Tariffa R.O.C.: Poste Italiane s.p.a. - Spedizione in A. P. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 1, DCB - FILIALE DI FORLÌ - Contiene i. p. - Reg. al Tribunale di Forlì il 20/02/2006 n. 6 - EURO 3,00
PESARO
Paola Pierangeli
TITTARELLI
L’ARTE DI RICEVERE
VIVER BENE / Enogastronomia salutista NINO LEZHAVA / Parole in musica ELENA CURATELO / La penna che non scrive
N° 3 NOVEMBRE/DICEMBRE 2017
EDITORIALE
SOMMARIO
A
Apriamo questo ultimo numero del 2017 con Paola Pierangeli Tittarelli, signora del Rossini Opera Festival e nell’arte del ricevere, con le sue memorabili cene gourmet. Proseguiamo parlando di politici e cibo con il presidente della regione Marche Luca Ceriscioli, Daniele Vimini ed Enzo Belloni. Beltrami, Fiorini e Coomarpesca ci raccontano il lato salutista della nostra regione. Dal cibo passiamo alla musica con il direttore artistico e soprano Nino Lezhava. Senza dimenticare il piacere del palato con la trattoria Da Farina e il ristorante AlMare, il dottor Dario Corsi, Laura Carboni, il pilota Franco Morbidelli, i ragazzi del ristorante Lo Scudiero e la scrittrice Elena Curatelo. Infine andiamo alla scoperta di nuovi luoghi e uno dei progetti legati al territorio con il Bianchello D’autore, Palazzo Baldissini e il Castello di Granarola. Andrea Masotti
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ANNOTARE
Brevi IN
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ESSERE
Paola Pierangeli Tittarelli
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PREVENIRE
I politici e il cibo
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APPRENDERE
Elena Curatelo
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INTRAPRENDERE
Enogastronomia salutista
VISITARE
Palazzo Baldassini
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INSEGNARE
Nino Lezhava
BERE
Bianchello d’Autore
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EDIZIONI IN MAGAZINE S.R.L.
SOGNARE
Redazione e amministrazione: Via Napoleone Bonaparte, 50 - 47122 Forlì Tel. 0543.798463 / Fax 0543.774044
La camera nel bosco
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VIVERE
Dario Corsi
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INNOVARE
Laura Carboni
MANGIARE
Il piacere del palato
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GAREGGIARE
Franco Morbidelli
Tutti i diritti sono riservati. Foto e articoli possono essere riprodotti solo con l’autorizzazione dell’editore e citando la fonte.
Edizioni IN Magazine si impegna alla salvaguardia del patrimonio forestale aderendo al circuito di certificazione di FSC-Italia.
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ESSERE
L’arte di
RICEVERE PAOLA PIERANGELI TITTARELLI È LA SIGNORA DEL ROSSINI OPERA FESTIVAL, MA ANCHE TITOLARE DELLA PAGINA GOURMET. LE SUE CENE CON TANTI ARTISTI, NELLA SUA VILLA SUL SAN BARTOLO, SONO MEMORABILI. di Silvia Sinibaldi / ph Luca Toni
A
“Amo l’allegria e le persone allegre. Essere allegri è una filosofia di vita. L’allegria si impara se si è capaci di andare oltre, di non lasciare che le piccole cose, le amarezze o i disguidi del quotidiano rovinino la giornata. Se ci amareggiamo per un bicchiere rotto, per un vestito venuto male, perché quel giorno qualcuno non ci ha compreso, non abbiamo ancora imparato cosa sia l’allegria e non siamo più capaci di accorgerci di quanta gente buona ci sia, di quante consolazioni esistano. E poi c’è la natura, un cielo terso, un sole pallido, c’è il mare... L’allegria è un patrimonio che ho ereditato da mia madre. Lei è morta a cent’anni e, fino ai suoi ultimi giorni, la mattina guardava i film alla tv e rideva, rideva di gusto, rideva come una ragazza”. Paola Pierangeli Tittarelli è contagiosa, proprio come l’allegria. A suo modo affabulatrice, capace di innescare subito il contatto, coinvolgente e incisiva, conduce il gioco anche quando tu pensi di interrogarla. La sua voce ha lo spessore del tempo e i suoi racconti la forza di chi spreme la vita, l’annusa,
la osserva, le è devota. Narra e incarna l’archetipo della donna che ha superato le Colonne d’Ercole del suo mondo e veleggia sospinta dal vento buono. “Con gli anni ho perso la mia proverbiale timidezza. Non ho più paura di sbagliare”. Paola Pierangeli è la signora del Rossini Opera Festival, presidente degli Amici e Sostenitori del Rof e di Friends of Rof. Titolare della pagina Gourmet nel libro del festival che ha cambiato la città: le sue cene nella splendida villa sul San Bartolo, raccontano e conoscono del Rof più di ogni cronaca, più di ogni filologica ricostruzione dei fatti e hanno visto sfilare il gotha della lirica mondiale. Ha sfamato e stregato insieme, direttori d’orchestra, cantanti, musicisti, registi e uomini e donne della cultura, con una densità e una continuità nel tempo davvero unica. La parola accoglienza cosa le suggerisce? “Aprire la propria casa, avere amici, condividere sentimenti. Accoglienza è anche ascoltare qualcuno che ti fa una confidenza, aprire il cuore alla gente.” IN MAGAZINE
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te. La palma dell’ironia va a Pierluigi Pizzi, con una visione della vita sempre attenta al paradosso. A lui ho raccontato anche tante barzellette. Gianfranco Mariotti è la persona che sono orgogliosa di poter frequentare perché è un grande uomo che ha fatto grande questa città. Merita il vertice fra tutte le memorie rossiniane. Pensare a lui significa anche rivedere il maestro Zedda, di una vivacità esplosiva: dove passava, lasciava un segno. Gran bella persona anche Ernesto Palacio: tifo per lui
IN APERTURA, PAOLA PIERANGELI TITTARELLI CON UNA DELLE SUE ELEGANTI MISE IMPREZIOSITA DA ORIGINALI GIOIELLI.
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IN MAGAZINE
L’ospitalità e la tavola avrebbero avuto per lei la stessa importanza anche vivendo un’altra vita? “Intende, meno agiata? Credo proprio di sì, ovviamente in relazione alle possibilità. Sono stata educata all’ospitalità da mio padre esattamente come all’arte e alla musica. Amo gli artisti perché sono creature che ci aprono la mente, sono vivaci, immaginifiche e questo per me è di grande stimolo. Nella vita ho sempre cercato e sempre cercherò stimoli. Non sono una donna di mentalità borghese.” Cosa la sorprende? “Per esempio il grande feeling che ho con i giovani. Loro mi cercano forse perché sono sempre curiosa della loro vita, dei loro pensieri, di ciò che progettano, dei sentimenti che hanno. Ho anche amiche coetanee carissime a cui faccio domande con lo stesso spirito. A volte mi chiedo se non scambino la mia curiosità per invadenza...” Tra gli ospiti che lei ha accolto nelle sue case, chi ricorda maggiormente? “Ho avuto il privilegio di incontrare uomini e donne veramente speciali. Dario Fo, per esempio, la prima volta in cui entrò in casa mi aggirò: ignorò completamente il buffet e mi chiese di poter vedere la mia casa, per sapere dove vivo e capire chi sono. Spiazzante e dotato di un’intelligenza pungen-
PAOLA PIERANGELI HA SFAMATO E STREGATO INSIEME, DIRETTORI D’ORCHESTRA, CANTANTI, MUSICISTI, REGISTI E UOMINI E DONNE DELLA CULTURA, CON UNA DENSITÀ E UNA CONTINUITÀ NEL TEMPO DAVVERO UNICA. TRA GLI OSPITI SPECIALI, LO SPIAZZANTE DARIO FO.
perché raccolga il grande valore di Mariotti e lo porti nel mondo. Sono rimasta colpita dalla profonda umanità di Juan Diego Florez e dalla sua splendida voce. Poi una donna su tutte, Natalia Aspesi, con cui ho trascorso tanti giorni d’agosto: è divertente, graffiante, molto intelligente.” E qualcuno che l’ha delusa? “Nessuno. Non sono un tipo da grandi aspettative. Accolgo le persone come sono e mi sorprendo se si rivelano speciali.” I suoi ospiti hanno sempre apprezzato come preziose coccole, il fatto che lei cucini per loro e non disdegni di servire in prima persona… “La componente cibo, nell’accoglienza, ha un valore particolare. C’è qualcosa di materno nell’offrire nutrimento. Mi capita a volte, per esempio, quando preparo gli gnocchi – tra le mie cose più apprezzate – di accompagnare il cameriere e impiattare personal-
mente. Sono rituali che mi hanno riservato anche grandi gratificazioni.” Un ospite indimenticabile? “Il termine mi evoca una sola persona: mio marito. Questo per me è stato un anno difficile, perché l’ho perso. Un dolore enorme. Però mi faccio forza e alla vita non rinuncio pensando a quanto Rolando mi abbia amata e adorata. Ecco, pensando a lui, sono certa di poter dire che sono stata una donna privilegiata.” Bisogna essere un po’ privilegiati anche per sedere alla sua tavola? “No, non sono una persona che guarda al ceto sociale. Però è chiaro che non posso invitare tutta la città. In genere si siedono alla mia tavola gli amici, conoscenze di vecchia data oppure recenti incontri. Quest’anno ho avuto anche un incontro con una donna speciale che vorrei alla mia tavola ogni giorno: la dottoressa Severini dell’Ant, una donna di un’umanità rara.” Davanti a una tavola imbandita secondo lei le persone si rivelano più facilmente? “Direi dopo un bel bicchiere di vino o, ancora di più, dopo un gin tonic e una coppa di champagne. Delle persone mi interessa sapere cosa pensano, come funziona la loro testa, che sentimenti hanno. La mia cucina corrisponde a questo interesse: è semplice, genuina. 16
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Specialmente d’estate di fronte alle mie tagliatelle e alla verdura buona il successo è assicurato. Per intenderci, non amo la nouvelle cuisine. Il segreto di una buona tavola è la spesa. Di quella mi occupo sempre personalmente e mi piace andare al porto a scegliere il pesce sicuramente fresco e così per la carne e le verdure, mettendoci la massima attenzione.” Com’è cambiata l’ospitalità nel tempo? “Si è adeguata ai mutamenti delle persone. Le faccio un esempio, le cene di gala per il Rossini Opera Festival: una volta i cantanti erano molto ingessati, non si aprivano agli altri commensali e tendevano a rimanere tra loro. Oggi sono molto diversi. È vero che gran parte di loro proviene dall’incredibile fucina dell’Accademia del maestro Zedda e sono quindi giovani e a loro agio ma è proprio una verve diversa che li accomuna sia che vengano dalla Spagna, dalla Francia, dalla Germania, dal Giappone o dalla Cina. Sono colorati, vivaci, arrivano con i loro bambini e creano un’atmosfera davvero unica e molto, molto divertente. Ho certamente speso un sacco di soldi. Pazienza!” Cosa fa decollare una serata? “Le feste più belle a cui ho partecipato sono state a New York perché è una città multietnica. È questo che fa decollare una se-
“LA COMPONENTE CIBO, NELL’ACCOGLIENZA, HA UN VALORE PARTICOLARE. C’È QUALCOSA DI MATERNO NELL’OFFRIRE NUTRIMENTO. QUANDO PREPARO GLI GNOCCHI, TRA LE MIE COSE PIÙ APPREZZATE, MI PIACE IMPIATTARE PERSONALMENTE.”
