Pesaro-Urbino
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Tariffa R.O.C.: Poste Italiane s.p.a. - Spedizione in A. P. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 1, DCB - FILIALE DI FORLÌ - Contiene i. p. - Reg. al Tribunale di Forlì il 20/02/2006 n. 6 - E 3,00
Anno IX - N. 2 - NOVEMBRE - DICEMBRE 2014
Paola
Marfoglia Un diamante per sempre
Imprenditori e mecenati Musica da amare Massimiliano Di Pasquale Dall’Ucraina con amore San Costanzo A passeggio nella storia
Sommario
14 8 Annotare Brevi IN 14 Essere Paola Marfoglia 20 Finanziare Imprenditori e mecenati 26 Vedere I pesaresi e il cinema 32 Viaggiare Massimiliano Di Pasquale 34 Visitare San Costanzo 38 Gustare La polenta
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| EDITORIALE di Simonetta Campanelli e Andrea Masotti |
Il Leitmotiv dei personaggi raccontati in questo numero è la passione. Conosciamo la storia di Paola Marfoglia, il personaggio di copertina, fatta di cifre del suo successo in giro per il mondo grazie alla passione per il softball e conosciamo meglio i mecenati moderni e grintosi - gli imprenditori pesaresi Franco Signoretti, Onelio e Michele Fratesi e Alessandro Marcucci Pinoli - che si sono impegnati concretamente a favore delle arti musicali e visive. Ed è ancora la passione per il cinema ad accomunare Vincenzo Giampaoli, Mauro Santini, Piepaolo Loffreda e Ivan Italiani anche se diverse sono le forme e gli esiti. E poi con
Massimiliano Di Pasquale, attratto dall’Ucraina, ci spostiamo in un mondo nuovo e diverso. Mentre agli appassionati di escursioni ed enogastronomia proponiamo di visitare San Costanzo e di gustare l’ottima polenta alla “Sagra polentara”. E infine altre tre figure significative e appassionate del loro mestiere: Giorgia Facchini orafa per tradizione familiare, Giuliano del Sorbo artista indipendente e performer di pittura live e il mitico Paolo Campanelli. Poi la creatività e l’innovazione applicate al mondo della comunicazione di Giovanni Boccia Artieri e al progetto Trevalli nelle Marche, dell’agenzia Menabò. Buona lettura!
Stampa: Montefeltro di Celli F. - Rimini
Collaboratori: Benedetta Andreoli, Giovanni Belfiori, Alberto Berardi, Simonetta Campanelli, Ettore Franca, Glauco Maria Martufi, Alice Muri, Silvia Sinibaldi, Maria Rita Tonti
Direttore Responsabile: Andrea Masotti Redazione centrale: Serena Focaccia Progetto grafico: Lisa Tagliaferri Impaginazione: Sabrina Montefiori
Fotografi: Luigi Angelucci, Franco Bugattini, Laura De Paoli, Fastpitch, Leonardo Mattioli, Luca Toni
Ufficio commerciale: Irena Coso, Laura De Paoli
Chiuso per la stampa il 11/11/2014
Coordinamento redazione Pesaro: Simonetta Campanelli cell. 335.5262743 - nelli@simonettacampanelli.it
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40 Creare Giorgia Facchini 42 Connettere Giovanni Boccia Artieri 44 Festeggiare La città del Carnevale 45 Comunicare Nuove sfide per Menabò 46 Dipingere Giuliano del Sorbo 48 Crescere A scuola di latte 50 Correre Paolo Campanelli
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Edizioni IN MAGAZINE S.R.L. Redazione e amministrazione: Via Napoleone Bonaparte, 50 - 47122 Forlì tel. 0543.798463 - fax 0543.774044
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Annotare | Brevi IN
Tecnologia Ifi al Consiglio Europeo
Tavullia - Ifi continua a far parlare di sé con il tavolo-bacheca Bellevue con tecnologia Panorama (design Mare Sadler in collaborazione con il Dipartimento R&D di Ifi). Dopo aver vinto il XXIII Compasso d’Oro ADI ed essere stato utilizzato dai migliori gelatieri di tutto il mondo ora un esemplare di vetrina si trova esposto presso il Palazzo Justus Lipsius, sede del Consiglio dell’UE a Bruxelles, dove rimarrà per tutta la durata del semestre di presidenza italiano. Nella foto da sinistra Roberto Snaidero pres. FederlegnoArredo, Federica Mogherini ex Ministro per gli Affari Esteri, Luisa Bocchietto Past President ADI, Giovanna Talocci Vice Presidente ADI. (S.C.)
Marcucci Pinoli espone al Louvre
Ph. Leonardo Mattioli
Pesaro - Artista e operatore turistico, il conte Alessandro Marcucci Pinoli, detto Nani, dopo aver avviato l’Alexander Palace Museum e due nuove correnti artistiche, il transfigurativismo e il transconcettualismo, si appresta a esporre al Louvre, nella sezione dedicata all’arte contemporanea, con quello che definisce “un ritratto figurativo e concettuale”. Si tratta di un’opera che vuole dialogare con le persone, perché esse stesse si interroghino sulla bellezza, sulla profondità e sulla verità; un’opera che sta facendo il giro d’Europa. (S.C.)
8 | IN Magazine
Laber si illumina con Alivar Pesaro - Un evento che ha richiamato una folta presenza di pubblico quello in cui è stato presentato il marchio Alivar nel nuovo showroom di Laber, azienda pesarese di via Montefeltro 47. Specializzata nella produzione e commercializzazione di prodotti per l’illuminazione e da cinquant’anni anni leader del settore, Laber arricchisce così l’offerta luce con arredamenti e complementi di design dei migliori marchi: con Busnelli, Zanot-
ta, Dialma Brown, Driade, Kartell ora c’è anche Alivar. Assolutamente made in Italy, è l’unica azienda che produce la più completa e fedele raccolta di mobili e complementi d’arredo disegnati dai grandi Maestri del passato. Alivar, con l’ingresso in Laber, affianca gli altri prestigiosi marchi arricchendo con i suoi modelli lo showroom e dando vita ai capolavori che hanno fatto la storia dell’arredamento moderno e del design. (S.C.)
Ristorante Lo Scudiero, un gustoso Rilancio Pesaro - Sono la nuova promessa della ristorazione marchigiana: Matteo Ambrosini e Daniele Patti. Vengono dalla Scuola Alberghiera di Pesaro, hanno avuto esperienze culinarie d’eccellenza e si sono formati professionalmente con i famosi chef Uliassi, Marchesi e Pompili. I due giovani e intraprendenti ristoratori hanno scelto una formula di rilancio chic per proporre i loro piatti di pesce, carne e tartufo rivisitato. Nel più affascinante e glorioso locale della città ai cui ambienti è stato donato un “new look”, sotto le antiche volte mattonate delle scuderie di Palazzo Baldassini, si possono apprezzare ricette di singolare prelibatezza sempre accompagnate da vini selezionati e delicati dessert. Ad accogliere gli ospiti
c’è Dunia, e con lei in sala Andrea il cameriere e un altro Andrea, il sommelier dei Presidenti italiani Scalfaro e Ciampi. In cucina, all’opera con Matteo e Daniele, ci sono Danilo, Enrico e Stefano. Regalare una cena al Ristorante Lo Scudiero è un simpatico pensiero gourmet per trascorrere con gusto un piacevole momento nella splendida cornice di un luogo unico. www.ristroantescudiero.it (S.C.)
Annotare | Brevi IN
Grandi firme al Teatro Rossini
Pesaro - Al Teatro Rossini la nuova stagione di prosa parte con un “gigante della scena”, Michele Placido che veste i panni di Re Lear di William Shakespeare. Poi le Sorelle Marinetti insieme a Gianni Fantoni portano in scena “Risate sotto le bombe”. Claudio Santamaria è il protagonista di “Gospodin” di Giorgio Barberio Corsetti, e ancora “La scena” con Angela Finocchiaro e Maria Amelia Monti. Si prosegue con Stefano Accorsi e Marco Baliani che portano in teatro il “Decamerone”. Si continua con “Servo per due” con protagonista Pierfrancesco Favino (nella foto) e gli attori del Gruppo Danny Rose accompagnati dai musicisti di Musica da Ripostiglio. Conclude la stagione “Morte di un commesso viaggiatore” con Elio De Capitani, che firma anche la regia, e Cristina Crippa. (S.C.)
