/58”. A quel punto
Miserocchi era uno dei “papabili” per la squadra italiana da portare alle Olimpiadi di Melbourne del 1956. Il commissario tecnico Proietti, però, cambiò idea all’ultimo minuto: il percorso di 200 chilometri in Australia era completa-
mente pianeggiante e, secondo lui, non richiedeva uno specialista delle salite. Così furono scelti altri, tra cui Ercole Baldini da Forlì, che poi vinse la gara, Arnaldo Pambianco da Bertinoro e Bruni, con cui gareggiava abitualmente. Un episodio che non passa sotto silenzio: lo stesso Fausto Coppi
parla di una “esclusione immeritata”. Ma la strada del professionismo dura poco. Nel 1957 ottiene il sesto posto nella classifica finale del Giro di Sicilia e porta a termine onorevolmente il Giro d’Italia, coadiuvando De Filippis in maglia rosa per diverse tappe. “Conclusi la stagione con scarsi risultati in rapporto alle premesse iniziali. Fausto Coppi, persona molto riservata che in quel periodo aveva qualche problema legato alla misteriosa Dama Bianca, si preoccupò per me. Inizialmente pensava che non stessi conducendo un corretto stile di vita, ma quando capì che mi sentivo sempre fiacco, mi prese un appuntamento all’ospedale di Bologna. Dopo tre giorni di analisi arrivò il responso: diabete. Fausto fu dispiaciuto di non potermi rinnovare il contratto e per la fine della mia carriera, ma insieme a Pezzi mi aiutò a trovare un posto di lavoro alla Gallignani di Russi, azienda metalmeccanica in cui ho lavorato per trent’anni. Gli sono molto grato per questo bel gesto”. Ancora oggi Miserocchi si emoziona a rovistare nei ricordi:
Dilettante e professionista, con la Bianchi Un attestato che rende omaggio ad Angelo Miserocchi è oggi esposto nella sala del consiglio comunale di Russi. In occasione del 50° anniversario della morte di Fausto Coppi, nel 2010, ha partecipato alle celebrazioni e gli è stato reso omaggio per i risultati ottenuti. Come dilettante ha gareggiato per diverse società: “Rinascita” 1952, “Baracca” di Lugo 1953, “Pedale Ravennate” 1954, “S.C. Voltana” 1955-56, “Resta” di Imola secondo semestre 1956. Ha ottenuto complessivamente una quarantina di vittorie, alcune delle quali di grande rilievo in classiche nazionali e internazionali, come la BolognaSan Marino (1954), Milano-Rapallo, Gran Premio del Rosso a Montecatini (1956). Nel Trofeo “Minardi” a Ravenna, nota classica nazionale, disputa una gara maiuscola che lo vede attento protagonista in pianura e in salita. Gareggiando come dilettante nella categoria professionisti, inoltre, consegue vittorie nell’internazionale Coppa “Sabatini” a Peccioli. Poi ci sono stati il Giro di Toscana, il Giro di Lombardia e il Giro d’Italia.
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“Mi dimentico molti fatti recenti, ma non quelli di una volta”. Molte soddisfazioni sono arrivate sul fronte personale: dal 1961, è sposato con Maria Grandi, conosciuta ad una festa nelle stalle appena adolescente: lei, con pazienza, lo ha aspettato durante gli anni del ciclismo. Insieme, hanno avuto il figlio Davide che, dopo una breve parentesi nel ciclismo, ha preferito portare a termine gli studi e prendere un’altra strada. IN
Il nuovo secolo
della città testo Andrea Casadio
A cento anni dalla fondazione, Milano Marittima è chiamata a rimodulare la propria identità guardando al futuro. Confermandosi vetrina trendy della Riviera e gioiello tra il verde.
Giardino
Immergendosi nella folla che sciama inesausta fra il riverbero delle vetrine e le vibrazioni sonore degli street bar, è difficile immaginare che per secoli le notti estive di quella che oggi è la capitale “alla moda” della riviera ravennate furono turbate solo dai silenziosi rumori del bosco e dalla brezza del mare. Eppure, per generazioni di cervesi, Milano Marittima non era stata che questo: il grande bosco del Comune al di là del canale, un po’ misterioso
come tutte le selve, luogo della caccia e della legna. Ma fu proprio questo bosco che, alle soglie del secolo della villeggiatura di massa, attirò l’attenzione di qualcuno venuto da lontano, dando il via alla felice ano-
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malia di quella sorta di joint venture fra arte e business che ha costruito la storia di Milano Marittima. La data ufficiale di nascita è quella del 14 agosto 1912, quando il Comu-
ne di Cervia stipula con la società omonima il contratto di concessione gratuita della pineta dietro l’impegno, da parte della società stessa, di costruire parchi e strade di uso pubblico, e almeno cinquanta ville nel corso del decennio a venire. In realtà, un primo accordo in questo senso era stato stipulato dall’amministrazione cervese con la famiglia Maffei già cinque anni prima, ma senza esito. Quando il progetto appariva ormai arenato, chi lo aveva ripreso in mano, arricchendolo del
Visitare | Milano Marittima
valore aggiunto di un coerente respiro culturale, era stato Giuseppe Palanti. Milanese, Palanti era un artista trentenne attivo soprattutto nel campo dell’arte applicata, in particolare come decoratore, cartellonista, designer. Colpito dalla bellezza selvaggia della pineta, ne aveva tratto l’ispirazione per il progetto di una nuova città balneare profondamente integrata all’ambiente naturale, ispirata al modello
due piazze fra loro e con la zona a mare di Cervia, mentre un altro sarebbe passato più a valle fungendo da lungomare, senza fiancheggiare direttamente la battigia. Altre strade minori (in pratica le attuali traverse) avrebbero intersecato viali e piazze perpendicolarmente, dirigendosi verso il mare.
