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R AV EN N A N° 5 DICEMBRE 2017/GENNAIO 2018
Marcello
LANDI
IL LIBERO PENSATORE
RAVENNATI ALL’ESTERO / Storie di vita DAVID LYNCH / L’arte del silenzio SUPERFOOD / Mangiare in salute
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EDITORIALE
SOMMARIO
A
Ad aprire il numero natalizio è l’intellettuale Marcello Landi che si lascia andare a discettare sulla città. Spazio anche ad alcuni dei giovani ravennati che hanno deciso di trasferirsi all’estero per cambiare lavoro, fare carriera e trovare una migliore qualità di vita, incuranti dell’inevitabile nostalgia del Belpaese. Per contro, ci sono tanti sportivi stranieri che nell’ex capitale bizantina hanno trovato l’America. Una vera e propria esclusiva è poi il reportage dell’incontro a porte chiuse del regista americano David Lynch con gli studenti ravennati. Sarà l’occasione di scoprire anche i benefici dei superfood, un bell’attico nel Borgo San Rocco, il Quartiere Farini, lavoro del mosaicista Marco Santi e le attività di Labart. Non resta che augurarvi buona lettura!
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ANNOTARE
Brevi IN
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ESSERE
Marcello Landi
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EMIGRARE
Ravennati con la valigia
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INCONTRARE
David Lynch
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MANGIARE
Superfood
Andrea Masotti
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SUONARE
Giampaolo‘Pape’ Gurioli
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EDIZIONI IN MAGAZINE S.R.L. Redazione e amministrazione: Via Napoleone Bonaparte, 50 - 47122 Forlì Tel. 0543.798463 / Fax 0543.774044 www.inmagazine.it inmagazine@menabo.com DIRETTORE RESPONSABILE: Andrea Masotti REDAZIONE CENTRALE: Gianluca Gatta, Giulia Masci Ametta ARTWORK: Lisa Tagliaferri IMPAGINAZIONE: Francesca Fantini UFFICIO COMMERCIALE: Gianluca Braga COORDINAMENTO REDAZIONE DI RAVENNA: Roberta Bezzi STAMPA: La Pieve Poligrafica Villa Verucchio (RN) ANNO XVI - N. 5 Chiuso per la stampa il 13/12/2017 Collaboratori: Erika Baldini, Alessandro Bucci, Anna De Lutiis, Serena Onofri, Isabella Rivola, Aldo Savini. Fotografi: Lidia Bagnara, Mauro Bosi, Massimo Fiorentini, Marco Vacchi, Gianni Zampaglione.
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CREARE
Marco Santi
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CREARE
Labart Ravenna
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LEGGERE
In“viaggio”con i libri
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SCOPRIRE
Il Quartiere Farini
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SFIDARE
I tanti colori dello sport
Tutti i diritti sono riservati. Foto e articoli possono essere riprodotti solo con l’autorizzazione dell’editore e citando la fonte.
Edizioni IN Magazine si impegna alla salvaguardia del patrimonio forestale aderendo al circuito di certificazione di FSC-Italia.
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PROGETTARE
Un attico gioiello
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ANNOTARE
Botteghe e MESTIERI
Il nuovo album RUGGERO RICCI
CASTEL BOLOGNESE La Cooperativa sociale Botteghe e Mestieri dell’opera Casa Novella di Castel Bolognese porta la propria pasta fresca, a marchio Pasta della Casa, nei punti vendita Cofra, Conad, Clai e in numerose gastronomie delle Province di Ravenna e Bologna. Il nuovo consiglio direttivo ha deciso di dare nuovo impulso alla vendita della tradizionale pasta fresca, prodotta da ormai dodici anni. “La nostra concezione cristiana della vita – spiega Claudio Mita, presidente – ci fa vivere il lavoro come un’opportunità di realizzazione di ogni persona. La sfida è realizzare prodotti di qualità in un luogo di lavoro vivibile per tutti”. L’iniziativa è stata realizzata anche grazie all’agenzia di comunicazione Menabò di Forlì e di Vittorio Ferrari, consulente di marketing, che hanno lavorato pro-bono per questa causa.
LUGO Si intitola La forma
Due stelle Michelin CHEF ALBERTO FACCANI RAVENNA Il ravennate Alberto Faccani sale sull’Olimpo del migliori chef italiani con il suo ristorante Magnolia, nel centro di Cesenatico, che ha conquistato due stelle nella guida Michelin 2018. Per il 42 enne originario del quartiere San Biagio e che è cresciuto nel centro di Ravenna, è un traguardo molto importante che arriva dodici anni dopo aver ottenuto la prima stella. Sin da bambino sognava di diventare chef e ha iniziato presto a fare la gavetta: nel 1999 come aiuto cuoco alla Frasca a Castrocaro, poi alla Pernice e la Gallina di Bologna e all’enoteca Pinchiorri di Firenze. Nel 2003 ha aperto il suo ristorante, la cui crescita è stata vertiginosa. “Ogni giorno il nostro staff – afferma lo chef –, formato da circa venti persone, lavora per soddisfare al meglio la clientela. Considerando che abbiamo circa 30 coperti, vantiamo un altissimo rapporto cliente-personale. Il nostro segreto? La sinergia fra la cucina, la sala, i piatti, la cantina. Oltre allo sforzo in termini di investimento, visto che di recente abbiamo ristrutturato l’immobile e la parte esterna. Cucino sempre pensando che in sala ci siano ad aspettarmi mia moglie o miei figli”.
delle nuvole il nuovo album del lughese Ruggero Ricci, classe 1989, la cui voce potente e vibrante, è capace di richiamare uno dei suoi modelli preferiti: Amy Winehouse. Un disco per tutti che fa viaggiare con la mente perché, alzando gli occhi al cielo e verso le nuvole, ognuno può pensare o vedere ciò che vuole nella massima libertà. In tutto sedici brani inediti, scritti in collaborazione con autori del calibro di Andrea Amati e Rosario Canale. Il disco è prodotto dall’etichetta Pms Studio. Prossimo sogno nel cassetto? “Salire un giorno sul palco del teatro Ariston di Sanremo. Per tre volte sono arrivato in finale ad Area Sanremo.” Ad attenderlo all’inizio del 2018, le nuove tappe della tournée di firmacopie, fra cui quella del 14 gennaio al centro commerciale Le Maioliche di Faenza.
MiMa On Ice L’ANELLO DI GHIACCIO MILANO MARITTIMA Resterà aperta per tutto il periodo delle festività
natalizie, la pista di ghiaccio MiMa On Ice a Milano Marittima che, dopo l’inaugurazione ufficiale con la madrina Federica Panicucci, ha visto la presenza dei campioni nazionali di pattinaggio sul ghiaccio Valentina Marchei e Ondrej Hotareck. La pista di oltre mille metri quadrati è stata allestita attorno alla Rotonda 1° Maggio, dove si trovano anche il mercatino gourmet e la via dei food truck, il Giardino degli Alberi di Natale e numerose altre novità della rassegna Inverno d’aMare. Il 30 dicembre l’anello di ghiaccio più grande d’Europa ospiterà dalle 17 l’Ice Gala con una performance artistica degli atleti dello Sporting Ghiaccio Artistico e Ritmico di Pinzolo, mentre il 31 racconti e animazione dedicata ai più piccoli con, a seguire, i festeggiamenti del capodanno con i personaggi di MiMa On Ice con il collegamento con le isole Fiji. 4
IN MAGAZINE
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©Photograph: Laurent Ballesta/Gombessa Project
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ANNOTARE
Premio Hystrio-Anct ELENA BUCCI
Ausili ortopedici NUOVO ADJUTOR
RUSSI Continua il momento
RAVENNA Adjutor, leader in
magico di Elena Bucci che, dopo essersi aggiudicata il premio Eleonora Duse (novembre 2016) e il premio Ubu (gennaio 2017), ha ottenuto in questi giorni un nuovo e importante riconoscimento: il premio Hystrio-Anct, istituito dalla rivista Hystrio e dall’Associazione nazionale critici teatrali, per valorizzare un percorso artistico maturato negli anni. “Nel ringraziare chi ha voluto premiarmi – afferma Bucci –, c’è anche la gioia di vivere un momento nel quale incontri antichi e nuovi illuminano un’ampia tessitura che si perde lontano dove non vedo, ma dove voglio andare. Per questo mi pare che questo riconoscimento arrivi anche al coro del quale mi sento parte e al suo modo di vivere il teatro, mite, inquieto e tenace. Per noi che ci agitiamo per la nostra ora sulla scena, è dolce sentirsi guardati con benevolenza”. (G.Z.)
Romagna nel settore degli ausili ortopedici, ha aperto lo scorso 2 dicembre il nuovo punto vendita di viale Alberti 22. Un centro moderno che racchiude gli oltre vent’anni di esperienza di Adjutor. “A Ravenna avevamo già una sede – spiega Claudio Carbonari, fondatore di Adjutor –. Tuttavia gli spazi di questa collocazione, pur essendo abbastanza ampi, non erano più sufficienti per l’attività che avremmo voluto sviluppare”. Il nuovo centro, inglobando sia gli ambulatori sia il megastore, rende infatti il legame tra medici e distributori di ausili fruibile in modo più immediato. È la prima volta nel settore dell’ortopedia che l’unione di professionisti e strumenti trova applicazione concreta, risultando così in grado di abbreviare i tempi di risposta. Quello di Ravenna è un progetto pilota che negli anni a seguire sarà esteso ad altre città.
Museo Nazionale LA MOSTRA DI NITTOLO RAVENNA Resterà aperta fino al 7 gennaio al Museo Nazionale,
la mostra Geografie a ritroso che analizza l’opera di Felice Nittolo e il suo rapporto con il mosaico inteso come tecnica al servizio dell’arte contemporanea. L’indagine continua dell’artista, sin dai suoi esordi, si concentra sulla traccia progettuale pittorica, la tela, la sinopia e il doppio, intesi come sorgente e orientamento dell’opera. Le opere in mostra sono disposte a ritroso negli spazi del museo e distribuite, per volontà dell’artista, in un dialogo immediato e parlante con le opere di collezione e di scavo. Nel percorso, le oltre ottanta opere allestite secondo una cronologia discendente, dalle più recenti Memorie (2017) alle grandi tele polimateriche degli anni Ottanta come A-ritmismo, passando per le esperienze internazionali degli anni Duemila.
