Tariffa R.O.C.: Poste Italiane s.p.a. - Spedizione in A. P. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 1, DCB - FILIALE DI FORLÌ - Contiene i. p. - Reg. al Tribunale di Forlì il 20/02/2006 n. 6 - EURO 3,00
PESARO N° 2 NOVEMBRE/DICEMBRE 2015
FERRATI
Lucia
LA DONNA DAL FUTURO
GIANLUCA TUSCO / La voce delle star MONTE SAN BARTOLO / Una terrazza sul mare LUDOVICO BRAMANTI / L’università della musica
IN MAGAZINE
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IN MAGAZINE
EDITORIALE
I
Il nuovo numero di Pesaro IN Magazine si presenta ricco di interessanti notizie sui nostri concittadini. In copertina abbiamo Lucia Ferrati, coordinatrice della rete teatrale di Pesaro e Urbino. Partiamo poi per New York, dove tre giovani – Andrea Urbinati, Marzia Gamba e Giulia Gaudenzi – stanno vivendo la propria avventura professionale. Spicca al contrario la scelta di Elisa Pala, medico ortopedico, che resta invece nella sua terra. Il canto corale è la vera passione dei pesaresi, che hanno all’attivo ben tre cori di livello internazionale: il Jubilate, il San Carlo, il Rossini. Dopo una passeggiata tra i borghi di Monte San Bartolo, incontriamo Gianluca Tusco, attore e doppiatore, Ludovico Bramanti, direttore del conservatorio Rossini, John Betti, Piergiorgio Pietrelli, Piero Benelli, medico della nazionale italiana di volley maschile, per terminare con un ricordo del giornalista Paolo Angeletti. Buona lettura! Andrea Masotti
SOMMARIO
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ANNOTARE
Brevi IN
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ESSERE
Lucia Ferreti
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PARTIRE
Pesaresi a New York
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CANTARE
Cori pesaresi
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DOPPIARE
Gianluca Tusco
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TERRITORIO
Monte San Bartolo
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EDIZIONI IN MAGAZINE S.R.L. Redazione e amministrazione: Via Napoleone Bonaparte, 50 - 47122 Forlì Tel. 0543.798463 / Fax 0543.774044 www.inmagazine.it inmagazine@menabo.com
ORGANIZZARE
Piergiorgio Pietrelli
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GAREGGIARE
DIRETTORE RESPONSABILE: Andrea Masotti REDAZIONE CENTRALE: Serena Focaccia ARTWORK: Lisa Tagliaferri IMPAGINAZIONE: Claudia Mazzetti UFFICIO COMMERCIALE: Irena Coso, Laura De Paoli COORDINAMENTO REDAZIONE PESARO: Simonetta Campanelli - 335 5262743 nelli@simonettacampanelli.it STAMPA: Montefeltro di Celli F. - Rimini Anno X - N. 2 Chiuso per la stampa il 24/11/2015
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Piero Benelli
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RICORDARE
Paolo Angeletti
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CURARE
Collaboratori: Benedetta Andreoli, Alberto Berardi, Ettore Franca, Alice Muri, Camilla Olivieri, Silvia Sinibaldi, Maria Rita Tonti Fotografi: Laura De Paoli, Marzia Gamba, Leo Mattioli, Luca Toni Seguici su FB: www.facebook.com/edizioni.inmagazine
Elisa Pala
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DIRIGERE
Ludovico Bramanti
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Tutti i diritti sono riservati. Foto e articoli possono essere riprodotti solo con l’autorizzazione dell’editore e in ogni caso citando la fonte
DISEGNARE
John Betti
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Un luogo luminoso, accogliente, dedicato all’archivio della storia Dondup. Uno spazio che racconta il mondo Dondup dai capi delle collezioni all’accoglienza, al design in pieno stile Dondup.
DONDUP_G_USC_INMAGAZINE_105.indd Tutte le pagine
Orari di Apertura Da Martedì a Venerdì: 10.00 – 13.00 | 14.00 – 19.00 Sabato: 10.00 – 13.00 | 15.00 – 20.00 Domenica: 16.00 – 20.00
Via Achille Grandi, 10 61034 Fossombrone (PU) Italy (+39) 0721 740966 archivio@dondup.com www.archiviodondup.it
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ANNOTARE
Il circo CAPOVOLTO 2015
Epilazione laser MAYA CLUB
PESARO Pomeriggio esplosivo
PESARO Maya Club sempre
ed entusiasmante per adulti e bambini all’annuale appuntamento con il Circo Capovolto, la festa che Ottica Venturi, con il patrocinio del Comune, regala ogni estate alle famiglie. La magia del circo si è diffusa nel cuore della città: bambini che diventano piccoli chef, mini artisti che danno sfogo alla loro fantasia nei laboratori creativi e con il pongo edibile, e animali della fattoria di Villa Fastiggi in bella mostra. E poi nuvole di zucchero filato, bicchieri di pop corn e lo spettacolo del circo Takimiri con i suoi acrobati, trampolieri e clown, fate e supereroi. E ancora i bambini del basket Bees in gara, il mago Claudio e la mascotte Talpix by VenturiX. Infine l’esibizione più prestigiosa della festa: i bambini che hanno realizzato, con materiali riciclati, pezzi artistici di singolare valore e fascino e che ora sono esposti nelle vetrine dell’Ottica Venturi in viale Cialdini. Da non perdere! (S.C.)
Uno store che SI FA STORIA FOSSOMBRONE Archivio Dondup è il luogo nel quale rivive la magia della storia Dondup, attraverso i capi evergreen delle collezioni che ne identificano lo stile. “Lo spazio è suddiviso in tre campate che hanno come punto focale un grande cancello bianco che, oltre ad essere la separazione tra lo spazio donna e quello uomo, è anche l’ingresso ad un palco rock.” Archivio Dondup è la traduzione del mondo Dondup, dall’arredo, all’allestimento dei capi, al mood del brand e nasce con lo scopo di sensibilizzare l’immagine del brand, accrescere il racconto di un percorso decennale attraverso i dettagli stilistici e l’assortimento di capi che hanno segnato la storia del brand.
all’avanguardia sulle novità del settore estetico propone in esclusiva sul territorio la tecnologia laser per l’epilazione 100% Made in Germany, leader a livello mondiale: MeDioStar NeXT, un laser con certificazione medicale ad uso estetico, sicuro e innovativo, adatto ad ogni zona del corpo (ad esclusione del contorno occhi), per tutti i tipi e colori di pelle e per ogni colore di pelo (escluso il bianco). MeDioStar NeXT è la scelta ideale per coloro che ricercano una soluzione efficace, veloce ma accessibile. Migliaia di studi clinici testimoniano i risultati di questo trattamento epilatorio. Con Maya Club, centro con insegna Epilation Laser Specialist, è possibile intraprendere questo tipo di percorso risolutivo. Per informazioni e per una prova gratuita contattare Maya Club Pesaro 0721/416086 e Maya Club Fano 0721/808045. (S.C.)
Gabellini presenta NUOVA AUDI A4 PESARO Lunedì 9 novembre, la Concessionaria Augusto Gabellini
di Pesaro ha presentato ad un selezionato e attento pubblico il modello più atteso della casa dei quattro anelli, la nuova Audi A4. La serata si è aperta con Juri Gabellini, amministratore unico della società, e Samuele Salimbeni, Audi Manager della Concessionaria, che hanno mostrato agli ospiti intervenuti tutte le novità di questo modello. Lo show è iniziato con l’energica performance di due ballerini che hanno dato vita al magico gioco di videoproiezioni su una speciale struttura, il Tech Cube: Nuova Audi A4 si è scoperta lentamente mentre le proiezioni illustravano la tecnologia e le innovazioni tecniche della nuova vettura. La spaziosità della nuova Audi A4, sensibilmente aumentata rispetto al modello precedente, gli interni raffinati e di classe e i rivoluzionari sistemi di assistenza alla guida creano un ambiente unico in termini di comfort e sicurezza. Le prestazioni eccezionali sono garantite dai propulsori di ultima generazione, mentre il design sportivo, la costruzione leggera e l’aerodinamica migliorata esaltano le prestazioni al volante. Dopo oltre 40 anni di progresso, con più di 10 milioni di vetture prodotte, Audi continua la storia di un grande successo con un’auto che offre l’esperienza di guida più intensa e coinvolgente della categoria.La nuova Audi A4 è disponibile per i test drive presso lo showroom Audi della Concessionaria Augusto Gabellini per provare tutta l’atmosfera premium che si respira all’interno di questa vettura in termini di tecnologia, design e sicurezza.
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AUGURI DA LUC I O PA RR UCC HIERE
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ANNOTARE
Tour offroad di LAND ROVER Ospiti d’onore al TEATRO ROSSINI PESARO Presentati da Saul Salucci, presidente dell’Orchestra Sinfonica Rossini ed ideatore del MIRO Fest Pesaro - Musica Immagine Riz Ortolani, si sono incontrati sul palco del Teatro Rossini di Pesaro, Katyna Ranieri Ortolani e Pupi Avati: ospiti d’onore della serata. I due artisti hanno raccontato aneddoti e particolari della loro vita a fianco al compositore pesarese. Katyna Ranieri Ortolani, sua moglie, attraverso un piacevole excursus ha ripercorso la carriera di Riz riportando notizie molto significative ma soprattutto ha voluto sottolineare quanto il Maestro fosse legato alla sua città, al suo conservatorio e il suo immenso desiderio di tornare a riposare a Pesaro.(S.C.)
