Rimini IN Magazine 01 2017

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Tariffa R.O.C.: Poste Italiane s.p.a. - Spedizione in A. P. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 1, DCB - FILIALE DI FORLÌ - Contiene i. p. - Reg. al Tribunale di Forlì il 20/12/2000 n. 34- EURO 3,00.

R I M I N I N° 1 GENNAIO/FEBBRAIO 2017

Laura

BRIOLI

LA FORZA NEL CANTO

COPPIE IN VIAGGIO / Con lo zaino in spalla PIER GIORGIO PARINI / Lo chef innamorato ANA KALAVER / L’architetto della moda


RANGE ROVER SPORT

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EDITORIALE

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A pr i a mo questo numero invernale dando spazio al belcanto e alla sua incarnazione riccionese, il mezzosoprano Laura Brioli, che ritorna alla grande sul palcoscenico e progetta il futuro tra concerti, insegnamento e progetti editoriali. Continuiamo il nostro excursus sui riminesi in vacanza seguendo tre coppie di viaggiatori: Luigi Rusconi e Adele Giacomini, Pietro Pastorelli e Italia Sergiacomi, Alessandro Albani e Silvia Mauri. Parliamo di fotografia con il T.Club, fondato da Maria Teresa Romolo, Patrizia Brigliadori, Cinzia Pasquinelli e Barbara Cicero, che vanta un direttivo tutto al femminile. Abbiamo incontrato poi Pier Giorgio Parini, Ana Kalaver, Davide Ugolini, Antonello Bonci, Antonio Chiera, Luca Vernocchi, Delilah Gutman e Laura Catrani, Laura Oppioli Berilli, Nicola e Giulio Ciotti, Enrico Casagrande e Daniela Nicolò. Andrea Masotti

SOMMARIO

20

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ANNOTARE

Brevi IN

20

ESSERE

Laura Brioli

26

ESPLORARE

Coppie in viaggio

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FOTOGRAFARE

T.Club

37

CUCINARE

Pier Giorgio Parini

40

VESTIRE

Ana Kalaver

37

52

PROGETTARE

Luca Vernocchi

54

SUONARE

Catrani e Gutman

56

AIUTARE

La prima coccola

58

RACCONTARE

40 60

Laura Oppioli Berilli

EDIZIONI IN MAGAZINE S.R.L. Redazione e amministrazione: Via Napoleone Bonaparte, 50 - 47122 Forlì Tel. 0543.798463 / Fax 0543.774044

ALLENARE

Nicola e Giulio Ciotti

www.inmagazine.it info@inmagazine.it

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DIRETTORE RESPONSABILE: Andrea Masotti REDAZIONE CENTRALE: Gianluca Gatta ARTWORK: Lisa Tagliaferri IMPAGINAZIONE: Francesca Fantini UFFICIO COMMERCIALE: Gianluca Braga, Irena Coso COORDINAMENTO REDAZIONE DI RIMINI: Irena Coso STAMPA: Seven Seas Srl - RSM Anno XVII - N. 1 Chiuso per la stampa il 24/01/2017 Collaboratori: Cinzia Bauzone, Benedetta Cicognani, Matteo De Angelis, Arianna Denicolò, Veronica Frison, Marianna Giannoni, Lucia Lombardi, Serena Macrelli, Manuel Spadazzi, Antonella Zaghini Fotografi: Emanuele Casalboni, Riccardo Gallini

RAPPRESENTARE

Motus

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IDEARE

La Bottega di Betti

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SFIDARE

Davide Ugolini

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INNOVARE

Seguici su FB: www.facebook.com/edizioni.inmagazine

Antonello Bonci

50

Tutti i diritti sono riservati. Foto e articoli possono essere riprodotti solo con l’autorizzazione dell’editore e in ogni caso citando la fonte

GUSTARE

Antonio Chiera

64 IN MAGAZINE

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ANNOTARE a cura di Lucia Lombardi

Nuovi profumi alla SARAGHINA RIMINI Qualità, tradizione

La Bottega DI CELESTE CATTOLICA Un posticino del cuore, in cui trovare la ricercatezza del fatto a mano, di quel sapere artigiano ossatura del contemporaneo, è la Bottega di Celeste, di Celeste Trovato, a Cattolica, che seleziona dall’Italia e dal mondo prodotti unici. Partendo dai profumi di ricerca, creati per ottenere bouquet originali, per arrivare alla preziosa ricerca di trattamenti viso e corpo con linee bioattive pure e senza agenti chimici in aggiunta. La ricerca vira verso gli accessori dell’orafo dei rocker, Manuel Bozzi, che scalpella a mano i suoi preziosi in argento su misura, sino alla linea abbigliamento donna e bambina, della stilista Fabiana Gabellini, con i suoi su misura dai materiali naturali.

A casa come al ristorante BACCHETTEFORCHETTE RIMINI Con l’inizio del 2017 sono arrivati a tre i comuni coperti

dal food delivery riminese Bacchetteforchette. L’avventura è cominciata oltre due anni fa con 10 ristoranti, e ora i ragazzi (tutti riminesi e con età compresa fra i 20 e i 27 anni) ne contano oltre 45, distribuiti sulla provincia di Rimini, Riccione, e Santarcangelo, l’ultimo arrivato. In cantiere Cattolica e Savignano, i prossimi step. Il trend è in crescita continua, i numeri ci sono e parlano chiaro anche su Rimini. Notizia strana se si pensa al fatto che per tradizione i romagnoli sono un popolo che vede fortemente radicata la cultura della cucina casalinga. Le consegne vengono effettuate una ad una e l’obiettivo è di consegnare i cibi in tempi talmente rapidi da fare in modo che la qualità sia la medesima che si riscontrerebbe qualora il piatto venisse consumato al ristorante. Con oltre 17 fattorini nei weekend, Bacchetteforchette si conferma come una delle migliori piattaforme da cui ordinare il cibo a domicilio. E da ora il servizio è attivabile anche tramite smartphone con una app dedicata che può essere scaricata dagli appstore Android e Apple. www.bacchetteforchette.it/rimini

e immagine: è questo il fil rouge del nuovo menù della Saraghina, uscito sulle tavole della nota trattoria sul mare il primo giorno dell’anno. Qualità intesa come ricerca delle materie prime migliori, sia dell’entroterra che del mare. Tradizione intesa come rivisitazione delle ricette tipiche romagnole, dai primi di mare alle zuppe ai brodetti, ma totalmente innovati con nuove tecniche di cottura, si tratta pertanto di tradizione innovativa. E infine immagine, perché anche le trattorie oggi devono lavorare sull’immagine dei piatti proposti, sulla loro presentazione affinché sia esteticamente bella ed emotivamente evocativa. Ma tradizione è anche un pesce povero come lo sgombro e le saraghine, in una bella cornice che è un piatto che non passerà inosservato e che rimane nella memoria.

I 20 anni di Amarcord, L’ARTE DELLA BIRRA RIMINI Birra Amarcord nasce da un ideale e da un sogno.

Dal 1997, il sogno in breve tempo diventa una realtà, che cresce e si sviluppa fino ad arrivare quest’anno a festeggiare 20 anni di attività. Amarcord è ora un marchio di successo sia in Italia sia all’estero, che identifica e valorizza un territorio, Rimini, la Romagna e l’entroterra. Un Made in Italy che si fa valere per qualità e know-how con un’attenzione particolare alla sostenibilità, il birrificio infatti ha un basso consumo di energia prodotta da fonti convenzionali, grazie all’installazione di un impianto fotovoltaico a zero emissioni. Per celebrare il progetto di successo avviato nel 1997, sono in programma nel corso dell’anno numerosi eventi tra i quali uno totalmente dedicato alla nostra città, Rimini, e una nuova etichetta 20 Years Limited Edition. www.birraamarcord.it 12

IN MAGAZINE



ANNOTARE

Confartigianato NUOVA CARICA RIMINI Mauro Gardenghi,

Lune di miele PER TUTTI SAN MARINO Nasce da una storia personale, il marchio TravelOut, costola dell’agenzia Colony Viaggi di San Marino dedicata all’organizzazione di lune di miele per coppie omosessuali. A idearlo e crearlo è Alejandro Martinez, con un’esperienza più che ventennale nell’organizzazione di viaggi di nozze e viaggi tailor-made, profondo conoscitore dell’universo LGBT. Le mete più gettonate sono gli Stati Uniti - dalla frizzante New York, passando per Los Angeles, Las Vegas fino ai parchi nazionali e alle esotiche Hawaii, il primo stato americano ad aprire il matrimonio a persone dello stesso sesso - ma anche il Sudafrica, il Messico e l’Australia e le più intime Birmania e Cambogia.

Arriva a Rimini STREAM TRAIL RIMINI Per le fashion victims le notizie sono rosee: arriva a Rimini

Stream Trail, marchio giapponese cool e innovativo, caratterizzato dalla cura del dettaglio e da materiali tecnici di qualità. Originale nella proposta e senza eguali in Europa, a Pitti 2017 ha sbaragliato il pubblico attento alle nuove tendenze. Un brand versatile che si presta a supportare sia le molteplici esigenze degli sportivi sia le attività della vita di tutti i giorni, con capi e accessori duttili e alla moda come ad esempio i Boots unisex Subtle Mr. Rain, stagni, colorati e super comodi. Il modello Dark Knight è ideale per chi ha un mood rampante, per il tipo alternativo invece i True Red, per chi è più classico consigliamo i Bold Yellow. Stream Trail, il brand all’avanguardia, vi aspetta a Rimini allo Stream Trail Shop, Monobrand, in Via Soardi, 31/35, o presso Dive Planet in Viale Ortigara, 59.

da 40 anni Segretario provinciale, è stato nominato delegato alla Presidenza della Confartigianato di Rimini dall’Ufficio di Presidenza dell’Associazione e subentra al dimissionario Giorgio Lucchi, sempre più impegnato nella sua azienda, alle prese con un intenso sviluppo internazionale e spesso all’estero. La nomina è, tecnicamente, una delega alla presidenza, proposta all’unanimità dai componenti del Consiglio Direttivo, e garantirà alla Confartigianato una guida esperta nei prossimi mesi, fino al Congresso che si avvierà a fine 2017 per concludersi a primavera 2018 con l’elezione della nuova dirigenza dell’Associazione. L’Ing. Giorgio Lucchi resterà comunque membro dell’Ufficio di Presidenza. La Confartigianato di Rimini nel 2017 celebrerà il suo 70° Anniversario.

Le specialità Quartopiano SI COMPRANO ONLINE RIMINI È sicuramente una piacevole novità, quella presentata alcune

settimane fa ai propri clienti dal Quartopiano Suite Restaurant. Anche il noto ristorante riminese di via Chiabrera ha infatti sfornato una nuova sezione del proprio sito dove acquistare le gustose specialità artigianali preparate dallo chef Silver Succi e dalla sua brigata di cucina. A suggerire l’idea di realizzare QP Store, questo il nome della nuova sezione del sito, le molte richieste dei clienti che, dopo aver cenato al Quartopiano, desideravano portarsi a casa uno squisito souvenir gastronomico della serata trascorsa. In aggiunta ai prodotti artigianali dello chef Succi, dal QP Store si possono anche regalare percorsi di degustazione per gli amici con i buoni cena di pesce o carne e vini in abbinamento: voi comodamente a casa vostra e i vostri ospiti coccolati al Quartopiano. www.quartopianoristorante.com/qp-store 14

IN MAGAZINE



ANNOTARE

Di veglia IN VEGLIA SALUDECIO La Romagna

Chef Carlo Le Rose GLUTEN FREE RIMINI Secondo il Ministero

della Salute, nella sua ultima relazione annuale, relativa all’anno 2014, in Italia la celiachia colpisce 172.197 persone. Si tratta di una malattia autoimmune che si sviluppa in soggetti geneticamente predisposti e riguarda più le donne che gli uomini. Il numero dei celiaci è in progressivo aumento, così lo chef Carlo Le Rose, da cinque anni, ha deciso di porre attenzione alla cucina senza glutine, presiedendo corsi, consulenze e show-cooking. Collabora con il circuito AIC e lavora per un’azienda riminese, per la quale ricopre il ruolo di Responsabile Chef di cucina senza glutine. Carlo ha frequentato i corsi specialistici del celebre chef Gualtiero Marchesi. La sua cucina è un connubio tra i sapori della Calabria, da cui proviene, e della Romagna, sua terra d’adozione.

