Macerata IN Magazine 01 2015

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MACERATA

Registrazione al Tribunale di Macerata n. 628 del 09/09/2015 - EURO 3,00

N° 1 DICEMBRE 2015/FEBBRAIO 2016

Dante

FERRETTI

LO SCENOGRAFO PIÙ AMATO MACERATA / Tempo di Giubileo SIMONE SALVINI / La cucina parte dall’ascolto FEDERICO MELCHIORRI / Un maceratese in serie A



EDITORIALE

L

L’aura che soffia sull’esordio di IN Magazine è ricca di significati. È brezza vitale, clima popolare (aura popularis), atmosfera suggestiva dell’arte (dello scrivere, s’intende). È l’aura del Foscolo (“Te beata, gridai, per le felici auree, pregne di vita”) che si rivolge alla Firenze rinascimentale, dove si fusero bellezza del paesaggio e ingegno dell’uomo. Firenze come Macerata, terra in cui bellezze naturali e genius loci si fondono da secoli. L’aura soffia intorno allo scenografo tre volte Oscar Dante Ferretti, a Federico Melchiorri che vince nello sport e nella vita, all’ambasciatore della cucina naturale Simone Salvini, che lavora nel cuore di questa terra e Andrea Giuseppucci, chef ventenne che trasforma una prigione in un luogo magico. È l’aura del romano Fabrizio Monaldi, che investe insieme alla sua famiglia nel rilancio di una della più belle ville della regione, di Carlo De Mattia, architetto 4.0, di Paola Passeri, alla guida dei Geometri maceratesi, del duo Alessandro Valori-Simone Riccioni che portano sul grande schermo colori e sentimenti della terra natia. È l’aura, infine, della Civitas Mariae che si appresta a vivere un Giubileo inatteso. Buona lettura con l’aura di IN Magazine. Inattesa e (spero) gradita anch’essa. Maurizio Lombardi

SOMMARIO

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ANNOTARE

Brevi IN

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ESSERE

Dante Ferretti

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VISITARE

Giubileo

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GUSTARE

Lord Bio

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VEDERE

Come saltano i pesci

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CREARE

Carlo De Mattia

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MIRUS MARCHE SRL Redazione, amministrazione e ufficio commerciale Via Trento, 19 - 62100 Macerata Tel 0733 280211 / Fax 0733 285281

AMBIENTARE

www.inmagazine.it inmagazine@mirus.it

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DIRETTORE RESPONSABILE: Maurizio Lombardi - m.lombardi@mirus.it REDAZIONE: Mirus Marche srl ARTWORK: Lisa Tagliaferri IMPAGINAZIONE: Debora Perfetti STAMPA: Artelito spa Camerino (MC) Anno I - N. 1 Chiuso per la stampa il 23/11/2015 Collaboratori: Isabella Parrucci, Maurizio Verdenelli, Isabella Tomassucci, Paola Olmi, Cristiana Dezi, Francesca Cipolloni, Benedetto Verdenelli Fotografie: Massimo Zanconi Foto Studio Print Macerata, Shutterstock, Luigi Narici e Alessandro Serranò / AGF, Roberto Dell’Orso, Ufficio Stampa Cagliari Calcio, Fabiola Monachesi Seguici su FB: www.facebook.com/MacerataInMagazine

Tutti i diritti sono riservati. Foto e articoli possono essere riprodotti solo con l’autorizzazione dell’editore e in ogni caso citando la fonte

Andreea Giuseppucci

SCRIVERE

Carta e Ossa

26

SOGNARE

Federico Melchiorri

30

SCOPRIRE

Villa Koch

32

RAPPRESENTARE

Paola Passeri

30 52 IN MAGAZINE

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ANNOTARE

Cambrugiano made in BELISARIO

Il Futuro Tradito ENRICO MATTEI

MATELICA 25ma vendemmia

da incorniciare per il “Cambrugiano, Verdicchio di Matelica Riserva DOCG”, l’ambasciatore delle Cantine Belisario. Record di riconoscimenti: “3 bicchieri” Gambero Rosso, “5 grappoli” Bibenda, “4 viti” Vitae e “Grande Vino” Guida Slow Wine di Slow Food. A celebrarla il cofanetto limited edition (2000 bottiglie Cambrugiano 2012 numerate) con etichetta che riproduce la grafica datata 1988 ed un volume celebrativo di particolare valore sentimentale: una raccolta di lettere indirizzate al Cambrugiano scritte da personaggi famosi che condividono le emozioni di chi ha partecipato a questa lunga storia.

L’accessorio è fondamentale. SHOPPING DA MELETANI. MACERATA Una boutique elegante dedicata ad accessori ed abbigliamento, anzi… potremmo chiamarla bagtique, per la sua specialità: la borsa. Nel cuore del Centro Storico di Macerata, dal 2003, Meletani è una destinazione nota ed apprezzata quando si parla di questo accessorio must have. La scelta è ampia, ed insieme ai grandi classici come Coccinelle, Braccialini, The Bridge, Guess, Orciani, Viviana Conti, Moschino, V73, Jucca, Odd Molly, Dacks, troviamo anche nuovi brand scelti appositamente per assicurare alla clientela sempre le ultimissime tendenze in materia di borse. Ad esempio, Meletani è rivenditore autorizzato (unico a Macerata) della eclettica O Bag, l’innovativa borsa fashion&modulare che è possibile personalizzare grazie a tutte le combinazioni guscio più componenti (manici lunghi/corti in diversi materiali, pochette interne, bordi in piumino, lana, pelliccia o eco-pelliccia, e così via). Un’idea di successo di un marchio italiano, fra le tante a disposizione in uno degli angoli più suggestivi del “salotto buono” della città. Un’idea da regalare o da regalarsi.

MATELICA In questo volume di Maurizio Verdenelli edito da Ilari Editore, la figura di Mattei si costruisce come in un prisma attraverso la voce di protagonisti della nostra storia contemporanea e le testimonianze di chi lo conobbe. Il libro si ‘autoscrive’ componendo un affresco corale in cui Mattei è fatto rivivere in tutta la sua statura e complessità. What if? Che Italia sarebbe stata (e che mondo) se lui non fosse stato assassinato? La risposta è questa: sarebbero stati un’ Italia e un mondo che avrebbero evitato trame e conflitti sanguinosi, orchestrati da quei poteri che tolsero di mezzo il ‘Santo Petroliere’ (senza distruggerne ‘leggenda’) e che, aldilà delle mutazioni, sono ancora al loro posto. (L.B.)

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ANNOTARE

Il Muratore di Dio PIETRO LAVINI Il libro di esordio DI PAOLA OLMI MACERATA Anna che mentre

combatte non è sola (Ed. Cattedrale) è un romanzo di genere autofiction che si avvicina alla Medicina Narrativa. Racconta di una donna che incontra la malattia e trova la chiave di lettura della vita che, anche nelle situazioni più dolorose, sempre sorprende. Partendo da una traiettoria di sofferenza il testo si dirige verso la salvezza con ironia e sentimento. Il libro di Paola Olmi giornalista, dall’89 in una società di telecomunicazioni dopo un’esperienza di programmistaregista radiofonica in RAI - è sincero, coraggioso, e mette a nudo l’anima di Anna - la protagonista - la quale a volte è schiaffeggiata dalla vita ma sempre, poi, ne viene avvolta in un abbraccio rotondo.

Francesca e Veronica Feleppa TWINSTYLE MORROVALLE Sono gemelle, nate e cresciute a Morrovalle, nel cuore della “Silicon Valley” della moda, in uno dei distretti calzaturieri più famosi al mondo come quello marchigiano. Stiliste seguitissime sui social media e dalle fashion blogger più famose (www.francescaeveronicafeleppa.it) Francesca e Veronica Feleppa hanno talento, competenze stilistiche e soprattutto determinazione. Parliamo naturalmente di Made in Italy allo stato puro: “Dal primo schizzo alla confezione seguiamo l’intero processo produttivo che avviene nel nostro territorio e che - ci tengono a sottolinearlo vogliamo sia garanzia di eccellenza sartoriale”. Ogni abito ideato da Francesca e Veronica Feleppa è contraddistinto dalla cura del dettaglio e dalla ricerca dei materiali: pizzo, tulle, voile, broccati o sete. Il loro stile veste una donna che ama essere elegante ma frizzante, semplice ma che sa distinguersi. Le creazioni Francesca e Veronica Feleppa, oltre allo shop online, sono destinate ad una selezione di boutique esclusive in Italia e, di recente, anche all’estero.