Casula firma “LGM, Lessico Giudiziario Minore” Ph. Leonardo Mattioli
Pesaro - Noto per essere stato per tanti anni Magistrato, fino a chiudere la sua carriera come presidente del Tribunale di Rimini. Il libro è intitolato “LGM, Lessico Giudiziario Minore”, la firma è di Pierfrancesco Casula, Magistrato in pensione e attento osservatore, non solo di fatti giudiziari. Tra i 48 capitoli del volume di ricordi di vita e di lavoro ce n’è uno intitolato “Meneghin”, in cui si intrecciano commenti e ricordi tra la giustizia “ordinaria“ e quella “sportiva”. (L.Lu.)
10 | IN Magazine
Rolex, Tudor e Ducati in mostra alla Gioelleria Pesaro - Un evento speciale per gli appassionati delle alte prestazioni, sia nel mondo dei segnatempo più preziosi sia nel mondo dei motori. Nella Boutique Bartorelli di via Branca 15, è stata presentata la collezione di orologi Tudor e la rinnovata partnership tra il brand, che fa capo alla Rolex, e Ducati, a testimonianza della vocazione speciale che da sempre Tudor nutre nei confronti del mondo dei motori. La maison di orologeria svizzera è Timing, partner ufficiale della casa motociclistica italiana. Una moto Ducati è stata esposta per confermare il sodalizio che lega i due brand; un’associazione tra due marchi, una vera e propria condivisione di valori e approccio stilistico comune. In occa-
Bartorelli
sione dell’evento è stata presentata la collezione FastRider e i modelli Black Shield e Chronograph, caratterizzati dal dettaglio stilistico del classico rosso del brand di Borgo Panigale. (S.C.)
Brandina, rivoluzione in Mostra Miami - In occasione dei dieci anni di Brandina, è stata inaugurata a Miami la mostra dell’artista e designer italiano Marco Morosini. L’esposizione è stata allestita a Spaceby3, un ex-magazzino degli anni ’20 situato a Wynwood, il cuore artistico della città in Florida. L’esposizione si propone di esplorare il rapporto tra design, arte e commercio, sperimentando una nuova dimensione del colore creata per regalare al pubblico un’esperienza emo-
tivamente positiva per gli occhi e per l’anima. Secondo l’artista Morosini “l’arte deve essere liberata dalla scatola della finanza che l’ha imprigionata, deve tornare tra noi. Dobbiamo imparare a sognare sapendo di sognare, sperando che il mondo possa essere salvato dalla bellezza della creatività e non dal potere. La sfida per il fruitore sarà quella di riconoscere l’arte dal commerciale, il multiplo dall’unico, l’onirico dal consueto”. (S.C.)
Annotare | Brevi IN
Leonardo da Vinci in mostra a Natale
Urbino - “Ritratto di Bianca Sforza” di Leonardo da Vinci, nota anche come “La bella principessa”, è l’opera che sarà esposta, a Natale, nel Palazzo Ducale di Urbino. Da metà dicembre fino a giugno 2015 si potrà ammirare questo significativo dipinto, in passato discusso dalla critica circa la sua collocazione storica. Vittorio Sgarbi si occuperà di strutturare la mostra in maniera da renderla appetibile e le studiose del paesaggio leonardesco, Rosetta Borchia e Olivia Nesci, supporteranno Sgarbi in questo percorso. (S.C.)
Il Sigillo d’Ateneo a Vittorio Sgarbi
Ph. Leonardo Mattioli
Urbino - Vittorio Sgarbi ha ricevuto il Sigillo d’Ateneo dal Rettore dell’Università di Urbino, Stefano Pivato. Si tratta di un ambito riconoscimento che viene assegnato a personalità prestigiose che si sono distinte a livello internazionale. In passato è stato consegnato a: Oscar Farinetti, fondatore di Eataly; Laura Boldrini, presidente della Camera; Bruno Manfellotto, direttore dell’Espresso; Susanna Camusso, segretario nazionale Cgil; Tawakkal Karman, premio Nobel per la Pace; Carlo Rubbia, premio Nobel per la fisica. (S.C.)
12 | IN Magazine
Identity Kia da Boattini Pesaro - Nella foto l’immagine della nuova identity KIA di Pesaro in Via Jesi 7, rappresentata dalla Concessionaria Boattini dal lontano 1996. Brand sicuramente in crescita che è riuscito in poco tempo a raggiungere a Pesaro uno share privati del 3,37%. KIA, una nuova realtà con una gamma completamente rinnovata nello stile e contenuti, con una garanzia di anni unica nel settore. KIA ha anche deciso di percorrere la strada “GPL” andando incontro alle necessità della clientela implementando così quasi
tutta la gamma, usufruendo sempre dei sette anni di garanzia. Sicuramente un marchio caldamente consigliato, da prendere in considerazione.
Excelsior speciali Appuntamenti Pesaro - L’Hotel Excelsior di Pesaro propone gli speciali appuntamenti al Bistrò (Lungomare Nazario Sauro 30/34). Ogni sera il barman Eros prepara cocktail da abbinare al ricco aperitivo con buffet che, tutti i venerdì dalle ore 20.00, si trasforma in “Friday Live”, apericena con musica dal vivo in un’atmosfera raffinata ed elegan-
te: € 18,00 a persona (drink e buffet compresi). Per “Il Pranzo della Domenica” lo Chef dell’Excelsior propone un menù realizzato con prodotti scelti e arricchito ogni settimana da un corner dedicato a una diversa specialità: ogni domenica dalle 12.30 buffet € 29,00 a persona (bevande escluse). www.excelsiorpesaro.it
Creazioni Chantecler da Bartorelli
Food & Soul Cucina di stagione Venerdi DJ music - Sabato Live music Pesaro - Da qualche settimana le creazioni del prestigioso marchio di alta gioielleria Chantecler sono disponibili anche presso la gioielleria Bartorelli di Pesaro, che ha selezionato per la sua clientela il meglio delle collezioni del brand. Si tratta di gioielli originali, vitali, spensierati proprio come l’Isola di Capri che li ha visti nascere, diventandone il simbolo della sua stessa eleganza e magia. Gioielli adatti alle donne che non hanno paura di apparire sicure di sé, eleganti e raffinate, protagoniste del grande palcoscenico della vita. Espressione dell’eccellenza del Made in Italy, i gioielli Chantecler, sono straordinarie creazioni del “diverso dai canoni classici” divenendo riconoscibili grazie all’allure che emanano. Attrici famose e donne importanti hanno innalzato la fama a livello mondiale e oggi, grazie alla Gioielleria Bartorelli di Pesaro, si può respirare l’atmosfera caprese e acquistare le creazioni del brand anche nelle Marche. Lo staff Bartorelli è a disposizione della propria clientela per guidarla alla scoperta della “ joie de vivre” caprese. (S.C.)
Via G. Caboto, 6 Pesaro - Tel. 0721 582860
Essere | Paola Marfoglia
Un diamante per
Sempre
testo Silvia Sinibaldi - foto Luca Toni
Una vita trascorsa tra mazze e polvere del campo: Paola Marfoglia racconta il softball, una passione che l’ha portata a battere e lanciare in tutto il mondo.
Non commettete l’errore di chiederle il suo curriculum: finireste sommersi di date, sigle e classifiche inseguendo le cifre del suo successo in giro per il mondo, Cina e Nuova Zelanda comprese. Fidatevi della sua estrema timidezza assemblata con una tenacia sfacciata: Paola Marfoglia, classe 1961, novantaquattro presenze nella nazionale di softball come atleta, trent’anni vissuti sui diamanti di mezzo globo, il braccio potente e millimetrico del lanciatore, alla bisogna in grado di coprire tutte le basi, buon battitore di quelli che non scalano gli scorer ma mettono la palla giusta quando c’è bisogno. Pesarese del porto, nata sportivamente al Campo di Marte, all’inizio degli anni Settanta, quando Pesaro era un’altra città. “Per me è stato amore a prima vista - racconta - un incontro nato per caso seguendo i miei fratelli maggiori che giocavano a baseball e mio padre che era un allenatore. I primi approcci in quella che allora si chiamava piazza d’armi, a prendere confidenza con i guantoni,
14 | IN Magazine
la palla cucita e le mazze. Gira ancora qualche foto d’allora in casa Marfoglia. Avevo nove anni e rimasi folgorata da quelle divise a righe che ricordavano l’America. Poi la società Pesaro Baseball Club, guidata da Gastone Mazzanti ha allestito una squadra di softball, con ragazze che frequentavano già le scuole superiori mentre io ero ancora alle elementari.” Quasi si commuove nel ricordare quei tempi da piccola pioniera mentre le sue valigie sono ancora da svuotare e la gatta Miki impazzisce di gioia affascinata dagli odori del viaggio. Paola è appena tornata da Haarlem, storica tappa della sua più che decennale carriera di allenatore. “Abbiamo giocato il Mondiale in Olanda ad Haarlem. La prima volta in Europa. Sedici squadre a darsi battaglia sui campi nel magnifico impianto dell’Olympia Haarlem. Una cornice stupenda, l’unica nota stonata il maltempo: pioggia e freddo per tutto il campionato tant’è che gli organizzatori hanno dovuto cancellare le par-
tite per le qualificazioni dal nono al sedicesimo e lasciare spazio alle qualificazioni delle prime otto. Ci siamo piazzate al nono posto, con quattro sconfitte contro Stati Uniti, Australia, Olanda e China Taipei e tre vittorie contro Repubblica Domenicana, Gran Bretagna e Botswana. Abbiamo mancato l’obbiettivo prefissato, passare il turno agli ottavi. Qualche errore di troppo in difesa e poca incisività in attacco.” Nella tua vita hai vinto molto...
