Tariffa R.O.C.: Poste Italiane s.p.a. - Spedizione in A. P. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 1, DCB - FILIALE DI FORLÌ - Contiene i. p. - Reg. al Tribunale di Forlì il 23/11/1998 n. 27 - EURO 3,00
F O R L Ì N° 2 APRILE/MAGGIO 2015
SANSAVINI
Laura
UNA FORLIVESE AL TG2
MENABÒ GROUP, comunicare col mondo MARIANGELA GUALTIERI, la mia casa nella parola SIMONA GALASSI, faccio ancora a modo mio
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EDITORIALE
E
d eccoci qua... con in mano il nuovo numero di Forlì IN Magazine, nuovo nel formato, nuovo nella grafica, sempre vicino ai lettori per raccontare le storie, le esperienze, i personaggi che fanno la nostra città e la nostra terra. Un’evoluzione che vuole mantenere la rivista contemporanea, autorevole e insieme piacevole e ricca di contenuti. E per inaugurare la nuova immagine della rivista abbiamo scelto storie ed esempi che ci parlino della voglia di futuro, del coraggio di mettersi in gioco, a partire dal personaggio di copertina, la giovane giornalista Laura Sansavini. E poi le imprese del territorio che crescono e affrontano ogni giorno una sfida, come Menabò Group e come le nascenti startup che trovano supporti e stimoli in iniziative quali il Basement Club. Ma cominciamo subito a sfogliare questo imperdibile numero... sempre insieme, sempre nuovi! Andrea Masotti
SOMMARIO
12
4
ANNOTARE
Brevi IN
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ESSERE
Laura Sansavini
18
INTRAPRENDERE
Basement Club
24
CRESCERE
Menabò Group
28
46
INAUGURARE
Campus Universitario
50
CANTARE
The Rocky Horror Show
28
SCRIVERE
Mariangela Gualtieri
53
GUSTARE
46 56
Osterie forlivesi
EDIZIONI IN MAGAZINE S.R.L. Redazione e amministrazione: Via Napoleone Bonaparte, 50 - 47122 Forlì Tel. 0543.798463 / Fax 0543.774044 www.inmagazine.it inmagazine@menabo.com
ESPORRE
Modernità del disegno
DIRETTORE RESPONSABILE: Andrea Masotti REDAZIONE CENTRALE: Serena Focaccia ARTWORK: Lisa Tagliaferri IMPAGINAZIONE: Francesca Fantini CONTROLLO PRODUZIONE E QUALITÀ: Isabella Fazioli UFFICIO COMMERCIALE: Gianluca Braga STAMPA: Montefeltro di Celli F. - Rimini Chiuso per la stampa il 29/04/2015 Collaboratori: Erika Baldini, Laura Bertozzi, Dolores Carnemolla, Clarissa Costa, Gianluca Gatta, Elisa Gianardi, Francesca Miccoli, Giorgio Pereci Fotografi: Massimo Fiorentini, Moreno Maggi, Melina Mulas, Giorgio Sabatini
58
FOTOGRAFARE
Ferdinando Cimatti
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VISITARE
Lozzole
39
COMBATTERE
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Simona Galassi
42
Tutti i diritti sono riservati. Foto e articoli possono essere riprodotti solo con l’autorizzazione dell’editore e in ogni caso citando la fonte
INSCENARE
Claudio Angelini
50 IN MAGAZINE
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ANNOTARE
“La traccia delle vene” DI CLERY CELESTE FORLÌ Quale oroscopo
Mostra di maioliche ANIMALIA DANTIS CASTROCARO In occasione del 750° anniversario della nascita di Dante Alighieri, la governativa Società Dante Alighieri e l’associazione nazionale Le Terre di Dante commemorano il sommo poeta fiorentino con la mostra “Animalia Dantis”, allestita nella Rocca di Castrocaro a cura di Elio ed Elisabetta Caruso. La mostra ospiterà trenta rarissimi esemplari di maioliche provenienti dalle aree romagnola, umbra e toscana dei secoli XIII-XV, sulle quali i maestri ceramisti, immersi nella stessa cultura simbolica e figurativa del Poeta, vollero rappresentare a loro modo il mondo animale, sia reale che immaginario, descritto nella Divina Commedia dantesca.
GTC 2015 GAMES TECHNOLOGY CONVENTION FORLÌ Che cos’è la Games Technology Convention? Un evento annuale dedicato ai videogiochi, in stile conferenza americana, accompagnato da una spruzzatina di hi-tech: un momento di aggregazione imperdibile per tutti gli appassionati. L’edizione 2015 si terrà il 27 giugno presso il Naima Club di Forlì, una serata che sarà arricchita da una cena o rinfresco e da diversi spettacoli; verranno mostrati trailer, teaser, demo giocabili e video di gameplay di tutte le novità videoludiche in arrivo nel breve periodo sulle principali piattaforme da gioco. In particolare, il programma prevede il concerto di Fabio “Kenobit” Bortolotti, live di Main Theme, novità del mondo Microsoft, Nintendo e Sony, coreografie dal vivo e anche uno spettacolo Burlesque. L’evento si terrà dalle 19,30, presso il Naima Club in via Somalia a Forlì. L’ingresso è a pagamento e si può prenotare il biglietto per il semplice ingresso che permette di partecipare a tutte le anteprime e le presentazioni, o in alternativa si può acquistare un biglietto che comprende anche la cena. Il programma completo è disponibile su www.gtcday.it (C.C.)
lasciamo scritto quando ce ne andiamo dall’ambulatorio e la grafia della nostra vita resta incisa disegno, traccia, ombra, sui referti diagnostici? Una voce ferma, pacata, incisiva, ci porta dove davvero è comune la vita, dove siamo simili e possediamo tutti le stesse cose, dentro la pietà senza essere pietosa, dentro l’affetto senza mai essere affettata. È la voce di Clery Celeste, 23enne giovane radiologa e poetessa forlivese, che nella raccolta “La traccia delle vene”, pubblicata dalla casa editrice LietoColle, ripete nei versi la scena dell’interpretazione di quel disegno di ombre che è sempre la nostra presenza a noi stessi. “Torna poi a crescere la separata/ distanza del corpo, l’arto lo sento/ con i prolungamenti delle vene/ che puntano dritto alla superficie”. (C.C.)
Salone Internazionale FIERAVICOLA FORLÌ Si è da poco conclusa la 49° edizione di FierAvicola,
il salone internazionale che segnala Forlì come una delle capitali internazionali del settore avicolo, proponendo nuove tecnologie messe a punto per la produzione, la conservazione e la commercializzazione del prodotto. Due sono state le novità dell’edizione 2015: nell’anno dell’Expo di Milano “Nutrire il pianeta, energia per la vita”, FierAvicola ha ribadito il suo ruolo di primo piano nel settore agroalimentare partecipando al “Road to Expo 2015” e ha realizzato una speciale vetrina con la sezione “FierAvicola per l’Innovazione”, che mette in mostra novità tecnologiche, applicazioni, e soluzioni innovative. Con operatori provenienti da 17 paesi, la manifestazione si conferma di respiro internazionale e una delle fiere B2B più importanti in Europa per il settore avicolo. 4
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Montalti ad ASSOLOGISTICA Di corsa alla COLOR VIBE RUN CESENA La corsa più colorata
del mondo fa tappa a Cesena il 6 giugno. Il percorso non è una gara, ma una festa e un modo alternativo per passare una giornata in allegria: “Vibe” è sensazione, vibrazione, energia, un vero e proprio inno al divertimento aperto a tutti. La partenza sarà in bianco (t-shirt inclusa nell’iscrizione) ma il candore non durerà a lungo: al Vibe Point di ogni chilometro il colore sarà “sparato” sui partecipanti che, oltre alla tinta, potranno godere di musica a tema, bevande aromatiche, profumi orientali. Tagliato il traguardo ci sarà una festa al Vibe Village. L’iscrizione comprende un kit per il giorno dell’evento: www.colorvibe.it (C.C.)
CliCiak, LE FOTO DAI SET CESENA Fino al 24 maggio la Biblioteca Malatestiana di Cesena
radunerà il meglio della fotografia di scena, ovvero cento fotografie per ottanta film, vincitrici e non, della 18ª edizione del concorso nazionale “CliCiak per fotografi di scena”. Si tratta di una selezione di scatti rubati che racconta per immagini le scene inedite dietro le quinte dei set, o i momenti di pausa degli attori tra un ciak e l’altro. Una vera e propria fototeca del cinema italiano contemporaneo, composta da immagini in bianco e nero, a colori, dalla serie tv “Gomorra” passando per “Fino a qui tutto bene” e “Le meraviglie” di Alice Rohrwacher, premiato a Cannes lo scorso anno. Una mostra che è anche un modo per celebrare e far uscire dall’anonimato chi con il suo obiettivo battezza scene iconiche di film e serie tv. Affianca la rassegna delle foto del concorso la mostra monografica “Note di costume. Addio alle armi e altri film. Foto dell’archivio della costumista Annalisa Nasalli Rocca” che presenta le foto scattate dal reparto costumi durante la lavorazione dei grandi film americani, girati in Italia dall’immediato dopoguerra in poi. (C.C.)
CESENA Massimiliano Montalti (nella foto), 39enne manager cesenate, è il nuovo Vicepresidente di Assologistica, Associazione Italiana Imprese di Logistica, realtà associativa che raccoglie le imprese di logistica, dei magazzini generali e frigoriferi, dei terminalisti portuali, interportuali ed aeroportuali, con sedi e Milano e a Roma e che rappresenta 250 aziende italiane. Montalti entra in carica ponendo in agenda alcune priorità: l’organizzazione di missioni imprenditoriali internazionali con particolare attenzione al bacino del Mediterraneo, iniziando da Marocco ed Egitto, e lo sviluppo dell’internazionalizzazione del Sistema Italia in correlazione con le Associazioni dei produttori, per “rendere il nostro Bel Paese per renderlo più competitivo sui mercati internazionali”.
ISKO™ sceglie il Big Bar PER IL SUO SPOT FORLÌ Questa primavera uno dei locali più noti della movida forlivese si
è trasformato in un vero e proprio set cinematografico. Apprezzato per il design curato e per la bellezza degli interni, il Big Bar di Maicol Ravaioli è stato scelto come location per la produzione dello spot promozionale del nuovo prodotto di punta della multinazionale del denim ISKO™. Il progetto ha visto il coinvolgimento di una troupe di sette professionisti del video making e della fotografa Giada Paolini (nella foto), coordinati dall’agenzia forlivese Menabò Group, che si occupa delle strategie di comunicazione e marketing di ISKO™. L’importanza del progetto è rilevante: infatti il gruppo multinazionale si attesta da anni come maggiore produttore al mondo di denim, vantando collaborazioni con i maggiori brand nel panorama della moda. 6
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Smart Domotics PREMIATA
Imprese ed ESTERO
CESENA Smart Domotics, startup cesenate che sviluppa, realizza e commercializza un sistema di domotica made in Italy per il risparmio energetico e il monitoraggio degli edifici in ogni ambito, si è aggiudicata il terzo premio dell’Aruba Pitch Day: tre anni di credito cloud per un totale di 75.000 euro forniti da Aruba S.p.A. un’azienda leader in Italia nei servizi di web hosting, e-mail, PEC e registrazione domini. Pierluigi Lorenzi e Raffaele Borgini, i due soci titolari di Smart Domotics, spiegano che l’idea su cui hanno lavorato per lo sviluppo di un apparecchio elettronico per il risparmio energetico si basa sul concetto di “coniugare il comfort e la tecnologia tipici della domotica con gli aspetti sempre più decisivi nel contesto edilizio, urbano e sociale, di risparmio energetico, efficienza e utilizzo di fonti rinnovabili”. Un progetto che si caratterizza per la semplicità di utilizzo, la facilità nell’installazione e un prezzo competitivo, nonché lo sviluppo di algoritmi innovativi che svolgono calcoli energetici complessi. Grazie al cloud di Aruba, Smart Domotics potrà espandere ulteriormente la propria infrastruttura e i propri servizi. (C.C.)