della “città giardino” elaborato in
colta che avrebbe saputo apprezzare il loisir della villeggiatura balneare e, al contempo, la dimensione
quegli anni nel mondo anglosassone. Nel 1911 aveva acquisito i diritti
di concessione dai Maffei, per poi girarli subito alla Società MilanoMarittima, appositamente costituita da alcuni investitori del capoluogo ambrosiano. La stessa che, come abbiamo visto, alla vigilia del Ferragosto del 1912 stipulò il definitivo accordo con il Comune di Cervia. “Ogni lotto conterrà una villa circondata di quel giardino naturale che è la pineta. […] Le ville non saranno mastodontiche, ma svelte e perfette sia dal lato del comfort che da quello dell’estetica. Immagini: villette graziose, variamente colorate, in mezzo al verde cupo dei pini, su lo sfondo glauco del mare…”. La visione idillica illustrata in questi termini da Palanti s’inseriva in un quadro urbanistico complessivo - da lui stesso elaborato - che prevedeva lo sviluppo della nuova città attorno a due poli, settentrionale e meridionale, costituiti da due piazze circolari di dimensioni diverse, dalle quali sarebbero partite diverse strade a formare una topografia a raggiera. Un grande viale centrale avrebbe collegato le
L’ispirazione che stava alla base del progetto era quella di un turismo d’élite, rivolto ad una borghesia
città cominciò a prendere forma (per
quanto in dimensione ridotta rispetto al progetto originario), con i viali e le traverse ad aprire le loro prospettive fra gli alberi e ad irraggiarsi attorno alla minore delle due piazze circolari, l’unica a essere realizzata: l’attuale rotonda Primo maggio, dove nel 1928 furono collocate la fontana e le cinque colonne, visione allora quasi metafisica nel cuore del bosco ancora incorrotto e destinata a diventare il simbolo della località. Nel decennio seguente fu realizzata la parte a nord del
Turismo d’élite per la borghesia “spirituale” di un contesto in cui al verde era lasciata la preminenza assoluta: in pratica, la borghesia della Belle Époque sul punto di essere spazzata via dalle vicende storiche. Nel 1913 le prime ville fecero la loro comparsa fra le chiome dei pini, disegnando con le loro elegan-
ti silhouette, oscillanti fra il liberty, il neoclassico e il neogotico, i tratti di un paesaggio dai toni quasi fiabeschi. Lo scoppio della guerra, però, avrebbe ben presto posto fine alla visione di Palanti, perlomeno nei termini ipotizzati in un primo momento. I danni subiti dalla pineta in seguito alla requisizione di cui fu oggetto da parte dell’esercito durante il conflitto, e poi le tensioni politico-sociali del dopoguerra, comportarono uno stallo che fu superato solo dopo la stipula di un nuovo accordo con il Comune nel 1924. Nel corso degli anni Venti la
“canalino” (viale Arnaldo Mussolini, l’attuale Matteotti, fu inaugurato nel 1937 dal Duce in persona) e venne aperto il corrispettivo del lungomare del progetto di Palanti, l’attuale viale 2 Giugno. Frattanto, mentre riprendeva la costruzione delle ville, comparivano anche i primi bar (il Nettuno), i primi ristoranti (il Magenta), i primi alberghi: tra questi, nel 1926, una struttura davvero di lusso, il Mare e Pineta, destinata ad un grande futuro grazie alla gestione di Ettore Sovera. La politica sociale del regime comportava anche la comparsa delle prime manifestazioni tangibili del turismo “di massa”, quello delle colonie marine per ragazzi, che soprattutto negli anni Trenta cominciarono a imporre il loro massiccio razionalismo sull’orizzonte della pineta e sul clima svagato dei villini liberty e della villeggiatura “borghese”.
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Sopra e in apertura cartoline d’epoca della cittadina balneare.
La guerra, a parte i danni materiali della distruzione di alcune ville per la difesa costiera, fu una svolta per la storia di Milano Marittima, perché, con l’afflusso di sfollati dall’entroterra e dalle grandi città, comportò la nascita di una prima comunità “stanziale”, destinata a rinfoltirsi con i processi immigratori del dopoguerra. Si era ormai alle soglie del grande boom turistico degli anni Cinquanta e Sessanta,
gna, e tre anni dopo il suo omologo ancor più imponente quasi sul mare, svettanti sulla teoria di alberghi e condomini di lusso che intanto si dipanava ai loro piedi sempre più fitta. Ed ecco ancora, soprattutto dagli anni Sessanta, dispiegarsi i riti della mondanità fra night club e locali di tendenza
(dal rampante Woodpecker al più elegante Pineta, destinato a lunga fortuna), fra pianobar, gelaterie
Le visioni di Palanti divenute realtà quando nel giro di pochi lustri il Cervese vide nascere pressoché dal nulla una vera e propria “conurbazione” finalizzata ad accogliere i flussi del turismo di massa veicolato sulla Riviera dal “miracolo economico”. Di questa nuova “città delle vacanze” che iniziava a Tagliata e finiva a Milano Marittima, quest’ultima continuò a essere l’appendice glamour. E così, nel 1957, ecco sorgere il primo grattacielo della riviera, il Marinella I, un pezzo di America sbarcato in Roma-
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alla moda (tra tutte il Nuovo Fiore) e appuntamenti brillanti degli alberghi, come i celebri aperitivi sulla battigia del Bellevue. Il tutto miscelato da una sempre più affinata capacità di marketing, in grado di produrre iniziative di successo come la “marinata di primavera” (gara di pesca riservata ai giornalisti), il “treno dell’amicizia” italo-tedesco del 1964, il “maggio in fiore”. Una peculiarità ormai consolidata, quella di vetrina trendy della Riviera, che neppure la crisi del post-
mucillagine negli anni Novanta avrebbe scalfito in profondità. Il suo confermarsi in chiave sempre più “televisiva” negli ultimi anni (i vip e “starlette” di passaggio obbligato al Pineta), se da un lato ha contribuito a mettere “Mi.Ma” in connessione con i riti più popolari della mondanità contemporanea, dall’altro ha fatto emergere nuove contraddizioni che restano irrisolte. Nel difficile equilibrio fra il tradizionale elitarismo e le nuove tendenze del turismo giovanile e festaiolo (quello degli happy hours sulla spiaggia e degli street bar, importazione di modelli nati altrove), la vecchia “città giardino” è chiamata a rimodulare un’identità definita oltre il crinale del secondo secolo di vita. Una strada che sarà certo più
agevole se, al di là di riti mondani e grattacieli, si terrà a mente ciò che dal 1912 è il vero cuore di quella identità, il valore aggiunto che la distingue all’interno della lunga vetrina scintillante della Riviera: “il verde cupo dei pini, su lo sfondo glauco del mare”, che in una lontana estate della Belle Époque ammaliò un artista venuto da lontano. IN
Scoprire | La Bassona
Le ombre lunghe della
Riviera
testo Stefano Mazzesi - foto Alessio Di Leo
La Bassona in chiave autunnale e letteraria. Ăˆ quanto ci regala lo scrittore Stefano Mazzesi, ripercorrendo i luoghi del suo romanzo “Bianco come la notteâ€?.
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Da un sacco di tempo non venivo alla Bassona e un po’ mi sento in colpa. Ai luoghi ci si affeziona, quelli davvero importanti addirittura si amano: diventano parenti stretti. E la Bassona è uno dei luoghi di “Bianco come la notte”. I colori sono già quelli dell’autunno, un autunno che profuma ancora d’estate. Le nebbie stanno nascoste tut-
to il giorno e vengono fuori di notte, per pochi minuti. Non durerà a lungo, presto prenderanno coraggio e cominceranno a uscire sempre più spesso. Per andare a caccia. Michele Rio, “quello che parla alla radio”, nella nebbia ci vive. Almeno da quando ha conosciuto Senza. La strada è in buone condizioni, non me l’aspettavo, riesco persino a inserire la quarta. Bene, in questo modo posso ascoltare con attenzione la radio perché c’è un programma dedicato a Jimi Hendrix in occasione dell’anniversario della sua morte. Hendrix è il chitarrista preferito da Rio e piace parecchio pure a me. È bello viaggiare così, ma quando raggiungo il canale di Fosso Ghiaia sono costretto a fermare l’auto. C’è una sbarra e devo continuare a piedi. Va beh, una camminata di… diciamo mezz’ora. D’altra parte la Bassona non è un luogo comodo, non lo è mai stato e non lo sarà mai. Spero. Conosco ravennati pu-
rosangue, adolescenti quando “Nel blu dipinto di blu” vinse il Festival di Sanremo, che non ci sono mai stati. La Bassona è un buco nero al centro della riviera romagnola, a pochi chilometri dal cemento di Lido Adriano e dall’eleganza di Milano Marittima. Per molti è un luogo
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A fianco e in apertura, immagini autunnali e non convenzionali della Bassona.