TRONA: dalla poltrona AI BRACCIALETTI PESARO Christian Tamburinelli (nella foto)è il titolare di Bluestar Fashion Design, azienda Pesarese che produce e distribuisce i prodotti a marchio Trona. Il marchio è nato inizialmente dall’idea del nome della sua poltrona galleggiante realizzata con materiali adoperati nel settore nautico, ideata e brevettata per invenzione industriale, che accoglie l’utilizzatore avvolgendolo come il Trono di un re. Insieme a un caro amico di infanzia, viene ideato il marchio Trona, sul quale è stata poi utilizzata un araldica di famiglia. Oggi Trona è un brand che sta facendo il giro del mondo nel settore del lusso, servendo hotel 5 stelle, resorts, poolbuilders, negozi di arredamento per outdoor e cantieri navali. Tamburinelli ci spiega come nasce la linea di gioielli: “Il nostro brand piace, perché è sinonimo di qualità ed artigianalità, i prodotti sono realizzati a mano in Italia. I fornitori con cui collaboriamo sono principalmente nelle Marche, perché preferisco lavorare con l’indotto locale per quanto è possibile. La nostra linea di bracciali gioiello nasce dall’esigenza di far arrivare il nostro marchio Trona ad un pubblico molto più vasto, dando la possibilità a chi si riconosce nel nostro brand di indossare i nostri articoli realizzati in vera cima nautica e con finiture in Oro 18kt e/o Rodio. info@trona.it - www.buytrona.com
URBINO Una parata di Land Rover: così si è presentata la 15° edizione della Tirreno Adriatica, il tour in offroad nato per saggiare direttamente su strada inerpicate, sentieri, sterrati fangosi, le capacità di tutti i modelli della gamma Land Rover. Più di 70 vetture hanno attraversato la Maremma Toscana, per poi giungere fino a Città di Castello, affrontare la scalata sull’Appennino e, passati da Urbino e poi da San Leo, concludendo il percorso a Rimini. Le macchine si sono radunate al porto di Rimini. Per l’occasione Vernocchi. zero, concessionario esclusivo Land Rover per Rimini, Pesaro e San Marino, ha organizzato un cocktail nei giardini del Grand Hotel, per allietare i partecipanti e presentare ai propri clienti il Nuovo Evoque e la Discovery Sport 2.0. www.vernocchi.com
ph Luca Toni
Un crocifisso per PAPA FRANCESCO
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ROMA L’UCID Nazionale ha donato a Papa Francesco in occasione dell’udienza papale un’opera di Vittorio Livi (nella foto): una grande croce di vetro da cui promana la figura di Cristo, presenza fatta di luce. “Il vetro è il più francescano dei materiali, perché composto da calce e silice, che si trovano in natura, e che vengono uniti da un’altra forza naturale: il fuoco. Siamo di fronte, dunque, a un materiale profondamente ecologico, in linea con la prima e intensa enciclica di Papa Francesco che racconta della purezza dell’anima e della trasparenza dello spirito, che sono la missione di “Gesù su questa terra”. Così Vittorio Livi, fondatore di FIAM Italia, ha donato Gesù, energia del mondo, il crocifisso che ha pensato, disegnato e realizzato presso i laboratori di Tavullia per il Santo Padre, in occasione dell’udienza privata concessa in Vaticano agli iscritti all’Unione Cristiana Imprenditori Dirigenti. (S.C.)
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ANNOTARE
ph Laura De Paoli
Gucci handmaster: 99 PEZZI UNICI Design in VETRO CURVATO MONTELABBATE L’outlet FIAM ospita i prodotti più esclusivi di FIAM Italia e Liv’it by FIAM non più in catalogo, insieme ai prototipi di articoli inediti e unici. Nella suggestiva location che si sviluppa su un’area di oltre 2.000 mq a Montelabbate (PU) è possibile acquistare con sconti significativi. FIAM Italia conferma la costante attenzione alle tendenze del lifestyle, per offrire il valore di una lunga tradizione, la qualità della lavorazione artigianale e l’innovazione tecnologica che fanno di questo marchio un sinonimo di eccellenza in tutto il mondo. Per gli amanti del design, con la grande promozione d’autunno, i tavoli da pranzo sono in offerta speciale. www.fiamitalia.it (S.C.)
MIRO Fest in onore di RIZ ORTOLANI PESARO Presentato al Teatro Rossini di Pesaro, MIRO Fest Pesaro
- Musica Immagine Riz Ortolani. Il MIRO intende valorizzare la figura artistica di Riz Ortolani, compositore pesarese, che ha ottenuto successo in tutto il mondo. La sua musica è stata a volte completamento e rafforzamento di immagini cinematografiche, altre volte libera dal dettato dei film e ha comunque rappresentato suggestioni emozionali e visive. Questo incipit su Ortolani, se da un lato è giusta celebrazione, dall’altro rappresenta un pretesto per occuparsi di due arti che sono oggi più che mai presenti all’interno della nostra società: la musica e le arti visive. In particolare il MIRO porrà l’attenzione a quei crocevia di cui la fusione tra queste arti diventa esaltazione e incanto. L’interesse sarà per creazioni concepite per la fusione ma anche per i prestiti fra l’una e l’altra all’insegna di rincorse. Il MIRO Fest Pesaro avrà la sua prima edizione nel mese di maggio 2016 e sarà rappresentato a Teatro Rossini ed è un evento supportato dal Comune di Pesaro, Regione Marche, Fondazione Riz Ortolani ed Orchestra Sinfonica Rossini. L’immagine del MIRO Fest Pesaro è del Maestro Antonio Manzi di Firenze. (S.C.)
PESARO La collezione Gucci
Handmaster si arricchisce di due nuovi modelli dal design classico e arrotondato. Entrambi da 40 mm, sono disponibili in due diversi materiali e con due diversi movimenti: una versione in acciaio e nero e una variante preziosa in oro rosa e grigio. Il modello in acciaio è dotato di movimento automatico GP3300 delle Manifatture Sowind. Questo movimento presenta un indicatore di riserva di carica, l’orologio è inoltre dotato di datario e contatore dei piccoli secondi. L’elegante variante in oro rosa 18 carati è alimentata da un movimento automatico GP2700. In entrambi questi modelli, la meccanica interna è visibile attraverso il fondello in vetro trasparente. Gli orologi Gucci Handmaster Automatic fanno parte di un’edizione limitata di 99 esemplari numerati singolarmente.
Confcommercio COMPIE 70 ANNI
ph Luca Toni
PESARO La Confcommercio di Pesaro e Urbino ha festeggiato il 70°
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anniversario con una serie di iniziative pubbliche volte a valorizzare il suo ruolo e la sua presenza sul territorio. Alla presenza del Presidente nazionale Carlo Sangalli (nella foto, a sinistra, con Luca Ceriscioli), del Vice Presidente Vicario Renato Borghi e del Presidente della Giunta Regionale Luca Ceriscioli durante la cerimonia sono stati consegnati attestati di merito a dirigenti e imprenditori della Provincia. Un insieme di iniziative ed eventi, quali l’assegnazione di premi e riconoscimenti, mostre, presentazioni di libri e convegni, hanno caratterizzato il programma delle celebrazioni. Sono ancora in corso appuntamenti per ricordarne l’evoluzione e la crescita, il percorso tra le molteplici attività del settore turistico, commerciale, della ristorazione ovvero su interessanti temi che si sviluppano tra storia e attualità. (S.C.)
