IN Magazine Forlì 03/2013

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Forlì

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Tariffa R.O.C.: Poste Italiane s.p.a. - Spedizione in A. P. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 1, DCB - FILIALE DI FORLÌ - Contiene i. p. - Reg. al Tribunale di Forlì il 23/11/1998 n. 27 - E 3,00

Anno XVI - N. 3 - LUGLIO - AGOSTO 2013

Sandro

Ricci

Benvenuti sull'isola

Forlivesi all’estero Intraprendenza senza confini Giovanni Matteucci La ricerca della qualità Casanova dell'Alpe Sentieri lastricati di storie



Sommario

10

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4 Annotare Brevi IN 10 Essere Sandro Ricci 16 Cambiare Forlivesi all’estero 20 Coltivare Nuove imprese agricole 27 Studiare Giovanni Matteucci 30 Camminare Casanova dell’Alpe

| EDITORIALE di Andrea Masotti |

36 Cavalcare Centri ippici 40 Cantare Gloria Turrini 43 Inaugurare Grand Hotel Leonardo Da Vinci 46 Creare Federico Zanzi 48 Ragionare Nuova Civiltà delle Macchine 50 Viaggiare Sandro Camerani

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Partire e cambiare vita: questa la storia di copertina del forlivese Sandro Ricci che a Formentera ha costruito la sua famiglia e il suo mondo professionale. Storie simili anche quelle di Mario Pini, Piero Pretolani e Marziano Pini che ci fanno fare il giro del mondo da Panama fino alla Russia, spingendosi anche Cina. Ma c’è chi decide di rimanere e di “ritornare alle origini” facendo dell’agricoltura una scelta: sono tanti e giovani, alcuni di loro raccontano su queste pagine come la terra ha cambiato la loro vita. Di scelte ragiona anche Giovanni Matteucci, parlando di qualità della vita e di come (e se) è possibile mi-

surarla. Ci immergiamo poi in una rinfrescante passeggiata sui sentieri della valle del Bidente oppure in una rilassante cavalcata in uno dei tanti maneggi del ravennate, magari accompagnati dalle note calde e blues della voce di Gloria Turrini. E poi ancora tanti volti ed eventi, dall’inaugurazione del primo lussuoso hotel cinque stelle di Cesenatico, alle opere di stampo espressionistico di Federico Zanzi, fino alle attività della Nuova Civiltà delle Macchine. E per chiudere un salto letterario negli States con l’ultimo libro del giornalista Sandro Camerani. Insomma, una buona estate a tutti piena di idee e attività!

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Andrea Masotti Redazione centrale: Roberta Brunazzi, Serena Focaccia Progetto grafico: Lisa Tagliaferri Impaginazione: Sabrina Montefiori Controllo produzione e qualità: Isabella Fazioli

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Chiuso per la stampa il 05/08/2013

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Annotare | Brevi IN

Forlì For Friends aiuta la ricerca

Brilla la stella di Menabò e Caviro Forlì - Menabò Group si è aggiudicata l’ambito premio Mediastar nella categoria restyling per il rinnovamento del packaging di Paesello, la linea di vini in brik a marchio Caviro distribuita nel canale ho.re.ca. Obiettivo dell’operazione, realizzare un pack in tetrapak che caratterizzasse le referenze con un tocco moderno ma comunque legato alla tradizione, in modo da rispecchiare la filosofia del brand e allo stesso tempo incrementare l’appeal del prodotto nei formati da 0.75 e 0.25 litri. Il nuovo look proposto ha riposizionato l’intera linea aggiudicandosi la Special Star per il Graphic Design. Il premio è andato a Gianluca Rondoni, socio e art director di Menabò Group, che ha seguito il progetto in tutte le sue fasi.

Forlì - Sì è tenuto il 17 luglio, in Piazzetta della Misura, Forlì For Friends, concerto di beneficenza a Favore della Fondazione Ricerca Fibrosi Cistica Onlus. Durante la serata, presentati da Alessandro Bonora, si sono esibiti quattro giovani cantanti e cantautori provenienti da tutta Italia che hanno proposto al pubblico brani del loro repertorio inedito. Grazie a questa serata, organizzata dalla Round Table 6 di Forlì, è stata raccolta la somma di oltre 5.000 euro devoluti alla Fondazione per un progetto di ricerca. A fine serata il presidente della Round Table 6 Forlì, Alessandro Zaccheroni, ha consegnato l’assegno con il ricavato a Patrizia Baroncini, responsabile della Fondazione Ricerca Fibrosi Cistica Onlus di Imola e della Romagna (nella foto). Ph. Paolo Longo

Odo Fioravanti per Dorelan Orienta Partners per la cultura Forlì - Una nuova sponsorizzazione della società forlivese Orienta Partners per diffondere nel territorio la conoscenza dell’Africa. Dopo il successo della mostra “Il mal d’Africa dei figli dell’impero” (tenutasi all’Oratorio di San Sebastiano) i soci di Orienta Partners hanno accettato l’invito di Francesca Alfano, curatrice dell’esposizione, ad essere partner anche di questa iniziativa all’interno del progetto Atrium. “Siamo felici di sostenere manifestazioni come Atrium – spiegano i soci, Augusto Balestra, Fabio Fabbri e Sergio Serra – perché siamo consapevoli che solo attraverso la cultura e la conoscenza dell’altro, del diverso, si può arrivare al cuore dei giovani cui è affidato il futuro della nostra società. Così, ogni qual volta ce ne viene offerta l’occasione, accettiamo volentieri gli inviti ad essere sponsor di iniziative che puntano a diffondere la cultura”.

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Forlì - Il talento del design made in Italy, Odo Fioravanti, torna a disegnare per l’azienda forlivese leader nella produzione del sistema letto completo. Già Compasso d’Oro nel 2011, Odo Fioravanti firma per Dorelan il letto “Origami” (nella foto) presentato con successo all’ultima edizione del Salone del Mobile di Milano. Un rientro importante quello del giovane

designer, che già nel 2009 e nel 2010 aveva firmato 4 progetti per Dorelan. “Dorelan è il luogo dove ho imparato a conoscere i letti e la complessità della loro costruzione. Per me rimane un luogo di confronto e ricerca dove sperimentare ed esplorare le possibilità progettuali con la massima fiducia reciproca” ha dichiarato Fioravanti.


Gli Angeli Neri recuperano un Polisportivo Forlì - Un bel progetto di recupero e socialità promosso dall’associazionismo forlivese è quello realizzato da Angeli Neri che, in collaborazione con l’A.s.d. Vecchiazzano, ha preso in gestione il Centro Sportivo di San Lorenzo in Noceto, polisportivo che era da tempo abbandonato e inutilizzato (nella foto i ragazzi che gestiscono il centro sportivo). A titolo gratuito e volontario i soci di Angeli Neri hanno ristrutturato totalmente il centro e permesso il suo utilizzo a tutto il quartiere di San Lorenzo, organizzando tornei sportivi e dando la possibilità ad anziani e bambini di frequentare il parco al pomeriggio. L’associazione Angeli Neri attualmente conta un centinaio di soci che praticano diverse discipline sportive, come calcio maschile e femminile e pallacanestro; in programma anche di partire con attività di ciclismo e pesca sportiva.

Delegazione cinese a Poderi dal Nespoli Civitella di Romagna - Poderi dal Nespoli ha ospitato una delegazione proveniente dal distretto cinese di Dongcheng (Pechino), gemellato con la provincia di Forlì-Cesena, composta da politici e tour operator attivi sia in Cina che in America. Il progetto prevede lo sviluppo turistico e rurale della Romagna in cui la valle del Bidente primeggia grazie alle sue bellezze naturali e paesaggistiche. Poderi dal Nespoli ha rinnovato la sua disponibilità ad accogliere e contribuire allo sviluppo di questo importante canale turistico. La cucina tipica romagnola del Ristorante Lucio di Borello, i vini e la cantina PdN hanno favorevolmente impressionato gli ospiti dall’Oriente che si sono resi disponibili ad avviare un rapporto di lavoro e di reciproca soddisfazione.

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In onore di Wagner e Verdi I Comuni della Romagna forlivese si associano Forlì - Prosegue il percorso dell’Associazione dei Comuni della Romagna Forlivese che vede come protagoniste le quindici municipalità del territorio: Bertinoro, Castrocaro Terme e Terra del Sole, Civitella di Romagna, Dovadola, Forlimpopoli, Forlì, Galeata, Meldola, Modigliana, Portico di Romagna, Predappio, Premilcuore, Rocca San Casciano, Santa Sofia e Tredozio. Nel mese di luglio è stato sottoscritto il Protocollo d’Intesa per la Costituzione dell’Unione dei Comuni della Romagna Forlivese. Si tratta della terza tappa ufficiale del progetto che iniziò con la firma di un documento d’intenti nel Salone comunale l’anno scorso e che ha avuto come secondo momento la presentazione della bandiera del nuovo soggetto amministrativo.

Rocca San Casciano - Grande successo per il XXIV Premio Internazionale Carlo Alberto Cappelli, che ha avuto la sua serata di gala domenica 21 luglio nella cinquecentesca Piazza G. Garibaldi di Rocca San Casciano, dove Carlo Alberto Cappelli è nato e dove vivono gli ideatori di questo Premio che onora la musica internazionale. Quest’anno il Premio è stato dedicato a due grandissimi della musica: il compositore Richard Wagner, nel bicentenario della nascita, con la

presenza a ricevere il premio del Console tedesco, e Giuseppe Verdi, anche lui a duecento anni dalla nascita, invitando a ricevere il riconoscimento il sindaco della città emiliana di nascita. Il Concerto di Gala ha proposto grandi pagine di entrambi i compositori, dal Tannhauser al Don Carlo, dal Lohengrin alla Forza del Destino, con un cast di specialisti verdiani e wagneriani, come il tenore Simone Mugnaini, il soprano Maria Simona Cianchi e il baritono Carlo Maria Cantoni.

