Ravenna IN Magazine 04 2016

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R AV EN N A N° 4 DICEMBRE 2016/GENNAIO 2017

Erica

LIVERANI

A PICCOLI PASSI

MOVIDA / L’incrocio magico ANDREA SANSAVINI / Vita da designer CERVIA E MI.MA. / Non solo estate


L’ATTRAZIONE È VELOCE L’ATTRAZIONE È VELOCE

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EDITORIALE

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Apriamo questo numero di fine anno incontrando Erica Liverani, vincitrice dell’edizione 2016 di Master Chef: una persona che ha trovato nella cucina la propria strada. La nuova movida ravennate è alle spalle di Piazza del Popolo, abbiamo sentito Christopher Angiolini, Maurizio Bucci, Michele Giangrandi e Massimo Gorini sul futuro di quello che abbiamo chiamato “incrocio magico”. Andrea Sansavini è il grafico creatore dei marchi Missaid e BigTube: gli abbiamo chiesto come nascono le sue idee. Abbiamo poi parlato di Cervia e Milano Marittima, di via Mazzini e di negozi che ci raccontano una storia resistendo al passare degli anni. Senza dimenticare Mariavittoria Andrini, Pierluigi Moressa, Tommaso Minardi, Marco Martinelli, Marina Marraffa e Silvia Togni. Non resta che augurare buone feste e buona lettura. Andrea Masotti

SOMMARIO

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ANNOTARE

Brevi IN

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ESSERE

Erica Liverani

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DIVERTIRSI

L’incrocio magico

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IDEARE

Andrea Sansavini

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SVILUPPARE

Cervia e Milano Marittima

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VISITARE

Via Mazzini

28

EDIZIONI IN MAGAZINE S.R.L. Redazione e amministrazione: Via Napoleone Bonaparte, 50 - 47122 Forlì Tel. 0543.798463 / Fax 0543.774044 www.inmagazine.it info@inmagazine.it

RECITARE

Marco Martinelli

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CREARE

DIRETTORE RESPONSABILE: Andrea Masotti REDAZIONE CENTRALE: Gianluca Gatta ARTWORK: Lisa Tagliaferri IMPAGINAZIONE: Francesca Fantini, Valentina Mazzeo UFFICIO COMMERCIALE: Gianluca Braga STAMPA: Seven Seas Srl - RSM

Marina Marraffa

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ACCOMPAGNARE

Silvia Togni

Anno XV - N. 4 Chiuso per la stampa il 12/12/2016 Collaboratori: Erika Baldini, Roberta Bezzi, Andrea Casadio, Anna De Lutiis, Giorgio Pereci, Aldo Savini. Fotografi: Lidia Bagnara, Giulia Castellani, Valentina Donatini, Massimo Fiorentini, Giulia Maioli.

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RICORDARE

Negozi con una storia

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LEGGERE

Seguici su FB: www.facebook.com/edizioni.inmagazine

Andrini e Moressa

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Tutti i diritti sono riservati. Foto e articoli possono essere riprodotti solo con l’autorizzazione dell’editore e in ogni caso citando la fonte

PUBBLICARE

Tommaso Minardi

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ANNOTARE

Premio Gaetano MARZOTTO FAENZA Smart Domotics e

GAL Delta 2000 IN OLANDA RAVENNA Il progetto europeo

Interreg Europe 20142020 ha premiato un piano d’intenti chiamato Rural Growth, che ha lo scopo di accostare imprese e territori per sviluppare nuove forme di turismo campestre votato al green. GAL DELTA 2000 – organo atto alla valorizzazione e alla promozione delle risorse e delle attività economiche presenti sul territorio, che conta al suo interno enti come i comuni di Ravenna, Russi, Bagnacavallo, l’Ecomuseo delle Erbe Palustri di Villanova e il Museo della Città del Sale di Cervia - è l’unico partner italiano del progetto. Nei giorni scorsi una sua delegazione si è recata in Olanda nella regione di Drenthe per incontrare gli altri partner.

Premio Guidarello 2016 GIORNALISMO D'AUTORE RAVENNA Si è tenuta a fine novembre la cerimonia di assegnazione dei premi Guidarello per il giornalismo, condotta da Bruno Vespa, che presiede anche la giuria nazionale. I premi sono stati assegnati per la sezione società ad Alberto Negri, inviato di guerra del Sole 24 Ore, per la sezione cultura al direttore di Rai Cultura Silvia Calandrelli, per la sezione radio/televisione a Sarah Varetto che dirige SkyTG24. Per il giornalismo romagnolo il premio è stato assegnato a Rossella Bonfatti nella sezione studi e ricerche; ad Alberto Giorgio Cassani nella sezione cultura e al regista Italo Moscati per la sezione società. Il Premio Guidarello Turismo è stato attribuito a Silvia Vaccarezza, volto del Tg2. Il Guidarello Giovani è stato assegnato alla classe II A del liceo Torricelli Ballardini di Faenza, che ha realizzato un blog sul lavoro degli ormeggiatori del porto di Ravenna. Il premio è nato nel 1972 e nel 2002 la titolarità venne assunta da Confindustria Ravenna che, nell’ultima edizione, ha passato il testimone a Confindustria Romagna, nata dalla fusione tra Ravenna e Unindustria Rimini. Paolo Maggioli, neopresidente, ha motivato il premio ad honorem di Confindustria assegnato a Francesco Ticozzi, preside dell’Istituto tecnico Omar di Novara, “che ha ideato un innovativo progetto di alternanza scuola-lavoro.

GreenBone Ortho, progetti dell’Incubatore d’impresa Torricelli di Faenza, hanno ottenuto riconoscimenti importanti al Premio Gaetano Marzotto di Roma, la più autorevole Startup Competition italiana. Smart Domotics, che si occupa di monitoraggio dei consumi energetici degli edifici, ha vinto lo speciale “Ingdan Far East Development”. GreenBone Ortho è stata una delle cinque finaliste del “Premio per l’Impresa”. GreenBone sviluppa una tecnologia rivoluzionaria in ambito ortopedico-traumatologico, per la realizzazione di impianti ossei derivati da strutture naturali come il legno. A marzo la startup, si era conquistata l’opportunità di presentarsi al prestigioso evento TEDxBinnenhof. (nella foto Cristiano Seganfreddo e Matteo Marzotto)

Premio Confesercenti – M.E.I. 2016 ORCHESTRA OCHTOPUS RAVENNA È stato consegnato lo scorso 23 novembre, al Teatro Alighieri,

il Premio Confesercenti – M.E.I. 2016 per la promozione della musica italiana. Ad ottenere il riconoscimento è stata l’orchestra ravennate Ochtopus: “musica da camera o piccola balera con richiami balcanici, influenze circensi, movenze bandistiche, sfarfallante gaiezza popolare, indicata per il ballo e il buon umore”, vincitrice del contest estivo Romagna Mia 2.0. La band riceve il premio “come riconoscimento per la professionalità e l’impegno profuso nella musica; impegni e risultati che contribuiscono a far conoscere e veicolare positivamente anche la realtà culturale ed economica della nostra Provincia”. Confesercenti ha ritenuto giusto valorizzare l’esperienza di questo gruppo musicale per i risultati conseguiti che evidenziano professionalità, applicazione, originalità nonché attaccamento al territorio romagnolo.

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al 21 gennaio, presso la biblioteca comunale, dal lunedì al venerdì (h. 14.30 - 18.30) e sabato (h. 9.00 12.30) con ingresso libero, la mostra In scena al Rossini che presenta una ampia selezione di documenti del fondo intitolato al poeta Domenico Ghinassi, che ricreano uno spaccato della vita culturale e musicale lughese della seconda metà dell’Ottocento. Tra le carte del poeta sono presenti libri, manoscritti di epigrafi e “omaggi poetici”, lettere, e fotografie, in particolare ritratti all’albumina risalenti alla seconda metà dell’Ottocento delle prime donne cantanti, tenori, compositori e ballerini che si avevano dato spettacolo al Teatro Rossini. (A.S.)

A Ravenna la nuova Gran Turismo ALFA ROMEO GIULIA QUADRIFOGLIO RAVENNA Nuovo arrivo a 4 ruote da Ghetti, Multi-Concessionaria

in via Faentina 181, l’unica concessionaria di Ravenna per i marchi del gruppo Fiat. Qui potete provare la nuovissima l’Alfa Romeo Giulia Quadrifoglio. Una punta massima di 307 km/h e solo 3,9 secondi nello “0-100”. Difficile dubitare delle prestazioni che la casa promette, Giulia Quadrifoglio è esattamente quello che garantisce di essere: una gran turismo doc, solo con con due porte in più. Docile se si vuole (ma non aspettatevi un comfort da morbida berlina, frizione e sospensioni sono pur sempre mirati alla sportività), permette di raggiungere prestazioni elevate con facilità. La tensione delle linee della carrozzeria dell’Alfa Romeo Giulia, nella Quadrifoglio viene accentuata dalle prese d’aria supplementari dietro i parafanghi anteriori e nei paraurti. Il sottile spoiler in fibra di carbonio sul baule, il diffusore posteriore con i quattro tubi di scarico e lo spoiler anteriore mobile arricchiscono il design. Le ruote riprendendo il disegno “a quadrifoglio”, quelle di serie sono argentate e a razze sdoppiate. Elementi in fibra di carbonio nella plancia caratterizzano l’abitacolo. Qui è possibile aggiungere l’optional dei sedili sportivi, con il guscio in fibra di carbonio e il poggiatesta integrato allo schienale, per rendere ancor più bassa e avvolgente la posizione di guida.

BAGNACAVALLO Se siete fini letterati o appassionati di teatro non potete non visitarla. È la Bottega dello Sguardo. Ad idearla e fondarla è la privata cittadina ed intellettuale Renata M. Molinari, che ha messo a disposizione del pubblico circa quattromila testi tra libri, riviste e documenti (come copioni, programmi di sala e locandine) raccolti in una vita passata fra le genti di spettacolo: “La Bottega dello Sguardo è uno spazio culturale, è la casa della memoria viva del teatro e molto altro. Una biblioteca spettacolare e tanti archivi per conoscere, esplorare, studiare e stupirsi. Una bottega per chi ama la scena e le rappresentazioni e vuole condividerne esperienze e visioni. Uno spazio accogliente per lasciare, prendere e barattare testimonianze e oggetti del nostro territorio teatrale.”

Ceramiche giapponesi AL MIC FAENZA Visto il grande successo, è stata posticipata all’8 gennaio la

chiusura della mostra Made in Japan, che il Museo Internazionale delle Ceramiche di Faenza dedica alla scultura ceramica giapponese del XX secolo, di cui possiede la più grande raccolta in terra straniera. Sono esposte cento tra le più significative opere della collezione, raccolte grazie alle tante partecipazioni di artisti nipponici al premio Faenza, dagli anni ’60 ad oggi (nella foto un’opera di Shigeki Hayashi, Koz-o type R). Per contestualizzare la tradizione giapponese, sono esposte insieme alle sculture dieci stampe giapponesi di fattura ottocentesca. La mostra si chiude con uno sguardo fotografico sul Giappone di oggi attraverso la serie Tokyo lost and found dell’artista Tomoko Goto, scatti che raccontano la quotidianità della città giapponese attraverso i suoi abitanti, i suoi scorci, le sue incongruenze e contraddizioni.

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ANNOTARE

Due vini per QUATTRO VITI FAENZA L’Associazione

Elena Bucci PREMIO DUSE 2016 RAVENNA È la ravennate

Elena Bucci, attrice del gruppo teatrale Le Belle Bandiere di Russi, la vincitrice della 31° edizione del Premio Eleonora Duse. Il prestigioso riconoscimento, patrocinato e organizzato dalla Banca Popolare del Commercio e dell’Industria, è stato ideato nel 1986, ed è l’unico premio italiano riservato all’attrice di teatro che si è distinta particolarmente nel corso della stagione di prosa in uno o più spettacoli, in Italia o all’estero. Il nome di Elena Bucci si aggiunge a quello di attrici come Mariangela Melato e Franca Valeri, Ilaria Occhini, Maddalena Crippa, Alida Valli, Anna Proclemer, Milena Vukotic, Rossella Falk, Elisabetta Pozzi, Anna Bonaiuto.