MONTEFORTINO Rimarrà permante, all’Abazia di San Leonardo di Montefortino, la mostra fotografica «Le sue pietre, la sua anima» dedicata a padre Pietro Lavini, l’eremita definito da San Giovanni Paolo II “il muratore di Dio”, venuto recentemente a mancare. L’esposizione è stata realizzata dalla recanatese Adriana Pierini. Inaugurato dal giornalista RAI Vincenzo Varagona, l’allestimento si compone di alcuni scatti scelti per ricordare l’instancabile servizio svolto da padre Pietro. Il frate, infatti, nutriva fin dagli anni ‘60 il desiderio di ricostruire il monastero benedettino dell’Infernaccio risalente all’XI secolo. Nel 1970, il comune di Montefortino approvò il progetto di ricostruzione della chiesa di San Leonardo, con il beneplacit della Sovraintendenza alle Belle Arti. (F. C.)

La casa intelligente LA DOMOTICA SECONDO EDIF CORRIDONIA Domotica: sofisticazione o capriccio per pochi?

“Fino a qualche anno fa - ammette l’Ing Luigi Tega, Strategic Manager di Edif - veniva spontaneo pensare così una casa dove si gestiva in automatico l’accensione delle luci o la chiusura delle tapparelle. Oggi ‘smart building’ o casa intelligente sono termini noti anche ai non addetti ai lavori”. Merito della tecnologia, anche quella di partner Edif come Vimar, che ha migliorato la funzionalità di apparati per sicurezza, risparmio energetico e confort. “Un sistema domotico può essere un termostato o un apparato complesso in grado di gestire elettrodomestici, luci, prese elettriche, riscaldamento e raffreddamento, videosorveglianza: il tutto attraverso internet e sui cellulari”. 6

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ESSERE

Lo scenografo

PIÙ AMATO

UN VIAGGIO NELLA MEMORIA E NEI PROGETTI FUTURI DI DANTE FERRETTI, LO SCENOGRAFO MACERATESE, TRE VOLTE OSCAR CONDIVISI CON LA MOGLIE FRANCESCA LO SCHIAVO. di Maurizio Verdenelli / ph Luigi Narici / AGF

E

È già all’opera per il sublime Amadeus. Genio più genio. Così Dante Ferretti, considerato il maggiore tra gli scenografi viventi (alla parola, lui fa i debiti scongiuri) dopo il trionfo di Così fan tutte, con quel cielo in una stanza che inaugurò a giugno il Festival dei due Mondi, sta appuntando le miracolose matite al servizio di un altro capolavoro mozartiano, Le nozze di Figaro, destinato anch’esso ad aprire il sipario sulla prossima rassegna di Spoleto. E c’è da giurare in un altro successo, da dividere naturalmente con la moglie Francesca Lo Schiavo, con la quale forma la coppia più premiata di Hollywood: tre Oscar a testa, rinforzata la bacheca di casa. Ma non solo di Academy Award a profusione vivono Dante e Francesca nel Paradiso denominato scenografia e costumi ma pure di altri riconoscimenti in contesti artistici che non sono sempre necessariamente quelli cinematografici. Come Spoleto insegna. Un po’ meno Macerata e quindi lo Sferisterio, che s’è avvalso soltanto una volta dell’opera del ma-

estro nato a Macerata, tanto che lui, un po’ in uggia con la sua pur sempre amata città, si definì “Il fantasma dell’Opera”. Con riferimento espresso all’Arena, non poco distante dalla bottega di famiglia passata al nipote Federico, dall’indimenticabile e adorata sorella Mariella. E con lui e Renata, altra amata nipote, ha festeggiato il 27 giugno scorso proveniente dai trionfi umbri, la nuova sede in via Gramsci del negozio d’arte Cornici Ferretti. Una grande festa popolare con il sindaco di Macerata Romano Carancini consumata sotto il nuovo orologio meccanico della torre civica che allungava la sua ombra sul laboratorio paterno, nel cui retro - ricordava il cognato Benito Lelli - Dante e Valeriano Trubbiani disegnavano a quattro mani. Il campanile di piazza appartiene ai ricordi del celebre scenografo quando a dieci anni lo risaliva in compagnia di un amichetto, figlio del custode. Ricordi tornati buoni in Hugo Cabret, il terzo Oscar, quello cui tiene forse di più seppure non lo dica apertamente. Questione di cuore così in quel IN MAGAZINE

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NON SOLO DI ACADEMY AWARD A PROFUSIONE VIVONO DANTE E FRANCESCA NEL PARADISO DENOMINATO SCENOGRAFIA E COSTUMI MA PURE DI ALTRI RICONOSCIMENTI IN CONTESTI NON NECESSARIAMENTE CINEMATOGRAFICI.

rifiuto all’invito di Carancini a far visita all’antica gran macchina dei fratelli Ranieri, i mastri orologiai della torre civica. Dietro quel no, probabilmente Goethe e il suo ammonimento a non tornare nei luoghi dove si è stati felici.

DANTE FERRETTI CON FRANCESCA LO SCHIAVO VINCITORI DELL’OSCAR PER LA SCENOGRAFIA DI HUGO CABRET, ALL’82MA ACADEMY AWARDS DI HOLLYWOOD (PH. JAGUAR PS / SHUTTERSTOCK.COM)

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Il grande scenografo è nella sua casa romana, seduto al tavolo da lavoro pensando a Spoleto, pensiero dominante in proiezione futura: il 59° Festival. “Ho firmato un contratto che prevede dopo Le Nozze di Figaro anche l’inaugurazione del Festival 2017”. È lui, Dante da Macerata (dove nessu-

no ha mai pensato di sottoporgli contratti triennali) il Figaro, in realtà, più celebre e ricercato della scenografia mondiale: il telefono trilla in continuazione con richieste di contratti e collaborazioni. Ha un foglietto dove tiene tutto sotto controllo, o quasi, anche se di Spoleto non ricorda al momento il nome della terza opera da mettere in scena fra due anni: ma son dettagli. Per il momento, dopo il boom ai botteghini di Cenerentola di Kenneth Branagh - un omaggio a Mariella che amava quella favola visceralmente - e l’esperienza all’EXPO, al solito per lui trionfale, con il Padiglione Marche e le figure arcimboldesche al Decumano - salvate da Giorgio Napolitano dalle italiche lentezze - c’è posto nella Ferretti’s list anche per un musical italiano: Il divo Nerone. C’è soprattutto un altro lavoro che lo tocca da vicino: riguarda il cinema Fulgor ricostruito a Rimini, quello di Fellini. Come il cinema Rex, poi Italia, quello della adolescenza… [ha un soprassalto, n.d.a.] “Vero! Ci ho passato gli anni più belli in

quella sala pensando di fare l’attore. L’idea della scenografia è venuta più tardi. Ricordo la fatica quotidiana di trovare i soldi per il biglietto d’ingresso [Lelli ricordava ancora che spesso collaborava nella ricerca di fondi da parte dell’amico, poi cognato, n.d.a.]. Mio padre Elvio voleva che mandassi avanti la bottega, ma avevo visto Roma a tredici anni e me n’ero innamorato. Avevo deciso di viverci e lavorarci, se fosse stato possibile”. Ora il cinema Italia è stato chiuso, per sempre. “Possibile?! Perché non è stato fatto nulla per salvarlo? Era un patrimonio culturale, un’idea della città, come le sale allo Sferisterio, al Corso… Un vero lutto, ma perché chi doveva e poteva non si è mosso? Di chi è la responsabilità?”. [Dante un po’ s’indigna, n.d.a.] Facciamo così, Maestro, che quando rifaranno l’Italia si penserà, come per il Fulgor riminese, a lei. A proposito che rammenta del grande Federico? “Tutto. È stato per me un maestro, un eroe. Da lui ho imparato poi una cosa [ride n.d.a.]: a dire le bugie, a diventare come lui un grande Bugiardo. Giulietta diceva che il marito arrossiva quando gli capitava talvolta di dire la verità. Sulle prime, invero, la Masina aveva fiducia in me. Un giorno stupendosi di vedermi pieno di salute, mi fa: ‘Come hai fatto a ristabilirti tanto in fretta? Federico mi ha detto che sei stato a lungo ricoverato in ospedale a Ferrara, travolto dalle rovine di un’antica abbazia durante il sopralluogo per un film. Aveva poi dovuto assisterti tanto da scordare d’informarmi per giorni…’. In realtà era quella una delle consuete panzane di Fellini a coprire una qualche fuga. Poi Giulietta aveva capito e ai miei assist al marito, ironizzava amara: ‘Non vi accorgete quanto siete patetici?’. In realtà lei usava per noi un termine più forte. Erano ormai finiti i tempi in cui mentivo serialmente a Federico nel timore di essere licenziato rac-