San Pellegrino COMPIE 30 ANNI MISANO Ha compiuto trent’anni la cittadella delle lingue del San Pellegrino di Misano Adriatico. Trenta lunghi anni nei quali si è consolidata l’intuizione di Frate Andrea Acquaroli dell’Ordine dei Servi di Maria, che negli anni ’70 diede vita al Liceo Linguistico. Nel 1986 decollò la Scuola Superiore per Mediatori Linguistici, a cui si affiancò nel 2010 la Fondazione San Pellegrino e, appena un anno fa, il Campus Universitario San Pellegrino, il consorzio costituito insieme all’Università degli Studi Link Campus University di Roma, che ha aggiunto, dall’anno accademico in corso, alle tradizionali lauree triennali per le professioni linguistiche, anche le lauree magistrali e master indirizzati al marketing e al management internazionale. Oggi il San Pellegrino è una realtà che vede oltre 450 persone coinvolte, con 350 studenti circa, di cui 200 frequentanti la scuola per interpreti. Il Campus Universitario San Pellegrino è l’ultimo prestigioso tassello del FUSP International Network, che si ramifica a Misano con il Liceo linguistico paritario, la Scuola Superiore per Mediatori Linguistici (SSML), il Dipartimento di Traduzione Editoria, la Nida School of Translation Studies, la Nida School of Bible Translation e la Scuola Superiore di Mediazione Linguistica di Vicenza La FUSP ha stretto, inoltre, una partnership con la New York University e con l’Università degli Studi Link Campus University di Roma.

e i suoi antichi riti rurali diventano soggetto principe di una rassegna invernale scandita da 7 veglie condivise per avere a Saludecio Un ’800 per tutte le stagioni. Il nuovo 800. Inverno - Di veglia in veglia” continua fino al 18 febbraio, ideato e realizzato dall’associazione culturale l’Armonda con il patrocinio del Comune di Saludecio. Una serie di momenti ispirati alle tradizioni di un tempo che fu: la questua per la Pasquella, le veglie danzanti per l’arrivo del Carnevale, le feste dedicate alla Candelora e a sant’Antonio Abate per la macellazione delle carni, le veglie nelle stalle. La prima veglia delle maraviglie, si è tenuta il 22 gennaio nella saletta della biblioteca comunale Modesti, con la presentazione del libro Tenebrosa Romagna (ed. Il Ponte Vecchio), a cura di Eraldo Baldini. Un mondo a rischio d’estinzione riportato alla memoria attraverso musica, libri, letture, teatro e cucina.

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Piena sostenibilità TENUTA MARA SAN CLEMENTE Sulle verdi

Anche d’inverno AL MARE RIMINI Con la nuova

ordinanza regionale di fine gennaio, una piccola/ grande rivoluzione attende le nostre spiagge: i gestori degli stabilimenti potranno infatti restare aperti tutto l’anno per la somministrazione di cibi e bevande, le attività sportive e anche quelle legate all’intrattenimento. Resterà in capo al Comune, sulla base di proprie ordinanze, la definizione degli orari di apertura consentiti. L’assessorato regionale al turismo e al commercio ha voluto così dare un indirizzo preciso, come ha affermato l’assessore Andrea Corsini, per aumentare l’attrattività turistica invernale della costa romagnola, così come richiesto dalle associazioni degli operatori balneari.

Prima edizione RIMINIOFFROAD SHOW RIMINI Comincia il conto alla rovescia in vista di un nuovo debutto

alla fiera di Rimini, dove dal 21 al 23 aprile IEG organizzerà la prima edizione di RiminiOffRoad Show. Il salone, aperto al pubblico, è una risposta alla passione per il fuori strada. Il progetto è ambizioso e si radica in una solida esperienza organizzativa nel mondo dei motori, tessuta su un territorio che a questo mondo trasmette fascino e storia. Un territorio capace di organizzare eventi spettacolari di successo mondiale. Sono attesi al ROR i grandi marchi dell’industria internazionale dell’auto e la declinazione off road caratterizzerà tutta l’area espositiva: dalla sicurezza delle vetture da turismo (SUV e berline 4x4), ai veicoli ad uso sportivo per il tempo libero, da quelli specializzati e capaci di affrontare terreni e pendenze estreme fino ai quad, alle moto e alle MTB. Grande spazio, inoltre, viene dato a tutto il mondo della componentistica e accessoristica specializzata, ai servizi e all’abbigliamento sportivo. Spazio anche alle destinazioni per il turismo adventure, che proporranno le loro offerte agli amanti dell’off road e del dirt road. Le aree esterne del quartiere di Rimini Fiera si trasformeranno in piste off road per ospitare test ed esibizioni per free style, dirt track e rally.

colline di Rimini, nella zona di San Clemente, sorge un luogo unico. la Tenuta Mara, di Giordano Emendatori, che ha ottenuto la certificazione Casa Clima – Wine, collocandosi come prima azienda vinicola in Emilia-Romagna. Seguendo un protocollo molto esigente, pensato appositamente per le cantine vinicole, caratterizzato da standard molto elevati che valutano l’involucro edilizio, il ricorso a materiali ecologici, l’attenzione alle fonti energetiche e la gestione delle acque, la Tenuta Mara si è attestata al 5° posto in Italia tra le aziende che hanno concluso il delicato processo di accreditamento. Ogni elemento si inserisce in un’identità architettonica riconoscibile che fonde estetica e funzionalità, con un’attenzione ai minimi dettagli.

Misano World Circuit ANNATA DA RECORD MISANO Il Misano World Circuit nel 2017 compirà 45 anni di attività ed è reduce da un anno record con oltre 600.000 presenze in circuito e oltre 300 giorni di apertura dell’impianto. La presentazione della stagione 2017 è avvenuta a Motor Bike Expo, alla fiera di Verona alla presenza dei piloti Lorenzo Savadori, Nicolò Bulega e Andrea Migno. Il palinsesto degli eventi conferma il ruolo del Simoncelli, uno dei templi del motociclismo, unico circuito italiano e fra i pochissimi al mondo ad ospitare i due massimi campionati. Nel 2016 l’accoppiata ha prodotto complessivamente 225.000 spettatori. Una meta nel cuore della Motor Valley, il grande progetto della Regione Emilia-Romagna che traduce in prodotto turistico un territorio colmo di fascino, storia, 32.000 imprese e 260.000 addetti, tanti campioni e nuove leve all’orizzonte ed eventi senza pari al mondo. www.misanocircuit.com

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ESSERE

La forza

NEL CANTO IL MEZZOSOPRANO RICCIONESE LAURA BRIOLI RITORNA ALLA GRANDE SUL PALCOSCENICO E PROGETTA IL FUTURO TRA CONCERTI, INSEGNAMENTO E PROGETTI EDITORIALI. di Cinzia Bauzone / ph Riccardo Gallini

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Una grande artista, ma anche una donna affascinante e dolcissima, forte e combattiva. E se anche la sua voce armonica e brillante, che riesce ogni volta a incantare il pubblico, non fosse abbastanza, la sua elegante presenza scenica rende ogni esibizione unica e straordinaria. È una carriera raggiante quella di Laura Brioli, mezzosoprano riccionese che ha portato il nostro Paese ben oltre i confini nazionali. Da studentessa in Lingue e Letterature Straniere ad oggi c’è di mezzo un lungo percorso artistico pieno di sacrifici ma costellato di numerosi successi. Parallelamente all’università, Laura Brioli ha compiuto studi musicali di pianoforte e corsi di tecnica vocale con i più importanti maestri italiani e stranieri. Ha partecipato a masterclass con prestigiosi esponenti del panorama musicale lirico, tra i quali spicca Luciano Pavarotti. Dopo aver frequentato l’Accademia Rossiniana di Pesaro, ha debuttato nel 1996 ne Le Nozze di Figaro a Sassari. Questo è l’inizio della sua carriera, che la porterà a cantare nei maggiori teatri ita-

liani e internazionali. Oggi Laura Brioli è dentro a mille cose, insegna canto al Liceo musicale di Livorno, è mamma di Luca, tredici anni, studia vocologia artistica e scrive libri. La comunità riccionese è orgogliosa della sua grande professionalità e del suo talento, così come lei lo è della sua città. Un legame forte, fortissimo, che l’ha spinta a riprendere il suo cammino musicale al teatro Tondelli di Riccione, regalando per il ventennale della sua carriera, un concerto Italian Opera in Riccione, in collaborazione con l’Istituzione Riccione per la Cultura e con l’associazione Lirincanto. La incontriamo quando il teatro piano piano si svuota e le tante persone accorse al suo concerto la salutano con affetto. Ci racconta del rientro sulle scene dopo un periodo difficile, vissuto a causa di una malattia. Ma la forza di Laura si è elevata anche in questa situazione: l’energia con cui nella vita ha affrontato il dolore è la stessa che mette ogni volta sul palco. Accolta da un calorosissimo applauso, dopo un ringraziamenIN MAGAZINE

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da fare. Mi ha restituito però me stessa, il mio tempo, la mia casa, la mia famiglia. Mi ha fatto scoprire chi sono veramente. Ora sono pronta, quando recupererò appieno le mie qualità vocali, ricomincerò anche la mia attività artistica.” Che rapporto ha con la sua città? “Questa è un po’ la mia spina nel fianco. Riccione mi manca moltissimo. Mi mancano le persone, i legami affettivi, la mia casa. Mi mancano le passeggiate in riva ph Marino Masi

to commosso al pubblico, Laura ha voluto rivolgere un incoraggiamento a tutte le persone che stanno affrontando sfide importanti. Per l’occasione, ha chiamato al suo fianco le giovani soprano Laura Andreini ed Elena Pinciaroli, accompagnate al pianoforte dal maestro David Boldrini. Con loro anche il celebre sassofonista riccionese Mario Marzi. Laura, anche stasera ha dato prova di grande preparazione artistica frutto di anni di lavoro. Quando e come è cominciata? “Ho iniziato a cantare in un coro a Riccione, a dodici anni. A quindici la scoperta della lirica, che è stata una vera folgorazione. Pur non avendo alcuna tradizione famigliare alle spalle, la musica ha letteralmente conquistato la mia vita. Essere qui questa sera per questo concerto è un momento di grande emozione per me. Al mio fianco ho dei colleghi meravigliosi con cui ho già lavorato e con i quali mi sono trovata bene. Non nascondo di essermi commossa per il calore con cui sono stata accolta dal mio pubblico.” Una pausa forzata e difficile, la sua. Si sente pronta a tornare sui palcoscenici? “Mi sento come uno sportivo che a causa di un infortunio ha interrotto la sua stagione. La malattia ha fermato l’orologio invisibile che segnava il tempo per le cose 22

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“HO INIZIATO A CANTARE IN UN CORO A RICCIONE, A DODICI ANNI. A QUINDICI LA SCOPERTA DELLA LIRICA, CHE È STATA UNA VERA FOLGORAZIONE. PUR NON AVENDO ALCUNA TRADIZIONE FAMIGLIARE ALLE SPALLE, LA MUSICA HA LETTERALMENTE CONQUISTATO LA MIA VITA.”

al mare. Vi ho vissuto per oltre vent’anni, ho fondato una scuola di canto, ho degli allievi a Riccione e anche tanti amici. La speranza è di poter tornare, anche se a Livorno, la città in cui vivo, mi sono ambientata molto bene.” Qual è il compositore che preferisce e il ruolo che la rappresenta particolarmente? “Mi verrebbe da dire che ogni opera a cui sto lavorando diventa la mia preferita. Ma amo moltissimo Giuseppe Verdi. L’Aida è una di quelle a cui sono più legata. Ho interpretato il ruolo di Amneris a fianco di Placido Domingo. Una donna affascinante e potente. Innamorata di un uomo che non potrà mai avere. Sentire nell’aria vibrare le note di Verdi che si fondono con la mia voce e quella del grande tenore è stato un momento di grande magia, indimenticabile.” Un suo hobby? “Mi piace moltissimo lavorare a


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ph Marino Masi

“IL PUBBLICO DEI GIOVANI È VICINO ALL’OPERA PIÙ DI QUANTO POSSIAMO IMMAGINARE. OGGI TROVIAMO MOLTI GIOVANI SIA IN PLATEA, CHE SUL PALCOSCENICO. GLI ALLESTIMENTI PIÙ AUDACI HANNO SICURAMENTE CONTRIBUITO AD AVVICINARLI.”

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maglia [ride]. È una bellissima pratica che non solo mi rilassa, ma mi dà grande soddisfazione. Ad ogni spettacolo, prima che le luci si spengano e il sipario si apra, lavoro a maglia: aiuta a diminuire la tensione e mi distende. Porto sempre con me in camerino ferri e gomitoli.” Girando per teatri ho notato, sia tra gli artisti che tra il pubblico, un’inaspettata presenza di giovani. “Il pubblico dei giovani è vicino all’opera più di quanto possiamo immaginare. Oggi troviamo molti giovani sia in platea, che sul palcoscenico. Gli allestimenti più audaci hanno sicuramente contribuito ad avvicinare i giovani, in fondo l’opera rappresenta la vita di tutti giorni con le storie comuni, i sentimenti, le emozioni, la gelosia, l’amore: tutti aspetti che si confermano di grande attualità, anche se scritti nel passato. Vedere i teatri pieni di giovani è una cosa molto bella. Inoltre sono tanti quelli che frequentano con passione le scuole di canto e tanti quelli che troviamo in scena nei teatri del mondo.”