Riccardo Muti, 50 anni IN PUNTA DI BACCHETTA RAVENNA Cinquant’anni dall’esordio sul palco per il grande

Riccardo Muti, che ha scelto di festeggiare a Bergamo. Era infatti il 27 novembre 1966 quando Muti diresse l’orchestra Vít Nejedlì della Gioventù Musicale di Praga proprio nel capoluogo orobico, al teatro Donizetti. Il 29 novembre scorso il maestro ha ricevuto dal Consiglio comunale di Bergamo la medaglia d’oro e ha diretto al Donizetti l’orchestra Cherubini, da lui stesso fondata, davanti al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella e ad un pubblico entusiasta che ha potuto assistere al concerto grazie alla presenza di quattro megaschermi che hanno trasmesso l’evento in diretta. Il concerto al Teatro Donizetti è stato l’unico appuntamento italiano di Muti in questa fine d’anno. In novembre il maestro ha diretto i Wiener Philharmoniker a Vienna e poi a Tokyo per tre recite delle Nozze di Figaro, mentre in dicembre sarà a Tel Aviv, dove è stato invitato a celebrare gli ottant’anni della Filarmonica d’Israele dirigendo lo stesso programma del primo concerto diretto nel 1936 da Arturo Toscanini. In gennaio ci sarà il tour europeo con la sua orchestra americana, la Chicago Symphony, con tappe a Parigi, a Vienna, in Germania e anche alla Scala, il 20 e il 21 gennaio, dove non dirige dal 2005.

Italiana Sommelier (AIS) è stata conquistata da due eccellenze vinicole del territorio faentino. A fine ottobre, a Milano, è stata infatti presentata ufficialmente la guida dell’AIS Vitae 2017, appuntamento illustre per il mondo del vino italiano (tra l’altro disponibile sia in formato cartaceo che per iOS o Android). La Romagna era presente ed ha ricevuto importanti riconoscimenti, tra i quali primeggiano quelli ottenuti da due cantine di Oriolo dei fichi, Poderi Morini e Poderi Ancarani, che hanno ottenuto il massimo punteggio da parte dei sommelier italiani. I due vini, che hanno raggiunto l’ambito traguardo delle 4 viti, sono stati il Sangiovese Superiore Riserva 2012 Nonno Rico di Poderi Morini e il Sânta Lusa 2014, Albana di Romagna Secco DOCG di Ancarani.

Il nuovo libro di ERALDO BALDINI RAVENNA Si intitola Stirpe selvaggia (Einaudi Stile Libero), il nuovo romanzo dello scrittore ravennate Eraldo Baldini che – superando ogni steccato e limite di genere – regale pagine intense e incalzanti quanto poetiche e struggenti. Un libro che rientra nella categoria del grande romanzo, mettendo in scena un protagonista eroe romantico, eppure moderno, diviso tra l’affermazione di sé e la rinuncia, tra la solitudine e il bisogno d’amore. È la storia di Amerigo, un bambino romagnolo, figlio del leggendario cow-boy Buffalo Bill, cresciuto in un paesino dell’Appennino con due amici, il coetaneo Mariano e Rachele, di cui presto si innamora, senza però riuscire mai a costruire qualcosa di serio. Le loro strade sono destinate a separarsi e a incrociarsi durante le guerre e le lotte di classe finché gli eventi stessi della storia non li richiameranno a un difficile drammatico compito. (R.B.)

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ANNOTARE

Nuovi vertici per CONFINDUSTRIA

Ravenna Musica RASSEGNA

RAVENNA La delegazione

RAVENNA L’edizione 2016

ravennate di Confindustria Romagna ha eletto due vicepresidenti, Tomaso Tarozzi (Bucci Industries) e Stefano Pucci (Pucci), e quattro consiglieri, Giorgio Cavassi (Faentia Consulting), Filippo Vaghetti (Metalsider), Davide Roncuzzi (Roncuzzi e associati) ed Elio Bagnari (Ravaioli Legnami). La delegazione ravennate ha così aggiunto un ulteriore livello nella gestione dell’associazione, nata il 1° ottobre scorso dalla fusione tra Confindustria Ravenna e Unindustria Rimini. I nuovi rappresentanti accosteranno la presidenza della delegazione territoriale di Ravenna nella definizione delle linee strategiche e progettuali per il territorio ravennate, faentino e lughese. All’elezione della delegazione ravennate seguiranno quelle per la delegazione riminese e per le 20 sezioni merceologiche.

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ESSERE

A piccoli

PASSI

ERICA LIVERANI, VINCITRICE DELL’EDIZIONE 2016 DI MASTERCHEF, HA TROVATO NELLA CUCINA LA PROPRIA STRADA MAESTRA. A PATTO DI INVESTIRE TUTTE LE ENERGIE NEL PRESENTE. di Erika Baldini / ph Valentina Donatini

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A raccontarla, la sua storia è proprio bella. Di quelle belle storie che ogni tanto la televisione ci regala. Erica Liverani, è cresciuta in piena campagna ravennate, a Conventello, è cresciuta a spasso nei campi, vivendo e collaborando all’azienda agricola di famiglia, come scrive nel suo libro di ricette pieno di ricordi e aneddoti autobiografici. Erica è una giovane mamma single, fa la fisioterapista. O meglio, faceva. La sua vita è cambiata parecchio da quando, a marzo 2016, ha vinto la quinta edizione italiana del talent show culinario più celebre al mondo. Dopo un periodo personale non al massimo, Erica ha dimostrato, e non solo a se stessa, che “niente è facile ma tutto è possibile”. Ed è proprio questo il titolo del menu con cui ha conquistato la finale dello show di Sky. A MasterChef è arrivata determinata e con tanta voglia d’imparare, iscritta ed accompagnata dagli amici di sempre Giovanni e Manuel. E dalla figlioletta Emma che ha subito conquistato il gigante buono Antonino Cannavacciuolo. I giudici, tutti e quattro, poi sono stati con-

quistati dal suo impegno e dalla sua tenacia, dal suo percorso evolutivo all’interno del programma, dalla genuinità dei piatti, che la rappresentano: per la sfida finale s’era portata dietro le verdure che coltiva a casa. Erica cucina fin da bambina, figlia esemplare di quella tradizione gastronomica romagnola dove per la tavola passa anche il cuore. Cucinare per lei è passione, un piacere, una terapia allo stress, un modo per stare assieme, per passare valori alla sua piccola bambina. Cucinare ora è un sogno trasformato in lavoro. La troviamo felicemente occupata tra studio, ristoranti, eventi, cooking show, la presentazione del suo libro. L’abbiamo incontrata ad Imola, durante una delle sue ultime live cooking performance, in un frequentato centro commerciale monomarca, per una volta invaso dall’inebriante odore inconfondibile del nostro piatto regionale... La prima domanda è d’obbligo: che cosa ci prepari oggi? “Oggi faccio due piatti che mi rappresentano tantissimo, la piadina romagnola e i cappelletti IN MAGAZINE

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“SONO I PICCOLI PASSI MIEI, QUELLI CHE HO FATTO E CHE FARÒ SEMPRE, I PICCOLI PASSI DELLA MIA BAMBINA, I PICCOLI PASSI DI CHI SI VUOLE APPROCCIARE A UN MONDO NUOVO. IN OGNI COSA DOVE CI BUTTIAMO, UN POCO A VOLTA POSSIAMO SEMPRE ARRIVARE.”

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IN MAGAZINE

romagnoli. Un classico, anche se i cappelletti sono un pochino rivisitati perché quelli romagnoli classici si servono in brodo o col ragù, qui non è proprio l’ambiente adatto, quindi ho fatto quelli che avevo presentato quando ho ottenuto il grembiule davanti ai giudici di Masterchef: con asparagi e tuorlo marinato.” La tua è una bella storia, una storia di rivincita e speranza per le madri single, per chi lavora e crede in se stesso, per chi vuole reinventarsi una vita... Una bella storia anche per chi crede nell’amicizia: sono stati due tuoi amici ad iscriverti a MasterChef e ad accompagnarti alle selezioni. “Sì, ho avuto tante conferme su quello a cui credevo veramente. Credo che comunque c’è sempre una forza, una risorsa, per ogni occasione. O ci si piange addosso oppure si tocca il fondo e poi si rimbalza per salire più in alto. È stato il mio caso. Quindi, per fortuna, ho dimostrato a me stessa,

e magari ad altri, a persone che si trovano nella mia situazione, simile o analoga, che ce la possiamo sempre fare.” È vero che hai lasciato il tuo lavoro di fisioterapista? “Sì, sono due cose, due rami troppo importanti. Li avrei fatti male entrambi se li avessi voluti seguire tutti e due. Ho scelto quello che mi rende più felice al momento, che mi dà più soddisfazione. Poi non ho chiuso nessuna porta, ho visto che la vita da un giorno all’altro può cambiare. Non dico di no a nulla.” A marzo è uscito il tuo libro di ricette, che si intitola A piccoli passi. La mia cucina stagionale. Di chi sono questi piccoli passi? Sono i tuoi, visto che più di una volta hai dichiarato che alle cose ci si approccia per gradi, con l’umiltà di imparare (affermi infatti che ti piace studiare con costanza, e che ti avvicini piano piano alle cose, agli argomenti). O sono i piccoli passi di tua figlia Emma che spesso ti segue e ti aiuta in cucina? “È molto ampio il concetto. Sono i piccoli passi miei, quelli che ho fatto e che farò sempre, i piccoli passi della mia bambina, i piccoli passi di quelli che si vogliono approcciare ad un mondo nuovo. Non si nasce imparati. In ogni cosa dove ci buttiamo, magari un passo dopo l’altro, un poco a volta possiamo sempre arrivare, se lo vogliamo veramente.” Il tuo motto è “Io inforno”. Racconti nel libro che quando hai momenti bui o le cose non vanno bene, tu impa-


“A spasso NEI CAMPI" È il titolo di un capitolo del libro di ricette e memorie, A piccoli passi. La mia cucina stagionale (edito da Baldini & Castoldi), di Erica Liverani. Erica è cresciuta in campagna, nell’azienda agricola famigliare di Conventello. Un’infanzia felice passata all’aperto a giocare con fratelli e cugini, “con le ginocchia sbucciate”, tra natura e animali, tra il lavoro nei campi e il formaggio da fare... Viene da qui l’importanza che Erica riserva al “ritmo del cibo”, per cucinare bene bisogna rispettare il ritmo della natura, il ciclo dei prodotti di stagione. Questa è l’idea di base del suo libro, una raccolta di ricette che ci suggeriscono come godere e gustare i sapori e i profumi del cibo “mese per mese, stagione per stagione”.

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“NON HO PROGETTI PER IL FUTURO. HO VISTO CHE LA VITA DA UN GIORNO ALL’ALTRO TI STRAVOLGE, QUINDI IO MI LIMITO A VIVERE IL PRESENTE, A FARLO BENE. SONO GRATA PER TUTTE LE COSE BELLE CHE MI STANNO SUCCEDENDO E NON VOGLIO PERDERE NEANCHE UN ISTANTE.”

sti e accendi il forno. Come funziona? Come ti rilassa la cosa? Cucinando non pensi? “Secondo me è proprio perché cucinando, e mi piace cucinare, ho la mente libera... allora ci penso tanto a ’sta cosa e magari dopo un ora o due, tre ore in cucina, vedo le cose tutte sotto un altro aspetto. Associo il problema a un bel pensiero, perché comunque fare una torta piace a tutti, mette di buon umore. Quindi se associo un pensiero a una cosa che mi fa felice, tutto diventa più sopportabile. Tutto qua. Questo è il segreto credo.” In tante interviste fatte e concesse, immagino che una

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delle domande più frequenti sia stata se hai progetti per il futuro? “Sì, è una domanda fatta da tutti. E tutti rimangono a bocca aperta quando dico che non ne ho. Non ne ho perché ho visto che la vita da un giorno all’altro ti stravolge, quindi io mi limito a vivere il presente, a farlo bene. Sono grata per tutte le cose belle che mi stanno succedendo e non voglio perdere neanche un istante per progettare un futuro che non so nemmeno se arriverà. Quindi voglio proprio investire tutte le mie energie per il presente. Guardo avanti ma poco, poco più in là.” Qual è il piatto preferito di Erica Liverani? E te lo chiediamo anche se so che anche questa già te l’hanno fatta... “Il piatto che mi fa più felice sono sempre le lumachine di mare col sughetto un po’ piccante, però mi piacciono tanti piatti. Mi sto approcciando a questo mondo e ogni giorno scopro tanti ingredienti che non sapevo esistere. Tante cose mi emozionano, però le lumachine di mare rimangono... poi c’è una persona speciale che quando mi vuol fare felice in una giornata giù mi fa le lumachine, quindi...”

IN QUESTE PAGINE, ERICA LIVERANI MENTRE PREPARA ALCUNI SUOI PIATTI DUARANTE UN LIVE COOKING SHOW.