contandogli sogni mai fatti, dai quali egli voleva trarre le trame di nuovi film. Che io, Dantino, come mi chiamava, dicessi bugie lo comprendeva per primo lui, professionista del genere… Adesso questo impegno per il Fulgor felliniano mi riempie di commozione: tra un po’ dovrò curare pure il museo dedicato a Federico. Cui devo il contatto con Scorsese, un suo ammiratore, da me conosciuto sul set de La città delle donne. Marty, anch’egli un mio eroe, il regista della maggior parte dei film [due premiati con l’Oscar, il primo condiviso con la sorella a letto malata, n.d.a.] dei quali in questi anni ho curato la scenografia. A lui mi lega una grande confidenza. Mi servì quando fui per qualche mese assessore alla cul-

AL CINEMA ITALIA A MACERATA CI HO PASSATO GLI ANNI PIÙ BELLI PENSANDO DI FARE L’ATTORE. RICORDO LA FATICA QUOTIDIANA DI TROVARE I SOLDI PER IL BIGLIETTO D’INGRESSO. LA SUA CHIUSURA È UN VERO LUTTO PER LA CITTÀ.

MARIELLA FERRETTI NEL SUO NEGOZIO D’ARTE OGGI GESTITO DAL FIGLIO FEDERICO FRANCESCA LO SCHIAVO CON BENITO LELLI

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tura a Macerata, essendo sindaco Anna Menghi. Alla fine fu proprio Scorsese a dirmi di lasciare, considerate le ansie eccessive di un incarico che si rivelava troppo pieno di ansie per un non politico come me. Così feci”. Ritorniamo all’arte: altri progetti? “Sì, gli interni della casa di Giuseppe Verdi a Busseto, mentre ho finito di disegnare il film TV Diabolik che dovrà essere girato a inizio anno.” Ferretti è tornato da qualche giorno da Parigi, stavolta spinto da nessuna premonizione. No, quello che è stato definito l’11 settembre francese, stavolta non l’ha messo in fuga, come accaduto proprio

quella mattina di 14 anni fa quando aveva preso alloggio a Manhattan. Pronto a tornare nell’ufficio di una delle torri gemelle dove la sera prima aveva incontrato Anthony Minghella. Con il grande regista inglese, Dante aveva messo a punto la scenografia di un altro film di successo: Ritorno a Cold Mountain (una delle sue dieci nomination all’Oscar). S’erano lasciati con l’impegno di ritrovarsi con Francesca il giorno dopo. Tuttavia in albergo, lo scenografo aveva trascorso una notte piena di terribili sensazioni. Che venivano direttamente seppure inconsapevolmente dalla traumatica esperienza subita quando bambino di sedici mesi si era salvato dalle rovine della casa di famiglia (ferito il padre)

distrutta dal bombardamento alleato su Macerata del 30 giugno 1944. Così quella mattina dell’11 settembre 2001, lui era fuggito da Manhattan tre ore prima che le torri gemelle fossero colpite a morte mentre l’aereo partito da Roma con Francesca Lo Schiavo faceva inversione di rotta sull’Oceano. “Ho poi avuto una vita felice” commenta lui. Amatissimo da tutti. Da Nicole Kidman e da Tom Cruise, ad esempio, che in visita al set Gangs of New York a Cinecittà spinse il produttore renitente a completare la scenografia (costo: 200.000 dollari). “Cruise, per me è un santo!” fa Dante che infatti a Saint Tom dedicò la facciata della chiesa servita a completare la piazza degli scontri.


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VISITARE

Tempo di

GIUBILEO L’ANNO SANTO DA VIVERE IN DIOCESI, TERRITORIO DA SEMPRE CULLA DELLA DEVOZIONE MARIANA. DALL’APERTURA DELLA PORTA SANTA DELLA BASILICA “MATER MISERICORDIAE” ALLE MANIFESTAZIONI IN PROVINCIA. È LA CHIESA “IN USCITA” VERSO LA SOCIETÀ CIVILE. di Francesca Cipolloni / ph Roberto Dell’Orso

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C

“Ci sono momenti nei quali in modo ancora più forte siamo chiamati a tenere fisso lo sguardo sulla misericordia per diventare noi stessi segno efficace dell’agire del Padre. È per questo che ho indetto un Giubileo Straordinario della Misericordia come tempo favorevole per la Chiesa, perché renda più forte ed efficace la testimonianza dei credenti”. È con queste parole, tratte dalla Bolla di Indizione intitolata “Misericordiae Vultus”, che Papa Francesco, secondo il suo consueto stile, ha stupito di nuovo il mondo annunciando un Anno speciale, che si apre l’8 dicembre, solennità dell’Immacolata Concezione, per concludersi il 20 novembre 2016. Una data scelta non certo casualmente dal Santo Padre, perché “è carica di significato per la storia recente della Chiesa. Aprirò infatti la Porta Santa nel cinquantesimo anniversario della conclusione del Concilio Ecumenico Vaticano II. La Chiesa sente il bisogno di mantenere vivo quell’evento. Per lei iniziava un nuovo percorso della sua storia”. Una storia che, nel tessuto storico e religioso del nostro territorio, da sempre culla feconda di devozione dell’antica Via Lauretana, trova in Macerata un luogo di culto essenziale. E se, come il Pontefice ha stabilito, in ogni Diocesi, in una chiesa di particolare significato, si aprirà per tutto l’Anno Santo una Porta della Misericordia quale miglior “tappa nel cammino della nuova evangelizzazione” per la “Civitas Mariae” se non la Basilica che proprio alla Madre della Misericordia è dedicata. A spiegare in

che modo l’Anno Santo si declinerà nella Chiesa di Macerata – Tolentino – Recanati – Cingoli – Treia, risvegliando la fede nelle nostre comunità è il Vescovo, Monsignor Nazzareno Marconi. “Siccome tutto l’anno Santo è posto sotto la speciale protezione della Madre della Misericordia,

ALLA PORTA SANTA DEL SANTUARIO DELLA MATER MISERICORDIAE VERRANNO IN PELLEGRINAGGIO I FEDELI DA TUTTE LE PARROCCHIE DELLA DIOCESI, PER OTTENERE DA DIO I PREZIOSI DONI SPIRITUALI DELLA INDULGENZA GIUBILARE.

per la nostra Diocesi e la nostra Città, che la venerano da secoli come patrona - afferma Marconi - la porta Santa può essere solo quella del Santuario della Mater Misericordiae. A questa Porta Santa verranno, perciò, devotamente in pellegrinaggio i fedeli da tutte le nostre parrocchie, per ottenere da Dio i preziosi doni spirituali della indulgenza giubilare”. Dunque, impegnarsi al massimo per vivere il Giubileo indetto da Papa Bergoglio, secondo il Pastore “non è solo un invito, bensì un obbligo d’onore. Per questo, la programmazione dell’Anno pastorale diocesano è fortemente incentrata sul desiderio di coinvolgere il maggior

IL SANTUARIO DELLA MATER MISERICORDIAE, ADIACENTE AL DUOMO, E LA PORTA SANTA DA CUI PARTIRÀ IL GIUBILEO

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ph Cico

IMPEGNARSI AL MASSIMO PER VIVERE IL GIUBILEO NON È SOLO UN INVITO, BENSÌ UN OBBLIGO D’ONORE. PER QUESTO DESIDERIAMO COINVOLGERE IL MAGGIOR NUMERO DI MACERATESI SECONDO LO STILE DI UNA “CHIESA IN USCITA”.