Quali sono i suoi progetti futuri? “Sto dedicando molto del mio tempo all’insegnamento. Mi sono iscritta alla facoltà di Vocologia artistica moderna e lirica. Sto tenendo un master a Livorno per il Cantiere lirico al teatro Goldoni. Tra i miei progetti, la stesura di un libro sulla tecnica vocale. Mentre un libro per bambini, Cantinglese, che introduce al canto attraverso l’apprendimento della lingua inglese, uscirà a fine estate. Ho anche in programma un progetto a cui tengo molto: un concerto a Pisa a favore della fondazione Arco, un’associazione di ricerca in campo oncologico. Assieme ad alcune colleghe che hanno vissuto il mio stesso percorso, organizzeremo questo evento musicale. Lo scopo è di raccogliere fondi da destinare al finanziamento della ricerca per la lotta delle malattie tumorali”. La stagione concertistica di Laura Brioli, patrocinata dal Comune di Riccione, proseguirà con cadenza mensile l’11 febbraio, il 26 marzo, il 23 aprile e il 28 maggio.



ESPLORARE

Con lo zaino

IN SPALLA

NELL’ERA DEI RESORT DI LUSSO E DELLE VACANZE ALL INCLUSIVE, SIAMO ANDATI IN CERCA DI VERI VIAGGIATORI. PERSONE PER LE QUALI IL VIAGGIO È EMOZIONE ALLO STATO PURO E SCOPERTA DI NUOVE CULTURE. di Antonella Zaghini

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Hanno viaggiato fra India, Sud Est asiatico, America Centrale e Africa, lontano dalle rotte turistiche, spinti dalla voglia di conoscere culture diverse e luoghi incontaminati. Adele Giacomini, sammarinese, ex insegnante alle scuole materne, insieme al marito Luigi Rusconi, primario di cardiologia dell’ospedale Ceccarini di Riccione, ora in pensione, sono una perfetta coppia in viaggio. Nei loro passaporti ci sono mete meravigliose: Patagonia, Birmania, Cambogia, Thailandia, Vietnam, Perù, Bolivia, India, Kenia, Etiopia e Tanzania. “Viaggiare – raccontano – ci è sempre piaciuto. Quando lavoravamo, ci limitavamo a viaggi più circoscritti nei luoghi e nella durata. Adesso che siamo in pensione possiamo realizzare i nostri sogni.” Per viaggiare come loro ci vuole un grande spirito di adattamento. Adele e Luigi infatti sono una coppia on the road, in grado di adattarsi alle condizioni più estreme. “In Bolivia – ricorda Adele – per due notti abbiamo dormito in un rifugio a 5.000 metri, senza riscaldamento. Dormivamo vestiti con il piumino e tre coperte. Faceva così freddo che era scoraggiante persino lavarsi la faccia.” “I nostri itinerari – spiegano – nascono dalla voglia di visitare luoghi autentici, non toccati dal turismo di massa. Ci piace vivere il più possibile a contatto con la gente del posto. Non sempre ci è concesso, ma cerchiamo di renderlo il più vicino possibile.” Di racconti e aneddoti di viaggio ne hanno i bauli pieni. “Per esempio – racconta Luigi – non ci dimenticheremo mai dell’Etiopia. Ci siamo stati due volte. Nella zona della Dancalia, il punto più basso dell’Africa, abbiamo vissuto per qualche giorno in un villaggio dalle classiche capanne aperte. Dormivamo su brande di legno e materassi di corda, in pratica ci addormentavamo sotto le stelle. Ecco, in Etiopia – ironizza –, a differenza della Bolivia, faceva un caldo immane. Viaggiando nel Sud Est asiatico,

invece, la Birmania – prosegue – ci ha conquistato. Le popolazioni sono ben disposte verso i turisti. Se vedi una donna con in braccio un bimbo ti puoi fermare ad accarezzarlo senza creare problemi. Ti sorridono sempre. Un giorno addirittura ci hanno invitato a un matrimonio.” Si aspettavano il classico banchetto di nozze: “siamo andati alla festa senza avere mangiato, che errore – ride Adele – lì si mangia prima, il matrimonio diventa il momento in cui si contratta la dote, un’esperienza divertentissima, anche se la fame di tanto in tanto si faceva sentire”. Per due volte, in Kenya, le loro vacanze hanno coinciso con il volontariato in un ospedale per Luigi e in un orfanotrofio per Adele. “Penso sia stata l’espe-

“IN BOLIVIA PER DUE NOTTI ABBIAMO DORMITO IN UN RIFUGIO A 5.000 METRI, SENZA RISCALDAMENTO. DORMIVAMO VESTITI CON IL PIUMINO E TRE COPERTE. FACEVA COSÌ FREDDO CHE ERA SCORAGGIANTE PERSINO LAVARSI LA FACCIA.”

rienza più dura che abbia mai provato in vita mia – racconta Adele –. Lascio a voi immaginare che cosa si può vedere e provare.” Di ritorno dalla Bolivia e dal Perù, dove sono stati lo scorso ottobre, hanno già preparato la valigia per il viaggio in India di f ine gennaio: “Progettiamo più di un viaggio alla volta”. Ma sempre in linea con la nostra filosofia: per noi il viaggio è movimento, conoscenza. Preferiamo non fermarci più di qualche giorno nelle singole località, costruiamo un itinerario che ci porti a vedere, se non uno Stato, almeno una regione significativa.” Passaporto in mano e volo fissato lo scorso 26 dicembre per tra-

IN APERTURA, LUIGI RUSCONI E ADELE GIACOMINI.

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IN ALTO, ITALIA SERGIACOMI E PIETRO PASTORELLI A SINGAPORE. SULLO SFONDO, IL MARINA BAY SANDS HOTEL.

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scorrere due settimane fra Hong Kong e le Filippine per Italia Sergiacomi e Pietro Pastorelli. Lei originaria di Ascoli Piceno arriva a Rimini per studiare Economia del turismo, stesso percorso per lui originario della Puglia. Si conoscono sul lavoro. Pietro la passione per i viaggia già ce l’ha, Italia cercava solo qualcuno che la contagiasse. In sette anni hanno viaggiato fra Oriente e Occidente. Dopo due viaggi in Sud America, raccontano, “quest’inverno volevamo tornare in oriente e Hong Kong è una delle poche capitali del Sud Est asiatico che non abbiamo visitato”. Poi le Filippine, per il mare. Destinazione: l’isola di Palawan, a detta degli esperti una delle più belle isole del mondo: “appureremo con i nostri occhi,” scherza Italia. Per impegni di lavoro i viaggi importanti li possono compiere solo in alta stagione, ma il loro ideale di vacanza non è certo il viaggio organizzato. “Nella vacanza invernale ci lasciamo ispirare dalla voglia di sole, ma è fondamentale il contesto. Abbiamo ancora negli occhi il viaggio dello scorso anno a Cuba, dove abbiamo preferito soggiornare nelle case particular [una sorta di B&B, n.d.a.). È un’immersio-

”ABBIAMO ANCORA NEGLI OCCHI IL VIAGGIO DELLO SCORSO ANNO A CUBA, DOVE ABBIAMO PREFERITO SOGGIORNARE NELLE CASE PARTICULAR. È UN’IMMERSIONE NELLA LORO QUOTIDIANITÀ. È COME SE DIVENTASSI PARTE DELLA FAMIGLIA.”

ne nella loro quotidianità. Vivi e mangi insieme a loro, è come se diventassi parte della famiglia.” Quando viaggiano non resistono a curiosare nei mercati, “il migliore modo per capire un luogo e la sua gente”. E sarà per questo che la passione per i viaggi e il cibo la raccontano attraverso il loro blog Consigli di Gusto su cui presto finirà anche quest’ultimo viaggio. “Pianifichiamo i nostri viaggi da soli. Dalla prima vacanza in Marocco abbiamo in seguito spaziato attraverso Pechino, Singapore, Kuala Lumpur in Malesia, Bangkok e la Thailandia, Bali, Costa Rica, una parte del Messico e l’isola di Guadalupe nei Caraibi. Sempre zaino in spalla, spostandoci in


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“L’INDONESIA È UNA TERRA MERAVIGLIOSA DI CUI NON CI SI PUÒ CHE INNAMORARE”. ED È UN POSTO MERAVIGLIOSO ANCHE PER IL SURF A ONDA. “SEBBENE SIA IN ETÀ PENSIONABILE – RACCONTA ALESSANDRO – NON RINUNCIO A QUALCHE ONDINA DA VACANZA.”

IN ALTO, UN SELFIE DI ALESSANDRO ALBANI E SILVIA MAURI.

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macchina, oppure con i mezzi locali”. Hanno Bali e l’Indonesia nel cuore Silvia Mauri e Alessandro Albani, convolati a nozze lo scorso 10 dicembre. In attesa della luna di miele, che con tutta probabilità arriverà in agosto, hanno optato, in gennaio, per un fine settimana lungo a Londra “per affinare l’ispirazione”. Il loro primo incontro risale a quasi cinque anni fa. “Il 21 marzo – ricorda Alessandro – saranno cinque anni esatti ed è stato un incontro del tutto casuale. Il fatto assurdo è che abitiamo praticamente a cinquanta metri l’uno dall’altra e, fino ad allora, non ci eravamo mai incrociati. Se poi consideriamo che entrambi siamo avvocati e abbiamo tantissimi amici in comune, è difficile non credere ad un disegno del destino! Nemmeno un mese e già programmavamo il primo viaggio insieme. Nell’agosto del 2012 siamo partiti per l’Indonesia. L’itinerario prevedeva Bali e le isole Gili. Per Silvia era la prima volta,

io c’ero già stato due volte. Se n’è innamorata anche lei.” Sarà stato l’effetto del primo viaggio insieme, sarà che Bali è l’isola degli dèi e ha un fascino speciale, “ma quel viaggio ci ha lasciato dentro qualcosa di meraviglioso e indimenticabile”. Sebbene, ammettono, “ogni viaggio in Indonesia ci ha fatto tornare diversi e sicuramente migliori”. Si perché per loro “viaggiare è esplorare, conoscere e sognare, è calarsi in una cultura il più delle volte completamente diversa dalla propria”. L’Indonesia, per entrambi, “è una terra meravigliosa di cui non ci si può che innamorare”. Ed è un posto meraviglioso anche per il surf a onda. “Ho iniziato a surfare da ragazzo e sebbene sia in età pensionabile – racconta Alessandro – non rinuncio a qualche ondina da vacanza.” L’Indonesia, Silvia e Alessandro l’hanno girata parecchio, partendo da quel primo viaggio nell’estate del 2012. L’anno dopo è stata la volta di Nusa Lembongan, isoletta davanti alla costa sud di Bali, fuori dalle rotte turistiche, dove lo stile di vita è ancora rilassato. Poi Lombok nel 2014, nel 2015 Giacarta con Belitung e Nusa Penida, tutte mete da cercare sull’atlante, lontane dal turismo di massa. “Solitamente – spiegano – facciamo base a Bali e da lì ci spostiamo con voli interni o trasporti locali, barca, bici, scooter o macchina. Ma già prima di arrivare a destinazione, cerchiamo di effettuare qualche tappa intermedia come Dubai o Kuala Lumpur per arricchire la vacanza.”


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FOTOGRAFARE

Ampliare gli

OBIETTIVI

T.CLUB È IL NOME DELL’ASSOCIAZIONE CHE CON ENTUSIASMO STA RECUPERANDO LA TRADIZIONE FOTOGRAFICA RIMINESE. E TRA GLI SCOPI C’È QUELLO DI TROVARE UNA CASA STABILE PER TUTTI GLI APPASSIONATI.

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di Lucia Lombardi

A Rimini, negli anni Ottanta, di fermento fotografico ce n’era, eccome. L’urgenza da cui ha preso le mosse il t.club, club di fotografia, nasce proprio dalla voglia di ricostituirlo, dall’esigenza di creare eventi fotografici al passo con i tempi, contemplando nuove tecnologie e mezzi di comunicazione. Alle fondatrici – Maria Teresa Romolo, Patrizia Brigliadori, Cinzia Pasquinelli e Barbara Cicero – interessa scavare, coinvolgere, stupire: fondere tutte le arti così come le cose si fondono nella vita reale, per dirla alla Man Ray. “La nostra spinta più forte è stata quella di voler imparare, di ampliare l’orizzonte; volevamo e vogliamo fortemente che la fotografia a Rimini torni ad essere protagonista, che istituzioni e privati investano seriamente su quest’arte,” dichiara convinta la presidente Terri Romolo. “Siamo aperte a tutti, a coloro che utilizzano la macchina fotografica e a chi ama guardarla. Essere socio del t.club significa andare oltre il semplice mezzo fotografico e voler capire cosa spinge un fotografo a fare quel determinato scatto.” La direzione del club è fin dal principio, tre anni fa, in rosa.