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Il Caffè del Teatro
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IN MAGAZINE
ESSERE
Il libero
PENSATORE MARCELLO LANDI, RAVENNATE DOC, PER TANTI ANNI È STATO PRESIDE DEL LICEO ARTISTICO. DA SEMPRE È NOTO COME INTELLETTUALE, PROTAGONISTA DELLA VITA CULTURALE CITTADINA. di Anna De Lutiis / ph Massimo Fiorentini e Lidia Bagnara
M
Marcello Landi. Il suo stile sia nell’abbigliamento che nella sua filosofia di vita fanno pensare a una fusione di bohémien e dandy, sempre alla ricerca della bellezza assoluta. Eclettico, libero pensatore ma sempre attento ai problemi della sua città. Ravennate doc, come lui si definisce. Lo sottolinea anche la motivazione dell’onorificenza Jones Fellow che il Lions Club Romagna Padusa gli ha assegnato recentemente: “Intellettuale libero, protagonista della vita culturale e artistica ravennate, promotore di Ravenna come Capitale del mosaico”. Raccontaci dei tuoi studi e del tuo lavoro come dirigente scolastico da poco concluso. “Sono nato in via Portone, la Strada dei Mosaicisti. Ho cominciato a frequentare l’Istituto d’Arte per il Mosaico a 11 anni, perché ai miei tempi c’erano le medie inferiori annesse. D’estate andavo a far mosaico dalle celebre Signora Morigi e poi da mio zio, Antonio Rocchi, grande maestro, da cui ho imparato molto. Poi nel ’68, come tanti altri coetanei diciottenni, ho sentito il
desiderio di viaggiare per vedere cosa accadeva oltre i nostri confini. Ricordo che Marco Bravura e io partimmo dal bar Mosaico in autostop per Parigi. Al ritorno cominciai a frequentare l’Accademia a Bologna e incontrai il grande maestro e amico Vittorio Mascalchi. Inoltre in quel momento si era creato un clima bellissimo grazie a personaggi come Castagnoli, Caroli, Anceschi, Arcangeli, Pozzati. Facemmo mostre in tutto il mondo.” Continuavi a occuparti di mosaico? “No. Nel frattempo avevo sublimato quello che era il mosaico in altre cose, per esempio lavoravo sulle garze, sulle tarlatane, vetro, bitume e facevo delle opere che destrutturalizzavano il mosaico: erano le prime installazioni, con amianto e piombo. Terminati gli studi, ho fatto l’assistente per un anno al Liceo Artistico di Bologna, e poi via via tante supplenze in giro per la Romagna e oltre. Dopo il concorso da preside, invece, ho diretto tutte le scuole d’arte delle Marche, mentre una volta rientrato a Ravenna per oltre IN MAGAZINE
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A LATO, IL PRIMO DA DESTRA È UN GIOVANISSIMO MARCELLO LANDI. A FIANCO, IL MAESTRO RICCARDO MUTI, A SINISTRA IL PITTORE FRANCESE DI ORIGINE POLACCA BALTHUS.
IL SUO STILE NELL’ABBIGLIAMENTO E LA SUA FILOSOFIA DI VITA FANNO PENSARE A UNA FUSIONE DI BOHÉMIEN E DANDY, SEMPRE ALLA RICERCA DELLA BELLEZZA ASSOLUTA. ECLETTICO, LIBERO PENSATORE MA ATTENTO AI PROBLEMI DELLA SUA CITTÀ.
dieci anni sono stato preside del Liceo Artistico.” La tua è una lunga esperienza nella scuola. Ci sono cose che cambieresti? “La buona scuola è partita con idee importanti ma poi nell’applicazione ha commesso degli errori. Per esempio l’alternanza scuola-lavoro è un’ottima idea per avvicinare gli studenti alle realtà del mondo del lavoro ma si sta cercando di demandare tutta la manualità all’esterno mentre, a mio parere, bisogna continuare a rendere attivi i laboratori che sono nelle scuole d’arte e che stanno per estinguersi. Si rischia di chiudere i nostri laboratori, quelli di mosaico. Il patrimonio della manualità dentro le scuole è la cosa che il mondo ci invidia, non va perduto. Ci stiamo tagliando le mani e negli ultimi 25 anni abbiamo distrutto tutto quello che era stato inventato nel ‘900.” Domanda diretta: ti ritieni un intellettuale? “Non lo so. Posso dire che gli intellettuali non godono di buona 10
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fama, sono silenti, ma anche critici. In passato, dal Cinquecento in poi, chi gestiva il potere si circondava di intellettuali e artisti e per mezzo delle loro critiche perfezionava progetti e interventi. Al contrario, oggi i politici non vogliono che ‘si faccia polemica’, la crisi del rapporto politica-cittadini è palese.” Visto che spesso ‘fai polemica’, possiamo considerarti un intellettuale… Alle ultime elezioni, alcune forze politiche ti avevano indicato come assessore alla Cultura. Quale sarebbe la prima cosa che faresti? “Prima di tutto chiamerei a raccolta tutte le realtà culturali di Ravenna che spesso preferiscono mantenere la propria individualità, conservando il retaggio bizantino dove tutti si pestano i piedi, come si vede nel pannellomosaico di Giustiniano.” Al riguardo, hai sottolineato come due grandi mostre tuttora visitabili, quella di Sicis a Palazzo Rasponi e quella del mosaico scultura al Mar, a cui hai partecipato anche tu, siano proprio il frutto di un progetto che mette insieme diverse realtà… “Finalmente l’assessora Elsa Signorino ha provato a riunire, per la prima volta, più soggetti in questa grande Biennale del Mosaico e, nonostante le difficoltà, penso sia un primo importante passo. Non è un compito facile perché in un ruolo istituzionale come questo bisogna avere il coraggio a volte di dire anche no. Trovo
importante anche che un’azienda come la Sicis, nota in tutto il mondo, abbia cominciato a collaborare con Ravenna. A questo proposito voglio ricordare che fino al 1950 il mosaico era considerato solo parietale, la prima volta che viene fatta una mostra del mosaico da cavalletto è successo alla Biennale di Venezia grazie a Gino Severini con mosaici realizzati da Antonio Rocchi. Fu Rocchi il primo a vedere il mosaico nella sua autonomia e a suggerire l’idea della mostra a Severini. Ecco perché tutti i mosaici contemporanei sono debitori a Severini e Rocchi!” Molti pensano di te che sei un provocatore e che non ti va mai bene quello che fanno gli altri. Ti ricordo ‘la polemica’ o meglio le tue opinioni a proposito di Invader. Cosa non ti andava? “Avevo detto semplicemente che quello di dipingere i muri e altro era nato come trasgressione, cosa che a suo tempo ho fatto anch’io andando a dipingere le cabine Enel nelle campagne. Però quando la cifra stilistica della trasgressione viene addomesticata e acquisita da un ente pubblico, l’azione cambia significato, diventa burocratizzazione.” In più occasioni, hai espresso l’augurio che Ravenna diventi sempre più degna di essere città d’arte. Se dovessi decidere tu, cosa faresti? “Prima di tutto cercherei di fare ciò che è stato promesso prima delle elezioni dal nostro sindaco. Farei una commissione consulti-
Trascorriamo le ore piÚ belle in un luoco in cui tutto è perfetto, dove le forme sono semplici e chiare.
“IL PATRIMONIO DELLA MANUALITÀ DENTRO LE SCUOLE È LA COSA CHE IL MONDO CI INVIDIA, NON VA PERDUTO. CI STIAMO TAGLIANDO LE MANI E NEGLI ULTIMI 25 ANNI ABBIAMO DISTRUTTO TUTTO QUELLO CHE ERA STATO INVENTATO NEL ‘900.”
va sulla qualità urbano, non una commissione decisionale, ma solo consultiva, indipendente dalla politica che assembli pareri diversi, di supporto a chi amministra la città. Ravenna Città d’Arte ha vissuto momenti gloriosi negli anni ‘70-‘80, grazie alla presenza di forti figure intellettuali prestati alla politica come Giulio Guberti, Mario Salvagiani e Carlo Bubani, che hanno inventato riviste come La Tradizione del Nuovo,
il Ravenna Festival, il Festival Ravenna Jazz.” Cosa dovrebbe fare Ravenna per essere al top? “Dovrebbe pensare locale e agire globale, aprirsi sempre di più al mondo, confrontarsi con l’evoluzione che si verifica a grande velocità. Con la nuova tecnologia, abbiamo la possibilità di spendere globalmente il nostro patrimonio in tempo reale, ma dobbiamo fare attenzione a trovare i canali giusti per non gettare nell’oblio il passato più recente. Un primo passo potrebbe essere intervenire tempestivamente per salvare le ultime scuole del mosaico con tutto il loro patrimonio di opere e saperi, oggi a forte rischio di dispersione.” Cosa pensi del museo dedicato a Byron? “Vorrei che fosse legato all’idea di Ravenna città inventata dall’amore delle donne. Ci sto già lavorando, assieme a un gruppo di amici. Pensandoci bene, da Amalasunta in poi, con Galla Placidia, Teo-
dora, Teresa Guiccioli, Marianna Baccinetti, Anita Garibaldi... Ravenna è strettamente legata a personaggi femminili. Evidenziando queste caratteristiche, ne verrebbe fuori un museo unico al mondo. Anche Byron, in fondo, è venuto a Ravenna solo perché c’era Teresa Guiccioli, anche se poi è restato due anni. Nell’Ottocento le donne hanno dato molto al Risorgimento.” Ti piace la musica? “Moltissimo. Abbiamo fondato l’associazione Pazzi di Jazz e, assieme all’associazione Dis-Ordine dei Cavalieri della Malta e di Tutti i Colori, portiamo musica e mosaico nelle scuole di ogni ordine, non solo a Ravenna.” Gli amici? “Mi piace confrontarmi con loro, ci divertiamo a chiacchierare e discutere su tutti gli argomenti. Ci troviamo al Bar Fresco tutte le mattine dalle 11. Dedi, Saturno, Giorgio, Gigi, Giovanni e siamo sempre di più. Lo chiamiamo L’Ufficio.”
