Tariffa R.O.C.: Poste Italiane s.p.a. - Spedizione in A. P. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 1, DCB - FILIALE DI FORLÌ - Contiene i. p. - Reg. al Tribunale di Forlì il 16/01/2002 n. 1 - EURO 3,00
R AV EN N A
N° 4 OTTOBRE/NOVEMBRE 2015
Alessandro
FABBRI
L’INVENTORE DI STORIE
MARCO TIBERIO / Scatti migranti CHRISTOPHER ANGIOLINI / Essere alternativi PIAZZA KENNEDY / Un cuore che cambia
EDITORIALE
L
La passione per le storie ci accompagna da sempre e non potevamo non far conoscere ai nostri lettori chi ha fatto della scrittura di storie una professione: Alessandro Fabbri, giovane sceneggiatore per TV e cinema che ci racconta successi e difficoltà dietro le quinte di una serie o di un film. Storie di migranti, di coraggio e di determinazione ci arrivano attraverso le immagini del fotografo Marco Tiberio, così come storie dal passato vengono dai progetti di valorizzazione e sviluppo dell’antica area portuale di Classe. E poi ancora passione per la musica, contemporanea e indie con Christopher Angiolini e classica con il maestro Riccardo Muti, che guidA una Master Class per direttori d’orchestra e dirige la Chicago Symphony Orchestra. Poi l’arte di Amissão Lima, l’amore per il mare e le sue creature con i Delfini Bizantini e tanto altro ancora. Tutto da leggere! Andrea Masotti
SOMMARIO
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ANNOTARE
Brevi IN
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ESSERE
Alessandro Fabbri
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VALORIZZARE
Parco Archeologico di Classe
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RICORDARE
Piazza Kennedy
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RICERCARE
Delfini Bizantini
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DIPINGERE
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Amissão Lima
EDIZIONI IN MAGAZINE S.R.L. Redazione e amministrazione: Via Napoleone Bonaparte, 50 - 47122 Forlì Tel. 0543.798463 / Fax 0543.774044 www.inmagazine.it inmagazine@menabo.com
RECUPERARE
Fabrizio Bergonzoni
DIRETTORE RESPONSABILE: Andrea Masotti REDAZIONE CENTRALE: Serena Focaccia ARTWORK: Lisa Tagliaferri IMPAGINAZIONE: Francesca Fantini CONTROLLO PRODUZIONE E QUALITÀ: Isabella Fazioli UFFICIO COMMERCIALE: Gianluca Braga STAMPA: Montefeltro di Celli F. - Rimini Anno XIV n. 4 Chiuso per la stampa il 26/10/2015 Collaboratori: Erika Baldini, Roberta Bezzi, Andrea Casadio, Anna De Lutiis, Nevio Galeati, Gianluca Gatta, Aldo Savini, Michele Virgili. Fotografi: Maria Laura Antonelli/AGF, Lidia Bagnara, Francesca Sara Cauli, Massimo Fiorentini, Silvia Lelli, Marco Tiberio.
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GIOCARE
Primo Bonetti
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FOTOGRAFARE
Marco Tiberio
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ORGANIZZARE
Seguici su FB: www.facebook.com/edizioni.inmagazine
Christopher Angiolini
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Tutti i diritti sono riservati. Foto e articoli possono essere riprodotti solo con l’autorizzazione dell’editore e in ogni caso citando la fonte
DIRIGERE
Riccardo Muti
36 IN MAGAZINE
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ANNOTARE
Una rotoballa IN POSA RAVENNA È tornata a casa
La Porziuncola a SAN GIOVANNI RAVENNA C’è un motivo
in più per visitare la Basilica di San Giovanni Evangelista, l’opera Porziuncola in mosaico di Felice Nittolo, un’installazione – presente fino al 30 novembre – che rappresenta la chiesetta costruita da San Francesco d’Assisi ferita da due travi di legno nella parte alta che rimandano alle piaghe che hanno lacerato la chiesa negli ultimi anni: due forme semplici, monolitiche, dall’andamento intellegibile ma voluminose e dal potente impatto visivo. Accompagnano l’installazione, nel presbiterio, tre sfere: la sfera è il lavoro emblematico dell’arte di Nittolo dove si fa sentire di più la riflessione condensata nel manifesto della Nuova Tradizione.
Vita da fuoristrada con la nuova VOLVO V60 CROSS COUNTRY RAVENNA Novità per l’autunno in casa Volvo: Lineablù di Ravenna presenta il nuovo modello V60 Cross Country rilasciato dopo quasi vent’anni dall’introduzione della prima Cross Country, la V70, nel 1997. Si tratta di un modello adatto a chi vuole guidare con sicurezza anche nel fuoristrada, grazie all’altezza elevata dal suolo, i passaruota più ampi e gli pneumatici specifici con spalla più alta, montati su cerchi da 18 e 19 pollici. A queste caratteristiche si aggiunge, in guida, la tecnologia Torque Vectoring per il controllo indipendente delle ruote e il sistema di controllo trazione in curva. Il nuovo modello della casa Svedese si affianca ai modelli Volvo XC60, XC70 e XC90, ed è disponibile con i motori diesel D3 da 150 cavalli e D4 da 190 cavalli, quest’ultima anche in versione a trazione integrale, oltre che nelle versioni benzina a trazione anteriore o integrale con il T5 da 254 cavalli. La concessionaria Volvo Lineablu è in Via Braille, 1 (Ang. Via Faentina), a Fornace Zarattini. Orari di apertura: dal lunedì al venerdì dalle 8.30 alle 12.30 e dalle 14.30 alle 19.00; sabato dalle 9.00 alle 12.30 e dalle 15.00 alle 18.30.
dopo una lunga tournée di cui l’ultima tappa è stata al Museo delle Accademie di Russia, San Pietroburgo e proveniente dal Cremlino di Kazan, Tatarstan, in occasione della mostra Linguaggi Musivi, al Museo Manege del Cremlino, 2013. Ora è stata posizionata nel prato di fronte al MAR in occasione del Festival Internazionale Ravenna Mosaico in programma fino all’8 novembre 2015. È possibile ammirarla, passando in via di Roma, davanti alla Loggetta Lombardesca, rutilante d’oro. L’opera è una rotoballa a grandezza naturale riprodotta in tessere di mosaico dorate e realizzata da Marco Bravura su una struttura in vetroresina con un diametro di 180 cm per 120 cm di profondità, peso 700 Kg, ricoperta con tessere di smalto d’oro di tre sfumature diverse. (A.D.L.)
Film da INCUBO RAVENNA È in arrivo la 13ma edizione del Ravenna Nightmare Film
Fest, la manifestazione più importante in Italia per gli appassionati di cinema horror e fantastico, che si tiene a Ravenna dal 28 ottobre al 1 novembre 2015. Organizzato da Start Cinema in compartecipazione col Comune di Ravenna e col contributo della Regione Emilia-Romagna, ospita i Concorsi internazionali per lungometraggi e per cortometraggi e, come da tradizione, anteprime, eventi e ospiti speciali che per una settimana renderanno Ravenna la capitale italiana del cinema perturbante. Da segnalare, tra le anticipazioni, l’omaggio al grande Alfred Hitchcock, padrino simbolico di questa edizione, le esilaranti Nightmare Lectures dello scrittore Valerio Evangelisti e la proiezione integrale della serie TV inglese In The Flesh (nella foto), scritta da Dominic Mitchell, prodotta dalla BBC e tutt’ora inedita in Italia. www.ravennanightmare.it (E.B.) 4
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Premi SOLIDALI RAVENNA Sono tredici i
Libri ad ARTE CERVIA Dopo il grande
successo di pubblico della scorsa stagione, il 10 dicembre parte la seconda edizione di Libri ad Arte. La rassegna, ideata e condotta dalla storica dell’arte Sabrina Marin in collaborazione con il Comune di Cervia, propone l’idea di presentare libri dedicati all’arte. Calendario 20152016: 17 ottobre, 52 castelli in Romagna di F. Cimatti; 10 dicembre, La mia vita con Leonardo di P. Brambilla (nella foto); 7 gennaio, C’eravamo tanto amati. Le coppie dell’arte del 900 di E. Del Drago; 14 gennaio, presentazione della mostra che si terrà presso i Musei San Domenico di Forlì Piero della Francesca. Indagine su un mito. Gli incontri si terranno tutti alle ore 17.00 alla Biblioteca Comunale di Cervia M. Goia.
Emozioni DALLE VETTE FAENZA Dal 5 al 7 novembre, presso la sala Zanelli del centro
fieristico, in Viale Risorgimento n. 3, si tiene la 49ma edizione della Festa della Montagna: tre serate a tema montano a ingresso libero e con inizio alle 21.00. Si parte giovedì 5 novembre con La magia dell’Appennino, con Marco Albino Ferrari, direttore della rivista Meridiani Montagne, che condurrà il pubblico in uno dei luoghi più spettacolari dell’Appennino: la Riserva integrale di Sasso Fratino nel Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi. Cambio di scenario venerdì 6 novembre con “In vetta al mondo. Storia di un ragazzo di pianura che sfida i ghiacci eterni”, in cui Daniele Nardi ripercorrerà le sue principali imprese, da Sezze, in provincia di Latina, all’Everest e al K2, le due vette più alte al mondo. Sabato 7 novembre è la volta della serata “Val di Fassa, emozioni per tutte le stagioni”, protagonisti Mattia (nella foto) e Mirko Felicetti, i due fratelli che si stanno affermando per le imprese sportive estreme sulla neve.
Cittadini solidali premiati, per la prima volta, dalla Consulta del Volontariato e dal Tavolo della Povertà, nell’ambito della festa del Volontariato. Si tratta di persone e imprese che, in punta di piedi, si sono distinte con azioni concrete di cittadinanza attiva, nel campo della lotta contro la povertà, il disagio economico e sociale e lo spreco in generale. Su segnalazione e in base alle motivazioni delle varie associazioni di volontariato, i riconoscimenti sono stati tributati a: Caterina Corda di Lido Adriano; Marinella Gondolini con Città Meticcia”; forno pasticceria “Pane, pizza e altro” e forno “La Ravegnana”; Giancarlo Ceccolini; ditta Casadio Dante & C.; cavalier Dino Guerra; Big Fruit di Paola Ciapelloni; bar latteria Ai Portici di Laura Cannatieri e diversi altri.(R.B.)
La Divina Commedia AL MAR RAVENNA Inaugurata al Museo d’Arte della Città di Ravenna la mostra Divina Commedia: le visioni di Doré, Scaramuzza, Nattini che resterà aperta fino al 10 gennaio 2016. Sono circa 500 le opere in mostra tra incisioni e acquerelli. Al primo piano sono esposte quelle coloratissime e aeree di Amos Nattini. Ci si immerge subito in un’atmosfera contemplativa grazie anche alla musica soffusa della Dante Symphonie di Franz Liszt. Le opere di Francesco Scaramuzza e Amos Nattini possono essere considerate le più importanti realizzazioni di questo tipo in Italia. Tramite il confronto con le celebri incisioni di Gustave Doré, la mostra costruisce un percorso che offre al visitatore confronti insoliti. “L’intento – ha detto il curatore Stefano Roffi – è proprio quello di far capire che esistono importanti illustratori che nulla hanno da invidiare a Doré”. (Nella foto: Amos Nattini, Purgatorio Canto XXX) (A.D.L.)