“Non quanto avrei voluto, ma ho ancora tempo per togliermi nuove soddisfazioni. Da atleta sono stata campione d’Italia nel 1988 e nel 1989. Ho vinto la Coppa delle
raduni di selezione per la squadra Nazionale. Volevo fortemente arrivare a vestire la maglia azzurra e avrei avuto maggiori chance se avessi giocato nel massimo campionato. Fui contattata dalla società Crocetta Parma, che vantava già un lunga tradizione nella massima serie. Fu così che le due società si accordarono per la cessione del mio cartellino. Mi diedero un appartamento da condividere con le ragazze straniere che sarebbero poi arrivate e cinquecentomila lire mensili. Vivevo a Parma tutta la settimana e rientravo a Pesaro nel week end e durante la stagione agonistica partivo per Pesaro dopo la partita e il martedì mattina rien-
Sempre verso nuovi traguardi Coppe europea nel 1992, la Coppa Italia nel 1999 e nel 2002 ho conquistato la serie A1, come atleta e manager della Rimini Softball. Con la Nazionale sono stata campione d’Europa nel 1985, nel 1986 e nel 1995. Come allenatore nel 2005, 2007 e poi come manager della nazionale under 22 nel 2008. Ho partecipato a quattro tornei mondiali”. Quando hai capito che la tua passione poteva diventare una professione? So bene che non vivi di softball però il tuo impegno sul diamante è del tutto professionale.
Ph. Franco Bugattini
16 | IN Magazine
“Nel 1980 quando non fu più possibile allestire la squadra di softball, non volevo smettere di giocare e già dal 1978 avevo partecipato a
travo a Parma per gli allenamenti. È stato un periodo movimentato e vivace. Ho vissuto dieci anni a Parma, ho bellissimi ricordi e anche qualcuno infelice: fu proprio a Parma nella stagione 1989, durante la prima partita di campionato che un incidente sportivo mi causò la lesione del crociato anteriore e del menisco alla gamba sinistra. Ricovero ospedaliero, intervento chirurgico, riabilitazione. Mi crollò il mondo addosso. Lontana dai campi per un anno interno e il recupero non fu dei migliori. Ma sono riuscita a superare quel brutto periodo e a riprendere il guantone in mano. Devo ringraziare la famiglia, i miei genitori che non hanno mai ostacolato le mie scelte,
A fianco, Paola Marfoglia in campo con la maglia dell’Italia
In altre occasioni sei stata ad un passo dalle Olimpiadi...
Ph. Fastpitch
permettendomi di coltivare la mia grande passione sportiva. Mi hanno sempre sostenuta e sono ancora i miei primi tifosi.”
“Sì, esatto. Nel 1995 come atleta ad Haarlem: l’Olanda vinse il torneo di qualificazione Europa-Africa. Noi si arrivò seconde e ad Atlanta ci andarono le olandesi. Stessa storia nel 2007, questa volta da coach. Qualificazioni in casa a Ronchi dei Legionari: vinse ancora l’Olanda e ci sfuggì Pechino. Ancora seconde, ma nello sport il secondo posto non basta!” E adesso stai in cabina di regia...
“è dal 1998 che faccio parte del corpo docenti del Comitato nazionale tecnici con l’incarico di formatore e partecipo a Clinic e Coach Convention in Italia e all’estero.”
È stato facile trovare una concilia-
“È relax. Adoro il mare, mi piacciono gli orologi, le serate a tavola con gli amici, un buon bicchiere di vino e ovviamente chiacchiere sul softball!”
zione tra sport e scuola?
In che modo Pesaro si è ricordata di
campo e stare nel dugout?
“Direi che in Italia la scuola non ha mai facilitato chi pratica sport, allora come oggi. Ho vissuto questa difficoltà sulla mia pelle e vedo ripetersi il copione con le ragazze che alleno. Posso sinceramente dire che è stato più semplice conciliare lo sport con il lavoro. Il ruolo formativo dell’attività sportiva, dell’impegno agonistico resta una realtà al di fuori dei percorsi scolastici. Si preferisce pensare che lo sport rubi tempo allo studio”.
te come atleta?
“Una grande differenza e le sensazioni sono molto diverse. Allenare significa portare le tue giocatrici a dare il 110% su ogni palla fino all’ultimo out. Significa dare alle giocatrici sicurezza, prendersi la responsabilità di ognuna di loro, sostenerle nella gestione del fallimento, costruire un gruppo, creare la squadra. Giocare è più semplice: prendi la palla, tiri la palla, batti la palla e corri. Tutto qui.” IN
“Non chiedermi le date ma sono stata più volte premiata nelle sale comunali. Ho ricevuto anche la medaglia d’oro e d’argento al valore atletico del Coni provinciale.” Hai un sogno nel cassetto?
“Il mio sogno è partecipare alle Olimpiadi. A dicembre il C.I.O. deciderà sul rientro di baseball e softball nel programma Olimpico. Quindi incrociamo le dita.”
Che differenza c’è tra scendere in
Consiglieresti a una ragazza di tenere duro e puntare sul softball?
“Sì, perché è un gran bello sport. Richiede capacità di inserimento in squadra ma al contempo spiccate capacità individuali, dove tecnica e testa sono aspetti fondamentali. In più è diverso da tutti gli altri: chi attacca non possiede la palla.” Se non è softball?
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Sogni di ragazze Ho conosciuto Paola Marfoglia nel 1979. Lo ricordo benissimo perché eravamo entrambe neopatentate. Lei guidava il 1100 di suo padre, io la 500 di mia madre. Lei sognava di andare alle Olimpiadi, io di fare la scrittrice. Come sarebbe andata a finire fu presto chiaro: sei mesi dopo mi vidi rifiutare il primo racconto inviato a una rivista e lei volò in Cina con la maglia della Nazionale. All’epoca i nostri sogni si intrecciavano. Un giorno, da grande scrittrice, avrei raccontato la sua storia, la storia della più grande lanciatrice italiana. Non è andata esattamente così, almeno per il momento. Però questa intervista, trent’anni dopo esserci perse di vista, ha il sentore rarefatto di un sogno realizzato. (S.S.)
Finanziare | Imprenditori e mecenati
Musica da
Amare
testo Alice Muri - foto Leo Mattioli
Due esempi virtuosi di imprenditori che vogliono valorizzare il patrimonio culturale della città promuovendo gli enti pesaresi che tengono alta la musica in Italia e non solo. Franco Signoretti di Xanitalia e Michele e Onelio Fratesi di Nila&Nila raccontano come.
C’è un legame inscindibile, una sorta di affinità incondizionata, tra Pesaro e la musica. Certo, la città ha dato i natali ad uno dei musicisti più illustri di tutti i tempi, Gioachino Rossini. Ma nel cuore di chi vive qui, c’è qualcosa di più, una passione che lo porta ad amare la musica in tutte le sue declinazioni, in tutti i suoi stili e le sue forme. E in questa città, c’è anche chi, per grande passione, decide di investire tempo e risorse per continuare giorno dopo giorno ad alimentare questo connubio, per sviluppare quotidianamente questa forma d’arte e soprattutto per coinvolgere anche in prima persona giovani e talenti. È il caso di due imprenditori pesaresi, due mecenati per eccellenza. Si tratta di Franco Signoretti, pa-
Ph. Luigi Angelucci
20 | IN Magazine
tron di Xanitalia, da sempre legato all’Orchestra sinfonica Rossini e che proprio quest’anno ha deciso di dare vita a un evento eccezionale, di elevata portata, come i “Concerti di Xanitalia”, che hanno avuto un grande successo. Ma anche di Michele Fratesi di Nila&Nila, che seguendo le orme di suo padre, Onelio, tuttora impegnato nell’attività, ha deciso di rafforzare il sodalizio tra il suo marchio e quello della Fondazione Gioachino Rossini, per portare l’eccellenza del nostro territorio nel mondo e sostenere allo stesso tempo un ente di grande importanza. Due imprenditori ben distinti, impegnati con le aziende in settori ben diversi, il primo nella cosmesi il secondo nelle calzature, ma che si riconoscono nella passione per
la musica e per l’arte, declinata in ogni modo. “Molti imprenditori scelgono di sostenere delle attività, che vanno dallo sport, alla musica, fino al mondo della cultura - spiega Franco Signoretti di Xanitalia -. Io ho deciso di appoggiare una entità culturale, come l’Orchestra Sinfonica Rossini e l’universo della musica, perché credo che in questo settore ci siano dei talenti davvero grandi, che spesso vengo-
no poco riconosciuti. Sia chiaro - aggiunge Signoretti - non mi piace considerare il mio contributo come investimento, come se fosse solo una forma di pubblicità, ma mi piace definirlo un aiuto che ho voluto dare a quelle organizzazioni che nonostante la loro eccellenza purtroppo sono in sofferenza per mancanza di fondi. Questo è dav vero un peccato perché ci sono tantissime orga-
Sopra, Michele e Onelio Fratesi di Nila&Nila. A fianco, Franco Signoretti, patron di Xanitalia.