A SINISTRA, MARCELLO LANDI CON IL CRITICO D’ARTE PHILIPPE DAVERIO. SOPRA, L’OPERA DI LANDI “RAVENNA FELIX” (1999), IN MOSTRA AL MAR DI RAVENNA.
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the new volvo xc60. the future of safety. Ogni idea, ogni innovazione tecnologica che abbiamo portato sulle strade fino ad oggi,sono state il nostro contributo al mondo per migliorare la sicurezza di tutti. Dentro e fuori dall’auto. E il futuro entra nella Nuova Volvo XC60 con innovativi sistemi di sicurezza di serie, tra cui l’esclusivo City Safety con Steering Support che supporta il guidatore ad effettuare la sterzata d’emergenza in modo da evitare veicoli, pedoni, ciclisti e grandi animali, prevenendo eventuali collisioni. Perché a volte sono proprio le cose che non accadono, quelle che contano davvero. Nuova Volvo XC60: il futuro della sicurezza, è già arrivato.
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Ravennati con
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LE STORIE DI CINQUE GIOVANI CHE HANNO SCELTO NEW YORK, AMSTERDAM, LONDRA E PARIGI, PER CAMBIARE LAVORO, FARE CARRIERA, CONFRONTARSI E RICERCARE UNA MAGGIORE QUALITÀ DI VITA. di Roberta Bezzi / ph Marco Vacchi
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I ravennati con la valigia sono sempre di più. Secondo i dati dell’Aire – Anagrafe italiana degli italiani all’estero, aggiornati allo scorso 10 ottobre, sono 5.045, di cui 2.396 donne. Il paese più gettonato dai ravennati è la Svizzera, dove vivono in 827, con a seguire la Germania (563), Regno Unito (443) e Francia (360). Ci sono poi l’Argentina (311), gli Stati Uniti (276) e la Spagna (266). Numerosi i motivi per cui si decide di stabilirsi definitivamente, o comunque per un lungo periodo all’estero. Marco Vacchi, per esempio, si è fatto ‘catturare’ dall’energia, dalle luci, dai grattacieli, dai taxi gialli e persino dai tombini che fumano di New York, dove si è reinventato dal punto di vista professionale, diventando fotografo. La curatrice indipendente di arte contemporanea e docente Alessandra Saviotti, trasferitasi a Eindhoven in Olanda nel 2012 per seguire il suo compagno, ha saputo ‘esportare’ il suo lavoro, anche quando si è spostata a Bruxelles in Belgio e a St. Louis e a San Francisco negli Stati Uniti, prima di approdare qualche settimana fa nuovamente in Olanda, ma questa volta ad Amsterdam. Il grafico e sviluppatore di siti web Roberto Pasini, il cui nome da professionista è Kalamun, ha scelto Parigi in Francia dal 2011, per la voglia di fare un’esperienza internazionale, mentre il matematico Davide Taviani vive da sei anni ad Amsterdam, città che ha scelto insieme alla fidanzata greca al termine degli studi universitari sempre all’estero. Per Paolo Fabbri, a Londra dal 2013, emigrare ha significato cambiare carriera e passare da elettricista a programmatore informatico. Ognuno di loro ha una storia interessante da raccontare, così come una evidente curiosità e apertura al mondo, e un’età compresa tra i 28 e i 38 anni. La decisione di trasferirsi nella Grande Mela è maturata alla stregua di un’avventura da film per Marco Vacchi. “Mentre stavo aiutando un amico che aveva aperto da
SECONDO I DATI DELL’AIRE – ANAGRAFE ITALIANA DEGLI ITALIANI ALL’ESTERO, AGGIORNATI A OTTOBRE 2017, SONO 5.045, DI CUI 2.396 DONNE. NUMEROSI I MOTIVI PER CUI SI DECIDE DI STABILIRSI DEFINITIVAMENTE, O PER UN LUNGO PERIODO ALL’ESTERO.
poco una pizzeria oltreoceano – racconta –, ho incontrato i due fotografi di moda Michele Civelli e Alan Gelati che, al termine di una chiacchierata, mi hanno proposto di aiutarli per qualche giorno durante la Fashion Week, che a suo tempo nemmeno sapevo cosa fosse. Dal giorno dopo, mi sono trovato catapultato in uno shooting di moda ed è stata un’emozione unica lavorare in uno studio professionale, con truccatori, parrucchieri, stilisti, fotografi e la bellissima modella Irina Shayk. Nei giorni a segui-
QUI SOPRA, IL RAVENNATE MARCO VACCHI CHE VIVE A NEW YORK DOVE È DIVENTATO FOTOGRAFO. A LATO, UN SUO SCATTO NELLA GRANDE MELA.
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LE STORIE DEL FOTOGRAFO MARCO VACCHI, DELLA CURATRICE INDIPENDENTE DI ARTE CONTEMPORANEA ALESSANDRA SAVIOTTI, DEL GRAFICO ROBERTO PASINI, DEL MATEMATICO DAVIDE TAVIANI E DEL PROGRAMMATORE INFORMATICO PAOLO FABBRI.
re ho incontrato anche celebrità come Bono e Jovanotti, e un altro grande mentore del mio percorso fotografico, Gianluca Fellini, anche lui a New York da diversi anni”. Da questi ‘preziosi’ incontri fortuiti la sua passione per la fotografia si è lentamente trasformata in professione. “Ho imparato questo mestiere in una maniera in cui non avevo imparato nient’altro prima – aggiunge Vacchi –. Ho preso confidenza con le luci, il set, la composizione, le stampe, le lenti e le camere, apprendendo come relazionarsi alle agenzie e come procurarsi i clienti, tutto nella massima serietà e rispetto. Credo che in Italia sarebbe stato più difficile. All’estero fortunatamente ci si aiuta un po’ di più tra con16
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nazionali, anche senza le raccomandazioni, per lo meno agli inizi. Gli italiani sono in genere ben reputati, perché considerati come dei maestri in tutto ciò che è arte e cultura, però in una città con milioni di abitanti non c’è nulla di che crogiolarsi e bisogna darsi da fare”. Anche all’estero Alessandra Saviotti porta avanti la sua ricerca sulle pratiche artistiche legate all’attivismo, anche se l’ago della bilancia ora pende più verso l’arte che non sulla politica. “Non posso dire che l’Italia mi abbia trattato male a livello personale o professionale – afferma – anche se, in assenza di un sistema ordinato di finanziamenti per le arti contemporanee, è difficile per chi lavora in questo ambito farne una professione come succede invece in Olanda. Purtroppo vige ancora un sistema basato soprattutto sulle conoscenze personali che limitano lo sviluppo di un discorso critico più ampio e non ‘gossiparo’, se così si può dire. Resto dunque all’estero perché in Italia so già come funziona e, prima di tornarci, voglio capire come vivono le persone in altre parti del mondo, per decidere poi dove andare. Nel mio peregrinare so ad esempio che di sicuro non voglio vivere negli Usa, un paese troppo pieno
IN ALTO, IL GRAFICO ROBERTO PASINI CHE VIVE A PARIGI. A DESTRA, ALESSANDRA SAVIOTTI, CURATRICE INDIPENDENTE DI ARTE CONTEMPORANEA E DOCENTE CHE ORA VIVE AD AMSTERDAM, IN OLANDA.
di contraddizioni: violenza, povertà e razzismo convivono con libertà, ricchezza e innovazione. A tutti è concessa una possibilità, ma poi se qualcosa va storto, non esiste un sistema di welfare come in Europa e si può davvero finire a vivere in strada da un momento all’altro”. A Parigi, Roberto Pasini ha trovato quell’apertura mentale e laicità a cui ambiva. Altri lati positivi rispetto al Bel Paese? “Le regole sul lavoro in Francia non cambiano continuamente – rivela –. Poi ci sono molte agevolazioni per chi si occupa di arte o cultura, la progressività
della tassazione è ben distribuita e non ci si trova a dover fare salti nel vuoto appena si supera uno scaglione e, ciliegina sulla torta, le tasse si pagano sull’anno precedente, e non sull’anno successivo. La qualità della vita, per come la si intende in Italia, è bassissima in ogni luogo io abbia visitato. Tutto cambia quando si iniziano ad apprezzare valori diversi che non siano il costo degli alcolici, la qualità della pizza o le rifiniture della casa ma piuttosto la meritocrazia, l’efficienza, il multiculturalismo, la laicità». A Pasini manca la socia-
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LA QUALITÀ DELLA VITA, PER COME LA SI INTENDE IN ITALIA, È BASSISSIMA IN OGNI LUOGO. MA ALL’ESTERO SI INIZIANO AD APPREZZARE VALORI DIVERSI COME LA MERITOCRAZIA, L’EFFICIENZA, IL MULTICULTURALISMO E LA LAICITÀ.
lità degli italiani e delle piccole città, persino le zanzare... Per ora però si trova bene all’estero, e più ci abita e più si stente estraneo all’Italia. Ma un giorno le cose potrebbero cambiare... Paolo Fabbri a Londra ha realizzato il sogno della vita, diventare web developer. “Devo ringra-
ziare un amico – dice –, che già da un po’ si era trasferito e mi ha cortesemente ospitato nei primi tempi. La capitale inglese è l’unica metropoli che non mi fa sentire soffocare. A distanza di tre anni, posso dire che ne è valsa la pena a livello lavorativo. Ho potuto fare un salto di carriera e senza neanche troppo sforzi. Se dovessi tornare in Italia, molto probabilmente non riuscirei ad avere la stessa indipendenza economica facendo questo lavoro. Per avere uno stipendio comparabile al mio attuale, sarebbero necessari una laurea e svariati anni di esperienza”. Anche per il matematico Davide Taviani la qualità della vita lavorativa è il motivo principale per cui ha scelto Amsterdam. “Qui c’è molto più rispetto – afferma – e un bel rapporto tra datore di lavoro e lavoratore in cui ognuno
è sicuro dell’altro. Anche il lavoro da casa è ben visto perché ci si fida e non si abusa di questa fiducia. Un altro punto di forza è la burocrazia. Faccio un esempio concreto: qualche mese fa, volevo aprire un’azienda per vendere un prodotto digitale, esclusivamente al mercato italiano. Mi sono informato sulla burocrazia e i costi per aprire la società in Italia. Anche se residente all’estero, avrei dovuto iscrivermi all’Inps come imprenditore, il che significa una quota fissa di circa 3.500-4mila euro all’anno, i costi del notaio e via di seguito. Stesso discorso per il mio socio, che non è neanche cittadino comunitario. Com’è finita? L’abbiamo aperta ad Amsterdam in circa un’ora, dopo aver trovato tutta la documentazione online in inglese alla Camera di commercio e pagato 50 euro!».