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DIVERTIRSI

L’incrocio

MAGICO

A RAVENNA È NATO UN NUOVO DISTRETTO ENOGASTRONOMICO IN UN CROCEVIA DI STRADE ALLE SPALLE DI PIAZZA DEL POPOLO. QUI LA MOVIDA RAVENNATE HA TROVATO I SUOI NUOVI PUNTI DI RIFERIMENTO. di Roberta Bezzi / ph Massimo Fiorentini

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V

Via Paolo Costa, via Girolamo Rossi, via Ponte Marino e via IV Novembre: sono i nomi di quattro strade dove, recentemente, hanno aperto tante nuove attività, per lo più bar, enoteche, ristoranti e osterie, che hanno dato una marcia in più anche al divertimento notturno, coinvolgendo un pubblico trasversale sia per età (dai vent’anni in su) sia per provenienza (ravennati, ma anche turisti e residenti in altre località). Un centro storico così vivo, a due passi da Piazza del Popolo ma facilmente raggiungibile in auto, non si era mai visto prima. Il primo a credere nella potenzialità di questa zona è stato, il 24 ottobre 2008, Christopher Angiolini – già titolare del Bronson di Madonna dell’Albero e dell’Hana-Bi di Marina di Ravenna – con l’apertura del Fargo Cafè in via Girolamo Rossi (angolo vicolo Padenna). “Ho colto l’occasione – racconta –. Conoscevo la persona che lo gestiva prima e sapevo che il locale era stato appena ristrutturato. Mi davano per pazzo perché, in pochi anni, si erano alternati senza successo diversi proprietari ma, forte della mia clientela affezionata, credevo che potesse diventare un punto di appoggio in centro città. E così è stato.” Aperto dalle 7.30 di mattina alle 2 di notte, con un servizio che spazia dalle colazioni all’aperitivo, il bar – con il suo taglio Nordeuropeo e la sua atmosfera easy – ha saputo attirare anche residenti, studenti e lavoratori, diventando anche tappa di piccoli concerti e show-case con musicisti italiani e stranieri. “In quegli anni – aggiunge Angiolini –, l’area era particolarmente economica e conveniente. È accaduto un po’ come a Berlino: da zona ai margini, è diventata polo di attrazione. Dopo di noi sono arrivati tanti altri imprenditori, ma non c’è spirito di concorrenza, semmai complementarità: il pubblico si fa la sua passeggiata e poi sceglie dove fermarsi.” In via Ponte Marino, l’investi-

VIA PAOLO COSTA, VIA GIROLAMO ROSSI, VIA PONTE MARINO E VIA IV NOVEMBRE: SONO I NOMI DI QUATTRO STRADE DOVE HANNO APERTO TANTE NUOVE ATTIVITÀ, CHE HANNO DATO UNA MARCIA IN PIÙ AL DIVERTIMENTO NOTTURNO.

mento più ingente a livello economico è stato quello di Maurizio Bucci che ha trasformato la vecchia storica multisala Mariani in tre diversi ambienti: l’Osteria Passatelli 1962 al piano terra, specializzata nella cucina tradizionale romagnola, il pub-pizzeria Diabolik al primo piano e una saletta per film d’essai. In tutto 2.000 metri quadrati, circa 500 posti a sedere per mangiare, la cui inaugurazione risale al 7 dicembre 2013. “Il Mariani era chiuso da sette anni – racconta l’imprenditore

IN APERTURA, CHRISTOPHER ANGIOLINI DI “FARGO CAFÈ”; IN ALTO, MAURIZIO BUCCI DI “MARIANI LIFESTYLE”.

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–, ed era molto difficile da ristrutturare, non solo per l’ampio volume ma anche per la difficile luminosità. Trasformare un immobile che solo di IMU richiede 20.000 euro l’anno di spesa, è stata una grande sfida. Il timore era che non ci fosse il giusto bacino di utenza, ma alla fine la risposta dei ravennati, così come dei turisti stranieri, è arrivata. Non è stato facile all’inizio, perché il ravennate non è abituato a uscire la sera e spesso si lamenta che non c’è nulla di interessante... È stata più la gente da fuori ad accorgersi della nostra particolare offerta del giovedì e venerdì sera, quando si può cenare alla carta con la possibilità di ammirare artisti di livello internazionale.” Per Bucci però c’è un neo: “Basterebbero piccoli interventi, come una nuova pavimentazione e il-

NUS ET OFFICTIUS ALIQUAM, ODIT ALIAT VID UTEM VOLUPIT ASSINCI PISTOTAT IPSA IMIN EST ESTE CUSAM DOLORECUS CUSANIMOS NONSENIMI, UTE DEBITAT IUNDELENDAE. NE DOLUPTATUR

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“IL MIO COMPITO È STATO DI RIQUALIFICARE IL LOCALE. E CI SIAMO RIUSCITI ATTIRANDO SIA GIOVANI CHE ADULTI, E STABILENDO UN BUON RAPPORTO ANCHE CON I TURISTI, GRAZIE AL BELL’INTERFACCIARSI CON I BED & BREAKFAST DEL CENTRO.”

luminazione, nonché la creazione di una zona davvero pedonale. Chissà che non avvenga quando sarà completato il Mercato Coperto, altro tassello importante, e finalmente vedremo sparire le impalcature.” Nel 2014, in via Paolo Costa, è arrivato il ristorante I Fur-


A SINISTRA, MICHELE GIANGRANDI DE “I FURFANTI”. IN ALTO, MASSIMO GORINI DI “FRESCO”.

fanti, con una cucina ricercata a base di carne e pesce, che è anche osteria con tapas, cocktail e aperitivi. A rilevare l’ex Mariola, è stato Michele Giangrandi, gestore di un altro wine-bar del centro di Ravenna, I Fanti di via Fanti, e della Corte dei Fanti a Marina di Ravenna. “Il mio compito è stato di riqualificare il locale. E ci siamo riusciti attirando sia giovani che adulti, e stabilendo un buon rapporto anche con i turisti, grazie al bell’interfacciarsi con i Bed & Breakfast del centro. Poi c’è la vicinanza di tanti altri bar e ristoranti, la Nuova Vineria, La Gardela, Moog, BaBaleus: più siamo e meglio è. Ravenna ha bisogno di una zona non ricca di residenti in cui ci si può divertire senza dare troppo fastidio, una sorta di valvola di sfogo.” L’ultimo ad aprire il 7 ottobre 2016, sulle ceneri dell’ex OrientExpress in via IV Novembre, è Fresco. Un altro caso di imprenditori – in tal caso Massimo Gorini del Mowa di Marina di Ravenna, con i ragazzi del Boca Barranca di Marina Romea – che dai lidi si spostano in città.

“È UNA ZONA CHE CI PIACE MOLTO E CHE RISPONDE ALL’ESIGENZA DI INIZIARE UNA NUOVA AVVENTURA IN CITTÀ D’INVERNO. FINORA IL BILANCIO È POSITIVO. PROPONIAMO AI NOSTRI CLIENTI DEL MARE E A TUTTI I RAVENNATI QUALCOSA DI DIVERSO E CARINO.

Un cocktail & tapas bar che richiama le atmosfere del Botanique di Amsterdam o dell’Oyster Bar di San Francisco, aperto per il momento solo dalle 17.30 alle 2, ma presto anche in orari diurni. “È una zona che ci piace molto – dice Massimo Gorini – e che risponde all’esigenza di iniziare una nuova avventura in città d’inverno. Per noi è la prima volta e finora il bilancio è positivo. Proponiamo ai nostri affezionati clienti del mare e a tutti i ravennati qualcosa di diverso e carino, un assaggio di Spagna, con le nostre tapas caratteristiche di Bilbao, i pintxos.” IN MAGAZINE

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IDEARE

Vita da

DESIGNER NON AMA IL VERBO PROGETTARE. LUI PREFERISCE PASSARE SUBITO DALL’IDEA ALLA REALIZZAZIONE. È ANDREA SANSAVINI, GRAFICO PUBBLICITARIO, CREATORE DI MISSAID E BIGTUBE.

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di Giorgio Pereci / ph Giulia Castellani

Andrea Sansavini è un grafico pubblicitario e designer ravennate. È un vero creativo, di quelli che quando gli parli ti guardano negli occhi e capisci che credono veramente in quello che fanno. Se tu dovessi redigere un tuo profilo professionale e personale che cosa mi diresti? Da dove vieni e dove stai andando? “Vengo da un mondo di colori e libertà. I colori mi hanno sempre accompagnato, sin da piccolo ho sentito la necessità di rendere miei gli oggetti: ogni cosa che passava sotto alle mie mani come minimo cambiava colore. La libertà me l’ha data la natura, che poi ho sempre esplorato con ogni mezzo a disposizione, la mia creatività, che mi ha dato modo di esprimermi su tanti fronti. Oggi ho un lavoro che adoro, il pubblicitario, ma è Missaid che davvero mi entusiasma e mi fa davvero sognare. Metto in pratica tutto quello che mi passa per la mente, su carta resta ben poco... le cose che sogno sono desideri di vita, che devo concretizzare, devo poter toccare, disfare, per ricostruirli sempre meglio, fino a che non sono soddisfatto.” Che cos’è Missaid?

“Missaid in inglese significa detto male. Ho pensato di tradurre in inglese maccheronico i detti popolari e metterli sulle magliette, le Tiscert, come le chiamo io. Così stare sulla schiena del buratello è diventato stay on the back of the brutell. Questa è stata la primissima a cui sono seguite tante altre: andare in camporella è diventato Let’s go in Camporell, stai in campana è stato storpiato in Stay in bell, prendila con leggerezza in Take it with leggerezz. Insomma Missaid è la saggezza popolare che tampona l’inglese e dà vita ad una serie di nuovi detti anglo-popolari. Missaid ha come logo un tappo che richiama una bevanda in bottiglia, il pay off dice The original brain juice.” Realizzi tu le tue magliette? “Tutte le grafiche sono rigorosamente disegnate a mano e non sono riproducibili con normali font, questo per dare unicità a tutto quello che faccio. Sono invece stampate, sempre a mano, da un artigiano di Forlì. Di conseguenza non ce n’è, e non ce ne sarà mai, una uguale all’altra.” Qualche tempo fa Sansavini portò avanti un esperimento durato un intero anno, che ha poi chiamato invecchiamento naturale IN MAGAZINE

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IN APERTURA, ANDREA SANSAVINI NELLA SUA OFFICINA. IN QUESTA PAGINA, LE GRAFICHE DELLE SUE “TISCERT” E ALCUNI SCATTI TRATTI DAL SUO PORTFOLIO (WWW.BEHANCE.NET/MISSAID-CLOTHING)

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Missaid: tre tiscert appese ad un muro di un vecchio rudere, una foto al mese. Magliette vs. tempo. “Ogni mese andavo a monitorare lo stato di avanzamento dell’usura per poi poterla replicare in larga scala… per questo le mie Tiscert hanno collo e maniche usurate.” Poi arrivò l’idea della cover, una busta di LP per contenerle, sempre per differenziarsi il più possibile. “Ho sempre comunicato con una grafica anni ’60/70, ma da qualche anno mi sono rinnovato, mi sono asciugato come si dice in gergo, mai senza perdere di vista una certa vena goliardica. È il mio stile, lo si può capire anche dagli scatti fotografici che faccio per promuovere i prodotti con il nostro modello Davide! Foto assurde, buffe, divertenti, perché la moda è sempre troppo seria, impostata. Non bisogna prendersi troppo sul serio.” Che cosa mi dici di BigTube? “BigTube è nato qualche anno fa per rimediare ad un guaio che avevo causato sul telaio di una bici, in prossimità del cannone. Sarebbe stato un peccato riverniciarla, era una Legnano anni ’60 nel suo classico verde ragano.

“I COLORI MI HANNO SEMPRE ACCOMPAGNATO, SIN DA PICCOLO HO SENTITO LA NECESSITÀ DI RENDERE MIEI GLI OGGETTI: OGNI COSA CHE PASSAVA SOTTO ALLE MIE MANI COME MINIMO CAMBIAVA COLORE. LA LIBERTÀ ME L’HA DATA LA NATURA.”

Allora per coprire il danno ho pensato di cucire del denim lungo tutto il cannone. Non sono di certo un sarto, ma questo rimedio è piaciuto talmente tanto che mi sono trovato più di una volta a ripetere la stessa operazione sulle bici degli amici. Da lì l’idea di semplificare il tutto: denim elasticizzato, rigorosamente Isko, una zip in metallo della lunghezza giusta, un automatico in metallo pantografato con il logo. E il gioco è fatto. È nato BigTube. Poi da lì il packaging, le tre diverse tipologie di tessuto. E, a coronamento del tutto, il brevetto europeo.”