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ESSERE
La donna
DAL FUTURO LUCIA FERRATI COORDINA LE STAGIONI DELLA RETE TEATRALE DELLA PROVINCIA DI PESARO E URBINO. AMA E INSEGNA LETTURA ESPRESSIVA, CHE CONSIDERA “UN ATTO D’AMORE CIVILE”. di Silvia Sinibaldi / ph Laura De Paoli
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Una donna d’altri tempi, nel senso che viene dal futuro: un futuro di animali felici, bambini liberi e adulti generosi dove la lettura segna il ritmo al respiro del mondo e lo studio è gioia condivisa. Lucia Ferrati è un cuore schivo che gradisce l’ombra, ma sa brillare al sole. Facciamo un omaggio a IN Magazine: lei è una donna da copertina. Sorride e rilancia:“Lo sa qual è la prima immagine che mi suscita la parola copertina? Un bel romanzo, da leggere accoccolata sul divano davanti al camino, assieme ai miei quattro gatti sotto… la copertina, in un gelido inverno.” I suoi quattro gatti Tilde, Beniamino, Fumino e Teodoro sono presenze proverbialmente discrete a parte Fumino, spirito vanitoso, che si gode il suo momento di notorietà steso accanto a lei. Il nonno di Darwin scrisse che l’ammirazione per il gatto è l’inizio del senso estetico. Condivide? “Condivido, ma la mia ammirazione e il mio affetto vanno al mondo animale nel suo comples-
so. Adoro i cani e mi struggo anche per la fine di un insetto.” La sfido a dirmi in cinquecento parole di cosa si occupa, quali sono i suoi lavori. “Penso di cavarmela con molto meno. Coordino le Stagioni teatrali per piccoli (Andar per fiabe) e grandi spettatori della Rete dei teatri della provincia di Pesaro e Urbino. Per enti pubblici e privati progetto eventi culturali di vario genere (negli anni passati Sipario Ducale, Le Modelle, 70’s Flowers, Perle, Per esempio). E poi sono lettrice (non attrice) e conduco numerosi laboratori di lettura espressiva. Amo leggere e far leggere ad alta voce: un gesto antichissimo eppure sempre di potente fascinazione, che comporta grande umiltà verso il testo (per capire ciò che si legge) e grande generosità verso chi ascolta (per far capire ciò che si legge). Penso sia un atto d’amore civile.” Certo leggere non significa recitare, eppure al profano paiono due categorie simili. “In realtà si tratta di due azioni profondamente diverse le cui peculiarità non coincidono affatto IN MAGAZINE
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IL MIO È UN LAVORO COLLETTIVO CHE SI AVVALE DI UN TEAM COMPOSTO TUTTO AL FEMMINILE CHE HA L’OBIETTIVO DI PROGETTARE PER IL BENE COMUNE, OFFRIRE PROPOSTE IN GRADO DI ESSERE AFFASCINANTI E UTILI.
in chi le interpreta. In sintesi un bravo attore non è un buon lettore e viceversa. Accidentalmente può accadere che le due attitudini coincidano ma alla base del leggere e del recitare ci sono approcci diversi, studi diversi e modalità diverse nel mettersi in comunicazione, in condivisione con chi guarda o con chi ascolta.” Comunque il teatro è un elemento costante nella sua vita professionale. “Elemento di privilegio aggiungerei perché lavorare nei meravigliosi teatri della nostra Provincia è un vero privilegio. Il mio è un lavoro collettivo che si avvale di un team tutto al femminile il cui obiettivo è progettare per il bene comune. Offrire proposte in grado di essere affascinanti e utili e questo vale tanto per gli adulti quanto per i bambini. Quando si sbaglia la proposta di uno spettacolo è un dolore. Ed è un dolore ancora più intenso quando si compie un errore nell’offerta proposta ai bambini. Un imprinting sbagliato, una prima volta a teatro dominata dalla noia può determinare un distacco perenne e sono errori difficili da perdonarsi.” 18
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NUS ET OFFICTIUS ALIQUAM, ODIT ALIAT VID UTEM VOLUPIT ASSINCI PISTOTAT IPSA IMIN EST ESTE CUSAM DOLORECUS CUSANIMOS NONSENIMI, UTE DEBITAT IUNDELENDAE. NE DOLUPTATUR
Nella sua formazione e nel suo lavoro restano tracce indelebili di quella cifra femminile declinata come differenza e dunque come ricchezza. Insieme a Perle, Le Modelle mi sembra un evento di straordinaria attualità. “Le Modelle come tutti i progetti a cui lavoro nasce dalla spinta di un’équipe di donne. Allora Simonetta Romagna era Assessore in Provincia, con lei si rifletteva sulla cultura di genere e in particolare sull’eredità di genere. Mentre la parola modello ha in sé l’accezione di esempio da imitare, la sua versione femminile bene che vada ha un richiamo pittorico ma generalmente rappresenta una categoria del fashion. La provocazione è stata trasformare il concetto di modelle in donne a cui ispirarsi. Ne è nata una collana di storie straordinarie, in cui donne dei nostri giorni hanno raccontato le donne a cui si sono ispirate. A volte in virtù della loro professione come è accaduto con Margherita Hack, a volte in nome delle loro passioni come Natalia Aspesi. Una vera eredità di genere rappresentata da quei passaggi di testimone.” Poi è arrivato Perle. “Direi come naturale prosecuzione. In quell’occasione però eravamo in luogo maschile per eccellenza come la caserma militare, il cui personale ci ha accolto con entusiasmo. Una location tra l’altro funzionale al pensiero della differenza che proprio nell’esercizio del potere marca una delle differenze più profonde tra uomini e donne. Il potere gestito al femminile non è mai verticistico ma sempre concentrico e questo fa senza
dubbio riferimento alla struttura multitasking delle donne.” Ma la leggendaria rivalità femminile? Perché gli uomini competono, le donne invidiano... “La mia potrebbe essere una storia fortunata, ma nei miei anni di lavoro ho sempre trovato condivisione, sostegno e ricchezza nel lavorare con le donne. Ho lavorato anche con molti uomini e altrettanto bene, perché non credo assolutamente alla competizione tra uomini e donne. Ma non mi stupisce l’attribuzione dell’invidia al genere femminile: la parola invidia conserva la radice del dividere. Divide et impera, un motto sempreverde.” Che emozioni le provoca leggere per un pubblico adulto rispetto alla lettura proposta ai bambini? “Raramente leggo per i bambini. Ritengo che questa pratica necessiti di conoscenze pedagogiche specifiche. Però quando leggo per gli adulti lo faccio come se fossero bambini. Mi spiego: abbandonata l’infanzia si disperde un po’ della nostra capacità di ascoltare, molta dell’umiltà che ci fa dire non so, voglio imparare. Ecco, quando affronto una lettura lo faccio cercando di essere più generosa possibile, partendo innanzitutto da una profonda conoscenza del testo del quale divento coautore nel momento in cui lo coloro dei miei sentimenti, delle emozioni che mi provoca. In qualche modo, leggendo, ci si mette a nudo. Questa è la condizione essenziale per invitare, in maniera dolce, chi ascolta ad aprire le orecchie, il cuore e la testa. Credo che un buon lettore possa insegnare a essere un buon ascoltatore.”
106x155FisioGym new2 20-11-2015 9:45 Pagina 1 C
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menti tutto si traduce in basse, effimere inutili speculazioni che di culturale hanno ben poco. E anche di economicamente proficuo.” Con la cultura si mangia ma anche... “Si determina l’eccellente qualità della propria solitudine.” Un rimpianto. “L’umorismo complice di mio padre.” Un rimorso. “Aver imparato tardi ad ascoltare il silenzio di alcuni innocenti. E a volte il tardi è stato troppo.” Una gaffe. “Fare i complimenti alla bella ed elegante figlia di un VIP. Ovviamente era la fidanzata.” La politica? “Una meravigliosa possibilità di espressione individuale e collettiva. Oppure un’ennesima tossicodipendenza dettata dalla propria
LUCIA FERRATI CON UNO DEI SUOI GATTI.
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Quale era il suo sogno il giorno della laurea? “Poter continuare a studiare.” Qual è il suo sogno oggi? “Poter continuare a studiare. Studiare mi ha reso felice, è una grande conquista individuale, prolunga la giovinezza e rappresenta un vero elisir di vita. Mi auguro che i giovani capiscano l’importanza dello studio, coltivino questo sentimento di curiosità e approfondimento.” Lei si occupa di cultura, di beni, di patrimoni: in questa realtà c’è qualcuno che “ha nasato” l’affare a breve gittata o crede che realmente sia cresciuta la coscienza del ruolo chiave della cultura nell’economia? “Cultura è ciò che si è stati, ciò che si è e ciò che saremo. Comporta, come ogni esistenza viva, precise condizioni di affetto, attenzione, cura, ricerca, ascolto, progettualità a lungo termine. La salute culturale di uno Stato può senz’altro determinare anche la sua salute economica (e sociale). Ma solo a patto che quelle precise condizioni siano rispettate. Altri-
CULTURA È CIÒ CHE SI È STATI, CIÒ CHE SI È E CIÒ CHE SAREMO. COMPORTA, COME OGNI ESISTENZA VIVA, PRECISE CONDIZIONI DI AFFETTO, ATTENZIONE, CURA, RICERCA, ASCOLTO, PROGETTUALITÀ A LUNGO TERMINE.
patologia narcisistica.” L’amore? “È multiforme. Ma in qualunque aspetto si presenti, adesso, se è Amore fa sempre rima con Vita. Il binomio Eros-Thanatos appartiene alle crudeli sperimentazioni della giovinezza.” I giovani? “Quelli che conosco: coraggiosi, sorprendenti, poveri, ma ricchissimi di capacità. Garbatamente arrabbiati. Spesso sgarbatamente ignorati.” La follia che deve ancora fare? “Non posso proprio immaginarla. Sennò che follia sarebbe?”
