Forlì
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Anno XV - N. 5 - DICEMBRE - GENNAIO 2012/2013
Andrea
Vasumi Una risata vi solleverà
Teatro e musica La creatività diffusa I vini delle feste In alto i calici La valle di Pian del Grado C’è una casa nel bosco
Sommario
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4 Annotare Brevi IN 14 Essere Andrea Vasumi 20 Organizzare Teatro e musica 26 Brindare I vini delle feste 32 Visitare La valle di Pian del Grado 40 Creare Elena Hamerski 44 Riscoprire Olindo Guerrini
| EDITORIALE di Andrea Masotti |
50 Abitare Residenza cittadina 56 Indagare Marino Fantuzzi 60 Aiutare Burkina Faso 62 Ammirare Il Novecento 64 Navigare Social network 66 Scegliere Shopping
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Una ventata di buon umore per chiudere questo complicato 2012 con ottimismo. A regalarcela sulla copertina di Forlì IN è il comico Andrea Vasumi, che dai palcoscenici forlivesi ha raggiunto platee nazionali. Un personaggio emblematico della creatività che artisti e organizzatori di provincia sanno mettere in campo culturale, uscendo con forza dai confini locali. È il caso di Città di Ebla, Masque Teatro, Area Sismica e Naima Club, presentati nell’articolo successivo. Brindiamo quindi alle feste con i vini migliori e concediamoci una passeggiata nel bosco alla scoperta dei villaggi di Pian del Grado e Celle. Si prosegue con
i lavori della giovane artista Elena Hamerski e con il libro di Olindo Guerrini dedicato al recupero degli avanzi della mensa, rieditato da IN Magazine con prefazione di Bruno Barbieri. Un elegante palazzo del centro storico è quindi protagonista della rubrica dedicata all’architettura. Poi le ricerche sul paranormale svolte da Marino Fantuzzi, un calendario per raccogliere fondi a favore del Burkina Faso e la mostra ai musei San Domenico dedicata al Novecento. Chiudiamo con la rubrica dedicata al web, che questa volta ci parla dei social network in Russia. E a noi non resta che augurarvi buona lettura, e buone feste di fine anno!
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Collaboratori: Mariavittoria Andrini, Annalisa Balzoni, Alessandro Gatta, Sabrina Marin, Francesca
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Miccoli, Enrico Pasini, Matteo Ranucci, Francesca Renzi, Rosanna Ricci, Alessandro Rossi, Giorgio
Impaginazione: Marica Graziani
Sabatini, Alessandro Zaccheroni.
Controllo produzione e qualità: Isabella Fazioli
Chiuso per la stampa il 13/12/2012
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Annotare | Brevi IN
Artigiani del Gusto, eccellenze in Rete
Giovani Unindustria, cambio al vertice Forlì - Nuovo presidente per i giovani di Unindustria. Riccardo Tura, che ha guidato il gruppo dei giovani industriali di Confindustria Forlì-Cesena negli ultimi tre anni, passa il testimone a Danilo Casadei. Forlivese, 38 anni, Casadei ricopre l’incarico di amministratore delegato di Grafiche MDM. Il Gruppo riunisce oltre 100 fra imprenditori, figli di imprenditori e dirigenti d’azienda con meno di 40 anni. Fanno parte del Consiglio Direttivo, anch’esso rinnovato, Kevin Bravi (X’s), Giacomo Gollinucci (Romagna Plastic), Alessandro Zaccheroni (Portalidea), Jenny Zanotti (Calzature Vicini), Costanza e Vittoria Zannoni (Viazoil), Marco Zani (Slemensider), Rossano Codeluppi (Sortron), Michele Montalti (Magazzini Generali), Chiara Talenti (Rintal), Davide Gabrielli (Comaco Italiana), Giuseppe De Marinis (CommercioEstero Network), Chiara Carfagnini (Softer) ed Elena Babini (Publione). (Nella foto, da sinistra, Riccardo Tura e Danilo Casadei).
Ph. Giorgio Sabatini
Il vocal coach Rondini alla Round Table Forlì - Il Club Service Round Table Forlì ha avuto come ospite alla serata del 6 dicembre scorso Andrea Rondini, uno dei più importanti vocal coach italiani e celebre giudice di X-Factor nella squadra di Morgan nella prima e seconda edizione. Al termine della serata, alla quale ha partecipato un nutrito gruppo di membri del Club Service, il presidente Alessandro Zaccheroni ha consegnato a Rondini un riconoscimento per la sua carriera.
4 | IN Magazine
Cusercoli - “Gli artigiani del gusto” debuttano ai Poderi dal Nespoli, per creare una rete di eccellenze locali. Nell’innovativa cantina dell’azienda vitivinicola cusercolese è stata presentata infatti l’iniziativa che punta ad affiancare ai pregiati vini qui prodotti carni, formaggi, tele stampate, ristoranti, fornai, pasticceri ed agricoltori biologici, che fanno dell’eccellenza il loro comune denominatore. L’obiettivo è quello di presentare a turisti nazionali ed internazionali il meglio del territorio bidentino. “Gli artigiani del gusto” che si affiancano ai Poderi dal Nespoli sono l’osteria la Campanara, il ristorante Gualdo,
Paganelli agricoltura biologica, Marianini fornaio biologico, Olivetti stamperia di arte rustica romagnola, Boscherini Formaggi, la pasticceria Dolce Vita, l’azienda agricola Seggio, il ristorante Acero rosso e il Consorzio carni biologiche della Val Bidente.
MUMAC, le “signore” del Binasco (MI) - Il mondo della produzione del caffé diventa arte. A Binasco, alle porte di Milano, ha aperto i battenti il Mumac, la più ricca e completa collezione di macchine per caffé a livello internazionale. In mostra 150 pezzi della collezione di Enrico Maltoni e 50 macchine per caffé di proprietà del gruppo Cimbali, che con l’inaugurazione di questo nuovo museo festeggia i suoi primi 100 anni di
Caffé
attività. Il forlimpopolese Enrico Maltoni, grande appassionato, studioso e collezionista di macchine da caffé d’epoca, dopo più di 20 anni di ricerche, recuperi e restauri, è autore della prima mostra al mondo dedicata alla storia e al design delle “signore” del caffé, attraverso la quale ha ricostruito il filo di una narrazione tra stile, eventi e cultura dai primi del ’900 fino ai nostri giorni. www.mumac-espresso.com
Pelacano Loft, contenitore di Eventi Forlì - Da una vecchia officina artigiana nasce Pelacano Loft, sede e contenitore delle iniziative ideate dall’associazione culturale Riciclando&Riusando. Lo spazio, a Forlì in via Pelacano 15/A, è stato inaugurato lo scorso 1° dicembre alla presenza dell’assessore comunale Alberto Bellini e dei membri dell’associazione, nata un anno fa per volontà di cinque donne forlivesi capeggiate dalla presidente Ambra Amaretti, da cui è partita l’esigenza di un punto di ritrovo e condivisione. Pelacano Loft è un circolo riservato a tutti coloro che si identificano nello stile di vita “Green & Glamour’’ e offre la possibilità a tutti di associarsi e crearsi uno spazio all’interno dove esporre e proporre gli oggetti che non si usano più ad altri che li possano riutilizzare.
Ph. Giorgio Sabatini
Menabò da Aldai racconta il caso ISKO Forlì - Forlì torna ad essere protagonista del mondo della moda globale con Menabò Group, agenzia di comunicazione partner di Leo Burnett, che si è dimostrata un supporter d’eccezione per fashion player in ogni stadio della filiera. Esperienze che Menabò Group è stata invitata a raccontare al convegno “Turchia, una finestra sul mondo. Opportunità per investitori italiani, professionisti, un confronto fra imprese, cultura, innovazione”, organizzato presso la sede ALDAI di Milano. Durante il convegno Andrea Masotti (direzione Menabò) e Marco Lucietti (Marketing Director SANKO/ISKO division) si sono soffermati in particolare sul caso ISKO, azienda turca che si è affermata quale leader mondiale nella produzione di tessuto denim e che da anni si affida alla consulenza strategica e operativa dell’agenzia di Forlì.
Annotare | Brevi IN
In nome del padre Mostra fotografica di Mainati Forlì - Una vena mistica caratterizza la nuova mostra fotografica di Mauro Mainati “In nome del padre”, ospitata all’Oratorio di San Sebastiano di Forlì dal 15 dicembre al 3 gennaio 2013. Il percorso per immagini, affiancato dai testi di Pierluigi Moressa, accompagna verso le rarefatte atmosfere degli eremitaggi, della solitudine e della meditazione. Il bel volume che raccoglie le opere in mostra porta in copertina la suggestiva immagine di Padre Medaglia ripreso di spalle, incamminato lungo un sentiero. L’orario di apertura della mostra è dalle 17,00 alle 19,00.
Master per manager di impresa cooperativa Forlì - Ha preso il via il corso di formazione “Manager dell’Innovazione nell’Impresa Cooperativa”, promosso dall’Università di Bologna e Legacoop Forlì Cesena, in collaborazione con Aiccon e Serinar. Le lezioni, cominciate il 17 ottobre con i docenti Daniele Malaguti e Giulio Ecchia, proseguono con i corsi di management di Mario Mazzoleni. Per i prossimi sei mesi i quindici partecipanti, età media 33 anni, studieranno economia, finanza e gestione delle risorse umane, con l’obiettivo di formarsi per diventare quadri e dirigenti nelle cooperative di domani. (A.G.)
I primi 25 anni del Brillante
Un calendario in memoria di Francesco Giuliari Forlì - In occasione delle festività Laura Coppi, moglie del maestro Francesco Giuliari, in collaborazione con la tipografia Valbonesi di Forlì, ha realizzato un calendario a scopo benefico. Le immagini che illustrano i mesi del 2013 sono tratte da opere del grande pittore, scomparso il 15 marzo 2010, e accompagnate da versi poetici dello stesso Giuliari. Il calendario può essere acquistato con un’offerta minima di 5 euro presso l’Associazione Amici di Sadurano (via Dandolo 18, Forlì), la Bottega di Sadurano (viale dell’Appennino, Forlì), Centro Salus (via Sadurano 47, Sadurano) e al ristorante In Fattoria a Sadurano (via Sadurano 59, Castrocaro Terme). I proventi realizzati dalle vendite dei calendari saranno devoluti alla comunità di Sadurano. www.sadurano.it
6 | IN Magazine
Forlì - Nozze d’argento per la gioielleria Brillante di Forlì. Un traguardo importante che Raffaella Orazi e Lia Cortesi, titolari di Brillante, hanno festeggiato lo scorso 31 ottobre al Cinema Apollo di Forlì, per condividere questa importante ricorrenza con gli amici e clienti che in questi anni hanno ammirato e se-
guito le creazioni della gioielleria. Tema dei festeggiamenti, perfetto per la ricorrenza e per la location, non poteva che essere “Amarcord”. Brillante è nata in piazza Morgagni; con gli anni è cresciuta e si è trasferita in pieno centro storico, in corso Garibaldi 30, attuale sede della gioielleria.
Annotare | Brevi IN
Piccola industria, cambio al vertice
Forlì-Cesena - Passaggio delle consegne al vertice del Comitato Piccola Industria di Unindustria Forlì-Cesena. Dopo due anni di impegno Giorgio Cangini, titolare della Canginibenne di Sarsina, consegna il testimone a Luca Bettini (nella foto), titolare di un’azienda del settore dell’editoria a Cesena ed ex presidente di Confapi. Un settore chiave, quello delle piccole e medie aziende del nostro territorio, che rappresentano il 75% delle imprese associate ad Unindustria Forlì-Cesena ed hanno problematiche ed esigenze spesso diverse dalle realtà imprenditoriali di dimensioni maggiori.