affascinante, violenta e invisibile. Quando di turisti non è stagione.
invisibile, così come sono invisibili i suoi abitanti. Costeggio il Fosso Ghiaia fino alla sua confluenza con il Bevano e qui subisco il primo attacco. Le zanzare assassine della Bassona sono una razza a parte, odiano gli estranei e vogliono ucciderli. Riesco a seminarle soltanto salendo sull’argine e accelerando il passo. I capanni da pesca ci sono ancora, immutabili, l’ultimo si trova a ridosso della passerella dei finanzieri che invece non c’è più. Non si tratta di una gran perdita però… è lì che Michele Rio ha incontrato Senza per la prima volta. Ma voglio andare avanti, supero un’altra sbarra (ma quante ne hanno messe?), vengo di nuovo aggredito dalle zanzare e devo scappare, corro verso la spiaggia e
attraverso il villaggio però il villaggio è scomparso. Sono scomparsi i capanni abusivi, anche quello rosa dello Sceriffo che piaceva tanto a Rio, tutto è stato demolito e portato via. È strano, per oltre quarant’anni c’è un villaggio alla foce del Bevano poi, all’improvviso, il villaggio non c’è più. Immagino una cosa simile accaduta a Marina Romea, un’oasi stretta fra il mare e la pialassa Baiona. Niente più ville, villette e nessuna caserma dei carabinieri in mezzo alla splendida pineta, solo verde, silenzio e tranquillità. Beh, in parecchi avrebbero strabuzzato gli occhi. Anche Rio, perché Marina Romea è uno dei luoghi del romanzo. Sono luoghi del romanzo Lido Adriano, Marina di Ravenna, Porto Corsini. Una riviera ravennate marginale e
Mi siedo su un tronco sbiancato dalla salsedine e cerco di prendere appunti ma non ci riesco. Le zanzare. Allora mi dirigo a nord seguendo lo stretto sentiero che fiancheggia il vecchio letto del Bevano. Mi blocco quasi subito perché poco più avanti la giovane pineta, dove Lubiana viveva i suoi incubi, cambia colore. Diventa marrone. È morta. È bruciata. Il terribile incendio della scorsa estate. Ne ho abbastanza e decido di tornare, ma la strada è lunga e devo ancora scrivere quegli appunti e perciò mi siedo di nuovo sul tronco sbiancato dalla salsedine. Migliaia di zanzare assassine vogliono dissanguarmi ma decido di resistere. È dura, ma in fondo si tratta solo di piccoli insetti fastidiosi. Poi, all’improvviso, se ne vanno. Alzo lo sguardo e mi rendo conto che si è fatto tardi. È quasi buio. Mi alzo in fretta e comincio a muovermi. Una camminata di trenta minuti, notte senza luna in mezzo al nulla nel regno del Bianco. Perché sto correndo? IN
Il noir della Bassona in lizza per lo Scerbanenco “Definire semplicemente Bianco come la notte un giallo è riduttivo: anche se contiene misteri intricati da dipanare e se dà conto di crimini, di sospetti e di indagini, siamo in realtà di fronte a un romanzo denso, completo, ironico e drammatico allo stesso tempo. Una bella sorpresa da parte di un autore esordiente che, ne sono certo, farà molto parlare di sé.” Il miglior viatico per il romanzo d’esordio del ravennate Stefano Mazzesi sono le parole di Eraldo Baldini, parole profetiche perché il romanzo è entrato nella rosa esclusiva dei libri selezionati per il Premio Giorgio Scerbanenco 2012, il più prestigioso riconoscimento italiano per la narrativa noir, che verrà assegnato a dicembre nella cornice del Courmayeur Noir in festival. Un successo meritato per un romanzo in cui Ravenna e la sua riviera sono raccontate da un punto di vista diverso, non vacanziero e spensierato, ma velato di nebbia e mistero, con quello sguardo obliquo su luoghi e persone che solo un vero scrittore sa evocare. (S.F.)
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AGENZIA FUTURA La casa su misura
PerSonALizzAzione, eCo-SoStenibiLità, SinergiA trA Le diverSe ProFeSSionALità: Sono qUeSti i vALori Che AnimAno L’AgenziA di ComPrAvenditA. La casa è il teatro della vita privata di ognuno di noi, dove ogni ambiente che la compone ci rappresenta e ci rende protagonisti. Non si può proporre l’immobile più adatto, se prima non si conoscono e non si ascoltano le persone che lo andranno ad abitare. Su queste semplici considerazioni si fonda l’attività professionale dell’Agenzia Futura srl dove le due titolari, Anna Lisa Ghinassi e Alessandra Rossi, lavorano insieme da oltre 15 anni, occupandosi di mediazione e consulenza immobiliare. Anna Lisa, cosa significa ascoltare il cliente? “Vuol dire “sentirlo. Cerchiamo di entrare in punta di piedi nel suo mondo, per scoprirne le abitudini, gli stili di vita, le necessità soggettive, per costruire insieme
un percorso che tenga conto delle sue esigenze, non esclusivamente basate sul budget di spesa ma anche su altri molteplici fattori. Questo ci permette di accompagnarlo nella delicata scelta dell’abitazione che più lo rappresenterà”. Alessandra, grazie a questo modo di concepire la professione, avete sviluppato nuove idee che hanno dato vita a un lavoro molto più ampio… “Sì. Oltre a porre una particolare attenzione per ciò che concerne l’eco-sostenibilità e l’adeguamento dei vecchi fabbricati, grazie anche agli incentivi fiscali e ad una sempre maggiore sensibilità da parte delle persone, Futura ha creato una rete di servizi affidandosi ad un team
di professionisti che, con le loro specifiche competenze tecniche, contribuiscono alla realizzazione delle aspettative dei clienti, grandi o piccole che siano. La casa è considerata da sempre il nido per eccellenza e mai come oggi, dove tutto scorre a ritmi sempre più incalzanti, ognuno di noi sente la necessità di crearsi uno spazio abitativo che non sia standardizzato ma rappresenti la propria vera natura, un luogo nel quale rifugiarsi e rigenerarsi. Ed ecco che da qui, secondo le diverse esigenze del cliente, nasce l’utilità di avere a disposizione con maggiore dinamicità e in un unico spazio l’architetto, il geometra, l’arredatore, il termotecnico, l’artigiano e diverse altre figure professionali, che diventano fondamentali per raggiungere un ottimo risultato finale”. Così da settembre, pur rimanendo nello stesso stabile di via della Lirica, l’Agenzia Futura ha lasciato il classico negozio con vetrina al civico 53, per trasferirsi negli uffici al quarto piano (interno 40), al civico 61. Una scelta strategica? “Sì. I nuovi uffici, formati da diversi ambienti, spaziosi e confortevoli, permettono alla clientela di affrontare le trattative, le consulenze immobiliari, gli incontri con
i tecnici, in assoluta privacy. L’obiettivo è quello di rendere tangibile ciò che ancora non lo è. Grazie a questo gioco di squadra attuato in sinergia con i tecnici che lavorano insieme a noi, condividendo la stessa passione per il proprio lavoro, il vecchio appartamento anni ‘60 da rimodernare, il fabbricato fatiscente, la nuova casa ancora da realizzare, possono prendere forma in modo quasi reale, infondendo nel cliente maggiore fiducia e senso di concretezza. Le nostre consulenze servono per aiutare, accompagnare ed educare le persone che desiderano vendere, comprare, ristrutturare casa, facendo in modo che ne ricavino la massima soddisfazione”. Spesso le grandi crisi portano a grandi cambiamenti. L’Agenzia Futura ha già intrapreso questa nuova strada proiettandosi nel futuro, dove l’energia e l’entusiasmo restano comunque quelli di sempre.