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ANNOTARE
Trilogia d’autunno PER PUCCINI RAVENNA Cristina
La Divina Commedia PER BAMBINI RAVENNA Si presenta come
un racconto visivo per bambini dai 5 ai 100 anni, La Divina Commedia – Inferno, un’avventura da vivere, volume di 200 pagine e arricchito da 90 illustrazioni, edito dal Centro Dantesco per un incontro divertente e colorato con la grande opera di Dante Alighieri. “La novità dell’opera – spiega padre Egidio Monzani – sta nel rivolgersi ai più piccoli ma anche a chi si avvicina al testo dantesco per la prima volta. Tutti infatti hanno diritto di accesso alla grande ricchezza della nostra letteratura. Spesso Dante e la sua opera finiscono tra le cose già viste e nulla più, a meno che non ci sia la passione di qualche professore a colmare il vuoto. Ecco quindi il motivo di questa formula accattivante.” (R.B.)
Teatro comico ALL ALIGHIERI RAVENNA Si torna a ridere al Teatro Alighieri di Ravenna con il nuovo cartellone di teatro comico che avrà per protagonisti Ivano Marescotti, Vito e Claudia Penoni, Virginia Raffaele, Alessandro Benvenuti e Nino Formicola. Quattro spettacoli dal 3 novembre al 16 marzo 2016, organizzati dall’Amministrazione comunale e da Accademia Perduta / Romagna Teatri, in arricchimento della stagione teatrale 2015/16. L’inaugurazione il 3 novembre è con Marescotti (nella foto) e il suo ciclismo eroico di Bestiale... quel Giro d’Italia che rinverdisce la massacrante vittoria del bolognese Alfonso Calzolari all’edizione del 1914. Grasse risate sono assicurate il 20 dicembre con Vito e Claudia Penoni, i protagonisti di Ogni martedì alle 18. Molto atteso è l’arrivo lunedì 15 febbraio, per la prima volta a Ravenna, di Virginia Raffaele, nel suo primo one woman show teatrale, Performance, dove porterà in scena le sue maschere più popolari: Ornella Vanoni, Belen Rodriguez, il ministro Boschi, la criminologa Bruzzone e tante altre. L’ultimo appuntamento in abbonamento è per il 16 marzo con Tutto Shakespeare in 90 minuti, interpretato da Benvenuti e Formicola, una sfida teatrale ai limite dell’incredibile: tutte le trentasette opere del grande drammaturgo inglese in versione concentrata. www.accademiaperduta.it
Mazzavillani Muti lo ha definito l’anticipatore del musical: si tratta di Giacomo Puccini a cui Ravenna Festival dedica una trilogia autunnale di tutto riguardo. Il primo appuntamento è con la Bohème, dal 9 al 14 dicembre al Teatro Alighieri, con la direzione d’orchestra da Nicola Paszkowski e la regia di Cristina Mazzavillani Muti. Il secondo appuntamento è con Mimì è una civetta, divertissement à la bohèmienne, il 10 e il 13 dicembre al Teatro Alighieri, ideato da Cristina Mazzavillani Muti con gli arrangiamenti per band di Alessandro Cosentino e la partecipazione straordinaria di Fabrizio Bosso alla tromba e Simone Zanchini alla fisarmonica. Terzo appuntamento l’11 dicembre al Palacredito di Romagna a Forlì con un Recital pucciniano. (A.D.L.)
Avviato il cantiere del MERCATO COPERTO
ph Massimo Fiorentini
RAVENNA Il 19 ottobre i ravennati hanno potuto visitare per l’ultima
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volta il mercato coperto di Piazza Andrea Costa. I locali sono stati infatti aperti al pubblico per poche ore prima dell’inizio dei lavori di restauro e adeguamento. Riapriranno nel 2016 e ospiteranno un nuovo centro gestito almeno fino al 2045 da Coop Adriatica e Molino Spadoni con un ristorante, un mercato dei freschi, un caffè libreria, uno shop birreria con produzione propria di birra artigianale, uno spazio eventi per attività culturali e una scuola di cucina. Sarà un luogo che aspira a richiamare tutti i cultori della buona tavola, alla ricerca di prodotti di nicchia e disposti a pagare per questo un costo più elevato che al supermercato. Un trend che unisce in Regione già Bologna, con la Coop Ambasciatori, e Forlì, con la recente apertura di Eataly, divenuti in breve tempo il riferimento degli amanti del cibo di qualità.
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Ritorna Ravenna MOSAICO RAVENNA Fino all’8
Esordio nella FICTION RUSSI C’è anche sangue
ravennate, per la precisione di Russi, tra i protagonisti della terza serie di Braccialetti Rossi. Maria Melandri, 16 anni il prossimo gennaio, è uno dei nuovi personaggi della popolarissima fiction RAI, che a primavera del 2016 tornerà sul piccolo schermo. E già tanta è l’attesa del popolo di adolescenti di tutta la penisola, letteralmente in fibrillazione da quando a Fasano sono iniziate le riprese del terzo atto di quello che è uno dei programmi TV cult per tantissimi teenager. Braccialetti Rossi è tratto dal libro autobiografico di Albert Espinosa, scrittore e regista spagnolo. Dal libro è stata tratta la serie Polseres vermelles che ha ispirato la versione italiana. (R.B.)
I Mercury Rev LIVE AL BRONSON MADONNA DELL’ALBERO Tornati recentemente alla ribalta,
a sette anni di distanza dal precedente Snowflake Midnight, con l’atteso nuovo album The Light in You, tornano in Italia i Mercury Rev (nella foto). E lo fanno con un’unica e già prenotatissima data evento, il 14 novembre, al live club Bronson di Madonna dell’Albero a Ravenna. La band statunitense di Buffalo, fondata da Jonathan Donahue e Grasshopper sul finire degli anni Ottanta, si è fatta conoscere per le ardite colonne sonore di film sperimentali e con il loro primo LP Yerself Is Steam (1991), ristampato da Columbia Records assieme al secondo album Lego My Ego (1992). La consacrazione, anche commerciale, del dream pop dei Mercury Rev è nel 1998 con il capolavoro Deserter’s Songs. Nel 2002 la band è celebrata anche in Italia quando accompagna in concerto gli Afterhours di Manuel Agnelli, durante uno storico doppio tour che ha entusiasmato sia il pubblico che la critica. Nuovi progetti e nuovi lavori si susseguono, sempre con la voglia di stupire e sperimentare della band alternative rock che ora torna, per Bella Union, con questo nuovo album, definito da loro stessi di rinascita totale e che verrà presentato live in esclusiva italiana qui in Romagna. (E.B.)
novembre opere e artisti di tutto il mondo si incontrano a Ravenna nella città capitale del mosaico coinvolti in un programma dedicato alla contemporaneità dell’arte musiva con esposizioni, incontri, convegni, laboratori e visite guidate nei luoghi più suggestivi del centro storico: si tratta di RavennaMosaico, giunta alla quarta edizione. Il MAR ospita le opere selezionate per la terza edizione del Premio GAeM, Giovani Artisti e Mosaico, e una mostra in omaggio ai 20 anni dalla realizzazione in mosaico della La Chambre Turque di Balthus. Gli spazi espositivi di Palazzo Rasponi ospitano l’ormai tradizionale Opere dal Mondo e il percorso espositivo, realizzato in collaborazione con la rivista d’arte Mosaïque, dedicato alle eccellenze dell’arte musiva francese. www.ravennamosaico.it
Musica Spirituale A SAN FRANCESCO RAVENNA Celebra la sua 5a edizione la rassegna musicale Musica
e Spirito, presso la suggestiva sede della Basilica di San Francesco (nella foto) a Ravenna, dal 18 ottobre al 20 dicembre. Il ciclo di concerti coinvolge anche quest’anno gli ascoltatori alla riscoperta della spiritualità e della bellezza del Barocco: un secolo e mezzo che ha visto l’emergere di formidabili autori quali Bach, Händel, Vivaldi e Monteverdi. Le esecuzioni musicali prevedono brevi riflessioni spirituali, a cura del frate francescano Padre Dario Tisselli, per entrare in sintonia con la dimensione profonda dell’ispirazione artistica. Curato da Cappella Musicale della Basilica di San Francesco di Ravenna, il progetto è nato nel maggio 2012 dalla collaborazione del gruppo vocale Concentus Novus, della cooperativa Mosaici Sonori e dei Frati Minori Conventuali Francescani della Basilica. (E.B.) IN MAGAZINE
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ESSERE
L’inventore
DI STORIE ALESSANDRO FABBRI HA SCENEGGIATO L’ULTIMO FILM DI GABRIELE SALVATORES E LA SERIE SKY “1992”, CON UNA LAUREA IN LEGGE NEL CASSETTO. di Gianluca Gatta / ph Lidia Bagnara
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Qualcosa nel mondo del cinema e della televisione sta cambiando. Ancora oggi, soprattutto in Italia, il film è considerato espressione del regista e del produttore. Lo sceneggiatore, colui che delinea la storia, i dialoghi e le scene è una figura più appannata. Ma quest’anno, per la prima volta, Sky ha presentato la serie televisiva 1992, incentrata su Tangentopoli, come una creazione dei suoi sceneggiatori – Alessandro Fabbri, Ludovica Rampoldi e Stefano Sardo – che hanno sceneggiato insieme anche il film Il Ragazzo Invisibile, diretto da Gabriele Salvatores, per il quale hanno vinto il Nastro d’Argento come miglior soggetto. Si tratta di una piccola rivoluzione, che porta gli sceneggiatori al livello di veri e propri autori. Ne parliamo con Alessandro Fabbri, ravennate, trentasette anni, partendo dalla sua storia personale: chi avrebbe detto che un futuro avvocato potesse decidere di lasciare tutto e andare a Roma per tentare la strada del cinema? E quali persone lo hanno aiutato in questa impresa?
“Ho iniziato a scrivere a quattordici anni per passione e da allora non ho più smesso. Certo ci sono persone che hanno contato molto per me e che mi hanno offerto l’occasione per scrivere professionalmente. La prima l’ho conosciuta nel ’96, quando ho vinto il Campiello Giovani con Mai fidarsi di un uomo che indossa un trench blu. Fu Laura Lepri, una editor freelance che ha lavorato con la Tamaro, la quale venne da me chiedendomi se avessi scritto altre cose da poterle mandare, perché il mio romanzo le era molto piaciuto. Un anno dopo le mandai il romanzo, Mosche a Hollywood, e lei mi aiutò a pubblicare con Minimum Fax. Un produttore, Leo Pescarolo, che aveva appena prodotto Dancer in the Dark di Lars Von Trier, lesse il romanzo ancora in bozze e ne acquistò i diritti. Così io ebbi già il mio primo lavoro da sceneggiatore durante l’università: andavo a Roma per fare le riunioni di sceneggiatura e frequentavo le lezioni di giurisprudenza a Bologna. Terminati gli studi avevo quindi al mio attivo un romanzo IN MAGAZINE
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fare e non è solo affascinato dagli aspetti più glamour e divertenti di questo mestiere troverà le sue occasioni. Con l’arrivo di Netflix e con Sky che produce i telefilm, probabilmente si allargherà un po’ il mercato, ci saranno nuove opportunità che negli ultimi anni sono andate restringendosi.” L’idea di realizzare un film come Il Ragazzo Invisibile nasce dal desiderio di Nicola Giuliano, produttore de La Grande Bellezza, di assecondare le richieste dei figli, i quali gli rimproveravano di
e la sceneggiatura di un film, che poi è uscito nel 2005, Hollywood Flies, ambientato negli Stati Uniti.” Dopo la laurea Alessandro decide di cominciare la pratica legale, ma quella vita gli sta stretta: la scrittura e il mondo del cinema lo attraggono sempre di più. “Alla fine decisi di tentare la sorte. Avendo guadagnato qualcosa dal primo libro e dalla sceneggiatura del film, potevo permettermi di vivere a Roma qualche mese senza lavorare. Quindi lasciai lo studio legale e partecipai, superandole, alle selezioni per il corso RAI di sceneggiatura. A Roma, incontrai Francesco Scardamaglia, autore di Altrimenti ci arrabbiamo, sceneggiatore e produttore. Era davvero una delle poche persone disposte a dare una chance a un giovane. Mi ha insegnato tantissimo su questo mestiere.” Dopo aver ascoltato la storia di Fabbri, viene da chiedersi se la sua strada sia ripercorribile da un ventenne che oggi abbia voglia di lavorare nel cinema. “Oggi si dicono le stesse cose che sentivo dire allora, sul fatto che è un lavoro impossibile, che c’è la crisi, che è difficile. È vero che siamo pochi, in Italia, a trovare nella scrittura e nella sceneggiatura un lavoro a tempo pieno. Però è possibile, non mi sento mai di scoraggiare le ambizioni di un giovane. Se uno sente davvero di volerlo 14
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“GLI INGREDIENTI SONO TRE: BRAVURA, FORTUNA E TENACIA. MA SE HAI BRAVURA E TENACIA PRIMA O POI LA FORTUNA PASSA. SE UNO SENTE DAVVERO DI VOLERLO FARE E NON È SOLO AFFASCINATO DAGLI ASPETTI PIÙ GLAMOUR DI QUESTO MESTIERE TROVERÀ LE SUE OCCASIONI.”