FORLÌ Il 23 aprile Alberto Zambianchi, presidente della Camera di Commercio di Forlì-Cesena, e Adriano Maestri, presidente di Cariromagna, hanno siglato un accordo per favorire lo sbocco delle piccole e medie imprese del territorio sui mercati internazionali, nell’ambito dell’incontro “Internazionalizzazione. Opportunità di crescita per le PMI: focus Emirati Arabi Uniti”. Un accordo che ha come obiettivo supportare le aziende nella strategia di crescita all’estero grazie al ruolo di connector che la banca può svolgere tra i flussi commerciali e di investimento cross-border. “L’accordo”, ha affermato Zambianchi, “conferma l’attenzione e la strategia dell’Ente nella valorizzazione delle realtà produttive del territorio, sostenendole nell’affrontare nuovi mercati, poiché si è riscontrato che chi ha meglio reagito alla lunga crisi sono state le imprese con forti relazioni all’estero. È pertanto ruolo fondamentale della Camera quello di creare opportunità, massimizzando l’efficacia delle azioni attraverso una condivisione degli obiettivi con altri organismi, allo scopo di concentrare e razionalizzare le risorse.”. (C.C.)
Imparare a scrivere UN AUTOBIOGRAFIA FORLÌ Accademia InArte apre anche quest’anno le iscrizioni al
corso di scrittura autobiografica che si terrà il lunedì sera, dalle 20.30 alle 22.30, dall’8 al 29 giugno nell’ambito delle attività del laboratorio di scrittura creativa, narrativa e poetica Casa Cantastorie. La scuola si propone di presentare tecniche e metodi di scrittura creativa e narrativa, selezionati appositamente per il genere autobiografico, allo scopo di dotare gli allievi di una cassetta degli attrezzi utile per raccontare la propria vita in modo efficace scrivendo un’autobiografia piacevole da leggere. Il corso si apre con una lezione di scrittura creativa, tesa a favorire l’analisi personale, e prosegue con tre lezioni di scrittura narrativa incentrate sulle tecniche di ricerca e selezione di idee e informazioni, sulle metodologie di intervista di testimoni, parenti e amici e, infine, sullo sviluppo narrativo della storia della nostra vita. D’altronde, leggere un romanzo significa addentrarsi nelle vite di personaggi di fantasia, quindi perché non scrivere anche noi il romanzo della nostra vita con le tecniche proprie della scrittura narrativa? Accanto a momenti di lezione frontale, dove saranno presentati e letti esempi eccellenti della letteratura autobiografica e narrativa saranno proposti esercizi di scrittura creativa e narrativa. www.inarteonline.com
Beer FESTIVAL FORLÌ Il 22, 23 e 24 maggio si terrà, in perfetto stile bavarese, il Beer Festival, la più grande festa della birra in Romagna che si svolge presso il Parco Terme della Panighina di Bertinoro. L’edizione di quest’anno prevede una speciale partecipazione della birra tedesca Herrnbrau e una vasta selezione gastronomica, fra cui: stinco di maiale, arrosticini, hot dog, hamburger, grigliate miste, polli al girarrosto e tanto altro. Nel corso delle tre serate non potevano mancare i concerti di alcune delle band più apprezzate del momento: live venerdì 22 i Moka Club, sabato 23 dj Stefano Durante, mentre domenica 24 maggio saranno sul palco i Blastema, il gruppo indie forlivese arrivato quarto nella sezione giovani a Sanremo 2013, e, direttamente da Formentera, il dj Lorenzo Ferrini. L’ingresso alla manifestazione è libero. (C.C.)
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Sguardi PARIGINI La città NEL CUORE FORLÌ “Prima passa in centro”: questo è lo slogan ideato dal nuovo team di lavoro di “Forlì Nel cuore” 2015, il cui obiettivo è trasformare il centro storico in un’alternativa valida sempre, prima di qualsiasi cosa e qualsiasi luogo, grazie a un programma di eventi ricco di attività e iniziative: una collaborazione con il Giro d’Italia e la Notte Rosa del Giro d’Italia che si terrà il 18 maggio; “Giro diVino” che, nell’ultima settimana di maggio, coinvolgerà i locali del centro aderenti all’iniziativa in un circuito di degustazioni di vini; gli immancabili “Mercoledì del Cuore”, che accenderanno la piazza e tutte le vie del centro storico. www.forlinelcuore.it
La bellezza DELLE PAROLE CESENA Da venerdì 22 a domenica 24 maggio, torna a Cesena
una nuova edizione de “La bellezza delle parole”, tre giorni di incontri letterari - e non solo - presso la biblioteca Malatestiana di piazza Bufalini. L’iniziativa, realizzata con la direzione artistica di Emiliano Visconti di Rapsodia e voluta dall’Assessorato alla Cultura del Comune di Cesena, punta sulla preziosità delle parole, per scoprirne profondità e bellezza attraverso la voce degli stessi autori. In programma tredici appuntamenti, tra letture, performance e chiacchiere, con i nomi più in vista dell’attuale scena letteraria italiana che presentano i loro ultimi lavori. Tra le anticipazioni e gli ospiti confermati: il musicista Vinicio Capossela (nella foto) presenta il suo nuovo romanzo “Il paese dei coppoloni”; Gek Tessaro ci regala una narrazione con la lavagna luminosa; l’appuntamento “100 anni dall’entrata in guerra dell’Italia” è con “Verificato per censura. Lettere e cartoline di soldati romagnoli della prima guerra mondiale”, a cura di Marcello Savini e Giuseppe Bellosi; per “letteratura e cinema”, Laura Pariani e Pupi Avati; Francesco Guccini e Loriano Macchiavelli presentano “La pioggia fa sul serio”. L’ingresso è gratuito, il programma completo è disponibile sul sito del Comune di Cesena. (E.B.)
TREDOZIO Fino al 14 giugno sarà possibile visitare la mostra “Sguardi parigini. Depositi della modernità nella Pinacoteca Comunale di Faenza” al Palazzo Fantini di Tredozio. In sintonia con la mostra “Boldini. Lo spettacolo della modernità” che si tiene al Museo di San Domenico a Forlì, e allestita con il patrocinio del Ministero dei Beni e Attività Culturali, del Turismo e dell’Associazione Dimore Storiche Italiane, la mostra documenta sessanta anni di pittura faentina, dal 1865 al 1930, da Achille Farina a Franco Gentilini. Il punto di partenza è il verismo ottocentesco, ma in tutte le opere si notano similitudini con l’arte francese e la Parigi capitale mondiale del XIX secolo. La lettura specifica di ogni opera sarà possibile per i visitatori anche grazie al servizio di audioguida fornito gratuitamente. (C.C.)
Rockin’1000: DIRIGE MARCO SABIU CESENA Un evento candidato ai Guiness World Records e il più grande
tributo rock mai realizzato: Rockin’1000, che si terrà domenica 26 luglio presso il Parco Ippodromo di Cesena, è la grande sfida che vedrà protagonisti mille musicisti per eseguire simultaneamente “Learn to Fly”, brano cult dei Foo Fighters. L’evento, promosso dall’associazione culturale A Piedi con il patrocinio del Comune di Cesena e il supporto del Foo Fighters Italian Fan Club, vede anche una prestigiosa partecipazione: il direttore d’orchestra Marco Sabiu, forlivese di origini sarde, nonché pianista, arrangiatore e compositore, il quale ha accettato di dirigere i mille musicisti nell’esecuzione. “È il sogno di tutti i direttori d’orchestra rock, dirigere mille musicisti”, dichiara il Maestro Sabiu. “non potevo certo dire di no a una sfida come questa!”. (C.C.) 10
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Invasione digitale A PREDAPPIO ALTA PREDAPPIO Anche Predappio ha aderito al progetto nazionale per la
valorizzazione del patrimonio artistico-culturale “Invasioni Digitali”, che si è concluso il 3 maggio, nato per sensibilizzare le istituzioni all’utilizzo del web e dei social media e per realizzare progetti innovativi volti alla promozione e diffusione della cultura. Organizzato dall’amministrazione comunale in collaborazione con la Pro Loco di Predappio Alta e l’Associazione per la Promozione del Sangiovese di Predappio, il luogo dell’invasione è stato la Rocca di Predappio Alta, in cui si è potuto gustare un “assaggio di Romagna” con i vini dell’Associazione per la Promozione del Sangiovese di Predappio accompagnati da piadina romagnola.
La Grande Guerra riemerge DALLA BIBLIOTECA SAFFI FORLÌ Preziosi volumi, opuscoli e manifesti, che negli anni sono stati
donati alla Biblioteca da intellettuali, scrittori e collezionisti; una ricca e preziosa documentazione di cimeli, testimonianze e memorie del primo conflitto mondiale raccolta nella mostra bibliografica e documentaria “La Grande Guerra nei fondi antichi della Biblioteca Saffi”, a cura di Antonella Imolesi Pozzi, responsabile Fondi Antichi, Manoscritti e Raccolte Piancastelli della Biblioteca Comunale. Accanto ai numerosi volumi e ad alcuni manifesti vengono esposti materiali provenienti dal fondo librario dello scrittore Antonio Beltramelli, del diplomatico Raniero Paulucci di Calboli, del bibliografo e bibliotecario Giuliano Mambelli e del notaio meldolese Paolo Mastri. La mostra sarà visitabile fino al 2 giugno 2015 presso il Palazzo del Merenda.
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ESSERE
Una forlivese
AL TG2
DA FORLÌ A ROMA, PASSANDO PER BOLOGNA, URBINO, MILANO, LONDRA: LAURA SANSAVINI RACCONTA LA SUA CARRIERA DA COLLABORATRICE DEL RESTO DEL CARLINO A CONDUTTRICE DI COSTUME E SOCIETÀ SU RAI 2.
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di Francesca Miccoli / ph Giorgio Sabatini
Laura Sansavini è una ragazza dalla bellezza fulgida. Lineamenti delicati, occhi dal colore cangiante al mutar della luce, denti bianchissimi e regolari, e l’eleganza naturale le conferiscono uno charme che suscita più meraviglia che invidia. Il viso sembra tratteggiato dalla matita aggraziata di un pittore. Un artista abile come il papà Massimo, artmaker di fama internazionale e splendido genitore. Capace, assieme alla moglie Anna, di trasmettere alla primogenita non solo quel gene foriero di fascino e talento ma anche un equilibrio e una serenità fuori dal comune. Quell’armonia interiore che fa svegliare ogni giorno con la gioia nel cuore e il desiderio di crescere, migliorarsi, affrontare nuove sfide, conoscere nuove persone e nuove storie. Un’energia che si percepisce nella luminosità dello sguardo di Laura. Dopo pochi minuti che la ascolti, l’ammirazione abbandona la dimensione fisica per scivolare su quella intellettuale. La giovane Sansavini parla con un eloquio forbito ma altresì alla portata di tutti, ha un fare dolce e accattivante. Nulla di ostentato o costruito.