PARTIRE
Pesaresi nella
GRANDE MELA ANDREA URBINATI REGISTA, MARZIA GAMBA FOTOGRAFO, E GIULIA GAUDENZI ARCHITETTO, CI RACCONTANO LA LORO AVVENTURA PROFESSIONALE A NEW YORK. di Camilla Olivieri / ph Laura De Paoli - ph Marzia Gamba
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Andrea, Marzia e Giulia vivono a New York. Sono giovani professionisti che hanno costruito la loro vita dall’altra parte del mondo. Andrea voleva fare il regista, ma ha scoperto di essere anche un fotografo eccezionale. Ha incontrato Marzia, sua amica e socia, e oggi hanno uno studio fotografico che entrambi chiamano una comune. Giulia voleva fare l’ambasciatore, poi ha messo insieme fantasia e razionalità ed è diventata un architetto straordinario. Marzia ha cominciato usando la vecchia Olympus a pellicola di suo padre per esprimere se stessa. La sua sensibilità le ha permesso di diventare espressione del mondo. Ha vinto un premio al Festival del Cinema di Venezia ed è entrata in una delle scuole di fotografia più famose al mondo. Ho chiesto loro di dare un consiglio ai ragazzi che si affacciano al mondo dei grandi, e tutti e tre mi hanno dato la stessa risposta: seguire l’istinto ed essere curiosi. Il mondo è abbastanza grande per tutti coloro che hanno voglia di sognare. Marzia Gamba Hai mai avuto paura di lavorare in un ambito così difficile? “Sì, quando ho deciso di diventare una professionista avevo molti dubbi, ma sentivo che era qualcosa da cui non potevo più prescindere. Ti consideri una persona che ha bisogno di viaggiare e spostarsi per realizzarsi?
HO CHIESTO LORO DI DARE UN CONSIGLIO AI RAGAZZI CHE SI AFFACCIANO AL MONDO DEI GRANDI, E TUTTI E TRE MI HANNO DATO LA STESSA RISPOSTA: SEGUIRE L’ISTINTO ED ESSERE CURIOSI. IL MONDO È ABBASTANZA GRANDE PER CHI HA VOGLIA DI SOGNARE.
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“Viaggiare mi ha aiutata molto, e mi piace farlo da sola perché per me è un modo di mettermi in gioco in nuovi contesti. Per ora comunque sto bene a New York, non prevedo uno spostamento da qui a poco.” Pensi ci sia un motivo di fondo che ti ha spinta proprio verso la fotografia? “La fotografia per me è stata una via di scampo, mi ha aiutato a superare un periodo molto difficile della mia vita. Per me quello era l’unico tramite con il quale potevo esprimermi. L’ho usato per esorcizzare le mie paure e per riuscire a parlare di qualcosa che a parole non riuscivo a dire.” Qual è il messaggio che vuoi trasmettere attraverso le tue foto? “Il messaggio cambia sempre, cito Nina Simone: Un artista ha il compito di riflettere la società in cui viviamo, oggi abbiamo mille spunti a cui attingere e pos-
SOPRA UN RITRATTO DI ANDREA URBINATI, IN APERTURA, LA FOTOGRAFA MARZIA GAMBA.
A D O M y A l a t R I T n i L e d A a L’ lo stile m 5 01 2 e r b m e c 12.13 di 10 alle 20 e ore
Orario: dall
siamo comunicare sempre messaggi nuovi.” Cosa significa per te SoAM: Studio of Andrea & Marzia? “È bellissimo, qui cerchiamo di costruire una comunità di persone, ci sosteniamo a vicenda e ci creiamo opportunità lavorative. Ci si scambiano idee, si cresce e si migliora. L’unione fa la forza, ne sono profondamente convinta.” Dov’è oggi casa tua? “Il mio cuore è diviso. Casa è dove sono le persone e oggi è quasi come se avessi due famiglie. Una a Pesaro, che è la mia vita, e una qua, che è il mio futuro.” Andrea Urbinati Cosa ti ha spinto a trasferirti a New York? “Io voglio fare il regista e un regista non può vivere a Pesaro. Dopo il primo anno di scuola ho iniziato a lavorare nel mondo della moda come direttore alla fotografia, che è colui che sa come prendere l’i-
dea e svilupparla in immagini.” Ti sei comunque realizzato... “Sì, assolutamente. È tutta esperienza. Nel tempo hanno iniziato a chiedermi di fare fotografie e d’un tratto mi sono ritrovato pubblicato in riviste, magazine. Da qui l’idea di aprire uno studio mio. Il destino ha voluto che incontrassi Marzia e con lei il suo sogno. Io avevo i clienti e lei le capacità per aiutarmi.” Com’è stato l’approccio con la città? “New York è un manicomio. Appena arrivi fai un sacco di amicizie, ma prima o poi se ne vanno tutti. Le uniche persone che ti restano sono quelle con cui lavori.” A 21 anni hai preso le tue capacità e le tue speranze e sei andato dall’altra parte del mondo. Ti senti parte del fenomeno che oggi chiamiamo fuga di cervelli? “Sì, anche se la migrazione è su due diversi livelli. Ci sono quelli che partono con il biglietto e l’affitto pagati e si lamentano perché non trovano lavoro. Se non trovi lavoro è colpa tua. Noi viviamo in un frangente temporale in cui sappiamo che tirare dritto per una strada chiusa prima o poi ci porta ad andare a sbattere contro un muro, quindi non puoi arrivare al muro e poi cominciare a piangere.” A Pesaro ti manca New York o a New York ti manca Pesaro? “A noi esseri umani manca sempre ciò che non abbiamo. Qui è bellissimo, perché anche se non ho le stesse cose che avrei se fossi a casa, tutti andiamo comunque avanti verso il sogno. Siamo tutti connessi, ma siamo anche tutti molto soli e la solitudine ti distrugge.”
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22.23.24 gennaio 2016 Regione ospite Toscana e Marche Venerdì e sabato dalle 10.00 alle 22.30 domenica dalle 10.00 alle 20.00
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Padiglione della manifestazione
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eventi di Direzione tecnica: Simone Velleca cell. 393.9352043 - info@laltra-moda.it - info@sapeur.it - www.romagnafiere.it
Quando è arrivato il momento di lasciare il Canada ho dato una chance a questa storia. Diciamo che tutti i tasselli si sono messi al posto giusto.” Per fare questa vita hai rinunciato a qualcosa? “Mi mancano da morire la mia famiglia e i miei amici. A trent’anni è più difficile stringere rapporti, non puoi sostituire le persone con cui hai costruito la tua storia. Qui non c’è nulla che assomigli a questo.” Ultimamente sentiamo parlare di professioni troppo gettonate e si suppone che gli architetti di domani possano soffrirne. Sei della stessa idea? “Da persona che se n’è andata mi sento di non condividere. Penso che la difficoltà nel costruirsi que-
UN RITRATTO DI GIULIA GAUDENZI CHE ESERCITA LA PROFESSIONE DI ARCHITETTO A NEW YORK.
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Giulia Gaudenzi Hai sempre sognato di fare l’architetto? “No, da piccola volevo intraprendere la carriera diplomatica. La mia scelta è stata una sfida con me stessa nel cercare di lasciarmi un po’ andare alla creatività, alla fantasia. Poi ho scoperto che architettura mi piaceva da morire, ha un sacco di aspetti funzionali che seguono la mia indole.” Ti sei trasferita in Canada perchè sentivi intorno a te un’atmosfera di pessimismo. Che cosa intendi? “Non credo che fossi veramente consapevole di quanto sia duro vivere in Italia fino a che non me ne sono andata. Il Nord America ha un rapporto con il lavoro che è completamente diverso da quello che abbiamo noi. Ti danno sempre fiducia. Questo fa bene all’essere umano. Il lavoro che fai ti dà una ricompensa, quindi tu hai sempre più voglia di farlo e di farlo bene.” Perché proprio New York dopo Toronto? “Un mese dopo essere arrivata in America ho conosciuto il mio ragazzo, che è di New York.
IL NORD AMERICA HA UN RAPPORTO CON IL LAVORO CHE È COMPLETAMENTE DIVERSO DA QUELLO CHE ABBIAMO NOI. TI DANNO SEMPRE FIDUCIA. QUESTO FA BENE ALL’ESSERE UMANO. IL LAVORO CHE FAI TI DÀ UNA RICOMPENSA.
sta professione abbia fatto emergere la creatività che le persone hanno. Ci sono un sacco di modi diversi di fare architettura e, per quanto esista una crisi oggettiva, credo che ci sia posto per tutti.” Chi è stata la tua ispirazione? “Mio zio Marco e i miei genitori, sono le mie ispirazioni per la vita e nella vita.” Cosa porteresti a New York di Pesaro e cosa di Pesaro a New York? “A New York porterei un sacco di cose da Pesaro, a parte il cibo e la famiglia direi la natura, le nostre colline, il mare. Mentre a Pesaro porterei le ampie vedute che hanno qua.”