IN ALTO, PAOLO FABBRI CHE VIVE A LONDRA DOVE HA REALIZZATO IL SOGNO DI DIVENTARE WEB DEVELOPER. A SINISTRA, DAVIDE TAVIANI DI PROFESSIONE MATEMATICO CHE VIVE AD AMSTERDAM, IN OLANDA.
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STILE DI VITA
COLLEZIONE AUTUNNO/INVERNO 2017-2018
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INCONTRARE
L’arte del
SILENZIO IN GRAN SEGRETO, IL REGISTA AMERICANO DAVID LYNCH È ARRIVATO A RAVENNA, DOVE HA INCONTRATO UN SELEZIONATO GRUPPO DI STUDENTI PER PARLARE DEL RAPPORTO TRA MEDITAZIONE E CREATIVITÀ.
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di Erika Baldini / ph Mauro Bosi
“Io vedo l’orizzonte. È nuvoloso. Ma voglio il sole. Devo solo sedere e aspettare?”. La risposta dell’uomo dall’inconfondibile chioma ribelle è serena ma decisa: “No. Tu puoi fare qualcosa. Immergiti in te stesso e trova la tua luce interiore. Ogni giorno puoi avere il sole”. Siamo in una piovigginosa mattinata novembrina a Ravenna, nell’aula Magna del Liceo Scientifico A. Oriani. La domanda, posta da uno studente ispirato, è l’ultima di una lunga serie che per quasi due ore ha visto alcune classi dello stesso Scientifico, dei licei Classico e Artistico, partecipare a un eccezionale appuntamento, quello con un grande della storia del cinema moderno: il regista americano David Lynch. “È straordinario essere in questa città”, esordisce Lynch prima di rispondere ai privilegiati studenti. L’artista è arrivato a Ravenna, quasi in segreto, per partecipare a un incontro riservato, culmine di un avanguardistico progetto didattico promosso e supportato dal Ravenna Nightmare Film Fest, lo storico festival dedicato al cinema autoriale di genere, in collaborazione con il Liceo Oriani, la David Lynch Foundation
e il Ravenna Festival. Genio visionario, oltre cinquant’anni anni di carriera costellata da opere di culto come Eraserhead, The Elephant Man, Velluto Blu, Cuore selvaggio (Palma d’Oro a Cannes nel 1990), Strade perdute, Mulholland Drive, Inland Empire (segnalato dall’autorevole rivista Sight & Sound fra i film chiave del XXI secolo), compositore di colonne sonore, musicista, scrittore, pittore, illustratore e fotografo, protagonista di mostre e retrospettive di caratura mondiale. Nonché padre della rivoluzionaria serie televisiva Twin Peaks, di recente tornata sullo schermo con un nuovo capitolo, e nei cuori di chi appartiene alla Generazione X. David Keith Lynch è un mito. Il rispetto, l’orgoglio, l’emozione di averlo accanto si colgono bene nelle voci dei relatori che introducono l’incontro: il dirigente scolastico Gianluca Dradi, che fa gli onori di casa, Maria Martinelli del Ravenna Nightmare Film Fest, la docente Emanuela Serri, che segue il progetto L’arte del silenzio. È la solare Fatima Franco, responsabile italiana della Lynch Foundation, che accompagna e traduce il regista in aula, a spiegare come il titolo sia stato scel-
SOPRA, IN PRIMO PIANO IL REGISTA AMERICANO DAVID LYNCH CON A SINISTRA IL DIRIGENTE SCOLASTICO DEL LICEO SCIENTIFICO A. ORIANI DI RAVENNA, GIANLUCA DRADI.
“SE OGGI USCISSE 8 E 1/2 DI FELLINI FORSE STAREBBE UNA SETTIMANA IN QUALCHE SALA NELLE CITTÀ PRINCIPALI E POI FINIREBBE SUI CANALI DELLA TV A PAGAMENTO. LA TV OGGI È LA NUOVA STRADA PER GLI AUTORI CHE VOGLIONO SPERIMENTARE”.
to proprio da Lynch: “il silenzio come capacità di ascoltarsi, di guardarsi dentro per scoprire se stessi”. Per il cineasta, il mondo di oggi è una stanza rumorosa, per cui il silenzio è il luogo magico dove realizzare l’atto creativo. Il mondo è sommerso da stress e negatività. Bisogna riconnettersi col proprio “Self, with the capital S” per ritrovare serenità e positività. La meditazione trascendentale è un modo. Questa tecnica millenaria, “una benedizione per tutti gli esseri umani” – introdotta in Occidente nel 1958 da Maharishi Mahesh Yogi – a lui ha cambiato totalmente la vita. La pratica quotidiana-
mente da 44 anni e non ha mai saltato una seduta. Maharishi è una delle persone che più lo hanno ispirato e influenzato. Lynch negli ultimi tempi si è speso molto per proporre la meditazione trascendentale all’attenzione del pubblico. Uno degli obiettivi più importanti della sua Fondazione è quello di offrire ai bambini e ai ragazzi la possibilità di accrescere il loro potenziale creativo. Ed è questa la volontà che lo spinge a visitare scuole, istituti, luoghi di provincia, lontano dagli invasivi riflettori dei mass media ma più che disponibile al contatto coi giovani. La prima domanda che gli studenti ravennati gli pongono è proprio sul rapporto tra meditazione e creatività. La prima è una delle qualità positive presenti nel campo subatomico o campo unificato, eterno, la Fonte. Un oceano di pura coscienza. “Quel livello base – spiega Lynch – che sta sotto alla superficie, alla realtà in cui viviamo. Qui c’è amore, energia, pace. Quando un essere umano trascende e si immerge in questo campo interiore, le qualità positive crescono e la creatività si estende alla ragione”. Si parla allora di estro artistico. Arrivano le domande sul suo cinema, sul rapporto tra musica e immagini. Lynch racconta l’incontro con la cantante Rebecca del Rio, le idee sul set dell’ultima stagione di Twin Peaks. Sul cinema d’autore dichiara: “Se oggi uscisse 8 e 1/2 di Fellini forse starebbe una settimana in qualche sala nelle città principali e poi finirebbe sui canali della tv a pagamento. La tv oggi è la nuova strada per gli autori che vogliono sperimentare”. Le parole più sentite sono sulla scoperta personale della meditazione, dai Beatles in India a una frase che lo colpisce: La felicità non è fuori ma dentro di noi, dai libri alla sorella che lo indirizza alla tecnica trascendentale. Dalla rabbia, riversata sulle persone a lui vicine, specie la prima moglie Peggy e di mattina, alla serenità. Praticare ogni giorno fa bene, IN MAGAZINE
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PER DAVID LYNCH, LA MEDITAZIONE È LA CHIAVE PER SCONFIGGERE ANSIA, NEGATIVITÀ, DOLORE E ANCHE LE MALATTIE CORRELATE A QUESTI STATI D’ANIMO. NON C’È BISOGNO DI CREDERCI E STUDI SCIENTIFICI DANNO SEMPRE PIÙ CREDITO AI BENEFICI DI QUESTA PRATICA.
migliora la salute, i rapporti con gli altri, l’energia fluisce, lo stress sparisce. Lynch chiosa: “Immaginatevi di passare dallo svegliarvi un mercoledì mattina in cui non avete sentito la sveglia, con un caffè schifoso e poi imbottigliati nel traffico, sapendo di arrivare tardi e di rischiare il lavoro, a un eterno sabato mattina con il sole e gli uccellini che cinguettano sugli alberi, mentre siete seduti davanti
alla colazione dei vostri sogni e con la voglia di fare tutte le cose che la creatività suggerisce”. La meditazione è la chiave per sconfiggere ansia, negatività, dolore e anche le malattie correlate a questi stati d’animo. Non c’è bisogno di crederci e non è un placebo, come gli viene domandato. Studi scientifici danno sempre più credito ai benefici di questa pratica. “Ma di fronte a tale positività – chiede una ragazza – come inserire artisti, come Leopardi e Van Gogh, che della sofferenza hanno fatto arte?”. Lynch risponde sornione: “Chi sta veramente male non crea. L’idea dell’artista sofferente è romantica... forse è nata in Francia. Non serve essere sofferenti per mostrare la sofferenza, basta che l’artista capisca e sappia descriverla empaticamente. La meditazione dà gli strumenti per vivere la tensione creativa positivamente, dà energia e chiarezza per portare a termine il proprio lavoro”.
