Faenza
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Anno XIII - N. 2 - SETTEMBRE - OTTOBRE 2014
Monica
Price
L’importante è viaggiare
Alessandro Pondi Il ladro di storie Istituto Emiliani Gli scatti dello spirito Accademia del Musical Crescere sul palco
OREFICERIA GIULIANINI - Corso Mazzini, 21 - Faenza - Tel. 054622072
Sommario
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4 Annotare Brevi IN 12 Essere Alessandro Pondi 18 Essere Monica Price 24 Leggere GialloLuna NeroNotte 26 Fotografare Istituto Emiliani 28 Giocare Padel 32 Creare Massimiliano Fabbri
| EDITORIALE di Andrea Masotti |
34 Suonare Geo From Hell 36 Correre Marco Faccani 42 Riciclare Bandini e Casamenti 46 Inscenare Accademia del Musical 52 Visitare Dozza 56 Innovare MyAppFree 58 Progettare Archibiotico
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Storie e ancora storie in questo inizio d’autunno sulle nostre pagine: quelle raccontate dallo sceneggiatore Alessandro Pondi che, come rivela lui stesso, le ruba alla realtà per trasporle sullo schermo e quelle di vita vissuta di Monica Price che da Faenza fa pedalare turisti americani in tutta Europa. E, ancora, storie gialle e noir con la dodicesima edizione del festival GialloLuna NeroNotte. Ammiriamo poi suggestivi “paesaggi interiori” negli scatti di Lidia Bagnara dell’Istituto Emiliani di Fognano e nelle tele di Massimiliano Fabbri. Un nuovo sport per gli appassionati di racchetta è il padel, con il primo campo in Romagna
inaugurato a Ravenna, e sempre per gli amanti dello sport incontriamo il giovanissimo pilota Marco Faccani, campione europeo con un futuro davanti. Tante speranze nel futuro anche per i giovani dell’Accademia del Musical che festeggia dieci anni; ma il futuro si costruisce anche riciclando e avendo cura dell’ambiente, come ci spiega Rita Bandini presentandoci la Bandini e Casamenti. E per chiudere un itinerario romagnolo “fuori provincia” nella suggestiva Dozza, una app di successo planetario targata Romagna e le nuove visioni di un gruppo di giovani architetti romagnoli. Buona lettura!
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Annotare | Brevi IN
Vivere il verde Casola Valsenio - In programma tra fine settembre e inizio ottobre una serie di iniziative in tutta l’EmiliaRomagna finalizzate a far scoprire il giardino o il parco pubblico in un’ottica diversa, a “vivere” il giardino come bene culturale da conoscere. Il calendario di “Vivi il verde” tocca fra gli altri appuntamenti il Parco del Cardello a Casola Valsenio con una visita domenica 5 ottobre alle ore 15,30 alla scoperta degli aspetti storici e botanici del Parco, un’area ricca di circa 30.000 piante, legata alla figura dello scrittore Alfredo Oriani, che qui trascorse gran parte della vita. Per info e prenotazioni: iat.rioloterme@racine.ra.it.
Premio Ravenna Festival a Mario Ravenna - Ravenna Festival nella sua edizione 2014 ha voluto premiare l’Avvocato Mario Salvagiani (al centro nella foto, a sinistra Riccardo Muti, a destra Fabrizio Matteucci), lungimirante ispiratore dell’evento che creò nel 1990 e che con questa edizione ha festeggiato venticinque anni di vita. Un riconoscimento che la manifestazione ravennate ha conferito negli anni ad autorevoli personalità delle diverse discipline della cultura e dell’arte, assegnato, tra gli altri, a Tonino Guerra, Ennio Morricone, Ric-
Salvagiani
cardo Muti, Mstislav Rostropovich, Pierre Boulez e Gerard Depardieu. Una intera vita dedicata all’arte, alla musica e al teatro, quella di Mario Salvagiani. Ha consegnato il premio il Maestro Riccardo Muti che ha sottolineato come Mario Salvagiani, a cui lo lega una amicizia quarantennale, rappresenti la figura esemplare di un ravennate coltissimo il cui stile, classe e intelligenza spera si potranno riconoscere nei giovani delle prossime generazioni.
Romagna Cardioprotetta al Teatro Alighieri Ravenna - Dal 17 settembre scorso il Teatro Alighieri è dotato di uno dei nove defibrillatori del progetto “Romagna Cardioprotetta”, un’iniziativa che intende portare uno dei più importanti strumenti di prevenzione all’interno dei luoghi di aggregazione e socializzazione. Susanna Schiavone, direttrice del progetto nell’ambito della campagna di prevenzione e sensibilizzazione “Prenditi a cuore” per MEDOC, ha consegnato un defibrillatore automatico alla Fondazione Ravenna Manifestazioni rappresentata dall’Assessore alla Cultura Ouidad Bakkali e dal Sovrintendente Antonio De Rosa (nella foto). Obiettivo finale del progetto è l’installazione capillare in ogni città grande e piccola della Romagna di altri defibrillatori automatici donati ai Comuni dalle aziende del territorio attraverso Medoc e installati in apposite colonnine “totem”. Un’iniziativa che costituisce l’ultimo gradino della prevenzione delle malattie cardiovascolari, causa del più alto indice di mortalità dei Paesi europei.
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Ph. Massimo Fiorentini
Il Gattopardo a Fare Leggere Tutti Castelbolognese - Il romanzo “Il Gattopardo” di Giuseppe Tomasi di Lampedusa sarà oggetto della II edizione del Festival del libro “Fare Leggere Tutti” a Castelbolognese dal 24 al 26 ottobre. La città di Castelbolognese e i suoi luoghi simbolo sono le location del festival: il viale della Stazione con soste alla gelateria Linus, il chiostro del municipio, il teatrino del vecchio Mercato sede
anche della Biblioteca, la chiesa di Santa Maria della Misericordia, il cinema teatro moderno, il mulino Scodellino col suo fascino medioevale. Partecipano al festival con coreografie legate al romanzo “Il Gattopardo” scuole di danza da Castelbolognese, Faenza, Longiano, Mezzano, Imola, Padova, Napoli, Siracusa. Info: fareleggeretutti@gmail.com 3397487370.
Annotare | Brevi IN
Ravenna per Dante Visione Iconoclassica Bagnacavallo - In occasione della della Festa di San Michele il Convento di San Francesco a Bagnacavallo dal 25 settembre al 12 ottobre ospita, presso le salette garzoniane, “Iconoclassica”, neo-letture iconografiche, opere di Francesco Petrosillo, mostra a cura di Ilaria Siboni e Daniele Torcellini. “Iconoclassica” indaga alcune iconografie note suggerendo nuove visioni contemporanee con l’ausilio di tecniche digitali e l’utilizzo di materiali plastici. L’artista utilizza l’affascinante processo di trasmissione dei significati, tramite l’iconografia rinascimentale, per creare nuove attinenze e visioni pop.
Ravenna - Come ogni anno, a settembre, sono fiorite le proposte culturali non solo per ricordare il Sommo Poeta, ma per diffondere ulteriormente la conoscenza delle sue opere. Le iniziative, sono andate crescendo in numero e qualità in questi ultimi anni al punto che studiosi italiani e stranieri affermano che mai nessuno, in nessuna città al mondo, ha fatto tanto per Dante. Sono ben 36 le associazioni che hanno proposto il loro contributo, con un programma di 66 eventi in 38 giornate che si prolunga fino all’8 novembre. Anche quest’anno è proseguito l’inesausto percorso lungo le letture internazionali della Divina Commedia nel Mondo del Centro Relazioni Culturali con le versioni in lingua bengali, croata e georgiana. Novità assoluta è quella che ha visto coinvolti centina-
ia di cittadini nella lettura integrale della Divina Commedia nel progetto “Oltre Dante. Tutta la Commedia sul palco di Ravenna”. (Nella foto il quadro di Attilio Runcaldier emblema delle celebrazioni dantesche) (A.D.L.)
Horror in Festival La storia in biblioteca Ravenna - Tra settembre e novembre 2014 la Biblioteca di Storia Contemporanea “Alfredo Oriani” di Ravenna organizza inContemporanea, un ciclo di presentazioni di volumi riguardanti temi, momenti, simboli e figure chiave della storia d’Italia. Libri importanti che hanno fatto discutere, e sui quali continuare a discutere, per riflettere e per meglio conoscere i percorsi e gli snodi attraverso i quali si è venuta formando e definendo la nostra identità nazionale. Le conferenze nella sala Spadolini della Biblioteca “Oriani” sono partite a settembre e i prossimi due incontri si terranno venerdì 24 ottobre Emanuele Felice, “Perché il Sud è rimasto indietro” - e martedì 11 novembre - Giuseppe Bedeschi, “La prima Repubblica (1946-1993). Storia di una democrazia difficile”. Tutti gli incontri hanno inizio alle 17.00. www.fondazionecasadioriani.it (A.C.)
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Ravenna - A Ravenna Halloween si festeggia al cinema. È in arrivo una nuova edizione da brivido per Ravenna Nightmare Film Fest, l’appuntamento più importante in Italia per
il cinema horror e fantastico, dal 25 ottobre al 1 novembre 2014. Questa dodicesima edizione è centrata sul Concorso Internazionale per lungometraggi, che presenta quanto di meglio è emerso nella recente produzione internazionale di genere. Tra le anticipazioni spiccano l’evento “Frankestein vs OvO” - il grande classico Frankestein sonorizzato dal vivo dagli OvO, una delle band più innovative del panorama italiano underground - e le retrospettive dedicate ai cinquant’anni della serie televisiva americana La Famiglia Addams e ai vent’anni di The Kingdom del lunatico Lars Von Trier. La rassegna è organizzata da Start Cinema con il Comune di Ravenna e il contributo della Regione Emilia-Romagna. www.ravennanightmare.it (E.B.)
_Aperto a pranzo per colazioni di lavoro. Ideale la sera, per cene intime, in una romantica atmosfera_ LE NOSTRE SPECIALITà
Cucina del territorio rivisitata, specialità di carne e pesce, pane fatto in casa, preparazione a base di foie gras e tartufi in stagione, formaggi d’alpeggio con mostarde e confetture, ampia selezione di vini nazionali
Una tessera gastronomica nella mosaicale creatività di Ravenna S. Michele (RA) - Via Faentina, 275 - Tel./Fax 0544 414312 - giovedì chiuso
Annotare | Brevi IN
Trilogia d’Autunno Un acquario di pietra Faenza - I fossili nella loro varietà di forme e storie sono i protagonisti di una mostra allestita all’interno dei locali del Museo Malmerendi. L’esposizione “Un acquario di pietra” nasce come naturale seguito della mostra sui minerali “I gioielli della natura” del 2013 e sempre dalla collaborazione del Gruppo Mineralogico Paleontologico Città di Faenza con il Gruppo Speleologico Faentino. Nella mostra è possibile ammirare pezzi di assoluto valore scientifico ed estetico, provenienti dai maggiori siti fossiliferi del mondo quali ad esempio Solnhofen in Germania, Haquel in Libano e Green River nel Wyoming USA. Sono inoltre esposti ambre e coppali contenenti foglie e insetti provenienti dal Baltico, Santo Domingo e Colombia. www.museoscienzefaenza.it
pensato appositamente per il Raven-
serrato, giorno dopo giorno, di spettacoli diversi, e che non ha precedenti anche per lo stesso Mariinskij che sarà in scena al Teatro Alighieri dal 2 all’8 ottobre. L’apertura è affidata al classico tra i classici del repertorio russo: “Il lago dei cigni” (2, 3 e 7 ottobre ore 20.30), con la coreografia di Petipa e Ivanov su musica di Pëtr Il’ic Cajkovskij.
na Festival che prevede il succedersi
www.ravennafestival.org
Ravenna - Si conclude a ottobre la XXV edizione di Ravenna Festival con una nuova “Trilogia d’Autunno” che avrà come protagonisti il Balletto del Teatro Mariinskij di San Pietroburgo, una fra le più celebrate compagini di danza classica nel mondo. La “Trilogia” è un progetto
Nuova sede del Tecnopolo di Faenza Faenza - Inaugurata il 25 settembre la nuova sede del Tecnopolo di Faenza presso il Parco Scientifico Tecnologico Torricelli. Nella sede di Faenza è operativo il laboratorio Certimac-Mitai, specializzato nella ricerca su materiali innovativi e tecnologie per applicazioni industriali. Nel corso dell’inaugurazione sono state illustrate le opportunità che la nuova programmazione regionale POR FESR 2014-2020 offre alle imprese e ai laboratori di ricerca per la realizzazione della Smart Specialisation Strategy regionale, la strategia per la specializzazione intelligente, che identifica le aree di interesse prioritarie in termini di attuale importanza economica e sociale e di futuro potenziale di crescita.
