Faenza
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Anno XII - N. 4 - SETTEMBRE - OTTOBRE 2013
Gene
Gnocchi Quel genio di Eugenio
Antonella Ranaldi Nel segno di arte e storia Monastero di Fognano L’educazione al femminile Mauro Grassi Sulla strada dell’arte
Sommario
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12 Essere Gene Gnocchi 19 Dirigere Antonella Ranaldi 24 Raccontare Monastero di Fognano 30 Stupire Mauro Grassi 34 Vendere Gigi Giorgioni 36 Percorrere La Ravegnana da Forlì a Ravenna
| EDITORIALE di Andrea Masotti |
42 Suonare Sacri Cuori 46 Degustare Claudia Bondi 50 Creare Onorio Bravi 54 Abitare Attico di città 62 Leggere Coffee Makers 66 Lavorare Coworking
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Un numero che racconta il territorio ravennate spaziando da Ravenna a Faenza e incontrando in copertina un faentino d’adozione nuovo nuovo: Gene Gnocchi, emiliano che per amore vive in Romagna. I tesori artistici di Ravenna sono poi raccontati dalla Soprintendente per i Beni Architettonici e Paesaggistici Antonella Ranaldi e sempre di arte e storia si parla nel pezzo dedicato al Monastero di Fognano, luogo di grande suggestione spirituale. Due personaggi originali rappresentano poi la creatività unita alla tradizione: Mauro Grassi, busker che porta le sue performance in tutto il mondo, e il giovane Gigi Giorgioni che
prosegue con slancio la tradizione erboristica della famiglia. Una suggestiva passeggiata lungo la via Ravegnana, ricca di arte e di storia, ci porta poi nella campagna. Si prosegue con il gruppo musicale dei Sacri Cuori, targato Romagna ed ora in tournée in Australia, e con la sommelier Claudia Bondi, vincitrice di concorsi nazionali e fondatrice di “Perle & Perlage”. Poi l’intervista al pittore Onorio Bravi, un elegante attico di città e “Coffee Makers”, vera e propria enciclopedia del caffé a cura di Enrico Maltoni e Mauro Carli. Si chiude con la novità del coworking, servizio messo a disposizione da Forlì Self Storage.
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Chiuso per la stampa il 18/10/2013
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Teatro comico all’Alighieri
Cescot presenta un corso per barman Ravenna - Corso per barman a Ravenna organizzato dal Cescot, scuola di formazione di Confesercenti. In programma ci sono 30 ore di lezione teorico/pratica serale a partire dal 28 ottobre 2013, con lezioni ospitate dal bar caffè d’Assi di piazza Bernini 7. Il corso è rivolto a chi desidera affacciarsi alla professione di barman per un inserimento lavorativo, ma anche a chi desidera aggiornarsi sulle nuove tecniche e tendenze. Sono previste anche esercitazioni: tra gli argomenti trattati anche quelli della caffetteria, gli aperitivi e i cocktails. A fine corso verrà rilasciato un attestato di frequenza. Info: 0544 292777 www.cescotravenna.it
Ravenna - Nomi da “red carpet” dello humor per il nuovo cartellone di Teatro Comico firmato da Accademia Perduta/Romagna Teatri e dal Comune di Ravenna. Ad arricchire la stagione dell’Alighieri arrivano infatti quattro appuntamenti con protagonisti della comicità italiana: si apre con Giobbe Covatta, all’Alighieri l’11 dicembre
con “6° (Sei Gradi)”, seguito dallo show di Mr. Forest il 13 gennaio e da Lillo e Greg, sul palco il 19 febbraio con “Il mistero dell’assassino misterioso”. Chiude la rassegna il 25 marzo Rocco Papaleo (nella foto), con lo spettacolo comico-musicale “Una piccola impresa meridionale”. Info: 0544 249244 - www.accademiaperduta.it
DJ Mattia Emme vincitore del “The “Passatore” numero 42, al via le iscrizioni Faenza - Positivamente archiviata la 41esima edizione con ben 2.015 iscritti, l’associazione sportiva dilettantistica 100 Km del Passatore è al lavoro per la 42esima edizione della “FirenzeFaenza”, in programma per il 24 e 25 maggio 2014. Le iscrizioni sono aperte fino al 31 gennaio con quota di partecipazione a 50,00 euro, che salirà a 65,00 euro dal 1° febbraio al 20 aprile, mentre per gli atleti che si registreranno dal 21 aprile al 15 maggio 2014, ultimo giorno per iscriversi, la quota sarà di 85,00 euro. Per il sesto anno consecutivo la “Firenze-Faenza” farà parte del Trittico di Romagna, insieme alla Maratona del Lamone e alla 50 Km di Romagna.
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Ravenna - Abbiamo già incontrato Mattia in una nostra rivista, in occasione della sua classifica tra i “top ten”. Recentemente ha ottenuto un ulteriore importante successo vincendo il talent show “The Talent”. È stato Francesco Facchinetti (nella foto con Mattia Emme) a presentare sul palco di piazzale Roma, a Riccione, la finale di “The Talent”, che ha selezionato giovani artisti nelle piazze di alcuni centri commerciali d’Italia. Nella serata si sono esibiti i 12 finalisti: cantanti, ballerini e dj. Mattia racconta con aria ancora incredula la sua partecipazione, l’invio della scheda di adesione spedita all’ultimo momento su suggerimento degli ami-
Talent”
ci, così, tanto per... Era già felice di aver superato la prima selezione ma non pensava di giungere in finale e... arrivare primo! (ADL)
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Arturo Martini tra Faenza Faenza - Una collaborazione tra la Fondazione Cassa di Risparmio in Bologna e la Fondazione del Museo Internazionale delle Ceramiche in Faenza, porta a Bologna a Palazzo
Artigiani digitali, corso con Cna Faenza - Presentato nei giorni scorsi nella sede della Cna faentina l’innovativo corso per Artigiani digitali, incentrato sulle tecniche evolute per la realizzazione di prodotti Made in Italy. Si tratta del primo corso in Italia che si pone l’obiettivo di creare il profilo del maker, una figura professionale in grado di utilizzare pratiche e tecnologie assolutamente innovative pur mantenendo la centralità dell’uomo nel processo produttivo.
Gigante alla presidenza dell’ente camerale Ravenna - Natalino Gigante è stato eletto a fine agosto presidente della Camera di Commercio di Ravenna. “Siamo veramente felici e orgogliosi - affermano Pierpaolo Burioli e Massimo Mazzavillani, rispettivamente presidente e direttore della Cna ravennate - di questo nuovo prestigioso incarico affidato a chi ha guidato la nostra associazione per quindici anni. Gigante è uomo di grande intelligenza, esperienza e sensibilità, profondo conoscitore dell’economia e delle dinamiche interne alle aziende. Siamo certi, quindi, che lavorerà con impegno per lo sviluppo del nostro territorio e per il sostegno al sistema imprenditoriale. Pur provenendo dalla Cna, saprà mettersi a disposizione delle Istituzioni nell’interesse delle imprese di tutte le categorie”.
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e Bologna Fava (fino al 12 gennaio 2014) e a Faenza al MIC (fino al 30 marzo 2014) un’interessante mostra dedicata al più importante scultore del ’900 italiano: Arturo Martini. Un racconto diviso in un due atti: quello a Bologna rivolto all’analisi della scultura in terracotta di grandi dimensioni e quello a Faenza attento alla ricerca estetica dell’artista attraverso, in particolare, la rappresentazione della figura femminile. A Faenza la mostra “Arturo Martini. Armonie, figure tra mito e realtà” a cura di Claudia Casali, direttrice del Museo Internazionale delle Ceramiche, propone una cinquantina di opere, significative della poetica dell’artista. www.micfaenza.org
Romagnoli in Barcolana Trieste - Sono Irina e Fragolina le imbarcazioni del Ravenna Yacht Club che ottengono le migliori posizioni (22° e 24° posto) all’interno della lunghissima classifica della Barcolana 2013 - oltre 1600 barche -, ma le imbarcazioni che vi hanno partecipato sono state ben cinque: Emytoo ha chiuso con un 64° posto, Again al 144° e infine Eli al 287°. In una regata di poco vento, complessa per via dell’al-
to numero di partecipanti, i risultati di quest’anno sono di tutto rispetto per il Circolo e di buon auspicio per l’imminente Campionato d’Inverno che a metà novembre, taglierà il traguardo della 32° edizione. Presente alla storica regata anche un’altra imbarcazione romagnola, Melagodo (nella foto), guidata dallo skipper Claudio Ricci e sostenuta dall’agenzia di comunicazione forlivese Menabò.
perchè le cose rimangano belle devi sempre riuscire a sognarle...
foto Franca Bernardi
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Trilogia d’Autunno per Ravenna
Laboratori per ragazzi al museo nazionale Ravenna - La Soprintendenza per i Beni Architettonici e Paesaggistici di Ravenna ha messo a punto un ricco programma di attività rivolte ai ragazzi delle scuole dei territorio per l’anno scolastico 2013/14. I percorsi didattici, gratuiti e che prendono spunto dagli oggetti conservati al Museo Nazionale di Ravenna, si pongono come obiettivo la sensibilizzazione del pubblico scolare nei confronti del patrimonio storicoartistico. Le attività sono condotte da personale specializzato. Si va dal percorso sulle stele classensi a quello “Sulle tracce di Teoderico”, per passare poi ad “Animali in libertà”, “Anche i muri parlano…”, “La Natività”, “Ma quanto pesa l’anima?”. Per informazioni e prenotazioni: 0544 543710 www.soprintendenzaravenna. beniculturali.it
Insieme per la pace, dialogando Ravenna - Un ciclo di incontri ispirati dall’apertura della nuova moschea caratterizza questo autunno ravennate. Il ciclo, dal titolo “Insieme per la pace, dialogando”, si è aperto il 4 ottobre con l’inaugurazione della nuova moschea in via Guido Rossa 10/12 (zona Bassette), per proseguire con appuntamenti diversi ospitati nella sala Silvio Buzzi (via Berlinguer 11) e nella biblioteca Vignuzzi (via San Marna 37). Gli appuntamenti del mese di novembre si aprono martedì 8 (ore 20,30) alla sala Buzzi, con un incontro dal titolo “Tra stima e autostima, i giovani musulmani una speranza per l’Italia”.
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Ravenna - Sull’onda del successo della prevendita dei carnet per le tre nuove produzioni di Macbeth, Otello e Falstaff, la nuova Trilogia d’Autunno che concluderà a novembre la 24esima edizione di Ravenna Festival, si è aperta anche la prevendita dei biglietti per i singoli spettacoli. Sarà possibile acquistarli alla biglietteria del teatro Alighieri, negli Iat di Ravenna e Cervia, in tutte le filiali della Cassa di Risparmio di Ravenna e on line al sito www.ravennafestival.
Festival
org. Le moltissime richieste giunte dall’Italia e dall’estero sono un’ulteriore conferma della validità della formula “trilogia” e del grande interesse per la nuova maratona lirica di Ravenna Festival che consentirà di presentare sul palco dell’Alighieri, uno dopo l’altro e a stretto confronto tra loro, i tre capolavori nei quali il genio di Verdi viene esaltato dall’incontro con le opere del grande William Shakespeare. Info: 0544 249244 tickets@ravennafestival.org
Valerio Adami al MAR Ravenna - Dal 12 ottobre all’8 dicembre il MAR di Ravenna ospita la personale dedicata a Valerio Adami. Nel corso di tutta la sua carriera l’artista ha creato per sé una raccolta delle sue opere più significative e per la prima volta questa personalissima e privata selezione viene presentata al pubblico. Valerio Adami è uno dei maggiori
artisti italiani del ventesimo secolo, insignito dei maggiori premi internazionali. Partendo da una pittura espressionista influenzata dall’opera di Francis Bacon, si è avvicinato alla Pop Art americana sviluppando un racconto a fumetti fantastico e ironico dove in interni spersonalizzati dispone oggetti banali. www.mar.ra.it (S.M.)
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Zombie e streghe per Mirabilandia Savio - Cinque tunnel dell’orrore e, per i più piccoli, “La Tana delle Zucche”: così Mirabilandia festeggia Halloween nel fine settimana dal 31 ottobre al 1° novembre, con apertura notturna fino alle 22. Nei fine settimana di ottobre il parco divertimenti si è trasformato nel set di un film dell’orrore tra tematizzazioni, spettacoli, “zombie parade” e tanto altro, lanciando anche la campagna abbonamenti per la prossima stagione 2014, con promozioni valide fino al 3 novembre. www.mirabilandia.it
Schegge di vita al mare d’Inverno Cervia - Il museo del sale di Cervia (Musa) ospita fino all’8 dicembre 13 scatti artistici di Sandro Capatti riuniti nella mostra fotografica dal titolo “Schegge di vita al mare d’inverno”. Le immagini mostrano mare e territorio durante il periodo invernale, luoghi e atmosfere che offrono spazio all’interiorità, al pensiero profondo, alla meditazione. La mostra allestita nei locali del museo cervese (in via Nazario Sauro 24) è aperta nelle giornate di sabato, domenica e festivi, dalle ore 15,00 alle 19,00.
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In vetrina le opere di Piero
Ravenna 2019, presentato il dossier Ravenna - Il Comitato Promotore di Ravenna 2019 e i Comitati ArtisticoOrganizzativi hanno licenziato il documento di candidatura a “Capitale Europea della Cultura per il 2019”. Consegnato a Roma il 19 settembre, presso il Ministero per i Beni artistici e culturali, gestore della procedura, il dossier verrà reso pubblico una volta scaduto il bando. Gli amministratori locali, di Ravenna ma anche delle città romagnole vicine, ora incrociano le dita, e ringraziano lo staff coordinato da Alberto Cassani per il lavoro svolto.
