Tariffa R.O.C.: Poste Italiane s.p.a. - Spedizione in A. P. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 1, DCB - FILIALE DI FORLÌ - Contiene i. p. - Reg. al Tribunale di Forlì il 19/09/2002 n. 29 - EURO 3,00
CESENA N° 3 LUGLIO/AGOSTO 2016
PIRACCINI
Renzo
FRUTTA IN GIOCO
GIANLUCA MONDARDINI / A tutto bio! CIBO MODERNO / Street food now OLINDO GUERRINI / I suoi primi 100 anni
EDITORIALE
N
Nel segno della cultura del cibo, questo numero estivo racconta l’esperienza imprenditoriale di Gianluca Mondardini, creatore della catena di gelaterie Puro & Bio ma non solo, e quella manageriale di Renzo Piraccini, che in mezzo alla frutta ha passato una vita. Cibo per strada e di strada è poi quello che oggi va per la maggiore e raccoglie folla nelle varie manifestazioni e presso i chioschi all’aperto. Racconta la sua passione per il cibo la blogger Bettina Balzani, mentre parliamo di storia con il centenario di Olindo Guerrini, con un percorso tra natura e ricordi lungo il fiume Ronco e con le manifestazioni plautine a Sarsina. Si parla poi delle nuove frontiere dei viaggi e delle ultime tendenze del gelato, di benessere e turismo con Luigi Angelini, di creatività ed impresa con il premio Primo Miglio. Andrea Masotti
SOMMARIO
10
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ANNOTARE
Brevi IN
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ESSERE
Gianluca Mondardini
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ESSERE
Renzo Piraccini
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MANGIARE
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Cibo di strada
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RISCOPRIRE
Olindo Guerrini
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CUCINARE
Bettina in cucina
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VISITARE
Lungo l’argine
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EDIZIONI IN MAGAZINE S.R.L. Redazione e amministrazione: Via Napoleone Bonaparte, 50 - 47122 Forlì Tel. 0543.798463 / Fax 0543.774044 www.inmagazine.it inmagazine@menabo.com
Gelato
NUOTARE
Premilcuore
DIRETTORE RESPONSABILE: Andrea Masotti REDAZIONE CENTRALE: Serena Focaccia ARTWORK: Lisa Tagliaferri IMPAGINAZIONE: Francesca Fantini UFFICIO COMMERCIALE: Gianluca Braga, Elvis Venturini STAMPA: Seven Seas Srl - RSM
Collaboratori: Laura Bertozzi, Dolores Carnemolla, Gianluca Gatta, Roberto Leoni, Pierluigi Moressa, Giorgio Pereci. Lucia Renati. Fotografi: Riccardo Gallini, Giorgio Sabatini, Gianmaria Zanotti.
GUSTARE
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Associato all’Unione Stampa Periodica Italiana
Anno XIX - N. 3 Chiuso per la stampa il 12/07/2016
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PREMIARE
Primo Miglio
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INSCENARE
Plauto
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VIAGGIARE
Seguici su FB: www.facebook.com/edizioni.inmagazine
Parla l’esperto
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Tutti i diritti sono riservati. Foto e articoli possono essere riprodotti solo con l’autorizzazione dell’editore e in ogni caso citando la fonte
MUOVERE
Luigi Angelini
47 IN MAGAZINE
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ANNOTARE
Padel CHE PASSIONE FORLÌ Un nuovo sport sbarca
Romagna IN VIDEO CESENA È stato lanciato il
nuovo video istituzionale del consorzio Romagna Iniziative con protagonista la piccola Alice Pasini di Forlimpopoli (nella foto). Il video, realizzato dall’agenzia Menabò di Forlì e diretto dal regista Alberto Comandini, racconta un consorzio che nasce a Cesena come forma di sponsorizzazione associativa e dal 1996 sostiene le realtà operanti in ambito artistico/culturale e sportivo in Romagna. Romagna Iniziative sostiene progetti culturali in collaborazione con associazioni e realtà del territorio, promuove spettacoli teatrali, si impegna nel recupero di patrimoni artistici locali, organizza eventi per promuovere iniziative a favore della città.
Emilia-Romagna IN FESTIVAL FORLÌ Dopo l’anteprima in grande stile con Elio e le Storie Tese
e una tappa del tour estivo “Energumeni in ferie”, parte la fitta programmazione estiva di Emilia Romagna Festival. Numerosi gli appuntamenti nel forlivese, a partire dall’evento di inaugurazione di sabato 16 luglio presso il Teatro Diego Fabbri con “Confucius”, un dramma danzato in quattro atti messo in scena dalla China National Opera and Dance Drama Theatre. Altro appuntamento a Forlì domenica 31 luglio nella Chiesa di Ravaldino, con “Ora turbine e tempesta, ora basse e fioche”: Vicente Campos e Rubén Simeó alla tromba e Marialuisa Veneziano all’organo presentano musiche di Antonio Vivaldi, Johann Sebastian Bach, Tomaso Albinoni, Johan Kaspar Kerll, Franz Joseph Haydn, Carl Philipp Emanuel Bach e Gottfried Heinrich Stölzel. Si prosegue lunedì 1 agosto alla Chiesa di San Giacomo in San Domenico con la Türksoy International Youth Chamber Orchestra diretta da Anvar Akbarov e martedì 2 agosto con lo Zorá String Quartet (nella foto), vincitore del Primo Premio e Medaglia d’Oro del Fischoff Chamber Music Competition 2015. Sempre al Chiostro dei Musei San Domenico il 9 settembre il Chilingirian String Quartet si esibisce in “Come bottone e occhiello, come violino e archetto”. www.erfestival.org
al Raketown di via Lunga a Forlì. Ai classici campi da beach tennis si affiancano due campi di padel, un gioco con racchette che si sta affermando sempre di più anche in Italia e in cui anche le pareti “fanno campo”. La struttura, denominata Padeltown, è affiliata alla Federazione Italiana Tennis, sono in programmazione tornei per chi già pratica, mentre per chi desidera apprendere i primi rudimenti è a disposizione un maestro. Da settembre uno dei campi di padel verrà coperto da una struttura pressostatica per giocare anche con il maltempo. I campi sono a libero accesso previa prenotazione, dopo il primo ingresso viene rilasciata una tessera associativa che permette di prenotare i campi da gioco. Presso il Raketown è possibile anche usufruire di un servizio bar e ristorazione.
Ippodromo D'ESTATE CESENA Vetrina estiva del trotto italiano, l’Ippodromo di Cesena
è parte del “network” HippoGroup, il sistema di ippodromi di cui fanno parte anche Bologna-Arcoveggio, Torino-Vinovo e il prestigioso impianto di Roma Capannelle fondato nel 1881. Gli appuntamenti più significativi della stagione cesenate delle corse, dopo l’ouverture di sabato 25 giugno, saranno sabato 6 agosto il Gran Premio Città di Cesena e sabato 20 agosto la Finalissima del torneo Superfrustino. Il 3 settembre si terrà poi il galà conclusivo della stagione, il Campionato Europeo, l’evento più importante ed atteso, l’unica corsa continentale con la formula esclusiva delle due prove più “la bella” che festeggia quest’anno il suo 82° anno di età. Il Campionato è una prova del Master du Trot U.E.T., il circuito che raggruppa i più importanti Gran Premi del Continente. 4
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ANNOTARE
Maicol Ravaioli vince BAR FIGHT FORLÌ Maicol Ravaioli (nella
Scatti IN MOTO MILANO MARITTIMA Inaugura
il 17 luglio presso l’Hotel Mare Pineta di Milano Marittima la mostra fotografica di Loris Camprini “Scatti in moto”, che presenta le più belle fotografie scattate da Camprini durante i suoi viaggi su due ruote in tutto il mondo. Il 17 luglio alle ore 19.00 si terrà il brindisi di inaugurazione e a seguire una cena con la presenza di Matteo Marzotto, vicepresidente della FFC (Fondazione Ricerca Fibrosi Cistica). Il costo della serata sarà di euro 70 a testa e il ricavato andrà devoluto in beneficenza alla FFC. Sabato 6 agosto alle ore 18.00 si terrà un apericena a bordo piscina con l’autore degli scatti. La mostra sarà aperta fino al 16 agosto. Per info info@ marepinetaresort.com
L’estate“Family”del TEATRO MASINI CESENA L’estate 2016 del Teatro Masini è espressamente dedicata
ai giovani e alle famiglie e porta, sotto al cielo stellato del “salotto” di Piazza della Molinella, ben sette appuntamenti, programmati tra lunedì 4 luglio e lunedì 1 agosto, scelti tra le migliori produzioni nazionali del teatro ragazzi e contraddistinti da elementi di grande fascino, magia e fantasia. Per quanto riguarda l’edizione 2016, il “Teatro Ragazzi nella Molinella” è stato integrato, nella sua prima giornata di lunedì 4 luglio, con il Festival “Colpi di Scena”, vetrina delle migliori produzioni di teatro per le giovani generazioni dell’Emilia-Romagna, che ha visto la partecipazione di numerosi Direttori Teatrali italiani ed europei, a Faenza per assistere e importare nei loro prestigiosi Teatri gli spettacoli e, di conseguenza, la ricchezza e la creatività del teatro ragazzi della nostra Regione, già riconosciuto come uno dei migliori a livello europeo. Lunedì 25 luglio la Compagnia Stilema – Unoteatro mette in scena “Strip, ricordi d’infanzia” di e con Silvano Antonelli, mentre lunedì 1 agosto si potrà assistere a “L’elefantino!” scritto, diretto e interpretato da Bruno Cappagli (nella foto). In caso di maltempo gli spettacoli previsti in Piazza Nenni/Molinella si terranno all’interno del Teatro Masini. www.accademiaperduta.it
foto), titolare del Big Bar, ha vinto la prima edizione di Bar Fight, andato in onda su Sky Uno. In ogni episodio due imprenditori – Teo Musso, che ha importato in Italia l’idea della birra artigianale, e Francesco Manzoli, che ha fondato il locale più raffinato di Formentera – hanno valutato, aiutati da Andrea Illy e Joe Bastianich, le proposte di quattro candidati sull’idea di sviluppo di un concept bar. Solo due però ne hanno potuto allestire in due giorni di lavoro una versione temporanea con cinquemila euro a disposizione: un bancone bar completamente fornito con le migliori forniture, l’aiuto di un team di allestitori e la consulenza di un Master Barista Università del Caffè di Trieste di illycaffè, Michele Pauletic. Maicol Ravaioli ha vinto con il format Crudele simbiotico.
Cappelli di paglia IN FESTA NESPOLI Ritorna anche quest’estate la “Festa dei cappelli di paglia”, giovedì 28 luglio dalle ore 19.00 presso Poderi dal Nespoli. Nella cornice suggestiva dell’azienda vitivinicola si terrà una serata unica con cena conviviale, musical e tanto divertimento, tutto per supportare una buona causa: il ricavato infatti sarà devoluto, come l’anno passato, all’associazione Enea - Eroi in ricerca onlus, che sostiene la ricerca sulla polimicrogiria, una rara malattia genetica. Sarà d’obbligo indossare un cappello di paglia e brindare insieme fino a tarda notte. Dalle 19.00 alle 21.00: ingresso con cena a 30 euro a testa. Dopo le 21.00: ingresso con calice di vino a 10 euro a testa. Le aziende partner della serata sono: Menabò, Edizioni IN Magazine, Qaos, Partesa Emilia Romagna, Forno Mambelli, Tamla. Per informazioni: 3336235659 - www.poderidalnespoli.com
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ANNOTARE
All’ombra DELLE TENDE CESENATICO Torna a
Carfagnini a CONFINDUSTRIA FORLÌ È Italo Carfagnini,
fondatore e presidente della So.F.Ter. di Forlì, il nuovo presidente di Confindustria Forlì Cesena, eletto dagli Associati riuniti in Assemblea dopo la designazione da parte del Consiglio Direttivo. “La mia Presidenza metterà al centro l’impresa. – ha dichiarato Carfagnini – Confindustria ForlìCesena è la casa di tutti gli imprenditori e la mia attenzione si concentrerà sulle soluzioni a tutte le richieste che arriveranno dagli Associati. Per quanto riguarda Confindustria Romagna – ha poi concluso – farò tesoro di quanto già espresso dal Consiglio Direttivo e, ricco di questo, riprenderò il dialogo con i colleghi di Ravenna e Rimini non appena possibile.”