produrre solo film che loro non potevano vedere. “Decise di realizzare un fantasy che portasse al cinema i ragazzini, uno di quei film che piacevano tanto negli anni ’80 – come i Goonies, Karate Kid, Ghostbusters – e che hanno segnato il nostro immaginario. Da questi input è nata l’idea di un ragazzino che diventa supereroe, abbiamo scritto la sceneggiatura e si è trovato in Gabriele Salvatores un regista entusiasta del progetto. Ma poi abbiamo pensato a come negli Stati Uniti, quando esce un progetto del genere, si fanno anche il fumetto e il romanzo. Abbiamo quindi provato ad avere un approccio multimediale. Abbiamo trovato molto presto un editore, che aveva letto la storia e che sapeva che sarebbe stato un film di un regista importante, e abbiamo scritto il libro cercando di offrire qualcosa in più rispetto alla sceneggiatura. Poi, parlando con Panini editore,
ph Maria Laura Antonelli / AGF
Chi è Alessandro FABBRI Alessandro Fabbri nasce a Ravenna nel 1978. Comincia a scrivere da giovanissimo e a diciotto anni vince il premio Campiello Giovani con il libro Mai fidarsi di un uomo che indossa un trench blu. Nel 2000 pubblica il romanzo Mosche a Hollywood (Minimum Fax), da cui viene tratto il film Hollywood Flies, di cui è anche sceneggiatore. Nel 2008 pubblica Quell’estate di sangue e di luna (Einaudi) scritto a quattro mani con Eraldo Baldini e nel 2010 il romanzo Il re dell’ultima spiaggia (Bompiani). Come sceneggiatore scrive per Sky alcuni episodi della versione italiana della serie In Treatment (2013) ed è co-creatore, con Ludovica Rampoldi e Stefano Sardo, della serie TV 1992 (2015). Alessandro Fabbri, insieme a Rampoldi e Sardo, ha inoltre scritto la sceneggiatura del film La doppia ora, diretto da Giuseppe Capotondi, e de Il ragazzo invisibile, diretto da Gabriele Salvatores, vincendo il Nastro d’argento 2015 per il miglior soggetto.
A DESTRA, L’ANTEPRIMA DELLA SERIE TV 1992 IN ONDA SU SKY: GLI SCENEGGIATORI ALESSANDRO FABBRI, LUDOVICA RAMPOLDI E STEFANO SARDO. A SINISTRA, ALESSANDRO FABBRI SUL SET DI 1992.
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“LE SERIE ORMAI, PER COME SI CERCA DI SCRIVERLE OGGI, SONO UNA NUOVA FRONTIERA: È QUELLO DI CUI LA GENTE PARLA. UNA VOLTA SI CHIEDEVA MA CHE LIBRO STAI LEGGENDO? POI CHE FILM HAI VISTO? E ADESSO CHE SERIE STAI GUARDANDO?”
sono nati tre albi a fumetti che raccontano il mondo del ragazzo invisibile. Ora stiamo lavorando sulla sceneggiatura del sequel.” Ma qual è la differenza tra scrivere una sceneggiatura per il cinema e per una serie TV? “Le serie ormai, per come si cerca di scriverle oggi, sono una nuova frontiera: è quello di cui la gente parla. Una volta si chiedeva Ma che libro stai leggendo? poi Che film hai visto? e adesso Che serie stai guardando? L’attenzione vera del pubblico è nelle serie TV, perché da qui, da molti anni ormai, sono venute le cose nuove e più interessanti. Scrivere una serie è un lavoro sicuramente più complesso e lungo che scrive16
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re un film. E c’è una grossa differenza tra scrivere una serie per Sky, per la RAI o per Mediaset. La differenza è che con Sky, altra cosa nuova in Italia, abbiamo ottenuto per 1992, la serie che parla di Tangentopoli, il titolo di testa Creato da seguito dai nomi degli sceneggiatori. Questo significa che non abbiamo solo realizzato la sceneggiatura, ma siamo diventati il centro creativo del progetto, dicendo la nostra sul cast, suggerendo i registi e seguendo tutte le riprese sul set col ruolo ufficiale di produttori creativi, parlando con gli attori, apportando modifiche dove serviva e infine seguendo il montaggio. Ci siamo un po’ avvicinati a quello che è il modello dello show runner americano, che scrive ma è anche il direttore d’orchestra di tutta la macchina che si mette in moto. Non avevamo tutti i poteri di uno show runner, che può decidere anche come allocare il budget, però è stato comunque un passo avanti che spero segni un bel precedente per l’Italia.” Non possiamo finire senza chiedere quali sono i suoi film preferiti. “Shining, Barry Lindon. Amo molto Kubrick, Tarantino, Thomas Anderson e Linch: Velluto Blu è uno dei miei film preferiti.”
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Nuova vita
AL PORTO APERTO IL PARCO ARCHEOLOGICO DI CLASSE: UN VIAGGIO MULTIMEDIALE NELLA VITA PORTUALE DELL’ANTICA ROMA E UN’OPPORTUNITÀ IN PIÙ PER IL TURISMO CULTURALE. di Nevio Galeati
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“Davvero è stata un’impresa, per compiere la quale tutti i collaboratori hanno dato il meglio.” Elsa Signorino, Presidente della Fondazione RavennAntica, sfoglia i dati delle aff luenze al nuovo sito archeologico del Porto di Classe, aperto in via sperimentale il 28 luglio. In un mese, nelle sole aperture serali dal lunedì al venerdì, è stato visitato da 6.446 persone, e 605 partecipanti hanno aderito all’iniziativa promossa con Ravenna City Sightseeing, che prevedeva il tour speciale della città con un bus panoramico e un’audio-guida, che si concludeva, appunto, con la visita al sito dell’Antico Porto. “Questi risultati ci rendono orgogliosi – commenta con soddisfazione Signorino – e ci hanno indotto a prorogare l’apertura stagionale del sito fino al 31 ottobre.” L’Antico Porto, che costituisce la prima stazione del Parco archeologico di Classe, si estende in un’area costellata di rinvenimenti e monumenti tra i più importanti di Ravenna: San Severo, Sant’Apollinare in Classe e il Museo della Città e del Territorio. Storicamente il Porto di Classe è stato per diversi secoli uno fra gli scali principali e prestigiosi del mondo antico: qui Ottaviano Augusto, verso la fine del I secolo a.C. fece costruire gli imponenti moli foranei che consentivano alle navi l’accesso dal mare e fece insediare la flotta imperiale a controllo dell’intero Mediterraneo orientale. Nel corso del V secolo, con Ravenna capitale (dal 402), Classe diventò un’importante civitas e non più solo un porto, assumendo una funzione fondamentale come sbocco commerciale oltre che come baluardo militare verso il mare. Proprio al V secolo risale l’impianto generale delle strade e degli edifici che sono al centro del progetto di musealizzazione a cielo aperto dell’Antico Porto, ossia la fase portuale databile al periodo tardo antico e bizantino, che rende evidente la dimensione e il contesto di quello che all’epoca era un grande porto com-
merciale. Oggi si possono quindi ammirare la ricostruzione di una grande infrastruttura portuale, cioè i magazzini, i collegamenti che conducevano dalle banchine all’isola al centro del canale portuale, la strada basolata dalla quale partivano i carri con le merci verso Ravenna. “Tutto è iniziato fra il 2001 e il 2002, insieme alla costituzione della nostra Fondazione. Negli anni molto abbiamo fatto, dalla Domus dei Tappeti di Pietra a San Nicolò. Questo del Porto di Classe è lo snodo cruciale, un obiettivo del mandato che ci è stato affidato. Questa prima fase – aggiunge Elsa Signorino – sarà conclusa quando entro il 2016, al massimo nei primi mesi del 2017, apriremo il Museo archeologico.
L’ANTICO PORTO SI ESTENDE IN UN’AREA CHE È COSTELLATA DI RINVENIMENTI E MONUMENTI TRA I PIÙ IMPORTANTI DI RAVENNA: LE BASILICHE DI SAN SEVERO E SANT’APOLLINARE IN CLASSE E IL MUSEO DELLA CITTÀ E DEL TERRITORIO.
Intanto l’intero anno prossimo vedrà un lavoro intensissimo per arricchire l’allestimento del sito del Porto. Purtroppo tutto è stato sempre vincolato alla possibilità di reperire risorse, anche se in ogni caso è sempre stato evidente come non si potesse realizzare tutto in un’unica soluzione. Tornando al Museo: i progetti esecutivi ci sono già e i muri sono pressoché finiti. A questo punto pensiamo di dare una anteprima di quello che sarà il lavoro completo già entro quest’anno, con la presentazione della grande Onda a mosaico, elemento fondamentale della facciata.” Un tema focale dell’allestimento del sito dell’Antico Porto è infatti
IL PARCO ARCHEOLOGICO DI CLASSE DURANTE UN’APERTURA AL PUBBLICO IN NOTTURNA.
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L’EFFETTO DI UNA “LASTRA PROSPETTICA” CHE RICOSTRUISCE GLI EDIFICI ANTICAMENTE PRESENTI NEL SITO.