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Pare sia stato un caso, a detta loro. Ora l’ampliamento del team è frutto “dei tanti progetti che vorremmo realizzare e l’elezione di un nuovo direttivo è avvenuta alla presenza dei soci (fra i candidati c’erano anche uomini), i quali hanno scelto e confermato il 7 rosa della fotografia. Detto fra noi, ci piace! Le new entry sono Veronica Bronzetti, Simona Tombesi e Lucia Accardo.” Ogni anno il t.club lancia un nuovo progetto e replica, migliorando, quelli che hanno dato maggiori soddisfazioni. “Il nuovo progetto 2017 si chiama Mutazioni (fotografia e letteratura) e sarà condotto da Veronica Bronzetti e Lucia Accardo con la partecipazione dell’artista Giulia Marchi: una grande sfida, un modo per integrare due arti e permettere ai nostri soci di lavorare anche in autonomia. Ripeteremo il progetto Mentore ed Eroe (a cura di Simona Tombesi e Cinzia Pasquinelli), inserendo una nuova figura, il Messaggero, interpretato da un grandissimo fotografo di Milano, Efrem Raimondi, il quale, oltre a seguire le coppie che si formeranno, si presterà ad una finale lettura portfolio.”

IN ALTO, FOTO DI GRUPPO PER IL DIRETTIVO, TUTTO AL FEMMINILE, DEL T.CLUB.


“LA NOSTRA SPINTA PIÙ FORTE È STATA QUELLA DI VOLER IMPARARE. ESSERE SOCIO DEL T.CLUB SIGNIFICA ANDARE OLTRE IL SEMPLICE MEZZO FOTOGRAFICO E VOLER CAPIRE COSA SPINGE UN FOTOGRAFO A FARE QUEL DETERMINATO SCATTO.”

Il 2016 si è concluso con 124 soci, di cui 46 nuovi iscritti: “possiamo ritenerci molto fortunate perché la quota associativa e qualche donazione extra è l’unico sostentamento che abbiamo.” Dopo tre anni di nomadismo il club punta ad avere una sede fissa, a diventare un riferimento per la città, “vorremmo una nostra sede, un luogo accogliente da

personalizzare, da definire casa della fotografia, uno spazio dove poter ospitare anche i progetti dei nostri soci e non solo. Vorremmo che Rimini avesse uno spazio, anche condiviso con altri, dove fare e parlare di fotografia.” T.club non organizza corsi di fotografia. “Ci sono già tanti amici fotografi che ne tengono, noi possiamo consigliare, indirizzare,” chiosa la presidente. “Essere socio del t.club significa sostenere la fotografia a Rimini, significa avere accesso a delle convenzioni con professionisti (fotografi, stampatori, esperti di viaggi) e poter partecipare a progetti che mettono al centro anche il proprio mondo e non solo la tecnica.Pensiamo che la tecnica sia fondamentale ma che il cuore, la mente e l’occhio (parafrasando H.C. Bresson) siano la vera base, senza la quale nessuna macchina

fotografica, per quanto costosa, possa essere sufficiente. Le attività del 2017 saranno realizzate in collaborazione con il Cinema Teatro Tiberio. Dove verrà portato avanti il Contest Masters Trilogy, per approfondire tre grandi della fotografia, su temi specifici: fotografia di viaggio, Still Life e Street Photography con la formula iniziata lo scorso anno in abbinamento al Cinema d’autore. Proseguono le Istruzioni per l’uso. Non è un corso, serate con fotografi professionisti. “Alcuni nomi, ad oggi confermati, sono Settimio Benedusi, Isabella Balena e Lady Tarin.” Nello spirito della condivisione che caratterizza le attività, “da quest’anno i soci potranno diventare protagonisti del blog del sito dell’associazione con i loro progetti personali. Il SitoCondiviso, seguito da Barbara Cicero, permetterà ai soci di raccontarsi, attraverso immagini e parole.” IN MAGAZINE

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CUCINARE

Lo chef

INNAMORATO PIER GIORGIO PARINI, DOPO L’ESPERIENZA DECENNALE AL POVERO DIAVOLO DI TORRIANA, STA VIVENDO UN PERIODO SABBATICO DENSO DI STUDIO E PROGETTI PER IL FUTURO.

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di Lucia Lombardi / ph Riccardo Gallini

Un appassionato, un altruista: a definirsi così è lo chef stellato Pier Giorgio Parini. Dice di essere “uno che cerca di donare agli altri,” in questo periodo ciò che dona maggiormente sono tempo e amore, in particolare a Katia, la sua morosa. Aspetti che, per chi fa lo chef, non sono facilmente coltivabili, perché la ristorazione è un po’ matrigna, assorbe completamente. Incontriamo Pier Giorgio in un momento di grande cambiamento, un periodo sabbatico che si è concesso. In cui ha detto addio ad una fase molto importante della sua carriera stellata, trascorsa dal 2006 sino a settembre 2016 nelle cucine del Povero Diavolo di Torriana, per dedicarsi allo studio, osservare cosa accade fuori dei confini: “bisogna capire tutto, rimanere sempre aggiornati, e fare attenzione ai concetti espressi altrove”. Molte sono le consulenze che sta facendo ora in qualità di libero professionista: “I fornelli non si lasciano! Cerco di trasmettere il mio pensiero ad altri, sia a giovani cuochi che a fruitori. Facendo le consulenze puoi creare un confronto, un dialogo, un valore aggiunto su cui costruire IN MAGAZINE

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qualcosa di inattaccabile e prioritario, come l’etica del lavoro e il rapporto umano, sempre più importanti e spendibili a livello d’impresa”. Altrettanti i progetti in corso, così come tante sono le voci che circolano nell’ambiente su sue probabili partnership e prossime aperture, ma lui non si sbilancia, qui ci parla di sé, di cosa lo appassiona: “Siamo il risultato di quello che facciamo ogni giorno, non bisogna mai snaturare la propria radice. È come scrivere un proprio libro, devi metterci la tua idea, frutto di tante letture e del tuo modo di vivere”. Questi sono per lui la cucina e la vita di tutti i giorni: un accumulo di saperi, emozioni e nozioni figli anche di culture apparentemente lontane. “Avere tempo di studiare, passeggiare liberamente lungo il fiume,” ecco le cose che lo occupano nel tempo libero, magari andando col freddo a caccia di 38

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“SIAMO IL RISULTATO DI QUELLO CHE FACCIAMO OGNI GIORNO, NON BISOGNA MAI SNATURARE LA PROPRIA RADICE. È COME SCRIVERE UN PROPRIO LIBRO, DEVI METTERCI LA TUA IDEA, FRUTTO DI TANTE LETTURE E DEL TUO MODO DI VIVERE.”

rosa canina o di altre erbe sonnecchianti, con un arnese che si è fatto costruire appositamente da un amico, per rendere più agevole la raccolta delle piante selvatiche che ama selezionare: “Io e Katia abbiamo fatto una buonissima marmellata di rosa canina, ne sono venuti sei barattoli, due li abbiamo regalati, i rimanenti li custodiamo come il santo Graal!”


Chi conosce la sua cucina sa che le sue ricerche en plein air diventano fonte di ispirazione per preziose creazioni culinarie. “Il mondo vegetale è ricco di sfaccettature, mi appassionano le catalogazioni che uno studioso francese sta portando avanti sulla flora dell’arco alpino e sul suo utilizzo antico e moderno.” Questa passione per il mondo vegetale l’ha ereditata dalla famiglia di agricoltori cui appartiene, e a cui spesso fa coltivare le piante utili ai fini delle sue ricette. “Non avendo il ristorante sulle spalle, ora ho diminuito la quantità di raccolto, lo faccio per me, la mia morosa e per gli amici.” La tavola avvicina, così è stato anche per il Pier Giorgio innamorato, a prenderlo per la gola è stata proprio lei: “A tavola io e

Katia siamo in sintonia, è molto brava a cucinare e io amo i sapori di casa, la semplicità è per me un traguardo. Talvolta si perdono di vista i veri valori, li si dà per scontati, ma cucinare per qualcuno è un profondo gesto d’amore”. Chi ricorda il cesto del pane proposto alla tavola del Povero Diavolo sa quale valore vi attribuisse lo chef, nipote di un panificatore: “il pane lo facciamo con il nostro lievito madre, inoltre mio fratello ha piantato il grano, che maciniamo direttamente noi con un mulino elettrico domestico, per il resto lo tagliamo con farine che selezioniamo personalmente. Facciamo una o due pagnotte a settimana, spesso ne portiamo a cena dagli amici”. A Pier Giorgio piace mangiare cose che siano porta-

trici di “un pensiero, siano esse tagliatelle o piatti stellati. Odio le cose finte, prive di identità.” Nella loro casa hanno un sacco di oggetti, racconta lo chef, e siccome l’ho intravisto in dolce compagnia ad un mercatino, indago sull’argomento: “mi piace l’artigianato artistico, mi attirano le persone con spirito di inventiva, che vedono le cose in un’ottica diversa dal consueto. Realtà come Matrioska dovrebbero rimanere in pianta stabile, diventare come dei laboratori creativi, sono momenti fondamentali per generare fermento”. Se non avesse fatto il cuoco, sicuramente si sarebbe “dedicato ad un lavoro manuale, ma il mestiere che svolgo, è quello che avrei sempre voluto fare”. Perché al cuore non si comanda!


VESTIRE

L’architetto

DELLA MODA LA STILISTA SERBA ANA KALAVER HA INAUGURATO NELLA RIMINI ANTICA IL SUO ATELIER: UN PUNTO DI RIFERIMENTO PER GLI AMANTI DEL VESTITO SU MISURA.

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di Lucia Lombardi

Ha scelto Rimini perché, tra le proposte del centro culturale italiano di Belgrado, era l’unica città che offrisse la possibilità di studiare moda e vivere al mare: “qui ho trovato un equilibrio perfetto con la mia città natale,” racconta la stilista serba Ana Kalaver, fresca dell’inaugurazione di un atelier su appuntamento, room’5, affacciato su piazza Tre Martiri, nel cuore della Rimini antica: “uno spazio versatile, un

QUI ACCANTO, ANA KALAVER NEL SUO ATELIER. IN ALTO A DESTRA, UNO SCATTO DELLA SUA COLLEZIONE.

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punto di ricerca, di progettazione e creazione. Il cliente può vedere realizzato un abito su misura o scegliere tra quelli proposti; uno showroom in cui presentare le capsule collection ed uno studio che segue il cliente nella creazione di una nuova immagine.” Un progetto a tutto tondo, altamente personalizzato. Tant’è vero che Ana Kalaver è stata definita “l’architetto della moda” poiché “progetto con de-

dizione e accuratezza utilizzando una linea geometrica pulita, mi piace giocare con le forme e con la destinazione finale d’uso di un capo, la sua trasformabilità.” L’elemento che la identifica sono i capispalla, per la cui confezione è richiesta particolare cura e competenza. Le sue linee non sono legate a mode o tendenze del momento. Diventare stilista per lei non è stato fare una scelta ma piuttosto seguire un per-

ph archivio AANULLA CALLAY ©


ph archivio AANULLA CALLAY ©

corso naturale, che si innesta in un iter creativo intrapreso prima di aprire room’5. “Allo stesso tempo ho portato avanti l’attività di designer freelance, mettendo al servizio del cliente la mia professionalità per seguire la creazione di un prodotto a 360 gradi, operando in veste di ufficio stile e ufficio prodotto esterno: dalla ricerca alla progettazione, fino al prodotto finito.” Per lei innovazione e ricerca vanno di pari passo, ed è proprio durante la fase di analisi, di studio, che spesso si individuano nuovi linguaggi espressivi. “Ho un’impronta sartoriale con un forte richiamo alle tradizioni che, data la loro unicità, non vorrei mai vedere cambiare per effetto dell’innovazione,” dichiara Ana. “Allo stesso tempo ho una grande passione per la ricerca relativa ai tessuti, mirata alla definizione di materiali intelligenti – in parte già presenti sul mercato, ma oggetto di costante ricerca e inno-

“HO UN’IMPRONTA SARTORIALE CON UN FORTE RICHIAMO ALLE TRADIZIONI CHE, DATA LA LORO UNICITÀ, NON VORREI MAI VEDERE CAMBIARE PER EFFETTO DELL’INNOVAZIONE. ALLO STESSO TEMPO HO UNA GRANDE PASSIONE PER LA RICERCA RELATIVA AI TESSUTI.”