NAZZARENO MARCONI, VESCOVO DELLA DIOCESI MACERATA - TOLENTINO RECANATI - CINGOLI - TREIA A DESTRA: LA PORTA SANTA RECENTEMENTE RISTRUTTURATA E L’INTERNO DELLA BASILICA MATER MISERICORDIAE

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numero possibile di persone della nostra terra, secondo lo stile di “Chiesa in uscita” indicato con chiarezza dal Santo Padre”. “Si apre un tempo di grazia sotto il segno della misericordia, “l’architrave che sorregge la vita della Chiesa”, come lo definisce Francesco”: così commentano l’iniziativa don Attilio Marinsalti e don Egidio Pietrella, rispettivamente rettore ed ex rettore del piccolo e preziosissimo Santuario di Piazza Strambi. “Non esistono comunità “perfette”, come non esistono persone perfette, ma può esistere la comunità e le persone in cui vige la misericordia. Il Giubileo, quindi, è anche opportunità per recuperare il rapporto con le nuove generazioni. Questo Santuario resterà aperto dalle 7 del mattino fino alle 12.30 e dalle 15 fino alle 19.30 per favorire la celebrazione del sacramento della Riconciliazione e trovare qualcuno disponibile per l’ascolto, riscoprendo così il senso della vita”. E questo auguriamoci che accada anche nel Maceratese, che del turismo religioso e della tradizione vanta non poche eccellenze.

Il Giubileo IN PROVINCIA Dopo l’apertura della Porta Santa il Giubileo verrà vissuto secondo due direzioni. In primis, nella prima parte dell’Anno Santo con un’uscita delle Unità Pastorali verso il santuario della Madonna della Misericordia, centro spirituale di tutta la Diocesi. Il pellegrinaggio si svolgerà con una celebrazione penitenziale preparatoria nell’Unità Pastorale dal pellegrinaggio: è stato già predisposto il calendario delle singole iniziative, a partire dal 19 dicembre. L’attraversamento della Città di Macerata dai “Cancelli” al Santuario si svolgerà come una Via Crucis, con le 14 stazioni ispirate alle Opere di Misericordia. Come ricorda il Vescovo Mons. Marconi, a partire dalla Domenica della Divina Misericordia (3 aprile 2016), in accordo con i vari Sindaci, con una moderna missione al popolo “accompagneremo in cammino la nostra Patrona, che farà un pellegrinaggio nei Comuni della Diocesi, come segno della Chiesa che esce verso la società civile”.



GUSTARE

La cucina parte

DALL'ASCOLTO INTERVISTA A SIMONE SALVINI, CHEF DI FAMA INTERNAZIONALE DELLA CUCINA DI LORD BIO, LOCALE BIOLOGICO, VEGANO E VEGETARIANO SITUATO NELL’ANTICO PALAZZO DEI PRIORI IN PIAZZA DELLA LIBERTÀ A MACERATA.

di Maurizio Lombardi / ph Massimo Zanconi Foto Studio Print Macerata

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Q

Quanto hanno inciso su professione e passione gli studi filosofici? “Ho sempre cercato di far andare in parallelo queste due mie passioni. La cucina è la mia professione; vivo infatti grazie al mestiere di cuciniere. Gli studi sono comunque alla base della mia cucina vegetale e hanno influito in modo determinante nella scelta, per esempio, di fare solo cucina vegetariana”. L’esperienza all’estero è stata significativa per il lavoro di “cuciniere”? “Ho lavorato in diversi paesi stranieri: Svizzera, Irlanda, India e Cina. In tutte le realtà dove ho operato ho cercato prima di tutto di ascoltare gli altri e solo successivamente ho provato a cucinare alla mia maniera. Lavorare lontano da casa comunque è un’esperienza che consiglio a tutti perchè molto stimolante sotto molti aspetti”. … poi Milano e Roma. “A Milano ho lavorato con il più grande cuoco vegetariano al mondo, Pietro Leemann, patron del ristorante stellato Joia. Da lui ho imparato tutto a cominciare dalla gestione di una cucina stellata nella quale lavoravano assieme fino a 24 cuochi. A Roma invece il progetto che ho portato avanti per 3 anni si caratterizzava per essere alla portata di tutti. Entrambe le esperienze mi hanno insegnato molto”. Com’è il rapporto con un vegetariano doc come Umberto Veronesi. “A lui sono molto legato sia sul piano professionale che umano. Ha curato anche l’introduzione del mio primo libro edito dalla Mondadori. Con la sua Fondazione collaboro da anni; assieme facciamo conferenze e serate a tema nelle scuole lombarde e aziende interessate a sviluppare programmi legati alla sana alimentazione”. Vegetariano o vegano? “Vorrei marcare le uguaglianze tra i due gruppi; entrambi si astengono dal cibarsi di carne o pesce. I primi si nutrono anche

dei derivati animali come latte, uova e miele mentre i secondi mangiano “solo” cibi di origine vegetale. Io non sono molto contento quando si creano categorie umane, a volte uso il termine vegetariano anche per descrivermi nonostante il fatto che io cucini solo cibi vegetali. Le parole sono

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preziose e hanno il potere, se usate impropriamente, di dividere gli uomini tra loro. Io vorrei usarle invece per creare parentele e nuove vicinanze”. Come può una cucina ritenuta dai più di “nicchia” ampliare il proprio pubblico? “Innanzitutto consiglio di mangiare cibi vegetali, di tanto in tanto, perchè quest’ultimi fanno

A SINISTRA UNO SCORCIO SUGGESTIVO DEL RISTORANTE LORD BIO INCASTONATO NEL PALAZZO DEI PRIORI A MACERATA IN ALTO LO CHEF SIMONE SALVINI

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SIMONE SALVINI AL LAVORO NEL RISTORANTE LORD BIO A MACERATA

Il timoniere di Lord Bio SIMONE SALVINI Fiorentino, vegetariano, classe 1969, studia Lettere e Filosofia all’Università degli studi di Firenze e consegue un Dottorato in psicologia a indirizzo storico con specializzazione Ayurvedica presso l’Università Florid College e NY College in Pisa. Nel 2000 si sposta in Irlanda lavorando per molte realtà vegetariane e subito dopo in India. Dal 2005 è Capo Chef della cucina del ristorante Joia di Pietro Leemann in Milano dove elabora piatti vegetariani riconosciuti con una stella Michelin. Docente in alcuni Istituti alberghieri di Milano, collabora più volte alla formazione dei cuochi interni della Camera dei Deputati a Roma. Dal 2009 è Chef docente dell’Associazione Vegetariani Italiana, e dell’Istituto Europeo di Oncologia di Umberto Veronesi. Dal 2010 svolge corsi di cucina naturale vegetariana per la Scuola Internazionale di Cucina Italiana Alma di Colorno (Parma). Dal 2011 è Executive Chef di Organic Academy, un innovativo progetto di scuola e consulenza di cucina vegetariana e vegana itinerante, in collaborazione con Pietro Leemann. Dal 2013 è capo Chef e ideatore del ristorante Ops! di Roma, locale con cucina vegana, servizio di cibo a peso ad indirizzo biologico. Dal 2015 è capo Chef del ristorante LordBio di Macerata (www.lordbio.it), locale con cucina vegetariana e cibo a peso, con una propria azienda agricola di produzione biologica. Scrive per diverse testate giornalistiche di cucina vegetariana.

