IN Magazine Forlì 05/2013

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Forlì

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Tariffa R.O.C.: Poste Italiane s.p.a. - Spedizione in A. P. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 1, DCB - FILIALE DI FORLÌ - Contiene i. p. - Reg. al Tribunale di Forlì il 23/11/1998 n. 27 - E 3,00

Anno XVI - N. 5 - DICEMBRE - GENNAIO 2013/2014

La forza della

Coppia

Adriana Spazzoli e Giorgio Squinzi Stefano Bordiglioni Il giocoliere delle parole Olivia Foschi Il jazz nel sangue Pane Il cibo della salute



Sommario

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4 Annotare Brevi IN 12 Essere Adriana Spazzoli e Giorgio Squinzi 20 Scrivere Stefano Bordiglioni 24 Celebrare Monsignor Dino Zattini 28 Cantare Olivia Foschi 33 Esporre Caro CastroCaro 36 Visitare Antichi mulini 42 Mangiare Pane

| EDITORIALE di Andrea Masotti |

46 Ammirare Vivere a Forum Livii 50 Dirigere Linda Kniffitz 52 Abitare Rustico in montagna 59 Divertirsi Socjale di Piangipane 62 Creare Alberto Dassasso 64 Disegnare Gianluca Costantini 66 Viaggiare 52 domeniche con i bambini

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Una coppia vincente nella vita e professionalmente sorride dalla copertina di questo numero: Giorgio Squinzi, AD di Mapei e presidente di Confindustria, e Adriana Spazzoli, cresciuta a Forlì, responsabile marketing e comunicazione di Mapei e sua moglie dal 1970. Giochiamo poi con le parole insieme a Stefano Bordiglioni, mentre a seguire don Zattini racconta i suoi cinquant’anni da sacerdote. Arte e bellezza ci accompagnano con il jazz di Olivia Foschi, sangue forlivese trapiantato a New York, e la mostra Caro CastroCaro che incrocia liberty e contemporaneità. Ci troviamo poi sull’Appennino romagnolo con mulini antichi,

dove si evoca il profumo del pane. E proprio un fornaio recupera la tradizione della panificazione. Brillano le tessere del mosaico che uniscono Forlì a Ravenna nel restauro dei pavimenti di una villa romana, mentre Linda Kniffitz, direttrice del Cidm, racconta il mosaico contemporaneo. Dettagli caldi e invernali per la casa sull’Appennino e cultura unita a musica e buona tavola nella storia dello storico Teatro Socjale di Piangipane. Lampi di modernità quelli di Alberto Dassasso, con i suoi pezzi di design di recupero, e di Gianluca Costantini, artista del fumetto. Chiudiamo con tante mete per viaggiare in famiglia scoprendo al Romagna.

Stampa: Graph S.N.C. - San Leo (RN)

Ufficio commerciale: Gianluca Braga

Edizioni IN MAGAZINE S.R.L.

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Redazione e amministrazione: Via Napoleone Bonaparte, 50 - 47122 Forlì tel. 0543.798463 - fax 0543.774044

Andrea Masotti Redazione centrale: Roberta Brunazzi, Serena Focaccia

Fotografi: Lidia Bagnara, Gianluca Costantini, Giorgio Sabatini

Progetto grafico: Lisa Tagliaferri

Chiuso per la stampa il 13/12/2013

Impaginazione: Marica Graziani Controllo produzione e qualità: Isabella Fazioli

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Un saluto a Michele Savorelli Forlì - La redazione di Edizioni IN Magazine saluta il dottor Michele Savorelli, storico ginecologo forlivese e grande amante della bicicletta scomparso lo scorso ottobre. Lo ricordiamo con le parole che il Sindaco di Forlì, Roberto Balzani, gli ha dedicato nell’introduzione al libro in cui Savorelli ricordava la sua vita “Da ciclista a ostetrico. Divagazioni senili”: “Dire che Michele Savorelli è un medico che ha avuto un rapporto molto stretto con migliaia di forlivesi, è poco. Per molti di essi, Michele è la prima persona che hanno visto, venendo al mondo. È il mio caso, ad esempio. Per una quota più ridotta di forlivesi, il dottor Savorelli ha rappresentato una personalità della nostra città: una presenza garbata, ironica, discreta, elegante. Un gentiluomo vecchio stampo, appartenente a un mondo, ahimè, assai lontano dal nostro”.

Degustazioni in collina all’Agriturismo dei Lumi Vitignano - Nel bellissimo contesto panoramico della bassa Val Bidente oltre che degustare e comprare Sangiovese di grande qualità si possono ora assaggiare cucina e prodotti identitari del territorio. È nato infatti l’Agriturismo dei Lumi, sulle splendide alture panoramiche della strada Meldola - Rocca delle Caminate - Predappio. Una struttura che non nasce dal nulla: è infatti sede della nota Cantina Rocca le Caminate gestita dai fratelli Fabbri, Luca e Michele, con l’acronimo “Lumi”, che

nasce proprio dalle iniziali dei loro nomi. Oltre agli ottimi vini aziendali a base Sangiovese (Sbargoleto, Vitignano e Bramabene) si offre qui al visitatore anche l’occasione di incontrare una gustosa e genuina ristorazione romagnola. Si può mangiare nell’ampia sala interna o nella splendida terrazza panoramica. In ogni caso, la veduta è mozzafiato. Il ristorante è aperto tutte le sere dal giovedì alla domenica; a pranzo anche il sabato e la domenica. www.agriturismodeilumi.it

Ph. Giorgio Sabatini

Maria Grazia Cucinotta per l’associazione Tison

Forlì - L’attrice e produttrice cinematografica Maria Grazia Cucinotta (nella foto assieme al prof. Dino Amadori, direttore dell’Irst di Meldola) è stata l’ospite di spicco della cena di beneficenza tenuta lo scorso 8 novembre al Circolo Tennis “Villa Carpena” di Forlì, organizzata a sostegno dei progetti sanitari in Tanzania dell’associazione “Vittorio Tison”. L’associazione è impegnata in progetti di ricerca, prevenzione e cura dei tumori, nei territori più martoriati dell’Africa sub-sahariana.

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Il mare di Ferretti raccontato da Menabò Cannes - In occasione del tradizionale meeting di Ferretti Group, organizzato in apertura del Festival de la Plaisance di Cannes 2013, Menabò ha realizzato per il gruppo nautico un video da presentare ai dealer di tutto il mondo in un momento di grande cambiamento ed espansione delle strategie aziendali, per mettere in scena e dare corpo alla promise titolo del Meeting stesso, “Sea different”. Il video che ne è risultato parte da un concetto molto semplice: per ogni personalità e idea del mare, Ferretti Group ha una risposta. Anzi, tante. Come i marchi in portfolio: Ferretti (nelle tre linee Yachts, Custom Line e Navetta), Pershing,

Itama, Bertram, Riva, Mochi Craft e CRN. Brand con un vissuto stilistico e tecnologico unico, marchi ricchi di valori distintivi, storie da raccontare e armatori da conquistare. Durante il Meeting il film ha riscosso ampio successo tra tutto il pubblico in sala, tanto che Ferretti Group ha deciso di farne il nuovo video istituzionale.


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Il restauro di Icaro in lizza per un premio nazionale

Cene itineranti per gustare il Novecento Romagna - Strade dei Vini e dei Sapori della Romagna organizza un ciclo di nove cene a tema itineranti in cui il filo conduttore è, oltre all’esaltazione della qualità dei prodotti culinari, la presentazione di protagonisti della storia del Novecento romagnolo. Dopo la partenza del 5 dicembre a Predappio Alta

Forlì - Il restauro al monumento di Icaro è in corsa per il Premio Cultura + Impresa 2013 indetto da Federculture, che intende premiare i migliori esempi di alleanza tra enti culturali e mondo imprenditoriale. Tra i 15 finalisti di questa prima edizione del Premio appare infatti anche “Ali nuove per la città”, il progetto ideato dal Fondo per la Cultura del Comune di Forlì e dedicato al restauro conservativo del Monumento ad Icaro; un intervento che ha coinvolto, oltre ai cittadini stessi, una trentina di organizzazioni del mondo bancario, dell’impresa, dell’istruzione e del volontariato, che hanno collaborato a vario titolo rendendo possibile effettuare il restauro senza contributo pubblico. Il progetto viene così riconosciuto in grado di tracciare un percorso di valorizzazione del patrimonio cittadino e di promozione della cultura come bene individuale e collettivo.

Giovani Industriali per Expo 2015 Forlì-Cesena - Il Gruppo Giovani Industriali di Forlì-Cesena il 20 novembre scorso ha presentato a Cesena l’edizione 2013-14 del progetto regionale “CreiAmo l’Impresa!”, realizzato in collaborazione con l’Ufficio Scolastico Regionale ed AlmaLaurea. Obiettivo dell’iniziativa è quello di far conoscere agli studenti degli istituti secondari della regione il mondo del lavoro e dell’azienda, avvicinandoli alla cultura d’impresa e all’autoimprenditorialità. Quest’anno il progetto è dedicato all’Expo 2015, esposizione internazionale che si terrà a Milano da maggio ad ottobre 2015, dedicata al tema “Nutrire il Pianeta, Energia per la Vita”.

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con una serata dedicata al giovane Mussolini raccontato dal sindaco di Predappio Giorgio Frassineti, si prosegue con una serie di cene in vari ristoranti romagnoli. Il 20 febbraio al ristorante Casa Zanni di Villa Verucchio si parlerà di Tonino Guerra e Federico Fellini; il 27 febbraio, invece, il sindaco di Forlì Roberto Balzani traccerà un profilo di Aldo Spallicci. Si prosegue con Tito Balestra, Giovanni Pascoli, Alfredo Oriani e Grazia Deledda, scrittrice non romagnola ma ospite storica delle Terme di Fratta. La rassegna si chiude il 17 aprile nell’Agriturismo Ca’ Monti di Sassoleone (Imola), con una serata dedicata a Pellegrino Artusi presentato da Laila Tentoni, vice presidente di Casa Artusi. www.stradavinisaporifc.it

Grand Prix a Cesenatico e al Museo della Marineria Cesenatico - Cesenatico e il Museo della Marineria si sono aggiudicati il “Grand Prix” del concorso internazionale “Mémoire des ports de Méditérranée”, indetto dalla Fédération du Patrimoine Maritime Méditerranéen di Marsiglia. Il riconoscimento, consegnato lo scorso 21 novembre a Marsiglia, è andato alle località che hanno saputo meglio preservare e valorizzare il patrimonio culturale e storico marittimo. Cesenatico si è imposta su una rosa dei 15 finalisti, da numerosi porti del Mediterraneo. Insieme alla realtà del Museo della Marineria con le barche della sezione galleggiante, ha pesato sulla decisione della giuria l’avere riservato alle barche tradizionali un tratto di porto canale, la scuola di vela con le barche storiche

e le tante attività laboratoriali con le scuole che fanno del museo di Cesenatico una realtà viva e una risorsa sul piano culturale e turistico. Prima del Grand Prix, Cesenatico era stata insignita anche di uno dei riconoscimenti collaterali del concorso, quello assegnato dallo Yacht Club di Monaco per la migliore trasmissione del sapere in campo nautico.


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ENEA: eroi in ricerca Forlì - Un’occasione per aiutare chi si impegna quotidianamente nella lotta alle malattie rare. Menabò Group e Edizioni IN Magazine fanno proprio l’appello dell’Associazione ENEA – Eroi in ricerca Onlus con la raccolta di offerte alla Festa dei Cappelli Rossi, il 18 dicembre presso il Big Bar di Forlì, il tradizionale appuntamento che, in attesa del Natale, è un’occasione per incontrarsi e scambiarsi gli auguri. L’Associazione ENEA nasce, prima in Italia, per sostenere la ricerca sulla polimicrogiria perisilviana bilaterale (BPP): tre difficili parole per indicare una malformazione della corteccia cerebrale che provoca numerosi sintomi, tra cui il più debilitante è l’epilessia, insieme a un generale ritardo cognitivo-relazionale. Essendo una malattia rara non esistono fondi pubblici stanziati a sostegno della ricerca, che si regge soprattutto con il supporto dei privati. www.eneaonlus.org

Costruzione all’avanguardia per la Cna di Meldola

Meldola - Nuova sede per la Cna a Meldola, in via Matteotti 26. Il taglio del nastro è stato affidato a Sergio Silvestrini, segretario nazionale della confederazione artigiana. Il palazzo è all’avanguardia dal punto di vista architettonico: “Abbiamo voluto questo edificio all’insegna della Rigenerazione Urbana – ha affermato Franco Napolitano, direttore generale di Cna Forlì-Cesena -, un tema sul quale abbiamo prodotto un progetto strategico su cui stiamo lavorando in collaborazione con le amministrazioni locali. La nostra sede di Meldola, costruita secondo criteri innovativi nella scelta dei materiali, nell’utilizzo di luce, acqua e di energie rinnovabili, ne è un esempio concreto e all’avanguardia”.

