FLAMIGNI Tariffa R.O.C.: Poste Italiane s.p.a. - Spedizione in A. P. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 1, DCB - FILIALE DI FORLÌ - Contiene i. p. - Reg. al Tribunale di Forlì il 23/11/1998 n. 27 - EURO 3,00
F O R L Ì N° 5 NOVEMBRE/DICEMBRE 2015
Cristiano
NON SOLO PER GIOCO
GIORGIO LUGARESI / L’avventura del calcio SALLY GALOTTI / Il sogno in corsia FOTOGRAFI / Nella terra di ghiaccio
IN MAGAZINE
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Show room Salaroli ForlĂŹ - via Balzella, 4/E tel. 0543.794511- e mail: forli@salaroli.it - ww.salaroli.it IN MAGAZINE
EDITORIALE
D
Dedichiamo questo numero natalizio ai giocattoli dedicando la copertina a Cristiano Flamigni che, con la sorella Cristiana, ha creato Ipertoys e oggi è dirigente di Giochi Preziosi. Proseguiamo intervistando Giorgio Lugaresi, Presidente del Cesena Calcio, che racconta la sua vita da imprenditore e innovatore. Parliamo poi del settore bio con Renzo Piraccini, presidente di Almaverde Bio Italia, Maurizio Nostini, socio italiano di Santiveri, e Mara Bianchi, consulente in tecnologie applicate all’edilizia avanzata. Sally Galotti, illustratrice forlivese, ci parla dell’umanizzazione pittorica delle corsie di ospedali. Incontriamo infine Francesca Amadori, neo presidente del Consorzio Romagna Iniziative, Pierluigi Moressa, autore della guida “52 Misteri e miti di Romagna”, e Massimo Mantellini, esperto di Internet. Andrea Masotti
SOMMARIO
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ANNOTARE
Brevi IN
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ESSERE
Cristiano Flamigni
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ESSERE
Giorgio Lugaresi
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Biologico
La casa nel paesaggio
DIRIGERE
Francesca Amadori
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DIPINGERE
RICORDARE
Pierluigi Moressa
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EDIZIONI IN MAGAZINE S.R.L. Redazione e amministrazione: Via Napoleone Bonaparte, 50 - 47122 Forlì Tel. 0543.798463 / Fax 0543.774044 www.inmagazine.it inmagazine@menabo.com
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RACCONTARE
Sono solo sassi
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Associato all’Unione Stampa Periodica Italiana
COMUNICARE
Massimo Mantellini
DIRETTORE RESPONSABILE: Andrea Masotti REDAZIONE CENTRALE: Serena Focaccia ARTWORK: Lisa Tagliaferri IMPAGINAZIONE: Francesca Fantini UFFICIO COMMERCIALE: Gianluca Braga, Elvis Venturini STAMPA: Montefeltro di Celli F. - Rimini
Collaboratori: Dolores Carnemolla, Clarissa Costa, Gianluca Gatta, Elisa Gianardi, Claudia Mazzetti, Francesca Miccoli, Giorgio Pereci, Rosanna Ricci. Fotografi: Lorenzo Angelini, Renè Colella, Valentina Donatini, Simone Enei, Alvise Raimondi, Giorgio Sabatini.
ABITARE
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PRODURRE
Sally Galotti
Anno XVIII - N. 5 Chiuso per la stampa il 4/12/2015
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LEGGERE
Sala d’aspetto
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FOTOGRAFARE
Islanda
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VISITARE
Seguici su FB: www.facebook.com/edizioni.inmagazine
Il mare d’inverno
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Tutti i diritti sono riservati. Foto e articoli possono essere riprodotti solo con l’autorizzazione dell’editore e in ogni caso citando la fonte
RISCOPRIRE
Grotte di Castiglione
52 IN MAGAZINE
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ph Riccardo Caselli
ANNOTARE
Menabò NEL MONDO NEW YORK L’agenzia forlivese
Demos Bonini IN MOSTRA FORLÌ Per il centenario dalla
nascita di Demos Bonini (1915-1991), dopo Rimini e Cervia, ora tocca a Forlì, al Caffè Porta San Pietro, in C.so Mazzini 205, ospitare dall’11 dicembre un corpo rappresentativo di quadri che hanno segnato tappe importanti della carriera del pittore riminese. Le opere di Demos coprono mezzo secolo di storia nazionale. Sin dagli esordi, da quando aprì una bottega di caricature e disegni con l’amico Federico Fellini, fu poi l’entusiasmo di De Pisis a spronare il lavoro di pittore di Demos Bonini e a incoraggiarne l’opera, a cui fece seguito l’esperienza romana con Renato Guttuso che accentuò la sua evoluzione tecnica e pittorica. www.demosbonini.it. (S.M.)
Rwanda: dal teatro al film IN CROWFUNDING FORLÌ Nell’Aprile 1994 ha inizio il genocidio più veloce e sistematico
della storia dell’umanità: 104 giorni d’inferno, quasi un milione di vittime e un solo nome capace di rievocare il grido di migliaia di volti: Rwanda. Marco Cortesi e Mara Moschini hanno portato sul palcoscenico la storia vera di due famiglie, divise dall’appartenenza alle due etnie Hutu e Tutsi: una vicenda di coraggio, dignità ed eroismo che vede uniti un uomo e una donna con un’unica missione: fare la cosa giusta. Questo spettacolo-inchiesta sta diventando un film grazie al crowfunding, la ricerca di piccoli finanziatori tra privati: pochi euro per portare il proprio nome nei titoli di coda ma, soprattutto, per far volare un messaggio che merita una diffusione sempre più ampia. La campagna di crowdfunding lanciata sulla piattaforma Produzioni dal Basso il 20 ottobre di quest’anno ha superato, contro ogni aspettativa e previsione, i 10.000 Euro in soli venti giorni dal lancio raccogliendo il sostegno di quasi trecento persone e oltre cinquanta realtà tra associazioni, Onlus e ONG, oltre al supporto del Comune di Forlì.” Si tratterà di un film totalmente forlivese: maestranze, produzione e regia saranno al 100% locali; la regia video sarà affidata a Riccardo Salvetti, premiato per i suoi lavori in Italia e all’estero. rwandafilm.marco-cortesi.com
Menabò è protagonista degli eventi internazionali più esclusivi e all’avanguardia nel campo della moda e dell’innovazione tessile. Insieme a ISKO™, azienda leader nel mondo del denim, ha presentato ai partner internazionali la nuova piattaforma activewear ISKO Arquas™ che, studiando l’evoluzione del denim, lo rende protagonista dell’ultima tendenza di settore: l’athleisure. Nel novembre scorso a New York presso il flagship store Technogym a Soho, sono stati esposti i tessuti che contraddistinguono la stagione 2016, declinati nelle quattro sezioni che formano la collezione Arquas: Dance/ Fitness/Yoga, Urban tech, Blue outdoor e Commuter biking. (nella foto Federico Foli, Chief Operating Officer Technogym USA, e Marco Lucietti, Global Marketing Director ISKO™)
Il Cigno compie 30 ANNI CESENA La cooperativa sociale Il Cigno ha festeggiato il 16 ottobre
i suoi primi 30 anni di attività presso il Centro Congressi della Fiera di Cesena alla presenza dei responsabili e degli ospiti, tra cui Paolo Lucchi, sindaco di Cesena, Stefano Bonaccini, Presidente della Regione, Maurizio Gardini, Presidente nazionale di Confcooperative, e Mons. Douglas Regattieri, Vescovo di Cesena Sarsina. Per l’occasione è stato presentato il libro, realizzato da Menabò Group, che racconta la storia della cooperativa, la cui mission è l’integrazione sociale delle persone attraverso la gestione di servizi socio-sanitari ed educativi per anziani, persone diversamente abili, soggetti con fragilità sociale e minori sia a domicilio sia presso strutture residenziali, semiresidenziali, case di riposo, istituti, case di cura, case protette e luoghi di villeggiatura.
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IN MAGAZINE
Info +39 0544 991016
THE BRAND OF THE BRANDS
FENDI CASA BENTLEY HOME TRUSSARDI CASA HERITAGE COLLECTION RITZ PARIS PAUL MATHIEU MILANO MARITTIMA
MILANO
PARIGI
LONDRA
NEW YORK
luxurylivinggroup.com
MIAMI
LOS ANGELES
ANNOTARE
Eco in RETE FORLÌ Il Gruppo ECO, impresa
Leggere la ROMAGNA FORLÌ È appena uscito Un
anno in Romagna. Due amiche, cucina, colori e paesaggi (Guido Tommasi Editore) di Cristina Casadei, interior designer, e Nicole Poggi, globetrotter e consulente di branding, con le foto di Gianluca Camporesi. Si tratta di un libro fotografico che racconta ed esplora la Romagna con una nuova prospettiva. La storia di due amiche che condividono il gusto per le cose belle, per i dettagli del quotidiano, e condiscono il cammino insieme con ingredienti, parole, sensazioni e immagini. Il viaggio nelle quattro stagioni di un territorio: un fil rouge cromatico che trova declinazione nelle ricette e nei prodotti locali di stagione, negli spazi interni di una casa, negli scorci di itinerari locali.
Lorenzo Zannoni PRESIDENTE DI CNA FORLÌ-CESENA Il forlivese Lorenzo Zanotti, direttore amministrativo
e socio fondatore di Gala s.r.l., è dal 30 novembre il nuovo presidente di CNA Forlì-Cesena. Nel suo discorso di insediamento, Zanotti si è detto orgoglioso di rappresentare un’Associazione come CNA che ha sempre puntato sul riconoscimento reciproco fra il gruppo dirigente e la struttura: un sistema, quello di CNA Forlì-Cesena, unanimemente apprezzato e accreditato sia a livello locale che nazionale. “Sento forte la responsabilità di guidare CNA ForlìCesena – ha affermato Zanetti nel suo discorso di insediamento – in un momento così importante, nel quale c’è anche chi mette in discussione l’associazionismo stesso, che andrebbe sostituito da un rapporto diretto fra cittadini e istituzioni. Sono invece convinto che il modello associativo in questo momento storico abbia un’enorme forza rivoluzionaria. Insieme si possono affermare dei valori, condividere progetti e opportunità di sviluppo, avere servizi di supporto, difendere i propri interessi e anche – ultimo ma non meno importante – dire la propria opinione, sapendo che questa verrà ascoltata. Le scelte politiche fatte con lungimiranza da chi mi ha preceduto, a cui va il mio personale ringraziamento, vanno proprio nella direzione di dare risposte puntuali ai bisogni delle imprese.”
di Forlì che opera nel campo della gestione dei rifiuti, ha firmato – unica in EmiliaRomagna – il documento costitutivo di BEEtaly: una rete di otto imprese altamente specializzate nella gestione e nel trattamento dei rifiuti, che si caratterizzano per specializzazioni complementari: la rete è in grado di gestire qualunque situazione, ordinaria o di emergenza, in qualunque zona d’Italia. “ECO possiede un know how di competenze specifiche che ci ha permesso di essere tra le otto aziende selezionate per entrare a far parte di BEEtaly.” – Ha dichiarato Sesto Soprani, Presidente – “Vogliamo condividere il nostro sapere e contemporaneamente imparare da imprese che, come noi, sono altamente specializzate in aree specifiche della gestione dei rifiuti.
Il Capitani ad AMERICA GRAFFITI FORLÌ Consegnato a Bologna ad America Graffiti Franchising il prestigioso
riconoscimento Capitani d’Impresa, nato per premiare l’eccellenza del sistema produttivo italiano e assegnato ogni anno ad imprenditori che si sono particolarmente distinti per innovazione, attenzione al territorio e investimento sui giovani raggiungendo standard qualitativi elevati ed affermandosi sul mercato nazionale e internazionale. Insieme ad America Graffiti Franchising sono state premiate altre aziende illustri del territorio emiliano romagnolo fra cui Marco Campomaggi e Caterina Lucchi, di Campomaggi & Caterina Lucchi S.p.A. I criteri di assegnazione tengono conto del coraggio individuale, della passione e della dedizione degli imprenditori cui vengono attribuiti, per valorizzare persone che sanno eccellere, creare valore attraverso il proprio lavoro e contribuiscono così a rendere grande il Made in Italy nel mondo.
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IN MAGAZINE
ANNOTARE
Forlì Wine Festival RADDOPPIA Poderi dal Nespoli PER ENEA ONLUS
FORLÌ Dal 22 al 24 gennaio
FORLÌ Giovedì 10 dicembre,
al Diagonal Loft Club, viale Salinatore 101 Forlì, si è tenuto l’evento invernale di beneficenza organizzato da Poderi dal Nespoli per l’associazione Enea - Eroi in ricerca Onlus, che sostiene la ricerca sulla Polimicrogiria, una malattia genetica rara. L’associazione, grazie ai contributi che i cittadini forlivesi hanno fino ad ora donato, è riuscita in pochissimo tempo ad elargire finanziamenti fondamentali all’Ospedale Gaslini di Genova, che procede a grandi passi nella messa punto di strumenti diagnostici per questa malattia rara. Un grazie al prezioso contributo degli sponsor: F.lli Bassini 1963, Partesa, Birra Ronzani, Cacao e Frutta e verdura Nardiello Maria.