Eataly arriva in Romagna Forlì - Firmato l’accordo per l’arrivo di Eataly a Forlì in Palazzo Talenti. La Fondazione Cassa dei Risparmi, attraverso la società strumentale Civitas, porterà la realtà ideata da Oscar Farinetti a sviluppare nei locali del Palazzo 2.000 mq dedicati all’eccellenza dei prodotti e alla ristorazione. Nel corso della gremita conferenza stampa Farinetti ha prospettato l’apertura per la fine del 2014, sottolinenando che questo Eataly “Romagna” nel cuore di Forlì valorizzerà in primo luogo le eccellenze gastronomiche del territorio, ma proporrà anche il meglio dei prodotti italiani e una selezione del top dei cibi da tutto il mondo. (Nella foto Oscar Farinetti, presidente di Eataly, Roberto Pinza, presidente della Fondazione Cassa dei Risparmi di Forlì e Piergiuseppe Dolcini, presidente di Civitas)

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Ph. Giorgio Sabatini

Tito Chini: dall’architettura alla Decorazione Castrocaro - Coordinata da Paola Babini e Beatrice Sansavini, la mostra dedicata a Tito Chini e alla realizzazione architettonica e decorativa del Padiglione delle Feste del complesso Termale di Castrocaro presenta i pannelli decorativi rappresentanti i lavori della terra con i segni dello zodiaco, studi preparatori e schizzi progettuali disposti in un percorso espositivo al piano terra dell’edificio, indubbiamente una delle sue opere migliori e tra le più interessanti espressioni in Romagna della cul-

tura dell’Art Decò. L’evento rientra nel progetto ATRIUM - Architecture of Totalitarian Regimes of the XX° Century in Urban Management, costituito da 18 soggetti, tra cui enti locali, università, agenzie di sviluppo, istituti scientifici di 11 Paesi europei, al quale la Provincia di Forlì-Cesena partecipa come partner con il Comune di Forlì da capofila. La mostra è aperta fino al 30 settembre, sabato e domenica 10.00-18.00, lunedì- venerdì su appuntamento al 0543.767114, ingresso gratuito.(A.S.)


Savignano Immagini Festival 2013 Savignano sul Rubicone - In programma dal 13 al 15 settembre la ventiduesima edizione del SI Fest, Savignano Immagini Festival, dal titolo “Specie di Spazi/Species of Spaces” a significare che nelle giornate del festival lo spazio della città interagirà con lo spazio dell’immagine, con la fotografia nel senso più ampio del termine. Il festival propone anche una sezione indipendente con SI Fest OFF, spazio fotografico alternativo che si apre in contemporanea, con un ricco programma di mostre estemporanee, esposizioni informali, videoproiezioni, happening e performance. Un’importante occasione per la Fotografia d’autore di interagire con il pubblico del Festival e con i cittadini di Savignano, svelando spazi, scorci e luoghi inediti aperti in occasione del SI Fest OFF.

Nuove idee in bar Camp Forlì - Giovani start up per il bar camp organizzato dalla Facoltà di Economia all’interno della kermesse sull’innovazione responsabile “S-legàmi”. Moderato dai professori Riccardo Silvi e Fabio Guido Ancarani, l’incontro ha raccolto le testimonianze di Gilberto Cavallina, che con Comuni-Chiamo fornisce ai Comuni un sistema con cui gestire i processi di risoluzione e aggiornamento ai cittadini, Giovanni Cavallo di Sgnam, una cross-platform che permette di ordinare a domicilio dai ristoranti e pizzerie che fanno consegna nella propria zona, e Paolo Casadei del neonato operatore TLC forlivese ZAL. Sfide da start up anche per l’editoria, come ha tratteggiato Serena Focaccia di IN Magazine, nel confronto con le nuove tecnologie digitali.

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Annotare | Brevi IN

Premio internazionale per il Museo della Marineria A pieno regime il restauro di Icaro Forlì - Prosegue per tutta l’estate l’intervento di restauro, partito a giugno, sul Monumento ad Icaro. Dopo le analisi sui campioni di superficie da trattare, condotte da HD System, e il rilevamento in 3D da parte del TekneHub – Università di Ferrara, è arrivato il momento dell’intervento conservativo. Il restauro rientra nel progetto “ALI NUOVE per la città” ideato e coordinato dal Fondo per la Cultura del Comune. Partecipano al cantiere anche 20 studenti del Liceo Artistico e Musicale di Forlì che potranno conoscere dal vivo, a fianco di restauratori e insegnanti, le tecniche e le modalità con cui viene condotto un restauro scientifico-conservativo.

Giovani talenti alla ribalta Castrocaro - Ha trionfato il ventiduenne romano Davide Papasidero alla 56esima edizione del Festival di Castrocaro, trasmessa in diretta su Rai1 da Piazza d’Armi a Terra del Sole. Palco faraonico quello allestito quest’anno, su cui si sono alternati i giovani talenti presentati da Pupo. Ospite speciale la grandissima Patty Pravo che ha incantato il pubblico con la sua presenza scenica da grande artista. (Nella foto Davide Papasidero premiato da Lucia Magnani di Salsubium Spa Società di gestione delle Terme di Castrocaro) (S.F.) Ph. Giorgio Sabatini

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Cesenatico - Cesenatico è risultata ammessa nella ristretta rosa dei quindici porti vincitori del concorso internazionale “Mémoire des ports de Méditérranée”, indetto nei mesi scorsi dalla Fédération du Patrimoine Maritime Méditerranéen di Marsiglia, che raggruppa varie realtà associative che nella costa mediterranea della Francia e in altri stati si occupano di storia e cultura marittima. Il concorso è stato indetto allo scopo di riconoscere e mettere in rete i porti

del Mediterraneo che hanno saputo meglio salvaguardare e valorizzare il patrimonio culturale e storico marittimo. Fra i vincitori solamente sei, fra cui Cesenatico, sono stati prescelti per la mostra che si sta dipanando in questa estate tra Marsiglia, capitale europea della cultura 2013, e altre località della costa francese. Da segnalare che per il manifesto che pubblicizza la mostra è stata scelta l’immagine delle vele e delle barche del Museo della Marineria di Cesenatico.

Nuova apertura per BMW Forlì - Inaugurata lo scorso 18 luglio la nuova Concessionaria BMW Romagna Motori in Via Andrea Dragoni a Forlì. La Concessionaria entra a far parte di Erre Effe Group, concessionario BMW, MINI e BMW Motorrad, una realtà solida e prestigiosa, già presente a Rovigo, Ferrara e Monselice. Per l’occasione, Sergio Solero, direttore vendite BMW Group Italia, ed Enzo Zarattini, presidente di Erre

Effe Group, hanno svelato in anteprima nazionale la Nuova BMW Serie 4 Coupé. “Siamo convinti di investire ancora nel BMW Group, nonostante le difficili situazioni economiche e di mercato – ha dichiarato Zarattini – fiduciosi di rappresentare al meglio, anche in Romagna, uno dei player più importanti al mondo nel settore auto e moto, con cui collaboriamo orgogliosamente da 25 anni.”


F o r l ì - C . s o d e l l a R e p u b b l i c a , 124 - Te l . 0 5 4 3 2 6 0 0 8 - F a x 0 5 4 3 3 9 0 9 8 - o t t i c a - g h e t t i @ l i b e r o . i t


Essere | Sandro Ricci

Benvenuti

Isola

sull’

testo Roberta Brunazzi - foto Juan Picca

All’inizio fu la piadina. Poi arrivarono street bar, ristoranti, una discoteca. A Formentera gli imprenditori di Forlì e di Predappio hanno lasciato il segno, assieme a tante storie da raccontare. Come quella di Sandro Ricci, che qui ha costruito la sua vita.

Formentera, perla delle Baleari. Un angolo di paradiso in cui la ‘s’ romagnola risuona un po’ ovunque. Può sembrare strano eppure è qui, tra il centro turistico di Es Pujols, il porto de La Savina e l’abitato di San Francisco, che un gruppo di forlivesi e predappiesi ha trovato casa e ha fatto impresa, con lo stile proprio delle nostre parti. Cominciando con una piadineria dai tipici sapori di Romagna per aprire poi street bar, ristoranti, discoteche. Un sogno per molti, soprattutto oggi. Uno dei pionieri sull’isola è Sandro Ricci, classe 1961, partito da Forlì nel 2000 assieme alla moglie Alice, con l’idea di costruire una vita nuova. Dalla Romagna al mondo: com’è cominciata quest’avventura?

“Per varie stagioni ho gestito un piccolo stabilimento balneare a Lido di Savio. Cominciai quando avevo 23 anni, d’estate lavoravo e nelle pause invernali viaggiavo. Durante uno di questi viaggi, in Paraguay,

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ho conosciuto Alice; dopo due anni di fidanzamento un po’ laboriosi ci siamo sposati e abbiamo avuto due figlie, che adesso hanno 18 e 13 anni. Stiamo felicemente insieme da 20 anni e devo ringraziarla per essermi sempre stata vicina nelle scelte che ho fatto, anche in quelle un po’ azzardate”. Una bella storia d’amore da cui è nato un nuovo progetto di vita…

“In effetti è cambiato molto per me. I primi anni ’90 passati in Romagna mi hanno permesso di divertirmi e di crescere allo stesso tempo. Nel 2000, dopo svariati anni di lavoro, vendetti lo stabilimento. In quegli anni i miei vicini erano due ventenni molto intraprendenti, inesperti ma con grande voglia di imparare. Mi ricordavano com’ero io una decina di anni prima. Conclusa la vendita, l’idea fu quella di cambiare vita; magari di stabilirmi in Sud America, che conoscevo già abbastanza bene. Brasile o Uruguay potevano essere le mete possibili. Un amico,



Sopra, Sandro Ricci con la moglie Alice e le figlie. In apertura, Ricci al bancone del Cafè del Lago.