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legato all’assetto idrogeologico del territorio. Dal momento che, rispetto all’attuale, la linea di costa si è allontanata una decina di chilometri, è stata ricostruita la dimensione dello specchio d’acqua e della vicinanza del mare con un intervento molto complesso. “Vogliamo sottolineare in questo modo il filo rosso che lega la storia della città, l’acqua appunto. Così il collegamento fra Museo e Porto assume un grande valore simbolico. Abbiamo notato una grande attenzione a questi temi da parte dei ravennati che hanno visitato il sito e questo riconduce al progetto, altrettanto impegnativo, della nuova darsena di città. Tutto questo, ha un grande valore culturale, a partire dai giovani; e può disegnare un futuro molto interessante per il turismo.” Il percorso inizia dalla grande piazza, dove si trova la biglietteria/bookshop, il Centro Visite, che ospita al proprio interno l’arena, dove il visitatore può assistere all’introduzione al sito archeologico con l’utilizzo di apparati multimediali. “L’itinerario – spiega Daniela Baldeschi, architetto che rappresenta il gruppo di progettazione – si sviluppa in due
IL PERCORSO INIZIA DALLA GRANDE PIAZZA, DOVE SI TROVA LA BIGLIETTERIA/BOOKSHOP, IL CENTRO VISITE, CHE OSPITA AL PROPRIO INTERNO L’ARENA, DOVE IL VISITATORE PUÒ ASSISTERE ALL’INTRODUZIONE MULTIMEDIALE AL SITO ARCHEOLOGICO.
percorsi pedonali, uno interno allo scavo archeologico e uno esterno, strutturati per garantire il minimo impatto fisico e visuale sulle strutture archeologiche e privi di barriere architettoniche. Il tutto accompagnato da segnaletica e da dieci pannelli illustrativi, con approfondimenti tematici, iconografici e testuali.” Sono stati poi realizzate cinque “lastre prospettiche”, pannelli a sovrapposizione grafica, in vetro, che mostrano ricostruzioni di elementi architettonici non più presenti, sovrapponendosi con il panorama retrostante, e che restituiscono così la vista del comples-
RAVENNA FESTIVAL
IL CENTRO VISITE DEL PARCO È STATO REALIZZATO GRAZIE AL PROGETTO “HERA” (SUSTAINABLE TOURISM MANAGEMENT OF ADRIATIC HERITAGE), FINANZIATO DAL PROGRAMMA TRANSFRONTALIERO IPA ADRIATICO 2007-2013.
ph Massimo Fiorentini
so come doveva essere a suo tempo. Lungo il percorso esterno il visitatore può avere una lettura diversa dei resti archeologici, grazie anche a due elementi aggettanti, i belvedere, che consentono una visuale completa dell’intero sito. C’è un altro dato da sottolineare: il Centro Visite del Parco Archeologico di Classe è stato realizzato
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grazie al Progetto “HERA” (Sustainable tourism management of Adriatic HERitage), finanziato dal Programma Transfrontaliero IPA Adriatico 2007-2013. Il Progetto ha come obiettivo di costruire un “prodotto integrato del turismo culturale in area adriatica”, ovvero delle eccellenze culturali presenti su entrambe le sponde dell’Adriatico, in particolare Italia, Slovenia, Croazia, Montenegro, Albania e Grecia. Il Progetto si è concentrato su due aspetti: la costruzione di grandi itinerari transfrontalieri di alto valore culturale e turistico (le cosiddette Cultural Route) e lo sviluppo di una rete di visitors center con una forte identità unitaria per tutto l’Adriatico e con un carattere interattivo e didattico grazie all’impiego delle più moderne tecnologie della comunicazione. L’edificio ha il proprio fulcro nella sala ellittica multimediale.
All’interno le multiproiezioni, a parete e pavimento, sono state concepite come un unico sistema di coinvolgimento visivo, per proporre un inquadramento storico, archeologico e geografico. L’utilizzo della multimedialità crea suggestioni che consentono di immergersi in un paesaggio naturale e antropico che non esiste più. A raccontare la storia del Porto è un immaginario mercante dell’antico porto di Classe: l’immagine del personaggio viene proiettata sui due lati del pilastro centrale; la proiezione sul pavimento aiuta a orientarsi nel paesaggio antico e moderno attraverso una rappresentazione dinamica delle trasformazioni naturali e antropiche avvenute fra il III secolo prima di Cristo e l’VIII dopo Cristo. Le proiezioni sulle pareti e a pavimento con immagini e brevi filmati/animazioni completano la presentazione.
IN ALTO, ELSA SIGNORINO, PRESIDENTE DI RAVENNANTICA. SOTTO, L’INAUGURAZIONE DEL PARCO ARCHEOLOGICO DI CLASSE CON IL MINISTRO FRANCESCHINI.
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FOTOGRAFARE
Scatti
MIGRANTI DUE PROGETTI PER RACCONTARE LA NUOVA MIGRAZIONE IN EUROPA: MARCO TIBERIO, RAVENNATE A BRUXELLES, RACCOGLIE CON LA SUA MACCHINA FOTOGRAFICA LE TESTIMONIANZE DI UNA RIVOLUZIONE CULTURALE. di Roberta Bezzi / ph Marco Tiberio
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Marco Tiberio, giovane ragazzo ravennate classe 1988, si è avvicinato alla fotografia più per caso che per passione, ma sempre all’interno di un suo percorso di ricerca incentrato sulle migrazioni, sulle storie e le persone nascoste che vivono ai margini della società. Da qualche anno Tiberio si è trasferito a Bruxelles, città in cui ha frequentato un Master in Studi Europei all’Università Cattolica di Leuven, e attualmente è impegnato su due fronti paralleli ma che sono sempre attinenti ai suoi interessi di ricerca. Da una parte infatti sta ultimando individualmente il lavoro fotografico New European Habitat, che lo ha portato diverse volte a Calais, nel Nord della Francia, su un altro fronte invece sta realizzando diversi video-documentari – insieme a un gruppo di diversi professionisti provenienti da tutta l’Europa – nell’ambito del progetto Beyond The Fortress. Marco Tiberio, quando ha pensato di diventare un fotografo documentarista? “È capitato circa un anno fa quando ancora studiavo per il master nella capitale belga. A un certo punto, mi sono reso conto che per portare avanti certi progetti, era indispensabile saper fotografare o fare riprese. Ho privilegiato inizialmente la prima strada, forse perché realizzare foto mi è parso subito il metodo più efficace per esprimermi. I primi passi sono stati da autodidatta, poi ho frequentato per qualche mese un workshop che mi ha fornito spunti utili non solo dal punto di vista tecnico, ma anche su come muovermi per proporre miei progetti.” Si è trattato, dunque, di una preparazione in tempi da record che ha dato i suoi frutti... “Sono una persona che si applica, con una naturale propensione per la ricerca. Imparare qualcosa di nuovo non mi hai mai spaventato, anzi mi procura nuovi stimoli.”
Che macchina usa per fotografare? “Nei primi tempi, utilizzavo qualsiasi cosa mi passasse per le mani. Poi mi sono comprato una Fujifilm Mirrorless X-E1, che mi consente di fare foto molto pulite che ben si sposano con il mio progetto sui migranti che ha a che fare con l’architettura.” Per vedere i luoghi e le persone da diverse prospettive, fondamentale è saper comunicare. È per questo che ha molto studiato le lingue? “Sin da ragazzino, ho sviluppato un’attitudine al riguardo. Fondamentale è stata l’esperienza fatta in quarta liceo: grazie a Intercultura, ho studiato per un anno in Tunisia dove ho imparato il francese e l’arabo. Così
“MI SONO RESO CONTO CHE PER PORTARE AVANTI CERTI PROGETTI, ERA INDISPENSABILE FOTOGRAFARE O FARE RIPRESE. HO PRIVILEGIATO INIZIALMENTE LA PRIMA STRADA, FORSE PERCHÉ REALIZZARE FOTO MI È PARSO SUBITO IL METODO PIÙ EFFICACE PER ESPRIMERMI.”
mi sono appassionato ai viaggi e alle lingue, per avvicinarmi ad altre culture. All’università è stato naturale scegliere la facoltà di Lingue. Negli anni passati a Ca’ Foscari a Venezia ho scelto il turco, l’arabo e l’armeno. Se si considera che me la cavo bene anche in inglese e spagnolo, sono in grado di parlare sette lingue.” Qual era ed è il suo sogno nel cassetto? “Fare ricerca. Durante l’università a Venezia ho fatto uno stage in una rivista che si occupa di multiculturalità e multireligiosità, temi che sono stati anche al centro di un importante convegno che ho seguito. Sono riuscito a far pubblicare qualche articolo
IN APERTURA, RASHID, SUDAN, MENTRE COSTRUISCE UNA CASA NEL QUARTIERE SUDANESE DEL CAMPO MIGRANTI DI CALAIS, 11 LUGLIO 2015.
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“L’INTENTO È DI ESPLORARE IN MODO DIVERSO, TRAMITE LA FOTOGRAFIA, L’EMIGRAZIONE. MI SONO CONCENTRATO IN PARTICOLARE SULL’ARCHITETTURA DEI CAMPI PROFUGHI DI CALAIS. HO ACCUMULATO TANTO MATERIALE CHE VORREI PUBBLICARE.”
IN QUESTA PAGINA, MARCO TIBERIO DAVANTI A UN SALOON IN COSTRUZIONE NEL CAMPO MIGRANTI DI CALAIS. FOTO SCATTATA DA ALI, MIGRANTE SUDANESE DEL CAMPO, 11 LUGLIO 2015. WWW.TIBERIOMAR.CO
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su riviste accademiche, ma la strada era molto accidentata a causa della cronica carenza di fondi in Italia. Per questo ho scelto di seguire un master in Belgio, dove ho anche dei parenti, seguendo un percorso di studi interessante ma a costi contenuti.” Davvero a Bruxelles ha trovato la sua casa? “Di certo più opportunità, anche se Bruxelles è una capitale relativamente piccola in cui tutto ruota attorno alle istituzioni europee. In più, mi sono sposato con una ravennate che ha condiviso con me questa scelta. Stiamo lavorando entrambi ma non sappiamo ancora quanto potremo rimanere.” In cosa consiste Beyond The Fortress? “Insieme a un giornalista, a un cameraman e ad altre f igure professionali, da un anno, sto lavorando a un documentario per raccontare la storia dei migranti attraverso un format di interviste da 4/5 minuti. Per
quanto mi concerne, seguo tutta la parte di ricerca e le interviste soprattutto in Italia dove chiaramente mi muovo più agilmente dei miei colleghi. Ad aprile e maggio scorsi siamo partiti per Lampedusa, poi ci siamo spostati a Calais. I luoghi di confine sono in costante crescita e tante le storie da raccontare. Abbiamo riscontrato un certo interesse da parte della TV belga, ma siamo aperti a tutte le emittenti o magazine su Internet interessati ad acquistare. Fino a ora ci siamo autofinanziati, ma fra qualche mese – terminata la post produzione – avremo bisogno di fondi per poter proseguire.” Come si sviluppa invece New European Habitat? “Ho iniziato a lavorarci da solo lo scorso maggio, quando sono andato a Calais, per conto del Fabrica Research Centre di Treviso. L’intento è di esplorare in modo diverso, tramite la fotografia, l’emigrazione. Mi sono concentrato in particolare sull’archi-
tettura dei campi profughi della località francese. Ho accumulato tanto materiale che vorrei pubblicare e proporre presto a un festival di fotografia.” C’è una storia in particolare che l’ha colpita? “Nei campi profughi ci sono in realtà tante storie interessanti che però tendono ad assomigliarsi tutte. Certo, non dimenticherò mai quella di un ragazzo eritreo di religione cristiano-ortodossa che è stato costretto a fuggire dal suo Paese per la guerra. Era perseguitato, e dopo ben quattro anni di prigionia in Libia, a 22 anni è riuscito ad arrivare in Francia. Un trascorso dunque molto difficile e traumatizzante. A Calais si occupava della chiesa del campo. Provava in tutti i modi ad andare in Inghilterra. Ora non sono più in contatto con lui, ma so che ce l’ha fatta.” Quali differenze ha osservato fra i campi profughi a Calais e a Lampedusa? “Lampedusa è un’isola molto
particolare, nel cuore del Mediterraneo, piena di contraddizioni ed estremizzata in tutto. Da una parte ci sono i turisti, dall’altra i migranti. Due realtà che non si sfiorano mai, perché – grazie a un’ottima organizzazione da parte delle forze dell’ordine – i profughi, una volta arrivati in porto, sono subito trasportati in autobus in un centro ben nascosto in mezzo alle montagne. Gli stessi abitanti non sanno e non vedono nulla, le notizie le apprendono direttamente dalla TV. A Calais, al contrario, i migranti girano tranquillamente per strada e si mescolano alla gente del posto. Gli arrivi sono giornalieri e si ripete spesso che ogni cento che arrivano, cinquanta partono. Sono in prevalenza eritrei, pakistani, siriani e libanesi con il sogno di andare oltre Manica. Di recente è stato costruito un nuovo campo e la situazione è più controllata, grazie al lavoro quotidiano di tanti volontari.”