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bene alla nostra salute e quella del pianeta. Per me queste due ragioni sono già sufficienti per sollecitare i lettori di IN Magazine ad approfondire gli argomenti trattati in questa intervista”. Perché la scelta di Macerata e di Lord Bio? “Perchè Raffaele e Annapaola (Raffaele Delle Fave e Annapaola Lucarini di Lord Bio, ndr) sono due persone in gamba. A loro ho consigliato di fare altro nella vita invece di aprire un ristorante vegetariano. Ma hanno voluto andare avanti perchè sono stati mossi dal desiderio di fare del bene alla città dove sono nati e cresciuti. Io sto cercando di dare il mio piccolo contributo...” Qual è il concept del locale di Macerata e le caratteristiche che più colpiscono i clienti? “Lord Bio (progetto e realizzazione sono stati curati dall’Arch. Marco Lucchi di

Riccione, ndr) si caratterizza per essere molto luminoso e spero piacevole alla vista. Direi che starebbe bene anche in una grande città. Le nostre proposte sono diversificate a seconda della fascia oraria: la mattina prepariamo colazioni con prodotti vegetali, a pranzo proponiamo un buffet a peso e la sera diveniamo un ristorante classico con dei piatti alla carta realizzati con ingredienti soprattutto locali e bio al 100%”. Idee e progetti futuri? Ho 46 anni, dopo circa 20 anni di inattività, ho ripreso a nuotare tutti i giorni in piscina, a Macerata e in una struttura milanese. Il mio corpo ha ripreso le antiche forme e preziose energie vitali. In futuro vorrei costruirmi un modello di vita più vicino alle mie più intime aspirazioni: cucina vegetale, nuoto, studio e buone relazioni con le persone e con ciò che mi circonda (cose incluse)”.


ph Francesco Camilli Meletani

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VEDERE

Come saltano

I PESCI

GIRATO INTERAMENTE NELLE MARCHE DURANTE L’ESTATE 2015, IL FILM “COME SALTANO I PESCI” DEL MACERATESE DOC ALESSANDRO VALORI È UNA COPRODUZIONE MULTIVIDEO PRODUZIONI AUDIOVISIVE E LINFA. SARÀ PRESENTE NELLE SALE CINEMATOGRAFICHE A INIZIO 2016.

di Paola Olmi / ph. Fabio Breccia

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Come saltano pesci? “Lo saprete al cinema - risponde il regista Alessandro Valori - dove sarà proiettato in anteprima nelle Marche e, fra gennaio e febbraio, in tutte le sale italiane. Posso solo dire che i pesci, quando si trovano di fronte a un pericolo, si comportano in due modi: si compattano in un branco oppure …saltano”. Di cosa parla il film? “Della ricerca del proprio passato e di se stessi, della riparazione di quei pezzi fondamentali che fanno di noi degli esseri umani e che spesso giacciono rotti e dimenticati”. Fra gli attori c’è un esordio? “Nel cast ci sono Simone Riccioni, Marianna Di Martino, Brenno Placido, Maria Chiara Cento-

“COME SALTANO I PESCI” È UN FILM SULLA FAMIGLIA, SUI VALORI CHE OGNUNO DEVE AVERE PER ESSERE IN GRADO DI RIAPPACIFICARSI E DI INTRAPRENDERE UN NUOVO CAMMINO CHE PORTERÀ A QUALCOSA DI BUONO.

rami, Giorgio Colangeli, Maria Amelia Monti, Biagio Izzo, Luigi Moretti, Armando De Razza, Sarah Mestri, Albino Marino e Maria Paola Rosini - che interpreta Giulia, la sorella inseparabile del protagonista Matteo (Simone Riccioni) - una ragazza che è affetta dalla sindrome di Down, che ama molto recitare ma che non lo aveva mai fatto per il cinema”. Che ruolo e che peso ha nel film il personaggio di Giulia? 24

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“Un ruolo e un peso molto importanti. Il senso del suo personaggio è quello di aiutate con tutta la sua spontaneità e semplicità a entrare in contatto con la parte più autentica di se stessi”. Qual è, fra i tanti, un importante messaggio di questo film?

NELLA PAGINA PRECEDENTE IL REGISTA ALESSANDRO VALORI MENTRE DIRIGE IL SUO FILM. IN ALTO: SIMONE RICCIONI SUL SET DI “COME SALTANO I PESCI” INSIEME AGLI ALTRI ATTORI


“È che i veri disabili, dal punto di vista dei sentimenti, siamo noi. Il film segue l’evoluzione dell’anima che nasce dai sentimenti e dalla loro sincerità. È un film sulla famiglia, sui valori che ognuno deve avere per essere in grado di riappacificarsi e di intraprendere un nuovo cammino che porterà a qualcosa di buono”. Cosa spera che pensino gli spettatori quando usciranno dai cinema? “Vorrei che le persone portino a casa l’idea, che poi dovrebbe diventare il fatto, di essere più propense al perdono e all’amore inteso come valore universale. Il film racconta la storia di MatteoSimone Riccioni che ha 26 anni, un lavoro nell’officina di suo padre, una madre amorevole, una sorella Giulia-Maria Paola Rosini che non sa mentire. Matteo ha un sogno che lo porterebbe lontano da casa, dall’officina di famiglia, dalla sorella Giulia la quale vive quasi in simbiosi con lui: essere assunto come meccanico dalla Ferrari. Spesso si domanda come si sentirebbe se dovessero convocarlo per una prova. Forse non andrebbe. Lui, in fondo, è un sognatore e ama la sua vita, la sua famiglia e il paese in cui è nato e in cui vive. All’improvviso

l’arrivo di un uomo dal passato cambia la prospettiva della sua esistenza e non solo …”. Da chi è nato il soggetto? “L’idea è nata da me - spiega Simone Riccioni - che ho avuto un barlume di storia subito raccontato, e presentato, ad Alessandro che mi aveva scelto per un suo film. La stesura del soggetto è stata realizzata insieme a Serena De Angelis e lo stesso Alessandro Valori. Come saltano i pesci è una bella metafora del mondo. È come un acquario in cui c’è sempre qualche pesce che vuole saltare e c’è sempre qualcuno che cerca di ributtarlo dentro nel gruppo”. Ne è nato anche un libro? “Si, un romanzo scritto da me insieme con Jonatan Arpetti, Leone Editore; uscirà in concomitanza con il film. Nel libro abbiamo voluto sostenere le verità del film e abbiamo un po’ riadattato la sceneggiatura”. Compattarsi in gruppo o saltare? Non c’è dubbio che il duo maceratese Valori-Riccioni abbia scelto di fare un bel salto verso il grande schermo, il mare magnum per quei giovani talenti che traggono ispirazione e passione anche dal rapporto autentico con la loro terra d’origine

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SOGNARE

Un maceratese

IN SERIE A

PASSIONE, CORAGGIO, IMPEGNO, SACRIFICIO E UMILTÀ. IL “CREDO” DI FEDERICO MELCHIORRI, CALCIATORE E UOMO DI SERIE A.

di Isabella Tomassucci / ph Enrico Locci / Ufficio Stampa Cagliari Calcio

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Alcuni calciatori hanno la fortuna di debuttare giovanissimi, per altri la carriera è meno ful-minea e non manca di imprevisti. Federico Melchiorri ha iniziato nelle squadre di provincia dove si è distinto per il suo talento e la sua abilità che lo hanno portato ad assaporare la serie A. Poi un grave problema di salute sembrava aver messo fine alla sua carriera, ma Federico non è solo talentuoso, è appassionato e determinato. Oggi è attaccante del Cagliari e può continuare a sognare la serie A.

LA MALATTIA HA SEGNATO UNA BRUTTA BATTUTA D’ARRESTO ALLA MIA CARRIERA, MA NON SONO IL TIPO CHE SI SCORAGGIA FACILMENTE: SE QUALCOSA VA STORTO MI RIMBOCCO LE MANICHE E MI RIMETTO IN GIOCO.