Ravenna - La Cassa di Risparmio di Ravenna ospita nelle proprie vetrine del “Private Banking” (ex Negozio Bubani, piazza del Popolo 30) la mostra dedicata a “Piero Strada: un poeta del ferro”. Strada è nato a Ravenna in un borgo di operai, vive e lavora in città. Nel 1945 comincia a lavorare presso un meccanico di biciclette dove impara a saldare il metallo. Parte così la sua lunga formazione, arricchita da tante sperimentazioni
Strada
e dall’avvicinamento anche ad altri materiali, come il vetro e la pietra. Le sue opere hanno un forte impatto comunicativo: ognuna è un racconto, una visione legata a qualche storia letta o a qualche emozione vissuta e l’artista crea col ferro ciò che la sua mente gli ha dettato. A questa straordinaria opera dell’ingegno e della raffinata manualità artistica, l’esposizione ospitata dalla Cassa fino al 30 ottobre intende rendere omaggio. Ph. FotoCorelli
Primo Premio Gozzano al poeta Nevio Spadoni Ravenna - Nevio Spadoni è il vincitore del XIV concorso nazionale di Poesia e Narrativa “Guido Gozzano” edizione 2013, con l’opera “Cal parol fati in ca” (Raffaello editore, Ravenna). Molti sono i poeti e gli scrittori partecipanti al concorso, tra cui ricordiamo Davide Rondoni, classificato al secondo posto. Spadoni ha ritirato il prestigioso riconoscimento il 12 ottobre scorso a Tezo (Al). Autore di importanti monologhi teatrali quali “Lus”, “La Pérsa”, “Sta nöt che al vós”, “L’isola di Alcina e Galla Placidia”, Spadoni ha al suo attivo un nutrito palmares: nel 1984 ha ricevuto il premio “Boncellino”, nel 1992 il Premio “Lanciano” per la poesia inedita, nel 1995 il “Tratti Poetry Prize” per “E’ côr int j oc”; nel 2000 il testo “L’isola di Alcina” ha ricevuto la nomination al premio Ubu come migliore novità italiana e miglior spettacolo dell’anno. (ADL)
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Offset, visioni sulla Nuova Ravenna - Presentata al teatro Rasi lo scorso 19 ottobre la seconda edizione di “Offset - Visioni e manifesti sulla città”, progetto a cura dell’associazione culturale Strativari realizzato in collaborazione con Ravenna 2019 e Ravenna Viso-in-aria. Nato da un’idea di Emilio Macchia e Fabio Sbaraglia, Offset cerca, attraverso lo sguardo di cinque grafici, spunti di riflessione sull’identità della città. Selezionati attraverso un bando, Fe-
città
derico Antonini, Francesca Battiato, Lucia Del Zotto, Giovanni Pamio e Alessio Romandini, sono stati ospiti di una residenza curata dall’associazione Strativari tenuta durante l’estate, che li ha visti affiancati da operatori culturali del territorio. Con loro i cinque designer hanno confrontato visioni, idee ed esperienze, realizzando poi un manifesto per la città. www.strativari.org
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Essere | Gene Gnocchi
Quel genio di
Eugenio
testo Francesca Miccoli - foto Massimo Fiorentini
Piedi gentili e cuore tenero, Gene Gnocchi è un artista a tutto tondo che insegue i suoi sogni. A cominciare da quello di diventare un calciatore di serie A, partendo magari dalla squadra del Faenza, sua città d’adozione.
Pensi a Gene Gnocchi e affiorano vividi nella mente i capelli arruffati da intellettuale squinternato, lo sguardo malandrino e indagatore, la lingua sferzante e arrotata. E ancora le guance avvinazzate di Ermes Rubagotti, la nenia conciliasonno della zia di Savicevic, le battute dissacranti del Rompipallone. Poi incontri Eugenio Ghiozzi (vero nome di Gene, ndr) e ti trovi davanti una persona estremamente seria, pacata, che parla sottovoce nel rispetto del galateo e della buona educazione, saluta e ringrazia per prima. Un antidivo, che non si atteggia a personaggio e non ricerca il consenso a qualsiasi prezzo. Una piacevole sorpresa, dilatata dalla sana curiosità di un uomo dotato di un’intelligenza sottile, capace di cogliere ciò che sfugge ai più trasformando l’insignificante in arguzia. Gene ed Eugenio, personaggio e persona: rovesci di una medesima, fulgente medaglia. Ghiozzi è un padre affettuoso e un calciatore dai piedi gentili. Gnocchi un artista a tutto tondo: comico, attore, autore teatrale e televi-
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sivo, scrittore e persino cantante. Il cinquantottenne Eugenio vive a Faenza dal dicembre dello scorso anno. Un trasferimento dettato dal
cuore. Il dardo di Cupido lo ha trascinato al seguito della compagna Federica, che in primavera lo ha reso padre per la quarta volta. E ha arricchito la sua vita e allargato il suo cuore con l’arrivo luminoso della piccola Irene. “Nostra figlia è meravigliosa e simpaticissima - spiega il fidentino -. Non ci sono aggettivi che possano descrivere l’esperienza della paternità. Adesso pesa sette chili e tenerla in braccio anche solo venti minuti provoca certi dolori di schiena... Per questo ho attrezzato il piano inferiore di casa allestendo una piccola palestra con cyclette e tapis roulant”. L’atterraggio nel microcosmo manfredo è stato tutt’altro che violento. “L’impatto è stato morbido. A Faenza nessuno ti assilla perché sei un personaggio famoso. Ho già alcuni amici, con cui vado a giocare a tennis, e piccole abitudini consolidate. Ogni mattina acquisto il giornale all’Ottagono,
vado spesso a cena da Alieto e dalla Marianaccia (Marianaza, ndr)”. Senza dimenticare le opportunità professionali. “ La Romagna è una realtà viva. Tanto è vero che in seno al Mei, Festival dedicato ai giovani emergenti, ho fatto una sorta di contro MTV Awards”. Legàmi subito solidi, in barba a chi si arrocca su antistorici campanilismi tra emiliani e romagnoli. “Nessuna contrapposizione. Certo se noi emiliani diciamo che il nostro nocino è migliore, qualcuno s’inalbera ma dopo averlo assaggiato finirà con il darci ragione”. La quotidianità nella terra del sangiovese è abbastanza “ordinaria”, se ordinarie si possono definire le gioie dettate dalla semplicità delle piccole cose. “Dopo la sveglia, se la bimba dorme mi metto a scrivere. In caso contrario la porto a fare un giretto per dare un po’ di agio a Federica. Quindi le diamo la pappa”. Un trantran rivisto all’inizio della stagione televisiva e teatrale. “Il 21 ottobre a Parma debutto a Parma con lo spettacolo ‘La vita condominiale di Johnny Depp’.
A fianco e in apertura, Gene Gnocchi durante l’anteprima del suo spettacolo “No MTV Awards USA” tenuta al MEI di Faenza il 27 settembre scorso.
Uno show sviluppato su due livelli: da un lato vanno in scena racconti originali di Oblomov dall’altro testi scritti da me, che interpreterò lo schiavo tuttofare di Johnny Depp, impersonato da Mario Manchisi”. Tra una serata e l’altra proseguirà la promozione del “Gene dello sport”, l’ultima fatica letteraria, da poco in libreria, che è già un best seller. “Una summa delle battute pubblicate negli ultimi dieci anni su ‘Sportweek’, settimanale de ‘La Gazzetta dello Sport’”. Se Gene non finisce mai di sorprendere per l’ingegno multiforme, alimentato da un talento poliedrico e capace di far sentire l’artista a proprio agio su un palcoscenico, davanti ad una telecamera o alla scrivania, Eugenio sbalordisce per un’abilità insospettata. E
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qui lo stupore si fa meraviglia. “Il mio vero sogno era diventare un calciatore professionista. Giocare
a pallone è l’unica cosa che so realmente fare e fino ai 55 anni ho inseguito il traguardo di calcare i prati di serie A”. Un obiettivo sfumato sul filo di lana. Al pari della possibilità di ascoltare dal vivo la magica melodia che prelude ogni
mio inserimento in squadra”. Senza considerare il favorevole impatto mediatico e, di conseguenza, economico, che ne sarebbero derivati. Un’occasione persa? Forse per entrambi. “Mi sento tuttavia in dovere di ringraziare la squadra: i ragazzi sono stati simpaticissimi”. Più probabile, oggi, un esordio con il Faenza calcio. “Che però milita in
Artista con un debole per il pallone incontro di Champions League. Sembrava cosa fatta l’accordo con la società Tre fiori di San Marino. “Avevo già sostenuto le visite mediche, ero pronto al debutto. Poi è intervenuto il presidente federale, che ha giudicato inopportuno il
Eccellenza e non in serie A. Inoltre dovrei fare la protesi a un ginocchio...”. Nel tempo libero Ghiozzi continua a carezzare il sogno assistendo a qualsiasi partita, dai settori giovanili in su. “Mi piace scoprire nuovi talenti. Mi affeziono ai
calciatori più che alle squadre. Adesso il mio preferito è Berardi del Sassuolo... (Il giorno dell’intervista, il giovane atleta firma con la Juventus, squadra in cui giocherà dal 2014)”. Con la testa nel pallone e un pizzico di malinconia, Eugenio dal piede d’artista lascia il passo a Gene, che ripercorre il lungo viaggio professionale, iniziato grazie a quell’incastro alchemico di circostanze che può verificarsi solo nell’esistenza dei predestinati. “Negli anni Ottanta andai allo Zelig per assistere a qualche spettacolo e, in maniera inattesa, ebbi l’opportunità di provare. Andò bene, fu un exploit. Non ho avuto il tempo di fare gavetta”. Segue la fortunata partecipazione ad Emilio. “Beniamino Placido scrisse una recensione entusiasta: da quel momento non ho mai smesso di lavorare inanellando esperienze a Il gioco dei nove, Scherzi a parte, Mai dire gol, I vicini di casa. Ho fatto tutto quello che umanamente avrei potuto desiderare”. Il personaggio a cui è più affezionato, ma non troppo, è quello di Rubagotti, il paonazzo bergamasco impostosi a suon di “alura” e “gnaari!”. “Preferisco tuttavia essere me stesso e non far ridere nascondendomi dietro una parrucca. Ogni tanto però è necessario fare anche quello”.
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Gene durante le prove dello spettacolo “La vita condominiale di Johnny Depp”.
Rovistando negli archivi televisivi, si scopre che la prima vera avventura professionale di Eugenio era iniziata nei tribunali. In veste di principe del foro. Principe in età repubblicana. “Mi associai ad un collega ma non avevamo clienti. Ci dava lavoro solo qualche gruppo assicurativo: sinistri e talora recupero crediti. Ho mollato dopo tre anni, la provincia non offre grandi opportunità a chi vuole esercitare la professione legale. Quell’esperienza tuttavia mi è servita per disinnescare le querele delle vittime delle mie boutade”. A rimettere le cose a posto l’ineffabile genialità di un ladro di sorrisi. Un’attitudine innata. “Mi è sempre piaciuto fare
scherzi, sin dall’infanzia. Una ca-
ratteristica che mi ha aiutato a fare spogliatoio, in campo e fuori”. Un talento ereditato per corredo cromosomico? Sembra proprio di sì. “Mio padre, sindacalista della Cgil, era discretamente folle. E anche mio nonno non era male. Appartengo a una genia quanto meno strana. La più normale era mamma, parrucchiera. D’altronde con sei figli non c’era il tempo di abbandonarsi alle stranezze. Lei e papà erano una bellissima coppia”. Dei cinque fratelli solo Carlo, “Charlie”, ha seguito le orme di Gene ma anche gli altri ne avrebbero avuto le potenzialità. “Siamo tutti un po’ così: il secondogenito
Il Gene dello Sport Volete conoscere i retroscena, anche piccanti, dei più svariati protagonisti dello sport? Vi solletica l’idea di scoprire fatti inediti su Juan Antonio Samaranch, Michel Platini, Tiger Woods, Federica Pellegrini, Silvio Berlusconi o Alberto Tomba? Per soddisfare tutte le curiosità arriva “Il gene dello Sport”, libro fresco di stampa per la collana Bompiani Overlook che mette nero su bianco, come recita il sottotitolo, “tutto quello che avreste voluto sapere sullo sport e avete osato chiedere”. Nato dal confronto tra Gene Gnocchi e i lettori di “SportWeek”, il settimanale della “Gazzetta dello Sport” con cui il comico collabora dal 2003, il libro scorre veloce tra eclatanti rivelazioni, bizzarrie e indiscrezioni, il tutto all’insegna della più schietta risata. Comico, attore, conduttore, autore televisivo e teatrale, Gene Gnocchi non è nuovo alla produzione letteraria. Sempre per Bompiani ha pubblicato “Il mondo senza un filo di grasso” (2004) e “L’invenzione del balcone” (2011).