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Mosaico contemporaneo al Mar Ravenna - Per la rassegna Ravenna Mosaico - Special event il MAR ha inaugurato lo scorso 20 settembre tre mostre dedicate al mosaico contemporaneo: “Eccentrico Musivo - Young Artists and Mosaic”, “Toyoharu Kii - Whites and Blue” e “Visual Mosaic Ravenna Video Contest”. “Eccentrico Musivo” mette in scena opere d’arte contemporanea di artisti under 40 che si legano all’estetica del mosaico. Il MAR dedica poi un’esposizione all’artista Toyoharu Kii, giapponese fiorentino di formazione, dalla cifra
stilistica sobria, monocolore, che costruisce immagini per sottrazioni, attraverso improvvisi andamenti di piccole tessere in marmo bianco, di diverso spessore. Infine “Visual Mosaic” è il primo contest video internazionale indetto dal Comune di Ravenna e dal Museo d’Arte della Città dedicato a video che abbiano il mosaico come soggetto, approccio concettuale o estetica di riferimento. Tutte le mostre sono a ingresso libero e aperte fino al 9 novembre 2014. www.mar.ra.it
Imprese a banda Ultra-larga Ravenna - La Camera di Commercio dal 1° ottobre 2014 apre un bando indirizzato alle imprese della provincia di Ravenna che intendano attivare servizi di connettività a banda ultra-larga con velocità pari ad almeno 30 Mbps in ricezione. I contributi erogati saranno per un massimo di 3.000 euro a copertura del 50% delle spese per infrastrutture, apparati e massimo prime dodici mensilità di canone riconducibili all’attivazione di servizi di connessione a banda ultra-larga sostenute a partire dal 1 gennaio 2014. Rappresenta un criterio di priorità nell’accesso ai finanziamenti se l’impresa per cui si richiede il contributo è ubicata nei Comuni di Riolo Terme, Casola Valsenio e Brisighella. Le domande possono essere presentate fino al 31 dicembre 2014 ed inviate tramite PEC all’indirizzo protocollo@ra.legalmail.camcom.it.
La ceramica che Cambia Faenza - La scultura ceramica in Italia dal secondo dopoguerra ai giorni nostri è in mostra fino al 1° febbraio al Museo Internazionale delle Ceramiche di Faenza. Si tratta di un dialogo tra generazioni, con uno sguardo sovranazionale che, come afferma fin dal titolo “La ceramica che cambia”, pone al centro della sua riflessione una materia, la ceramica appunto, declinata nelle tante poetiche che hanno interessato il XX secolo, includendo anche gli artisti stranieri che hanno notevolmente influito sulla produzione ceramica artistica nazionale. Per la prima volta vengono esposti assieme i grandi protagonisti del cambiamento della scultura ceramica e viene documentato, con un prestigioso catalogo, un percorso di innovazione estetica e novità linguistica. www.micfaenza.org (E.C.)
Ph. Francesco Bassi
Via M. D’Azeglio 28 - Ravenna Tel. 0544 218128 www.trattoria-larustica.it
Annotare | Brevi IN
Biblioteca Digitale Faentina Faenza - È attivo online il servizio della Biblioteca Digitale Faentina che mira alla progressiva digitalizzazione dei fondi e delle collezioni conservati dalla Biblioteca Comunale Manfrediana. L’obiettivo è quello di far conoscere, rendere fruibile e valorizzare un patrimonio culturale di grande pregio, senza pregiudicarne la conservazione. L’origine del progetto risale ad alcuni anni fa e si colloca all’interno del più ampio progetto di Biblioteca digitale romagnola sostenuta dalla Rete Bibliotecaria di Romagna, che avviò la digitalizzazione di alcune testate storiche locali. Da allora il progetto è cresciuto, arricchendosi di nuovi e prestigiosi contenuti, che rendono questa sezione della Biblioteca un portale pronto per essere messo a disposizione del grande pubblico. I vantaggi sono innumerevoli: si rende possibile la fruizione di opere che altrimenti non sarebbero accessibili, le immagini possono essere riprodotte senza perdita di qualità e non si rovinano con l’uso. Gli originali restano comunque a disposizione dei ricercatori per quelle ricerche che non possono essere sostituite dalla consultazione on line. http:// manfrediana.comune.faenza.ra.it
Navi e marinai in mostra
Ravenna - Inaugurata presso l’Autorità Portuale di Ravenna in Via Antico Squero la mostra fotografica “Navi e Marinai” di Luigi Tazzari. L’esposizione sarà aperta fino a venerdì 17 ottobre, dal lunedì al venerdì. La mostra propone una sertie di scatti a colori che raccontano la vita quotidiana dei marinai sulle navi ancorate nel porto di Ravenna, con un occhio nostalgico, evocativo e che sa cogliere l’interiorità di una situazione e di un ambiente.
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Cabaret di scena al Diabolik Ravenna - Da giovedì 18 settembre al Diabolik e Mariani gli organizzatori di Urban Pub Cabaret, già noti per aver importato un nuovo concetto di locale ispirandosi a grandi metropoli come Londra e New York, si ripropongono con Urban Fàbrica, una officina di artisti e teatranti che darà vita ad aperitivi e serate di musica, teatro, cabaret e giocoleria. Le serate si terranno ogni martedì e giovedì, all’ex cinema Mariani, e in particolare al pub Diabolik situato al piano superiore. www.mariani-ravenna.it
MortadellaBò, chi la fa l’Affetta Bologna - Al grido “Chi la fa l’affetta!”, Bologna si prepara a celebrare uno dei prodotti simbolo della sua antica storia gastronomica: la Mortadella Bologna IGP. Dopo il grande successo della “prima” dello scorso anno, MortadellaBò - il grande evento organizzato dal Consorzio Mortadella Bologna - in programma da giovedì 9 a domenica 12 ottobre 2014 in Piazza Maggiore, si profila quest’anno ancor più ricco di spunti e iniziative. Accanto agli stand di de-
gustazione e vendita saranno, infatti, organizzate tavole rotonde e incontri di approfondimento, laboratori di degustazione tenuti da esperti (fra cui i rappresentanti della Mutua Salsamentari 1876, associazione fra le più antiche di Bologna), food show con rinomati chef, giochi e intrattenimenti “mortadellosi” per tutta la famiglia, e ancora numerose iniziative che allargheranno alla città di Bologna il circuito della manifestazione. www.mortadellabo.it
Da Bagnacavallo un ponte verso Oriente Bagnacavallo - Dal 20 settembre il Museo civico delle Cappuccine propone due mostre di respiro internazionale: “Murat Palta. Cult Hollywood movies as Ottoman miniatures” e “Kiril Cholakov. Diario minimo balcanico” che fanno parte del progetto espositivo “Passaggio a sud-est. Un ponte verso Oriente”. Il giovane illustratore turco Murat Palta, presenta il suo progetto artistico in cui raffigura alcune tra le più famose scene del cinema hollywoodiano come fossero miniature ottomane del 16° secolo. Il bulgaro Kiril Cholakov nella seconda mostra propone invece opere realizzate a monocromo e costruite con flussi di parole sulla tela bianca. Le mostre sono aperte fino al 23 novembre 2014. www.museocivicobagnacavallo.it
Wine Food Festival Emilia-Romagna - Profumato e saporito ritorna il Wine Food Festival Emilia-Romagna, edizione 2014, la kermesse regionale dedicata alla cultura del cibo di qualità che offre 27 appuntamenti fino a dicembre. I protagonisti del Wine Food Festival sono i 39 prodotti Dop e Igp del territorio. Ce n’è per tutti i gusti, dalla Coppa Piacentina Dop all’Anguilla di Comacchio, dai Formaggi di Fossa di Talamello e Sogliano sul Rubicone al Fungo Porcino di Borgotaro Igp, dal Sale Dolce di Cervia (nella foto) al Sangiovese, Olio extravergine d’oliva di Coriano e Brisighella, Mortadella Bologna e Prosciutto di Parma: una festa del gusto lunga tre mesi. La manifestazione lo scorso anno ha richiamato oltre un milione e mezzo di “foodies” (gli appassionati di cibo) e turisti del gusto. www.winefoodfestival.it.
Essere | Alessandro Pondi
Il ladro di
Storie
testo Claudia Graziani - foto Lidia Bagnara
Raccontare le vite degli altri e tenere incollati gli spettatori al filo sottile della narrazione. Dalle soap opera alla tv, fino al cinema. Questa volta lo sceneggiatore Alessandro Pondi parla di se stesso, della sua Ravenna lasciata a vent’anni, alla volta di Roma.
Ore 9, si presenta puntualissimo all’appuntamento, dopo aver attraversato mezza Roma. Il che significa essersi alzati all’alba. Non te lo aspetti da una persona che vive nella capitale da vent’anni. Metti in conto un ritardo dovuto al traffico, alla ricerca spasmodica di un parcheggio che non si trova mai, all’indolenza che potrebbe averti contagiato. E quando lo fai notare, ringraziandolo per essersi scomodato lui a venire da te, dice: “Ma io sono romagnolo!”. Apprezzato il biglietto da visita, resto piacevolmente coinvolta nel vortice della sua vita per circa un’ora. È riduttivo definire Alessandro Pondi, sceneggiatore affermato, come un vulcano di energia: coinvolgente nel raccontarti la sua carriera, appassionante nell’elencarti gli innumerevoli lavori che sta preparando, avvincente quando spiega come trova le idee per le storie che sta scrivendo. La sua biografia, pur essendo giovane, è già ricca di sceneggiature importanti. Solo per citarne alcune: “Questa casa non è un albergo”, “Compagni di scuola”, “Grandi domani”, “Don Matteo”, “Il bambino della domenica”, “L’uomo che cavalcava nel buio”, “Il signore della truffa”, “K2 - La montagna degli italiani”, “Trilussa - Storia d’amore e di poesia”. Tutto questo incuriosisce su come uno studente diciannovenne di Ravenna, diploma di geometra in tasca e con la prospettiva di un lavoro nell’impresa di costruzioni del padre, abbia potuto sentire il desiderio di scrivere. “A vent’anni - racconta - mi pubblicarono
Pondi a Los Angeles con il suo manager Jean Paul Decroix Bosco e il suo cosceneggiatore Paolo Logli.
un romanzo dal titolo ‘Gli angeli non mangiano hamburger’. Ero e sono ancora un divoratore di film e soprattutto un grande osservatore della realtà che mi circonda e che mi stimola a raccontarla. Feci un patto con mio padre dopo la maturità: un anno in Algeria per seguire lavori di costruzione. Fu un’esperienza formativa, ma terminato l’anno tornai da mio padre sempre determinato a seguire la mia strada e lui mi lasciò libero di realizzare il mio sogno”. Pondi si trasferì a Roma e frequentò il corso di Sceneggiatura al Centro sperimentale di Cinematografia. “Da buon romagnolo mi sono
Rai2. “Tutti parlano male delle soap
dato da fare cercando di non pesare economicamente sui miei genitori. Scrivevo commedie, cercavo i teatri, facevo i casting degli attori e mi procuravo gli sponsor. Ne avrò messe in scena cinque o sei”. La svolta è arrivata un po’ per caso e un po’ per fortuna o solo perché le cose prima o poi, con tanta determinazione dentro, devono accadere. Alla messa in scena di “Questa casa non è un albergo” assistette per caso Maurizio Costanzo, che restò colpito e lo invitò al Maurizio Costanzo Show per dargli l’opportunità di lanciarlo. Quella sera sul palco c’era Vittorio Gassman che, praticamente, diede la sua “benedizione” allo spettacolo. Un segno del destino. Il giorno dopo fece il tutto esaurito e le recensioni furono molto buone. La sua curiosità lo portò ad interessarsi di tutti i generi di scrittura e ad ideare la sua prima soap opera a ventidue anni: “Cuori rubati” su
opera - spiega -, ma è una delle più grandi scuole di scrittura, perché i tempi sono strettissimi per ideare storie, personaggi, avvenimenti. Allora ero capo scrittura di quindici sceneggiatori, dovevamo realizzare ogni due settimane cinque episodi per passare il lavoro ai ‘dialoghisti’, che scrivevano le battute. L’esperienza durò quattro anni”.