Giornalista professionista con un curriculum enciclopedico costellato di lodi e riconoscimenti nobili, la bella trentaduenne oggi lavora a RAI 2 dove conduce la rubrica Costume e Società, coordina al desk l’attività dei colleghi, realizza servizi a 360° per il TG e la testata diretta da Marcello Masi. La passione per il giornalismo ha origini lontane. “Già ai tempi delle scuole elementari la curiosità mi spingeva ad approfondire qualsiasi tematica - racconta Laura -. Adoravo fare ricerche e tesine sull’attualità, ne ricordo una sulla morte di Ayrton Senna.” Era il 1994, la futura giornalista aveva appena 11 anni ma l’amore per le indagini era già sbocciato. “I miei genitori mi appoggiavano, alimentando il mio desiderio di andare oltre, scoprire, curiosare. Mi mettevano a disposizione libri, enciclopedie.” Bravi a essere presenti ma non ingombranti. “Non mi hanno mai spinta o forzata. Semplicemente loro c’erano. Sempre.” Germoglia così il seme della curiositas, una sete di conoscenza mai appagata, capace di autoalimentarsi giorno dopo giorno. Un
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abituati a raccontare le storie da un particolare punto di vista con puntuale attenzione al dettaglio.” Mentre rivisita la sua ancor giovane ma già intensissima vita, Laura apre mille parentesi sui tanti ricordi, le esperienze vissute. Il sorriso che accompagna ogni racconto tradisce la grande quiete interiore di chi sa essere cittadino del mondo, a proprio agio a latitudini diverse ma anche in condizioni differenti, persino difficili. Perché la sfida deve far parte della quotidianità, rendere ogni giorno degno. “Conclusa l’Università mi sono iscritta a un corso in comunicazione dell’arte finanziato dal Fondo Sociale Europeo.” Appena venti le persone ammesse, ma Laura c’è. “Tentare non costa nulla. Ho la testa dura e devo ai miei una grande lezione: la fortuna è importante ma bisogna anche saperla inseguire, imparando a non arrendersi.” Dopo 8 mesi a Brera, uno stage a RCS nella redazione attualità di Io Donna e un’esperienza a Radio Popolare, arriva il primo contratto in RAI. Conclusa l’esperienza però, l’orizzonte si riempie di nubi. “Ho capito che la scuola di giornalismo staamore per il sapere coltivato durante le scuole medie, dove i giornali entrano in classe grazie al carisma di un professore illuminato, incline al corretto uso dell’ortografia ma anche della sintassi, cultore di un bell’italiano. Il primo vero contatto con la carta stampata tuttavia risale agli esordi del terzo millennio, durante l’ultimo anno del liceo classico. Laura bussa alla porta di Gaetano Foggetti, responsabile del Corriere di Forlì. Dall’argomento a piacere, la recensione di un libro “rivisitazione di una Mary Poppins in chiave moderna”, al primo articolo sulla mostra fotografica a Palazzo Albertini sulle madri di Plaza de Mayo il passo è breve. La scintilla ormai è definitivamente scoccata. Mentre frequenta la facoltà di 14
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Lettere e filosofia con indirizzo storia dell’arte all’Alma Mater Studiorum, Laura invia un curriculum a Repubblica. Una volta, due, tre. Fino a quando giunge la chiamata di Aldo Balzanelli. È il primo vero contatto con l’universo dei “grandi”. “Nella redazione bolognese si sentiva l’eco romano, la particolare sensibilità su alcune tematiche sociali. Era il 2004, l’anno del referendum sulla procreazione assistita. Ricordo l’emozione quando uscì a mia firma un’intera “paginata” sull’argomento.” Appesa alla parete la pergamena, conseguita magna cum laude, la neolaureata trascorre un’estate nella perfida Albione alla London School of Journalism. “Il giornalismo d’oltremanica è un po’ differente da quello nostrano. Si è
“QUANDO LAVORAVO NELLA REDAZIONE BOLOGNESE DI REPUBBLICA RICORDO L’EMOZIONE QUANDO NEL 2004 USCÌ SUL QUOTIDIANO UN’INTERA PAGINATA A MIA FIRMA DEDICATA AL REFERENDUM RIGUARDO ALLA PROCREAZIONE ASSISTITA ”
va diventando l’unica strada per intraprendere la professione. Eppure mi sembrava di fare un passo indietro, avevo già iniziato a lavorare.” La giovane Sansavini sostiene l’esame di ammissione alle scuole di Pesaro e
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LAURA SANSAVINI RITRATTA CON’UNOPERA D’ARTE DEL PADRE MASSIMO
“ESSERE IN VIDEO È SEMPRE EMOZIONANTE. PENSO CON ORGOGLIO ALLE PERSONE A CASA, AL FATTO CHE IL MEZZO TELEVISIVO ARRIVI OVUNQUE. L’IMPORTANZA DEL MESSAGGIO CHE TRASMETTI AVVINCE PIÙ DELFATTO DI PARLARE A UN GRANDE PUBBLICO.”
di Urbino. In entrambi i casi supera brillantemente la selezione. Alla fine sceglie Urbino, scuola a cui sono ammessi ogni biennio venticinque studenti sul migliaio di aspiranti. Dalla grande e caotica Milano, la bella forlivese si ritrova nel microcosmo della perugina Castel Felcino. Conclusi gli studi si aprono vari orizzonti. “Dopo aver lavorato in alcuni uffici stampa e aver fatto uno stage 16
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al Carlino Forlì, ho sostenuto un colloquio a via Solferino, al Corriere della Sera. Sono riuscita a passare la selezione ma contemporaneamente si sono riaperte le porte al TG2. Conoscevo l’ambiente, avevo firmato per quattro volte contratti semestrali, speravo di aver lasciato un buon ricordo.” Il TG di RAI 2 è il primo a digitalizzarsi, ai vertici scelgono di affidarsi ai nativi digitali. Ancora una volta, Laura c’è. “Attualmente sono impegnata al coordinamento: organizzo il lavoro degli altri, preparo la scaletta, l’ordine dei servizi, raccordo varie storie. Scrivo meno, il lavoro è un po’ più tecnico e macchinoso.” Il nuovo contratto segna anche l’esordio in diretta davanti alla telecamera. “È sempre emozionante, anche se essere in uno studio con tre o quattro persone ti fa immaginare di parlare a una platea ristretta. In realtà penso
con orgoglio alle persone a casa, al fatto che il mezzo televisivo arrivi ovunque. L’importanza del messaggio che trasmetti avvince più della consapevolezza di parlare a un grande parterre.” Tra le doti più apprezzate della giovane c’è la spontaneità. “Sono felice quando mi sento dire che in TV appaio esattamente come sono.” Nella città eterna Laura si trova a suo agio. “Roma è una città bella ma difficile, gli spostamenti sono sempre molto caotici. Per un periodo ho utilizzato i mezzi pubblici ed è stato divertente. Girare in bicicletta è altresì piacevole, ma incompatibile con le esigenze di lavoro. Capita di finire anche all’1,30 di notte.” La Romagna è lontana. “Forlì mi manca, è la mia casa. Tornare mi ricarica, apprezzi la dimensione provinciale proprio quando non la vivi. All’ombra di Saffi si sta bene, le giornate sono lunghissime, i tempi dilatati. A Roma hai sempre un occhio all’orologio, sai a che ora entri in ufficio ma non a che ora esci.” Un buon antidoto per scaricarsi è andare a correre. “Una passione che ho coltivato fin dalle medie, ho fatto parte delle squadre scolastiche anche alle superiori. Nel tempo libero cerco di vedere qualche mostra, scoprire artisti, nuove tendenze. Amo molto anche la fotografia e scovare i vicoletti di Roma.” Una vita appagante, all’insegna della positività. “Sono contenta, spero di continuare a fare il mio mestiere con libertà, mantenendo la passione di oggi. Lavoro in una grande azienda culturale con tanti mezzi a disposizione e la possibilità di fare informazione. E contrariamente a quanto si potrebbe pensare, al lavoro siamo una grande famiglia.”
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NASCE A FORLÌ IL BASEMENT CLUB, UN PUNTO DI INCONTRO TRA IDEE E IMPRESA PROMOSSO DALL’UNIVERSITÀ DI BOLOGNA. MENTRE A RAVENNA IL COMUNE PROMUOVE IL PROGETTO COLABORA, UN INCUBATORE CREATIVO DI STARTUP D’IMPRESA. di Dolores Carnemolla
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Ecco la startup revolution, un fenomeno che coinvolge idee, creatività e business. In una sola parola: innovazione. Secondo i dati di Unioncamere oggi in Emilia-Romagna sono registrate 397 startup e 2 incubatori certificati. Per la precisione 279 nuove imprese si dedicano al settore dei servizi, 94 all’industria e artigianato, 13 al commercio mentre l’agricoltura e il turismo sono le aree più marginali (fonte Infodata e Sole 24 ore). A livello nazionale i finanziamenti, anche se in crescita del 75%, sono ancora troppo pochi. In altri Paesi europei (su tutti Francia e Germania) si investe otto volte di più che in Italia. A Forlì è nata una realtà che si colloca un passo indietro rispetto agli incubatori di startup: è il Basement Club. Il progetto è gestito dal Prof. Massimo Spisni - che ne è responsabile e tutor - e dagli ex studenti dell’Università di Bologna Mario Di Nauta e Lorenzo Visani. Si
tratta di un’iniziativa che mira a valorizzare la cultura d’impresa e permette ai giovani di trasformare le proprie idee, gli interessi e le passioni in piani imprenditoriali e potenziali startup. Si rivolge contemporaneamente agli studenti e ai neolaureati di tutte le facoltà del Campus di Forlì, includendo studenti con background diversi in un’ottica di contaminazione positiva di idee e conoscenza, e alle varie organizzazioni presenti sul territorio per favorire e promuovere spazi di collaborazione. Basement Club ha sede nel campus Universitario di Forlì, nel piano seminterrato della Scuola di Economia, Management e Statistica ed è promosso dalla Scuola di Economia, Management e Statistica e dal Dipartimento di Scienze Aziendali dell’Università di Bologna. Le iniziative riguardano principalmente aspetti formativi e pongono al centro gli studenti, puntando ad educarli, suppor-
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tarli e coinvolgerli in relazione alle tematiche imprenditoriali e dell’innovazione. Nel nome sono espressi due punti chiave di questo progetto: Basement come qualcosa che parte dal basso in un’ottica di “r-innovamento” radicale. Club perché punta alla creazione di un gruppo fatto di persone - studenti, professori e stakeholder esterni - con l’inclinazione all’imprenditorialità. Basement Club offre servizi, attività, spazi attrezzati, office hours, tutor dedicati, eventi e attività di networking. Gli office hours sono incontri informali tra il Basement Club Team e gli studenti interessati a valutare la pro-
sponsabile area business di Romagna Innovazione, è stata proprio la crisi, che ha generato innumerevoli problemi per il territorio, a scuotere fortemente il sistema mettendo in discussione i vecchi paradigmi e determinando una spinta all’innovazione vista come possibile way out: in questo nuovo contesto solo le imprese giovanili basate su idee realmente innovative possono trarre dei benefici. Ovviamente c’è bisogno degli investimenti necessari e il fattore culturale gioca un ruolo determinante. “Sul potenziale modello ho una visione romantica ma a mio avviso possibile - sostiene l’ingegner Torelli -. Realisticamente, il nostro territorio oggi non è in grado di fornire strumenti finanziari e di mercato che possano determinare importanti accelerazioni, però semplicemente favorendo la sinergia dell’esistente, potrebbe supportare efficacemente le giovani imprese nella fase iniziale di messa a punto dell’idea per poi spingerle e accompagnarle verso contesti extraterritoriali per l’accelerazione, legandole con accordi morali o reali al vincolo di riportare il know-
ph Giorgio Sabatini
BASEMENT CLUB È PROMOSSO DALLA SCUOLA DI ECONOMIA, MANAGEMENT E STATISTICA E DAL DIPARTIMENTO DI SCIENZE AZIENDALI DELL’UNIVERSITÀ DI BOLOGNA CON IL COFINANZIAMENTO DEL GRUPPO EMILIANO ROMAGNOLO DEI CAVALIERI DEL LAVORO.
pria idea di business per capirne il potenziale e la possibilità di realizzazione. Durante questi incontri, gli studenti propongono le proprie idee al Basement Club Team così da valutarle e lavorarci insieme secondo una struttura ben definita che mira a dare agli studenti gli strumenti necessari per portare le idee ad uno stadio di sviluppo successivo. “Ai ragazzi che vengono al Basement Club diamo un consiglio: viaggiate, passate tempo all’estero, osservate con attenzione e guardate cosa fanno meglio di noi, se non potete farlo per ovvie ragioni di budget fatelo da qua, attraverso internet, leggete, osservate e cercate di pensare oltre agli schemi del passato“, racconta Lorenzo Visani. “Le scuole e le Università italiane stimolano molto poco l’autoimprenditorialità degli studenti, proponendo un percorso che lascia poco spazio all’immaginazione e alla creatività, così i futuri lavoratori sono preparati a livello teorico ma non pronti a reinventarsi, a guardare fuori dagli schemi e soprattutto a considerarsi imprenditori di se stessi” sostiene Mario Di Nauta. Secondo Stefano Torelli, Re-
A FIANCO, LORENZO VISANI E MARIO DI NAUTA DEL BASEMENT CLUB.