Chi è Sandro Ricci Nato a Forlì nel 1961, Sandro Ricci ha studiato all’Istituto Tecnico Industriale di Forlì (“con mediocri risultati...”, si sente di sottolineare) e lì si è diplomato come perito alimentare. Ma la scuola, si sa, non sempre ci azzecca con il futuro delle persone, soprattutto se intraprendenti e creative: dopo le primissime esperienze lavorative nella macelleria del padre, a 23 anni si butta nella gestione di un piccolo stabilimento balneare a Lido di Savio. Lavora in estate e d’inverno viaggia in giro per il mondo, fino ad approdare, nel 2000, sulle coste di Formentera, dove negli anni successivi ha aperto e venduto tre ristoranti ed ora ne gestisce uno, il Cafè del Lago. Qui vive con la moglie Alice e le due figlie di 18 e 13 anni.

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proprietario di un’agenzia di viaggi, mi consigliò invece Formentera. E io seguii il suo consiglio: arrivati sull’isola a fine settembre con mia moglie decidemmo subito di provare. Trovammo due opportunità e le prendemmo al volo tutt’e due con l’aiuto dei miei vicini, Giampaolo Turci e Jacopo Valli, che si fidarono di me. Cominciammo con il Cafè del Lago e il Neroopaco”. Capostipite delle attività italiane, il Neroopaco è uno di quei luoghi entrati di diritto nelle guide turistiche dell’isola. Non male per una piadineria, nata nel 2001 e diventata col tempo il ritrovo di vip e calciatori, oltre che di centinaia di turisti. Qui la storia del forlivese Sandro Ricci s’intreccia con quella della colonia predappiese, anch’essa piuttosto radicata sull’isola. È partito da Predappio Giampaolo Turci e come lui Jacopo Valli, conosciuto nella vallata del Rabbi per la gestione del ristorante sulle colline

di San Cassiano “L’Appennino”. Predappiesi sono anche il giovane dj Lorenzo Ferrini, che da qualche anno fa ballare l’isola, e in generale tutti gli amici artigiani, commercianti, tuttofare e perché no, anche finanziatori, che si sono sempre prodigati in questi anni non sempre facili ma per fortuna divertenti. Quanti locali gestisci al momento, e assieme a chi?

“Negli anni passati qui a Formentera ho aperto e venduto tre ristoranti e, appunto, il Neroopaco, con l’apporto indispensabile di Giampaolo Turci, senza il quale mi sarebbe stato impossibile fare tutto ciò. Adesso ho solo il Café del Lago, che definisco ‘el buen retiro’, e partecipazioni nel ristorante con annessa discoteca, che da buoni romagnoli abbiamo chiamato ‘Pineta’ ma che sposa lo stile semplice dell’isola. Naturalmente la gestione la lascio ai miei soci più giovani”. Quali sono le novità 2013 sull’isola?



“La nostra discoteca, prima di tutto, che ha un ristorante a lato, il Salsa, dove non manca mai la tipica piadina romagnola. E da quest’anno c’è anche il sushi”.

sia nata intrecciando eventi casuali

Com’è il rapporto con gli abitanti e

“Non mi ricordo nessuna aspirazione particolare... Mi vengono in mente però i tanti anni di rugby, uno sport che mi ha aiutato anche nella vita e mi fatto incontrare tantissimi amici”.

con il tessuto imprenditoriale dell’isola?

“Il rapporto con gli abitanti è sempre stato ottimo: mi hanno sempre aiutato e mai ostacolato.

o attraverso scelte meditate a lungo. Magari fin dall’infanzia. Quando eri bambino, cosa volevi fare da grande?

Non si parte per fuggire da se stessi Forse è un po’ più complicato quello con gli italiani, a causa di qualche piccola invidia... Con i miei soci romagnoli comunque abbiamo fatto quadrato e per fortuna adesso fila tutto liscio”. Quando uno parte verso lidi lontani viene da chiedersi se la decisione

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Cosa avresti fatto a Forlì se non fossi partito per Formentera?

“Mah... Sinceramente Forlì mi fa pensare ad una discreta qualità di vita in generale, ma dal punto di vista professionale mi stimola di più un lavoro stagionale che Forlì non mi può dare.

Una serata al Cafè del Lago di Formentera.


Mi permette di ricaricare le pile e al tempo stesso crescere senza la routine che limita la creatività”. Vista da fuori, come ti sembra l’Italia?

“Italia e Spagna oggi sono entrambe in difficoltà. Diverso è invece il discorso per Ibiza e Formentera dove, secondo me, questi anni difficili hanno contribuito a selezionare la clientela e minimizzato la crisi, che comunque un po’ si è fatta sentire anche da noi. Vista da qui, comunque, l’Italia mi sembra un po’ ingessata, sopratutto se penso alle possibilità per i giovani”. Quali sono i tuoi progetti per i prossimi dieci anni?

Il mio carattere mi fa puntare per lo più ai progetti meno scontati e magari un po’ rischiosi, ma l’esperienza e l’età mi dicono anche che potrebbero essere le ultime opportunità. Nel mio campo le idee nuove e l’entusiasmo sono fondamentali e rimettermi in gioco mi stimola sempre, anche se nei miei soci vedo una forza che io non ho più”. Sono tanti, in questi tempi di crisi, a chiedersi se non sia meglio partire dall’Italia e ricominciare una nuova vita altrove. Dall’alto della tua esperienza, cosa consigli?

“Se si scappa da qualche cosa che è dentro di noi non ha senso cominciare una nuova vita altrove. Bisogna essere a posto con se stessi e con la propria famiglia, e non avere paura. Poi, come sempre, un po’ di fortuna non guasta!” IN

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Cambiare | Forlivesi all’estero

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Intraprendenza senza

Confini

testo Francesca Miccoli

Il giro del mondo in tre storie: dalle Isole Vergini a Panama fino alla Russia, seguendo i racconti di tre forlivesi che hanno dato una svolta decisa alla propria vita creando nuovi business (e una nuova vita) all’estero.

Non per tutti i forlivesi il nido degli affetti domestici e il luogo dove realizzarsi professionalmente è all’ombra di Saffi. Sono diversi quelli che hanno deciso di tentare un’avventura, umana e lavorativa, fuori dai confini del Belpaese. Tra loro Mario Pini, corniolese trapiantato alle Isole Vergini Britanniche. Noto a molti come patron della palestra forlivese Nautilus, nel mar delle Antille vive una seconda giovinezza, alimentata da nuovi stimoli e affetti. A far scendere il sipario sull’esperienza nel mondo del fitness, vissuta con successo per 21 anni, è l’incontro che cambia la vita. “Nel 1997 ho conosciuto Pearl, una ragazza caraibica bellissima sotto tutti i punti di vista - racconta Pini -. Un anno più tardi, dopo lo scambio delle fedi, l’idea di un trasferimento nelle Isole Vergini. Un paese affascinante non solo per i gioielli paesaggistici e ambientali ma anche per il regime tributario. La tassazione sui salari è al 14% mentre i redditi di impresa ne sono esenti. La volontà di mia moglie di tornare al paese natio, la possibilità di migliorare la qualità della vita in ‘luoghi da

cartolina’ e il desiderio di iniziare una nuova avventura imprenditoriale hanno fatto scattare la molla”. Sulla bilancia dei pro e contro vi sono tuttavia anche degli scogli. “Abbandonare l’Italia significava lasciare gli affetti più cari, a partire dal primogenito Matteo, e ricominciare tutto da capo. La scelta però è stata ponderata e nel 2000 ho messo in vendita la mia attività”. L’atterraggio nel nuovo pianeta è ovattato. “Il fatto di essere sposato con un’indigena ha reso tutto più semplice dal punto di vista burocratico. Abbiamo così deciso di aprire una gelateria: Pearl aveva frequentato corsi in Italia e lavorato in esercizi a Forlì e Ravenna”. Nel cuore di Road Town, la capitale della Isole Vergini, apre La Dolce Vita. “Nel frattempo, il governo locale mi ha assunto come insegnante di educazione fisica, un lavoro ben retribuito che mi lascia tempo per aiutare in negozio. Il contatto giornaliero con centinaia di bambini e le famiglie mi ha fatto inserire in maniera semplice e profonda nel tessuto sociale”. Nel 2005 il Consolato Italiano di Miami nomina Mario corrispondente per

le Isole Vergini e il nostro mette materialmente le radici a Brewer’s Bay, dove trascorre i ritagli di tempo libero facendo lavori di manutenzione e di ampliamento nella sua bella casa, condivisa con Pearl, la loro figlia Angelica e i cani Fido e Nero. “Certamente ho un po’ di nostalgia dell’Italia e della mia famiglia, sempre nel mio cuore. Torno ogni anno come turista, ma mi mancano i sapori che solo nello Stivale puoi gustare nell’atmosfera giusta: il parmigiano, la piadina, il prosciutto, il buon vino, la mozzarella di bufala, le castagne arrosto, il tartufo e le serate con gli amici per una bella partita a marafone”. È un buon giocatore di marafone anche Piero Pretolani, 41enne forlivese di nascita e panamense d’adozione. Nel 1998, munito di coraggio e spirito di iniziativa, decide di varcare l’oceano in cerca di fortuna. Dopo una prima affascinante esperienza a fianco degli indigeni kuna nei bianchissimi atolli di San Blas, dove il tempo sembra essersi fermato, Piero si trasferisce sull’isola Contadora nell’arcipelago de Las Perlas. “Dapprima ho diretto lo yacht club, quindi ho