22 | IN Magazine
nizzazioni che purtroppo rimangono nell’ombra, quando invece meriterebbero di essere portate alla luce con un lavoro continuo”. Quest’anno è andata in scena l’iniziativa i “Concerti di Xanitalia”, tre serate di alto livello musicale, dove sono stati rappresentati vari generi: “Ormai da anni sostengo l’Orchestra Sinfonica Rossini con vari contributi e aiuti - conferma Franco Signoretti - ma nel 2014 ho
voluto fare di più, appoggiando l’organizzazione da parte dell’Orchestra Sinfonica di tre serate di musica a Rocca Costanza. Un esperimento che è andato davvero molto bene e ha avuto un successo incredibile. Il prossimo anno riproporremo senza dubbio l’evento e già ci stiamo lavorando per capire come portare in scena i prossimi concerti, organizzando magari anche più serate”. Il patron di Xanitalia, da buon mecenate, sottolinea anche altre iniziative che ha voluto sostenere nell’ambito artistico e culturale oltre alla musica, accennando anche a diversi progetti che desidera sviluppare nei prossimi anni, sempre nella città di Pesaro: “Pensiamo alla ristrut-
Mecenatismo con passione turazione di Palazzo Perticari, a Pesaro, che stiamo cercando di riportare al suo splendore originale, quello che merita - spiega Signoretti -. Tra poco partiranno i lavori e inoltre stiamo pensando proprio in questi mesi a un progetto per recuperare e digitalizzare tutti i documenti della famiglia Perticari, magari coinvolgendo anche la Biblioteca Oliveriana”. Progetti di grande spessore anche per la famiglia Fratesi, legata ormai da anni alla Fondazione Gioachino Rossini, come spiegano Onelio e Michele Fratesi di Nila&Nila: “Sono ormai quattro anni che collaboriamo con questo
Largo Aldo Moro 10, Pesaro - Tel. 0721/68060 trafficpesaro@libero.it -
ente - dicono i due imprenditori pesaresi - e dobbiamo dire che per noi è davvero un piacere dare un contributo alla Fondazione, tema a cui siamo molto sensibili. Il nostro marchio vuole rappresentare l’eccellenza del Made in Italy in tutto il mondo e siccome non abbiamo mai voluto dimenticare il legame particolare con il territorio pesarese, con i suoi valori umani e le tradizioni, ma anche con la sua grande cultura, arte e musica, abbiamo cercato un modo per ‘investire’ in questo grande patrimonio, per accostarlo poi anche al nostro marchio. Per questo abbiamo deciso di sostenere con entusiasmo tutti gli studi e le iniziative della Fondazione Rossini, da sempre attenta anche ai giovani talenti. Solo pochi mesi fa abbiamo voluto organizzare insieme alla professoressa Francesca Matacena anche un concorso canoro per ragazzi e ne siamo davvero orgogliosi”. Onelio e Michele Fratesi sottolineano poi un altro aspetto: “Spesso ci dimentichiamo quanto la figura di
Ph. Luigi Angelucci
Gioachino Rossini sia apprezzata nel mondo. Invece andrebbe valorizzata maggiormente da parte della nostra città - spiegano - così come tutte le organizzazioni che gravitano attorno a questa figura, visto che abbiamo delle eccellenze
del genere proprio a Pesaro, che ci invidiano davvero in tutto il mondo”. E concludono: “Basti pensare al Rof, il Rossini Opera Festival: nel mondo tutti lo conoscono e lo apprezzano, alcune volte addirittura più di noi”. IN
L’arte in hotel Oltre 60 camere da letto, con opere d’arte realizzate da 75 artisti differenti, con l’utilizzo dei materiali più diversi, dal ferro, al plexiglass fino alla resina e con le tecniche più disparate, dal dripping, al découpage, per arrivare al segno di matita. Tutto questo è l’Alexander Museum Palace Hotel di Pesaro, creazione del Conte Alessandro “Nani” Marcucci Pinoli di Valfresina (nella foto), che nel 2011 è stato addirittura dichiarato “Opera non trasportabile” alla Biennale di Venezia e risulta tra i dieci hotel europei di design più prestigiosi, unico italiano presente. “Quello di realizzare un Art-Hotel a Pesaro è sempre stato un sogno che ho avuto nella mia vita e sono davvero orgoglioso di esserci riuscito” spiega Marcucci Pinoli. Un hotel di 9 piani, che, come ama definire il conte, rappresenta una “performance permanente”, dove figurano nomi di grande spessore come Giò Pomodoro, Enzo Cucchi, Mimmo Paladino, Gino Marotta. Marcucci Pinoli però non si definisce un mecenate: “Sono un amante dell’arte, mi definirei più che altro un committente”.
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10 Anni 2004 - 2014 Dieci anni fa aprivano le prime vetrine di Primo Piano, al numero 6 di via Mazzini in uno storico palazzo del centro di Pesaro. In questi anni tanta gente è passata: amici, clienti fornitori, architetti che con grande soddisfazione ci hanno reso un punto di riferimento in città per il design e l’arredamento. Oggi festeggiamo questo importante traguardo insieme ai nostri clienti affezionati e a quelli nuovi, proponendo nello spazio outlet al piano superiore una scelta di mobili ed oggetti scontati del 50%.
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Vedere | I pesaresi e il cinema
Affascinati
dal grande
Schermo
testo Glauco Maria Martufi - foto Luca Toni
Una carrellata di professionisti della “settima arte�, pesaresi che dietro la macchina da presa o in sala hanno fatto del cinema una passione di vita.
Ora che la televisione ha soppiantato il cinema come “l’arma più forte” per i dittatori, la “settima arte” – elevata al livello delle altre – ha assunto di queste la voglia di superare il livello di prodotto di consumo o di puro divertimento. È proprio la “passione” per un cinema d’arte o di qualità, per il farlo o per farlo conoscere ad accomunare i nostri personaggi anche se diverse ne sono le forme e gli esiti. Mauro Santini è uno dei più nuovi e interessanti registi italiani e i suoi film sono apprezzati nei maggiori festival internazionali. Viene da studi artistici, ma passa presto dalla pittura al cinema. Il suo è un cinema del tutto particolare in cui fra le componenti classiche dell’arte cinematografica poco o niente conta la sceneggiatura mentre moltissimo o tutto contano la ripresa (dice che si deve “sentire la fatica della ripresa”) e poi il montaggio. Si tratta quindi di un cinema in cui, specie nelle prime opere come i corti “Videodiari”, appare un’inconsueta componente documentaristica: non è il regista con la camera che va a cercare la realtà, ma la realtà che penetra nell’occhio del regista attraverso la camera per cui si può “scoprire la persona o la città nel momento della ripresa” e anche “il montaggio non segue le forme narrative ma quel che accade nelle riprese”. Questo anche in lungometraggi quali ”Carmela, salvata dai filibustieri” in cui persone della Taranto quotidiana, che si inseriscono casualmente nelle riprese, diven-
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In alto, il regista Mauro Santini; sotto, Pierpaolo Loffreda, critico cinematografico e docente.