Premiati i vincitori del concorso PRIMO MIGLIO FORLÌ Giovedì 12 novembre sono stati proclamati i vincitori del
concorso Primo Miglio, indetto da Confartigianato, che premia i migliori progetti d’impresa dell’anno. Hanno vinto tre nuove star up innovative. Forlì Craft Beer di Luca Drudi, una birreria con cucina che costituisce una nuova opportunità di valorizzazione del centro storico, mirando a creare un nuovo punto di aggregazione sano e vivace inserendosi in un contesto in pieno sviluppo quale Piazza Cavour. Altrimenti - Progetti e attività per lo sviluppo di economie circolari per il recupero e il riciclo di materiali come carta, cartone, plastica e alluminio, rifiuti speciali non pericolosi e scarti di lavorazione, che si inserisce nel contesto della green economy. Inobeta di Luca Palumbo, che opera nel settore delle nuove tecnologie rendendo accessibile l’area ricerca e sviluppo ICT anche alle micro e piccole aziende, che spesso proprio per le dimensioni ridotte ne sono escluse (una azienda innovativa che, attraverso l’ascolto e l’analisi delle esigenze del cliente, progetta e realizza soluzioni su misura). Il concorso è organizzato in collaborazione con Self Storage, Romagna Corriere, Menabò, Edizioni IN Magazine con il contributo di Banca di Forlì, Cassa dei Risparmi di Forlì e della Romagna, Unicredit.
alla Fiera di Forlì, in concomitanza con la 13° edizione di Sapeur, torna per il secondo anno Forlì Wine Festival, il Salone che punta a valorizzare e rappresentare il comparto della produzione vitivinicola, eccellenza del nostro Paese. Un intero padiglione sarà dedicato al mondo dell’enologia emilianoromagnola per scoprire i vini che nei nomi, nei profumi e nei sapori, raccontano la storia di un territorio e per promuovere e sviluppare la cosiddetta filiera corta. Organizzata da Romagna Fiere, in collaborazione con l’Associazione Italiana Sommelier Emilia-Romagna, la manifestazione vedrà la presenza delle Cantine più rinomate dell’intera Regione, ma ospiti di questa 2° edizione saranno anche i produttori e i vini di Toscana e Marche.
Teatro Bonci: STAGIONE INVERNALE CESENA Stagione teatrale e musicale densa di novità al Teatro Bonci
di Cesena: 8 produzioni ERT in scena, 33 appuntamenti pensati per la città con gli artisti più interessanti della scena italiana e ospiti internazionali. Tra gli altri: Toni Servillo, Marco Paolini, Fabrizio Gifuni, Luigi Lo Cascio, Laura Marinoni, Luca Lazzareschi, Monica Piseddu, Anna Foglietta, Ottavia Piccolo, Eros Pagni, Adriana Asti, Giorgio Ferrara, Massimo Verdastro, Antonio Latella, Andrea De Rosa, Alessandro Gassmann, Federico Tiezzi, Claudio Longhi, Ermanna Montanari, Luigi Ceccarelli, Chiara Guidi, Giuseppe Ielasi, Mariangela Gualtieri, Stefano Battaglia, Michele Campanella, London Brass, Orchestra del Teatro Comunale di Bologna, Al Di Meola, Paolo Fresu, Javier Girotto, Avishai Cohen, Sonics, Kataklò Athletic Dance Theatre, Monica Casadei, Aterballetto.
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Valori massimi: consumo di carburante ciclo comb. 5,5 l/100 km - CO2 144 g/km. Dal lunedì aled venerdì: 08.30 -la12.30 - 18.30 | Sabato: 09.00che- i12.30; 15.00 - 18.30 indicati in conformità alla normativa vigente In via cautelativa al fine di assicurare massima; 14.30 tempestiva trasparenza, vi informiamo dati su consumi/emissioni sono attualmente in fase di revisione. Valori massimi: consumo di carburante ciclo comb. 5,5 l/100 km - CO2 144 g/km. In via cautelativa ed al fine di assicurarePla massima tempestiva trasparenza, vi informiamo che i dati su consumi/emissioni indicati in conformità alla normativa vigente LUS sono attualmente in fase di revisione.
ph Gianluca Colagrossi
ph Giorgio Sabatini
ANNOTARE
Premio IN Magazine CITTA DI FORLI FORLÌ In collaborazione con
Kevin Bravi PRESIDENTE MELDOLA Il 27 novembre
Kevin Bravi (a sinistra nella foto, insieme a Danilo Casadei) è stato eletto nuovo presidente del Gruppo Giovani Imprenditori di Confindustria di ForlìCesena. Bravi, Direttore Marketing e membro del CDA di X’s Milano, succede al presidente uscente Danilo Casadei dopo aver ricoperto la carica di Vicepresidente. “Insieme a Danilo abbiamo vissuto tre anni magnifici, lavorando con una squadra di eccellenze. Siamo entrati all’interno delle scuole avvicinando gli studenti al mondo del lavoro e abbiamo lanciato numerose iniziative sulle startup,” ha dichiarato il neoeletto. “Con il nuovo Direttivo andremo avanti su questa strada, rafforzando lo sviluppo del territorio.”
Mariavittoria Andrini IL PROFUMO DI CASA FORLÌ Esce per i tipi di Edizioni IN Magazine il nuovo libro della
giornalista e gastronoma Mariavittoria Andrini (nella foto), “Le ricette di famiglia”, un volume che raccoglie le ricette di una nobile famiglia emiliana in un viaggio lungo cinque generazioni di donne. Che cosa può dire di nuovo l’ennesimo libro di ricette? La domanda è sbagliata, perché questa nuova fatica di Mariavittoria Andrini non intende offrire qualcosa di nuovo – “Le ricette sono classiche,” ci dice “Nulla di innovativo, nulla di nuovo, sono ricette che si mangiano tutti i giorni in casa.” – ma soprattutto ha lo scopo di evidenziare una storia, sottolineare un percorso che ha portato cinque generazioni di una famiglia nobile emiliana, i Frassoldati, a raccogliere e sperimentare ricette che sono poi diventate classici della loro tavola. In questo processo non sono mancati adattamenti, rivisitazioni di ricette tradizionali, assimilazioni di piatti non emiliani, tanto da rendere il libro interessante soprattutto in una prospettiva culturale. Mariavittoria Andrini ha altri due libri in programma per l’anno venturo, come ci si aspetta da un’autrice instancabile che ha all’attivo collaborazioni con riviste nazionali, nonché la cura di numerosi altri libri, tra cui spicca il classico di Olindo Guerrini “L’arte di utilizzare gli avanzi della mensa”. (G.G.)
il concorso Premio Letterario Nazionale - Città di Forlì, IN Magazine bandisce il premio per racconti inediti, quest’anno dedicato al genere umoristico, al cui vincitore sarà riservato un servizio speciale sulla rivista IN Magazine, con intervista all’autore e pubblicazione dell’opera. Il racconto, inedito e mai premiato in altri concorsi, della lunghezza massima di 5 cartelle editoriali (30 righe per 60 battute a cartella, per un totale di 9.000 battute spazi inclusi), dovrà essere inviato entro il 23 gennaio 2016 in cinque copie dattiloscritte, anonime, al Centro Culturale L’Ortica, Via Paradiso n. 4, 47121 Forlì e, via email, a premiocittadiforli@ anardia.it indicando la sezione PREMIO IN MAGAZINE. Non è richiesta alcuna tassa di partecipazione. www.anardia.it
Andrea Bonavita è PHOTOGRAPHER OF THE YEAR FORLÌ Andrea Bonavita e le sue foto aeree hanno fatto il pieno di
riconoscimenti al Moscow Photo Award 2015. Ha vinto infatti il titolo di Photographer of the Year – massimo riconoscimento del concorso –, è arrivato primo in due categorie, Aerial e Nature, con il lavoro Borders, e ha ottenuto una menzione d’onore per il lavoro Massafra. “Borders si posiziona a metà strada tra il grafico-naturalistico e il filosofico – dice Bonavita – e vuole rappresentare la tendenza umana a creare confini – dalla terra, all’acqua alle coltivazioni – fino a creare barriere anche nella propria mente, per poi spingersi a costruire barriere nella mente degli altri.” Le sue foto saranno esposte, insieme agli altri vincitori di categoria, a Mosca presso Fotoloft, una delle gallerie più prestigiose della capitale Russa, e andranno in tour in altri due Paesi esteri. A Forlì le sue foto sono in mostra dal 5 al 24 dicembre presso la Galleria Marcolini. 12
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ph:Daniele Domenicali
Less is More (Mies van der rohe)
Via Domenico Martoni, 52 - ForlĂŹ - Tel. 0543 723913
www.spazioessenziale.it
By
ESSERE
Non solo
PER GIOCO IL MONDO DEL GIOCATTOLO HA UN CUORE CHE BATTE A FORLÌ, DOVE CRISTIANO FLAMIGNI, INSIEME ALLA SORELLA CRISTIANA, HA CREATO IL PRIMO NEGOZIO IPERTOYS, CHE GLI HA APERTO LE PORTE DEL MANAGEMENT DEL GRUPPO GIOCHI PREZIOSI. di Serena Focaccia / ph Giorgio Sabatini
Q
Questa è una storia che inizia in un magazzino a Forlì. L’ingrosso di giocattoli appartiene alla famiglia Flamigni e ci lavorano la mamma, il papà (il papà, a dire il vero, si chiama Pier Flamigni e ha anche una passione, ricambiata, per la musica e la poesia, ma questa è un’altra storia) e, quando non vanno a scuola, i due figli Cristiano e, il nome evidentemente piaceva molto, Cristiana. Questa è una storia che parla di giocattoli, certo, ma anche di voglia di fare, di ambizione e di famiglia, di idee e di successi. Quando chiedo al protagonista, Cristiano Flamigni, di raccontarcela, la prima cosa che dice è “non posso parlarne senza mia sorella, il nostro è un progetto rigorosamente a due, se non fossimo insieme non funzionerebbe”. E in effetti, incontrando Cristiana, si capisce come i due fratelli siano complementari, due facce della stessa medaglia, che non esistono l’una senza l’altra ma che mostrano un’immagine differente. Cristiana è solida e dolce, Cristiano energico e dinamico, entrambi hanno le idee molto chiare su quello che hanno fortemente
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IN MAGAZINE
voluto e costruito e su come lo hanno fatto. Entrambi, incontrati separatamente, rispondono quasi con le stesse parole alle medesime domande. Ma cominciamo dall’inizio, dove tutto è partito, da quel magazzino: “La nostra famiglia – racconta Cristiano – era proprietaria di un ingrosso di giocattoli, abbiamo poi aperto anche una cartoleria a Forlì nei primi anni ’90 dove ho fatto la gavetta nella gestione di un negozio. Questa attività ha funzionato talmente bene che in 100 mq faceva il fatturato di un negozio di 500 mq. Lì è nata la mia prima mia intuizione: capire che quelle non erano le dimensioni per creare un’attività importante. Così ho viaggiato in Europa per vedere come lavorava Toys’R’us, il colosso del giocattolo mondiale, e prendendo spunto da loro e da altri negozi di grandi gruppi internazionali è nata l’idea felice dell’Ipertoys di Forlì, felice in primo luogo nel marchio che era moderno e accattivante, felice perché abbiamo sviluppato il progetto con personalità e cura del dettaglio. Creare nel 1996 un negozio di 1.000 mq a Forlì era
qualcosa di avveniristico: eravamo all’avanguardia per dimensioni, profondità e larghezza di gamma, promozioni e servizi (dalla più banale aria condizionata, chimera nei primi anni ’90, alla proposta della fidelity card, consegna a domicilio, accessi facilitati per disabili). Il progetto Ipertoys è cresciuto grazie alla capacità di mettersi in ‘gioco’ e alla nostra fame di formazione e di informazione, e lo sviluppo dei negozi (dopo un anno mezzo dall’apertura del primo, abbiamo inaugurato il secondo punto vendita e così via) è quindi venuto quasi naturale, non è stato un azzardo. Io e Cristiana abbiamo fatto la scelta di percepire uno stipendio e non dividere utili, di valorizzare le nostre risorse – mi sono trovato con capinegozio che prendevano uno stipendio maggiore del mio – e qualsiasi euro l’azienda guadagnasse è sempre stato reinvestito all’interno per continuare a crescere. Un concetto che è lontano da molte situazioni cavalcate da imprenditori anche locali.” Cristiana racconta: “La nostra è stata una scelta di trasforma-
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QUESTO APPROCCIO PRATICO E OPERATIVO NEL NOSTRO MODO DI LAVORARE CREDO SIA UNO DEI SEGRETI DEL NOSTRO SUCCESSO, INSIEME ALLA TENACIA E ALLA VALORIZZAZIONE DI UNO STAFF MOTIVATO CHE CONDIVIDE LA CRESCITA AZIENDALE.
CRISTIANA E CRISTIANO FLAMIGNI NELLA SEDE DI JOYS SRL A FORLÌ.