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A sinistra, Marziano Palli; a destra, Piero Pretolani. In apertura, Mario Pini con la moglie Pearl e la figlia.

deciso di gestire case in affitto e aprire un ristorantino, Casa Tortuga. Curo personalmente il menù, poi mi diverto a fare la pizza”. Ma non è tutto. Piero ha ideato il Welcome center dell’isola, strutturato in due locali, per i check in & out dei turisti che raggiungono Contadora in ferry. “Affitto attrezzature da spiaggia, macchine da golf, biciclette, ho uno sport snack bar. Infine organizzo tour, eventi e feste in spiaggia”. Una vita “piena” e prodiga di gratificazioni. Non solo professionali. A Panama Piero ha incontrato Yeni, la donna della sua vita, mamma del piccolo Juan Peter. “Di Forlì mi mancano le tagliatelle e i tagliolini in brodo della nonna - spiega il giovane con un sorriso che non tradisce malinconia né rimpianti -. Cerco di tornare a Forlì ogni anno nel mese di settembre”. Casa ormai è Panama. “Mio figlio cresce in una straordinaria isola tropicale. Cosa potrei desiderare di più?” Nel settore della ristorazione brilla un altro forlivese, salito spesso

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agli onori di copertine patinate. È Marziano Palli, castrocarese di residenza, cittadino del mondo per vocazione. Noto per l’avventura a La Cantinaza, storico ristorante di Castrocaro, Marziano dimostra fin da giovanissimo di avere un tocco diverso. Se ne accorgono alcuni imprenditori russi che nel 1993 lo invitano a Mosca per una consulenza. L’impatto è di quelli forti. “La prima volta andai con

la politica. Comincia a pensare ad altre frontiere, geografiche e imprenditoriali: intesse contatti con Aeroflot, compagnia aerea russa, per avviare un catering industriale e apre nuovi locali in Khazakistan e in Cina. È un business di enormi proporzioni, Marziano arriva a contare oltre 500 dipendenti. Ma nell’Est tira vento di novità. “Sto riposizionando il business orientandolo verso gli aeroporti russi,

Un’avventura umana e professionale mia moglie e rimasi letteralmente scioccato da un paese attraversato da grandi cambiamenti ma con immense potenzialità” dice l’imprenditore. Nel 1994 sotto il Cremlino Palli diventa tutor ma anche manager e chef in un ristorante. Tre anni più tardi aprono Da Marziano, e in rapida sequenza, Amarcord e Adriatico, testimone di grandi incontri tra vip, attori, personaggi dello spettacolo e del-

nell’ambito di un piano federale di sviluppo di infrastrutture e trasporti”. Tra mille impegni Palli non trascura la sua Romagna. “Torno a casa una volta ogni 40 giorni: ho bisogno di respirare l’aria della nostra campagna, fare una passeggiata al mare, bere vino buono. Non ho mai pensato di creare una nuova vita all’estero anche se dei russi, amo il modo di pensare in grande”. Similis cum similibus. IN


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Coltivare | Nuove imprese agricole

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Ritorno alla

Terra

testo Francesca Miccoli foto Giorgio Sabatini

Tornare alla terra per dribblare crisi e disoccupazione. Sono sempre più numerosi i giovani che anche nel nostro territorio scelgono l’agricoltura come nuova opportunità imprenditoriale, risorsa economica spesso ignorata.

Secondo una recente indagine diffusa da Coldiretti, l’agricoltura è l’unico settore a dimostrare segni di vitalità. E nei prossimi tre anni le campagne regaleranno 100.000 nuovi posti di lavoro. Già oggi si contano tantissime start up, sul ponte di comando under 35 spesso laureati e incravattati. Figli di un nuovo modo di fare impresa e non solo sensibili al romantico richiamo bucolico, fieri di “sporcarsi” le mani nella nuda terra e nobilitare le interminabili giornate nei campi con una sana fatica. La strategia aziendale oggi va ben oltre la produzione, richiede solide conoscenze di marketing e innovativi metodi di commercializzazione.

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A fianco, Maximilian Girardi nella sua tenuta a Bertinoro. In apertura, Lorenzo e Stefano Cucchi nelle loro stalle.

Anche tra i ragazzi romagnoli è in atto questa rivoluzione culturale. Lo testimonia Maximilian Girardi, titolare della tenuta Diavoletto di Bertinoro, 23 anni, padre manager e madre insegnante, Max produce vini di alta qualità ricavati da uve pregiate raccolte a mano. Bol-

erano produttori di vino. Il salto di qualche generazione, una passione innata e il cerchio si chiude. Non ho saputo resistere al richiamo di Bacco. Ho sempre sognato di gestire una mia azienda e quando si è presentata l’occasione l’ho colta al volo.” L’attrazione fatale per il vino

Agricoltori giovani e innovativi zanino di nascita ma fiero nipote di nonna rocchigiana, il giovane imprenditore vanta un singolare background culturale. “Sono perito aziendale corrispondente in lingue estere e ho trascorsi da broker - spiega -. I miei bisnonni però

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e per quello straordinario evento internazionale che è il Vinitaly hanno fatto il resto. E oggi amore, dedizione, passione e professionalità sono i quattro imperativi che orientano la quotidianità sul balcone della Romagna. Max però non è

esattamente un bracciante sospeso tra viti e tini: “Curo l’intero processo produttivo dall’inizio fino all’imbottigliamento e alla vendita.” Così concepita, l’agricoltura regala gratificazioni che chiudono la porta a qualsiasi rimpianto. Sulla stessa linea d’onda il pensiero dei fratelli Lorenzo e Stefano Cucchi, allevatori di Premilcuore. “Ho fatto per anni il fornaio e, in tutta onestà, avevo meno pensieri di oggi” conferma Lorenzo. Dal 2009 i giovani, rispettivamente 27 e 32 primavere, hanno raccolto il testimone dai genitori. Ma l’azienda agricola odierna non è esattamente quella di un tempo. “Mamma e papà avevano sei mucche, oggi ne abbiamo cento. Ci


occupiamo della trasformazione della carne e del latte oltre a lavorare la terra a ciclo continuo chiuso. Siamo quindi autosufficienti perché produciamo direttamente tutto quello che serve per l’attività aziendale. Il bestiame si nutre con cereali e foraggi dei nostri campi.” Anche nel caso dei due fratelli l’impegno riguarda l’intero processo produttivo, dalla coltivazione fino alla vendita dei prodotti: “L’attività richiede uno sforzo continuo, fisico e mentale. È necessario lavorare sempre, senza pause. Ma siamo appagati e felici” conclude Stefano, neo-papà di Davide, che potrebbe diventare il primo esponente della terza generazione nell’impresa di famiglia. “Lavoro 24h” è anche il ritornello della vita di Chiara Crociani, trentaquattrenne titolare de I Piccoli, azienda agricola biologica di San Tomè. Conseguita la laurea in Conservazione dei Beni Culturali, la giovane decide ben presto di appendere la pergamena al chiodo. Cresciuta in campagna, nei verdi ettari di terreno della nonna, non riesce a staccarsi dalla terra: “Gli studi mi avevano portato

Tanto lavoro e passione su un altro binario, ma in me hanno prevalso quell’amore e quel rispetto per la natura acquisiti non solo per corredo cromosomico ma anche attraverso l’esperienza scout, condivisa con mio marito Gianluca fino a due anni fa”. Eppure la storia era cominciata diversamente: “Gianluca, che è agrotecnico, era responsabile della logistica in un’azienda che commercia materiale dentistico, io ero impiegata in un ambulatorio pediatrico. Quando sono rimasta a casa in maternità, ho cominciato a pensare seriamente alla svolta”. Chiara ci prova, seguita a stretto giro di posta dal consorte: “Ci siamo detti o la va o la spacca”. Nel 2009 l’apertura della partita Iva e il via ufficiale alla nuova, fortunata, avventura. L’atterraggio nel mondo agricolo però non è stato solo rose e fiori: “Dieci anni fa mia nonna, quasi ottantenne, decise di dare in affitto parte del terreno e cedette tutti i macchinari. Così siamo ripartiti da zero e siamo tuttora in fase di investimenti. Tanto è vero che non abbiamo ancora raggiunto una completa tranquillità economica”. Il presente ha le sembianze di un immenso frutteto. “Una parte del podere è votata alla