Foundation DAVID LYNCH Creata nel 2015, la David Lynch Foundation offre un sostegno finanziario per insegnare la tecnica meditativa trascendentale a coloro che ne hanno necessità. L’ente propone questa pratica a studenti, veterani di guerra, prigionieri e persone affette da Disturbo da Stress Post-traumatico. In Italia non è stata istituita una sede organizzativa ma Fatima Franco collabora con la Fondazione dal 2006 e da un anno ne è la responsabile ufficiale. “Ci sono problemi di ricerca fondi – afferma – ma le richiesta delle scuole sono in aumento”. A Ravenna, il progetto è iniziato nell’edizione 2016 del Ravenna Nightmare, con la proiezione dell’inedito David Lynch Documentary, film che racconta il tour 20072009 del regista, tra Europa, Medio Oriente e Sud America, per parlare di Meditazione, Creatività e Pace. Da qui la proposta didattica triennale seguita dal Liceo Scientifico Oriani: L’Arte del silenzio. Così la docente Emanuela Serri responsabile del progetto per il Liceo: “La concezione della cultura intesa come espressione della spiritualità creativa – spiega la docente Emanuela Serri, responsabile del progetto – è l’idea cardine de L’Arte del silenzio che così risulta pienamente coerente con la decisione, deliberata dal Collegio dei docenti, di candidare il Liceo Scientifico al progetto PON sulle competenze di cittadinanza globale, volto a sviluppare il benessere psicofisico dello studente in ambito scolastico”.
SOPRA, IL MAESTRO DAVID LYNCH CHE FIRMA UN AUTOGRAFO DURANTE LA TAPPA RAVENNATE. A SINISTRA, IL REGISTA AMERICANO CON GLI ORGANIZZATORI DELL’EVENTO.
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ADVERTORIAL
MATRIMONIO RAVENNA UN TEAM DI ESPERTI PER IL GIORNO PIÙ BELLO
INCROCIANDO LE LORO SINGOLE ESPERIENZE, IL FOTOGRAFO VINCENZO PIOGGIA, LA FLORAL DESIGNER CRISTINA BANDINI DI ROSA SCARLATTA E LO STYLIST E COORDINATORE WEDDING DAVIDE BONGIOVANNI SANNO COSTRUIRE INSIEME UN MATRIMONIO PERSONALIZZATO DA INCORNICIARE.
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Per il giorno più bello della propria vita, è bene affidarsi a mani esperte in grado di seguire e organizzare al meglio un evento ‘su misura’ in linea con le proprie esigenze e aspettative. Questo è l’obiettivo di Matrimonio Ravenna, un team di esperti che operano in diversi settori, dalla fotografia agli allestimenti floreali, dalla sartoria alla cura dell’immagine. Incrociando le loro singole esperienze, Cristina Bandini di Rosa Scarlatta (floral designer), Vincenzo Pioggia (fotografo), e Davide Bongiovanni (personal stylist e coordinatore wedding) sanno accogliere e coccolare i propri clienti, costruendo insieme un matrimonio personalizzato da incorniciare. “Il nostro obiettivo – affermano i tre professionisti – è rivoluzionare il modo di intendere e vivere il matrimo-
nio. Se è vero che rappresenta il giorno più importante per una coppia, allora lo deve essere in toto, senza troppi pensieri e incombenze. Ecco allora che il nostro lavoro diventa il passepartout verso un giorno davvero unico, scevro da ogni ansia e preoccupazione. Unico elemento a riecheggiare, oltre all’amore ovviamente, sarà lo stile, l’espressione e il gusto della coppia attraverso i vari elementi che comporranno quel magico giorno. Le nostre esperienze incrociate danno ottimi risultati riuscendo a cogliere l’essenza della coppia e di conseguenza del matrimonio. Se per l’abito e per l’allestimento floreale è necessario un planning d’azione, per la fotografia nessuna preparazione se non quella relativa agli orari che scandiscono la gior-
nata. Sarà lo scorrere delle emozioni e dei momenti a dare vita agli scatti”. Niente di precostituito, nessun pacchetto già pronto ma solo tante idee che nascono al cospetto degli sposi, dialogando con loro.
NIENTE DI PRECOSTITUITO, NESSUN PACCHETTO GIÀ PRONTO MA SOLO TANTE IDEE CHE NASCONO AL COSPETTO DEGLI SPOSI. COSÌ COME È CAPITATO A TANTE COPPIE CHE HANNO REALIZZATO IL LORO DESIDERIO DI UN MATRIMONIO ELEGANTE, RAFFINATO E ORIGINALE.
Chi sono i tre professionisti di Matrimonio Ravenna? Cristina Bandini di Rosa Scarlatta, si caratterizza per la massima cura e attenzione nella realizzazione di composizioni floreali per matrimonio a Ravenna. Le scenografie floreali, sono progettate dopo un attento sopralluogo e tenendo conto dei colori predominanti della cerimonia così come dell’ambiente scelto per la location. La specializzazione in Floral Wedding rappresenta un asso vincente che permette alla designer di creare, in generale, composizioni e decorazioni ad arte, studiate nei minimi particolari, per ogni genere di eventi. Sia che si tratti di un matrimonio tradizionale, con rito religioso, sia nel caso di nozze civili, in Comune o in un altro luogo scelto dagli sposi, Rosa Scarlatta riesce a interpretare perfettamente lo spirito dell’evento, realizzando composizioni floreali indimenticabili Un ringraziamento particolare a: e perfettamente adeguate al Luce Caponegro (Make up) contesto in cui andranno a inwww.esteticabenessereluce.com Emma Gatta Parrucchieri (Hairstyle) serirsi e capaci di valorizzarlo al massimo. fb emmagattaparrucchieri
Mentre per tutto quello che ha a che vedere col rito nuziale è preferibile attenersi a qualche regola di base, la scelta delle composizioni di fiori da usare nella location per il ricevimento consente maggiore libertà e fantasia, ovviamente dovendo rispecchiare sempre e comunque, nel complesso, il tono e il mood di fondo che caratterizzano le nozze nel loro complesso. Il fotografo Vincenzo Pioggia predilige uno stile moderno, di reportage, discreto, naturale, incentrato sulle emozioni e sulla spontaneità. “Amo il mio lavoro – afferma – e la cosa che più mi rende felice è la soddisfazione degli sposi, riuscire a farli emozionare ogni giorno con le fotografie del loro matrimonio. Il mio obiettivo è quello di raccontare la giornata delle nozze cercando di interferire il meno possibile con gli eventi per ottenere delle immagini di matrimonio vere e spontanee. Pongo molta attenzione anche a tutti quei dettagli che contribuiscono a rendere unico un matrimonio”.
Davide Bongiovanni, di creatività ne ha da vendere. Attivo nel settore della moda dal 1990, ha collaborato con aziende di abbigliamento femminile sia in Italia che all’estero, occupandosi in particolare delle collezioni cerimonia e abiti da sposa. Dal 2010 realizza anche abiti sartoriali su misura per le spose e con-temporaneamente collabora con prestigiosi atelier romani come personal stylist. Da sempre nel mondo degli sposi, attualmente si dedica all’organizzazione di matrimoni in qualità di coordinatore wedding. Spetta quindi a lui far sì che tutto fili liscio senza sbavature. Consiglia nelle scelte, aiuta a prevenire i problemi e rende più snella la gestione organizzativa. Programma gli obiettivi insieme agli sposi, rispettando i loro desideri e pianifica le tempistiche coordinando i vari fornitori. La sua presenza, prima e durante il giorno delle nozze, consente agli sposi di assaporare con piacevolezza la giornate delle proprie nozze alleggerendoli dai compiti di controllo.
Davide Bongiovanni (Personal Stylist) - www.davidebongiovanni.it Cristina Bandini (Floral Designer) - www.rosascarlatta.com Vincenzo Pioggia (Fotografo) - www.vincenzopioggia.com IN MAGAZINE
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MANGIARE
Boom di
SUPERFOOD IN CRESCITA IL CONSUMO DI FRUTTA, BACCHE, SPEZIE E SEMI CONTENENTI UNA GRANDE QUANTITÀ DI SOSTANZE NUTRIENTI, SOPRATTUTTO ANTIOSSIDANTI, VITAMINE, ACIDI, GRASSI ESSENZIALI E MINERALI. di Roberta Bezzi
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I consumatori sono sempre più attenti a ciò che portano in tavola e si rivelano disponibili anche a spendere di più per una migliore qualità. La nuova tendenza si chiama superfood, ossia super alimenti. Non solo l’appassionato di fitness o l’atleta, ma un po’ tutte le persone sono attirate da questi alimenti che spesso provengono da mondi e tradizioni gastronomiche lontane o magari vicine ma solo dimenticate, ma dotati di caratteristiche salutistiche ‘speciali’. Si tratta di frutta, bacche, spezie e semi che contengono una vasta quantità di sostanze nutrienti, soprattutto antiossidanti, vitamine, acidi, grassi essenziali e minerali, che mirano a proteggere, fortificare, energizzare, ottimizzare il corpo umano. Un’ampia categoria di cibi che è sempre più richiesta nei supermercati, come quelli a marchio Coop – molto diffusi in tutta l’Emilia Romagna e anche a Ravenna – dove, nei primi mesi del 2017, si sono persino registrate vendite record di alcuni superfood: avocado +78%, zenzero +72%, olio di lino +52%, semi di lino +44%, semi di zucca +43%, germe di grano +41%, quinoa +39%, curcuma +22%, canapa +17%, goji +16%, farina di riso +15%, stevia +14%, semi di chia +14%, zucchero di canna +12%, farro +12%, mandorla +10%. “Quando si introducono nuovi alimenti della propria dieta giornaliera – afferma il tecnico di Fitness e Nutrizione Marco Neri della FIF – Federazione Italiana Fitness con sede a Ravenna –, le prime domande da porsi sono: perché li assumo? Ne ho veramente bisogno? Questo per evitare di usare un alimento che magari non coincide veramente alle proprie necessità. Per esempio, usare la curcuma è corretto ma solo se non si hanno problemi di digestione, gonfiore, infiammazioni. Chi fa sport poi ha esigenze, soprattutto energetiche e di recupero, più marcate, quindi sostanze antiossidanti
VENDITE RECORD DI SUPERFOOD NEI SUPERMERCATI A MARCHIO COOP. IL TECNICO DI FITNESS E NUTRIZIONE MARCO NERI DELLA FIF NE SPIEGA LE QUALITÀ E COME UTILIZZARLI IN BASE ALLE PROPRIE ESIGENZE QUOTIDIANE, SIA PER SPORTIVI CHE PER SEDENTARI.
come bacche rosse, frutta secca oleosa, cioccolato fondente sono supporti di grande efficacia, utili prima dell’allenamento. Un utilizzo tipico prima della prestazione è caffè con miele abbinato a cioccolato fondente. Mentre, negli spuntini, unire frutta e frutta secca è un’ottima accoppiata. In ogni caso, per tutti quanti, l’uso più o meno costante di semi quali lino, girasole e altri, così come un consumo di cereali di vario tipo o cicli di bacche, può essere utile a tutti, senza grosse controindicazioni e certamente con una valenza funzionale positiva”. E l’utilizzo di superfood è oggi così diffuso che, secondo la Global Survey di Nielsen
SOPRA, MARCO NERI, TECNICO DI FITNESS E NUTRIZIONE DELLA FIF – FEDERAZIONE ITALIANA FITNESS.