Si sgardella A SCAMPORELLA CESENA Scamporella si fa in due. L’insolito pic nic fra gli ulivi,
che nasce dal proficuo incontro fra Enrico Giunchi proprietario dell’Azienda Agricola Biologica Terre Giunchi e Andrea Cappelletti, professionista con un’esperienza ormai decennale nella gestione e progettazione di eventi e locali, crea una nuova occasione di buon cibo e convivialità con Sgardella. In collaborazione con Alberto Faccani del ristorante Magnolia di Cesenatico è nata Sgardella, un pic nic dove le proposte gastronomiche della serata vengono preparate e grigliate a vista dai più importanti chef dell’EmiliaRomagna. Dopo il successo delle due “sgardellate” di martedì 14 giugno e martedì 19 luglio, si replica il 9 agosto. Continuano poi i giovedì con la classica “Scamporella”: dove non ci sono tavoli, ma antichi tronchi sotto ai quali accomodarsi su morbidi cuscini ed ampie tovaglie e gustare i cibi contenuti nei cestini con i primi assaggi della serata; man mano poi che le stelle fanno capolino, diversi assaggi e pietanze vengono portati a ciascun gruppo di “scamporellanti” direttamente sotto l’ulivo. L’azienda Agricola Terre Giunchi di Rio Eremo di Cesena, che ospita l’iniziativa, si estende in oltre 150 ettari di terreni coltivati in modo biologico a frutteto, vite e ulivo. www.scamporella.it
Cesenatico fino al 4 settembre, presso la spiaggia libera di Piazza Andrea Costa, l’appuntamento fisso con le tende al mare, decorate quest’anno con le riproduzioni tratte dall’archivio della Stamperia Pascucci 1826. Le tende facevano parte del paesaggio della nostra riviera fino al secondo dopoguerra, quando vennero sostituite dai più pratici ombrelloni. Dopo diciotto anni in cui le tende hanno fornito il supporto per le riproduzioni delle opere di celebri disegnatori, come Hugo Pratt e Bruno Munari, l’edizione di quest’anno propone al pubblico i disegni della tradizione artigianale romagnola, messi a disposizione dalla Stamperia Pascucci di Gambettola. Anche quest’anno la manifestazione è un’occasione di solidarietà: le opere saranno infatti vendute all’asta.
Al Cinema CON IL VINO FORLÌ - CESENA Torna la tredicesima edizione di Cinemadivino, la rassegna cinematografica nazionale che unisce al piacere della settima arte quello di un buon calice di vino locale. Direttamente nelle cantine e nelle aie delle aziende vinicole, gli spettatori assisteranno ai film più interessanti dell’ultima stagione con un anticipo gustoso che comprende la visita guidata alle cantine e l’assaggio di tre calici di vino. A Forlì l’appuntamento è per il 3 agosto a Roncofreddo, presso Villa Denti, con il film La grande scommessa, segue il 5 agosto a Polenta di Bertinoro, presso Terre della Pieve, con Loro chi?, l’8 agosto a Dovadola, presso la Trattoria Montepaolo, con L’abbiamo fatta grossa, il 25 agosto a Civitella di Romagna, presso Poderi dal Nespoli, con Perfetti sconosciuti, e il 29 agosto a Fiumana di Predappio, presso la Tenuta Pandolfa, con Il caso spotlight. www.cinemadivino.net
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ESSERE
A tutto
BIO!
GIANLUCA MONDARDINI È IL PROFETA DEL GELATO BIO, CON DISCEPOLI CONSORZIATI IN TUTTO IL MONDO. SENZA DIMENTICARE LA PIZZA E L’HAMBURGER.
C
di Laura Bertozzi / ph Giorgio Sabatini
Con l’esplodere dell’estate, il richiamo del gelato si fa irresistibile. Ma non del gelato in generale: non si cerca più soltanto una generica gradevolezza al palato, ma anche la riconoscibilità del sapore genuino di ogni gusto e una garanzia di qualità. Siamo diventati troppo esigenti? Inevitabile non esserlo, dopo aver assaggiato i prodotti di Puro & Bio, la catena di gelaterie nata a Forlì nel 2009 su idea di Gianluca Mondardini, socio fondatore del marchio insieme a Luca Zanotel. Si dice che nessuno sia profeta in patria, ma lei sembra esserlo! “In verità, quando ho aperto il mio primo punto vendita a Forlì, anch’io ero circondato da un coro di scettici. Il mio era un modo nuovo di concepire la gelateria, fondato su ingredienti biologici e processi produttivi naturali e questo rendeva il mio gelato una realtà di nicchia. Proponevo solo sette o otto gusti contro i quaranta delle gelaterie tradizionali, in un momento nel quale la richiesta e l’offerta di prodotti biologici era ancora agli inizi in Italia.” Come ha avuto l’intuizione di applicare la ricerca del biologico al gelato?
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“Lavoravo come tecnologo alimentare in un laboratorio di ricerca e sviluppo inerente alla produzione di ingredienti per il gelato e mi capitava davvero di rado di imbattermi in materie prime biologiche. Così ho voluto tentare questa sperimentazione. Il progetto era commercialmente rischioso, ma io non ho esitato a buttarmi, sia perché la naturalità applicata al gelato era un aspetto che mi affascinava, sia perché la volontà di fare qualcosa di totalmente nuovo è la spinta che ha sempre motivato ogni mia iniziativa.” E ha scelto di battezzare questa impresa proprio nella sua città. “Tutti i miei progetti sono sempre partiti da Forlì. Per lavoro ho girato il mondo, ma l’attaccamento nei confronti della mia città è sempre stato solidissimo, tanto che mi infastidisce chi ne parla male. Non ho mai pensato che sia la città ad essere impermeabile alle proposte nuove, quanto piuttosto chi fa la proposta a non darle ciò che richiede.” Questa scelta poi le ha portato fortuna, vero? “In effetti è così, perché ad oggi possiamo vantare l’apertura di
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“Certamente. Ai primi due gusti che ho realizzato ho dato il nome dei miei figli, perché il prodotto che creo è qualcosa di genuino, pensato per essere salutare per la mia famiglia in primis.” Ci faccia venire l’acquolina in bocca e ci dica quali sono. “Si tratta del gusto Bianca, un fiordilatte con caramello artigianale e pinoli caramellati e Giulio, una crema con caramello e biscotti. Da quando ho intrapreso quest’avventura sono sempre stato impegnato nella ricerca di
“LA PASSIONE PER IL MIO MESTIERE È INESAURIBILE, COSÌ COME LA SPINTA A RINNOVARMI COSTANTEMENTE ESPLORANDO AMBITI CONFINANTI A QUELLO DEL GELATO, COME APPUNTO QUELLO DELLA GASTRONOMIA. BIOLOGICA, S’INTENDE.”
quaranta punti vendita dislocati nel Nord Italia, a Bucarest e a Siviglia, tutti quanti operativi e in crescita. È senz’altro un risultato di cui essere fieri, vista la durata effimera di parecchie attività in franchising.” Qual è la formula del vostro successo? “Innanzitutto il fatto che sono stati i nostri stessi associati a contattarci perché interessati a sviluppare la nostra idea e non il contrario. Tuttora è il tam-tam il metodo che ci permette di espanderci. Il secondo ingrediente che rende coeso questo gruppo ormai così ampio di consorziati è la formazione, che riveste per noi un ruolo decisivo. Quella che sta dietro al progetto delle gelaterie Puro & Bio infatti non è una semplice trovata di marketing, ma una vera e propria filosofia di vita.” Questo vale anche per lei in prima persona? 12
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aziende produttrici di materie prime bio e ho sempre creduto che l’eccellenza vada cercata nel territorio dove i singoli prodotti sono realizzati. Oggi fortunatamente il numero di produttori di questo tipo è in crescita in Italia rispetto ai miei inizi. Quando svolgevo il mio lavoro di laboratorio, il biologico era reperibile quasi esclusivamente negli altri paesi europei.” Da coni e coppette poi è approdato alla pizza. Ci può raccontare com’è andata? “Quando ero alla ricerca di un posto a Forlì da destinare alla mia seconda gelateria, partecipai ad un bando comunale per aggiudicarmi il locale in Piazzale della Vittoria che oggi ospita la pizzeria Qbio. Siccome la partita pareva persa, aprii il secondo Puro & Bio in viale Gramsci, salvo poi essere richiamato per avvenuta aggiudicazione del locale oggetto del bando. Cosa potevo farci? Grazie
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Via Martoni, 54 Forlì Tel. 0543 724163 info@oggettidautore.it
alla collaborazione con l’esperto di gastronomia Luca Montanari abbiamo dato vita a un nuovo concetto di pizza che lega la lavorazione naturale ai prodotti biologici. Anche in quest’ambito non mi interessava replicare qualcosa di già esistente, ma ho seguito l’impulso a proporre qualcosa che non fosse standard.” Che cosa ha di speciale la sua pizza? “Oltre alla scelta del biologico, la volontà di realizzare gli impasti attraverso una lavorazione manuale. Il lievito madre va alimentato e tenuto attivo, un procedimento per il quale non riteniamo adeguato il processo automatico industriale. Per alcune preparazioni servono tre giorni per ottenere sessanta palline di impasto.” Qual è l’ultima impresa alla quale si è dedicato? “La creazione del marchio Bio Burg. Lo scorso 17 giugno abbiamo inaugurato a Forlì, in via Martoni 44, una hamburgheria ricercata, sempre basata sull’utilizzo di prodotti di eccellenza. La cifra di questo nuovo progetto sta però soprattutto nel connubio sperimentale che avverrà nel locale: il piano terra ospita l’hamburgeria, il primo piano sarà destinato alla formazione. Terremo infatti corsi di gelateria, pasticceria, pizzeria e gastronomia.” Sarà solo per gli addetti ai lavori?
IL LIEVITO MADRE VA ALIMENTATO E TENUTO ATTIVO, UN PROCEDIMENTO PER IL QUALE NON È ADEGUATO IL PROCESSO AUTOMATICO INDUSTRIALE. PER ALCUNE PREPARAZIONI SERVONO TRE GIORNI PER OTTENERE SESSANTA PALLINE DI IMPASTO.
“Proporremo, a partire da settembre, percorsi differenziati sia per professionisti che per dilettanti. L’aspetto innovativo dei nostri corsi non sta solo nel numero ristretto dei partecipanti, che fa della lezione quasi una one to one, ma soprattutto il fatto che l’apprendimento sarà efficace perché le preparazioni verranno provate in pratica. A chi opera nella ristorazione verrà messa a disposizione una strumentazione professionale, mentre per chi pratica la cucina in modo amatoriale forniremo forni e attrezzi simili a quelli che ciascuno ha in casa, in modo da permettere di replicare le preparazioni anche in famiglia. L’obiettivo che questo segmento della formazione intende perseguire è anche il coinvolgimento, nel ruolo di formatori, di tutti coloro che sul territorio hanno alte competenze nel settore.”
IN QUESTE PAGINE, GIANLUCA MONDARDINI RITRATTO PRESSO LA SUA GELATERIA PURO & BIO DI FORLÌ.