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frutta estiva: ciliegie, albicocche, pesche nettarine, poi tante fragole. Non manca il terreno destinato agli ortaggi di stagione”. Ciò che rimane invenduto è trasformato in succhi di frutta, marmellate, sughi per condimento; inoltre Chiara ha creato un gruppo d’acquisto solidale. Ma non è tutto: “Abbiamo un pollaio mobile con 39 galline livornesi. Il vecchio rimorchio che le ospita, realizzato da noi, viene spostato ogni due tre mesi nella zona del podere non impegnata dalla coltivazione. Le galline mangiano e concimano”. Ad aiutare mamma e papà il piccolo Mattia, cinque anni appena ma già tanta energia. “Ci aiuta ma che non lo sappia l’ispettorato del lavoro! - scherza Chiara - Ci segue molto, vorrebbe una stalla con cavallo e mucca. Gli

abbiamo spiegato che sarebbe molto impegnativo ma mai dire mai. Siamo in continua evoluzione”. Presto l’azienda si espanderà grazie all’acquisizione di nuovi ettari di terreno: “Ci dedichiamo ai campi giorno e notte, ma è la vita che abbiamo scelto, piace a entrambi, ci appassiona e non ci pesa”. Storia analoga è quella di Roberta Pambianco, trentottenne di Bertinoro nata e vissuta tra i campi, respirando quell’aria che alimenta i polmoni ma nutre anche l’anima. Dopo il diploma all’istituto d’arte Roberta consegue la laurea in Lettere e Conservazione dei Beni Culturali, ma pennello e tavolozza finiscono ben presto in soffitta. “Il richiamo della terra ha avuto il sopravvento - racconta -. Sono cresciuta nel podere dei nonni pri-

Sotto, Chiara Crociani fra le piante della sua azienda agricola. A destra, Roberta Pambianco con i prodotti della sua tenuta.


ma e dei miei genitori poi. Impossibile per me rimanere chiusa tra quattro pareti.” Roberta prende il comando dell’azienda La Rocca, che produce in primis olio e vino: “Creare, produrre e trasformare riempie il cuore! Fatica è la parola d’ordine. Si lavora sempre, quando è tempo di raccogliere i frutti o fare dei trattamenti non ci sono orari o calendario. Ma la natura è il mio mondo e restituisce tanto. Vedere il tuo campo che produce dà una forza incredibile!” Roberta, mamma di due ragazzi, non si è limitata a rilevare l’attività di famiglia. “È stato necessario rinnovare gli impianti aziendali, rifare la cantina, frequentare corsi per farsi trovare preparata al grande appuntamento. Certo, l’esperienza è fondamentale e mio padre è stato per me una guida preziosa, ma è indispensabile avere una buona base culturale. Altrimenti non sarei stata in grado di disimpegnarmi tra i vincoli burocratici.” Max, Stefano e Lorenzo, Chiara, Roberta: quattro storie, il poker di testimonianze di chi ha scelto di guardare sì al passato ma con le strategie imprenditoriali e le tecnologie del futuro. Dando vita alla terra per la nutrire la propria vita, ricavando oltre al sostentamento una gratificazione che pochi altri lavori possono eguagliare. IN



Studiare | Giovanni Matteucci

La ricerca della

Qualità

testo Serena Focaccia - foto Giorgio Sabatini

“Fare filosofia” può essere, al di là dei cliché, un’attività estremamente pratica: così almeno la intende Giovanni Matteucci, accademico forlivese che guida un Dipartimento universitario all’avanguardia e ci parla di “qualità della vita”, la nostra vita.

La qualità della vita oggi: un tema che si può declinare in maniera personale, che investe molteplici aspetti della quotidianità e che risente in maniera significativa del cambiamento di stili di vita dato dalle nuove tecnologie e dalle urgenti esigenze di sostenibilità. L’attualità e la necessità di sviluppare una riflessione a tutto campo su questo argomento è stata percepita in maniera tempestiva dalla Università di Bologna che, in occasione della riorganizzazione delle strutture didattiche, ha dato vita nella sede di Rimini a un nuovo Dipartimento che ha come fulcro tematico il vasto ambito della “Qualità della Vita”. Un progetto senza dubbio ambizioso e all’avan-

guardia, che per ora in Italia è unico e di cui ci parla il Direttore, il forlivese Giovanni Matteucci. Proviamo subito a dare una definizione di “qualità della vita”, di cosa rappresenta per la quotidianità...

“Il concetto di qualità della vita si intreccia con vari elementi dell’esistenza di tutti noi, dall’urbanistica (penso all’attualissimo concetto di smart city), alla psicologia, agli stili di vita. Per questo per comprendere i fattori che influenzano la nostra qualità della vita è necessario considerare l’interazione di vari ambiti: in primo luogo la salute fisica, poi l’elemento corporeo e le sue relazioni nello spazio e in termini relazionali, componente che apre alla dimensione culturale.”

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A fianco e in apertura, Giovanni Matteucci nel suo studio.

Un Dipartimento universitario dedicato ad approfondire questo concetto come può contribuire a comprendere meglio come realizzare concretamente una buona qualità della vita?

“È significativo che il Dipartimento nasca in Romagna, un territorio le cui città sono sempre in testa nelle classifiche del benessere. Perché questo? Perché la percezione di ‘felicità’ da parte delle persone è il risultato di un equilibrio armonioso fra innovazione e tradizione, equilibrio in cui la Romagna è maestra. Lo scopo del Dipartimento è dunque comprendere quali posso-

ma rappresenta un valore diffuso che tocca l’individuo nella sua integrità. Per questo i campi di ricerca del Dipartimento in primo luogo si focalizzano su un approccio alla salute basato sulla prevenzione, per sfruttare opportunità di ricerca nuove che forniscano le basi scientifiche per azioni preventive. In questa prospettiva diventa cruciale recuperare un approccio educativo a quegli ambiti di vita che sono sempre più rilevanti nella nostra società e che vengono genericamente identificati nella categoria del ‘tempo libero’, per valoriz-

Salute, relazioni personali e cultura

Chi è Giovanni Matteucci Giovanni Matteucci è nato a Forlì e ha compiuto gli studi di Filosofia presso l’Università di Bologna. Ha svolto poi attività di ricerca presso la Ruhr-Universität di Bochum all’interno di un progetto sulla filosofia della scuola di Dilthey. Dal 2005 è professore associato al Dipartimento di Filosofia dell’Università di Bologna e Docente di Estetica ed Estetica contemporanea. Ha presieduto, dal 2009 al 2012, il corso di laurea in Culture e tecniche della Moda presso la sede di Rimini. Dal 2012 dirige il Dipartimento in Scienze per la Qualità della Vita sempre a Rimini. È socio fondatore della SIE - Società Italiana d’Estetica e coordinatore del Seminario Permanente di Estetica dell’Università di Firenze. Fa parte del comitato editoriale e di direzione di diverse riviste e pubblicazioni in ambito filosofico.

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no essere le esigenze del territorio in questo ambito e di conseguenza sviluppare nuovi saperi. Si va quindi dagli studi in campo farmacologico, all’approfondimento delle scienze motorie, fino all’analisi delle relazioni sociali e della percezione della qualità di queste relazioni. In sostanza il Dipartimento realizza il superamento della divisione dei saperi - infatti collaborano medici, psicologi, umanisti -, per recuperare una unità scientifica focalizzata intorno alla persona. Si sperimenta così una forma nuova di Università basata sulla condivisione delle conoscenze.” In questo senso il benessere diventa un concetto centrale e non superficiale...

“Infatti. Il benessere in questo approccio non è inteso secondo il modello edonistico del ‘wellness’,

zare le attività non lavorative oltre il semplice concetto di ‘svago’ verso aspetti di crescita della persona.” Quali sono gli esempi pratici delle ricerche svolte dal Dipartimento?

“Un progetto molto interessante che in questo momento è in fase di sviluppo riguarda la patologia dell’Alzheimer: l’approccio alla malattia viene proposto da un punto di vista in primo luogo farmacologico ma anche estetico, proprio perché si è osservato che proporre un percorso di tipo ‘artistico’ ai malati aiuta a rallentare la malattia e a migliorare la loro qualità di vita. Stiamo inoltre sviluppando una mappatura del territorio romagnolo per capire quali sono i fattori che influiscono sulla qualità della vita, nonchè studi sugli indicatori utilizzati nelle statistiche del benessere.” IN


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Camminare | Casanova dell’Alpe

Sentieri

lastricati di

Storie

testo Matteo Ranucci - foto Giorgio Sabatini

Seguendo il sentiero che dal Ponte del Faggio, nella vallata del Bidente di Pietrapazza, sale a Casanova dell’Alpe si cammina su strade lastricate e sentieri attraversando tratti di bosco, coste brulle fino al crinale. Di grande interesse storico culturale per la presenza di chiese, ponti, ruderi e maestà.

La linea di acqua è veloce, sottile e di tanto in tanto precipita in pozze, incastrate da grandi sassi stondati. Difficile capire dove il Bidente di Pietrapazza abbia trovato la forza per scavare e solcare questa valle. Santa Sofia dista pochi chilometri. I popoli hanno abbandonato questa conca e le sue coste mezzo secolo fa; famiglia dopo famiglia hanno lasciato i poderi, ponti, muri, campanili, tratti di sentieri, maestà. Una storia che si mescola a una natura ora indisturbata, selvaggia. Vicende che possono essere comprese meglio se lette senza parole, a piedi, lungo le tracce che univano valli, creste, comunità e parrocchie. Le pietre, accostate a formare un arco, attraversano il “piccolo” Bidente. Il ponte a schiena d’asino è chiamato anche della “bottega”. La casa sulla riva opposta era un antico alimentari, uno spaccio in cui si trovavano i generi di prima necessità, quelli che non si potevano coltivare, ricavare dalle bestie al pascolo o raccogliere nella macchia. Il percorso inizia

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da qui, al margine della strada che sale a Pietrapazza. Il segnavia CAI 211 comincia a salire verso Casanova dell’Alpe. Il fondo di pietre posizionate dall’uomo regge ancora, a tratti, come un tempo. Oggi è un sentiero, fino a mezzo secolo fa era la strada principale: anche un cippo in pietra, appena prima del ponte, ricorda che da qui partiva la strada maestra per Ridracoli. Poco oltre si mantiene la sinistra sul segnavia 211, lasciando a destra la traccia che indica la direzione di due altre importanti frazioni, quella di Trappisa e oltre quella del Borgo di Strabatenza e della chiesa di San Donato, che rappresentavano i nuclei principali di questa valle. Ci si è lasciati alle spalle Ca Palazzina. Ogni abitazione, ogni podere avrebbe decine di vicende da raccontare, come se fossero capitoli di un libro e l’itinerario è un continuo intreccio di storie. Quella del Molino delle Cortine, ad esempio, è una vicenda importante, iniziata nel 1500 e portata avanti tra la fine