Cernogoraz, medaglia d’oro in visita ad RC Forlì - Il campione Giovanni Cernogoraz, medaglia d’oro nel tiro al piattello alle Olimpiadi di Londra 2012, ha visitato nei giorni scorsi a Forlì l’azienda RC, leader nella produzione di cartucce da tiro e da caccia. Il tiratore della Croazia, da sempre legato all’azienda romagnola, è uno dei cinque medagliati degli ultimi giochi olimpici con fornitura di cartucce RC. Un successo im-
portante, figlio di una passione che nell’azienda forlivese si rinnova da quattro generazioni, dall’antica armeria Carmellini all’azienda attuale, guidata dalla famiglia Socci. (nella foto, da sinistra, Paolo Socci presidente RC; il campione olimpionico Giovanni Cernogoraz; Alessandra Socci, Amministratore Delegato RC; Walter Cernogoraz e Stefano Lolli, Responsabile commerciale Italia RC). Ph. Giorgio Sabatini
Un noir tutto in un “Amen” Forlì - Un pomeriggio all’insegna di grandi performance artistiche per l’anteprima del nuovo romanzo di Ilaria Milandri, “Amen” (Foschi editore). Nella suggestiva cornice dell’oratorio di San Sebastiano, domenica 9 dicembre, la ballerina Giorgia Maddamma (nella foto) ha danzato alla luce delle sole candele su musiche originali di Michele Rivi eseguite dal vivo da un quartetto d’archi. L’attrice Lucia Vasini ha interpretato brani del libro e Ruggero Sintoni ha conversato con l’autrice sui risvolti di una trama gialla che si muove fra spiritualità e domande esistenziali. (S.F.)
8 | IN Magazine
Erminia Rosa Cesari, nuovo Prefetto Forlì-Cesena - Cambio alla guida della Prefettura di Forli-Cesena. Il 5 novembre il prefetto Angelo Trovato, arrivato nell’agosto del 2008, è tornato a Roma per presiedere la Commissione nazionale per il diritto d’asilo. Al suo posto è arrivata Erminia Rosa Cesari (nella foto), prefetto a Sondrio dal dicembre 2009. Nata a Voghera nel 1952, si è laureata in Giurisprudenza alla Statale di Milano. Cesari ha cominciato a Sondrio il proprio cammino nella carriera prefettizia; entrata alle dipendenze del ministero dell’Interno nell’82 vincendo il concorso da vice consigliere di Prefettura, è stata poi assegnata alle Prefetture di Pavia, Imperia, Biella e Lodi.
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Annotare | Brevi IN
Serata di musica e parole per Music Diary 2013 Forlì - Anteprima in musica per la nuova agenda 2013 che racconta il rock e pop internazionale: il 30 novembre presso il Caffè dei Corsi di Forlì l’autrice Martina Pini ha accompagnato l’aperitivo del folto pubblico con un reading sugli episodi e i personaggi più curiosi e alternativi del panorama musicale. Non poteva mancare un sottofondo esclusivo con DJ Rez, con una selezione dei brani che hanno fatto la storia del rock. (S.F.)
Le vie dei presepi nell’antico Borgo Corniolo - Dal 15 dicembre al 6 gennaio il borgo di Corniolo prende le sembianze di un vero “paese-presepe”, con decine di natività allestite negli angoli più suggestivi del borgo. Oltre ai presepi realizzati dagli abitanti di Corniolo, quest’anno si possono ammirare anche le opere create da artisti
e artigiani non residenti nella frazione, in gara per aggiudicarsi il premio per l’opera più originale. Ogni domenica, inoltre, in piazza Pasquale II la Pro Loco Corniolo Campigna offre cioccolata in tazza e vin brulè, caldarroste e cialde, per immergersi nella tradizione natalizia. (F.R.)
La Duce Vita, documentario interattivo Predappio - La Duce Vita è un film documentario interattivo che ripercorre aspetti della storia dell’Italia di ieri e racconta l’Italia di oggi, attraverso lo sguardo attento e indagatore di due professionisti francesi: il giornalista Cyril Bérard e il fotografo Samuel Picas. Il lavoro di documentazione e d’indagine svolto a Predappio si presenta come un nuovo format on line (www.laducevita.com) che permette all’utente di scegliere come costruire il proprio percorso di esplorazione della città e della vita dei predappiesi, per capire il sottile confine che passa tra storia e memoria. Realizzato in collaborazione con Lemonde.fr, Franceinter.fr e Politis.fr, il lavoro è stato presentato nel teatro di Predappio il 17 novembre e il 22 novembre in Francia, all’Istituto Italiano di Cultura di Parigi.
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Stefania Croce al Golf I Fiordalisi di Forlì - Stefania Croce, grande campionessa internazionale e allenatrice della Nazionale Italiana golf femminile si è innamorata della Romagna. È infatti già la seconda volta in un anno che ha scelto il Golf Club I Fiordalisi di Forlì per le sue clinic.
Forlì
“Spero di tornare in primavera - ha dichiarato - perché qui mi trovo bene e il campo è bello oltre che tecnico”. Ai corsi intensivi di Stefania possono partecipare tutti, non solo i soci del club di Forlì. Per informazioni 0543 89553. (M.A.)
Essere | Andrea Vasumi
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Una risata vi
Solleverà
testo Francesca Miccoli - foto Giorgio Sabatini
Divertire gli altri divertendosi: quasi una filosofia di vita per il comico Andrea Vasumi. Che sfoga tutta la sua grinta sui palcoscenici d’Italia, grandi e piccoli. E spera di campare di questo, facendo questo fin che campa.
Un’irresistibile faccia da schiaffi. Andrea Vasumi, forlivesissimo comico dal “cognome italogiapponese”, è ormai una certezza del panorama cabarettistico italiano. Reduce dallo spettacolo “Cialtronight”, che ha letteralmente piegato in due i quasi 300 spettatori del teatro Il Piccolo, per strada viene coccolato da continui effluvi di complimenti. “Fa piacere”, confessa, tradendo un pizzico di quella timidezza che ne definisce il carattere solo in apparenza esuberante. “Non sembra - racconta ma sono schivo e riservato. Con le persone che non conosco resto sulle mie e magari sembro presuntuoso. Se invece entro in confidenza, finisce che andiamo assieme a ballare sulle macchine”. Ma come nasce il Vasumi oggi tanto gradito al pubblico quanto apprezzato dalla critica? La vena comica del mattatore si manifesta per la prima volta in seconda elementare. “Ero il buffone della classe, il compagno simpatico che faceva ridere tutti”. Un talento precoce nato sulla scia dei romaneschi “daje” di verdoniana memoria.
“ Da adolescente partecipavo alle sfide estive tra campeggiatori a Milano Marittima. Una sorta di Corrida da cui emergevano le peggio cose...”. Tra un provetto ballerino e una cantante dai sogni irrisolti, si palesa la verve di un giovanotto ricciolino, abilissimo a intrattenere e strappare rotonde risate. “Mi è sempre piaciuto vedere la gente divertirsi”. E pensare che le origini non lasciavano presagire una carriera da cabarettista. Papà barbiere oggi sull’orlo della pensione, mamma dipendente di supermercato a riposo, un fratello che, pur avendo una penna ispirata, lavora alla Ferretti, tre nipoti: non proprio una famiglia di artisti. O forse sì. “Papà ha sempre vissuto a contatto con le persone, incline all’ascolto. Il modo di approcciarmi alle donne l’ho mutuato dai racconti sentiti in negozio. Uno dei miei spettacoli, ‘Togliti le mutande che ti devo parlare’, nasce proprio dalla sbruffonata del tipico pataca romagnolo finito sotto le forbici di mio padre”. A 21 anni Andrea svolge il servizio civile all’ospedale psichiatrico
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Sopra, Vasumi e il colorato staff di una serata di “Cialtronight”, al Cinema Teatro Apollo di Forlì. Foto d’epoca nella pagina a fianco, con il piccolo Andrea sulla spiaggia romagnola.
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di Imola e alla festa per degenti e famiglie decide di gettarsi nella mischia, salendo sul palco a fianco di comici di professione quali Eros Drusiani e il trio Reno. “Proposi il mio cavallo di battaglia, l’imitazione di Verdone, e recitai un pezzo di Paolo Rossi”. Fu un’illuminazione. Pur giovane e acerbo, il disinvolto Andrea riesce a far breccia nel cuore dei suoi colleghi. “Perché non scrivi tu stesso i testi da interpretare?” la domanda che Drusiani rivolge al ragioniere dalla simpatia immediata. “Vuoi mettere la soddisfazione?”. L’espressione di Vasumi si fa improvvisamente seria, di una serietà che ha il sapore della folgorazione. “Ho iniziato a scrivere, concentrandomi sulla quotidianità: i programmi televisivi, la famiglia, la pubblicità, i cartoni animati”. Agli albori degli anni Novanta prende forma il primo spettacolo teatrale, ‘Zzzzapppinng, lo scemo del villaggio globale’, ideato per una rassegna forlivese de-
dicata ai gruppi giovanili. L’anno seguente vede la luce ‘… e io che pensavo di vedere voi!’. È un doppio successo. Ma è ancora presto per cantar vittoria. Il lavoro continua ad avere un ruolo prioritario. Dapprima postino stagionale a Bologna, poi magazziniere al Conad e, a seguire, in un’azienda di arredamenti, quindi dipendente della Sfir al confezionamento dello zucchero, infine ragioniere in una cooperativa di autotrasporti. “Fino al 2000 mi sono esibito per hobby. Impiegavo ferie e pomeriggi liberi in giro per l’Italia e all’indomani ero regolarmente dietro la scrivania”. È un felice errare per il Belpaese, dalle rovine di Paestum ai sogni dorati di Saint Vincent. “Volevo testarmi anche fuori dalla Romagna: vedere se la mia comicità poteva funzionare anche altrove e magari aprire nuovi mercati”. Tra successi e complimenti s’insinua improvvisa ma non improvvida la vocina della svolta. “Mi sono det-
to: provaci! Non volevo vivere nel rimpianto”. Segue un autolicenziamento, preludio di accesi scontri in famiglia. Per il saggio papà, che ha cominciato a lavorare poco più che bambino, lasciare il lavoro è un inconcepibile salto nel vuoto. “Mi sono dato tre anni di tempo per fare del mio hobby una professione, fosse andata male sarei tornato a considerarla una semplice passione”. Vasumi si esibisce ovunque, spesso su palchi improvvisati e improbabili. “In locali che ti permettono di far gavetta, di non farti sopraffare dall’emozione quando ti ritrovi ad esibirti in posti fighi”. Una mentalità molto diversa da quella dei giovani di oggi, che puntano subito alla Tv. “Viviamo al tempo dei reality show. Si aspira alla fama pur senza essere in grado di far nulla. La televisione non deve essere un punto d’arrivo ma qualcosa in più. E poi la scarica di adrenalina che ti dà l’esibizione dal vivo in un teatro pieno di gente che ride non te lo dona nessuna trasmissione televisiva, in cui magari hai solo tre minuti di tempo per dimostrare quello che vali”. Stare sul palco diventa una droga. “Posso rimanere un anno senza mangiare tagliatelle ma non lontano dallo spettacolo. L’astinenza è pesante, mi rende intrattabile. Quando mi esibisco mi sfogo, mi trasformo. Una terapia straordinaria”. Umile e riluttante all’autocelebrazione, Andrea non ha ancora familiarizzato con la fama. “Non me ne rendo conto. Sono famoso tra virgolette. In altre parole, sono sempre lo stesso pirla di 15 anni fa”. La prima percezione della celebrità, rigorosamente tra
Via Marconi 7, Castrocaro Terme Tel. 0543.767305
A fianco, Andrea Vasumi assieme a Laura Padovani.
ra di cabarettista porta a viaggiare continuamente. “Stasera sono a Padova, domani a Torino. Ma faccio ciò che più amo e non avverto la fatica”. E dopo ogni spettacolo il ritorno a casa, all’ombra di Saffi. “Ho vissuto 7 anni a Milano e mi è servito tantissimo. Il capoluogo lombardo è pieno di locali dove poter sperimentare, misurarsi e confrontarsi con altri comici. Mi è capitato di esibirmi nel sottoscala di un condominio e vedere far capolino tra gli spettatori Jannacci, Flavio Oreglio, il mago Forrest, Paolo Rossi. Ognuno pronto a dispensare consigli. Un vero laboratorio. Però non potrei stare lontano da Forlì, non vivrei da nessun’altra
L’Andrea attore Andrea Vasumi vanta anche trascorsi cinematografici. Il debutto nel lungometraggio drammatico (!) “Il mio ultimo giorno di guerra”, vincitore del Giffoni Film Festival, poi di recente la partecipazione a “L’ultima spiaggia”, pellicola passata sul grande schermo ma destinata al mercato dei dvd. Anche nel futuro del cabarettista potrebbero esserci tanti ciak davanti alla videocamera. “Mi piacerebbe fare l’attore cinematografico – confessa prima di rivelare un suo grande sogno -. Vorrei scrivere monologhi comici, in particolare uno spettacolo incentrato sulla vita di Walter Chiari, basato sull’alternanza di esibizioni sue e mie. Conosco il figlio Simone, l’ex agente e braccio destro, mi hanno dato materiale da studiare. Infine sarebbe bello tradurre gli spettacoli in inglese, all’estero ci sono meno remore e pudore. Si può spingere di più sulla satira”.