Agenzia Futura srl Viale della Lirica 61- 48124 Ravenna tel. 0544/404047 fax: 0544/406721 info@agenziafuturasrl.it - www.agenziafuturasrl.it
Creare | Maurizio Palma
Rigenerazione a tinte
Forti
testo Aldo Savini - foto Lidia Bagnara
Un’energica gestualità rivela l’anima inquieta di Maurizio Palma. Che dopo ventiquattro anni passati in carcere, ritrova se stesso grazie alla carica vitalistica di segno e colore.
Comunemente noto come l’artista “rapinatore”, Maurizio Palma rive-
carcere di Carinola, in provincia di
la nelle sue opere una gestualità
usare i colori. Gli impressionisti
energica, portatrice di una forte
prima, l’espressionismo astratto e l’arte informale poi, lo hanno stimolato ad avviarsi lungo un nuovo percorso di ricerca di libertà e di autoaffermazione. Da quando è uscito definitivamente dal carcere, nel dicembre 2005, non ha smesso di dipingere e sognare, lavorando in un spazio ristretto, ricavato in un garage. Come scrive Agnese Angelini nella presentazione in catalogo della mostra ai Magazzini del Sale di Cervia nell’aprile dello scorso anno, “è l’ansia di vivere dimenticati che alimenta il sogno, il fuoco, il desiderio di emergere, l’esigenza vitale di lasciare una traccia del proprio passaggio”. Palma utilizza i materiali più disparati, spesso di recupero, con l’intenzione di dar loro quella nuova dignità che l’arte può conferire. Con plastica, polistirolo, ferraglie, legni marciti dal tempo, poster pubblicitari sbiaditi, carta
carica vitalistica, dionisiaca, che si
manifesta nei colori violenti e per lo più primari, accostati senza un piano progettuale ma che trovano nel disporsi liberamente un ordine compositivo di forte impatto. Tale tensione deriva principalmente dal sentirsi sempre in lotta col mondo e con la società che non gli appartiene, una lotta che ebbe inizio tanti anni fa, quando era solo un ragazzo affascinato romanticamente dalla “mala”, dal mito del bandito, dall’anarchismo e dal gesto straordinario, inimitabile e irripetibile, che potesse suscitare ammirazione. Nei 24 anni di carcere trascorsi tra isolamenti e sezioni di massima sicurezza, il desiderio di conoscenza e l’amore per il bello hanno riacceso la passione per l’arte, sua antica passione. A trentasei anni nel 1993, quando era rinchiuso nel
Caserta, ha ripreso a leggere e a
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A fianco, lo spazio creativo di Maurizio Palma. In apertura, l’artista fotografato davanti a una sua opera.
L’artista rapinatore
straccia, catrame e sacchi di iuta usati, e anche il sangiovese per il rosso o la cenere e il carbone per il nero, realizza opere volutamente brutali, che sprigionano un anelito di speranza e uno sguardo al futuro. Graffiando, incidendo, scavando nella tela non fa altro che portare in superficie la sofferenza, la rabbia e gli incubi che sono riposti nella memoria di una vicenda esistenziale tormentata. La pittura diventa il detonatore di una nuova partenza, di un’altra origine dell’uomo-Palma, quasi una
rigenerazione tesa a ricomporre
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la frantumazione del suo mondo interiore, tanto da prefigurare la rinascita a nuova vita. Proprio per questa urgenza, nelle sue immagini non possono trovare spazio piccole sensazioni, sentimenti tenui e delicati, ma ogni elemento tende a un nuovo espressionismo dai toni marcati e violenti. Forse nessuno avrebbe immaginato come da quel drammatico lontano passato potesse nascere un presente, pur sempre segnato da inquietudine, che consente però a Maurizio Palma di guardare con determinazione al futuro. IN
Maurizio Palma è nato a Ravenna nel 1959 e ha vissuto la sua adolescenza a Milano Marittima. A 17 anni interrompe gli studi all’Istituto per geometri e a 18 conosce per la prima volta il carcere, dopo una lite in discoteca. A 20 anni è arrestato per rapina in banca e sconta i primi 2 anni di reclusione. Nell’estate del 1983 arriva a rapinare tre banche alla settimana in tutta Europa, senza mai sparare un colpo d’arma da fuoco. Tradito da un amico, ricercato dalle autorità giudiziarie italiane, fugge in Lussemburgo dove viene arrestato. Evaso dal carcere lussemburghese, un mese dopo viene catturato e rimane in quel carcere sei anni. Estradato in Francia e poi in Italia, dove aveva già condanne e pendenze giudiziarie, viene rinchiuso nel carcere di Forlì da dove evade due anni dopo. Clamoroso l’ultimo arresto, con intervento dei NOCS e di elicotteri a Formia. Uscito definitivamente nel dicembre del 2005 dopo aver scontato cinque giorni in più per un banale errore burocratico, si è dedicato ininterrottamente alla pittura e ha iniziato una lunga attività espositiva, come attestano le mostre “Equazione mancante” nel 2008 a Cervia alla Sala Arte Media, “Stati mentali” nel 2009 a Sant’Alberto a Palazzo Guerrini, “Dedali” nel 2010 alla sala Rubicone dei Magazzini del Sale di Cervia e “Konisasteros”, doppia personale nella stessa sede espositiva, sempre dello stesso anno. E poi “Labirinti” alla Galleria Loggetta del Trentanove dell’artista Muky di Faenza e “Il sogno di Icaro”, ai Magazzini del sale di Cervia nel 2011.
Cucinare | Angela Schiavina
L’arte della tavola
Imbandita
testo Anna De Lutiis - foto Lidia Bagnara
Dall’architettura al cibo. È il regno di Angela Schiavina, maestra del catering che nella sua villa di Filetto si prepara ad ospitare eventi culturali e conviviali.