tante saperle accompagnare per renderle interessanti al pubblico. “Le cose troppo belle e positive non sempre funzionano - chiarisce Pondi -. Occorre trovare quel qualcosa che le rende intriganti, affinché lo spettatore continui a seguirle”. Un esempio? In questo periodo sta seguendo i tre giovani tenori che dalla trasmissione “Ti lascio una canzone” stanno
A 22 anni la prima soap opera Tv, teatro, cinema, musical: ha scrit-
to sceneggiature per ogni diversa forma di intrattenimento e di spettacolo, tra personaggi di finzione e realmente vissuti. Nel primo caso la fantasia si scatena, nel secondo lo studio e l’approfondimento storico sono fondamentali, ma la mente elastica dello scrittore serve sempre, perché anche nella ricostruzione di vicende vere è impor-
girando il mondo con i loro concerti. Un vero fenomeno musicale e un’avventura umana. “È come se avessero vinto alla lotteria. Un successo strepitoso in poco tempo. Si sono trovati, ancora minorenni a gestire popolarità, denaro, una vita da star. Tutto ‘troppo bello’ sottolinea Pondi -, il telespettatore lo coinvolgi se si drammatizza una storia. Questo non significa inven-
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Alessandro Pondi sul set del film “L’oro di Scampia” con Beppe Fiorello e il regista Marco Pontecorvo.
tare ciò che non è accaduto, ma trovare quegli elementi che lo incollino alla tv fino alla fine. Ci sto lavorando, e per questo li seguirò in America in alcune tappe della loro tournée”. Realtà o finzione? Pondi preferisce
dei Carabinieri a Roma, davanti al Generale Capo dei Carabinieri, al Ministro della Difesa, la Presidente e il Direttore generale della Rai. Storie come queste possono avere un risvolto educativo che Pondi ha ben presente. “Mi piace raccontare
dividere con lui alcuni momenti, anche di pratica utilità. Tu che parli napoletano, gli ho detto, dammi una mano!”. In termini pratici non deve essere semplice scrivere tenendo in considerazione tanti fattori: budget della produzione che determina il numero degli attori e i luoghi dove girare, apprezzamento dei telespettatori, variazioni del cast, tempi rapidi di consegna e molto altro. Diciamo però che Alessandro Pondi si trova proprio a suo agio in questo bailamme e nel susseguirsi di appuntamenti. “Non capisco chi dice che scrive meglio nella solitudine e nel silenzio - ironizza -. Mettetemi in mezzo a Times Square e io sto bene. Più c’è casino, più c’è energia. Adoro Roma e la sua confusione. Noi sceneggiatori abbiamo
dare sfogo alla fantasia, perché
scrivere una biografia lascia poca possibilità di invenzione. Ma non nega che raccontare il reale gli abbia permesso di scoprire e contribuire a far conoscere personaggi che hanno fatto grande il nostro Paese: “Siamo stati i primi al mondo a raggiungere la vetta del K2, una storia emozionante. Amo la poesia e mi ha dato molta soddisfazione occuparmi dello sceneggiato su Trilussa. Per i duecento anni dell’Arma dei carabinieri ho scritto ‘A testa alta, i martiri di Fiesole’, in onda su Rai1. È la storia di tre giovani carabinieri che durante la Seconda guerra mondiale sacrificarono la loro vita per salvare quella di dieci persone”. Ha avuto ottimi ascolti ed è stato presentato alla Caserma degli Ufficiali
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“Lo sceneggiatore ruba dalla realtà” quelle che si possono discutere con i giovani. Avendo un figlio di dieci anni penso sia importante. Per questo ho realizzato anche dei corsi di cinema a scuola e l’esperienza degli scalatori del K2, di cui ho più volte parlato, è una bellissima lezione di vita. Così com’è stata una lezione di vita per me quando ho scritto la sceneggiatura di ‘L’oro di Scampia’, immergendomi in quella realtà. È stato impressionante per il degrado che vedi, ma davvero ci sono persone che vogliono uscire da quella melma. E poi, siccome mio figlio vive a Salerno con la mamma, è stato un modo per con-
bisogno di rubare dalla realtà per poter scrivere storie nuove ed originali. Per questo Roma mi serve”.
Poi, naturalmente, ci sono le origini: la famiglia, la città, il mare, i sapori dei piatti preferiti, i ricordi. “Non sarò originale, ma quando torno chiedo a mia madre di farmi i cappelletti, faccio scorte di piadina che tengo sempre in freezer a Roma. Poi vado al Gallo, dall’amico Fernando. Mi piace molto passeggiare in questa città bellissima, anche se ultimamente ho notato un po’ di degrado. Sono persino stato aggredito di giorno in viale Pallavicini, vicino alla stazione.
Adoro il Teatro Alighieri perché per me ha una storia importante. Io da ragazzo facevo danza... alla ricerca delle ragazze. Ai geometri eravamo tutti maschi e mia madre mi disse: ‘Vai a danza!’. Mi sono iscritto a danza moderna da Monica Ratti. Eravamo io e un mio amico. La situazione era perfetta. Ci siamo divertiti come pazzi tra spettacoli e saggi. Così pochi ragazzi, eravamo sempre i protagonisti. Un po’ mi ha ispirato: spiare la gente in sala, il dietro le quinte, l’odore del palcoscenico. Se abbiamo cuccato? Eccome! Eravamo gli unici, fra tutti gli amici che facevano calcio, ad avere la ragazza”. Questa volta non saremo originali noi, ma gli chiediamo cosa gli ispirerebbe Ravenna per una sceneggiatura. E lui risponde: “La nebbia, alcuni portici, Dante... Direi un giallo alla Dan Brown o come ‘Il circolo Dante’ di Matthew Pearl”. La chiacchierata potrebbe andare avanti ore, ma è atteso ad un incontro per una nuova sceneggiatura. Un’ultima battuta su di sé: “Da piccolo avrei voluto fare il dottore, l’astronauta e mille altri mestieri. Invece ho deciso di ‘rubare le vite degli altri’. Ho deciso di fare lo sceneggiatore, così ho fatto tutto”. IN
Nuovi progetti in cantiere Alessando Pondi sta scrivendo diverse commedie per il cinema. Una s’intitolerà “Scuola di mafia”. Tre famiglie neworkesi che si stanno facendo la guerra. Il loro problema più grosso però è che ogni primogenito è un inetto. Decidono di fare la pace e di mandarli a studiare all’Università della mafia in Sicilia dal padrino, dove le materie sono occultamento, omertà e altro. “Follia pura, ma mi sto divertendo come un pazzo”, commenta Pondi. Ha appena terminato di scrivere “Poli Opposti”, una commedia sentimentale per il grande schermo che racconta di un terapeuta di coppia che apre il suo studio sullo stesso pianerottolo di una terribile avvocatessa divorzista… e chiaramente scoppierà l’amore. E a luglio ha seguito anche le riprese della sua prima commedia cinematografica con il comico Maurizio Battista, “Stasera mi butto”, scritta insieme all’amico di sempre Paolo Logli, con il quale ha fondato, assieme a Riccardo Irrera e Mauro Graiani, la factory di scrittura creativa “9mq storytellers”. Nelle sale uscirà ad ottobre ‘Mio papà’ con Giorgio Pasotti, il punto di vista maschile sul rapporto tra un bambino e il compagno della mamma. Numerosi i premi ricevuti. L’ultimo a giugno scorso, il Moige 2014, per il film “L’oro di Scampia” consegnatogli alla Camera dei Deputati assieme a Paolo Logli co-sceneggiatore, Marco Pontecorvo regista, Roberto Sessa produttore e Beppe Fiorello.
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Essere | Monica Price
L’importante è
Viaggiare
testo Erika Baldini
Dagli Usa a Faenza, andata e ritorno: la storia della famiglia Price, che fa pedalare in Italia e in Europa i cicloturisti americani, è raccontata da Monica Price, figlia del capostipite Rick Price, che oggi gestisce l’azienda di famiglia nella sua sede italiana. Perché viaggiare è un sogno che oltrepassa l’oceano.
“And we’ll go where the chalkwhite arrows go” è un verso di uno splendido poema di Shel Silverstein, scrittore e musicista americano. Proprio questo verso si può trovare nelle pagine web del sito di ExperiencePlus!, impresa leader nel turismo attivo. La famiglia Price, proprietaria dell’azienda, è particolarmente legata a questo poema. Migliaia di frecce in bianco gesso, ad indicare la retta via, sono state tracciate a terra da Mr. Price, sin dalla fine degli anni ’80, per guidare i suoi clienti cicloturisti. Nel corso degli anni le frecce sono diventate un tratto distintivo della ditta. Creata nel 1972 dai coniugi Rick e Paola Malpezzi Price, ExperiencePlus! Bicycle Tours -due sedi: un headquarter a Fort Collins in Colorado e “The Farm”, la vecchia casa di famiglia, nella suggestiva campagna tra Forlì e Faenza - è ora
Ph. Rick Price
proprietà delle due figlie. Entrambe, Monica e Maria Elena, hanno cominciato a viaggiare sin da piccole, partecipando all’attività di famiglia. In questi ultimi venticinque anni hanno accompa-
gnato più di diecimila ospiti e pedalato in venti paesi, condividendo la passione per la bici. Nel 2011 l’autorevole National Geographic Traveler le ha inserite nella sua “Top 10 Guides in the World”. A capo dell’ufficio italiano, con grinta, c’è Monica Price, la maggiore. È lei stessa che racconta la storia della sua intraprendente family business: “I miei genitori hanno cominciato nel lontano ’72 a fare tour. Sono stati i primi nord-americani a portare in bici per l’Italia dei ‘clienti’ che volevano viaggiare a questo modo. All’epoca avevano poco più di vent’anni, erano sposati da tre (mia mamma italiana di Forlì, mio babbo americano dell’Oregon, si sono conosciuti quando mia madre ha fatto un anno di studi in USA). Dopo qualche anno di lontananza dall’Italia avevano voglia di tornare, ma non avendo fondi a disposizione, e avendo fatto un viaggio in bici loro due da Forlì a Pisa, hanno pensato che forse qualche loro coetaneo americano poteva essere interessato a fare lo stesso giro. Hanno sparso volan-
IN Magazine | 19
A fianco, Monica e Maria Elena Price nel magazzino di biciclette di ExperiencePlus! Bicycle Tours.
tini tra California, Oregon e Washington e trovato così le persone per riempire ben quattro tour in quell’estate lontana. Lo spirito imprenditoriale insomma c’era. Nel 1985, con due figlie e un lavoro alla Colorado State University di Fort Collins, dove l’azienda oggi ha ancora sede, volevano creare una vita tra Italia e Colorado e crescere noi figlie bilingui e biculturali. Hanno quindi ripescato l’idea dei tour in bici in Italia. Io e Maria Elena siamo cresciute nell’azienda! Accompagnavamo sempre i gruppi ogni estate, durante il liceo e l’università entrambe aiutavamo in azienda. Poi abbiamo tutte e due fatto altre esperienze, io nella cooperazione e sviluppo, facendo anche un master a Washington DC. Quando nel 2008 nostro padre ha annunciato la pensione, chiedendoci di prendere in mano l’azienda, abbiamo fatto il grande passo.” Come è nata in te la consapevolezza di voler continuare?
“Avevo capito che non volevo lavorare nel mondo burocratico della cooperazione internazionale, non c’è bisogno solo di ‘sviluppare’ i paesi nel sud del mondo, c’è an-
cercando di proporre un turismo attivo e responsabile per una vera conoscenza di un’altra cultura!” Vivi a Faenza, perché hai scelto questa città? Quando sei negli States cosa ti manca dell’Italia? Quando sei in Italia cosa ti manca degli States?
Le due sorelle guidano l’azienda che la necessità di sviluppare noi ‘ricchi’ occidentali, per ricordarci come gira il mondo e come siamo tutti interconnessi. Il turismo responsabile può fare questo... e dunque eccoci qui! Con due aziende, una italiana e una americana,
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“Quando mi sono trasferita definitivamente in Italia nel 2008, io e il mio ragazzo (che ora è mio marito) abbiamo scelto Faenza per la vivacità e le dimensioni giuste! Ci piace sempre più! Quello che mi manca degli Stati Uniti, oltre
alla famiglia che è quasi tutta fissa in Colorado, è il cibo etnico! Adoro mangiare indiano, tailandese, messicano e qua in Italia ancora non c’è grandissima scelta, non nelle città piccole! In Italia invece rimango sempre stupita da quante cose ci sono a poca distanza: in due ore sei in montagna, meno di un’ora in una città importante a livello storico-culturale, o al mare. Abbiamo tantissima ricchezza a portata di mano!” Organizzate tour in tantissimi paesi. In base a quali caratteristiche scegliete i vostri itinerari? Quali sono i tour più frequentati?