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A destra in alto, il borgo di Casanova dell’Alpe; in basso, Pietrapazza. In apertura, il Ponte del Faggio.

dell’ottocento e la seconda metà del novecento da famiglie con cognomi conosciuti e portati da molti in questo territorio: i Fabbri, i Giannelli, i Milanesi. Erano mugnai, macinavano i cereali con la forza dell’acqua in un periodo in cui i mulini svolgevano un ruolo importantissimo, anche sociale. La salita è a tratti impegnativa, scoperta dagli alberi, e prosegue di taglio al fianco delle coste che salgono alla cresta, oltre la quale si trova la vallata della Comunità di Ridracoli. Il colpo d’occhio risale la valle, in direzione di Pietrapazza, nella conca e poi verso il Monte Carpano che segna la cresta, confine lontano con la vallata del Fiume

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Savio. La vegetazione è una vera e propria macchia, fitta però solo a tratti, con arbusti come il biancospino, il corniolo, la ginestra e piccoli alberi come roverelle, carpini, olmi. Il terreno instabile di argilla e marna non è ideale per gli alberi d’alto fusto che sono rari, aggrappati a pianori di terra più salda. Una colonna votiva, la maestà, annuncia il Trogo, una delle case più grandi della vallata, costruita di sasso sulla dolce dorsale del monte. Passò da un certo Francesco Buscherini, che viveva qui nel 1816, alla famiglia Rossi. Vi abitò poi Giovanni Beoni, tra il 1959 e il 1960, anno in cui il podere fu abbandonato. La casa dà il nome

alla traccia, che era conosciuta da tutti come “la strada per il Trogo”. Il tratto più difficile della salita comincia poco dopo, oltre la fonte della Spugnazza posta a 700 metri sul livello del mare. Per raggiungere “l’Alpe” ci sono un paio di chilometri, difficili ma anche interessanti. Più ci si eleva di quota più il paesaggio prende forma, diviene più ampio, importante. L’Appennino sembra un susseguirsi continuo di creste, a volte parallele altre volte coincidenti, e di fossi ripidi che scavano le coste fragili. La vegetazione da lontano appare impenetrabile, il manto lascia scoperte le zone più aride, più erte dove crescono il ginepro


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A Casanova dell’Alpe l’indicazione dei sentieri per Ridracoli e Pietrapazza.

e l’elicriso. Il lontananza, scostati dal sentiero, si vedono a fatica altri muri, camini: Cà la Galluzza. Difficile immaginare che per comperare sale, farina, zucchero, vino o per scambiare castagne, patate, si fosse obbligati a percorrere questo faticoso sentiero. Ancora più difficile immaginare, oggi, che a Le Fiurle, nel 1879, venisse aperta una Osteria. Casanova dell’Alpe sorge qualche centinaio di metri più a monte, lungo il crinale dominato dal Passo del Vinco, a 971 metri di altezza, al margine della Foresta della Lama, in uno dei tratti più suggestivi e meglio conservati del

Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi. Era un piccolo centro composto dalla chiesa in cui officiava la domenica il parroco di Strabatenza, dalla canonica, in cui aveva sede anche la piccola scuola pluriclasse, e da alcune abitazioni. È la frazione più alta del Comune di Bagno di Romagna. A Casanova dell’Alpe facevano riferimento molte altre famiglie, che abitavano in case sparpagliate tra coste, fossi e creste. Tutto questo fino alla fine degli anni Sessanta, periodo in cui in pochi mesi, una dopo l’altra, le famiglie lasciarono case e casolari per trasferirsi a Santa Sofia o Bagno di Romagna. IN

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Cavalcare | Centri ippici

Un cavallo per

Amico

testo Roberta Bezzi - foto Lidia Bagnara e Massimo Fiorentini

Ritorno alle origini per recuperare un contatto autentico tra uomo e animale. A Ravenna e dintorni le occasioni non mancano, tra centri ippici e scuole di equitazione.

Il binomio uomo e cavallo attraverso i secoli compone un immaginario fatto di storie di avventura e di conquista. Cronache di guerra ma anche incontri commoventi tra due sensibilità, umana e animale. Riscoperta oggi sulla scia di un ritorno alla natura, l’equitazione avvicina bambini e adulti con il suo fascino di disciplina elegante e contemplativa. A Ravenna e dintorni occasioni per praticarla non mancano. Enrico Fiorentini, 55 anni, con un passato da atleta (ha partecipato ai campionati europei juniores, a gare internazionali e ha fatto parte del gruppo di preparazione delle olimpiadi del 1980, ndr), da oltre vent’anni fa l’istruttore e ha visto passare davvero tanti allievi al Circolo ippico ravennate, che vanta una quarantina di soci. La più promettente è stata Maria Speran-

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za Gardini che si è messa in evidenza in diversi concorsi completi di livello internazionale. “L’equitazione - racconta - è praticata ma non è molto sorretta a livello politico; il problema maggiore è che mancano gli sponsor per organizzare gare di un certo livello. Molti pensano che questo sia uno sport per ricchi, ma un abbonamento di dieci lezioni costa circa 180 euro con i pony e 200 euro con i cavalli. Certo le cose si complicano per chi desidera passare all’agonismo, perché è necessario comprare un cavallo e questo è un investimento importante. Più un cavallo è promettente e più ovviamente il prezzo sale, visto che si va da un minimo di mille euro fino a 400mila, poi occorre metterlo a pensione. Se a questo si aggiunge che partecipare ai concorsi significa stare fuori un fine settimana e che i premi non sono tali, anche per i primi classificati, da compensare le spese, è evidente che serve una grande passione...”. Ne sa qualcosa Alessandra Gherardi, da anni impegnata nell’attività internazionale. Dopo aver mosso i primi passi al Circolo ippico ravennate, ha studiato all’Università a Bologna e per un certo periodo si divideva fra lo sport al mattino e il lavoro al pomeriggio. Poi la decisione di vendere la sua clinica veterinaria e di dedicarsi completamente all’equitazione, aprendo

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A sinistra in alto, Enrico Fiorentini del Circolo Ippico Ravennate; in basso, l’Ippica Lamone di Santerno. Nelle pagine precedenti, Ilario Ottardi della selleria La Bizantina, a seguire Alessandra Gherardi.

fatica per centimetri di soddisfazione... All’estero non è così, grazie alla presenza di sponsor. Pertanto ai giovani di talento consiglio di andare a fare gavetta con un cavaliere famoso all’estero”. La maggior parte dei ravennati, comunque, si dedica all’equitazione più che altro come passatempo. Un posto molto conosciuto è il Centro ippico “Bosca Ranch” a Classe che conta 130 soci iscritti, dove si può sperimentare la monta inglese e la monta americana. Di cosa si tratta? “È una monta da cow-boy - spiega l’istruttore Claudio Lama -, che ricorda il lavoro nei ranch statunitensi, dove ci sono mandrie di bestiame. La monta inglese è ancora più sicura di quella americana perché si pratica solo

suo complesso, sono tanti i centri che hanno chiuso in questi anni. Difficoltà che hanno riguardato anche un’attività storica come Al Maneggio dell’Ippica Lamone di Santerno, aperta trent’anni fa.

“Abbiamo riaperto dopo un anno di chiusura - afferma Gilberto Romanini -. Ai tempi d’oro avevamo anche 50 cavalli a pensione, ora molto meno. Il mio amore per questo sport mi porta a voler ancora investire per i giovani, organizzando corsi estivi e la scuola di avviamento. Aperta a tutti è invece la celebre passeggiata sull’argine del fiume Lamone fino a Porto Corsini, di grande suggestione”. Pure il prestigioso Centro ippico “Le Siepi” di Milano Marittima ha riaperto nel 2011. Dopo esser stato chiuso un

Relax nella natura un suo circolo privato a Savio, con l’associazione Riding Club Ravenna, dove ci sono alcuni box, dieci

cavalli a pensione e sette ragazzi che montano e fanno gare. Gherardi ha vinto due campionati del mondo nella specialità completo, nel 2007 e 2009 con Golden Boy, e con lo stesso cavallo ha partecipato anche ai campionati di categoria tre stelle in Inghilterra. “La mia più grande soddisfazione - dice è trasmettere questa passione ai più giovani. D’altra parte in Italia mantenersi con questo sport è impossibile, anche ad altissimi livelli perché le vincite sono basse e i costi molto elevati. Chilometri di

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con cavalli di grande affidabilità, per cui le cadute sono pressoché inesistenti. Organizziamo una scuola di agonismo, la Team Penning, con l’utilizzo di bestiame, ma anche semplici passeggiate in campagna e nella pineta di Classe, o in spiaggia d’inverno. Per i ragazzi ci sono anche i campi estivi per i bambini la fattoria didattica e non mancano inoltre eventi a tema e corsi di balli country”. “La crisi c’è ma non si sente - aggiunge Lama -. La gente non rinuncia al divertimento se i prezzi sono accessibili. Noi ci impegnamo per promuovere il cavallo per tutti”. Eppure, osservando il territorio ravennate nel

paio di anni, è tornato a ospitare gare di salto a ostacoli di buon livello. Praticare equitazione richiede un certo tipo di abbigliamento, di stivali e accessori vari. La selleria La Bizantina di via Sant’Alberto

è rimasta l’unica in provincia di Ravenna a vendere questo tipo di prodotto, oltre alle briglie, al grasso per gli zoccoli e tutto ciò che serve per la cosmesi del cavallo. “Sono l’unico ad aver resistito alla crisi e, così, mi sono accaparrato i clienti degli altri - afferma Ilario Ottardi -. Continuo anche ad allevare cavalli e alcuni di loro hanno avuto buoni risultati nel salto ad ostacoli e nelle gare internazionali di completo”. IN


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Cantare | Gloria Turrini

La musica sulla

Pelle

testo Serena Focaccia foto Pietro Bruni

Un’anima black quella della faentina Gloria Turrini, che interpreta con la sua voce piena di grinta e passione i classici della tradizione del blues e i suoi brani originali. Uno spaccato sul mondo dei club e della musica vissuta in totale empatia con il pubblico.