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virgolette, dopo la prima puntata di Zelig. “Rientrando al termine dello spettacolo, all’una di notte, mi fermo in autogrill a Piacenza. Il barista mi addita come ‘quello della Tv’. Divento viola. Poi mi offre da mangiare. Ad averlo saputo prima avrei consumato molto di più”. Ma la carriera del comico non è tutta rose e fiori. Non quando ti chiedono l’autografo dopo averti scambiato per un altro, o quando ti tocca pagare il biglietto a un tuo spettacolo. “Una volta all’ingresso del teatro la sicurezza non voleva farmi entrare nonostante mi sforzassi di far capire che ero la stessa persona ritratta nei manifesti”. L’episodio più divertente, ma solo a posteriori, quello vissuto in una pizzeria pugliese al cospetto di un boss della malavita, non proprio propenso all’applauso. La carrie-
parte. Qui c’è tutto, la città è a misura d’uomo, posso andare in centro in bicicletta, godermi due ore di sole al mare, sono a due passi dall’autostrada a ugual distanza tra Roma e Milano. E poi noi romagnoli abbiamo una marcia in più. In verità anche la retromarcia”. Ex allenatore di baby pallavoliste, a sua volta atleta, Andrea ama leggere, studiare e anche uscire, andare al cinema. “Ma ho bisogno di essere trascinato”. Al suo fianco una ragazza intelligente, capace di vedere oltre al Vasumi comico e brava a rispettare i suoi tempi. Cosa riserverà il futuro ora è difficile prevederlo. “Spero di campare di questo e fare questo fin che campo”. Il viaggio è ancora lungo. Lo si evince anche dalla carta d’identità. La voce professione è barrata due volte. “Sembrano due rotaie, una ferrovia, è significativo. Devo macinarne tanta di strada!” IN
Organizzare | Teatro e musica
La creatività
Diffusa testo Rosanna Ricci
Forlì soporifera e ripiegata su se stessa? Non sempre. La vitalità di alcuni gruppi teatrali e musicali genera circuiti importanti. Capaci di portare la città fuori dai suoi confini.
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la città e coinvolgerla in proposte destinate a superarne i confini. La presentazione dei gruppi sotto elencati è esemplificativa, e non intende escludere le iniziative culturali avviate da altre associazioni o aggregazioni. I quattro gruppi di cui parliamo sono impegnati sul versante teatrale (Città di Ebla e Masque teatro) e su quello musicale (Naima Club ed Area Sismica), e sono realtà culturali con esperienza e curriculum qualificati. CITTà DI EBLA
Troppo spesso i giudizi sulla vitalità culturale di una regione o di una città nascono da un generica omologazione al “sentito dire”. Questo vale anche per Forlì. A chi dice che a Forlì non si fa niente, che la cultura non ha collegamenti esterni e che è racchiusa nel suo bozzolo di eventi locali, intendiamo presentare alcune realtà giovanili - o nelle quali operano giovani generazioni - che operano con l’obiettivo di far crescere
Città di Ebla è un collettivo artistico teatrale formatosi nel 2004 a Forlì, diretto da Claudio Angelini. Con i suoi lavori scenici (Othello, Wunderkammer, Progetto Pharmakos, La Metamorfosi) arriva rapidamente alla ribalta della scena nazionale. Nel 2005 partecipa alla Biennale del Mediterraneo a Napoli; nel 2006 vince il premio Casagrande con “Pharmakos_Embrione” quale miglior spettacolo all’interno de “Loro del Reno 3”; nel 2008 la Fondazione Pontedera Teatro produce la conclusione del progetto Pharmakos, che debutta a Fabbrica Europa nel maggio dello stesso anno. Dopo “La metamorfosi”, liberamente tratto dal romanzo di Kafka, il collettivo partecipa a Romaeuropa Festival 2010 nei “Cantieri Temps d’images” con un lavoro tratto da “The dead” di James Joyce, creazione che arriva alla sua forma definitiva a Romaeuropa 2012. Città di Ebla organizza dal 2006 l’evento Ipercorpo, uno degli appuntamenti più significativi per la visione di giovani realtà
che si occupano di arti performative in Italia. Sul lavoro di Città di Ebla sono state scritte tre tesi di laurea, inoltre la compagnia è oggetto di varie pubblicazioni e recensioni a livello nazionale. In programma per il 2013 c’è il proseguimento di Ipercorpo (giunto alla sua ottava edizione a Forlì, decima in Italia) e di “The dead”, che verrà presentato a Forlì e a Torino. Poi una nuova produzione per la Sagra Musicale Malatestiana, con debutto a Rimini di una della ultime composizioni di Shostakovich sui versi di Michelangelo. Il collettivo è risultato anche vincitore del concorso promosso dall’IBC per progetti di valorizzazione dei beni culturali del territorio, con il progetto “ATR Contemporaneo: uno spazio per le performing arts”. MASQUE teatro
Masque teatro nasce nel 1992 a Bertinoro e nel 2000 si sposta a Forlì, negli spazi dell’Ex Filanda Maiani di via Orto del fuoco. “Masque Teatro - spiega Lorenzo Bazzocchi, fondatore del gruppo oltre che regista, attore e autore di architetture sceniche - si distingue nel panorama del nuovo teatro italiano per un linguaggio scenico nutrito di suggestioni costruttiviste ed echi biomeccanici, un idioma fortemente visionario e stratificato, in cui si intrecciano archeologia industriale e matericità, rigore scientifico e ossessione filosofica”. Nel 2000 Masque riceve l’Ubu, premio speciale della giuria, per il progetto Prototipo; nel 2002 il premio Francesca Alinovi all’attività arti-
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che vede al centro la vita e l’opera dello scienziato Nikola Tesla. AREA SISMICA
Ph. Giorgio Sabatini
Ph. Luca di Filippo
In alto, a sinistra, Claudio Angelini di Città di Elba. A destra Lorenzo Bazzocchi di Masque Teatro. Sotto, un momento di “The dead”, firmato da Città di Elba. In apertura, una scena de “Il Presente”, lavoro di Masque Teatro.
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stica. Altra data importante è l’ideazione e organizzazione dal 1994 di Crisalide, festival internazionale di arti performative e filosofia. Tra i progetti del 2013 Masque ha in programma la ventesima edizione dl festival Crisalide e il libro “La macchina e l’umano”, dedicato agli spettacoli di Masque e al Festival Crisalide. Proseguirà anche la collaborazione con il fotografo di scena Enrico Fedrigoli, che si tradurrà in una nuova mostra dal titolo “ES”, esposta a Forlì e a Milano. Infine “Colorado Spring. Notes”, terza tappa del progetto
Area Sismica è un’associazione che da 23 stagioni organizza concerti di tutti gli ambiti musicali contemporanei e innovativi. Non radicata in generi predefiniti, raccoglie gli aspetti di ricerca e di rivoluzione dalla musica classica al jazz, dalla musica elettronica all’improvvisazione radicale. La piccola sala concerto è però studiata acusticamente, e in molti casi le registrazioni degli eventi proposti sono state utilizzate per l’incisione di cd o per trasmissioni radio di carattere nazionale (Rai3). Sul palco di Area Sismica si sono esibiti artisti di fama mondiale, da Stefano Scodanibbio a Rohan de Saram, Otomo Yoshihide, Fred Frith, AMM, Evan Parker, Rob Mazurek. L’associazione è stata la prima ad organizzare un festival di musica contemporanea italiana, giunto ora alla terza edizione, dedicato interamente a compositori italiani e con musiche eseguite da musicisti italiani. La stagione di Area Sismica va da ottobre a maggio con un evento ogni domenica pomeriggio, suddivisa tra giovani artisti (come il Federico Ughi Quartet), mostri sacri (come Ned Rothemberg o Larry Ochs per il jazz o il duo Dillon-Torquati) e graditi ritorni (come quello di Peter Brotzmann & Paal Nilssen Love e dei Chicago Underground). Area Sismica è impegnata anche nella divulgazione di musica contemporanea, con ascolti guidati e laboratori condotti da musicisti di caratura internazionale.
Ph. Claudio Casanova - AAJITALIA
A fianco, il gruppo jazz-rock Kazutoki umezu kiki band, in concerto all’Area Sismica. Sotto, Michele Minisci, storico organizzatore di eventi al Naima Club.
Su il sipario in città Il teatro riveste un ruolo di primo piano nel settore della cultura. In questa direzione sono impegnati il teatro Diego Fabbri, il teatro Giovanni Testori e il teatro Il Piccolo. La direzione del Piccolo è affidata a Ruggero Sintoni, co-direttore assieme a Claudio Angelini, Lorenzo Bazzocchi e Claudio Casadio anche delle sette rassegne in programma al Teatro Diego Fabbri. Dopo un’importante esperienza artistica con il Living Theatre, Sintoni si è diplomato all’Accademia Antoniana di Arte Drammatica di Bologna ed è poi stato socio fondatore della compagnia Accademia Perduta, divenuta Teatro Stabile d’Arte Contemporanea. È stato anche autore ed interprete di alcuni spettacoli di Teatro Ragazzi, ruolo poi abbandonato per dedicarsi alla direzione artistica di una “rete” di Teatri in Romagna. Le rassegne al Diego Fabbri comprendono spettacoli che abbracciano la prosa, l’operetta, la danza e altre espressioni teatrali. Il Piccolo è soprattutto impegnato nel teatro ragazzi e nel teatro scuola, oltre che con la rassegna di teatro dialettale. Anche il teatro Giovanni Testori ha una ricca programmazione annuale di teatro per ragazzi e teatro scuola, senza escludere la stagione di prosa. La direzione del teatro Testori è affidata, da quest’anno, a Giuditta Mingucci, attrice e regista già presente fin dal 1997 nella Compagnia Elsinor che ha gestito finora il teatro.