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Il sole

a portata di Forlì - Una nuova strada per utilizzare l’energia del sole arriva dal Microfotovoltaico a Spina One Way, un microgeneratore solare, trasformato in elettrodomestico, per compensare in tempo reale i consumi “AC” 220 Volt della propria abitazione. Espo-

Mano nendo al sole il pannello portatile e inserendo la sua spina nella più vicina presa si possono apportare al bilancio elettrico domestico circa 250 Kwh/anno. Altra opportunità di utilizzo del pannello è quello della componente in corrente continua, “DC” disponibile direttamente a 26 Volt, e che può alimentare ad esempio lampade a led, sviluppando un’interessante convivenza delle due tipologie di correnti. Anche il mercatino di Natale, che come ogni anno si è installato in Piazzetta della Misura a Forlì, ha sperimentato questa nuova tecnologia del pannello portatile, posizionandone uno su un tetto di una delle casette (nella foto) per alimentare l’illuminazione.

Varo ufficiale per Legacoop Rimini - Presentata ufficialmente al Palacongressi di Rimini il 5 dicembre scorso Legacoop Romagna, primo sindacato di imprese cooperative dell’Area Vasta con 478 imprese aderenti, 28mila lavoratori e più di 380mila soci, nato dalla volontà dei territori di Forlì-Cesena, Ravenna e Rimini. Il presidente del sodalizio è Giancarlo Ciaroni, già presidente di Legacoop Rimini, affiancato da Mauro Pasolini di Forlì e Massimo Matteucci di Ravenna in veste di vice presidenti. A ricoprire il ruolo di direttore generale è invece Monica Fantini (nella foto), già direttore di Legacoop Forlì-Cesena. Coordinatori territoriali sono Valeriano Solaroli, direttore di Legacoop Ravenna e Massimo Gottifredi, direttore di Legacoop Rimini. La nuova struttura, caratterizzata da un team di giovani dall’età media sotto ai 40 anni,

Romagna

manterrà i presidi territoriali nelle aree di Ravenna (sede legale), Cesena, Rimini e Forlì (in via Monteverdi 6b, tel. 0543 785411).



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Uffici di pinacoteca e musei trasferiti a palazzo Romagnoli Forlì - In vista della prossima apertura di palazzo Romagnoli quale sede espositiva museale, gli uffici del Servizio Pinacoteca e Musei del Comune di Forlì si sono trasferiti al terzo piano del palazzo di via Albicini. Insieme a questi, hanno trovato nuova sede anche l’Unità Teatro ed Eventi sul Territorio e l’Unità Amministrativa del Servizio Politiche Culturali, Giovanili e Sportive. I servizi direttamente riguardanti il teatro Diego Fabbri continuano invece ad avere sede in corso Diaz 47. Per motivi tecnici e di sicurezza, nel mese di dicembre l’apertura al pubblico sarà solo su appuntamento, telefonando ai numeri 0543 712609 (Servizio Pinacoteca e Musei) e 0543 712631 (Servizio Politiche Culturali).

Cna Impresa Donna, Paola Sansoni confermata presidente nazionale

Forlì - Importante successo per l’imprenditrice forlivese Paola Sansoni, titolare della ditta Studio immagine, confermata presidente nazionale di Cna Impresa Donna. “Il mio impegno - afferma - è lavorare con la massima integrazione, favorendo lo scambio di idee e la condivisione delle strategie con tutte le donne dirigenti di Cna a partire dai loro territori, per raggiungere obiettivi sempre più ambiziosi, che possano favorire la massima capacità di rappresentanza delle imprenditrici iscritte”. L’assemblea elettiva, condotta da Serena Dandini, si è svolta il 23 ottobre a Tivoli (Roma) ed ha affrontato temi cruciali per le donne che lavorano. Si è parlato di come individuare misure per favorire la creazione e lo sviluppo d’imprese femminili, con particolare attenzione agli strumenti di credito e microcredito.

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Swarovski celebra il 2013 Forlì - Per il 2013 Swarovski presenta una nuova decorazione in Edizione Annuale: un’esclusiva creazione che rappresenta una sfera di vetro contenente un albero di Natale in Crystal Moonlight, mentre la parte esterna è impreziosita con Crystal Rock. L’anno di edizione appare discretamente inciso sulla targhetta metallica che sigla il pezzo. Questa romantica decorazione natalizia è abbinata a un nastro in raso bianco, ed è disponibile solo per quest’anno. Come sempre l’esclusivo gadget natalizio firmato Swarovski è disponibile presso lo

showroom Effedue di Forlì in Corso Garibaldi, dove è possibile trovare tutte le idee e le soluzioni più attuali per rendere la casa più bella.

Rigenerazione urbana il corso di Cna Forlimpopoli - Cinquanta imprese hanno concluso il percorso formativo promosso da Cna ForlìCesena sul tema “Rigenerazione e Refit del patrimonio edilizio”. Gli attestati di frequenza sono stati consegnati il 9 dicembre dal direttore generale di Cna Forlì-Cesena Franco Napolitano (nella foto a sinistra con uno dei partecipanti), nella sede del Cedaieer di Forlimpopoli. Al corso, organizzato da Cna Formazione e finanziato attraverso risorse del Fondo Sociale Europeo gestite dalla Provincia di ForlìCesena, hanno partecipato circa

50 imprese del settore. Gli imprenditori hanno potuto approfondire conoscenze e competenze innovative su criteri progettuali, scelte di materiali, tipologie impiantistiche, strumenti operativi e metodologie d’intervento finalizzati ad innovare e innalzare la qualità delle soluzioni costruttive e impiantistiche sostenibili. L’applicazione pratica e manuale, attraverso appositi laboratori realizzati in collaborazione con primarie aziende del settore, ha inoltre dato ai corsi un impronta innovativa, focalizzata su concetti e obbiettivi semplici, chiari e concreti.


Cucinare gli avanzi con Guerrini Forlimpopoli - Si è tenuto domenica 1 dicembre 2013 presso la Scuola di Cucina di Casa Artusi “Avanzi con gusto”, un incontro per valorizzare l’attualità delle ricette di Olindo Guerrini. Lo chef Carla Brigliadori, responsabile della Scuola, ha raccontato e preparato due ricette tratte dal libro di Guerrini “L’arte di utilizzare gli avanzi della mensa” (Edizioni IN Magazine): la Minestra di carne avanzata e ricotta (nella foto) e l’Ammorsellato di pollo arrosto. Mariavittoria Andrini, curatrice della nuova edizione, e Serena Focaccia, editor, hanno intanto chiacchierato con i presenti sulla storia dell’intellettuale forlivese, sulla sua opera poliedrica e sulle sue relazioni e scambi culturali e gastronomici con Pellegrino Artusi.

L’ex ministro Renato Balduzzi nominato presidente Irst Meldola - L’ex Ministro della Salute Renato Balduzzi è il nuovo presidente dell’Istituto Scientifico Romagnolo per lo Studio e la Cura dei Tumori (Irst) Irccs di Meldola. Indicato quale consigliere dall’Istituto Oncologico Romagnolo e designato con voto unanime dall’assemblea dei soci, il giurista, docente universitario ed esperto di diritto, succede a Roberto Pinza. Il passaggio di testimone è avvenuto lo scorso mese di ottobre: nato a Voghera nel 1955, alessandrino d’adozione, Balduzzi è ordinario di Diritto Costituzionale all’Università Sacro Cuore di Milano, ha svolto decennale attività di docenza in Italia e Francia, studio e consulenza giuridica. Balduzzi è stato Presidente dell’Agenzia Nazionale per i servizi sanitari regionali dal 2007 al 2011, per poi divenire Ministro della Salute del Governo Monti.

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Essere | Adriana Spazzoli e Giorgio Squinzi

La forza della

Coppia

testo Francesca Miccoli - foto Giorgio Sabatini

I signori Mapei, Adriana Spazzoli e Giorgio Squinzi, da oltre 40 anni raccolgono insieme successi nella vita e nel lavoro. Con la grinta made in Forlì di lei e la concretezza lombarda di lui, presidente di Confindustria dal 2012.

Così vicini, così lontani. Profondamente simili nella loro apparente diversità. In una parola: complementari. Adriana Spazzoli e Giorgio Squinzi formano una coppia da oltre quarant’anni. Uniti dal vinco-

lo coniugale ma anche dall’amore per la famiglia, la dedizione nel lavoro, la condivisione di interessi. E da un successo senza confini. Titolari di un’impresa, la Mapei, leader mondiale nella produzione di adesivi e prodotti chimici per l’edilizia, marito e moglie diri-

gono un colosso composto da 68 consociate, con 63 stabilimenti produttivi in 31 nazioni e 5 continenti. Amministratore unico lui, responsabile del marketing operativo e della comunicazione lei. Ma se del presidente di Confindustria si conosce tutto o quasi, della sua dolce metà rimangono vari tasselli inesplorati. Molti ne ignorano, ad esempio, le origini forlivesi. Occhi vivi e profondi, sorriso ammaliante che induce a immediata empatia. Semplicemente charman-

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te, per dirla con i cugini d’oltralpe. Nata all’ombra di Saffi, la signora Spazzoli è molto vicina alla Romagna. Un sentimento consolidatosi nel tempo, in maniera inversamente proporzionale alla distanza fisica. “Vengo spesso a Forlì, città con cui conservo legami profondi - spiega -. Qui c’è la mia storia, la famiglia, tantissimi amici. Persone care con cui ho rapporti purtroppo molto veloci, vado sempre di fretta. In ogni caso, nonostante abiti in Lombardia da quarant’anni, mi sento più forlivese che milanese”. “A Forlì siamo di casa, è la seconda città di famiglia” - le fa eco il marito -. In Adriana sono ancora ben nitidi i ricordi degli anni verdi sui banchi del liceo classico Morgagni. “Mi rammento il preside, Tebaldo Fabbri. Con i compagni della sezione D ci sentiamo ancora. Eravamo in molti nelle aule di viale Roma, oggi il classico non conta più tante sezioni”. Poi la vita accademica all’Alma Mater Studiorum, in cattedra un certo

Romano Prodi. Quindi l’incontro con il giovane Squinzi in quel di Milano Marittima. “I forlivesi vivono molto la riviera, io in particolare ero spesso al lido ravennate per le scelte commerciali e strategiche dei miei genitori (titolari di due alberghi, ndr)”. Nella nota località balneare Cupido scocca il suo dardo, preludio allo scambio delle fedi nella pieve medievale di Polenta. La fiabesca chiesina, celebrata in versi da Carducci, evoca dolci ricordi a entrambi i coniugi. Anche a mister Mapei il viaggio nel passato provoca un sussulto emotivo. Un groppo in gola avvertito recentemente in occasione dell’inaugurazione post restauro, finanziato proprio dall’impresa di famiglia. “Tornare su quell’altare a distanza di tanto tempo mi ha emozionato” - confessa -. Momenti lontani nel tempo ma per nulla sbiaditi nella memoria. “Eravamo tutti e due molto giovani ma il ricordo è ancora vivido. Della chiesa tuttavia conservavo un’immagine



Sopra, la pieve di Polenta in cui si sono sposati i coniugi Squinzi, restaurata anche con il contributo di Mapei. A fianco e in apertura, Adriana Spazzoli e Giorgio Squinzi il giorno in cui la pieve è stata inaugurata dopo il restauro.

differente, l’ho riscoperta dopo i lavori di restauro a cui abbiamo contribuito con nostri tecnici e nostri prodotti”. “Ci siamo sentiti in dovere di intervenire per il risanamento della pieve - aggiunge

Adriana -, ogni giorno utilizziamo tecnologie per mettere in sicurezza edifici. Dobbiamo preservare la nostra storia, le testimonianze del passato. Anche la Fondazione Carisp si è data tanto da fare. Polenta rappresenta un momento felice non solo per la nostra famiglia, quasi tutti i forlivesi nel corso della vita hanno fatto almeno una visita alla pieve della cittadina bertinorese”. In lady Mapei non c’è traccia di nostalgia per la dimen-

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sione cittadina, un microcosmo felicemente ricreato in terra lombarda. “Da 43 anni abito a Milano ma vivo in un quartiere che è come un piccolo paese. I figli sono vicini, in una realtà in cui la parrocchia e la scuola svolgono ancora un ruolo importante e formativo. Questo mi consente di vivere bene anche in seno a una città che può creare grandi difficoltà di inserimento”. Nessun rimpianto, dunque, per una Forlì degradatasi nel tempo. “Ho l’impressione che in questi anni sia cambiata molto, soprattutto in negativo. Anche se il convegno organizzato alla Camera di Commercio per celebrare la Civiltà delle Macchine mi ha fatto rivedere in parte la mia posizione. In città ho percepito molta voglia di fare, dal punto di vista pratico ma anche culturale, c’è attenzione verso i giovani”. Se guardare al futuro appare indispensabile, non bisogna tuttavia dimenticare il passato e il percorso che, attraverso la ricerca, ha portato alla modernità. Riavvolgendo il nastro della memoria, Adriana rivisita la sua avventura esistenziale attraverso una singolare unità di misura. “La mia storia personale è legata al cambiamento delle macchine. Sono nata a Carpinello, in

zona rurale, e ricordo bene, fin da piccolissima, la funzione sociale del rito della trebbiatura. Poi mi vengono alla mente le attrezzature della Mangelli e le trasformazioni che hanno apportato nella nostra quotidianità. Nell’estate 2012 ho assistito alla cerimonia di apertura delle Olimpiadi di Londra. Non


so se si è percepito dalla tv, ma il filo rosso della manifestazione era proprio il cambiamento della società e dell’uomo attraverso le macchine. Non dobbiamo mai dimenticare il cammino che ci ha portato al progresso, ma ora più che mai è necessario ritrovare coscienza culturale e sociale per fare un passo indietro e non farci distruggere dai dispositivi moderni, nati per durare appena uno o due anni”. Tra gli imperativi categorici di Adriana il rispetto della storia e del senso di appartenenza. “Dovremmo essere un po’ più fieri di quello che abbiamo. Anche nel paese più piccolo si nasconde un grande patrimonio artistico e culturale. Basta guardare all’Emilia