Incontrare Angela Schiavina non è sempre facile. Bisogna cogliere un momento di sosta tra un impegno e l’altro, un catering appena ultimato e un ritorno da Parigi, Salisburgo, Firenze, dove ha assistito ad un concerto, grande sua passione. Sì, perché tutte le cose che Angela fa sono il risultato delle sue passioni. Entriamo nella sua casa sontuosa, personalizzata al massimo, via di
mezzo tra museo e piacevole luogo di relax con i suoi bellissimi quadri ed i ricchi cuscini di stoffe pregiate, oggetti esclusivi nella forma e nei colori. C’è anche un delizioso giardino che la padrona di casa apre agli amici, innumerevoli, oppure, su richiesta, per eventi. Angela è una persona solare, entusiasta, sempre sorridente soprattutto quando parla del suo lavoro. I suoi vasti interessi fanno presupporre un solido background culturale, che si presuppone classico. “No, io sono geometra”, risponde. “Un diploma preso forse per imitare o compiacere mio padre ingegnere. Subito dopo, però, ho sentito il bisogno di dare spazio alla mia creatività così ho conseguito il titolo di industrial designer (ISIA) a Firenze, e ho aperto uno studio professionale per arredamento e ristrutturazioni d’interni e successivamente uno studio per proposte di arredo e consulenze varie”. Viene subito da chiedere come si sposa per lei il cibo con architettura. “Le mie diverse attività si integrano e si completano. Gli studi da designer mi hanno aiutata nel programmare la preparazione della tavola, che ritengo basilare sia per grandi eventi, come mi è capitato spesso, o per piccole riunioni. Molte cose, però, le ho imparate nell’ambito famigliare: mia madre Liana, ottima cuoca, ha sempre portato a tavola piatti preparati con buon gusto ed eleganza. Proprio da lei ho imparato che gli in-
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gredienti di ogni piatto devono essere genuini e, quando è possibile, verdure e frutta vanno prese nel territorio, come oggi si dice a chilometro zero. La cucina semplice è senza dubbio quella che piace e con i tempi attuali, in cui la donna lavora, deve essere anche di facile realizzazione”. Questa è la filosofia che Angela insegna durante i corsi di cucina, tenuti per anni nel suo laboratorio culinario, in quelli che ha organizzato per Iscom, negli incontri conferenza a cui è spesso invitata. Si tiene aggiornata frequentando gli stage di cucina organizzati dall’associazione degli insegnanti di cucina italiana (A.I.C.I.) e da Slow Food. Attualmente l’attività principale per lei è il catering ma, tiene a precisare, non più fornito nel completo realizzando i piatti ma dedicandosi alla fase di progettazione, scegliendo e ordinando i migliori prodotti sul mercato. Questa svolta le permette di affrontare anche catering per grossi numeri (è ancora top secret, ma ce n’è uno imminente per 2900 persone!). Angela segue con passione anche la musica e racconta che, poi, tutto torna utile al suo lavoro, dal momento che dopo il concerto si va a cena e c’è sempre qualche piccolo segreto da scoprire. A Parigi come a Salisburgo, a Londra come a Firenze o a Roma. Il cerchio si chiude sempre in maniera perfetta. IN
Eleganti banchetti e ricettari Angela Schiavina ha lavorato non solo a Ravenna ma anche nelle Marche, in Toscana e Veneto. Tra i grandi eventi da lei curati spiccano, a Ravenna, il pranzo in onore del Pontefice Giovanni Paolo II allestito nella Biblioteca Classense; a Bologna il pranzo per il Re e la Regina di Spagna e quello per il 25° anniversario della ditta Cremonini con Luciano Pavarotti e mille invitati a Palazzo Albergati. Per il gruppo MonrifResto del Carlino ha curato i ricevimenti del concorso ippico internazionale nella tenuta Bagnaia, in Toscana. Numerose anche le collaborazioni con alcune testate giornalistiche tra cui “Il Messaggero”, per il quale ha curato una serie di dispense sulla cucina romagnola. Oggi collabora con il settimanale “Ravenna&Dintorni”, suggerendo ricette e soluzioni che sono state raccolte in due volumetti dal titolo “Cose buone di casa”, uno dedicato alla stagionalità degli ingredienti e alle materie prime dell’autunno-inverno, l’altro ai piatti per la bella stagione. Novità importante è infine la fondazione di Pentagona, che insieme a giovani talenti permetterà di realizzare eventi, così come la ristrutturazione della propria villa a Filetto, elegante location per eventi culturali e conviviali a partire da ottobre.
C.so Matteotti, 60 - Faenza - Tel 0546 26559 - www.mengozzi-mazzoni.com
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PROGETTARTI il design che rende ogni ambiente unico RaFFaElla ZanZi guida uno staFF tutto al FEMMinilE, pRonto a sEguiRE il cliEntE in ogni FasE di aRREdo dElla casa.
Un piccolo scrigno dove l’arte incontra il design, nel segno della ricerca e della qualità. Progettarti è uno studio di progettazione che, partendo da un’idea, offre al cliente un servizio costruito ad hoc per l’arredamento della casa, dal mobile all’oggettistica, passando per la decorazione interna e la consulenza per il restyling. Il negozio nasce nel 2001 da un’idea di Raffaella Zanzi, che dà vita ad uno studio di progettazione in viale Alberti. La struttura cresce velocemente, grazie all’energia e all’entusiasmo dello staff tutto al femminile, e all’immediato riscontro con la soddisfazione del cliente. Nel 2004 il negozio si sposta nella nuova sede, a pochi metri dalla prima struttura. Moroso, Foscarini, MisuraEmme e Mesons, sono solo alcuni dei grandi nomi del design presenti nel negozio, con una predilezione per il made in Italy. “Il design italiano – spiega Raffaella Zanzi - è il padre del
design, pulito, razionale. Fa scuola. Progettiamo sulla carta con disegni fatti a mano e render fotografici. Seguiamo il cliente in tutte le fasi di arredo della casa, partendo dal mobile più adatto ad un determinato ambiente fino al quadro da appendere”. Raffaella è affiancata da due collaboratrici, un team di interior designers accomunato dalla passione per il bello e per l’arte. “La persona - chiarisce - è al centro del progetto e l’ambiente intorno alla persona. Funzionalità e benessere sono gli obiettivi alla base della nostra progettazione”. La cromatologia ed il feng-shui sono un valore aggiunto alle competenze di base, unite ad una ricerca ed un continuo aggiornamento nei confronti delle nuove tendenze, per offrire al cliente un vasto repertorio di stili, colori e materiali diversi.
“Senza modificare l’arredamento - prosegue - la casa può assumere un nuovo volto con pochi accorgimenti. Per esempio gli ambienti possono essere ‘rinfrescati’ rifoderando un divano o scegliendo tende diverse o nuovi rivestimenti come la carta da parati, un trend tornato in auge recentemente”. all’interno del negozio, inoltre, è stata allestita una zona sensoriale dedicata al profumo della casa, con una vasta scelta di fragranze ad uso domestico. Duecentoquaranta metri quadri di spazio dedicato che ogni sei mesi cambia forma, con vetrine e disposizioni sempre rivisitate, per un negozio sempre “in movimento”. progettarti è anche punto di ritrovo per artisti, dai mosaicisti ai pittori che presentano le loro opere all’interno del negozio. In passato i locali hanno ospitato eventi di vario genere, con aperitivi e presentazioni di nuove linee. Ma perché preferire un oggetto di design all’arredamento tradizionale? “Quando c’è il design non esiste il tempo; il tempo si ferma e rimane tale. Sai che quella casa non sarà ‘toccata’ dal passare degli anni. E non invecchierà mai”, conclude Raffaella.
Viale L.B. Alberti 95/99, 48100 Ravenna - Tel. 0544 402527 info@progettarti.it - www.progettarti.it
Abitare | La casa-studio
Spazio
alla
Positività
testo Linda Antonellini - foto Massimo Fiorentini
Ai piani alti di via di Roma una pregevole casa-studio s’affaccia sulla chiesa di Santa Maria in Porto. Luogo privato ma aperto, dove rilassare la mente tra colori tenui e oggetti raffinati.