tano parte della storia. Un cinema quindi estremamente libero, che “determina l’atto del filmare come gesto di scrittura vero e proprio” ed è molto vicino alle forme più vivaci della pittura e della poesia. l percorsi degli altri tre “appassionati” presentano alcune affinità: ognuno a suo tempo e modo è stato divulgatore del miglior cinema a Pesaro. Mentre Pierpaolo
Loffreda è critico cinematografico
e docente di Teoria e Semiologia del Cinema all’Accademia di Macerata, Ivan Italiani, oltre ad essere l’animatore del Cineclub Shining, gestisce due delle ultime videoteche cittadine. Ma quello con la più lunga (e più varia) storia è Enzo Giampaoli che scopre il cinema negli anni ’40, quando si apre la sala parrocchiale di Sant’Angelo in Lizzola. Le immagini sul len-
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A sinistra, Ivan Italiani, animatore di cineclub e gestore di videoteche, ed Enzo Giampaoli, divulgatore cinematografico.
zuolo che lo colpiscono e definisce “fulminanti” sono ben diverse da quelle sulle videocassette che Italiani ragazzo “divora in continuazione” o da quelle dei western che Loffreda “si gode col nonno al Cinema Iris”, ma gli danno un imprinting che non lo abbandonerà. Poi sono le mattinate domenicali all’Astra a dargli lo spunto per i cineforum al San Terenzio, una esperienza fondante per tanti cinefili pesaresi: sono gli anni di Bergman, Bunuel, del primo Kubrick. La Mostra del Nuovo Cinema, le cui retrospettive saranno una palestra per Loffreda e in cui Santini sarà celebrato, lo vede – insieme a Maselli, Pirro, Gregoretti, Ferreri – impegnato contro la sua gestione oligarchica. Vengono poi per lui gli anni bolognesi, con l’apertura del cinema Alfa. Sono anni in cui Loffreda, partecipe del rinnovamento culturale della Bologna di fine anni Settanta (“undici cineclub!”), sco-
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pre il nuovo cinema tedesco ma anche la possibilità di divulgare il cinema in modo diverso. Tornano entrambi a Pesaro e mentre Giampaoli apre al Solaris la prima multisala delle Marche, Loffreda fonda il Cineclub La Grande Abbuffata. La nuova Hol-
lywood affiancava per lui i grandi classici (Hawks, Ford) e frequentando i festival poteva sceglierne
scuola “perché, come nella letteratura, se non c’è educazione non sai scegliere fra il bidone e il capolavoro” . Diversa è, in quegli anni, la scelta di Italiani che segue ”una via parallela al cinema d’autore, scegliendo i film disdegnati dalla critica ufficiale” per cui, oltre ad amare Kubrick, Linch, Tarantino, fa nascere il Pesaro Horror Fe-
Vite dedicate alla pellicola i film (Ferrara, Cohen, Jarmush) prima degli esercenti che non li conoscevano. In quegli anni Italiani è onnivoro: “Con furiose registrazioni notturne in un unico blobbone che va dall’horroraccio ad Antonioni” Intanto Giampaoli passa alla Regione Lombardia dove imposta, finché non è bloccato dalla Lega, un’iniziativa per il cinema nella
stival che per cinque anni attira l’attenzione degli specialisti. Passa poi a fondare il Cineclub Shining che, oltre ai cicli al cinema Loreto, organizza d’estate il “Cinema sotto la luna”. In questo, come nella divulgazione del cinema come strumento di conoscenza nelle scuole, si inserisce nella linea aperta da Giampaoli e proseguita da Loffreda con il “Cinema sotto le stelle”. IN
Viaggiare | Massimiliano Di Pasquale
Dall’Ucraina con
Amore
testo Maria Rita Tonti
Economista, ma con una passione per la scrittura, Massimiliano Di Pasquale ha raccontato in un libro un paese affascinante e poco conosciuto come l’Ucraina, una terra di confine crogiolo di culture.
Chi è Massimiliano Di Pasquale?
Nel 2012 lei ha scritto il primo li-
“Ho una laurea alla Bocconi in Economia Aziendale e ho lavorato per cinque anni a Londra come consulente di marketing, per imprese americane e inglesi, nel settore tecnologico.”
bro pubblicato in Italia sull’Ucrai-
ese dal punto di vista geografico, storico, sociale e letterario.”
na (già alla seconda edizione). Che
Perché ha scelto di scrivere un li-
cosa lo contraddistingue?
bro proprio sull’Ucraina?
“Ucraina terra di confine è il resoconto di quasi dieci anni di viaggi in Ucraina. In questo lasso di tempo ho avuto modo di visitare più di trenta città, alcune più volte, e di assistere a importanti cambiamenti politici a partire dalla Rivoluzione Arancione. Non è un testo politico, ma un saggio dal taglio diaristico che racconta il Pa-
“L’interesse per i paesi dell’Est nasce da adolescente, a metà degli anni ’80. In quell’epoca l’Europa Occidentale riscopriva in chiave estetica e culturale il mondo che stava al di là del Muro di Berlino, decontestualizzandolo da un discorso politico-ideologico. Osservando Praga, Budapest, Dresda e Cracovia era evidente che queste
Ma?
“Ma nutro fin dai tempi del liceo una grande passione per la scrittura. Nel tempo ho affinato i miei interessi e ora svolgo parallelamente l’attività di consulente e di scrittore freelance.”
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fossero città europee a tutti gli effetti nonostante la divisione del mondo, dovuta alla Guerra Fredda, le avesse assegnate al blocco sovietico. Con il crollo del Muro ho iniziato a viaggiare in questi luoghi. Nel 2003 a Londra ho conosciuto una ragazza ucraina di Kharkiv che mi ha invitato nel suo paese e così l’estate successiva sono andato per la prima volta in Ucraina. Sapevo che Kyiv era la capitale e conoscevo la tragedia di Chernobyl, ma non molto di più. Nel 2004 è scoppiata la Rivoluzione Arancione e l’interesse per questa nazione, che cercava di affrancarsi dal giogo moscovita e di iniziare un percorso democratico, è aumentato. Ho continuato a viaggiare raccogliendo impressioni, testimonianze, fotografie. Tutto questo materiale è confluito in Ucraina terra di confine. Ho privilegiato un approccio fresco, l’incontro con le persone e inserti storici che non appesantissero la narrazione. Il mio scopo era quello di raccontare questo paese al di fuori degli stereotipi: l’Ucraina non è la Russia e soprattutto è un paese dinamico e colorato.” Perché consiglierebbe un viaggio in Ucraina a un turista italiano?
“Perché è un paese poliedrico e sfaccettato dove si mescolano eredità culturali polacche, asburgiche, rumene, tatare, ebraiche... Ci sono città bellissime del tutto ignote al turista italiano, come Leopoli, che conserva un’affascinante eredità polacco-asburgica.
Nella capitale Kyiv, città viva e stratificata, nata molto prima di Mosca, si può leggere la storia di tanti secoli. Un tempo era famosa in tutta Europa per le sue chiese, molte delle quali furono distrutte da Stalin. Ne rimangono comunque di bellissime come la Cattedrale di Santa Sofia, il Monastero di San Michele e la Lavra. Odessa, sul mar Nero, è una città commerciale e cosmopolita; nel suo porto si sono sempre confrontate varie etnie. E ancora Vylkovo, la Venezia ucraina: un villaggio di pescatori sul delta del Danubio costruito su una serie di canali, con più imbarcazioni che automobili. Oltre a essere il paradiso del birdwatching, qui la vita sembra essersi fermata all’Ottocento.” Come è il rapporto con le persone?
“La gente è ospitale e curiosa. Capita spesso, magari durante un viaggio, che ti offrano da mangiare e cerchino di comunicare con te. Nutrono curiosità verso l’Europa alla quale si sentono vicini come forma mentis. Gli Ucraini hanno viaggiato tanto e molti di essi hanno vissuto in Europa Occidentale, questo ha permesso loro di riflettere sulla propria storia e sulla pesante eredità sovietica. Ecco perché amano dialogare con gli Europei ogni volta che ne hanno la possibilità. Ci sono molte affinità fra Ucraini e Italiani: la sacralità del cibo, la loquacità. Ciò che caratterizza il popolo ucraino è un forte spirito di indipendenza e fierezza, eredità dell’era cosacca.” IN
Sopra, Di Pasquale durante uno dei suoi numerosi viaggi nell’Europa dell’Est.
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Visitare | San Costanzo
A passeggio nella
Storia
testo Ettore Franca - foto Leo Mattioli
A volo d’uccello sul borgo di San Costanzo e sulla piana del Metauro, in paesaggi densi di suggestioni e memorie storiche.