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TAVAR 65 ANNI DI SUCCESSI
TAVAR È UN’IMPRESA ARTIGIANALE CHE PENSA E LAVORA IN GRANDE, DAL TEATRO ALLA SCALA AL CREMLINO, SENZA DIMENTICARE LE PROPRIE ORIGINI.
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La filosofia base di questa azienda è racchiusa tra due frasi. La prima, di Aristotele, la si legge sul loro sito web. La seconda, di Steve Jobs, sulla loro pagina Facebook. Perché Tavar festeggia quest’anno i 65 anni di attività ma rimane sempre al passo coi tempi. Partendo da un punto fisso: la passione per il proprio lavoro. La prima frase dice: “Il piacere del lavoro aggiunge perfezione al compito che svolgiamo”. La seconda recita: “L’unico modo di fare un ottimo lavoro è quello di amare quello che fai”. Tavar da oltre 60 anni produce e commercializza pavimenti in legno, realizzando innovativi prodotti di qualità e prestigio. L’esperienza, l’abilità artigianale e la professionalità sono i punti di forza di questa azienda in grado di soddisfare le esigenze del mercato italiano e internazionale.
Tavar, con 14 linee di prodotto, ed una capillare rete distributiva molto efficace, ha sede a Ravenna, nei pressi del portocanale Candiano. Qui dispone di un’area produttiva che si estende su 100.000 mq, di cui 22.000 coperti, dove si trovano, oltre alla sede direzionale e al nuovissimo show-room, lo stabilimento e i magazzini. La storia inizia nel piccolo capoluogo romagnolo, nel dopoguerra, e racconta dei soci Luigi Taroni e Romano Ravaglia che l’8 novembre 1950 fondano una piccola società di commercializzazione del legname che effettua anche lavori di falegnameria. Dopo essere passata per il mercato degli avvolgibili, negli anni ’80 – prima con la vendita e poi anche con la produzione – Tavar comincia ad occuparsi in maniera stabile di pavimentazione in legno.
SOPRA, DANIELE BALDINI, PRESIDENTE DI TAVAR. A DESTRA IMMAGINI DELLO STABILIMENTO PRODUTTIVO E UNA ABITAZIONE PRIVATA.
ADVERTORIAL
QUEST’ANNO È STATO APERTO UN GRANDE SHOW ROOM TAVAR A ROMA E NON SI ESCLUDE LA PROSSIMA APERTURA IN ALTRI GRANDI CITTÀ, COME MILANO.
Un’attività che porta l’azienda a diventare oggi un leader del parquet, con prestigiose commesse in tutto il mondo. Il segreto del successo è questa combinazione riuscitissima tra la cura, l’attenzione al prodotto di un piccolo laboratorio artigianale, la solidità di una azienda di famiglia e l’impostazione dell’industria di grande livello. “Un mix fatto bene” spiega il presidente Daniele Baldini, in Tavar dal 1976. Entri nel suo ufficio è già capisci dagli oggetti che è un uomo che si circonda di passioni. Ovviamente l’amore per il legno, che nasce “perché in tutti questi anni si è sempre più approfondita la conoscenza e la comprensione di questa materia fantastica che la natura ci dà regolarmente, una vera forma rinnovabile”. E su questo punto Baldini ci tiene a fare una premessa che ritiene indispensabile, contro la limitante mentalità di chi pensa ai lavoratori del legno come ad “abbattitori di foreste e sterminatori di aree boschive mondiali”: la foresta è un bene rinnovabile ed inesauribile, se ben gestita, “se tutti gli anni pianti un albero, al momento giusto puoi abbatterlo perché l’anno successivo ci sarà una ricrescita, un altro
ciclo, la foresta può rinascere”. E grazie alla Certificazione FSC Forest Steward Council Tavar certifica la provenienza dei suoi legni da foreste gestite in maniera responsabile, in pieno rispetto delle esigenze sociali, economiche e ambientali delle generazioni attuali e future. Fra le commesse più importanti spiccano i lavori al celebre Museo di Capodimonte a Napoli, la Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea di Roma, alcune aree del complesso monumentale del Cremlino a Mosca. Baldini va particolarmente fiero ed orgoglioso di alcuni progetti, su tutti la ristruttura-
zione del Teatro alla Scala di Milano nel 2005, vera pietra miliare nella storia dell’azienda (“un lavoro che ci dà ancora eco positivo in tutto il mondo”), la sala sbarchi dell’aeroporto di Venezia, la Cittadella della Moda a Milano (“18.000 metri di pavimenti per esterni, uno dei più grossi lavori in Italia nell’ultimo decennio”), il recente e bellissimo asilo pubblico di Guastalla (Reggio Emilia) – a sostituzione dei nidi comunali danneggiati dal terremoto del 2012 – e, piccola soddisfazione personale, la casa privata di Jean Todt a Parigi.
Ravenna - Via Medulino 12 - Tel. 0544.422727 - www.tavar.it ININ MAGAZINE MAGAZINE29 2
ORGANIZZARE
Essere
ALTERNATIVI CHRISTOPHER EMANUELE ANGIOLINI RACCONTA IL PERCORSO UMANO E ARTISTICO CHE LO HA PORTATO AD ESSERE PROTAGONISTA E PROMOTORE DELLA MUSICA INDIE A RAVENNA.
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di Erika Baldini / ph Francesca Sara Cauli
I seguaci dell’Indie-Rock internazionale, gli amanti della buona musica, i cultori del buon tempo in compagnia, i curiosi, i tiratardi e i nottambuli più incalliti, gli ascoltatori più sofisticati e gli appassionati di ricerca sonora, gli assidui dei live club, i frequentatori della spiaggia come luogo di aggregazione musicale e ricerca culturale lo conoscono bene: Christopher Emanuele Angiolini, classe 1972, è indissolubilmente legato alla scena musicale del territorio. Partendo nel 2003 con la fondazione di Bronson Produzioni, passando dalla gestione del bagno Hana-bi a Marina di Ravenna, all’apertura a Madonna dell’Albero del Bronson Live Club, sino alla nascita del Fargo Cafè in centro città, e collaborando con diverse realtà come Ravenna Teatro/Nobodaddy, Estragon Lab, Strade Blu, Socìetas Raffaello Sanzio/Màntica e Ravenna Festival, Christopher ha fatto di un piccolo angolo di Romagna un vero e proprio punto di riferimento per le avanguardie musicali mondiali. Partiamo dalla musica, da dove tutto inizia, sei praticamente cresciuto a pane e rock ’n’ roll, sei musicista,
sei stato DJ e discografico, direttore artistico di locali rock come Vidia e RockPlanet: come è nata in te questa passione? “Tutto è partito con i fumetti. Mio padre aveva una collezione molto alternativa per quei tempi, i primi anni ’70. A parte i Bonelli, c’erano edizioni piuttosto rare dell’Uomo Mascherato, Mandrake, Kriminal, tutto Pratt e un’ampia gamma di pulp western minori. Poi sono arrivate le mie collezioni di supereroi Marvel e DC, per passare poi dai grandi autori come Frank Miller, Alan Moore e tutta quella generazione che ha definitivamente stravolto l’immaginario collettivo. Dal punto di vista cinematografico il primo grande amore sono stati gli spaghetti western e poi John Carpenter e successivamente Tarantino. In un certo senso la colonna sonora di tutte queste immagini è arrivata dopo. Come per tanti la miccia si è innescata con i Ramones, era il 1985 e da lì è iniziato un viaggio che non credo si concluderà mai attraverso tutti i possibili generi alternativi.” Come sei arrivato all’idea di Bronson Produzioni che ha reso Ravenna una tappa fon-
CHRISTOPHER ANGIOLINI DURANTE LA MANIFESTAZIONE MUSICALE BEACH BREW FESTIVAL.
“LA MIA È UNA STORIA DI PROVINCIA COME CE NE SONO TANTE. MI È SEMPRE SEMBRATO NATURALE FARE LE COSE QUI. ALLO STESSO TEMPO IL MIO ORIZZONTE È STATO QUELLO DI POSIZIONARE QUESTA PROVINCIA SULLA MAPPA INTERNAZIONALE.”
damentale per il circuito musicale indie internazionale? “Sicuramente ad un certo punto della mia vita ho capito chiaramente che la musica, assieme a tutto l’immaginario che la circondava, era ciò che più mi interessava e che essa, associata alle capacità di organizzare e di mettere in pratica una visione, emergeva su tutte le altre. La mia è una storia di provincia come ce ne sono tante. Mi è sempre sembrato naturale fare le cose qui, non è nemmeno stata una vera e propria scelta. Allo stesso tempo il mio orizzonte è stato quello di posizionare questa provincia sulla mappa internazionale.”
Oltre al successo di pubblico, i tuoi locali hanno avuto vari riconoscimenti, dalle recensioni del prestigioso Guardian, a quello su MTV Twiggy o Gambero Rosso. Qual è stato il momento in cui ti sei reso conto di avere realizzato un sogno? “Quella visione di missione compiuta da dietro le quinte effettivamente qualche volta c’è stata. All’Hana-bi quella sensazione l’ho provata durante i bis del concerto dei dEUS e poi dei Neutral Milk Hotel e un po’ durante tutta questa edizione di Beaches Brew. Però ho ben chiaro che si tratta sempre di tappe di un percorso.” Per Bronson, Hana-bi, Fargo si può parlare davvero di una comunità. Quali sono i personaggi o le performance che ricordi con piacere? “Ci sono tanti personaggi legati a questi ormai dodici anni di storia. Sicuramente potrei nominare Stephen O’Malley Jeremy Barnes, Miles Cooper Seaton, David Eugene Edwards o Micah P. Hinson, persone con cui si cerca non solo lo show fine a se stesso, ma anche una progettualità condita con una certa dose di follia per spostare stimoli e progetti un passo oltre la normalità.” Sei stato membro del comitato artistico-organizzativo di Ravenna 2019 e hai avuto l’incarico come esperto. Com’è oggi la situazione culturale a Ravenna? “Quella di Ravenna 2019 è stata un’utopia che abbiamo affrontato con grande serietà e convinzione, un percorso che sicuramente ha attivato e alimentato tantissime progettualità a Ravenna e in Romagna. Oggi la situazione in città è in una fase di transizione, stiamo vivendo un cambio generazionale. Bisogna supportare questa trasformazione e incentivare lo sviluppo di nuove energie.” IN MAGAZINE
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Il genio del
PODIO
DA RAVENNA A CHICAGO: RICCARDO MUTI BENEDICE LA SUA PRIMA MASTER CLASS IN DIREZIONE D’ORCHESTRA E VOLA NEGLI USA A DIMOSTRAZIONE CHE LA MUSICA MANTIENE GIOVANI.