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CANTARE
Tutti
IN CORO I PESARESI DIMOSTRANO LA PASSIONE PER IL CANTO CORALE CON BEN TRE CORI DI LIVELLO INTERNAZIONALE: IL CORO POLIFONICO JUBILATE, IL CORO SAN CARLO E IL CORO FILARMONICO ROSSINI. di Maria Rita Tonti
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Pesaro, città della musica, ama cantare in coro. Lo dimostrano le numerose realtà amatoriali diffuse sul territorio che vantano un’intensa attività musicale. Tra queste per lunga tradizione, impegno professionale, valenza artistica e risultati raggiunti in campo internazionale si segnalano il Coro Polifonico Jubilate di Candelara, il Coro Polifonico San Carlo di Pesaro e il Coro Filarmonico Rossini di Pesaro. Il Coro Polifonico Jubilate è una giovane realtà musicale nata nel gennaio del 2000 dalla volontà di un gruppo di appassionati di musica corale desiderosi di arricchire una tradizione artistico-musicale da sempre presente a Candelara, pittoresco borgo dell’entroterra pesarese. Composto da trenta cantori, il coro ha come direttore musicale e artistico il M° Willem Peerick, originario dei Paesi Bassi. Dopo i numerosi successi, nel 2004 il coro ha intrapreso l’organizzazione del Festival Musicae Amoeni Loci, rassegna di concerti dal Medioevo al Barocco che si svolgono nei luoghi più suggestivi della provincia di Pesaro e Urbino durante il periodo estivo, con la partecipazione di prestigiose formazioni strumentali e corali provenienti dall’Italia e dall’estero. Oltre a questa dinamica attività artistica il Coro Polifonico Jubilate non ha mai perso l’entusiasmo che caratterizza la realtà di un coro amatoriale animando anche le funzioni liturgiche più importanti della Pieve di Santo Stefano. Un altro giovane e affermato direttore, Salvatore Francavilla, è alla guida del Coro Polifonico San Carlo: con lui collaborano il maestro preparatore e direttore artistico Claudio Colapinto, la pianista Giorgia Borgacci e la preparatrice vocale, il soprano Fiamma Lauri. Tra
i numerosi e prestigiosi impegni della formazione corale si segnala la presenza nell’allestimento del Barbiere di Siviglia del Rossini Opera Festival 2014. Anche l’anno 2015 è stato ricco di soddisfazioni a partire dal tradizionale concerto dell’Epifania per proseguire con il Concerto della Pace proposto durante l’estate in Cattedrale nell’ambito dei Vespri d’Organo a Cristo Re. Il Coro ha di recente avuto l’onore di affiancare l’Orchestra del Teatro del Maggio Musicale Fiorentino nel-
LA MUSICA CORALE, COSÌ COME LA SI INTENDE OGGI, TROVA LE SUE ORIGINI NEL CANTO CRISTIANO DEI PRIMI SECOLI, INIZIALMENTE COME CANTO MONODICO DI MELODIE TRAMANDATE A MEMORIA E POI SULLA BASE DI MUSICA SCRITTA.
la serata celebrativa per il decimo anniversario del Teatro del Silenzio a Lajatico contrappuntando il canto di Andrea Bocelli e di altri artisti di fama internazionale. Le porte del coro sono sempre aperte, previa audizione, per gli amanti del canto e di coloro che vivono la realtà corale come un importante momento di aggregazione sociale. L’attività futura prevede concerti con orchestra, tournée in Italia e all’estero, esecuzione di pagine tratte da un ampio repertorio. Fondato e diretto dal 1996 dal M° Roberto Renili, il Coro Filarmonico Rossini ha mantenuto negli anni la propria vocazione alla versatilità e all’aIN MAGAZINE
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IL REPERTORIO DEL CORO FILARMONICO ROSSINI SPAZIA DAL MELODRAMMA ITALIANO DELL’OTTOCENTO ALLA GRANDE MUSICA SACRA, ALLE OPERE SINFONICO-CORALI QUALI I CARMINA BURANA DI ORFF, ALLE COMPOSIZIONI POPOLARI E FOLCLORICHE.
A FIANCO, IL CORO CORO POLIFONICO JUBILATE; SOPRA, LA FORMAZIONE AL COMPLETO DEL CORO FILARMONICO ROSSINI. IN APERTURA, IL CORO SAN CARLO.
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pertura a repertori molto distanti tra loro nel tempo e nello stile, con un organico consistente che permette di affrontare anche grandi opere sinfonico-corali. Il coro ha fatto registrare importanti collaborazioni con compositori e direttori d’orchestra di fama mondiale quali Krzysztof Penderecki, con cui ha eseguito la Nona Sinfonia di Beethoven in Piazza Maggiore a Bologna, e Luis Bacalov, che ha diretto il Filarmonico nella Misa Tango all’Auditorium Verdi di Milano. Il repertorio del Coro Filarmonico Rossini spazia dal melodramma italiano dell’Ottocento alla grande musica sacra, alle opere sinfonico-corali quali i Carmina Burana di Orff, alle composizioni popolari e folcloriche come Misa Criolla e Navidad Nuestra di Ramirez. Negli ultimi anni il coro si è dedicato con particolare impegno al gospel e al musical, segnalandosi in importanti concorsi anche in questo complesso settore. Ogni anno organizza due manifestazioni nella propria città, I Concerti del Filarmonico e l’Estate Musicale Pesarese, nelle quali si esibisce assieme a cantanti, gruppi musicali e orchestre italiani e stranieri.
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DOPPIARE
La voce
DELLE STAR GIANLUCA TUSCO È ATTORE E DOPPIATORE. SUA È LA VOCE DI VERMILINGUO, IL CONSIGLIERE MALVAGIO DI RE THEODEN NEL SIGNORE DEGLI ANELLI DI PETER JACKSON.
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di Benedetta Andreoli
La sua voce è diventata ormai familiare a tanti telespettatori. Impegnato ogni giorno per molte ore nella sala di registrazione, l’attore e doppiatore pesarese Gianluca Tusco, pseudonimo di Gianluca Pezzodipane, dà la voce a tanti personaggi dei quali seguiamo, anche da anni, le vicende in TV. Nato a Pesaro il 18 marzo 1962, ha già una lunga carriera, poiché ha iniziato giovanissimo a recitare. Lei è attore e doppiatore, figlio d’arte. Quando ha capito che la sua vocazione era fare l’attore? “Da sempre. Già all’età di cinque anni dissi a mio padre, Marcello Tusco, attore e doppiatore pesarese, che volevo fare l’attore. Mi sembrava naturale, vedevo mio padre fare questo mestiere e quindi ho iniziato da bambino a fare provini. All’inizio mio padre cercava di dissuadermi, non sembrava contento, poi da grande ho capito che voleva mettermi alla prova, capire se ero veramente motivato e farmi comprendere che per fare questo mestiere bisogna studiare e prepararsi. A dieci anni, nel 1972, ho debuttato in televisione, come attore, nel film Le colonne della società sulla RAI. Nello stesso anno ho iniziato le
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prime esperienze di doppiaggio, davo la voce a personaggi dei cartoni animati e poi stavo in sala di registrazione a guardare i doppiatori bravi per capire il mestiere. Invece il primo film a cui ho lavorato come doppiatore è Christine, la macchina infernale di John Carpenter, in cui do la voce a uno dei protagonisti.” Lei ha doppiato tantissimi personaggi, dal cinema alla televisione. Quali attori ha doppiato con maggiore soddisfazione? “Sono due: John Cusack nel film Essere John Malkovich e poi Brad Dourif ne Il Signore degli anelli perché più gli attori di presa diretta sono bravi e meno fatica fai ad entrarci dentro. E poi il mondo dei documentari ormai mi appartiene. Sono la voce narrante dei documentari delle serie Come è fatto, Mithbusters, Deadliest chatc, e tanti altri. Lavoro da quindici anni per Discovery Channel e per Fox, sono la voce di Rick Harrison di Affari di famiglia.” A che tipo di personaggi ama dare la voce? “Non amo doppiare i bellocci. Devono sempre avere un carattere particolare, essere personaggi eccentrici, folli. Infatti mi
piacerebbe molto doppiare Jack Nicholson, anche se per la grande differenza di età fra di noi so che non posso farlo.” Ha mai pensato di insegnare ai più giovani il mestiere di attore doppiatore? “A Roma già lo faccio. Quando qualche giovane mi chiede di assistere al mio lavoro di doppiaggio in sala di registrazione, io glielo permetto, anche perché è importante formare la prossima generazione di doppiatori. Io sono socio della CVD - Cine Video Doppiatori.” Lei è nato a Pesaro ma vive a Roma. È tuttora legato alla sua città natale? “All’età di tre anni sono stato portato dai miei genitori a Roma, dove tuttora vivo e lavoro. Nonostante i tanti anni trascorsi a Roma, lontano dalla mia città natale, sento che Pesaro è la mia città, sono un pesarese. Vivo a Roma perché qui c’è il mio lavoro e perché a Roma è nato mio figlio. Proprio quest’estate sono ritornato, dopo diversi anni di assenza, alla mia amata Pesaro per trascorrere una vacanza e, appena mi sarà possibile, ci farò ritorno. Ora, Pesaro, non ti lascio più.”