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lavora a Imola, gli altri tre si occupano di ristorazione e hanno locali a Parma e a Fidenza. Artisti nell’animo che però a fine mese devono guadagnarsi la pagnotta”. E una buona vena di estro Gnocchi l’ha trasmessa pure ai figli. “Con Silvia conduco una trasmissione radiofonica in cui prendiamo in giro le radio in tv. Sono molto fiero, è davvero portata. Anche lei però nella vita fa altro. Ercole, il primogenito, lavora nel settore musicale in uno studio di registrazione che produce jingle. Spero che lo assumano”. Niente nepotismo, il posto va guadagnato. Quello serio di casa, si fa per dire, è Marcello, il cucciolo, aspirante psicologo. “È un ragazzo di grande intelligenza, mi mette quasi in soggezione. Mi fido ciecamente delle sue scelte”. Se gli eredi rappresentano la splendida proiezione di ogni uomo nel futuro, per Gene l’avvenire è ancora tutto da decifrare. “Guardo negli occhi mia figlia Irene, di sette mesi, e capisco che posso proiettarmi al massimo alle 16 di oggi pomeriggio”. IN
Dirigere | Antonella Ranaldi
Nel segno
di arte e
Storia
testo Anna De Lutiis - foto Massimo Fiorentini
Ravenna, Ferrara, Forlì, Cesena, Rimini, fino a Venezia. Il territorio da tutelare è molto vasto per la soprintendente per i Beni Architettonici e Paesaggistici Antonella Ranaldi, che ha Ravenna come prima sede.
Antonella Ranaldi è la soprintendente per i Beni Architettonici e Paesaggistici per le province di Ravenna, Ferrara, Forlì-Cesena e Rimini. Il suo studio a Ravenna è nello splendido complesso di San Vitale dove si trovano il Museo Nazionale, la basilica, nota in tutto il mondo per la sua unicità, il mausoleo di Galla Placidia. È proprio nel suo studio, già appartamento dell’abate di San Vitale, che l’incontriamo, dopo aver percorso l’elegante corridoio che vi conduce. Elegante, disinvolta, molto pronta a parlarci degli impegni che la rendono difficilmente raggiungibile, vista la complessità delle tante città di cui deve occuparsi. Sappiamo che viene da Bologna, ma il suo accento non è bolognese. “Sono nata a Roma, dove ho studiato e vissuto fino al 2000. Poi per lavoro mi sono spostata a Bologna e dal 2009 lavoro a Ravenna. In questo periodo, inoltre, svolgo l’incarico di soprintendente ad interim del Veneto orientale, con sede a Venezia”.
La Soprintendenza attuale comprende varie città. Lei dove ha scelto di abitare?
“Fino a poco tempo fa ho continuato ad abitare a Bologna, al momento mi divido tra Ravenna e Venezia, ma Ravenna resta la mia prima sede”. La sua città, Roma, può definirsi museo a cielo aperto. Questo ha influenzato la sua decisione di studiare architettura?
“Direi proprio di sì, per le esperienze uniche e indelebili che Roma offre. Le scelte più decisive per la vita si prendono spesso senza capirne subito le ragioni, sono dettate da affinità elettive. Andando avanti è cresciuta la passione. Oggi rifarei la stessa scelta”. Trovarsi a Ravenna dopo aver vissuto a Roma e a Bologna che effetto fa?
“Mi trovo a Ravenna per mia scelta, ma resta per me soprattutto un luogo di lavoro anche se vi ho incontrato persone interessanti e stretto amicizie, coltivato i contatti con l’estero ad esempio con il Giappone e la Turchia. Quella di Raven-
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In questa pagina e in apertura, Antonella Ranaldi ritratta nel chiosco del Museo Nazionale di Ravenna.
anche la memoria di coloro che sono passati di qui, come Dante. Il Risorgimento, l’impegno civico nella tutela ha contraddistinto alcuni ravennati nella storia della giovane nazione. Di Ravenna mi piace il mare vicino alla città”.
e vigilanza. Non ultima, presso la Soprintendenza si svolge la formazione dei restauratori, nella Scuola per il restauro del mosaico, che da quest’anno riapre alla didattica nel nuovo corso di laurea in restauro e conservazione”.
Qual è il compito di un soprinten-
Il Museo Nazionale, all’origine, ave-
dente?
va il compito di rappresentare la
“Essere alla guida di una struttura organizzativa complessa, esercitando non un potere ma una funzione, quella della tutela e della trasmissione al futuro di valori espressi dall’arte e dalla storia. E poi deve organizzare il lavoro di 130 dipendenti, distribuiti nella
città con tutta la sua unicità.
“Sì. Istituito già nel 1885, il Museo si assunse il compito di rappresentare l’immagine della città nelle sue testimonianze artistiche e storiche e l’opera della Soprintendenza, che dal momento della sua nascita nel 1897 ne assunse la gestione.
Tutelare arte e storia
na è una Soprintendenza con una storia speciale, è la prima nata in Italia, grazie a Corrado Ricci”. Cosa le piace di più di questa città?
“Da storica dell’architettura l’attenzione va ai suoi monumenti, veri e propri capisaldi dell’architettura dell’Occidente, come San Vitale e Sant’Apollinare in Classe. Sapere che posso raggiungere San Vitale con un solo sguardo è per me un privilegio. A Ravenna si lega
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sede centrale a Ravenna e nella sede distaccata di Ferrara, con 11 siti monumentali da gestire direttamente di cui 9 aperti al pubblico; tra cui a Ravenna i siti Unesco, Sant’Apollinare in Classe, il Mausoleo di Teodorico, il Battistero degli Ariani. A questi si affiancano Casa Romei a Ferrara, l’Abbazia di Pomposa, la fortezza di San Leo, luoghi di eccezionale importanza anche per il turismo. L’attività copre un territorio vasto da salvaguardare, dove entrano in gioco interessi diversi, si autorizzano o meno i lavori per tutelarne i valori d’insieme e l’identità propria degli edifici storici e del paesaggio. Ne sono il primo custode, insieme ai miei collaboratori, architetti, storici dell’arte, e tutto il personale amministrativo, di custodia
Gran parte del patrimonio veniva dalle collezioni dei monaci camaldolesi e benedettini, arricchito dai ritrovamenti nei lavori di restauro o di scavo. Proprio cent’anni fa il Museo venne trasferito nella sua prestigiosa sede attuale, l’ex monastero benedettino di San Vitale (1913-1914), aperta al pubblico e inaugurata nel 1921 in occasione del sesto centenario dantesco. In un luogo emblematico per la città, si raccoglieva il meglio di una produzione artistica di generi diversi di provenienza ravennate o da altri luoghi nello spirito del grande collezionismo del Settecento, confluito nel sentimento di storia patria della nascente nazione”. Ultimamente ci sono stati dei cambiamenti, dal punto di vista logistico e non solo...
“Per essere vivo e attuale, il Museo dev’essere accogliente per i turisti e per i ravennati. Per questo abbiamo promosso tante iniziative: conferenze, concerti, presentazioni di libri, mostre come quella in corso ‘Riccardo Licata e i maestri del mosaico’, allestimenti di artisti contemporanei come quelle del giovane e affermato Davide Rivalta. Nel 2011 abbiamo organizzato il ciclo di otto conferenze ‘Ravenna. Otto monumenti patrimonio dell’Umanità’; nel 2013 ‘Vestire il sacro’, in collaborazione con il Dipartimento di Conservazione dei beni culturali (UniBO, a cura del prof. Luigi Canetti). E poi i concerti dell’Accademia Bizantina a settembre di domenica mattina e un ricco calendario di percorsi didattici e laboratori tematici ideati per
le scuole. Da ricordare il recentissimo restauro del gruppo di cinque erme del II secolo d.C. in mostra a Napoli al Museo di Capodimonte nell’edizione ‘Restituzioni 2013’, presentato alla città il 28 settembre nella Sala Corelli del Teatro Alighieri, a cui si lega il rinnovamento in atto del Museo con l’apertura di una nuova Sala lapidaria delle Erme e Antichità. Ne torneremo a parlare presentando la sala e il libro il prossimo 30 novembre, con le 27 sculture esposte, veri e propri capolavori restituiti, molti del tutto inediti, selezionati dai depositi. Il messaggio per i ravennati è quello del recupero del senso di appartenenza del Museo alla città, per apprezzarne la bellezza e goderne, anche solo passeggiando all’ombra dei portici nei chiostri”.
Il contenuto del Museo non è facile da capire, come non è semplice orientarsi. Cosa è stato fatto per rendere più facile il percorso?
“Non è così immediato capirlo per l’eterogeneità degli oggetti raccolti ed esposti. Gli interventi in atto seguono un programma, in cui ogni sezione tematica viene individuata nelle collezioni e opere presenti nel Museo. Dallo scorso aprile si entra al Museo dall’originario ingresso al monastero, da via San Vitale, dal portichetto vicino alla basilica. L’ingresso da via San Vitale era già così nel primo Museo e molti dei ravennati lo ricordano bene; si è trattato solo di riprendere l’impostazione iniziale di Corrado Ricci e Giuseppe Gerola, capovolta nei tempi più recenti”. IN
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Dream Car
idee e grinta per battere la crisi MassIMo CECColI, rEsPonsabIlE DEl rEParto Moto bMw DI ravEnna, Illustra lE novItà DElla rInoMata ConCEssIonarIa auto E Moto
Qui si trovano gli innovativi ra. Il portafoglio ordini che abbiamo oggi è già Ci siamo lasciati in primavera con alcune prescooter Quadro, mezzi a tre e cinque volte quello di fine 2012, e questo è di visioni, speranze e ipotesi di scenari futuri. Ora a quattro ruote pratici e sicuri buon auspicio”. che la stagione motociclistica e l’anno volgono Dream Car, nel suo complesso, come ha al termine chiediamo un bilancio a Massimo deciso di affrontare il prossimo futuro? Ceccoli, responsabile del reparto moto Bmw di Ravenna. “La tenacia di Walter Visani è degna di nota! In questi ultimi Partendo dalle vendite, come si chiuderà questo 2013? anni parecchi marchi e concessionarie sono passati di mano “Il 2013 si conferma come l’anno più difficile per l’intero come aziende del settore hanno deciso di cessare la loro attività. parto moto a livello nazionale. Le vendite di moto, scooter ma Nessuna soluzione alternativa ha però convinto Visani e si va anche di accessori e abbigliamento tecnico hanno registrato un avanti come Dream Car, mantenendo il comparto moto struttuforte calo, in alcuni casi sconcertante, e hanno portato il settorato in Vendita e Assistenza ufficiali BMW, mentre per i marchi re indietro di circa trent’anni. Anche tutto ciò che ruota attorno BMW Auto e MINI si mantengono ufficiali i comparti Assistena questo mondo, come manifestazioni, raduni, vita da Club e za. Il nostro Service verrà implementato aprendo le porte a tutti competizioni, hanno subito una forte battuta d’arresto. Il nostro i tipi di auto, con offerte mirate a costi più bassi per le vetture brand rimane comunque leader di mercato, sia nel panorama più anziane e i marchi minori... in poche parole, qualità d’assinazionale sia in quello locale: le iniziative di BMW Motorrad e stenza BMW Dream Car a costi accessibili a tutti. Per quanto quelle aziendali, uniche nel panorama motociclistico, assieme riguarda la vendita, dal mese di ottobre, siamo ‘multi marche’, ai prodotti esclusivi e convincenti sia sul lato tecnico che su ‘specialisti dell’usato’ e del ‘km zero’. Rimarremo il punto di quello estetico, di prestigio e di mantenimento del valore nel riferimento per i nostri clienti storici, sia per l’assistenza sia tempo, continuano a fare la differenza”. per l’acquisto, ma vogliamo diventarlo anche per quell’utenza Capiamo la difficoltà nel fare previsioni, come in ogni che a noi non si era mai rivolta prima. Inoltre rappresenteremo settore oggi, ma come vede il 2014? importanti società di noleggio, come Arval e Leas Plan, sempre “Vorrei poter dire che credo, per l’Italia intera, in quell’accenno nell’ottica di soddisfare qualsiasi esigenza di mobilità”. di ripresa di cui si parla. Le aziende che hanno seminato bene e E per il reparto moto? investito su prodotto e servizi penso che potranno distinguersi “Amplieremo il reparto moto con altri mandati ufficiali. Siamo e tornare a crescere. In poche parole, almeno per BMW Motordiventati concessionari degli innovativi scooter Quadro per tutrad, vedo un 2014 che potrebbe portare buone soddisfazioni”. ta la provincia. Questi mezzi a tre, dalla prossima primavera Immagino abbiate nuove carte da giocare... anche a quattro ruote, pieganti e sterzanti, sono estremamen“Assolutamente sì! La R1200GS, che da 8 anni è la moto più te sicuri, adatti soprattutto per quegli utenti che non vanno venduta in Italia, rivoluzionata e presentata nel marzo scorso, in moto, ma che vogliono un mezzo pratico, veloce e che si sarà disponibile in quantità adeguata alla richiesta e non scardestreggi nel traffico con una sicurezza mai vista prima su uno seggerà come è stato quest’anno. Nel 2014 arriveranno anscooter. Dobbiamo proprio dirlo, chi la dura la vince!”. che le rinnovate R1200RT ed Adventure, oltre ad una serie di prodotti completamente nuovi che si andranno ad aggiungere alla gamma attuale. Ad esempio una Special ultra personaDream Car s.r.l. - bMw Motorrad lizzabile, una naked 4 cilindri con il motore della S1000RR e Via Vicoli, 91 - 48100 Ravenna (RA) quindi ipersportiva, il maxi scooter completamente elettrico Tel. 0544/263611- fax 0544/263612 www.dreamcar.bmw.it con prestazioni simili a quelle di un C600Sport ed altro anco-
Raccontare | Monastero di Fognano
L’educazione al
Femminile
testo Andrea Casadio - foto Lidia Bagnara
All’apice del suo fulgore nella metà dell’800, il collegio di Fognano fu una delle istituzioni più prestigiose d’Italia. Oggi scuola materna e asilo per i più piccoli.