“L’Italia è la nazione più gettonata, sia perché siamo considerati ‘spe-
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Ph. Rick Price
cialisti’ in questo paese, sia perché effettivamente è una delle destinazioni più richieste dal mercato del turismo attivo. L’interesse dei clienti è fondamentale, non ci basta solo sapere che un posto è bello per la bicicletta. Un esempio lampante è l’Emilia Romagna: pur essendo una delle regioni più belle e accessibili da percorrere in bici strade poco trafficate, varietà di terreno (pianura, collina, montagna), disponibilità di infrastrutture per l’ospitalità, cultura eno-gastronomica a prezzi ragionevoli - il mercato americano non la conosce come Toscana, Puglia, Sicilia. Il nostro tour più venduto è da Venezia a Firenze, con proseguimento per chi vuole fino a Pisa. Piace davvero la Romagna che si vede in questo tour! Da qualche anno va molto la Spagna: il giro della Catalogna ha molto successo. Abbiamo inoltre un tipo speciale di tour che ci distingue dagli altri tour operator: abbiamo infatti cominciato a organizzare tour trans-continentali, il primo nel 2006 da San Pietroburgo a Istanbul, da allora ne abbiamo fatti parecchi in Europa e in Sud America.”
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In alto, una foto storica di un tour organizzato da Rick Price. Sotto, Monica coltiva la sua passione per le due ruote portando con sè la figlia.
I turisti americani, secondo te, hanno ancora un’immagine da cartolina del nostro paese? Cosa piace di più?
Ph. ExperiencePlus! Bicycle Tours
“Il nostro tour Venezia/Firenze/ Pisa è un ‘classico’, chi lo fa vede le città d’arte importanti, ma anche i paesini della Pianura Padana e dell’Appenino, poi i mercati, le piazze con i vecchietti, gli aperitivi affollati di giovani. Insomma, quando si gira in bici sei per forza immerso nella cultura e nella quotidianità. I nostri turisti sono sempre contenti di pedalare in Italia. Sì, vedono l’immagine da cartolina perché una piazza piena di bici e vecchietti fa ‘scena’, ma li portiamo anche da un ceramista qui a Faenza e alla CAB di Brisighella... quanto piace vedere un nonnino che riempie la damigiana di vino da una simil-pompa di benzina! Il cibo è sempre molto apprezzato, come la semplicità degli ingredienti utilizzati per un’insalata caprese o la pasta al pomodoro.” Hai appena fatto il corso per diventare direttore tecnico di agenzie di viaggio e il prossimo inverno Bikes
Ph. Michele Boglioni
Che cos’è il turismo attivo Le condizioni di vita di molte persone oggi sono caratterizzate da ritmi frenetici, città caotiche, spazi ridotti, scarso contatto con la natura. Molte persone cercano allora proprio nelle vacanze ciò che non trovano nel vissuto quotidiano: aria aperta, movimento, ritmi più lenti, nuove esperienze. È questa la base che caratterizza la nuova proposta turistica in forte aumento: il turismo attivo. Non più semplici turisti, passivi compratori di pacchetti viaggio preconfezionati, ma viaggiatori. Si tratta di un turismo che coinvolge un ristretto numero di persone accomunate da interessi e attività speciali, sport particolari come windsurf, diving, trekking e cicloturismo. Fare turismo attivo significa totale partecipazione fisica e mentale del viaggiatore, significa sostenibilità ambientale, valorizzazione della cultura e della proposta enogastronomica locale, interazione tra comunità locale e ospiti. Il territorio diviene non solo un luogo da visitare, ma un luogo da vivere. (E.B.)
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Plus diventerà agenzia di viaggio. Quali sono i vostri nuovi progetti?
“L’azienda italiana adesso è solo noleggiatore bici, ma con la licenza per agenzia viaggi venderemo qualche pacchetto direttamente al pubblico. Vogliamo lavorare anche in altri settori del turismo attivo qui in Italia, come mountain bike, trekking, ecc. Da alcune ricerche di mercato, l’Italia risulta quarta come destinazione più ambita per il turismo attivo, unico paese europeo (i primi tre sono USA, Sud Africa, Tanzania). Vediamo!” IN
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Leggere | GialloLuna NeroNotte
Festival
in
Giallo
testo Erika Baldini
Un festival di letteratura che negli ultimi dodici anni ha portato in città i più importanti autori internazionali del genere giallo e noir. Il direttore artistico di GialloLuna NeroNotte, Nevio Galeati, ci racconta la sua rassegna.
Partiamo dalle certezze, le date: dal 29 settembre al 12 ottobre 2014. Poi un po’ di mistero è d’obbligo per un festival dedicato alla letteratura gialla e noir. GialloLuna NeroNotte, storica kermesse letteraria creata dall’associazione culturale Pa.Gi.Ne. in collaborazione con Provincia e Comune di Ravenna, anche quest’anno torna in città coi sui molteplici appuntamenti. Rubiamo qualche anticipazione su questa dodicesima edizione al giornalista e scrittore Nevio Galeati, direttore artistico della rassegna. Ci sveli qualcosa su questa nuova edizione del Festival?
“Stiamo preparando un appuntamento insieme a un altro festival di genere, che amiamo e che ha sempre proposto programmi di qualità. E che ha i nostri stessi ‘anni’: Ravenna Nightmare Film Fest. Che cosa? Ecco… qui non posso
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Ph. Giampiero Corelli
sbilanciarmi. L’idea è di invadere tutto il mese di ottobre. Ci proviamo, almeno. Per la nostra dodicesima edizione, invece, segnalo il tema conduttore: le ecomafie. Parleremo della criminalità che aggredisce l’ambiente e si arricchisce depredandolo. Avremo un ritorno graditissimo: Massimo Carlotto, fra i primi ad affrontare
questi temi. Poi i punti forti: mostre, concorso, incontri con gli autori. Spunteremo in molti luoghi, alcuni anche diversi dal nostro solito giro.” Dodicesima edizione: cosa ricordi in particolar modo di questi undici anni di festival e cosa speri di portare avanti in futuro? Qual è il progetto di cui vai più orgoglioso?
Nevio Galeati, con Massimo Carlotto ospite anche quest’anno di GialloLuna NeroNotte.
“Ci sono molto cari l’antologia ‘Sorrisi di gatto’, a favore dell’associazione Abc-Cri du chat, poi il corso di scrittura, e l’antologia ‘Il mio quarto di luna”, realizzata con detenuti del carcere di Ravenna. Non posso dimenticare l’incontro con James Grady, autore de I sei giorni del condor, e la conferenza che ha fatto all’università di Ravenna sulle procedure poliziesche negli USA. Sono infinitamente grato al Teatro del Drago per i preziosi progetti ‘gialloluneschi’ per i bambini: hanno insegnato come ci si avvicina ai temi della lettura facendo divertire… Il futuro? Lavorare sempre di più con i ragazzi, gli studenti: le varie edizioni di ‘GialloLuna va a scuola’, prima di tutto al Liceo Artistico, hanno dato risultati eccellenti. Vale la pena continuare.”
Ph. Maurizio Montanari
scrittori in… ballerine di prima fila. L’idea iniziale era questa: lavorare per valorizzare la letteratura popolare.”
non si può racchiudere sotto alcuna etichetta: Valerio Evangelisti.”
Incontri con gli scrittori: in questi
progetto in vista?
anni avete ospitato numerosi auto-
“Ogni libro che abbiamo pubblicato è stato il motore di una campagna a favore di qualche realtà ‘in difficoltà’. Ci piacerebbe continuare. Una scrittrice e blogger celebre, Rita Charbonnier, ci ha proposto di realizzare l’edizione ebook di ‘Sorrisi di gatto’. E abbiamo nel cassetto anche un’altra ‘guida’ piuttosto anomala. Vedremo!”
ri di talento. Tra i molti, citiamo gli
In un’intervista di qualche tempo
italiani Carlo Lucarelli, Eraldo Bal-
fa leggiamo questa tua considera-
dini, Gianrico Carofiglio, Giancarlo
zione: “Perché dopo tanto tempo
De Cataldo, Margherita Oggero,
che si segue un personaggio, capita
Grazia Verasani, gli statunitensi
che qualcosa di tuo passi lì dentro”.
Matthew Pearl e Colleen Gleason,
Tema di quest’anno le ecomafie
GialloLuna con Pa.Gi.Ne ha pubblicato diversi libri... qualche altro
Che cosa sta leggendo e cosa consiglia di leggere il direttore artistico
Cosa passa di tuo in questo festival?
l’inglese Stella Duffy, il francese
di un festival di letteratura gialla?
“Spero sia ‘passato’ e continui a passare l’entusiasmo per la lettura. Incontrare gli autori deve voler dire ‘entrare’ in una comunità, apprezzarne l’impegno, conoscere le difficoltà che affrontano. Poi possono nascere ‘eventi’ con tantissimo pubblico, e questo è un bene. Se non si trasformano gli
Serge Quadruppani, il greco Petros
“Consiglio decisamente ‘Tesi di laurea’ di Annamaria Fassio, che arriva finalmente in libreria. Poi, di extra, sto rileggendo ‘Cronache mediorientali’ del maggior inviato di guerra del mondo, Robert Fisk… cent’anni di conflitti in quel quadrante del mondo. Da brividi per l’attualità di quelle pagine.” IN
Markaris, la svedese Asa Larsson, il cubano Amir Valle... Dimmi i nomi di tre personaggi che ti hanno colpito al cuore.
“Due donne: Annamaria Fassio e Adele Marini, grandi professioniste e oggi carissime amiche; quasi due angeli custodi. E un autore che
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Fotografare | Istituto Emiliani
Gli scatti dello
Spirito
testo Serena Focaccia - foto Lidia Bagnara
Un’istituzione storica di Fognano e della Romagna osservata dallo sguardo della fotografa Lidia Bagnara. Nascono così immagini, oggi raccolte in un libro, che colgono l’intima spiritualità degli spazi.
Quasi due secoli di storia celebrati in immagini: l’Istituto Emiliani di Fognano viene raccontato nel nuovo volume edito da Tempo al Libro che propone una duplice prospettiva, da un lato la storia dell’istituzione a partire dalle
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origini fino a oggi, dall’altro lo sguardo dell’artista Lidia Bagnara, che con le sue fotografie d’impatto dà conto della vita odierna nel convento, dei luoghi e dei mondi che si trovano al suo interno. L’Istituto Emiliani affonda le sue
In queste pagine alcuni scatti di Lidia Bagnara realizzati nell’Istituto Emiliani.
radici nel Monastero Domenicano di Santa Caterina sorto nel 1544 a Fognano e soppresso dalle leggi napoleoniche. Nel 1822 poi il parroco di Fognano Don Giacomo Ciani, Giuseppe Maria Emiliani e Suor Rosa Teresa Brenti diedero vita alla nuova istituzione educativa di ispirazione domenicanoeucaristica. Oggi il convento, guidato dalla congregazione delle Suore Domenicane del Santissimo Sacramento, si offre come “Centro di accoglienza” per gruppi di
preghiera e studio o per momenti di riposo e vacanza; ospita inoltre una scuola materna, fondata nel 1926 dalle suore. La pubblicazione del volume “L’Istituto Emiliani di Fognano - storia e fede di un’istituzione antica nello sguardo di Lidia Bagnara” coincide con le celebrazioni per il 190° anniversario di Fondazione dell’Istituto, celebrazioni che hanno visto durante l’estate anche una mostra fotografica degli scatti di Lidia Bagnara organizzata all’interno del convento. Lidia Bagnara ha iniziato la sua ricerca fotografica nel 1985, dopo essersi formata come allieva Marco Baldassarri, fotografo della Soprintendenza ai Beni Artistici di Bologna. Dal 1998 collabora con lo Studio MF di Massimo Fiorentini a Ravenna. Ha curato in Italia e a New York l’immagine coordinata di cataloghi, eventi e negozi per lo stilista Stuart Weitzman. Dieci sue foto sono conservate al Dipartimento Stampe e Fotografie della Biblioteca Nazionale di Parigi. IN
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Giocare | Padel
Imprevedibili
rimbalzi in testo Roberta Bezzi
Un “tennis sbagliato”, ma di successo: nato in Sudamerica e sbarcato anche a Ravenna, il padel appassiona gli amanti della racchetta per le sue regole ibride e il dinamismo di gioco.