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SOPRA, IVAN TABANELLI, RESPONSABILE MARKETING DELL’AZIENDA EURO COMPANY E UNA CONFEZIONE DELLA LINEA “SEMPLICEMENTE FRUTTA”.
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Health/Wellness: Food as Medicine, il 33 per cento delle persone ritiene che questi tipi di cibi siano né più né meno che un rimpiazzo delle medicine. Una percezione corretta? “Questo è un ‘rischio’ – spiega ancora Neri –, ma credo che sia lapalissiano che questi cibi possano solo aiutarci a migliorare la funzionalità del nostro corpo, non certo rimpiazzare l’uso di farmaci. Al limite possono affiancarlo: quindi, in accordo con il medico, può essere utile arricchire la propria dieta con alcuni alimenti al fine di dare un ulteriore supporto all’azione di un farmaco o per ridurre qualche effetto collaterale”. È ravennate una delle più note aziende a livello nazionale che si occupa di produzione e commercializzazione di superfood: l’Euro Company con sede a Godo di Russi. Una realtà importante che dispone di uno stabilimento di 65
È RAVENNATE UNA DELLE PIÙ NOTE AZIENDE NAZIONALI DI COMMERCIALIZZAZIONE DI SUPERFOOD: EURO COMPANY. INIZIA LA SUA ATTIVITÀ NEL 1979 NEL SETTORE DEI PRODOTTI ORTOFRUTTICOLI PER POI CONCENTRARSI DAL 2000 SULLA FRUTTA SECCA ED ESSICCATA.
mila metri quadrati, dove sono realizzate ben 31 linee di confezionamento. “L’azienda inizia la sua attività nel 1979 nel settore dei prodotti ortofrutticoli – racconta il responsabile marketing Ivan Tabanelli –. Solo di recente, per la precisione dal 2000, il business si è concentrato interamente sul mondo della frutta secca ed essiccata e questo la
dice lunga sui cambiamenti che hanno attraversato i consumi. Ci siamo affermati a livello nazionale grazie alla grande presenza, nei vari supermercati, di un ampia gamma di gustosi snack, appetitosi aperitivi e sfiziosi ingredienti da cucina. Molte delle nostre linee, molto curate anche dal punto di vista del packaging, sono proprio ispirate a queste nuove richieste dei consumatori, correlate ai cosiddetti superfood che di fatto sempre esistiti”. Per esempio, la nuova Semplicemente frutta, propone confezioni di frutta secca o di frutta disidratata senza zuccheri aggiunti o gustosi mix pensati appositamente per studenti, per chi fa sport, per la colazione, per la merenda, come aggiunta all’insalata. “Il cambiamento culturale che abbiamo in atto – aggiun-
ge Tabanelli –, è rivoluzionario per il settore. Da ciò deriva anche l’introduzione dei superfood nei nostri assortimenti. È un modo nuovo di fare quello che abbiamo sempre fatto: promuovere uno stile di vita sano, come i nostri prodotti. Per esempio, abbiamo ridotto dell’80 per cento la quantità di sale nei nostri alimenti, senza per questo rinunciare al gusto. Così come sono stati tolti gli zuccheri aggiunti dai nostri disidratati, e anche l’olio di palma che non rispecchia la nostra filosofia. Ci impegniamo inoltre nell’eliminare i conservanti da tutti i prodotti, nei limiti di quello che la natura ci consente di fare in quanto spesso utilizzati per coprire difetti nella qualità del cibo. Tutti i nostri prodotti, infine, sono al 100 per cento naturali,
I PRODOTTI EURO COMPANY RISPECCHIANO UNA RIVOLUZIONARIA FILOSOFIA AZIENDALE, INCENTRATA SU UNO STILE DI VITA SANO. SONO STATI ELIMINATI ZUCCHERI AGGIUNTI, OLIO DI PALMA, CONSERVANTI, ADDITIVI E RIDOTTO DELL’80% IL SALE.
ossia senza coloranti e privi di qualsiasi altro additivo artificiale”. Da rilevare inoltre il crescente impegno di Euro Company come sponsor di eventi e iniziative di tipo sociale e sportivo, per promuovere la cultura del benessere.
Dolce NOCI DI PECAN Cake al cioccolato bianco, gelato alle noci di pecan, schiuma di pepe nero e tabacco, germogli, noci e frutti di bosco. Ingredienti per 4 persone: Per il cake • 80 gr Burro • 90 gr Cioccolato Bianco • 110 gr Farina di mandorle • 85 gr Zucchero di canna • n. 2 Uova intere • 2 gr Sale fino • 2 gr Buccia di limone non trattato • 2,5 gr Rhum o alcolato Per il gelato • 800 gr Latte • 200 gr Panna fresca • 200 gr Zucchero di canna • 40 gr Glucosio • 4 gr Farina di carrube • 150 gr Noci di pecan Per la schiuma • 100 gr Acqua • 50 gr Saccarosio • Pepe nero • 3 gr Tabacco profumato naturale da pipa • 2 gr Lecitina di soia in polvere • Frutti di bosco misti • Germogli • Granella e noci di pecan come finitura TEMPO RICHIESTO: 4 ore + 12 ore di riposo DIFFICOLTÀ: alta SVOLGIMENTO DELLA RICETTA: Preparazione per il cake: sciogliere il cioccolato bianco ed incorporarvi il burro ottenendo una crema sbattendo bene. A parte miscelare le uova e lo zucchero poi unire delicatamente i due composti, e aggiungere in più step, ma abbastanza velocemente, la farina di mandorle, il sale, gli aromi e il rhum. Cuocere in stampi imburrati a 170 °C per 15-20’ circa. Preparazione per il gelato: sciogliere bene la farina di carrube nei liquidi a temperatura ambiente, portare ad ebollizione con gli zuccheri e aggiungere in infusione le noci tostate e calde. Lasciare freddare coperto e riposare in frigorifero almeno 12 ore. Estrarre le noci, asciugarle e tritarle al coltello, asciugarle poi in forno a 60 °C per circa 3 ore. Mantecare il gelato e, solo alla fine del processo, aggiungere le noci di pecan tritate all’interno della macchina. Estrarre il gelato e mantenerlo in freezer fino al momento dell’utilizzo. Preparazione per la schiuma: confezionare una bagna classica con l’acqua e lo zucchero, mettervi in infusione a caldo il tabacco, lasciar freddare e poi aggiungervi la lecitina e frullare con un pimer fino ad ottenere una schiuma compatta e resistente. Composizione: comporre il piatto disponendo il cake tiepido, la quenelle di gelato, la granella di noci di pecan, le noci, i frutti di bosco e qualche germoglio. Terminare con la schiuma e il pepe nero al mulinello. IN MAGAZINE
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SUONARE
Spirito
ECLETTICO LA CARRIERA DEL PIANISTA, COMPOSITORE E ARRANGIATORE GIAMPAOLO ‘PAPE’ GURIOLI ALTERNA COLLABORAZIONI CON GRANDI ARTISTI INTERNAZIONALI A PROGETTI MUSICALI PERSONALI, ANCHE CON RISVOLTI SOCIALI.
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Tutto ha inizio su quel pianoforte con i tasti d’avorio, che in passato apparteneva al poeta Dino Campana e che ha ispirato dapprima il poeta marradese e in seguito tutta la famiglia Gurioli fino al piccolo Giampaolo. Oggi Giampaolo ‘Pape’ Gurioli è uno stimato pianista, compositore e arrangiatore
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testo e foto di Gianni Zampaglione
fra i più apprezzati nel panorama musicale italiano. Ha al suo attivo collaborazioni con prestigiosi artisti nazionali e internazionali, fra cui Jovanotti (otto anni di attività), Laura Pausini, Giorgia, Giulio Capiozzo, Lindsay Kemp, Joe Zawinul (Weather Report). Ha collaborato inoltre come
co-arrangiatore al Pavarotti & Friends dal 1996 al 2000. Lo stile pianistico innovatore di Pape Gurioli è stato tradotto in un volume dal titolo Svolta pianistica edito dalla Berbèn, utilizzato nei conservatori come metodo di studio della tecnica di improvvisazione al pianoforte.