Romagna: si punta moltissimo sulla riviera, che pure ci ha dato e ci dà tanto in termini di economia e sviluppo, ma non rappresenta la nostra più grande ricchezza. Esistono realtà più rilevanti della costa. Bisogna rivalutare tutto quello che c’è dietro alle nostre città. Forse non ne abbiamo la percezione e per questo preferiamo guardare altrove”. E in merito al futuro della “nostra” economia, la lady di ferro ha le idee chiare. “Pur non conoscendo da

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vicino la realtà economica forlivese, so che ci sono molte eccellenze non solo nell’agricoltura ma anche nell’industria. Noi romagnoli siamo forti e se fossimo un po’ aiutati dalle istituzioni… Spero che l’abbattimento delle Province e la riorganizzazione della burocrazia portino vantaggi”. Opinione condivisa dal presidente. “La crisi non riguarda solo Forlì ma l’Italia intera. Come leader di Confindustria ho partecipato ad oltre 120 assemblee in tutta la penisola e mi sono reso conto che l’Italia è uno straordinario giacimento di cultura, di capacità, di conoscenze. Nessun altro paese al mondo può vantare tanto. E Forlì non si discosta dal resto d’Italia”. Tra una riflessione sociologica e una disamina di politica economica, i signori Mapei aprono una parentesi sulla loro avventura umana e professionale. Nella frenesia di una quotidianità in cui contemperare le differenti esigenze richiede uno straordinario sforzo di equilibrismo, viene spontaneo chiedersi come i due capitani d’industria riescano a incrociarsi. “Conduciamo le nostre vite in maniera parallela sospesi tra lavoro, famiglia e interessi condivisi - racconta Adriana -. Certo la nomina di Giorgio a presidente di Confindustria ha portato un cambiamento ma non ha stravolto le nostre esistenze. Ognuno di noi ha il suo ruolo”. Per entrambi la famiglia è la base portante. “La nostra è composta da piccoli nuclei. Abbiamo due figli e tre nipoti. Quest’anno siamo stati a New York tutti assieme, da mia

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mamma ormai anziana al nipote più piccolo. Una bellissima esperienza che ha richiesto una buona dose di coraggio ma ci ha donato grande gioia”. La signora Spazzoli è una nonna come tante altre. “La mattina mi capita di portare i nipotini all’asilo o di alzarmi presto perché Giorgio deve prendere l’aereo. Viviamo come qualsiasi famiglia, facciamo colazione insieme, leggiamo il giornale insieme, andiamo al lavoro e torniamo a casa”. “Raramente ci capita di partecipare a una stessa riunione aziendale - puntualizza il marito -. Lavoriamo nel medesimo edificio ma in piani diversi”. Ad avvicina-

Squinzi con il presidente di Unindustria, Vincenzo Colonna, e il direttore Massimo Balzani.



Giorgio Squinzi a fianco di Nerio Alessandri, patron di Technogym, durante la tavola rotonda “Industria, Scienza e Umanesimo” organizzata a Forlì dall’Associazione Nuova Civiltà delle Macchine nel novembre scorso.

re i due universi contribuisce la condivisione di interessi. “Ho “assorbito” quelli di mio marito: lo sport, che fa parte del mio lavoro in maniera piacevole, (la famiglia Squinzi è stata titolare della squadra ciclistica della Mapei, per nove anni leader mondiale delle due ruote, ed è proprietaria del Sassuolo calcio, ndr), ma anche l’opera, passione che Giorgio ha condiviso con il padre Rodolfo. Oggi tanti teatri vivono situazioni di gravi ristrettezze, è necessario intervenire per sostenerli. Nella vita indubbiamente ci sono altre priorità, ma se non pensiamo alla cultura rischiamo di impoverirci sempre di più”. La signora Spazzoli dimostra una determinazione ferrea in ogni battaglia che conduce. “Sono roma-

gnola e del segno zodiacale dei gemelli: peculiarità che connota-

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no in maniera netta il mio carattere. Mi sento un po’ arzdora nel fronteggiare i problemi gestionali di casa. Sono molto diretta e questo talora mi crea dei problemi, a volte sarebbe meglio essere più diplomatici. Ma la schiettezza nei rapporti può anche essere considerata una caratteristica positiva. Sono passionale, pronta ad affrontare mille avventure e a cambiare quello che non va”. Un carattere differente da quello del consorte. “Giorgio è caparbio, difficilmente riesci a fargli cambiare idea. Ma è anche molto, molto umano”. “Sono una persona tranquilla conferma Squinzi -. È difficile che perda la calma, mia moglie è decisamente più reattiva”. Il presidente ha un fare pacato che avvince. Contrariamente a molti soloni della politica, intriga grazie ai contenuti dei suoi inter-

venti. Che siano questi i segreti di un amore ultraquarantennale? “In un matrimonio sono indispensabili pazienza e volontà - spiega Adriana -. È importante crederci e cercare di superare i problemi, se ne incontrano tutti i giorni. Se ci abbattiamo subito non si va molto avanti”. Alla combattività positiva e propositiva della moglie, Giorgio replica con un’autentica dichiarazione d’amore. “Le devo moltissimo, come

donna e come professionista. In tutti questi anni è stata la regista della nostra crescita in termini di comunicazione a livello mondiale, ma anche della crescita della nostra famiglia. Abbiamo due figli straordinari, lavorano con noi in azienda. Valori che uniscono”. È proprio vero. Dietro un grande uomo c’è sempre una grande donna. E viceversa. IN


Romagnauto ForlĂŹ-Cesena


Scrivere | Stefano Bordiglioni

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Il giocoliere delle

Parole

testo Gianluca Gatta - foto Giorgio Sabatini

Scrivere per i bambini per stimolare la curiosità e il divertimento, ma sempre con al centro il valore cognitivo della parola. Una sfida che Stefano Bordiglioni realizza in ogni suo libro.

Scrive da oltre venti anni racconti, romanzi, filastrocche, canzoni, spettacoli, sceneggiature, programmi televisivi per bambini e ragazzi: Stefano Bordiglioni ha dato vita a un universo fantastico che ha catturato ammiratori in tutto il mondo. Lo incontro al Golf Club di Forlì. È qui che viene a rilassarsi quando non è in classe con i suoi alunni di San Martino in Strada o quando non è a raccontare le sue storie in giro per l’Italia. Armato di un piccolo impianto voce, chitarra e libri è impegnato in trecento spettacoli all’anno, dedicati soprattutto a bambini della scuola primaria. Ma Bordiglioni non è solo un affermato scrittore per l’infanzia, conosciuto in tutta Italia e tradotto in venti lingue. È sceneggiatore, insieme all’inseparabile Marco Versari compone canzoni e sigle televisive, è autore di programmi TV, è coordinatore dell’area “ragazzi” della bottega di narrazione Finzioni, fondata a Bologna da Carlo Lucarelli. Ed è così originale

che, se alcuni oggi lo paragonano a Gianni Rodari, è molto probabile che in futuro si affaccerà sulla scena qualche narratore che dovrà essere paragonato proprio a lui, Stefano Bordiglioni. Partiamo dall’inizio, come hai cominciato a scrivere storie per l’infanzia?

“È stata colpa della pigrizia. Quell’anno, per non correggere i compiti delle vacanze estive, avevo detto ai miei alunni di IV elementare di leggere tre libri di narrativa e scrivermi tre lettere. Mi sono poi reso conto che avrei dovuto rispondere a trentasei lettere. Allora ho scritto una storia per la prima lettera, una storia per la seconda e una per la terza. E ho scoperto che mi divertivo, esattamente come mi divertivo a raccontare storie ai ragazzi. Nel 1991 vinsi poi con Uno, due, tre e quattro un premio a Castrocaro. Mi premiarono al salone delle feste e fui molto contento perché lì qualche anno prima era stata premiata Alice, che è stata mia compagna di scuola e che aveva vinto al festival di

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Sanremo. Mi sono detto ‘Wow! Vengo premiato dove è stata premiata Alice, finisce che vinco Sanremo!’. In effetti ho vinto il mio Sanremo, perché ho capito che agli altri piaceva qualcosa che facevo divertendomi. Così ho scritto un’altra storia, ci ho messo un’intera estate, in ritiro presso l’hotel dei miei genitori al mare, ed è nata Guerra alla grande melanzana”. Come sei riuscito a pubblicarla?

“Quell’inverno, era il 1994, le poste facevano una promozione: potevi spedire con cinquemila lire un pacco di qualunque peso. E allora decisi di spedire una copia a dieci editori, presi da un elenco che mi aveva dato un amico cartolaio. Arrivarono alcune lettere di rifiuto e, dopo cinque mesi, ricevetti una telefonata di Einaudi Scuola. Il racconto venne pubblicato nella collana ‘La bibliotechina’, che ospita nomi importanti, come Gianni Rodari e Roald Dahl. Allora mi sono detto ‘Proviamo a scriverne un altro e vediamo se in cinque anni me lo prendono’. Me lo pubblicarono cinque mesi dopo, mentre dopo cinque anni ne avevo pubblicati una trentina. Intanto, insieme a mio fratello Gualtiero, avevo cominciato a partecipare a concorsi letterari. Con una serie di filastrocche vincemmo il premio Rodari. Nel 1998 inviammo una decina di lavori ad altrettanti concorsi e ne vincemmo circa la metà. In quel momento cominciai a pensare che forse ero uno scrittore”. Oggi sei anche autore di programmi televisivi. Che differenza c’è tra scrivere una sceneggiatura e un racconto?

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“Quando scrivi per la TV ti devono importare quasi più le cose che si vedono rispetto a quello che dicono i personaggi. Alla registrazione della prima puntata di ‘Zona Franka’, andata in onda su RAI 3, io non sapevo niente di come si lavorava e la regista, ad un certo punto, si mise ad urlare ‘E io qui che cosa faccio vedere!’ Il mio personaggio parlava tanto ma si muoveva poco, aveva poche cose attorno e lei era costretta a fare delle inquadrature strette. I tempi della TV sono inoltre molto veloci, pochissimi secondi per ogni inquadratura, mentre nel romanzo puoi trattenere il lettore anche tre minuti su una sola scena. Gli oggetti che nomini, in

Sopra e in apertura, Stefano Bordiglioni con i suoi libri.


TV non devono per forza essere veri, anzi più sono falsi e più sembrano veri. Una volta, la mia protagonista doveva pettinarsi con una spazzola, la trovarobe le portò una spazzola normale, di quelle che si usano tutti i giorni. Quando la vide, la regista la buttò da un parte e cominciò a urlare ‘Che roba

zi del libro, non si arriva alla fine. Uno dei miei libri che ha avuto più successo si intitola La congiura dei cappuccetti, dove ho riscritto la fiaba di Cappuccetto Rosso in 21 versioni. Questo cambiare il punto di vista e cercarne sempre uno che non ti aspetti è la cosa divertente”. L’ISTAT ci dice che, in Italia, i lettori

Le parole sono la base del pensiero è questa? Io voglio una spazzola scenografata!’ Venne portata allora una spazzola enorme, sproporzionata, con denti coloratissimi. Confrontando le due diverse scene, si vede come la spazzola normale si perda tra le mani dell’attrice e non venga notata dallo spettatore; quella sproporzionata, invece, è perfetta. Da allora presi l’abitudine di girare nei magazzini della RAI di Torino, alla ricerca di oggetti già utilizzati in altri spettacoli – sfingi di polistirolo, armature di tutti i tipi, montagne di frutta di plastica – da cui prendere spunto per le scene. Una volta trovai dei merluzzi e si poté girare una scena in cui piovevano nello studio. La protagonista non diceva nulla di particolare, ma si vedevano questi pesci cadere dall’alto e il gioco era fatto”.

più forti hanno tra 11 e 14 anni. Che valutazione dai di questo dato?

“I bambini sono curiosi. Io da piccolo ero un forte lettore perché ero curioso. E lo sono tuttora. Ma se tu li abitui a stare davanti a un video e te ne vai, loro possono pas-

sare un’intera giornata a rimbambirsi dietro a un videogioco. È un grande problema, perché non viene stimolata la curiosità, che è la molla per sviluppare l’intelligenza. Le parole sono i mattoni del pensiero, se conosci poche parole avrai pensieri molto semplici, potrai fare ragionamenti molto semplificati. Credo che il messaggio che cerco di dare, se penso a tutti i libri che ho scritto, sia questo: con le parole puoi anche giocare e divertirti, però le devi conoscere. A scuola insegno da 40 anni a raccontare storie, ma faccio anche tanta grammatica. Io voglio far capire ai bambini che scrivere e leggere non è noioso. Anzi è uno spasso, se lo prendi come un modo per far lavorare il cervello”. IN

Parliamo dei lettori. Quali libri sono apprezzati dal tuo pubblico?

“Ai ragazzi, come a tutta la gente, piace essere stupiti. Quando scrivo, mi devo sorprendere per primo, altrimenti nemmeno il lettore si sorprenderà. Se in un giallo si scopre chi è l’assassino a due ter-

Bordiglioni durante uno dei suoi spettacoli di musica e parole dedicati ai bambini.