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zione e di innovazione, attuata come risposta ai cambiamenti del mercato e del consumo. È stato coraggioso passare dall’ingrosso al retail e mettere in discussione una storia di 30 anni di certezze e di risultati. Io avevo trent’anni e Cristiano ventisei e quello è stato il nostro primo passo.” I progetti dei due giovani fratelli erano ambiziosi, Cristiano ammette: “Dissi alla mia famiglia: arriviamo a dieci negozi e poi vendiamo tutto a Toys’R’us e io a quarant’anni smetto di lavorare”. Ma il destino ha mescolato le carte e, forse, sorpreso anche loro stessi: “Nel 2001 – continua Cristiano – mi è arrivata una telefonata dal presidente
Preziosi (di Giochi Preziosi, per capirci quello che ha inventato Cicciobello, n.d.a.): credeva che Ipertoys fosse un plagio del suo marchio Toys Center, mentre il nostro era un marchio depositato in Italia e in Europa. Ci siamo incontrati e il signor Preziosi mi ha regalato una ‘grande visione’ spiegandomi che voleva aggregare un grande gruppo raccogliendo i più importanti player a livello locale. Da quell’incontro è nato un progetto che prima mi ha visto socio, continuando a sviluppare e consolidare Ipertoys insieme a Cristiana, e che poi mi ha portato a lavorare a Milano e ad entrare a far parte del top management della divisione retail del Gruppo Giochi Preziosi, passando da responsabile di progetto per le nuove aperture a direttore vendite per il canale retail e a responsabile del web del gruppo e, negli ultimi mesi, anche altre deleghe che mi sono state assegnate dopo la combine con Prénatal e Bimbostore. Parallelamente alla gestione del business locale quindi dirigo anche a livello di gruppo la rete vendita, sia fisica che digitale, in Italia.” Cristiano oggi si divide fra Milano e Forlì – “sono un pendolare di lusso, perché ho un legame vi-
scerale con la mia terra. Ho posto come condizione di non staccarmi dalla Romagna e ho voluto che la mia famiglia rimanesse qui: se posso, torno ogni fine settimana a casa” –, mentre la sorella è rimasta come presidente di Joys srl, la società che gestisce undici punti vendita a marchio Toys Center nel territorio tra EmiliaRomagna e Marche. “Sono ancora abituata a ‘vivere’ i negozi in prima persona – spiega Cristiana –, a seguirli passo passo accudendoli come bimbi. Quando Cristiano è entrato anche nel management del Gruppo Preziosi abbiamo deciso che io rimanessi a contatto con il territorio e vicino ai negozi. Mi piace molto questo ruolo. Sono coinvolta anche a livello nazionale, perché porto nel mio bagaglio la conoscenza dei punti vendita, delle operation di negozio, della gestione del magazzino su cui impatta il lavoro del punto vendita, dunque spesso sono io a formare gli area manager delle rete Italia.” Non è che il percorso sia stato sempre facile. Anche se la storia mostra un lieto fine, i fratelli concordano che il momento più difficile a livello aziendale è stato nei primi anni del Duemila, quando come descrive Cristiana,
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LO “STORICO” VOLANTINO DELLA PRIMA APERTURA DEL NEGOZIO IPERTOYS A FORLÌ NEL 1996.
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“il proliferare dell’offerta, una sempre più accesa competizione necessitavano di risposte concrete e alternative per costruire una ricetta con ingredienti diversi.” Aggiunge Cristiano: “i punti di forza sui quali abbiamo scommesso sono l’omnicanalità e la qualità del prodotto che costituisce la nostra offerta. Il negozio fisico si contamina con il digitale e acquistando online si può ritirare sul punto vendita. Questo ci ha permesso di affrancarci e di consolidare un percorso, anche grazie all’intuizione felice degli ultimi anni di allargare l’offerta
alla prima infanzia, alla puericultura, con negozi interamente dedicati alla famiglia che cresce, dagli zero mesi alla tombola da fare a Natale tutti insieme con i nonni.” E, come si prometteva già nel primo volantino che ha segnato l’inizio di tutta questa storia dove il payoff recitava “la qualità e il risparmio non sono in gioco”, la qualità del prodotto è un’altra delle armi vincenti del progetto dei due fratelli forlivesi, fedeli alle parole di mamma – “da noi niente schifezze” – che Cristiano traduce nel nuovo linguaggio del marketing: “La qualità è una conditio sine qua non nei nostri negozi, è una delle caratteristiche distintive e di successo che ci hanno permesso e ci stanno permettendo di vincere la battaglia contro l’importazione scellerata di giocattoli inadeguati e non testati. All’interno dell’azienda abbiamo un ufficio dedicato solo a questo, abbiamo test report che arrivano dalla Cina, prelievi a campione, analisi specifiche, non abbiamo mai avuto sequestri dai Nas, anzi siamo stati a volte sprone a fare sequestri perché spesso i nostri giocattoli vengono copiati e messi in commercio senza nessun controllo. La qualità ha un prezzo, il prodotto può costare qualche euro in più ma dietro c’è un’azienda che lavora per questo obiettivo.” Tempo per giocare a Cristiana e Cristiano non ne è rimasto molto, anche se ricordano la stanza dei giochi di quando erano bambini con le novità che arrivavano direttamente dall’ingrosso dei genitori e “sempre con i Lego montati”. Oggi sono i loro figli, quelli di Cristiana ormai adolescenti in verità, ad affacciarsi al mondo e a giocare con i prodotti che i genitori propongono nei negozi del gruppo alle famiglie di tutta Italia. Ma a Cristiano alla fine rimane il dubbio su come mai sua figlia di due anni e mezzo, pur avendo a disposizione ogni genere di giocattolo, continui a preferire una semplice macchinina.
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ESSERE
L’avventura
DEL CALCIO LA STORIA DI GIORGIO LUGARESI, PRESIDENTE DEL CESENA CALCIO, È COSTELLATA DI VITTORIE E SCONFITTE: UN TORNEO GIOCATO ALL’INSEGNA DELLA PASSIONE PER LA VITA. di Francesca Miccoli / ph Valentina Donatini
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Un grande condottiero e un uomo ricco di umanità, custodita dietro a una barba sale e pepe propensa a svelare un sorriso cordiale e mai finto: Giorgio Lugaresi, carismatico presidente del Cesena Calcio, è l’antitesi del dirigente sportivo tutto portafogli e niente cervello, come spesso con troppa superficialità è tratteggiato nell’immaginario collettivo. Sessant’anni da poco compiuti e un’intraprendenza ai limiti dell’incoscienza, Lugaresi è un uomo dall’ingegno multiforme. Un passato da costruttore, tour operator e pubblicitario di successo, oggi vive un’esistenza “cannibalizzata” dal calcio, con qualche raro scampolo di tempo da dedicare alla scrittura e alla fotografia. Quattro sono infatti le grandi passioni: il calcio e la caccia, ereditate dal mitico papà Edmeo, la moto e il Tibet, appagate con un lungo peregrinare attraverso l’Asia, tra Pechino e Kathmandu. Nell’elegante sede del Cavalluccio in corso Sozzi, dietro alla scrivania il presidente indossa pantaloni mimetici. Indumenti che sottendono un animo
da avventuriero e ne tradiscono il passato temerario, trascorsi che si rinnovano di tanto in tanto quando l’esigenza di scappare, da tutto e da tutti ma mai da se stesso, si fa dirompente. La bella storia di Giorgio Lugaresi prende avvio nel dopoguerra in una Cesena d’altri tempi. “Sono nato nel 1955, ho vissuto la TV in bianco e nero con un canale solo – racconta il presidente –. Quando lo racconterò a mio nipote Adamo, che ha ventitré mesi, di certo non riuscirà nemmeno a immaginare una realtà così lontana. Abitavo in centro, sotto casa c’era un magazzino che commerciava frutta e verdura.” Sono gli anni, verdissimi, in cui sboccia la passione per il calcio. Le prime partite, seguite per radio, sono quelle del Milan, squadra di cui papà Edmeo è tifosissimo. Ma sono altri i colori destinati a far sobbalzare il cuore del piccolo Giorgio. “Lo zio del mio babbo era Dino Manuzzi, per ben sedici anni presidente della società. Incarico successivamente ricoperto da mio padre per ventidue anni, fino all’ictus che ne ha stravolto la IN MAGAZINE
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vita. Sono nato negli spogliatoi, cresciuto a pane, calcio e caccia.” Gli esordi nell’organigramma societario risalgono al 1982. “L’anno precedente papà assunse la presidenza, io iniziai a curare il settore giovanile.” Nasce così la cantera, un vero e proprio ramo d’azienda. Ed è proprio ai calciatori fatti in casa che Lugaresi si affeziona maggiormente, lui che non è abituato a rifugiarsi in inutili sentimentalismi. “Non ho mai avuto degli idoli, mitizzati perché irraggiungibili. Io vivevo tra i giocatori.” Figlio di uno tra i più importanti esportatori di frutta e verdura in Italia, Giorgio avrebbe potuto adagiarsi sugli allori dei successi famigliari. E invece, risoluto e orgoglioso, sceglie di crearsi un futuro attraverso una solida formazione. “Terminato il liceo scientifico, ho frequentato per tre anni la facoltà di medicina. Poi la mia ragazza rimase incinta e, desideroso di indipendenza, scelsi di andare a lavorare in un’impresa di costruzioni. Ho sempre avuto facilità nel disegnare, mi iscrissi ad architettura e in un anno presi il diploma di geometra.”
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GIORGIO LUGARESI IN TENUTA DA CACCIA, UNA DELLE SUE GRANDI PASSIONI DI VITA.
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La carriera di chirurgo, professione idealizzata da bambino sopravvissuto a un serio intervento all’addome, non era nel suo destino. Ma anche il costruttore avrebbe abdicato presto. “Appassionato di pubblicità, mi avvicinai all’universo della comunicazione grazie ad alcuni
amici milanesi. Dopo due anni di studi all’ombra della Madonnina, divenni account executive e, assieme a mia moglie e a un amico, diedi vita a un’agenzia con un portafoglio clienti importanti.” Nomi altisonanti al punto da richiamare l’attenzione di una grossa agenzia americana che avanza un’offerta irrinunciabile. Il presidente accetta e per un anno si dedica ai viaggi e alla caccia. Tra una battuta di caccia e l’altra, ecco il disvelarsi di una nuova ispirazione. “All’epoca in Italia c’era un solo tour operator che organizzava escursioni per cacciatori. Proposi allora alla Viaggi Manuzzi di fondare la Manuzzi Caccia. Iniziai a lavorare in piedi, sprovvisto di scrivania e con il solo ausilio di un telefono. Non avevo timore a mettermi in discussione. Ho iniziato pianificando un viaggio in Polonia per
ventuno persone, nel 2007 ho ceduto l’attività dopo avere scortato, solo nell’ultimo anno, 1.200 cacciatori con quasi 3.000 cani al seguito”. Ben 5.400 i giorni trascorsi in giro per il globo dal presidente, circa sei mesi all’anno per trent’anni. L’amicizia è un valore fondante nell’esistenza di Lugaresi, che proprio recentemente ha soffiato sulle sessanta candeline assieme a una sessantina di persone care con cui ha condiviso tante emozioni. Tra i numerosi successi, improvvisamente sulla vita del leader del Cavalluccio scende il buio. Un dolore che distrugge i sogni e annienta le speranze, minando il futuro. “Nel 2007 ho perso mia moglie Donatella. Abbiamo affrontato assieme venti mesi di malattia. Dopo la sua morte, ho deciso di uscire dai riflettori.
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Ho lasciato tutto: il tour operator, il Cesena, la Lega calcio in cui rivestivo le cariche di presidente di B e vice di A e B.” È l’esigenza di solitudine a far scomparire dai radar Giorgio, che trascorre lunghi mesi tra boschi e montagne, tende e safari. Un’emarginazione volontaria, alleggerita solo dalla vicinanza di qualche vero amico. E dal recupero di uno splendido rapporto con il figlio, noto web designer. “In principio abbiamo rispettato il reciproco dolore stando vicini con la mente, ma lontani fisicamente. Poi nel 2009 abbiamo trascorso ventuno giorni assieme condividendo un viaggio in moto in Nepal.” È il lento ritorno alla vita. “Quando sei sfiorato dalla morte, diventi più saggio ma anche più fragile.” Segue una confessione di straripante umanità. “Durante la malattia di Donatella non ho mai chiesto a Dio di salvarla. Non mi sembrava giusto. Adesso mi sento più vicino alla fede, sono convinto che la vita non finisca qui.” La ripresa delle attività parte dall’acquisto delle quote di un Cesena ormai sull’orlo del baratro. “Ci è voluta una grande incoscienza a rilevare la proprietà di una squadra inde-
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bitata per molti milioni di euro. Ma è prevalsa la determinazione: assieme ai soci mi sono lanciato in una missione impossibile.” Dal papà Edmeo Giorgio non ha ereditato il carattere esplosivo ma una “dote spiazzante. Nelle difficoltà riusciva a estraniarsi, non farsi coinvolgere dal turbinio degli eventi, sapeva vedere i problemi da una prospettiva unica e diversa”. Una qualità indispensabile per risollevare una realtà aziendale in cui decreti ingiuntivi e minacce di fallimento sono all’ordine del giorno. Il numero uno del Cesena vive la partita con un’emotività forte ma silenziosa. Arriva poco prima dei match e scappa subito dopo per evitare i commenti espressi ad animi poco sereni. Ha grande rispetto dei ruoli e dei propri collaboratori. Con i giocatori è un buon pater familias, non esistono figli e figliastri ma un preciso rispetto dei ruoli è doveroso. Il presidente non ha mai indossato gli scarpini – “In realtà una volta ho vinto il titolo di capocannoniere nel torneo dei bar. Ero attaccante con il numero 2.” – ma è appassionato di sport, praticati come il tiro al piattello – “Ho partecipato a un mondiale e
credevo di vincere ma, sconfitto, mi sono ritirato” –, oppure seguiti da spettatore – “Amavo il ciclismo fino a quando correva Pantani, mi piace la moto GP”. La stagione calcistica è iniziata sotto i migliori auspici. “È un anno di grandi cambiamenti, che hanno coinvolto allenatore, staff tecnico e molti giocatori. Per ora abbiamo centrato gli obiettivi con un gruppo giovane ma di qualità e grande personalità. Possiamo solo crescere.” La promozione è più di una speranza. Un traguardo da celebrare in famiglia, al fianco della moglie Francesca, amorevole artefice e testimone di una serenità ritrovata.