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Una presenza scenica accattivante e ricca di personalità, un carisma capace di trascinare il pubblico, ma prima di tutto una voce calda e corposa che affascina ed emoziona: tutto questo è Gloria Turrini sulla scena, quando si esibisce nei club, nei teatri, ma anche in eventi privati o sulla spiaggia, perché la musica “chiama” e bisogna seguirla ovunque. Ma il percorso lungo il quale una passione diventa una professione è sempre personale, fatto di curve e, a volte, di pause. Con energia e entusiasmo Gloria racconta i suoi esordi e la scelta di fare della musica la sua vita: “Sono sempre stata affascinata dalla musica, fin da piccola. Ricordo le vacanze in macchina con la mia famiglia, in viaggio cantavamo a squarciagola le canzoni di Celentano, Little Tony, Mina, Iva Zanicchi... Poi da

adolescente ho cominciato a studiare la chitarra e dopo qualche anno ho realizzato che la mia vera passione era il canto. A 22 anni, tramite un amico di Bologna, ho fatto un provino per il Tour de La Pina di Radio Deejay che all’epoca era una rapper molto quotata e così, come per magia, mi sono ritrovata in tour per tutta l’Italia con lei, Giuliano Palma e altre fantastiche persone. Alla fine di questa favolosa esperienza sono tornata alla vita di tutti i giorni e per diversi anni non ho cantato se non al karaoke! Nel 2005 poi mi sono lentamente riavvicinata alla musica cantando con alcune band locali e dal 2009 è diventata la mia professione.” Nelle tue performance ti capita di interpretare generi musicali diversi, ma fra quelli che proponi in quale ti senti più “a casa”?


“Ho una predilezione per tutta la musica di estrazione black - il soul, il funk -, ma la radice di tutto è il blues e anche se spesso mi capita di cantare brani pop cerco di interpretarli a modo mio, dando sempre sfumature bluesy.” Hai realizzato tre album in cui proponi anche brani inediti. Come sono nati questi progetti musicali?

“Ho realizzato il mio primo album nel 2009 con il Baba Bossa Trio intitolato ‘Pop Bossa Acoustically’: proponeva al mercato indonesiano cover di brani pop e dance rivisitate in chiave bossa/samba. Il secondo album, ‘Too Heavy’, è uscito a nome mio e contiene sette cover soul e blues e tre brani inediti. A dicembre 2012 è nato infine ‘Se Vuoi’, il mio primo disco di soli inediti, scritto e prodotto insieme a Mecco Guidi. Le musiche sono di Mecco Guidi, mentre i testi sono solo in parte miei, alcuni preziosi amici mi hanno dato una mano, come Luca Sapio, Laura

Il sistema anti-aging che RIGENERA e RINGIOVANISCE per una pelle da favola

Una voce calda e blues Rosetti, Dulcamara, Iris Cartia e Vania Leone.” Qual è oggi il panorama professionale per una cantante poliedrica come te? Il mondo dei club come è cambiato?

“Per fortuna ci sono molti appassionati di musica e di concerti! Io ho cominciato tardi ad esibirmi nei locali e nei club ma posso ritenermi fortunata, perché collaboro con musicisti incredibili e poi perché, nonostante la crisi, lavoro tanto. Molti locali purtroppo hanno chiuso o non danno più spazio alla musica dal vivo per i costi proibitivi legati ai permessi e alla burocrazia: è davvero un peccato. Lo Stato dovrebbe fare qualcosa per agevolare i gestori dei locali e per tutelare i musicisti. Noi comunque non molliamo!” Da quando bambina cantavi le canzoni di Mina in macchina, quali sono i sogni realizzati e quelli che ancora tieni nel cassetto?

“Sicuramente i tre dischi sono un sogno diventato realtà, ma al di sopra di tutto le tantissime esperienze dal vivo, il contatto con le persone, la sinergia che si crea con i colleghi, i lunghi ed estenuanti viaggi in macchina per spostarsi da una città all’altra. Mi auguro per il futuro di continuare così, in costante crescita...” Alla prossima emozione, dunque, sempre con la musica che scorre sulla pelle. IN

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Inaugurare | Grand Hotel Leonardo Da Vinci

Cinque stelle vista

Mare

testo Serena Focaccia

Anche Cesenatico ora ha il suo cinque stelle: il Grand Hotel Leonardo Da Vinci, una struttura esclusiva e di lusso che recupera il complesso della ex Colonia Veronese offrendo suite eleganti e ambienti di classe.

Serata di grande prestigio quella del 27 luglio a Cesenatico con il taglio inaugurale del nastro del lussuoso e raffinato Grand Hotel Leonardo Da Vinci, ultimo cinque stelle della catena alberghiera Select Hotels Collection della Famiglia Batani. Già proprietaria di dodici hotel, principalmente sulla Riviera romagnola, Select aggiunge una struttura alberghiera di grande prestigio, che rappresenta inoltre il primo albergo cinque stelle di Cesenatico e si affianca ai lussuosi cinque stelle Grand Hotel Rimini, Palace Hotel di Milano Marittima

e Grand Hotel Italia di Cluj Napoca in Romania. Il Grand Hotel Leonardo è sorto sulle basi della Colonia Veronese, complesso che è divenuto di proprietà del comune di Cesenatico circa dieci anni fa. Antonio Batani, nel 2006, ha poi rilevato l’immobile ormai fatiscente per realizzare il progetto dell’hotel cinque stelle ora terminato. Il progetto edilizio di ristrutturazione dell’ex Colonia, che si estende su un’area di 15mila metri quadrati, ha consentito la realizzazione di un albergo con quattro tipologie di camere, dalla cate-

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A sinistra, due momenti dell’inaugurazione del Grand Hotel Leonardo da Vinci. In apertura, una lussuosa stanza dell’Hotel.

goria executive alle suite, passando per deluxe e junior suite, tutte con rifiniture di pregio, soffitti lavorati a mano, insonorizzate e dotate delle tecnologie più moderne. Nelle suite poi lusso ed eleganza sono portati ai massimi livelli: solo materiali top quality e comfort all’avanguardia, i bagni sono disegnati dalla casa di moda Versace. L’Hotel si affaccia direttamente sul mare e sulla spiaggia esclusiva che rientra nella concessione demaniale di 4.500 metri quadrati della ex Colonia Veronese. La serata di inaugurazione è stata

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dunque un’occasione per celebrare questa nuova struttura che vuole rappresentare un potente volano in grado di ridare slancio e vitalità alla realtà imprenditoriale locale. Presenza d’eccezione all’evento Giorgio Squinzi, Presidente di Confindustria, che ha salutato questa

nuova avventura imprenditoriale: “È necessario valorizzare le nostre potenzialità, primo fra tutte il turismo, vero motore dell’economia nazionale. Ecco perché apprezzo e plaudo all’impegno di Antonio Batani che, con il Grand Hotel Leonardo, ha mostrato coraggio im-

prenditoriale e fiducia nel futuro.” Fra gli oltre seicento invitati all’evento, che hanno percorso il red carpet che dal centro della piazza conduceva gli ospiti nella splendida hall dell’Hotel, erano presenti il prefetto di Forlì, Erminia Rosa Cesari, Massimo Giletti, conduttore della serata, Flavio Tosi, sindaco di Verona che nella ex Colonia Veronese ha trascorso da bambino le vacanze al mare, il sindaco di Cesenatico Roberto Buda e numerosi altri personaggi dell’imprenditoria, della politica e della società locale e non solo. IN



Creare | Federico Zanzi

Figure

Sfigurate testo Aldo Savini - foto Lidia Bagnara

Il tratto espressionistico di Federico Zanzi disegna un’umanità precaria e dolente. Con macchie di colore che accentuano il processo inarrestabile di trasformazione, del corpo e dell’anima.