rata: riunire gente impensabile, favorire incontri inediti.” Una serata fallita? “Mai. L’unico nemico è stato il maltempo. Ricordo però una sera in cui cominciò a soffiare il vento e poi iniziò a piovere forte. Salvò la situazione Daverio, un uomo di un’ironia particolare e amante del buon cibo. Cominciò a gridare: ‘Oh, che serata magica, ci farà divertire! E così è stato.” E gli imbucati? “Quasi sempre, ma io non me ne sono mai accorta. Altri me lo hanno fatto notare.” Sta già pensando alla sua cena di gala della XXXIX edizione del Rof? “Se me lo chiederanno, molto volentieri.” Ma lei non si stanca mai? “A volte sì. Ma le gratificazioni mi ripagano di gran lunga.”
SOPRA, PAOLA PIERANGELI TITTARELLI IN POSA IN UNO DEGLI ANGOLI A LEI PIÙ CARI DELLA SUA VILLA SUL COLLE SAN BARTOLO, ACCANTO ALLE FOTO CON IL SUO CARISSIMO MARITO ROLANDO, LA FIGLIA FEDERICA E LE TRE NIPOTINE.
PREVENIRE
I politici
E IL CIBO IL PRESIDENTE DELLA REGIONE MARCHE LUCA CERISCIOLI E GLI ASSESSORI PESARESI DANIELE VIMINI ED ENZO BELLONI, PARLANO DEL LORO STILE DI VITA, FRA ALIMENTAZIONE E ATTIVITÀ FISICA.
L
di Solidea Vitali Rosati / ph Leo Mattioli
Le Marche, attualmente, hanno la vicepresidenza della Rete delle Regioni Ogm Free d’Europa e un membro della giunta Luca Ceriscioli, nonché presidente della Regione, è anche referente per gli Ogm della Conferenza delle Regioni. “Le Marche – spiega Ceriscioli - hanno svolto un ruolo da protagonista nella stesura e nell’approvazione del decreto, testo condiviso per salvaguardare la qualità delle produzioni locali”. E non solo. Tra le ultime azioni messe in campo dalla giunta Ceriscioli nel garantire anche la salute attraverso un’alimentazione sana, ci sono i bandi per formare consumatori responsabili, a partire dai cittadini più piccoli, poiché è dimostrato che la prevenzione legata a uno stile di vita positivo sia efficace quando inizia già in età preadolescenziale. Molto noti sono i progetti della Regione attuati nelle scuole per promuovere l’agricoltura biologica (orti didattici; reinventare le ricette tipiche con gli istituti alberghieri) e un’alimentazione completa di frutta fresca e pesce (progetto Pappafish a scuola). Del resto della politica del ‘prevenire, meglio che curare’, il presidente Luca Ceriscioli, anche in qualità di assessore alla Sa-
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nità, è fortemente convinto. Bene. Ma come razzolano, poi, i nostri politici? Si sa, la vita dell’amministratore è fatta di un’agenda fitta di impegni. Tutti e tre i personaggi intervistati sull’argomento – il presidente Ceriscioli e i due assessori comunali a Pesaro, Daniele Vimini alla Cultura ed Enzo Belloni ai Lavori pubblici - hanno ammesso di non riuscire ad avere un’alimentazione regolare. Figuriamoci, seguire una dieta… E allora come difendersi dai rischi? I latini dicevano Mens sana in corpore sano, per diffondere un principio salutare per tutti, e soprattutto per far sì che fosse un dovere in chi riveste ruoli di responsabilità pubblica… “Vero – dice Ceriscioli –. Percorrendo le Marche in lungo e largo, mangiando sempre fuori e nei ritagli di tempo, il mio antidoto al sovrappeso è il mangiare in quantità misurata, prediligendo prodotti freschi e possibilmente biologici. Sto attento ai condimenti. Da presidente della Regione non ho altra possibilità”. E fare sport? Allargando il panorama, infatti, abbiamo visto immagini di Barack Obama surfista, Romano Prodi ciclista, Matteo Renzi amante del jogging
LUCA CERISCIOLI (CON LA MOGLIE LARA), PRESIDENTE DELLA REGIONE MARCHE, È NATO A PESARO ED È INSEGNANTE DI MATEMATICA ALL’ISTITUTO TECNICO INDUSTRIALE DI URBINO.
NELL’IMMAGINARIO COLLETTIVO IL POLITICO SI TIENE IN FORMA: DA OBAMA SURFISTA A PRODI CICLISTA, DA RENZI AMANTE DEL JOGGING A D’ALEMA TENNISTA. CERISCIOLI, QUANDO ERA SINDACO DI PESARO, HA ‘BRUCIATO’ TRENTA CHILI CON LA CYCLETTE.
e Massimo D’Alema tennista. Insomma, nel migliore immaginario collettivo il politico si tiene in forma. Sembrano dunque tramontati i tempi in cui Winston Churchill ostentava una pancia prominente mentre sorseggiava il suo cognac preferito. Di Ceriscioli, quando è stato sindaco di Pesaro, si racconta una leggendaria impresa. È vero, presidente, che ha bruciato trenta chili di sovrappeso grazie alla cyclette che teneva in mansarda? “Nessuna leggenda, tutto vero. Uno sforzo importante, nel quale sono riuscito e di cui ancora oggi porto i benefici.”
Perché lo ha fatto? “Per farmi un bel regalo. Dopo dieci anni di politica, in effetti, ho sentito forte il bisogno di liberarmi di quel bagaglio eccessivo. In effetti ho avuto un gran giovamento, fisico e mentale anche se devo ammettere che l’aspetto più duro è stato cambiare abitudini. Lo scoglio, almeno all’inizio, è stato alzarsi alle 5.30 del mattino per salire sulla cyclette. Ma è stata anche l’occasione per capire un’altra cosa che poi attuo nell’indirizzare la politica sanitaria.” Quale? “La salute è per il 20 per cento una gestione tecnica legata alla medicina, se riusciamo a garantire il restante 80 per cento attraverso stili di vita corretti e il vivere in un ambiente sano, dall’aria che respiriamo all’acqua che beviamo”. Continua a fare la cyclette? “Purtroppo, no. I tempi sono taglieggiati dagli spostamenti. Per andare ad Ancona, tutte le mattine prendo il treno. Così, la mia giornata lavorativa inizia col viaggio di andata”. Movimento azzerato, quindi? “Le faccio una confidenza. Coltivo la speranza di potermi fare una biciclettata tenendo, nel bagagliaio della mia automobile, una di quelle biciclette richiudibili. Anzi, le dirò di più. Ne tengo due. Una anche per mia moglie Lara. Se capita di poter fare un giretto, non ci facciamo scappare l’opportunità.” Da bravo pesarese ha la fissa per la bicicletta... del resto lei ha inaugurato molti tratti della bicipolitana pesarese… “Un progetto di cui vado orgoglioso. Ora, stiamo spingendo la nostra parte di Ciclovia Adriatica. Abbiamo già stipulato accordi interregionali con l’Abruzzo per collegare il ponte ciclopedonale IN MAGAZINE
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SOPRA, DANIELE VIMINI, VICE SINDACO E ASSESSORE ALLA BELLEZZA E ALLA VIVACITÀ DEL COMUNE DI PESARO CON DELEGHE ALLA CULTURA E AL TURISMO.
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sul fiume Tronto.” Parlando con Vimini e Belloni, il primo glissa l’argomento attività fisica per lanciarsi con entusiasmo sull’alimentazione, il secondo si racconta in modo tutto particolare. Vimini, è un goloso intenditore di cucina, di lui si dice che sia molto abile ai fornelli tanto che il suo baccalà in tempura è tra i piatti più apprezzati. La passione per la cucina l’ha mostrata curando quello che considera il progetto a lui più caro: il Rossini Gourmet, presentato all’estero in Oman, in occasione dell’evento di lancio della Settimana della Cucina Italiana nel Mondo, in programma a Muscat dal 20 al 26 novembre 2017, totalmente incentrata sulla cucina Rossiniana e marchigiana. Qual è il segreto? “Anzitutto, non essere ossessionato dalla forma – osserva l’assessore –. Personalmente vedo il cibo come cultura, un valore da tra-
LA REGIONE MARCHE HA AVVIATO PROGETTI CON LE SCUOLE PER PROMUOVERE L’AGRICOLTURA BIOLOGICA (ORTI DIDATTICI; REINVENTARE LE RICETTE TIPICHE CON GLI ISTITUTI ALBERGHIERI) E UN’ALIMENTAZIONE COMPLETA (PROGETTO PAPPAFISH).
smettere. Infatti mi piace cucinare e lo faccio per amici, e a volte per finalità artistiche o benefiche, inventando menù a tema. Sono amante della cucina italiana, ma mi incuriosiscono molto le cucine del mondo, in particolare del Centro e Sud America”. E Rossini Gourmet? “È un progetto che racconta la vera passione di Rossini per il cibo – spiega –.
VINI PER TRADIZIONE, TRAMANDATI NEL TEMPO, IN UN’AZIENDA INTERAMENTE A CONDUZIONE BIOLOGICA.