A SINISTRA MELCHIORRI IN UNA PAUSA DURANTE UNA SEDUTA DI ALLENAMENTO A CAGLIARI A DESTRA CON LA MAGLIA DELLA MACERATESE (PH FABIOLA MONACHESI)

Chi ha la fortuna di crescere in una piccola realtà è sicuramente più umile. Quando, superata la malattia che mi aveva costretto ad abbandonare la carriera calcistica, sono ripartito nuovamente dalle squadre di provincia mi sono reso conto di quanto le grandi società mi avessero abituato diversamente: ero presuntuoso, non davo il massimo. Tornare a giocare con persone che si allenano dopo il lavoro mettendoci tanta grinta e impegno, spinti solo dalla passione per il calcio mi ha ricordato che senza sacrificio ed umiltà non si raggiungono obiettivi, né soddisfazioni”. Hai giocato la prima partita in serie A con il Siena a soli 19 anni. Com’è oggi il ricordo di quell’esperienza? “Quello è stato sicuramente uno dei momenti più belli della mia vita calcistica: è stata una grandissima soddisfazione e non so se ricapiterà. Nonostante sia un tipo

che accantona tutto velocemente, mi ricordo ogni momento di quella giornata”. La scoperta della malattia ti ha portato a rivedere i tuoi progetti di vita? “La malattia ha segnato un brutta battuta di arresto nella mia carriera, ma non sono il tipo che si scoraggia facilmente: se qualcosa va storto mi rimbocco le maniche e mi rimetto in gioco. All’inizio credevo di aver chiuso con il calcio e ho iniziato a riorganizzare la mia vita da zero. Mi sono iscritto all’università. Poi è arrivata la nuova chiamata del Tolentino”. Il Tolentino è stato per due volte il tuo punto di partenza. “È stato come ripercorrere lo stesso percorso. Provo grande affetto per questa squadra, per i suoi giocatori e dirigenti, in particolare per Primo Marinelli, colui che mi ha cresciuto la prima volta e richiamato la seconda: è uno dei capisaldi del mia carriera, insieme alla mia famiglia senza il cui sostegno non avrei potuto far nulla”. E la Maceratese? “Un’esperienza unica: senti quella maglietta proprio tua, ti senti più responsabile perché non rappresenti solo te stesso e la tua squadra, ma la tua città e la tua gente. Senza nulla togliere alle altre squadre, il periodo che ho passato nella Maceratese è stato il più significativo dal punto di vista affettivo. Inoltre, ho trovato una società, un gruppo, un allenatore e una presidentessa (Maria Francesca Tardella, ndr.) fenomenali: è anche grazie a loro che ho reso così bene”. Il ricordo più bello legato alla Maceratese? “Sicuramente la vittoria del derby all’inizio dell’anno e quella della finale play off quando ho segnato tre gol: sentire lo stadio Helvia Recina pieno di tifosi e sapere che su in curva ci sono persone che incontrerai per strada ogni giorno è una sensazione indescrivibile”. Hai ancora rapporti a Macerata? “La mia famiglia vive a Macerata e i rapporti con gli amici d’in-

Federico MELCHIORRI Federico Melchiorri nasce a Treia il 6 gennaio 1987, vive e cresce con la sua famiglia a Macerata. Si allena nel settore giovanile del Tolentino ed esordisce in prima squadra nel 2004. Nel 2006 passa al Siena, dove fa il suo esordio lampo in serie A. Gioca poi nella Sambenedettese e nel Giulianova. Nel 2011 gli viene diagnosticata una grave malattia, un angioma cavernoso, che lo costringe ad allontanarsi dalla carriera sportiva. Operato con successo, dopo sette mesi ricomincia di nuovo dal Tolentino e nel 2012 approda nella squadra della sua città: con la Maceratese segna 22 gol in 30 partite, conquistando l’attenzione delle squadre di categoria superiore. Nel 2013 passa al Padova e nel 2014 al Pescara. Dal 2015 è attaccante del Cagliari. IN MAGAZINE

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fanzia sono rimasti: quando torno continuo ad uscire con il gruppo storico, nel cuore siamo sempre gli stessi anche se le nostre strade ci hanno allontanato”. Ma ora sei un attaccante del Cagliari. “Al Cagliari ho trovato una società di altissimo livello con uno staff tecnico e dei giocatori di grande professionalità: questo mi piace,

mi stimola e mi respon-sabilizza, perché se tutto è perfetto devo cercare di essere perfetto anch’io”. Sogni ancora la serie A? “Sì, mai dire mai. È per questo ho accettato l’offerta del Cagliari: so che è la via più sicura per raggiungere l’obiettivo, o almeno è una buona premessa, poi ovviamente è sul campo che un giocatore deve dimostrare quanto vale”.

Il tuo gol migliore? “È difficile da dire: ogni volta che segno è un emozione nuova. Mi piace pensare che il gol migliore sarà sempre il prossimo che segnerò, sembra una frase fatta, ma è la verità”. In un discorso ai giovani talenti Roberto Baggio disse che gli ingredienti per una vita piena sono passione, gioia, realizzazione, coraggio e sacrificio. “Passione, coraggio, impegno e sacrificio sono fondamentali, ma credo che altrettanto importante sia l’umiltà e purtroppo oggi è una dote rara: quando fai parte di una squadra i compagni non ti stimano solo per la qualità del lavoro, ma anche per la persona che sei e l’umiltà non dovrebbe mai mancare, è il motore della crescita”.

Il nuovo Melchiorri DANIEL KOUKO Le referenze che arrivavano dalla Toscana erano incoraggianti. Ed è bastato poco per riscontrarle, intorno all’ivoriano di Firenze. Ma da lì a pensare che avrebbe inciso così nella storia della Maceratese, ne passava. E non potevano bastare i memorabili legami tra viola e biancorossi nel nome di Pino Brizi (il libero dello scudetto viola) e Dino Pagliari. Con il gol decisivo (per la promozione nei professionisti dopo quasi mezzo secolo) all’Agnonese e il primo in Lega Pro alla Lupa Roma, Daniel Kouko è già nell’Olimpo dei bomber del club. Elasticità, elevazione, opportunismo, rapidità sono caratteristiche che lo rendono un player già pronto per scenari maggiori. Pescara e Ascoli sono alla porta e lo vorrebbero fin da subito. Prospettiva che i tifosi della “Rata” tendono a scongiurare: senza il suo ‘Gervinho’ la squadra di Mister Bucchi vedrebbe precipitare le proprie quotazioni in chiave promozione in B. Tuttavia è bello sognare ancora. Daniel con la maglia n.10 (quella che fu di Faustinella) è già più di un indizio. Benedetto Verdenelli

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di Cristiana Dezi

“Tradizione esclusiva, rinnovata passione”: benvenuti nell’incanto di Villa Koch da Fabrizio Monaldi, owner & event manager di una delle location storiche più “verde” delle Marche. Partiamo dall’inizio: il collegamento Roma-Marche. “La Villa entra nella storia della nostra famiglia, originaria di Roma, con mio nonno Vincenzo che l’ebbe in dono dal figlio dell’architetto Koch. È sempre stata “casa”, trascorrevo qui i mesi estivi, tempo di vacanza ma anche di formazione, perché dai 14 ai 24 anni, lavoravo anche come cameriere per la stagione, una vera palestra ed occasione preziosa per me che amavo interagire con il pubblico”. Come nasce il rilancio di Villa Koch? “Dal desiderio di riprendercene cura, dopo anni in cui si sono alternate diverse gestioni. Così è nata la società di famiglia che condivido col cugino Massimiliano Monaldi, oggi admnistrative manager. E poi via con le grandi opere di ristrutturazione, iniziando dall’ex granaio e la selezione dei migliori interpreti della cucina nel territorio per il catering. Core business resta sempre la cerimo-

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nia, ma all’offerta si aggiungono eventi privati o aziendali, manifestazioni culturali e fieristiche, dinner show”. Ma c’è un’altra parte importante da scoprire… “Sì, la nostra oasi verde! Il parco secolare è la seconda zona boschiva delle Marche, dopo la Selva di Castelfidardo; un tripudio di essenze arboree, un ruscello, due edifici diroccati. È stato un po’ trascurato rispetto alla Villa, ma non ha perso bellezza, né valore e ovviamente è una priorità nel nostro programma”. Potenzialità e progetti? “Immagino un polo culturale … troppo ambizioso? Forse, ma vale la pena tentare. Non guardiamo la villa solo come una splendida location per cerimonie, ma pensiamola come una meta alternativa a due passi da Recanati e pensiamo al turista, marchigiano o italiano, ma anche straniero. Le idee non mancano: una manifestazione annuale, escursioni o concerti nel bosco. Vorremmo ridare lustro al genio di Gaetano Koch, l’architetto di Roma capitale e a questo patrimonio storico, artistico e naturalistico ufficialmente riconosciuto, che non può restare una risorsa utilizzata al minimo”.