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VISITARE
Una terrazza
SUL MARE UNA PASSEGGIATA TRA I BORGHI DI MONTE SAN BARTOLO: STORIA, ARTE E CULTURA AFFACCIATE SULL’ADRIATICO. di Ettore Franca / ph Leo Mattioli
Il Monte San Bartolo è il primo rilievo sulla costa adriatica, da Venezia in giù, a picco sul mare, che permette un’ampia visione sull’Adriatico. È un’area dal paesaggio inusuale rispetto alle coste sabbiose di Romagna e Marche. Rara nell’Adriatico, dal mare si ha la vista sulla falesia che emerge dalla battigia fatta di strette spiaggette ciottolose, area vulnerabile ma interessante sia per l’aspetto geomorfologico e f loro-faunistico sia per la costa sottostante che ne fanno un insieme naturalistico di grande pregio, arricchito dall’offerta del patrimonio storico, culturale archeologico. Nonostante l’antropizzazione, la flora registra la presenza di specie, anche rare nelle Marche, mentre il mosaico di coltivi e boschi ha visto il ritorno di una fauna, da tempo scomparsa, quali il capriolo, la volpe, il tasso, l’istrice, la donnola, la lepre, il ghiro e lo scoiattolo oltre ai rettili e agli anfibi, mentre la migrazione stagionale vede sostare o passare numerose specie di uccelli. Il versante interno, rivolto alla valle e all’Appennino, è avvalorato da ville e prestigiosi castelli - su tutti Gradara - nell’armonia rurale che degrada verso la Strada Statale Adriatica, alternando i filari delle viti, degli albe-
ri e delle siepi ai coltivi dei cereali o delle foraggere e ai campi abbandonati sui quali la vegetazione spontanea si sta estendendo. Vivere questo territorio significa percorrerlo e, non limitandosi al giro sulla panoramica, entrare nel reticolo di sentieri, strade vicinali e interpoderali alla scoperta di scorci o nicchie immerse tra il mare e il profumo delle ginestre che, a stagione, colorano di giallo la falesia. L’attività dell’Ente Parco, d’intesa e spesso con la collaborazione degli abitanti o di volontari, ha ripristinato la viabilità minore che, talvolta dimenticata nel tempo, consente ora un gradevole trekking aperto a suggestivi ambienti naturali mentre il biking può contare su oltre 30 km che, oltre che a unire Pesaro a Gabicce, si svolgono lungo la rete di sentieri, vera e propria palestra en plein air per chi desidera andar a piedi o in bicicletta. Per chi ama storia e cultura il San Bartolo nasconde tracce di storie antiche e di leggende che, fra suggestivi scorci marini e il paesaggio agricolo, offrono preziose testimonianze di civiltà passate quando, già prima del Mille, umili artigiani e contadini si aggregavano nei borghi, mentre i nobili o i signori realizzavano le ville o i castelli, conservati nel loro fascino. IN MAGAZINE
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Partiamo da Gabicce, epigono di una fortezza, ormai persa, legata alle vicende di altri castelli delle terre di Focara e a quello di Gradara. Castrum Ligabitij, secondo alcuni fondato da tal Ligabitius, nome che poi si trasforma in Ligabicci, Legabicce e infine Gabicce, mentre altri, più prosaicamente, lo accostano al lavoro di certi pastori di capre, diffuse in quell’habitat, chiamati legabecchi la cui deriva potrebbe aver prodotto la definizione di oggi. Quello che fu il castello di Ga-
VIVERE QUESTO TERRITORIO SIGNIFICA PERCORRERLO E, NON LIMITANDOSI AL GIRO SULLA PANORAMICA, ENTRARE NEL RETICOLO DI SENTIERI, STRADE VICINALI E INTERPODERALI ALLA SCOPERTA DI SCORCI O NICCHIE IMMERSE TRA IL MARE E IL PROFUMO DELLE GINESTRE.
A FIANCO IL LITORALE DI VALLELUNGA, E A DESTRA, LA RESIDENZA IMPERIALE. IN APERTURA LA SPIAGGIA DI PESARO.
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bicce può essere immaginato osservando solo gli acquerelli di Francesco Mingucci e del Liverani. Dei secoli passati rimangono solo la chiesa di Sant’Ermete e le poche tracce della fortezza, quelle che erano le mura a cingere il nucleo antico delle tortuose viuzze strette con le case a malapena difese dalla bora. Chi s’interessa di archeologia scenda a Colombarone dove, hub o interporto ante litteram, dalla stazione di posta sulla consolare Flaminia (ora SS 16 Adriatica) dipartiva la strada per raggiungere l’insenatura naturale fra i promontori di Gabicce e Casteldimezzo: il porto romano di Vallugola, centro dell’importexport e tappa obbligata delle navi che, dalla Grecia, risalivano l’Adriatico per raggiungere Adria e Spina o tornavano traspor-
tando, fra l’altro, l’ambra del mar Baltico. Oggi, scomparso per interramento, il porto è un marina per diportisti e Vallugola è un’attrezzata area per la balneazione. Colombarone era uno snodo di vasta importanza e grande ricchezza fino al tardo impero come attestano i resti della villa del III - VI secolo d.C. (un cortile porticato, due sale da banchetto e da cerimonie, varie stanze, terme private, mosaici pavimentali, ecc.) e quelli della basilica paleocristiana di San Cristoforo ad aquilam, dove nel 742 papa Zaccaria raggiunse l’esarca ravennate Eutichio che l’ave-
va chiamato perché convincesse Liutprando, re longobardo, a desistere dall’impresa di conquistare, dopo Ravenna, le altre città della Pentapoli bizantina. Muovendo verso Pesaro ecco Castrum medii tale perché tra i castelli di Gabicce e di Fiorenzuola. È Casteldimezzo: balcone naturale a 200 m. slm da cui lo sguardo può spaziare dal castello di Gradara, alle penne di San Marino, alla Carpegna, al Catria e all’Appennino. Conserva, ad Ovest, parte della cinta muraria un tempo scandita da torrioni. Vale la pena di entrare nella chiesa dei ravennati Apollinare e Cristoforo dov’è il Crocifisso (sec. XV) di Jacobello del Fiore, del quale racconta la lapide del 1652. Di rilievo la tavola, del 1510, Madonna in trono col Bambino, Santi Apollinare e Cristoforo ed angelo musicante di Francesco Zaganelli. Continuando per Pesaro si giunge a Fiorenzuola. Era uno dei castelli che, da prima del Mille, rappresentavano l’articolato sistema di controllo e difesa del valico della Siligata, confine tra la Chiesa di Ravenna e quella pesarese prima, tra i Malatesta di Rimini e quelli di Pesaro poi. Al nome di Fiorenzuola, alla fine del 1800 si aggiunse di Focara volendo ricordare la presenza di fuochi accesi di notte per guidare i naviganti o perché, pare, fossero attive delle fornaci (le fuchèr) per far laterizi. Ormai in bilico sulla falesia a picco resta ancora in piedi il campanile, con l’orologio funzionante, dell’antica chiesa di sant’Andrea. È suggestivo muoversi nel piccolo borgo con i vicoli e le piazzette fuori dal tempo e affacciarsi, oltre la chiesa diruta, al sentierinobalcone sul mare. Continuando sulla panoramica che si apre a ogni curva a scorci di paesaggio, ecco Santa Marina, piccola frazione a picco sulla falesia, forse un centro che, in antico, poteva essere punto d’appoggio ai traffici di mare. Fra il 1700 e il 1800 l’abitato cresce per la presenza soprattutto di casanolanti, braccianti e pescatori che
integravano le scarse entrate con l’attività di estrazione e lavorazione delle pietre portate via mare a Pesaro per lastricare le vie della città. Della comunità resta la chiesa di Santa Marina Vergine col campanile a torre e la curiosa cupola. L’interno, sui vari altari, è corredato dai quadri di santi a cui sono dedicati. Proseguendo, magari fermandosi ogni tanto, fra scorci di viste a destra e sinistra si giunge al faro che, qui sul San Bartolo, sorge circa a 175 m. slm. Annesso all’edificio svetta la torre cilindrica bianca, dalla cui lanterna a 180 m. slm lancia sull’Adriatico raggi di luce visibili già a 25 miglia. Una volta qui vale la pena di una sosta prima alla chiesetta annessa a quello che fu convento dei Girolamini, poi a l’Imperiale, magnifica residenza rinascimentale voluta da Alessandro Sforza che, avendo ospite l’imperatore Federico III d’Asburgo nel 1468, da lui ebbe l’onore della messa in opera della prima pietra mentre la moglie, Eleonora Gonzaga, seguì i lavori in modo che Alessandro avesse un luogo dove dedicarsi agli otia e alla cura dell’anima. Passò ai Della Rovere che aggiunsero un nuovo complesso, adattandolo a luogo ideale per la vita cortese che caratterizzava le corti rinascimentali. Entrata nel patrimonio dei Medici, passò poi ai Lorena che la vendettero alla Camera Apostolica finché, dal 1777, Pio VI la concesse in enfiteusi perpetua alla famiglia Albani. La struttura, man mano che ci si avvicina, s’apre alla vista in mezzo alla vegetazione e mostra l’idea realizzata per creare una perfetta simbiosi con il paesaggio. Lavorarono l’architetto Girolamo Genga, i pittori Dosso Dossi, Raffaellino del Colle, il Bronzino e altri. Attorno, dov’erano altre ville roveresche oggi scomparse, sono boschi e, più vicini, i giardini d’impronta rinascimentale, ricchi di essenze profumate e pregiate come alloro, mirto, rosmarino, bosso, cedri, limoni e aranci, ecc. (per la visita: info Centro IAT, tel. 0721-69341).