Immersa nelle colline marchigiane, l’Azienda Fiorini custodisce da più di 100 anni una storia di cultura, etica e rispetto. Rispetto per i tempi e i frutti della natura.
Dal nonno Luigi, poeta della terra, al papà Valentino, agronomo, Carla Fiorini ha fatto tesoro di una vocazione che oggi è diventata il presente e il futuro della sua famiglia. Luigi Fiorini nel 1930 piantò il primo vigneto. Valentino Fiorini ereditò l’istinto indispensabile per fare bene questo lavoro, affiancato dalla moglie Silvana, che rese accogliente l’Azienda e più significativa la produzione. Carla Fiorini, ultima generazione, oggi guarda avanti, amplia l’azienda e la rinnova insieme al marito Paolo e ai loro tre figli. Oggi Carla, enologa, accoglie nei sublimi luoghi della valle del Metauro chi ama il buon vino, la buona tavola e la genuinità della vita.
Via Campioli 5 • Terre Roveresche (PU) Italia T. e F. +39 072197151 info@fioriniwines.it • www.fioriniwines.it
SOTTO, ENZO BELLONI, ASSESSORE ALLA OPERATIVITÀ DEL COMUNE DI PESARO CON DELEGHE ALLE NUOVE OPERE, MANUTENZIONI, MOBILITÀ E CICLABILI.
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Attraverso il personaggio trarremo un racconto emozionante, ma anche un’opportunità di promozione per ristoranti e produttori. Con Rossini Gourmet l’obiettivo è quello di dare una caratterizzazione enogastronomica forte al nostro territorio”. Così come strategia di marketing territoriale emersa in occasione degli Stati Generali del Turismo? “Sì – conclude –. Rossini Gourmet farà sì che i piatti ispirati da Rossini siano sempre più serviti nei ristoranti e che le materie prime da lui conosciute e amate siano sempre più consumate dagli appassionati”. Belloni è il primo ad ammettere di amare le gioie della vita, quindi anche il mangiare. Da assessore ai Lavori pubblici, la battuta gli viene spontanea: “Mi mantengo operativo. Evito, il più possibile, pranzi e cene di lavoro e mi controllo nella quantità”. Mentre parla Belloni regge la bicicletta. Tutti i pesaresi sono abituati a vederlo mentre sfreccia in tandem con Sole, il suo cane,
uno splendido bordier collie di tre anni. Ecco, la bicicletta diventa per Belloni, un ottimo modo di fare di necessità virtù. Da allenatore di basket, infatti, lo sport lo fa fare agli altri. “Cerco di dare il buon esempio – precisa –. Cinque pasti al giorno per rispettare la buona regola insegnata dai dietologi, ma sono consapevole che le abitudini alimentari devono essere prima di tutto insegnate dai genitori”.
L’ASSESSORE AI LAVORI PUBBLICI BELLONI AMA LE GIOIE DELLA TAVOLA MA EVITA, IL PIÙ POSSIBILE, PRANZI E CENE DI LAVORO E SI CONTROLLA NELLA QUANTITÀ. TUTTI I PESARESI SONO ABITUATI A VEDERLO MENTRE SFRECCIA IN TANDEM CON SOLE, IL SUO CANE.
INTRAPRENDERE
Enogastronomia
SALUTISTA
BELTRAMI CON I FORMAGGI, FIORINI CON I VINI E COOMARPESCA CON IL PESCE AZZURRO SONO TRE AZIENDE CHE CONTRIBUISCONO ALL’IMMAGINE SALUTARE DELLE MARCHE DOVE C’È UN ALTO TASSO DI LONGEVITÀ. di Solidea Vitali Rosati / ph Leo Mattioli
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“Come le viti vecchie affondano le radici in profondità nel terreno e resistono meglio agli stress di ogni genere, così il produttore di vino deve affondare bene le sue radici nel territorio dove opera e nella sua storia, per resistere alle ondate delle mode e della globalizzazione”. A dirlo è Carla Fiorini, imprenditrice enologa. Come lei, a crederlo fortemente, condividendo la necessità del legame tra prodotto e territorio quale strategia di sopravvivenza per eccellenze in un mondo dalla competitività su scala globale, sono molti capitani coraggiosi. Tra questi Cristiana Beltrami, imprenditrice nel settore del caseario e dell’olivicolo-oleario e Marco Pezzolesi, direttore della cooperativa di pescatori Coomarpesca. Tre realtà parallele accomunate però da una visione simile che, nel guidare un’azienda a chilometro zero, contribuiscono a quel mosaico culturale che costituisce il saper fare con il quale gli italiani sono riconosciuti nel mondo. Come? Pratiche e metodi sapienti fanno parte di aziende di terza (Fiorini) e seconda (Beltrami) generazione, o con decenni di esperienza sulle spalle (Coomarpesca è nata nel 1979) e sono ormai consolidati. Attenzione per l’ambiente e una comunicazione intelligente del prodotto invece sono gli aspetti che rinnovano, conquistando mercati insperati. Tanto che Beltrami con i formaggi, Fiorini con i vini e Coomarpesca con il pesce azzurro sono diventate tre realtà che valorizzano l’immagine salutare di una terra come quella marchigiana, popolata da persone straordinariamente longeve. Un insieme di elementi, insomma, che negli anni costituirà l’attrattiva capace di proporre, sempre più, le Marche all’attenzione del turista enogastronomico e salutista. I formaggi Beltrami li abbiamo visti in vendita da Harrods a Londra. “Siamo molto apprezzati in Svezia”, osserva con una punta di orgoglio mista a sorpresa Cristiana, figlia di Vittorio ed Elide,
fondatori della Gastronomia e formaggeria Beltrami con sede nel cuore della Dop di Cartoceto. “Competere facendo qualità? È un equilibrio precario – prosegue Beltrami, laurea in economia e commercio –, fatto dal bilanciamento continuo tra il restare fedeli alla visione originale, data dai miei genitori, e la spinta innovatrice formulata da me e mio fratello che insieme lavoriamo in azienda. Per noi molto importante è poi coltivare la fiducia con il consumatore. Quindi spesso siamo in prima persona dietro il banco a vendere. Dalla relazione con la gente, anche quando si ha una produzione artigianale dai numeri impegnativi, non si può prescindere”. A Carla Fiorini, la stessa domanda: quale ricetta
TRE REALTÀ PARALLELE MA ACCOMUNATE DA UNA VISIONE SIMILE CHE CONTRIBUISCONO A UN BEL MOSAICO CULTURALE. NEGLI ANNI, DIVENTERANNO UN GRANDE MOTIVO DI ATTRATTIVA AGLI OCCHI DEL TURISTA ENOGASTRONOMICO.
per navigare in acque spesso profonde e imprevedibili? “Tornare a fare agricoltura con la testa – osserva Fiorini, terza generazione in capo all’azienda agraria di Barchi, affermatasi in particolare con i suoi vini prodotti dal vitigno autoctono Bianchello in purezza –. Oggi, l’enologia permette di realizzare un prodotto dalle qualità organolettiche buone anche ad aziende relativamente giovani. Quindi per poter attrarre colui che ha già un palato raffinato e coglie il gusto di un’eccellenza è necessario saper raccontare le differenze di quanto viene fatto a Barchi rispetto ad altre realtà”. Come? “Non contare sulle quantità, ma su scelte di
IN APERTURA, CARLA FIORINI, IMPRENDITRICE ED ENOLOGA.
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DAL 1979, COOMARPESCA HA SEMPRE RISPETTATO IL MARE, FONTE DI RICCHEZZA, MA ANCHE DI UN MODO DI VIVERE, DETTATO AL MUTUO SOCCORSO, ALLA CONDIVISIONE DEI PROBLEMI E ALLO STUDIO DI STRATEGIE COMUNI PER PRESERVARE LA RISORSA ITTICA.
comportamento etico”. Per esempio? “Dimostrare attenzione all’ambiente: il passaggio al biologico è stata per noi un’evoluzione naturale”. Essere ecosostenibili è stata anche la leva che ha mosso Coomarpesca a spendere il doppio eliminando completamente stoviglie da tavola non biodegradabile al 100 per cento. “Oggi, per distribuire i 2.600 coperti che mediamente serviamo alla rete di ristorazione a cui la cooperativa fornisce il pesce azzurro – spiega Pezzolesi –, spendiamo 500 mila euro l’anno. Si tratta di una scelta ispirata da una clientela attenta. L’idea c’è stata suggerita da alcuni bolognesi che tutti gli anni
SOPRA, MARCO PEZZOLESI, DIRETTORE DELLA COOPERATIVA DI PESCATORI COOMARPESCA. SOTTO, LA FAMIGLIA BELTRAMI, IN PIEDI EMANUELE E CRISTIANA, SEDUTI VITTORIO ED ELIDE.
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raggiungono uno dei nostri punti ristoro. Ne abbiamo a Milano Marittima, Rimini, Cattolica, Fano, Senigallia. Dal 1979, la cooperativa di pescatori ha sempre rispettato il mare, fonte di ricchezza, ma anche di un modo di vivere, dettato al mutuo soccorso, alla condivisione dei problemi e allo studio di strategie comuni per preservare la risorsa ittica. Le qualità salutistiche del pesce azzurro sono acclarate. Ecco, tutto
questo fa parte del paradigma di Coomarpesca”. Il Pesce Azzurro, il ristorante del lusso democratico in cui si può mangiare il pesce fresco con un menù completo a 13 euro, ha sostituito ogni tipo di bottiglia con spillatori di acqua e vino, per cui le bevande, a prescindere dalla quantità, sono incluse nel prezzo. Un territorio di cui si ha cura e rispetto è anche un paesaggio capace di emozionare il visitatore.