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DI BIO
LA PAROLA “BIO” È DIVENTATA UN MARCHIO DI QUALITÀ RICONOSCIUTO TRASVERSALMENTE IN SETTORI MOLTO DISTANTI TRA LORO, DALL’ALIMENTARE AL COSMETICO ALL’EDILIZIO, E CHE STA PORTANDO A UNA VELOCE RIVOLUZIONE DEI COSTUMI. di Gianluca Gatta
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Ci sono parole che riescono a travalicare il proprio significato lessicale diventando simboli di un’esperienza che coinvolge un intero mondo di sensazioni e aspettative. Quando Apple cominciò a mettere la “i” minuscola davanti ai suoi prodotti – e ci trovammo invasi da iPod, iPad, iOS, iMac – quella “i” iniziò ad assumere il significato di prodotto di qualità, innovativo, durevole. Cominciarono a fiorire camaleontici iCosi che, per aumentare le vendite, sfruttavano quella dicitura giocando sul fatto che il possedere un prodotto con la “i” era diventato velocemente questione di status sociale. Stessa cosa sta accadendo con la parola “bio”, diventato un marchio alla moda, che giustifica prezzi medi più elevati e che richiama acquirenti non solo attenti al proprio benessere ma che amano identificarsi nel prodotto che utilizzano. Ci siamo chiesti, allora, che cosa sia veramente il “bio” e qual è il profilo dell’acquirente. Lo abbiamo fatto prendendo a riferimento tre settori – alimentare, cosmetico, edilizio – e ponendo la domanda ad altrettanti esperti del nostro territorio. Renzo Piraccini, presidente di Almaverde Bio Italia, è molto chiaro: “Il bio è il risultato finale di una serie di tecniche agronomiche o di allevamento. Molti pensano all’agricoltura biologica come all’agricoltura del passato, invece è l’agricoltura del futuro, perché ci vuole molta più tecnica a fare l’agricoltura biologica che non quella convenzionale. Per la produzione non possono essere usati prodotti chimici di sintesi, ma solo prodotti di origine minerale o naturale. Nell’agricoltura biologica per la difesa vengono usati il rame, il solfato di rame, lo zolfo, il legno. E per la conservazione, ad esempio, non sono usati prodotti per l’antigermoglio, come nelle patate, o la cera per ridurre le ossidazioni, come nelle arance. Questo significa che la frutta bio-
logica deperisce prima e spiega anche perché i prodotti biologici sono molto più cari. E solo chi ottiene una certificazione da un ente riconosciuto dal Ministero delle Politiche Agricole può affermare di essere un produttore biologico. Si tratta di caratteristiche decisive per il consumatore, perché oggi c’è tanta gente che vuole mangiare meno e meglio. Il cibo non è solamente un modo per sopravvivere, è un mondo. Il biologico risponde a questo desiderio di un sano stile di vita, che parte da una sana alimentazione. Fino a poco tempo fa il biologico non arrivava al 2% della spesa alimentare, oggi cresce a ritmi di doppia cifra, soprattutto se i pun-
IL BIO È IL RISULTATO FINALE DI UNA SERIE DI TECNICHE AGRONOMICHE O DI ALLEVAMENTO. MOLTI PENSANO ALL’AGRICOLTURA BIOLOGICA COME ALL’AGRICOLTURA DEL PASSATO, INVECE È L’AGRICOLTURA DEL FUTURO.
ti vendita fanno delle isole dove i consumatori possano immediatamente individuare i prodotti. Noi abbiamo visto che per molte merceologie si può superare il 10% della categoria.” Mau r izio Nostini, socio italiano di Santiveri, multinazionale spagnola di prodotti biologici attiva da 130 anni, prosegue: “Il bio in senso lato è una filosofia, è il futuro del pianeta. Il bio non è solo questione di alimentazione, ma significa più ampiamente non contaminare ciò che ci è stato donato, che è la terra. Sembra un’affermazione commerciale, ma non lo è. Tanto è vero che la nostra azienda, che IN MAGAZINE
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RENZO PIRACCINI, PRESIDENTE DI ALMAVERDE BIO ITALIA.
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è molto antica, tradizionale, trasformerà tutto il proprio listino in bio nell’arco di un anno, dagli integratori ai medicinali, agli alimenti, ai cosmetici. Noi vendiamo prodotti fitoterapici realizzati da piante coltivate in maniera bio, da cui si estraggono anche minerali, che vanno a comporre gli integratori e altri prodotti che quindi possono essere considerati bio. Per quanto riguarda gli acquirenti, oggi, chi fa uso del bio appartiene a una famiglia con reddito medio-alto, che abita da Firenze in su, con bambini piccoli. Si tratta di persone che amano lo sport e hanno una cultura ecologica avanzata. Si pensi che, secondo i dati fornitici al Salone dell’Alimentazione Naturale di Bologna 2015, queste famiglie fanno quasi tutte la raccolta differenziata dei rifiuti, anche laddove non è obbligatoria. E, al di là degli aspetti ideali, viene percepito anche un vantaggio per la salute. Oggi dobbiamo mangiare bene e mettere nel frigorifero solo le cose che servono. Il recente scandalo dell’olio d’oliva venduto come ex-
IL BIO IN SENSO LATO È UNA FILOSOFIA, È IL FUTURO DEL PIANETA. NON È SOLO QUESTIONE DI ALIMENTAZIONE, MA SIGNIFICA PIÙ AMPIAMENTE NON CONTAMINARE CIÒ CHE CI È STATO DONATO, CHE È LA TERRA. SEMBRA UN’AFFERMAZIONE COMMERCIALE, MA NON LO È.
travergine dimostra che non possiamo più permetterci di alimentarci senza consapevolezza.” Le attuali certificazioni della filiera biologica garantirebbero, insomma, provenienza e procedure che potrebbero tranquillizzare anche gli acquirenti meno sensibili al biologico. Mara Bianchi è consulente in tecnologie applicate al restauro e all’edilizia avanzata e si è occupata, tra le altre cose, dell’ottimizzazione energetica del Museo Etrusco di Marzabotto.
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ph Giorgio Sabatini
“Si può parlare di bioedilizia e bioarchitettura, considerando non solo la fase di costruzione o ristrutturazione, ma anche quella di progettazione. Se la scelta dell’ubicazione dell’edificio, ad esempio lontano da fabbriche, non sempre è possibile, si può progettare un edificio in modo tale che sia esposto per sfruttare al meglio l’irraggiamento del sole e sia costruito con materiali che possano proteggere, come una terza pelle, chi vi abita e che siano al tempo stesso permeabili all’aria e al vapore. Dobbiamo
capire, infatti, che tutto quello che costruiamo coesiste con l’ambiente circostante in una situazione di scambio. È importante che le murature portanti siano realizzate in laterizio: le strutture che vengono intelaiate in cemento armato e tamponate in laterizio danno luogo a fessurazioni e infiltrazioni, con conseguenti muffe interne e umidità. Bisogna evitare i materiali di origine petrolchimica. La nostra casa è un organismo vivente, che respira, assorbe acqua e la restituisce all’ambiente.” E in quell’ambiente viviamo noi, che respiriamo e assorbiamo quanto rilasciato dalla nostra abitazione. E per quanto riguarda la certificazione energetica? “È una classificazione che non è solo riferita agli aspetti energetici in senso stretto – come le dispersioni termiche o l’utilizzo di energie rinnovabili – ma certifica la tipologia di murature, intonaci, pavimenti, infissi, vetri, la raccolta delle acque. È qualcosa di molto più ampio che i Comuni dovrebbero incentivare.”
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DIPINGERE
Il sogno in
CORSIA
DALLA WALT DISNEY AGLI AMBIENTI OSPEDALIERI: SALLY GALOTTI, ILLUSTRATRICE FORLIVESE, SI DEDICA DA MOLTI ANNI ALL’ARTE DELL’UMANIZZAZIONE PITTORICA. di Elisa Gianardi / ph Giorgio Sabatini
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Scordate i consueti ospedali asettici e bianchissimi dopo un suo passaggio. Sono mondi di fiaba quelli che si sfogliano camminando tra corridoi, sale d’attesa e reparti firmati da Sally Galotti, così l’immaginazione vola al di là della clinica e anche della malattia. Una storia che ha tutti gli ingredienti di una favola, quella che ha come protagonista una designer e cartoonist forlivese che ha lasciato un’avviata carriera alla Walt Disney per dedicarsi al miglioramento degli spazi dove si curano i bambini. Adesso, dopo circa vent’anni di attività, sono novanta i reparti di tutta Italia – tra i quali anche presidi del territorio, come la pediatria del Pierantoni e del Bufalini – che hanno scelto di regalare un sorriso ai loro piccoli ospiti. E nella lista figurano i maggiori ospedali italiani, dal nuovo reparto di ematologia del Bambin Gesù di Roma alle oncologie pediatriche del Sant’Orsola di Bologna e del policlinico Umberto I. “Il ricovero in ospedale è sempre un trauma gravissimo. Si è scoperto,
però, che la qualità affettiva degli ambienti riesce almeno a ridurre l’ansia dell’ospedalizzazione.” Il progetto della forlivese nasce quasi casualmente nel 1997, quando su invito di un amico, il giornalista Mino Damato, viene a contatto con la sofferenza dei bambini sieropositivi ospitati in un ospedale romeno. “In realtà – ricorda Galotti – ero partita controvoglia. Ero una disegnatrice già abbastanza affermata, avendo lavorato prima con la Fininvest e poi con la Walt Disney Company. Avevo vinto una borsa di studio, imparando tutte le tecniche di animazione e disegno, anche con i migliori fumettisti come Giovan Battista Carpi, l’inventore di Paperinik.” Ma da quel viaggio, la svolta: “Tornai diversa, i bambini e la gioia nei loro occhi mi avevano toccata nel profondo”. Segue quindi la decisione di lasciare un impiego sicuro per dedicarsi all’Umanizzazione Pittorica degli ambienti ospedalieri, un marchio di cui Galotti è ideatrice e realizzatrice, attraverso il Progetto Juxi. IN MAGAZINE
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A FIANCO, IL REPARTO DI PEDIATRIA DELL’OSPEDALE PIERANTONI DI FORLÌ; SOTTO, LA CHIRURGIA PEDIATRICA DEL BUFALINI A CESENA.
NEI REPARTI DI ONCOLOGIA MEGLIO NUANCE TENUI, COME ROSA E AZZURRO. I GIALLI E I ROSSI VANNO BENE NELLE DEGENZE BREVI. PER STIMOLARE I BIMBI AD ALZARSI DAL LETTO DOPO UN INTERVENTO, PUÒ ESSERE UTILE DISEGNARE LUNGO I CORRIDOI UNA FIABA.
“A caratterizzare il mio lavoro – sottolinea l’illustratrice – sono un’alta qualità del design, l’uso di materiali totalmente allineati alle normative e la ricerca portata avanti con la comunità scientifica, nello specifico con la docente Fiorella Monti della Facoltà di Psicologia dell’Università di Bologna.” In particolare il laboratorio di psicodinamica ha realizzato quattro studi scientifici, somministrando ai pazienti alcuni test prima e dopo le installazioni artistiche. Così il design nel tempo si è perfezionato: da semplici cartoni animati, la forlivese ha strutturato un linguaggio visivo capace di intervenire sulla percezione degli ambienti, attraverso una scelta precisa dei colori e dei disegni da applicare. Parlare di disegno, in realtà, è vero solo in parte: la tecnica dietro ogni intervento è più complessa. Dopo un primo contatto 34
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– che può arrivare dalla direzione sanitaria, da associazioni o sponsor – Galotti parte per farsi un’idea complessiva degli spazi, ma soprattutto entra in contatto con medici e operatori sanitari per conoscere le diverse necessità dei pazienti. Solo a quel punto si passa all’elaborazione grafica al computer, mentre alcuni particolari si fanno a mano. Per finire, le immagini vengono riportate su grandi pellicole da applicare alle pareti. “Attenzione a imbrattare i muri con pittura acrilica, – avverte l’esperta – perché è altamente tossica. Esistono materiali certificati, tinte ecologiche, pellicole ignifughe e lavabili.” Rispettare questi standard le ha fatto ottenere l’appellativo di eccellenza italiana da parte del ministro Lorenzin, durante l’inaugurazione dell’opera realizzata all’Umberto I di Roma. Dai bambini alle donne, il passo è stato breve. “Nel 2013 mi è stato chiesto un intervento nella sala della diagnostica del
Mangiagalli di Milano, quella più delicata dal punto di vista emotivo, nella quale la biopsia comunicherà la presenza o meno di un tumore mammario.” Un ambiente freddo trasformato in una specie di bocciolo di rosa. “Volevo che la donna si sentisse abbracciata e protetta dalle mani di un’équipe meravigliosa”. Da qui lo spunto di allargare il gruppo di lavoro all’architetto Andrea Gozzoli, che completa l’allestimento nella parte delle luci, soffitti, pavimenti. Un lavoro di squadra che ha dato già grandi risultati: a Cesena ha decorato il nuovo reparto del Centro fibrosi cistica del Bufalini e a Bologna il Day Hospital pediatrico delle neuroscienze del Bellaria, entrambi inaugurati in dicembre. “In tutto questo – dice la designer – io non vedo solo un lavoro ma una mission: creare posti stupendi, che raccontino la competenza dei medici, che facciano sentire meno soli.”