Direttrice della collana “Psicanalisi e Società” per la casa editrice Franco Angeli di Milano, Olga Cellentani Viola è un’esperta psicoterapeuta che opera a Ravenna da 25 anni e che ha deciso di aprire la sua casa ai clienti i quali, come graditi ospiti, possono accomodarsi in un ambiente accogliente e solare. Olga insegna “Clinica psicosomatica e clinica delle perversioni” all’Istituto di specializzazione per psicoterapeuti di cui è socia (S.I.P.P., Società italiana di psicoterapia psicoanalitica di Milano), ha scritto il libro “Trauma e relazioni traumatiche. Riflessioni teoriche e prospettive psicoanalitiche” e altri testi, vincendo anche concorsi letterari. Rientra nella sua terapia l’idea di condividere i propri spazi privati con chi si affida a lei varcando la soglia di un’abitazione rassicurante, dall’atmosfera tranquilla e dai colori provenzali. All’ingresso, sul mobile porta documenti, espone due particolari statuine in stile Liberty ereditate dalla nonna: realizzate in antimonio, in origine reggevano un giglio in vetro opalino. Interessante è la provenienza del mobile: quando morì l’attaché dell’ambasciata italiana a Giacarta, ossia colui che, in
linguaggio diplomatico, assolveva il compito di promotore culturale, a Bologna furono venduti tutti i suoi pregiati pezzi d’arredo e Olga Cellentani acquistò quello più ricercato. In soggiorno, tre gradoni realizzati in muratura fungono da ripiani porta oggetti e nella parete su cui s’addossano spicca un tabernacolo ligneo del ’600, entro il quale si conservavano le ostie consacrate. Sobria ed elegante la ribaltina del ’700 del professor Onofri, insegnante all’Accademia di Belle Arti; della stessa epoca la specchiera acquistata da un’antiquaria di Genova, con cornice dorata in tipico stile veneziano, un tempo detta “caminiera” perché posta sopra il camino a scopo ornamentale. Le imponenti le travi che con funzione strutturale adornano il soffitto provengono dalla casa delle aste di Sidney, acquistate dal costruttore per la loro ineguagliabile qualità lignea. Un variopinto separé con fiori alla Monet divide la Cucina di Ricci Casa di Savignano dalla parete sulla quale sono appesi 6 dei 30 piatti della collezione Royal Copenagen, acquistati uno per ogni anno della figlia, dal 1978 al 2008. Pregiati anche il piatto e la
pigna in ceramica di Caltagirone. Nello studio la cassettiera Luigi XVI in noce massello si mette in sintonico contrasto con l’icona assoluta del design, frutto della genialità creativa di Le Corbusier: pezzo celebratissimo, è diventata la Chaise Longue per eccellenza. Proposta nella collezione “I Maestri” da Cassina, è uno di quegli arredi che vivono al di fuori dello spazio e del tempo e costituiscono un fondamentale contributo alla storia del design. Il prototipo è del 1928, creato in team con Pierre Jeanneret e la compagna Charlotte Perriand. Un piedistallo sostiene la culla in acciaio cromato; la sua forma ergonomica, in grado di oscillare, asseconda l’inclinazione del corpo, completata da un’esile materassino e da un poggiatesta imbottito di forma cilindrica, niente più dell’essenziale. Sotto al tavolino “Picchio” in vetro temprato, espressione creativa di sobrietà e trasparenza, si stende un tappeto cinese antico: costato più di restauro che di acquisto, è stato realizzato con trame ed orditi in cotone e vello in lana ed è uno dei pochi decorato da una greca. Il disegno, estremamente contemporaneo, reca una greca labirintica
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Sopra, l’area studio dedicata all’attività della proprietaria. In apertura, il soggiorno.
color panna su fondo blu cobalto caratterizzato da un fondo a campo con animali e paesaggio. A dar luce alla zona notte sono le applique dell’artista conosciuto per aver personalizzato l’apparato illuminante del Chiribilli (noto locale di Bagnacavallo), Peppino Campanella. Egli definisce le sue creazioni in vetro “acqua solida”,
cinese su cui poggia un televisore stile anni ’50 di design LG e, alle pareti, piatti in ceramica bianca e blu di Delft. E ancora stampe del 1940 di un noto fotografo siciliano: Leone, a tiratura limitata, e foto di vetrate dipinte in cui sono rappresentate le virtù. Il disimpegno che separa la zona giorno dalla notte è illuminato
Colori provenzali per il relax capaci di diffondere effetti straordinariamente luminosi; le sue opere, sospese tra arte e design, non hanno lo scopo di illuminare ma di creare atmosfera, di evocare il mare e il cielo, da qui il nome delle lampade di casa Cellentani, “Corallo con coni e schegge acquamarina”. Nella stanza dove Olga scrive troviamo una preziosa lampada acquistata a Venezia a Palazzo Fortuny, un mobile di Maison du Monde stile coloniale, un tavolino rosso in lacca
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dalle applique in vetro di Murano dorato Barovier&Toso, mentre sulla parete spiccano due piccoli quadri ovali con rappresentazione floreale ad olio, provenienti dal mercato d’antiquariato di Varsavia. Totalmente contemporaneo invece il design degli elementi illuminanti a piantana: la Mite Special Fusion è un’edizione speciale per festeggiare i dieci anni di collaborazione tra Foscarini e Marc Sadler - premio Copasso d’oro 2001. Si tratta di una tecnologia che, usando
materiali all’avanguardia come fibre di vetro e fili di carbonio e di Kevlar (materiale registrato DuPont), dà vita a risultati allo stesso tempo leggeri, belli esteticamente e solidi strutturalmente. La lampada ad alto fusto della Flos a stelo con bulbo finale in vetro bianco è invece una creazione dalla linea slanciata, leggera ma dalla forte personalità. Olga Cellentani ha così generato uno spazio che trasmette positività, in cui oltre a svolgere l’attività professionale è possibile vivere gli spazi in maniera intima per chi ci abita e accoglienti per chi ne fruisce da ospite o cliente. A nacleto Ver recchia scr isse: “Sigmund Freud trasformò in lettino l’inginocchiatoio del confessionale e lo rese più comodo. Credo che sia qui il grande beneficio della psicoanalisi”. Di Olga si può dire che abbia avuto l’intuito di trasformare la sua casa in uno studio aperto, per chi vuol prendersi cura della propria mente in uno spazio rilassante e raffinato. IN
Via Molinetto, 29 - Ravenna - Tel. 0544 67347 P.zza Baracca, 30 - Ravenna - Tel. 0544 216259
Giocare | Ravenna Pallanuoto
Forze giovani in
Acqua
testo Michele Virgili
Una soddisfacente stagione alle spalle spinge Ravenna Pallanuoto verso obiettivi ambiziosi. Fondati su atleti promettenti, guidati dal tecnico William Salomoni.