“La prevenzione è la miglior medicina” Dr.ssa Alessandra Blandini Direttore Sanitario Diagnosica Blandini
INSEGNARE
Parole in
MUSICA
IL DIRETTORE ARTISTICO NINO LEZHAVA, SOPRANO GEORGIANO, APRE LE PORTE DELLA SCUOLA FONDATA DAL MAESTRO MARIO MELANI DI CUI SI È CELEBRATO QUEST’ANNO IL CENTENARIO DELLA NASCITA. di Maria Rita Tonti / ph Luca Toni
L’Accademia internazionale di canto Città di Pesaro è intitolata a due grandi interpreti della lirica internazionale, Renata Tebaldi e Mario Del Monaco, che hanno legami significativi con la città di Rossini. L’Accademia, che ha sede in Largo Aldo Moro, è stata fondata dal maestro Mario Melani, scomparso nel 2015, per molti anni docente di canto al Conservatorio Rossini oltre che interprete e didatta famoso in tutto il mondo. Attualmente, l’incarico di direttore artistico dell’Accademia è ricoperto dal soprano georgiano Nino Lezhava, una delle allieve predilette di Melani. Signora Lezhava, quando ha incontrato il maestro Melani? “Circa sette anni fa. Avevo lasciato la Svizzera per venire a perfezionarmi in canto con il maestro. Quando studiavo al Conservatorio di Tbilisi, il mio insegnante mi aveva fatto conoscere i testi del maestro Melani e seguivo la sua tecnica vocale. L’incontro con Melani ha dato una svolta fondamentale alla mia vita.” Quali sono gli aspetti più
importanti del suo insegnamento? “Il concetto fondamentale è che il canto deve essere naturale, come parlare e respirare. La voce, la mente, il cuore devono essere in perfetta armonia tra loro per trasmettere emozioni a chi ascolta. Questi suggerimenti sono utilissimi per la mia professione e ora, a livello personale, mi impegno a trasmetterli con rigore e passione ai miei allievi.” In che cosa consiste il suo ruolo di direttore artistico? “Mi occupo della pianificazione dei corsi, di creazione di progetti musicali, dello sviluppo di relazioni con altre istituzioni. Il mio impegno inoltre è rivolto ad aiutare gli studenti a diventare professionisti dotati della serietà necessaria per affermarsi nel loro campo.” Quali sono le altre figure professionali dell’Accademia? “L’Accademia ha un presidente e un consiglio direttivo. Per quanto riguarda gli aspetti artistici, ci sono gli insegnanti dei corsi specifici e i maestri accompagnatori.
IN QUESTE PAGINE, NINO LEZHAVA, SOPRANO GEORGIANO, DIRETTORE ARTISTICO DELL’ACCADEMIA INTERNAZIONALE DI CANTO CITTÀ DI PESARO “RENATA TEBALDI E MARIO DEL MONACO”.
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In accademia inoltre invitiamo spesso artisti di fama internazionale per masterclass sia di canto sia di pianoforte. Mia sorella, Lika Lezhava, è la figura manageriale che si occupa dell’organizzazione.” Che tipo di corsi proponete? “Canto, pianoforte, operetta e musical. Il corso di canto si articola in diversi settori: lied tedesco, musica barocca, musica sacra, interpretazione rossiniana. Per l’operetta e il musical sono previste lezioni specifiche di tecnica vocale, danza, coreografia, arte scenica.” Chi sono gli allievi che frequentano l’Accademia e da dove provengono? “Il maestro Melani era noto a livello internazionale, di conseguenza i nostri allievi arrivano da tutto il mondo. Abbiamo studenti, solo per fare alcuni esempi, che vengono dal Messico, da Cuba, dagli Stati Uniti, dal Giappone, dalla Russia, dal Kazakistan, dalla Georgia, dall’Armenia, dall’Argentina.” Quali opportunità artistiche e di carriera offre l’Accademia? “Oltre ai concerti nell’auditorium Franco Corelli, all’interno dell’Accademia, i nostri allievi si sono esibiti nei circoli culturali della Regione Marche, al Teatro Sperimentale, a Rocca Costanza e anche sul prestigioso palcosce-
PER IL PROSSIMO BIENNIO, UN PROGETTO CON L’ORCHESTRA SINFONICA G. ROSSINI PER LA REALIZZAZIONE DI UN’OPERETTA E DI UN MUSICAL, E CONCERTI IN GEORGIA, RUSSIA E ISRAELE. A BREVE, LE GIORNATE CULTURALI DI PESARO A BATUMI, IN GEORGIA.
nico del Teatro Rossini. Vengono anche organizzate audizioni affinché gli studenti possano essere ascoltati e valutati da agenti professionisti. Viene inoltre fornita un’adeguata preparazione per accedere ai concorsi internazionali.” Quali attività artistiche avete organizzato di recente? “Nel 2017, in occasione dei quindici anni dell’Accademia, si è celebrato il centenario della nascita del suo fondatore. Tutte le attività di quest’anno pertanto sono state dedicate al maestro Melani. Abbiamo organizzato a Pesaro la decima edizione del concorso internazionale Future Stars per giovani talenti. È stata l’occasione per collaborare con le più importanti istituzioni musicali della città come il Conservatorio, il Rossini Opera Festival, l’Ente Concerti, l’Orchestra Sinfonica
G. Rossini. Insieme al Festival organistico World Organ Days abbiamo curato l’esecuzione dello Stabat Mater di Pergolesi, in prima assoluta a Pesaro.” Quali progetti avete per il futuro? “Per il prossimo biennio, c’è in cantiere un progetto con l’Orchestra Sinfonica G. Rossini per la
realizzazione di un’operetta e di un musical, oltre a concerti in Georgia, Russia e Israele. Tra poco poi si svolgeranno le giornate culturali di Pesaro a Batumi, città della Georgia sul Mar Nero ricca di tradizioni culturali e musicali, con la collaborazione del Comune di Pesaro e dell’Ambasciata della Georgia in Italia.”
Il Lido LUCIANO PAVAROTTI A dieci anni dalla scomparsa di Luciano Pavarotti, cittadino onorario di Pesaro, la città gli ha intitolato un tratto della spiaggia di Baia Flaminia, all’inizio del Parco del Colle San Bartolo: il Lido Luciano Pavarotti. Proprio nelle immediate vicinanze della spiaggia il grande tenore acquistò nel 1975 Villa Giulia, residenze privilegiata per lo studio e per il riposo. L’intitolazione è un omaggio dovuto al cantante che con Pesaro aveva un legame profondo: memorabili i suoi concerti in Piazza del Popolo nel 1986 per il Rossini Opera Festival e il concerto per l’inaugurazione del nuovo Palasport. Il sindaco Matteo Ricci, durante la cerimonia inaugurale, ha ricordato che Pavarotti ha portato l’italianità nel mondo e che è un privilegio per Pesaro essere stata scelta dal maestro come luogo d’ispirazione. Dopo la scomparsa del tenorissimo, la famiglia ha scelto di fare di Villa Giulia una residenza artistica, in quella che Pavarotti amava definire “la posizione più bella dell’Adriatico”.
Cristina De Franca, la hair stylist brasiliana sfida i momenti difficili dell’andamento del mercato economico e apre a Pesaro il suo nuovo salone di bellezza Rogério Parrucchiere. Cristina ha portato a Pesaro, la sua pluriennale esperienza nel settore della cura dei capelli ed l’innovativo metodo sudamericano per la elaborazione delle acconciature per signore. Tutti i trattamenti ai capelli vengono effettuati con sapiente creatività brasiliana e con l’uso di prodotti protettivi e nutritivi Sinergy, Artego e Selective. Cristina - mamma di Franco Morbidelli, il giovane pilota romano di Moto 2 al mondiale - svolge la sua attività di hair stylist da ventisei anni, sedici dei quali effettuati a Roma e gli ultimi dieci a Pesaro. Finalmente da Rogério Parrucchiere una ventata di novità tra i capelli.
Pesaro, Piazzale Carlo Albani, 1/2 0721-67729 339-4588921
MANGIARE
Il piacere
DEL PALATO DA FARINA E ALMARE OFFRONO DUE DIVERSE CUCINE: LA PRIMA È UNA TRATTORIA A GESTIONE FAMILIARE, LA SECONDA UN LUOGO DI SPERIMENTAZIONE DELLO CHEF ANTONIO SCARANTINO. di Ettore Franca e Simonetta Campanelli / ph Leo Mattioli e Wilson Santinelli
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Una volta, quando i turisti erano fai da te, a quelli del posto si chiedeva: “Dove si mangia bene?” o si cercavano le cosiddette trattorie dei camionisti. Oggi, quasi tutte quelle trattorie hanno cambiato l’insegna in ristorante, spesso alzando il tono di presentazione – magari un po’ kitsch – e, in ogni caso, gonfiando il conto. Ma c’è anche chi ha mantenuto immagine e tradizione senza la collezione di bicchieri e posate, senza proporre la nouvelle cuisine o la cucina molecolare, senza ricorrere a fantasia poetica e trascurando i diminutivi vezzosi tipo tagliatelline, spaghettini, insalatina, frittatina, patatine, tortino… Così, orgogliosa d’essere Trattoria è Da Farina, a Carrara di Fano sulla vecchia Flaminia snobbata da chi sceglie la Fano-Grosseto, così chiamata anche se a Grosseto non ci arriva. Da Farina è lì da più di mezzo secolo e qualche anno fa ha celebrato l’anniversario. Avviata come osteria dai nonni Gino e Assunta Farina, è passata alla figlia Mirella che la gestisce con suo marito Giancarlo Omiccioli. E ora tocca ai nipoti Valerio e Morena. Nel tempo la struttura si è ampliata, l’osteria è diventata bar, sopra c’è qualche camera d’affitto, accanto c’è la macelleria curata da Valerio ma, della trattoria, è rimasto lo spirito. Clienti fissi sono le maestranze delle fabbriche della vallata, gli impiegati delle banche e delle ditte, trasportatori, gente di passaggio. Nelle sale interne – d’estate anche all’aperto – ai tavoli, ogni giorno, si succedono a pranzo 200-300 persone. Sul retro, una sala capace di una novantina di coperti, è riservata per gruppi o particolari avvenimenti. Decorosa ed essenziale è l’apparecchiatura dei coperti: tovagliati di carta, bicchieri pratici, cestino col pane casareccio, stoviglie quanto basta... Ma la sostanza arriva in tavola, che siano tagliatelle al ragù o gnocchi all’anatra, ravioli variamente conditi, cannelloni o lasagne al forno e, per chi ama il brodo, passatelli o cappelletti, fatti a mano uno a uno.
ORGOGLIOSAMENTE TRATTORIA. DA FARINA, AVVIATA DAI NONNI GINO E ASSUNTA FARINA, È PASSATA ALLA FIGLIA MIRELLA CHE LA GESTISCE CON SUO MARITO GIANCARLO. E ORA TOCCA AI NIPOTI VALERIO E MORENA. I SECONDI SONO IL TRIONFO DELLA CARNE.