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Celebrare | Monsignor Dino Zattini


Mezzo secolo

nel segno della

Fede

testo Rosanna Ricci - foto Giorgio Sabatini

1963: posa della prima pietra del Seminario vescovile e ordinazione sacerdotale per monsignor Dino Zattini, rettore della struttura che in occasione del 50esimo anniversario è stata ampiamente ammodernata.

Uno stretto legame unisce un importante edificio forlivese ed un sacerdote. Si tratta del Seminario vescovile di Forlì, in via Lunga 47, e di monsignor Dino Zattini, rettore della medesima struttura. Un ulteriore vincolo è dato dalla particolare concomitanza di due eventi uniti dalla stessa data: 1963 inizio lavori del Seminario; 1963 ordinazione sacerdotale per monsignor Zattini. Una fatalità? Forse. Comunque sia una bella convergenza, ricordata ufficialmente in Seminario nel giugno scorso, in occasione del cinquantesimo anniversario. Monsignor Zattini, che cosa ha significato per lei il 29 giugno 2013?

“Un evento straordinario: 50 anni fa il vescovo Paolo Babini benedisse la posa della prima pietra del seminario e nella stessa data sono stato ordinato sacerdote. Quale ardimento e quante speranze nei protagonisti di allora! Poteva esservi una coincidenza più bella?”.

Assolutamente no. Quella data, tra l’altro, ha avuto anche un ulteriore significato...

“Si, è coincisa con l’inaugurazione dei lavori di riqualificazione, avviati nell’ottobre 2010. Io auguro che possa accadere ad altri quello che sta accadendo a me: stanchezza e preoccupazioni di tre anni di lavori ora cedono il posto ad una più serena pace”.

gresso e alla reception. Occorre poi aggiungere che ora un ampio parcheggio può accogliere le auto degli studenti. Un altro intervento è stato effettuato sull’illuminazione diurna e notturna. I locali del seminario avevano bisogno di qualche ritocco, per ospitare la nuova realtà dell’Issr”. Ci può spiegare che cos’è l’ISSR e quali ritocchi all’edificio si sono resi

Quali sono stati i costi sostenuti per

necessari per questa nuova realtà?

la ristrutturazione del seminario?

“Si tratta dell’Istituto Superiore di Scienze Religiose (ISSR). Dal corso completo - tre più due anni, cioè laurea triennale e specialistica - escono insegnanti di religione e persone preparate nei diversi settori della pastorale. Attualmente l’Istituto è frequentato da 219 studenti. Di qui la necessità di dotare le aule, tutte climatizzate, dei più moderni accorgimenti tecnici per l’informazione e la didattica come internet in ogni banco, strumenti per proiezioni con computer, videoconferenze”.

“Oltre 2 milioni di euro, finanziati dalle cinque Diocesi di Forlì, Ravenna, Imola, Cesena e Faenza, che insieme fanno parte del progetto dell’Istituto Superiore di Scienze Religiose ‘Sant’Apollinare’, la cui sede, dal 2011 è proprio nell’edificio di via Lunga”. La ristrutturazione verso quali ambienti è stata indirizzata?

“Non si sono sovvertiti gli spazi precedenti ma sono diventati più decorosi, rendendo più spazioso ed arioso lo spazio riservato all’in-

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L’inaugurazione del seminario ristrutturato, con lo scoprimento del quadro donato da Ido Erani. In apertura, Monsignor Dino Zattini.

struttura ideale per centralità e facilità d’accesso. Il Seminario oggi è frequentato non solo da studenti ma anche da persone che qui vengono nel fine settimana per ritiri, incontri di formazione, aggiornamento. Ed è frequentata anche l’area sportiva”. Quale titolo di studio occorre per poter frequentare l’ISSR?

“Bisogna essere in possesso dei titoli che ammettono agli studi universitari. Molti iscritti sono già laureati. Di ogni corso debbono sostenere gli esami, una quindicina all’anno, per i quali occorre aver frequentato almeno i due terzi delle lezioni”. Uno splendido lavoro!

“Ma non è tutto qui. Sono stati creati locali per la presidenza, la segreteria, le postazioni di lettura degli studenti, un punto di ristoro. Inoltre le più moderne tecnologie sono state applicate nei locali della biblioteca, ad accesso diretto e aperta al pubblico, con tre sale, una dotazione di oltre 80mila testi e un ampio magazzino sotterraneo”.

del Clero, dove sono stati realizzati gli appartamenti per accogliere e assistere i sacerdoti anziani e ammalati”. Questo edificio ha ospitato in precedenza altre scuole?

“Fino a metà degli anni Settanta la primaria finalità era quella di essere il Seminario di Forlì e di Bertinoro, poi si è allargata ospitando

d’arte?

Tutto questo si trova al primo piano. E al secondo che cosa c’è?

“Il secondo piano accoglie la Casa

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attività...

“Senza dimenticare poi che confiniamo col ‘Comitato per la Lotta contro la Fame del Mondo’ con cui, ovviamente, c’è collaborazione”. Per chiudere, una domanda sul suo altrettanto importante anniversario. Qual è il segreto di questi 50

Fedeltà alla vocazione

Sono state aggiunte anche opere

“Nel giorno dell’inaugurazione vi è stato lo scoprimento e la benedizione del quadro posto nella cappellina interna del Seminario, aperta anche ai sacerdoti anziani. Il quadro rappresenta Gesù con le sorelle Marta e Maria ed è un’opera donata dal pittore forlivese Ido Erani. Si tratta di un affresco dal titolo ‘In Verità vi dico’, su pannello di 2 metri per 1,60”.

Un ambiente, il Seminario, ricco di

la sezione staccata della scuola media ‘Giorgina Saffi’. Dal 1979 gli spazi sono stati destinati anche alla cooperativa ‘Scuola Aperta’, con il Liceo linguistico ‘Adamo Pasini’ e la Scuola Media libera”. E l’ISSR?

“Nel 2009 si crearono i presupposti per costituire l’ISSR ‘Sant’Apollinare’, scelto da cinque diocesi romagnole - Forlì-Bertinoro, Cesena-Sarsina, Faenza-Modigliana, Ravenna-Cervia e Imola – come

anni di fedeltà al sacerdozio?

“È la messa quotidiana, perché lì il sacerdote ritorna alle parole che ha ascoltato il giorno della sua ordinazione: ‘Renditi conto di ciò che farai, imita ciò che celebrerai, conferma la tua vita al mistero della croce di Cristo’. Nel santino della prima messa scrissi ‘ad ogni giorno la sua pena’, ho sperimentato davvero che il Signore mi ha dato la forza di affrontare volta per volta le situazioni”. IN


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Cantare | Olivia Foschi

Il jazz

nel

Sangue

testo Mariavittoria Andrini

Tra Forlì e gli States, Olivia Foschi si sta costruendo una carriera di tutto rispetto in campo musicale. Con un cd all’attivo e un concerto in vista a New York, città in cui vive. Padre forlivese e mamma americana, si sente una romagnola purosangue. Anche se è nata a San Francisco, Olivia Foschi ha fatto la scuola materna a Forlì, alla Clelia Merloni, e le elementari alla Diego Fabbri; poi il liceo Americano a Roma e l’Università a San Francisco. Si è laureata a Roma e ora vive a New York dove, oltre a cantare, insegna alla New York Jazz Workshop. Olivia è una cantante jazz di grande talento, e la sua voce non ha niente da invidiare alle più famose jazziste americane, tanto che il 4 gennaio canterà al Metropolitan Room di New York. Una tappa importante

che però, con la sua naturale modestia, considera un punto di partenza. Il suo debutto discografico è di marzo 2013 con il cd intitolato “Perennial Dreamer”, prodotto dal plurivincitore di Grammy Award Ulysses Owens Jr., ed è subito un

successo. Sta infatti riscuotendo lusinghieri consensi da parte del pubblico e della stampa specializzata. “La passione per la musica - racconta Olivia - ce l’ho nel sangue e me l’ha trasmessa la mia bisnonna paterna, la marchesa Anna Maria Cavalli, cantante lirica, che rinunciò al canto per amore. Dopo essersi ritirata a vita privata, cantava motivi e romanze dei suoi tempi solo per mio padre che poi, a sua

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volta, li cantava a me e a mio fratello Alex, tutte le mattine quando ci accompagnava a scuola. Un canto popolare che mi è rimasto nel cuore è ‘La Gramadora’ di Martuzzi e Spallicci (meglio conosciuto come ‘Bela

Burdèla’), che canto in dialetto romagnolo. L’ho voluto inserire nel mio primo cd, arrangiato in chiave moderna ma senza stravolgimenti, per mantenere il profumo della tradizione. È una dedica d’amore a mio padre Foscolo e alla mia terra”. “C’è poi un’altra canzone italiana nel mio cd - continua Olivia -. È ‘Donna’, l’avevo sentita dalla mia insegnante Debora Bettoli e mi era rimasta impressa. L’ho voluta riarrangiare perché ritengo che colga l’essenza femminile, che è alla base del concept del disco. Questa canzone l’ho dedicata a mia madre”. Oggi Olivia è, come impostazione, un’artista newyorkese, ma i suoi studi iniziano in Italia, nel lontano 1994 quando, ancora adolescente, cominciò a prendere lezioni di chitarra. Il suo trasferimento negli Stati Uniti le fece scoprire il jazz e iniziò così il suo percorso verso quella che sarebbe diventata la sua vera passione. “È stato a San Francisco, mentre frequentavo l’Univer-

sità - racconta Olivia - che ho avuto modo di affinare la tecnica jazz e blues cantando in due ensemble locali, ma soprattutto determinante è stato lo studio del canto nepalese. Questa esperienza mi ha dato modo di esplorare la mia voce in tutte le sue modulazioni. Mi è stata molto utile, oltre che come cantante, anche come compositrice, per l’attenzione che questa musica ha per il colore e il ritmo”. Il suo percorso professionale la riporta poi in Italia, dove continua a studiare canto con Luisa Cottifogli di Imola poi con Cecilia Izzi presso l’Università della Musica di Roma e con la cantante-compositrice Grazia Di Michele. “L’incontro con il

batterista Ulysses Owens Jr. e con il sassofonista Stacy Dillard - ricorda Olivia - fu per me determinante. Una amicizia e un sodalizio importantissimi che continuano tuttora, e che mi fecero capire cosa volevo fare da grande: la cantante jazz. Anni di studio, masterclass e concorsi mi hanno portata ad incidere il mio primo cd e a cantare nei templi della musica jazz americana”. Nel frattempo, nel 2009, Olivia Foschi ha anche vinto il primo premio del concorso “Voci Nuove Donne Jazz in Blues”, promosso dal Comune di Bertinoro con la direzione artistica

di Michele Minisci del Naima Club, che prevedeva una borsa di studio a Los Angeles di tre settimane nella prestigiosa “Venice Voice Accademy”. Prima di volare nuovamente in America Olivia si è esibita in numerosi concerti in Romagna, organizzando anche la rassegna “Non solo Jazz” al ristorante “La Sarzola” di Magliano, di proprietà della famiglia, portando in scena anche gruppi stranieri molto interessanti. IN

Michele Minisci racconta Olivia Ho fatto cantare Olivia diversi anni fa al Naima Club in una rassegna di band emergenti e mi aveva colpito subito. La sua riservatezza, la sua dolcezza, la sua voce suadente, la distaccavano notevolmente dal panorama musicale generale. Si capiva subito che aveva una marcia in più e che le bruciavano in petto le note del jazz. Aveva bisogno di un incontro ravvicinato col vero mondo del jazz. E questo è avvenuto a New York. Avevo chiamato Olivia a partecipare alla Rassegna Voci Nuove Donne Jazz in Blues, che organizzo da diversi anni a Bertinoro, nell’ambito del Festival con le cantanti americane, e arrivò prima tra 70 concorrenti da tutta Italia vincendo una borsa di studio per uno stage sulla voce a Los Angeles. Dopo quello stage Olivia si trasferì a New York per “annusare” da vicino. Il resto lo conoscete. Sta diventando famosa. Qualche mese fa mi ha mandato un messaggio da New York dicendomi che le avevo cambiato la vita. La cosa mi ha inorgoglito e commosso, ma ho fatto solo il mio dovere.

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IN Magazine | Special ADV

AnticA PAsticceriA Il dolce sapore della tradIzIone Il RaFFInaTo locale FoRlIvese dI vIale oRIanI, a GesTIone FaMIlIaRe, PResenTa una scelTa InFInITa dI ToRTe, MIGnon, dolcI e salaTI.