Chi percorre il tragitto da Faenza a Firenze, lungo la strada della valle del Lamone, non può non restare impressionato dall’imponenza davvero “fuori scala” del grande edificio che si erge poco dopo l’ingresso nell’abitato di Fognano. Da solo, il palazzo che ospita il monastero delle suore domenicane del SS. Sacramento e l’Istituto “Emiliani” occupa una
buona metà della borgata, o almeno della sua parte più antica. È allora facile immaginare che impatto ebbe la sua costruzione nella vita della comunità, nel corso di un lungo cantiere che si protrasse dal 1822 al 1868. Una presenza che, però, non ha avuto i suoi effetti solo nella piccola Fognano. Il monastero e il collegio femminile da esso a lungo ospitato rappresentano una delle esperienze più significative nella storia delle istituzioni educative della Romagna, ma anche di tutta l’Italia, negli ultimi due secoli. Per la verità, le origini dell’istituto sono anche più antiche. Un monastero femminile dell’ordine domenicano (intitolato a Santa Caterina) era stato infatti fondato nella piccola comunità della val Lamone già alla metà del ’500. Soppresso in età napoleonica, lo stabile che lo ospitava era stato ceduto ad un privato, che a sua volta lo aveva affittato ad alcune ex monache secolarizzate. Una volta restaurato il governo pontificio nel 1815, il nuovo e intraprendente arciprete di Fognano, don Giacomo Ciani, aveva cominciato a progettare la sua riapertura, ottenendo dal governo, nel 1820, il relativo decreto e un modesto sussidio. Era solo un primo passo, perché le condizioni del vecchio palazzo, ormai cadente, non permettevano un effettivo ritorno della comunità monastica fra le sue mura. Don Ciani si rivolse allora al nobile faentino Giuseppe Maria Emiliani.
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Uomo di cultura e letterato, come responsabile dell’istruzione pubblica del Comune di Faenza l’Emiliani aveva già maturato la consapevolezza della necessità di un’istituzione che, sul modello dei collegi femminili di S. Chiara nella stessa Faenza e di S. Giovanni Battista a Bagnacavallo, unisse la piena ortodossia cattolica all’apertura a una forma moderna di educazione e di istruzione per le ragazze “di civile condizione”. Fu così che il ricco faentino, accettata la proposta di don Ciani, acquistò nel 1821 il vecchio stabile e sulle sue fondamenta iniziò la costruzione del grande palazzo, su progetto dell’architetto faentino Pietro Tomba, con la precisa condizione che
accogliesse anche un collegio femminile. L’anno seguente il vescovo Stefano Bonsignore promulgò le nuove costituzioni del monastero, che venne ufficialmente riaperto il 24 giugno 1823 con l’antico nome di S. Caterina (nel 1832, con l’inaugurazione della nuova chiesa, mutò l’intitolazione al SS. Sacramento), mentre il collegio fu inaugurato il 1° gennaio del ’24. Stabilito così uno dei pilastri (quello economico-amministrativo) della nuova istituzione, restava da definirne l’altro aspetto fondamentale, e cioè quello specificamente educativo. A questo fine fu realizzato, in primo luogo, un rafforzamento della comunità religiosa, con la chiamata di monache giovani e adatte al nuovo compito. Fra queste compariva la poco più che trentenne Rosa Brenti, che già si era fatta apprezzare nell’attività
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di insegnamento fra le Maestre Pie di Sansepolcro. Divenuta ben presto priora, sotto la sua carismatica e lunghissima direzione (morì nel 1872) il collegio di Fognano s’impose come una delle istituzioni più prestigiose d’Italia nel campo dell’educazione femminile. Certo, non mancarono momenti di difficoltà, ad esempio quando Emiliani subì una breve detenzione da parte del governo dopo il fallimento dei moti liberali del 1831-32, o quando, negli stessi anni, il cardinale
Sopra e in apertura, scorci degli ambienti del grande monastero. Nella pagina seguente, vista di un cortile interno.
Giuseppe Fesch, zio materno di Napoleone e protettore del monastero, ritirò improvvisamente il notevole sostegno economico promesso per il completamento del palazzo a causa del rifiuto della Brenti di aggiungere il suo nome, nell’intitolazione del collegio, a quello di Emiliani. Quest’ultimo morì nel 1847, dopo avere lasciato tutti i suoi averi all’istituzione da lui creata. La quale, nel frattempo, aveva trovato un altro solido pilastro cui appoggiarsi, e cioé il cardinale e vescovo di Imola Giovanni Maria Mastai Ferretti, che prese particolarmente a cuore le sorti dell’istituto gratificandolo anche di molte visite. Particolarmente significative le ultime due: la penultima, nel giugno del 1846, nella sosta del viaggio verso il conclave che lo avrebbe eletto papa con il nome di Pio IX; l’ultima, undici anni dopo, durante il celebre viaggio del 1857 in cui il pontefice, come capo del governo temporale, diede il simbolico addio alla Romagna alla vigilia dell’unificazione nazionale. Nel 1862 il collegio, all’apice del suo fulgore, ospitava un’ottantina di religiose e 111 educande provenienti da tutta Europa. Il clima politico del nuovo stato, però, non
mancò di riverberare ben presto i suoi effetti su un’istituzione percepita ora da molti come un’ingombrante eredità del passato. Già con la legge di soppressione degli ordini religiosi del 1866, ad esempio, i beni del monastero
Lo splendore a metà ’800 furono confiscati dal governo e fino alla fine del secolo, pur continuando le monache e il collegio a risiedere nell’edificio, fu vietata ogni nuova ordinazione. Con lo scoppio della prima guerra mondiale, nel 1915, il collegio venne chiuso e il monastero trasformato in ospedale militare, con le monache a rivestire il ruolo di infermiere. Furono quattro anni metaforicamente “in trincea” anche per loro, con un contraccolpo economico che portò l’istituto sull’orlo della chiusura. Anche questa volta, però, la crisi fu superata e nel 1922 il monastero poté festeggiare il suo primo secolo di vita con la riapertura del collegio, avvenuta però su basi diverse rispetto al passato: oltre al tradizionale corso di studi riservato alle ospiti del convitto e modellato su quello delle scuole magistrali statali, si
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istituì infatti una seconda sezione, ben più affollata, aperta ad alunni esterni, che comprendeva le scuole elementari e la scuola di lavoro. In realtà, già da una ventina d’anni era stata avviata una scuola di ricamo, destinata specificamente alle giovani di Fognano. Questa iniziativa, e la riforma del 1922, furono i primi passi verso un processo che nel corso del ’900 portò l’istituto ad aprirsi sempre più verso l’esterno, allargando progressivamente la sfera della sua azione educativa. Alla metà degli anni ’20, ad esempio, furono inaugurati l’asilo e l’oratorio festivo. Superata la bufera della guerra (quando la comunità
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monastica aprì le porte a decine di sfollati e pagò anche un pesante tributo di sangue con la morte di tre suore in seguito a un bombardamento) le nuove iniziative si susseguirono a ritmo serrato: nel 1955 fu
Negli anni ’70, però, il clima sociopolitico complessivo stava ormai diventando sempre più ostile verso il modello educativo incarnato dall’istituto fognanese. Il 1977 fu l’ultimo anno di attività dei corsi scolastici,
Un’istituzione mutata con la società aperta una scuola materna a Reda, nel ’56 un convitto universitario a Bologna (e uno a Roma nel 1969), fra gli anni ’50 e ’60 vennero organizzati corsi professionali a Fognano, nel 1975 fu assunta la direzione della scuola materna di Brisighella.
e nel 1982 la chiusura definitiva del convitto (sopravvissuto fino ad allo-
ra al solo fine di ospitare i ragazzi dei centri minori della vallata che frequentavano le medie a Fognano) segnò davvero, per l’istituto Emiliani, la fine di un’epoca. Anche in questo caso, però, la forza dell’istituzione riemerse nella capacità di ridefinirsi, adattandosi ai tempi nuovi senza con ciò perdere la propria identità più profonda. Oggi l’Istituto conserva la scuola materna (e nido per i più piccoli) diretta erede del vecchio asilo, divenuta scuola paritaria riconosciuta dallo Stato, e gestisce il collegio universitario femminile “S. Domenico” di Roma. Contestualmente, il monastero ospita una casa di accoglienza e spiritualità, destinata a gruppi di preghiera e di studio, a convegni di vario genere, agli ospiti desiderosi di riposo e vacanza. Dimenticati gli anni della “contestazione”, non mancano richieste neppure per la riapertura del convitto, anche se si tratta di un’ipotesi al momento non all’ordine del giorno. Dopo quasi due secoli, per il grande palazzo sulle rive del Lamone non è ancora giunto il momento di chiudere i battenti. IN
Stupire | Mauro Grassi
Sulla strada dell’
Arte
testo Roberta Bezzi
Un carillon vivente accompagna le performance di Mauro Grassi, estroso giocoliere e artista poliedrico partito da Mirabilandia che oggi gira il mondo con la sua compagnia Italento.
Vivere d’arte è una sfida che il 43enne ravennate Mauro Grassi, esperto giocoliere e poliedrico artista, ha vinto. Al punto da decidere di lasciare ad altri la gestione del suo storico ristorante, “La Locanda del Melarancio”, per girare il mondo con la sua compagnia Italento, che nel 2012 ha festeggiato vent’anni di attività. Antesignano nell’universo degli artisti di strada, ha trovato un suo ambito di specializzazione negli spettacoli e nelle performance itineranti con macchine semoventi. Come è nata la società di spettacolo Italento?
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“Tutto è iniziato con l’esperienza di clown, trampolieri e giocolieri, classici artisti di strada al parco di Mirabilandia, con un mimo francese che ci ha fatto scuola. All’epoca avevo 23 anni e mi sono accorto presto che, anche se in Italia non vi era nessun festival del settore, ci poteva essere richiesta anche al di fuori del parco. Così ho fondato la società di spettacolo Italento, attorno a cui ruotano oggi cinque-sei artisti fissi, più altri che collaborano. Gli anni Novanta hanno visto nascere anche i centri commerciali dove ci si esibivamo spesso, così come in sagre e feste. Nel tempo la
compagnia ha cominciato ad orientarsi verso gli spettacoli itineranti, le cosiddette street parade”. C’è uno spettacolo a cui è più affezionato?
“Sì, ed è anche quello che ha dato una spinta significativa alla mia carriera artistica. Si tratta del ‘Carillon vivente’, con una ballerina che danza sul pianoforte viaggiante. Lo spettacolo ha vinto il primo premio al Carnevale di Venezia del 1998: una vetrina di grande prestigio a livello internazionale che ci ha procurato contatti e inviti in tutto il mondo. Lo abbiamo portato in diciassette paesi diversi e
la tappa più emozionante è stata tre anni fa, a Washington, su invito dell’ambasciatore francese negli Stati Uniti. Un grande onore essere invitati a rappresentare la Francia, paese con una grande tradizione nel settore, dopo essere stati notati durante una sfilata al carnevale di Nizza. Con un volo privato delle forze armate ci hanno portato alla festa organizzata per la Nato a Norfolk in Virginia e poi all’ambasciata francese della capitale americana”. La scorsa primavera siete stati nel Nord Europa dove vi siete guadagnati la prima pagina di un giornale fin-
miei precedenti lavori c’era la ricerca di questa componente. Quando facevo il barman, ad esempio, mi piaceva l’esibizione che accompagnava la preparazione di un cocktail. Lo scopo è sempre lo stesso, lasciare un ricordo nel cuore dello spettatore. Quando non sono in tournée mi chiudo nel mio capannone a ‘fabbricare’ nuove creazioni: ora sto lavorando al nuovo spettacolo e, come sempre, la parte più difficile sono i meccanismi semoventi. La parte più facile sono i costumi: in vent’anni ne ho accumulati 320 tutti diversi, da quelli medievali a quelli del Settecento”.
landese e la ribalta televisiva. Quali
Come è cambiato in questi anni il
sono le prossime destinazioni?
panorama degli artisti di strada?
“Presto saremo per la prima volta in Cina, a Macao; l’Asia e i paesi
“In Italia vent’anni fa eravamo in venti, oggi migliaia. La concorren-
sivo del cappello è solo simbolico”. Come riesce ad avere così tanti contatti in tutto il mondo?
“Al di là degli inviti che riceviamo dopo esser stati notati durante i vari eventi, partecipiamo a fiere tipo la Kulturbörse di Friburgo riservata ai soli artisti di strada. Lì acquistiamo uno stand in cui possiamo esibirci e stringere i contatti internazionali”. IN
“Mi è sempre piaciuto emozionare” arabi rappresentano i nuovi mercati. Siamo già stati al Festival di Dubai con 23 trampolieri, per circa una quarantina di giorni nel 2003, il periodo d’oro della città degli Emirati Arabi. Ormai la nostra attività si rivolge al 70 per cento all’estero, anche perché in Italia è troppo faticoso essere pagati, soprattutto dagli enti pubblici. Per il 2014 abbiamo appena avuto la conferma di ingaggio per un mese in Tennessee, al parco Dollywood”. Come è sbocciata la sua passione per vendere buonumore?
“Mi è sempre piaciuto emozionare la gente, farla divertire. Anche nei
za è agguerrita e, in più, la crisi ha aperto una corsa al ribasso che non facilita. Per questo è stato necessario specializzarci in strumenti musicali meccanici, tipo organetti, che piacciono molto soprattutto nel Nord Europa. In Francia, Germania e Belgio, l’arte di strada è riconosciuta dallo Stato, mentre in Italia c’è un vuoto legislativo e tutto è lasciato all’iniziativa dei Comuni, che però vivono in grandi ristrettezze. Da noi c’è ancora l’idea che l’artista di strada sia colui che vive delle offerte del pubblico, mentre in Europa tutte le esibizioni sono a cachet e il gesto conclu-
Sopra, Mauro Grassi durante una performance. In apertura un’esibizione del “Carillon vivente”.