F o r l ì - C . s o d e l l a R e p u b b l i c a , 124 - Te l . 0 5 4 3 2 6 0 0 8 - F a x 0 5 4 3 3 9 0 9 8 - o t t i c a - g h e t t i @ l i b e r o . i t
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FOTOGRAFARE
Nella terra di
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L’ISLANDA RACCONTATA DAI FOTOGRAFI RENÈ COLELLA, CHE ORGANIZZA WORKSHOP FOTOGRAFICI, E SIMONE ENEI, CHE HA IMMORTALATO LA SUA ESPERIENZA CON LO SMARTPHONE. di Clarissa Costa / ph Renè Colella e Simone Enei
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Un’isola solitaria dalla bellezza primordiale e incantata, dove il cielo si può tingere di verde, la sabbia di nero e dove l’acqua e i vulcani forgiano la natura, rendendola prorompente e dai contrasti inaspettati: l’Islanda, situata al confine con il Circolo Polare Artico, è una meta turistica insolita che sta però diventando sempre più ambita e sognata, complici la bellezza dei paesaggi e i racconti di viaggio di chi vi è stato. “È una terra sorprendente. Quando si atterra a Reykjavik, la capitale islandese, l’impressione è quella di entrare in contatto con una città proprio come quelle a cui siamo più abituati ma, quando invece si esce a esplorare al di fuori della capitale, l’impatto con la natura è davvero sensazionale. Il paesaggio diventa sempre più selvaggio e incontaminato. Spiagge nere, cascate, montagne, scogliere, ghiacciai:
tutto colpisce in un modo unico. Anche le persone condividono gli stessi tratti di questi luoghi: all’apparenza un po’ algidi e imponenti, si rivelano poi essere estremamente accoglienti e cordiali, pieni di amore per la loro terra,” racconta il giovane fotografo Renè Colella, proprio mentre si trova in Islanda per tenere uno dei suoi workshop fotografici. Renè si è appassionato alla fotografia durante un viaggio negli Stati Uniti, sette anni fa. Prima da autodidatta, poi in maniera più specializzata grazie a corsi specialistici, si è consacrato alla fotografia paesaggistica e ora, insieme al team di DreamPhotoAdventures, organizza workshop per il mondo. Com’è nata l’idea di fondare DreamPhotoAdventures? “L’idea è nata dall’intenzione di unire la passione per la fotografia all’amore per la natura e per i
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L’IMPATTO CON LA NATURA È DAVVERO SENSAZIONALE. IL PAESAGGIO DIVENTA SEMPRE PIÙ SELVAGGIO E INCONTAMINATO. SPIAGGE NERE, CASCATE, MONTAGNE, SCOGLIERE, GHIACCIAI: TUTTO COLPISCE IN UN MODO UNICO.
SOPRA, RENÈ COLELLA IMPEGNATO A FOTOGRAFARE; IN APERTURA, UN SUO SCATTO ISLANDESE. NELLA PAGINA SEGUENTE, SIMONE ENEI E UNA SUA FOTOGRAFIA DELL’ISLANDA SCATTATA CON LO SMARTPHONE.
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viaggi alla scoperta di posti affascinanti. Durante i workshop si possono visitare luoghi magici e scoprire itinerari speciali pensati appositamente per valorizzare al meglio l’esperienza fotografica, imparando i segreti che possono portare a realizzare scatti paesaggistici meravigliosi. Così, nel 2014 è nata DreamPhotoAdventures, che ho fondato assieme al fotografo
Luca Benini. Insieme abbiamo dato vita a quello che speriamo possa essere un modo utile, interessante e divertente di approcciare la fotografia paesaggistica a tutti i livelli, unendo l’apprendimento sul campo alle lezioni di post-produzione, dando dunque ai partecipanti una panoramica completa.” Il fotografo Simone Enei, laureato in fotografia all’Accademia di Belle Arti di Rimini, ha invece scelto l’Islanda come meta per fare un’esperienza di vita sicuramente diversa. Riassumendola in un elenco di cifre: 142 giorni trascorsi in una vera fattoria islandese del Nord; 41 ore trascorse sugli autobus; 60 vacche da latte munte; 140 pecore accudite; 5 agnelli orfani allattati; 3.438 fotografie scattate; 56 persone conosciute. “A nascere in me,” racconta, “è stata la voglia di partire con un biglietto di sola andata
per l’Islanda. Mentre mi stavo laureando, ho cercato il modo di trovare un lavoro in Islanda, possibilmente in una fattoria, perché desideravo fortemente un’esperienza di totale immersione in quella realtà, vivendo e lavorando tutti i giorni con una famiglia del luogo.” Simone ha scelto di fotografare il viaggio con uno smartphone, per “un esercizio fotografico e di stile, ma anche una scelta basata sulla comodità,” afferma. Raccontaci dell’esperienza in Islanda e del progetto fotografico che ne è derivato. “L’Islanda è una terra fatta di opposti ed è capace di farti vivere emozioni fortissime e amplificate, proprio come i paesaggi che la circondano. La solitudine imperante che si prova certe volte fa sì che parlare NUS ET OFFICTIUS ALIQUAM, ODIT ALIAT con un vicino VID UTEM VOLUPIT ASSINCI PISTOTATpossa sembraIPSA IMIN EST ESTE CUSAM re una DOLORECUS delle cose più belle CUSANIMOS NONSENIMI, UTE DEBITAT ci sia. Le mie giornate eraIUNDELENDAE. NEche DOLUPTATUR
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no molto semplici e scandite da una routine imposta dagli animali che allevavamo. Si lavorava duramente tutti i giorni, anche le domeniche o i giorni di festa. Inoltre, come sempre, ero solito postare alcune foto sui social e, visto che in molti le apprezzavano e mi dicevano che si sarebbero aspettati un libro, ho raccolto la sfida e lanciato una campagna di crowdfunding quando sono tornato, che ha ottenuto un discreto successo.” Puoi dare qualche consiglio a chi vuole avvicinarsi alla fotografia paesaggistica o magari scegliere l’Islanda come meta?
“Uscite dalle solite rotte turistiche e perdetevi,” consiglia Renè Colella. “Scattate foto a tutto quello che attira la vostra attenzione, solo col tempo si imparerà a scattare meno e a studiare lo scatto prima di effettuarlo.” “Quello che non dovremmo mai dimenticare di fare è spogliarci di tutte le nostre aspettative e idealizzazioni, cercando di raccogliere ciò che di nuovo ci si presenta,” afferma Simone Enei. “Conoscere le persone del posto, esplorare, fare propria l’esperienza che si vive e la cultura che si incontra; penso sia questo il modo migliore per arricchirsi interiormente.”
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VISITARE
Il mare in
BIANCO E NERO IL MARE D’INVERNO VIVE UNA SECONDA STAGIONE TURISTICA FATTA DI ATMOSFERE RACCOLTE E PACATE, DOVE LE LUCI E LO SFARZO LASCIANO IL POSTO ALLA STORIA E ALL’INCONTRO CON LE TRADIZIONI LOCALI. di Dolores Carnemolla / ph Lorenzo Angelini
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Quando la luce si abbassa e le genti si allontanano, rimane solo. O quasi: rimane in compagnia di chi riesce a coglierne la bellezza nel silenzio dell’inverno, senza fragori. Il mare, nei mesi più freddi, è una meta non usuale, dal fascino di certo riconosciuto ma il cui incanto è dai più sottovalutato e di fatto poco frequentato. Ed ecco allora che il mare d’inverno diventa davvero un luogo esclusivo, riservato solo a chi ha la premura di dedicargli interesse. Da Cesenatico a Gatteo Mare a San Mauro Mare, abbiamo tracciato un percorso ideale alla scoperta di questa parte della riviera romagnola, non molto
lontana dalle suggestive ambientazioni dei registi Michelangelo Antonioni e Valerio Zurlini, ripensando ai film Deserto Rosso e a La prima notte di quiete. E la quiete è la prima atmosfera che restituisce Cesenatico e su cui pone l’attenzione Andrea Bartolini, esperto del mare e architetto del gusto, figlio del patron Stefano Bartolini. Padre e figlio condividono una conoscenza genetica del mare e il loro cognome è indissolubilmente legato a un successo imprenditoriale nella ristorazione, intrapreso proprio in questo territorio e premiato con la stella Michelin. Le origini della famiglia sono radicate qui, a partire dal nonno Marcello, pe-
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IL MARE, NEI MESI PIÙ FREDDI, È UNA META NON USUALE, DAL FASCINO DI CERTO RICONOSCIUTO MA IL CUI INCANTO È DAI PIÙ SOTTOVALUTATO E DI FATTO POCO FREQUENTATO. ED ECCO ALLORA CHE DIVENTA DAVVERO UN LUOGO ESCLUSIVO.
scatore, che ogni giorno portava sulla tavola i prodotti più freschi e dalla nonna Angela che accoglieva gli ospiti nella sua piccola pensione e proponeva loro questi prodotti: erano gli inizi della nascita del turismo romagnolo. “Il nostro mare vive tutto l’anno e i nostri sforzi degli ultimi anni ci danno ragione – racconta Andrea –. Il piccolo borgo dei pescatori, grazie alle basse luci dell’inverno, diventa ancora più 44
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romantico, un luogo senza tempo, di pace e tranquillità. Il Natale poi dona quel tocco in più, con gli addobbi e il presepe allestito sul Porto Canale disegnato dal grande Leonardo Da Vinci.” Ogni anno, dal 1986, migliaia di persone si raccolgono sui bordi del canale per ammirare di giorno, ma soprattutto la sera, la magia di questa rappresentazione unica in Italia: dalla prima domenica di dicembre sino all’Epifania, le barche della sezione galleggiante del Museo della Marineria diventano il palcoscenico del Presepe della Marineria, le cui statue a grandezza naturale sono realizzate con gli stessi materiali delle imbarcazioni: il legno, la tela, le cere, i colori usati nella tintura delle vele che distinguevano le famiglie dei marinai. In scena sono rappresentati scorci ispirati alla vita della gente comune del borgo: pescatori e pescivendoli, falegnami, burattinai, donne con
le piadine, bambini e musicisti. Insieme alla sacra famiglia e ai tradizionali pastori è possibile vedere chi salpa o rammenda le reti, chi conduce le imbarcazioni, senza tralasciare particolari singolari come la presenza di un gruppo di delfini che si affacciano dall’acqua. Il risultato è di grande effetto, reso ancora più suggestivo dalle illuminazioni delle barche che si riflettono sull’acqua del canale. A cinque chilometri dal centro storico di Cesenatico si trova Gatteo Mare la cui storia è legata al nome di Garibaldi che, diretto a dar man forte alla resistenza di Venezia nel 1849, attraversò la Romagna passando per Gatteo con oltre duecento garibaldini; sostò nel borgo e proseguì per Sant’Angelo per arrivare poi, ai confini fra “acqua, cielo e terra”, alle Due Bocche – l’antico nome di Gatteo a Mare – e di qui giungere a sorpresa a Cesenatico per salpare poi alla volta di Ve-
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RAPPRESENTA LA SOLITUDINE INTROSPETTIVA IN CONTRAPPOSIZIONE AL MARE D’ESTATE CHE È CONVIVIALITÀ. IL VENTO, LA NEBBIA I COLORI CUPI E LE ONDE GRIGIE E BIANCHE DANNO LA POSSIBILITÀ DI OSSERVARE INDISTURBATI IL FLUIRE DELLA VITA.
nezia, ammainando la bandiera dello Stato Pontificio e issando il tricolore. Diviso da Gatteo Mare dallo storico fiume Rubicone è San Mauro Mare: qui, sul lungomare Vincenzi è possibile fare un tuffo nel passato, osservando dodici scatti della collezione di Alessandro del Vecchio entrati a far parte dell’arredo urbano. Stiamo parlando della mostra fotografica permanente sulla storia di San Mauro Mare dal tito-
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lo “Dodici passi indietro”: dagli anni ’30 in cui è ritratta la pineta, oggi Parco Stefano Campana, agli anni ’60 con Piazza Cesare Battisti, immersa nelle atmosfere della sera, ad un giovanissimo Gianni Morandi che si esibisce all’Arlecchino. Immagini di San Mauro Mare dal secolo scorso. Ma il mare d’inverno non è solo storia, passato, quiete. È anche presente, “vita che ogni giorno si rinnova – come dice Annalisa Battistini che ha la fortuna di poter osservare il mare da un luogo magico come può essere un vecchio capanno di pescatori costruito sull’acqua –. Il mare d’inverno è come un richiamo che sento quando ho bisogno di stare sola a riflettere. Rappresenta la solitudine introspettiva in contrapposizione al mare d’estate che è convivialità. Il vento, la nebbia i colori cupi e le onde grigie e bianche danno la possibilità di osservare indisturbati il fluire della vita.” Il mare d’inverno, una poesia antica e immortale.