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NAIMA CLUB
Il Naima jazz&blues club di Forlì festeggia i 30 anni di attività con un’iniziativa molto suggestiva: 30 concerti, in 30 location diverse, con 30 band o singoli musicisti tutti forlivesi. A cominciare da Danilo Rossi, prima viola alla Scala di Milano, Marco Sabiu, direttore musicale del festival di Sanremo, fino a Vince Vallicelli. Durante questi anni il Naima ha organizzato ben 1.513 concerti, portando a Forlì da tutto il mondo 7.535 musicisti e 313mila spettatori provenienti da tutta Italia. Michele Minisci, il deus ex machina di que-
sto club, ha fatto del Naima qualcosa in cui hanno creduto in tanti, compreso Chet Baker, a cui verrà dedicata (nell’anniversario della morte) la registrazione del concerto tenuto a Forlì nel 1984. Per il 2013 il Naima ha in programma un concorso tra le scuole superiori della città sul tema “30 anni di Jazz e Blues a Forlì” e il progetto “Le vie della musica”; la seconda edizione del libro “La notte che si bruciò il jazz” e la pubblicazione del cd “Naima n. 2”, riarrangiato da 13 musicisti jazz italiani emergenti. E non mancheranno quattro festival tematici. IN
Brindare | I vini delle feste
In alto i
Calici
testo Alessandro Rossi
L’equilibrio in tavola grazie all’abbinamento dei sapori, scegliendo la bottiglia, la temperatura e il bicchiere giusto. Alcuni consigli per un brindisi di qualità, con i migliori vini delle feste.
Abbinare i vini alle pietanze è un delicato equilibrismo dove le pochissime regole esistenti, di fatto, non garantiscono di per sé il successo. Le variabili da prendere in considerazione - le portate servite, il loro ordine di entrata, gli ingredienti, le annate dei vini scelti - sono infatti tantissime. Il “punto di bevuta” del consumatore italiano si è evoluto molto in questi ultimi anni: per l’italiano medio il vino non è più una moda o un’esigenza alimentare, ma è cultura. Fino a dieci anni fa i vini più bevuti erano quelli rossi. Oggigiorno le bollicine ed i vini bianchi hanno però assorbito un’altissima percentuale dei vini consumati a tavola e non; non spaventatevi quindi se vedrete, per esempio, le bollicine consigliate con le pietanze anziché a fine pasto.
L’importante è concentrarsi sulla qualità dei vini scelti, perché un
vino abbinato in maniera sbagliata o di qualità non eccelsa potrebbe rovinare tutto ciò che di buono è stato fatto in cucina. Esistono comunque alcune semplici regole per gli abbinamenti di base, che qui andiamo a sintetizzare. Primo consiglio: cominciare con i bianchi giovani e crescere man mano verso bianchi più strutturati; successivamente servire vini rossi giovani per poi spostarsi, anche in questo caso, su vini più maturi ed importanti. Una regola da seguire nell’abbinamento cibo/vino è quella dell’equilibrio dei sapori. A piatti molto sapo-
riti è bene abbinare vini di elevata acidità perché, in caso contrario, il vino non riuscirebbe a sostenere il piatto nel contrasto dei sapori. Su piatti dolciastri si consigliano invece vini con una vena più aromatica e dolce, mentre per quelli tendenti al salato il vino giusto è con una chiusura meno acida e con un punto di dolcezza maggiore. I piatti con un determinato peso specifico organolettico devono essere abbinati a vini di eguale portata. Una pietanza delicata, come può essere un primo alle verdure, merita di essere servita con un vino bianco giovane, non troppo importante, mentre una grande carne può essere accompagnata da un Brunello di Montalcino, per esempio... Ricordiamo comunque sempre che, “prima di un grande vino, c’è una grande bottiglia”. La conservazione,
il bicchiere e le temperature di servizio non vanno quindi trascurate. Il bicchiere da vino, attraverso la sua forma e capienza, è fondamentale per un’ottima degustazione. Ogni vino ha caratteristiche organolettiche differenti ed è quindi fondamentale trovare il giusto strumento che le esalti. Le forme sono essenziali perché regolano l’apporto di ossigeno all’interno del bicchiere e anche il punto di caduta del vino sulla lingua oltre alla quantità. Per i vini bianchi e rossi freschi d’annata si consiglia l’uso di un calice di dimensioni abbastanza ridotte, che aiuta ad esaltare gli aromi primari. Per i vini bianchi importanti, magari con apporto di legno, il calice utilizzato è più panciuto, per avere una maggior ossigenazione. Per i vini rossi importanti la portata della pancia del bicchiere è fondamentale per garantire una grande ossigenazione e una buona roteazione, per permettere al vino di schiudersi e di liberarsi di eventuali riduzioni da ossigeno e sensazioni volatili. Altrettanto importante come la scelta dei bicchieri è la giusta temperatura di servizio. Oggigiorno siamo abituati a bere vini rossi troppo caldi e vini bianchi (o bollicine) troppo freddi. Anche qui esistono varie correnti di pensiero, ma probabilmente la più esatta è quella francese, dove le temperature dei rossi tendono ad essere leggermente sotto la media, sui bianchi più importanti qualche
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grado sopra la media mentre sulle bollicine dipende dal millesimo, la maison e la tipologia. In base a tutto ciò, le indicazioni di massima sono le seguenti: bollicine (spumanti e champagne) circa 8-9° C; bianchi d’annata circa 12° C; rossi d’annata circa 14° C; rosati e frizzanti circa 10-11° C; bianchi importanti o da invecchiamento circa 13-14° C; rossi di medio corpo circa 15-16° C; rossi importanti e da invecchiamento con strutture importanti circa 17-18° C; vini passiti e muffati circa 9-10° C. Alcuni consigli, infine, per i corretti abbinamenti cibo/vino.
Per gli antipasti o piatti d’entrata a base di pesce o verdure vini sicuramente secchi, vinificati in acciaio e con una spiccata acidità (Soave, Vermentino di Sardegna o Liguria, Chardonnay o Sauvignon Alto Atesini, Pagadebit di Romagna, Falanghina, Verdicchio). Con i salumi si sposano bene vini “sgrassanti” a bacca rossa, con un’elevata acidità. Sono preferibili vini senza affinamento in legno, a base Sangiovese ma giovani, come il Sangiovese di Romagna Superiore, Morellino di Scansano, Chianti Classico, oppure Dolcetto e Barbere Piemontesi, Lambrusco (preferibile se di Sorbara), Bollicine non millesimate (Franciacorta Brut o Metodi Classici non troppo impegnativi). Per i piatti grassi, fegati d’oca o Pâtés, consigliati sono i vini aromatici/tardivi con alto potere pulente: Gewürtztraminer (francesi o italiani ma vendemmie tardive), Sauternes, Barsac, passiti dolci in generale ma tendenti al secco.
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Con i crostacei l’abbinamento ideale sarebbero le bollicine, oppure i vini bianchi con una buona sapidità e mineralità (Metodi Classici Italiani di spessore, Champagne anche millesimati, Arneis di Roero, Verdicchio dei Castelli di Jesi, Vermentino di Gallura, Fiano di Avellino, Chablis, Riesling austriaci o tedeschi). Per i primi piatti asciutti ai sughi di carne è bene invece spostarsi su rossi di media struttura, anche con un’evoluzione in legno: Montepulciano d’Abruzzo, Sangiovese di Romagna Superiore, Pinot Nero (Alto Adige e Francia su tutti), Morellino di Scansano, Chianti Classico, Aglianico (Campania o Vulture), Cannonau di Sardegna, Nero d’Avola.
Sopra, per i brindisi delle feste attenzione a scegliere il calice della forma giusta per poter degustare al meglio il vino.
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A fianco, tagliolini ai frutti di mare abbinati ad un vino bianco, preferibilmente secco e di media struttura.
I primi piatti asciutti ai sughi di pesce richiedono invece vini bianchi secchi e di media struttura: Friulano del Collio, Carricante, Soave Classico Superiore, Pinot Bianco Alto Atesino. Con i brodi di carne sono ottimi i bianchi secchi dalla buona mineralità, bollicine di media struttura ma anche con qualche rosso non troppo impegnativo: Prosecco di Valdobbiadene Brut, Metodi Classici Italiani non millesimati, Friulano del Collio, Carricante, Soave Classico Superiore, Pinot Bianco Alto Atesino, Sangiovese di Romagna, Pinot nero d’annata, Schiava. Per i secondi a base di pesce i vini consigliati sono bianchi di media struttura, non troppo ricchi e addizionati di legno, con un’elevata sapidità e mineralità:
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Soave Classico, Pigato Ligure, Verdicchio di Matelica o dei Castelli di Jesi, Riesling, Chablis. Se il secondo è a base di carne, invece, tutto dipende dallo spessore delle pietanza e dei condimenti.
Possiamo dividere i vini in due fasce, di medio corpo e importanti. Vini di medio corpo sono il Barbera d’Alba, Nebbiolo delle Langhe, Chianti Classico, Rosso di Montepulciano, Rosso di Montalcino, Pinot Nero, Rosso di Montefalco, Aglianico del Vulture, Rosso Conero; i vini importanti sono invece Brunello di Montalcino, Chianti Classico Riserva, Barolo, Barbaresco, Roero, Amarone della Valpolicella Classico, Vini Sardi a base Cannonau, Bovale o Carignano, Aglianico del Vulture Riserva, Sagrantino di Montefalco, Morellino di Scansano Riserva, Sangiovese di Romagna Riserva. E infine i dolci. Per quelli secchi o al cucchiaio sono perfetti i vini frizzati dolci leggeri oppure i passiti, come Moscato d’Asti, Passito di Pantelleria, Albana Passita, Recioto di Soave, Vin Santo Toscano. Con i dolci al cioccolato si abbinano bene il Recioto della Valpolicella, Sagrantino di Montefalco Passito, Barolo Chinato. IN
Bollicine targate Romagna Un brindisi Doc targato Romagna. Ecco alcuni spumanti romagnoli degni di nota: Balìa di Zola - “Zolarosa” brut rosé; Drei Donà, Tenuta la Palazza - Blanc de blancs metodo classico brut; Celli - “Talandina” Romagna albana spumante; Gruppo Cevico - Vollì brut; Gruppo Cevico - Vollì extra dry rosé; Poderi Morini - “Morosé” spumante brut rosé; Poderi dal Nespoli - “N brut” metodo classico millesimato. Le bollicine romagnole possono essere acquistate in varie enoteche locali. A Forlì si possono trovare a La Baita del Buongustaio, Enoteca Re Sole, Il Battello Ebbro, Dolceria Paganelli e Il Girasole; a Cesena al Millevoglie e all’Enoteca Luciano; a Faenza si trovano a La Baita, Kavatappi e all’Enoteca Astorre; a Ravenna all’Enoteca Bastione, all’Enoteca di Neri e alla Bottega del Vino. Bollicine romagnole anche a Sarsina (Le Maschere), a Milano Marittima (Enoteca Wine Market) e a Cesenatico (Enoteca B.C. di Bracci Liviano). Spumanti Doc si trovano anche a Rimini all’Enoteca Amatori Maurizio, Enoteca Raffaelli, Al Fiasco d’oro e all’Enoteca del Teatro; a Riccione a La Sorgente, a Cattolica all’Enoteca Arduini e all’Enoteca Wine and Food; a Gabicce Monte all’Enoteca Posillipo.
Ritratti d’Autore
via Silvio Pellico, 10 - ForlĂŹ - cell.3393160422 - www.emozioniinfotografia.com - debora@emozioniinfotografia.com
Visitare | La valle di Pian del Grado
C’è una casa
nel
Bosco
testo Matteo Ranucci - foto Giorgio Sabatini
Una camminata tra i boschi alla scoperta dei villaggi di Pian del Grado e Celle, estremi avamposti della comunità corniolese, sorti in antichità in una delle conche più suggestive dell’Appennino.