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IL NazIoNaLe-CremerIa UN CAFFè per UN dolCe MoMeNTo dI relAX IN pIAzzA
Un bar simbolo della città rinasce a nUova vita, con Un restyling elegante e accogliente sospeso tra passato e modernità.
Un locale rilassato e accogliente dove è Il posto ideale per gustare tè, E sarà un’altra piazza, quella delle Antiche possibile gustare una cioccolata in tazza dolci, pasticceria e gelati di Carceri, conosciuta come piazzetta “delle come una volta. È il Nazionale-Cremeria, qualità nel cuore di Ravenna. Poste”, anch’essa in fase di ristrutturazione, che collegherà il Nazionale a via Gordiinaugurato lo scorso giugno e situato in ni e che farà da cornice a concerti, presentazioni di libri piazza del popolo a ravenna, nel cuore della città. ed eventi di vario genere. Visibile dalla vetrata interna aperto sette giorni su sette, il locale è stato recendella sala da tè, la piazzetta sarà collegata a piazza del temente ristrutturato dopo un’assenza lunga oltre dieci Popolo da un tunnel e si preannuncia come un suggestianni, mantenendo però l’anima vintage dei vecchi caffè vo “salottino” nel cuore del centro storico. in cui riscoprire il piacere di ritagliarsi un momento di Se il Grand’Italia ben si presta ad una consumazione pausa, tra un mignon e un gelato artigianale. Ad acveloce, al banco, la Cremeria invita invece a entrare per cogliere i clienti del Nazionale il bancone che espone sedersi e gustare una dolce pausa lontano dallo le prelibatezze prodotte dal laboratorio-pasticceria artigianale situato al piano superiore e un corridoio stress quotidiano. Fiore all’occhiello del Nazionale che porta a due accoglienti sale da tè, tra poltroncine sarà la creazione di dolci artigianali, affidata a uno dal design moderno e vecchie foto storiche che ritragchef napoletano, da gustare al bar o da portare a casa. gono la Ravenna di un tempo passato. Il proprietario Il laboratorio, con pasticceria a vista, offrirà una vasta Andrea Astolfi, titolare del gruppo alberghiero Premier scelta di leccornie, tra pasticcini, dolci di vario genere Hotels, società che già gestisce il Bar Grand’Italia, ha e anche torte su ordinazione, personalizzate e di cake affidato il restyling della struttura all’architetto Frandesign. Il locale offre anche una vasta scelta di gelato cesca Valzania dello Studio Design e Architettura di artigianale realizzato con materie prime di qualità e Milano Marittima, che ha coniugato in un sapiente mix proposto anche in un’originale versione salata, con guantico e moderno, passato e futuro. Ecco allora che sti come gorgonzola e olive. Il Nazionale si presta inoltre ad ospitare catering, compleanni, riunioni aziendali, nelle sale da tè sarà possibile degustare le miscele coffee break, matrimoni e aperitivi. di infusi più pregiati, prodotti dalla Bottega Giorgioni, brioche, crêpe e molto altro ancora. “Si tratta di un bel segnale per la città - spiega Marco Ravaioli, direttore del Nazionale e del Grand’Italia -. Investire così tanto nella stessa piazza di questi tempi vuol dire credere davvero in quello che Ravenna e il suo Piazza del Popolo 28, Ravenna centro centro storico possono offrire”. Tel. 0544 217529 - Aperto tutti i giorni
Vendere | Gigi Giorgioni
La via delle
Spezie
testo Anna De Lutiis - foto Massimo Fiorentini
Il capostipite Ricciotti fondò a Ravenna la “Drogheria e Coloniali” nel 1888. Oggi Gigi Giorgioni, rampollo di quarta generazione, porta avanti il negozio di famiglia. Tra avvolgenti aromi e fragranze.
Giovane, sportivo, sguardo intelligente. Gigi Giorgioni è il rampollo di quarta generazione dell’azienda da anni leader nella vendita al dettaglio di prodotti naturali ed erboristici. Il capostipite, Ricciotti Giorgioni, nel 1888 fondò la “Drogheria e Coloniali”, una novità per Ravenna, un tale successo che gli valse la medaglia d’oro al lavoro. Seguirono Giulio e, terza generazione, e Maurizio. Negli anni l’azienda, sotto il marchio de “La Butega ad Giorgioni”, si è arricchita di prodotti e ha cambiato le modalità di vendita: oggi si lancia sul web e stabilisce contatti con tutta Italia e con l’estero. Gigi è un ragazzo dinamico, gioca in una squadra di pallavolo, esce con gli amici e ama il cinema. Poi, ogni mattina, torna ad occuparsi di quel mondo meraviglioso che ben conosce fin da bambino insie-
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me a suo padre Maurizio, che definisce “mio collega di lavoro”. Lavorare nell’azienda di famiglia è una conseguenza o una scelta?
“Sicuramente una mia scelta, nata da una passione che coltivo da sempre. Fin da bambino, in famiglia, ho assorbito i profumi delle erbe, ho bevuto tisane, mangiato pasta kamut quando non era di moda e pane integrale. Era inevitabile che sentissi l’appartenenza a questo mondo fatto di spezie, erbe aromatiche e tanto ancora”. Ha studiato erboristeria?
“No, sono laureato in Comunicazioni Internazionali. Tutto quello che so, tutta la mia esperienza, mi provengono dagli anni trascorsi con mio nonno e mio padre Maurizio, che si è diplomato in erboristeria all’università di Urbino ed ha partecipato a corsi di naturopatia, iridologia e approfondimenti
sui ritrovati di nuova generazione. Devo dire, comunque, che la mia laurea oggi mi torna utile, perché noi lavoriamo molto su web e abbiamo clienti sparsi ovunque, da Parigi alla Sicilia. Abbiamo alcuni prodotti esclusivi, introvabili in tutta Europa, che ci vengono richiesti. Mandiamo la senape in Germania; l’essenza di tartufo per addestrare i cani, ad esempio, l’abbiamo solo noi e la spediamo in tutta Europa. Molti clienti milanesi vengono a Ravenna appositamente per acquistare i nostri prodotti...”. E come sono i ravennati? Sono clienti abituali?
“C’è chi quasi ogni giorno viene per le caramelle speciali, per la tisana, le spezie... Per loro è una piacevole abitudine frequentare il negozio e chiedere consigli, mentre si inebriano dei meravigliosi profumi di cui l’ambiente è saturo”. IN
Percorrere | La Ravegnana da Forlì a Ravenna
La strada
lungo il
Fiume
testo Andrea Casadio - foto Claudia Presti
Un pomeriggio d’autunno seguendo il percorso della via Ravegnana lungo quello che anticamente era il tracciato dell’acquedotto romano: un viaggio che è un concentrato di arte, storia e natura nel cuore della campagna romagnola.
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La pieve, il fiume e, a poca distanza, la Ravegnana, in procinto di stringersi ad esso in un abbraccio che si scioglierà solo alle porte di Ravenna. È senza dubbio da qui, dalla pace bucolica e appartata di Pieve Acquedotto, che vale pena iniziare il nostro viaggio nella storia e nella natura da Forlì a Ravenna lungo il percorso del Ronco. Una storia che nei nomi stessi di questi luoghi trova una sua sintetica ma chiara delucidazione e che ci parla di quando qui innalzava le sue arcate l’acquedotto romano che dissetava Ravenna con le acque dell’Appennino, e poi di quando - verso il 1100 - lungo il suo tra-
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gitto si inalveò definitivamente il vecchio Bidente. Il “roncare” (dissodare un territorio incolto) fu allora l’attività che iniziò a esplicarsi alacremente lungo le sponde del fiume, dandogli un nuovo nome e facendolo diventare la spina dorsale della riconquista di quelle lande selvagge al ripopolamento. Superata Pieve Acquedotto (ecco così svelata l’origine di questo singolare nome) e ormai gomito a gomito con il fiume, la strada corre larga e veloce nella campagna. A destra, oltre la sponda, scivola via l’abitato di Borgo Sisa, con la villa che fu dello scrittore Antonio Beltramelli. Dalla nostra parte, i casali
Sotto e in apertura, la pieve di S.Apollinare in Longana. A fianco, la chiesa di Durazzanino.
si susseguono fino alla comparsa del profilo svettante del campanile di Durazzanino e, poco dopo, del borgo di Coccolia. Questo, proprio al confine fra le due province, è un punto “strategico” nella geografia della pianura romagnola. Qui il canale di Ravaldino, provenendo da Barisano, si getta nel Ronco; qui, di conseguenza, venne costruito già nel Medioevo il mulino, che oggi, meccanizzato, ancora domina con la sua mole imponente l’abitato. Qui, infine, i percorsi si incrociano e si sovrappongono. Da una parte, oltre il ponte sul fiume, la strada verso il mare; dall’altra, quella verso S. Pietro in Trento e la campagna faentina.
Seguendo le anse del Ronco
Via Giorgini, 1 - Castrocaro (FC) Tel. e fax 0543 768037 seguici su
Al di là del ponte, la prima delle tante ville padronali dell’aristocrazia ravennate, l’Arrigoni-Della Torre, con le sue eleganti forme neoclassiche celate dal parco e il suo maestoso viale di pini che si addentra nella campagna. Al di qua, il complesso della villa Pasolini, nel secolo scorso una delle più importanti e moderne aziende agricole romagnole, formata da edifici costruiti in epoche diverse e anch’essa nascosta alla vista da un parco maestoso. A questo punto, a un occhio attento non sfugge un parti-
ORCIa NI
colare rivelatore: se prima il fiume scorreva in una sorta di “canyon” naturale, o al massimo protetto da spalti poco più che abbozzati sul piano di campagna, ora la strada corre su grandi argini che danno al viaggio una suggestiva visuale a “volo d’uccello”. Più che qualunque sanzione amministrativa, è il segno che un confine è stato superato e che siamo entrati nel territorio di Ravenna. È così che, dopo pochi chilometri, vediamo aprirsi una delle visioni più scenografiche di tutto il percorso, quella della settecentesca villa “Monaldina”, con l’elegante cancello in ferro battuto, il viale d’accesso fiancheggiato da statue e l’immancabile parco all’inglese a fare da degno coronamento all’insieme. Siamo ormai alle porte di un’altra borgata, Ghibullo, che nel suo stesso nome (dal tardo latino Gaibus, “conca”, “corso d’acqua”) ricorda
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la storia di queste terre. Come nel caso di Coccolia, anche a Ghibullo la presenza di un agglomerato non è casuale: il ponte che attraversa il fiume sulla destra in direzione di San Pietro in Vincoli e, poco dopo, l’incrocio con la strada che scende a sinistra verso Russi ci dicono che anche questo è un punto focale nella rete viaria di questo lembo di Romagna. Non a caso la piccola borgata, già sede di un punto di ristoro e osteria per i viandanti, fra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento ospitò anche una stazione del tramway Ravenna-Forlì, che correva appunto lungo il tragitto della Ravegnana. Dopo qualche chilometro, la visione della pieve di S. Apollinare in Longana, isolata in basso a poca distanza dalla piccola borgata omonima, ci riporta a quando le sue umili mura erano una delle poche presenze umane del territorio.
L’ingresso e uno scorcio di Villa Miserocchi.
Edificata presumibilmente intorno all’anno Mille, è un semplice edificio a navata unica, affiancato da un piccolo campanile a guglia conica. Subito dopo, i maestosi filari di pioppi cipressini annunciano l’ottocentesca villa Miserocchi, un tempo nucleo dell’azienda agricola della famiglia Ghezzo, un’azienda all’avanguardia nella sua epoca. Le sue inconfondibili case coloniche, con le facciate in mattoni e i nomi dei poderi scritti in rilievo, sono ancor oggi una delle presenze più caratteristiche della zona. La strada, quasi rettilinea, corre ora veloce verso Ravenna, su una campagna che forse non è più il “giardino” di un tempo ma è ancora verde, ubertosa e sostanzialmente risparmiata dalla speculazione edilizia altrove imperante.
Il sistema anti-aging che RIGENERA e RINGIOVANISCE per una pelle da favola
Scorci d’autunno e ville Dopo la chiusa di S. Bartolo, lo sguardo riesce forse a scorgere oltre il fiume la “colonna dei Francesi”, il pilastro di marmo a forma di spada eretto alla metà del ’500 a ricordo della celebre battaglia svoltasi in quei luoghi esattamente mezzo millennio fa. In questo punto, l’incrocio con la statale Adriatica segna l’ingresso nel primo confine funzionale e psicologico con la città. Ancora un paio di chilometri e, alle porte di Ravenna, il Ronco scioglierà il vincolo che a Forlì lo aveva legato alla nostra strada. Dopo l’unione con il “fratello” Montone, un nuovo, più vasto abbraccio lo attende nell’orizzonte dell’Adriatico. La strada giungerà a Ravenna nella caratteristica cornice di borgo S. Rocco, dove il “Portonaccio”, suo ideale punto di arrivo, aprirà al viandante l’ingresso agli ori e agli splendori dell’antica capitale. IN
L’acquedotto di Traiano I motivi di interesse di un percorso storico sul Ronco non sono solo a lato dei suoi argini, bensì anche dentro, per così dire, il suo stesso corpo. Quando il fiume è in secca è infatti possibile in alcuni punti veder affiorare dall’acqua quello che resta dei piloni dell’antico acquedotto. Costruito da Traiano e restaurato da Teodorico, esso assicurava il rifornimento idrico di Ravenna e Classe dalla zona di Meldola. Col tempo si incassò forse nei terreni soffici della pianura, tracciando così per il fiume una via di passaggio verso il mare.
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Suonare | Sacri Cuori
Il sound della
Terra
testo Serena Focaccia - foto Angela Anzalone
Una formazione tutta romagnola e una musica che fonde il folk dell’America di confine con il liscio, il popolare con il colto, il sacro col profano. È il sound dei Sacri Cuori, tra Venezia e l’Australia.