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Tante soddisfazioni per la Ravenna Pallanuoto, che nella scorsa stagione ha ottenuto risultati molto significativi. La prima squadra nel campionato di serie C ha chiuso al quinto posto, l’Under 17 ha vinto a punteggio pieno il campionato regionale e l’Under 20 ha ottenuto un buon terzo posto. Queste tre formazioni sono composte in larga parte dagli stessi giocatori e sono allenate dal tecnico bologne-
se William Salomoni, alla sua quar-
ta stagione alla guida delle formazioni ravennati. Sono presenti anche una formazione Under 15, allenata da Cesare Bagnari, e una Under 13, in cui si alternano i tecnici Fabrizio Pirazzini, detto Drillo, e Giancarlo Mazzotti, detto Caio. “Abbiamo raggiunto risultati molto buoni - dice il tecnico Salomoni - centrando gli obiettivi iniziali. Per la prima squadra, se
fossimo arrivati secondi, sarebbe stato un successo oltre le previsioni. Abbiamo fatto giocare i ragazzi giovani e questo è il nostro risultato migliore, perchè per i giocatori è molto difficile giocare in tre campionati; la prima squadra è impegnata al sabato mentre
sono sempre gli stessi. Possiamo disporre delle corsie in un orario stabilito da un regolamento bloccato da anni, che non tiene conto dei risultati e dei tesserati”. Nessuna società vuole rinunciare ai propri spazi e la costruzione di una struttura nuova è un’utopia:
Triplicato il numero degli iscritti le giovanili giocano a domeniche alterne”. In questi quattro anni la società ha impostato il lavoro con il tecnico Salomoni, vero punto di riferimento che ha apportato dal suo arrivo un notevole ricambio di giocatori, puntando sui giovani e sul successo che attualmente la pallanuoto riscuote. “I ragazzi si avvicinano soprattutto grazie al passaparola. E chi inizia va avanti, perché qui trova un ambiente sano e positivo, e perché è una disciplina che insegna spirito di squadra e di contatto con regole ben precise e complicate”. Da quando è al lavoro la nuova società ha più che triplicato il numero degli iscritti: “I fatti - commenta Bagnari - dimostrano che stiamo lavorando bene. All’inizio avevamo 25 tesserati, ora sono più di 80”. L’ostacolo che i due tecnici fanno notare è rappresentato dagli spazi acqua alla piscina comunale di via Falconieri, dove i giocatori si possono allenare solo in determinati giorni e orari. “Siamo cresciuti come numero con risultati incredibili ma gli spazi acqua
“In una realtà come Ravenna sarebbe necessaria, ma al momento non ci sono risorse per costruirla. La piscina in cui ci alleniamo è all’interno di un impianto che risale agli anni ’70, non nuovissimo e con alti costi di gestione”. Salomoni fa notare un particolare: “Noi siamo la prima squadra di tutta l’Emilia-Romagna a livello giovanile per i risultati raggiunti. L’ambizione è fare qualcosa d’importante. Se però non troveremo una soluzione per poterci allenare in condizioni migliori non potremo andare oltre certi limiti”. IN
Sopra, due giovani giocatori. A sinistra Lorenzo Bagnari, a destra Leonardo Pozzi. In apertura, un’azione di gioco.
Una società in crescita La società originaria nasce nel 1980 con il nome di Pallanuoto Ravenna, con base nella piscina di Fornace Zarattini. La squadra gioca campionati in serie D e C; nel 1991 arriva la promozione in serie B. L’anno successivo conquista il terzo posto nel torneo cadetto. Poi problemi societari portano verso un declino che culmina con il ritorno in serie D, nel 1997. Quello stesso anno un gruppo di genitori rileva la società ripartendo da zero, con il nome Ravenna Pallanuoto. La squadra ricomincia a crescere con giovani di valore che riconquistano prima la serie C (nel 2002) e successivamente (nel 2008) la serie cadetta. Per risolvere almeno parzialmente i problemi degli spazi acqua nel 2008 viene fatta una fusione con il Nuoto Club Ravenna che ha dato vita all’attuale società, che prende il nome di Nuotatori Ravennati.
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Dirigere | Claudia Giuliani
Tra le pagine della
Classense
testo Anna De Lutiis - foto Massimo Fiorentini
Un prestigioso contenitore di libri antichi e moderni nel cuore di Ravenna. A dirigere la biblioteca è Claudia Giuliani, che con impegno e passione si dedica all’archiviazione e alla ricerca.
L’incontriamo negli ambienti suggestivi della Biblioteca Classense, dove Claudia trascorre la maggior parte di ogni giornata nel ruolo più che importante di Dirigente del Servizio Bibliotecario dell’Istituzione Biblioteca Classense. Solare, semplice, circondata di libri di grande valore, gioielli che lei cura con amore. In cosa consiste il suo lavoro?
“Mi occupo da molti anni dei Fondi Antichi e dei Fondi Moderni, in altre parole di tutto il servizio della Biblioteca, dell’apertura di nuove sezioni come l’open space, di spazi di lettura che vedono la presenza di molti giovani che studiano sui libri propri oppure fanno ricerche sui libri della biblioteca. Oltre a coordinare il servizio mi occupo delle acquisizioni di libri moderni, che vengono selezionati ogni settimana fra quelli pubblicati, ma anche dei libri antichi. La Classense è sempre aggiornata e, oltre agli acquisti, si è arricchita di numero-
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In questi ultimi anni la Biblioteca
deve avviare alcune attività perché tornerà solo a sera.
Classense si è aperta ancora di più
Trova qualche spazio da dedicare a
al pubblico, organizzando mostre
se stessa? Ha del tempo libero per
e collaborazioni di vario genere...
sport o qualche hobby?
“Il mio lavoro ha altri aspetti molto interessanti, come l’attività di ricerca sui libri antichi. Ritengo che sia molto importante sia per classificarli sia per valorizzarli e metterli in mostra, in modo che il pubblico possa prendere atto dei grandi valori che la Classense conserva. Lo scorso anno, inoltre, abbiamo attivato gruppi di lettura, quest’anno quelli di scrittura”. Claudia parla con entusiasmo del suo lavoro e del magnifico luogo nel quale trascorre intere giornate, dal momento che l’orario diventa elastico a seconda dei problemi e delle esigenze che emergono. La sua giornata tipo? Ha inizio al mattino presto, perché deve sistemare i suoi animali, tartarughe e gatti, e le piante del suo giardino;
“I tempi si sono sempre più accorciati e spesso continuo a casa ciò che non ho finito in ufficio, approfondisco alcuni argomenti... Poi, però, ci sono anche le serate da trascorrere con gli amici, fuori a cena oppure al cinema, al quale non rinuncio. Attualmente sono presidente del Soroptimist Club e cerco di organizzare delle iniziative; inoltre sono nel Comitato del FAI, associazione che frequento con piacere”.
se donazioni da parte di privati”.
Le piace viaggiare? C’è un viaggio che farebbe anche subito?
“Vorrei tanto visitare la Turchia e i suoi luoghi impregnati di storia e di arte… sono stata solo ad Istanbul. La mia preparazione classica mi spinge sempre verso paesi che si affacciano sul Mediterraneo come la Libia, la Siria, il mondo classico antico…”. IN
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Salvagente Taglie morbide per accarezzare la bellezza PRoPoste AnChe su MisuRA, PeR oFFRiRe Ad oGni donnA LA PRoPRiA diMensione Nei negozi a marchio Salvagente le rotondità delle donne sono valorizzate da abiti che accarezzano il corpo. “Il nostro fiore all’occhiello sono le taglie morbide – spiega Paola Favia -. L’idea mi è venuta prendendo spunto dal fatto che, come me, molte donne si sono leggermente modificate con il passare del tempo. Così come ho pensato alle tante ragazze giovani che non rientrano nel canone di donna grissino proposto dagli stilisti. Una donna che non indossa la 40-42, non deve sentirsi meno bella: anzi, può esaltare le proprie forme con le giuste soluzioni d’abbigliamento per essere elegante e comoda”. Forte dell’esperienza di oltre venticinque anni, Paola condivide ora questa avventura con la figlia Giorgia Morini e con la nuora Ylenia Focaccia, con le quali gestisce il punto vendita di via Fiume M. Abbandonato 138 e il relativo outlet al 279/A (all’angolo di via Vicoli), oltre al negozio Primo Prezzo in via Cassini 71/A a Ravenna, e a quello di via Baracca 82/1 a Lugo. “La novità
di questa stagione – aggiunge la titolare -, sarà la presenza anche di taglie regolari dalla 44 in su, per soddisfare le crescenti richieste della nostra clientela. È come un ritorno al passato, ossia a ciò che già facevamo all’epoca dell’apertura, nel 1985, del primo negozio in via Belfiore. In questo modo diversifichiamo l’offerta, mantenendo però inalterato l’ottimo rapporto qualità/prezzo. Da noi, ogni donna può trovare abiti in grado di soddisfare le proprie esigenze, spendendo ciò che rientra nella propria disponibilità”. Diverse le linee di abbigliamento proposte, italiane, francesi e spagnole: tutte ugualmente sofisticate e sempre innovative nelle linee e nei volumi, con abiti contemporanei capaci di coniugare femminilità e vestibilità, minimalismo e glamour. Da Salvagente, ogni donna può trovare la propria dimensione, tanto più che il negozio riesce persino a confezionare abiti di produzione propria, con disegni in laboratorio che vengono poi realizzati da sarte esperte.