Il cimitero EBRAICO All’altezza dei due ristoranti (Falco e Bel sit) sulla panoramica, poco prima della città, in faccia al mare, è il cimitero ebraico attivato alla fine del ’600 dalla comunità stanziata in città. Abbandonato fino alla metà del ’900, la struttura era occupata da erba alta, rovi e pochi alberi, fra i quali nel dopoguerra i bambini giocavano agli indiani mentre i più grandicelli strappavano le lettere d’ottone per farne un loro mercatino. Recuperato nel 2002 grazie all’intervento della benemerita Fondazione Scavolini, sono in vista i manufatti che, con circa 140 lapidi restaurate, segnalano le sepolture dei rabbini e degli uomini o le donne emergenti per cultura. In realtà, i sepolti rimasti anonimi, erano in numero molto maggiore da quando, nel 1652, con Urbano VIII prima, Pio VI poi, nel 1775, e fino a Pio IX, era vietata qualsiasi iscrizione sulle tombe degli ebrei. Le stele o i cippi sono nella parte alta, la più antica, mentre scendendo si incontrano monumenti di gusto classico e, più in basso, sono strutture dal gusto ottocentesco che, dopo l’unità d’Italia e nel primo ’900 a testimonianza dell’affrancamento sociale degli ebrei, si sono fatte imponenti.
CURARE
Le mie radici
SONO QUI
ELISA PALA È UN GIOVANE MEDICO ORTOPEDICO CHE COLTIVA CON PASSIONE LA SUA PROFESSIONE, SENZA PENSARE DI FUGGIRE ALL’ESTERO, MA INSEGUENDO IL SUO SOGNO QUI.
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di Camilla Olivieri / ph Laura De Paoli
Ho incontrato Elisa a casa sua. Mi ha aperto la porta con lo stesso sorriso che aveva quindici anni fa. La valigetta in ordine sopra una sedia, il ricettario sul tavolo. Oggi è un chirurgo ortopedico. Laureata con il massimo dei voti, un dottorato di ricerca e tanto sale in zucca. Con quella semplicità che profuma di intelligenza mi racconta di sé; ho come l’impressione di trovarmi di fronte a una grande quercia che tende sempre più in alto, con la certezza di chi sa di poter contare sulle proprie radici. Cosa ti ha spinto a fare il medico?
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“È una passione che ho da quando facevo le elementari, non ho mai voluto fare altro nella vita.” Hai 32 anni e una carriera già avviata. Ti sei mai sentita superiore agli altri? “Ho faticato moltissimo per arrivare dove sono e in realtà sono solo l’ultima ruota del carro, ma almeno è un inizio. Mi sono sempre sudata ogni traguardo con tanti sacrifici, mentre intorno a me c’era chi aveva già la strada spianata.” Hai mai avuto la sensazione che il tuo essere donna potesse in qualche modo penalizzarti all’interno di un contesto professionale assolutamente maschilista? “Anche se siamo nel 2015 la società è ancora profondamente maschilista e nel mio lavoro questo si sente moltissimo. Per fortuna ho incontrato persone che hanno saputo guardare oltre l’aspetto e apprezzare l’ortopedico che c’è dietro la gonna; devo però dire che nel mio lavoro ci vuole tanta forza fisica e grazie al cielo non sono magra! Essere un mastino mi ha aiutata molto.” Qual è stato l’intervento che più hai amato e quale quello che più hai odiato?
“Amo il mio lavoro, amo la chirurgia ortopedica. Sono ancora agli inizi e in una fase in cui sono entusiasta di tutto. Non so cosa rispondere a questa domanda, ne riparliamo fra qualche anno.” Si sente spesso parlare di giovani professionisti che se ne vanno dall’Italia. Tu però sei rimasta... “Sono troppo legata alla mia famiglia per lasciare l’Italia! Ho cercato lavoro qua perché ho voluto credere che, nonostante tutto, l’impegno potesse premiarmi. Però io sono un medico e purtroppo la crisi non colpisce mai la malattia.” Hai lasciato da parte la possibilità di lavorare nell’azienda di famiglia. Come hai capito qual era la tua strada? “Non ho mai sentito quel lavoro adatto a me. Chi mi sta accanto l’ha sempre saputo. Mia madre mi dice sempre di nascondere i soldi sotto il materasso, perché se facessi l’imprenditrice mi farei fregare in meno di un secondo.” Chi è la tua fonte di ispirazione? “Mio nonno! Da quando era bambino aveva un sogno, ha lavorato sodo, non si è mai risparmiato finché non l’ha realizzato.”
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DIRIGERE
L’università
DELLA MUSICA LUDOVICO BRAMANTI, DA UN ANNO DIRETTORE DEL CONSERVATORIO ROSSINI, ILLUSTRA LE SFIDE PER IL FUTURO DELL’ISTITUTO MUSICALE PESARESE.
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Ludovico Bramanti, nato a Firenze nel 1959, ha compiuto studi umanistici e musicali diplomandosi in pianoforte, con lode, al Conservatorio di Ferrara e laureandosi in Lettere, con lode, all’Università di Pisa con una tesi in Storia della Musica. All’attività concertistica ha affiancato quella musicologica e organizzativa nel settore del teatro lirico. Dal 1995 al 2014 ha collaborato con il Rossini Opera Festival di Pesaro assumendo l’incarico di Coordinatore artistico. A novembre 2014 è stato eletto direttore del Conservatorio G. Rossini di Pesaro. Che cosa significa dirigere uno dei più prestigiosi Conservatori italiani? “È prima di tutto una tensione quotidiana per essere all’altezza dell’importanza dell’incarico e delle sfide da affrontare.” Quali sono le principali novità che ha in mente di realizzare nel corso del suo mandato? “Più che di novità si tratta appunto di sf ide, interne ed esterne. Intendiamo procedere tangibilmente sulla strada del completamento del passaggio
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di Maria Rita Tonti / ph Luca Toni
verso il sistema universitario del quale già facciamo parte, senza trascurare l’attenzione verso la formazione musicale di base e la divulgazione, che tuttavia non ci competono e che dobbiamo quindi incentivare presso altri soggetti, pubblici e privati. Esternamente il tema principale è l’apertura verso la città, il territorio regionale e l’internazionalizzazione. In questa prospettiva si collocano la replica al Teatro delle Muse di Ancona, il 1° novembre, dell’operina Zanetto di Mascagni, rappresentata l’anno scorso in Conservatorio e, oltre agli scambi Erasmus, i contatti già avviati con alcuni dei più importanti Conservatori della Cina, della Russia e di Repubbliche ex-sovietiche.” Quali sono i fiori all’occhiello dell’Istituto musicale pesarese? “Fra i tanti, vorrei citare il LEMS, il Laboratorio Elettronico di Musica Sperimentale, con la sua nuovissima sala ambisonica, che tutti possono visitare, e la Biblioteca, alla quale speriamo di dare una valorizzazione adeguata al prestigio del suo patrimonio.”
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DISEGNARE
Ridere
PER CAPIRE LA SATIRA BONARIA DI JOHN BETTI È UN ESEMPIO DI CRITICA LEGGERA E INTELLIGENTE VERSO IL POTERE E LE SUE VIGNETTE SONO STATE RACCOLTE IN UN VOLUME.
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Si chiedeva Orazio nelle Satire “Ridentem dicere verum / quid vetat?” (Che cosa vieta di dire la verità ridendo? I, 1, 24-25). Se il problema era stato risolto duemila anni or sono perché ancora oggi chi pratica la satira per diletto o per professione vive così pericolosamente? Forse perché la satira semina dubbi, smaschera ipocrisie e attacca i pregiudizi? O forse perché chi critica il potere propugna indirettamente il cambiamento? Da quando poi si è estesa all’arte figurativa il problema è diventato incandescente. Pochi leggono gli articoli satirici fino in fondo, ma una vignetta satirica la comprendono tutti e subito. È stato detto che una vignetta nella prima pagina di un quotidiano vale molto di più di un articolo di fondo e credo proprio che sia vero. C’è chi ha pagato con la vita per una vignetta su Maometto, c’è chi ha preso querele miliardarie per aver ironizzato su un presidente del Consiglio. Fortunatamente c’è stato anche chi faceva e fa raccolta delle vignette che lo riguardano. Le pareti della casa fiorentina di Giovanni Spadolini sono ancora impreziosite delle tavole originarie di Forattini e quelle della mia dalle tavole,
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di Alberto Berardi / ph Leo Mattioli
sempre rigorosamente originali, di John Betti. La satira è la cartina di tornasole della democrazia perché mette in discussione anche le convinzioni più inossidabili. Personalmente saprei vivere bene in un Paese senza eroi, ma vivrei malissimo senza la mia dose quotidiana di satira. Non per niente amo il Carnevale, durante il quale i potenti vengono impunemente sbeffeggiati e i palloni gonfiati fatti scoppiare. Quanta satira oggi e quante satire: c’è quella salace, quella corrosiva, quella ironica quella sarcastica e quella umoristica. Quella che John Betti pre-
ferisce la potremmo definire comico-bonaria. La sua satira dalle pagine de Il Resto del Carlino colpisce senza cattiveria, è ironica con leggerezza e cerca complicità con la stessa vittima. Più volte sono stato oggetto in passato delle sue vignette e sempre sono stato il primo a sorriderne riconoscendo la sua intelligenza e apprezzando il suo stimolo critico. A quanto mi risulta tutti gli altri bersagli hanno avuto reazioni analoghe. Anche a lui, come si addice ai grandi, è toccata la sorte di vedere riprodotto in un volume le sue vignette. Lunga vita alla Satira!