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Deriva dalla grande passione per i prodotti del territorio, ma anche da un inesauribile entusiasmo e da una forte intraprendenza, il successo del ristorante Le Ghiaine in via Romea Nord 180, a CerviaMilano Marittima. Il luogo giusto per riscoprire i sapori di un tempo, in piatti semplici ma ben realizzati seguendo le ricette tramandate dai nonni. Il locale, aperto nel 2002, è gestito dai fratelli Maioli, Mirko lo chef e Alessandro il direttore di sala, e dallo zio Fiorenzo alla cassa, in collaborazione con la madre Mirella il cui regno è la cucina. Già mentre frequentavano l’istituto alberghiero, i Maioli si fanno per così dire ‘le ossa’ nel chiosco di piadine dei genitori sul lungomare di Cervia dove si ricordano memorabili file per assaggiare la celebre ricetta che oggi sta facendo il giro del mondo. A 24 anni, però, Mirko sente l’esigenza di fare un passo avanti: aprire un ristorante. Le difficoltà non mancano e parte, inizialmente, con un piccolo

bar lungo la statale Adriatica con un tegame di ragù per preparare magari un piatto di pasta veloce e un forno a microonde per accompagnare il prosciutto con un’ottima fonduta di formaggio. “Il primo a credere in questa avventura e a darmi fiducia – racconta Mirko – è stato mio zio che ha lasciato il suo posto di vicedirettore della Coop per mettersi in società con me. Un pazzo… Così, coinvolgendo anche mio fratello, siamo riusciti ad avere un ristorante in mezzo al nulla, in una posizione per nulla appetibile. Tutti mi dicevano che nessuno si sarebbe spostato dal centro di Cervia e Milano Marittima per venire da noi, tanto più che avevamo persino deciso di puntare su piatti di terra, anziché di mare come sarebbe stato più scontato fare. L’esordio è stato molto sofferto e pieno di sacrifici, tenendo aperto tutti i giorni anche d’inverno, ma alla fine ce l’abbiamo fatta: la gente è arrivata e oggi abbiamo una meravigliosa clientela,

persino da Rimini, Bologna e dalla Toscana. A premiarci è stata la continua e costante ricerca del prodotto, tenendo conto della stagionalità e della territorialità. Il fatto di andare direttamente a conoscere i produttori di grande artigianalità, di acquistare in modo consapevole, di fare didattica con il cliente stesso, spiegando il perché di una scelta e confrontandoci con chi dimostra la stessa attenzione”. La carne di alta qualità la fa da padrona – costate, fiorentine marchigiane, angus irlandese e altre qualità – dal taglio perfetto e dal sapore sublime. I primi piatti – ivi comprese le intramontabili tagliatelle, lasagne e i mitici cappelletti – invece sono una baldoria di sapori, creati partendo dalla freschezza delle materie prime. Per non parlare poi dei dolci fatti in casa, veri e propri peccati di gola, che comprendono anche la biscotteria assortita da portare a casa in piccole o grandi scatole. “La nostra è una cucina semplice – aggiun-


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A PREMIARCI È STATA LA CONTINUA E COSTANTE RICERCA DEL PRODOTTO, TENENDO CONTO DELLA STAGIONALITÀ E DELLA TERRITORIALITÀ. IL FATTO DI ANDARE DIRETTAMENTE A CONOSCERE I PRODUTTORI DI GRANDE ARTIGIANALITÀ, DI ACQUISTARE IN MODO CONSAPEVOLE.

ge Mirko Maioli -, e lo dimostra il fatto che abbiamo ancora in menù alcuni piatti degli inizi. A volte, basta anche una sciocchezza per rivisitare un piatto o rispolverare quei ricordi ancestrali, quegli odori e quei gesti che caratterizzavano la cucina dei nostri nonni”. Il ristorante Le Ghiaine offre un ambiente familiare e accogliente, molto curato nei dettagli, in cui il legno è il materiale dominante, ben ‘illuminato’ da accessori e complementi d’arredo bianchi. E ciò che non manca mai in tavola è la piadina, sempre appena fatta, al posto del pane. “Questo richiede costi maggiori – ricorda Mirko -, perché significa avere tre persone fisse che la fanno al momento. Ma è il nostro punto di forza e la faremo sempre così”. D’altra parte, non potrebbe essere diversamente se si considera che viene – attualmente – esportata in tutto il mondo. Un altro fondamentale tassello di questa straordinaria storia risale infatti al 2010, quando – grazie all’Università di Scienze gastronomiche di Pollenzo – è scoccato l’incontro con Oscar Farinetti a cui i fratelli Maioli hanno proposto di fare la piadina da Eataly. Detto e fatto. Nel luglio 2012, il primo chiosco della piada Maioli, a strisce bianche e blu, è stato inaugurato a Eataly Roma, poi sono venuti Bari, L’Eataly Smeraldo di Milano e quello di piazza San

Babila. Per non dover sempre elaborare l’impasto in loco, con le possibili differenze di acqua, umidità e farina, hanno aperto a Cervia un laboratorio. A Eataly, ora si trova anche la piada fresca Maioli da portare a casa. A Expo 2015, i fratelli Maioli hanno venduto 1.500 piade e crescioni al giorno. Le Ghiaine ha rappresentato la Romagna nel mese di ottobre, vedendo quasi 1.200 porzioni di lasagne al giorno. “È stato commovente – ricorda Mirko – vedere un pechinese mangiare le lasagne. Un sogno che si realizza. Una grande soddisfazione che ci dà i giusti stimoli per guardare al futuro.

Il nostro obiettivo? Continuare a far conoscere la piadina nel mondo. C’è ancora molto da fare per arrivare al livello della pizza, ma ci crediamo, soprattutto portando avanti un prodotto premium, ossia di alta qualità. Un progetto che porteremo avanti insieme ai tanti ragazzi che lavorano con noi, alcuni persino anche da 12/13 anni, che ci hanno consentito di dedicarci allo sviluppo delle piadinerie fuori dalla Romagna. È davvero grazie a loro, che ci credono quanto noi, che siamo riusciti a espanderci oltre il ristorante. Siamo stati molto fortunati ad avere una squadra così forte e affiatata”.

Ristorante Le Ghiaine – Via Romea Nord, 180 Cervia – Milano Marittima – info@ristoranteleghiaine.it IN MAGAZINE

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SVILUPPARE

Non solo

ESTATE

CERVIA E MILANO MARITTIMA VIVONO IL NATALE COME SECONDO GRANDE MOMENTO DI FESTA DOPO LA STAGIONE ESTIVA. MA L’OBIETTIVO È DIVENTARE POLO D’ATTRAZIONE PER TUTTO L’ANNO. di Roberta Bezzi

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E

È un Inverno d’aMare a Cervia e Milano Marittima, capitali del ghiaccio sul mare Adriatico, con la piazza ghiacciata attorno al maestoso albero di Natale nel borgo storico di Cervia e la rotonda di ghiaccio più grande d’Europa di Mima On Ice. Senza dimenticare lo scivolo per bob, sfavillanti addobbi, le casette di Babbo Natale, i mercatini gourmet, i presepi d’arte e di sale, il giardino degli alberi artistici e quello degli Elfi, spettacoli e animazioni per grandi e piccini, le suggestioni di un videomapping artistico, l’incendio del Magazzino del Sale a Capodanno e una prestigiosa charity in partnership con Mediafriends Onlus per i progetti di Fabbrica del Sorriso. Queste sono solo alcune novità dei Villaggi natalizi allestiti fino all’8 gennaio, nelle due località da sempre considerate gemelle. “Mai come quest’anno l’amministrazione comunale ha investito sull’inverno – racconta Rossella Fabbri, assessore alle Attività Produttive del Comune di Cervia –. Questo perché, pur avendo un turismo principalmente stagionale, abbiamo tante attività economiche che lavorano sul territorio tutto l’anno. E proprio per aiutarle, nasce un cartellone di 40 giorni di iniziative legate al Natale, in collaborazione con il Consorzio Cervia Centro e con la Pro Loco di Milano Marittima. Insieme, abbiamo pensato a un grande villaggio invernale ma con un forte richiamo marino, con l’obiettivo di raddoppiare le 100.000 presenze raggiunte l’anno a Cervia e a Milano Marittima. Un Natale non solo per i cittadini, ma anche per gli operatori economici, all’insegna delle emozioni, con la creazione di pacchetti turistici ad hoc per dimostrare quanto il mare possa essere amabile anche d’inverno. Con questo nuovo prodotto, non abbiamo rivali in Romagna”. A Cervia, in particolare, si fa notare la rinnovata pista nel cuore di piazza Garibaldi che si sviluppa intorno al grande albero di

Natale di 14 metri, donato dalla città di Moena. Qui si riflettono le luci e le immagini del videomapping proiettato sulla facciata del palazzo Comunale. Il villaggio Emozioni di Natale si anima inoltre con le casette dei sapori e con i colori delle tradizioni artigiane, laboratori e spettacoli. Intorno, i Giardini d’Inverno a tema natalizio incorniciano il salotto di piazza Garibaldi. Tra le novità del Natale 2016 Il Giardino incantato degli Elfi dove si raccontano fiabe, fra le renne e personaggi di un mondo fantastico, si incontrano storie e luoghi di fantasia. Lungo il porto canale darsena proseguono le Emozioni di Natale, nel nome della storia salinara di Cervia. Una natività di sale galleggiante a grandezza

“MAI COME QUEST’ANNO L’AMMINISTRAZIONE COMUNALE HA INVESTITO SULL’INVERNO. QUESTO PERCHÉ, PUR AVENDO UN TURISMO PRINCIPALMENTE STAGIONALE, ABBIAMO TANTE ATTIVITÀ ECONOMICHE CHE LAVORANO SUL TERRITORIO TUTTO L’ANNO.”

naturale è allestita nella suggestiva cornice dei Magazzini del Sale. Galleggianti sull’acqua anche tre piramidi di sale a simboleggiare la produzione di oro bianco della salina. Fino al 29 gennaio, l’Ecomuseo del Sale e del Mare ospiterà la mostra Ti racconto una cosa… dei miei giochi al magazzino torre, mentre al Magazzino Darsena l’esposizione di sculture di sabbia Granelli di arte… racconta la storia. Per Capodanno, l’appuntamento è con l’emozionante spettacolo di fuochi d’artificio accompagnato da musica coinvolgente e con l’incendio del Magazzino del sale Darsena. “L’inverno cervese – aggiunge Davide Baldi, vicepresidente

IN APERTURA, UNA VEDUTA DELLA PISTA DI PATTINAGGIO DI CERVIA.