Un po’ DI STORIA Villa Koch risale al 1700, in origine di proprietà del Conte Carradori, venne acquistata, a fine XIX sec., da Gaetano Koch, prestigioso architetto del tempo che ne fece la sua residenza estiva e vi impresse la sua inconfondibile firma attraverso innovative soluzioni architettoniche (ampliamento laterale, prospetti ed interni uniformati.). A metà del ‘900 venne ereditata dalla famiglia Monaldi. Grazie allo splendore immutato nel tempo, la Villa è stata riconosciuta “patrimonio storico ed artistico”. Ad una manciata di km. da Recanati, in Contrada Fontenoce, ha conquistato anche il regista Mario Martone che l’ha scelta come set del film “Il Giovane Favoloso”, dedicato a Giacomo Leopardi.


Fabrizio MONALDI Classe 1980, avvocato di default, segue le orme delle due sorelle legali, ma cambia direzione dopo un periodo di sperimentazione forense. La vocazione lo porta nel mondo del teatro ed inizia il cammino che passa per il Teatro Azione, l’accademia Silvio D’Amico, apparizioni in fiction TV e cinema indipendente, fra cui il film “Pioggia a pois”. Oggi lo spettacolo si inserisce solo come hobby nella sua attività principale di event manager, fra Roma e le Marche.

IMMAGINO VILLA KOCH NON SOLO UNA LOCATION PER MATRIMONI, MA UN VERO E PROPRIO POLO CULTURALE. È AMBIZIOSO, MA VALE LA PENA DI TENTARE PER VINCERE LO SCETTICISMO E OFFRIRE NUOVE OPPORTUNITÀ AL TERRITORIO.

Il primo bilancio e il piano d’azione per il futuro? “La partenza è stata più che positiva, ma l’impresa è complessa, specialmente sotto l’aspetto gestionale e finanziario. Ci auguriamo di riuscire ad entrare in sintonia e in sinergia con enti, istituzioni o fondazioni; abbiamo già contatti con il FAI (Fondo Ambiente Italiano, ndr) interessato allo sviluppo di iniziative. Vorremmo riuscire a vincere lo scetticismo ed aumentare la propensione alle nuove sfide, che generano opportunità di promozione del territorio nonché occupazionali. Considero questa regione realmente unica, schietta, sempre fedele a se stessa e soprattutto degna competitor di regioni più popolari e sponsorizzate”.

IN ALTO IL SALONE PRINCIPALE DI VILLA KOCH

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RAPPRESENTARE

Cavalcare

L'ONDA

PAOLA PASSERI, PRESIDENTE DEL COLLEGIO DEI GEOMETRI DI MACERATA E IL NUOVO RUOLO DEL PROFESSIONISTA “GEOMETRA”: RIMODULARE LE COMPETENZE, FORMARSI E FARE SINERGIA CON ARCHITETTI E INGEGNERI.

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di Isabella Parrucci / ph Massimo Zanconi Foto Studio Print Macerata

Da giovane consigliera a Presidente della Fondazione regionale dei Geometri, oltre 3mila iscritti, di cui 700 circa a Macerata, dove è ai vertici da alcuni anni. Un salto lungo 20 anni per Paola Passeri, una delle prime donne a guidare un organismo di rappresentanza per una professione praticata per quasi il 90% da uomini. “C’è qualcuno che critica ancora il ‘la’ prima di ‘Presidente’, ma io bado di più alla sostanza. Non sono una fanatica delle quote rosa, perché ogni individuo deve meritarsi il ruolo a cui ambisce. Ho uno splendido rapporto con i miei colleghi; devo ammettere, però, che in taluni ambienti per noi donne è molto difficile entrare. Ma poi, quando ci riusciamo, allora siamo più intraprendenti e determinate che mai”. Treiese di nascita e di professione, con una passione per viaggi e cucina, Paola Passeri ha vissuto insieme al suo Collegio un periodo storico di grandi cambiamenti, con la crisi del settore edile che ha stravolto la professione di Geometra in senso tradizionale: “Rimodulare la professione oggi è la parola chiave. Non solo progettazione, sempre di meno e sempre più difficile, ma anche consulenza

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e forti sinergie con Architetti e Ingegneri: noi Geometri vantiamo un profondo rapporto con i privati, siamo loro vicinissimi nelle specifiche esigenze e portiamo una dote di relazioni molto importante per tutte le altre figure della ‘filiera’ dei professionisti delle costruzioni e della gestione del territorio. Per noi è vitale accantonare gli storici individualismi e fare sinergia per offrire quella completezza di professionalità a disposizione di ogni cliente, privato cittadino, impresa o Ente Pubblico che sia”. Se costruire il nuovo (e da soli) fa parte del passato, il recuperare è una frontiera verso cui molti Geometri si stanno dirigendo per, come dice Paola Passeri, “cavalcare l’onda delle novità che questa crisi ha introdotto”. “Come Collegio professionale conclude - siamo molto vicini a fornire strumenti di supporto ai Geometri impegnati in questo processo di cambiamento. Punteremo molto su formazione e aggiornamento professionale anche attraverso l’e-learning. Siamo convinti che il 2016 sarà un anno importante per lanciare altre iniziative per migliorare consulenza e informazione per gli iscritti”.

PAOLA PASSERI, PRESIDENTE DEI GEOMETRI DELLA PROVINCIA


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CARLO DE MATTIA, L’ARCHIVISIONARIO CHE INNOVA AMBIENTI, OGGETTI E PAESAGGI INCROCIANDO MONDI DIFFERENTI E UTILIZZANDO IN MANIERA ORIGINALE LE NUOVE TECNOLOGIE DIGITALI.

S CARLO DE MATTIA, ARCHITETTO E FONDATORE DI DESIGN FOR CRAFT

di Maurizio Lombardi

Sovvertire le regole del gioco, unire mondi lontani e vedere ciò che ci circonda in maniera sempre diversa. È la sfida dell’architetto Carlo De Mattia, coerente background di famiglia (il padre Giancarlo una vita trascorsa all’Ufficio Tecnico del Comune di Macerata, ndr), esordio nel 2000 da predestinato grazie al tris consecutivo di laurea-vincita del Concorso “Nuovi Segni” presieduto da Renzo Piano-due anni d’esperienza professionale a fianco di Michele De Lucchi a Milano e, non ultimo, la coscienza di appartenere ad una generazione professionale “bastarda”, costretta a vivere il passaggio del testimone dall’analogico al digitale, dal pennino al mouse. “I miei progetti hanno spaziato su scale lontane tra loro: dal design di un letto in pelle artigianale alla centrale termoelettrica per Entergy. Mi diverto a mettere insieme materiali inaspettati come quelli ri-utilizzati nelle opere di land art con Emilio Antinori, una provocazione per richiamare l’attenzione all’uso intelligente del territorio”. Personaggio border line, De Mattia ama la sperimentazione per

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IN ALTO LAND ART LUNGO LA SUPERSTRADA NEI PRESSI DI TOLENTINO A DESTRA L’INSTALLAZIONE INTERATTIVA ALL’AMBASCIATA ITALIANA IN BASSO IL PROGETTO MYLUX3D A BERLINO

leggere (e far leggere) in modo nuovo un mondo che cambia velocemente: “a seconda della lente attraverso cui guardiamo pos-

ferenti, scardinare lo spirito individualistico che caratterizza ogni recinto professionale e utilizzare le cose in maniera diversa per trarne dei risultati anche sorprendenti e innovativi”. E anche per questo motivo De Mattia è stato chiamato a collaborare con svariate istituzioni, da Federlegnoarredo alla Regione Marche e Università. Innovare significa poi spingersi in territori e in àmbiti “altri”, come nel caso di Wikimade, una piattaforma web sperimentale del 2007 per la progettazione open source, realizzata con Emanuele Zippilli, o di Big Conscience, installazione artistica interattiva ideata con Claud Hesse nel 2012, presentata presso l’Am-