vazione – e in futuro vorrei avere un ruolo attivo in questo ambito, magari grazie ad una collaborazione con dei ricercatori.” Secondo la direttrice di Vogue Italia, Franca Sozzani, da poco scomparsa, l’eleganza non è una questione di abbigliamento, e anche per Ana l’abbigliamento può fare la differenza ma occorre saper indossare: “l’eleganza non ha nulla a che vedere con l’abbigliamento in sé, è IN MAGAZINE

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ph Riccardo Gallini

una questione innata ed anche un aspetto su cui si può lavorare se esiste una volontà, se poi si crea un connubio tra eleganza come dono naturale, ed un innato gusto nel vestire, ci si trova di fronte ad icone di stile, non necessariamente personaggi famosi, ma persone reali che fanno parte della nostra quotidianità. Personalmente ho come esempio mia madre.” Un capo d’abbigliamento sartoriale per la nostra creativa deve poter donare “un tocco di magia e di stile in più alla persona che lo indossa; d’altra parte – chiosa – viviamo ancora gli effetti di un’ondata di consumismo sfrenato, giunta quasi alla produzione di capi usa e getta, di pronto moda, che dimostra quanto poco valore diamo al mondo stesso, attraverso un sistema di produzione di massa che ha generato una domanda ed un’offerta spropositate. Ma credo tuttavia che una parte di noi si stia svegliando e che la sensibilizzazione su diverse tematiche veda, sul piano generale, una vittoria della qualità sulla quantità.” I tessuti sono per Ana una vera passione, data da una formazione in ambito tessile, elemento che guida in maniera preponderante le sue scelte. Ne utilizza prevalentemente di origine naturale: lana, seta, cotone, lino, “i quali, nei momenti liberi, capita che si trasformino in tele, lasciando spazio ad un’altra delle mie passioni.” Nel guardaroba di un uomo 42

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“VIVIAMO ANCORA GLIEFFETTI DI UN’ONDATA DI CONSUMISMO SFRENATO, GIUNTA QUASI ALLA PRODUZIONE DI CAPI USA E GETTA, DI PRONTO MODA, CHE DIMOSTRA QUANTO POCO VALORE DIAMO AL MONDO STESSO.”

e in quello di una donna secondo la stilista non deve mai mancare quel capo che una volta indossato ci fa sentire speciali: “ciò che conta è che si tratti di un capo completo che ci permette di pensare che nei momenti di necessità possiamo contare su di esso con la certezza di non sbagliare. Pensando alle mie linee, come capo immancabile nell’armadio di una donna proporrei un mio oversize monocolore, un capo del quale non potrei fare a meno, mentre per un guardaroba maschile la mia scelta ricade su un abito, su misura o comunque con il fit giusto, un capo immancabile anche per chi non apprezza i completi. Ci sono sempre occasioni per indossarli.” Cosa rende portabile un abito? Siamo noi stessi: “non creo sempre abiti facili da indossare ma è l’amore della persona che sceglie e indossa un capo a renderlo portabile.”


cose buone dal territorio

“CI VUOLE TEMPO PER FARE LE COSE BUONE”... Scoprire nuovi accostamenti, semplici ma inaspettati, prestando attenzione a ogni singola materia prima, è per la nostra cucina una missione quotidiana. Assieme ai pilastri più tipici della tradizione del territorio di carne e di pesce il nostro menù propone infatti alcuni piatti differenti per origini e composizione, spaziando nel grande patrimonio della cucina italiana. La cantina offre un ampio assortimento di vini del territorio, assieme a etichette nazionali e internazionali di pregio.

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SFIDARE

Alla conquista

DELL'ALASKA DAVIDE UGOLINI SI ALLENA SULLA SPIAGGIA E SULLE PISTE GHIAIOSE DEI FIUMI CONCA E MARECCHIA. E POI VOLA IN TUTTO IL MONDO PER GARE AI LIMITI DELLA RESISTENZA.

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Seicento chilometri di corsa sui ghiacci dell’Alaska, tra leggenda e prestigio. Comincerà il 19 febbraio da Anchorage la gara di Davide Ugolini, ultra runner misanese di 43 anni, uno dei pochissimi fortunati runner invitati a disputare la XX edizione dell’Iditarod Trail Invitational: la prima e più conosciuta corsa estrema al mondo, sia per le condizioni meteo climatiche polari, sia per la difficoltà e lunghezza dei due percorsi: 1770 e 600 chilometri. A questa gara-avventura, che celebra le gesta coraggiose e caparbie degli uomini che 92 anni fa sf idarono temperature che sfioravano i -40 °C, si può partecipare solo se selezionati e invitati dagli organizzatori. Davide Ugolini è l’unico italiano di questa edizione. Alle spalle ha tre partecipazioni alla Yukon Arctic Ultra, che parte a Whitehorse, in Canada, circa 2.000 chilometri più in basso. Nel 2013 vinse la 100 miglia in 25 ore, a parimerito con l’amico Stefano Gregoretti; nel 2014 dovette abbandonare la 300 miglia per problemi fisici dopo un terzo di gara; nel 2015 ritentò e terminò la gara in 7 giorni e 12 ore. Inoltre da alcuni anni svolge il ruolo di di-

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di Matteo De Angelis


rettore di corsa mettendo a disposizione degli organizzatori internazionali la sua competenza nel tracciare percorsi di lunga durata entusiasmanti ed immersi nella natura, capaci di valorizzare al meglio i territori che li ospitano. Tra le gare a cui ha collaborato: la bellissima Grand to Grand Ultra che attraversa i canyon compresi tra lo Utah e l’Arizona e la Lavaredo Ultra Trail. Obiettivo della partecipazione di Davide alla Iditarod è chiudere la gara, per avere accesso alla competizione di lunga distanza che si ispira al recordman della gara: l’italiano Roberto Ghidoni. Tempo stimato: 8 giorni. Ma tutto dipenderà come sempre dalle condizioni atmosferiche. Il freddo è nulla in confronto alle bufere di neve che potrebbero costringerlo a chiudersi nella piccola tenda da campo che si trascinerà con sé sulla slitta. La gara è in autosufficienza, quindi saranno i concorrenti stessi a dover pensare a se stessi durante le tappe quotidiane che media-

CON LUI NON MANCHERANNO I CICCIOLI, RISERVA PREZIOSA DI GRASSI E PROTEINE, PURÈ DI PATATE DA RIGENERARE CON L’ACQUA TIEPIDA, BISCOTTI ALLE MANDORLE, NOCCIOLE, UVETTA E MIELE, PARMIGIANO REGGIANO STAGIONATO OLTRE 40 MESI PER EVITARE CHE GELI.

mente vanno dai 65 ai 75 chilometri di lunghezza; la distanza che solitamente c’è tra un punto vita e l’altro, ovvero rifugi attrezzati in cui potranno asciugare i panni umidi, mangiare qualcosa di caldo e dormire. Nella slitta avranno comunque tutto l’occorrente per la sopravvivenza, dal termos d’acqua calda al fornelletto, dalla sega per tagliare rami alla tenda, dai cam-

bi alle riserve di cibo. Davide Ugolini, che ha una macelleria e gastronomia, da anni produce cibi disidratati del tutto naturali e ricchi di proteine o carboidrati che possono facilmente essere trasportati e digeriti. Con lui non mancheranno i ciccioli, riserva preziosa di grassi e proteine, purè di patate da rigenerare con aggiunta di acqua tiepida, biscotti alle mandorle, nocciole, uvetta e miele, parmigiano reggiano stagionato oltre 40 mesi per evitare che geli. Condizione essenziale per chiudere la gara è evitare congelamenti. Avrà a disposizione scarpe impermeabili e traspiranti, due paia di calze di lana, muffole molto spesse alle mani, occhiali da snowboard, per riparare gli occhi dal riverbero ma soprattutto per evitare che si ghiaccino i condotti oculari e una mascherina per evitare di incanalare aria gelida nei polmoni.

Tra i pericoli, anche la presenza di animali selvatici: alci, puma e lupi. La sua preparazione, paradossalmente, è frutto di allenamento in riva al mare o sulle piste ghiaiose che costeggiano i fiumi Conca e Marecchia. Questo per abituare le articolazioni al terreno sconnesso, molto spesso trainando una ruota, per simulare la slitta, o all’alba, con l’ausilio di una sola luce frontale, per simulare le lunghe ore di buio che si affrontano durante la gara. Il rientro in Italia è previsto per i primi di marzo. Giusto in tempo per riacclimatarsi, riposare e partire per le Hawaii, dove Davide è stato chiamato per una nuova impresa: tracciare una nuova gara di trail, la Mauna to Mauna, letteralmente da monte a monte, che attraverserà le foreste dell’isola maggiore, andando dal vulcano più alto al mondo sino al monte che si trova all’altro capo dell’isola, per una distanza di 250 km. IN MAGAZINE

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INNOVARE

La scienza

DELLO YOGA ANTONELLO BONCI, DIRETTORE SCIENTIFICO DEL NATIONAL INSTITUTE ON DRUG ABUSE DEGLI USA, STUDIA DA ANNI LO YOGA, ALLA RICERCA DEI MECCANISMI CHE NE REGOLANO I BENEFICI.

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Sei anni fa a Washington, da appassionato ciclista, venne invitato a provare lo yoga per accrescere la sua flessibilità. Con molta resistenza iniziale, “dopo i primi 30 minuti di lezione, me ne sono innamorato, e non ho più smesso.”

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di Lucia Lombardi

A raccontarci il suo primo incontro con questa antichissima pratica è il neuroscienziato Antonello Bonci, Scientific Director del National Institute on Drug Abuse del Governo degli Stati Uniti. Originario di Casteldelci e iscrit-

to all’A.I.R.E. di Riccione, opera dal 1995 in USA e periodicamente rientra in Romagna, dove segue alcuni pazienti. Dopo San Francisco e Washington, sabato 1 aprile, sarà a Rimini per un incontro colloquiale organizzato


sarà il prossimo che farete con noi

dall’insegnante di yoga Patrizia Leonardi, sul tema La neurochimica dello yoga: stato dell’arte, sfide e prospettive. I benefici di questa attività sono tantissimi, e ci vorrebbero pagine per elencarli tutti. Basta citare qui gli effetti positivi sul sistema cardiovascolare e nervoso, che come molti sanno sono intimamente connessi. Studi clinici hanno riportato risultati significativi, statisticamente dimostrati, sul sonno, sintomi depressivi, disturbi d’ansia, cuore, circolazione, pressione arteriosa, e diminuzione di rischio di ictus e demenze. Solo per citarne alcuni. “Moltissimi rispettabili colleghi ricercatori in USA e nel mondo studiano gli effetti dello yoga,” ci racconta Bonci dal Maryland, “e i loro studi hanno prodotto oltre 3.500 pubblicazioni scientifiche, che io seguo con grande interesse personale, e soprattutto come neurologo per consigliare al meglio i miei pazienti.” Il suo laboratorio in USA, uno dei più grandi al mondo nel settore, studia la dopamina, e in particolare il sistema limbico che è preposto al controllo delle nostre emozioni, unitamente agli effetti dello stress, della depressione e delle dipendenze sul nostro cervello ed organismo, e come fare per limitarne i danni e curarne i sintomi. “Mi permetta di dire che la medicina si è trasformata profondamente negli ultimi anni. Grazie alle nuove conoscenze scientifi-

che, non solo abbiamo accesso a farmaci molto utili in tante patologie, ma possiamo creare terapie molto più efficaci rispetto al passato grazie alla combinazione tra attività fisica e mentale, come yoga, terapie farmacologiche e diete personalizzate. A mio giudizio, è solo attraverso l’unione sinergica di questi tre pilastri, che si ottengono i risultati migliori per il paziente.” Che la respirazione guidata nello yoga crei punti di contatto nei circuiti neuronali è risaputo da millenni, ma la scienza è in grado di dare una risposta su come lo yoga agisce sul nostro cervello? “Questa è una domanda molto importante. Anche se possiamo osservare i tanti effetti positivi dello yoga sulla nostra salute, non conosciamo ancora i meccanismi alla base di tali benefici a causa di limitazioni tecniche. Per studiarli, i ricercatori clinici usano ad esempio tecniche di imaging come la risonanza magnetica funzionale, ma tali tecniche non permettono di andare oltre l’osservazione, anche se precisissime e molto sofisticate. Questo non toglie nulla al fatto che lo yoga porta una miriade di vantaggi, ma limita il numero e la complessità degli studi che possono essere effettuati. Purtroppo non possiamo insegnare yoga ai topolini. Se potessimo farlo, ne sapremmo molto di più da un punto di vista meccanicistico.”

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GUSTARE

La fredda

DOLCEZZA SUL SEMIFREDDO ANTONIO CHIERA HA SCRITTO UN LIBRO CHE È UN TESORO DI RICETTE E SEGRETI. GIÀ DIVENUTO UN RIFERIMENTO FONDAMENTALE PER AMANTI DEI DOLCI E PER PROFESSIONISTI.