Alla confluenza tra il Fosso del Satanasso e quello del Barbicaio, al limite estremo di una valle chiusa, incastonata alle pendici del Monte Falco, al termine di ripe scoscese, ardue e al confine con boschi bassi e fitti, sorgeva una “comunità”. Abitava poche case di pietra, addossate le une alle altre o disseminate poco lontano, sulle coste di questo tratto di Appennino. Alcuni degli edifici sono ancora lì, ben conservati nel piccolo borgo. Di altri rimangono pietre, imposte, pavimenti seppelliti dai rovi o solo toponimi leggibili su vecchie carte escursioniste. Di quei tempi rimangono anche racconti, un mix tra aneddoti e leggende che la bellezza del luogo, unita alla solitudine che si avverte, rendono in qualche modo più vere. Come i racconti mitologici delle driadi, le ninfe delle querce, donne per metà piante che venivano avvertite nel chiaro scuro della “macchia”. Oppure quelle tradizionali del Mantellini, avido abitante della valle che, secondo leggenda, in punto di morte strinse un patto con Satana. C’è chi giura di averlo visto, vestito con un mantello nero e accompagnato dal tintinnio del campanello della sua capretta bianca, nei paraggi del Fosso del Satanasso. La conca è un luogo poco conosciuto ed ancora oggi isolato, difficile da raggiungere, collegato alla strada asfaltata per il Passo della Calla da una carrareccia di terra e sasso lunga cinque chilometri: via Poderone. Alcuni sentieri ricalcano tracce usate per lo smacchio e per il commercio.
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Quello suggestivo e poco praticabile nel periodo invernale, delle Ripe Toscane, sale dalla frazione Lago, poco sopra l’abitato del Corniolo. L’altro raggiunge Poggio Corsoio e valica la cresta per sconfinare nella vicina Toscana, in direzione della località di Castagno.
In alto, il sentiero delle Ripe Toscane. Sotto, l’abitato di Pian del Grado. In apertura, alcune costruzioni di Celle.
Pian del Grado e Celle erano villaggi alpestri, estremi avamposti
della comunità corniolese a cui appartengono, erano i nuclei più importanti a pochi passi l’uno dall’altro oggi entro i confini del Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi, Monte Falterona e Campigna. La mancanza di rumore è assoluta. Assoluta ed indiscutibile è anche la bellezza di questa valle, circondata da boschi fitti, creste, torrenti e fossi che uniscono le loro acque in cadute e buche dalle forme bizzarre. Nel tempo in cui furono abitati raggiunsero una popolazione superiore ai trenta nuclei familiari. Coltivatori, tagliatori di legna, calzolai, allevatori, le persone che abitavano queste case si arrangiavano come potevano, facendo ogni mestiere. Si conoscevano tutti e, divisi in due gruppi abitativi principali, distinti ma vicini, rispondevano in tanti al cognome di Ringressi. C’erano poi casolari non troppo lontani, come Ca Torni, Porcini, La Casina e La Fossa, che a discapito del nome sorgeva su un poggio e fu una chiesa, da identificare pare come l’Oratorio di San Giuseppe. A Celle c’erano poche case, la Chiesa e la Canonica. Era stata costruita sulle
sponde dell’omonimo torrente a 783 metri sul livello del mare, in una zona impervia, nascosta, umida e priva di luce al termine della traccia che risaliva da Corniolo. La vegetazione ha ricoperto tutto o quasi. I tetti ed il piccolo campanile a vela sono crollati. Gli eventi bellici, gli scontri tra partigiani e tedeschi, gli inverni inclementi
hanno in pochi decenni cancellato parte di quello che l’uomo aveva costruito e poi abbandonato. Quella che veniva indicata come Santa Maria delle Celle già ai primi del 1200, nel 1943 venne riparata dai danni causati dai terremoti del 1918-19, misurava poco più di undici metri per cinque ed era aperta ala piccola comunità. Nel 1949, dopo i bombardamenti bellici, fu di nuovo restaurata, ma nel 1966 era già inabitabile. La Storia di Pian del Grado è simile per certi versi a quella di Celle, legata a filo doppio dalle origini fino a qualche decennio fa ma con un finale più lieto. La posizione in un zona ampia della valle, l’avere case abbandonate solo di recente, con alcune
In alto, il fitto bosco che circonda la valle alle pendici del Monte Falco.
A fianco, antiche costruzioni di Pian del Grado. Sotto, la strada innevata che porta al Poderone.
conservate, curate e vissute dai discendenti dei vecchi abitanti come residenze estive, ha concesso una seconda possibilità a queste case di pietra grigia. Sorge a 883 metri sul livello del mare. In inverno gli scuri verdi e marroni sono chiusi, così come i piccoli portoni di accesso: su uno dei portali, antico di pietra serena, è scolpita la data del 1899. Le origini sono più antiche. Precedenti al 1400, i primi ad abitare questa conca, furono alcuni clan liguri, discesi dalle creste appenniniche. Le vicissitudini della gente che popolò questi luoghi furono innumerevoli: qui, al margine della foresta di abeti bianchi di Campigna, si lavorava la legna per l’Opera di Maria del Fiore di Firenze; nell’ultima guerra i casolari di Pian del Grado furono rifugio e base di duecento membri della resistenza, quelli dell’8° Brigata Garibaldi. Le lampade portano di tanto in tanto un po’ di luce nel borgo. C’è una fonte di acqua ed una maestà, a pochi passi noci e sorbi. Le case sono strette le une alle altre, sono poche, cinque o sei, senza quasi soluzione di continuità. I cornicioni e gli scoli delle acque sono stati rifatti così come i comignoli di stufe e camini. In inverno, quando la neve copre i tetti e la strada selciata, assomiglia ad un presepe. A percorrere la stretta strada sono in pochi. Specie nei mesi più freddi, diviene quasi impraticabile in auto. Scendendo dalla località Poderone, nei pressi del valico dei Tre Faggi a piedi, il cammino non è difficoltoso. Rimane
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anche oggi l’unica traccia comoda, che arriva al culmine della valle. È una bella opportunità per visitare una della conche più suggestive dell’Appennino, riscoprire i resti delle case e della chiesa di Celle, far visita a Pian del Grado, ben conservato, isolato, rimasto autentico. Per ricordare spezzoni delle tante storie e leggende che hanno avuto come scenario questi luoghi. IN
Informazioni sul percorso Partenza: Poderone Valico Tre Faggi Lunghezza totale: 5 km circa Durata: 2.30 ore circa Fondo: sterrato Difficoltà: medio-facile Dislivello: 200 metri circa Consigliati: scarponcini da trekking, borraccia. www.parcoforestecasentinesi.it/ www.comune.santa-sofia.fc.it
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Forlì CaFFè
L’aroma migLiore per tutti CIalDe, Capsule e granI: le MIsCele pIù varIe eD I MarChI pIù rappresentatIvI sI trovano a Forlì, In vIa galvanI 23/5, nel nuovo punto venDIta al DettaglIo e per proFessIonIstI aperto Da WIllIaM ZolI. Sorseggiare un caffè: bastano due minuti per vivere un piacere intenso. La breve pausa da dedicare al gusto che solo la bevanda forse più amata dagli italiani può dare è, per tanti, un momento quasi irrinunciabile. Chiunque voglia trovare un luogo a Forlì dove il caffè di qualità è assoluto protagonista ora ha un indirizzo preciso: via Galvani 23/5, nella zona industriale di Coriano. Qui dal 29 ottobre scorso ha aperto i battenti “Forlì Caffè”, il punto vendita dei migliori caffè in cialde, capsule e grani. Macchine da caffè a cialde e capsule per casa, ufficio e professionali, disponibili, anche a noleggio o comodato in uso, per tutte le esigenze e tutte le tasche. “Forlì Caffè” è un luogo dove la competenza e la cortesia
sono ingredienti tanto importanti quanto la ricerca delle migliori miscele provenienti da ogni parte d’Italia e dei marchi più rappresentativi. Per permettere ai clienti di scegliere, degustando in negozio, il buon espresso italiano per casa e ufficio. L’iniziativa imprenditoriale ha fondamenta solide. “Forlì Caffè” nasce dalla grande esperienza nel settore di William Zoli, che assieme alla moglie Ivana, la figlia Francesca e Matteo Bandi gestiscono il punto vendita e curano nel proprio stabilimento la ricerca e la produzione di prodotti solubili. Sin dal 1995 Zoli, attraverso la propria azienda di distribuzione italo-croata Wfr Distribucjia, ha curato l’esportazione in Croazia di prodotti
per bar, dolciarie, ristoranti, spostandosi poi sul mercato nazionale con la distribuzione di caffè porzionato, nel 2002 inventa il caffè al ginseng, una miscela solubile totalmente “Made in Italy” antagonista di prodotti d’importazione, impostasi a livello nazionale col marchio Jen Sen Coffee. Il successo decretato ha reso possibile la creazione di un vero e proprio stabilimento produttivo di bevande solubili e semilavorati in polvere proprio nella sede di via Galvani, adiacente al nuovo negozio. L’attività dell’azienda da allora continua a correre su due binari: produzione solubili da un lato e distribuzione di
caffè in cialde e capsule dall’altro. nel 2006 l’apertura in viale Bologna di “Kikko & Bakko”, primo centro cittadino specializzato nella vendita di caffè porzionati, è la nuova svolta che pone le basi per il salto di qualità rappresentato dall’apertura, oggi, di “Forlì Caffè”, il negozio al dettaglio più grande in città, con oltre venti marchi proposti per gli amanti della bevanda e uno spazio specializzato in prodotti dedicati per i professionisti del settore. Tutti seguiti con scrupolo ed attenzione ai loro bisogni, con professionalità e competenza. Una sfida sulla ricerca e l’offerta della massima qualità che non rappresenta, però, un punto d’arrivo per William Zoli e i suoi collaboratori. Entro la fine dell’anno, infatti, scatta un nuovo progetto: “Corner Kikko”, angolo dedicato alle proprie proposte commerciali che, attraverso una rete di agenti, sarà diffuso nei più ricercati bar, pasticcerie e Case del caffè di tutta Italia.
via Galvani 23/5, 47121 Forlì (FC) Tel. 0543 750255 - wfr@wfr.191.it
Creare | Elena Hamerski
La realtĂ
Immaginata testo Rosanna Ricci - foto Giorgio Sabatini
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Sassi, semi, cartine geografiche. Sono al centro della ricerca di Elena Hamerski, giovane artista forlivese affascinata dalle contraddizioni dell’era contemporanea.
Elena Hamerski, parliamo di lei. Qual è il suo percorso artistico?
“Ho frequentato il liceo artistico di Forlì, indirizzo Pittura; mi sono appena diplomata all’Accademia di Belle Arti di Bologna, sempre con indirizzo Pittura. Direi quindi che la pittura è stato il primo e difficile linguaggio per appassionarmi all’arte”. Cos’è allora la pittura per lei?
“È stata ed è per me una sorta di madre. È la tradizione, e questo oggi sembra facile da capire ma in realtà complica le cose per gli artisti. Benché sia un grande amore, azzardo a dire che per me la pittura oggi è un mezzo come altri; l’arte è un contenitore di mezzi e bisogna saper scegliere uno di questi non in base alla forma, ma al contenuto”.
Sono affascinata dalle innumerevoli contraddizioni in cui viviamo e la mia ricerca è una riflessione su queste contraddizioni”. L’originalità dei suoi lavori ha anche un riflesso emotivo?
“Tutta l’arte è fatta per muovere un’emozione. Oggi più che mai, in un mondo ricchissimo di stimoli, si rischia durante l’arco della giornata di finire anestetizzati. L’arte ci riporta a ritrovare un senso emotivo della vita, e questo sia per chi la produce sia per chi la fruisce. Nel mio lavoro in particolare c’è sicuramente una matrice emotiva, dovuta alla scelta di dipingere utilizzando direttamente il mio corpo”. Quali sono i suoi artisti di riferimento?
pare già molto determinata dal
“Francis Bacon, Paolo Uccello, Anselm Kiefer, Marina Abramovic, Marlene Dumas”.
punto di vista artistico.