ORGANIZZARE
Il signore delle
CANDELE
DA DODICI ANNI, VERSO LA FINE DELL’AUTUNNO, CANDELARA SPEGNE LE LUCI PER FAR POSTO ALLE CANDELE: PIERGIORGIO PIETRELLI È L’IDEATORE DELLA MANIFESTAZIONE.
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di Benedetta Andreoli / ph Luca Toni
È il signore delle candele, Piergiorgio Pietrelli, ideatore e direttore artistico di Candele a Candelara, la manifestazione di successo dell’autunno pesarese, organizzata dalla Pro Loco di Candelara grazie ai suoi tanti volontari. La dodicesima edizione si svolgerà il 28 e 29 novembre, dal 5 all’8 dicembre, nonché il 12 e 13 dicembre a Candelara: nel borgo verranno spente le luci elettriche, alle 17.30 e alle 18.30, e il paese sarà rischiarato dalle sole luci di 2.000 candele.
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Come si è accesa la fiammella dell’ispirazione, dodici anni fa? “L’idea è venuta guardando lo stemma di Candelara caratterizzato da tre colline stilizzate con sopra tre candele accese, quindi ho iniziato a girare per i mercatini del Nord Italia e ho promosso la nostra manifestazione tra tour operator e associazioni di camperisti.” Quali sono i segreti di questo successo sempre crescente? “È dovuto all’atmosfera magica creata dalla calda luce delle candele che ci riportano ai tempi passati. Il mercatino dedicato alle candele rappresenta una grande attrazione. L’anno scorso ci sono stati oltre quarantamila visitatori.” Quali sono le novità di questa nuova edizione? “Per la prima volta la manifestazione durerà otto giorni in tre weekend. Inoltre abbiamo preparato per i bambini il vicolo della neve, un percorso particolare che li condurrà sotto la neve alla casetta di Babbo Natale. Poi, dopo lo spegnimento delle luci elettriche, i bambini potranno esprimere un desiderio, lanciando in alto dei palloncini con led luminosi, così da formare in cielo una nuvola bianca, luminosa e magica.”
Candele sotto LE STELLE Il successo di Candele a Candelara quest’anno ha ispirato uno degli eventi di maggior successo dell’estate pesarese: Candele sotto le stelle, organizzata insieme da Comune e Pro Loco di Candelara. “Per noi – assicura Piergiorgio Pietrelli – è stata una grande soddisfazione essere chiamati dall’assessore Antonello Delle Noci per organizzare insieme quest’evento, che ha riscosso grandissima partecipazione: nel mare davanti a 5 km di costa pesarese abbiamo posizionato tantissime candele inserite su paletti di legno fissati a 10 metri dalla battigia.”
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GAREGGIARE
Verso le
OLIMPIADI PIERO BENELLI, MEDICO DELLA NAZIONALE ITALIANA DI VOLLEY MASCHILE, SI RACCONTA DOPO L’AVVENTURA DI OSAKA.
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Da poco ha concluso la sua avventura ai campionati mondiali di volley maschile a Osaka come medico ufficiale della nazionale Italiana. E ora si sta preparando al suo 29° anno al fianco della Vuelle. Si tratta del dottor Piero Benelli, pesarese doc e oggi direttore sanitario del centro Fisioclinics, che da sempre, nonostante la sua grande carriera, mantiene un legame costante e inscindibile con la nostra città. “Devo dire che ho sempre sentito la mia pesaresità – dice il dottor Benelli –. Ogni volta che un pesarese si afferma al livello nazionale e internazionale mi sento orgoglioso. Io ho iniziato la mia carriera qui, prima da atleta e poi da allenatore nel settore nuoto. Sono stato allenatore alla Vis Sauro Nuoto e poi medico. Ho avuto il piacere di avere con me Filippo Magnini, ma anche Simone Ruffini e Aurora Ponselè, grandi campioni”. Dopo il nuoto anche la pallacanestro. “Quest’anno è il 29° anno che seguo la Vuelle come medico sportivo – dice –. Ho vissuto tutti i successi e le disavventure di questa squadra: ho visto le vittorie scudetto, la Coppa dei Campioni, l’Eurolega ma ho vissuto anche la retrocessione,
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di Alice Muri / ph Leo Mattioli
nonché le ultime tormentate stagioni. Io provo un grandissimo senso di appartenenza per questa squadra. Grazie alla Vuelle, che mi ha fatto crescere tantissimo, sono diventato un medico sportivo di alto livello”. Dal 2001 al 2007 infatti Piero Benelli è stato componente dello staff medico della nazionale maschile di basket e, dal 2008, è poi diventato medico della nazionale maschile di pallavolo, con la quale ha partecipato nello stesso anno ai
giochi Olimpici di Pechino e poi a quelli di Londra, dove ha ottenuto uno storico terzo posto. Ora l’avventura ad Osaka: “È andata benissimo – afferma –. Il volley maschile è l’unico sport di squadra in Italia ad essersi già qualificato per le prossime Olimpiadi di Rio”. Soddisfazione anche personale per il dottor Benelli: “In questo modo – conclude – avrò la possibilità di partecipare alla mia terza olimpiade. Una delle soddisfazioni più grandi della mia carriera”.
RICORDARE
Attore
DI VITA IL RICORDO DI TANTI AMICI PER PAOLO ANGELETTI, UNA FIGURA DEL GIORNALISMO PESARESE CHE RIMARRÀ SEMPRE NELLA MEMORIA.
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di Silvia Sinibaldi / ph Leo Mattioli
Lasciare una traccia del nostro passaggio su questa terra, un’immagine, un ricordo, un pensiero, qualcosa che possa superare il tempo concesso alla nostra esistenza è il desiderio che accomuna gli umani. Paolo Angeletti, che ci ha lasciato a 57 anni, non solo ha seminato tracce di sé con il suo lavoro, milioni e milioni di pa-
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role scritte in oltre trent’anni di professione giornalistica, ma anche con il suo sguardo sul mondo, con le sue passioni, con una vita corale e generosa che i volti spaesati dei suoi amici hanno raccontato dopo quel terribile venerdì che se lo è portato via. Paolo ha senza dubbio realizzato quel sogno di relativa immortalità che ci anima. E allora ecco le parole che altri hanno scritto per lui, che amici, colleghi, conoscenti gli hanno dedicato riscrivendo la sua storia, prolungando la sua presenza tra noi. “Caro Paolo, il respiro ascolta il senso. Senza. Non ci sono giorni e il tempo non passa, l’occhio si nasconde e rotola lacrime rapprese nel cristallo, per noi non sei stato un regalo, non sei stato un dono… ma molto di più.” (Luciana e Luigi Carboni) “Il 13.2.15 in occasione della sua comparsa al teatro Rossini in Servo per due con Pierfrancesco Favino la risposta di Paolo ai miei complimenti ‘Ho scelto di recitare in quel grande palcoscenico che è la vita …mi merito l’oscar come migliore attore non protagonista’.” (Monica Nicolini) “Io voglio ricordarti così: solare, allegro, sempre aperto al prossi-
mo e all’amicizia, all’umiltà e al bene. Ciao amico mio, io non ti dimentico.” (Barbara Beghelli) “Oggi ho salutato, abbiamo salutato, un amico amato. Non so se eravamo tutti, sicuramente eravamo tanti. Lui non se ne è andato. Dicono. Sta solo curiosando nella... stanza accanto. Aspettate un poco. Siate pazienti. Ci siamo ripromessi di incontrarci ancora. In un Altrove, in un Altroquando o in un Altrotempo. Ma ci riconosceremo. Noi avremo gli occhi più stanchi e tu ci accoglierai con un sorriso sornione sotto i baffi. E nell’attesa inganneremo il vuoto vivendo come se tu ci stessi accanto. Ciao Paolo (La morte è la curva della strada/E morire è solo non essere visti, Pessoa)” (Simonetta Marfoglia) “Oggi tanti tanti amici ti hanno salutato ma per tutti noi quel momento è stato un arrivederci, anzi tu sei qui con noi con i tuoi ‘sillogismi ironici alludenti’. Faremo di tutto perché la tua presenza permanga tra noi, perché senza di te la serata non si completa. Stai con noi. Ciao.” (Ferdinando Leoni) “E allora, Paolo caro, intanto fai buon viaggio verso la serenità! Ti raggiungeremo. Aspettaci… ‘con te anche al Polo Nord’.” (Nelli)