Pasticceria: parola magica per gli amanti dei dolci. Se poi si aggiunge l’aggettivo ‘antica’ il gioco è fatto, perché Antica Pasticceria significa tradizione, esperienza, amore per i dolci. Tutti rigorosamente prodotti da una sola famiglia: Maria e Maurizio col loro figlio Fabrizio. Chi può resistere ad un pasticcino, ad una brioche o ad una torta esposti con eleganza in splendide vetrine a più scomparti della raffinata Antica Pasticceria di viale Oriani 1, Forlì. Gli occhi si deliziano alla visione del ricco assortimento di dolci che stuzzicano il piacere della gola e soddisfano anche il palato più esigente. Difficile scegliere fra oltre 50 tipi di mignon e 30 torte, per non parlare del salato o dei dolci, adatti alle varie ricorrenze

dell’anno, comprese le confezioni regalo. Tutto realizzato seguendo antiche ricette e con altissima qualità dei prodotti. D’altra parte non mancano certo esperienza e creatività all’Antica Pasticceria, formula vincente anche in periodi di crisi come quello attuale. L’attività pasticcera di Maria e Maurizio è nata nel 1981, in un piccolo negozio di corso Mazzini. La semplicità e la dedizione, unite ad una grande forza di volontà nel mantenere un alto livello qualitativo dei prodotti, sono stati gli elementi che hanno favorito, nei primi anni ’90, il trasferimento della pasticceria negli ampi locali della sede attuale, a cui è stato fatto un recentissimo restyling ultimato in agosto da Giorgio e Roberto Perugini dell’omonima ditta di arredamenti, i


quali hanno dimostrato con notevole professionalità ed impegno che la qualità è sempre l’unico elemento di distinzione. Con scrupolo e competenza, la ditta Perugini si è distinta per il lavoro meticoloso con cui ha saputo intrecciare armonicamente la tradizione e l’in-

novazione. È stato così possibile lavorare con materiali diversi: dal legno al marmo, dal metallo al vetro, sempre però con l’attenzione rivolta ai più piccoli particolari. Ciò che emerge nella progettualità dell’ambiente sono infatti l’eleganza e la misura con cui si coniugano le due aziende - la pasticceria e l’arredamento -, grazie all’esperienza maturata in tanti anni di attività. Allo spazio ampio e confortevole delle vetrine e dell’area bar, quest’ultima con gli ottimi caffè dell’azienda partner Essse caffè, si aggiunge, al piano inferiore, una sala da the con 40 posti a sedere, luogo ideale per prime colazioni o cerimonie. Di lato trovano posto il laboratorio, il magazzino e i servizi. Tutto è stato pianificato allo scopo di rendere gradevole e serena la permanenza, anche se di breve durata, dei clienti. Una soluzione ideale per un momento di relax, all’insegna dell’accoglienza in una sinfonia di colori e di sapori frutto di una sapienza artigianale senza tempo.

antica Pasticceria

arredamenti Perugini s.r.l

Via Oriani, 1 - 47122 Forlì (FC) Tel. 0543 31273 - www.anticapasticceria.it Chiuso il giovedì

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Esporre | Caro CastroCaro

Dodici mesi

per dodici testo Francesca Miccoli

È di scena l’arte contemporanea al Padiglione delle Feste delle Terme, con la mostra Caro CastroCaro che reinterpreta le stagioni ispirandosi a Tito Chini. E nel 2014 spazio al liberty e alle eleganti xilografie di inizio Novecento.

Artisti

Dodici artisti per dodici mesi dell’anno. Sono i protagonisti della rassegna “Caro CastroCaro”, mostra d’arte contemporanea in corso al Padiglione delle Feste delle Terme di Castrocaro. Giovani emiliani e romagnoli che nel tempio dell’art decò espongono pannelli di 100x100 cm in analogia con il tema dei mesi e delle stagioni delle opere di Tito Chini, grande ceramista e decoratore. “Da un anno e mezzo - spiega Paola Babini, coordinatrice delle attività culturali organizzate in seno allo

splendido gioiello monumentale

- stiamo cercando di valorizzare e rendere fruibile questa meraviglioso Padiglione attraverso un intenso programma culturale. Un percorso iniziato con la mostra dedicata a Pellegrino Artusi, proseguito con l’esposizione delle restaurate vetrate di Chini e con la rassegna collegata al progetto Atrium, che ha portato all’ombra del Campanone migliaia di visitatori”. Fino all’8 gennaio sarà possibile ammirare gli elaborati di Nicola Montalbini, Roberto Pa-

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gnani, Beatrice Sansavini, che è anche la responsabile delle attività culturali del Padiglione, Paolo Poni, Giampaolo Carroli, Deborah Baroni, Luca Freschi, Monia Strada, Giulia Dall’Olio, Elisa Farneti, Federica Giulianini e Mauro Bendandi. “Le opere, raccolte anche in un calendario, sono molto diverse tra loro ma dialogano in un’unitarietà di intenti, l’interpretazione di un periodo dell’anno solare, tratteggiato altresì attraverso un testo letterario” aggiunge Babini. L’esposizione, visitabile nel fine settimana (tra le ore 14 e le ore 17), chiude cronologicamente il programma delle mostre 2013 del Padiglione. E se va agli archivi un’annata dai grandi numeri e dall’unanime consenso di pubblico e critica, già ci si proietta verso un 2014 che si profila ricco di interesse. In concomitanza con la rassegna dei musei San Domenico “Liberty, uno stile per l’Italia moderna”, nel gioiello monumentale delle Terme verrà proposto “Nel segno del Liberty. La Xilografia in Italia all’inizio del Novecento”. Se il percorso espositivo forlivese indagherà senza restrizione di schemi, la rassegna castrocarese si soffermerà su un peculiare mezzo espressivo: incisioni lignee degli albori del Novecento, appartenenti in gran parte alla collezione privata del forlivese Gianni Cera-

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soli, grande cultore del genere.

In mostra chicche di Francesco Nanni, Gino Barbieri, Antonello Moroni, Adolfo De Carolis, Domenico Baccarini. E riviste quali il Corriere dei Piccoli, La Pié, il Plaustro, L’eroica, Novissima. La rassegna, aperta dal 22 febbraio al 15 giugno 2014, è patrocinata dalla Provincia di Forlì-Cesena, dal Comune di Castrocaro Terme - Terra del Sole e si inserisce nel programma di eventi di “Forlì per Ravenna 2019”. IN

Sopra e in apertura, due xilografie che saranno esposte nel Padiglione per la mostra sul Liberty. In alto, le opere con il tema delle stagioni realizzate da Roberto Pagnani, Giulia Dall’Olio e Giampaolo Carroli.


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Visitare | Antichi mulini

Tra i mulini del

Rabbi

testo Giorgio Pereci foto Giorgio Sabatini

A Castel dell’Alpe e Fiumicello, due antichi mulini ristrutturati e funzionanti possono essere visitati per conoscere un mestiere antico ma sempre affascinante.

Il fiume Rabbi – che nascendo in Toscana, alle pendici del monte Falco, disegna una delle principali valli forlivesi facendosi strada tra Premilcuore, San Zeno, Predappio e sfociando infine nel fiume Montone a Forlì – era un tempo costellato da decine di antichissimi mulini, entrati tutti in disuso dalla seconda metà del ’900. Oggi quei mulini sono solo un vecchio ricordo e, proprio per evitare di dimenticare, due di questi sono stati recuperati dai discendenti dei proprietari originari. Lo scopo è testimoniare alle giovani generazioni un mestiere antico che, pur se rinnovato nel metodo e nella tecnica, rimane sempre attuale. Visitare i due antichi mulini del Rabbi è come aprire una porta sul passato, quando si veniva alla mola per macinare anche pochi chili di frumento

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Il mulino di Castel dell’Alpe, situato alla confluenza tra il fosso di Pian dell’Alpe e il fiume Rabbi, è raggiungibile dal bivio per Castel dell’Alpe, girando a sinistra verso il fiume e percorrendo circa un chilometro. Così viene descritto nella guida storica realizzata dal Comune di Premilcuore: “Il mulino a due palmeti, di cui uno fisso (macina di sotto) e uno mobile (macina di sopra), ha svolto il suo onorato servizio per oltre un millennio, fino al 1850 quando incominciarono a funzionare i mulini a cilindri che, sebbene lentamente, soppiantarono palmeti, mole e macine dei vecchi mulini”. Nel 1863 venne distrutto da una piena, si decise quindi di ricostruirlo in una posizione più adatta. Da allora il Mulino di Castel dell’Alpe restò attivo fino al 1960. La famiglia Biondi, che da


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sempre lo aveva gestito, di recente lo ha restaurato riportandolo in funzione per scopi turistici, così come ha ristrutturato le case del circondario ricreando un luogo di accoglienza in una frazione che era pressoché disabitata. È possibile visitare e soggiornare presso il mulino previo contatto con la famiglia Biondi (tel. 0543 951029). Il mulino di Fiumicello, piccola frazione ad alcuni chilometri da Premilcuore, si trova lungo la mulattiera ai margini del greto del torrente, imboccando la strada a destra prima della chiesa della Madonna delle Nevi. Fu abbandonato nel 1963 e fatto ritornare in attivi-

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tà trent’anni dopo. I fratelli Mengozzi ricostruirono e restaurarono tutte le strutture rendendo il mulino completamente funzionante, dal generatore di corrente elettrica alla mola utilizzata per arrotare le lame. L’edificio del mulino si sviluppa su due piani: in quello inferiore troviamo la turbina, che viene mossa dal flusso d’acqua (incanalato dal fiume verso il mulino da un complesso sistema di dighe, sfoghi e cadute), mentre in quello superiore sono presenti le due macine, collegate alla turbina da un albero che ne trasmette il movimento. Ogni macina è costituita da due dischi in pietra sovrappo-

Il mulino Mengozzi di Fiumicello. In apertura, il mulino di Castel dell’Alpe della famiglia Biondi.



La macina e gli strumenti di lavoro dentro il mulino Mengozzi.

Mulini di Romagna: una storia lunga più di un millennio La Romagna, terra di coltivatori, ha ospitato centinaia di mulini schierati intorno ai fiumi. Oggi sono solo un ricordo o, nel migliore dei casi, una meta turistica laddove i proprietari hanno avuto la sensibilità di ristrutturarli e tenerli in vita a testimonianza di un’epoca che non tornerà mai più. Se sul tracciato del fiume Rabbi si possono visitare i mulini di Castel dell’Alpe e di Fiumicello, su quelli del fiume Conca e Marecchia, nel riminese, ci aspettano il mulino Casarola dell’inizio del XVIII secolo, a circa 3 Km da Morciano, il mulino Malatesta, risalente al XV secolo, lungo la strada della Pedrosa in fondo alla costa di Paglialunga, e il mulino Moroni di Poggio Berni con accanto il museo di cultura contadina. Si tratta di una vera e propria tradizione, sottolineata in particolare da Tonino Guerra nella sua poesia I muloin abanduned, dove descrive con nostalgia le ruote ferme, i chiodi sporchi di farina e l’aria mossa ormai solo dalle farfalle.

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sti, di cui solo quello superiore è in movimento e può essere avvicinato o allontanato all’altro in ragione della raffinatezza voluta. È possibile visitare il mulino, ancora pienamente funzionante, durante i fine settimana; negli altri giorni bisogna invece contattare la famiglia Mengozzi (tel. 0543 86451). Di ritorno da Castel Dell’Alpe o Fiumicello, verso Forlì, è d’obbligo fermarsi a Premilcuore, cittadina il cui nome deriva da Plano Mercurii (la piana di Mercurio) che troverà dal XII secolo in poi diverse dizioni - Plamicarii, Plamercorio, Premalcorio - fino a giungere a quella attuale. Situato ai margini del Parco nazionale delle Fore-

ste Casentinesi, Monte Falterona e Campigna, Premilcuore divenne centro organizzato in dipendenza delle istituzioni religiose che da gran tempo erano radicate in questo territorio. Prima fra tutte l’Abbazia di S. Ellero, a 3 km da Galeata, che dal 497 crebbe fino ad ottenere giurisdizione su circa quaranta parrocchie in un territorio compreso fra le attuali regioni Romagna e Toscana. Nel XII secolo il territorio è feudo dei conti Guidi di Modigliana e poi libero Comune, i cui Statuti, risalenti all’agosto del 1379, sono conservati nell’archivio della comunità di Premilcuore, in una copia del XVIII secolo. Ma Pre-


milcuore si trova in una posizione strategica, così nel secolo successivo passa sotto il dominio di Firenze; diventa poi dominio dei Visconti di Milano e di Caterina Sforza, Signora di Forlì; torna di nuovo sotto il controllo di Firenze; in epoca napoleonica entra a far parte del circondario di Modigliana e Rocca S. Casciano; con la costituzione del Regno d’Italia viene annesso alla provincia di Firenze fino a che non ritorna nella Provincia di Forlì nel 1923. Si tratta dunque di una cittadina da tenere in considerazione non solo per il parco organizzato intorno al fiume Rabbi, meta estiva ormai tradizionale per le famiglie, ma anche per la possibilità di visitare alcuni luoghi che ne sottolineano la storia. La Pieve di San Martino all’Oppio si trova in direzione Forlì, su via Pieve, ed è aperta solo la domenica in orari di culto. Fondata nel X secolo, con la struttura attuale che viene fatta risalire alla seconda metà del ’500, contiene opere pittoriche fiorentine e toscane datate fra il 1600 e il 1700 tra cui merita di essere sottolineata la “Madonna del Carmine tra san Giovanni della Croce e santa Teresa d’Avila” del

Riscoprire mestieri antichi pittore Jacopo da Pratovecchio (1594-1664). In paese troviamo la torre dell’orologio risalente al 1593 e ricostruita nel Novecento nella parte superiore merlata con, alla base, la porta fiorentina, da cui partiva l’antica via verso la Toscana e che faceva il paio con l’opposta porta Urbana, aperta verso l’Adriatico. L’orologio, risalente al 1500, presenta un antico meccanismo formato da due pietre collegate a una lunga corda di canapa. Su Piazza Ricci si affaccia Palazzo Briccolani, imponente costruzione abitata da notabili del luogo - fra cui Lucia della Massa, moglie di Giulio Cesare de’ Medici -, con due portali gemelli, memoria dei due edifici accostati che lo compongono. Su Piazza dei Caduti troviamo Palazzo Giannelli, costituito da un blocco a tre piani, con balconcini in ferro battuto e, al pianterreno, un portale databile agli inizi del XIX secolo riportante le lettere iniziali di Luigi Giannelli. IN


Mangiare | Pane

Il cibo della

Salute

testo Gianluca Gatta - foto Giorgio Sabatini

Il Forno Cappelletti e Bongiovanni di Dovadola è conosciuto in tutta la Provincia di Forlì per la qualità dei suoi prodotti bio. Ne approfittiamo per parlare del pane, un alimento di base che ha subito nel tempo notevoli modifiche produttive.