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Campo
Incrocio ben riuscito di tennis, beach-tennis e squash, il padel è arrivato a Ravenna. Il merito è della neonata associazione i-padel che, lo scorso luglio, ha inaugurato il primo campo in città grazie alla disponibilità del Circolo tennis Cesarea in via Caletti, dove è stato riconvertito a tale scopo un ex campo di calcetto. Il padel - che molti conoscono con il termine inglesizzato in ‘paddle’ - si gioca in doppio ed è una combinazione di vari sport di racchetta: il tennis, per le regole base e il punteggio; il beach-tennis, per il tipo di racchetta molto simile; lo squash, per le pareti intorno, su cui è possibile far rimbalzare la
pallina. Si gioca in un campo di erba sintetica più piccolo di quello del tennis, di dimensioni 20 metri per 10, circondato da pareti di vetro e reti metalliche alte quattro metri che sono parte integrante del campo di gioco. Nato in Messico nel 1969, questo nuovo sport si sta sempre più diffondendo in Italia. “C’è un po’ di mistero circa le origini del padel - spiega Claudio Lolli, presidente dell’associazione i-padel -. Le ipotesi più accreditate sono due e in entrambe il caso gioca un ruolo determinante. Secondo una prima versione, un nobile di Acapulco, Enrique Corcuera, voleva far costruire un campo da
tennis nel suo giardino ma, calcolando male gli spazi a disposizione, ne ottenne uno più piccolo e circondato da pareti della sua abitazione e di quelle dei vicini di casa. Per ovviare allo sbaglio il nobile ha dato vita a questo nuovo sport, una sorta di ‘tennis sbagliato’. Una seconda ipotesi giustifica invece
to’ è diventato uno standard minimo nei nuovi condomini. Così, ho provato questo sport che mi ha subito conquistato perché facile e molto divertente. È proprio la sua semplicità a renderlo di impatto immediato. Al classico rimbalzo sul campo si aggiunge la possibilità di rimbalzo nelle pareti che apre una
Una combinazione di sport
maestro qualificato di Bologna ha tenuto lezioni gratuite di prova aperte a giovani e adulti. Ora il prossimo obiettivo è quello di creare un gruppetto omogeneo per partite e tornei e di formare i primi maestri ravennati certificati, appena la sezione padel della Federazione italiana tennis indirà i nuovi corsi di accreditamento per istruttori. Si sta cercando di coinvolgere anche i ragazzi del circolo Cesarea per poter formare atleti da presentare al primo campionato ita-
la presenza delle pareti attorno al campo come ‘riparo’ dalla rigogliosa vegetazione”. Comunque sia andata, il padel si è subito diffuso a macchia d’olio in America Latina, soprattutto in Argentina, per poi approdare oltreoceano in Spagna (a Marbella) negli anni Novanta dove ha collezionato, incredibile ma vero, più associati rispetto al calcio. In Italia, pur essendo arrivato sempre negli stessi anni, con città apripista come Bologna, Milano e Roma, è solo di recente che - dopo una lunga incubazione - si sta diffondendo, conquistando via via sempre più città. A livello personale, come è venuto a conoscenza del padel il presidente Lolli che di professione fa l’ingegnere ambientale? “In Spagna, a Castellon vicino a Valencia, dove mi recavo spesso per trovare la mia ex fidanzata - risponde -. Rimasi colpito da un campo sotto il condominio in cui abitava sua sorella. Incuriosito, ho chiesto informazioni e ho saputo che, in molte località spagnole, il campo da padel ‘priva-
varietà di scenari, creando un mix di tattica, inventiva, senso della posizione e precisione”. Ci sono voluti diversi anni, ma oggi il sogno di aprire un campo a Ravenna, è diventato realtà. Nella giornata inaugurale, si sono tenute partite-esibizioni giocate da atleti che occupano i primi posti del ranking italiano, maschile e femminile. Per tutta l’estate, un
liano, in modo da far raggiungere
velocemente a Ravenna il livello di altre città. L’impresa non dovrebbe essere impossibile se si considera che, per ora, il campo di Ravenna è l’unico della Romagna. E in inverno? Niente paura, con l’aiuto di una speciale gru, sarà possibile montare il pallone elettrostatico per i campi da tennis, in modo da poter continuare l’attività. IN
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IN Magazine | Special ADV
Caffè dell’antiCa ZeCCa delizie nel cuore della città Nel Cuore di rAveNNA uN loCAle ACCoglieNte e trANquillo, dove l’AtteNZioNe AllA quAlità e lA CurA dei dettAgli FANNo lA diFFereNZA, per SeNtirSi CoCColAti dAllA ColAZioNe FiNo Agli origiNAli Aperitivi.
La gentilezza e la cordialità sono il primo biglietto da visita del Caffè dell’Antica Zecca, unitamente alla qualità dei prodotti e alla varietà delle iniziative. Dallo scorso 24 luglio, l’attività è stata rilevata dalle due socie Silvia e Francesca, entrambe con una consolidata esperienza nel settore. “Il nostro intento - spiegano - è quello di offrire un’atmosfera familiare in un ambiente piccolo ma non troppo, in un angolo delizioso e tranquillo del centro storico, a due passi da piazza del Popolo, ma lontano dalla confusione. Oltre alle colazioni, proponiamo ai clienti piatti per la pausa pranzo e per la cena, ma anche soluzioni sfiziose per l’aperitivo, il nostro punto di forza. Ci rende molto felici vedere da una parte che
tanti clienti affezionati ci hanno seguito in questa nuova avventura, e dall’altra che nuovi clienti che ci hanno ‘provato’, ritornano volentieri”. Il posto è tranquillo e rigenerante. Con la bella stagione, è possibile consumare qualcosa nei tavoli allestiti all’esterno, altrimenti c’è una confortevole saletta arredata con sedie e tavoli in legno wengé che risaltano sulla parete rossa che fa da sfondo. Va però detto che, all’ora dell’aperitivo, il tavolo più gettonato, è quello di fronte al bancone, perché le due titolari amano chiacchierare e, magari, bere qualcosa con i clienti. Entrando si resta subito colpiti dal bancone e dalla vetrina a sinistra che raccoglie brioche, torte artigianali, panini farciti con
In programma serate a tema, prodotti Dop e Igp e stuzzicherie varie. Nella Tra le novità, nei mesi di ottobre, novembre e degustazioni e, a dicembre, parete vicina alla cassa, spicca poi una lavadicembre, una serata al mese sarà dedicata un sabato mattina a sorpresa. gna che elenca le proposte giornaliere - che alle ostriche, specialità che difficilmente si tengono conto della stagionalità dei prodotti trova in città. Punto di forza del locale sono - per lavoratori, turisti e studenti. Ci sono alcune accortezze i cocktail, che possono essere di frutta fresca, preparati in che colpiscono, come il pane servito su piccole cassettine modo espresso, i cosiddetti “unforgettable” serviti in coppetta in legno, o diverse prelibatezze che non si trovano ovunque e i vini di piccoli produttori di molte regioni d’Italia. In autunno come la spremuta di melograno, il ginger beer, le friselle e i si darà particolare attenzione alla carta delle birre, aggiungentaralli che arrivano direttamente da un laboratorio di Bitonto. do alle referenze già in casa, alcune chicche per appassionati. Per l’autunno poi sono in programma tante novità. Il giovedì Il Caffè dell’Antica Zecca è aperto tutti i giorni dal lunedì al sera sarà dedicato alla cucina vegana e vegetariana, il giovedì dalle 7.30 alle 22, mentre il venerdì e il sabato la chiusura è posticipata all’una di notte. Il giorno di chiusura è la dovenerdì spazio - invece - all’aperitivo con tapas e finger menica. “Perché noi abbiamo una vita”, sostengono con forza food serviti in bicchierini, barattoli, cassettine e contenitori le due socie. Ma, nel mese di dicembre, il locale resterà aperto di ogni genere, mentre quelle del sabato saranno serate a sette giorni su sette, con una sorpresa per il sabato mattina… tema, con degustazioni di vino, birre, formaggi e prodotti vari.
Caffè dell’Antica Zecca Via Antica Zecca, 14/16 - Ravenna Tel. 0544 37484 Caffé Dell’Antica Zecca
Creare | Massimiliano Fabbri
Maschere
Interiorità
dell’
testo Aldo Savini - foto Lidia Bagnara
Alla guida della Scuola Arti e Mestieri di Cotignola, Massimiliano Fabbri raccoglie la tradizione artistica - in particolare nella tradizionale tecnica della cartapesta - e la reinterpreta in maniera contemporanea ed espressionistica nei suoi dipinti.
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Se non due culture, almeno due modi diversi di intendere la cartapesta e la sua destinazione hanno animato il panorama artistico in area ravennate a Faenza e Cotignola. A Faenza a partire dalla metà del Settecento fino agli anni Sessanta del secolo scorso ha operato la “dinastia” familiare dei Ballanti Graziani terminata con i Dal Monte per la produzione della statuaria sacra in cartapesta, espressione artistica considerata “minore” per quella componente artigianale propria delle botteghe che si tramandavano conoscenze e modali-
tà esecutive di generazione in generazione. Più popolare la pratica della cartapesta a Cotignola per la presenza di Luigi Varoli che in occasione della tradizionale ricorrenza della Segavecchia realizzava mascheroni raffiguranti personaggi locali riconoscibili. Scomparso Varoli, la produzione di “teste” in cartapesta non si è arrestata; da ultimo Massimiliano Fabbri, per il quale Varoli resta un punto di riferimento, la usa con i bambini alla Scuola Arti e Mestieri per la creazione di burattini e maschere, privilegiando l’aspetto scultoreo e
artistico. Questa tecnica poverissima e banale, imperfetta e non finita, essenzialmente di riciclo, offre stimoli per la creatività spontanea, consentendo pur sempre uno sguardo all’arte contemporanea. Parallelamente Fabbri dipinge e disegna, mantenendosi sulla linea espressionistica. Limitando le scelte cromatiche al grigio dai chiari agli scuri, si concentra sulla figura, principalmente femminile, depurata da implicazioni naturalistiche o realistiche, ridotta quindi a nuda immagine. Le sue opere rientrano nel flusso del pensiero, dell’immaginazione e della memoria, tanto che una non può essere intesa nella sua singolarità ma in un contesto espressivo fluido. In questa prospettiva l’esito si configura come una composizione strutturata, quasi uno spartito musicale, che comporta l’allestimento, se non proprio un’installazione. La parete assume le funzioni di una grande tela, diventa il fondale su cui disporre i pezzi, secondo un ordine che se da una parte è di grande effetto visivo, dall’altra veicola un contenuto poetico, fatto di pause, sospensioni cromatiche e accostamenti narrativi. La recente mostra allo Spazio Cetra in località Serra di Castel Bolognese allestita nella completa oscurità doveva essere vista con le torce, come Antonio Canova usava mostrare il suo atelier di notte, illuminato soltanto da lanterne poste in cima ad aste, e come, peraltro, viene riproposto alla Gipsoteca di Possagno, in occasione di visite guidate. Al centro della sua poetica visiva è sempre il
volto, una testa reale, d’altra parte concepisce la pittura come una testa che guarda e che rilancia questo sguardo, ovvero una maschera che emerge dall’interiorità, dai labirinti della memoria. Emblematiche le nove grandi tele del ciclo dedicato una decina d’anni fa a Nadia Desdemona Lioce, ispirate a una vicenda che l’aveva colpito per essere fuori tempo. Quell’immagine potente e mostruosa dell’identikit della polizia comparso sui giornali dopo che era stata catturata mostrava una figura indifesa e vulnerabile, l’immagine della donna comune che non aveva nulla di eroico e avventuroso. Attraverso il disegno assumeva anatomicamente l’aspetto della maschera; poi, ridipinta costantemente, con gli aggiustamenti si modificava: a volte sembrava terribile, paurosa, altre pareva liquefarsi diventando grottesca, comunque per approdare all’immagine risolutiva recepiva la stratificazione del tempo con le tracce della cancellazione, del non finito, tale da prefigurare un diario intimo tra l’artista e quella figura pur sempre sfuggente. IN
In queste pagine, Massimiliano Fabbri ritratto con alcune sue opere.
Ritratto di Massimiliano Fabbri Massimiliano Fabbri è nato a Faenza nel 1972. Dopo il Liceo artistico a Ravenna frequenta l’Accademia di Belle Arti di Bologna, diplomandosi con una tesi su Giacometti. Tra gli insegnanti che hanno contribuito alla sua formazione ricorda particolarmente Massimo Pulini, col quale mantiene tuttora un rapporto di amicizia e collaborazione. Nel 1995 entra nella Scuola Arti e Mestieri a Cotignola come animatore e nel 2000 ne assume la direzione. Contemporaneamente si occupa del Museo Varoli e cura il riallestimento di Casa Varoli con la nuova sezione dei quattro “giusti” di Cotignola. Nel 2006 ha ideato “Selvatico”, progetto pluriennale che prevede un incontro tra museo e arte contemporanea per alcuni comuni della Basa Romagna. Vive a Boncellino di Bagnacavallo dove ha lo studio nella casa attribuita al Passatore (massimilianofabbri.blogspot.it).
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Suonare | Geo From Hell
Il top di
Top Dj
testo Clarissa Costa
Da Ravenna, poi in viaggio per il mondo fino a Tomorrowland per finire con un ritorno esplosivo: Geo From Hell è il dj romagnolo vincitore di Top Dj, il nuovo talent musicale italiano.