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Magazzino Parallelo a Cesena (per chi non c’è mai stato è un’esperienza da fare), una sera di metà settembre, i Sacri Cuori che provano: sarà la musica che gira intorno - come cantava qualcuno -, ma non può esserci cornice diversa e migliore per conoscere la band.
Antonio Gramentieri, fondatore del gruppo con un passato da giornalista prima del salto per dedicarsi full time alla sua musica, racconta e si racconta con passione e calma insieme: “Siamo in partenza per un tour di più di un mese, prima in Australia poi in Europa. È un mo-
angela schiavina andrea ferretti
Ricevimenti Matrimoni Lezioni di cucina Degustazioni Vacanze di gusto
mento importante per i Sacri Cuori, che chiude un ciclo di due anni molto impegnativo e pieno di soddisfazioni: più di trecentocinquanta concerti, l’uscita dell’album ‘Rosario’, le tante collaborazioni soprattutto internazionali e poi la colonna sonora per un film premiato al Festival del Cinema di Venezia.” Partiamo allora dalla cronaca recente, i Sacri Cuori sono reduci da un festoso “passaggio in laguna” insieme al cast e al regista, Matteo Oleotto, del film “Zoran, il mio nipote scemo”, pellicola che ha riscosso un notevole successo nella “Settimana della critica”, ottenendo una menzione speciale, e ha vinto il Premio del pubblico, il Premio dei Cineclub e il Premio “Schermi di qualità”. Un bel palmares per un regista esordiente e una bella soddisfazione per i Sacri Cuori che hanno composto la colonna sonora. “Per creare le musiche del film - racconta Gramentieri
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Ph. Eleonora Rapezzi
- ho iniziato facendo un sopralluogo con Oleotto nei luoghi del film (ambientato a Gorizia, ndr). Poi abbiamo registrato le melodie che ho creato con la chitarra seguendo le suggestioni che mi erano giunte dai posti che avevo visto, senza conoscere niente della sceneggiatura. Solo dopo ho letto lo script e abbiamo composto altri pezzi.
Alla fine molti fra i brani scelti dal regista erano quelli nati dal primo sopralluogo. È stato bello lavorare in estrema libertà, per un film che non risentiva di pressioni commerciali, e il successo di Venezia è stato davvero una felice sorpresa. Senza dubbio quella della composizione di colonne sonore è una strada che vogliamo continuare a percorrere.”
Sacri Cuori on stage Sacri Cuori nasce come una formazione aperta creata da Antonio Gramentieri, chitarrista e compositore, che racconta così le origini del gruppo: “Nel 2008 avevo pronto un album, ‘Douglas and Dawn’, e la casa discografica mi disse che era il caso di dare un nome al gruppo di musicisti e così nacquero i Sacri Cuori. Il nome s’ispira all’iconografia religiosa popolare del ‘Sacro cuore di Gesù’, un’immagine che mi ha sempre affascinato per la sua natura molto umana e poco divina.” Il nucleo del gruppo si è stabilizzato poi con Diego Sapignoli alla batteria e percussioni e Francesco Giampaoli al basso, che compone anche alcuni fra i brani che i Sacri Cuori suonano nei live; presenze ormai stabili sono anche Denis Valentini (al basso tuba e percussioni) e Francesco Valtieri (al sax baritono) approdato nel gruppo in occasione della registrazione della colonna sonora di “Zoran, il mio nipote scemo”. Dopo i successi cinematografici, l’album “Rosario”, la partecipazione a vari festival - tra cui “Trentino in jazz” e “Ravenna festival” - e l’attività di backin’ band per musicisti italiani e internazionali (Il Pan del Diavolo, Hugo Race, Richard Buckner, Robyn Hitchcock...), i Sacri Cuori chiudono il 2013 con il tour partito il 19 settembre da Brunswick in Australia e che li vede in scena prima per il pubblico australiano e poi in Europa fino a novembre.
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A fianco, i Sacri Cuori durante il concerto di saluto al Magazzino Parallelo prima di partire per il tour. A fianco, da sinistra Antonio Gramentieri, Diego Sapignoli e Francesco Giampaoli.
E senza dubbio la musica dei Sacri Cuori, tutta di pezzi rigorosamente strumentali, si propone come una naturale colonna sonora, viva di storie e personaggi che si fanno reali nel movimento suadente o evocativo dei suoni. I riferimenti musicali e anche culturali sono aperti e dichiarati: “Siamo una formazione tutta composta di romagnoli, ci siamo formati con la musica dell’America di confine, del Messico, con sonorità folk e blues. Confrontandoci con questi moduli musicali lontani abbiamo ritrovato elementi inconsci che arrivano dalla nostra terra, come il liscio, e li abbiamo rielaborati in una visione di sintesi che non vuole dare un’immagine nostalgica, da cartolina dell’Italia, ma una visione immaginaria e immaginifica, una musica ‘in dormiveglia’. I nostri riferimenti diretti sono i compositori di colonne sonore degli anni Sessanta e Settanta, cito Nino Rota per tutti. Con i nostri pezzi vogliamo sempre raccontare una storia,
creare una narrazione, senza virtuosismi tecnici fine a se stessi né pretese intellettuali.” E sono proprio storie quelle che si ascoltano nell’album “Rosario”, uscito da un anno per l’etichetta londinese Decor Records e con un ottimo riscontro di critica. Dopo il tour “agli antipodi”, si chiuderà dunque un ciclo. Quali le nuove prospettive che si apriranno per i Sacri Cuori? “Dopo due anni così intensi l’obiettivo per noi è alzare ancora il livello qualitativo. Vorremmo aumentare le presenze nei festival musicali, dove ci piace essere presenti con la nostra musica per
Musica che racconta abbattere gli steccati fra i generi. Senza dubbio vogliamo anche continuare a lavorare per il cinema e proseguire e aumentare le collaborazioni internazionali.” Intanto arrivano gli altri componenti del gruppo, il batterista Diego Sapignoli che suona con Gramentieri dal 2005 e ora seduto al tavolo tiene sulle ginocchia il suo piccolo Damiano di quasi due anni, il bassista Francesco Giampaoli, Francesco Valtieri e Denis Valentini. Una pausa prima di andare in scena, prima di raccontare le loro storie (e un po’ di se stessi) suonando. Hanno tutti gli occhi buoni di chi vive di musica e i gesti appassionati di chi la sente nel cuore. Poche volte nome di una band fu più azzeccato quanto quello dei Sacri Cuori. IN
Degustare | Claudia Bondi
Sangiovese mon
Amour
testo Alessandro Rossi
Vini di carattere ma sempre più raffinati quelli prodotti in Romagna. Così li descrive Claudia Bondi, sommelier giovane ma già molto esperta, vincitrice di alcuni tra i più prestigiosi concorsi nazionali e fondatrice di “Perle & Perlage”.
Claudia Bondi è aretina di origine, giovane, spregiudicata e vincitrice del Master del Sangiovese 2012, tenuto a Faenza. Le abbiamo chiesto di parlarci del suo rapporto con questo vitigno, se per lei è un compagno di vita o un amante momentaneo, visto che l’anno precedente ha vinto anche il Master del Nebbiolo, altro grande patrimo-
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nio genetico vitivinicolo Italiano. “Sono nata e cresciuta nella campagna toscana - racconta - in una zona praticamente equidistante da Arezzo, Firenze e Siena. Il Chianti era di conseguenza il vino ‘di casa’, ed è proprio nei paesi del Gallo Nero che serbo i ricordi della mia infanzia ed adolescenza. Per questo se dovessi descrivere il mio
rapporto affettivo con il Sangiovese non lo definirei né compagno di vita né flirt passeggero: si tratta piuttosto di una persona di famiglia, saggia e rassicurante ma non per questo priva di verve, come in genere sono gli zii preferiti. Con il Nebbiolo invece si è trattato di un’amicizia più adulta e ragionata, costruita nel tempo, e pure essa, ma
per ragioni diverse, indissolubile”. Cosa ne pensi del Sangiovese prodotto in Romagna?
“In prima battuta ho spesso individuato negli accordi di amarena ed in una golosa polposità il carattere dominante del Sangiovese di Romagna: il quale poi, pian piano, regala quasi sempre note di vivace morbidezza, che nelle interpretazioni più importanti porta in dote una persistenza al rabarbaro. Ne-
pubblico la nuova dimensione del Sangiovese di Romagna, che per fortuna anche in questa fase evolutiva ha mantenuto il suo carattere generoso e diretto, indossando però una veste più raffinata”. Da uno a dieci, dove posizioneresti l’asticella qualitativa dei vini di questa regione?
“Non è facile... Se devo proprio indicare un numero direi in prossimità del 7, con diverse cantine
Sangiovese, un vino generoso
grande fortuna: avere microaree non banalmente tracciate a tavolino ma peculiari tasselli che vanno a formare l’insieme. Da un punto di vista strettamente vitivinicolo penso che il limite sia ancora da raggiungere e quindi da identificare, proprio perché, nonostante la viticoltura sia presente in quest’area da tempo immemore, è relativamente da poco che è iniziato il confronto con i ‘big’ del settore. Ora non rimane che camminare sul sentiero già imboccato, e far conoscere i vini prodotti qui nel migliore dei modi”. C’è una zona o un comune che prefe-
gli ultimi anni il Sangiovese di Romagna ha mostrato una generale crescita qualitativa, con addirittura dei picchi in alcuni casi, grazie soprattutto ad un solido gruppo di cantine, formato in parte da nomi storici ed in parte da nuovi, che sta lavorando molto bene, con risultati figli di solide realtà che lavorano in maniera inappuntabile, seguendo delle visioni ben precise. Adesso è indispensabile compiere il passo successivo: far conoscere al grande
ormai stabilmente sulle vette dell’eccellenza e molte invece che, pur attestandosi sulla sufficienza piena, devono ancora crescere”. Secondo te la Romagna dove può arrivare qualitativamente parlando, e quali sono i limiti di questa terra?
“Per la maggior parte delle aziende i margini di miglioramento sono davvero molto ampi. Credo sia necessario puntare sulla valorizzazione dell’unicità di ciascuna Sottozona, poiché la Romagna ha questa
risci stilisticamente all’interno del territorio di produzione del Sangiovese Doc di Romagna?
“Ogni cantina è un organismo a sé stante, ma in Romagna ho una predilezione per i vini prodotti nell’area di Bertinoro”. Perché?
“Sono eleganti e voluttuosi, con tannini importanti che spesso preludono ad una notevole lunghezza nel tempo, e recano una traccia di mineralità che costituisce una sorta
Bere e farlo bene Per chi desidera muovere i primi passi nel mondo del vino e per chi desidera scoprire curiosità e consigli Alessandro Rossi, insieme a Vittorio Manganelli, ha pubblicato la nuova e originale guida “I segreti per bere bene” (Edizioni IN Magazine). In 52 schede utili e piacevoli tutti i segreti più interessanti: come degustare e descrivere un vino, come servire una bottiglia in tavola senza sbagliare, fino all’utilizzo del vino in cucina e all’abbinamento di un ottimo bicchiere con il cibo giusto. Non mancano inoltre preziose indicazioni su Doc, Docg e sulle principali zone vinicole italiane e del mondo. E per tutti gli amanti del bere bene la selezione dei 52 vini che vanno assaggiati almeno una volta nella vita, quelli da portare su un’isola deserta in compagnia di 52 citazioni letterarie a tema enologico.
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quale concorre poi anche per ambasciatore dello champagne nel mondo. È raro che i vitigni a bacca rossa come nebbiolo e sangiovese combacino con le bollicine.... ma ora possiamo dirlo! Da pochissimi giorni sei diventata ambasciatrice italiana dello champagne. Raccontaci anche questa esperienza.
di comune denominatore. Non per niente Bertinoro sorge direttamente sul cosiddetto “spungone”, arenaria calcarea con forte presenza di fossili conchiliferi, e gode di un microclima particolarmente propizio, accarezzato dalle brezze marine”.
ne e preferenza per rossi e bianchi permeati da una vena di freschezza, e ciò rappresenta uno stravolgimento di fronte molto deciso, dopo anni in cui il gusto esigeva calici più possenti”. Non tutti sanno che ogni anno viene
Come ti sembra che si stia evolven-
eletto un ambasciatore dello cham-
do il mondo del vino?
pagne per l’Italia (www.lesam-
“C’è una crescente predisposizio-
bassadeursduchampagne.com), il
Questione di stile Claudia Bondi è nata nel cuore della campagna toscana sotto il segno del Sagittario e ora vive a Firenze, anche se il suo lavoro la porta spesso (e volentieri!) in viaggio. Dopo studi prima classici e poi economici e un passato nel mondo della moda è diventata sommelier, trasformando l’amore per il vino nella sua professione. Vincitrice dei concorsi nazionali “Nebbiolo Master” nel 2011, “Master del Sangiovese” nel 2012 e ambasciatrice dello champagne per l’Italia nel 2013, fondatrice e proprietaria di “Perle & Perlage”, lavora come wine-consultant e scrive per “Live in Magazine”. Ha un debole per cavalli, orologi e Francia.
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“Negli ultimi giorni è stato come salire su una giostra e ho realizzato solo adesso quello che è successo: l’avverarsi di un sogno e di un obbiettivo a cui puntavo da tempo e a cui mi sono preparata in questi due anni, con passione infinita e metodo. È un onore questa carica, che cercherò di adempiere al meglio. A fine ottobre si terrà poi la Finale Europea, dove mi confronterò con gli ambasciatori di altre nazioni come Francia, Gran Bretagna e Germania. Per scaramanzia preferisco non aggiungere altro al momento.” IN
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Creare | Onorio Bravi
Il teatro della
Memoria
testo Aldo Savini - foto Lidia Bagnara
La tensione emotiva di un tempo sospeso traspare in ogni opera di Onorio Bravi, artista poliedrico capace di trasformare immagini contingenti in scorci d’infinito.