di Anna De Lutiis / ph Silvia Lelli
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Un carnet già completo e le prime mete raggiunte subito dopo la conclusione di Ravenna Festival e, con esso, dell’Italian Opera Academy da lui voluta: Riccardo Muti mette fila risultati e progetti. La prima Master Class per direttori d’orchestra e maestri collaboratori, una novità per l’Italia, ha visto una grande partecipazione, ma delle trecento richieste da tutto il mondo, dopo attentissima selezione, solo in otto sono stati ammessi a seguire le lezioni per dieci giorni, mattina e pomeriggio. Davanti al palcoscenico del Teatro Alighieri, jeans bianchi e camicia blu, seduto su un alto sgabello, il maestro Muti inizia a dialogare con i quattro allievi-direttori prescelti – Ovodok Vladimir bielorusso, Milletarì Vincenzo tarantino, Yang Su-Han di Taiwan e Erina Yashima tedesca –, a cui si aggiungono quattro maestri collaboratori: tutti e otto hanno seguito il maestro passo dopo passo nella preparazione del Falstaff di Giuseppe Verdi. In più occasioni Muti ha spiegato perché,
pur avendo superato i settant’anni, abbia desiderato impegnarsi in questo nuovo progetto: “Ho aperto questa accademia per trasferire ai giovani un metodo, gli strumenti della mia esperienza con il mio maestro Antonino Votto, primo assistente di Toscanini, il quale a sua volta aveva suonato con Verdi, dunque è una linea che continua: come concertare, costruire una regia musicale e dare un senso al gesto del direttore”. Muti interveniva continuamente dando suggerimenti sulla gestualità e sull’interpretazione dell’opera di Verdi, il Falstaff, forse la più difficile e complessa dell’autore: “In Verdi ogni cosa è precisa, l’importante è dare un senso alle frasi, non aspettare i registi che distruggano tutto. In Verdi la regia è già nella musica”. Sul palco l’orchestra Cherubini, fondata nel 2004 da Muti, con musicisti giovanissimi, come giovanissima è la platea, cosmopolita, di studenti del Conservatorio e di curiosi richiamati dall’occasione di vedere come si costruisce un’opera con il numero uno dei direttori. IN MAGAZINE
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“HO APERTO QUESTA ACCADEMIA PER TRASFERIRE AI GIOVANI UN METODO, GLI STRUMENTI DELLA MIA ESPERIENZA CON IL MIO MAESTRO ANTONINO VOTTO, PRIMO ASSISTENTE DI TOSCANINI, CHE A SUA VOLTA AVEVA SUONATO CON VERDI.”
Conclusa con una serata di successo la nuova esperienza Muti riprende il volo verso altre mete che l’attendono da un continente all’altro. Bisogna davvero credere che la musica è energia pura che rende il maestro instancabile. Proprio al termine dell’impresa ravennate si sono verificate due novità: un favoloso prolungamento del contratto con la Chicago Symphony Orchestra di cui è direttore musicale dal 2010: rimarrà a Chicago fino al 2020. Durante la conferenza stampa, scherzando, ha sottolineato che per quella data “non avrò nemmeno ottant’anni”. E rimarrà a Chicago dove c’è una delle migliori orchestre del mondo e tutti se lo coccolano come un Rodolfo Valentino. L’altra novità lascia un po’ perplessi, conoscendo i precedenti: Muti potrebbe tornare alla Scala. Infatti, durante le 34
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giornate di Academy, il sovrintendente della Scala, Alexander Pereira, ha assistito alle prove di Muti e dei suoi allievi per una intera giornata. Sulla possibilità di un suo ritorno alla Scala Muti è rimasto evasivo, rispondendo con frasi laconiche e con un sorriso: “Avete visto anche voi che Pereira è venuto a sentirmi, chissà...”. Muti ha sempre confermato di sentirsi italiano, di non rinunciare mai alla residenza nel suo Paese, quel Paese di cui difende la musica e la cultura e di cui si dichiara orgoglioso, perché tutto quanto ha imparato lo deve a maestri italiani e mal sopporta veder bistrattate le opere dei nostri grandi autori. Un motivo, questo, per aver voluto Academy, perché i nostri Verdi, Bellini, Puccini non abbiano superficiali interpretazioni ma siano eseguite sempre con il loro giusto e grande valore.
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RICORDARE
Un cuore
CHE CAMBIA LA RIQUALIFICAZIONE DI PIAZZA KENNEDY È SOLO L’ULTIMA DI UNA LUNGA SERIE DI CAMBIAMENTI AVVENUTI NEI SECOLI, DALLA ROMA ANTICA AL NOVECENTO. di Andrea Casadio / ph Massimo Fiorentini
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Quando, la primavera scorsa, i primi colpi di piccone sull’asfalto di Piazza Kennedy hanno fatto affiorare alcune ossa umane, ben pochi fra coloro che conoscono almeno a grandi linee la vicenda urbanistica di Ravenna sono rimasti stupiti. La vasta area della piazza, infatti, si apre su un sito nel quale si è stratificata la storia della città fin quasi dalle sue origini. Nello specifico, la presenza delle ossa va ragionevolmente connessa a quella della chiesa di S. Agnese, che sorgeva all’incirca nell’angolo fra Palazzo Rasponi dalle Teste e quello del Mutilato. La vera sorpresa, però, sarebbe se questo restasse l’unico ritrovamento e se i lavori di ristrutturazione si concludessero senza altre sorprese. Al di là dei grandi monumenti oggi patrimonio dell’umanità, giunti fino a noi come conchiglie che il mare lascia sulla spiaggia dopo la risacca, le nostre conoscenze sul contesto in cui sorsero, e cioè sulla vera forma della Ravenna antica e alto medievale, sono molto scarse, e sono fondate in gran parte su fonti scritte, spesso assai tarde, e molto poco su precisi riscontri archeologici. Tuttavia, un dato sembra quantomeno acquisito: la zona di Piazza Kennedy era il cuore della città romana, la quale comprendeva la parte Sud-occidentale del centro storico attuale estendendosi da Port’Aurea fino all’incirca all’area del mercato coperto. E il cuore, in una città romana, significava il foro, ossia la piazza di rappresentanza e il centro della vita sociale della comunità. Nell’area della piazza, dunque, possiamo all’incirca immaginare anche nel lontano passato un altro spazio monumentale, forse ancor più esteso, circondato dai principali edifici pubblici civili e religiosi della città. Uno di questi, secondo le fonti storiche, era ad esempio il tempio di Ercole, edificato, a quanto sembra, dall’imperatore Claudio attorno al 50 dopo Cristo. Una presenza tanto più significativa perché fu all’origine della denominazione che a lungo ebbe questa parte della città, ossia la
cosiddetta regione Ercolana, ripresa anche dalla toponomastica più recente nell’omonima strada aperta nel secolo scorso. Non è chiaro se il tempio sia da riconoscersi nella basilica di Ercole citata dai documenti alcuni secoli dopo, durante l’età di Teodorico. Senza dubbio, nelle sue immediate vicinanze sorgeva uno dei monumenti più caratteristici della Ravenna romana, e cioè il cosiddetto Regisole, o Concaincollo. Si trattava della statua di un personaggio nerboruto e inginocchiato (secondo la tradizione appunto Ercole, ma più probabilmente Atlante) posto sulla cima di una colonna, che sorreggeva sulla spalla una meridiana a forma di grande
CHE IL FORO SI APRISSE NELLA ZONA DI PIAZZA KENNEDY È PROVATO ANCHE DALLA TOPONOMASTICA, CIOÈ DAL NOME DELL’ANTICA CHIESA, OGGI SCOMPARSA, DI S. MARIA IN FORIS, CHE SORGEVA A POCA DISTANZA DA QUI, NELL’ATTUALE VIA PASOLINI.
emisfero concavo (da cui appunto le denominazioni popolari). Sempre nei pressi, nel V secolo, venne collocato anche il Milliarium Aureum, ossia la pietra miliare che indicava il punto d’inizio di tutte le strade dell’impero. Una presenza che accomunava Ravenna alle poche altre città capitali del mondo antico, anche se non sappiamo quale fosse la sua forma: forse una semplice colonna decorata, come a Roma, o un monumento più articolato, come a Costantinopoli. In ogni caso, il manufatto sopravvisse per almeno cinque secoli, dato che l’ultima attestazione della sua presenza risale a poco prima dell’anno Mille. A quella data, comunque, il contesto che circondava il Miliario e il Regisole era senza dubbio molto IN MAGAZINE
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CON LA RISTRUTTURAZIONE IN ATTO, SI APRE UNA NUOVA FASE DELLA STORIA DELLA PIAZZA: NELLA SPERANZA CHE I LAVORI IN CORSO SIANO ANCHE L’OCCASIONE PER FAR EMERGERE TANTE NUOVE SORPRESE DALLO SCRIGNO DEI SECOLI.
SOPRA, I LAVORI IN CORSO ATTUALMENTE IN PIAZZA KENNEDY. IN APERTURA, UN’IMMAGINE D’EPOCA DELLA PIAZZA ADIBITA A CAMPO DI GIOCO.
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diverso da quello in cui i due monumenti erano stati eretti diversi secoli prima. Fra la tarda antichità e il primo Medioevo, seguendo il progressivo spostamento del baricentro cittadino verso Est e la conseguente decadenza dei quartieri residenziali romani, anche il foro antico gradualmente scomparve. Mentre la piazza principale della città diventava quella dell’Arcivescovado (e, in seguito, l’attuale Piazza del Popolo), i vecchi edifici romani deperivano o erano utilizzati come cava di materiali edili, e tutta l’area veniva occupata a poco a poco da nuove costruzioni, diventando parte del tessuto urbano medievale. Nel V secolo, come abbiamo visto, vi fu edificata la nuova ba-
silica cristiana di S. Agnese, forse proprio sul sito del vecchio tempio di Ercole. Alla fine, anche del Miliario si persero le tracce, mentre il Regisole seguì il destino dei tanti monumenti erratici della Ravenna antica. Trasferito nel ’400 in Piazza del Popolo, davanti alla torre dell’orologio, andò in frantumi nel secolo seguente in seguito a un terremoto. A quell’epoca, l’area della Piazza Kennedy attuale non era ormai altro che un isolato delimitato da quattro strade dal tracciato sostanzialmente ortogonale. A dare il tono a tutta la zona era adesso la presenza del più importante casato cittadino, quello dei Rasponi, che scelse proprio questo quartiere per costruire la maggior parte delle proprie residenze. La più antica è quella oggi conosciuta come Palazzo Rasponi-Murat, all’angolo del lato orientale con via Guerrini, risalente almeno al ’400 ma con ampliamenti successivi. Fra la fine del ’600 e l’inizio del ’700 anche un altro ramo della famiglia scelse questa zona (la strada di S. Agnese, attuale lato Ovest della piazza) per erigervi la propria imponente residenza; e appunto la presenza delle teste marmoree di leoni e di mori sulla facciata conferì ai
proprietari la denominazione di Rasponi dalle Teste. Era questa la situazione quando, negli anni Trenta, l’amministrazione fascista scelse quest’area per effettuarvi uno dei tipici interventi dell’urbanistica di quell’epoca, cioè lo sventramento del tessuto preesistente con l’apertura di un nuovo spazio, e la sua monumentalizzazione con la costruzione di nuovi edifici. Nella fattispecie, lo spazio era destinato ad accogliere il mercato cittadino, e la nuova costruzione fu quella del palazzo del Mutilato, edificato sul lato settentrionale sacrificando, fra l’altro, un altro luogo decisamente significativo per la storia della città e del regime stesso, e cioè il modesto edificio (vicino all’angolo di Via IX Febbraio) dove nel 1921 aveva avuto sede la prima sezione del Fascio locale. Nei decenni seguenti la piazza (dedicata a Kennedy nel 1964 sull’onda dell’emozione per l’attentato di Dallas) diventò il luogo delle principali manifestazione di massa del centro storico, non solo il mercato settimanale ma anche, ad esempio, i comizi politici. Un ruolo gradualmente perso a partire dagli anni ’80, quando la sua identità è divenuta soprattutto quella funzionale di grande parcheggio.
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PER AMARE L’ASSOCIAZIONE DELFINI BIZANTINI, APPENA FONDATA DA QUATTRO GIOVANI RICERCATORI, MONITORA I MAMMIFERI MARINI DEL NORD ADRIATICO PER CONOSCERE MEGLIO (E PROTEGGERE) L’ECOSISTEMA.