È facile raggiungere San Costanzo attraverso le strade che, dal mare di Fano o Marotta, salgono sulla prima collina dove cinquemila abitanti, oltre il nucleo centrale, abitano le frazioni che hanno nome Cerasa, Solfanuccio, Stacciola, Le Grazie e Santa Croce. Sono sparse su quattromila ettari intensamente coltivati, affacciati sulla piana del Metauro, teatro dell’omonima battaglia in cui perse la vita Asdrubale nella sconfitta dell’esercito punico inflitta da quello romano nel giugno del 207 a.C. In quel territorio, da cinque-sei secoli prima, dall’età del ferro per intenderci, c’erano già stati i Piceni e gli Etruschi e i residenti di quel pagus, al tempo della battaglia, erano dediti ad agricoltura e pastorizia e il villaggio, in quell’area border line con la Gallia cisalpina, era strategico per il controllo del traffico sulla via Gallica. Si vuole che il nome, “San Costanzo”, nel VI secolo, in epoca bizantina, venne stabilito per il dono di una reliquia del martire tuttora conservata nella Collegia-
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ta. Il cambiamento dal toponimo precedente - Monte Campanaro all’attuale, si deve alla necessità di organizzare un nucleo difendibile dove, per sfuggire alle scorribande dei barbari e ai cruenti episodi della guerra gotico-bizantina, confluivano le molte persone che, in cerca di sicurezza, dalla costa risalivano sulle colline. In quegli anni San Costanzo si struttura a difesa sia per l’aria turbolenta sia per il temuto arrivo dei Longobardi che, puntualmente, giungono e si insediano precedendo le successive torme di Pannoni, Suavi, Bulgari, Sarmati, etnie delle quali resta testimonianza in molti toponimi spesso distorti dai cambiamenti del lessico e dell’idioma. In epoca bizantina, San Costanzo e il territorio fecero parte della Pentapoli di Ravenna per finire, sotto il dominio della Santa Sede che li affida alla famiglia guelfa dei Malatesti di Rimini. Sono loro che fortificano il castello dotandolo delle mura, restaurate o ripristinate ogni volta dopo le numerose scaramucce del periodo. Sconfitti
A fianco, la fontana e il palazzo del Comune di San Costanzo. A destra, il monumento ai caduti. In apertura, il castello con la torre campanaria.
i Malatesti nella seconda metà del ’400, castello e contado tornano alla sede apostolica di Pio II che l’affida a un nipote, finché il papa successivo, Sisto IV, l’assegna a Giovanni Della Rovere, figlio di suo fratello. Sono i Della Rovere a dare forma definiva alle mura castellane il cui progetto sembra sia da attribuire a Francesco di Giorgio Martini, il più grande architetto militare del tempo. La dinastia roveresca continuerà ad amministrare il territorio fino al 1631 quando, con la fine del casato, San Costanzo torna alla Santa Sede che lo inserisce nella Legazione di Urbino. Il centro era ormai consolidato con l’economia alimentata dall’agricoltura - che dava frumento, olio e vino - e dall’artigianato delle tante botteghe al servizio delle contrade (Castello, San Silvestro,
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S.Agostino, il Borgo e altre) con a capo un Podestà dipendente dal Cardinal Legato. Nonostante fosse in collina, San Costanzo non riuscì a scampare le incursioni dei pirati turcheschi che a fine ’600 imperversavano lungo la costa, finché un secolo dopo, fra il 1742 e ’46, dovrà “ospitare” le truppe alemanne. Cinquant’anni dopo, arriverà Na-
poleone che, sottratte le Marche al Papa, ristruttura tutta l’area collocando San Costanzo nel distretto di Senigallia. In seguito, con l’Unità d’Italia, il paese segue vicende che si possono scorrere quasi a memoria d’uomo e, anche, seguire il degrado della struttura architettonica delle parti storiche - le mura spesso alterate da interventi sconsiderati - e l’effetto di un’urbanistica invasiva non sempre attenta al rispetto che si dovrebbe al paesaggio, bene comune non solo dei residenti. Ma è fra Settecento e Ottocento che la cittadina gode un periodo felice diventando luogo di villeggiatura o residenza di esponenti della nobiltà vicina. Si pensi a Francesco Cassi, pesarese e al suo palazzo di fronte al castello dove spesso faceva cenacolo di artisti e letterati che si confrontavano recitando nel Teatro della Concordia realizzato nel 1721. Il palazzo Cassi è sulla piazza dedicata a Giulio Perticari che, ospite del cugino, vi era morto nel 1822. Era un letterato di fama, marito di Costanza
Lungo il Metauro La battaglia del Metauro decise la seconda guerra punico-romana con lo scontro combattuto nella piana del fiume il 22 giugno del 207 a.C. A capo dei cartaginesi - trentamila uomini - c’era Asdrubale in avvicinamento per portare rinforzi al fratello Annibale che intendeva assaltare Roma. L’esercito romano, messo in allarme, confluisce verso il Metauro. Delle due armate di Roma, al comando dei consoli Livio Salinatore e Claudio Nerone - trentatremila e settemila uomini -, l’una incalza i punici costringendoli a risalire il Metauro, l’altra blocca loro la via per la capitale. Inferiori di numero e disorientati nel territorio sconosciuto, i cartaginesi finiranno per esser battuti, pare con la morte di quasi tutti compreso Asdrubale la cui testa, macabro messaggio per convincerlo a recedere, sarà rimandata al fratello.
Monti, figlia di quel Vincenzo traduttore dell’Iliade. Oggi, recentemente ristrutturato dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Fano, ospita la biblioteca comunale e una mostra stabile delle diciotto opere donate da Natale Patrizi, pittore noto come Agrà. Nel palazzo, allestita e curata da Paolo Alfieri, è in mostra buona parte delle duemilacinquecento fotografie raccolte fra la popolazione dalla Pro Loco che le conserva nel suo archivio a documentare l’evoluzione e lo scorrere della storia di San Costanzo. In parallelo, work in progress, ideato e coordinato dal prof. Paolo Sorcinelli dell’Università di Bologna, è il “Laboratorio di memorie - Archivio multimediale delle voci” che, registrate in audio e video, raccoglie le testimonianze di uomini e donne nati fra il 1905 e il 1960 per salvaguardare la memoria di una comunità che generazione dopo generazione ha attraversato il Novecento con le sue contraddizioni, le trasformazioni sociali e tecnologiche, il mito del progresso e la fine della mezzadria. Sono documenti che attraverso episodi di vita o aneddoti di paese “raccontano” la vita del mondo agricolo, le tragedie personali o comuni durante le guerre, i dolori e le feste cittadine o di famiglia. Storia “piccola” ma, spesso sconosciuta, è pur sempre un tassello della storia con la “S” maiuscola. IN
Gustare | La polenta
L’oro del
Granturco testo Ettore Franca - foto Leo Mattioli
Dorata, profumata, calda: la polenta ravviva la tavola autunnale e invernale e ci parla di sapori antichi e di tradizioni che non vanno perdute.
San Costanzo è famosa, per la sua “Sagra polentara”, la più antica delle Marche e che è giunta alla duecentesima edizione. Ripetuta in estate pro-turisti, tradizionalmente si svolge nella prima domenica di Quaresima per ricordare quando, finito il Carnevale, sia per dettato religioso sia soprattutto per la miseria cominciavano i quaranta giorni di astinenza e digiuni. In realtà, la polenta è stata l’alimento che, nella povertà dell’800, ha sfamato le famiglie contadine con le quali i proprietari pareggiavano i conti, sempre a debito, “accettando” il cambio fra granturco lasciato al mezzadro e metà del frumento che sarebbe stato mandato a vendere sui lucrosi mercati d’oltre Adriatico o della Roma papalina. Nata e cresciuta come cibo dei poveri, la polenta è diventata, oggi,
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un piatto ricercato da quando, abbandonata la mitica aringa appesa al soffitto, viene presentata arricchita dai più svariati condimenti. Quella di San Costanzo profuma degli aromi tradizionali dell’area che da oltre cent’anni i polentari replicano nel ragù di carne, ripetendo l’antica ricetta appresa dai tanti carrettieri attivi nel territorio. Nell’occasione della sagra, in piazza Perticari, si allestiscono le “fornacelle” sotto le quali il fuoco di legna scalda i grossi caldai di rame in cui si mescola a lungo la farina del mais che, spolverata sull’acqua in bollore, si addensa fino a giusta fluidità per esser versata sulle spianatoie di legno dove riceve il condimento. Davanti ai polentari all’opera, si accalcano i curiosi e le tante persone che, a fine giornata, nelle migliaia di porzioni distribuite,
avranno fatto fuori qualche decina di quintali di polenta e non si sa quanto ragù. Nella ricerca filologica del prodotto, da qualche anno la farina è quella “bramata” ottenuta dai chicchi di granturco prodotti dalle varietà dimenticate che, dagli anni ’50, vennero sostituite dai mais ibridi americani. Macinati a pietra, sfarinati “a granuli” e non “a polvere”, da quei chicchi rinasce il sapore dei “Marano” e “Ottofile”, i granturchi tradizionalmente coltivati sulle colline pesaresi e da poco recuperati in un’operazione sostenuta dalla Pro-Loco che anima la Sagra polentara. Se non riuscite ad accaparrarne un piatto durante la Sagra, potete attingere alla “cucina dialettale” proposta da Rolando Ramoscelli dove la polenta di San Costanzo, e molto altro, non manca mai. IN
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Creare | Giorgia Facchini
Arte nei
Gioielli
testo Giovanni Belfiori - foto Luca Toni
Un nuovo showroom a Pesaro e tanta creatività ed entusiasmo per Giorgia Facchini, talentuosa designer di GBijoux.