siamo indagare l’incredibilmente prossimo o arrivare a mirare molto lontano, poter vedere cose che sfuggono a occhio nudo. Se poi siamo bravi a raccontarle allora siamo dei visionari in grado di contagiare gli altri dell’amore per il cambiamento e l’evoluzione continua”. Così la sua attività progettuale disegna la forma delle relazioni tra persone, oggetti e spazi; tutto questo “ibridare” prepara la strada al creare. Il ritorno di De Mattia a Macerata nel 2003 ha portato, infatti, a lavori di architettura anche per realtà leader come Hugo Boss e Clementoni, riguardanti la progettazione di spazi per uffici e showroom. “Mi piace lavorare a fianco di persone con competenze e culture dif-

basciata italiana di Berlino. Dall’architettura all’arte, dal web al 3D, De Mattia viaggia sempre in controtendenza: “Il mondo delle stampanti 3D, definizione assai limitativa, ha aperto a possibilità impensabili fino a poco tempo fa, quasi al limite del ‘paradosso’: realizzare prodotti in serie fatti in maniera artigianale o, meglio, realizzare una moltitudine di prodotti differenti l’un l’altro”. Nel 2012, sempre con Emilio Antinori, fonda Design for Craft, una start up tecnologica attiva nel settore della digital manufacturing. Il prodotto industriale (com’è il manufatto in plastica che “sostituisce” l’inchiostro nelle stampanti 3D) è realizzato ad personam, configurando così un autentico

A SECONDA DELLA LENTE ATTRAVERSO CUI GUARDIAMO IL MONDO POSSIAMO INDAGARE L’INCREDIBILMENTE PROSSIMO O ARRIVARE A MIRARE MOLTO LONTANO, PER VEDERE COSE CHE SFUGGONO A OCCHIO NUDO. E RACCONTARLE AGLI ALTRI.

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UN INTERNO DISEGNATO DA DE MATTIA

artigianato digitale. È questo il concetto alla base dell’ultima ideazione, Mylux 3D, un corpo illuminante che prende forma dal profilo del proprio volto: “Basta scattare una foto, caricarla su www. mylux3d.com e ricaviamo sulla silhouette un modello 3D di una lampada da ricevere a casa”. Ipercinetismo creativo e professionale allo stato puro, con il perenne desiderio di indagare, anche in modo critico, le “magnifiche sorti e progressive” della tecnologia:

INNOVARE È DIVERSO DA INVENTARE; È UN PROCESSO E OCCORRE SAPERLO GESTIRE PER RIUSCIRE A ROMPERE GLI SCHEMI, SPOSTANDO SEMPRE I TERMINI DEL DISCORSO. SOLO COSÌ L’INNOVAZIONE PUÒ PORTARE VALORE A CHI LA UTILIZZA.

“Innovare è diverso da inventare; è un processo e occorre saperlo gestire per riuscire a rompere gli schemi, spostando sempre i termini del discorso. Solo così l’innovazione può portare valore reale a chi la utilizza”. Un team sempre in movimento quello di De Mattia e Design for Craft, una realtà questa che in tre anni si è guadagnata una buona visibilità a livello internazionale:

“Meno di due anni fa con una multinazionale straniera abbiamo avuto un rapporto di collaborazione per noi importante, un bel segnale che abbiamo raccolto come incoraggiamento a proseguire più spediti lungo un percorso difficile ma estremamente stimolante”. Direzione già intrapresa, fino ovviamente alla prossima innovazione. C’è da giurarlo quando c’è di mezzo De Mattia.

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AMBIENTARE

La memoria

E IL GUSTO A TOLENTINO, DENTRO IL SOGNO REALIZZATO DAL GIOVANE E TALENTUOSO CHEF ANDREA GIUSEPPUCCI: IL SUO RISTORANTE LA GATTABUIA.

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Time lapse, antichi luoghi nuove storie. Siamo nell’era del Recupera-Riqualif ica-Riusa; l’ex-qualcosa dal particolare valore storico-architettonico viene adottato e torna a rivivere. Così è stato anche per il ristorante “La Gattabuia”, il cui nome rimanda subito all’origine: il carcere della città di Tolentino. Padrone di casa è lo Chef Andrea Giuseppucci (nella foto), talento emergente della jeune vague italiana, che a soli 23 anni conquista prestigio, recensioni e riconoscimenti. L’edificio era rimasto abbandonato per anni, fino all’iniziativa dello Chef che lo teneva d’occhio dai tempi dell’Istituto Alberghiero: “Ogni fine settimana – racconta - al rientro da Cingoli, scappavo qui e già lo immaginavo come il mio ristorante”. Dopo il via libera del Comune, Andrea si è impegnato alacremente sul campo di lavoro, rispettando e lasciando intatte le tracce del passato, ma aggiungendo “il modo suo”, caratterizzato da creatività e intraprendenza alla massima intensità. Tre sale, enoteca, legno, resina, mattoni, tanti mattoni.

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di Cristiana Dezi



IN ALTO LO STILE INTIMO ED ESSENZIALE DEL RISTORANTE LA GATTA BUIA SOTTO UNA CREAZIONE DI GIUSEPPUCCI

La parola chiave è intimità, l’obiettivo è scoprire un angolo esclusivo, lontano dagli sguardi e dai rumori della quotidianità; nessuna vetrina, nessuna esposizione esterna. Design, arredi e complementi, tutto è volutamente essenziale e completano il colpo d’occhio opere d’arte contemporanea. An-

OGNI FINE SETTIMANA, AL RIENTRO DALL’ISTITUTO ALBERGHIERO DI CINGOLI, SCAPPAVO QUI E IMMAGINAVO QUESTO EDIFICIO ABBANDONATO COME IL MIO RISTORANTE, INTIMO, LONTANO DAGLI SGUARDI E DAI RUMORI DELLA QUOTIDIANITÀ.

che l’illuminazione, curata dal Gruppo Edif segue il mood ed è studiata per concentrarsi sullo spazio circoscritto del tavolo; riflettori puntati sulle creazioni tratte dai tre sorprendenti menu degustazione, per lasciare il resto dello spazio soffuso e rarefatto. È la cucina che innova nei piatti e nell’ambiente, grazie al talento di un giovane Chef e al fascino di un luogo storico reinterpretato per essere vissuto in una nuova esperienza di gusto. 40

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“CARTA E OSSA” RACCONTIAMO MACERATA AI MACERATESI: PERSONE, VALORI E IDENTITÀ AL “KM ZERO” DELLA NOSTRA VITA.

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di Maurizio Lombardi / ph Massimo Zanconi Foto Studio Print Macerata

Nell’era di internet e della globalizzazione eccoci ancora qui a stampare una rivista su Macerata. I più buoni s’inteneriscono per questa “operazione nostalgia”. I più maliziosi ci vedono un po’ di snobismo vecchia maniera. I cattivi, infine, sono già sdraiati sulla riva del fiume in attesa che passi il cadavere. Ai buoni dico: “è vero, siamo inguaribili nostalgici. Ma una rivista da mettersi sotto il braccio, sfogliare sul divano e annusare, non è roba da vecchi, ma quanto di meglio possa sperare un lettore moderno”. Ai maliziosi rispondo: “se per snob s’intende ‘fuori dagli schemi’, allora siamo orgogliosi di rappresentare gli eredi del miglior snobismo maceratese, mai soddisfatto di quello che passa il convento, sempre alla ricerca del nuovo”. Ai cattivi un monito: “non emozionatevi per le competizioni carta vs web, uscite dagli schemi preconfezionati; l’informazione avanza grazie alle contaminazioni e al cross over (accavallamento) tra carta, internet e territorio”. Quanto più il mondo si allarga e viaggia dentro smartphone e tablet, tanto più sentiamo il bisogno

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IN MAGAZINE

di conoscere il “km zero” della nostra vita. È un bisogno naturale che si somma al gesto spontaneo di allargare le braccia e sfogliare una rivista in “carta e ossa”. IN Magazine valorizza l’identità e le risorse del territorio maceratese attraverso storie di “uomini e donne del buon fare” che, grazie

a creatività, talento e impegno, generano valore e trasmettono un’immagine positiva della provincia. Parleremo di Macerata ai maceratesi con un occhio attentissimo ai gusti dei lettori, quelli più esigenti, selettivi e, perché no, anche un po’ snob come noi.



www.albertofermani.com

albertofermani


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