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ESSERE
Frutta in
GIOCO
RENZO PIRACCINI, PRESIDENTE DI ALMAVERDE BIO E CESENA FIERA, HA UN’IDEA PRECISA DI COME GESTIRE AZIENDE PUBBLICHE E PRIVATE. LA STORIA DEL MACFRUT NE È UN ESEMPIO EVIDENTE. di Gianluca Gatta / ph Gianmaria Zanotti
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A fine intervista – dopo aver scattato le foto che corredano questo articolo – ritorniamo nel suo ufficio, si siede dietro la scrivania e mi chiede se è possibile spendere qualche riga su sua moglie, Elide Giordani, perché “ha avuto un ruolo fondamentale nella mia carriera, ha rappresentato in tutti questi anni non solo uno stimolo continuo, ma completa la mia personalità piuttosto ruvida, con la sua sensibilità e cultura”. Ho davanti Renzo Piraccini, Presidente di Cesena Fiera e del Consorzio Almaverde Bio Italia, un manager vecchio stampo, di quelli che, tra una spiegazione istituzionale e la descrizione di un successo, sono anche capaci di fornirti qualche interessante pillola di cultura imprenditoriale. Una persona decisamente consapevole del proprio ruolo – “Io sono il timoniere, non sono l’armatore” –, delle strategie da attuare – “A giocare in difesa si perde sempre, anche se bisogna avere l’umiltà di ammettere gli sbagli” – e del tempo che passa – “Io sono alla fine della mia carriera professionale, ne
ho molta coscienza” – nonostante dichiari di essere comunque più interessato a quello che deve fare rispetto a quello che ha già fatto. Di recente il suo nome è legato a doppio filo al Macfrut, la fiera internazionale del settore ortofrutticolo, fiore all’occhiello di Cesena. All’arrivo di Piraccini alla presidenza della Fiera, a fine 2014, venne annunciato il trasferimento di Macfrut nei padiglioni della Fiera di Rimini. Tutte le autorità avevano assicurato che si trattava di una scelta strategica e che la stanza dei bottoni sarebbe rimasta a Cesena, ma aveva lasciato comunque l’amaro in bocca a chi riteneva scippato alla città un evento internazionale e tutto l’indotto che ne consegue. “Per tanti anni il Macfrut è stata l’unica fiera dell’ortofrutta in Europa – ci spiega Piraccini –, fino alla nascita di Fruit Logistica a Berlino, che oggi è la prima fiera mondiale di settore, e Fruit Attraction a Madrid. Macfrut ha sofferto il fatto di essere organizzata in una struttura che non era assolutamente all’altezza per competere
“MI PIACEREBBE FARE IL VIAGGIONE IN AFRICA. HO FREQUENTATO L’ISTITUTO AGRONOMO PER L’OLTREMARE E HO VIAGGIATO PER VENTI ANNI IN AFRICA. HO ATTRAVERSATO IL DESERTO DEL SAHARA VARIE VOLTE E HO VISSUTO DIECI MESI IN ETIOPIA.”
con queste grandi manifestazioni.” I nodi, in effetti, stavano per arrivare al pettine, perché nel 2015, in occasione dell’EXPO, le fiere di Milano e Verona decisero di organizzare un evento concorrente. Restando a Cesena, il Macfrut sarebbe stato surclassato, avrebbe perso espositori e, a cascata, la Fiera di Cesena avrebbe rischiato di chiudere: “Senza Macfrut, Cesena Fiera non sta in piedi. E invece noi abbiamo preso in affitto i padiglioni di Rimini, una delle fiere migliori d’Europa, e il successo è stato clamoroso. Abbiamo aumentato del 50% la superficie espositiva e raggiunto il
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migliaio di espositori, con un aumento consistente di quelli internazionali, provenienti soprattutto dall’Europa dell’Est”. Questo ha permesso, da un lato, di rilanciare Macfrut e, dall’altro, come ricaduta, di potersi sedere al tavolo con la fiera di Madrid (l’IFEMA) e organizzare quella che è stata chiamata Mac Fruit Attraction, un marchio e, soprattutto, un evento tenutosi al Cairo dal 4 al 7 maggio, come parte della manifestazione Food Africa, che intercetta gli operatori provenienti da Africa e Medio Oriente. “Dal 2017 monteremo un’edizione in Sud America, sempre in accordo con Madrid. E dal 2018 dovrebbe partire anche la fiera asiatica,” precisa Piraccini. Ma in un contesto sempre più internazionale, dove il tabellone dei giochi assomiglia sempre di più a quello del Risiko, che cosa rimane in concreto alla città di Cesena, ai tradizionali padiglioni della Fiera? Una cosa è certa: qui i lavori sono in fermento. Gli uffici provvisori sono relegati in un’ala mentre tutto intorno c’è un cantiere aperto. “A Cesena abbiamo realizzato investimenti importanti sulla struttura per poter ospitare eventi di grande
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diglioni a Cesena – individuano una retta, ma ce ne vuole un terzo per individuarne la direzione. “Sono sempre più convinto che sia necessario un coinvolgimento dei privati nel settore pubblico. Se riuscire ad essere efficienti nel settore privato è difficile, nel pubblico è quasi rivoluzionario. Ci sono meccanismi tutti particolari e un’incertezza giuridica che richiedono di cambiare le regole
“A CESENA ABBIAMO REALIZZATO INVESTIMENTI IMPORTANTI SULLA STRUTTURA PER OSPITARE EVENTI DI GRANDE QUALITÀ. UNA STRUTTURA POLIFUNZIONALE, DOVE SI POSSONO ORGANIZZARE CONVENTION, PRESENTAZIONI, PICCOLE FIERE DI SETTORE.”
qualità legati al territorio. Stiamo creando una struttura polifunzionale, dove si possono organizzare convention, assemblee, presentazioni di prodotti, piccole fiere di settore. Vogliamo fornire uno strumento a supporto degli imprenditori locali. Non vogliamo essere noi ad organizzare gli eventi, noi siamo quelli che realizzano il contenitore e che lo affittano. Abbiamo investito tre milioni di euro in funzionalità, tecnologie ed estetica.” In questa ristrutturazione c’è posto anche per cinquecento metri quadrati affittati a Gambero Rosso, che realizzerà qui la città del gusto della Romagna. “Ormai è ufficiale. E sono assolutamente autonomi: durante il giorno utilizzeranno gli spazi per la scuola professionale di cucina; alla sera organizzeranno gli eventi amatoriali. D’altra parte noi offriamo spazi estremamente flessibili. I cinquecento metri possono diventare duemila anche per pochi giorni.” Due punti – Macfrut e i nuovi pa20
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del gioco. Non è necessario che sia tutto pubblico o tutto privato. Ci possono essere delle soluzioni intermedie, dove ad esempio il pubblico continua a dare un orientamento e a controllare,” con una gestione però di stampo tipicamente imprenditoriale. Quando gli chiedo come passa il tempo libero, se ne ha, e quali sono le sue passioni, Renzo Piraccini cita subito la sua Jaguar d’epoca, la moto e le vacanze insieme alla moglie: “Ho un BMW 1002 GS. Negli ultimi due anni sono andato in Grecia, Albania, Croazia, Bosnia Erzegovina. Sempre con mia moglie, che è una santa. Mi piacerebbe molto, però, fare il viaggione...”. E dove? “In Africa. Io sono perito agrario, ho frequentato l’Istituto Agronomo per l’Oltremare, che dipendeva dal Ministero degli Affari Esteri, e ho viaggiato per venti anni in Africa. Ho attraversato il deserto del Sahara varie volte, sono stato in Chad e in Mauritania, e ho vissuto dieci mesi in Etiopia.”
Una vita per L'ORTOFRUTTA Renzo Piraccini, 66 anni, cavaliere al merito della Repubblica Italiana, è un manager di lungo corso dell’agroalimentare italiano, in particolare del settore ortofrutticolo. Ha percorso tutta la sua carriera professionale all’interno del gruppo cooperativo Apofruit partendo nel 1975 come tecnico di campagna per passare poi all’area commerciale e, dal 1995 al 2014, ricoprendo la carica di Direttore Generale. Da dicembre 2000 è presidente del Consorzio Almaverde Bio Italia, che associa attualmente undici imprese di diversi settori merceologici e che si occupa della gestione e promozione del marchio Almaverde Bio. Da Ottobre 2014 è Presidente di Cesena Fiera, che organizza Macfrut, la fiera internazionale della filiera ortofrutticola.
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MANGIARE
Street food
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NEL PIENO DELLA STAGIONE ESTIVA SI MOLTIPLICANO LE INIZIATIVE DEDICATE AL CIBO DI STRADA. VERI E PROPRI FESTIVAL DOVE POTER ASSAGGIARE DI TUTTO. MA ANCHE LA PIADINA TIENE DURO.
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di Gianluca Gatta / ph Giorgio Sabatini
Quando ero bambino e andavo a comprare la piadina con le mie lire chiuse a pugno non sapevo di essere all’alba di quella che sarebbe diventata una tendenza che oggi, a ridosso e sulla scia della stagione estiva, esplode ogni anno con sempre maggiore energia. Allora avevo tre scelte: piadina vuota, crescione alle verdure, crescione al pomodoro. Una trinità locale a cui tutti pensavano di dover giurare devozione nei secoli dei secoli. Ma il paganesimo era alle porte. E oggi posso scegliere tra qualche decina di ripieni – scamorza, brie, gorgonzola, peperoni, zucca, asparagi, broccoli, melanzane, radicchio, pomodori, carciofini, funghi, tonno, sardoncini, salmone, calamari, baccalà, acciughe, marmellata, fichi – a cui, se mi ritrovo in quelle fiere di settore sul cibo da strada, posso aggiungere: arancini, arrosticini, gnocco fritto, tacos, falafel, doodles, kebab, hot dog, burritos, churritos, gauffres, bagel, krapfen, eccetera. Mettere eccetera non è in questo caso sintomo di pigrizia, ma impossibilità di censire un mondo in crescita continua, che fa della contaminazione l’elemento stilistico più eviIN MAGAZINE
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dente e attrattivo. Queste fiere hanno successo proprio perché si possono trovare nuovi sapori, cibi mai visti prima o solo sentiti nominare. A Forlì è stato ospitato a inizio luglio Finger Food Festival sulla scia del successo di In food we truck di fine maggio, manifestazione itinerante di esercenti del cibo di strada la cui filosofia è chiara: “Street Food è molto più del semplice nutrirsi per strada: è aggregazione, emozioni, storie, tradizioni e invenzioni”. A maggio, 35.000 forlivesi hanno trovato in Piazza Saffi un circo di emozioni per il palato, con una tipica sistemazione a raggera che ha reso l’evento ancora più originale. Ne parliamo con Raffale e Alessandro Bassini, i due fratelli titolari della F.lli Bassini 1963, che ha promosso e organizzato l’evento. “Abbiamo portato l’evento a Forlì per varie ragioni. Per fare qualcosa per la nostra città, innanzi tutto, considerato che la nostra azienda attualmente vende i propri prodotti in tutto il mondo, dal Nord Europa alla Russia alla Cina, ma siamo ancora fortemente ancorati al no-
stro territorio. Inoltre perché siamo sempre attenti verso le nuove tendenze e abitudini del settore. Una di queste è sicuramente lo street food, che nasce negli Stati Uniti, nella sua veste occidentale, ma che negli ultimi anni si è contaminato ed elevato connotandosi come cibo di qualità.” Ma quale può essere il futuro dello street food? Richiamano un pubblico vastissimo, le piazze si riempiono sempre e comunque, e proprio per questo si moltiplicano gli eventi e i nomi di fantasia. “L’importante è puntare alla qualità, sia nella prospettiva del singolo prodotto
“L’IMPORTANTE È PUNTARE ALLA QUALITÀ, SIA NELLA PROSPETTIVA DEL SINGOLO PRODOTTO CHE COME VARIETÀ DELL’OFFERTA. MAGARI COLLEGANDO LE MANIFESTAZIONI A PERCORSI SPECIALIZZATI: PRODOTTI VEGANI, BIO, CHILOMETRO ZERO.”
IL BUS “ICONA” DELLA MANIFESTAZIONE “IN FOOD WE TRUCK” A FORLÌ.
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Il Festival A CESENA Dal 30 settembre al 2 ottobre il centro storico di Cesena ospiterà, nella nuova sede di Piazza del Popolo, il Festival Internazionale del Cibo di Strada, organizzato dalla Confesercenti, Slow Food Cesena, Conservatoire des Cuisines Méditerranéennes ed Eventi in Itinere. Un evento che ha tenuto la sua anteprima ai primi di giugno a Cesenatico, in piazza Andrea Costa, dove è stato organizzato in collaborazione con il Comune di Cesenatico, l’Associazione Ristoratori di Cesenatico e Emilia-Romagna Terra con l’Anima. Erano presenti cuochi provenienti, tra gli altri, dall’Argentina, dal Messico, dall’India, dalla Sicilia, dall’Abruzzo, dalle Marche, dalla Puglia e, ovviamente, dall’Emilia e dalla Romagna. Quella di fare anteprime è un po’ come offrire un antipasto: c’è stata anche quella di Bagno di Romagna, a fine maggio, e a Nizza Monferrato, in provincia di Asti, agli inizi di maggio. Il Festival di Cesena mostra così di voler essere un punto di riferimento non solo locale ma a vocazione nazionale.