info@salvagentetagliecomode.com www.salvagentetagliecomode.com via Fiume M. Abbandonato, 138 Ravenna tel. 0544 405655
via Fiume M. Abbandonato, 279/A Ravenna tel. 0544 405655
via Cassino, 71/A Ravenna tel. 0544 401050
via Francesco Baracca, 82/1 Lugo (RA) tel. 0545 27277
Viaggiare | Fulvio Dodich
Dall’Africa
Himalaya
all’
testo Roberta Bezzi
In sella alla sua moto Fulvio Dodich ha attraversato paesaggi impervi e affascinanti. Per passione e per solidarietà.
Il manager ravennate Fulvio Dodich, viaggiatore avventuroso e appassionato delle due ruote, sa cosa vuol dire provare il mal d’Africa e scalare gli impervi sentieri dell’Himalaya a bordo della sua Bmw Gs 1200 Adventure. Strumenti inseparabili dell’ex amministratore delegato e direttore generale della Ferretti Yachts sono un cartografo, un cellulare, due navigatori satellitari e un kit di pronto soccorso. Reduce dall’esperienza in Asia, ben raccontata dal documentario “Halfway to Heaven”, sta già studiando un nuovo viaggio nel continente nero.
moto. Io però sognavo la polvere, non la strada: così mi sono comprato il primo Gs con cui ho fatto il viaggio in Tunisia nel 2006”.
tutto un itinerario di 3.300 chilometri, di cui 2.900 percorsi off road su sabbia, acqua, fango e rocce”.
Cosa ricorda della sua prima tra-
Com’è nato l’amore per la moto?
“Sì, il viaggio è stato massacrante ma ne è valsa la pena. Mi sono trovato tra branchi di zebre e sono stato tre giorni in un villaggio nomade dei Boscimani per terminare poi il tour, attraverso lo Spitzkoppe, fino al cratere del vulcano Messum. In
“Quella sull’Himalaya è stata anche una missione sociale, frutto dell’incontro con Giancarlo Morandi, presidente di Italian Amala, associazione che sostiene 150 bambini del Tvc Tibetan Children Village di Choflamsar, paese a 3.500 metri di quota che accoglie oggi oltre 2.300 bambini rifugiati tibetani, di cui circa 200 orfani. L’impatto emotivo è stato molto forte. I bambini crescono con serenità, in famiglie da 25 con madri adottive. Grande è stata la gioia quando ho portato i soldi raccolti per piantare un meleto, un bene prezioso se si considera che, a quell’altezza, resistono solo i meli e gli albicocchi”. IN
“Da buon romagnolo è nel mio Dna. A 17 anni, alla ventunesima caduta, dissi basta. Per trent’anni mi sono dedicato ad altro, finché il ‘virus’ si è risvegliato il giorno in cui mio cognato mi prestò la sua
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sferta nel deserto?
“Finì con un incidente. Mi ruppi il polso e faticai per recuperare la moto, finita nel corridoio usato dai contrabbandieri tunisini. Malgrado gli inconvenienti, la Tunisia era stata poco più di una gita fuori porta. Così scelsi la Namibia, per spingermi fino al confine a nord con l’Angola, lungo il fiume Kunene”. La Namibia era l’Africa che cercava?
Poi, la grande sfida, sull’Himalaya…
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Rimini Firenze
Pubblicare | Mauro Sandrini
Scrittori
fai da
Te
testo Roberta Bezzi - foto Massimo Fiorentini
L’“Elogio degli e-book” è il suo testo base. Guru del self-publishing e degli autori digitali, Mauro Sandrini guarda al futuro dei libri, senza rinunciare alla versione cartacea.
Ingegnere, sociologo ed esperto di e-learning, Mauro Sandrini è uno dei principali fautori in Italia del self-publishing, ossia dell’autoproduzione come movimento innovativo nel mondo dell’edito-
ria. Reduce dal successo del primo workshop italiano sul tema, tenuto lo scorso giugno a Marina Romea con una sessantina di blogger, giornalisti e scrittori da tutto il mondo, crede nella possibilità di pubblicare in autonomia il proprio libro. Nel suo celebre “Elogio degli e-book” spiega come fare tecnicamente un e-book e come diffonderlo in modo da arrivare direttamente ai lettori, mettendo così la sua esperienza a disposizione di chi si appresta a fare la stessa cosa per la prima volta. Come è nato l’interesse per il selfpublishing?
“Fino ad un paio di anni fa ho diretto il centro e-learning dell’Università di Teramo. Poi, mentre quell’esperienza si stava chiudendo, il fenomeno e-book stava iniziando a montare. Il confine tra i due settori è labile. Così è nato il mio libro, scritto nell’estate 2010, che ha avuto un buon successo. Il prossimo autunno uscirà la seconda edizione che terrà conto delle ultime novità”. È vero che c’è da aspettarsi una vera e propria esplosione del fenomeno nei prossimi mesi?
“Sì, sta diventando di moda, per il prossimo Natale potrebbe regi-
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strarsi un boom nelle vendite di e-book. Il self-publishing sarà tra i grandi temi del 2013 e ci sono diversi segnali a testimoniarlo. Uno tra tutti: la decisione della Penguin, uno dei gruppi editoriali più importanti al mondo, di spendere 116 milioni di dollari per una piattaforma che permetta agli autori di autopubblicarsi. Restando in Italia, anche la Mondadori ha già annunciato un progetto analogo da realizzarsi attraverso un’alleanza con la Cobo, azienda canadese in forte competizione con Amazon. Sembra una contraddizione logica che una casa editrice voglia sostenere questo movimento nascente, ma in realtà restare in contatto con i self-publisher, oggi, significa essere collegati alla corrente più potente dell’innovazione per quel che riguarda il mondo dei libri”. Meglio un libro di carta o un e-book?
“Nel mio passaggio ‘iniziatico’, ho buttato un terzo dei libri della mia libreria, tenendo quelli che mi interessavano di più. Continuo a leggere i libri di carta e ritengo che, anche gli autori del digitale, non possano fare a meno di affiancare la versione cartacea per promuoversi al meglio, che risulta così impreziosita”. IN
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