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L’alba, sull’Adriatico, ha colori straordinari. Lo sanno i pescatori che, quando il sole si alza dalla linea dell’orizzonte, rientrano a Goro come a Cattolica, a Volano e a Cervia, a Cesenatico e, anche se in numero ormai esiguo, a Ravenna. E hanno iniziato ad apprezzarlo anche Nicola Aurier, Rebecca Andreini, Michela Spreafico e Carlo Pezzi. Due biologi e due futuri veterinari, tutti ricercatori, e che nel maggio scorso, hanno fondato l’associazione Delfini bizantini, per studiare le popolazioni di mammiferi marini del Nord Adriatico italiano e insieme a loro, analizzare lo stato di integrità di un ecosistema estremamente antropizzato. A lanciare l’idea è stata Rebecca, che ha coinvolto gli altri in questa avventura grazie alla propria passione e competenza: “Abbiamo riscontrato una mancanza di report e pubblicazioni scientifiche riguardanti lo stato di questi animali e abbiamo quindi deciso di unire le nostre capacità per fare la nostra parte e studiare e proteggere questo mare.” L’impegno è ad ampio spettro: l’associazione organizza infatti eventi divulgativi, di educazione ambientale rivolta sia ad
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di Nevio Galeati
adulti che bambini, e momenti ricreativi e dimostrativi sulle proprie attività, aperti ai soci. E si va dalle lezioni interattive per i bambini alle escursioni guidate. “La ricerca in mare è la parte che ci rispecchia di più. Alzarsi la mattina presto, allontanarsi verso il largo mentre sorge il sole e dedicare ore alla ricerca e alla raccolta dati su questi splendidi animali è impagabile. Seguiamo precisi protocolli di ricerca, che abbiamo stilato grazie alle nostre esperienze e che sono stati poi sottoposti a giudizio di conformità e approvati da alcuni grandi nomi del panorama cetologico italiano. Il primo obiettivo che ci siamo dati è effettuare un censimento della popolazione di mammiferi marini, principalmente tursiopi (Tursiops truncatus) presenti nell’area che va dalla costa alle dodici miglia; e da Porto Garibaldi a Cesenatico”. Il censimento avviene tramite un metodo abbastanza comune in cetologia: la foto-identificazione. “Per i tursiopi, come per altri mammiferi marini, la pinna dorsale con le sue caratteristiche morfometriche è come un’impronta digitale che un software ci aiuta a riconoscere attraverso match dei
fotogrammi scattati progressivamente. Possiamo quindi stabilire se un individuo è un habitué della zona in base a quante volte lo vediamo durante una stagione e quelle successive. Questo lavoro avviene soprattutto sui tursiopi, poiché formano gruppi che si ritrovano in prossimità delle coste ricche di nutrimento come le aree prossime a foci o estuari dei fiumi”. In realtà nello studio non sono presi in considerazione solo i mammiferi marini: nelle schede di avvistamento è contemplata la segnalazione di altre specie di rilievo per l’ecosistema come gli squali, i tonni, le tartarughe marine e i pesci luna. Il problema principale, come sempre, riguarda il reperimento dei fondi. L’attività dei Delfini Bizantini fin qui è stata autofinanziata. Per fare un esempio, è solo grazie ai mezzi forniti dai circoli velici ravennati CVR e CVPM che possono compiere le crociere di ricerca. “Siamo sempre in cerca di un aiuto concreto che ci dia la possibilità di portare avanti questo progetto e aiutare l’Adriatico. Questo perché solo quello che conosci puoi amare, solo ciò che ami puoi davvero proteggere.”
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VIA VOLTA UNA GRANDE FAMIGLIA DI COMMERCIANTI
SOTTO I PORTICI DI VIA VOLTA, A RAVENNA, C’È UN BEL VIAVAI DI PERSONE. QUI SI RESPIRA UN’ARIA FAMILIARE CHE INDUBBIAMENTE HA CONTRIBUITO A FAR SVILUPPARE IL QUARTIERE.
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Una via, un’identità, un team: Via Volta è tutto questo e anche di più. Un gruppo di commercianti complementari che, affacciati con i loro negozi su questa strada, uniscono professionalità e innovazione in un contesto armonico mirato al benessere del cliente e a dare vita a momenti di piacere con naturalezza ed esperienza. Dalle scarpe al vestiario, dal benessere dei capelli a una pausa ristoratrice, fino alle forniture per la casa, Via Volta è un luogo dove costo e qualità godono di un equilibrio piacevole che permette a tutti di usufruirne. E, cosa non secondaria, è una strada dotata di comodo parcheggio e caratterizzata da una accessibilità molto agevole. Con le sue sette vetrine i tre ingressi, di cui due su via Volta e uno su viale Galilei, Le Scarpe di Cipria si fa notare per eleganza e design. Lo scorso 20 settembre il negozio di
scarpe e accessori da donna ha festeggiato il primo compleanno della nuova sede. Dopo circa vent’anni in cui il negozio è stato in via Canale Molinetto, avendo attentamente valutato i vantaggi della zona, fra cui la comodità del parcheggio, è maturata nella titolare Simona la decisione di un unico grande negozio di circa 100 metri quadrati nella nuova zona residenziale di via Volta. “Il nostro punto di forza – afferma la titolare – è l’ampia scelta di prodotti e di prezzo. Da anni, ci serviamo soprattutto da aziende storiche italiane che garantiscono qualità e artigianalità. Per le donne le scarpe, così come accessori quali borse, sciarpe, guanti, sono irrinunciabili, e c’è sempre la ricerca della novità. In questo momento la tendenza è la pump, ma ci sono anche tante altre proposte che consentono a ciascuna di trovare il proprio stile.”
Aperto ben quindici anni fa, il negozio di parrucchieri Rua Nova – che letteralmente significa “strada nuova” – è stato tra i primi ad aprire i battenti in via Volta. L’attività è frutto dell’estro, della simpatia e dell’energia di Pio e Nicola, a cui poi si sono aggiunte Grazia e Lucia: Pio si occupa della parte tecnica, Nicola di quella stilistica, mentre Grazia e Lucia curano anche le acconciature e il trucco. Come racconta anche il nome del negozio, novità e dinamismo sono caratteristiche di un salone che è aperto ai nuovi clienti e che si riconosce per il clima accogliente: proprio per questo dopo il primo incontro si ritorna sempre da Rua Nova, avendo apprezzato l’ottima professionalità e il calore umano del servizio. La specialità di Rua Nova è il colore, applicato con velocità e precisione, dopo un’attenta diagnosi tecnica e stilisti-
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VIA VOLTA RAPPRESENTA UN NATURALE LUOGO DI AGGREGAZIONE E DI OPPORTUNITÀ COMMERCIALI, DOVE FARE SHOPPING E RILASSARSI AVENDO CURA DELLA PROPRIA IMMAGINE.
ca della persona. Così come l’utilizzo di prodotti esclusivamente naturali per i vari trattamenti, dall’olio di jojoba all’olio di mandorla o di argan, e fino all’henné. “Non seguiamo le mode effimere – afferma Pio –. Come amiamo ripetere, la vera tendenza è ciò che realmente accontenta la persona. Il taglio più riuscito è quello comodo, con
cui ci si sente a proprio agio” Joie de Vivre, che in francese vuol dire “gioia di vivere”, ben esprime lo spirito con cui Maria Sandra Bratta ha aperto il suo nuovo bar in via Volta. Pur essendo l’ultima arrivata, avendo inaugurato il 27 dicembre 2014, Maria Sandra si è già ben inserita fra gli altri commercianti e il suo bar è diventato un piacevole punto
di ritrovo. “Ero alla ricerca di un locale più grande di quello in cui lavoravo – racconta Maria Sandra – e il destino mi ha portato qui. Mi sono subito trovata bene e ora cerco di sviluppare le mie idee innovative, fra cui quella di portare la natura dentro il bar. Presto molta attenzione alle materie prime e quindi offro alla mia clientela solo prodotti di pasticceria realizzati con ingredienti naturali, brioche e cibi per il pranzo senza glutine. Molto gettonate sono, per esempio, le spremute e i succhi ottenuti da estrattori a freddo di frutto, così come le bibite biologiche”. Il bar è in stile moderno e luminoso, con un piglio energico e accogliente che avvolge i clienti e che li fa sentire a loro agio, pronti ad affrontare una nuova giornata dopo una gustosa colazione o a concedersi una pausa di piacevole relax.
NELLA PAGINA A FIANCO, DALL’ALTO, SIMONA DI LE SCARPE DI CIPRIA. IN QUESTA PAGINA, DALL’ALTO, LO STAFF DEL SALONE RUA NOVA E MARIA SANDRA NEL BAR JOIE DE VIVRE.
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Chiunque ami i jeans, non può non conoscere Be-Jeans che dal 2001 ha sede in via Volta. Grazie al vasto assortimento di marche, da sempre, il negozio attira clienti non solo da Ravenna ma anche dalle altre città romagnole. A scommettere nel capo che più di ogni altro ha saputo esercitare un appeal trasversale a età, sesso e stili di vita, sono stati Barbara Prati ed Elio Brusi, quest’ultimo cresciuto in una famiglia che aveva aperto oltre trent’anni fa un piccolo emporio in via Cesarea. In un primo periodo, dal 1997 al 2001, il negozio aveva sede in via Panfilia. Poi è stata individuata la nuova area commerciale di via Volta. “Ci è subito
IN ALTO, BARBARA E ELIO DI BE-JEANS; A DESTRA SARA FUSCONI NELLO SHOWROOM DI FUSCONI INFISSI.
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piaciuta la posizione strategica – affermano i titolari –. In realtà, il quartiere ci ha messo più del previsto a crescere, ma oggi siamo soddisfatti perché è ben frequentato e comodo, grazie all’ampia disponibilità di parcheggi. Dal punto di vista dell’assortimento dei prodotti, cerchiamo di essere abbastanza commerciali, con prezzi non necessariamente alti ma con la qualità dei marchi. Da noi si vestono tutti, dal ragazzino di 12 anni, all’adulto di 70 anni, sia uomini che donne. Il valore aggiunto è poi l’assistenza e professionalità che siamo in grado di garantire”. La ditta Fusconi Infissi è presente ed apprezzata sul territorio ravennate da oltre
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DALLE SCARPE AL VESTIARIO, DAL BENESSERE DEI CAPELLI A UNA PAUSA RISTORATRICE, FINO ALLE FORNITURE PER LA CASA, VIA VOLTA È UN LUOGO DOVE COSTO E QUALITÀ GODONO DI UN EQUILIBRIO PIACEVOLE CHE PERMETTE A TUTTI DI USUFRUIRNE.
SOPRA, MILKO GRANDI, TITOLARE DEL BAR MOKACAFE, DAVANTI AL BANCONE DEL LOCALE.
trent’anni, il titolare Alfredo Fusconi ha alle spalle l’esperienza che solo una lunga generazione di falegnami (risalente al 1930 a Ronta di Cesena) può tramandare, assieme alla passione e all’impegno costante per essere sempre al top nel settore. Lo show-room in Via Volta è arrivato nel 2002 per meglio rivolgersi ad una clientela di privati desiderosa di rinnovare la propria abitazione o che ne sta costruendo una nuova, offrendo loro un’ampia gamma di opzioni, dalla soluzione più accessibile economicamente a prodotti realizzati su misura e di design. Presso Fusconi Infissi è possibile trovare infissi in pvc, legno e alluminio, serramenti esterni quali tapparelle, scuroni e persiane, grate, basculanti e sezionali, zanzariere e una vasta scelta di porte per interno e portoncini blindati. La posa in opera è realizzata con la massima cura dei dettagli e realizzata da personale qualificato. I prodotti di Fusconi Infissi sono certificati e godono fino a fine anno degli incentivi per le detrazioni fiscali del 65% (risparmio energetico) o del 50% (ristrutturazione edilizia), ove previsto.