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di Matteo De Angelis / ph Emanuele Casalboni

È uno dei maestri pasticcieri più noti d’Italia, nel settore dei semifreddi e delle decorazioni è considerato una vera star. Calabrese d’origine e romagnolo d’adozione, Antonio Chiera è un globetrotter della pasticceria internazionale da oltre 12 anni. Formatore, gelatiere e pasticciere per una delle più importanti aziende di preparati per gelaterie e pasticcerie al mondo, ha svolto

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workshop e corsi di formazione in ogni parte del globo, dall’America del Sud all’Asia, da tantissimi altri Paesi d’Europa agli USA. L’entusiasmo e la passione per il proprio lavoro sono così incontenibili e coinvolgenti che i corsi da lui tenuti per professionisti o amanti della cucina sono sempre molto seguiti. Un amore così spassionato per la pasticceria che ha sentito il

bisogno di condividere con tutti, scrivendo il libro Il mondo dei semifreddi edito da Maglio Editore, una vera e propria enciclopedia, omaggio alla tradizione pasticcera e al suo fiore all’occhiello, il semifreddo, che per Chiera è l’anello di congiunzione tra la gelateria e la pasticceria: due mondi che compongono e scandiscono la vita stessa del pastry chef, entrato per la prima volta nella bottega di una pasticceria a soli 11 anni come gelatiere. Nel libro presenta la sua pasticceria gelata attraverso ricette da lui riproposte dopo anni di perfezionamento oppure proprie creazioni originali, come il Dolce Illegale, che mette insieme biscotto al cioccolato, semifreddo alla vaniglia, mandorle pralinate, semifreddo alla gianduja, glassa al caramello e decorazioni di cioccolato caramellate, o Dolce Risveglio, con semifreddo al cioccolato bianco, polpa di lamponi su biscotto al pistacchio, ricoperto di glassa al pistacchio. Antonio non è solo un bravo pasticciere, ma anche un ottimo e attento comunicatore. La padronanza tecnica della materia e l’esperienza di docente


interni design architettura

gli hanno permesso di ideare un libro innovativo e unico nel suo genere, capace di raccontare la nuova visione della pasticceria attraverso pagine illustrate con bellissime fotografie e disegni che mostrano le sezioni che compongono i dolci e le loro guarnizioni. Non solo, il volume è scritto in due lingue, italiano e inglese, visto il grande interesse estero nei confronti della gelateria italiana. Il libro contiene tutti i segreti per preparare semifreddi personalizzati: parte dalle basi e per poi proporre diversi tipi di fondo e glasse pralinate o croccanti, sino ai semifreddi al cioccolato, alla frutta, i parfait e ovviamente le decorazioni per il tocco da maestri. Proprio in merito alla lavorazione del cioccolato per decorazioni, Chiera ha introdotto un proprio stile di lavorazione, che lo ha portato a raggiungere forme e spessori eccezionali ottimizzando il bilanciamento degli elementi e le loro porzioni. Del resto il pasticciere dev’essere un

ottimo matematico e senza dubbio un professionista meticoloso e preciso. Nulla si improvvisa, tutto si calcola. Ma altrettanto vero per Chiera resta il detto di Wilson Mizner “Copiare da uno è plagio, copiare da molti è ricerca”. E infatti, il suo segreto sta proprio nella curiosità, nell’innata voglia di imparare, di sperimentare e nella fortuna di essersi formato con alcuni dei più illustri pasticcieri al mondo, come lo spagnolo Paco Torreblanca che ha persino firmato il prologo del libro. In pochissime settimane sono state distribuite un migliaio di copie ed è stato richiesto sia da pastry chef internazionali che da istituti professionali per l’insegnamento. La sua produzione letteraria continuerà con il libro dedicato ai croissant, che abbraccerà tutta la produzione dei lievitati, tra cui anche i classici panettoni e pandori. Si parlerà di farine e lieviti, della produzione di impasti ai gusti più disparati, dal ginepro alla cannella, sino ad arrivare alle creme e marmellate.

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PROGETTARE

Quando Rimini

CHIAMA...

L’ARCHITETTO LUCA VERNOCCHI È TORNATO A CASA PER PORTARE NELLA SUA CITTÀ L’ESPERIENZA MATURATA ALL’ESTERO. SENZA DIMENTICARE QUELL’INIZIO A ROMA CON FUKSAS.

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di Serena Macrelli / ph Riccardo Gallini

Andare a Londra e tornare. Perché la nostalgia dell’Italia non tarda quasi mai a farsi sentire. All’estero si impara, si cresce professionalmente, ma lo stile di vita del Belpaese è impagabile. Così ha fatto Luca Vernocchi, giovane ar-

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chitetto riminese di 36 anni che, dopo aver lavorato per Fuksas, Foster, Wilmotte ed essersi immerso nel mondo britannico, è tornato a casa con esperienza e l’indispensabile prospettiva internazionale. Dopo la Laurea in Archi-

tettura a Firenze, Vernocchi comincia un’esperienza di bottega a Roma, presso lo studio di uno dei più apprezzati e creativi architetti europei. “Nello studio di Fuksas ho imparato tanto, ho fatto molta pratica, mi sono immerso in un ambiente che non conoscevo. Un anno in cui è prevalso l’aspetto creativo del mio lavoro, attraverso una modalità senza gerarchie.” Poi è nata l’esigenza di andare all’estero, di sperimentare, di crescere professionalmente: Londra, la meta scelta; lo studio di Norman Foster, la sede della nuova avventura. “Londra è ricca di offerte, di opportunità. Entrare nello staff di Foster significa entrare in un team di circa mille architetti. Tutto è molto organizzato, ognuno si specializza per realizzare progetti di grandi dimensioni. L’approccio è analitico.” Il desiderio di cambiamento, di confrontarsi con realtà diverse ha portato Luca a lavorare successivamente per Wilmotte. Studio base a Parigi, ma con una recente sede a Londra. “Sono rimasto presso Wilmotte due anni e mezzo.


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L’aspetto significativo è stato che, a fronte di progetti di grandi dimensioni, l’équipe era formata da pochi, una situazione molto difficile da trovare. In modo particolare mi sono occupato di facciate, lavorando in collaborazione anche con aziende riminesi.” Come la facciata dell’edificio sede della Google, ricoperta da un involucro esterno leggero in terracotta firmato dall’azienda Focchi. Ma non termina qui il suo percorso londinese. Con un amico si mette in proprio. Nasce uno studio e arrivano i primi lavori: ristrutturare completamente case per giovani coppie. Minimalismo inglese, linee geometriche, ambienti ampi e funzionali. Realizzazioni più

veloci. Un anno di esperienza anche di questo tipo. Poi? “Poi mi è ritornato il desiderio di progetti di più ampio respiro. Sono stato assunto da Richard Rogers, uno degli architetti più stimati di Inghilterra. In due anni, molte le commissioni: un centro multifunzionale in Cina, edifici a Taiwan.” Ma l’Italia non ha tardato a chiamare. Nostalgia. Ritorno. Ora Vernocchi fa parte di una Commissione per consulenze su progetti nelle aree paesaggistiche e d’interesse storico per il Comune di Rimini ed è pronto a nuovi progetti in grande. (Ringraziamo il Bar Lento di via A. Bertola 52 che ci ha ospitato per gli scatti a Luca Vernocchi.)

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SUONARE

Come un

SOGNO

PUBBLICATO UN ALBUM CHE NASCE DALLA COLLABORAZIONE TRA LA COMPOSITRICE E PIANISTA DELILAH GUTMAN, IL SOPRANO LAURA CATRANI E IL VIOLINISTA RAPHAEL NEGRI. di Benedetta Cicognani / ph Riccardo Gallini

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Ricerca e tradizione si abbracciano e mescolano tra loro dando vita a una tempesta di suggestioni e di emozioni. A creare tutto questo è il nuovo disco Castiglioni - Gutman 1952 - 2016, composto dalla pianista Delilah Gutman, presidentessa e fondatrice dell’Associazione culturale DGMA, interpretato dalla voce coraggiosa della riminese Laura Catrani e dal violino e dalla viola di Raphael Negri. Ed è così che a Rimini e Riccione esordisce la musica d’arte: una commistione tra l’eleganza della musica classica e la frenesia della musica contemporanea, pronta a scardinare qualsiasi stereotipo del passato e sempre rivolta verso nuovi orizzonti. Nell’album sfilano inediti della musicista madrilena Gutman, alternati a tre composizioni del suo Maestro Niccolò Castiglioni del Conservatorio Giuseppe Verdi di Milano, dove Delilah ha conseguito il diploma in pianoforte, composizione e musica elettronica e dove ha stretto un legame artistico e umano con il suo insegnante, scomparso venti anni fa e a cui vuole rendere omaggio con questo lavoro. Si crea così una linea invisibile che congiunge la data dei primi estratti di Castiglioni (1952) e dell’ultima pubblicazione della sua allieva (2016), una sorta di dialogo artistico e umano, di stima e affezione verso un uomo che, ricorda Delilah, “non ha mai utilizzato la sua musica come vetrina e ha sempre tutelato il rapporto intimo che è riuscito a intrecciare con la sua musica. Ma soprattutto attraverso questo CD voglio rendere omaggio a un compositore che ha saputo essere un vero Maestro e un’imprescindibile figura di riferimento per i suoi allievi, proprio grazie alla sua capacità di riuscire a valorizzare il talento di ogni ragazzo, insegnandogli a sviluppare una ricerca autonoma e a ritrovare dentro di sé un proprio stile e un proprio linguaggio”. Il trio ha alle spalle la realizzazione di altri progetti artistici, ma

questa è stata la prima volta che si sono ritrovati tutti e tre assieme per condividere e sviluppare tale lavoro musicale, che tra l’altro questa primavera sarà presentato sul palcoscenico della rassegna musicale del Conservatorio di Milano. Delilah e Laura si sono conosciute al Conservatorio di Milano e dal 1997 hanno iniziato a collaborare fianco a fianco per diversi progetti musicali. Tra questi la rassegna concertistica Silenzio Musica Festival, svoltosi nella Rocca Malatestiana di Montefiore Conca, dove nell’edizione 2010 Laura ha portato sul palco lo spettacolo Vox in Femina che ha ottenuto un successo grandioso, tanto da essere ripreso dai più blasonati festiva e italiani. Hanno collabo-

“ATTRAVERSO QUESTO CD VOGLIO RENDERE OMAGGIO A UN COMPOSITORE CHE HA SAPUTO ESSERE UN VERO MAESTRO E UN’IMPRESCINDIBILE FIGURA DI RIFERIMENTO PER I SUOI ALLIEVI, GRAZIE ALLA SUA CAPACITÀ DI RIUSCIRE A VALORIZZARE IL TALENTO DI OGNI RAGAZZO.”

rato poi per il concorso internazionale Silenzio Musica Competition, che vede ogni anno sfidarsi diversi concorrenti nella stesura di ninne nanne e che quest’anno si terrà a Riccione. In occasione di questo nuovo disco si è unito a loro Raphael Negri, attualmente titolare della cattedra di violino presso il Conservatorio Luca Marenzio di Brescia, sua città natale. Aspettative dal nuovo lavoro? “Un progetto artistico è come un sogno: lo vivi, lo narri e lo doni. Ma non ti aspetti qualcosa. In fondo sai che ne sei strumento ma non ti appartiene,” afferma Delilah.

IN APERTURA, LAURA CATRANI E DELILAH GUTMAN.

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AIUTARE

Per tutta

LA VITA

LA PRIMA COCCOLA È LA ONLUS CHE FORNISCE SOSTEGNO AI NEONATI PREMATURI E ALLE LORO FAMIGLIE ATTRAVERSO L’ACQUISTO DI BENI STRUMENTALI E IL FINANZIAMENTO DI PROGETTI DEDICATI.

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di Arianna Denicolò / ph Riccardo Gallini

Ci sono storie che ti toccano il cuore. Che ogni volta che le senti raccontare ti fanno venire i brividi e brillare gli occhi. Questa che stiamo raccontando è una storia emblematica, dove protagonisti sono i sentimenti: la paura, la gioia, la rabbia, l’amore. Sembra la trama di un film, invece è la realtà: siamo in ospedale, a Rimini, e una ragazza incinta di sei mesi e con la pressione al-

QUI ACCANTO, BARBARA E ALBERTO CON LE FIGLIE: DALLA LORO ESPERIENZA È NATA LA ONLUS “LA PRIMA COCCOLA”.