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che come varietà dell’offerta. Magari collegando le manifestazioni a percorsi specializzati, come possono essere i prodotti vegani, bio, chilometro zero, regionali.” Ho iniziato parlando della piadina di qualche decennio fa. Oggi che cosa significa fare il piadinaro? Ci sono, certo, ancora i chioschi come una volta, a conduzione familiare, ma c’è anche chi vede la piadina, e il cibo di strada, come un mezzo per fare qualcos’altro. Un esempio di questo è la Piada 52 di Via Dragoni a Forlì, estensione della cooperativa sociale Paolo Babini, che a settembre festeggia i due anni di attività e comincia un nuovo ciclo di formazione biennale delle persone accolte nella cooperativa e orientate a un futuro da operatori del settore. Ne parlo con Nicola Proscia, responsabile della comunicazione di Piada 52 e operatore sociale. “Già nel 2009, nel contesto di un laboratorio di progettazione partecipata con i ragazzi di Officina 52, era stata lanciata l’idea di prevedere un punto di ristoro nel parco di Via Dragoni, molto frequentato. Quando abbiamo vinto il bando del Comune, si è trattato di concretizzare quindi un’idea dei ragazzi che già frequentavano il parco.” Il chiosco ha avuto subito successo. “Essere dentro un parco facilita sicuramente il lavoro di un chiosco. Noi in cambio or-
“ESSERE DENTRO UN PARCO FACILITA SICURAMENTE IL LAVORO DI UN CHIOSCO. IN CAMBIO ORGANIZZIAMO VARIE INIZIATIVE, COME I TORNEI SPORTIVI, CHE LO POSSANO FAR VIVERE. IL PRIMO COMPLIMENTO CHE CI FANNO È L’AVER DATO UNA MARCIA IN PIÙ AL PARCO.”
ganizziamo una serie di iniziative – come i tornei sportivi – che lo possano far vivere. Il primo complimento che ci fanno è l’aver dato una marcia in più al parco. Non è più solo un luogo bello, ma un posto dove poter fare cose.” La clientela di Piada 52 è trasversale: ragazzi, impiegati, operai e tantissime famiglie. “Abbiamo uno zoccolo duro di circa cinquanta ragazzi che partecipano anche alle iniziative del centro di aggregazione, ma intercettiamo anche i bisogni di chi organizza compleanni, feste, anniversari.” Qual è il futuro di piada 52? “Abbiamo vinto un bando nazionale di finanziamento per la produzione e diffusione della nostra piadina nei supermercati. Da settembre le nostre piadine saranno vendute nei Conad locali e in altri punti di vendita del mercato equo e solidale, affini a noi come sensibilità per il sociale.”
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RISCOPRIRE
I suoi primi
100 ANNI
SI CELEBRANO QUEST’ANNO I CENTO ANNI DALLA MORTE DI OLINDO GUERRINI, INTELLETTUALE, POETA E BIBLIOTECARIO LA CUI INTELLIGENZA, ORIGINALITÀ E IRONIA AFFASCINANO ANCORA OGGI.
A
di Serena Focaccia
“A vol savè coma ch’le fatt e’ mond? / Ch’un staga a incoioniss cun tanti fotti, / Che in do parôl ai è deggh ciêr e tond: Chi magna agli òss, chi magna la suzezza: / Chi ch’lavora va a pè cun al scherp rotti, / Chi n’ fa un cazz va in carroza cun la plezza.” Non dimostrano più di un secolo questi versi di Olindo Guerrini, così come tanta della sua opera, magmatica, poliedrica, originale e spesso dissacrante; un’opera, come scriveva l’amico e intellettuale bolognese Oreste Trebbi in particolare riguardo alla produzione in dialetto, “che al pregio massimo della originalità, aggiunge quelli della giustezza dell’osservazione e della spontaneità della forma”. Cent’anni dunque che Olindo Guerrini, il 21 ottobre 1916, si è congedato da questa vita, con la sua abituale leggerezza e ironia, accomiatandosi nelle righe datate 5 ottobre 1916 che chiudono l’ultima sua fatica, “L’arte di utilizzare gli avanzi della mensa”, con queste parole: “Venuta l’ora, dico fine anche a me e buona fortuna a chi legge.” E tanti IN MAGAZINE
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QUESTO CENTENARIO PUÒ, E DEVE, ESSERE L’OCCASIONE NON SOLO PER CELEBRARE L’IMMAGINE PIÙ NOTA DEL LETTERATO CON LA PASSIONE PER LA POESIA DIALETTALE SATIRICA, MA ANCHE PER RISCOPRIRE LE ALTRE INNUMEREVOLI SFACCETTATURE.
LE IMMAGINI DI QUESTE PAGINE SONO TRATTE DAL’EDIZIONE DEI “RICORDI AUTOBIOGRAFICI” DEL 1916, CONSERVATE PRESSO LA BIBLIOTECA A. SAFFI DI FORLÌ, RACCOLTA PIACASTELLI.
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poi hanno continuato a leggere la sua opera e a riconoscerlo nei suoi molteplici pseudonimi letterari, da Lorenzo Stecchetti ad Argia Sbolenfi, da Bepi a Mercutio. Come scrive Monica Alba, studiosa dell’Accademia della Crusca, “L’adozione di nuove identità consentì a Guerrini di sperimentare più generi letterari, specialmente in versi: dalla satira alla lirica, dalla poesia comica a quella impegnata civilmente, da quella amorosa a quella dialettale. […] La sua produzione fu vasta e multiforme a tal punto da rendere difficile il tentativo di darne una descrizione d’insieme, specie se si annoverano anche i componimenti inediti e le centinaia, forse migliaia, di paginette in prosa sparse qua e là in giornali e riviste dell’epoca.” (introduzione a “Olindo Guerrini. Ricordi autobiografici”, Edizioni IN Magazine, 2016) Questo centenario può, e deve, essere l’occasione non solo per celebrare l’immagine più nota
del letterato con la passione per la poesia dialettale satirica, ma anche per riscoprire le altre innumerevoli sfaccettature, liriche e non solo, di un personaggio e di un autore che ha ancora tanto da raccontare. Le iniziative messe in campo sono numerose in terra di Romagna, tra il forlivese e il ravennate, anche se va detto per onor di cronaca che il Guerrini si sentì sempre più ravennate – anzi di Sant’Alberto a cui riconosce la dignità di “vera patria” –, perché a Forlì solo nacque e con suo esplicito rammarico. Forlimpopoli tuttavia non ha mancato di celebrare il centenario dedicando le recenti Feste Artusiane alla figura di Olindo e al suo speciale rapporto con Pellegrino Artusi: una corrispondenza intensa infatti legò i due romagnoli, entrambi appassionati di cucina, e oggi tutto questo interessante e prezioso scambio epistolare è entrato nel patrimonio di Casa Artusi di Forlimpopoli in seguito alla donazione
Ricordando OLINDO Nella ricorrenza del centenario dalla morte di Olindo Guerrini, esce per i tipi di Edizioni IN Magazine la ristampa integrale dei “Ricordi autobiografici”, che riprende esattamente il volume pubblicato da Nicola Zanichelli nel 1916 contenente una raccolta di saggi critici e memoriali scritti da amici e colleghi del Guerrini. Il volume è curato da Mariavittoria Andrini ed è arricchito dai contributi di Monica Alba, Antonella Imolesi, Vittorio Mezzomonaco, Pierluigi Moressa, Laila Tentoni e Wilma Vernocchi.
della famiglia Santini di Cesena. Una consistente serie di eventi per la celebrazione del centenario è stata poi messa in campo dall’inizio del 2016 dall’associazione santalbertese “Amici di Olindo Guerrini”, con concerti, recital, laboratori, convegni scientifici che avranno il loro coronamento nel mese di dicembre prossimo con una mostra presso la Biblioteca Classense di Ravenna dedicata alla figura di Olindo Guerrini e al complesso della sua opera e della sua biografia. Sempre nell’ottica della riscoperta di una personalità, letteraria e non solo, il cui fascino aumenta con il passare del tempo, con l’approfondirsi delle ricerche e con il moltiplicarsi degli stimoli e delle curiosità che la vita e l’opera di Olindo Guerrini suscitano ancora nel presente. Una personalità, quella del Guer-
rini, che accendeva l’ammirazione di amici e intellettuali anche quando era in vita, se in tanti accorsero a scrivere di lui e per lui nei “Ricordi autobiografici” da Corrado Ricci ad Alberto Bacchi Della Lega, da Luigi Rava ad Adolfo Albertazzi. Tuttavia Guerrini stesso, con quell’understatement che lo contraddistingueva sempre, scriveva in calce al capitolo sulla sua giovinezza compreso nel libro di cui sopra riguardo alla sua vita: “Non c’è nulla di strano o di romanzesco. La vita terra a terra, se non sempre casta e pura come la dimora di Margherita, non reca però con sé alcuna macchia o alcun rimorso. Vita incolore ma non insipida, almeno per me, se qualche caso imprevisto non ne intorbida la fine.” Una vita incolore a suo dire, che però ancora brilla agli occhi dei posteri.
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L’agenzia Viaggi Ramilli, diretta da Gianluca Ramilli, dopo 56 anni ha lasciato Piazza Saffi per trasferirsi, ai primi di maggio 2016, in via Filippo Corridoni n. 10 a Forlì. Il trasferimento è stato una scelta imprenditoriale a cui Ramilli pensava già da due anni . Occorreva solamente trovare la location più adatta. E via Corridoni gliel’ha offerta. Gianluca Ramilli, proprietario e dirigente dell’omonima Agenzia Viaggi, perché ha cambiato sede? Che cosa offre la nuova sede in più di quella precedente?
“L’Agenzia Viaggi su strada e con vetrina non è più al passo coi tempi e con le esigenze della clientela. La necessità di offrire nuovi e più qualificati servizi mi ha spinto a prendere questa decisione, con l’aggiunta della comodità che offriremo ai nostri clienti di avere dei posti auto riservati per loro, valore aggiunto da non trascurare, soprattutto per la sempre più numerosa clientela che viene da fuori città.” Il cambiamento di sede porterà dei benefici all’agenzia? Quali sono le modifiche più importanti sui servizi?
“Il lavoro sarà improntato sull’alta gamma dei servizi, con personale qualificato a disposizione del cliente 24 ore su 24, ogni giorno della settimana, e con un approccio personalizzato in ogni dettaglio: quello che suggeriamo ai nostri clienti lo abbiamo sperimentato e valutato, in precedenza, di persona e vogliamo consigliarlo senza alcun margine di errore.” Perché un orario ininterrotto? Su quale percorso o procedura punta l’Agenzia? “Oggi tutti abbiamo sempre meno tempo e le statistiche di-
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IL PERCORSO, SOPRATTUTTO CON UN NUOVO CLIENTE, È QUELLO DI CREARE UN PRIMO COLLOQUIO CONOSCITIVO PERCHÉ VOGLIAMO SAPERE TUTTO DI CHI ABBIAMO DAVANTI E GLI VOGLIAMO FORNIRE UN SERVIZIO SENZA MARGINE D’ERRORE: UN SERVIZIO SARTORIALE.
mostrano che le vacanze vengano valutate fuori dall’orario di lavoro e non certo in orario di negozio: bene, noi ci saremo proprio in quel momento. Quando i clienti avranno bisogno del nostro supporto, fisseremo un appuntamento e ci potremo incontrare quando il cliente è disponibile.” Il cliente è, dunque, al centro dell’impegno dell’agenzia: quindi prima il rapporto umano e solo in un secondo tempo quello digitale… “Esattamente. Il percorso, soprattutto con un nuovo cliente, è quello di creare un primo colloquio conoscitivo perché vogliamo sapere tutto di chi abbiamo davanti e gli vogliamo fornire un servizio senza margine d’errore, un servizio sartoriale. Vogliamo cucirgli addosso il suo viaggio. Dopodiché tutto è più semplice, e il rapporto continua solamente telefonicamente o con la posta elettronica.” Modifiche anche per il personale impiegato nell’agenzia? “Il primo aspetto, come abbiamo detto, è riferito alla nuova sede che deve comunque essere facilmente raggiungibile per tutti. A questo si unirà l’altra peculiarità dell’agenzia, ossia una gamma molta ampia di servizi, gestiti da personale di provata esperienza e formato non solo con viaggi studio, ma anche tramite dei veri e propri corsi tecnici e professionali.” Quali, ad esempio? “Si partirà dalle vacanze tradizionali a quelle più ricercate ed esclusive, ai viaggi più insoliti fuori dalle rotte comuni. A questo proposito è entrata a far parte del nostro staff da un anno Mery, 26 anni, di
esperienza nel settore e specializzata sulle destinazioni più particolari ed insolite. Non mancheranno poi i servizi alle aziende sia per trasferte di lavoro che per l’organizzazione di meeting e convention aziendali. Una particolare attenzione sarà rivolta ai più giovani, grazie alla presenza di mio figlio Nicolò, ormai in azienda da oltre tre anni.” Il cliente, quindi, troverà da voi risposte per tutte le esigenze? “Sì, compresi i viaggi di nozze. Ci sarà, infatti, una persona totalmente dedicata ai viaggi di nozze, Roberta, dal momento che questo tipo di viaggio
richiede una vera e propria specializzazione e nulla deve essere lasciato al caso. Tutti i servizi saranno comunque sempre supportati da Marina, che lavora con me da oltre quindici anni e da Alejandra, vere e proprie jolly aziendali.” Da quello che ci ha detto, tutte le forze dello staff sono rivolte al benessere totale del cliente: è così? “Infatti. Vogliamo che il nostro cliente si rilassi e cominci immediatamente a sognare, per cui sarà accolto in una vera e propria area dedicata, dove troverà a sua disposizione letture, video e angolo bar.”