La pasta, fatta con farina e uova e tirata al mattarello, è preparata da sfogline sempre all’opera. Alle abbondanti porzioni bisogna farci l’occhio e non pensare alla dieta. Tanto, alla fine, quando nel piatto non resterà nulla, ci sarà sempre una premurosa cameriera tentatrice che chiederà: “Un altro pochino?”. I secondi sono il trionfo della carne, che passa direttamente dalla macelleria di Valerio alla cucina di Morena: fiorentine di marchigiana, costarelle, braciole o salsicce di maiale, tagli di agnello, pollame o coni-
IN APERTURA, VALERIO E MORENA OMICCIOLI, NIPOTI DI GINO E ASSUNTA FARINA FONDATORI DELLA STORICA TRATTORIA “DA FARINA”. SOPRA, MIRELLA FARINA E GIANCARLO OMICCIOLI CHE GESTISCONO LA TRATTORIA “DA FARINA” CON I FIGLI VALERIO E MORENA.
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SOTTO, LA FAMIGLIA OMICCIOLI -FARINA. DA SINISTRA VERSO DESTRA, VALERIO, MORENA, GIANCARLO E MIRELLA.
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glio. Dominano gli arrosti, tutti alla brace o al forno, accostati a verdure di stagione. Il vino della casa, sangiovese o bianchello di ottima qualità, è fornito dalla prestigiosa cantina di Luca Guerrieri, ed è servito in caraffa. La cucina è casalinga nel senso più stretto, ancorata al rispetto della tradizione che fa tornare in mente gli odori delle case di campagna nei giorni di festa. E quella tradizione si esalta in piatti dimenticati che, nei veri e propri ristoranti, non si trovano più. Ogni giorno c’è la pasticciata pesarese, tenerissima e aggraziata di spezie: uno stracotto di carne bovina scelta nei tagli giusti dalla macelleria di Valerio. Il piatto richiede una lunga pippiazione e ore di pazienza: tempi improbabili nelle cucine domestiche di oggi. Ogni mercoledì, c’è la trippa, quella del tegame, quella di certe feste popolari e di chi si dimentica del colesterolo. Tenera, profumata degli odori (carota, cipolla e sedano), col il sugo denso, appena rosa di conserva, pronto per far scarpetta e magari leccarsi le dita, che qui si può fare. Pasticciata e trippa, da soli, meritano un viaggio. In certi giorni della settimana vengono proposte preparazioni particolari: per esempio i venerdì,
OGNI GIORNO C’È LA PASTICCIATA PESARESE, TENERISSIMA E AGGRAZIATA DI SPEZIE: UNO STRACOTTO DI CARNE BOVINA SCELTA NEI TAGLI GIUSTI DALLA MACELLERIA DI VALERIO. OGNI MERCOLEDÌ, C’È LA TRIPPA, QUELLA DEL TEGAME, QUELLA DI CERTE FESTE POPOLARI.
dall’autunno a primavera, sono dedicati al baccalà con le patate. Un cult gastronomico della vigilia quando si seguiva l’obbligo di astinenza dalle carni. Di sera, il tono formale si innalza per una clientela che ama sostare ai tavoli, gustare con calma, rilassarsi in compagnia. Il menu si amplia con gli antipasti, che sono la gamma degli affettati di Valerio; la scelta dei primi si allarga ai cappelletti o ai passatelli in brodo; il secondo è il trionfo delle carni coi contorni di stagione e, a tempo, porcini freschi o altri funghi. Per concludere, non mancano i dolci fatti in casa. Soddisfatti dopo un pasto di gran qualità, la sorpresa viene quando si chiede il conto: di giorno la spesa è di 13-15 euro, la sera di 20-30.
DA ALMARE, LO CHEF ANTONIO SCARANTINO SORPRENDE CON MENÙ DI PESCE ORIGINALI COME DA MIGLIORE TRADIZIONE, QUELLA IMPARATA NELLA ‘CUCINA DELLA NONNA’ CHE SI EVOLVE GIRANDO PER L’EUROPA, A FIANCO DI FAMOSI CHEF, BOTTURA COMPRESO.
SOPRA, ANTONIO SCARANTINO, CHEF DEL RISTORANTE ALMARE DI FANO. I SUOI PIATTI E LE SUE LE SUE ESPOSIZIONI SONO IL RISULTATO DI UNA PASSIONE TRASMESSA DALLA NONNA E TRASFORMATA DALLA SUA CREATIVITÀ ESPLOSIVA.
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Ancora un po’ di fame? Allora spostiamoci dall’entroterra di Fano, andiamo alla Sassonia e ci fermiamo a mangiare Almare, dove lo chef Antonio Scarantino ci sorprende con menù di pesce originali come da migliore tradizione. Una tradizione imparata nella cucina della nonna che si evolve frequentando le cucine di tutta Europa, a fianco di famosi chef, Bottura compreso. Una cucina dove creatività e usanza si sposano in raffinati piatti ittici che iniziano con sfiziose scelte di antipasti caldi o freddi e speciali crudità, poi seguono pasta fresca e pasta di semola di grano per appetitosi primi piatti di mare; secondi di pesce fresco, controllato e garantito, per finire con un’accurata selezione di dolci per deliziare i palati. Ogni portata soddisfa, non solo il gusto ma anche la vista, e l’estro dello chef Antonio non ha limiti. Tutti i suoi piatti sono vere e proprie opere di arte visiva. Per rendere impressionanti le de-
corazioni, usa tecniche particolari, parte dal colore per arrivare alla consistenza, estrae gli effetti cromatici dai vegetali, effettua la sbiancatura in acqua fredda, fissa la clorofilla, centrifuga a freddo. Poi assembla il piatto: taglia il pesce in svariati modi, dando alla pietanza forme eleganti e originali, aggiunge dettagli giusti come erbe amare e dolci e, dalla tavolozza dei colori ricavati con abilità e ricercatezza, decora la portata. Antonio, come crei un piatto nuovo? “Non ci penso, semplicemente mi si accende una lampadina o mi viene una folgorazione. Penso alle materie prime e a come contrastarle tra di loro con poli opposti, acidi e dolci, vegetali e frutta, carne e pesce, vino bianco e rosso, aromi e spezie, colori chiari e scuri... e mi immagino una reazione chimica culinaria o una formula matematica del palato applicati al senso del gusto e della vista ma
soprattutto al risultato che ne può conseguire. Così mi spingo oltre la tradizione imposta. Ed ecco un risultato. Poi il cliente si esprime. Le cavie sono sempre parenti e amici ma anche clienti affezionati. Mi fido del mio istinto ma il voto del giudice è fondamentale e determinante.” Qual è il tuo piatto preferito? “Devo proprio dirlo? La pasta con fagioli e parmigiano che mi ricollega al passato. Mi piace prepararla come la faceva nonna. Buonissima!” Gurdando al futuro, quale piatto vorresti creare per i tuoi clienti dal palato più raffinato? “Ho già fatto alcuni accostamenti e ho provato degli abbinamenti alternativi e contrastanti: gorgonzola, limone e gamberi rossi; pesce con foie gras e tartufo; cappelletti ripieni al pesce serviti con brodo di cappone e pollo. L’unico modo per scoprire è essere curiosi.”
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Campione
DEL MONDO CLASSE ’94 E GIÀ CAMPIONE DEL MONDO DELLA MOTO 2, FRANCO MORBIDELLI HA EREDITATO LA PASSIONE PER LE DUE RUOTE DAL PAPÀ LIVIO, E HA CORONATO IL SUO SOGNO CON TENACIA E DETERMINAZIONE.
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di Alice Muri / ph Laura De Paoli
Ha riportato in Italia un titolo mondiale dopo ben otto anni, quando a vincerlo nella massima serie era stato proprio il suo maestro e amico di sempre, Valentino Rossi. Franco Morbidelli,
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classe ‘94, nato a Roma ma pesarese d’adozione, è stato appena incoronato campione del mondo della Moto 2 con il team Estrella Galicia. Sguardo determinato, massima dedizione all’allenamento e al lavoro, classe e talento da vendere, Franco Morbido Morbidelli è riuscito a realizzare il suo sogno ed ora lo aspetta la MotoGp. Qui scenderà in pista da avversario al fianco del Dottore, che lo scelse come primo allievo della VR46 Accademy e non a caso è stato il primo a festeggiarlo a Sepang in occasione della sua vittoria. Un successo davvero meritato per il Morbido che è stato festeggiato anche nella sua Babbucce: “È stata una emozione unica – spiega il Morbido – ed essere a casa a festeggiare è un onore ed è ancora più bello. Qui mi sento davvero campione del mondo (sorride, ndr)”. Una vita dura quella di Franco, che ha ereditato la passione per le due ruote dal papà Livio, ex pilota, scomparso improvvisamente nel 2013. Quando il Morbido aveva solo 10 anni, fu lui a decidere di puntare tutto sul talento del figlio chiudendo l’officina che aveva a Roma per trasferirsi con la fami-
glia a Tavullia. Qui affidò Franco all’esperienza di Graziano Rossi e poi a quella di Valentino, che lo portò da giovanissimo al Ranch, seguendolo passo passo nella sua crescita sportiva, facendolo infine approdare direttamente nella Moto2, senza passare per la classe inferiore (Moto3). Ed ora il Morbido è campione del mondo: “A Sepang ho vinto il titolo mondiale prima di correre, visto che il mio avversario in lizza per il titolo, (il pilota svizzero Thomas Luthi, ndr) si è fatto male e non ha potuto correre. Devo dire infatti che una delle cose che mi sono mancate – ammette Franco – è la vittoria al traguardo. Spero davvero di vincere un altro mondiale nella mia vita così da avere un’altra occasione.” Approdando in MotoGp e trovandosi alle prese con il salto di categoria, per il Morbido il 2018 non sarà sicuramente un anno facile. Ma con la determinazione e la tenacia che lo hanno sempre contraddistinto, riuscirà a portare a casa grandissime soddisfazioni per sé e per tutti i suoi tifosi.
NELLA FOTO, FRANCO MORBIDELLI CAMPIONE DEL MONDO MOTO2 NEL CIRCUITO DI VALENCIA.