Lei ha abbandonato l’arte pretta-
“Beh... (ridendo) se un giovane non è determinato chi dovrebbe esserlo? Non si può rischiare di perdere delle chance”.
mente figurativa oppure non l’ha
Una definizione per la sua arte:
“Ho preso sempre in considerazione l’arte figurativa, perché è una parte imprescindibile della nostra tradizione... siamo italiani. Ritengo che le mie opere abbiano una forte attinenza con la realtà; una realtà immaginata. Ci sono oggetti
Nonostante la sua giovane età ap-
vuole esprimere contestazione, malessere?
“Forse è ancora un po’ presto per definire la mia arte, i critici fanno ancora fatica a definire l’arte in sé. Non ho questa pretesa.
mai presa in considerazione: verso quali traguardi la condurrà l’esperienza attuale?
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A fianco e in apertura, Elena Hamerski all’opera.
Studio sull’impossibile
al centro della mia ricerca: sassi, semi, paesaggi, mappe geografiche. Addirittura volti umani. Poi io li tratto come stereotipi. Non mi metto a ritrarre analiticamente la realtà, anche se è sempre al centro della mia ricerca”. Come giudica la situazione artistica forlivese? Ci sono artisti che lei ammira particolarmente?
“Il mio percorso è iniziato a Forlì, al liceo artistico. Questa scuola è stata la mia prima maestra, mi ha armata di una sensibilità e di capacità tecniche che mi hanno avvantaggiato nel percorso successivo. Sono abbastanza critica sulla situazione forlivese, ma questo è dovuto principalmente alla mancanza di politiche relative alle arti
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visive. E questo mi ferisce molto. Le occasioni per i giovani artisti sono praticamente nulle. E le assicuro che non siamo pochi”. Quali i suoi progetti futuri nel campo dell’arte?
“Sto lavorando ad un nuovo progetto incentrato su Anacleto Margotti, artista imolese del Novecento. Sto cercando di analizzare, attraverso una serie di sue opere in collezione privata, il problema estetico della fruibilità e non fruibilità dell’opera d’arte. E poi, a proposito della difficile situazione per gli artisti a Forlì, mi sono prefissata una nuova sfida: dar vita ad un’associazione di giovani artisti. Spero che possa smuovere qualcosa”. IN
Studio sull’impossibile è una riflessione metaforico-operativa sul fare artistico, rappresentata da Elena Hamerski attraverso un video in cui le sue mani cercano, freneticamente e senza successo, di scolpire un sasso. Si passa dall’impossibilità del riuscire alla caparbietà del fare, fino al dubbio di avere effettivamente contribuito a cambiare qualcosa. Il video, visibile su YouTube, ha ricevuto il premio per la categoria “giovanissimi” del concorso di arte contemporanea Terna04. Non solo video caratterizzano la produzione della 23enne forlivese: suoi lavori sono stati esposti nel 2008 a Forlì in Vernice art fair e all’Oratorio di San Sebastiano, nell’ambito della mostra in ricordo di Guerriero Cortini. Nel 2010 ha partecipato a performance e videoinstallazioni con elaborazioni sonore di Chris Yan, collaborazione proseguita fino ad oggi; nel 2012 ha ricevuto una menzione speciale al Premio Samp indetto dall’Accademia di Belle Arti, ha esposto con Moriani a Forlimpopoli ed ha partecipato alla Biennale d’Arte di Asolo.
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Riscoprire | Olindo Guerrini
L’antica arte
di non
Sprecare
testo Mariavittoria Andrini
Un libro che ha quasi cent’anni ma non li dimostra: il ricettario di Olindo Guerrini raccoglie piÚ di ottocento ricette per riutilizzare in maniera creativa gli avanzi, con un occhio moderno a un consumo che eviti gli sprechi.
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È il 1918, e sono passati ormai due anni dalla scomparsa del suo autore, quando viene dato per la prima volta alle stampe il libro L’arte di utilizzare gli avanzi della mensa. Si tratta, come il titolo suggerisce, di un ricettario che Olindo Guerrini bibliofilo, erudito, ma anche bon vivant che batte in bicicletta il territorio alla ricerca di cose buone - ha messo insieme, nel corso degli anni, spronato e sostenuto da un illustre amico, a cui lo lega l’identica passione per la buona tavola: Pellegrino Artusi, creatore de La Scienza in Cucina e l’Arte di Mangiar Bene, unanimemente apprezzato come il primo trattato gastronomico dell’Italia unita. Mentre l’Artusi - basta definirlo così, dal nome del suo autore - sta costruendo la propria solidissima fama, esce dunque una raccolta di ricette molto meno organica, dedicata alla materia prima più abbondante che è dato rinvenire sulle mense: quel che resta di un pranzo, di una cena, di un piatto. I tanto vituperati avanzi che, come osserva acutamente l’autore, anche quando hanno perduto la freschezza e il sapore tipici del piatto originario possono però essere ammanniti in modo da dar vita a preparazioni sane, nutrienti e appetitose. A dirla così, e a voler considerare i precorsi di Guerrini, noto polemista, insofferente alle gerarchie, specie ecclesiali, si potrebbe pensare ad un libro di cucina povera, destinato a quella parte meno fortunata di popolazione che non poteva certo permettersi i manicaretti artusiani. Nulla di men vero.
Ne L’arte di utilizzare gli avanzi della mensa Guerrini si rivolge, proprio come Artusi, a quella classe borghese che sta divenendo la spina dorsale del Regno d’Italia. L’intento è piuttosto chiaro: i palati borghesi - fini, ma non tanto come quelli signorili, che non si permetterebbero mai di assaggiare un avanzo - hanno bisogno di indicazioni per trovare gustosi i resti di un pasto domenicale: servono dunque salse e ricotture differenti, ricette nuove e nuove preparazioni per stuzzicare l’appetito della classe media. Ecco allora sfornati preziosi suggerimenti dove si va sempre ad aggiungere alle materie prime
solo italiani, dà vita ad un’antologia di preparazioni di cui non si attribuisce la paternità, chiamandosi anzi fuori in anticipo da ogni accusa di aver copiato. A confermare questo approccio da saggio e temperante ghiottone sta il fatto che nessuno dei piatti che compare ne L’arte di utilizzare gli avanzi della mensa contiene indicazioni su dosi, pesi e tempi di cottura. Insomma, tanto per restar fedeli alla salacia che rese proverbiale in vita l’autore, mai ci si imbatte in una ricetta, con quel che di farmacopea che il termine si porta dietro. E pazienza se qualcuno dovesse trovarsi in un qualche disagio, perché “se chi
Ricette sociali, non solo di cucina originarie, con addizione di ingredienti apprezzabili e talora anche ricercati. Ma torniamo ai due grandi romagnoli, Guerrini, nato a Forlì e cresciuto a Sant’Alberto di Ravenna, e Artusi, di Forlimpopoli. C’è grande contiguità fra i due, attestata del resto da una reciproca frequentazione e da una copiosa corrispondenza; eppure, per certi versi, c’è anche altrettanta, grande diversità. Artusi, già commerciante, è animato da quel fervore positivista che lo porta a sperimentare nella sua attrezzata cucina-laboratorio ogni piatto che dovrà far parte dell’opera. Guerrini, da erudito, che ha raccolto nelle sue peregrinazioni in cerca del buon cibo, libretti, trattatelli e opuscoli, non
tiene il manico della casseruola in mano ha qualche pratica dell’arte, si orizzonterà subito”. L’opera di Guerrini viene licenziata dall’autore solo pochi mesi prima della sua scomparsa, come “libro serio, o almeno capace di procurarmi qualche gratitudine dalle cuoche”. Un auspicio fondato là ove si consideri che obiettivo primario di tutte le donne ai fornelli è sempre stato il ben figurare pur con quel che si ha sotto mano, per coniugare efficacemente piacere di marito e prole e bilancio familiare. Riproporre oggi, cent’anni dopo, le ricette de L’arte di utilizzare gli avanzi della mensa assume un valore tutto particolare che non si esaurisce certo nel recupero
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A fianco e in apertura, due ritratti inediti di Olindo Guerrini (archivio iconografico di Vittorio Mezzomonaco, che ringraziamo per la preziosa collaborazione).
Bruno Barbieri padrino della cucina degli avanzi
iconografico di un manuale di cucina dei bisnonni, ma che al contrario irradia un messaggio di eticità dei comportamenti di cui la società contemporanea avverte forte necessità. Recuperare gli avanzi della cucina, trasformarli anche grazie all’addizione di ingredienti divenuti di più agevole reperibilità e accessibilità, far scoprire in famiglia il gusto di preparazioni nuove-non nuove
come quelle di cui si tratta è un piccolo, ma significativo passo per cercare di abbattere le drammatiche differenze tra chi ha e chi non ha, fra quella piccola parte di persone
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che dispone di tutto e quella larga parte della popolazione mondiale che non ha niente o quasi. Le pattumiere delle nostre case, colme di cibo destinato alla discarica, rappresentano un’intollerabile realtà per i tanti, troppi nel mondo che non hanno abbastanza di cui nutrirsi in modo dignitoso. Perché è vero che debbono essere i governi e la politica a far cadere assurde differenze, destinate, se non risolte, a segnare drammaticamente il nostro futuro, ma è altrettanto certo che ad ispirare l’azione dei potenti può e deve essere la virtuosità dei comportamenti di ciascuno. IN
Grande successo per l’anteprima di presentazione a Modena, presso il Forum Monzani, della nuova edizione di “L’arte di utilizzare gli avanzi della mensa” di Olindo Guerrini, pubblicata da Edizioni IN Magazine e arricchita dalla prefazione dello chef Bruno Barbieri. Il progetto editoriale, nato con il supporto di Banca popolare dell’Emilia Romagna, ripropone in un’edizione integrale curata da Mariavittoria Andrini lo storico libro dell’intellettuale romagnolo, noto con il più famoso pseudonimo di Lorenzo Stecchetti. In oltre ottocento ricette il volume raccoglie spunti per utilizzare gli avanzi in maniera consapevole, introducendo il concetto di consumo etico e riutilizzo come un’esigenza non esclusivamente legata alle mode attuali, non per niente la prima edizione del libro risale al 1918. (S.F.)
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LaiLa boutique Salotto in centro città Brand d’ecceLLenza per aBiTi e acceSSori, neLL’eLeganTe LocaTion di ForLì, in via deLLe Torri 22.
Uno showroom di rara bellezza, inserito all’interno di un locale completamente ristrutturato e rivisitato nelle geometrie e negli arredi. Laila boutique è il nuovo salotto del cuore cittadino di Forlì. Sito in via delle Torri 22, il locale è impreziosito dalla scrupolosa attenzione per ogni dettaglio. Dal caldo parquet al sofisticato gioco di specchi, Laila presenta uno stile al tempo stesso elegante e sobrio, ricercato nella sua essenzialità. La location dove l’anima della moda contemporanea diviene seduzione estetica. Al timone Laila Spazzoli, figlia di Silverio, emerito “re delle poltrone”, noto per la nobiltà d’animo e per aver contribuito a risollevare l’economia forlivese negli anni bui del dopoguerra. Dal papà e dalla mamma Vilma Pasini, la neo imprenditrice ha ereditato l’amore per il bello, la raffinatezza nel vestire e la scrupolosa cura dell’abbigliamento. “Ho sempre nutrito una grande passione per la moda - spiega la signora Laila -. Un patrimonio di interessi acquisito dai miei genitori. Per questo mi trovo perfettamente a mio agio nel nuovo ruolo di imprenditrice, nella scelta di abiti e accessori, nel contatto con le aziende e la clientela”. A calamita-
re l’attenzione sulle vetrine del centro capi di abbigliamento classici ed eleganti, ideali per giovani amanti del fashion e per signore abili a passare da modelli basici, indispensabili nel guardaroba femminile, ad abiti glamour. Brand d’eccellenza quali emporio
armani, Moschino cheap and chic, Blugirl by Blumarine, chloé, philosofy di alberta Ferretti, Fenzi cashmere e tanti altri. In prossimità delle feste di fine anno, Laila boutique gratificherà la clientela con una speciale promozione prenatalizia. “I saldi veri e propri partiranno la seconda settimana di gennaio - spiega la signora Spazzoli -, abbiamo tuttavia deciso di premiare i nostri clienti in un momento di particolare congiuntura economica”. Laila boutique assolve una mission particolare. “Riportare i forlivesi a vivere il nostro centro storico e a riappropriarsi dell’anima della bella città di Saffi”.