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PRIMI NELLA CATEGORIA SMALL OFF-ROAD 4X4 2014
RINNOVA ROMAGNA INNOVAZIONE È UNA SOCIETÀ DI INGEGNERIA DELL’INNOVAZIONE NATA NEL 2008 A FORLÌ. I SUOI SOCI SONO LA FONDAZIONE CASSA DEI RISPARMI DI FORLÌ, L’UNIVERSITÀ DI BOLOGNA E LA CAMERA DI COMMERCIO DI FORLÌ.
ne 2 anni di incubazione durante i quali verranno costantemente formate col supporto della Fondazione Mattei e della Fondazione Flaminia sulle competenze necessarie per dare solidità al loro business. Dal secondo semestre del secondo anno gli startupper potranno trasformarsi in azienda autonoma o in spin-off di altra azienda. “Una volta uscite dall’incubatore, le giovani imprese, avranno necessità di finanziamenti per continuare la loro attività - continua l’assessore Cameliani – e questo purtroppo in un contesto economico in piena crisi. In tal senso le banche possono essere di grande aiuto concedendo loro prestiti agevolati: mi piacerebbe che il mondo del credito dimostrasse la propria lungimiranza nel favorire il rinnovamento dinamico del mercato imprenditoriale”.
ph Massimo Fiorentini
how e l’impesa nel territorio per far vivere qua la seconda parte della crescita e tutta la maturità. Questo è possibile perché il territorio, dispone di professionalità, apparati logistici e infrastrutturali idonei per lo sviluppo di un’impresa avviata.” Ma non solo a Forlì ci si mette
in gioco: nei primi mesi del 2016 partirà concretamente il progetto CoLaboRA, un incubatore creativo promosso dal Comune di Ravenna. Verrà realizzato nella Darsena. Il progetto prevede di inserire quattro startup ogni 2 anni, offrendo loro spazi polifunzionali nel magazzino dell’ex Dogana. “Entro l’anno partiranno i lavori di ristrutturazione dell’edificio - ci racconta Massimo Cameliani, assessore alle Attività Produttive -. Contestualmente stiamo predisponendo il bando che consentirà alle startup di richiedere l’ingresso nell’incubatore. Cosa che sarà possibile per quattro di loro, non appena approntato l’edificio. La loro vocazione deve riguardare sia aspetti legati all’innovazione che agli elementi tipici del territorio: mare, energia e turismo”. Le startup avranno a disposizio-
SOPRA, UN PROTOTIPO PRESENTATO DA ROMAGNA INNOVAZIONE; A FIANCO, GLI SPAZI DELL’EX DOGANA A RAVENNA DOVE TROVERANNO SPAZIO LE STARTUP
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CRESCERE
Comunicare
COL MONDO PARTNERSHIP DI RILIEVO PER L’AGENZIA DI COMUNICAZIONE FORLIVESE MENABÒ GROUP CON IL NETWORK MONDIALE J. WALTER THOMPSON. UN TRAGUARDO PRESTIGIOSO E INSIEME UN PUNTO DI PARTENZA PER CRESCERE NEI MERCATI INTERNAZIONALI. di Serena Focaccia
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Creazione di reti e internazionalizzazione: due linee guida che la regione Emilia-Romagna mette alla base del programma di sviluppo delle imprese per dare vita a un sistema innovativo, responsabile e articolato e su un’ampia rete di centri di competenza e servizi per l’innovazione. In questo senso infatti il presidente stesso della Giunta regionale, Stefano Bonaccini, ha esortato i rappresentanti del mondo produttivo ad “aggregarsi per essere capaci di cogliere la sfida dell’internazionalizzazione”. Un percorso senza dubbio stimolante e impegnativo, che diverse aziende del nostro territorio stanno affrontando e che vede coinvolta in maniera significativa Menabò Group, un’agenzia leader del territorio forlivese che apre i suoi orizzonti in ambito
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nazionale, e non solo. Menabò, nata ormai trent’anni fa a Forlì, è oggi un punto di riferimento per le aziende che cercano soluzioni comunicative evolute, strategie scientifiche basate su dati e non semplici intuizioni e una creatività appassionata ed emozionante. La crescita e l’evoluzione dell’agenzia raggiungono quest’anno un traguardo significato con l’affiliazione al network mondiale di brand marketing communication J. Walter Thompson, un’operazione che si colloca esattamente dell’ambito del raggiungimento degli obiettivi di internazionalizzazione e creazione di reti professionali individuati come vincenti per lo sviluppo imprenditoriale. Un risultato, inoltre, che conferma il dinamismo e lo spirito innovativo di Menabò Group e che ne raffor-
L’ATTIVITÀ DI MENABÒ GROUP SI SVILUPPA IN PARTICOLARE IN TRE AEREE SPECIFICHE, NELLE QUALI HA ACQUISITO COMPETENZE APPROFONDITE E DIVERSIFICATE: IL MONDO DEL FASHION INTERNAZIONALE, LE IMPRESE TECNOLOGICHE E AD ALTO GRADO DI INNOVAZIONE E IL COMPARTO FOOD&BEVERAGE.
IN QUESTA PAGINA, IN ALTO, LA COPPIA CREATIVA DI MENABÒ GROUP: ELISA RAVAGLIA E LUCA RONDONI; A DESTRA LO STAFF AL FEMMINILE DELL’AGENZIA FORLIVESE. NELLA PAGINA A FIANCO, ENRICO DORIZZA, PRESIDENTE DI J. WALTER THOMPSON ITALIA. IN APERTURA, STEFANO SCOZZOLI PRESIDENTE DI MENABÒ GROUP.
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za il posizionamento strategico e la capacità di affiancare i clienti, come afferma Stefano Scozzoli, presidente e socio di Menabò Group insieme a Elisa Ravaglia, Andrea Masotti e Luca Rondoni: “Siamo orgogliosi di quest’opportunità. Da un lato è un riconoscimento autorevole della nostra professionalità, dall’altro è un grande stimolo a fare molto di più, a continuare il nostro percorso di crescita verso l’internazionalizzazione e il miglioramento.” E anche da Milano, dove ha sede la divisione italiana di J. Walter Thompson, fa eco il presidente Enrico Dorizza: “Menabò Group è una società dinamica e in crescita, con un portafoglio clienti interessante e di valore che, in partnership con J. Walter Thompson, ha le potenzialità per aumentare la sua influenza non solo sul distretto emiliano-romagnolo ma in tutto il nord est. Con questa affiliazione noi rendiamo ancora più capillare la nostra presenza sul territorio italiano e, avvalendoci di una struttura affermata in un’area produttiva ed economicamente vivace, riusciamo ad essere più vicini ai clienti di quest’area. Ulteriore valore aggiunto che Menabò porta alla partnership sono poi le competenze nell’ambito dell’organizza-
Chi è J.Walter THOMPSON J. Walter Thompson Worldwide è una delle più note e affermate realtà internazionali nel campo della comunicazione e da oltre centocinquanta anni offre soluzioni innovative per brand e imprese. Con sede a New York, si è sviluppata come una vera e propria rete globale con più di duecento uffici in oltre novanta paesi, che impiegano circa diecimila professionisti del marketing. La divisione italiana di J. Walter Thompson Worldwide ha sede a Milano, in un vecchio mulino recuperato architettonicamente che ospita dal 1998 gli uffici in cui sono stati applicati i principi del feng shui perché, come affermano in agenzia, “continuiamo a credere nel valore dei flussi di energia e di lavoro positivi”. www.jwt.com
zione eventi e della produzione editoriale, in cui l’agenzia romagnola ha sviluppato una significativa esperienza.” Dorizza prosegue delineando gli scenari in cui si concretizzerà questa collaborazione: “J. Walter Thompson e Menabò Group sono entrambe realtà partner di aziende vocate all’internazionalizzazione e all’innovazione, con questa collaborazione integrano la rispettiva gamma di opportunità offerte ai clienti, con una sinergia di know-how che potenzia il valore aggiunto delle strategie di comunicazione e marketing. La logica di squadra e di condivisione delle competenze è la scelta vincente, muovendosi su scenari
internazionali estremamente dinamici che il mercato propone.” Dinamismo e internazionalizzazione sono due caratteristiche che contraddistinguono l’agenzia romagnola e che emergono scorrendo i “numeri”: un’età media di trentacinque anni dei professionisti che lavorano in azienda, un fatturato che per un terzo proviene da clienti esteri e una intensa fidelizzazione dei clienti con rapporti di collaborazione da oltre dieci anni. In più, una nota rosa: dei trentacinque dipendenti impiegati in Menabò Group l’80% sono donne. I presupposti e lo slancio ci sono dunque tutti, perciò pronti alla sfida: dalla Romagna verso il mondo.