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Giovani
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IL RISTORANTE LO SCUDIERO, CON ELEGANTI AMBIENTI NELLE SCUDERIE DEL PALAZZO BALDASSINI, È OGGI GESTITO DAI GIOVANI DANIELE PATTI E MATTEO AMBOSINI CHE PROPONGONO UNA CUCINA CREATIVA ITALIANA. di Ettore Franca / ph Leo Mattioli
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Il ristorante Lo Scudiero in via San Francesco a Pesaro, è sempre stato due righe sopra la media del settore nella città. Il locale, con eleganti ambienti nelle scuderie del palazzo Baldassini, mantiene il fascino di una cucina tradizionale o moderna, con la gestione attuale impostata dai due giovani, Daniele Patti e Matteo Ambrosini. Si conferma così la posizione al top di un locale consolidato ma nel tono di una ristorazione internazionale. Daniele e Matteo si sono formati al ‘Santa Marta’, prestigioso istituto alberghiero frequentato nella stessa classe, per poi perfezionarsi – dopo il diploma – in specifici corsi di preparazione, e fare esperienza in famosi ristoranti in Italia e all’estero o alla scuola di Gualtiero Marchesi, Mauro Uliassi, Moreno Cedroni e altri chef stellati. Se è vero che esistono molti modi per imparare a cucinare – in famiglia o sui libri – Daniele e Matteo sono maturati con successo attingendo dai grandi fin quando, ormai cresciuti, ancora insieme hanno fatto la scelta di vita con l’ottica di puntare alto e interpretare il significato di ristorazione: non proporre ciò che ciascuno può fare nella cucina di casa. Fil rouge della filosofia di Matteo e Daniele sta tutta nel prestare una grande attenzione alla qualità delle materie prime, sempre fresche, cercate nel mondo ed elaborate
con l’obiettivo di stupire, ma innovando e applicando nei piatti quanto è nella memoria ancorata alla tradizione, ma sempre mirando a soddisfare non solo il gusto dell’ospite. Lo Scudiero, durante tutto l’anno, propone così una cucina italiana creativa, moderna e rivista, realizzata con grande attenzione ai prodotti del territorio, garanzia di bontà dei prodotti: verdure e carne consegnate da fornitori di fiducia, pesce scelto ogni giorno alle aste dei mercati ittici locali. La cantina, restaurata di recente, è un’attrattiva per l’ospite che può accedere attraverso un elegante, curatissimo, percorso. Sistemata in un cunicolo – forse un passaggio segreto del palazzo – conserva un’ampia gamma di vini nazionali e internazionali accanto a bottiglie di nicchia selezionate fra piccole produzioni. Chi guida e consiglia è il sommelier Andrea Cordella, pronto a suggerire l’abbinamento tra i vini e le specialità scelte dall’ospite. In sala è Dunia, moglie di Daniele, attenta padrona di casa, discreta nel concertare quanti curano il servizio ma al tempo sempre sorridente e premurosa con la capacità di appagare i desideri degli ospiti.
A FIANCO, DANIELE PATTI, LA MOGLIE DUNIA E MATTEO AMBROSINI, TITOLARI DE LO SCUDIERO NELL’ELEGANTE AMBIENTE NELLE SCUDERIE DEL PALAZZO BALDASSINI.
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APPRENDERE
La penna che
NON SCRIVE ELENA CURATELO HA SCRITTO UN LIBRO CON CARATTERI PER DISLESSICI. LO SCOPO È DIMOSTRARE CHE LA DISLESSIA NON È UN PROBLEMA MA UNA CARATTERISTICA.
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Elena Curatelo è l’autrice del romanzo La mia penna non scrive, pubblicato di recente da Milena Edizioni. Di origine calabrese, vive e lavora a Pesaro. La passione per la scrittura si coniuga con quella per l’insegnamento della letteratura italiana nella scuola superiore. La mia penna non scrive: perché questo titolo? “Si tratta di una metafora ed è nato casualmente durante una conversazione telefonica. Dovevo scrivere un numero di telefono e presi la prima penna che trovai, ma me ne capitò una che scriveva a tratti. Fui costretta ad esclamare: “Aspetta, aspetta, la mia penna non scrive”. In quel momento capii di aver trovato il titolo di questo romanzo.” Il romanzo tratta il tema della dislessia. In che modo? “L’intento non è dare insegnamenti ma spiegare, attraverso i suoi giovanissimi protagonisti, che la dislessia non è assolutamente un problema ma richiede solo un diverso modo di apprendere. In un certo senso il dislessico per raggiungere un obiettivo deve fare un giro più lungo, però l’obiettivo alla fine lo raggiunge. Il messaggio del libro è che chi ha
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di Maria Rita Tonti / ph Luca Toni
la dislessia ha solo una caratteristica, proprio come chi è mancino, ha gli occhi azzurri o i capelli lisci.” A chi si rivolge il libro? “Avendo come protagonisti cinque esuberanti ragazzini, il romanzo è indirizzato agli adolescenti ed è a tutti gli effetti un libro di narrativa per le scuole. Può essere letto sia dai dislessici che dai non dislessici poiché è stampato con i caratteri per i dislessici. È rivolto anche agli adulti o meglio a quei genitori e nonni che attraverso le pagine del libro, vogliono sbirciare nella classe dei propri ragazzi e scoprirne la simpatia, l’affetto, la fragilità e la
forza.” Una curiosità: il romanzo prenda spunto da una sua esperienza ? “Sì. Una mattina mi ritrovai in classe un nuovo alunno, Nolan. Era un ragazzo afroamericano, arrivato in Italia al seguito del papà, che era un cestista della squadra di basket Cantù. Quel ragazzo che arrivava da oltreoceano era dislessico ma non voleva che i suoi nuovi compagni lo sapessero. Ho osservato, quasi accarezzato con lo sguardo, Nolan e i suoi compagni per tutto l’anno scolastico e durante l’estate li ho trasportati in La mia penna non scrive.”
VISITARE
Un gioiello
DA SCOPRIRE PALAZZO BALDASSINI FU FATTO COSTRUIRE DAL MARCHESE RANIERI DEL MONTE. OLTREPASSANDO L’IMPONENTE ATRIO, SI APRE UN AMPIO GIARDINO ALL’ITALIANA DI ORIGINE CINQUECENTESCA.
A UNO SCORCIO DI PALAZZO BALDASSINI VISTO DA PIAZZALE MATTEOTTI.
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di Giovanna Patrignani / ph Luca Toni
Al numero 21 di via S. Francesco a Pesaro s’innalza Palazzo Baldassini, che occupa un intero isolato del centro storico, delimitato a sud da piazza Matteotti, a ovest da via S. Francesco, a nord dalle vie Baldassini e Arsenale, a est da viale Don Minzoni. L’edificio, sottoposto a vincolo per riconosciuto valore monumentale fin dal 1910, costituisce un blocco compatto di imponente volume su tre piani, mantenendo oggi all’incirca la stessa volumetria antica. Fu fatto costruire dal marchese Ranieri Del Monte, generale delle milizie del duca Guidubaldo II della Rovere che, per ricompensarlo della vendita di alcune sue case in Piazza Mag-
giore (oggi del Popolo), destinate a essere inglobate nella nuova residenza municipale, gli cedette l’area tra la chiesa di S. Francesco e Porta Fanestra nel 1564, quando furono avviati i lavori del palazzo. Il suo più probabile architetto fu Filippo Terzi (1520-1597), già dal 1559 al servizio dei Della Rovere, interprete fedele e originale della politica urbanistica di Guidubaldo II. Il palazzo non è mai stato completato nella parte ornamentale: la facciata principale presenta mattoni a vista e alcune finestre sono prive delle riquadrature in pietra. Al piano terra i motivi decorativi più significativi sono costituiti dal rivestimento in bugnato agli angoli sino al primo piano, concluso da una cornice. Notevole il portale d’ingresso costituito, al di sopra di un alto basamento, da due paraste in pietra ai lati, affiancate dalla decorazione a bugnato a punta di diamante. Sopra il portale, al primo piano o piano nobile sovrasta il balcone con ringhiera in ferro battuto. Sul fronte interno, il corpo centrale dell’edificio si apre al piano terreno in una loggia a cinque arcate che immettono nel giardino prospiciente; sovrasta questo loggiato
la galleria del piano nobile; uno scalone interno raccorda la galleria al piano terra. L’imponente atrio da cui si accede, attraverso la scala d’onore, alle sale superiori con soffitti a volta e portali in pietra, si apre su un ampio giardino all’italiana, che rispecchia una sistemazione cinquecentesca. Le vicende del palazzo sono connesse con quelle delle tre famiglie che ne furono successivamente proprietarie, collegate tra loro da rapporti parentali e patrimoniali. Il palazzo rimase residenza dei marchesi Del Monte fin verso la fine del Seicento, quando fu acquistato da Marcantonio Gozze, di nobile famiglia originaria di Ragusa in Dalmazia, trasferitasi a Pesaro verso la fine del XV secolo; nel 1712 sua figlia Chiara lo portò in dote al marchese Francesco Maria Baldassini (1692-1756), membro dell’antica e ricca famiglia di Gubbio, giunta a Pesaro da Senigallia, dove si era trasferita agli inizi del XV secolo. Il marchese Alessandro Baldassini, morto celibe e senza figli, nel 1987 ha adottato il pronipote Tomaso di Seyssel d’Aix di Sommariva, che ne ha assunto il cognome e ha ereditato il palazzo.
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Storia di un
TERRITORIO NOVE CANTINE STORICHE DEL BIANCHELLO DEL METAURO DOC HANNO DATO VITA A BIANCHELLO D’AUTORE, CON L’OBIETTIVO DI PROMUOVERE UN VINO PER TROPPO TEMPO RELEGATO AD UN RUOLO MARGINALE. di Simonetta Campanelli / ad Omnia comunicazione - ph Wilson Santinelli
E SOTTO, IN PIEDI DA SINISTRA: TOMMASO DI SANTE (DI SANTE); CESARE MARIOTTI (CANTINE MARIOTTI); MATTIA MARCANTONI (IL CONVENTINO); LUCA AVENANTI (TERRACRUDA); STEFANO BRUSCIA (BRUSCIA). SEDUTI DA SINISTRA: STEFANO TONELLI (FATTORIA VILLA LIGI); CARLA FIORINI (FIORINI); CLAUDIO MORELLI (CANTINA MORELLI); FABIO BUCCHINI (CIGNANO). A FIANCO, LE BOTTIGLIE DI BIANCHELLO D’AUTORE.