È Andrea Georgiou, nome d’arte di Geo From Hell, il Top Dj d’Italia. Lo confermano un voto unanime e l’ambito contratto discografico con Sony Music nelle sue mani. Di origini greche ma ravennate di adozione, il dj e produttore trentaduenne è il vincitore della prima edizione di Top Dj, il primo talent italiano dedicato al mondo dei dj, andato in onda su Sky Uno e su Cielo. Partito dalle discoteche della Riviera, Geo ha poi girato per l’Europa diventando una star dei palchi internazionali, arrivando a esibirsi anche al leggendario Tomorrowland, uno dei festival musicali più famoso al mondo. Se a questo aggiungiamo anche un’etichetta discografica fondata nel 2012, la “Hell Records”, l’attività di sound designer per alcuni famosi brand fashion, empatia, studio e sensibilità artistica, e un po’ di modestia che non guasta mai, non c’è da sorprendersi che si sia guadagnato il titolo di Top Dj.
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Come hai iniziato ad appassionarti a questo mondo?
“La prima discoteca in cui ho suonato è stata il Rock Planet di Cervia, circa sedici anni fa. Da quel momento in poi ho iniziato ad appassionarmi sempre di più, confrontandomi con il lavoro di altri dj e scoprendo nuovi generi di musica oltre a quello rock. Così ho iniziato ad avvicinarmi alla musica House, mixando e continuando a comprare dischi, finché incontrai un proprietario dello Zouk di Milano Marittima, il quale mi diede la possibilità di suonare durante una serata. E non mi sono più fermato.” Com’è stata la tua esperienza al programma Top Dj?
“All’inizio ero un po’ scettico, non sono una persona amante della televisione. Poi però l’idea mi ha incuriosito e mi sono detto: perché no, proviamoci. Ho fatto circa quatto casting e più andavo avanti più mi rendevo conto che il taglio del
programma era professionale, un taglio nel quale mi potevo rispecchiare. La soddisfazione più grande che mi ha lasciato Top Dj è stata la possibilità di farmi conoscere, di entrare in contatto con le persone e di venire apprezzato anche da chi non si intende di musica. In realtà, mi piace pensare che la mia musica possa essere la colonna sonora della vita di qualcuno.” Qual è stata la tua reazione dopo aver scoperto di essere il vincitore?
“È stato strano, in realtà non me lo aspettavo. Cerco sempre di stare con i piedi per terra e per me arrivare secondo sarebbe stato comunque un ottimo risultato, tenendo conto che ai primi provini c’erano circa settecento partecipanti. Se da un lato c’era la gioia per la vittoria dall’altro c’era il rispetto verso i miei compagni. Se anche non avessi vinto, sarei stato comunque contento per loro. Sarebbe stata una festa in ogni caso.” IN
Correre | Marco Faccani
Nato in
Pista
testo Francesca Miccoli - foto Fabrizio Porrozzi “PhotoZac”
È il nuovo campione europeo motociclistico in categoria 600 Superstock, ma i suoi sogni non si fermano e vanno veloci sulle due ruote. È Marco Faccani, un ventenne ravennate con la moto nel dna.
Vent’anni appena compiuti, una bacheca già prodiga di trofei e tanti sogni ormai a portata di mano. E di manubrio. Marco Faccani, pilota ravennate fresco campione europeo della categoria 600 Superstock, ha le stimmate del predestinato. Al punto da rendere quasi precario il confine, spesso insormontabile, tra legittime aspirazioni e marmorea realtà. Cresciuto a pane e pistoni da genitori innamorati dei bolidi su due ruote, Marco è nato a cavalcioni di una moto. “I miei sono grandi appassionati di motociclismo e quando facevano escursioni mi portavano sempre con loro - racconta il giovane -. Papà girava anche in pista”. Durante l’infanzia, inatteso quanto gradito, il regalo destinato a cambiare la vita: una minimoto. Dalle prime evoluzioni dietro casa alle pieghe nei circuiti il passaggio è più rapido di quanto si possa pensare. I primi azzardi con la minicross Honda CR 85 cc sulla “Tre ponti” di Ravenna. Poi, scoperta la
pista, l’escalation di rossiniana memoria. Nel 2007 il nemmeno tredicenne Faccani debutta nel tricolore
minigp mettendosi subito in luce.
Tanto che dodici mesi più tardi conquista una piazza d’onore nel campionato, a una sola incollatura dal vincitore. Nel 2009 l’approdo alle ruote alte prelude la vittoria nel trofeo monomarca Honda RS 125 gp del 2010. “I primi due anni nella 600 ho scontato un po’ l’apprendistato, mentre nel 2013 ho dovuto rinunciare alla lotta per il titolo solo all’ultima gara”. In seguito a un tamponamento Marco riporta un trauma cranico e i medici non gli concedono l’idoneità a correre. Ma la paura è qualcosa di sconosciuto in casa Faccani. “Quando si va davvero forte è normale avere un po’ di soggezione, l’angoscia invece bisogna lasciarla a casa. Solo quando assaggi l’asfalto in seguito a una caduta un brivido ti attraversa la schiena”. Consapevole incoscienza. “Non ho avuto grandi incidenti e fortunatamente
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A fianco, Marco Faccani sul podio di Imola. Nella pagina di destra, il pilota in pista e il casco personalizzato con cui corre le sue gare.
non ho mai assistito a corse dall’epilogo tragico. Ho gareggiato con Andrea Antonelli (scomparso nel 2013 in Russia, ndr) ma non lo conoscevo personalmente. Quando è morto Simoncelli ero impegnato in una gara al Mugello ed è stato un duro colpo. Tuttavia, appena tiri giù la visiera devi smettere di pensare e isolarti completamente. In caso contrario è meglio restare a casa”. La morte fa parte del gioco e, paradossalmente, ignorarla è la più immediata forma di esorcismo.
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“Oggi i circuiti sono sicuri, scivolando difficilmente puoi farti molto male. Però bisogna fare i conti anche con le fatalità, soprattutto in caso di scontro tra piloti”. Ombre che per fortuna non hanno lambito la carriera di Marco, foriera piuttosto di grandi soddisfazioni. Il 2014 è stato l’anno della grande consacrazione con la splendida vittoria nel 600 Superstock European Championship in sella a una Kawasaki. “Un’enorme felicità - racconta il pilota -. Riuscire a essere subito
ai vertici in ambito internazionale è magnifico. Mi aspettavo di essere competitivo e magari poter puntare al titolo, ma non di dominare dall’inizio alla fine come invece è accaduto”. Oltre alla gratificazione del trionfo, la gioia di poter contare su tifosi speciali. Gli amici e i genitori, suoi mentori. “Mia madre, che fa la commessa, e mio padre, che lavora al porto di Ravenna, mi hanno sempre incoraggiato e sostenuto. E oggi condividono la mia gioia”. Meticoloso nella preparazione della gara, impegnato a giorni alterni in mountain bike e moto da cross, Marco è consapevole delle sue capacità ma sfodera con lucidità anche l’arma dell’autocritica. “I miei punti di forza sono la capacità di gestire la pressione quando un altro pilota mi tallona e avere un passo costante in gara. Devo ancora migliorare nelle prime tornate, quando non sono veloce e aggressivo quanto vorrei”. Faccani non ha scaramanzie particolari e prima dei gran premi ama sciogliere la tensione con una bella dormita. “Un sonno di un’ora e mezzo, seguito da una tonificante doccia. Un modo per estraniarmi”. Fuori dalle piste scorrazza in bicicletta e strimpella la chitarra. Sui circuiti non insegue idoli. “Mi piace molto Marc Marquez, prima di lui ammiravo Casey Stoner. Piloti accomunati da una guida sopra le righe. Correndo sulle stesse piste ho avuto modo di capire appieno la loro grandezza e le loro straordinarie capacità”. In tenera età gli occhi erano tutti per Valentino Rossi, grande portacolori dell’Ita-
lia nel mondo. Il senso di appartenenza ha un ruolo importante nella scala di valori del giovane campione. “Sono fiero di essere romagnolo e il mio futuro lo vedo a Ravenna, una città tranquilla a misura d’uomo”. Il driver è orgoglioso di portare il tricolore sul pennone più alto dei circuiti di mezzo mondo. “Quando sul podio lo vedi sventolare provi una sensazione difficile da esprimere a parole. Se in gara riesci a essere freddo, durante il giro d’onore e l’esecuzione dell’inno nazionale, è davvero
impossibile rimanere distaccati”. Un “duro” capace di emozionare ed emozionarsi. Cordiale ma non troppo estroverso, sempre educato e corretto con i compagni, Marco si è diplomato all’istituto tecnico industriale e iscritto a Ingegneria meccanica all’Università. “Per ora lo studio è inconciliabile con la vita che conduco. Un giorno chissà. Mi piacerebbe rimanere nell’ambiente delle corse anche una volta appeso al casco al chiodo e una laurea potrebbe essere utile”. Archiviato il titolo europeo, il futuro
è già a un passo. “Con ogni probabilità nel 2015 passerò alla Supersport. Dovrò correre in quattro piste extraeuropee che non conosco, imparare a gestire l’elettronica e, soprattutto, fronteggiare piloti esperti e di alto livello”. E proiettandosi oltre: “Il naturale coronamento di una carriera è l’approdo nel Motomondiale. Nella moto 2 sarei svantaggiato dall’altezza e dalla mole”. L’avvenire è tutto da scrivere ma l’inchiostro è buono e lo scrittore ha le potenzialità di un premio Pulitzer. Gasss! IN
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Riciclare | Bandini e Casamenti
Riciclare il
Futuro
testo Gianluca Gatta foto Giorgio Sabatini
Incontriamo Rita Bandini, responsabile qualità, ambiente e sicurezza della Bandini e Casamenti, una società che lavora ogni giorno per garantire il riciclo dei rifiuti prodotti dalle aziende romagnole.
Quando arriviamo al primo piano degli uffici, nella saletta dove faremo l’intervista, Rita Bandini mi indica gli ampi finestroni sulla destra, che percorrono tutto il corridoio, e mi dice che da lì si riesce a controllare tutta la produzione e si vede come vengono lavorati i materiali. A quel punto sgrano gli occhi. La mia esperienza con i rifiuti è al mattino, quando cerco di ricordare quale bidone mettere sulla strada per la raccolta porta a porta, o durante la giornata, mentre mi sporco le mani per portare fuori casa il sacchetto dei rifiuti organici grondante di qualcosa che non conosco e che tengo lontano come il pannolino di un neonato. Ma qui tutto è all’ennesima potenza: pezzetti di carta nevicano da un’apertura su una piramide alta quasi tre metri; una gru a polipo afferra cartone da un mucchio che sembra un dinosauro addormentato e lo deposita sferragliando su un nastro trasportatore, che avanza
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inesorabile verso l’alto. E ho appena abbandonato il piazzale esterno, un piccolo aeroporto denso di camion che si incrociano, si arrestano, scaricano. Non c’è da stupirsi se, come dice Rita Bandini, “Quando le scolaresche visitano in nostri impianti e vedono un camion che scarica la carta, scatta sempre un applauso”: qui ci troviamo dietro le quinte della civiltà contemporanea, dove lavorano i tecnici senza i quali sul palcoscenico non ci sarebbe posto per attori o cantanti. E si tratta di quinte enormi. Quando comincia la storia della vostra azienda?
“Tutto è cominciato con mio nonno, cinquanta anni fa. Con il suo carretto andava in giro per Forlì a
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raccogliere il cartone usato per poi rivenderlo a chi sapeva riciclarlo. Da allora abbiamo fatto molta strada. Ormai siamo attivi da tre generazioni nel campo della raccolta, lavorazione e selezione di prodotti cartacei, rottami metallici, plastica e vetro di recupero. Oggi abbiamo 400 container, 70 compattatori, 10 presse stazionarie, 4 mezzi dotati di polipo, 5 motrici, 6 autotreni, 3 bilici che ci consentono di servire oltre 500 aziende. Siamo presenti a Forlì, su un’area di 16.000 mq, e a Mordano (Bologna), in uno stabilimento di 4.500 mq. L’azienda è inoltre proprietaria al 50% di Ecolegno Forlì s.r.l. che si occupa esclusivamente di raccolta, trattamento e stoccaggio di legno di scarto, con una produ-
zione che supera le 10.000 tonnellate annue. Oggi occupiamo 40 dipendenti e i 4 soci partecipano tutti direttamente alle attività: io sono la responsabile qualità, ambiente e sicurezza, Simone Bandini è il responsabile della logistica, Adriano Bandini è il direttore dello stabilimento, mentre Franca Casamenti è il legale rappresentante.” Che lavorazione viene effettuata nello stabilimento?