SCRIVERE
La mia casa
NELLA PAROLA NUTRIRSI DI ISTANTI PER TRAMUTARLI IN ARTE: LA POETESSA E DRAMMATURGA MARIANGELA GUALTIERI SI RACCONTA, DALLA FORMAZIONE DA ARCHITETTO CHE L’HA EDUCATA ALLE ARTI, AL MOMENTO CREATIVO, SENZA INFINE DIMENTICARE LA SUA AMATA ROMAGNA. di Dolores Carnemolla / ph Melina Mulas
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Nei suoi versi c’è il corpo e c’è il pensiero. La sua poesia incontra il teatro e celebra la profondità del vivere. Abbiamo intervistato la poetessa Mariangela Gualtieri: è nata a Cesena e in questa città, con Cesare Ronconi, agli inizi degli anni Ottanta ha fondato il Teatro Valdoca. Tra le sue opere ricordiamo “Bestia di gioia” e “Senza polvere e senza peso” pubblicate da Einaudi. Lei è laureata in architettura. Come e quando si è avvicinata alla poesia e quale percorso l’ha portata al teatro sperimentale? “L’aver fatto architettura può sembrare una scelta fuorviante rispetto alla poesia e al teatro. In realtà credo sia proprio la miglior formazione che potesse capitarmi: questa disciplina in fondo educa lo sguardo all’arte, a tutte le arti, perché a tutte dà asilo, spazio. La poesia è un’entità in cui mi pare di essere caduta: un buco, una fessura, una magnifica voragine in cui sono precipitata, non per mia determinazione. Tutto piano piano si è poi composto, addensato attorno al teatro, un teatro che non amo definire
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sperimentale perché in realtà mi pare vicinissimo alle origini, alla ritualità e sacralità del teatro al suo inizio”. La poesia è parola, il teatro è anche corpo: nella sua ricerca lei è riuscita a intrecciare queste due forme espressive. Dov’è il punto di equilibrio? “Il punto di equilibrio sta fra le mani della regia. È la regia con la sua scrittura scenica e la sua forza drammaturgica che ha sempre tenuto insieme corpo e parole, a volte addirittura scontrandosi con me che magari avrei privilegiato le seconde. Il sodalizio con Cesare Ronconi e la sua arte è stato di vitale importanza per me, vitale proprio nel senso di avere strappato la mia parola al pericolo della letterarietà, al peso della pagina scritta che in teatro spesso è tombale”. Chi sono i poeti e i drammaturghi che l’hanno influenzata? “Impossibile non citare Antonin Artaud e Carmelo Bene, Peter Schumann e Jerzy Grotowski, Valère Novarina, Giovanni Testori e Franco Scaldati. Fra i poeti certamente Amelia Rosselli è entrata più di una volta nella mia scrittura
per il teatro. Ma vorrei dire anche che ogni attore e attrice per i quali ho scritto è stato fonte di ispirazione e dunque ha influenzato la mia scrittura. Una scrittura che quasi sempre si è composta su quei corpi, su quelle voci e non astrattamente a tavolino”. Qual è il rapporto che ha con la sua città e con la Romagna? “È un rapporto di grande amore. Io mi sento a casa ovunque, e cioè da nessuna parte, se non con la parola, nella parola. Ma nella gente di questa terra riconosco ancora dei caratteri comuni, come ad esempio la gentilezza, l’ospitalità, l’apertura, l’operosità, la passionalità, e nel paesaggio vi sono scenari che mi sono talmente cari da non sapere quasi se sono fuori o dentro di me: penso alla fioritura delle acacie, penso alle nostre colline, al fiume Savio o al fiume Marecchia”. Qual è il senso del teatro e della poesia oggi: possono avere una funzione sociale o civile? “Certo, possono innescare un’intera rivoluzione. Ma non si deve pensare alle formule del passato. Oggi ciò che può e deve accadere deve avvenire all’interno delle
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incontri, alle più piccole esperienze, tutto ciò che è vissuto in piena attenzione può transitare poi in poesia. La poesia si nutre di ogni istante di consonanza attenta col mondo. Il momento espressivo, cioè la vera e propria precipitazione delle parole, dei versi, avviene in apparenza casualmente. È vero che vi è un punto di saturazione, in cui ci si sente davvero troppo gravidi, e si ha bisogno di vuotare il sacco, di sgravarsi, appunto, quasi scoppiando in parole. E allora si cerca qualche angolo silenzioso e solitario e ci si mette a scrivere, come un animale che si apparta per partorire”. Secondo lei la poesia è un dono innato o è qualcosa che si può imparare ad apprezzare e ad apprendere col tempo? “Io credo sia un dono e, come accade a volte per i doni, provare a chiederlo può essere la chiave che lo fa ottenere. Io sicuramente l’ho chiesto. Ma è anche qualcosa che accade da qualche millennio e dunque è indispensabile sapere come gli altri hanno accolto ed espresso questo dono. persone, in quella profondità da cui tutto ora pare volerci tenere alla larga. Il teatro, quando non è semplice intrattenimento, e la poesia quando è tale, ci portano alle soglie di una rivelazione. La poesia, ma forse tutta l’arte, ci aiuta a connettere la persona con le grandi forze che muovono l’universo. Queste forze Dante le sintetizza in una: la gran potenza d’antico amor. Oggi la tecnologia ha un tale potere seducente, affascinante, che riusciamo ad attraversare una vita restando sempre in superficie, senza mai entrare davvero in risonanza con tutto il resto. Ma io credo che solo in quella risonanza e solo nella profondità di noi stessi, possa esistere una gioia duratura”. Come e quando arriva la poesia dentro di lei: il momento creativo è istintivo o è frutto di studio e riflessione? “Il bello è che qualunque cosa vissuta pienamente, dallo studio agli 30
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GLI ALTRI SONO TROPPI PER ME. / HO UN CUORE EREMITA. SONO / IMPASTATA DI SILENZIO E DI VENTO. / SONO ANTICA. / MI PENTO OGNI VOLTA CHE VADO LONTANO DAL MIO STARE LENTO. (DALLA RACCOLTA “SENZA POLVERE, SENZA PESO”)
Indispensabile studiare, cioè amare i versi che sono patrimonio di noi tutti e farsi fecondare, nutrire da essi. La nostra aggiunta nel grande libro del mondo non può non essere consapevole di ciò che è avvenuto prima di noi e di ciò che sta avvenendo intorno a noi. Questa coralità è anche il bello, la vera grande opera in cui nessuno è indispensabile e ognuno porta un’inconfondibile aggiunta”.
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VISITARE
Il borgo
INCANTATO LOZZOLE È UN BORGO MONTANO DEL COMUNE DI PALAZZUOLO SUL SENIO DIVENTATO META DI PELLEGRINI ED ESCURSIONISTI ALLA RICERCA DI PAESAGGI INCANTEVOLI. di Giorgio Pereci / ph Giorgio Sabatini
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Lozzole è situato a 796 m di altitudine sulla sommità del monte fra la Valle del Senio e quella del Lamone e da alcuni anni è stato oggetto di un lento recupero, iniziato con il restauro da parte di don Antonio Samorì e altri volontari, anche con l’aiuto dei discendenti della famiglie che abitavano il borgo, della chiesa di San Bartolomeo apostolo, già chiesa parrocchiale risalente al 1782-4 e costruita probabilmente su una precedente struttura del XIII secolo. Uno studio di Aldo Begliomini ci ricorda che accanto all’attuale chiesa sorgeva uno dei castelli della famiglia Ubaldini, nominato spesso nelle cronache locali nel periodo che va dal 1349 al 1353. Nel 1373
PER RAGGIUNGERE IN CAMMINATA IL BORGO DI LOZZOLE SI PARTE DA PALAZZUOLO SUL SENIO, SEGUENDO IL PERCORSO TRACCIATO DAL SENTIERO CAI N. 685 E GIUNGENDO A SCAVALCARE IL MONTE PREVALIGO.
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la signoria di Firenze acquistò dagli Ubaldini il castello comprensivo di servi, vassalli e cose – istituendovi un nuovo vicariato. Per quanto riguarda la chiesa, sembra che all’epoca di costruzione del castello esistesse un oratorio affidato ai monaci vallombrosani dell’abbazia di Santa Maria a Crespino. Oggi borgo disabitato, un tempo ospitava le famiglie di boscaioli e mezzadri, che spesso dovevano trascorrere giorni nei boschi e dormire nelle capanne. Nel secondo dopoguerra si contavano ventidue famiglie, per circa trecento abitanti, che facevano riferimento alla parrocchia locale, la quale abbracciava Fantino, Piedimonte, Palazzuolo e il crinale appenninico. Il racconto di Smeriglio Fabbri, un testimone dell’epoca, raccolto da Franco Conti del CAI di Faenza negli anni 1990, ci riporta a un’epoca in cui i boschi erano coltivati e i campi ben tenuti, dove ci si poteva addentrare in una grotta delle fate, dove i giovani amavano incontrarsi per ballare e conoscersi e dove nella prima domenica di maggio si festeggiava davanti alla chiesa la Festa dei fiori. Ma anche dove in inverno si poteva rimanere chiusi in casa per un mese in attesa che il tempo si facesse più mite e per sfamare la
SOPRA, L’INTERNO DELLA CHIESA DI SAN BARTOLOMEO CON IL CRISTO IN LEGNO; SOTTO, UNO SCORCIO DELL’ABITATO DI LOZZOLE.
famiglia ci si doveva accontentare di un po’ di farina di marroni, una soma di grano per fare il pane, polenta, formaggio, latte e dell’immancabile maiale. Non mancano i racconti che, quasi leggende, rendono perfettamente il clima di precarietà di quella vita: si narra che il 2 gennaio del 1868 il garzone di una famiglia venisse mandato a fare provvista d’acqua; non vendendolo tornare, il capofamiglia uscì alla sua ricerca; poi fu la volta della madre, alla ricerca del marito e del garzone; in casa rimasero tre bambini di cinque, tre e due anni che vennero ritrovati alcuni giorni dopo assiderati. I genitori e il garzone vennero rivenuti sepolti dalla neve a fine gennaio. Lozzole era dunque un luogo isolato, che si poteva tra l’altro raggiungere solo a piedi o a dorso di mulo, difficile ma comunque vivo. Un luogo che ha provato da vicino gli orrori della seconda guerra mondiale (a Palazzuolo erano di stanza i tedeschi e a Casaglia gli inglesi, con Lozzole proprio in mezzo, tra i bombardamenti e le rappresaglie), ha vissuto le passioni politiche del dopoguerra e, infine, quelle carenze che, dagli anni ’50 in poi, non hanno consentito più una vita dignitosa ai suoi abitanti, spingendoli verso valle a trovare la-
voro, comodità e benessere in città. Si pensi che nel 1956 erano rimaste a Lozzole solo due famiglie. Oggi Lozzole è un borgo che sta cominciando a vivere una seconda vita, sia come luogo spirituale si organizzano ritiri e messe, anche la notte di Natale sia come punto di passaggio suggestivo per chi si dedica al trekking. Tanto che, accanto alla chiesa, sono stati resi disponibili anche i locali della vecchia Casa del Popolo, ricordo di un passato in cui il borgo era luogo di fermento politico e lo scontro vivace tra comunisti e cattolici si consumava nel raggio di qualche decina di metri. All’interno della chiesa è possibile oggi ammirare, sulla parete dietro all’altare, appoggiato su una croce in cemento, il grande Cristo in legno di castagno (circa 4 metri di altezza per 2,50 di larghezza) inaugurato insieme alla chiesa restaurata e aperta al pubblico il 12 agosto del 2012. Si tratta del Cristo che sorride, che accompagna l’altra scultura in legno, la Madonna della carezza, con un Gesù bambino rappresentato all’età di sei anni che accarezza il volto della madre mentre con l’altra mano regge un cesto di castagne, entrambe opere dello scultore faentino Giorgio Palli.
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RISTORANTE CRISTALLO SAPORE DI MARE E QUALITÀ
IL RISTORANTE DI PUNTA MARINA TERME PUNTA L’ATTENZIONE VERSO LE MATERIE PRIME E LA RICERCA GASTRONOMICA, IN UN AMBIENTE RINNOVATO CHE NON DIMENTICA LA TRADIZIONE.
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La qualità del pesce abbinata alla territorialità, la cordialità e l’accoglienza proprie di una tradizione familiare di lungo corso, sono il miglior biglietto da visita del ristorante Cristallo di Punta Marina Terme. Da poco il locale ha festeggiato il ragguardevole traguardo di sessant’anni di attività. Tutto inizia infatti nel 1955, su iniziativa di Luciano Succi e della moglie Domenica Valentini, meglio nota come “Silvana”, che in una posizione ideale – a ridosso della spiaggia e del mare – aprono un ristorante che proponeva alcuni classici della cucina a base di pesce, quali risotto alla marinara, i tagliolini allo scoglio, il fritto e gli spiedini, accanto a piatti tipici romagnoli. Nel 2000, la gestione passa alla figlia Emanuela Succi e al nipote Christian Savini che hanno
saputo rinnovare il menù e il locale, adattandolo alle nuove e diverse esigenze della clientela, senza però far venire meno quell’attenzione verso la materia prima, sempre fresca e possibilmente del territorio, e verso la ricerca gastronomica, con piatti in grado di stupire e di farsi ammirare. “In passato – racconta Christian Savini -, il punto di forza erano un semplice piatto di spaghetti alle pavarazze accompagnato da un fritto di paranza, oggi invece la clientela ricerca qualcosa in più: nuove specialità e mescolanze di sapori, per appagare gli occhi e il palato. Riuscire a mantenere un’attività di questo tipo per così tanto tempo, significa non ‘dormire’ sugli allori ma essere in grado di rinnovarsi continuamente,
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UNA RICCA SCELTA DI PIATTI DI QUALITÀ E UN’INTERESSANTE CARTA DEI VINI FANNO DEL RISTORANTE CRISTALLO UNA META IMPERDIBILE IN CUI GUSTARE NUOVE SPECIALITÀ E PREPARAZIONI TRADIZIONALI.
senza per questo snaturarsi, dimostrando di saper cogliere i nuovi gusti e di saper soddisfare le esigenze più varie”. Ecco perché il menù è ben calibrato tra tradizione e modernità, con piatti sempre molto curati in grado di stupire la clientela affezionata come i nuovi arrivati. Tra gli antipasti, sono molto apprezzate le crudità, ma anche le alici marinate che sono preparate con pazienza in cucina. Le paste fatte in casa o di semola sono condite in modo variegato: sempre molto richiesti sono per esempio i gnocchetti con gamberi e curry, i garganelli alle aragostelle, i tagliolini al grillo o con l’astice, paccheri con sugo di sgombro, oltre agli ‘intramontabili’ spaghetti allo scoglio. Tra i secondi, accanto al fritto e alla grigliata con i calamari e le sogliole nostrane, si sono aggiunte preparazioni di pesce al forno e al sale. Tra le specialità della casa c’è sicuramente la Padellina del Cristallo, un guazzetto di cozze, vongole, crostacei e polenta fritta. Se poi si vuole chiudere in bellezza, è bene ordinare la zuppa inglese preparata con la ricetta della nonna che non ha eguali. La carta dei vini è ricca, in moda da garantire sempre il giusto abbinamento. La ciliegina sulla ‘torta’ è il personale sempre gentile e professionale che garantisce un servizio veloce e puntale che non passa inosservato.