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ph Giulia Maioli

“NEGLI ULTIMI DUE ANNI CERVIA È MOLTO CRESCIUTA, LA DISPONIBILITÀ DI ALCUNI LUOGHI STORICI HA RIMESSO IN MOTO GLI IMPRENDITORI E CREATO UN BELL’ASSE TRA PORTO-CANALE, DOVE CI SONO TANTI LOCALI CHE ORMAI LAVORANO TUTTO L’ANNO.”

del Consorzio Cervia Centro e organizzatore di eventi – è fatto anche di A Spass par Zirvia, lo storico mercatino di gastronomia, artigianato e intrattenimento, l’ultima domenica di ogni mese. Da segnalare anche il 25 e 26 febbraio la Festa del Cardo che porterà tra viale Roma e piazza Garibaldi, tante casette in cui cuochi da tutta Italia cucineranno specialità a base di cardo”. Per Baldi, l’unione fa la forza e grazie al Consorzio che riunisce tutte le attività del centro storico e allo sforzo del Comune e delle varie associazioni di categoria, Cervia si sta rinnovando. “Negli ultimi due anni Cervia è molto cresciuta – afferma An32

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drea Casadei Della Chiesa, direttore di Confesercenti Cervia –, dopo un periodo sottotono caratterizzato dalla chiusura di molti negozi che aveva indebolito il centro storico. Ma la messa in disponibilità in affitto di alcuni luoghi storici ha rimesso in moto gli imprenditori e creato un bell’asse tra porto-canale, dove ci sono tanti locali che ormai lavorano tutto l’anno come lo storico Tamarindo, che ha avuto successo senza neanche suonare una nota musicale, e il quadrilatero del centro storico. Da segnalare in particolare, l’apertura un anno fa in piazzetta Pisacane, della Vecchia Pescheria, che ha dato molto vigore al centro storico, portando avanti un bel progetto di ristrutturazione utilizzando le barche da pesca per servire le persone. E c’è ancora molto da fare perché i prossimi progetti si concentreranno su Borgo Marina, da rendere fruibile tutto l’anno, e sulla sistemazione del magazzino Darsena. Un nostro associato, inoltre, ha vinto un bando per gestire l’ex Cral, oltre 500 metri quadrati dedicati alla cultura di terra e di mare e alle migliori tradizioni romagnole, con una riscoperta della musica.” Anche nella vicina Milano Marittima,

IN ALTO, FUOCHI D’ARTIFICIO DURANTE IL CAPODANNO A CERVIA.


ph Massimo Fiorentini ph Massimo Fiorentini

dove quest’anno il Natale ha fatto un salto di qualità con Mima On Ice, si guarda al futuro con ottimismo. “La chiusura di attività storiche – dice Alessandro Fanelli, segretario della Pro Loco di Milano Marittima e responsabile di Mima On Ice – dimostra che nulla va mai dato per scontato. C’è però da dire che, malgrado gli affitti proibitivi della località, tanti nuovi ristoranti e attività hanno aperto. La carta vincente credo che sia una visione d’insieme, possibile grazie a strategie comuni fra pubblico e privato.” Tra i tanti eventi, da segnalare le domeniche con la dj set di Papeete On Ice, il Vialetto degli Artisti On Ice, il Gran Capodanno, la Camminata degli Auguri per l’anno nuovo, il Flash Mob delle Befane il 5 gennaio, l’apertura della Calza gigante seguita da una parta dei Pasquaroli il 6 gennaio, l’ice Gala 2017 il giorno dopo alle 22, con performance artistiche su ghiaccio, e il Gran Galà di Chiusura l’8 gennaio con

ANCHE A MILANO MARITTIMA SI GUARDA AL FUTURO CON OTTIMISMO: “TANTI NUOVI RISTORANTI E ATTIVITÀ HANNO APERTO. LA CARTA VINCENTE CREDO CHE SIA UNA VISIONE D’INSIEME, POSSIBILE GRAZIE A STRATEGIE COMUNI FRA PUBBLICO E PRIVATO.”

una grande festa nelle casette del villaggio. E dopo la Befana, sarà già tempo di pensare a “Primavera Marittima” a Milano Marittima, mentre a Cervia a un evento che porterà un uovo di Pasqua alto dieci metri in piazza Garibaldi. (Le foto di apertura e di pag. 30 sono pubblicate su gentile concessione del Consorzio Cervia Centro, responsabile Davide Baldi, www.newinfocervese.it)

IN QUESTA PAGINA, DUE SCATTI DELLE STRADE DI MILANO MARITTIMA ADDOBBATE PER IL NATALE.

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VISITARE

La signora

DI RAVENNA SCOPRIAMO IL FASCINO DISCRETO DI VIA MAZZINI, TRA PALAZZI ARISTOCRATICI E LA CHIESA DI SANT’AGATA, LUNGO L’ANTICO ARGINE DEL PADENNA. di Andrea Casadio/ ph Massimo Fiorentini

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Se prendete in mano le guide turistiche più comuni, senza dubbio non la troverete fra i percorsi standard del centro storico ravennate. Neppure la sua scena commerciale brilla di griffes e di lustrini, e le folle dello shopping volgono preferibilmente verso altre mete le loro transumanze del sabato pomeriggio. Quello di via Mazzini, infatti, è un fascino discreto, ma proprio per questo forse più autentico. Sotto il suo apparente understatement, questa teoria di sobri palazzi nobiliari ed eleganti residenze borghesi, perfettamente integra nella sua trama storica, svela a chi sa vederla quella che è la vera anima di una Ravenna antica, e che al contempo ha saputo rinnovarsi in maniera intelligente e raffinata. Seguendo la regola che vale nel complesso per tutta la struttura urbanistica della città, anche la storia di questa strada trae origine dal profondo intreccio fra la terra e l’acqua che ha caratterizzato nei secoli lo sviluppo di Ravenna. Il suo tracciato (che in origine comprendeva anche l’attuale via Corrado Ricci, prima che gli sventramenti degli anni ‘30 creassero la grande cesura di piazza Caduti) non fa altro che seguire l’antico argine del Padenna, il corso d’acqua che per secoli tagliò da nord a sud il centro urbano. Tombato dai veneziani nella seconda metà del Quattrocento, il vecchio fiume lasciò la sua impronta nella direttrice delle attuali vie Girolamo Rossi, IV Novembre, Cairoli, Ricci e appunto Mazzini, con il contraltare della parallela via Baccarini su quella che ne era stata la sponda opposta. E proprio la parte meridionale di questo itinerario, la “strada di porta Sisi”, fu per secoli uno dei percorsi urbani più importanti di Ravenna. In quanto accesso principale della città da sud, e cioè da Roma, era infatti attraverso di essa che gli arcivescovi e, in epoca pontificia, i cardinali legati (e in generale tutte le autorità in visita alla città) facevano il loro ingresso solenne,

SEGUENDO LA REGOLA CHE VALE NEL COMPLESSO PER TUTTA LA STRUTTURA URBANISTICA DELLA CITTÀ, ANCHE LA STORIA DI QUESTA STRADA TRAE ORIGINE DAL PROFONDO INTRECCIO FRA LA TERRA E L’ACQUA CHE HA CARATTERIZZATO NEI SECOLI LO SVILUPPO DI RAVENNA.

e tale rimase fino a quando, fra Cinque e Seicento, venne approntato il nuovo tracciato monumentale dell’attuale via di Roma. La prima immagine della città che cortei cardinalizi e semplici viaggiatori incontravano entrando da borgo S. Rocco era quella di porta Sisi. Attestata fin dall’anno 960, ma senza dubbio molto più antica, la porta deve il suo nome a una corruzione di quello originario di “porta Ursicina”, a sua volta da riferirsi probabilmente all’omonimo vescovo di epoca ostrogota. La forma, invece, è quella che assunse nel 1569, dopo IN MAGAZINE

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MOLTO PRIMA CHE IL PALAZZO DEI PIGNATTA VENISSE COSTRUITO SU QUELLO CHE ANTICAMENTE ERA L’ALVEO DEL PADENNA, NELLE ACQUE DI QUEST’ULTIMO GIÀ SI SPECCHIAVA LA CHIESA ANTISTANTE, SANT’AGATA MAGGIORE.

IN ALTO, LA CHIESA DI SANT’AGATA MAGGIORE. NELLA PAGINA ACCANTO UNA VEDUTA STORICA DI PORTA SISI.

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la ristrutturazione che le conferì la linea classicheggiante in cui spiccano il timpano triangolare e le due colonne antiche in granito. Fatti i primi passi oltre la soglia, ecco fronteggiarsi i due palazzi che racchiudono le memorie di una delle più importanti famiglie dell’aristocrazia ravennate dell’età moderna. Quello di destra, il palazzo Lovatelli, fu edificato nella seconda metà del Cinquecento nell’area in precedenza occupata da un’antica domus magna (“casa grande”) dei Polentani, i cui tratti si possono forse ancora riconoscere nelle linee medievaleggianti di alcuni edifici contigui. Il grande palazzo antistante è invece il frutto della fusione seicentesca di due stabili precedenti, e fu la residenza di un altro ramo della casata, i Lovatelli Dal Corno. Sfortunatamente, la grande collezione di quadri e di libri creata fra Sette e Ottocento dal suo esponente più importante, Ippolito, è andata perduta in conseguenza del colossale dissesto che coinvolse la casata un secolo dopo. In seguito a quell’evento il palazzo passò in proprietà alle suore Tavelle, che ancor oggi vi risiedono ospitandovi anche la scuola che gestiscono con generale apprezzamento della cittadinanza. I Lovatelli non furono l’unica fra le famiglie della nobiltà cittadina a scegliere via Mazzini come

sede della propria dimora. Ad esempio, il grande l’edificio situato quasi di fronte all’imbocco di via Cerchio, oggi purtroppo internamente sventrato e ricostruito in forma novecentesca, è quanto resta del palazzo dei Settecastelli. Poco più avanti, all’angolo dell’omonimo vicolo, sorge invece ancora integro il palazzo dei Pignatta, dove nel 1580 fu ospitato anche Torquato Tasso, come informa una lapide murata sopra la porta d’ingresso. Molto prima che il palazzo venisse costruito su quello che anticamente era l’alveo del Padenna, nelle acque di quest’ultimo già si specchiava la chiesa antistante, Sant’Agata Maggiore. Anche in questo caso l’edificio che vediamo oggi è, in gran parte, il frutto di ricostruzioni successive, soprattutto quattrocentesche, mentre cinquecenteschi sono il campanile cilindrico che lo fiancheggia e il protiro marmoreo dell’ingresso, proveniente in origine dalla vicina S. Nicolò. La fondazione della chiesa è però molto antica, datando probabilmente alla Ravenna “imperiale” del V secolo. Senza dubbio a quest’epoca risaliva anche la decorazione a mosaico dell’abside, rappresentante S. Giovanni Angeloptes (“colui che vide l’Angelo”), andata perduta per il crollo della struttura nel terremoto del 1688. Nonostante


PARRUCCHIERI Via Mazzini, 37 Ravenna Tel. 0544.212863

vittoria-grassi@alice.it

questa perdita, l’interno conserva ancor oggi una suggestione tutta speciale. E, all’esterno, i pochi gradini che separano la chiesa dal piano della strada sembrano isolare l’edificio in una sua dimensione quasi metafisica, relitto di un arcano passato giunto fino a noi come sospeso nel tempo e nello spazio. Tanto più netto è allora il contrappunto con il tono generale di signorile quotidianità urbana che emerge dalla teoria degli edifici che formano il tessuto connettivo della strada, e che forniscono

quasi una sorta di censimento dei nomi della “buona borghesia” storica ravennate: Malagola, Gualtieri, Mazzotti, Miserocchi… Negli ultimi anni, una rinascita commerciale basata sull’artigianato e sull’alimentare di qualità ne ha ulteriormente definito il carattere dall’identità tutta speciale. E i pannelli con le citazioni degli illustri viaggiatori che hanno tratto ispirazione da Ravenna hanno fatto di questa “via dei poeti” uno dei luoghi in cui meglio si rivela e si decanta l’anima più vera della città.

IL TUO STILE CHIC CONTEMPORANEO Vittoria Grassi fonda Vittoria Parrucchieri nel 1980. Il suo percorso è stato una fusione tra mosaici e arte dei capelli. Infatti Vittoria, già durante l'adolescenza, alternava gli studi come mosaicista agli apprendistati presso saloni di acconciatori. Conseguito il diploma da mosaicista aveva comunque deciso la sua strada. Finita l'accademia, Vittoria ha fondato il suo salone a soli 18 anni. In questi anni Vittoria ha creato un team di persone esperte che condividono la sua competenza tricologica e l'amore per l'arte. “Il sogno che costruiamo giorno dopo giorno è quello di far capire alle persone l’importanza di curare i propri capelli per valorizzare la propria immagine, per sentirsi bene con se stessi e quindi nella società, al di là di ogni moda o tendenza.” Noi poniamo la nostra esperienza al servizio del cliente e fidelizziamo le persone facendole sentire sempre protagoniste del servizio, trasformandolo in esperienza emozionale. Noi diamo valore ad ogni secondo dedicato al lavoro. Noi siamo le persone concentrate su un unico scopo: la soddisfazione dei nostri clienti.

Via Giuseppe Mazzini, 37 Ravenna Tel. 0544212863 info@vittoriaparrucchieri.it www.vittoriaparrucchieri.it


RICORDARE

Ancora

QUI

CI SONO NEGOZI CHE CI RACCONTANO UNA STORIA. EMERGONO DAL PASSATO E, CONVIVENDO CON LE NOVITÀ, RIESCONO SPESSO A CONSERVARE LO SPIRITO DEI FONDATORI.