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È nato Bianchello d’Autore, il progetto che riunisce nove storiche cantine del Bianchello del Metauro DOC, con il sostegno di IMT (Istituto Marchigiano di Tutela Vini). A partecipare sono: Azienda Agricola Bruscia, Società Agricola Cignano, Azienda Agraria Claudio Morelli, Azienda Agricola Il Conventino di Monteciccardo, Azienda Agraria Di Sante, Azienda Agraria Fiorini, Azienda Agricola Mariotti Cesare, Azienda Vitivinicola Terracruda, Fattoria Villa Ligi. “Siamo orgogliosi del progetto messo in campo - sottolineano i produttori ma soprattutto ansiosi di lavorare per rendere ancor più grande un vino, e una tradizione, che hanno segnato il nostro passato e che di certo segneranno il futuro della provincia e delle Marche. La no-
stra è una storia di impegno, costellata di rinunce ma anche di grandi emozioni. E se fino a qualche anno fa il Bianchello era relegato a un ruolo marginale nelle carte dei vini ora è arrivato il tempo di restituire il giusto valore a un vino autentico e dai grandi sapori. Lo sforzo dei nostri padri si è arricchito della passione delle attuali generazioni: oggi siamo pronti a dare prestigio e a far conoscere il nostro Bianchello d’Autore”. Obiettivo del gruppo è infatti sviluppare iniziative che promuovano la DOC, eccellenza nata tra le colline che dal mare Adriatico risalgono verso l’interno, abbracciando le sponde del fiume Metauro. Un territorio segnato dalla storia di un vino illustre e dalle cantine che, da decenni, raccontano “l’au-
tentico sapore del vino”. Collegate da un itinerario di oltre 80 km, le cantine di Bianchello d’Autore sono produttrici, di quasi 40 diverse etichette a base Bianchello (tipologie: bianco fermo, passito e spumante). Tra i 9 produttori, 2 sono i fanesi (Morelli e Di Sante) e 7 quelli delle colline circostanti (Bruscia di San Costanzo, Cignano di Fossombrone, Il Conventino di Monteciccardo, Fiorini di Terre Roveresche, Mariotti di Colli al Metauro, Terracruda di Fratte Rosa e Villa Ligi di Pergola). In occasione del Natale 2017, le 9 cantine di Bianchello d’Autore, si vestiranno a festa, durante le iniziative in programma il 16 e 17 dicembre, dalle 15 alle 19, all’interno delle aziende. Aggiornamenti e info sul sito www.bianchellodautore.it
ADVERTORIAL
BEES PESARO CI DIVERTIAMO IMPARANDO E IMPARIAMO DIVERTENDOCI
BEES PESARO CRESCE CON NUOVE INIZIATIVE PER GLI ALLIEVI E LE FAMIGLIE, FINO AI BANCHI DI SCUOLA, CON LEZIONI DI MINIBASKET.
Bees Pesaro Pesaro, Viale C. Battisti n. 3 Graziano328/6891975 Nicola 346/3823337 beespesaro@gmail.com www.beespesaro.it Facebook: beespesaro
La grande famiglia Bees si apre a 360° sul mondo con una serie di attività e iniziative che vanno ormai ben oltre il minibasket, l’attività sportiva che rappresenta il cuore della società. Si tratta di proposte studiate appositamente per soddisfare al meglio le aspettative dei ragazzi e delle loro famiglie, spaziando dall’educazione al gioco, dalla “coscienza di sé” alla “socialità”, dalla maturazione personale al senso di appartenenza, per crescere insieme ai genitori dei bambini intelligenti, educati, responsabili, curiosi e appassionati. Un percorso formativo a tutto tondo per i miniatleti, accompagnati chiaramente da una palla a spicchi sotto braccio, perché in fondo è questo ciò che sono i Bees: un Centro Minibasket! Cuore e scopo della società, il minibasket è proposto per bambini dai 5 ai 12 anni: nessuna selezione, nessun “provino”, nessun “esame” da superare, ma solo la voglia di divertirsi e di imparare in-
sieme, come recita lo slogan: Bees Pesaro: ci divertiamo imparando, impariamo divertendoci!, perché le componenti divertimento-apprendimento sono inscindibili nel percorso di crescita personale, emotiva, caratteriale e sportiva di ogni miniatleta, nel più totale rispetto delle diverse capacità e dei diversi tempi di maturazione che ogni bambino ha. Tutto questo con l’aiuto di istruttori qualificati ed esperti, tutti regolarmente tesserati presso il Centro Nazionale MiniBasket, tutti con grande esperienza nel mondo della pallacanestro e non solo, come si può vedere visitando le pagine a loro dedicate su sito e app ufficiali. E una volta terminato il minibasket? A quel punto la palla passa in mano ad altre società: in primis la Victoria Libertas, che porterà con sé i ragazzi che riterrà opportuno, gli altri saranno suddivisi fra Basket Giovane, Bramante Basket, Olimpia e altre società sempre a stretto contatto con
la società Bees affinché ogni atleta possa essere contento del percorso che andrà ad affrontare una volta terminata l’esperienza del minibasket. Banchi di scuola che vedono protagonisti i Bees con un’attività ad hoc, il Progetto Scuola: in questa nuova stagione ben 6 plessi scolastici hanno aderito alla proposta Bees di entrare nelle loro classi con il minibasket. Un grande impegno finanziario per la società, che ha messo in campo ben 6 istruttori che ogni mattina, durante l’anno scolastico, metteranno in gioco tutta la loro dedizione e competenza durante le ore di educazione fisica per far conoscere il minibasket agli studenti, con la speranza di accendere in qualcuno di loro la scintilla della passione per la palla a spicchi! E parlando di emozione del tiro a canestro non si può non parlare di Victoria Libertas, la storica massima espressione del basket pesarese. Grazie ad uno speciale accordo fra Bees e VL, i settori L7 ed L8 dell’AdriaticArena sono riservati ai miniatleti Bees e alle loro famiglie, per vivere la partita e fare il tifo tutti assieme dagli spalti del palasport! E chissà, magari un giorno, quei bimbi oggi assiepati sulle tribune calcheranno quello stesso parquet, seguendo le orme di ragazzi come Brandon Solazzi, Pietro Bocconcelli, Gabriele Crescenzi o Michele Serpilli, cresciuti nei Bees e oggi con indosso la maglia della VL! (nella foto a sinistra Graziano Sartini General Manager e a destra Nicola Morelli Presidente Bees Pesaro). IN MAGAZINE
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SOGNARE
La camera
NEL BOSCO HAI MAI PROVATO A DORMIRE SOSPESO NELLA NATURA? QUESTO LO PUOI FARE AL CASTELLO DI GRANAROLA DOVE LA CAMERA NEL BOSCO, UNA SUITE NEL VERDE, HA ALBERI E PIANTE PER PARETI, IL SOTTOBOSCO PER PAVIMENTO E IL CIELO PER SOFFITTO.
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di Simonetta Campanelli
Marco Morosini, artista e concept designer, e sua moglie Barbara Marcolini, architetto, sono gli estrosi artefici di questo esclusivo rifugio dalla quotidianità. Insieme hanno realizzato qualcosa di veramente unico e creato una magica stanza all’aperto, nel bosco, utilizzando solo materiali naturali e in assoluta armonia con l’ambiente che lo avvolge. Il risultato di questa espressione artistica è un luogo unico in cui farsi trasportare in una nuova dimensione dove l’avvolgente silenzio permette di ascoltare, guardare, respirare e vivere l’esperienza del bello e del fascino e dell’incanto. Ma questa è anche l’atmosfera di
MARCO MOROSINI, ARTISTA E CONCEPT DESIGNER, E SUA MOGLIE BARBARA MARCOLINI, ARCHITETTO, SONO GLI ESTROSI ARTEFICI DI QUESTO ESCLUSIVO RIFUGIO DALLA QUOTIDIANITÀ. INSIEME HANNO REALIZZATO QUALCOSA DI VERAMENTE UNICO E MAGICO.
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tutto il Castello di Granarola, uno dei pochi e preziosi borghi rimasti delle terre dei Malatesta, che si trova all’interno del Parco Naturale San Bartolo, a soli tre chilometri dal mare.
L’architettura del castello ha sulle spalle 1200 anni di storia. Edificato secondo la migliore esposizione al sole, nella ristrutturazione Marco Morosini ha voluto impiegare solo materiali
ecologici, derivanti dalla terra e rispettosi dell’ambiente e della natura. Ogni componente d’arredo, ogni oggetto e ogni singolo suppellettile sono il frutto della sua capacità creativa, appositamente
pensati e poi fatti realizzare da mani artigiane: nulla deriva da produzioni seriali. Il Castello, le suite, gli ambienti, il giardino e il territorio circostanti costituiscono luoghi unici in cui farsi trasportare in una nuova dimensione, dove il silenzio è avvolgente e il panorama si presenta poetico, senza ostacoli e nulla impedisce allo sguardo di spaziare verso l’infinito e alla mente di sognare e ritrovare il fascino dei sensi. Ogni spazio racconta una storia che ha inizio dal suo nome, attraverso oggetti e arredi, modellando l’aria che in esso si respira. Tutto per un soave, piacevole soggiorno. Ne la camera nel bosco, come il cielo, così il soffitto emette sole, luna e stelle; come la natura, così le pareti emettono luci e ombre, profumi e colori; come la terra, così il pavimento emette calore. Ecco come lasciarsi accarezzare dal sole e rinfrescare dalla sera e farsi trasportare per assapora il gusto di camminare scalzo, dormire sospeso, vivere libero. Questa è una proposta emozionante da provare e ed in cui immergersi, con curiosità e senso del bello, in un fatato, vivo, quadro d’autore tridimensionale.
VIVERE
Un binomio
INSCINDIBILE IL DOTTOR DARIO CORSI, MEMBRO DEL WADA E SPECIALISTA DI NUTRIZIONE, CI SPIEGA COME LO SPORT E L’ALIMENTAZIONE SIANO DUE CONCETTI PROFONDAMENTE LEGATI, TANTO DA DIVENTARE INSCINDIBILI PER LA SALUTE DI ATLETI E NON.