Honoré de Balzac nel 1842 dava il titolo di Comédie humaine alla raccolta delle sue opere di romanziere composte a partire dal 1829, creando un unico ciclo narrativo per rappresentare un quadro completo della società francese nel periodo post napoleonico. Gettando i principi del realismo moderno, nonostante aspetti romantici e per certi versi melodrammatici, Balzac intendeva presentare l’umanità come un insieme di “specie” sociali, influenzate dall’ambiente e, al tempo stesso, riaffermava l’esigenza di un ordine spirituale e politico. L’umana commedia di Federico Zanzi, alla quale non sono esenti aspetti drammatici, investe non tanto la sfera sociale quanto quella intima, per certi aspetti domestica, dove ai temi sociologici si sostitu-

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iscono quelli affettivi ed esistenziali. Zanzi si guarda attorno ma non osa andare troppo lontano, certamente non esita a sconfinare nei territori della storia dell’arte antica e moderna, ma poi ritorna a se stesso per tentare di dare una risposta al senso della vita. Nelle opere degli esordi di grande formato è già presente, come un annuncio profetico, una traccia della sua poetica che si rivelerà progressivamente nei ritratti e nei gruppi di famiglia. Rivisitando dipinti tra Cinque e Seicento e rielaborandoli senza tradire l’aspetto formale della composizione, presta una particolare attenzione alla tensione etica e spirituale e rintraccia in essi attestati di una vanitas che non porta i segni del tempo storico ma tende piuttosto a

svelare la perenne fugacità delle cose mondane e di conseguenza

lascia intravedere la condizione dell’essere nel mondo, dominata dallo stato di precarietà, alla quale non è dato sottrarsi pur sentendosene estranei. L’oscurità quasi teatrale che prevale sulla luce, concentrata esclusivamente sulle figure o su parti di esse, accentua un senso di spaesamento e al tempo stesso di innegabile sacralità. Il san Girolamo nel deserto assorto in contemplazione e la Madonna e Giovanni ai piedi della croce addolorati anticipano un’indagine che coinvolge le ragioni del cuore attraverso ritratti e scene di gruppo di personaggi emotivamente e sentimentalmente a lui vicini. Figure in primo piano, a mezzo busto come in una sequenza cinema-


tografica, vengono isolate e poste in un altro contesto al fine di creare una situazione emozionale per un inatteso evento narrativo. A volte sembrano emergere dal buio profondo, altre da prati fioriti ma privi di luce: sono sempre fondali scenogra-

fici bloccati, freddi, spenti, e proprio per questo fanno risaltare impietosamente l’espressione contorta e sfigurata dei volti, eppure vitali, che trattengono un’indeterminata sofferenza. E ancora di più il contrasto tra ciò che muta e ciò che permane nell’indifferenza è evidenziato dallo stridente confronto tra l’abbigliamento dei personaggi femminili e la pelle dei loro volti. I vestiti a tinte forti e anche vivaci con fiori che sono macchie inerti di colore accentuano ulteriormente il processo inarrestabile di degrado o di semplice e progressiva trasformazione a cui il corpo è sottoposto. Se non sempre si riesce ad accettarlo,

Immagini della precarietà allora anche lo sguardo tende a spegnersi, ma resta un anelito di vita. Zanzi vuole andare oltre alle apparenze, talvolta accentua i tratti fisiognomici, marca i lineamenti sfiorando anche il grottesco, altre volte li cancella senza ironia, per alludere a qualcosa che sta sotto, che non si può e forse non si deve vedere, ma solo intuire. Ancora, la tensione espressionistica di matrice nordica si manifesta nella bocca che, quasi annullata o ridotta ad una

fessura, non riesce a dar voce al dolore e a ciò che si agita nell’interiorità, e gli occhi asimmetrici, quasi solo cavità, sono orientati in direzioni opposte, verso l’esterno e verso dentro. Così un volto, reso dalla densità cromatica quasi una maschera, oppure slavato e ridotto a sagoma, diventa una pura presenza pittorica. IN

Chi è Federico Zanzi Federico Zanzi è nato a Faenza nel 1978. Dopo il diploma al Liceo Artistico G. Severini di Ravenna ha frequentato l’Accademia di Belle Arti di Bologna. Attualmente è docente di Storia dell’arte e discipline plastiche. Risiede e lavora ad Alfonsine.

Via Oberdan 38, Forli - Tel. 338.2982330


Ragionare | Nuova Civiltà delle Macchine

La scienza

di ogni

Giorno

testo Serena Focaccia

Comprendere il presente e proiettarsi nel futuro: l’associazione Nuova civiltà delle macchine con il suo presidente Massimo Dellavalle ci dà qualche coordinata per vivere concretamente il cambiamento. E dare futuro ai giovani.

La città di Forlì, e tutti i centri della Romagna, vivono da sempre un grande fermento associativo, che si riflette nel libero riunirsi di persone con i più disparati interessi e obiettivi. Quella di Nuova Civiltà delle Macchine (nella foto, il consiglio direttivo dell’associazione) è una realtà associativa di peso e tradizione, nata a Forlì nel 1987 prendendo il nome dalla omonima rivista “di analisi e critica”. Obiettivi ambiziosi per l’associazione che si propone di promuovere l’unità del sapere, cioè la stretta connessione tra cultura umanistica e scientifica. Come sia possibile essere portatori oggi questo approccio culturale è la domanda che si pone Massimo Dellavalle, professore di liceo e presidente di Nuova Civiltà delle Macchine dal 2010, che racconta progetti e sfide che attendono l’associazione: “L’obiettivo di questi ultimi anni di attività è stato avvicinare la riflessione culturale al mondo dei giovani, perché è

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necessario che questi argomenti escano dai convegni per addetti ai lavori e diventino spunti concreti per affrontare la contemporaneità. L’unità di cultura scientifica e umanistica, che è l’idea che sta alla base dell’associazione, oggi assume un significato nuovo poiché questo approccio unitario è fondamentale per capire le conseguenze che le nuove tecnologie hanno nella vita di tutti i giorni. Avere gli strumenti conoscitivi e culturali per comprendere il cambiamento e saperlo gestire consapevolmente è importante per un approccio al mondo del lavoro e dell’impresa, soprattutto da parte dei giovani.” Quali sono dunque le iniziative realizzate per coinvolgere i giovani?

“Abbiamo lanciato gli ‘Aperitivi con giovani cervelli forlivesi’, incontri con giovani ricercatori che raccontano le loro attività in maniera semplice e rilassata: l’iniziativa ha avuto successo presso gli studenti, anche perché costituisce

un momento di confronto con giovani poco più grandi di loro che possono dare indicazioni concrete su come orientarsi nel mondo del lavoro e della ricerca. È importante sviluppare un rapporto costante con il mondo giovanile, perché i ragazzi oggi hanno perso una visione del futuro, ma questo non vuol dire che non abbiano sogni.” Per divulgare i contenuti scientifico-umanistici su quali canali si muove l’associazione?

“La condivisione della conoscenza è per noi un valore fondante che in primo luogo vogliamo realizzare nella realtà forlivese, per questo proponiamo seminari, convegni, iniziative per la cittadinanza e intendiamo sviluppare tutto questo in maggiore sinergia con l’università e allargandoci a Cesena e Ravenna. Abbiamo inoltre dato vita al ‘foglio digitale’ NCdM 2.0 in grado di raccogliere e condividere, nelle dinamiche del web 2.0, contributi e riflessioni di soci e collaboratori.” IN


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Viaggiare | Sandro Camerani

Tutti i cieli

America

dell’

testo Roberta Bezzi

Conoscere le strade degli USA con le parole di Sandro Camerani, giornalista ravennate che racconta nel suo ultimo libro i suoi viaggi negli States, dall’Atlantico al Pacifico, sempre on the road.

È frutto di quindici tour in soli sedici anni il libro “Il cielo sopra l’America” del giornalista ravennate Sandro Camerani, che si occupa di sport per giornali come “Gazzetta dello Sport”, “Corriere Romagna” e “Trotto & Turf”. I suoi appunti di viaggio raccontano angoli nascosti degli Stati Uniti, lasciando la curiosità di saperne di più. Dal Golden Gate al Filed of Dreams, dal Pacifico alle distese di granturco dello Iowa, passando per il Texas e la nuova America, rinominata “Obamaland”, l’autore percorre miglia e miglia sotto un cielo dai mille colori sempre rigorosamente on the road. Come nasce la sua passione per gli Stati Uniti?

“È legata al mio amore per musica, cinema e baseball. Sono cresciuto ascoltando Elvis, Beach Boys e Doors; i miei film-cult sono ‘Animal House’ e ‘The Blues Brothers’. In più, a mio avviso, le sensazioni che

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si provano durante una partita di baseball in America sono uniche.” Tra quelle visitate qual è la città d’oltreoceano che preferisce e perché?

“A ovest, certamente, San Francisco: offre il giusto mix tra turismo e cultura che in molte altre parti degli Stati Uniti manca. In generale preferisco percorrere in auto tutta la California, perché lo spettacolo della 101 è unico e le spiagge di Los Angeles sono un caleidoscopio di varia umanità.” Qual è il luogo più “magico”? Leggendo, mi ha colpito la descrizione dell’isola delle conchiglie Sanibel...

“Per un appassionato di baseball non c’è nulla come il Field of Dreams, nell’Iowa. Sanibel è un posto incredibile e quasi surreale. Ma cito anche Savannah, con il suo fascino voodoo e l’architettura che fa tanto ‘Via col Vento’.” L’itinerario che non ha mai fatto e che vorrebbe fare?

“Mi mancano le Hawaii. Mi frenano le sette ore di volo necessarie dopo averne fatte tredici per arrivare dall’Italia alla California. Poi mi piacerebbe visitare il Monte Rushmore nel South Dakota, ma il problema è che non c’è null’altro attorno per centinaia di miglia.” Quale percorso consiglia a chi parte per la prima volta per gli States?

“Non ho alcun dubbio. Volo andata e ritorno su San Francisco, nel periodo ideale che è la tarda primavera o fine estate. Consiglio di restare lì tre giorni, poi noleggiare un’auto e percorrere la 101 con soste a Big Sur e Santa Monica; è d’obbligo una fermata a Los Angeles, con visita di Venice, Hollywood Boulevard e Griffith Park, proseguendo quindi per Las Vegas, dove trascorrere una sola notte ma da leoni. Da lì si può raggiungere il Grand Canyon. e poi tornare a San Francisco con sosta allo Yosemite Park”. IN


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