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di Anna De Lutiis / ph Lidia Bagnara

Quando i turisti arrivano a Ravenna, si beano di mosaici, monumenti importanti e unici. Girano per le strette strade del centro e immaginano quale vita potesse essere quella degli abitanti dei secoli passati, immagini sbiadite. I ravennati si sono lasciati trasportare, decennio dopo decennio, e si sono adattati all’invasione di negozi sempre nuovi, spesso simili,

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che sono esplosi nelle vie del centro. Foto e documenti recuperano spesso le immagini di vetrine che sono scomparse lasciando posto a tanti negozi di occhiali, di scarpe, abbigliamento, bigiotteria e supermercati. Eppure, se percorriamo alcune stradine del centro storico, abbiamo la piacevole sorpresa di imbatterci in vetrine che parlano del passato e che del pas-

sato conservano il nome, anche se la strada ha una nuova denominazione, mentre con caratteri diversi viene riportato il nome di tempi remoti. Come quella della ferramenta di Bruno Rossi in via Mentana, un negozio che sopravvive proprio nel cuore della città, a pochi passi da Piazza del Popolo. “Questo negozio – racconta il signor Bruno – l’ho rilevato circa 30 anni fa ma la sua storia risale alla fine dell’Ottocento; apparteneva alla famiglia Poverini ed era un negozio di ferramenta, come dice ancora la targa sbiadita, appena leggibile: “Antica Bottega Ferramenta. Macchine e attrezzature per agricoltura-artigianato-commercio-industria”. Poi è passato ad altre mani. Proseguendo sempre per la stessa strada ci si imbatte in due vetrine addobbate in maniera molto vivace e si sente inevitabilmente il profumo di dolciumi che si propaga nella stradina: è la Drogheria San Domenico. “Si chiama così – racconta Cristina Casadio, attuale proprietaria –, perché inizialmente sorgeva proprio a fianco della chiesa di San Domenico, in via Cavour, già Strada di San Domenico nel tratto prospiciente la chiesa, ed era gestita dai fra-


ti domenicani, parliamo di fine Ottocento. In seguito passò nelle mani del signor Rambelli che gestì, quella che nel frattempo era diventata una drogheria, fino a quando, nel 1970, passò nelle mani del signor Valter Bertocci che la trasferì in via Mentana, nel 1987.” Oggi nei supermarket troviamo di tutto, ma qui ogni cosa ha la sua particolarità: dalla confezione raffinata, scatole di latta bellissime che hanno il fascino dell’antico, dolciumi caratteristici, caramelle, cioccolatini, candeline per torte molto particolari. Giriamo l’angolo e poco distante in via Gordini, già Strada della Tesoreria troviamo le vetrine di Alla Beneficenza. Ha superato

QUANDO I TURISTI ARRIVANO A RAVENNA, SI BEANO DI MOSAICI, MONUMENTI IMPORTANTI E UNICI. GIRANO PER LE STRETTE STRADE DEL CENTRO E IMMAGINANO QUALE VITA POTESSE ESSERE QUELLA DEGLI ABITANTI DEI SECOLI PASSATI, IMMAGINI ORMAI SBIADITE.

i cento anni visto che fu fondata da don Lolli, nel 1914, in via Mazzini e trasferitasi nel 1938 negli attuali locali, con l’intento di usare i proventi del negozio per aiutare l’Opera di Santa Teresa del Bambino Gesù. L’aspetto è ancora quello di una volta, con lunghi banchi, tantissimi scaffali altissimi, vetrine che fanno angolo via Gordini-via Cairoli, un retrobottega-magazzino. A dare vita e successo al piccolo negozio furono inizialmente due suore il cui ricordo è ancora vivo nelle vecchie clienti: suor Clelia Franchi e suor Teresa Masotti. La prima rappresentò una presenza importantissima; per ben 44 anni fu responsabile della conduzione del negozio e per tante donne ravennati fu anche attendibile consigliera nello scegliere questo o quel capo, una persona di fiducia per le clienti. Nelle ore di chiusura si recava all’Opera di Santa Teresa per salutare i ricoverati, portare loro un sorriso e scherzare con le “buone figlie” cioè le ragazze affette di handicap mentale. Suor Teresa, invece, era di poche parole ma di animo molto gentile, lei, nata e cresciuta in terre di mangiapreti e atee come quelle del Castiglionese. Dopo di loro si sono susseguite, e sono presenti tuttora, alcune commesse. Stupisce il loro atteggiamento paziente: sanno bene che la clientela, numerosissima, va Alla Beneficenza perché cerca cose particolari e scelte da fare senza fretta, come una volta.

Le creazioni DI ANGELA Appena fuori dalle mura di porta Adriana, in Circonvallazione Fiume Montone Abbandonato, c’è un negozio con una piccola vetrina che porta un’insegna in legno: Angela. Se, dopo essere entrati accompagnati da un fragoroso scampanellio, lei non arriva subito, è perché nel retrobottega sta tagliando nuove forme in legno o dipingendo una sua creazione. Ma è in quell’attesa che, in un istante, gli occhi si riempiono di magia: volpi, orsi, scatole, cornici, porta giocattoli, cuori e angeli. Angeli di varie dimensioni e colori. Angeli numerati e per ogni mese dell’anno, tutti rigorosamente tagliati e dipinti a mano. E si resta con la meravigliosa sensazione di poter essere ovunque, dal Greenwich Village al Marais o in Brera.

IN APERTURA, CRISTINA CASADIO DELLA “DROGHERIA SAN DOMENICO”. QUI ACCANTO, LE VETRINE DI “ALLA BENEFICENZA”


LEGGERE

Un libro è

PER SEMPRE CI SONO LIBRI CHE LASCIANO IL SEGNO, CHE CHIEDONO DI ESSERE RILETTI. I DUE VOLUMI DI MARIAVITTORIA ANDRINI E PIERLUIGI MORESSA FANNO PARTE DI QUESTA CATEGORIA DI LIBRI PRIVILEGIATI.

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Ci sono libri che una volta letti non rimangono chiusi, riposti in una libreria o dimenticati su uno scaffale, bensì vengono ripresi, riletti e consultati. Perché ad ogni nuova lettura ci offrono qualcosa di più, riescono ad essere strumenti utili nelle nostre vite. Non parliamo dei manuali, ma di quei libri che diventano nostri compagni di viaggio, quelli di cui difficilmente riusciamo a separarci. Un esempio è quello di Mariavittoria Andrini Profumi di casa mia (Edizioni IN Magazine) che fin dal sottotitolo promette “menu e ricette per chi ama la buona tavola e ha tempo da dedicare ai fornelli”. Per l’autrice non è più l’ora di cucinare alla svelta, per garantire al palato una soddisfazione superficiale. Preparare un piatto è un’esperienza che può far viaggiare nella memoria – ricordiamoci della madeleine di Proust – e attraverso i ricordi e gli aneddoti soddisfare non solo il gusto ma anche la curiosità di parenti e amici. Il libro di Andrini è una tranche de vie dell’autrice, ma potrebbe essere quello di ognuno di noi perché la sua storia è la storia di tutti. Lei, giornalista e scrittrice specializzata nel settore del

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di Gianluca Gatta

turismo e dell’enogastronomia, ci ha aperto la sua casa. Dopo i volumi Le ricette di famiglia 1 e 2, che contiene 146 ricette raccolte nei decenni da una famiglia nobile emiliana nell’arco di cinque generazioni, l’autrice ha deciso di raccontarci i segreti dei suoi piatti facendoci percorrere un viaggio di sapori, di colori e, come recita il titolo, di profumi:

quelli che nascono dalle pietanze appena sfornate o dalla frutta matura conservata sui vassoi della cucina. Il libro è suddiviso in 21 menu, che raccolgono ricette della tradizione romagnola (ma non solo) intorno ai ricordi dell’autrice. Scopriamo così che per una domenica in famiglia, il menu consigliato è composto da pasta al


Il testo si sofferma sulle preziosità talvolta trascurate – e che anche i romagnoli spesso non conoscono – che costellano musei, riserve naturali, città, luoghi della storia e della fede. I viaggi in Romagna sono stati descritti di frequente come esperienze uniche: questa guida vuole portare in luce, e condividere con chi ha voglia di curiosare tra le bellezze locali, luoghi che potremmo definire imperdibili. Suddivisa in quattro parti – natura e cultura; aree museali; segni della storia e della fede; quartieri, paesi e città –, vi troviamo un’idea per ciascun fine settimana: da Riccione considerata in una prospettiva liberty ai percorsi naturali della bassa ravennate, dal borgo faentino di Durbecco fino alle antichità storiche e memorie granducali di

forno con cardi e Brie, patate al forno, polpette al sugo di pomodoro e crostata con marmellata di albicocche. Se vogliamo un pranzo raffinato, abbiamo un menu a base di quenelle al tartufo in brodo di cappone, puré di patate viola, agnello in fricassea e frutta mista cotta al forno. La preziosità del libro risiede nella narrazione di ogni piatto, che si accompagna a un ricordo, a un evento speciale, a un aneddoto. Per il lettore è come stare seduti alla tavola apparecchiata di Mariavittoria, una sensazione ricostruita anche grazie alle foto di ciascun piatto che lei ha personalmente scattato durante la stesura dei testi. Modulato secondo una suddivisione settimanale è il nuovo libro di Pierluigi Moressa, Una terra da scoprire. 52 luoghi di Romagna (Edizioni IN Magazine). È l’ultimo nato della collana 52, divenuta ormai un marchio riconosciuto di guide sulla Romagna suddivise, da qui il nome, in 52 schede: una per ogni settimana dell’anno. Quella di Moressa, autore di innumerevoli libri di arte e storia locale, è una guida a quei luoghi capaci di rappresentare un unicum nel loro genere.

I VIAGGI IN ROMAGNA SONO STATI DESCRITTI DI FREQUENTE COME ESPERIENZE UNICHE: LA GUIDA “UNA TERRA DA SCOPRIRE” VUOLE PORTARE IN LUCE, E CONDIVIDERE CON CHI HA VOGLIA DI CURIOSARE, LUOGHI CHE POTREMMO DEFINIRE IMPERDIBILI.

Galeata, dall’arte futurista che si celebra a Morciano al Borgo San Giuliano di Rimini, luogo felliniano per eccellenza. Ciascuna scheda contiene un approfondimento storico e culturale, tanto che la guida può essere intesa non solo come strumento da portare con sé in visita ai luoghi suggeriti, ma anche e soprattutto un libro da sfogliare e leggere comodamente seduti, facendosi sorprendere dalla magistrale capacità narrativa dell’autore, che riesce a portarci nel cuore della storia di Romagna affiancando con raffinatezza storie popolari e nobiliari, leggenda e cronaca, cultura e natura. IN MAGAZINE

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PUBBLICARE

Libri in cerca

DI CASA

HOMELESS BOOK, PICCOLA CASA EDITRICE FAENTINA SPECIALIZZATA NEL DIGITALE, TORNA ALLA STAMPA CARTACEA CON UN PROGETTO LODEVOLE E PARTICOLARMENTE RICHIESTO: I LIBRI PER L’INFANZIA IN CAA.

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di Erika Baldini / ph Lidia Bagnara

Questo è lo slogan: “Il libro cerca casa”. Homeless Book, libri senza casa. Quasi barboni: “Un libro barbone, di carattere universitario e senza pretese. Questa era l’idea di base: stampare senza pretese per far circolare la ricerca. Oggi la qualità è migliore, alta. Siamo stati tra i primi a digitalizzare i contenuti. Siamo per un’editoria indipendente, che si sostiene da sola, un modello economico completo che accompagna gli autori nel definire un percorso completo. Il libro cerca casa per rendere consapevoli gli autori stessi di cosa sia quest’oggetto. Il libro deve trovare casa innanzitutto presso il suo autore. Molti autori non conoscono il processo che c’è dopo aver scritto un volume, si pensa che il libro pubblicato sia concluso e finito, è lì quindi che viene abbandonato. Un libro va accompagnato anche, e soprattutto, dopo la sua pubblicazione, la sua vita vera inizia dopo: come lo faccio conoscere, come lo promuovo, come lo porto in giro, perché devo leggerlo. Il libro deve nascere secondo un progetto, avere una sua finalità e non essere abbandonato. Questa per noi è editoria sostenibile. Una piccola editoria

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che si sostiene con le vendite, dove c’è richiesta da parte del pubblico. Noi stampiamo piccoli lotti, solo dove c’è domanda. Non abbiamo mai giacenze, non sprechiamo, non costringiamo nessun autore a comprare. Stampiamo quando c’è richiesta”. A parlare è Tommaso Minardi, socio fondatore di Studioin3 scarl, proprietaria del marchio Homeless Book. La Homeless è una piccola casa editrice indipendente, nata negli anni ’90, con sede a Faenza. Specializzata nel digitale, ora tornata anche al cartaceo, Homeless è attiva nel campo delle scienze umane, sociali, politiche ed economiche.” Particolare e molto importante è l’ultimo progetto: una collana di pubblicazioni illustrate per l’infanzia in CAA (Comunicazione Aumenta-

“QUESTA PER NOI È EDITORIA SOSTENIBILE. NOI STAMPIAMO PICCOLI LOTTI, SOLO DOVE C’È DOMANDA. NON ABBIAMO MAI GIACENZE, NON SPRECHIAMO, NON COSTRINGIAMO NESSUN AUTORE A COMPRARE. STAMPIAMO QUANDO C’È RICHIESTA.”