La tua carriera musicale è stata avviata grazie a due prelati, padre Albino Varotti e don Italo Cavagnini, storici musicologi faentini. Come ti sono stati di aiuto? “Padre Albino Varotti è stato determinante. Mi ha dato molte lezioni nel Monastero di San Francesco a Faenza, e ha costruito il mio cammino fino all’iscrizione al Conservatorio Cherubini di Firenze. Mi rimarrà sempre in testa una sua frase, che ho capito solo con il passare del tempo, diventando adulto: Tu hai un grande talento, ma ricorda che se vuoi continuare questo percorso non puoi avere distrazioni. La musica ti vuole tutto per sé. Un giorno mi presentò a don Italo Cavagnini, che a Faenza aveva creato sia il concorso Il Pavone d’Oro sia due band, Le Meteore e Le Comete, formate la prima da ragazzi e la seconda da giovanissimi della parrocchia. Don Italo mi ha comprato il primo pianoforte e mi ha fatto debuttare nella band. Con me c’era anche Rodolfo Santandrea che è diventato nel tempo un musicista professionista come me.” Marradi è la tua città natale ma la Romagna, e in particolare modo Faenza, è stata fin da giovane la tua seconda patria. Giusto? “Sì. Faenza ha sempre avuto un movimento musicale molto importante, che ho avuto la fortuna di poter conoscere. C’erano molti locali che permettevano ai giovani musicisti di esibirsi dal vivo. Faenza è stata ed è tuttora un crocevia importante per artisti, movimenti e progetti musicali. Basti pensare che ogni anno vi si tiene la fiera delle case discografiche indipendenti, quelle che danno visibilità ai nuovi musicisti.” Fra i principali progetti musicali che stai portando avanti attualmente spiccano Cult Memorandum e Se fossi Fabrizio... Di cosa si tratta? “Ho dedicato molto tempo alla costruzione di Cult Memorandum. Sono riuscito ad assimilare l’arte della musica, del canto e della danza grazie alla preziosa col-
laborazione del soprano Federica Balucani e della danzatrice aerea Loretta Morrone. Nel complesso, è un progetto originale e unico nel suo genere, che sta girando molti teatri italiani, di cui si è occupata anche la stampa nazionale. Con la Balucani ho avuto anche l’onore di esibirmi in rappresentanza dell’Italia nella giornata mondiale della cultura, tenutasi a Malta nel 2015, di fronte al presidente della Repubblica maltese. Se fossi Fabrizio… è, invece, uno spettacolo teatral-musicale dedicato a
“IN CULT MEMORANDUM, SONO RIUSCITO AD ASSIMILARE L’ARTE DELLA MUSICA, DEL CANTO E DELLA DANZA GRAZIE ALLA COLLABORAZIONE DEL SOPRANO FEDERICA BALUCANI E DELLA DANZATRICE AEREA LORETTA MORRONE. NEL COMPLESSO, UN PROGETTO UNICO E ORIGINALE”.
Fabrizio De André: non è il solito tributo ma qualcosa di originale, un modo diverso di interpretare le sue canzoni. Al progetto prendono parte anche l’attore Riccardo Monopoli, Duccio Parodi ed Enrico Maria Papes, che si alternano nelle interpretazioni dei brani di De André sia in chiave musicale che in chiave recitativa. Poi, sempre con gli stessi artisti e con il giornalista Michele De Lucia porti avanti un lodevole e originale concorso: Parole liberate, oltre il muro del carcere… “Sì, è un premio per poeti della canzone, riservato alle persone detenute nelle carceri italiane. Il vincitore diventa, con la propria poesia, co-autore di un brano. Il bando prevede infatti che la lirica vincitrice sia affidata a un big della musica italiana, affinché la trasformi in canzone. Un nuovo canale di comunicazione tra carcere e società civile.” IN MAGAZINE
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SCOPRIRE
Il Quartiere
FARINI
OGGI ALLA RICERCA DI UNA PROPRIA VERA IDENTITÀ CHE VALORIZZI LE POTENZIALITÀ, LA ZONA DELLA STAZIONE FERROVIARIA HA UNA LUNGA STORIA ‘DI FRONTIERA’ RISPETTO AL CUORE DEL NUCLEO URBANO. di Andrea Casadio / ph Massimo Fiorentini
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Negli ultimi anni le vicende della zona della stazione ferroviaria, a Ravenna, sono entrate sempre più spesso a far parte delle cronache e del dibattito cittadino. Al punto che il sindaco Michele de Pascale, ha di recente coniato il termine Quartiere Farini con l’intento in realtà di evidenziarne più le potenzialità che non le negatività. Istituzioni e residenti si interrogano sul futuro di una parte di città che racchiude in sé una doppia anima: da un lato, punto di contatto con l’esterno e porta d’ingresso di Ravenna per chi la raggiunge con la ferrovia; dall’altro, parte integrante del centro storico, ma – rispetto a questo – caratterizzata da una condizione quasi di marginalità, con tutti i problemi che nella società di oggi questo comporta. A ben guardare, però, su quest’ultimo aspetto non c’è nulla di nuovo. Se c’è una costante che durante i secoli ha caratterizzato a più riprese questa zona, essa sta proprio nel suo carattere, per così dire, ‘di frontiera’ rispetto al cuore del nucleo urbano. Quando Ravenna era un villaggio di palafitte in una laguna, questo era il confine con il mare, e forse la foce di un fiume (il Lamone) che qui vi si gettava. Quando la città romana si sviluppava attorno all’attuale piazza Kennedy, questo era il quartiere portuale, con un grande bacino che si estendeva più o meno fra viale Farini e la Rocca Brancaleone. Ultima parte di città a perdere il carattere di anticamera del mare, essa ne divenne l’area di espansione quando l’ascesa al rango di capitale diede nuovo impulso al suo sviluppo. Era senza dubbio una landa semideserta, ai margini del palazzo imperiale che stava sorgendo più a sud, quella in cui, nel 425, Galla Placidia edificò la chiesa di S. Giovanni Evangelista per adempiere a un voto fatto mentre rischiava la morte su una nave in tempesta. Un secolo dopo, tutta la parte occidentale della città divenne con Teodorico il quartiere goto, la Ravenna pa-
QUANDO RAVENNA ERA UN VILLAGGIO DI PALAFITTE IN UNA LAGUNA, QUESTO ERA IL CONFINE CON IL MARE. QUANDO LA CITTÀ ROMANA SI SVILUPPAVA ATTORNO ALL’ATTUALE PIAZZA KENNEDY, QUESTO ERA IL QUARTIERE PORTUALE.
rallela che la comunità barbarica di recente immigrazione si costruì accanto a quella ‘romana tradizionale. Anch’essa, in realtà, ebbe il suo centro un po’ a distanza, al di là dell’attuale via di Roma. Al di qua, tutto l’ambiente dovette mantenere un carattere semirurale, che non a caso, nel pieno Medioevo, favorì l’insediamento di chi cercava isolamento e silenzio: ecco quindi sorgervi, fra gli altri, il monastero maschile di S. Giovanni Evangelista e il convento femminile che si affiancò alla vecchia chiesa
A SINISTRA, LA STAZIONE FERROVIARIA VISTA DA VIALE FARINI. SOPRA, IL SINDACO DI RAVENNA MICHELE DE PASCALE CHE HA CONIATO IL TERMINE “QUARTIERE FARINI”.
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NEL 1863 È STATA INAUGURATA LA STAZIONE E APERTA LA PIAZZA ANTISTANTE CON IL MONUMENTO A LUIGI CARLO FARINI CHE DÀ IL NOME ANCHE AL VIALE. LA ZONA DIVENTA LA VETRINA DELLA CITTÀ OTTOCENTESCA, DELLA NUOVA RAVENNA BORGHESE.
QUI SOTTO, LA BASILICA DI SAN GIOVANNI EVANGELISTA EDIFICATA NEL 425 DA GALLA PLACIDIA PER ADEMPIERE A UN VOTO.
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gota di S. Stefano degli Ulivi (ndr, nel sito dell’attuale sede dei Vigili urbani in piazza Mameli, dove si ritirò anche Beatrice Alighieri, la figlia di Dante). Tale aspetto si mantenne sostanzialmente inalterato per secoli. Ancora a metà Ottocento, chi proveniva dall’attuale via Diaz, una volta superato il Corso (via
di Roma) e la borgata che sorgeva al posto dei giardini di piazza Anita Garibaldi, imboccava accanto a S. Giovanni Evangelista una strada che piegava a sinistra fino a giungere alle mura. Il suo nome, via degli Orti, illustra da sé il contesto ambientale in cui si muoveva. A un certo punto, sulla sua destra partiva un’altra strada, che prendeva il nome dalla chiesetta dei santi Sergio e Bacco – all’incirca nell’area dell’attuale piazzale Farini, anch’essa di origine gota e chiusa alla fine del ‘700 –, e che procedeva serpeggiando verso la Loggetta Lombardesca. Per chi la percorreva, l’abside di S. Giovanni Evangelista doveva apparire come la visione di una pieve di campagna, anziché di una delle più antiche basiliche della città imperiale. Tutto cambiò quando, all’indomani dell’unità, anche Ravenna venne investita dall’onda del
progresso ottocentesco. Grazie alla disponibilità di spazi e alla vicinanza con la darsena, questa zona venne individuata come la sede naturale in cui collocare quello che, del progresso, era allora il simbolo indiscusso: la ferrovia. E così, demolito un lungo tratto di mura per far posto ai binari, inaugurata la stazione (1863), aperta la piazza antistante su cui convergevano grandi viali alberati, quella che per secoli era stata una landa solitaria divenne in breve tempo la vetrina della città ottocentesca, della nuova Ravenna borghese, patriottica e ‘tecnologica’. Nel 1878 fu eretto nel piazzale il monumento a Luigi Carlo Farini, cui venne dedicato anche il viale. Nel triangolo delimitato da quest’ultimo, da viale Maroncelli e dal tracciato della vecchia via degli Orti fu ricavato il giardino pubblico, poi ampliato, mentre altre aiuole,
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QUI SOPRA, UNA FOTO D’EPOCA DELLA STAZIONE FERROVIARIA INAUGURATA NEL 1963, CON DAVANTI IL MONUMENTO A LUIGI CARLO FARINI DEL 1878.