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CUCINARE
Tutto accade
IN CUCINA
DA FOOD-LOVER A FOOD-BLOGGER: BETTINA BALZANI È AUTRICE DEL BLOG “BETTINA IN CUCINA” DOVE RACCOGLIE RICETTE TRADIZIONALI E ORIGINALI, CON UN OCCHIO PARTICOLARE AI VEGETARIANI.
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di Dolores Carnemolla / ph Giorgio Sabatini
Colori, genuinità e bellezza: sono tre i punti essenziali che riassumono il percorso e l’attività di Bettina in cucina, food-blogger romagnola e fondatrice del blog Bettina in cucina. Il suo sguardo è curioso verso i cibi lontani e anche attento alla qualità di quello che viene offerto in tavola, nel rispetto delle tradizioni. Ed elementi che apparentemente possono sembrare distanti, in realtà insieme stanno benissimo.
Perché anche in cucina, tutto può succedere. Bettina in cucina è un blog giovane ma la tua passione per la cucina non è recente. Raccontaci il tuo primo ricordo gastronomico. “Uno dei miei primi ricordi in cucina risale a quando avevo otto anni e riguarda la Torta Regina di Saba pubblicata sul Manuale di Nonna Papera. Provai a cucinarla attratta da un disegno invi-
tante. Nel libro la torta era altissima mentre la mia venne molto bassa. Purtroppo non sapevo che non essendoci lievito la torta non sarebbe cresciuta. Fu una vera delusione.” L’atto del cucinare negli ultimi anni è uscito dalle mura domestiche, dai luoghi dove cucinavano le nostre nonne o le nostre mamme. È uscito anche dalle cucine dei grandi chef ed è sempre più di-
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ventato un’azione di condivisione allargata, in alcuni casi anche spettacolo. Come vivi l’evoluzione di questo processo? “Io stessa ho partecipato ad eventi pubblici e presentazioni delle mie ricette e mi sono resa conto in prima persona del potenziale che ha una esibizione in cui il cibo è il protagonista. Credo che questo trend sia la conseguenza del fatto che la cucina è diventata una fonte di gratificazione personale. Gli chef stanno diventando personaggi famosi perché la cucina sta avendo un grande successo in tutti i campi. Il cibo, oggi più di ieri, muove le masse. Le fiere, i mercati, i festival attraggono tantissime persone. La mia speranza è che emerga anche l’importanza della qualità delle materie prime che vengono usate e non solo la quantità del cibo offerto.” Le pietanze tradizionali dei vari luoghi del mondo ogni giorno si confrontano con contaminazioni e rivisitazioni. Quanto è importante mantenere un certo purismo tra i fornelli, nel rispetto della vera tradizione? “Premetto che mi piace studiare e provare le ricette popolari, cercare i prodotti tipici dei luoghi, non solo in Italia ma anche quando viaggio in giro per il mondo. Inoltre, essendo curiosa, cerco di farmi raccontare le ricette tradizionali direttamente dalle persone che mi capita di conoscere. La globalizzazione ci permette di scoprire piatti di altre culture, ma spesso il cibo che si mangia al di fuori del luogo di origine subisce delle profonde trasformazioni, dovute alle diversità delle materie prime utilizzate rispetto a quelle originali. Per quanto riguarda l’esecuzione dei piatti apprezzo che la ricetta sia quella della tradizione ma anche che venga data un’interpretazione personale, sempre nel rispetto delle materie prime.” Piadina, spianata, cappelletti e passatelli: a questa nota lista di piatti della tradizione romagnola aggiun36
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geresti qualcosa di meno noto che merita di essere riscoperto? “Dai ricordi della mia infanzia e dai racconti dei miei nonni emergono diversi piatti della tradizione popolare e in particolare ricordo le cantarelle: sono un antico dolce romagnolo tipico della tradizione popolare dei contadini e non si trovano in commercio in quanto la preparazione è sempre stata esclusivamente casalinga.
“UNO DEI MIEI PRIMI RICORDI IN CUCINA RISALE A QUANDO AVEVO OTTO ANNI E RIGUARDA LA TORTA REGINA DI SABA PUBBLICATA SUL MANUALE DI NONNA PAPERA. PROVAI A CUCINARLA ATTRATTA DA UN DISEGNO INVITANTE. NEL LIBRO LA TORTA ERA ALTISSIMA...”
L’impasto si faceva con farina di frumento, o farina di mais, e acqua. Si cuocevano sul testo della piadina da entrambi i lati e appena pronti si condivano con qualche goccia di olio di oliva e un pizzico di zucchero. C’erano anche le cantarelle dei signori che venivano arricchite con frutta fresca o secca. Questo dolce dimenticato si può paragonare alle attuali frittelle ma cotte alla piastra o a dei pancakes d’oltre oceano.” Qual è l’abbinamento più inusuale e riuscito che hai sperimentato? “Un piatto insolito che mi è riuscito particolarmente bene è l’hummus di piselli con timo limonato, menta e anacardi. Molto buono è anche quello con fagioli cannellini, barbabietola, rosmarino e mandorle. Raramente faccio il classico hummus di ceci perché ne realizzo una versione creativa, a cui aggiungo zucca, curry e semi di sesamo nero, che ha un gusto più stuzzicante.”
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IL FIUME UN’ESCURSIONE IN BICI SULLE RIVE DEL RONCO, ALLA SCOPERTA DI SCORCI NASCOSTI, TESTIMONIANZE STORICHE E UNA NATURA SILENZIOSA.
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di Pierluigi Moressa / ph Giorgio Sabatini
“U i è a San Bartulén / una cisina antiga… / e un campisel d’urtiga / tra trì o quàtar spén, / ilè la mì fadiga / l’arà e’ su distén.” L’oratorio di San Bartolomeo, a Borgo Sisa, è il punto di partenza per questa escursione sulle rive del Ronco e del Montone: i due fiumi romagnoli che dall’Appennino discendono verso Ravenna. La chiesetta, edificata nel laterizio gentile che fu eredità secolare del tempo romanico, rende testimonianza al percorso delle devozioni giunte dapprima dall’Oriente, poi discese da Ravenna sugli ultimi lembi di pianura padana per diffondere il Vangelo. E come, entro le nebbie di pianura, sfumano i volti dei lontani annunciatori della nuova religione, così anche i confini si confondono e si sovrappongono sopra gli argini dei corsi d’acqua. La statale che collega Ravenna a Forlì appare un semplice tragitto di rive fluviali successivamente adattate per lasciare spazio alle moderne migliorie del percorso viario. In realtà, oltre la Ravegnana, a partire dall’argine destro del Ronco, corrono strade e sentieri capaci di evocare tanto il
cammino dei viandanti medioevali quanto il segno di epoche destinate, tra canneti e voli d’uccelli, a imprimere un segno sul pensiero, a trattenere frammenti della memoria. I luoghi raccontano il sogno dell’uomo che abitò la Silva Litana e ascoltò per la prima volta il verbo proclamato dagli antichi predicatori. Qui, ancora oggi, il silenzio è interrotto, solo a tratti, dallo stormire del vento, dai versi degli animali che abitarono queste rive prima che i segni della civiltà potessero affermarsi in modo definitivo. Il testo dialettale che abbiamo citato, nato dalla nostalgia e da un tributo alla memoria, appartiene alla penna di Antonio Beltramelli (1879-1930), scrittore di fama nel primo ’900 e protagonista della scena letteraria nel Ventennio, oggi dimenticato. Forlivese di nascita, costruì a Borgo Sisa la villa che fu non solo il suo nido, ma anche l’approdo umano e letterario di un lungo apprendistato. Qui condusse sua moglie, Yoshiko Tetsu, conosciuta nel lontano Giappone, e per lei eresse un padiglione in stile orientale entro il parco della villa. La patria e la nostalgia: questa la cifra
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stilistica ed emotiva che resta impressa nell’opera di Beltramelli, scrittore capace di rappresentare, in termini dilatati fino al grottesco, le passioni politiche e civili che circolarono nella Romagna del suo tempo. La Sisa, visitata da letterati e artisti, altro non fu che una semplice casa della pia-
A PARTIRE DALL’ARGINE DESTRO DEL RONCO, CORRONO STRADE E SENTIERI CAPACI DI EVOCARE TANTO IL CAMMINO DEI VIANDANTI MEDIOEVALI QUANTO IL SEGNO DI EPOCHE DESTINATE, TRA CANNETI E VOLI D’UCCELLI, A IMPRIMERE UN SEGNO SUL PENSIERO.
AVANZI DEL PASSATO E RICORDI DELLA STORIA ACCOMPAGNANO IL PERCORSO ALLA SCOPERTA DELL’ARGINE DEL FIUME RONCO TRA FORLÌ E RAVENNA.
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nura romagnola, decorata secondo il gusto del proprietario. Qui nacque, nell’inverno 1919, La Pié, destinata a divenire la principale rivista di cultura romagnola, ancora esistente. Fu voluta, oltreché da Beltramelli, dal poeta Spallicci e dal musicista Pratella. Non riposeranno nel camposanto di San Bartolomeo le spoglie di Beltramelli. Un monumento in pietra serena accoglie il sarcofago dello scrittore entro il parco della villa che segna non solo il ricordo della sua dimora, ma anche il tempio dei ricordi destinati a propagarsi, col profilo dei luoghi, attraverso gli echi del tempo. Poco oltre Coccolia, una strada campestre, intitolata a San Rocco, invocato contro le pestilenze, conduce a San Pietro in Vincoli, dinanzi alla chiesa parrocchiale,
segnando i termini di un cammino legato ai transiti consueti, alle devozioni popolari. Dalla Sisa raggiungiamo la chiusa di Borgo Montone. Qui gli echi della storia si annunciano, attraverso i caratteri dell’opera creata dal cardinale Giulio Alberoni (1664-1752), legato di Ravenna. Fu il risultato di un progetto di ingegneria idraulica tuttora dotato di efficacia. Nei sobborghi lontani dalla città, appartati in lontananze che ne preservarono i caratteri, il segno dei tempi si è reso durevole, adatto a conservare le sequenze della storia.