È dalla tradizione artigiana, dove la creatività e la manualità si coniugano per realizzare prodotti straordinari, che nasce l’ingegno sensibile e brillante di Giorgia Facchini. Lei, figlia d’arte - il papà Giorgio è uno degli orafi-scultori italiani più apprezzati - firma le collezioni di alta bigiotteria di GBijoux, giovane brand nel mondo degli accessori moda, con una clientela ormai internazionale. Giorgia è la miglior testimonial della generazione che ha scelto di restare in Italia, che magari s’è fatta, come lei, un po’ d’anni d’esperienza all’estero e poi è tornata, pronta a scommettere sul futuro e sul made in Italy, tanto che ha aperto uno show-room a Pesaro, in piazzale I Maggio.
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Giorgia, qual è il confine tra creazione artistica e produzione commerciale?
“Lo sforzo creativo è lo stesso, il confine è dato dal fatto che non ci sono pezzi unici, magari collezioni particolari sì, ad esempio la limited edition 2014-15 è dedicata a mio padre, ma la mia è una produzione che deve confrontarsi con i mercati, pur rimanendo ricercata e selettiva.” Prima di andare a visitare il sito www.g-bijoux.com ci descrivi le tue produzioni?
“Ho cominciato con un desiderio: veder realizzato ciò che disegnavo. E così la passione mi ha guidata inizialmente nella creazione di anelli, orecchini, bracciali, collane, girocolli, e poi di accessori
donna come coprispalle, scarpe, sandali, porta-ipad, porta-iphone, sempre coniugando glamour e fashion, in modo elegante e stilizzato, mettendo in ogni pezzo un po’ del mio carattere.” Viaggi spesso fra Parigi e gli States, ma prodotti e materiali sono italiani.
“È l’aspetto cui tengo di più. Avessi scelto di produrre in Cina o in India, avrei avuto vita facile, ma amo la manualità e l’arte italiana e con orgoglio posso dire che tutte le mie creazioni sono confezionate e realizzate dai migliori artigiani del made in Italy, Abbiamo prodotti medio alti e la qualità è il nostro punto di forza: non ci sono pezzi che perdono colore o che danno allergie.” IN
Connettere | Giovanni Boccia Artieri
Prospettive
Digitali
testo Giovanni Belfiori - foto Luca Toni
Urbino, tutta Rinascimento e Rete. È nella città ducale che Giovanni Boccia Artieri, docente di “Sociologia dei new media e Internet Studies” e maggiore esperto italiano di digital studies, immagina il tempo prossimo e analizza i giorni presenti. Nel suo blog, Giovanni Boccia Artieri cita Murakami: “Non scrivo per suscitare simpatia nei lettori, ma più che altro per mettere ordine in me stesso”. Proviamoci anche qui. Meglio le mura antiche di Urbino o il vetro, l’acciaio, il cemento di una città moderna per parlare di nuove tecnologie?
“Urbino è perfetta per parlare di
digitale perché è una evidente metafora di come un nodo non sia isolato grazie alla connessione (e la sua non semplice raggiungibilità è certamente una sfida). All’interno delle mura rinascimentali e tra le piazze il wifi dell’Università permette di essere immersi in una città-campus e collegati al mondo, di esercitare uno sguardo doppio: radicato e aperto.”
Se dovessi raccontare la quotidianità dei new media in centoquaranta battute, cosa risponderesti?
“Che sono un modo di radicarci di più al territorio, con buona pace dell’ideologia sul virtuale.” Il web cambia il modo di produrre senso?
“Il web ci sta offrendo nuove prospettive, ci apre allo sguardo degli altri. Possiamo leggere direttamente le posizioni di chi vive nei territori di guerra, di giovani precari, di entusiasti startupper nei contenuti dispersi su Facebook, Twitter, nei loro blog, ecc. Si tratta di cogliere questa sfida di disintermediazione, di aprirsi a percorsi di senso capaci di incorporare il punto di vista degli altri che oggi diventa accessibile nel quotidiano.” Quali progetti stai portando avanti nell’ambiente universitario urbinate?
“Sto lavorando, da una parte, sulle culture digitali e sulle diverse forme che assumono nel quotidiano a livello di pratiche sociali. Dall’altra mi interesso di come oggi sia necessario divulgare un approccio critico al digitale che ci faccia confrontare con il tema della privacy e delle forme di potere che si stanno strutturando online tra utenti, multinazionali e nazioni.” IN
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Festeggiare | La città del Carnevale
Una festa che
viene da
Lontano
testo Alberto Berardi - foto Leo Mattioli
Aspettando il Carnevale, appuntamento gremito e imprescindibile, la cittadina di Fano si prepara, pronta a celebrare come ogni anno il sacrificio rituale del “Pupo”.
Da tempo la città di Fano ha scelto di presentarsi al mondo come “Città del Carnevale”. Ininterrottamente, dal lontano 1347, la sua comunità celebra con grande partecipazione di folla l’antico rito del Carnevale, dall’epifania del “Pupo” alla sua cremazione in Piazza grande dopo aver scaricato su di lui, singolare figura di capro espiatorio, la responsabilità degli eccessi alimentari e sessuali vissuti durante il Carnevale e confessati in piazza. Goethe dopo aver assistito alle manifestazioni carnevalesche di Roma scrisse: ”Il Carnevale è una
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festa che il popolo offre a se stesso”. Dal giovedì grasso al martedì grasso ogni giorno un corteo, ogni giorno un banchetto, ogni giorno una mascherata, ogni giorno uno spettacolo teatrale. Un rito antico sempre diverso e sempre uguale vissuto nella consapevolezza che la giovinezza è bella ma fugace e che il Carnevale offre a tutti coloro che lo desiderano la possibilità di essere lieti. Parole e musica di Lorenzo il Magnifico sotto la cui regia Firenze viveva la riscoperta di antichi riti. Riti ciclici di scuola mediterranea ben diversi da quelli celtici oggi tanto
di moda. Vitalità pura la prima, rapporto ambiguo con i defunti l’altra (leggi “Halloween”). Quest’anno è accaduto qualcosa di nuovo, l’Azienda Agraria Guerrieri ha deciso di aprirsi al Carnevale svelando il luogo dove apparirà il “Pupo”. Proprio in mezzo alla sua più bella vigna recuperando così il fondamentale rapporto Dioniso/ Bacco, Carnevale e il vino. Un’idea geniale che ci auguriamo possa essere seguita presto da altre aziende, cogliendo così l’occasione per far conoscere in una atmosfera festosa i prodotti della nostra terra. Buon Carnevale! IN
Comunicare | Menabò Group
Nuove sfide per
Menabò L’agenzia di comunicazione forlivese continua a crescere oltre confine seguendo marchi leader nel mercato fashion e luxury.
Obiettivo crescita per Menabò Group, l’agenzia di comunicazione che da Forlì sviluppa la sua attività in Italia e all’estero collaborando con importanti marchi della moda e del lusso. Dopo l’acquisizione di clienti del calibro di WGSN, gruppo londinese leader nella previsione dei trend, e gli eventi moda organizzati a Berlino e Monaco per la multinazionale turca ISKO™ e M&J - gruppo emergente asiatico -, Menabò ha raggiunto il prestigioso Salone Nautico di Cannes per presentare il video di Ferretti Group: due minuti di narrazione tra realtà e immagini evocative che hanno appassionato e convinto il pubblico della conferenza stampa inaugurale (nella foto). Menabò è poi tornata ancora in Francia, questa volta a Parigi, per partecipare a TRANOï, show che riunisce nella capitale i nomi più importanti dei settori moda, accessori e gioielli. Un club di eccellenze tra cui spicca anche Silvano Sassetti, il brand di calzature di ricerca noto nel mondo per quell’attenta sapienza artigianale che è anche al centro della cam-
pagna di re-branding con la quale il marchio sta rinnovando la propria immagine, insieme a Menabò. Appare quindi sempre più forte la presenza in Europa dell’agenzia, che però non sembra accontentarsi e si prepara a tornare oltreoceano per l’inaugurazione della nuova
sede ISKO™ a San Paolo del Brasile, centro nevralgico di un mercato ricco di opportunità da toccare con mano. Insomma, il 2014 ha portato tante nuove sfide per Menabò Group, che da sempre punta a crescere e ad affermarsi su scala internazionale con progetti e partner di
On air la campagna collection di America Graffiti Gli anni ‘50 tornano a invadere l’Italia con America Graffiti e Menabò Group. Dopo essersi aggiudicata la gara indetta dalla catena di ristorazione, infatti, l’agenzia forlivese ha messo a punto la nuova campagna promozionale che lancia la prima collection firmata dal marchio: è ‘Attack of the 50’s’, iniziativa dal sapore retrò presentata in tutti i locali America Graffiti a partire dal 15 ottobre. Per la catena, in forte ascesa nel panorama della ristorazione italiana in franchising, Menabò si occupa anche delle attività digital, dalla gestione dei canali social allo sviluppo del nuovo sito web.