Il ristorante è stato rinnovato di recente e reso ancora più accogliente e luminoso grazie ad arredi e decori sulle tonalità del bianco e del grigio. Lo stile è classico ed elegante, per un ambiente intimo e accogliente. Oltre alle due sale interne, di cui una è in grado di accogliere fino a cinquanta persone ed è disponibile anche per cene e feste private, in estate si può utilizzare anche la veranda esterna.
Da otto anni a questa parte, il Cristallo offre anche un comodo servizio di vendita al cartoccio per accontentare chi preferisce mangiare in riva al mare. Il locale è aperto tutti i giorni per pranzo e cena, tranne il mercoledì (da luglio tutti i giorni). Una tappa d’obbligo, dunque, per tutti gli amanti del pesce grazie a una selezione accurata della materia prima che è garantita in tutte le stagioni.
Punta Marina Terme Piazza Aurelio Saffi, 13 - Tel. 0544 437228 cristalloristorante_55@virgilio.it - www.ristorantecristallo.com ININ MAGAZINE MAGAZINE37 3
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A MODO MIO SI STA ALLENANDO PER IL PROSSIMO TITOLO MONDIALE DI BOXE: SIMONA GALASSI – SEI VOLTE CAMPIONESSA DEL MONDO NEI PESI MOSCA E SUPER MOSCA E TRE VOLTE CAMPIONESSA EUROPEA – DIMOSTRA COME SEMPRE TENACIA E DETERMINAZIONE. di Gianluca Gatta / ph Enrico Camerachiara
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Per Simona Galassi questo è un momento particolare. A 42 anni si sta allenando per vincere il terzo titolo mondiale nei super mosca dopo aver inseguito il traguardo del quinto titolo mondiale nei mosca, sfumato per questioni organizzative. Il mondo della boxe - soprattutto quella femminile - è fatto così: date che slittano, avversarie che cambiano, categorie da scalare. Ma Simona è sempre lì, ferma nei suoi propositi, determinata più che mai a lottare per vincere, da mesi ormai in fase di allenamento, una situazione che potrebbe sfiancare chiunque, psicologicamente e fisicamente. Ma non lei, che ha vinto più titoli sportivi di qualunque altra pugile, che nel suo diario online - su www.simonagalassi. it - si dice ormai entrata nella modalità “guerriera”, per un match che oggi sembra si farà a fine giugno, sul Lago di Garda, contro Débora Dionicius, argentina, 27 anni, soprannominata la gurisa, la ragazzina. L’occasione per l’intervista è, oltre al match in previsione, la pubblicazione del libro A modo mio scritto da Flavio Dell’Amore e Dario IN MAGAZINE
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“SONO FELICE QUANDO… MANGIO QUALCOSA CHE MI INEBRIA I SENSI. QUANDO USO L’IRONIA, NONOSTANTE TUTTO, E HO ANCORA VOGLIA DI RIDERE. QUANDO HO LA FORZA E LA TENACIA PER REALIZZARE UN MIO SOGNO. QUANDO UNA SORPRESA È PIÙ DI QUELLO CHE MI ASPETTAVO.”
Torromeo, in cui si ripercorrono come in un romanzo tutte le tappe della carriera e della vita personale di Simona, raccontate in prima persona e con le voci di parenti e amici: dalla kick boxing, sua disciplina d’origine, al pugilato quando nel 2001 ottiene riconoscimento ufficiale e, con un regolamento sanitario anche per le donne, viene poi organizzato il primo campionato del mondo, fino alla soddisfazione per i titoli mondiali, passando per delusioni, amori, amicizie, vita universitaria, allenatori, avversarie, ingiustizie. Dentro al libro, frutto di una serie di interviste fatte appositamente, c’è tutta la Galassi. “All’inizio credevo che la boxe non fosse adatta a me. Ma poi è stato come mettere un vestito nuovo e trovarmi a dire Ma quanto mi sta bene!” Tutto mi riusciva naturale e mi piaceva.” Ma qual è il programma di allenamento prima un match? “La preparazione è lunga - mi risponde Simona - e richiede circa due mesi e mezzo. Il programma varia con l’avvicinarsi al match. Seguo allenamenti quotidiani, sei giorni alla settimana, spesso anche due volte al giorno. C’è una preparazione più atletica, di corsa, quando si è lontani dalla data e una preparazione di resistenza utilizzando il sacco. Poi, nell’avvicinarsi della data, c’è una preparazione tecnica e tattica: le figure con il maestro oppure l’allenamento di guanti con i ragazzi in palestra. Una volta alla settimana 40
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vado anche da un preparatore atletico, Davide Carli di Rimini, col quale faccio la preparazione funzionale.” La dieta di Simona, invece, in questo periodo non ha nulla di particolare: diventa solo sempre più regolare man mano che si avvicina il match. “Mangio tanto, perché sono una persona che brucia molto, quindi seguo i miei cinque pasti regolari. Se mi voglio togliere uno sfizio, visto che sono golosissima, me lo concedo alla mattina.” Ma quando si è sul ring e si sferrano i pugni che cosa si prova? “C’è sicuramente un forte componente emotiva. Prima di salire sul ring nascono tutti i timori, le preoccupazioni e le paure, non solo per l’avversario che dovrai affrontare ma anche per la cosa in sé, un’attività che comunque è impegnativa e rischiosa. Prima di scavalcare le corde ti si mette in discussione tutto e ci vuole veramente una grande determinazione per evitare di pensare a ciò che di negativo potrebbe accadere. Io mi affido molto alla sicurezza che mi può dare una preparazione meticolosa in allenamento.” E in certi momenti c’è bisogno anche di un supporto psicologico successivo agli incontri, come quando si è affidata al mental coach Daniele Trevisani dopo il KO nel 2012 contro Renata Szebeledi, che le ha dato una mano a ricostruire una base di autostima per poter affrontare il futuro e continuare a gareggiare. Un futuro che oggi è il presente, in attesa di affrontare l’avversaria per un nuovo titolo mondiale.
“LA VITTORIA È COME RITORNARE A CASA DOPO UN VIAGGIO LUNGO E AVVENTUROSO: SEI FELICE, PIENA DI BELLE SENSAZIONI, HAI IL DESIDERIO DI RIFOCILLARTI E RIPOSARTI. IL PENSIERO, PERÒ, È GIÀ RIVOLTO A UNA NUOVA PARTENZA.”
Questa è la mia STORIA “A modo mio” racconta la storia, agonistica ma anche privata, di Simona Galassi, con le firme autorevoli dei giornalisti sportivi Flavio Dell’Amore e Dario Torromeo. Nel libro incontriamo una Simona a tutto tondo e senza segreti, la vediamo bambina, leggiamo dei suoi primi amori, del suo complicato rapporto con il cibo, di una passione per lo sport che non la abbandona mai. Scopriamo il mondo della provincia romagnola, fatto di sentimenti forti, aspirazioni e tenacia. Conosciamo l’ambiente del pugilato professionistico, un mondo in cui per una donna non è facile affermarsi, ma in cui Simona è riuscita a farsi valere con grinta e spirito di sacrificio. Come scrive Simona nell’Introduzione: “Non sono stati i titoli mondiali a farmi capire che ce l’avevo fatta. Il momento in cui ho realizzato di avere raggiunto l’obiettivo è stato quando non hanno fatto più distinzioni. Ero una pugile e basta. [...] Ho raggiunto traguardi importanti che nessuno potrà mai togliermi, ho una famiglia che mi ama e tante persone che mi vogliono bene. [...] Vi racconto passioni, peccati e conquiste. Questa è la mia storia.”
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INSCENARE
La scommessa
DEL TEATRO L’INNOVAZIONE PUÒ CHIAMARE IL PUBBLICO A TEATRO? CLAUDIO ANGELINI, ANIMA DEL FESTIVAL IPERCORPO E DEL COLLETTIVO CITTÀ DI EBLA, NONCHÉ CO-DIRETTORE ARTISTICO DEL TEATRO DIEGO FABBRI, CREDE CHE CIÒ SIA POSSIBILE. di Laura Bertozzi
ph Laura Arlotti
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“IL TEATRO È UN SISTEMA DI FORZE COMPLESSE IN CUI TEMPO, SPAZIO SCENICO, LUCE, CORPO, MUSICA, PAROLA E FOTOGRAFIA SONO COMPONENTI UGUALMENTE IMPORTANTI. PIÙ CHE REGISTA IN SENSO CLASSICO, IO SONO L’OCCHIO CHE TROVA LA SINTESI.”
IN ALTO, UN RITRATTO DI CLAUDIO ANGELINI; SOTTO, UNA SCENA DI “THE DEAD”
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prendente di rappresentazione; le volte che me ne sono distaccato mi ha attirato nuovamente a sé come un magnete. Due incontri in particolare hanno segnato il mio percorso: quello con Antonio Latella, di cui sono stato assistente alla regia per due anni, e quello con la modalità espressiva della compagnia teatrale Socìetas Raffaello Sanzio.” Come descriverebbe il tipo di teatro proposto da Città di Ebla? “È un sistema di forze complesse in cui tempo, spazio scenico, luce, corpo, musica, parola e fotografia sono componenti ugualmente importanti. Si parte da uno stimolo, che non deve necessariamente essere un testo, dal quale muoversi ad esplorare possibilità inaspettate. Più che regista in senso classico, io sono l’occhio che trova la sintesi
ph Annalisa Patuelli
Dalla fascinazione per il teatro e da un’esperienza consolidata in fatto di “artigianato” teatrale, Claudio Angelini, ideatore del collettivo Città di Ebla e co-direttore artistico del teatro Diego Fabbri, ha raggiunto, con i suoi lavori, un posto di primo piano sulla nuova scena teatrale italiana e internazionale e ha fatto della città di Forlì un polo d’incontro per le arti performative grazie all’organizzazione del festival Ipercorpo. Quando è nata la sua passione per il teatro? “Fin da bambino il teatro mi è sempre parso la forma più sor-
fra tutte queste forze diverse.” Come l’ha trovata nei suoi ultimi spettacoli? “In ‘La metamorfosi’, ispirato al racconto di Kafka, ho voluto trasporre sul palco la trasformazione di un corpo visto nella sua intimità; in ‘The dead’, creazione scenica ispirata al racconto di Joyce, mi sono concentrato sulla nostalgia del ricordo attraverso la fotografia dal vivo e nella rappresentazione di ‘Suite Michelangelo’ ho portato lo spettatore verso un contatto epidermico totale con undici composizioni poetiche del grande artista italiano musicate da Šostakovič.” La risonanza internazionale non è mancata. “Abbiamo rappresentato ‘The dead’ in Germania, all’Unidram International Theatre Festival di Potsdam e a Londra, al London
International Mime Fest; abbiamo portato ‘La Metamorfosi’ a Sofia, all’International Theatre Festival Varna Summer e abbiamo proposto, lo scorso gennaio, un workshop incentrato sulla fotografia in tempo reale a Teheran, al Fadjr International Theatre Festival. Molte delle occasioni per far conoscere il lavoro di Città di Ebla all’estero le dobbiamo alla piattaforma internazionale del festival Ipercorpo, che porta a Forlì i direttori di festival di tutta Europa.” Gli spettatori forlivesi sono ricettivi? “Il teatro d’innovazione purtroppo ha spazio ridotto nei teatri. Al Diego Fabbri c’è una stagione dedicata, ma sarebbe bello coinvolgere ancora più persone, magari formando gli spettatori per avvicinarli a questo tipo di linguaggio.”