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Abitare | Residenza cittadina
Splendore
a
Palazzo
testo Annalisa Balzoni - foto Giorgio Sabatini
Una completa opera di recupero e restauro regala spazi raffinati e confortevoli ad una elegante dimora del centro storico forlivese. Dove classico e moderno vivono in simbiosi.
Con l’architetto forlivese Loris Camprini salutiamo l’anno. È con lui che affrontiamo l’ultima visita per il 2012 ad una delle dimore più suggestive della nostra città. Recupero e restauro terminati da pochi mesi. Siamo nel cuore del centro di Forlì, al piano nobile di un palazzo settecentesco, ove classico e moderno sono in simbiosi, ove il rispetto per l’antico trova comprensione e la rivisitazione in chiave moderna, legata alle esigenze e ad un nuovo stile di vita, si pone in un connubio perfetto ed elegante.
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Il fulcro della casa rimane il gran-
M
de salone, totalmente recuperato
negli stucchi e nelle cornici del soffitto, rimasto in arelle perché ben conservato. Questo spazio è il cuore della dimora, accoglie il visitatore che non può non rimanerne stupito, luogo confortevole e fine, arredato con gusto dalla proprietà assieme all’architetto Camprini. Bella la scelta dei mobili antichi, appartenenti da generazioni alla famiglia della proprietà; raffinata quella dei lampadari e dei doppi tendaggi, in garza e in lino, studiati e forniti dall’atelier Le Muse di via Solferino a Forlì, che rendono calda e di classe l’atmosfera. I mobili antichi o quelli semplicemente vecchi sono stati mescolati al nuovo e creano un diverso linguaggio dell’abitare. D’effetto il tavolo da pranzo di Abitare Senza Confini, attorniato da sedie vestite fornite da Le Muse. La progettazione del tecnico ha creato un ambiente living aperto e al tempo stesso ben delimitato, senza frapporre chiusure, grazie all’utilizzo di una grande cerchia-
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tura metallica, sapientemente rivestita in cartongesso, che vede nella parte centrale la realizzazione di una colonna di forma ellittica: così dal salone entriamo nella zona pranzo con annessa cucina. Bella la cucina, curata nei minimi dettagli, fornita da Quadrelli di Forlì, studiata dallo stesso Camprini insieme alla proprietà nella disposizione ma soprattutto nell’utilizzo dello stesso tipo di ante, per creare l’accesso alla zona lavanderia e dispensa adiacente. Di gran gusto la pavimentazione del salone
In alto, il tavolo da pranzo attorniato da sedie vestite. Sotto, la zona cucina, unita alla sala grazie alla creazione di un ambiente living aperto. In apertura, il grande salone, con stucchi e mobili antichi affiancati da elementi contemporanei.
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A fianco, la zona bagno giorno con lavabo in marmo. Sotto, le camere da letto.
faretti incassati per l’illuminazione artificiale. Simpatica e raffinata, seppur di piccole dimensioni, è la zona bagno giorno, ove spicca una tinta ocra accesa e lavabo in marmo. Ogni zona letto è dotata di un pro-
in rovere posato a spina francese, che ben si sposa col gres porcellanato color grigio di grande pezzatura (60x60) della zona cucina. La pavimentazione in listoni di rovere prosegue anche nella zona ingresso e nella zona notte, la posa è a correre. In questa parte della casa il controsoffitto in arelle è stato sostituito da controsoffittature con
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prio servizio relax. Di gran effetto la zona relax della camera padronale, ove il mobile lavabo è stato realizzato su disegno dell’architetto Camprini, così come la vasca, che ricorda per la forma e per l’uso dei materiali le piscine anni Trenta. Tutta la zona relax è stata rivestita in travertino bianco di Rapolano, fornito dalla ditta Vaselli Marni di Rapolano di Siena, posato seguendo la venatura della pietra, mentre la pavimentazione è in teak. D’effetto anche la zona relax della seconda camera da letto, ove troviamo l’utilizzo nel rivestimento e nella zona doccia di massello di travertino dai colori tenui e caldi. L’occhio del visitatore si posa anche sugli infissi interni, disegnati dallo stesso architetto a “madonna”, vale a dire con montanti da una parte a cui la porta viene incernierata e ove è presente la battuta, mentre dall’altra parte l’occhio vede solo il muro spigolato. Le porte della zone relax sono a scomparsa, nascoste nello spessore del muro senza presenza di cerniere né cornici, dello stesso colore delle pareti, per garantire la continuità di queste ultime. Arredi e tendaggi sempre dell’atelier Le Muse. Terminiamo così l’ultima visita per il 2012, ringraziando per possibilità offertaci nell’arricchire la nostra ricerca alle dimore più belle e particolari. IN
Indagare | Marino Fantuzzi
Storie dell’altro
Mondo testo Enrico Pasini
Evanescenti immagini tra le rocche e i castelli di Romagna fissate su pellicola da Marino Fantuzzi. Che all’appellativo di acchiappafantasmi preferisce quello di ricercatore del paranormale.
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Avvicinarsi alla soglia psicologica critica dei 40 anni, realizzato negli affetti, nel lavoro e nelle passioni. Eppure sentire prepotentemente che davanti a sé c’è ancora un’altra vita, completamente diversa e totalizzante, tutta da vivere. Marino Fantuzzi, nato a Meldola nel dicembre 1965, sposato e padre di tre figli, dal 2004 questa “nuova vita” l’ha scoperta e ora vi sta correndo dentro a ritmo serrato,
andando a caccia di segni lasciati nel presente da vite passate. Anzi, per l’esattezza, trapassate. All’appellativo di “acchiappafantasmi” storce il naso: “Sono un ricercatore, del paranormale, ma pur sempre ricercatore che vuole produrre dati e prove”, replica. Ormai da anni, però, tutte le sue giornate, e soprattutto nottate, ruotano attorno e dentro a rocche, manieri, chiese, antiche dimore, case priva-
te; a quei suoni, immagini, ombre, lampi d’energia che in qualche modo pare abitino quegli spazi. Fantasmi? Forse. Le sue indagini, condotte con metodologia e strumenti tecnologicamente avanzati assieme al 41enne conselicese Roberto Montefusco e ad un gruppo di sensitivi e tecnici uniti da un anno sotto l’etichetta “Compagnia di ricerca” (www.compagniadiricerca.it), lo stanno portando alla ribalta televisiva nazionale. Da “Mistero” su Italia 1 a Sky, da Canale 5 con Paolo Bonolis, fino ad un progetto di respiro internazionale innovativo in via di definizione, che dal 2013 potrebbe vederlo assoluto protagonista in Rai. Un passo indietro, però, è d’obbligo. Sì, perché questa nuova vita ha un inizio ben preciso. Fantuzzi, titolare dal 1993 di uno studio fotografico a Meldola, sente l’esigenza di coronare una delle sue tante passioni. La scrittura. Nasce così nel 2010 il romanzo thriller-epico ambientato tra Camaldoli e Scardavilla all’epoca dei Templari, “La prima di ogni quinta luna”, ora soggetto di una futura sceneggiatura cinematografica. “Prima di pubblicarlo, per oltre 4 anni, ho fatto ricerche storiche, vivendo e scrivendo anche dentro al castello di Meldola”, ricorda. “È lì che, oltre al calore guaritore che conoscevo le mie mani possedessero, ho iniziato a percepire presenze e a vedere distintamente figure umane che fotografai e feci analizzare in centri biocibernetici specializzati. Da quel momento è iniziata una ricerca specifica, con telecame-
Thriller e programmi TV re ad infrarossi, camere ad ampio spettro, registrazioni psicofoniche, esperimenti di psicoscopia ambientale e adesso di foto scattate ovunque. Ne ho 15mila...”. Marino Fantuzzi ha svolto indagini approfondite alla Rocca di Teodorano, al castello di Cusercoli, a Montebello sulle tracce di Azzurrina e presto si recherà anche in siti in Lazio, Umbria e Scozia. I risultati ottenuti sono stati stupefacenti. “Suoni, voci, pesino canti gregoriani, sfere d’energia, immagini di persone, una cinquantina di riscontri sempre sottoposti ad un’attenta valutazione, perché il primo a volere capire e a non fidarsi sono io. Al punto che, dove vado, non m’informo mai preventivamente sulla storia di quel luogo. Non voglio farmi influenzare”. IN
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Hi-Fi Video Music center All’AvAnguArdiA dA 43 Anni nel cAmpo dell’elettronicA AGGiornAMento CostAnte, riCerCA deLLe noVità e ConsuLenzA post VenditA sono Le CArAtteristiCHe peCuLiAri deL Centro speCiALizzAto di FAenzA, Gestito Fin dAL 1969 dA LAnFrAnCo LeGA.
“La nostra sfida è sempre stata essere i pionieri”. È facile rendersene conto. Basta una breve intervista, uno sguardo all’archivio fotografico e una visita ai rinnovati spazi espositivi di via Mengolina. Ci troviamo presso l’HiFi Video Music Center di Faenza, centro specializzato nell’elettronica di consumo e professionale, punto di riferimento a livello locale e nazionale, per servizi e forniture di attrezzature all’avanguardia video, audio, luci e sale multimediali di elevato standard qualitativo. A raccontarci l’attività è il titolare Lanfranco Lega, faentino classe ‘49, che dal lontano 1969 – con ben 43 anni di consolidata esperienza -, dirige oggi l’azienda affiancato dal fedele e competente staff composto da Monica (amministrazione), Marco e Andrea (reparto tecnico).
“Nei primi anni ‘70 il nostro core business era rappresentato dalla vendita degli strumenti musicali – ricorda Lega -. Erano gli anni dei Beatles, la scena musicale locale era particolarmente vivace e solo a Faenza si contavano diverse decine di rock band. In seguito, a metà anni ‘70 lasciammo gli strumenti musicali per specializzarci nell’Hi Fi e nell’amplificazione professionale”. “Appena uscita una novità – prosegue non senza una punta di orgoglio il titolare - facciamo il possibile per essere i primi a proporla al pubblico, nonostante gli elevati costi e relative incertezze che questo comporta. L’evoluzione tecnologica nel nostro settore è più veloce che altrove, è fondamentale per noi stare aggiornati e al passo coi tempi”. Fu così che durante gli anni ‘80 l’Hi Fi Video Music Center, per primo in Romagna, presentò il Compact Disc.
Nella foto l’ingegnere e imprenditore americano Amar Gopal Bose, fondatore dell’omonima multinazionale Bose Corporation, in visita da Hi Fi Video Music Center, nel 1974.