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tissima viene sottoposta a taglio cesareo. È il 3 aprile 2014 quando nasce la piccola; pesa appena 780 grammi e viene trasferita nel reparto di neonatologia, diretto dalla dott.ssa Gina Ancora. Barbara, la mamma, non ha la gioia di tenerla in braccio, perché le sue condizioni sono critiche e, dopo vari giorni in rianimazione a causa di un aneurisma cerebrale, viene trasferita al Bufalini di Cesena e operata d’urgenza. Una

scelta rischiosa che però le salva la vita e, dopo quaranta giorni di lontananza forzata, la riunisce ai suoi affetti più cari: la piccola, ancora nella Terapia Intensiva Neonatale (TIN), e la primogenita che con il padre Alberto si è presa cura della sorellina con un amore e una dedizione difficili da esprimere a parole. “Quando l’ho vista, il primo pensiero è stato quanto fosse piccola, mentre pesava già un chilo e


mezzo,” racconta Barbara sorridendo. “Abbiamo vissuto un’esperienza incredibile, che ha coinvolto entrambe le nostre famiglie: mio marito è stato meraviglioso, e così anche i nostri genitori, i fratelli e gli amici più cari.” Durante la sua permanenza in TIN, la bambina è stata costantemente seguita dall’infermiera Natascia Simeone all’interno del progetto NIDCAP, un metodo che, partendo dall’osservazione dello sviluppo del neonato prematuro, ha lo scopo di coinvolgere la famiglia nel team che si occupa dell’accudimento del bambino e implica un cambiamento nel tipo di assistenza, che passa dal semplice curare al prendersi cura. Quando è uscita dall’ospedale, il 21 giugno, la piccola pesava 2,560 kg. “Tuttavia il percorso di un bimbo prematuro non si esaurisce con le dimissioni. Per due anni si è seguiti da un dottore di riferimento, nel nostro caso la dott.ssa Irene Papa, che si occupa di fare dei follow up periodici,” spiega Barbara. “Una volta a casa non è stato possibile interrompere il legame con il reparto e tutte le persone che ci avevano aiutato e sostenuto in quei mesi. Mi avevano detto che diventa la tua seconda famiglia e che gli rimani legato per tutta la vita, ma non potevo immaginare quanto fosse vero. È dunque anche per questo motivo che abbiamo deciso di

fondare la Onlus La Prima coccola: per dire grazie in modo concreto allo straordinario personale di questo reparto. Questa esperienza ha tirato fuori una forza che non sapevamo di avere, sia a livello individuale che di coppia. È stata sicuramente una vicenda partita in maniera drammatica, ma che si è conclusa con un risvolto assolutamente positivo. Se non avessi conosciuto questa realtà e queste persone, credo che mi sarebbe come mancato un pezzo.” La Prima Coccola è nata il 18 ottobre 2014 e conta oggi quaranta soci, compresi infermieri e volontari. In questi due anni ha fornito sostegno sia materiale che morale ai neonati e alle loro famiglie, attraverso l’acquisto di beni strumentali e finanziando progetti dedicati. Dal mese di dicembre è possibile sostenerla anche in modo creativo grazie all’iniziativa del brand Marlù Gioielli, che ha realizzato una linea ad hoc il cui ricavato sarà devoluto all’associazione. Un progetto nato dall’esperienza in TIN di Marta, una delle fondatrici del marchio, che ha deciso di creare due ciondoli: uno a forma di cuore con il logo dell’associazione, e l’altro a forma circolare con un’altra immagine simbolo della Terapia Intensiva Neonatale. Tutto questo perché la prima coccola non si scorda mai.

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RACCONTARE

Alla ricerca

DI STORIE

VIVE E LAVORA A RICCIONE DOVE INSEGNA NELLE SCUOLE COMUNALI D’INFANZIA: LAURA OPPIOLI BERILLI SCRIVE STORIE TRAENDO SPUNTI DALL’ESPERIENZA CON I SUOI BAMBINI.

U

di Cinzia Bauzone / ph Riccardo Gallini

Un’adorabile fatina che intinge la sua penna nell’inventiva e scrive storie dedicate ai bambini con un linguaggio chiaro e pulito. Racconti delicati ma significativi come l’infanzia di Giacomo Leopardi o la vita tormentata di Antonio Ligabue, pagine ricche di colori e illustrazioni che avvolgono i piccoli lettori come in una nuvola. È Laura Oppioli Berilli, narratrice e scrittrice per bambini che vive e lavora a Riccione dove insegna nelle scuole comunali per l’infanzia da quando aveva diciannove anni. Da tempo si occupa di educazione e sensibilizzazione alla lettura, collabora con scuole, biblioteche e librerie e conduce corsi di formazione ai genitori, educatori e insegnanti. Ha al suo attivo, numerose pubblicazioni: Il Pesciolino Aldi racconta la Saviolina, La Viola, Maria Ceccarini: storia di una fata, di un viale, di una città, La Luna nel Palazzo. Breve racconto della vita di Giacomo Leopardi bambino (Fulmino edizioni) – vincitrice del primo premio sezione bambini e ragazzi al concorso Microeditoria di qualità, 2014 – Io sono la tigre. Vita illustrata di Antonio Ligabue (Fulmino edizioni), vincitrice anch’essa del

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marchio di qualità nella sezione bambini e ragazzi al concorso Microeditoria di qualità, 2016. Com’è nata la sua passione per la scrittura per bambini? “Principalmente attraverso il mio lavoro. Vivere ogni giorno a contatto con i bambini, conoscere le loro fantasie, la loro visione della vita mi è stato di grande aiuto. Ho iniziato a fare tesoro di ciò che mi dicevano, ad annotare le loro frasi, le loro considerazioni, a questo poi ho unito la mia passione per la lettura e la gioia di raccontare nuove storie.” L’infanzia di Giacomo Leopardi, la vita di Antonio Li-

gabue: perché raccontarle ai bambini? “Tutto è cominciato dalle mie letture in biblioteca. E proprio essa mi ha ricondotto alla vita di un grande della letteratura italiana: Leopardi. Cresciuto all’interno di una biblioteca ha vissuto una vita che valeva la pena raccontare. Il libro si rivolge ad una fascia più ampia di lettori e le illustrazioni di Roberto De Grandis hanno contribuito al successo di questa pubblicazione. Ho scelto Ligabue prendendo spunto dalla visita con i bambini della scuola materna che ho accompagnato alla mostra allestita nella nostra città.”


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IL PIACERE DI GIOCARE CON STILE


ALLENARE

Chi non

SALTA...

I CAMPIONI NICOLA E GIULIO CIOTTI SONO I FONDATORI DI I-JUMP ACADEMY, UNA SCUOLA DI PREPARAZIONE PER GIOVANI ATLETI CON UN APPROCCIO GLOBALE E COMPLETO.

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di Marianna Giannoni / ph Riccardo Gallini

I gemelli Nicola e Giulio Ciotti sono stati le stelle più brillanti dell’atletica leggera della nostra Provincia. Per anni hanno fatto sognare gli appassionati di tutta Italia. Gareggiavano nel salto in alto e hanno partecipato a Mondiali e Olimpiadi. Insieme hanno vinto 12 titoli italiani assoluti. Tra i risultati più prestigiosi, il quinto posto di Nicola ai Campionati del Mondo di Helsinki nel 2005 e il settimo ai Mondiali Indoor di Mosca nel 2006 guadagnato

da Giulio. Quest’ultimo da sei anni è tecnico della Federazione Sammarinese Atletica Leggera e ha partecipato come allenatore di Eugenio Rossi alle Olimpiadi di Rio nel 2016. Ora i gemelli Ciotti hanno lasciato l’attività agonistica e si sono lanciati in un nuovo progetto: I-Jump Academy. L’ideatore e head coach è Giulio Ciotti che gestisce la preparazione atletica, gli stage e le gare evento. Nicola è il coach dell’allenamento funzionale, il massaggiatore dell’Academy e del Gruppo Sportivo Carabinieri e si occupa della preparazione atletica per tennis e sport di squadra. Il saltatore Matteo Mosconi si occupa invece della promozione e supporta l’attività dei tecnici per il settore giovanile. “L’I-Jump Academy nasce dall’idea di un’atletica diversa, più vicina agli altri sport – spiega Giulio Ciotti – conosciamo bene l’ambiente del tennis perché collaboriamo con la San Marino Tennis Academy di Galimberti e abbiamo pensato di fornire un supporto qualificato e il più completo possibile. Non siamo una società sportiva come tutte le altre ma collaboriamo

con gli atleti come personal coach proponendo varie soluzioni che vanno dal clinic giornaliero al supporto stagionale. Tesseriamo solo gli atleti di categoria esordienti, gli altri rimangono iscritti alle loro società sportive di appartenenza”. Tra le atlete che si allenano con Giulio Ciotti, la giovane riminese Nicole Romani. “È una ragazzina classe 2000 e in un anno di lavoro con me è passata da 1,48 a 1,72 classificandosi seconda ai Campionati Italiani Allievi 2016.” Quali sono i progetti? “Vorremmo riuscire ad organizzare gare evento con musica nei centri commerciali e nelle piazze con i migliori atleti italiani. Uno dei nostri obiettivi, infatti, è anche promuovere al massimo il salto in alto. Organizzeremo degli stage per gli atleti italiani e sammarinesi che vogliono mettersi in discussione e desiderano un supporto o dei consigli per la loro attività.” Ma l’Academy non si occupa solo di salto in alto: “Con gli esordienti cerchiamo di affrontare un percorso globale per dare loro la possibilità di svolgere in futuro qualsiasi attività fisica nel migliore dei modi”.


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URBAN FITNESS IL METODO CHE MANCAVA

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Rimini Via Domenico Paulucci, 12 Tel. 0541 382316 rimini@urbanfitness.it. 1

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La nuova frontiera dell’allenamento metropolitano, passa di qui. Che abbiate poco tempo a vostra disposizione o siate pigri, ora non avete più scuse, Rimini diventa la prima sede in Regione in cui praticare un nuovo, sano ed efficace metodo di remise en forme: Urban Fitness. In venti minuti a settimana, benessere e prevenzione entreranno a far parte della vostra vita, grazie ad un format tedesco di allenamento ultramoderno, già praticato in Europa in 1500 sedi, e portato a Rimini, in via Paulucci, 12, in una location accogliente, funzionale e raffinata, da due giovani personal trainer, Federico Giacomucci e Nicholas Raschi, laureati in scienze motorie, entrambi con esperienza sul campo. I due allenatori, nel loro lavoro quotidiano di cura del cliente, sono coadiuvati da una équipe di specialisti costituita da osteopati, medici e nutrizionisti. Possiamo definirlo “il metodo che mancava”, perché Urban Fitness è adatto a uomini e donne di tutte le fasce d’età.

Urban Fitness è il primo ed esclusivo centro di personal training, rieducazione funzionale e preparazione atletica che utilizza l’allenamento EMS. Un sistema personalizzato ad alta intensità, rapido e piacevole che si avvale dell’elettromiostimolazione dinamica. Il metodo Urban Fitness consta di sette protocolli di allenamento specifici per tonificazione e potenziamento, dimagrimento, mal di schiena e ginnastica dolce, di cui tre indicati nello specifico per le

discipline sportive quali sci, tennis e golf, permettendo di ottenere risultati tangibili già dopo due sedute da venti minuti alla settimana. Il sistema EMS, coinvolge simultaneamente più di trecento muscoli, attivati ad ogni sessione, al fine di ottenere risultati efficaci in pochissimo tempo, poiché due sedute da venti minuti equivalgono a quattro ore di palestra. Grazie agli impulsi generati da un rivoluzionario macchinario, durante l’esercizio fisico viene reclutato un numero di fibre muscolari pari quasi al triplo rispetto ad un allenamento isotonico classico. In base alle necessità del cliente, e a seguito di una specifica analisi preventiva, il team di specialisti aiuta ogni singolo cliente ad ottenere i propri obiettivi di allenamento in breve tempo. La palestra è aperta dal lunedì al venerdì dalle 7.00 alle 21.00 e il sabato dalle 8.00 alle 20.00. Per ricevere maggiori informazioni e prenotare una seduta di prova gratuita, Giacomucci e Raschi vi invitano a contattarli allo 0541 382316 o di scrivere all’indirizzo email: rimini@urbanfitness.it.


RAPPRESENTARE

Nomadi

DEL PALCO I MOTUS, COMPAGNIA TEATRALE RIMINESE, COMPIONO 25 ANNI. È L’OCCASIONE PER TRACCIARNE UN PROFILO STORICO E STILISTICO IN COMPAGNIA DEI FONDATORI: ENRICO CASAGRANDE E DANIELA NICOLÒ.