IN QUESTE PAGINE, DIVERSE VEDUTE DELLE SPIAGGE INVERNALI SUL LITORALE ROMAGNOLO.
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CATALOGO SilvanaEditoriale
Comune di Forlì
RISCOPRIRE
Rifugio nelle
GROTTE
NELLA ZONA COLLINARE DI CASTIGLIONE SONO PRESENTI APERTURE UTILIZZATE VERSO LA FINE DELLA SECONDA GUERRA MONDIALE COME RIFUGIO DURANTE IL PASSAGGIO DEL FRONTE.
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di Dolores Carnemolla / ph Giorgio Sabatini
Dimenticate per sessant’anni, poi improvvisamente ricordate e oggi tutelate: a Castiglione, nella zona collinare tra Forlì e Faenza lungo il rio Cosina, c’è stato un tempo in cui le grotte furono case, rifugi.
E proprio questi luoghi di riparo sono caduti nel dimenticatoio – all’interno di un bosco e ricoperte di vegetazione – fino a quando, in occasione di alcuni sopralluoghi per definire l’istruttoria di una pratica di cava, gli abitanti della zona hanno ricordato ai tecnici dell’Ufficio geologico del Comune di Forlì l’esistenza delle grotte e la necessità di non cancellare una traccia così suggestiva e importante per la memoria storica di quel territorio. Si tratta per l’esattezza di aperture, tutte connesse tra loro per consentire anche in caso di crolli almeno un’altra via d’uscita: un nucleo talmente consistente da poter essere considerate una piccola città sotterranea. La maggior parte di esse furono realizzate durante il passaggio del fronte nel 1944, quando tutte le case coloniche erano occupate dai tedeschi. “Questi rifugi sono in parte ben conservati e le grotte di Castiglione si trovano attualmente in un’area di proprietà privata, non accessibili al pubblico, eccetto in casi particolari e previa richiesta di autorizzazione – spiega il Prof. Camillo Fucci, presidente dell’Associazione Culturale Ami-
ci di Castiglione –. Il Comune di Forlì, con cui l’Associazione ha agito in stretta collaborazione fin dalla sua costituzione, è fermamente intenzionato ad acquisire quest’area come il Sindaco stesso ha avuto modo di sottolineare in varie manifestazioni pubbliche organizzate congiuntamente.” Furono gli agricoltori della zona a scavare queste grotte: a Castiglione il terreno è formato da sabbie gialle, particolarmente compattate consentendo di reggere e di fungere da architrave quando viene scavata una cavità. Gli agricoltori avevano la fortuna di avere questa conformazione del terreno poco lontano da casa e ciò consentiva loro di mantenere la visione sulle rispettive proprietà. Dallo scavo principale, costruito a staffa di cavallo e con due aperture verso l’esterno per garantire una via d’uscita, partivano delle cavità laterali a fondo cieco che ospitavano singole famiglie, mentre il corridoio centrale era costellato di piccole nicchie per le lucerne, mensole, fori e ganci per rendere confortevoli i rifugi. Centinaia di civili, provenienti anche dalle località vicine di Forlì e Faenza, utilizzarono queste grotte fin dopo IN MAGAZINE
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FURONO GLI AGRICOLTORI DELLA ZONA A SCAVARE QUESTE GROTTE: A CASTIGLIONE IL TERRENO È FORMATO DA SABBIE GIALLE, PARTICOLARMENTE COMPATTATE CONSENTENDO DI REGGERE E DI FUNGERE DA ARCHITRAVE QUANDO VIENE SCAVATA UNA CAVITÀ.
SOPRA, UNO SCORCIO DELL’INTERNO DELLE GROTTE; NELLA PAGINA PRECEDENTE, FRANCO VALBONESI DELL’ASSOCIAZIONE AMICI DI CASTIGLIONE.
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il passaggio del fronte nel novembre del 1944: erano sinistrati che avevano avuto la propria casa distrutta dai bombardamenti o sfollati che vivevano nell’incertezza sulle sorti con la resa delle truppe tedesche in Italia. Abbandonate con la fine del conflitto, che si concluse nel maggio 1945, furono poi dimenticate per molti anni. Tutt’oggi, senza guida non è facile trovare il punto di accesso a questa specie di sentiero e il bosco è sotto l’egida della legge sul vincolo paesaggistico, quindi è sottoposto indirettamente a tutela. Uno studio approfondito sulle Grotte-Rifugio è stato elaborato
come tesi di laurea in composizione architettonica dall’architetto forlivese Valentina Corzani della Facoltà di Architettura Aldo Rossi dell’Università di Bologna, sede di Cesena. La ricerca ha perseguito due obiettivi: formulare un progetto di salvaguardia e ripristino dei rifugi di Castiglione e ipotizzare l’allestimento di un’area museale in grado di rispondere alle potenzialità del sito tenendo conto di una prospettiva basata su principi di ecosostenibilità, di progettazione urbana e architettonica. In passato il giornalista Piero Ghetti si è occupato della questione delle Grotte, ricordando come “oltre che per ragioni storiche, la salvaguardia dei sabbioni, come li hanno sempre chiamati i residenti, è doverosa anche per motivi naturalistici: quelle rocce testimoniano l’ultima sedimentazione marina nelle nostre zone. Senza dimenticare che l’area risulta essere stata popolata già dall’Homo Erectus, come testimoniato dai ritrovamenti di selci e altri manufatti nella vicina zona di Monte Poggiolo.”
Amici di CASTIGLIONE Costituitasi il 3 febbraio 2006 su iniziativa di alcuni cittadini particolarmente sensibili alla salvaguardia dei valori identitari, naturali e storico-culturali della città di Forlì e delle zone limitrofe, l’associazione Amici di Castiglione promuove in modo continuativo conferenze e incontri presso la cittadinanza – anche attraverso numerose collaborazioni con enti pubblici, privati e operatori economici e sociali locali – allo scopo di fare conoscere la testimonianza materiale delle grotte-rifugio. È stato instaurato fin dall’inizio un proficuo rapporto di collaborazione con il Comune di Forlì, che ha deciso di proporre alla Regione Emilia-Romagna il riconoscimento della zona delle grotte-rifugio di Castiglione quale geosito di importanza regionale, di avanzare la richiesta di finanziamento per l’acquisizione dell’area – attualmente di proprietà privata –, il ripristino delle cavità ipogee e la predisposizione di un opportuno sistema di percorsi attrezzati che le colleghino al Parco Urbano di Forlì.
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STEFANO CIMATTI LA MODERNA INVESTIGAZIONE PRIVATA
OGNI UOMO È NATO CON GLI STESSI DIRITTI: QUESTO È IL PRINCIPIO SOTTESO AL TERMINE GRECO ISOGONIA, SCELTO DA STEFANO CIMATTI PER LA PROPRIA ATTIVITÀ.
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Isogonia è la rinomata agenzia investigativa forlivese che in questi giorni celebra quindici anni di vita. Una ricorrenza onorata con il trasferimento nella nuova sede di via Matteotti 56/A: da piazzale della Vittoria all’elegante villino liberty a due passi dal cuore cittadino. “Tratto ogni caso come se fosse il mio – afferma Stefano Cimatti –, e i clienti che si rivolgono a noi sentono da subito di essere in buone mani, in un rapporto franco e trasparente. Esperienza, professionalità e spirito di abnegazione sono le qualità che ci hanno portato al 100% di casi risolti. Fare l’investigatore privato oggi vuol dire saper prendersi cura dei problemi degli altri, saper dare una risposta alle tante problematiche che nascono nelle imprese e in famiglia, lavorare venticinque ore al gior-
no, studiare continuamente norme e giurisprudenza, e non aver paura di dire no quando ciò che viene richiesto non è fattibile.” Trascorsi da rugbista (è stato il primo forlivese a giocare in serie A), investigatore privato dall’anno 2000 e già guardia del corpo di Celentano, Jovanotti, Magic Johnson, Ramazzotti, George Weah, solo per citare alcuni dei clienti più celebri, Cimatti vanta un curriculum enciclopedico. Oltre alla Laurea in Operatore della Sicurezza e del Controllo Sociale e al Master in Tecniche investigative avanzate, conseguiti all’Alma Mater Studiorum, annovera numerose partecipazioni a prestigiosi convegni in qualità di relatore. Docente dei Master di Politiche di sicurezza e polizie locali e C.A.F. web security: attività preventive e investigative all’Univer-
IN ALTO STEFANO CIMATTI ALL’INGRESSO DELLA NUOVA SEDE DI FORLÌ IN VIA MATTEOTTI 56/A
ADVERTORIAL
TRATTO OGNI CASO COME SE FOSSE IL MIO E I CLIENTI CHE SI RIVOLGONO A NOI SENTONO DA SUBITO DI ESSERE IN BUONE MANI, IN UN RAPPORTO FRANCO E TRASPARENTE.
sità di Bologna, Presidente del Comitato di Formazione Professionale FEDERPOL, l’affermato accademico ha acquisito nel corso degli anni un autorevole portfolio che comprende i più importanti gruppi industriali e numerosi studi legali. Stefano Cimatti è molto impegnato nella vita cittadina anche all’interno dei club service locali, come membro del Rotary Forlì Tre Valli e come membro d’onore a vita della Round Table n° 6 di Forlì. A capo di un affiatato pool di professionisti, l’investigatore forlivese nel corso della sua carriera ha trattato e risolto i casi più disparati in ambito imprenditoriale – relativamente a concorrenza sleale e controllo di dipendenti infedeli o assenteisti – e nelle dinamiche famigliari, ha svolto inoltre indagini difensive nei processi penali e acquisito informazioni commerciali e patrimoniali su persone e aziende, in Italia e all’estero. Rilevante anche l’attività di consulenza per la security aziendale, dai piccoli artigiani ai grandi gruppi industriali, in materia di sicurezza, sottrazione d’informazioni in genere (marchi, brevetti, ecc.), controversie tra vertici aziendali e dipendenti.
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ABITARE
Tracce di
PAESAGGIO UN INTENSO DIALOGO COL PAESAGGIO IN EQUILIBRIO ARMONICO TRA MODERNITÀ E TRADIZIONE, QUESTE LE LINEE GUIDA DELL’AFFASCINANTE DIMORA CREATA DALLO STUDIO ELLEVUELLE NEL FORLIVESE. di Claudia Mazzetti / ph Alvise Raimondi
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La pianura di Forlì è composta da una serie di segni chiaramente artificiali, che il paesaggio ha da tempo fatto propri, integrandoli in se stesso, perché per secoli le tradizioni agricole e idrauliche li hanno consolidati in queste forme. Sono le trame dei filari di frutteti, i solchi degli argini, le recinzioni: queste tracce graffiano il terreno, trasformandolo in una sequenza di linee parallele che portano a leggere una direzione dominante. L’osservazione del rapporto uomo-ambiente spinge ad approfondire la conoscenza del territorio dal punto di vista storico e quindi a riconoscere il paesaggio come opera dell’uomo e della natura, come un palinsesto ricco di tracce. Inserire un edificio in questo diagramma significa leggere le forme naturali e tradurle in riconoscibili elementi architettonici. Questo è quello che lo studio di Architettura Ellevuelle ha ricreato nella nostra campagna meldolese in un intervento compreso tra un noceto e una vigna di
un’estensione di circa 15.000 mq. L’esigenza della committenza di demolire e ricostruire la casa in cui stava vivendo, minacciata da cedimenti strutturali è stata colta come un’opportunità per recuperare concept di spazio e luogo dell’abitazione della tradizione romagnola in chiave moderna e più adatta allo stile di vita dei nostri giorni. Nonostante le residenze nella pianura romagnola abbiano forme convenzionali di costruzione caratterizzate da uno sviluppo su due piani con tetto a spiovente e pareti intonacate, il progetto realizzato da questo team di architetti è su un unico piano. Tuttavia il concept che gli sta dietro è legato a un’idea di “classici” valori della casa di campagna e al contesto: il dialogo e l’apertura con la campagna, l’uso del colore e materiali legati al paesaggio, la definizione dei diversi tipi di spazi (ora aperti
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IL CONCEPT DI QUESTA ABITAZIONE È LEGATO A UN’IDEA DI “CLASSICI” VALORI DELLA CASA RURALE E AL CONTESTO: IL DIALOGO E L’APERTURA CON LA CAMPAGNA, L’USO DEL COLORE E MATERIALI LEGATI AL PAESAGGIO, LA DEFINIZIONE DEI DIVERSI TIPI DI SPAZI.
SOPRA, LA CORTE INTERNA DAL DISIMPEGNO; A DESTRA, IL BAGNO PADRONALE CON MOBILIO IN ROVERE. IN APERTURA, UNA VISTA DEL FRONTE VETRATO A SUD CON PERGOLATO LIGNEO.