Nel 1979 acquistano il primo forno a Dovadola: a legna, con un’impastatrice a forcella e come banco di lavoro una madia in legno. Nei primi anni ’80 arrivano a produrre circa 80 kg di pane al giorno, un po’ di schiacciata e focaccia con incassi che non superano le trentamila lire. Poi, su richiesta di alcuni amici che avevano aperto il primo punto macrobiotico di Forlì, cominciano la produzione di pane biologico a lievitazione naturale, con pasta madre. Negli anni ’90 ampliano la gamma dei prodotti biologici, iniziano a servire i negozi di alimenti naturali di Forlì, certificano la panetteria come azienda biologica. Si tratta di Maurizio Cappelletti e di sua moglie Anna Bongiovanni che, insieme al figlio Fabio, riescono ancora oggi a conservare nel tempo l’antica tradizione della panetteria a Dovadola. Il loro pane è talmente “sano” che alcuni clienti lo

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comprano perché gli è stato prescritto da nutrizionisti e dietologi. “Questo ci fa sorridere perché ci sentiamo un po’ come una farmacia,” dice Maurizio “Ma noi siamo

un po’ strani perché la cosa più importante per noi è la genuinità dei nostri prodotti e l’impatto ecologico nel produrli e metterli in vendita”. Come si è modificata nel tempo la produzione del pane?

“Si è evoluta seguendo i cambiamenti della società. Negli anni ’50-’60 le famiglie erano più numerose, c’era meno scelta nel cibo, quindi il pane faceva da padrone sulla tavola con pezzature più grandi e meno sofisticazione e varietà. Una volta il pane si comprava solo dal fornaio, ora ormai si vende dappertutto. Tutto questo a scapito della qualità e della genuinità del prodotto e, di conseguenza, della salute. Nel secondo dopoguerra, a causa della carestia

e della fame, per aumentare la produzione di grano, qualcuno ha deciso di modificare con irradiazioni le sementi di alcune varietà per far sì che resistesse meglio al cambiamento delle condizioni climatiche e che fosse più facile da coltivare e da trebbiare (una volta il grano era alto anche più di un metro, ora è al massimo 50 cm). Inoltre sono state modificate anche le molecole di glutine così da essere più adatto ai panifici industriali, che lavorano il pane a macchina e che hanno bisogno di impasti più collosi e resistenti alle frizioni. Ecco perché ormai il 6% degli italiani è celiaco e perché le intolleranze al grano-glutine sono in continuo aumento. Quasi contemporaneamente le industrie chimiche che lavoravano per la guerra iniziarono a produrre concimi e fertilizzati da utilizzare in agricoltura, tutto questo a scapito della salute.”



Che differenza possiamo osservare tra la produzione del pane artigianale e la lavorazione a livello industriale?

“Oggi il piccolo fornaio si alza di notte come faceva tanto tempo fa, prepara gli impasti, li fa lievitare, forma il pane, lo inforna e, una volta cotto e sfornato, vende il suo prodotto al mattino, fresco tutti i giorni. I forni industriali invece

farina e non con certi preparati e miscelati che contengono agenti lievitanti, conservanti, correttori, miglioratori e tantissime altre sostanze che non dovrebbero essere presenti non solo nel pane, ma in nessun tipo di alimento.” Quando viene comprato il pane?

“Da qualche anno non esiste più l’ora di punta nelle vendite perché, con i vari turni il lavoro,

Artigianale e genuino lavorano anche ventiquattro ore al giorno, su turni e con linee di produzione a catena. Il pane e gli altri prodotti da forno vengono surgelati o precotti e poi vengono trasportati nei supermercati e nelle

altre rivendite. Qui vengono cotti o ricotti e poi venduti come pane fresco. Il pane, per essere tale, deve avere un certo ‘peso specifico’, deve lievitare naturalmente, deve essere realizzato con acqua e

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l’affluenza è diventata continua tutta la mattina. Il nostro forno a Dovadola è aperto dalle 6 alle 13, ma molto probabilmente al giorno d’oggi il pane si venderebbe anche nel pomeriggio. Da sottolineare come nei primi anni l’acquisto era quasi esclusivamente femminile, mentre in questi ultimi anni gli uomini hanno superato le donne.” Che cosa bisogna tenere in consi-

derazione per comprare un pane di qualità?

“Chi acquista del pane confezionato prima di tutto deve leggere le etichette, guardare quali cereali sono utilizzati, da dove provengono, come sono stati coltivati. Nel nostro forno, dove abbiamo iniziato a confezionare il pane, la nostra etichetta indica anche il tipo di lievitazione, con pasta madre o lievito di birra. Purtroppo oggi la maggior parte della gente non possiede una cultura nutrizionale, non ha tempo per informarsi o leggere le etichette. Anche per il pane che si compra in panetteria o ‘sfuso’ bisogna conoscere il tipo di farina utilizzata, che non sia un pane surgelato o precotto. Insomma il pane, per essere buono, dovrebbe essere fatto a mano, a lievitazione naturale, di farina integrale o semintegrale, di cereali coltivati senza l’uso di sostanze chimiche e si deve mantenere mangiabile almeno per quattro-cinque giorni.” IN


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Ammirare | Vivere a Forum Livii

La Romagna

ai tempi di

Roma

testo Rosanna Ricci - foto Giorgio Sabatini

La mostra archeologica Vivere a Forum Livii riconsegna uno spaccato importante di storia che dall’età repubblicana si allarga fino all’età tardo antica. Attraverso tanti oggetti e un elegante mosaico, restaurato da RavennAntica.

“A Forlì c’è ancora molto da scoprire. È una città problematica come topografia, in quanto ci sono stati spostamenti a causa dei fiumi. Per questo motivo è estremamente interessante”. Questo ha sottolineato Chiara Guarnieri, dirigente della Soprintendenza per i Beni Archeologici dell’Emilia-Romagna, nel presentare la mostra ‘Vivere a Forum Livii’, l’importante rassegna allestita fino al 12 gennaio 2014 nel palazzo della Fondazione Cassa dei Risparmi di Forlì (Palazzo del Mon-

te di Pietà, corso Garibaldi 37). Dopo la mostra “Il Monte prima del Monte” del 2009, in cui erano stati presentati gli importanti scavi condotti sotto il Palazzo del Monte di Pietà voluti dalla Fondazione della Cassa dei Risparmi di Forlì in collaborazione con la Soprintendenza

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per i Beni Archeologici dell’Emilia Romagna, con “Vivere a Forum Livii” questa collaborazione non solo si è rinnovata ma ad essa si sono aggiunte altre istituzioni come la Fondazione RavennAntica, la casa editrice Ante Quem e, con loro, alcuni sponsor come Assicoop Romagna Futura, Unipol Assicurazioni, Coop Adriatica e il Gruppo Hera, con il patrocinio del Comune di

Forlì. In mostra sono esposti circa 150 materiali archeologici scoperti nel 2004 in occasione di uno scavo effettuato in via Curte, esattamente al numero 66 dell’area che coinvolge via Curte e via Orto del Fuoco dove, attorno al I secolo a.C., venne costruito un edificio residenziale ed impiantate alcune attività artigianali fra cui una fornace per la cottura di vasellame. Quest’ultima


mosaico di circa 20 mq è l’oggetto più interessante e di maggior impatto dell’attuale mostra ed è allestito, per l’occasione, con copie dei letti tricliniari. Dopo il suo ritrovamento il mosaico, composto da tessere bianche e nere con motivo geometrico, ma con uno stato di conservazione molto compromesso, è stato conservato nella Pinacoteca Civica di Forlì, per essere poi restaurato nel laboratorio di RavennAntica che promuove attività di restauro di mosaici antichi. La Fondazione RavennAntica, infatti, ha come scopo quello di valorizzare il patrimonio archeologico, architettonico e storico-artistico di alcuni siti ravennati, in particolare

Il mosaico pavimentale allestito con i triclini.

fu demolita tra la fine del I secolo a.C. e l’inizio del I secolo d.C. Il materiale che rimase fu utilizzato per ampliare l’edificio residenziale, a cui fu aggiunto anche un triclinio e una corte interna dotata di pozzo. Nel secolo successivo il triclinio fu sostituito da uno più ampio e decorato a mosaico. Alla fine del V secolo si registrò il totale abbandono della ‘domus’. Questo

l’antica città di Classe e la realizzazione del Museo Archeologico e dei Mosaici Antichi per raccontare la storia di Ravenna e del suo territorio. Nel 2011 ha realizzato la mostra permanente “TAMO. Tutta l’avventura del Mosaico”, ospitata nel Complesso di San Nicolò: si tratta di un percorso museale attraverso splendidi reperti del patrimonio del territorio di Ravenna, in parte inediti, che abbracciano tutte le epoche da quella più antica fino a quella contemporanea in un impianto innovativo. Anche RavennAntica, coi suoi eventi, fa parte delle collaborazioni dei territori romagnoli per la candidatura di Ravenna a capitale europea della cultura nel 2019. Nella mostra “Vivere a Forlì” sono stati affrontati due temi fondamentali: il primo riguarda la storia urbana di Forlì

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in età romana con particolare riferimento alle ‘domus’. A questo proposito occorre ricordare che lo scavo di via Curte è l’unico in città ad aver restituito una sequenza abitativa che dall’età repubblicana si allarga fino all’età tardo antica. Tutta l’area, indagata per la prima volta e con mezzi stratigrafici, ha permesso di ricostruire i livelli dell’età romana a Forlì. Il secondo tema ha come obiettivo quello di approfondire vari aspetti della vita quotidiana. Ciò è stato possibile attraverso i materiali che l’indagine archeologica ha portato alla luce come gli elementi costruttivi, materiali laterizi, frammento di affreschi, esagonette, lastrine in marmo bianco e policromo, gli oggetti, l’illuminazione. Per quanto riguarda gli oggetti, questi raccontano la vita quotidiana e le abitudini dell’epoca. Ad esempio i pesi da telaio e gli aghi in bronzo hanno un preciso riferimento ai lavori femminili; assieme a questi è stata trovata la placca di un cinturone militare del IV secolo, un oggetto ancora non bene identificato ma che potrebbe essere un’arnia e infine i resti di tre bottiglie usate forse per misurare dei liquidi. Accanto a questi sono presenti, nella mostra, i disegni ricostruttivi, i plastici e le modellazioni 3D. Tutto le notizie riferite al materiale trovato saranno oggetto di un volume dal titolo “Vivere a Forum Livii. Lo scavo di via Curte”, che verrà pubblicato a Natale. Il testo sarà curato da Chiara Guarnieri, per la collana DEA, Documenti ed Evidenze di Archeologia della Soprintendenza per i Beni Archeo-

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logici dell’Emilia-Romagna. Un altro aspetto assai interessante della mostra riguarda i percorsi di visita e i laboratori didattici riservati agli studenti, per coinvolgere i ragazzi e far conoscere loro la storia e la vita dell’epoca. A circa 30 classi questa attività didattica è offerta dagli sponsor. Ingresso gratuito. Orari della mostra: da martedì a venerdì 9 - 12; sabato e domenica 10 - 13 e 16 - 19. Dal 24 dicembre a fine mostra gli orari saranno i seguenti: da martedì a venerdì 16 - 19, inalterati il sabato e la domenica. Chiuso il 25 dicembre, 1 e 6 gennaio. IN

Sopra, reperti in mostra. Sotto, il taglio del nastro.


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Dirigere | Linda Kniffitz

Le tessere

di una

Vita

testo Anna De Lutiis - foto Lidia Bagnara

Valorizzazione, restauro, catalogazione. Linda Kniffitz, direttrice del Centro Internazionale di Documentazione sul Mosaico di Ravenna, ci racconta le sue passioni e la sua attività.

Incontriamo Linda Kniffitz nel suo studio, al Mar. Inevitabile chiedere l’origine del suo cognome. “Mio nonno era austriaco quindi la pronuncia è secondo le regole tedesche”. Linda racconta di suo padre, che per motivi di lavoro giunse in Italia, e aggiunge che lei è nata a Roma e ha studiato a Milano, città stupende che adora, ma oggi non rinuncerebbe mai a Ravenna, che accoglie tesori unici al mondo ed è una città a misura d’uomo.

to facessero ai primi cristiani quando vi entravano, la suggestione che ancora oggi si prova, ad esempio, entrando in San Vitale dall’antico ingresso, con la sensazione dello spazio che sale, quasi un trasporto spirituale. Sono convinta che fosse una suggestione voluta: siamo nel periodo in cui la religione cristiana diventa di stato e lo sforzo della corte si concentra nel sottolineare questa sensazione trascendentale”.