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Passò alla storia l’Alberoni per avere creato i Fiumi Uniti, il letto in cui il Ronco e il Montone conobbero una diversione definitiva. I due fiumi circondavano le mura della città ed erano responsabili di gravi inondazioni. Quella del 1636 aveva sommerso Ravenna sotto due metri d’acqua. La realizzazione della chiusa sul Montone creò il toponimo di Fiume Montone abbandonato, mentre i corsi d’acqua, appaiati molto prima del loro arrivo presso le mura cittadine, trovavano nuova foce entro il canale Corsini, intitolato al casato di papa Clemente XII. Altri lavori idraulici, eseguiti nel secolo precedente, avevano provveduto all’apertura del canale Panfilio (intitolato nel 1632 a papa Innocenzo X, al secolo Giambattista Pamphili), dove il Ronco e il Montone trovavano sbocco, senza, tuttavia, evitare il grave problema delle alluvioni. L’opera di Alberoni offrì, invece, una soluzione radicale, conducendo il nuovo canale (subito chiamato Candiano), dopo un percorso di undici chilometri, al deflusso in Adriatico. Ai lati del candiano, oggi si affacciano i borghi rivieraschi di Marina di Ravenna e di Porto Corsini. Poco prima dell’arrivo a Ravenna, l’argine destro del Ronco reca il segno di un monumento, la cui posizione isolata consente al viandante di soffermarsi a meditare sulle vicende della storia, sul destino dei popoli. La Colonna dei francesi, ornato manufatto in pietra d’Istria, fa memoria della Battaglia di Ravenna (11 aprile 1512). Lo scontro vide contrapporsi l’esercito pontificio, con gli 42
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alleati spagnoli, a quello francese, affiancato dalle milizie ferraresi. Queste impiegarono per la prima volta l’artiglieria mobile, che consentì la vittoria ai soldati transalpini, pur con la perdita di Gastone di Foix, il loro comandante. Ventimila furono i caduti in una battaglia resa leggendaria dalla citazione di Ludovico Ariosto lungo i versi dell’Orlando Furioso: “E vidi un morto all’altro sì vicino / che, senza premer lor, quasi il terreno / a molte miglia non dava il cammino”. La colonna, eretta nel 1557 per volontà di Pietro Donato Cesi, vescovo di Narni, presidente dei domini pontifici in Romagna, è un’opera in cui i decori si intonano al dolente epitaffio, che ricorda come le vicende degli uomini siano tristemente destinate al declino e rese degne del ricordo attraverso parole dettate dall’affetto e dalla compassione. Il nostro viaggio termina a Madonna dell’Albero, in vista di Ravenna. La frazione, che evoca devozioni popolari dedicate a celebrare la Vergine, autrice del rinnovamento delle coltivazioni e di una rigogliosa natura, è nota per un tragico e doloroso episodio avvenuto al termine della Seconda Guerra mondiale. Qui sorge, infatti, il Sacrario dei caduti: cinquantasei persone, in gran parte donne e bambini, vittime di una rappresaglia nazista, sancita il 27 novembre 1944, una settimana prima della liberazione di Ravenna. L’eccidio, dettato dalla ferocia di un esercito che ormai si sentiva sconfitto, trovò il pretesto in uno scontro fra i tedeschi e le forze armate canadesi
LA COLONNA DEI FRANCESI, ORNATO MANUFATTO IN PIETRA D’ISTRIA, FA MEMORIA DELLA BATTAGLIA DI RAVENNA. LO SCONTRO VIDE CONTRAPPORSI L’ESERCITO PONTIFICIO, CON GLI ALLEATI SPAGNOLI, A QUELLO FRANCESE, AFFIANCATO DALLE MILIZIE FERRARESI.
e partigiane, in cui un soldato germanico aveva perso la vita. Il Sacrario oggi annuncia il tempo di una pace faticosamente conquistata e rappresenta il segno tangibile della memoria universale da propagare oltre i secoli, oltre le generazioni. Vie di terra, corsi d’acqua, segni della memoria: i tragitti segreti in questo angolo di Romagna ci fanno scoprire tesori di ricordi e ricchezze del passato, panorami immutati e scorci pieni di un fascino fuori dal tempo.
LA COLONNA DEI FRANCESCI POSTA SULL’ARGINE POCO PRIMA DI RAVENNA.
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SOM CESENA S.P.A. UNA STORIA CHE SUPERA I SECOLI
LO SVILUPPO ARCHITETTONICO LOCALE E NAZIONALE È LEGATO A DOPPIO FILO CON LA SOM CESENA S.P.A., CHE HA PRESTATO LA SUA OPERA PER LA COSTRUZIONE DI IMMOBILI ENTRATI NELLA STORIA.
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Raccontare la storia della SOM significa parlare in primo luogo della storia di Cesena e della Romagna. È infatti del 1908 la prima commessa importante, il vecchio Ospedale Bufalini di Cesena, seguita negli anni ’20 e ’30 dalla Casa del Fascio e dalla Chiesa di Sant’Antonio da Padova a Predappio, affacciati entrambi su Piazza Sant’Antonio, per arrivare nel 1983 alla costruzione del Palazzetto dello Sport di
Cesena. Ma non bisogna dimenticare anche le numerose commesse di livello nazionale grazie al consolidamento dei rapporti con società del livello di Telecom, di cui negli anni ’80 la SOM costruisce alcune centrali meccaniche, e FIAT, di cui vengono realizzati tra gli anni ’70 e ’90 gli stabilimenti Rivalta e Mirafiori di Torino, e poi quelli di Bari, Anzola dell’Emilia, Modena e Brescia. Per arrivare infine a tempi recenti
con clienti come Orogel, Amadori, Soilmec, Sfir e Apo Fruit. Il curriculum testimonia evidentemente una buona solidità aziendale che si accompagna a un’ininterrotta presenza sul territorio. D’altronde la storia della SOM non è solo un elenco di commesse, seppur prestigiose e importanti: i trentacinque soci fondatori, che nel 1906 firmarono l’atto costitutivo dell’originaria Società Anonima Cooperativa, riunirono le proprie volontà intorno a un progetto che metteva al centro, allora come oggi, i valori legati al lavoro e all’operatività. Un progetto che è servito da motore fondamentale per il passaggio attraverso due guerre mondiali, una ricostruzione post-bellica e due crisi economiche globali.
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DA OLTRE CENTO ANNI LA SOM COSTRUISCE CASE, SCUOLE, CHIESE, OSPEDALI, EDIFICI PUBBLICI, FABBRICHE, PONTI: UNA STORIA CHE HA CONTRIBUITO A DARE INIZIO A TANTE ALTRE STORIE, GRAZIE ALLA FORZA DELLE PERSONE.
Da oltre cento anni la SOM costruisce case, scuole, chiese, ospedali, edifici pubblici, fabbriche, ponti: una storia che ha contribuito a dare inizio a tante altre storie, grazie alla forza delle persone. Quelle persone che, negli anni, hanno saputo unire le competenze della tradizione nel settore edile civile e residenziale a un know-how del costruire sempre al passo con i tempi, alla continua ricerca della qualità, con un’attenzione costante al lavoro ben fatto e ai relativi processi di controllo. La storia recente della SOM è quella di un’impresa certificata secondo gli standard internazionali di qualità UNI EN ISO 9001 e SOA (Attestazione di qualificazione all’esecuzione di lavori pubblici). Una società che conta 36 dipendenti tra tecnici, amministrativi, capicantiere e operai, dove tradizione e avanguardia nell’edilizia si sposano con l’attenzione alla crescita e allo sviluppo, dove sono state erogate oltre 1.200 ore totali di formazione a favore dei dipendenti, di ogni livello e inquadramento, dove l’aggiornamento delle risorse umane è considerato uno strumento gestionale di estremo rilievo, accanto alla tutela della sicurezza sul lavoro, con maggiore garanzia anche per il committente. La SOM ha sempre investito tanto sul capitale umano, ritenendolo la leva più importante per un successo duraturo, perché sono le singole persone, di ogni livello ed inquadramento, a muovere la macchina aziendale, a spingere l’attività, con i loro sforzi collettivi, verso traguardi sempre più elevati. Il programma di formazione ed informazione dei dipendenti rappresenta una priorità essenziale e un obiettivo fondamentale delle politiche e strategie aziendali che prevedono un’analisi annuale del fabbisogno forma-
tivo finalizzato non solo agli adempimenti obbligatori di legge previsti per il personale operante nel settore edile ma anche, e soprattutto, all’aggiornamento continuo sulle nuove tecnologie e sul quadro normativo applicabili. Questo ha avuto ricadute sul quadro organizzativo: ogni reparto interno è definito ed impostato con identificazione chiara di funzioni e relative responsabilità; l’organico è caratterizzato da professionalità specifiche in grado di rispondere alle esigenze più complesse
e varie del processo edilizio. Il personale è formato ed istruito per il raggiungimento di un obiettivo comune a tutte le risorse interne: la soddisfazione del committente, del cliente finale e di tutti gli stakeholders. Oggi la SOM si distingue in un contesto nazionale che vede una timida ma chiara ripresa del settore edilizio guidata dal prolungamento della crescita del comparto della riqualificazione del patrimonio abitativo, dal cambio di segno nelle opere pubbliche, dopo un decennio di forti cali, e da
LA CASA DEL FASCIO, PREDAPPIO (1934-37).
TRIBUNE STADIO COMUNALE DI CESENA “DINO MANUZZI” (1957).
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SCUOLA PER L’INFANZIA, BORA DI MERCATO SARACENO (2013).
LA SOM HA SEMPRE INVESTITO TANTO SUL CAPITALE UMANO, RITENENDOLO LA LEVA PIÙ IMPORTANTE PER UN SUCCESSO DURATURO.
un’attenuazione della caduta dei livelli produttivi nella nuova edilizia abitativa e nel non residenziale privato. Il rinnovato interesse verso il bene casa da parte dei privati è inoltre confermato dai dati Istat relativi alle intenzioni di acquisto di abitazioni da parte delle famiglie, che tornano a crescere, posizionandosi su dei livelli tra i più alti degli ultimi anni. Gli impegni concreti riguardano per l’anno corrente soprattutto la costruzione di nuove villette e palazzine residenziali a Cesena, adeguamenti sismici e manutenzioni di stabilimenti industriali, so-
prattutto correlati al settore agroalimentare, in evidente ripresa. Tutto questo all’interno del perseguimento degli obiettivi dichiarati dalla nuova direzione, insediatasi nel 2014, di aumentare comunque il fatturato riducendo i costi fissi di gestione ma senza incidere sulle risorse umane: investendo per rendere più moderna ed efficiente la struttura aziendale anche in termini di strumenti informatici e di comunicazione. La cassa integrazione è stato uno strumento straordinario utilizzato solo per brevi periodi e, anzi, si è deciso di puntare maggior-
Cesena, Via Emilia Ponente, 1315 Tel. 0547 601065 www.somcesena.it MAGAZINE 46ININMAGAZINE 3
mente su figure specializzate, come geometri e capicantiere. La strategia ha dato i suoi frutti e la S.O.M. è passata dai circa 4,5 milioni di fatturato nel 2014 ai 6,5 milioni nel 2015; per il 2016 si prevede di raggiungere i 10 milioni di fatturato, obiettivo da mantenere anche per il 2017, anno di rinnovo delle cariche sociali. La SOM si prepara dunque a continuare la sua storia e ad essere presente sul territorio locale e nazionale su basi solide da cui guardare con fiducia al futuro, come è sempre riuscita a fare negli ultimi 110 anni.
INSCENARE
Facci
RIDERE DOPO 2200 ANNI, PLAUTO CONTINUA A ESSERE RAPPRESENTATO SUI PALCHI ITALIANI E INTERNAZIONALI. CON TRACCE NEI FILM DI TOTÒ E IN UN MUSICAL A BROADWAY.
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Le ricorrenze più importanti sono quelle con numeri tondi e pieni. E quest’anno Sarsina festeggia i 2200 anni dalla morte del proprio concittadino, Plauto, avvenuta a Roma – forse – nel 184 a.C. In effetti tutta la vita di Plauto è una sequenza di circa, forse, si racconta proprio perché quel poco che sappiamo è più vicino a un romanzo che a una vera biografia. A partire dalle umilis-
di Gianluca Gatta
sime origini – prima servitore di una compagnia di comici e poi a sostituire l’asino alla pietra di una macina – che, come in ogni buon racconto, costituiscono un ottimo contrasto con l’enorme successo ottenuto in vita come commediografo. Ma perché ancora oggi parliamo di Plauto e lo mettiamo in scena? A dirsi è semplice: al di là di tutte le questioni culturali, la ragione è
che le commedie di Plauto fanno ancora ridere. Il che è un miracolo se consideriamo che il genere comico, al contrario del vino, di solito peggiora invecchiando. Ma c’è qualcosa di più. “Il teatro di Plauto è stato un modello per tutto il teatro comico europeo, non esisterebbero Molière e Goldoni senza Plauto, non esisterebbe tanto teatro popolare, tutta la commedia
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Premio PLAUTO 2016 Dal 2001, i migliori fra i giovani attori che partecipano al Laboratorio Teatrale Nazionale – e che ogni anno rappresenta una commedia di Plauto – vincono il Premio Nazionale Teatrale Tito Maccio Plauto istituito dal Rotary Club Valle del Savio e promosso dal Comune e dalla Banca di Credito Cooperativo di Sarsina nel contesto del progetto culturale Nel ricordo di Plauto. Quest’anno il premio – che consiste nell’assegnazione, al primo classificato, della statua di Attis, dello scultore Marco Pieri, e di una borsa di studio di 1.000 euro nonché, al secondo classificato, di una targa dell’orafo cesellatore Agostino Ruscelli e di 500 euro – sarà consegnato il 21 agosto nell’Arena plautina a Sarsina al termine della rappresentazione della commedia Mostellaria.