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e in continuo dialogo con il mondo esterno, ora più intimamente introversi). L’architettura entra nello schema lineare, senza alterarla: due spessi muri rivestiti in pietra costituiscono il margine entro cui è costruita la casa e, seppur leggermente sfalsati, si trovano paralleli e sullo stesso orientamento del vigneto e del noceto. La volontà di sviluppare l’abitazione su un unico piano, pur ottenendo un impatto visivo ridotto, dona un forte valo-
re alla possibilità di lasciare che le cime degli alberi emergano sulla pianura. Un corpo centrale è inserito tra le due pareti, individuando due unità distinte ma comunicanti, una per la famiglia del proprietario e una per la madre. La prima composta da un soggiorno, una cucina, due camere e un bagno più una camera matrimoniale con bagno e un piccolo patio; l’altra, che si trova sul lato opposto del primo, è composta da un soggiorno con angolo cottura, bagno e camera. Ciascuno dei lati corti presenta un “muro di vetro”, come un telescopio focalizzato sull’orizzonte e sul proprio giardino, non un vero e proprio hortus conclusus, perché aperto alla natura circostante. Aperture funzionali punteggiano le superfici delle due pareti e diventano cornici sottili in acciaio cor-ten: tale materiale interagisce perfettamente con il contiguo noceto e la pietra. La pianura forlivese è sicuramente caratterizzata da un clima continentale e mite grazie alla vicina presenza del mare, estati caldi e umide, inverni freddi con nebbia e neve. Queste considerazioni climatiche durante la fase di progettazione sono state prese in considerazione, pertanto, alcuni accorgimenti possono moderare o aumentare l’intensità della luce a seconda delle esigenze: travi di legno permettono la crescita di rampicanti come futura pergola vegetale, visibile dal soggiorno; un piccolo cortile interno definisce una zona di raccoglimento nella camera matrimoniale. I progettisti, analizzando l’orientamento dell’edificio, hanno deciso di posizionare la casa seguendo la direzione dei venti, favorendo così la circolazione naturale dell’aria, e di identificare le aree di copertura piana adatte ad ospitare pannelli per la produzione di acqua calda ed elettricità. La camera padronale mantiene un notevole contatto con l’esterno, attraverso il piccolo cortile privato, il rivestimento in gres viene indistintamente
utilizzato in tutte le stanze della casa e riveste anche la superficie della vasca del bagno padronale, senza soluzione di continuità. I mobili che sostengono le ciotole di ceramica dei bagni sono progettati su misura e realizzati in rovere, come i telai delle finestre. Il soggiorno, invece, attraverso ampie vetrate scorrevoli aperte verso sud e grazie alla posa delle piastrelle del pavimento richiama la composizione complessiva dei due grandi muri perimetrali della casa. Anche il sistema di illuminazione evoca la matrice generatrice del progetto, essendo anch’esso lineare e incassato nel solaio di copertura. Nella visione frettolosa del quotidiano o nella lettura acritica, i solchi si mescolano, si sovrappongono e le linee di forza che sorreggono la struttura geometrica spariscono per dare spazio a una visione naturalistica. Il progetto mira a riscoprire e riordinare con una nuova elegante e silenziosa presenza, le linee di forza che caratterizzano il paesaggio della nostra campagna.
Chi sono ELLEVUELLE Ellevuelle architetti è un collettivo formato da Giorgio Liverani (Modigliana, FC), Luca Landi (Predappio, FC) e Michele Vasumini (Forlì) con Matteo Cavina (Faenza, RA). Laureati nel 2009 alla Facoltà di Architettura “Aldo Rossi” di Cesena, si confrontano soprattutto con il tema del recupero di carattere residenziale, produttivo e culturale. Nel 2013 sono stati pubblicati su Casabella nella selezione internazionale di giovani progettisti under30. Sono tra gli architetti invitati a ripensare la trasformazione dell’ex area militare Sta.Ve.Co. di Bologna, i cui progetti sono pubblicati su The Plan e Paesaggio Urbano. Nel 2014 sono selezionati tra i 10 finalisti del premio nazionale NIB New Italian Blood e nella selezione di Pugliarch Festival - Crossing Architecture. Sono risultati vincitori del premio internazionale “Next Landmark 2014” promosso da Floornature con il progetto di Casa Esse ed hanno esposto il proprio lavoro allo spazio FMG per l’architettura a Milano. Sono infine tra i 10 segnalati del Premio Giovane Talento dell’Architettura Italiana 2014 bandito dal CNAPPC di Roma in occasione della Festa Nazionale dell’Architetto con il progetto del recupero del Filandone di Modigliana. www.ellevuelle.it
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DIRIGERE
Una donna
AL COMANDO È FRANCESCA AMADORI, MANAGER DELL’OMONIMA AZIENDA DEL SETTORE AGROALIMENTARE, LA NEO PRESIDENTE DEL CONSORZIO ROMAGNA INIZIATIVE
F FRANCESCA AMADORI, NEO PRESIDENTE DI ROMAGNA INIZIATIVE, AL CENTRO CON, ALLA SUA SINISTRA, LA VICEPRESIDENTE E IL GRUPPO DEI SOCI DEL CONSORZIO.
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Francesca Amadori è una giovane donna che oggi si trova a guidare Romagna Iniziative, una realtà che, dal 1996, riunisce alcuni dei principali imprenditori del cesenate legati da un profondo amore per il loro territorio e che, nel solo 2014, ha erogato circa 400mila euro a oltre una cinquantina di associazioni culturali e sportive, promosso eventi di portata internazionale (ultimo dei quali, in ordine di tempo, il concerto dei Foo Fighters al Carsiport) e si è
impegnata concretamente per sostenere innanzitutto i giovani del cesenate. Francesca, qual è stato il suo percorso all’interno di Romagna Iniziative? “Personalmente sono entrata a farne parte nel 2009, ma l’azienda Amadori è stata socio fondatore del consorzio. Dal 2010, poi, ho rivestito la carica di vice presidente. Diciamo che ho fatto una specie di ‘cursus honorum’ prima di arrivare ad essere nominata presidente
dagli altri nove soci: Technogym, Orogel, Gruppo Trevi, Camac, Agenzia viaggi Manuzzi, Hyppogroup, Sgr, Carrozzerie e Officine F.lli Battistini & Co e Cassa di Risparmio di Cesena.” Qual è l’obiettivo che ha il consorzio Romagna Iniziative? “Diciamo che dal momento in cui è nato, nel 1996, allo scopo di garantire supporto e sostegno economico al Cesena Calcio, l’orizzonte del consorzio si è decisamente ampliato e attualmente si impegna per valorizzare progetti di interesse culturale di associazioni del territorio e, al contempo sostiene con contributi economici diverse società sportive che impegnano i ragazzi in tantissime discipline: dal calcio al basket, dal rugby alla pallavolo, dalla scherma al pattinaggio. Possiamo dire, per dare qualche numero, che attualmente ci sono circa cinquemila giovani che possono praticare il loro sport preferito anche grazie a noi.” Quale impronta pensa di dare alla sua presidenza? “Al momento della mia nomina mi sono posta due obiettivi principali che mi impegnerò a raggiungere, anche grazie alla collaborazione della vicepresidente Barbara Battistini. Innanzitutto,
M i.B.A.C.T. Ministero per i Beni Cuturali GIOVANI A TEATRO REGIONE EMILIA ROMAGNA ACCADEMIA PERDUTA/ROMAGNA TEATRI Centro di Produzione Teatrale COMUNE DI FORLÌ Ass.to alla Cultura COOP. CASA DEL LAVORATORE di Bussecchio
Stagione 2015
/2016
Giovedì 3 dicembre 2015 - ore 21
ALESSANDRO BENVENUTI Un comico fatto di sangue
prevendite da sabato 28 novembre 2015
Martedì 16 febbraio 2016 - ore 21
VIRGINIA RAFFAELE
Performance
prevendite da sabato 13 febbraio 2016
Mercoledì 26 gennaio 2016 - ore 21
TERESA MANNINO dato il cambiamento del contesto economico e sociale provocato dalla crisi, le richieste di contribuzione che riceviamo aumentano esponenzialmente di anno in anno, per questo dobbiamo diventare sempre più efficienti ed efficaci nella selezione di quelle maggiormente meritevoli del nostro sostegno. Quindi ritengo che sia importante diffondere sul territorio la conoscenza del nostro consorzio. Mi spiego meglio: Romagna Iniziative è in prima linea per fare della Romagna un luogo ogni giorno migliore. Ognuno dei soci del consorzio dedica tempo e risorse economiche a tale scopo ed è importante che i cittadini, le persone che partecipano agli eventi culturali o sportivi che promuoviamo, sappiano che noi ci impegniamo per creare valore. Che noi ci siamo e non ci tiriamo indietro, anche quando, come nel caso del concerto dei Foo Fighters si è trattato di organizzare tutto in pochissimo tempo.” I Foo Fighters hanno suonato al Carisport, in che modo voi siete coinvolti in questo evento? “Romagna Iniziative è il gestore del Carisport ed è proprio grazie alla sua buona gestione che riesce
a fare sempre più investimenti sul territorio. Non solo: alcune società usufruiscono per i propri allenamenti della struttura. In generale, comunque, vogliamo valorizzare ancor di più il Carisport, ospitarvi sempre più appuntamenti di respiro internazionale che portano la nostra Cesena alla ribalta anche oltre i confini dell’Italia. Lavorare per migliorarci anche da questo punto di vista ci consentirà di erogare sempre più contributi alle associazioni del territorio, rendendolo ogni giorno un luogo migliore in cui vivere.” Attualmente, Romagna Iniziative conta 10 soci. Il numero è fisso o accettate anche altre adesioni da imprenditori della provincia? “Noi siamo sempre pronti e felici di accogliere al nostro interno nuovi soci. Da quando il consorzio è nato ci sono state, infatti, diverse adesioni, la compagine è maturata, anche se alcune aziende sono presenti dall’anno della fondazione e ad essa hanno contribuito. Fare parte di questo gruppo significa essere circondato da persone che credono nel valore della condivisione finalizzata a fare del luogo in cui vivono il luogo ideale in cui vivere.”
Sono nata il ventitre prevendite da sabato 23 gennaio 2016
Mercoledì 30 marzo 2016 - ore 21
GIOBBE COVATTA ENZO IACCHETTI
Matti da slegare
prevendite da sabato 19 marzo 2016
ABBONAMENTI DA EURO 56! spettacoli della Stagione 2015/2016 del Teatro Diego Fabbri IN COLLABORAZIONE CON TEATRO DIEGO FABBRI FORLÌ
Dal 19 al 22 dicembre 2015
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Un’ora di tranquillità Mercoledì 27 gennaio 2016
ARTURO BRACHETTI
Brachetti che sorpresa!
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RICORDARE
La terra
DEL MISTERO LA ROMAGNA È UNA TERRA DI STORIE DA SCOPRIRE, DENSA DI LEGGENDE, TRADIZIONI E MITI. NE PARLIAMO CON PIERLUIGI MORESSA, PSICOANALISTA E STUDIOSO DI STORIA E CULTURA ROMAGNOLA.
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di Gianluca Gatta / ph Giorgio Sabatini
A pochi passi dal Duomo incontro nel suo studio di Forlì Pierluigi Moressa. Di professione è psicoanalista ma è anche autore di innumerevoli testi a carattere storico-artistico, antropologico e sociale sulla Romagna. D’altronde proprio la sua professione lo porta ad addentrarsi nel fitto dedalo di storie, miti, leggende e tradizioni: un labirinto culturale dove ognuno di noi è immerso e di cui, in gran parte, è figlio. Se dovessi indicare una caratteristica tipica dei miti romagnoli, cosa andresti a sottolineare? “Io direi i miti legati alla terra, alle acque e agli avvenimenti naturali. Pensiamo allo sposalizio del mare, rito e mito d’importazione veneziana, e ai miti salinari: la leggenda narra di Iole, giovane pastorella, che profana con le sue pecore la zona delle saline, sacra agli dèi, e che per questo muore annegata; Liscari, suo innamorato, chiede e ottiene di essere tramutato in cespuglio di salicornia – pianta nota come lischi – per poter rimanere per sempre sull’argine della salina, vicino alla tomba dell’amata. Abbiamo poi miti legati alle caratteristiche degli incontri, come ad esempio IN MAGAZINE
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quelli fatti il primo giorno dell’anno, che rivestivano un significato di presagio per l’anno nuovo. I nostri antenati vi credevano fortemente perché, nell’incertezza della vita del tempo, erano fondamentali per rassicurarsi.” Perché si registra una predilezione per personaggi che lottano contro il potere e che entrano nel mito? “Il popolo guarda con simpatia chi proviene dal basso e va a sovvertire il potere, anche con strumenti non sempre legittimi, per affermare una sua rivincita. La Romagna è una terra che parte dal basso, e quindi dà valore ai popolani, e i popolani lottano contro il potere. Pensiamo a Stefano Pelloni, il passator cortese: nonostante fosse un brigante efferato, il popolo si sentiva al sicuro, perché non se la prendeva coi popolani
LA ROMAGNA È UNA TERRA CHE PARTE DAL BASSO, E QUINDI DÀ VALORE AI POPOLANI, E I POPOLANI LOTTANO CONTRO IL POTERE. PENSIAMO A STEFANO PELLONI, IL PASSATOR CORTESE: NONOSTANTE FOSSE UN BRIGANTE EFFERATO, IL POPOLO SI SENTIVA AL SICURO.
ma coi ricchi. Gli accoltellatori di Ravenna, Cesena, Forlimpopoli di fine 1800 costituivano sodalizi e pianificavano uccisioni in pieno giorno, a viso scoperto; ebbero sinistra fama, ma anche loro se la prendevano con la borghesia o con la nobiltà. Napoleone fu acclamato in Romagna come un liberatore e, anche se poi si fece dittatore, era colui che liberava il popolo dal giogo papale, almeno momentaneamente. Con Cesare Borgia, che arriva e conquista la Romagna, il mito invece non si forma perché fu una persona che promise salvezza al popolo, ma poi fece saccheggi e ruberie. A 62
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me piace citare a tal riguardo il gioco del Marafone, che sovverte nelle sue regole le classi sociali: la presa del 3 e del 2 sovrasta l’asso, l’unione fa la forza; però nel conto finale l’asso vale uno e il 3 e il 2 valgono un terzo, l’asso potrebbe essere un popolano; il sovvertimento c’è se pensiamo al fante, al cavallo e al re a cui è attribuito solo un terzo di punto.” Perché secondo te scetticismo e razionalità non riescono a scalzare alcuni miti e credenze, penso al tocco nella cura di alcune malattie? “Perché c’è bisogno di qualcosa che vada oltre le certezze che la scienza promette, anche se è un qualcosa che risiede nella magia. La medicina è oggi molto tecnologica, con meno attenzione per l’aspetto relazionale. Il valore del tocco rimanda invece al primo affetto genitoriale. Esiste una patologia, l’eczema atipico del bambino, che passa soltanto con semplici accudimenti, accarezzando la pelle. L’essere umano richiede un’attenzione speciale, e il guaritore, colui che tramanda la superstizione, fa sentire al paziente una sua specialissima cura che lo riporta al contatto col genitore.”