“Noi ci occupiamo di raccolta di rifiuti prodotti dalle imprese in un’area che da Bologna arriva a Rimini. Forniamo a ogni azienda un container per ogni tipologia di rifiuto. Il materiale raccolto, in base al trattamento necessario, viene qui movimentato per mezzo di 4 carrel-
A fianco, scatti dello stabilimento Bandini e Casamenti. In apertura, tre generazioni della Bandini e Casamenti: da sinistra, Simone Bandini, Franca Casamenti, Teo Casamenti fondatore dell’azienda, Adriano Bandini e Rita Bandini.
li elevatori e 2 pale gommate verso 2 linee produttive, che consentono di lavorare, nell’arco di un anno, circa 60.000 tonnellate di materiali. Per il 90% vengono avviati verso cartiere, fonderie, industrie per la lavorazione del vetro e della plastica che li rigenerano e li riportano nel ciclo produttivo. Il restante 10% non è riciclabile e viene avviato a recupero energetico o alle discariche per lo smaltimento. Per quanto riguarda gli imballaggi misti, il lavoro più delicato è ancora effettuato manualmente: in una cabina di cernita, gli operatori, con l’ausilio di nastri regolabili in velocità, provvedono alla separazione e alla selezione dei diversi materiali, che vengono fatti cadere nei bunker di scarico per arrivare all’impianto di triturazione e a quello pressante, dove vengono compattati in balle di circa 1.300 Kg. Il processo di lavorazione manuale consente un minor spreco di materiale rispetto a quello automatizzato, anche se è più lento.” Oggi ci sembra di vivere in una società dei rifiuti, dove l’attenzione agli scarti sta diventando una delle nostre preoccupazioni primarie. Sarà sempre così?
“Questo è il dazio che dobbiamo pagare per vivere in un ambiente pulito. Mi rendo conto che sia scomodo, in casa, sciacquare la bottiglia del vino prima di buttarla o controllare che i contenitori di cartone non siano troppo sporchi ma è l’unico modo per non trovarci a vivere tra quei rifiuti. E se ancora oggi troviamo i sacchetti di plastica nel mare, o se troviamo ammassati vicino ai cassonetti rifiuti che dovrebbero essere portati alla stazione ecologica, significa che c’è ancora molto da fare per formare una coscienza ambientale in tutti i cittadini. Io sono cresciuta sapendo che la carta non si getta, perché è una risorsa. Oggi si parla di ecologia nelle scuole materne, noi stessi abbiamo aperto la nostra azienda alle scolaresche per mostrare ai bambini come funziona il recupero: ritengo che il futuro sarà ancora maggiormente caratterizzato dall’attenzione alla questione dei rifiuti e alla cultura del riciclo.” IN
Viale Caboto, 94 - Lido Di Classe (RA) Tel. 0544.9391107 - Cell. 339 1199277 - 347 7736618
Inscenare | Accademia del Musical
Crescere sul
Palco
testo Claudia Graziani
In dieci anni l’Accademia del Musical di Ravenna ha portato tanti ragazzi a calcare le assi del palcoscenico, con insegnanti d’eccezione e un progetto educativo fatto di tanto studio e passione.
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Grandi artisti come Giorgio Gaber e Domenico Modugno, il Varietà di Rascel, Macario e Delia Scala, Rosa Parks, Steve Jobs e Madre Teresa, favole come il Mago di Oz. Vi sembra una miscellanea di argomenti senza un filo conduttore? Non è così. Lo sanno bene gli insegnanti e soprattutto gli allievi dell’Accademia del Musical di Ravenna che ne hanno fatto materie di studio e soggetti per gli spettacoli di fine anno messi in scena nei Teatri Alighieri e Rasi di Ravenna, Socjale di Piangipane, Comunale di Cervia e all’Almagià. Spettacoli non preconfezionati, ma scritti a molteplici mani grazie alla ricerca concreta dei ragazzi che hanno scoperto l’attualità dei testi di Ga-
ber, che “Meraviglioso” non è una canzone dei Negramaro, ma di Modugno del quale hanno potuto conoscere la versatilità. E poi, in un’accademia dove si studiano le tre discipline fondamentali del musical, danza, canto e recitazione, come non approfondire
palco assieme alle emozioni che hanno ispirato. Un progetto educativo nato dieci anni fa grazie alla direttrice artistica Laura Ruocco e ai patrocini di Ravenna Festival e del Comune di Ravenna. Prima laboratorio teatrale “Parola, canto, musica, danza” poi vera e propria
Corsi di danza canto e recitazione i grandi della rivista e del varietà o interpretare Dorothy, l’omino di latta, il leone e lo spaventapasseri. Tutto con l’intento di non dare nulla per scontato, che occorre documentarsi, studiare, “sentire” i personaggi e poi portarli sul
accademia con l’obiettivo di diventare, lo si legge nel sito ufficiale http://laccademiadelmusical.it, “un riferimento valido per la formazione artistica nel campo del Teatro Musicale Italiano, ma con grande attenzione al territorio,
Sopra, una lezione in un’aula di danza. A fianco, i ragazzi sul palco di uno spettacolo.
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alle sue fonti di formazione culturale”, con un reale interesse verso ogni allievo “disponibili ad aiutarlo, guidarlo nel suo percorso attraverso il lavoro sulle sue debolezze e sullo sviluppo dei suoi punti di forza”. Chi vive questa esperienza fin dagli inizi o chi è arrivato l’altro ieri, sia studenti, dai sette anni in su, che genitori sa che è così. Per questo, pur nelle difficoltà che in questi anni ci sono state, soprattutto all’inizio per trovare una sede o gli sponsor che sostenessero il progetto (tra questi da sempre la Fondazione Cassa di Risparmio di Ravenna), si è arrivati
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ad un compleanno importante, il decimo. Guardando indietro si comprende quanto impegno ci sia stato: stage con artisti del calibro di Gino Landi, Marco Columbro, i ballerini André De la Roche e Fabrizio Paganini, Sabrina Marciano, Antonello Angiolillo, Fabrizio Voghera, Gabrio Gentilini rispettivamente interpreti di musical come “Happy Days”, “Priscilla”, “NotreDame de Paris”, “La febbre dal sabato sera”. Alcuni di loro sono stati esaminatori alle prove sostenute a fine anno accademico. E poi collaborazioni con alcune classi del Liceo
Dante Alighieri per recensire lo spettacolo “Da un carcere femmine” (approfondimenti sulla vita di giovani ragazze detenute), la partecipazione a Ravenna Festival nella programmazione “Alle 7 della sera” con diverse performance, fino alla selezione di alcune allieve per lo spettacolo “Le maître et la ville” del coreografo Micha Von Hoecke. Negli ultimi anni sono nate anche collaborazioni interessanti con il Teatro Golden di Roma, la Compagnia Teatro Giovani Torrita, l’Officina delle Arti di Cesenatico con master class condivise, residenze di studio,
collaborazioni negli spettacoli. Alla presentazione del progetto, nell’ottobre del 2004, Cristina Muti Mazzavillani, che ne fu la madrina ispiratrice assieme a Laura Ruocco e che con grande disponibilità mette tuttora a disposizione la sua professionalità come docente e riferimento critico per gli spettacoli, aveva detto ai ragazzi: “Se non sarete famosi, sicuramente sarete preparati”. Ben consapevole che l’arte apre occhi e cuore e permette di poter esprimere giudizi, liberi da preconcetti. Ma qualcuno di quei ragazzi un po’ di notorietà se l’è conquistata o sta facendo i primi passi nel mondo dello spettacolo: Marta Bianco, attrice diretta in diversi spettacoli da registi come Ivan Stefanutti e Augusto Fornari; Martina Cicognani, performer in scena allo Zelig di Milano accanto a Gabriele Cirilli e nell’ultima commedia musicale di Enrico Montesano; Francesca De Lorenzi, nella trilogia “Verdi & Shakespeare” di Ravenna Festival; Giorgia Massaro, protagonista del musical “Energy Story”, prodotto da Enel, di “Evil Bar” di Massimo Natale e nella trilogia “Verdi & Shakespeare” di Ravenna Festival; Martina Mattarozzi, diplomata all’American Musical Theatre Academy di Londra e recentemente performer nel cast di “The wedding singer”, della Compagnia Teatro Giovani Torrita; Chiara Nicastro, diplomata all’American Musical and Dramatic Academy New York, ballerina nella trilogia ispirata a Shakespeare e come solista in “Le
maître et la ville” di Ravenna Festival; Eric Paterniani, diplomato alla New York Film Academy, performer in diversi musical e membro della più antica compagnia di mimo newyorkese The American Mime Theatre Company. Docenti dell’Accademia sono Paola Baldini (Recitazione), Sara Buratti (Danza Moderna), Elena Casadei (Danza Contemporanea), Elisa Drei (Canto), Serena Mazzotti (Danza Classica). IN
Sopra, una scena dello spettacolo “Da un carcere femminile”. A fianco, il cast al completo sul palco al termine di un’esibizione.
Cinque borse di studio dedicate a Antonio Tognini Grande novità quest’anno per L’Accademia del Musical proprio nell’anniversario del decimo anno di apertura della scuola: durante lo spettacolo di fine anno all’Almagià sono state assegnate, grazie ad un benefattore, per il prossimo anno cinque borse di studio del valore di 370 euro l’una a cinque allievi che, a loro insaputa, sono stati selezionati da una commissione per personalità, talento, capacità di emozionare. Le borse di studio sono intitolate ad Antonio Tognini, ravennate doc, fondatore della storica tipografia Scaletta e tra i soci fondatori della Fondazione Lucè, cultore dell’arte con una grande passione per il melodramma. Sempre molto vicino all’Accademia ha suggerito idee e spunti, convinto dell’importanza dell’insegnamento dell’arte e della musica per i giovani. “L’insegnamento umano che ha lasciato a tutti noi dell’Accademia - spiega Laura Ruocco - è quello di saper far convivere in qualsiasi età lo stupore e l’entusiasmo giovanile per l’arte e il bello con l’impegno rigoroso e faticoso che la vita e la professione ci impongono”.
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IN Magazine | Special ADV
Casagli Foulard d’autore Capolavori sulla seta I quAdrI dI FrAnCA CAsAglI trAsFerItI su tessutI prezIosI dAnno vItA A unA lIneA dI elegAntI FoulArd e, nellA nuovA CollezIone presentAtA AllA FAshIon week dI MIlAno, AnChe A prezIosI AbItI.
Franca Casagli nuovamente protagonista alla fashion week di Milano. L’artista riminese ritorna, dopo il successo della scorsa edizione, al White di Milano per presentare la sua nuova collezione di foulard d’autore “Aurora” per la primavera estate 2015. “Per me è sempre un’emozione particolare esporre le mie creazioni nella capitale della moda”, spiega Franca, “sono ben consapevole che si tratta al tempo stesso di un grande onore e di una grossa responsabilità. Per questo ho lavorato tanto, e duramente, sulla nuova collezione: non ho voluto lasciare nulla al caso. Dall’etichetta ai soggetti ritratti, dall’ultimo dettaglio alla scelta dei materiali, tutto è stato studiato e scelto con estrema cura”. La nuova capsule, che va ad integrare la collezione 2014, è composta da 18 capi ognuno dei quali riprodotto in sei tipi diversi combinazioni di tessuto (seta, cachemire e seta, modal e cachemire, seta e lino, chiffon di seta, poliestere). Tra le varie novità presentate al White dal marchio
La nuova collezione Foulard Foulard Casagli una suscita particolala danza: l’eleganza del balletto classico Casagli è dedicata al mondo re attenzione: la collezione di vestiti viene sapientemente trasferita sui tessuaffascinante della danza. in seta e chiffon di seta, per l’estate ti raffinati e leggeri dal pennello delicato 2015, interamente realizzati con i foulard dell’artista. Il tratto espressivo di Franca stampati. “Si tratta di una nuova sfida - prosegue la conferisce alle ballerine raffigurate sui foulard un dinapittrice Casagli - stimolante ma affascinante. È un promismo unico da farle sembrare animate. In occasione dotto nuovo e innovativo però con le peculiarità di tutta della partecipazione all’edizione settembrina del Whila nostra produzione. Si tratta di capi raffinati ma spente 2015, Foulard Casagli ha presentato anche il nuovo sierati, semplici da indossare e certamente originali”. sito web: “Abbiamo rinnovato la grafica in linea con il Le collezioni “Foulard Casagli”, prodotte interamente in tema della nuova collezione - chiosa l’artista riminese Italia, nascono dall’idea dell’artista di trasferire a tes- e abbiamo notevolmente semplificato la navigazione. suti di pregio i profumi e colori dei suoi dipinti. La Come marchio stiamo crescendo velocemente e siamo raffinata fantasia cromatica e la leggerezza dei tessuti presenti in numerosi mercati, dal Giappone agli Stati caratterizzano i foulard rendendoli unici nel loro geneuniti, per cui era importante avere una rappresentanza re. Il filo conduttore della nuova collezione “Aurora” è su internet all’altezza del brand”.