È il titolare Milko Grandi a presentare un’altra opportunità per una pausa nello shopping in Via Volta: MokaCafe, un locale ampio e dai colori caldi che è gestito da Milko insieme alla mamma Loretta. Come raccontano, entrambi provengono da un lunga esperienza nel campo della ristorazione riuscendo così a soddisfare ogni tipo di esigenza e ad offrire al cliente un servizio sempre al top. MokaCafe propone dalle colazioni a un aperitivo in compagnia e il locale è adatto anche a ospitare feste di compleanno, eventi e può essere riservato per aperitivi a buffet anche con la presenza di un djset. Milko sottolinea l’attenzione a una proposta diversificata in base ai gusti della clientela: “Abbiamo sempre una scelta di prodotti senza glutine e di centrifugati di frutta e verdura. A pranzo poi offriamo anche un servizio di piccola ristorazione al tavolo, accanto a panini caldi per chi necessita invece di un pausa veloce. Per conoscere il nostro locale invito tutti a venirci a trovare nella serata di sabato 14 novembre a partire dalle 19 per l’apericena in musica con dj Spranga!” ININ MAGAZINE MAGAZINE45 4
DIPINGERE
Romagna
AFRICANA AMISSÃO LIMA, ORIGINARIO DELLA GUINEA-BISSAU, DA QUASI TRENT’ANNI DIPINGE LA CAMPAGNA ROMAGNOLA, SENZA DIMENTICARE LA SUA AFRICA.
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“Chi con i colori della pittura, con la parola della poesia, con le note della musica, con i movimenti della danza, crea forme di espressione estetica riuscendo a trasmettere emozioni, sensazioni, sentimenti agli uomini, è colui che rompe con le tradizionali barriere razziali, religiose e culturali tra i popoli e riesce a donare attraverso l’arte un linguaggio di universale condivisione”. Così si presenta Amissão Lima, con una dichiarazione di poetica che esplicita la sua concezione dell’essere artista in un mondo che sta vivendo profondi sconvolgimenti. Gli spostamenti di masse umane, che per motivi diversi devono abbandonare i luoghi dove trovavano le loro radici, comportano il rischio di perdita dell’identità, del riconoscimento culturale, provocando, di conseguenza, contrasti, conflitti e profonde divisioni. Di fronte a tali mutamenti epocali solo l’arte nelle diverse espressioni può offrire un’ancora di salvezza per ritrovare un sentimento di autentica umanità. Amissão Lima nasce nel 1958 a Calequisse nella Guinea-Bissau, un tempo colonia portoghese dove si era realizzata la coesistenza, se non proprio l’integra-
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di Aldo Savini / ph Lidia Bagnara
zione, tra la cultura occidentale e le secolari tradizioni locali. Da bambino rivela doti creative manipolando l’argilla molle, raccolta all’alba nel termitaio, per realizzare giocattoli e pupazzi caricaturali che, secondo le sue intenzioni, avrebbero dovuto spaventare le donne che andavano alla fonte a raccogliere l’acqua con le tradizionali anfore sulla testa. Successivamente passa alla scultura ad intaglio in legno, noci di cocco e corna di mucche, finché il pittore portoghese Augusto Trigo gli regala dei colori ad olio e così, grazie ai suoi consigli e alle sue indicazioni, inizia a dipingere. Nel 1984, terminato il liceo a Bissau, ottiene il visto per raggiungere il fratello che frequentava l’Istituto d’arte per la
ceramica a Faenza. Ma Amissão prende un’altra strada, segue il corso di pittura di Umberto Folli all’Accademia di Belle Arti di Ravenna e nel 1989 consegue il diploma. Successivamente, intraprende un percorso creativo in cui convergono, da una parte, le memorie della terra d’origine e, dall’altra, una figurazione naturalistica con evidenti rimandi alla cultura artistica di area romagnola. Non cerca il contrasto bensì le possibili convergenze, ottenute grazie all’uso dei colori pastosi delle tempere in polvere dalle tinte lievi e sfumate, che consentono effetti tonali palpabili, vagamente impressionistici, che andranno a definire la sua cifra stilistica di riconoscimento. Lontano da
ORLANDO PIERACCINI, PRESENTANDO AMISSÃO LIMA, NOTAVA COME LE SUE IMMAGINI SI PRESENTINO COME “RIFLESSI DEL SENTIMENTO, PER LA SUA VOCAZIONE LIRICA, PER UN SUO DESIDERIO DI SCOPRIRE CIÒ CHE STA DIETRO LE PARVENZE DI SCENARI, COSE E PERSONE”.
scelte avanguardistiche, si confronta con i generi artistici della tradizione occidentale: ecco allora i paesaggi collinari con casolari solitari, le marine con vecchi capanni da pesca e relitti di imbarcazioni, le nature morte composte da oggetti che assorbono passato e presente, come una vecchia lanterna a petrolio accostata a un vaso con fiori appena raccolti, i nudi femminili dalla vaga carica erotica in interni consumati dal tempo, i ritratti e le maternità nei quali energia vitale e intimismo convivono e, infine, le scene di genere di vita domestica o popolare, come le feste e le danze africane conservate nella memoria.
AMISSÃO LIMA RITRATTO CON ALCUNE SUE OPERE.
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RECUPERARE
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D'EPOCA FABRIZIO BERGONZONI È APPASSIONATO DI OGGETTI ANTICHI, CHE COLLEZIONA E VENDE SU E-BAY IN TUTTO IL MONDO. LO INCONTRIAMO NELLA SUA BOTTEGA SOTTO IL PORTICO CHE DA VIA TOMBESI CONDUCE A VIA SANT’AGATA.
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di Anna De Lutiis / ph Lidia Bagnara
Una visita nella bottega di Fabrizio Bergonzoni è una bella esperienza. Appena oltrepassato l’uscio-vetrina la musica jazz a getto continuo crea un’atmosfera che rilassa e permette di scrutare con attenzione le pareti completamente ricoperte di alti scaffali, un banco di lavoro sul quale domina il computer, in contrasto, sembrerebbe, con tante cose antiche, ma scopriamo presto che è il suo mezzo essenziale di vendita. Cosa contengono quei voluminosi raccoglitori, allineati in ordine sugli scaffali? “Sono raccoglitori album fatti per
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conservare al meglio le fotografie d’epoca. Anche le scatole contengono foto d’epoca, selezionate, divise per argomento; successivamente vanno controllate, a volte è necessario lavarle o restaurarle, non vengono messe in vendita così come vengono trovate.” Vedo molte altre cose che mi incuriosiscono... “Colleziono, o più semplicemente raccolgo, quadri, disegni, giornali, riviste, grandi grafici pubblicitari, libri, manifesti e locandine, opuscoli e xilografie. D’epoca ovviamente.” A quale periodo risalgono? “Diciamo dagli anni cinquanta ai settanta-ottanta. Non mancano testimonianze di stile Liberty. Colleziono anche i quotidiani di vecchia data che interessano a studiosi, alle biblioteche, a studenti che devono scrivere la tesi, a coloro che devono documentare eventi avvenuti decenni fa.” Fabrizio Bergonzoni, mentre parliamo, continua a tener d’occhio il suo PC. Viene spontanea la domanda del perché tanta attenzione al suo computer. Così si apre tutto un mondo, perché oggi, spiega, questo è essenzialmente il modo di vendere: un mercato internazionale che vede la fre-
quenza di acquisti e di scambi con America, Francia, Germania, Austria, Olanda, Inghilterra, Polonia. E Italia, naturalmente. Sono soprattutto collezionisti, un hobby-lavoro che in molti prendono sul serio e comprare via Web è oggi il modo più veloce. Come nasce questa passione? “Mi viene da dire che la passione per la roba vecchia ce l’ho da quando sono nato. Provengo da una famiglia di contadini che riteneva che la roba vecchia doveva finire in famiglia e quindi i giornali vecchi andavano bruciati o buttati. A me sembrava un grande peccato e quindi cominciai a raccoglierli e nasconderli. Poi l’hobby è diventato un lavoro che mi piace e mi dà grandi soddisfazioni.” Il web ha sostituito i mercatini? “Non del tutto, ma per la maggior parte. Comunque inizialmente mi spostavo facilmente; ricordo il mio primo mercatino a Pieve di Cento, in seguito sono stato anche presidente del Mercatino dell’Antiquariato che si svolgeva a Ravenna. Poi passano gli anni, si evidenziano esigenze famigliari… ho lasciato tutto.” Tutto, però, non direi visto che possiamo trovarlo sul web!
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NELLE MIE MANI PRIMO BONETTI È LO STORICO MASSAGGIATORE DEL RAVENNA: TESTIMONE DEGLI ULTIMI 44 ANNI DI CALCIO GIALLOROSSO, GUARDA AL FUTURO DELLA SQUADRA.
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“Oltre a mia moglie Rosalia, io ho sposato il Ravenna calcio da ormai 44 anni”. Inizia con questa battuta il mio incontro con Primo Bonetti, storico massaggiatore del Ravenna, che ha legato la propria vita, oltre che alla famiglia, ai colori giallorossi. Bonetti, classe 1940, è nato a Conselice, ma da tanti anni abita a Villanova di Bagnacavallo. Al lavoro sui muscoli dei giocatori, ha unito per trentacinque anni il lavoro come tecnico radiologo all’ospedale MorgagniPierantoni di Forlì. Il primo contatto con il Ravenna arriva nel 1956 quando, come calciatore, entra nel settore giovanile. Ma la svolta arriva nel 1964 quando decide di fare il fisioterapista. Bonetti lei detiene il record delle promozioni, al momento sono dodici. Al primo anno come massaggiatore con la guida di Carlo Azzali il Ravenna conquistò la serie C. “Ricordo che fu una stagione splendida, era il mio primo anno come massaggiatore e vincemmo il campionato. Gli anni seguenti furono non facili, riuscimmo a raggiungere la salvezza al termine di campionati molto combattuti.” Poi nel 1976 arriva una squalifica e la riabilitazione giunge nel
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di Michele Virgili
1982 con la vittoria dei mondiali spagnoli dell’Italia di Enzo Bearzot. Sul finire degli anni ’80, il direttore sportivo Gianluca Pechini richiama Primo Bonetti che si prepara a vivere, come tutti i tifosi del Ravenna, anni indimenticabili. Nell’estate del 1990 Daniele Corvetta acquista il Ravenna e nel giro di tre anni la squadra vince due campionati conquistando la serie B. Tra i tanti allenatori chi è che non può dimenticare? “Un nome su tutti lo voglio fare: Dino Pagliari. È stato l’allenatore che ha riportato il Ravenna in serie B nel 2007.” Nel 2012 il Ravenna calcio è dovuto ripartire dopo il fallimento dal campionato di Promozione
con una nuova società. In tre anni l’attuale Ravenna FC è risalito in serie D, cosa si sente di dire ai tifosi? “Prima di tutto sono grato a questa dirigenza per tutto quello che ha fatto e per quello che sta facendo attualmente. Ci attende un campionato lungo e difficile, sappiamo che con la volontà e il sudore dovremo regalare il massimo delle soddisfazioni a chi ci sostiene e crede in noi. Vivendo giornalmente lo spogliatoio posso garantire il massimo impegno dei nostri giocatori. Mi auguro quindi di vedere tanta gente al Benelli.” Per il futuro quali sono i suoi programmi? “Voglio andare avanti con i colori del nostro Ravenna.”