Cosa l’ha attratta di più a Ravenna?

“Il Cidm, Centro Internazionale di Documentazione sul Mosaico, è una sezione del Museo d’Arte

“La bellezza dei monumenti, delle chiese... mi chiedo sempre che effet-

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Ci parli del centro che dirige:


della città di Ravenna nata per promuovere la ricerca, lo studio e la valorizzazione del mosaico. La creazione del Centro rientra anche nel più ampio Progetto Europeo Interreg III A Transfrontaliero Adriatico, Siti Unesco Adriatici, che eroga buona parte dei finanziamenti”. Lei ha fatto già alcuni progetti andati in porto...

“Insieme al mio staff ho vinto tre Progetti Europei: uno sullo sviluppo del Cidm nel 2007, uno, Open Museum tutt’ora in corso, sulla gestione e valorizzazione dei Musei Italiani e Sloveni, che ha finanziato il riallestimento della collezione musiva, e uno SUA Expo, vinto nel 2012, sulle Buone Pratiche di restauro e catalogazione dei Siti archeologici e delle decorazioni musive antiche. Complessivamente un milione e duecentomila euro”.

L’arte che appassiona Recentemente sono stati inaugurati i mosaici contemporanei nel chiostro della Loggetta Lombardesca e si è concluso anche il concorso dedicato al mosaico contemporaneo. Che posto ha, oggi, il mosaico di nuova produzione?

“Oggi il mosaico è tornato alla ribalta, è una forma espressiva intesa come linguaggio dell’arte contemporanea. E Ravenna è il riferimento per la sua produzione”. La sua attività si completa con pubblicazioni, convegni, lezioni all’Università. Riesce ad avere del tempo libero e come lo impiega?

“Amo il mio lavoro e così, anche nel tempo libero, vado a visitare mostre, alla Biennale di Venezia: sono cose che mi arricchiscono e mi appassionano. Finché nella vita ci sono arte e letteratura vale la pena di viverla”. IN

Linda Kniffitz È laureata in Archeologia e Storia dell’Arte Bizantina all’Università di Bologna e specializzata in Catalogazione di Fondi Antichi. Ha collaborato con l’Istituto per i Beni Culturali dell’Emilia Romagna e, in seguito, è stata bibliotecaria per i Fondi Antichi della Classense a Ravenna. Il suo ruolo di curatore del CIDM, Centro Internazionale Documentazione Mosaico, ha inizio nel 2002; è anche responsabile dell’Archivio che comprende due Banche Dati sul mosaico.


Abitare | Rustico in montagna

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Il calore di

Casa

testo Annalisa Balzoni - foto Giorgio Sabatini

Un semplice rustico immerso nelle Foreste Casentinesi restituisce atmosfere calde e conviviali. Con il camino a dominare la stanza principale, la scala in sasso, la rigogliosa natura circostante.

Con l’arrivo dell’inverno, abbiamo deciso di uscire dalla città e di arrivare sui nostri Appennini, a poca distanza dal comune di Santa Sofia. Abbiano scelto un rustico facente parte della piccolissima frazione di Biserno, posizionata a circa 600 metri sul livello del mare. Una piccolissima frazione che conta non più di una ventina di abitanti, immersa e avvolta dalla maestosità della natura delle nostre foreste, il Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi, Monte Falterona e Campigna. Qui la natura, preservata dall’invasione dell’uomo, conta 36mila ettari di area protetta sull’Appennino tosco-

romagnolo: è la foresta più antica d’Europa che incorona il territorio provinciale, dove flora e fauna ritrovano l’armonia nelle vallate strette e parallele del versante romagnolo, offrendo un’occasione unica di svelare una natura incontaminata per viverla fino in fondo. Come riportato sugli scritti degli annali camaldolesi, Biserno “Trovasi in una profonda gola dell’Appennino, che scende da Camaldoli in Valbona sulla destra ripa del Bidente di Ridracoli”: infatti, attraverso questa frazione, si arriva a Ridracoli, nota metà turistica rinomata oggi per la maestosa opera di ingegno e tecnica rappresentata dalla diga.

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La cucina rustica in muratura con la stufa economica. In apertura, il camino e la scala in pietra.

Tutto qui sull’Appennino è avvolto dalla natura, lontano dal traffico cittadino. Un mondo che può sembrare isolato ma che così non è. Non ci si sente soli, anzi: si può ritrovare un’altra dimensione, ci si può rinnovare e rigenerare nello spirito e nella mente. Non contano lo sfarzo o il lusso, qui sarebbero senza dubbio fuori luogo. L’obiettivo prinipale è rispettare la terra e la natura, esse stesse

diventano “l’arredo principale”, la guida per abitare. Siamo ospiti di questo piccolo rustico abitato da una coppia giovanissima, ricavato dopo un’o-

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perazione di ristrutturazione e recupero realizzata tanti anni fa, che ha permesso di ricavare un’abitazione da un vecchio e piccolo convento in disuso. È stata mantenuta la trama dei muri in sasso e pietra “gialla”, ca-

ratteristica tipica della vallata; i muri maestri hanno uno spessore di circa un metro, particolare che, già da solo, arreda e dona all’ambiente una sensazione di calore e di storia. Il camino domina nella grande stanza principale al piano terra, la pietra che lo riveste è la

stessa dei muri maestri e, come nei rustici semplici e tipici della


zona, la parte living rappresenta il luogo dell’accoglienza, del ristoro e dell’incontro. Pochi elementi donano fascino alla dimora, muri in sasso, la classica stufa economica utilizzata per cucinare e riscaldare, la cucina rustica in muratura. Di grande effetto risulta però essere la scala, anch’essa in sasso, addolcita da un parapetto in ferro battuto, che conduce alla zona notte, recuperata e rivisitata con uno stile più moderno, che comunque non stona con la classicità degli altri vani. Il recupero complessivo ha cercato di mantenere inalterati gli elementi architettonici che sono sopravissuti alle intemperie del tempo, sono stati recuperati gli antichi architravi in legno dei vani porta e sono state mantenute le dimensione dei vani finestra. Una piccola dimora, un piccolo nido immerso nella natura, che racchiude storie e diventa al tempo stesso parte della storia del nostro territorio. IN

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LA CAMPAZA un grande ristorante attento ai particolari MangiaRe aLLa CaMpaza è CoMe faRe un viaggio in CoMpagnia Di MateRie pRiMe Di aLtissiMa quaLità e Di piatti Dai sapoRi tRaDizionaLi e veRi.

La Campaza, con i suoi 1.300 coperti, non è solo uno dei ristoranti più grandi d’Italia: è un luogo dove l’attenzione alla qualità delle materie prime e alla lavorazione è tale che ogni piatto è realizzato come se fosse l’unico, proprio come a casa. Il gelato, ad esempio, è lavorato internamente in modo tradizionale, con una mantecatrice, ed è sempre realizzato con prodotti di stagione. La pasta fresca è impastata con uova di pollo ruspante romagnolo ed è stesa con il mattarello, ogni giorno, da due azdore. Le cozze sono pulite grazie a una sbissatrice, che lascia vivo il mollusco e

consente di cucinare sempre un prodotto freschissimo. E pensare che tutto è cominciato da una piccola rivendita di cocomeri in ghiaccio. “Da quel lontano 1982, un passo alla volta, si è arrivati a questa realtà” dice Katrin De Lorenzi, Responsabile Commerciale del ristorante. “Dai cocomeri in ghiaccio è stata allargata l’offerta con la pizza al taglio e le piadine, è stato poi aperto un piccolo ristorante fino ad arrivare a ciò che riusciamo a dare oggi: grandi spazi, flessibilità dell’offerta e supporto alla creazione di eventi.” La Campaza è anche set di trasmissioni televisive


Un’offerta di alta qualità (qui hanno girato, tra le altre, una punricerca. Innovare significa per noi utilizche comprende la consulenza tata dell’edizione italiana di Quattro zare macchine per la stampa alimentare, nell’organizzazione di eventi. matrimoni) e non c’è da stupirsene sperimentare cotture di nuova generaziopoiché è un luogo ideale: spazi eleganti ne, ma anche produrre in proprio salami e accoglienti, adattabili a molteplici esigenze, dalla e confetture, acquistare carne da chi può garantire un ristorazione, al divertimento, al lavoro. Dietro al ristoallevamento tradizionale, cercare fornitori laddove il rante c’è addirittura un parco aperto a tutti, visitabile prodotto è originario, senza intermediari. Così ad esemdall’alba al tramonto, che ospita anatre, pavoni e altri pio per il pesce fresco siamo importatori diretti dall’euccelli migratori e stanziali dove è in corso un progetstero - i nostri branzini infatti provengono direttamente to di ripopolazione della cicogna bianca. dalla Croazia, le capesante dal Belgio -, ma anche dalla Ma senza l’attenzione quotidiana ai prodotti e alla laSicilia per i gamberi rossi; abbiamo inoltre una fornitura vorazione sarebbe vanificato tutto lo sforzo fatto per ittica regolare dal mercato del pesce di Cesenatico. Può creare un ambiente ospitale e attento alle molteplici sembrare un paradosso, ma proprio grazie alle nostre esigenze del cliente. Lo sottolinea con particolare passignificative dimensioni, in termini di capacità ricettiva, sione gilles Donzellini, Direttore generale e figlio riusciamo a permetterci un servizio di tale livello.” dei fondatori: “È importante che la qualità sia garantita a tutti i clienti, su qualunque scala lavoriamo, dalla coppia seduta al tavolo al ricevimento con centinaia di La Campaza invitati. Puntiamo molto sulla formazione dei nostri otvia Romea 395, Fosso Ghiaia (Ravenna) tanta dipendenti e ci sforziamo di trasmettere l’amore Tel. 0544 560294 - Fax. 0544.560226 per un lavoro certosino, curato nei particolari, e per la info@lacampaza.com - www.gruppolacampaza.it


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Divertirsi | Socjale di Piangipane

Il sapore

della

Cultura

testo Nevio Galeati - foto Lidia Bagnara

Concerti, film, incontri a tema. Il teatro Socjale di Piangipane, costruito dai braccianti d’inizio Novecento, splende nel panorama culturale di Romagna grazie all’impegno dei volontari del paese. Tra un piatto di cappelletti e un bicchiere di vino.

L’idea ha un secolo di vita, ovvero un teatro costruito dalla gente per la gente. La storia del Socjale di Piangipane è ormai più che nota: nel 1911 i braccianti comprano un terreno per realizzare il proprio teatro; nel 1921 lo inaugurano; lo tengono aperto, con alterne vicende, fino agli anni Settanta. L’allestimento ha una concezione splendidamente ‘antica’: la platea non ha poltrone fisse, perché ogni spettatore portava la sedia da casa.

Così si poteva anche ballare, lasciando vuota la parte centrale del salone e sistemando l’orchestra sul palcoscenico. Una galleria che è poco più di una balconata; decori art nouveau; colonne della miglior ghisa. Straordinario, insomma. Poi

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ancora, Cedar Walton, Enzo Jannacci, Cheryl Porter, i Good Fellas. Ma

non ha senso ripetere l’elenco di un programma che si sta snodando da quasi un quarto di secolo. Poi ci sono nuove norme di sicurezza da rispettare, e si vuole aumentare la proposta di qualità. Nasce una Fondazione per restaurare la fabbrica e rilanciare il progetto. Una strada non facile, che viene percorsa però con lo stesso coraggio di sempre. “Quando abbiamo pensato alla ristrutturazione - racconta Danilo Morini, presidente del Circolo e curatore della sezione musicale del programma - soprattutto dopo

La sala del Socjale con le decorazioni liberty. In apertura, il bancone del bar.

il modo di avvicinarsi alla cultura cambia, i giovani sono attratti dalle città, la televisione seduce e fa restare gli italiani a casa. Così il teatro chiude. C’è per fortuna chi non si rassegna; così, nel 1990, un gruppo di giovani (e non solo) piangipanesi decide di riaprire il locale. Prima solo musica jazz il venerdì sera; poi anche il cinema. Il Teatro Socjale Club (con la “ j” come vezzo estetico, scelta proprio dai braccianti) si trasforma in uno fra i punti più alti della Romagna per le proposte musicali, i film di qualità e l’atmosfera. E poco a poco l’album degli ospiti segna nomi di artisti internazionali, grandi cantautori e musicisti da tutto il mondo, da Ray Gelato agli Avion Travel, da De Gregori a Gino Paolo insieme a Danilo Rea; e,

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i lavori di restauro che ci hanno impegnato dal 2004 al 2007, c’era l’idea di restituire il teatro al proprio territorio. Così, quando il palcoscenico non è impegnato dalla nostra programmazione, la cooperativa lo affitta per feste, assemblee, cerimonie, conferenze. Così nell’ultimo anno, oltre alla nostra programmazione, abbiamo ospitato cento eventi, per oltre diecimila persone”. Al Socjale non amano vantarsi, meglio guardare al futuro, e alle novità. “Proprio per proseguire con questa idea abbiamo accolto la proposta di aprire, nei locali adiacenti il teatro, una scuola di musica che vede la collaborazione di Chistian Ravaglioli, docente di

oboe alla Scuola musicale della Scala di Milano e pianista di grande qualità”. Non solo concerti, quindi. Non solo film di qualità, con titoli che troppo spesso le multisale ‘dimen-


ticano’ di proporre, dovendo seguire la politica delle pellicole che sbancano i ‘Box Office’. “Abbiamo un’idea…” Danilo Morini sembra esitare: la notizia non è stata ancora presentata, sul sito (www.teatrosocjale.it) non se ne fa cenno. Però… “Insomma, ecco: il titolo provvisorio è ‘La scienza al Socjale’ e il progetto è in collaborazione con le università di Bologna, Ravenna e Trieste, oltre a ‘Ravenna 2019’. Esperti nazionali affronteranno temi che riguardano la matematica, la fisica e la sismologia”. Fra gli ospiti ci potrebbe essere addirittura Enzo Boschi, già presidente dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia, condannato per le vicende del terremoto che devastò l’Aquila. E tutto questo continua a funzionare solo grazie all’impegno volontario della gente di Piangipane e di amici che

Volontariato e musica si muovono a favore del teatro. “Stiamo parlando di una settantina di persone, comprese le sfogline e quelli che vengono il lunedì sera ad aiutare per la preparazione dei cappelletti, ancora fatti a mano, nell’assoluto rispetto delle norme di igiene. Amici che poi ritrovi in sala il venerdì, come pubblico pagante, fieri di essere lì ad ascoltare buona musica. Il Teatro Socjale - conclude Morini - è questo: un mix di volontariato, cappelletti, buona musica e film, sempre con prezzi calmierati. Siamo orgogliosi di essere arrivati fin qui. E non ci fermiamo!”. IN


Creare | Alberto Dassasso

Vibrazioni

in stile

Pop

testo Aldo Savini - foto Lidia Bagnara

Dal recupero di una vecchia struttura agricola a Massa Lombarda è nata Vibrazioni ArtDesign, l’officina artistica di Alberto Dassasso. Qui bidoni arrugginiti si trasformano in sedie, moto e oggetti d’arredo.