Franca Casagli, artist and painter www.francacasagli.com info@francacasagli.com Tel. 339 8398321 - Fax.: 0541 782024
Visitare | Dozza
Un paese
tra passato e testo Gianluca Gatta
A Dozza il passato e il presente riescono a vivere in sintonia e la visita al borgo medioevale, dove i più grandi artisti del mondo si divertono a dipingere sui muri delle case, diventa un’esperienza indimenticabile.
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Presente
È dal 1960 che Dozza ospita, a metà settembre degli anni dispari, la Biennale del muro dipinto, un’occasione per gli artisti figurativi di tutto il mondo di cimentarsi in quella che è divenuta una delle “competizioni” più originali d’Italia: dipingere sui muri delle case, con tecniche e soluzioni pittoriche differenti, sotto gli occhi attenti dei cittadini e dei turisti. Vale sempre la pena visitare il paese, in autunno come in ogni altro momento dell’anno, al mattino come
al tramonto, perché le opere cambiano con il mutare della stagione e della luce e non si accontentano mai di ritagliarsi uno spazio su un muro, ma abbracciano le finestre, le porte, le inferriate avvolgendo come rampicanti gli elementi che incontrano e trasformando anch’essi in opere d’arte. Diventa perciò divertente e stimolante passeggiare per Dozza, che è divenuta nel tempo come un’opera d’arte, dove la contemporaneità degli oltre 90 murales - di autori
Ph. Ferdinando Cimatti
come Aligi Sassu, Riccardo Licata, Norma Mascellani, Alberto Sughi e tanti altri - si affianca alla storia del borgo medievale. Il primo documento ufficiale a citare Dozza (“Castrum Dutiae”) risale al 1126. Ancora oggi il paese conserva, nel centro storico, l’antico tracciato urbano medievale a forma di fuso, stretto verso la porta di ingresso, che si allarga procedendo in direzione della rocca, costruita nel 1250 come fortificazione dal Comune di Bologna
e poi ampliata e modificata fino ad assumere nel 1594 l’aspetto attuale di palazzo signorile. Il borgo medioevale fa parte del club de I Borghi più Belli d’Italia, nato nel 2001 su impulso della Consulta del Turismo dell’Associazione Nazionale dei Comuni Italiani (ANCI). L’appartenenza al club garantisce al visitatore un alto livello qualitativo nell’esperienza turistica, misurata in base a parametri quali l’armonia architettonica del tessuto urbano, la qualità del patrimonio
Sopra, una veduta della Rocca di Dozza.
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A sinistra, l’Enoteca all’interno della Rocca. A destra, un muro dipinto nel borgo di Dozza.
La Romagna di rocche e castelli
edilizio pubblico e privato e i servizi offerti in loco. Si tratta di una certificazione nata per identificare in tutta la penisola quei luoghi in cui l’amministrazione locale coltiva una particolare attenzione sia alla valorizzazione del patrimonio storico e architettonico che all’accoglienza dei visitatori. Verso la valle, all’ingresso del paese, troviamo la Rocchetta, una costruzione difensiva che un tempo era collegata al giro di mura. Risalendo per le vie selciate, in direzione della Rocca, troviamo il Palazzo comunale, con la loggia d’ingresso che rimane a ricordare l’antico palazzo pretorio del ’500, e la Chiesa di Santa Maria Assunta in Piscina che fa memoria, nel nome, dei luoghi deputati alla raccolta delle acque, come ricorda Pierluigi Moressa nella recente “Guida storico-
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artistica di Lugo, Faenza, Imola e della bassa Romagna”. Si tratta di una costruzione edificata nel secolo XII, sui resti di una precedente chiesa romanica, e restaurata alla fine del ’400. In essa è conservata, tra le altre opere, una tavola del 1492 di Marco Palmezzano da Forlì raffigurante una Madonna col bambino fra i santi Giovanni Battista e Margherita. La Rocca sforzesca, la cui struttura originaria risale al secolo XIII, è visitabile a pagamento tutti i giorni, tranne il lunedì, sia al mattino che al pomeriggio. Si tratta di un complesso museale che raccoglie tutte le opere d’arte e gli arredi legati alle famiglie Campeggi e Malvezzi, che vi abitarono dal secolo XVI fino al 1960, anno in cui fu acquistata dal Comune e aperta al pubblico.
Tutti castelli della Romagna fotografati con una visione panoramica originale: “52 castelli in Romagna” è il nuovo libro affascinante e unico di Ferdinando Cimatti. Nel libro è raccontata la storia dei castelli romagnoli - dai più noti come Dozza e San Leo, ai più insoliti o di cui sono rimasti solo pochi ruderi - e offre ai lettori una visione inconfondibile che si apre sugli scorci più suggestivi della Romagna. L’autore, Ferdinando Cimatti, si dedica alla fotografia dal 1980, quando ha cominciato a realizzare scatti in bianco e nero. I suoi scatti sono stati esposti in mostre personali e collettive e hanno ottenuto diversi riconoscimenti. È autore di numerose pubblicazioni in cui sono state raccolte le fotografie di paesaggi e vedute che Cimatti ha realizzato con una personale tecnica di post-produzione che dilata l’orizzonte. (“52 castelli in Romagna”, Edizioni IN Magazine, 112 pagine, 12 euro)
Tenuta Pertinello
Sono visitabili gli appartamenti destinati alla residenza dei signori, le dipendenze e i torrioni che ospitano la stanza della tortura, dalla quale si accede alla grande fossa dei supplizi, e le antiche prigioni che conservano scritte e disegni dei detenuti incisi sui muri. In una delle celle, accanto alla sagoma di uno scheletro, si possono leggere i versi di uno dei prigionieri, Bartolomeo Monti, che nel 1640 scrisse: “O tu che guarda insu / io era come dici tu / tu serrai commo sono io / guarda in questo e spera in Dio”. Ai piani superiori della rocca è situata la Pinacoteca del muro dipinto, che conserva i bozzetti delle opere dei partecipanti alle biennali, una galleria fotografica delle varie edizioni e alcuni “strappi” delle opere, qui conservate per salvarle dal deperimento causato dal maltempo e dagli agenti atmosferici. Da sottolineare, ai piani inferiori, la presenza della sede dell’Enoteca Regionale dell’Emilia-Romagna, un’associazione che opera dal 1970 per la promozione e valorizzazione del patrimonio vinicolo locale. Gli amanti del vino possono visitare la cantina - le oltre mille etichette sono esposte secondo un ideale abbinamento con i cibi - nonché degustare e acquistare i migliori vini della Regione al Wine bar. IN
Pertinello: semplicemente classico
Metodo classico extra Brut ottenuto da vitigni di uve Sangiovese coltivati sulle colline della Romagna-Toscana.
Tenuta Pertinello Strada Arpineto, 2 • 47010 Galeata (FC) Italy Tel. 0543.983156 - Fax 0543.983768 info.tenutapertinello@yahoo.com
Innovare | MyAppFree
Una App da mezzo testo Clarissa Costa
Milione Si chiama myAppFree ed è un servizio per gli smartphone che permette di scaricare gratuitamente le applicazioni. Un successo internazionale da più di mezzo milione di utenti per i giovani romagnoli Riccardo Fuzzi e Massimo Caroli.
Hanno solo 23 anni, Riccardo Fuzzi, forlivese, e Massimo Caroli, imolese, i due ideatori di myAppFree, l’applicazione da più di mezzo milione di download in oltre 80 paesi. I giovani imprenditori nel 2012 hanno creato un servizio mobile che consente di scoprire e scaricare gratuitamente le migliori applicazioni a pagamento disponibili per la piattaforma Windows Phone. I numeri sono sempre più alti e parlano chiaro: myAppFree è il servizio più apprezzato e condiviso nella sua categoria, incubato dalla startup sammarinese Mr. App srl, che in meno di due anni è riuscito a ottenere partnership internazionali. Una scalata nella quale non sono mancati gli impegni, i sacrifici e la forza di volontà, ci racconta il Ceo Riccardo Fuzzi, soprattutto quando il mercato del lavoro sembra solo chiudere porte.
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Quando è nato il tuo interesse per
Come siete riusciti a raggiungere un
le tecnologie, e come si è sviluppata
successo da 500 mila download?
l’idea di creare myAppFree?
“E sono già aumentati a circa 700 mila. Questo risultato è frutto del duro lavoro che ogni giorno abbiamo condotto: realizzare e mantenere myAppFree è una sfida che siamo felici di affrontare quotidianamente. Soprattutto in un momento di crisi come questo bisogna rimboccarsi le maniche e lavorare sulle idee, perché credere nelle proprie idee significa credere in se stessi.”
“L’interesse è nato non appena sono entrato in contatto con i primi PC. Per soddisfare questa mia curiosità mi sono addentrato in questo settore, scoprendo i linguaggi programmazione, le specifiche tecniche, fino a spostarmi solo negli ultimi due anni nel settore mobile. myAppFree nasce a distanza di solo un anno dal rilascio del nuovo sistema operativo Windows Phone. In quel periodo, la quota di mercato era sotto il 2% e gli analisti prevedevano un flop su tutta la linea. Io e Massimo Caroli, co-fondatore di myAppFree, abbiamo invece sviluppato la nostra idea convinti del contrario. Ad oggi, infatti, Windows Phone è il terzo sistema operativo più diffuso (20% del mercato) in alcuni Paesi più del rivale Apple.”
Come è cambiata la tua vita dopo myAppFree? Qual è la soddisfazione più grande?
“Abbiamo avuto tante soddisfazioni: dalle numerose email di utenti contenti che arrivano ogni giorno e ci ringraziano per il nostro lavoro, ai complimenti ricevuti a Barcellona al Mobile World Congress direttamente da Stephen Elop, ex CEO di Nokia.” IN
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Progettare | Archibiotico
Sfide
Architettoniche testo Dolores Carnemolla
Una realtà giovane e romagnola, Archibiotico, che vuole unire i professionisti dell’architettura, per sviluppare collaborazioni e essere elementi attivi della trasformazione del territorio locale. Insieme. L’architettura può essere magica. E la Romagna ne nasconde tesori, spesso sottovalutati. Lo racconta Filippo Pambianco (nella foto), architetto under 40, presidente fondatore di Archibiotico. Dopo aver lavorato in Spagna con Vazquez Consuegra, oggi è assistente al laboratorio di progettazione del Dipartimento di Architettura dell’Università di Bologna. Archibiotico nasce dalla volontà di trasmettere e condividere la passione per l’architettura, partendo dalla scala locale fino a raggiungere una visione globale. Quali sono gli strumenti che supportano questa visione allargata?
“Organizziamo incontri di architettura, chiamati ‘Percorsi’: i progettisti del territorio, che si distinguono per la qualità delle opere e per il percorso professionale, raccontano la loro esperienza. Inoltre sono fondamentali i viaggi studio.”
reciproca. È importante riuscire a giudicare in maniera meritocratica il lavoro dei colleghi.”
Qual è l’obiettivo più sentito di Ar-
“Il passato è la base dell’immaginazione nella stessa maniera in cui, per un edificio, lo sono le fondamenta. Alcuni grandi maestri della storia dell’architettura sono stati in grado di essere cosi trasversali da attraversare diverse epoche ed essere sempre attuali. Fra loro, a mio parere c’è Mies van der Rohe: condivido pienamente il suo concetto di architettura come espressione dello spirito del proprio tempo.”
chibiotico?
“Promuovere la partecipazione alle tematiche di trasformazione del territorio locale e incoraggiare i rapporti di solidarietà tra i giovani architetti: pensiamo sia fondamentale affrontare le problematiche attraverso un fronte comune. Occorre superare le vecchie rivalità fra professionisti attraverso la stima
Quanto è complesso e sfidante, per un giovane architetto, coniugare rispetto per la storia, bisogni del presente, curiosità verso il futuro?
La Romagna: svelaci almeno un tesoro architettonico del territorio che oggi è trascurato e che meriterebbe di essere rivalutato.
“Ne rivelo due: a Sorrivoli, la casa-studio di Ilario Fioravanti, l’atmosfera è magica. Lui è stato un architetto e uno scultore che ci ha lasciato in eredità un repertorio di manufatti architettonici capaci di emozionare. E poi ci sono le ex colonie estive delle località balneari romagnole, diventate ormai scheletri a causa dell’incuria. Ricordando Federico Fellini non posso fare a meno di riflettere sul carattere atemporale e surreale di questi posti.” IN
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