Alcuni anni dopo fu la volta del videoproiettore a tre tubi, venduto inizialmente ad aziende, poi penetrato in larga scala nella case per uso domestico, con le nuove tecnologie Lcd – Dlp. “Oggi – spiega Lega - le ultime novità in ambito audio sono rappresentate dalla musica liquida, che a differenza dell’analogico non necessita di particolare supporto fisico, ma che per un ascolto di qualità rende necessario un pc e un buon DAC (convertitore digitale analogico), dotato di interfaccia usb asincrona. In ambito home cinema merita particolari attenzioni il sistema di intrattenimento integrato VideoWave della Bose, che incorpora al proprio interno l’impianto dolby digital completo di diffusori, regalando prestazioni audio di livello cinematografico”. “Ciò che ci differenzia dalla grande distribuzione di massa – ci tiene a precisare -, e che rappresenta il nostro punto di forza, è la consulenza e l’assistenza post vendita. Da noi trovi personale tecnico qualificato, con anni di comprovata esperienza sul cam-
po, costantemente aggiornato, in grado di suggerire l’apparecchiatura in funzione di tutte le possibili esigenze. Il nostro servizio è completo e comprende il sopralluogo, la scelta delle tecnologie e dei materiali, l’installazione e tutta l’assistenza necessaria”. Massima affidabilità e competenza tecnica. Motivo per cui Lega Hi Fi Video Music Center è stato scelto da molteplici aziende ed organizzazioni di primo piano del panorama locale e non, per sistemi di videoproiezione, conference system, domotica, videoconferenze, lavagne interattive e amplificazione. Numerose anche le discoteche e i locali di pubblico intrattenimento che si sono affidate all’esperienza di Lega per gli impianti audio. “In particolare - ricorda il titolare di Hi Fi Video Music Center -, nel 1974 realizzammo il sistema di diffusione sonora della celebre e storica discoteca Cà del Liscio. Supervisore d’eccezione del progetto fu Amar Gopal Bose in persona, l’ingegnere e imprenditore americano fondatore dell’omonima multinazionale Bose Corporation”.
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Aiutare | Burkina Faso
I colori
della
Solidarietà
testo Francesca Renzi
Dodici scatti per un calendario a sostegno delle popolazioni del Burkina Faso. A realizzarlo sono tre giovani romagnoli, Matteo Perini, Nicola Pretolani e Nicole Triboli.
La storia è iniziata circa un anno fa, con la partenza di tre giovani romagnoli alla volta del Burkina Faso. Matteo Perini, Nicola Pretolani e Nicole Triboli hanno lasciato il freddo dell’Italia per il calore dell’Africa, alla scoperta di una terra emozionante, dalla capitale Ougadogou alle distese di sabbia del Shael, dai fiumi alle verdi foreste del sud ovest. Ma, soprattutto, per immergersi in un’esperienza di vita a contatto con le popolazioni Burkinabè, povere di denaro e ricche di sentimenti. Con Enrica Fracassini, volontaria dell’associazione Shalom Pietrasanta, i due santasofiesi e la forlivese hanno conosciuto la Mensa di Tampouy dove ogni giorno le suore, coadiuvate dal supporto dei volontari del
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movimento Shalom e di altre associazioni, garantiscono un pasto a circa 250 bambini. “Vestiti di pochi stracci, privi di giochi ma ricchi di fantasia”, così li descrive Enrica che, dopo aver rielaborato a lungo la sua esperienza, si è posta un obiettivo: aiutare una parte dei bambini di una delle capitali più povere al mondo a diventare adulti sani e istruiti. L’idea di Enrica è quella di raccogliere fondi e fare conoscere il Burkina Faso attraverso le immagini di un calendario. Arriva qui il contributo
di Matteo, Nicola e Nicole, che hanno messo a disposizione le loro fotografie e il loro tempo: 12 scatti che racchiudono l’essenza delle popolazioni Burkinabè nei colori degli abiti, negli occhi dei
bambini, nei gesti degli uomini e delle donne. Matteo, alias “Studio Tam Tam”, ha poi curato la progettazione e la realizzazione grafica del calendario, mentre Nicole si occupa della distribuzione a Forlì, tramite i canali legati alla sua cooperativa “SunSet”. Il ricavato andrà ovviamente in beneficenza alla Mensa di Tampouy, dove “uno spirito intenso e primitivo t’investe ogni qualvolta ti trovi in quel turbine di polvere alzato dai bambini, con i loro giochi tanto poveri quanto genuini”, racconta Matteo. Per acquistare il calendario (5 euro più spese di spedizione): nicole.triboli@gmail.com, matteoperini@libero.it, www.facebook. com/calendario2013BurkinaFaso IN
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Ammirare | Il Novecento
Arte e vita tra le due testo Sabrina Marin
Guerre
Dopo lo scultore Adolfo Wildt, prosegue ai musei San Domenico il percorso espositivo dedicato al Novecento. Con un excursus incentrato sugli anni Venti e Trenta.
“Novecento. Arte e vita in Italia tra le due guerre”. È il titolo della mostra che i musei di San Domenico di Forlì aprono al pubblico dal 6 febbraio al 16 giugno 2013. La grande esposizione, inserita nel progetto dedicato al Novecento che ha preso il via nel 2012 con la mostra dedicata allo scultore Adolfo Wildt, si articola in un percorso suddiviso in 14 sezioni, incentrate sull’evoluzione artistica nel periodo dal primo decennio del Novecento fino alla seconda guerra mondiale, con particolare attenzione agli anni Venti e Trenta e approfondimenti tematici sulle tendenze, i movimenti, le avanguardie, i protagonisti. Ne emerge uno spaccato di vita e di costume che ben ritrae quegli anni, anche attraverso le nuove arti - il cinema, la moda, le arti grafiche e decorative - così come prende nuova luce il confronto sull’istanza morale dell’arte, svolto soprattutto attraverso il dibattito delle riviste. Si tratta, infatti, di un periodo che
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presenta al proprio interno diversi movimenti: dalla pittura metafisica di “Valori plastici”, al cosiddetto “Ritorno all’ordine”; dal Realismo razionale all’arte celebrativa del regime. I nomi sono quelli di Boccioni, Balla, Sironi, Soffici, Prampolini, Carrà, Severini, Savinio, De Chirico, De Pisis, Morandi, Casorati, Funi, Campigli, Donghi, Martini, Rosai, fino a Pirandello, Maccari, Mafai, Manzù, Guttuso.
Le sezioni rievocheranno la prima (1926) e la seconda (1929) “Mostra del Novecento Italiano”, organizzate da Margherita Sarfatti; la grande Mostra della Rivoluzione Fascista allestita a Roma nel 1932-33; la V Triennale di Milano e la rassegna dell’E42 a Roma, che segnò una profonda trasformazione nell’urbanistica e nell’immagine stessa della capitale. La mostra affronterà anche il legame culturale e formale con la prospettiva razionalista e il dibattito sul classicismo in architettura e nell’urbanistica. IN
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Tutti i click
che vengono dall’
Est
Prosegue il viaggio nel mondo del web marketing in compagnia di Alessandro Zaccheroni, che in questo numero ci parla dei social network più in voga in Russia, Odnoklassniki.ru e vKontakte.
Tutti sicuramente conoscerete il social network Facebook e molti di voi lo utilizzeranno. E almeno una volta avrete sentito parlare di Twitter o Linkedin. Un successo che pare planetario. Ma non sempre lo è. In Russia e negli altri paesi dell’area ex sovietica, ad esempio, Facebook stenta a decollare a causa della forte concorrenza di social network locali che hanno avuto un enorme successo. Già nel 2009 i russi furono proclamati il pubblico più attivo nel mondo dei social network; nel 2011 gli utenti web in Russia (circa 70 milioni) ad avere un account su un social network erano l’82%, un aumento record rispetto al 2010, quando erano il 52%. Il 73% degli utenti ha un account su Odnoklassniki.ru, seguito da vKontakte. E Facebook? Il social network ideato da Mark Zuckerberg conta un 18% di utenti registrati in Russia e
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le stesse percentuali si riscontrano negli altri paesi limitrofi, anche se l’incremento rispetto al 2011 è del +14%, dato da non sottovalutare. Cosa differenzia questi social network da Facebook?
Odnoklassniki.ru (in italiano “Compagni di scuola”), nato nel 2006, viene appunto utilizzato principalmente per ricercare compagni di scuola, mentre vKontakte.ru (in italiano “In contatto”), anch’esso nato nel 2006, è molto simile a Facebook. Su vKontakte esistono i Gruppi, le Pagine aziendali e le campagne Ads come su Facebook. Entrambi hanno una app sia per Iphone sia per Android. Cosa può fare, quindi, un’azienda che vuole affacciarsi al mercato dell’area ex sovietica utilizzando i social network?
Vediamo brevemente quali possono essere le possibilità per effet-
tuare campagne di advertising sui social network “russi”. Su Odnoklassniki.ru è possibile effettuare campagne banner a CPM (costo per 1.000 visualizzazioni) con possibilità di targettizzare per sesso, età e luogo, e campagne con annunci testuali che vengono gestite dalla piattaforma di Yandex a CPC (costo per click), ma senza possibilità di selezionare il target. Su vKontatke la situazione è un po’ differente. È infatti possibile creare campagne con annunci di testo e immagini e selezionare il target per sesso, età, interessi, città, scuola, ed è possibile impostare la campagna a CPM o CPC, proprio come su Facebook. Il Team di Portalidea realizza Pagine aziendali su vKontakte e campagne di advertising su entrambi i social network russi. Info. www.portalidea.it/campagne-advertising-russia IN
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1 | Orgreen, autumn and winter 2012. OTTICA GALLERY - c.so della Repubblica, 157 - Tel. 0543.34700 - Forlì 2 | Bijoux artigianali privi di nikel - vasto assortimento di collane, bracciali, orecchini, portachiavi. BHS - via T.A. Edison, 19 - Tel. 0543.777281 - Forlì 3 | Card Ethòs. SABBIONI - via Faentina, 118 - Tel. 0544.460461 - Ravenna 4 | Bracciali Pandora con Charms GIOIELLERIA CALONICI - v.le Marconi, 7 - Tel. 0543.767305 - Castrocaro Terme 5 | E-Bike smart. DE STEFANI SPA - via Ravegnana, 407 - Tel. 0543.811011 - Forlì 6 | Eternity in oro bianco 750 ct. con diamanti. GIOIELLERIA ORORÉ - c.so Diaz, 41 - Tel. 0543.36617 - Forlì 7 | Samsung Galaxy S III Mini. NEA STORE - v.le Manzoni, 14 - Tel. 0543.36600 - Forlì 8 | Palle Presepe, Alessi. EFFEDUE - c.so Garibaldi, 16/64 - Tel.0543.33380 - Forlì 9 | Occhiali da vista Tiffany&Co. Incantevoli, semplicemente chic. OTTICA GHETTI - c.so della Repubblica, 124 - Tel. 0543.26008 - Forlì
66 | IN Magazine
Il ristorante ARQUEBUSE nasce nel 1999 dall’idea di
Luca Torelli, con il recupero di una vecchia casa colonica trasformata in un ristorante-pizzeria nel pieno della campagna forlivese, lungo l’antica via Cervese che porta verso il mare. L’ambiente è rustico e familiare, disposto su una grande sala ricavata dall’antica stalla e da una saletta, perfetta per cene intime e di affari. Durante la stagione estiva l’ampia veranda ed il giardino diventano una perfetta oasi di relax, per trascorrere piacevoli serate. La struttura, l’ampio parco e le aree verdi sono la location ideale per cerimonie e banchetti. Lo chef Luca Torelli è affiancato da uno staff giovane e professionale, che accoglie gli ospiti con allegria e cordialità. La cucina romagnola, rivisitata in modo creativo, comprende diverse specialità della casa, tra cui la carne di prima qualità e certificata, pasta al mattarello e menù stagionali. Da non sottovalutare anche la vasta selezione di salumi e affettati nazionali ed esteri esposta al banco, dove un’affettatrice a volano permette la preparazione a vista di battilarde accompagnate da piadina romagnola, che arricchiscono il menù di sapori nostrani.
Via Brasini, 4 - Carpinello Forlì - Tel. 0543 728195 Facebook: Arquebuse Ristorante - www.ristorantearquebuse.it
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For lĂŹ - V.le Manzoni, 14 tel. 05 4 3 3660 0 - fax 05 4 3 36605