Verso i 30 anni, alla metà degli Ottanta, Onorio Bravi, avvertendo l’esigenza di dar voce a quella passione che fin dall’infanzia occasionalmente si manifestava, decide di dare una svolta alla sua vita e di intraprendere la strada dell’arte. Non come dilettante. Dopo un periodo di collaborazione con l’artista ravennate Giovanni Strada, s’iscrive all’Accademia di Belle Arti di Ravenna e frequenta i corsi di incisione di Matteo Accarino, di scenotecnica di Koki Fregni, di pittura di Vittorio d’Augusta e del rumeno Radu Dragomirescu. Mentre completa la formazione culturale e artistica, realizza le prime sculture
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in ferro e acciaio e negli anni Novanta s’mpegna con il gruppo “carristi” di Massa Forese di Ravenna, come scenografo e modellista per l’allestimento di carri allegorici. Esperienza significativa, non solo per gli esiti quanto per la consapevolezza che l’improvvisazione vada ricondotta sistematicamente a un’idea stabile, a un progetto. Da questo momento inizia a lavorare per cicli e nuclei tematici strutturati, che consentono di sviluppare ed esprimere riflessioni per immagini, utilizzando soprattutto la pittura e l’incisione. La sua attenzione è rivolta al paesaggio, non per gli aspetti descrit-
tivi e naturalistici, quanto per la dimensione atmosferica in grado di accogliere e dare forza espressiva a situazioni e stati mentali. La
concezione dello spazio naturale, trasformato in spazio pittorico ed emozionale, è suggerita dalla breve quanto intensa esperienza in Algeria e dal ricordo vivo dei luoghi dell’infanzia sull’Appennino tosco-romagnolo. Così, le ambientazioni, tra il reale e l’immaginario, popolate da architetture geometriche fantastiche, arcate, case e torri dai volumi contorti, evocano un mondo originario, quello arcaico e primitivo delle pitture rupestri che il tempo non ha cancellato, e
si prestano come fondali di un teatro della memoria, in attesa che sul palcoscenico dell’immaginazione inizi la rappresentazione. Ma prima di tutto la scena e l’azione vanno create e costruite. Ecco allora l’inserimento di sagome umane delineate nella loro essenzialità. Spesso appaiono abbandonate e smarrite con le braccia alzate in segno di resa, oppure accovacciate e immobili, come se stessero aspettando qualche evento che oltrepassi il momento attuale. I ritratti, privi di ogni riferimento fisiognomico, nella loro evanescenza testimoniano una condizione esistenziale libera da condizionamenti, tanto che Bravi li considera
“frammenti di un unico grande ritratto, un autoritratto reiterato, forse un paesaggio dell’anima”. Lo sconfinamento oltre il dato realistico è reso da una pittura tenebrosa e notturna. L’indeterminatezza temporale è rafforzata dalla fluida pastosità cromatica e dagli accostamenti contrastanti dei viola, dei blu, dei rossi e dei gialli. Pur in assenza di vibrazioni solari non è una pittura fredda, anzi gli scorci luminosi di un chiarore lunare trasmettono calore ed energia. In particolare, i sempre più frequenti inserimenti fluorescenti, squillanti ed esplosivi, rendono le composizioni cariche di spessore sentimentale, tanto che Jauns nella presentazione della mostra “Momenti contingenti” lo definiva “seminatore di emozioni”, anticipando il titolo della recente mostra di Bagnacavallo. IN
Creatività a tutto campo Onorio Bravi è nato a Portico e San Benedetto (Fc) nel 1955. A 8 anni si trasferisce a San Zaccaria, dove tuttora vive. Compie studi tecnico-scientifici e inizia a lavorare come fabbro. Nel 1984 va in Algeria per alcuni mesi e lì decide di intraprendere la strada dell’espressione artistica. Si diploma in pittura all’Accademia di Belle Arti di Ravenna e inizia un’intensa attività creativa, che spazia dalla scultura al mosaico, dal disegno alla pittura e dalla scenografia all’incisione, in particolare alla xilografia. Espone a Casa Cini a Ferrara nel 2000, poi le personali al Palazzo dei Congressi a Ravenna nel 2003, di Campiano nel 2004, alla Biblioteca NacionalMinistero de Cultura a Madrid nel 2008; tiene mostre anche a Forlì, Portico di Romagna, Cesena, Bagnavacallo. In allestimento due personali per il museo Interreligioso della Rocca Vescovile di Bertinoro (10 novembre - 15 dicembre 2013) e per il Palazzo del Ridotto della Galleria Comunale d’Arte di Cesena (5 aprile - 4 maggio 2014).
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Incontriamo una giovane ed elegante imprenditrice forlivese, è Francesca Rambaldi, volto e spirito di Oggetti d’Autore, nella nuova sede dello showroom in Via Domenico Martoni a Forlì. Definirlo showroom del mobile di design sembra quasi riduttivo, infatti in una superficie di oltre 1.200 mq il visitatore può vivere la sensazione di una dimora, in cui sono esposti mobili frutto di studi di design accurato, che hanno fatto la storia del mobile italiano e internazionale. Il visitatore (come i titolari preferiscono definire i loro clienti) può vivere direttamente l’arredo di ogni ambiente della casa, partendo dalle cucine di Bulthaup, alcune di queste funzionanti, per poter testare con mano qualità e funzionalità del prodotto e vivere in anteprima quella che diventerà la cucina della
propria casa. Il marchio Bulthaup rappresenta l’eccellenza nel campo dell’arredamento della cucina, marchio mancante nel nostro territorio da diversi anni. Ma sono presenti anche cucine Dada e per l’arredo degli altri ambienti della casa vengono proposti i marchi Frau, Cappellini, Vitra e Molteni e tutto ciò che serve per creare ambienti di vita in cui trascorrere i migliori momenti. Oggetti d’Autore nasce nel 2004 come showroom di poltrone Frau per ufficio, da Frau ufficio si è passati alla decisione di arredare totalmente la casa; dal 2008 subentra poi Francesca Rambaldi che, insieme all’architetto Gloria Romboli, decide di donare tutta la sua competenza nel settore per proporre soluzioni di arredo di altissimo livello. Capire i veri bisogni del cliente è
l’obiettivo prioritario, la casa diventa il luogo fondamentale della persona e ogni suo spazio è caratterizzato da una funzionalità, per esempio la cucina può essere vissuta come un laboratorio. Per usare le parole di Francesca Rambaldi: “Noi desideriamo dare al cliente una mano prima ancora che la sua casa sia nata”. Come deve risultare per voi un ambiente elegante? “Un ambiente elegante deve essere studiato e al tempo stesso estremamente naturale, qualcosa di affascinante, ma non gridato, anche solo un ‘pezzo’ d’autore può rappresentarne lo stile. Il design non deve mai essere dozzinale né noioso, deve creare pezzi intramontabili come la Vanity Fair di poltrone Frau, sempre uguale dal 1929, che è l’esempio perfetto di un ‘pezzo’ che fa la differenza, che dona quell’eleganza giusta e sobria in qualunque circostanza. Per Oggetti d’Autore la casa deve essere il leitmotiv della vita del suo occupante, deve rappresentare la canzone del cuore, la melodia che ognuno eleva a colonna sonora del proprio stile di vita. Un servizio di ottima progettazione e la soddisfazione del cliente sono i migliori ambasciatori del nostro approccio.”
Che cosa dovrebbe cambiare nella mentalità delle persone perché il mobile diventi oltre che una forma d’investimento anche una forma d’arte? “Per prima cosa la comunicazione, ma soprattutto la soddisfazione del cliente, che consideriamo il nostro mentore, colui che ci sta dando fiducia e deve capire che questa è ben riposta. Il nostro obiettivo è la soddisfazione del cliente, in primo luogo per una questione di riconoscenza nei suoi confronti.” L’organizzazione dello showroom infatti trasmette una sensazione di estrema accoglienza, ci si sente come ospiti di una casa, la visita può essere guidata e anche libera e tutto risulta organizzato per creare ambienti di arredo con soluzioni facilmente comprensibili... “Noi mettiamo i grandi marchi al servizio delle esigenze del nostro cliente: Oggetti d’Autore si contraddistingue senza dubbio per i marchi, ma la nostra volontà è quella di farci riconoscere per il nostro servizio. Siamo come il costumista dietro alle quinte, per noi i protagonisti sono i nostri clienti, sul palco sono loro che salgono, noi assistiamo la loro idea.”
Grandi marchi per soddisfare ogni esigenza del cliente e creare ambienti di classe.
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Abitare | Attico di cittĂ
L’eleganza del
Comfort
testo Annalisa Balzoni - foto Giorgio Sabatini
Ampie metrature permettono di utilizzare al meglio gli spazi in questo attico di città . Dalla zona per il brunch a quella per la lettura, dall’hammam alla palestra.
A ridosso del centro storico di Forlì siamo ospiti di una giovane famiglia, che ci ha aperto le porte della propria dimora. La nostra guida è lo stesso progettista, l’architetto forlivese Giancarlo Gatta, titolare dello Studio di Architettura Nerodichina, che ha curato la disposizione degli interni, dando particolare rilievo all’illuminazione, parte fondamentale e integrante all’interno di un piano architettonico, troppo spesso trascurata. Di recente costruzione, l’attico sorge in una zona residenziale e prende vita dall’unione di due unità immobiliari, sviluppandosi su un doppio livello: l’ultimo piano della
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palazzina e annessa zona mansardata, attorniata da ampi terrazzi destinati a giardini pensili e zone ludiche. Di impronta moderna e lineare, l’attico risponde alle esigenze di una giovane famiglia di oggi, ogni ambiente risulta all inclusive, sobrio e al tempo stesso di gran gusto. Le ampie metrature sia per la zona living sia per quella notte soddisfano l’occhio del visitatore, che riesce a captare l’idea progettuale nata per garantire e donare tutto il confort che dovrebbe racchiudere lo spazio in cui si vive. L’idea progettuale prende vita dalla volontà di avere un’ampia zona giorno il più possibile aperta, sen-
Sotto e in apertura, due inquadrature dello spazio living e cucina. A sinistra, la zona dedicata a relax e lettura.
za separare fisicamente i vari ambienti, per farli apparire come un ambiente organico e unico sia per scelta di arredo sia per scelta di finiture; infatti un elemento di congiunzione e di dialogo in tutto l’appartamento è rappresentato dall’elegante pavimentazione, un parquet a listoni di color grigio fornito da Italy Professional parquet. Nella cucina di colore bianco, realizzata su misura da 3B Arredamenti, si è scelto di dialogare con l’ambiente living realizzando un lungo tavolo nel quale è inserito il piano
Scelte sobrie ed eleganti cottura. Dalla zona cucina il dialogo prosegue, senza confini, con la zona arredata e sapientemente illuminata destinata agli incontri e agli aperitivi con gli amici o a spuntini veloci; vi è anche un angolo destinato al relax e alla lettura, semplicemente ed elegantemente creato da librerie lineari e da una bellissima chaise longue in cavallino. Per valorizzare la cucina monocromatica, in sostituzione del classico rivestimento con ceramiche a parete, si è utilizzata una resina color antracite, realizzata dalla ditta forlivese Venerom con cura sartoriale; l’utilizzo sempre più frequente delle resine si deve, oltre alle
Il bagno padronale con la doccia dotata di cromoterapia.