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Sport e nutrizione. Un binomio inscindibile dal quale ogni singolo atleta non può prescindere. Perché una corretta alimentazione, così come l’impegno e l’esercizio fisico costante, è fondamentale nella vita di ogni sportivo. Ne parliamo con il biologo nutrizionista, Dott. Dario Corsi, professionista pesarese che ha fatto parte del Wada (l’Agenzia mondiale antidoping) e dell’Università di Medicina interna di Perugia, sezione Biochimica applicata e Scienze della nutrizione. “Nel corso della mia carriera – spiega Corsi – ho lavorato con tantissimi atleti legati soprattutto al mondo delle due ruote, in particolare al ciclismo, ma anche nuotatori, calciatori e motociclisti e sportivi di altre discipline agonistiche e non”. Quale regime alimentare deve seguire uno sportivo? “Per prima cosa vorrei sottolineare come sia necessario eliminare dal nostro vocabolario la parola dieta – dice -. Questo vale per gli atleti ma ovviamente per tutti, perché il concetto di dieta da sempre è associato alla rinuncia o a una costrizione. Dobbiamo sempre parlare di piano nutrizionale, che altro non è che mangia-
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di Alice Muri / ph Leo Mattioli
re consapevolmente”. Il biologo nutrizionista ci tiene a sottolineare un concetto: “Abbiamo il dovere di conoscere ciò che mangiamo, tenendo sotto controllo il nostro indice glicemico e quindi l’assunzione di zuccheri. Questo non significa considerare solo lo zucchero che mettiamo nel caffè, ma tutto quello che è presente negli alimenti confezionati, già pronti, quegli zuccheri invisibili che troppo spesso ignoriamo. Basti pensare che in un succo di frutta da 200ml sono contenute 6 bustine di zucchero. Non è un caso se nelle ultime ricerche sul tema lo zucchero è stato paragonato alla nicotina. Se vogliamo essere in salute abbiamo il
dovere di tenere sotto controllo il nostro indice glicemico, riscoprendo i prodotti del territorio, a km 0”. E sull’alimentazione sportiva prosegue: “È importante che ogni sportivo, a seconda dell’attività fisica a cui si sottopone, abbia un piano alimentare adeguato al suo dispendio energetico giornaliero. Chi si allena 5 ore in biciclette, dovrà seguire un piano alimentare differente rispetto a chi affronta 90 minuti di una partita a calcio. Mai seguire dei piani studiati per altri, magari trovati su internet, perché questo potrebbe avere degli effetti davvero negativi sulla salute”. Anche questo è un consiglio valido per tutti.
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CSP LEGAL AVVOCATI D’AFFARI
FRANCESCO CECCARELLI ED EMANUELE SILVESTRI SONO I TITOLARI DI CSP LEGAL. STUDIO PESARESE ESPERTO DI OPERAZIONI INTERNAZIONALI M&A.
Call internazionali, acquisizioni e fusioni di società all’estero, arbitrati internazionali e violazioni di diritti di proprietà industriale. Sono solo alcune delle operazioni che, da oltre 17 anni, gestisce ogni giorno lo studio “CSP Legal” di Francesco Ceccarelli ed Emanuele Silvestri, con sede a pochi metri dal Tribunale di Pesaro. Un settore che, soprattutto negli ultimi tempi, è sempre più richiesto dal mondo dell’imprenditoria costretto a guardare fuori Italia per crescere. È così che lo studio si è ampliato e si è espanso anche all’estero. Ora conta 5 sedi (sono gli unici a Pesaro): Pesaro, Shangai, Bologna, Milano e, notizia fresca di poche settimane, Londra. CSP Legal punta ad aumentare le fila dei suoi professionisti e guarda avanti. Soprattutto al mondo arabo, a cui mirano pure le aziende del territorio.
“Un’area in forte crescita - dicono Ceccarelli e Silvestri - che rappresenta circa il 15% delle nostre pratiche (le europee sono il 40%; le statunitensi il 20%. L’altro 25% è rappresentato dalle russe, sudamericane, africane e asiatiche) e che nel futuro ci impegnerà sempre più”. I servizi di CSP Legal spaziano dall’assistenza per acquisizioni e cessioni di società alla costituzione di joint venture e società straniere; dalle energie rinnovabili al navale; dalla contrattualistica al diritto sportivo fino agli arbitrati internazionali e alla tutela della proprietà intellettuale e industriale. Fiore all’occhiello dello studio è la gestione delle M&A acronimo di “Mergers and Acquisitions”, operazioni di fusione e acquisizione di società in Italia e all’estero. “Abbiamo concluso qualche tempo fa - dicono - un affare
www.csplegal.it 1
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milionario per una software house marchigiana portando a casa un’acquisizione di due società da diversi milioni di euro in Romania e Austria. Recenti sono anche l’acquisizione di quote societarie nel settore delle energie rinnovabili, un arbitrato presso la ICC di Parigi e l’acquisto di un grande yacht per conto di un miliardario straniero”. “Il mondo, e gli affari, sono sempre più internazionali continuano -. Gli studi di internazionalizzazione sono tanti ma la differenza la fa chi ha esperienza, contatti diretti all’estero e una professionalità frutto di ricerca e aggiornamenti continui. Occorre essere snelli nell’approccio, conoscere le lingue alla perfezione, capire quali sono i meccanismi, virtù e limiti dei sistemi normativi stranieri, conoscerli per poterli affrontare”.
INNOVARE
Infinita
PASSIONE LA CUCINA NON RUOTA SOLO ATTORNO ALLE MATERIE PRIME. LAURA CARBONI, TITOLARE DI INFINITO DESIGN, DA ANNI INVESTE SU MATERIALI, INNOVAZIONE E AMBIENTE. SENZA DIMENTICARE IL PALATO.
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di Alice Civeri / ph Riccardo Gallini
“Il successo di un’azienda dipende soprattutto dalle persone che credono e lavorano per essa.” Laura Carboni, mente creativa e commerciale di Infinito e titolare insieme ai fratelli dell’Azienda di Castelvecchio di Monte Porzio, in provincia di Pesaro Urbino, risponde così quando le si chiede da cosa dipendano i successi dei suoi progetti. Una storia quella di Laura e dei suoi fratelli in cui passato e presente, ricerca e innovazione, abilità ed entusiasmo sono messi su un unico piatto al servizio della tavola. L’innovazione però non è legata solo al cibo, ma anche a tutto ciò
che gli ruota intorno, a partire dall’elemento che può sembrare all’apparenza più banale: il piatto. La cucina è sempre stato uno degli ambienti più importanti nella casa, e in questo periodo più che mai. “Siamo sempre alla ricerca di qualcosa di nuovo e diverso, con grande attenzione ai dettagli,– racconta Laura – perché è proprio nel dettaglio che si racconta il Design, dove diventa evidente la differenza tra un prodotto e un prodotto di design.” “L’alta cucina, quella dei grandi cuochi, è uscita dai confini dei ristoranti di lusso per diffondersi e affermarsi ovunque, anche nel vivere quotidiano della casa” dice Laura Carboni. “Ho cercato di cogliere questa nuova esigenza e con il supporto di designer e architetti abbiamo creato una linea di piatti innovativi, quale cornice ideale per ogni portata, dalla più semplice alla più elaborata”. Per questo motivo la designer Cristina Zanni ha progettato per Infinito una collezione dal nome TeGusto, forme pulite, eleganti e minimali, per dare totale risalto alle preparazioni e confermare questo fruttuoso sodalizio tra cucina e design.
Ma le novità per Laura ed i suoi collaboratori non finiscono qui. Da sempre attenta ai temi della ricerca, dell’innovazione e del rispetto dell’ambiente in ambito food design, l’azienda marchigiana ha scelto K-Life, la nuova solid surface del Gruppo KRION® Porcelanosa Solid Surface, per le proprie collezioni di piatti dal design unico e personalizzato. Un materiale che, da solo, è capace di purificare l’aria, impedire la formazione di batteri, eliminare quelli presenti sui cibi attraverso il semplice contatto diretto. “Abbiamo scelto il Krion per la sua versatilità e massima lavorabilità, la possibilità di essere scavato e plasmato in ogni forma.” Progetti per il futuro? “Stiamo lavorando a vari progetti di Food Design, – ci svela – per portare a tavola nuove forme e nuovi concetti, che nascono confronti e sperimentazioni varie con ambiziosi Chef che scelgono per le loro creazioni un piatto che ne esalti le caratteristiche e il percorso culinario, prima con la vista e poi con il gusto e l’olfatto.” Nuovi materiali, nuove idee, nuovi design quindi. Tutti in armonia con l’ambiente e nel rispetto di questo.
Da oggi il Metano è un gas nobile. Audi g-tron. Performance, sostenibilità e tecnologia costruttiva.
I modelli della gamma g-tron rappresentano una concreta alternativa di mobilità sostenibile grazie a una tecnologia che offre performance senza compromessi: • Motorizzazioni da 110 a 170 cavalli. • Autonomia fino a 500 km in modalità a gas, con emissioni di CO₂/km ridotte fino all’80%*. • Serbatoi di gas in polimeri rinforzati con fibre di carbonio e vetro, leggeri e resistenti, per garantire i più elevati standard di sicurezza. Inoltre, per ogni veicolo della gamma g-tron venduto entro il 31.05.2018, Audi immetterà nella rete locale una quantità di Audi e-gas prodotto con energia eolica pari a quella di gas fossile consumata nei primi tre anni di utilizzo della vettura. Scoprite di più sul progetto Audi e-gas e sulla gamma Audi g-tron nel nostro Showroom e su audi.it *Con la tecnologia Audi e-gas, in modalità esclusivamente a gas (metano), rispetto al motore 2.0 TFSI da 140 kW di Audi A5 Sportback. A5 Sportback g-tron. Valori massimi consumo di carburante ciclo combinato: 5,9 l/100 km (benzina); 6,1 m3/100 km – 4 kg/100 km (metano). Emissioni CO₂ (g/km) ciclo combinato: 135 (benzina) - 108 (metano). A4 Avant g-tron. Valori massimi consumo di carburante ciclo combinato: 6 l/100 km (benzina); 6,1 m3/100 km - 4 kg/100 km (metano). Emissioni CO₂ (g/km) ciclo combinato: 136 (benzina) - 109 (metano). A3 Sportback g-tron. Valori massimi consumo di carburante ciclo combinato: 5,3 l/100 km (benzina); 5,3 m3/100 km – 3,5 kg/100 km (metano). Emissioni CO₂ (g/km) ciclo combinato: 123 (benzina) - 94 (metano).
Audi g-tron