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Fruges non è un paese e nemmeno un borgo, piuttosto è il prolungamento di Massa Lombarda che si spinge verso la campagna, in direzione Bologna. Lì è cresciuto Alberto Dassasso. Vicino a casa sua c’era l’officina di un fabbro che emanava l’odore acre dell’unto e del ferro. Non solo gli odori ma anche i colori e i rumori che provenivano di là lo attraevano, anzi, restava quasi incantato quando il fabbro si calava la maschera sul viso e si apprestava a saldare. Più che i giochi con i coetanei preferiva entrare in quel posto che si trasformava nel suo

paese delle meraviglie: le scintille mettevano in movimento la sua immaginazione. Da quell’officina uscivano cancelli, inferiate, infissi, ma non erano questi manufatti che lo affascinavano, era la saldatura che, come per magia, trasformava il ferro. Da allora sono passati molti anni, prima gli studi all’Istituto d’Arte per la Ceramica di Faenza, poi all’ISIA, l’Istituto Superiore per le Industrie Artistiche, dove ha rafforzato la convinzione che si possa fare arte e design con materiali di recupero. Quasi per caso trovò un bidone in una discarica che, pur


arrugginito, conservava le scritte di una compagnia di prodotti petroliferi: era la materia che cercava. Da qui inizia la sua avventura nell’artdesign che comporta manualità, invenzione, progetto, sperimentazione per approdare a un risultato originale, funzionale e bello. Per utilizzare la

lamiera dei fusti e dei barili dell’industria petrolchimica bisogna innanzitutto martellarla, ritagliarla e poi assemblare i pezzi con la fiamma ossidrica: si ripropone così la “magia” della saldatura e della

Schifano, sono le grandi lettere Castrol, Agip con il leone a sei zampe su sfondo giallo, Total, Blaser, Bechem, Green Star, IP e altre icone di un mondo globalizzato dalle multinazionali del petrolio. La struttura delle sedie non ha supporto interno, è la lamiera stessa che, trattata con rivestimento trasparente antiossidante, viene a formare un telaio autoportante. L’oggetto è finito: “Dora” richiama la sedia da osteria, “Mecedora” è una sedia a dondolo, “Secca” è ispirata alle sedie in for-

Design con la fiamma ossidrica smerigliatura per eliminare punte e bave. I primi oggetti sono lampade e soprattutto sedie, poi attaccapanni,

mica anni Cinquanta. Al ritorno dal Salone Satellite di Milano nel 2007, in uno spazio ricavato dal recupe-

ro di una vecchia struttura agricola a Massa Lombarda nasce Vibrazioni Art-Design, in via Castelletto 13 “tra

alberi da frutto e ruggine”. Respingendo un sistema di produzione su scala industriale, dal 2010 si avvale per il marketing e la comunicazione della collaborazione di Riccardo Zanobini, fiorentino doc e romagnolo d’adozione, compagno di studi all’ISIA. Attualmente l’azienda è in grado di produrre dai 250 ai 300 pezzi all’anno. E come spesso accade quando il lavoro è prima di tutto una passione, l’ambizione ha portato Alberto e Riccardo a ricercare nuovi percorsi e progetti commerciali, tra cui l’esportazione dei propri prodotti all’estero, aprendosi al mercato internazionale, dalla Corea alla Germania, dalla Russia agli Stati Uniti. IN

armadi, madie, sgabelli, tavoli, porte. Da ultimo, le motociclette. Moto di scarso valore ma funzionanti con telaio tradizionale vengono spogliate della carena e della carrozzeria; modificati telaio e ciclistica, l’intervento riguardante le parti come codino, sella e serbatoio è realizzato con il medesimo materiale di recupero e con lo stesso metodo di lavorazione utilizzato per i complementi d’arredo. Ogni pezzo è unico, certificato e numerato. La forma per le varie serie è la stessa ma non il colore e, soprattutto per le sedie, la spalliera presenta una particolarità estetica che rimanda alla Pop art. Viene utilizzata la parte del bidone che porta la scritta, o frammento di scritta, della compagnia: non è Coca Cola o Brillo ripensando ad Andy Warhol o l’insegna Esso dipinta da Mario

Dassasso all’ingresso del suo laboratorio.

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Disegnare | Gianluca Costantini

La vita

a

Fumetti

testo Roberta Bezzi - foto Gianluca Costantini

Mostre, libri, collaborazioni. È un lavoro a tutto tondo scandito dal ritmo di immagini e parole quello di Gianluca Costantini, artista che si affida al linguaggio del fumetto. Raccontando personaggi illustri, sognando Istanbul.

La sua passione per i fumetti nasce da bambino leggendo prima Topolino e poi le storie dei supereroi. Dividendosi fra l’insegnamento all’Accademia di Belle Arti di Ravenna e Bologna e il lavoro nel mondo dell’arte, Gianluca Costantini ha fatto del disegno - potente mezzo espressivo che unisce immagini e parole - il suo campo di predilezione, diventando curatore di mostre di fumetto e del festival Komikazen, nonché direttore artistico di Giuda Edizioni. In questi ultimi mesi, sono usciti ben quattro libri che contengono sue illustrazioni. Costantini, cosa hanno in comune “Bronson Drawings” e “Cattive abitudini”?

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“La commistione di musica e scrittura, arte e fumetto. Il primo è frutto di due anni di collaborazione con il Bronson, luogo in cui band, artisti, solitari cantanti folk da tutto il mondo anelano di suonare. Il risultato è un libro in cui illustro con i disegni tutti i gruppi che hanno suonato lì, in tutto una novantina, utilizzando tecniche molto diverse fra loro, maneggiando i colori come fossero strumenti. Il secondo nasce invece insieme a Emidio Clementi, cantante e bassista dei Massimo Volume, immaginando di trasporre in fumetti i testi di dodici canzoni dell’omonimo album restituendo per immagini personaggi, atmo-


sfere ed emozioni. Un vero e proprio fumetto musicale”. In “Arrivederci Berlinguer” e “L’ammaestratore di Istanbul” si toccano invece temi più di tipo socio-politico…

“Sono stati scritti entrambi da Elettra Stamboulis. Nel primo, si ripercorre la vicenda personale e politica di Enrico Berlinguer, un modello di passione politica autentica, di coerenza e impegno, unitamente alla storia d’Italia di quel periodo. Nel secondo invece si parla di Osman Hamdi, il più importante pittore figurativo di tradizione islamica, che è stato anche archeologo e politico nei primi del Novecento”.

Il sistema anti-aging che RIGENERA e RINGIOVANISCE per una pelle da favola

È vero che si sente a casa solo a Istanbul?

“Sì, ho avuto una specie di fascinazione per quella città, dieci anni fa, la prima volta che l’ho visitata. Da allora, appena posso, ci ritorno e sarà capitato almeno quindici volte. Mi piace molto la gente e l’estetica, l’arte islamica e calligrafica che fanno ormai parte del mio stile. È una città che cambia ogni giorno, che sta conoscendo un certo boom economico e demografico”. C’è una storia che le piacerebbe disegnare?

“Essendo iper-produttivo ho sempre tante idee in testa

Personaggi in fumetto da realizzare. Sto lavorando a un libro sullo scrittore Hermann Hesse per illustrare la seconda guerra mondiale, a partire dal suo movimento pacifista e dalle sue lettere contro la violenza delle armi. Poi mi piacerebbe raccontare la storia di quel mese non molto lontano in cui sembrava dovesse scoppiare la terza guerra mondiale contro la Siria, facendo luce sui numerosi giochi politici, dal Papa a Putin”. Pensa che Ravenna sia pronta a divenire capitale europea della cultura nel 2019?

“Tutte le città lo sono se ci sono i soldi per farlo. Di certo rispetto ad alcuni anni fa Ravenna è uscita dal suo atavico isolamento. Spesso accadono più cose qui che a New York e i turisti arrivano a frotte. Ma manca ancora un pubblico ravennate, soprattutto di giovani, in grado di apprezzare l’arte. Agli eventi c’è sempre lo stesso zoccolo duro di persone. Manca la curiosità, e in questo Ravenna continua a essere provinciale. Forse la candidatura darà la spinta giusta”. IN

NUOVAPELLE non è una semplice apparecchiatura, ma un vero SISTEMA ANTI-AGING che promuove la rigenerazione e il ringiovanimento dei tessuti del viso, in maniera del tutto naturale, grazie alla sinergia di DUE TECNOLOGIE AVANZATE: LASER E RADIOFREQUENZA BIPOLARE. il benessere olistico - cafè olfattery Via Santa Croce n, 3602 47032 Santa Maria Nuova di Bertinoro (FC) - Tel. 0543 440765 Orario continuato: mart - sab, 8:30 - 19:30 – Giorno di chiusura: lunedì


Viaggiare | 52 domeniche con i bambini

Romagna in

Famiglia

testo Serena Focaccia

La guida per divertirsi e scoprire insieme: tanti itinerari per trascorrere piacevoli weekend anche con i più piccini.

i miei figli?”. Troppo spesso si sente parlare di bambini come di un ingombro, qualcosa che sembra frenare le relazioni sociali e le passioni che amiamo coltivare. C’è invece molto spazio per “fare le cose insieme”, senza per questo dover rinunciare a qualcosa. Accompagnati

Esce a dicembre nelle librerie la nuova guida della collana “52” di Edizioni In Magazine che raccoglie cinquantadue mete romagnole selezionate appositamente perché adatte a un weekend in famiglia, con bambini al seguito. Suddivisa secondo le quattro stagioni, la guida presenta luoghi e itinerari affascinanti e divertenti, secondo un ventaglio di proposte che stupisce soprattutto per la varietà: dall’Adriatico agli Appennini, si susseguono parchi tematici, percorsi naturali, musei d’arte e tecnologici che fanno di tutto per garantire un’offerta adatta a grandi e piccoli. Ciascuna meta presenta una scheda descrittiva che risponde a una domanda semplice quanto fondamentale: “Perché dovrei portarci

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dai bambini si possono visitare musei, mostre d’arte e siti archeologici. Non c’è luogo o argomento che i più piccoli non sappiano apprezzare: il lavoro dei “grandi” sta tutto nel trovare la prospettiva che possa rendere piacevole e accattivante quello che viene offerto. Nessuno dice che questo sia facile, ma fortunatamente in Romagna le istituzioni sono molto sensibili sull’argomento e, salvo eccezioni, non esiste ad esempio museo senza laboratori o percorsi dedicati ai bambini. La guida non dimentica comunque quelle mete che non hanno bisogno di pretesti o particolari strategie per essere proposte ai nostri piccoli compagni - parchi naturali e tematici, zoo, feste, sagre - che proprio in Romagna sembrano avere uno sviluppo inarrestabile.

C’era bisogno di una guida all’epoca di Internet e degli smartphone? Non c’è già tutto online? In realtà questa guida si affianca a Internet, non costituisce una copia delle informazioni già presenti online ma vuole essere uno strumento complementare: sono richiamati i siti ufficiali ed è sempre presente un link a Google Maps. L’utilizzo migliore che si può farne è anzi proprio accanto a un computer o ad uno smartphone, per approfondire i contenuti e pianificare il viaggio. In tale prospettiva bisogna considerare anche le schede sulle curiosità contenute nei box di fine pagina. Sono strettamente collegate all’itinerario proposto e costituiscono un buon argomento per attirare l’attenzione dei nostri figli: qual è l’origine del gioco delle biglie? I pappagalli parlano dav vero? Quanti tipi di mulino esistono? Quando è nato il frisbee e perché si chiama così? Perché a Natale ci scambiamo i doni? A queste e a tante altre curiosità viene data risposta nella Guida 52 domeniche con i bambini in Romagna. IN



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