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Dipingere | Giuliano del Sorbo
La pittura
in
Scena
testo Benedetta Andreoli - foto Luca Toni
Dopo aver portato la sua arte in viaggio per il mondo e sulle vette dei grandi monumenti, Giuliano del Sorbo, artista di origini inglesi e pesarese di adozione, oggi sperimenta la pittura con performance live.
“Sono un artista indipendente, da sempre”. Così si definisce Giuliano Del Sorbo, nato in Inghilterra ad Aylesbury, Oxford, nel ’61, ma ormai di casa a Pesaro, dopo aver viaggiato e lavorato molto all’estero. Com’è nata l’idea delle sue performance di “pittura live”?
“La prima si è tenuta nel 1991 in un teatro a Milano. La mia vita è sempre stata dedicata alla pittura ma quando vivevo in Perù, a Cusco, ho anche recitato con una compagnia teatrale dall’‘86 all’‘89, quindi mi è venuto naturale portare la pittura in scena per dare un’emozione al pubblico, ma anche come sfida verso me stesso. Mi piace sentire la nascita di un ‘dialogo’ immediato fra chi disegna e chi dipinge: l’energia che si crea è fondamentale. Dipingo dal vivo perché le persone possano avvicinarsi all’arte”. Le sue performance di “pittura estrema” sono state davvero spettacolari.
“È stata un’esperienza forte. Nel 2007 ho dipinto, sospeso in aria, opere sulle tele poste su grandi mo-
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numenti architettonici: a Pesaro, prima a Rocca Costanza e poi sul palazzo del Comune, e sulla torre di Gradara. Nel 2009 a Roma in Piazza Colonna, per le celebrazioni dei 100 anni dalla nascita del Futurismo, ho dipinto una tela di 10x4 metri”. Com’è stato l’approdo a Pesaro
dopo tanto viaggiare per il mondo?
“A Pesaro ho trovato la mia dimensione: qui ho avuto modo di conoscere talenti incredibili a livello internazionale che vivono in questa città, ma la mia anima continua a viaggiare, anche ispirata dal paesaggio del Montefeltro”. IN
Le mostre e le performance Giuliano Del Sorbo ha inaugurato, con una sua performance di pittura live, la mostra personale “Il rito della forma” ospitata dal 21 agosto al 14 settembre 2014 nella Casa natale di Raffaello a Urbino. Intanto in aprile nei Musei Civici di Pesaro aveva riproposto, l’opera “La caduta dei giganti”. Sempre nel centro storico di Pesaro l’artista aveva presentato nel 2012 la mostra personale “Linee” allestita nella vecchia sede della Libreria di Frusaglia.
Crescere | A scuola di latte
Imparare
con il
Cibo
La scuola riparte con più gusto: TreValli Cooperlat presenta “A scuola di latte”, concorso-percorso di educazione alimentare per le scuole primarie della Regione Marche, con in palio LIM, PC e stampanti.
L’anno scolastico è cominciato con un’importante e gustosa opportunità per i piccoli alunni delle Marche: TreValli Cooperlat, la grande realtà agro-alimentare marchigiana tra le prime aziende del settore lattiero-caseario in Italia, ha indetto il concorso “A scuola di latte” rivolto alle classi delle scuole primarie della Regione. L’iniziativa, organizzata in collaborazione con Alimos, società di Cesena specializzata in progetti didattici volti a promuovere stili di vita sani e salutari, e curata nella comunicazione dall’agenzia Menabò Group di Forlì, coinvolge infatti le province di Pesaro-Urbino, Ancona, Macerata, Fermo e Ascoli-Piceno, esprimendo la grande attenzione dell’azienda al proprio territorio. Attraverso l’esplorazione del mondo del latte e dei suoi derivati, il progetto mira a sviluppare un vero e proprio percorso didattico-educativo, toccando temi trasversali quali la sostenibilità, l’ambiente, la socialità, la famiglia, le culture: un approccio interdisciplinare in linea con quanto il mondo della scuola sta elaborando oggi, in un’ottica di revisione e di attualizzazione dei curricula. TreValli, come cooperativa fatta di persone, si è posta quindi l’obiettivo di venire incontro alle
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“giovani persone” che popolano il mondo della scuola, insieme agli adulti che le accompagnano nella crescita per dotarle di tutti gli strumenti di conoscenza necessari. Sarà un viaggio ricco di scoperte e di gustosi e simpatici omaggi, che porterà ogni classe alla conquista di esclusivi premi per la propria scuola. In palio, sono stati selezionati prodotti tecnologici utili agli istituti scolastici per implementare la propria offerta formativa: il primo premio è di cinque lavagne interattive multimediali (LIM), una per ogni primo classificato di ciascuna provincia marchigiana; il secondo cinque personal computer e il terzo cinque stampanti. Le classi possono iscriversi attraverso il sito dedicato www.ascuoladilatte.it entro il 14 novembre 2014. I primi cinquanta iscritti avranno diritto ad attività extra quali workshop e laboratori con l’esperto che andranno ad arricchire il percorso formativo di docenti e bambini. Il percorso si chiuderà in bellezza con una vera e propria “Festa della terra e del latte”, organizzata in ogni provincia presso la scuola della classe vincitrice del primo premio, coinvolgendo tutti gli alunni di quell’istituto in un momento di gusto e allegria. IN
Correre | Paolo Campanelli
Ricordi in
Corsa
testo Alice Muri - foto Leo Mattioli
Il campione di moto Paolo Campanelli ricorda successi e sacrifici di una carriera sempre in sella alle due ruote.
È da tutti conosciuto come uno dei due “Leoncini” della Benelli. Un pilota che può vantare nel suo palmares ben trentadue anni di carriera agonistica, riuscendo a salire almeno una trentina di volte sul gradino più alto del podio. È Paolo Campanelli, classe ’31, pesarese doc, campione motociclistico indiscusso con la passione per i motori che va davvero oltre ogni limite, nata anche grazie alla sua famiglia d’origine. “Mio padre, che aveva fatto parte anche della milizia stradale, faceva il meccanico - spiega Campanelli - e aveva in città una concessionaria Gilera, dove vendeva sia cicli che motocicli. Lì sono cresciuto e all’età di quindici anni è iniziata
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la mia carriera visto che decisi di salire in sella a un ‘Cucciolo Ducati 48’. Scoprii davvero una grande passione per le corse di moto e già nel 1952 vinsi il primo campionato italiano in sella alla Benelli, nella classe 500”. Il “Leone” Campanelli partecipò sempre in sella alla Benelli al 1° Giro d’Italia, competizione in cui si classificò secondo e ottenne una grandissima vittoria anche nel 1955. Gli anni a seguire il pilota riuscì a correre anche con case prestigiose del calibro di Gilera e Norton, ma alla fine degli anni ’50, fu costretto a lasciare il mondo delle competizioni: “Purtroppo - spiega il grande campione - per cause di forza maggiore
dovetti trasferirmi in Svizzera. Ma il mio allontanamento delle corse non durò molto”. Quelli furono gli anni in cui Campanelli salì in sella alla MotoBI, vincendo addirittura il campionato svizzero, dove tutti lo chiamavano “Klingel”, che in lingua tedesca significa appunto “campanello”. “La mia fu una carriera fatta a suon di grandi sacrifici e grandi rinunce - ammetta Campanelli -. A quei tempi non c’erano gli sponsor che aiutavano in tutto e per tutto i corridori, ma durante quegli anni ho sempre dovuto coniugare il lavoro con le corse motociclistiche e non posso che ringraziare mia moglie e la mia famiglia per avermi sostenuto in questa grande impresa”. IN