IN APERTURA, TOMMASO MINARDI. IN ALTO A DESTRA, UNA PAGINA ILLUSTRATA IN CAA (COMUNICAZIONE AUMENTATIVA ALTERNATIVA).

tiva Alternativa, un insieme di tecniche atte ad incrementare la comunicazione nelle persone che hanno difficoltà espressive, nato in America negli anni ’50). Tommaso ne parla con orgoglio: “L’editoria in CAA è un settore praticamente inesplorato in Italia. Sono poche le case editrici che pubblicano libri in simboli. Si tratta di editoria prevalentemente per l’infanzia, che sfrutta un sistema standard di comunicazione in cui ad ogni parola è associato un simbolo. Un sostegno per persone, bambini con disabilità legate ad aspetti cognitivi o a ritardi forti nel linguaggio. La CAA si applica a molti campi della vita

quotidiana. Noi lo applichiamo ai libri per l’infanzia.” Nel dicembre del 2015 è uscito il primo libro della collana. Ad oggi i volumi sono 4 – Pinocchio (una copia è conservata anche negli scaffali della biblioteca del Fondo Collodi), Natale, I Tre porcellini e Zio Lupo e la furbissima Giricoccola – ma, grazie alla fruttuosa collaborazione con educatori e scuole, e soprattutto grazie al rapporto con Fare leggere tutti, il progetto e il festival curati da Rosanna Pasi per promuovere iniziative per lettori svantaggiati, ne sono in programma di nuovi. “Gli editori non investono in questo settore perché pensano che non ci sia mercato, è un settore altamente specializzato. Invece è importante portare questi sistemi in luoghi pubblici. Deve diventare una consuetudine, va promossa la consapevolezza di questi nuovi sistemi, renderli quotidiani, come in Inghilterra dove esistono scuole con cartelli e insegne in CAA. Bisogna abbattere i preconcetti sulle disabilità, integrare i bambini che hanno difficoltà, come ad esempio l’autismo, accettando nuove forme di comunicazione”. IN MAGAZINE

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ADVERTORIAL

LINEABLÙ A RAVENNA 40 ANNI DI STILE VOLVO

STORICO TRAGUARDO PER LINEABLÙ RAVENNA: CONCESSIONARIA VOLVO DA 40 ANNI. NELLA SEDE DI FORNACE ZARATTINI GRANDE FESTA E INAUGURAZIONE DEL CONCEPT ICE-CUBE.

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Da ben 40 anni Lineablù è concessionaria Volvo. Uno storico traguardo che è stato celebrato lo scorso 13 ottobre, nella sede di via Faentina a Fornace Zarattini, con l’inaugurazione del nuovo concept ice-cube e una grande festa a cui hanno partecipato oltre 800 persone. “In realtà, tutto è iniziato ancor prima nel 1972 – racconta il titolare Enrico Benelli -, quando mio padre, Sante Benelli, insieme ai fratelli Bruno e Corrado aprirono un’officina per riparazioni auto. Il più ‘vecchio’ di loro aveva 29 anni, erano tre giovani coraggiosi con tante idee e senza capitali, una condizione che sarebbe oggi impensabile per aprire un’attività”. Con grande impegno e spirito di sacrificio, ben presto i Benelli diventano concessionari del marchio olandese Daf acquisito da Volvo nel 1975 che viene quindi acquisito l’anno successivo. Poi nel 1978 è arrivata anche la concessione per Peugeot. Risale invece al 1982 la decisione di dividere le

due società, ma con gli stessi titolari: Lineablù per Volvo e Fratelli Benelli per Peugeot. L’attività è ulteriormente cresciuta più di recente, con l’acquisizione del marchio Jaguar dal 2003 al 2016, Mazda dal 2004, Chevrolet per un paio d’anni, Opel dal 2012, per cui è stata creata una società a se stante, e Seat e Skoda nel 2014. Oggi i marchi gestiti sono dunque sei e ripartiti fra i tre cugini Benelli che sono subentrati, da dodici anni a questa parte, alla prima generazione: Enrico Benelli si occupa delle concessionarie Volvo, Mazda, Seat e Skoda, Alessandro della concessionaria Peugeot e Davide di quella Opel. Le novità non hanno riguardato solo i mandati ma anche le sedi che sono cresciute in tutta la Romagna: oltre a Ravenna, Lugo, Forlì, Cesena e Imola. Sempre quest’anno è stata completata la nuova sede di Lineablù, ossia il salone Volvo, seguendo gli standard definiti dall’azienda svedese all’insegna di eco-design e raffinatezza.

Il nuovo Ice-cube, realizzato in legno, vetro e acciaio, è di grande impatto, soprattutto durante le ore serali quando è tutto illuminato. Vista dall’esterno, infatti, la struttura in vetro opaco sembra un enorme cubo di ghiaccio in linea con la filosofia essenziale e pulita tipica dei paesi scandinavi. Alla festa inaugurale, hanno partecipato – oltre a centinaia di clienti – i campioni del nuoto Filippo Magnini e Fabio Scozzoli, il presidente di Volvo Italia Michele Crisci e il sindaco di Ravenna Michele de Pascale. Per il pubblico, è stata anche l’occasione di visionare la nuova Volvo V90, l’attesa station wagon con le ultime novità tecnologiche. Equipaggiamenti che rappresentano il “massimo di quanto è possibile avere oggi al mondo” per Volvo, a partire dalla guida assistita, ossia la possibilità di lasciare che sia l’auto a sterzare in maniera automatica il volante, accelerare e frenare. L’azienda ravennate che conta – attualmente – su


ADVERTORIAL

PER IL PUBBLICO, È STATA ANCHE L’OCCASIONE DI VISIONARE LA NUOVA VOLVO V90, L’ATTESA STATION WAGON CON LE ULTIME NOVITÀ TECNOLOGICHE, COME LA GUIDA ASSISTITA, OSSIA LA POSSIBILITÀ DI LASCIARE CHE SIA L’AUTO A STERZARE IN MANIERA AUTOMATICA IL VOLANTE, ACCELERARE E FRENARE.

140 dipendenti e che nel 2016 ha venduto 2.500 auto nuove, è passata pressoché indenne dalla crisi economica. “Il 2016 si chiude con una crescita del 15 per cento – racconta Enrico Benelli -. Ma non è stato facile risalire la china considerando che, nel mercato auto, si è passati da 2 milioni 500

mila auto vendute nel 2007 a un milione 300 mila nel 2013. Molte concessionarie sono state costrette a chiudere, altre si sono unite. Noi abbiamo resistito e l’essere multibrand ci ha consentito di mantenere i fatturati negli anni, elemento che non ci ha mai costretto a ricorrere a licenziamenti per carenza di lavoro, e di compensare le fisiologiche fluttuazioni di mercato dei vari marchi”. A cambiare in questi anni è stata anche la clientela che, grazie soprattutto all’incredibile sviluppo del web, è molto più informata e preparata quando si tratta di acquistare un’auto. “Per questo – aggiunge Benelli -, abbiamo dovuto cambiare l’approccio verso i clienti. Se fino a quindici anni fa chi entrava in concessionaria veniva per chiedere informazioni e chiedere dépliant, oggi invece tutti sanno già cosa stanno cercando, conoscono i prezzi e le offerte. Secon-

do alcune indagini di settore, una volta si visitavano almeno sei saloni prima di comprare, oggi solo due. Questo significa che in concessionaria vediamo meno persone, ma quelle che arrivano sono fortemente interessate all’acquisto”. Cosa è cambiato invece nei gusti della clientela? “Partendo dal presupposto che ogni marchio ha il suo target di riferimento e che ognuno sceglie in base alte proprie esigenze – conclude Benelli -, oggi le auto più richieste sono quelle alte e di tipo cross-over. Molte famiglie alla ricerca di spazio si orientano verso i suv, mentre un tempo si prediligevano le station-wagon, oggi scelte di più da chi viaggia molto per lavoro per il maggior confort alla guida in autostrada. Ma Volvo, si può dire che l’abbia quasi inventata la station wagon, un nostro cavallo di battaglia che con il nuovo modello V90 sarà fortemente rilanciato”.

Lineablu Volvo Ravenna – Via Braille 1, Fornace Zarattini Tel 0544 465357 – vendita@lineablu.org IN MAGAZINE

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RECITARE

Dalla Cina

ALL'INFERNO IL PERCORSO ARTISTICO DI MARCO MARTINELLI È IN CONTINUA EVOLUZIONE E STA PER APPRODARE A UN PROGETTO AMBIZIOSO: DARE VITA SUL PALCO ALLA DIVINA COMMEDIA DANTESCA. di Anna De Lutiis / ph Lidia Bagnara

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Incontriamo Marco Martinelli, attore, regista, drammaturgo, scrittore. In questi ultimi mesi le novità che lo riguardano sono davvero tante, da ultimo l’uscita del film Vita agli arresti di Aung San Suu Kyi, tratto dall’omonimo spettacolo teatrale ma con un testo riscritto e scene girate completamente a Ravenna. “È il mio primo film – racconta Marco –, riprende lo spettacolo portato sulle scene dal Teatro delle Albe ed è finanziato dalla Regione Emilia-Romagna grazie alla Legge Cinema 2016. È un racconto-evocazione che prende vita all’interno di un magazzino per poi condurre lo spettatore in una spirale di luoghi dal sapore surreale e immaginifico e concludersi a Punte Alberete, nel finale della libertà della protagonista, che ricordiamo aver ricevuto il Premio Nobel per la pace. La protagonista del film sarà Ermanna Montanari e la storia sarà raccontata da sei bambine.” Intanto, mentre proseguono le fasi conclusive del film te ne sei andato a Shanghai. “Sì, abbiamo partecipato al China Shanghai International Arts Festival con il concerto spettacolo Lus, su testo di Nevio Spadoni in una versione speciale diretta da me e interpretata da Ermanna Montanari, con musiche di Luigi Ceccarelli. Naturalmente, poiché il testo è in dialetto romagnolo, la rappresentazione aveva i sottotitoli in cinese e in inglese anche se devo aggiungere che Ermanna modula le parole in un suono che rende comprensibile il significato, come è avvenuto nei vari Paesi stranieri.” Come è stato accolto un soggetto così particolare, quasi magico, tra la strega e l’erborista? “Dopo lo spettacolo è stato bello conversare con il pubblico e soddisfare le loro curiosità sulla figura di Bêlda, veggente e guaritrice delle campagne romagnole d’inizio Novecento. A proposito, ricordo che andrà in scena a Ravenna in dicembre.” Recentemente è stato pub-

blicato un tuo libro che raccoglie, come in un romanzo, la tua originale esperienza iniziata a Ravenna con la non-scuola e portata a Scampia. Un libro, Aristofane a Scampia, pubblicato da Ponte alle Grazie, che sta riscuotendo successo e interesse. “Non avevo mai pensato di raccontare i miei tanti anni di esperienza con i giovani ma ora vedo che il libro suscita grande interesse. La nota trasmissione Fahrenheit di Rai Radio 3 mi ha ospitato per parlare del libro e raccontare i miei 25 anni con il Teatro delle Albe e l’esperienza teatrale a Scampia, dopo essere stati in Senegal e a Chicago. Sono stato anche invitato a Bookcity, a Mi-

“VITA AGLI ARRESTI DI AUNG SAN SUU KYI, È UNFILM CHE PRENDE VITA ALL’INTERNO DI UN MAGAZZINO PER POI CONDURRE LO SPETTATORE IN UNA SPIRALE DI LUOGHI DAL SAPORE SURREALE E IMMAGINIFICO E CONCLUDERSI A PUNTE ALBERETE.”

lano, insieme all’attore del Teatro delle Albe Alessandro Renda e al gruppo di Olinda e del liceo Manzoni.” Ravenna Festival ha commissionato a Marco Martinelli ed Ermanna Montanari la trilogia della Divina Commedia – Inferno, Purgatorio e Paradiso – una produzione in collaborazione con Ravenna Teatro-Teatro delle Albe che avrà scadenza biennale; partirà con l’Inferno nell’edizione di Ravenna Festival del 2017 e si completerà con il Purgatorio nel 2019 e il Paradiso nel 2021. La presentazione ha avuto luogo a Roma nella prestigiosa sede della Società Dante Alighieri, nello splendido Palazzo Firenze. IN MAGAZINE

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CREARE

Non solo

ARTISTA DAL LAGO MAGGIORE A MARINA ROMEA: MARINA MARRAFFA HA RIPORTATO IN ROMAGNA LE SUE CREAZIONI ARTISTICHE E DI MODA.