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dell’arte, che è un vanto del teatro italiano, che è conosciuta in tutto il mondo ed è nata in Italia.” A parlare è Roberto M. Danese docente di Filologia Classica, Fortuna della cultura classica e Letteratura e cinema all’Università degli Studi di Urbino Carlo Bo. “Plauto, a livelli più sotterranei, ha inf luenzato tutta la cultura occidentale. Si pensi che José Saramago, premio Nobel per la letteratura, dichiarò in un’intervista che il suo romanzo L’uomo duplicato era chiaramente ispirato a L’anfitrione. Venendo al cinema comico, tantissimi film di Totò sono stati sceneggiati utilizzando le commedie di Plauto. Anche se non hanno nulla a che fare con la Roma antica, i suoi film prendono a prestito i meccanismi comici delle commedie plautine. A Broadway, ancora, c’è un musical famosissimo intitolato A Funny thing happened on the way to the forum che va in scena dagli anni ’50 e che è tutto costruito su brani delle commedie di Plauto.” Ma perché Plauto oggi fa ancora ridere? “Perché mette in scena meccanismi universali – continua Danese –. Le commedie
I PERSONAGGI E LE SITUAZIONI NON SONO LEGATI, COME IN ARISTOFANE, A UN MOMENTO STORICO PRECISO. SONO COMPRENSIBILI ANCHE AL PUBBLICO CONTEMPORANEO: PLAUTO PARLA DI SOLDI RUBATI, DI CORNA, DI VECCHI INNAMORATI DI RAGAZZINE.
di Plauto, anzitutto, sono costruite sulla lingua, contengono battute fulminanti. E poi i personaggi e le situazioni non sono legati, come in Aristofane, per esempio, a un momento storico preciso che le rendono incomprensibili al pubblico contemporaneo. Plauto parla di soldi rubati, di corna, di vecchi che si innamorano di ragazzine.” È un tipo di teatro, insomma, che riesce a sfidare i secoli e che si è talmente incarnato nella cultura occidentale che la citazione diventa quasi automatica, un po’ come l’Odissea che, volente o nolente, costituisce il paradigma di ogni romanzo eroico.
IN QUESTE PAGINE, LE IMMAGINI DI ALCUNE RAPPRESENTAZIONI PLAUTINE NELL’ARENA DI SARSINA.
Roberto M. Danese è anche direttore del Centro Internazionale di Studi Plautini. Urbino è infatti la sede internazionale più caratterizzata per gli studi su Plauto: c’è una scuola di studi famosa in tutto il mondo, una biblioteca di studi plautini, tutti i microfilm dei codici. E Sarsina? “Con Sarsina le relazioni sono strettissime. La nuova edizione critica delle opere di Plauto ha come luogo di edizione Sarsina e Urbino. A Sarsina organizziamo convegni ogni anno – sono vent’anni che le facciamo, ogni anno dedicato a una commedia, e il prossimo ricominceremo dalla prima. Abbiamo fondato un altro centro di studi plautini che si chiama Plautus, condiviso tra l’Università di Urbino e il Comune di Sarsina.” E a Sarsina quest’anno siamo arrivati alla 56° edizione del Plautus Festival, con la direzione artistica di Cristiano Roccamo, che ospita nella rinnovata arena plautina le Orazioni di Cicerone, L’uomo che amava le donne di François Truf-
faut, Il complesso di Antigone di Johannes Bramante, Il berretto a sonagli di Luigi Pirandello, Miles Gloriosus di Plauto (24 luglio), Re Lear di William Shakespeare (30 luglio), Edipus di Giovanni Testori (31 luglio), Siccome l’altro è impegnato di Renato Pozzetto (2 agosto), Le suppliche di Eschilo in prova di Eschilo (4 agosto), Serial killer per signora di Douglas J. Cohen (7 agosto), L’avaro di Molière (11 agosto), Agamennone di Fabrizio Sinisi da Eschilo (17 agosto), Mostellaria di Plauto (21 agosto). In occasione dell’anniversario della morte del commediografo, l’Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato ha coniato anche una moneta da due euro a circolazione corrente, presentato il 21 maggio a Sarsina, raffigurante sul diritto le maschere teatrali riferibili ai due tipi della Commedia Nuova, la giovane donna e lo schiavo, tratte da un mosaico del II sec. d.C. conservato ai Musei Capitolini, e la pianta di un teatro romano.
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VIAGGIARE
All’estero con
L'ESPERTO CRESCONO SEMPRE PIÙ I TURISTI CHE VIAGGIANO PER CONOSCERE USI, COSTUMI E NATURA LOCALI ACCOMPAGNATI DA SPECIALISTI DEL SETTORE.
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di Giorgio Pereci
Non è più tempo di ferie trascorse migliaia di chilometri da casa su un lettino, con il caffè buono come quello sotto casa e il barman che parla perfettamente l’italiano. Oggi il viaggio ideale è un misto di avventura e documentari alla National Geographic. Resta ovviamente chi vive le ferie come una comparsata nel vecchio Baywatch e chi fa tutto da solo e parte all’avventura. Ma aumenta il turista interessato a immergersi nella cultura locale
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e nella natura, e che desidera essere accompagnato da un esperto del settore e non da un semplice tour operator. Nascono così i viaggi con l’esperto adatti a chi, ad esempio, vuole osservare da vicino i gorilla del Congo accanto a un zoologo, vivere alcuni giorni con gli aborigeni australiani insieme a un antropologo, scoprire i vulcani d’Islanda guidati da un geologo. “Gli esperti sono figure professionali che, oltre ad avere alte competenze di tipo turistico per le zone di riferimento, sono geografi, etnografi, archeologi, esperti di popolazioni.” A parlare è Gianluca Manuzzi, amministratore delegato di Viaggi Manuzzi di Cesena, una delle cinque agenzie viaggi più grandi d’Italia e consorziata con Romagna Iniziative. “Gli esperti sono persone che non si limitano ad avere un rapporto limitato alla tecnica di viaggio,” non sono dunque semplici accompagnatori, ma persone in grado di descrivere in modo approfondito il contesto culturale e scientifico in cui il viaggio si inserisce. Per il turista è come visitare deserti e siti archeologici in compagnia di Alberto Angela, per i tour operator è un mercato
in ascesa. Vincono tutti. Anche se per organizzare viaggi del genere bisogna avere una struttura e un’organizzazione di livello. Ci sono agenti di viaggio che studiano a menadito i cataloghi e che non si muovono dalla scrivania. Il tempo ha però fatto velocemente piazza pulita di chi non è riuscito a rinnovarsi, non ha fatto i conti con le nuove sofisticate possibilità offerte dai siti Internet e non ha pianificato nuove offerte in linea con le rinnovate esigenze del pubblico. Un tempo si andava in agenzia anche solo per organizzare qualche giorno in spiaggia, magari all’estero ma pur sempre sotto un ombrellone per dieci ore al giorno. Oggi che il mondo è diventato più piccolo vogliamo qualcosa di più. Se non vogliamo proprio vivere un’avventura, cerchiamo almeno un’esperienza a contatto con il mondo reale. Nell’epoca della sovrabbondanza di informazioni – e parliamo di video, audio, fotografie da tutto il mondo, alla portata immediata di tutti – ci siamo stancati degli spettacoli di folclore locale con attori e scenografie plastificate. “La questione esperienziale è alla base di ogni viaggio – afferma
Manuzzi –. Ogni viaggio deve soddisfare una esigenza di esperienza e, oggi più che mai, di condivisione. Ognuno appaga in un viaggio le proprie passioni. Ad esempio abbiamo organizzato un viaggio che è durato quasi un mese a contatto con gli aborigeni australiani. Chi ci è andato era entusiasta perché è riuscito a capire come gli aborigeni, in un territorio totalmente desertico riescono a procacciarsi il cibo soltanto vedendo, ad esempio, sulla superficie del terreno dei segni che sono indicatori di radici altamente proteiche presenti due metri sotto terra o, ancora, per la capacità di cacciare di notte, al buio, basandosi soltanto sulla conoscenza delle abitudini degli animali.” Dopo la passione, subentra la socialità: al centro rimane comunque la voglia di rendere partecipi gli altri di quello che stiamo facendo. “La socialità della nostra vita quotidiana è espressa alla maggior potenza quando viaggiamo. E oggi più che mai. Quando siamo in viaggio dobbiamo subito far vedere, cosa facciamo, dove siamo.” Ma chi è il viaggiatore tipo che cerca la compagnia di un esperto
in un viaggio all’estero? L’elemento di base è la passione per una cultura straniera o per un preciso tema naturalistico. Si tratta di persone che cercano di capire “come vivevano e come vivono popolazioni che sono distanti da noi dal punto di vista geografico, culturale, politico, di mentalità – continua Manuzzi –. Noi vogliamo essere dei facilitatori di conoscenza e di cultura. Quando organizziamo le serate di presentazione dei nostri viaggi con l’esperto, non parliamo di itinerari, di percorsi, di hotel, ma diamo spazio completo alle attività esperienziali. Le informazioni tecniche verranno successivamente, in fase organizzativa.” Può sembrare paradossale come proprio in un’epoca in cui la paura degli stranieri raggiunge nuovi picchi ci sia uno sviluppo del bisogno di conoscenza di colui che è diverso da noi. Ma forse il paradosso è solo apparente, poiché ogni lato oscuro si accompagna a un lato illuminato, che in questo caso è la sete di conoscenza. O, più semplicemente, accanto a chi ha solo paura c’è sempre qualcuno che, invece, cerca di capirne qualcosa di più.
ROTONDA 1° MAGGIO, 16 MILANO MARITTIMA (RA) mauriraminfrigo@libero.it
MUOVERE
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SE TI MUOVI TUTTO IL MONDO GUARDA ALLA ROMAGNA COME LA TERRA DEL BENESSERE, PAROLA DI LUIGI ANGELINI, CONSIGLIERE DELEGATO DI WELLNESS FOUNDATION.
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di Lucia Renati / ph Riccardo Gallini
Se tutto il mondo fosse come la Romagna, si vivrebbe di più e meglio. La novità? Beh, almeno due: la prima è che (per una volta) non ce lo diciamo da soli, la seconda è che qualcuno ci sta seriamente lavorando. E diciamo che questo qualcuno, con i sogni da realizzare, se la cava abbastanza bene. Se Nerio Alessandri, fondatore di Technogym ed ideatore del progetto wellness valley, non fosse romagnolo fino al midollo (di Calisese), incarnerebbe l’ideale del sogno americano. Inve-
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ce è un miracolo italiano, anzi, romagnolo. In parte realizzato, con la quotazione in borsa (il 3 maggio 2016), in parte, ancora da realizzare. E la sfida più grande spetta proprio alla Romagna: questo piccolo angolo di mondo vorrebbe diventare per il benessere quello che la Silicon Valley è per il mondo dell’hi-tech. Luigi Angelini è Consigliere delegato della wellness foundation, si occupa direttamente del progetto wellness valley. Quando lo raggiungo per l’intervista, è appena tornato da una corsa nel parco. Quando si dice sposare la mission di un’azienda. ‘’Il wellness è un modo di vivere. Alla base, c’è un approccio mentale positivo, senza stress. Poi alimentazione e movimento. Wellness significa più qualità per la vita individuale delle persone, maggiore produttività per le imprese che beneficiano dell’approccio positivo e sano alla vita dei suoi dipendenti, ma anche minor spesa sanitaria per i governi.” Spiegami meglio, dunque, che cos’è il progetto Romagna Benessere? “L’idea di Nerio Alessandri è creare un distretto del benesse-
re coinvolgendo 2.500 aziende e 9.000 addetti nei settori bio, sport e salute. La Wellness Foundation ha messo in rete le migliori esperienze romagnole, avviando collaborazioni con università e aziende sanitarie. La sfida non è portare le persone in palestra ad ammazzarsi tre volte a settimana, ma è che lo facciano come aspetto quotidiano della vita. È la creazione di un ecosistema culturale e sociale che ha effetti sull’economia e sul turismo.” Risultati? “I romagnoli sono la popolazione più attiva d’Italia: il 10% in più rispetto alla media nazionale.” Perché funziona? “L’Italia, dopo l’America, è il secondo paese con i bambini sovrappeso. Il nostro governo spende 40 miliardi per curare malattie cardiovascolari, diabete e obesità. L’Emilia-Romagna nel 2014 è stata la prima ad inserire l’esercizio fisico in ricetta medica. Per le imprese significa maggiore produttività, per i governi minor spesa sanitaria. Il Wellness è stato uno dei punti chiave dell’agenda del World Economic Forum di Davos dove la wellness valley di Romagna è stata presa ad esempio dai grandi del mondo.”