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INAUGURARE
Un cuore
CHE PULSA IL NUOVO CAMPUS UNIVERSITARIO, SORTO A FORLÌ NEGLI SPAZI DEL VECCHIO OSPEDALE MORGAGNI, NASCE PER FAR INCONTRARE STUDENTI E CITTADINANZA, CON SERVIZI E SPAZI CONDIVISI.
di Elisa Gianardi / ph Moreno Maggi
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Un nuovo cuore pulsa dove sorgeva l’ospedale Morgagni, al confine tra la parte storica della città e quella contemporanea. È il Campus di Forlì, la cittadella universitaria che sta nascendo sui nove ettari del vecchio nosocomio cittadino. Tra marzo e aprile si sono aggiunte due tessere fondamentali nel puzzle del nuovo insediamento, esempio di rigenerazione urbana senza consumo di territorio, dove il passato - i padiglioni risalenti ai primi del Novecento - si fonde all’avvenirismo della riqualificazione progettata da una squadra di professionisti guidati da Lamberto Rossi, insieme agli architetti Massimo Galletta, Roberto Lazzarini, Marco Tarabella e Paolo Zilli. Si tratta del nuovo complesso per la didattica ribattezzato Teaching Hub, inaugurato lo scorso 9 marzo alla presenza del sindaco di Forlì, Davide Drei, della giunta, delle autorità del territorio e del magnifico rettore dell’Alma Mater, Ivano Dionigi: 7.000 metri quadrati di superficie, un costo complessivo di 22 milioni di euro e tre tunnel, intrecciati fra loro e costellati di vetrate - la luce natu-
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rale è la regina dell’intera struttura - che si protendono e affacciano su viale Corridoni: quasi un moderno terminal dove spiccare il volo verso la cultura e la conoscenza, già frequentato dagli studenti e dai docenti del polo forlivese dal settembre dell’anno scorso, quando vi sono state trasferite le lezioni delle scuole di Economia, Scienze politiche, Scuola interpreti e traduttori, e Ingegneria. Alla distanza esatta di un mese da quella data è stato raggiunto l’ulteriore traguardo: l’apertura e il taglio del nastro della mensa a prezzi agevolati per studenti universitari, ma aperta a tutta la cittadinanza, realizzata in due anni di lavori dove sorgeva la lavanderia della struttura sanitaria, con accesso da piazzale Igino Lega. Doppia emozione per il Comune di Forlì, che per la cerimonia ha invitato in città il ministro all’Istruzione, università e ricerca scientifica, Stefania Giannini. Un momento non solo per riflettere sui possibili sviluppi della presenza dell’Università in Romagna ma anche, per i rappresentanti delle istituzioni locali, l’occasione per chiedere al Governo un impegno
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IL COMPLESSO ARCHITETTONICO DEL CAMPUS UNIVERSITARIO DI FORLÌ E IL SUO PROGETTO SONO RACCONTATI NEL VOLUME “IL CAMPUS DI FORLÌ. IL POLO DELL’UNIVERSITÀ DI BOLOGNA NELL’EX OSPEDALE MORGAGNI” CURATO DA LAMBERTO ROSSI E MARCO TARABELLA.
DUE IMMAGINI DEL TEACHING HUB E, A DESTRA, L’INAUGURAZIONE DELLA MENSA CON IL MINISTRO STEFANIA GIANNINI.
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concreto per il completamento del campus. Infatti restano ancora due grossi stralci sui quali mettere le mani: i 3,5 ettari di verde del parco Cotogni, da riqualificare, e il recupero del padiglione “Sauli-Saffi”, perno centrale dell’impianto originario dell’ospedale che fungerà da collegamento col “Melandri” di piazzale Solieri (il fabbricato che ospita uffici e orientamento) e la parte della didattica. All’inaugurazione erano presenti anche Patrizio Bianchi, assessore regionale all’università; il presidente di Er.go, azienda regionale per il diritto allo studio, Antonio Giansante; il coordinatore del polo di Forlì, Felix San Vicente; il presidente della Fondazione Cassa dei Risparmi di Forlì, Roberto Pinza e Alberto Zambianchi, presidente della Camera di commercio nonché primo uomo di Serinar, la società che sostiene e promuove le attività dell’Unibo nella provincia di Forlì-
Cesena. Decisamente soddisfatto il padrone di casa, Davide Drei, che ha rimarcato i concetti di “lungimiranza” e “volontà”: “Da 25 anni, col primo corso universitario decentrato - ha ricordato - è stato messo in campo un importante investimento economico e di progettualità. Oggi vediamo nuova vita pulsare nella città”. “Forlì - questa la considerazione del magnifico rettore Dionigi - adesso fa concorrenza e invidia ad altre università anche blasonate. È un risultato meraviglioso e pronto a espandersi”. Una promozione convinta è arrivata anche da parte del ministro Giannini: “Questo è un campus funzionale innestato nel centro cittadino, che parte da un grande recupero edilizio, e ricco di servizi. Sono le ragioni del suo successo, insieme alla capacità dimostrata dal polo forlivese di avere una propria identità, a partire dalla specializzazione negli studi linguistici e politici. Intuisco le ul-
didattiche, di grandezza variabile, adatte a contenere da 50 a 300 posti. Tre grandi corridoi intrecciati - il cosiddetto “Trefolo” - uniscono le varie parti dello stabile. L’aula magna si trova sulla sinistra, poco dopo aver varcato l’ingresso, mentre disposte nei vari piani si contano altre 300 postazioni a libero utilizzo da parte degli studenti. Per quanto riguarda la mensa, invece, il servizio è affidato da bando alla società di ristorazione Elior, con gli orari 8-12 per la caffetteria e 12-14.30 per il pranzo. Gli spazi sono ampi, luminosi, ricavati da due corpi un tempo separati, congiunti da vetrate. Sono aperti alla realizzazione di feste, iniziative, eventi a carattere sociale. Così il Campus di Forlì continua la sua marcia: dai primi passi delle origini, nel 1998, quando il Comune bandì il concorso internazionale per la riqualificazione, al presente, sempre più destinato a essere il nuovo baricentro della città.
Ph. Gilda Tassinari
ph Giorgio Sabatini
teriori potenzialità di sviluppo di questa struttura e non mi sottraggo alla richiesta di partecipazione.” Caratteristica dell’intera area è l’intervallare ai padiglioni recuperati, biblioteca, giardini, parcheggi, percorsi pedonali e aree ristoro. Una sorta di “ponte” che non solo congiunge parti diverse del centro abitato - interno ed esterno del centro - ma anche favorisce la commistione fra la città che studia e quella che lavora. I primi interventi sono partiti dai fabbricati “Gaddi” e “Morgagni”, sede della Facoltà di scienze politiche (2007); per poi proseguire col padiglione Celtico per l’Alta formazione (2010) e il “Melandri” (2011), fino agli ultimi arrivati dei giorni scorsi. I lavori di costruzione del Teaching Hub sono iniziati nel 2011, con una procedura d’appalto gestita dal Comune di Forlì e finanziata dall’Università di Bologna. L’edificio contiene 16 aule
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CANTARE
Psichedelia
ROCK
THE ROCKY HORROR SHOW TORNA IN ITALIA A DIECI ANNI DALL’ULTIMA TOURNÉE E CONCLUDE A FORLÌ IL TOUR ITALIANO NELL’AMBITO DI RAVENNA FESTIVAL 2015.
di Gianluca Gatta
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Tre date sono imperdibili per chi ama il musical: il 22, 23 e 24 maggio approda a Forlì, presso il Palacredito di Romagna e dopo essere atterrata all’EXPO di Milano, l’astronave di The Rocky Horror Show in un allestimento esclusivo - Milano e Forlì sono le uniche date del tour europeo - che si rifà rigorosamente alla versione originale del 1973, con musica dal vivo e canzoni in inglese. Tutto grazie alla collaborazione tra Ravenna Festival, la Fondazione Cassa dei Risparmi di Forlì, la Cassa dei Risparmi di Forlì e della Romagna, e con il patrocinio del Comune di Forlì. Scritto da Richard O’Brien, interprete tra l’altro della parte del maggiordomo Riff Raff nella versione cinematografica del 1975, il Rocky Horror Show debuttò a Londra il 19 giugno 1973 al Royal Court Theatre facendo il tutto esaurito per cinque settimane e inaugurando una serie interminabile di repliche in vari teatri londinesi. Fu un successo pop clamoroso, risultato di un miscuglio di musica rock e ambientazione da B-movie a cavallo tra l’horror e il fantascientif ico. Senza dimenticare le tematiche sessuali e transgender, costantemente presenti sul palco, a partire dall’icona del lussurioso Frank N. Furter, una versione in calze a rete e tacchi a spillo del Dr. Frankestein. Definito “la madre di tutti i musical”, lo spettacolo è un cult del teatro musicale contemporaneo, figlio della controcultura degli anni ’60 che si rigenera come una fenice ad ogni rappresentazione. Viene citato di continuo in altre opere e preso a prestito in sequenze memorabili di film, come in Saranno Famosi di Alan Parker (1980) dove ci viene mostrato un cinema stracolmo di ragazzi che guardano la versione cinematografica mimando e ballando ciò che vedono
sullo schermo e aggiungendo in coro battute di commento: una scena che riprende quello che avveniva veramente in quegli anni e che, sulla scorta di quel film, si ripete come un rituale anche oggi in Italia e in tutto il mondo. Probabilmente il Rocky Horror Show è diventato oggi ciò che abbiamo di più vicino al teatro elisabettiano, dove il pubblico non si limitava ad applaudire ma interagiva con gli interpreti sul palco. Ma qual è la storia? In una notte buia e tempestosa, Brad Majors e Janet Weiss stanno raggiungendo il loro vecchio professore Everett Scott, studioso di UFO, per portargli la notizia del loro fidanzamento. Una ruota bucata li costringe a riparare in un sinistro castello dove un maggiordomo deforme, Riff Raff, li introduce alla convention annuale dei transylvani. Il padrone di casa è Frank N. Furter che quella notte presenta ai convitati la sua creatura: Rocky Horror, un bellissimo “mostro di Frankenstein”. Quella notte, Brad e Janet vengono iniziati al sesso senza tabù dal padrone di casa. Ma è solo l’inizio di una girandola di fatti ed eventi che porteranno il maggiordomo a uccidere Frank N. Furter e Rocky horror e a partire con il loro castello-astronave verso il loro pianeta d’origine, Transexual, situato nella galassia Transylvania. È difficile sintetizzare una trama che fa della somma barocca di eventi, trovate, canzoni e balli il proprio punto di forza. Il Rocky Horror Show può essere amato o odiato nella sua interezza, nell’esplosione di contraddizioni, come un sogno - o un incubo - surrealista. Appuntamento quindi il 22 maggio alle h. 21.00, il 23 maggio alle h. 15.30 e alle 21.00, il 24 maggio alle h. 15.30 al Palacredito di Romagna per un viaggio psichedelico in Transylvania.