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di Manuel Spadazzi

Pier Paolo Pasolini, uno degli artisti che più li ha influenzati, sarebbe fiero di loro. Romagnoli come lui (il padre di Pasolini era ravennate), ma per scelta cittadini del mondo. Stranieri in una società che divora e consuma tutto alla velocità di un clic. Capaci di incantare le platee di New York come quelle di Taiwan, dopo aver fatto breccia nel cuore

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della vecchia Europa. I Motus rappresentano qualcosa di unico sulla scena teatrale italiana. Qualcosa che neanche Enrico Casagrande e Daniela Nicolò, i fondatori della compagnia riminese, avevano immaginato il giorno del debutto. Era il 1991, e quei due ragazzi freschi di laurea e accomunati dall’amore per il teatro portarono sul palco

i loro Stati d’assedio ispirandosi ad Albert Camus. La compagnia ancora non si chiamava Motus, ma in quella prima rappresentazione c’era in nuce già tutto quello che i Motus sarebbero stati negli anni a seguire: un teatro civile e visionario, capace di fondere stili, linguaggi, arti, e soprattutto di leggere la contemporaneità.


Bologna ha appena festeggiato i 25 anni dei Motus con la rassegna Hello Stranger. Due mesi di eventi, tra ottobre e dicembre, in cui la compagnia ha riproposto alcuni degli spettacoli più celebri e debuttato con Raffiche, la nuova versione tutta al femminile di Splendid’s di Jean Genet. “Più che celebrare i 25 anni di attività – racconta Daniela Nicolò – abbiamo voluto cogliere l’urgenza del presente. E provocare nuove domande”. Che cos’è il teatro per i Motus oggi? “Per noi resta il mezzo vivo e vivente, il più veloce forse, per poter raccontare la realtà che ci circonda. Sono cambiati mezzi e modalità per farlo, ma il nostro desiderio, oggi come nel 1991, è di lavorare sulla contemporaneità per narrarla.” In ogni spettacolo non manca mai il confronto con i classici. “Confrontarsi con i testi del teatro classico è un’occasione per studiare e comprendere quelle che sono le nostre origini. Antigone è un bell’esempio di resistenza, e il suo messaggio è ancora attualissimo. A Bologna l’abbiamo ripresentato ed è stato accolto con entusiasmo da tanti ragazzi in sala. È quello che vogliamo: raggiungere un pubblico molto trasversale, che cambia come cambia ogni nostro spettacolo a ogni rappresentazione.” È il segreto che vi ha permesso di arrivare sui palchi di tutto il mondo? “I nostri spettacoli hanno sempre avuto un’universalità, anche se siamo nati e partiti da una piccola realtà di provincia.” Fuori dall’Italia, qual è il Paese che vi ha accolto meglio in questi anni? “Gli Stati Uniti, senza dubbio. Si è creato un rapporto assolutamente speciale con Judith Malina

(tra i fondatori del Living theatre, morta nel 2015). In questi anni siamo stati un po’ ovunque, dall’Europa al Nord Africa, da Taiwan al Brasile, dove Mdlsx è stato appena inserito tra i dieci migliori spettacoli teatrali dell’anno. Abbiamo un futuro progetto in Corea. Ecco, noi non ci fermiamo mai. In fondo siamo nomadi, non abbiamo frontiere. Come i nostri lavori, che attraversano e sperimentano ogni tipo di linguaggio artistico.” Nei primi spettacoli lei e Casagrande eravate anche attori, oltre che registi. Poi la decisione di non andare più in scena: perché? “Perché con il passare degli anni i nostri lavori si sono fatti più complessi, anche dal punto di vista tecnico, e per me ed Enrico è diventato impossibile recitare. Negli ultimi tempi in cui andavamo sul palco, eravamo sempre in ansia per qualcosa: le luci, la musica, i video.” Nel frattempo avete fatto di Silvia Calderoni, la vera icona dei Motus, una delle attrici più controverse e talentuose della scena teatrale contemporanea italiana. “Con Silvia ridiamo spesso sul fatto che all’inizio, quando ci aveva chiesto di partecipare a un laboratorio, l’avevamo esclusa. È nato poi un rapporto splendido: Silvia ha la capacità di tradurre fisicamente le nostre idee, e con i lavori su Antigone ha trovato la parola.” Un’altra donna che ha fatto grandi i Motus è stata Sandra Angelini, per anni impegnata a gestire l’organizzazione degli spettacoli. “Il progetto Hello stranger è dedicato a lei. Sarebbe stata fiera di noi. La sua morte ha lasciato un enorme e incolmabile vuoto, che sentiamo ogni volta che andiamo in scena.”

Gabicce Monte - tel. 0541.962295 www.dallagioconda.com - info@dallagioconda.com

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IDEARE

Lavorare con

IL CUORE

LA BOTTEGA DI BETTI È IL LUOGO DOVE LA PASSIONE INCONTRA L’ARTIGIANATO DELLE COSE FATTE COME UNA VOLTA: PICCOLE ABITAZIONI PER I NOSTRI AMICI SPECIALI CON LE ALI.

P

testi e foto di Veronica Frison

Pensi di essere una persona fortunata quando percorri il piccolo porticato che porta al cancello con le lucine, le tazzine appese e la Cocca che talvolta ti segue, talvolta ti anticipa nel passo. La Cocca è la piccola gallina padovana che, da un annetto, è l’elemento che mancava nella famiglia di Maurizio Betti, compagna di innumerevoli varietà di uccel-

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lini di diverse specie e di una sua simile realizzata in legno “così quando ce ne andiamo pensa di non essere da sola”. Ti senti fortunata innanzitutto perché è raro incontrare animi così sensibili da riempire gli occhi di bellezza e introspettiva e sommessa commozione, e in secondo luogo perché il lusso vero ad oggi è

potersi fermare per poche ore ed entrare davvero in un universo parallelo come La Bottega di Betti, dove il tempo non esiste, e dove si può ancora osservare l’artigiano creare opere di una bellezza che sfiora la poesia. Nato nel 1958, Maurizio (che oggi manda avanti la Bottega con la compagna Loredana Cangini e il figlio Jonathan) è a tutti


gli effetti figlio d’arte: il padre infatti, Pasquale Betti, era restauratore di reperti archeologici del Comune di Rimini, e fu uno dei restauratori del celebre Mosaico delle Barche di età romana, raffigurante il porto di Rimini, ora custodito a Palazzo Diotallevi. È però dal nonno giardiniere che Maurizio ha imparato ad apprezzare il ritmo silenzioso della natura, la meraviglia dell’avvicendarsi delle stagioni e gli animali, soprattutto gli uccelli. Racconta di essersi fermato molto tempo da piccolo ad osservare i gufi, ed ogni specie di uccello viaggiatore, di quelli che spesso in Romagna vediamo nei campi, a volte una volta sola. Fermamente convinto che siano in tutto e per tutto animali domestici, al pari di cani e gatti, è a loro che sono dedicate le voliere, le mangiatoie e i nidi presenti alla Bottega, tutti realizzati e dipinti a mano. Non è raro che tra uomini e animali si instaurino rapporti profondi e speciali, e le abitazioni che Maurizio crea per loro sono talmente incantevoli da sembrare uscite da una favola, talvolta in stile orientale, talvolta mangiatoie per uccelli viandanti ma dalle fattezze di una casa in legno che niente hanno da invidiare a una casa delle bambole. Ogni pezzo è dotato del più alto comfort sia per l’animale che per l’umano che deve prendersene cura. Ogni voliera possiede infatti un sistema idraulico, scomparti e cassetti per la pulizia, e risulta altamente funzionale per il nostro amico volatile e per il suo benessere. Il

senso e l’essenza della Bottega di Betti è proprio quello di creare pezzi unici, nel rispetto delle esigenze del committente e, soprattutto, secondo la sua sensibilità. Ogni idea poi prende forma attraverso le mani: voliere di una bellezza rara, per le quali a volte ci vuole un mese di lavoro, frutto di un impegno e una passione che hanno portato La Bottega di Betti molto lontano. Fra i committenti spiccano infatti nomi come lo stilista inglese Paul Smith che ne ha voluta una per i suoi allestimenti di Natale, e lo stilista Fiorucci. Maurizio è anche un fuoriclasse nel restauro della pietra, esperienza che ha maturato lavorando nei cantieri di ville antiche accanto a professionisti del settore. Con il tempo ha studiato e perfezionato le sue conoscenze e la tecnica, e ultimamente ha eseguito importanti interventi di restauro per palazzi privati e per il Comune di Rimini. Una passione la sua che nasce da molto lontano e che coinvolge molte arti e tutta la famiglia: la Bottega di Betti è infatti anche creazioni per il giardino e per la casa, mobili, stucchi, decori e restauro di mobili antichi, grazie anche all’esperienza di Loredana, da sempre decoratrice e oggi direttrice creativa della Bottega. Fra i lavori più recenti curati dalla Bottega ci sono le decorazioni pittoriche realizzate sui soffitti della storica Villa Torlonia, situata a San Mauro Pascoli. Anche il figlio Jonathan è parte fondamentale della

OGNI PEZZO È DOTATO DEL PIÙ ALTO COMFORT. OGNI VOLIERA POSSIEDE INFATTI UN SISTEMA IDRAULICO, SCOMPARTI E CASSETTI PER LA PULIZIA, E RISULTA ALTAMENTE FUNZIONALE PER IL NOSTRO AMICO VOLATILE E PER IL SUO BENESSERE.

Bottega e oggi, oltre ad aiutare nel lavoro artigiano, ha aperto un atelier-negozio a Rimini, uno spazio elegante dove sono a disposizione di tutti le creazioni della Bottega. Scatole decorate, lampade, portacandele e alzatine di legno: una stanza delle meraviglie in cui non serve il Bianconiglio per caderci dentro... serve solo la curiosità e la voglia di scoprire storie vere, persone che ancora lavorano mettendoci il cuore. IN MAGAZINE

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ADVERTORIAL

VIA LIBERA AL DOPPIO COGNOME STORICA PRONUNCIA DELLA CORTE COSTITUZIONALE

A FINE 2016 LA CORTE COSTITUZIONALE HA SANCITO IL DIRITTO DEI FIGLI AD ESSERE IDENTIFICATI ATTRAVERSO IL COGNOME DI ENTRAMBI I GENITORI.

“La piena ed effettiva realizzazione del diritto all’identità personale, che nel nome trova il suo primo ed immediato riscontro, impone l’affermazione del diritto del figlio ad essere identificato, sin dalla nascita, attraverso l’attribuzione del cognome di entrambi i genitori.” Con queste parole si è espressa la Corte Costituzionale nella recente sentenza n° 286 dell’8 novembre 2016. Una svolta di notevole importanza, segno dell’adeguamento della giurisprudenza delle Supreme Corti all’evoluzione del comune sentire. Il caso riguardava la decisione di una coppia di genitori residenti a Genova decisi ad attribuire al proprio figlio al momento della nascita anche il cognome materno. La loro richiesta veniva rigettata dall’Ufficiale di Stato Civile e la coppia si rivolgeva al Tribunale Ordinario della loro città che respingeva il ricorso e li portava ad impugnare la decisione avanti alla Corte d’Appello che, in un secondo momento, sollevava questione di legittimi-

tà costituzionale della norma che prevedeva l’attribuzione al nascituro del solo cognome paterno. La Corte Costituzionale si è espressa in maniera univoca e precisa stabilendo la contrarietà alla Costituzione degli articoli 237, 262 e 299 del Codice Civile e dell’articolo 72 dell’Ordinamento dello stato civile laddove non consente ai coniugi, di comune accordo, di trasmettere ai figli, al momento della nascita, anche il cognome materno. L’attribuzione del solo cognome paterno non solo è contrario al principio di uguaglianza morale e giuridica tra i coniugi, ma pregiudica altresì il diritto all’identità personale del minore provocando un’irragionevole disparità di trattamento. Il cognome è riconosciuto come un autonomo segno distintivo dell’identità personale, nonché tratto essenziale della personalità dell’individuo. Oltretutto, l’unità familiare si raggiunge solo con una piena realizzazione dell’eguaglianza tra le parti, condizione irrealizzabile se non

viene concesso alla madre di poter trasmettere anche il suo cognome, sempre laddove vi sia consenso tra i coniugi. Già nel 2006 la Consulta aveva definito il sistema di attribuzione del cognome come un “mero retaggio di una concezione patriarcale della famiglia, la quale affonda le proprie radici nel diritto di famiglia romanistico, e di una tramontata potestà maritale, non più coerente con i principi dell’ordinamento e con il valore costituzionale dell’eguaglianza tra uomo e donna”. Ci troviamo di fronte ad una svolta storica e rispettosa dei diritti delle donne e dei minori. Attualmente il disegno di legge sulla possibilità di attribuire al nascituro il doppio cognome è fermo alla Commissione Giustizia del Senato dopo esser stato approvato nel 2014 dalla Camera dei Deputati. Si auspica che in tempi ragionevoli il Parlamento provveda alla rettifica del nostro sistema di attribuzione del cognome in modo che sia adeguato all’attuale concezione e porti una concreta parità genitoriale. IN MAGAZINE

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