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GIUSEPPE GENTILI PSICOLOGIA E FINANZA
“IL DENARO NON È LA COSA PIÙ IMPORTANTE NELLA VITA, MA INFLUISCE SU TUTTO CIÒ CHE È IMPORTANTE”
CONTINUA PER TUTTO IL 2016 LA COLLABORAZIONE CON GIUSEPPE GENTILI, CONSULENTE ED EDUCATORE FINANZIARIO. QUESTO MESE IL FOCUS CI PORTA ALLA SCOPERTA DELL’INTELLIGENZA FINANZIARIA.
Molti pensano che se avessero tanti soldi i loro problemi finanziari terminerebbero: in realtà, avere un sacco di denaro, se non si è dotati di un quoziente intellettivo a livello finanziario, causa semplicemente più problemi economici: tutti noi abbiamo sentito parlare di fortunati vincitori alla lotteria che hanno vinto milioni e che nel giro di pochi anni si sono pesantemente indebitati e hanno perso tutto. Oppure di giovani talenti sportivi ricchissimi finché restavano attivi, per poi ritrovarsi senza un soldo appena usciti dal giro. I problemi economici non sono un male in sé, e possono persi-
no renderci più intelligenti. L’intelligenza finanziaria è quella parte della nostra intelligenza globale che utilizziamo per risolvere questo tipo di problemi, così come l’intelligenza matematica risolve problemi matematici, o quella linguistica ci rende abili a scrivere e ad usare il linguaggio. Per questo il quoziente intellettivo finanziario non è necessariamente collegato a quello mentale: si può essere un genio sul piano della intelligenza accademica, ma l’equivalente di un analfabeta sul piano della intelligenza finanziaria. Lo dimostrano casi molto frequenti di brillanti studenti, con ottimi risultati in aula, ma non altrettanto negli affari, o viceversa di pessimi studenti poi diventati milionari nella vita. Per esempio, una persona che guadagna 60.000 euro all’anno e li spende tutti dimostra un quoziente intellettivo finanziario minore di chi ne guadagna 35.000 ma è in grado di vivere
bene con 25.000 e ne investe 10.000. Questo può accadere solo se, consapevolmente o con l’aiuto di un consulente, impariamo ad impostare un budget di spesa per il nostro denaro, ragionando, proprio come una azienda, in termini di disavanzo o eccedenza. Purtroppo a scuola non riceviamo una adeguata istruzione finanziaria: i nostri sistemi scolastici sono solo orientati allo sviluppo di due tipi di intelligenza, quella matematica o quella logico-linguistica. Quindi migliorare le proprie informazioni finanziarie è di fondamentale importanza, oggi più che mai. Naturalmente non bisogna diventare dei super-esperti: così come quando dobbiamo costruirci una casa ci rivolgiamo per i calcoli e il disegno all’ingegnere e all’architetto, dobbiamo ricordare che le decisioni economiche dipendono dalle giuste informazioni, che devono arrivarci da un professionista preparato ed abituato a separare i fatti dalle opinioni, con il giusto mix di oggettività e freddezza. Questo perché l’intelligenza finanziaria è anche intelligenza emotiva. Warren Buffet, l’investitore più ricco del mondo, dice: “Se non riesci a controllare le tue emozioni non riesci a controllare il tuo denaro”.
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GUSTARE
La via del
GELATO
NEGLI ULTIMI ANNI SI ASSISTE A UNA RISCOPERTA DELLA GELATERIA ARTIGIANALE. CE NE PARLA ROBERTO LEONI, GELATIERE E CONSULENTE DI SETTORE.
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di Roberto Leoni / ph Gianmaria Zanotti
Il gelato artigianale è un piacevole alimento che fin dall’infanzia accompagna la vita di tutti noi. Possiamo solo con la fantasia immaginare le varie fasi che ci hanno portato a poter gustare il nostro gelato moderno. Il padre del gelato mantecato, prerogativa tipica italiana, è senza dubbio il siciliano Procopio Coltelli che a metà del Seicento mise a punto il primo rudimentale mantecatore. Solo i cinesi, migliaia di anni prima, mescolavano alla neve pressata riso o alghe e succhi di frutta. In Italia sono oramai tantissime le gelaterie artigianali disseminate sul territorio. Il mondo del gelato artigianale in Italia è tra i più sviluppati del settore alimentare, tanto da superare la produzione industriale, cosa che è una caratteristica tutta italiana, unica in Europa. La figura del gelatiere è cambiata molto dagli anni Cinquanta, quando ci si poteva costruire la propria ricetta con pochi ingredienti assemblati dopo vere e proprie prove empiriche in laboratori male attrezzati. Oggi il laboratorio artigianale è il cuore della gelateria e il prodotto è sicuramente
di eccellenza, quando il gelatiere sa scegliere gli ingredienti e selezionare le materie prime. In un periodo di cambiamento epocale di usi e costumi, come quello attuale, il consumatore si scopre sensibile alle questioni ambientali, alla qualità, alla sicurezza e all’etica alimentare. Prende il via quindi l’utilizzo di frutta e, perché no, verdura a chilometro zero, l’utilizzo di energie rinnovabili, e anche, ad esempio, le coppette e palettine in mais completamente biodegradabili. Nel corso degli anni si è passati da gelati dai colori sgargianti e dai gusti più disparati e fantasiosi alla vera e propria cultura del gusto pulito, raffinato e ricercato. Ancor meglio se derivanti dalle eccellenze italiane quali il pistacchio DOP, la nocciola IGP delle Langhe e tanti altri prodotti peculiari che il mondo ci invidia. I gusti preferiti dagli italiani continuano ad essere quelli classici: vince ancora il cioccolato seguito a ruota dalla nocciola e dalla fragola; in rapida ascesa nella graduatoria troviamo però anche il
pistacchio. Il gelato artigianale oltre che una squisitezza è un vero e proprio alimento completo, capace di fornire all’organismo tutto ciò di cui ha bisogno: carboidrati, proteine, grassi buoni, minerali e vitamine. Oltre ad avere un corretto apporto calorico, il buon gelato viene apprezzato dai nutrizionisti per la sua digeribilità: la temperatura fredda stimola la digestione e viene utilizzato anche in caso di inappetenza nonché nelle diete degli sportivi per far fronte al dispendio di energia. La maggior trasparenza verso gli ingredienti e la consapevolezza di poter creare sempre nuovi gusti con abbinamenti e sapori ricercati ha portato i veri professionisti del settore a creare gelati eno-gastronomici. Abbinare formaggi a frutta chilometro zero, vini autoctoni con frutti dimenticati e miscelare liquori e distillati con creme e sapori nostrani permette di sperimentare tantissimi nuovi gelati che sempre più coinvolgono i clienti, che con estrema curiosità degustano un gelato dalle caratteristiche organolettiche nuove e ricercate.
Aperto dal Lunedì al venerdì 8.45-15.00 18.00-23.00 Sabato chiuso Domenica 18.00-23.00
IL CORDIALE GENERI DI CONFORTO Via Lazzaretto, 47 Forlì Mob. 328 0095776
NUOTARE
Domenica a
PREMILCUORE LA ROMAGNA OFFRE ALLE FAMIGLIE METE CHE SEMBRANO MATERIALIZZARSI DIRETTAMENTE DAI RACCONTI DEI NOSTRI NONNI.
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di Giorgio Pereci
Il nome Premilcuore deriva da Plano Mercurii (la piana di Mercurio) che troverà dal XII secolo in poi diverse dizioni - Plamicarii, Plamercorio, Premalcorio fino a giungere a quella attuale. Si tratta dunque di un paese di origini antichissime, situato ai margini delle Foreste Casentinesi, interessante non solo per il parco organizzato intorno al fiume Rabbi ma anche per la possibilità di visitare la Pieve di San Martino all’Oppio e il Museo della fauna del crinale romagnolo. Per scendere al fiume, arrivati a Premilcuore da nord, bisogna svoltare a sinistra dentro il paese e, superato il ponte, prendere la strada in salita sulla destra (in direzione “parco pubblico”). Dopo pochi metri si troverà spazio per parcheggiare sulla sinistra e, sulla destra, il parco di sempreverdi che scende fino all’argine. È possibile proseguire anche a piedi, attraversando il camping, per scendere verso un’ansa acciottolata dove, grazie a una piccola diga, è possibile nuotare in un bacino artificiale. Il luogo è molto comodo da raggiungere e ideale non solo per prendere il fresco ma anche per un picnic (l’uso dei tavoli, delle sedie e delle graticole per il
barbecue, anche se si porta il cibo da casa, è però a pagamento). Per gli amanti dei cavalli c’è inoltre l’opportunità di fare una passeggiata tra i boschi grazie ai servizi che offre il maneggio Ridolla, un agriturismo dove è possibile anche pernottare. Il Museo della fauna, in via Roma 36, è aperto da giugno a settembre tutte le mattine e alcuni pomeriggi (si consiglia di telefonare per accertarsi sugli orari). Contiene la ricostruzione di piccoli ecosistemi animali e vegetali, dove è possibile osservare il lupo, il daino, il cervo, rapaci, vipere, salamandre, rane, rospi, e gamberi di fiume. Obiettivo del Museo è far conoscere la natura
con tutti i sensi, avvicinando il più possibile i ragazzi all’esperienza che gli animali vivono in natura. È per questo che, accanto ai diorami, alcune installazioni permettono di ascoltare i suoni della foresta e toccare, senza poter vedere, oggetti e piccoli animali. Dopo essersi divertiti al Museo, i figli sono tenuti ad accompagnarvi alla Pieve di San Martino all’Oppio, situata dall’altra parte del fiume in direzione Forlì (via Pieve). Fondata nel X secolo, con la struttura attuale che risale alla seconda metà del ’500, contiene opere pittoriche fiorentine e toscane del 1600 e 1700. La Pieve è aperta la domenica, in orari di culto.
PREMIARE
La strada
DELLE IDEE APERTO IL NUOVO BANDO PER LA PROMOZIONE DELLE IDEE IMPRENDITORIALI SUL TERRITORIO FORLIVESE: IL PREMIO PRIMO MIGLIO OFFRE UN’OPPORTUNITÀ A CHI VUOLE METTERSI ALLA PROVA.
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Tutti ai nastri di partenza per la nuova edizione di Primo Miglio, il premio a sostegno dei migliori progetti d’impresa che è arrivato alla sua terza edizione. È arrivato dunque il momento di mettere in moto la creatività e la voglia di fare, per poter concorrere con la propria idea imprenditoriale, che sia originale, innovativa e pronta ad essere avviata entro il mese di marzo 2017 con sede nel Comprensorio Forlivese. Il Premio è promosso e organizzato da Confartigianato di Forlì Federimprese, in collaborazione con Forlì Self Storage, Corriere Romagna, Agenzia Menabò e Edizioni IN Magazine, con il contributo di Cassa dei Risparmi di Forlì e della Romagna, Banca di Forlì Credito Cooperativo e Unicredit. I progetti vincitori riceveranno un contributo economico per lo sviluppo dell’idea imprenditoriale e diversi servizi gratuiti a sostegno dell’operatività e della promozione dell’impresa: Forlì Self Storage metterà a disposizione un box da quattro metri quadrati; l’agenzia di comunicazione Menabò progetterà la corporate identity della nuova impresa e una pagina adv
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per la pubblicità sui mezzi di comunicazione; Confartigianato assicurerà consulenza, tutoraggio e gestione della contabilità; infine saranno forniti spazi redazionali e pubblicitari sul Corriere Romagna, sulle riviste IN Magazine e sull’house organ di Confartigianato Forlì “Essere Impresa”. Non resta allora che far “girare le rotelle” e mettere in campo le idee più creative, senza dimenticare
però la fattibilità e l’attenzione al business plan, visto che la commissione giudicatrice valuterà non solo l’originalità dell’idea ma anche la capacità di definizione degli obiettivi, la coerenza della strategia e la concreta fattibilità del progetto. C’è tempo fino al 31 ottobre 2016 per candidarsi e accompagnare la propria idea sulla strada del “primo miglio”.
Premio a sostegno dei migliori Progetti d’Impresa. Terza edizione
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