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Una passeggiata nel centro di Forlì può offrire spunti piacevoli e, fino al 14 giugno, è possibile arricchirla ammirando all’interno dei Musei San Domenico la mostra dedicata a Boldini e meta di visitatori da tutta Italia. Una tappa imperdibile a cui poi affiancare una cena fatta di piatti innovativi o più tradizionali, secondo il proprio gusto. Per chi vuole rimanere in zona, a due passi dai Musei San Domenico si trova subito l’Osteria Don Abbondio, un locale “popolar metropolitano”, capace di spolverare la spezia della contemporaneità sul piatto evergreen dell’osteria. Nelle sue salette raccolte spira un’aria di casa, con le cassette dei vini a tappezzare le pareti e i vecchi tavoli di legno sotto i gomiti ben oliati della clientela gourmet. Nei panni dell’oste Simone Zoli, folgorato dalla ristorazione durante gli studi al DAMS, correndo fra i tavoli per pagarsi gli studi. Una passione coltivata sui banchi AIS e girando per cantine, fino a intraprendere collaborazioni di livello come quelle con il Gambero Rosso e Slow Food, di cui
collabora alla guida Slow Wine. È stato così che, dopo una breve esperienza in un pub, Simone ha deciso di rompere gli indugi e andare a sbicchierare all’ombra del convento di San Domenico, centro nevralgico della città grazie al polo museale, in pieno downtown. I tappi di Champagne pronti a saltare per le salette di quella che era stata l’Osteria della trippa, gremita all’alba di netturbini sul punto di staccare e ambulanti con il carretto in
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FINO AL 14 GIUGNO 2015 SI POTRANNO AMMIRARE LE OPERE DEL FERRARESE GIOVANNI BOLDINI E DI ALTRI ARTISTI ITALIANI ATTIVI A PARIGI, PORTANDO UNO SCORCIO DELLA CAPITALE FRANCESE NELLA CITTADINA DI FORLÌ WWW.MOSTRABOLDINI.IT
IN ALTO, LA CANTINA DI VIA FIRENZE; SOTTO, LA SALA DELL’OSTERIA DON ABBONDIO. NELLA PAGINA PRECEDENTE, L’INTERNO DI PETITO IN VIALE CORRIDONI A FORLÌ.
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mano. “Proprio accanto a un oratorio, con il vescovo vicino di casa, cercavo un nome bonariamente irriverente e l’ho trovato nel riferimento manzoniano”, racconta Simone, che ha imbarcato in sala il padre Giancarlo, già produttore di biliardi; in cucina la mamma Piera, addetta alla pasta fresca per celiaci, e la suocera Marinella, garanzia della continuità familiare. Attraversando il centro si arriva altrimenti su Viale Corridoni da Petito, ovvero “Buon appetito”. È dal 2004 che la più classica del-
le formule pre-prandiali battezza le performance culinarie della famiglia Zondini, unita dietro al capofamiglia Roberto, patron e guida della sala che vi ha riversato la passione, l’esperienza e l’audacia maturate altrove, fin da quando muoveva i primi passi, tutt’altro che metaforici, nella bottega di famiglia. Le fonti di ispirazione di Petito sono due: il manuale dell’Artusi, concepito a un giro di carrozza dalla città, e Slow Food, con il suo agitprop terroiriste. Vengono entrambi segnalati sul menu, laddove i piatti ricalcano le ricette codificate dal grande romagnolo o la loro composizione include prodotti dei presidi. Per esempio le tagliatelle stese al matterello, come tutte le paste fresche, e condite con un ragù battuto al coltello a base di mora e di bovina romagnola, carni entrambe certificate. Vengono impastate con la farina macinata a pietra nel mulino ad acqua di Pennabilli, al pari della piadina che accompagna tutti gli antipasti. Ma in carta non manca il pesce. Se si vuole però uscire dalla città ci si può avviare sulla strada che da Forlì conduce a Castrocaro Terme, dove la Cantina di via Firenze chiama gli ospiti a sé con lo stesso squillo giallo che risuonava dalla casa del fascio e poi dal circolo repubblicano (ricordato da un busto di Aurelio Saffi), di cui occupa degnamente gli spazi. Sono stati riconvertiti a una ristorazione della memoria che di datato non ha proprio un bel niente. Affatto zoppicante, neppure un sospetto di polvere o lo schiocco di una giuntura
incriccata. La freschezza è energetica, i sapori gagliardi, come si conviene a un’osteria fra le più rinomate del Forlivese. Vi si accede passando davanti al bancone zincato all’ingresso, con la sua sfilza di bicchieri in bell’ordine, prima di accedere alla saletta e alla grande stanza dove un tempo si ballava o ci si accapigliava nelle controversie politiche. La mescita è al centro dell’offerta della casa, come suggerisce l’insegna. In abbinamento a una scelta di pietanze che nel caso delle proposte del giorno è elencata col gesso su una grande lavagna. Si può cominciare con il caleidoscopio dei crostini, dove brilla la qualità delle materie prime fra cui i salumi di Parma, Zibello e spagnoli. O con la schiettezza delle frittate, comfort food per antonomasia, fragrante di verdure di stagione o di erbe aromatiche. L’accompagnamento di pane toscano e crescentine tradisce il sincretismo della casa, che si allarga fino alla Sicilia grazie alle origini del fondatore, papà Francesco Dispoto. Il quale nel 2002 ha lasciato in dote ai figli Filippo e Giammarco un bagaglio di ingredienti e di sapori, vedi le acciughe di Sciacca e il caciocavallo alla palermitana. Dulcis in fundo si è trasferita a Forlì anche Giuliana Saragoni che ha chiuso la Locanda del Gambero Rosso a San Piero in Bagno e ha avviato una nuova avventura all’interno di Eataly. (I testi sui ristoranti sono tratti da “52 trattosterie in Romagna” di Alessandra Meldolesi e Alessandro Rossi, IN Magazine)
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ESPORRE
La storia
DISEGNATA INSERITA NELLA CORNICE DEL PADIGLIONE DELLE FESTE DELLE TERME DI CASTROCARO, LA MOSTRA “MODERNITÀ DEL DISEGNO TRA ROMAGNA E TOSCANA 1880-1914” È UN PERCORSO ARTICOLATO CHE VALORIZZA CON 134 OPERE L’ARTE DEL DISEGNO E I SUOI PIONIERI MODERNI.
I “RITRATTO DI GIOVANE DONNA” DI DOMENICO BACCARINI DALLA COLLEZIONE IMOLESI POZZI. NELLA PAGINA A FIANCO, “CONTADINELLA NEL CAMPO” DI GIOVANNI FATTORI.
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di Dolores Carnemolla
Il disegno, prologo della libertà. Espressione di una vivace autonomia creativa e stilistica. All’importanza che questa forma di rappresentazione ha avuto dalla seconda metà dell’Ottocento in poi è dedicata la mostra “Modernità del disegno tra Romagna e Toscana 1880-1914”. L’esposizione è ospitata negli spazi Déco del Padiglione delle Feste delle Terme di Castrocaro ed è aperta fino al 28 giugno a ingresso gratuito. La mostra è curata da Paola Babini - docente di tecniche pittoriche all’Accademia di Belle Arti di Bologna - con il sostegno e la collaborazione di Beatrice Sansavini - responsabile delle attività culturali del Padiglione delle Feste - ed intende valorizzare l’arte del disegno e della fiorente attività degli artisti che, nella seconda metà dell’Ottocento, dalla Romagna crearono un flusso con e da Firenze. Si tratta di un percorso articolato di 134 opere inserito nell’ambito degli eventi collaterali alla mostra dedicata a Giovanni Boldini a Forlì. Il punto di partenza è proprio il confronto con il celebrato Maestro ferrarese del quale sono in esposizione disegni provenienti da collezio-
ni pubbliche e private, accanto ad alcuni disegni di Silvestro Lega, il più rappresentativo degli artisti romagnoli dell’Ottocento, proseguendo con Telemaco Signorini, Giovanni Fattori e Domenico Baccarini. Di
quest’ultimo è il pastello su carta “Ritratto di giovane donna” della Collezione Imolesi Pozzi, che è stato scelto come simbolo della mostra e copertina del catalogo. “Volutamente la mostra è basata sulla finezza del disegno e sulla
sottigliezza delle rappresentazioni in una visione che lo delinea come mezzo espressivo autonomo”, spiega la professoressa Paola Babini. “Abbiamo voluto esaltare l’inflessibile sapienza disegnativa dei nostri protagonisti, che si dedicarono inizialmente agli studi accademici e che successivamente svilupparono la necessità di esprimersi con appunti veloci e impressioni suggerite dalla natura. Taccuini e album diventarono l’unico mezzo per fermare il quotidiano, annotare luoghi, situazioni, oggetti o persone e dando spazio a rapidi schizzi in modo sempre più libero e informale. Con questa pratica venne esaltata e favorita una maggiore conoscenza della realtà e di un territorio, anticipando l’effetto della pittura. Il disegno divenne così un pretesto per raccontare un’epoca e i suoi cambiamenti sociali e storici, un terreno fertile per gli artisti, custodi della memoria e pionieri della Modernità”. I grandi pionieri del moderno sono messi in relazione con artisti come Licinio Barzanti, Antonio Berti, Achille Calzi, Domenico Rambelli fino a Lorenzo Viani e ai meno conosciuti Fortunato Teodorani e Giuseppe Rambelli.
E ancora i pastelli di Vittorio e Alessandro Guaccimanni e quelli del loro maestro Arturo Moradei. Aprono la mostra tre ritratti dipinti a olio di spiccato taglio boldiniano, fra questi l’elegante “Ritratto della Contessa Gamberini Cavallini” eseguito dall’artista bagnacavallese Giuseppe Rambelli. Di grande valore artistico anche la cornice in cui si inserisce la mostra: il Padiglione delle Feste delle Terme di Castrocaro è uno dei pochi monumenti Art déco d’Italia ancora intatti e ricco di architetture e decorazioni anni Trenta, sulla strada che collega la Romagna alla Toscana. “Proprio il paesaggio, la qualità della vita e la cultura sono ciò che caratterizza Romagna e Toscana, ed è proprio questo il senso di una riunione storica, culturale, artistica e turistica, che il marchio Romagna-Toscana racchiude e promuove”, spiega Beatrice Sansavini. L’intero progetto, promosso da Longlife Formula Spa, si svolge sotto l’alto patrocinio dell’IBC Istituto per i Beni Culturali, Comune di Castrocaro Terme e Terra del Sole, Provincia di Forlì-Cesena e Unione dei Comuni Romagna toscana.
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CON LA LUCE FERDINANDO CIMATTI CI ACCOMPAGNA CON IL SUO LIBRO ALLA SCOPERTA DEGLI ANTICHI CASTELLI DI ROMAGNA, VISTI DA UNA PROSPETTIVA PARTICOLARE.
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Ferdinando Cimatti è un fotografo che ama sperimentare. Non per il semplice gusto di innovare o di stupire ma piuttosto per una sua esigenza di ricerca espressiva. Quando gli si chiede dove è nata la sua passione per la fotografia non ha dubbi: “Io nasco come appassionato di pittura e di storia dell’arte. - afferma - La fotografia è come dipingere con la luce, quindi fu per me naturale abbracciare questo strumento per provare a riprodurre con la fotografia tecniche pittoriche come, ad esempio, il cubismo di Picasso.” È dal 1980 che
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di Gianluca Gatta
si dedica alla fotografia occupandosi direttamente dello sviluppo e della stampa, attività, queste ultime, che ha abbandonato con l’avvento della tecnologia digitale, dal 2005. I suoi scatti sono stati esposti in mostre personali e collettive, e hanno ottenuto diversi riconoscimenti. Fedele alla sua ricerca, con il suo libro 52 castelli in Romagna ha voluto raccontare la sua terra attraverso le rocche, le fortezze e i castelli in un modo nuovo: foto panoramiche realizzate con scatti in sequenza assemblati in fotocomposi-
zione con una tecnica particolare che dilata l’orizzonte. Ne deriva un’interpretazione di quei monumenti che, pur mettendo in primo piano l’architettura, ne richiama paradossalmente i particolari, anche minimi, o i soggetti ad essa esterni. Così ad esempio il Castello di Linaro è perso nel verde e la strada all’estrema destra mette in luce l’assorbimento del complesso nel caseggiato; del Castello di Casalecchio, a Sarsina, Cimatti mette in luce invece soprattutto l’ampia vallata su cui un tempo dominava. Le foto contenute nel volume, tutte corredate di schede illustrative, sono una testimonianza dei viaggi dell’autore per tutta la Romagna, con una puntata al castello di Dozza, in provincia di Bologna, passando per Castrocaro, Forlì, Predappio, Portico, Sarsina, Cesena, Ravenna, Brisighella, Rimini, Santarcangelo, San Leo e altre quaranta località sulla scia di quanto scriveva Gianni Rodari, la cui citazione apre il libro: “Voglio fare una castello in aria più su delle nubi, più su del vento, un castello d’oro e d’argento. Con una scatola ci voglio salire per sognare senza dormire.”