incredibili doti di durevolezza, soprattutto ad una rara capacità di “arredare” l’interno e di renderlo unico, infatti la resina articola il suo carattere a seconda che venga giocata su accordi tonali, materici ed eleganti, o al contrario su ampie e contrastate gamme cromatiche che conferiscono agli ambienti un tono originale ma soprattutto elegante. Altro elemento di arredo e di congiunzione tra gli ambienti è rappresentato dalla scelta dei corpi illuminanti, scelta che è ricaduta su Viabizzuno, azienda leader nel campo dell’illuminazione, che raccoglie intorno a sé esperienza, conoscenza e ricerca: troviamo faretti ad incasso nella controsoffittatura in cartongesso, le vele, gli spot, la bacchetta magica nella zona “hammam” e i segnapasso a bassa intensità lungo i disimpegni e lungo il vano scala. Spicca nella zona living un grande lampadario di impronta classica reinterpretato in chiave moderna color rosso
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di Murano, che dona all’ambiente un tocco di vivacità. Sempre sulla zona giorno si affaccia il doppio volume della zona mansardata destinata al confort. La zona notte, posizionata sullo stesso livello di quella giorno, è rappresentata dall’intimità delle camere da letto, collegate da un corridoio lineare illuminato con punti luci di bassa
con una scala interna in cui si è utilizzato lo stesso tipo di parquet della pavimentazione, troviamo un “hammam” privato. Sempre più spesso nasce la necessità, da parte di molte persone, di regalarsi un locale all’interno della propria abitazione dove rigenerarsi dallo stress e dalla routine della vita moderna. Si è dato vita così a un
Spazi dedicati al relax fisico intensità, che sembrano annunciare al visitatore l’ingresso alla zona destinata al riposo. Bello il bagno padronale con sanitari forniti da Visani, ove spicca l’utilizzo di resine sempre realizzate da Venerom e zona doccia con cromoterapia. Per gli arredi, si è integrato parte del mobilio già in possesso dei proprietari con nuovi elementi dallo stile sobrio e “silenzioso” come il bellissimo divano di Cierre. Al piano superiore, a cui si accede
posto magico dove poter dissolvere le tensioni, costituito da sauna, da piccola piscina con idromassaggio e cromoterapia e adiacente palestra con attrezzi Technogym. Terminata la nostra visita, non possiamo che ringraziare per l’ospitalità e soprattutto complimentarci per la creazione di uno spazio di vita completo e accurato in ogni particolare, frutto di quell’irripetibile unione tra bisogni, sogni e volontà progettuale. IN
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Farmacia VillaFranca Il bello dI stare bene ZonA ReLAx Con deguStAZione di tiSAne, unA CAbinA eStetiCA peR tRAttAMenti ViSo e CoRpo, CoRSi A teMA e un’AReA gioCo peR bAMbini
Quando nacque, 26 anni fa, non era che un piccolo salottino di 15 metri quadrati riadattato, ora Farmacia Villafranca è un vero e proprio presidio sanitario di comunità, che all’interno dei 225 metri quadrati soppalcati della nuova sede di via Lughese 256 offre ai clienti e in primo luogo a quelli delle frazioni del forese forlivese e ravennate, un ampio ventaglio di trattamenti, servizi e corsi dedicati alla cura del corpo e della salute. Da quel lontano 1987 ad oggi sono cambiati gli spazi ma non è mutato affatto lo spirito che muove
Carla Roncaglia, Sandra Rossi, Chiara Modena e Alessandra Mainetti. Nel lavoro, le quattro farmaciste usano sempre un principio attivo che non compare in etichetta: la passione per la propria professione. La nuova sede di Farmacia Villafranca, servita da un ampio parcheggio dotato anche di posti “rosa” dedicati a giovani madri e donne in dolce attesa, è stata inaugurata lo scorso 24 giugno. Si è trattato di un investimento significativo in questi anni di crisi, voluto e portato a compimento proprio per sfidare la difficile
congiuntura, per venire incontro alle sempre più diversificate esigenze dei cittadini e alle risposte puntuali che una farmacia al giorno d’oggi può loro offrire. Non più solo vendita medicinali, infatti, ma una vasta fornitura e una consulenza specializzata su prodotti cosmetici, omeopatici, pediatrici, sanitari, fitoterapici, veterinari, per una corretta dieta alimentare e per la pratica sportiva. A marchio Farmacia Villafranca vengono poi realizzate sia una linea cosmetica con principi attivi di ultima generazione, con alte concentrazioni e con estrema attenzione rivolta all’uso e alla scelta di conservanti e profumi, sia una linea di integratori naturali che utilizzano principi attivi titolati e standardizzati. Non solo: negli accoglienti e spaziosi locali interni, è presente un’area dedicata al gioco dei bambini, una zona relax con possibilità di degustare tisane, una cabina estetica per trattamenti viso e corpo realizzati, in collaborazione con aziende cosmetiche quali Nuxe, Caudalie e Darphin, da estetiste professioniste. L’esercizio di via Lughese, inoltre, permette autoanalisi ed esami diagnostici, comprese spirometria, tonometria, impedenziometria e valutazione del rischio osteoporotico, garantendo settimanalmente e su richiesta la presenza di una psicologa-psicoterapeuta, una fisioterapista specializzata in osteopatia, una podologa e un tecnico ortopedico. Numerosi anche i corsi gratuiti a tema organizzati su prenotazione avvalendosi della consulenza di professionisti, il cui programma è consultabile sulla pagina facebook “Farmacia Villafranca Forlì” e visibile in bacheca nella stessa farmacia, aperta al pubblico ogni mattina e pomeriggio dal lunedì al venerdì (8,15 – 12,45 e 15,30 – 19,30) e al sabato sino alle 12,45.
Servizi a tutto tondo per salute e benessere nella nuova sede in via Lughese, realizzata da Brains s.r.l. su design dell’architetto Elisa Nardini.
Farmacia Villafranca Via Lughese 256, 47100 Forlì (FC) Tel. 0543 764800 Facebook: Farmacia Villafranca Forlì
Farmacia VillaFranca
Leggere | Coffee Makers
L’enciclopedia della
Caffettiera
testo Sabrina Marin
Il libro più completo mai scritto sulle origini e la storia della caffettiera. È “Coffee Makers Macchine da caffè”, firmato da Enrico Maltoni e Mauro Carli.
Dopo un viaggio durato due anni in giro per il mondo, Enrico Maltoni e Mauro Carli, collezionisti di macchine da caffè, hanno creato una vera e propria “enciclopedia della caffettiera” editata dalla Collezione Enrico Maltoni, la più
grande raccolta al mondo di macchine da caffè espresso made in Italy. Ben 2.700 immagini, 2.080
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descrizioni tecniche e numerosi testi divisi nei vari periodi storici con testi in italiano e inglese, il tutto corredato da documenti originali d’epoca (brevetti, cataloghi, manuali, cartoline pubblicitarie, schemi di funzionamento) e dettagliate didascalie tecniche. Il libro documenta 400 anni di storia, partendo dalle origini della nera bevanda - con i suoi complicati cerimoniali e i semplici utensili - fino ad arrivare alle macchine espresso elettriche di oggi. Ad accomunare i due autori è la passione per il caffè e il compleanno: Enrico Maltoni, oggi stabilitosi a Verucchio (RN), è nato a Forlì il 2 dicembre 1970; Mauro Carli, progettista edile, è nato a Cecina (LI) il 2 dicembre 1961. Entrambi studiosi e collezionisti, sono veri e propri guru in questo campo: Maltoni nel 2001 ha pubblicato il libro “Espresso made in Italy 1901-1962” che vanta ad oggi tre ristampe e novemila copie vendute. È coautore de “Il libro completo del caffè” (De Agostini editore, 2005) e suoi contributi compaiono anche ne “Il Caffè” (Giunti editore, 2009). Nel 2009 ha scritto “Faema Espresso 1945-2010”;
nel 2012, in collaborazione con il Gruppo Cimbali, ha inaugurato a Binasco (Milano) il MUMAC, il più importante museo al mondo dedicato alla storia e alla cultura della macchina espresso da bar. Carli colleziona macchine da caffè d’epoca ad uso domestico da oltre 20 anni. L’interesse per il disegno industriale e per la ricerca - stimolato dagli studi universitari presso la Facoltà di Architettura di Firenze - lo ha portato ad affiancare al collezionismo lo studio storico e iconografico di brevetti e trattati sull’argomento, in particolare quelli pubblicati nel XIX secolo. Nel 2014 “Coffee Makers” diventerà una mostra temporanea itinerante,
con una significativa panoramica di caffettiere storiche illustrate nel volume. Saranno esposte molte caffettiere rare, dalle “Turche” alla locomotiva “Toselli”, dalle macchine a leva della Faema alla Moka Bialetti, sulle quali gli autori non mancheranno di svelare tante piccole curiosità. “Coffee Makers” è una ricerca che si aggiorna di continuo, regalando sempre preziose novità attraverso il sito www.coffeemakers.it IN
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Moodus ArredA Idee e progettI su mIsura Professionisti del settore Pronti A soddisfAre le esigenze dei coMMittenti, dAl Progetto Al lAvoro finito
Ph. Olimpia Lalli
Come far coincidere in modo armonico l’idea iniziale col prodotto finito? Una domanda dalla non facile risposta, vista la difficoltà di far viaggiare su un unico binario un progetto e la sua realizzazione. Quando queste due parti stentano ad incontrarsi si generano complicazioni, incomprensioni, insoddisfazioni. Non solo per il committente: anche per i progettisti è molto dura arrendersi a compromessi. Per tenere insieme questi due fondamentali aspetti, senza discrepanze, è nato un percorso comune, pensato per seguire ogni momento del processo creativo. Si tratta di MoodUs Arreda, una realtà dove progetto e realizzazione si fondono per dar vita a spazi sempre diversi, personalizzati e curati in ogni dettaglio. “Ho deciso di far evolvere la mia figura di libera professionista - spiega l’interior designer Nicoletta Gentili - in qualcosa di più strutturato e complesso creando, insieme ad altre figure specializzate, una realtà che aggiunge valore alla mia professione, offrendo al cliente un percorso finito che parte da un’idea che diviene progetto, da un disegno che si sviluppa in realtà. Nicoletta Gentili svolge la sua professione dal 2003, dopo aver concluso gli studi all’Istituto Europeo di Design di Milano. Alle spalle ha una già corposa collaborazione con studi di architettura di Milano, Bologna e Forlì; dal 2009 svolge l’attività di libera professionista a Forlì, seguendo progetti per committenti privati e collaborando con aziende specializzate nella progettazione di locali pubblici. Un mix equilibrato di funzionalità ed originalità caratterizzano il suo stile, espresso at-
Ph. Olimpia Lalli
Ph. Olimpia Lalli
traverso linee e forme sperimentate e reinventate, per creare ambienti sempre nuovi e personalizzati. ”Al di là delle tendenze e delle mode che inevitabilmente influenzano il gusto – afferma - ogni spazio deve avere sempre alla base un concetto, un filo conduttore che riporti qualunque idea, dalla più semplice alla più bizzarra, alla persona che ne fruirà”. Su questa linea si muove MoodUs Arreda, interpretando le esigenze estetiche e funzionali dei committenti sia nel settore privato sia in quello dei locali commerciali (HO.RE.CA). La ristrutturazione di un appartamento o la creazione di un mobile su misura, la realizzazione di un ristorante, di un bar, di un ufficio: sono i campi in cui si muove questo studio, grazie ad un team specializzato che segue ad ogni passo il lavoro, approfondendo ogni aspetto del progetto. La forza dell’artigianalità unita a quella della tecnologia permette di mostrare ai clienti il lo-
cale “finito” ancor prima di aver deciso come realizzarlo, grazie ai software utilizzati in fase di progettazione; nelle fasi costruttive si possono anche toccare con mano gli arredi, apportando correttivi e modifiche eventuali. Lo studio in vetrina di MoodUs Arreda è un luogo semplice ed accogliente dove il committente può esprimere liberamente i propri gusti e desideri, che i tecnici specializzati tramuteranno in un progetto concreto realizzato su misura. Lo studio si avvale di esperti aggiornati sulle ultime tendenze, materiali di ultima generazione e unicità artigianali, oltre che di tecnologie avanzate per la realizzazione dei prodotti. Lo spazio dove si vive o si lavora, d’altronde, necessita di una cura e di un’attenzione particolare fin dalla sua progettazione e da come si definisce lo spazio, per arrivare poi alla sua perfetta realizzazione. Disponibili per preventivi e consulenze, MoodUs Arreda ha sempre un’idea su misura. L’interior designer Nicoletta Gentili svolge la libera professione a Forlì dal 2009, lavorando per committenti privati e collaborando con aziende specializzate nella progettazione di locali pubblici. www.nicolettagentili.it
MoodUs Arreda Ph. Olimpia Lalli
Via Marsilio da Padova 24, 47122 Forlì Tel./fax: 0543.796211 - Cell. 349.0691244 www.moodusarreda.it - info@moodusarreda.it
Lavorare | Coworking
Quando lo spazio è
Condiviso
Inaugurato il 26 settembre negli spazi di Forlì Self Storage il nuovo servizio di coworking, per fare network lavorando.
Per innovare costantemente le proposte per i clienti, ricercando soluzioni originali e flessibili alle più svariate esigenze, Forlì Self Storage ha scelto di aderire al network Cowo (coworkingproject.com) ed ampliare la sua gamma di servizi. Da oltre un anno infatti la società Self Storage Romagna srl mette a disposizione di privati e aziende box di diverse metrature in cui è possibile depositare qualsiasi tipologia di merce; offre inoltre salette per riunioni e aule formazione, caselle MailBox per il domicilio postale, piazzole esterne per auto e camper. A questi servizi si aggiunge un’altra giovane idea americana, il coworking, che vede la sua nascita nel 2005 in California: si tratta della condivisione di uno spazio di lavoro da parte di professionisti attivi in settori diversi, che vi operano in autonomia. Il coworking si ri-
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volge quindi a persone orientate al
raro fondatore del network Cowo,
networking, cioè alla conoscenza
il presidente della Camera di Commercio di Forlì, Alberto Zambianchi, ha espresso la sua soddisfazione per la nuova attività, sottolineando che “è un progetto molto utile per tante categorie di piccoli imprenditori e in più ha il valore aggiunto della rete Cowo”. Anche l’assessore allo Sviluppo economico del Comune di Forlì Maria Maltoni è intervenuta commentando: “Sia il mio assessorato che quello alle politiche giovanili si stanno interessando al tema del coworking per cercare di capire come l’ente pubblico può essere utile a supportare e sviluppare questo tipo di esperienza.” Apprezzamento all’iniziativa è arrivato anche da Roberto Faggiotto, segretario di Confartigianato: “È un’opportunità in più da favorire e va apprezzato lo sforzo di Self Storage per portare a Forlì un elemento di novità.” IN
reciproca, alla partecipazione ad eventi, alle conversazioni online. In particolare il Cowo è il network di spazi di coworking fondato in Italia nel 2008 da Massimo Carraro, composto oggi da 80 uffici condivisi in 49 città. Gli spazi Cowo sono caratterizzati da flessibilità operativa (si può usare lo spazio anche per un solo giorno) e sostenibilità economica. Dal 26 settembre Forlì Self Storage, attivando questo nuovo servizio di coworking, apre nuove opportunità, prevedendo convenzioni con le associazioni di categoria e gli ordini professionali per facilitare l’ingresso dei giovani imprenditori e professionisti al mercato del lavoro. Nel corso dell’evento di presentazione dell’iniziativa, tenuta a battesimo da Marika Mambelli di Forlì Self Storage e Massimo Car-
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