52 Miti e Misteri DI ROMAGNA Pierluigi Moressa, medico psichiatra e psicoanalista, si occupa da tempo dei rapporti tra processi psicologici e creatività nonché di storia, arte e culturale locale. È appena uscito in libreria il suo ultimo lavoro, “52 Miti e Misteri di Romagna”, pubblicato da Edizioni IN Magazine, un excursus tra leggende, luoghi e miti che fanno della Romagna una terra di storie da scoprire. Dal delitto Malmesi alle storie di fantasmi, dalla Segavecchia agli esorcismi di Sarsina, passando per Paolo e Francesca, Leonardo da Vinci, Galla Placidia, il libro rappresenta una piacevole lettura e una guida turistica ai luoghi citati.
RACCONTARE
Storia in
GIALLO
IL NUOVO GIALLO DI MICHELE VALENTINI, “SONO SOLO SASSI”, CI PORTA NELLA ROMA DEGLI SCANDALI E DELLA CORRUZIONE, CON UN INGEGNERE INVESTIGATORE COSTRETTO A VIVERE IN UNA CASA DI RIPOSO.
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di Giorgio Pereci
Un ingegnere è il personaggio che Michele Valentini, architetto romano, ha introdotto nella grande famiglia degli investigatori letterari italiani. E con la pignoleria tipica di chi è avvezzo a gestire cantieri e progettare opere importanti, l’ingegnere riesce a collegare dettagli che nessuno
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vede, scorge particolari a cui nessuno dà importanza e, infine, raccoglie i fili di una trama che intreccia affari, politica e malavita. Il tutto da un osservatorio apparentemente poco adatto alle investigazioni: una casa di riposo per anziani. Com’è nata l’idea di un protagonista che vive in una casa di riposo? “L’ing. Santilli nasce in un racconto che scrissi nel corso di elaborazione del concorso di una casa per anziani. Come architetto, nella elaborazione progettuale cerco di osservare quanto sarà realizzato con gli occhi di chi vivrà le mie architetture. A fine progetto ho cominciato a descrivere con un racconto le sensazioni positive e negative che un ipotetico visitatore avrebbe potuto provare nel visitare e vivere l’opera realizzata. Mi immedesimai dunque nella condizione di un anziano che vive il trauma di dover lasciare la sua casa e la sua vita di sempre e per la prima volta mi trovai a riflettere sulla vecchiaia quale frammento di vita vissuta in una marginalità. Situazione che ho voluto negare e riscattare attraverso il personaggio dell’ing. Santilli, un modo per ricordare a me stesso
e agli altri che, anche se anziana, l’identità e i valori della persona restano immutati.” Quando e come scrivi? Hai delle abitudini? Ti dai una tabella di marcia? “Soffro di insonnia e spesso scrivo sul mio portatile durante la notte nel piccolo studio della mia casa romana e, quando posso, nel mio rifugio in Umbria nel silenzio di una rocca medioevale raggiungibile solo a piedi, un luogo lontano dalla città in cui domina un silenzio assoluto violato solo dal crepitio della legna del camino. Non ho tabelle di marcia, è Santilli che mi impone i suoi ritmi irregolari: a volte è un fiume in piena e faccio fatica a stargli dietro, a volte mi impone il silenzio per la riflessione.” Ci saranno altre indagini per l’ing. Santilli? “La seconda indagine dell’ing. Santilli è già ultimata, in questa seconda storia le caratteristiche gialle sono più marcate e imprevedibili rispetto al primo episodio, il dramma non viene più vissuto come scoperta del passato ma come presente e, in quanto tale, non risparmia a Santilli le ferite che la scoperta delle verità nascoste infligge.”
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COMUNICARE
Internet è
CATTIVA? OGNI GIORNO CI METTIAMO A NUDO SUI SOCIAL NETWORK. CHIEDIAMO ALL’ESPERTO MASSIMO MANTELLINI SE È VERO CHE LA NOSTRA PRIVACY SI È RIDOTTA A ZERO.
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di Gianluca Gatta / ph Giorgio Sabatini
Ci sono moltissime persone che sono attente alla privacy nel mondo “reale” e poi sono un colabrodo sui social network: il profilo Facebook è aperto, aggiungono costantemente foto di parenti e figli seminudi su Instagram, il loro smartphone pubblica in automatico i chilometri corsi ogni giorno e il tragitto fatto, d’estate ci dicono quando partono in vacanza. Sembra insomma che ci
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IN MAGAZINE
sia una forte contraddizione tra le tutele, molto stringenti, offerte dalla legge e il protagonismo che i social network riescono a soddisfare. Ne parliamo con il forlivese Massimo Mantellini, uno dei maggiori esperti del settore in Italia, in un’intervista fatta – visto il tema – via e-mail, da remoto. Chi sta sbagliando? Il legislatore o la gente? “Il tema della privacy, nella sua
estensione al mondo digitale, è da sempre un argomento pieno di luoghi comuni. Il più noto è quello secondo cui dopo Internet la nostra privacy si sarebbe ridotta a zero. Con ogni probabilità non è così: Internet e i social network hanno ampliato moltissimo lo spazio di visibilità di sé ma in molti casi siamo noi a decidere chi essere online, come raccontarci agli altri, quali parti svelare e quali celare. In senso più generale le normative sulla privacy in Italia sono da molti anni un mix di grande formale attenzione ai diritti dei cittadini e di contemporaneo grande onere burocratico per i cittadini stessi, quando non di vero impedimento amministrativo (come accade spesso quando le tutele della legge Rodotà sono invocate per difendere i peggiori papocchi). Viceversa oltreoceano l’attenzione ai temi legati alla riservatezza dei dati personali è stato per molti anni e anche oggi un tema molto poco considerato per ragioni di business. Una via di mezzo non sarebbe male. Resta il punto centrale: l’attenzione alla riservatezza è prima di tutto un problema di consapevolezza personale che non può essere interamente demandato ad altri.”
Quali sono le tre cose che assolutamente non si dovrebbero fare su Internet? “Ogni persona è differente, non credo esista una risposta adatta a tutti. Le mie tre cose che non vorrei fare (da circa vent’anni) sono: essere affrettato nelle risposte (è una buona maniera per equivocare il pensiero altrui); basarsi sui reperti digitali per giudicare le persone che incontriamo on line; passare troppo tempo a guardare stupidaggini in rete (questa l’ha scritta mia moglie).” Qual è il futuro dei social? “Internet nasce come ambiente di relazione. Lo è stato nei primi anni della sua crescita e si è un po’ allontanata da questa idea a cavallo del secolo quando in molti hanno creduto che il web fosse una vetrina di prodotti e idee. In realtà anche il www, nell’idea originale di Berners Lee, era un ambiente leggi-scrivi, un luogo di interazione fra i pensieri delle persone (in quel caso, agli inizi, gli accademici che confrontavano le loro esperienze). Questa declinazione è poi tornata molto forte con la nascita dei social network, prima i blog e poi le reti sociali di cui Facebook è la versione ubiquitaria di grande successo. Le nostre aspirazioni di cittadini credo dovrebbero essere - come scriveva Franco Carlini molti anni fa - intanto di rendersi conto che Internet, collegando milioni di persone, è diventata un grande cervello e poi, subito dopo, di trovare la maniera per comportarsi di conseguenza, favorendo, come diceva Carlini, la pace (o anche solo, aggiungo io, una migliore
comprensione reciproca). Non si tratta ovviamente di un processo facile. Quanto alle grandi imprese del settore, fino a che Internet resterà neutrale (quindi aperta a tutti) seguiranno il normale ciclo economico delle aziende di rete (nascita, crescita e sostituzione con qualcosa d’altro).” Google, Facebook, Amazon e Apple sembrano essere le quattro grandi “sorelle” del potere economico digitale mondiale: è auspicabile fermare il loro strapotere? “Si tratta di aziende molti differenti, per lo meno nei loro tratti principali. Apple è una azienda manifatturiera contemporanea: produce oggetti (hardware o software) e li vende. Google e Facebook sono piattaforme in gran parte basate sulla raccolta dei dati e questo fa di loro soggetti potentissimi, molto ricchi ma intrinsecamente deboli, per lo meno nel medio periodo. Amazon è una via di mezzo. Il tema antitrust nei loro confronti (con l’eccezione di Apple, mi pare) è molto rilevante, così come lo è quello fiscale (come è noto attraverso triangolazioni legali queste aziende riescono a eludere molti oneri fiscali nei paesi in cui operano). Quindi sì, sarebbe auspicabile che i governi prendessero posizione su simili comportamenti. Al contempo si dovrebbe evitare che la lotta ai nuovi quasi monopolisti del web si trasformi in aiuti più o meno diretti ai vecchi potentati dell’era precedente. Perché se i primi sono pericolosi i secondi sono spesso soggetti pieni di polvere chiusi dentro una cantina.”
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LEGGERE
Vita in
ATTESA MARIO BISERNI È L’AUTORE DI “SALA D’ASPETTO”, UN LIBRO CHE PRENDE A MODELLO LE CHIACCHIERE NELLE ANTICAMERE AMBULATORIALI PER APPROFONDIRE TEMI D’ATTUALITÀ
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L’aspettativa di vita è raddoppiata, ma molto del tempo guadagnato viene trascorso nelle sale d’aspetto dei medici, degli ospedali e degli uffici sanitari. Questo, in sintesi, è il contenuto del libro “Sala d’aspetto. Metafora della vita” (Edizioni IN Magazine) scritto da Mario Biserni. Tre sono i punti su cui l’autore insiste e prende una sua precisa posizione: onestà, essenzialità e servizio al bene comune e, in particolare, ai più deboli. In altre parole i discorsi e i commenti delle persone che si trovano in sala d’attesa sono temi in genere di grande attualità, temi che devono far pensare e risvegliare “la coscienza dell’uomo di oggi – scrive l’autore – tutto dedito al presente e per nulla interessato al passato e al futuro”. E sarà il marito della protagonista che stupisce per il modo in cui sa leggere e interpretare i problemi, analizzando anche le soluzioni offerte dalla società. Protagonista delle vicende narrate è, dunque, Maria Letizia, una signora colpita da una grave forma di tumore alla tiroide. Di qui le lunghe attese nelle sale d’aspetto. “Ne scaturisce – dice Biserni – uno spaccato di vita che si intreccia con altre
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IN MAGAZINE
di Rosanna Ricci
storie di malattie, di incidenti, ma anche di gioie, con tutte le implicazioni che ne derivano, con stati d’animo contrapposti a seconda dell’esito finale della diagnosi.” A volte non mancano, nelle sale d’aspetto, battute spiritose o atteggiamenti pieni di finzione oppure opinioni generalizzanti colorate da frasi fatte o da modi di dire. Non a caso il sottotitolo del libro è Metafora della vita, perché una sala d’aspetto contiene uno spaccato della società contemporanea da cui emerge la precarietà del vivere, ma c’è anche l’attesa di qualcosa che possa modificare in meglio la situazione. Fra sanità e politica, traffico e aumento dei costi, disoccupazione e famiglia, nei vari interventi dei pazienti ciò che più conta è una gran voglia di vivere. Mario Biserni è nato a Rocca San Casciano, è fondatore, assieme al fratello, di un’industria metalmeccanica, è stato capo scout, si è dedicato al cicloturismo, attualmente è proboviro dell’Associazione di Unindustria di Forlì-Cesena. Una sua grande passione è quella di scrivere e di raccontare le sue vicende, perché “sento il desiderio di raccontare la mia vita e i miei sentimenti e di
presentarli in un libro – spiega lo scrittore – anche perché le parole volano mentre gli scritti restano”. Diviso in undici capitoli, “Sala d’aspetto” non tralascia riferimenti alle eccellenze romagnole, specie in campo medico, ma soprattutto insiste sulla volontà di sperare nella guarigione da parte del paziente durante tutte le fasi della malattia. La voglia di vivere e di affrontare con coraggio i momenti difficili della vita è sempre una carta vincente.
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