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di Aldo Savini / ph Lidia Bagnara

Trascorsi oltre trent’anni sul lago Maggiore, richiamata dalla nostalgia, Marina Marraffa da qualche tempo è ritornata dove da giovane è vissuta, tra Ravenna e Milano Marittima. Si è stabilita a Marina Romea, a poca distanza dalla Pialassa della Baiona, alla ricerca di un rapporto fisico e affettivo con il territorio, più che con la gente, per il bisogno di quella tranquillità che una località di mare, disabitata d’inverno e nei mesi estivi sovraffollata, può dare. Qui ha rimesso ordine alla sua attività di pittrice,

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scrittrice e creatrice di moda. Pur non avendo frequentato scuole a indirizzo artistico, stimolata dall’ambiente familiare – la madre e la sorella dipingevano – a quindici anni ha iniziato a dipingere. Dalle prime esperienze quasi dilettantesche è passata alla ricerca di uno stile consapevole, concentrandosi sulla figura umana, in particolare quella femminile. Il disegno nitido e lineare che delimita le forme dei personaggi evidenzia ed esalta le pose e gli atteggiamenti che tradiscono un’ostentata sensualità e un sottile erotismo, colti nei momenti della vita quotidiana, tra gesti apparentemente insignificanti e catturati occasionalmente, come la ragazza di spalle che si allaccia la cerniera lampo del vestito attillato, mentre l’espressione dei volti rivela lo stato d’animo, esposto alla mutevolezza della condizione esistenziale, dalla serenità all’inquietudine, dal desiderio al disagio. In sintonia con la pittura si è addentrata nel territorio della scrittura, dalla poesia alla narrativa autobiografica. Caro dottore, presentato alla libreria Feltrinelli di Ravenna nel 2014, scritto in un periodo in cui si parlava molto

di anoressia e depressione, è un diario terapeutico di un rapporto della protagonista sia col dottore che con se stessa. Inoltre, la sua tensione creativa l’ha portata a riutilizzare i suoi quadri, ha iniziato a togliere le tele dalle cornici per sottrarle all’immobilità e renderle di nuovo vitali. Questa intuizione ha stimolato la sua attività di creatrice di moda e sono nati i quadri-borsa o le borse-quadro. Le forme originali delle sue creazioni non presuppongono un progetto iniziale, derivano piuttosto da un intervento puramente artigianale col taglio delle tele senza un’idea precisa. La Marraffa si affida sempre al puro piacere dell’occhio che si deve riempire esteticamente di bello. Da ciò traggono origine oggetti funzionali, d’uso ordinario, estrosi ed eccessivamente eccentrici, anche per la decorazione debordante, ottenuta da collane, bordature e pendagli disposti secondo un ordine stravagante ma al tempo stesso armonioso e dinamico, con inevitabili rimandi al radicalismo provocatorio del movimento Dada e ad artisti del novecento, da Marchel Duchamp a Enrico Baj.


olin do guerrini ricordi autobiografici A CURA DI

M A R I AV I T TO R I A A N D R I N I

“Ebbi dalla natura una invidiabile facoltà, quella di essere insensibile alle critiche più acerbe ed ingiuriose ed, in compenso, una insensibilità uguale alla lode che mi ha tolto il piacere che altri dice di provarne.” [O. Guerrini]

Il volume è arricchito dei contributi di Monica Alba, Antonella Imolesi, Vittorio Mezzomonaco, Pierluigi Moressa, Laila Tentoni, Wilma Vernocchi. www.inmagazine.it


ADVERTORIAL

ORTOPEDIA SPADONI A RAVENNA NUOVI SPAZI PER I 40 ANNI DI ATTIVITÀ

ORTOPEDIA SPADONI A RAVENNA, INAUGURA I NUOVI E MODERNI LOCALI IN VIALE ALBERTI: SPAZI AMPLIATI E PIÙ FUNZIONALI, SERVIZI DI MAGGIOR PRIVACY E COMFORT.

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Grande novità per l’Ortopedia Spadoni a Ravennate che, lo scorso 25 settembre, ha inaugurato i nuovi moderni e luminosi locali in viale Alberti. Un ampliamento che ha consentito di aumentare lo spazio e ordinare in modo più razionale e funzionale i numerosi prodotti e servizi, garantendo alla clientela maggiore privacy e comfort. Un cambiamento che è ben visibile anche dall’esterno, con la nuova e più estesa insegna luminosa e con i grandi pannelli decorativi che evocano immediatamente un messaggio importante: la prevenzione in ambito ortopedico deve iniziare sin da giovani e coinvolge tutti, dai bambini agli adulti e fino agli anziani, senza trascurare le esigenze di chi pratica sport in modo amatoriale o professionale. «Una forte scommessa – racconta il titolare Gianfranco Spadoni -,

dettata dall’esigenza di maggiore privacy e rispetto delle norme attuali, incentrata sugli investimenti materiali e tecnologici, sulla qualità dell’offerta commerciale, ma anche e non ultimo sulla costante crescita e qualificazione delle proprie risorse umane grazie alle quali l’azienda ha potuto compiere passi significativi». Si resta subito colpiti dall’ampiezza degli ambienti e dalla netta definizione dei settori: l’area dedicata all’anziano, al disabile e a tutto il mondo degli ausili, la zona consacrata alla riabilitazione sportiva post traumatica e post intervento, il settore dei prodotti elettromedicali (aerosol, misura pressione, elettrostimolatori per tutti, etc.), l’area destinata ai tutori orto-protesici e l’angolo calze, preventive e curative. Un’ampia sala separata è interamente dedicata

SI RINGRAZIA: ARCH. ELISA BASSI, ING. ANDREA FOSCHINI, ARCH. FRANCESCA BRUNETTI, LUCA LAGHI, UTILI TINTEGGIATURE E CARTONGESSI, NUOVA SIMER IMP. ELETTRICI, IDROGAS IMP. IDRAULICI, COCO EDILIZIA, LA CLASSEINFISSI, CREARREDO WOOD LOVERS ARREDI, ARCADIA PUBBLICITÀ, ELFI, SASSI&STYLE.


ADVERTORIAL

QUI È POSSIBILE EFFETTUARE UN’ANALISI BAROPODOMETRICA. LA GROSSA NOVITÀ È IL SENSOR LAB, UNA SALA DEDICATA ALL’ANALISI DELLA CORSA CON IL NUOVO TREADMILL BAROPODOMETRIC, OSSIA UN TAPIS ROULANT CON SENSORI E TELECAMERE AD ALTA VELOCITÀ.

NELLA FOTO, NELLA PAGINA PRECEDENTE, I TITOLARI E UN’ADDETTA VENDITE DELL’ORTOPEDIA SPADONI; IN QUESTA PAGINA, IN ALTO, LA VETRINA E I NUOVI LOCALI, IN BASSO LA GRANDE NOVITÀ DI SENSOR LAB.

alle calzature e quattro nuove sale, di cui una riservata ai più piccoli, sono destinate al rilievo misure per la realizzazione dei plantari e alle prove e adattamenti dei tutori ortopedici. La grossa novità è il Sensor Lab, una sala dedicata all’analisi statica e dinamica del piede e del passo eseguita su pedana multipla baropodometrica, con Scanner 2D e il nuovo Treadmill Baropodometrico, ossia un tapis roulant con sensori e telecamere ad alta velocità che permettono una video-analisi barometrica della corsa. “Questo investimento – ci spiega il tecnico ortopedico Francesco Spadoni – è dettato dall’esigenza di ricavare ulteriori dati per poter realizzare plantari sempre più performanti e adeguati ad ogni esigenza”. Completano la

nuova sede un attrezzato laboratorio tecnico-ortopedico, ampi magazzini, gli uffici direzionali e di segreteria. Un modo per festeggiare al meglio la storia lunga più di 40 anni dell’Ortopedia Spadoni, nata nel 1975 dall’idea di due giovani universitari, non ancora sposati, Gianfranco Spadoni e Giovanna Zerbi, con il nome di Sanitaria Ravennate. Ben presto la piccola azienda di via Pasolini iniziò a cambiare volto, puntando su figure specializzate: alle competenze già maturate, i fratelli Gianfranco e Danilo Spadoni aggiunsero l’abilitazione alla professione di tecnici ortopedici. In pochi anni, le sedi divennero quattro: in via Pasolini, via Mentana, via Nigrisoli e via Gordini. Alla fine degli anni Novanta la decisione di concentrare le succursali in un unico centro attivo e il conseguente spostamento strategico in viale Alberti, cuore della nuova Ravenna. Anche l’organico, nel tempo, è stato rafforzato.

Quella piccola azienda si è così trasformata, arrivando oggi a contare altri due tecnici ortopedici, Francesco, figlio di Gianfranco, e Domenico De Rosa, e quattro addette qualificate alle vendite, Lorella, Lucilla, Alessandra ed Ester, la secondogenita dei fondatori, responsabile commerciale. Non è un caso dunque che l’ortopedia si sia guadagnata, in questi anni, due medaglie d’oro dalla Camera di Commercio, per l’alta specializzazione ottenuta nel settore. L’architetto Elisa Bassi, moglie di Francesco, è la responsabile immagine e marketing, nonché ideatrice del progetto di ampliamento che ha ‘disegnato su misura’ per il lavoro del personale. Completa il quadro una segreteria che si occupa anche della gestione delle pratiche Ausl, prezioso servizio volto a facilitare la clientela nelle pratiche burocratiche. Un grande salto di qualità che lascia intravvedere un futuro luminoso!

Viale L. B. Alberti 100-106, Ravenna – Tel. 0544 406969 sanitaria@ortopediaspadoni.it – www.ortopediaspadoni.com IN MAGAZINE

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ACCOMPAGNARE

A misura

DI BAMBINO SILVIA TOGNI È UNA GUIDA TURISTICA CHE SA COME COINVOLGERE I PIÙ PICCOLI. COME QUELLA VOLTA CHE ORGANIZZÒ UNA CACCIA AL TESORO ALLA RICERCA DELLE PIGNE.

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di Anna De Lutiis / ph Lidia Bagnara

Incontrarla è ricevere una piacevole carica di energia, una ventata di entusiasmo. Silvia Togni ama il suo lavoro e questo si nota subito quando ne parla. È vero che fa la guida turistica ma è quello che ci mette dentro, ogni giorno, che la rende diversa: inventiva, creatività e una solida preparazione. Come è nata la passione per l’arte e perché hai deciso di fare la guida turistica? “La passione per la letteratura classica, per Dante e per le lingue straniere si sono integrate e completate. Mentre conduco in visita i miei gruppi cerco di far scoprire non solo le bellezze dei monumenti ma aggiungo sempre tanti altri elementi, cose che non si trovano nei classici libri d’arte ma sono frutto delle mie riflessioni e delle mie ricerche. La gente se ne accorge e sa apprezzare.” Da poco è stato pubblicato il terzo libro. “È nato tutto per caso, mentre conducevo in visita una scolaresca di Torino: alcuni ragazzi erano interessati ai monumenti, ai mosaici, altri meno, ma dopo un giorno intero sono stata spiazzata da questa domanda: Ma a Ravenna ci sono solo chiese? In quel momento ho avuto un attimo di

perplessità, non sapevo come coinvolgerli. Ho guardato in giro in Piazza del Popolo e ho risposto: Ci sono anche le pigne! Un’idea geniale! Ho organizzato una caccia al tesoro, anzi alla pigna, e mi sono resa conto che questo oggetto simbolico era ovunque e poteva essere un motivo-guida per scoprire i monumenti inseguendo, appunto, le pigne. So dall’insegnante del gruppo che, tornati a Torino, hanno voluto ripetere questa esperienza, naturalmente adattandola alla loro città. Il primo libro è stato pubblicato nel 2012, Una pigna per Ravenna. Visto il successo ho proseguito

allargando gli orizzonti ed è nata Una pigna tira l’altra: andando per valli e pinete. L’ultimo, dal titolo promettente Il cammino delle pigne, pubblicato pochi mesi fa, è il frutto di un’ulteriore curiosità che mi ha portato a spaziare nel mondo intero. Questi libri sono diventati vere e proprie guide sia per i gruppi in gita scolastica che per adulti. Il mio è un modo personale di fare la guida turistica, non mi accontento di mostrare i monumenti ma la mia grande soddisfazione è proprio quando vedo i ragazzi coinvolti e divertiti: quando imparano con gioia.”


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