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insieme al monumento ai caduti, presero il posto del vecchio isolato di casupole fra S. Giovanni Evangelista e il Corso. Nel complesso del vecchio monastero fu trasferito l’ospedale, che nel corso dei decenni si arricchì di vari padiglioni edificati nell’area verso viale Pallavicino. All’inizio del Novecento, verso via di Roma, furono costruiti i bagni pubblici, uno dei pochi edifici in stile liberty della città. Anche il fascismo lasciò una traccia nell’evoluzione edilizia della zona, con la costruzione della Casa del balilla nei vecchi giardini pubblici, dopo la realizzazione di quelli nuovi alla Loggetta lombardesca, e del Liceo classico in piazza Anita. Alla vigilia della guerra, viale Farini era un ambiente verde e piacevole, dove antico e moderno si fondevano in modo complessivamente armonioso, dignitosa porta d’ingresso della città per i viaggiatori che vi sbarcavano dalla stazione. Tutto questo venne quasi completamente spazzato via dai bombardamenti aerei del 1944, che naturalmente ebbero nel nodo logistico della stazione e della darsena uno dei propri obiettivi privilegiati. Unici superstiti furono la chiesa, in realtà quasi completamente ricostruita e con il campanile salvo per puro mira-
ALLA VIGILIA DELLA GUERRA, VIALE FARINI ERA UN AMBIENTE VERDE E PIACEVOLE, DOVE ANTICO E MODERNO SI FONDEVANO IN MODO ARMONIOSO, DIGNITOSA PORTA D’INGRESSO DELLA CITTÀ PER I VIAGGIATORI CHE VI SBARCAVANO DALLA STAZIONE.
colo, e il Liceo, anch’esso danneggiato. Sulla tabula rasa ereditata dal dopoguerra, la ricostruzione intervenne con una parziale ridefinizione urbanistica (piazza Mameli) e interventi improntati al razionalismo architettonico tipico dell’epoca, di cui la sede della Camera di Commercio, inaugurata nel 1957 sul sito dei vecchi bagni liberty, fu uno degli esempi più emblematici. Un tocco di romanticismo fu, negli anni ‘90, la ricostruzione del monumento a Farini nelle forme di quello andato in frantumi sotto le bombe. Nel complesso, però, la sostanza era quella di una zona alla ricerca di una propria vera identità. Quella che ora il quartiere Farini sta cercando finalmente di costruire.
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LA PASTICCERIA DANTE IN CENTRO STORICO DOLCI E PRELIBATEZZE IN VIA PORT’AUREA
A DIECI ANNI ESATTI DALL’APERTURA DE LE PLAISIR IN VIALE NEWTON, I PASTICCERI E IMPRENDITORI STEFANO E MARCO PARODI LANCIANO UN NUOVO LOCALE, CON ARREDAMENTI FIRMATI PERUGINI E LA TORREFAZIONE MOKA RICA.
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Un ambiente raffinato ed elegante, in pieno centro storico a Ravenna, in cui assaggiare un dolce o un mignon farcito con golosa crema chantilly, una vera specialità, ma anche provare deliziosi biscotti, brioche e salatini. Potrebbe essere questo il biglietto da visita della nuova pasticceria Dante, in via Port’Aurea, a pochi passi dal Duomo. Si tratta del secondo locale di Stefano e Marco Parodi, che già gestiscono Le Plaisir di viale Newton, sempre a Ravenna. La nuova attività imprenditoriale è stata inaugurata lo scorso 14 ottobre, esattamente dieci anni dopo l’apertura de Le Plaisir, avvenuta il 14 ottobre 2007. Una data significativa, dunque, che ben si colloca nel contesto di una storia dai suggestivi risvolti affettivi. Anche se il nome Dante – ai più – potrebbe richiamare l’amore verso il
Sommo Poeta, che riveste un ruolo chiave a Ravenna, non è direttamente a lui che va il primario omaggio del titolare della nuova pasticceria. “Per me è stato come ritornare a casa, nella mia prima pasticceria – racconta Stefano –. È in questo locale infatti che ho iniziato a lavorare negli anni Novanta sotto la guida del pasticcere Dante Verlicchi. Lui è stato il mio grande maestro professionale e anche di vita. Mi ripeteva spesso che un giorno il locale sarebbe stato mio e così, appena si sono create le condizioni, non ho perso tempo. Questa è una zona molto importante della città, che conosco bene, e il nome scelto è davvero il più adatto perché combina il forte legame di Ravenna con Dante Alighieri e il ricordo indelebile del mio maestro”. Negli anni successivi al primo fondamen-
tale apprendistato, Parodi ha continuato ad affinare la sua professionalità, frequentando l’Accademia Maestri Pasticceri Italiani, dove ha incontrato i più grandi nomi del settore. Finché si è sviluppato in lui un piglio imprenditoriale che l’ha portato in dieci anni ad aprire due pasticcerie. “Conosco Stefano da dieci anni e credo nella sua energia, serietà e voglia di fare”, afferma Franca Carella di Moka Rica, azienda forlivese creata dal padre Franco che dal 1950 significa ricerca e innovazione dell’espresso. “Una collaborazione – aggiunge –, quella con la torrefazione, che è già iniziata con l’apertura de Le Plaisir e che prosegue ora con Dante, puntando sulle nostre pregiate miscele dedicate ai bar-pasticceria.” Due pasticcerie, entrambe con laboratorio annesso, in due punti diversi della città:
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PER PARODI È STATO COME RITORNARE A CASA, NELLA SUA PRIMA PASTICCERIA. È IN QUESTO LOCALE INFATTI CHE HA INIZIATO A LAVORARE NEGLI ANNI NOVANTA SOTTO LA GUIDA DEL PASTICCERE DANTE VERLICCHI. LUI È STATO IL SUO GRANDE MAESTRO PROFESSIONALE.
PASTICCERIA DANTE via Port’Aurea 10 48121 Ravenna (RA)
una sfida vera e propria. “Già vent’anni fa in via Port’Aurea – ricorda Stefano Parodi –, si era cominciato a parlare di problemi di parcheggi e circolazione delle auto. Ma noi crediamo nelle nostre forze e nella possibilità di poter rianimare la via e questa parte importante della città. La nostra offerta parte la mattina con la colazione italiana, con attenzione agli aspetti salutistici, e anche europea, in modo da poter estendere l’offerta al brunch nell’intervallo del lavoro. Il nostro cavallo di battaglia è la crema chantilly che sposiamo con torte di pasta sfoglia e a base di pan di Spagna, ma anche con i panettoni durante il periodo natalizio. Abbiamo quaranta diversi tipi di biscotti e una vastissima gamma di pasticcini mignon, in grado di soddisfare tutti i gusti. Grazie ai nuovi macchinari, abbiamo iniziato anche la produzione di torrone, panforte e certosino, accanto a quella tradizionale di panettone e pandoro. Il complimento più bello che ho ricevuto, in questi primi mesi di apertura, è stato quello di una signora molto nota in cit-
tà che ha detto: Sembra quasi di essere a New York ”. E in effetti, un po’ per la ricchezza delle dolcezze in mostra, un po’ per gli allestimenti a tema natalizio, ma anche per i nuovi arredi, la nuova pasticceria è di forte impatto visivo. Ci si emoziona entrando, proprio perché i sensi vengono immediatamente colpiti dai profumi, dai colori, dai sapori e anche dalla gentilezza del personale. “L’obiettivo è stato quello di creare un ambiente moderno, minimalista ed elegante, adatto al centro storico”, spiega Giorgio Perugini di Arredamenti Perugini, impresa fami-
ARREDAMENTI PERUGINI S.r.l. via Thomas Alva Edison 7 47122 Forlì (FC)
liare con oltre sessant’anni di esperienza nel settore che ha costruito su misura anche il banco-vetrina statico refrigerato da pasticceria certificato CE. Nel complesso, una pasticceria dall’atmosfera contemporanea, luminosa e accogliente, in cui degustare un buon caffè, un pasticcino o un tramezzino in uno dei tanti tavolini con poltroncine. A disposizione della clientela anche una saletta più appartata che, su richiesta, è possibile prenotare per scartare i regali di Natale, incontrarsi con parenti e amici in occasioni di compleanni e ricorrenze varie.
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SFIDARE
I tanti colori
DELLO SPORT IL CRESCENTE NUMERO DI STRANIERI PRESENTI NELLE ROSE RAVENNATI CONFERMA IL FASCINO CHE RAVENNA, CITTÀ EUROPEA DELLO SPORT 2016, RISCUOTE A LIVELLO INTERNAZIONALE. di Alessandro Bucci / ph Massimo Fiorentini
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Celebre nel mondo per aver dato i natali a campioni sportivi quali Josefa Idem, Alessio e Davide Ballardini, Marco Melandri, Andrea Collinelli, Simona Rinieri, Claudio Rivale e Luca Sartoretti, solo per citarne alcuni, Ravenna vanta anche una grande tradizione di club, soprattutto nel campo pallavolistico. Forte di diversi riconoscimenti dal governo nazionale, dal Coni e dalle maggiori federazioni, il capoluogo della Romagna sta registrando gradualmente un vivo interesse da parte degli atleti stranieri. Sono una ventina gli extracomunitari presenti nelle rose delle squadre ravennate, con giovani provenienti da ogni angolo del globo. Da sempre culla della pallavolo, Ravenna vanta due squadre dalla forte tradizione storica che rispondono ai nomi della Conad Olimpia Teodora e della Bunge Ravenna. La squadra femminile, neopromossa in A2 e vera dominatrice delle scene negli anni ‘80 e inizio anni ‘90, ha iniziato la stagione corrente con alti e bassi, potendo contare tuttavia su una rosa eterogenea. Tra le ragazze allenate da Simone Angelini c’è la schiacciatrice Anna Kajalina, il cui esordio nella nazionale dell’Estonia under 16 è avvenuto a soli dodici anni d’età, ottenendo nel 2008 il riconoscimento di miglior giovane giocatrice della sua nazione. “Ho scelto Ravenna per vari motivi – racconta la giocatrice, grande amica della schiacciatrice Lucia Bacchi, approdata anche lei nel team ravennate in questa stagione –. Principalmente perché è tra il Nord e il CentroItalia e mi piace la sua zona marittima, oltre che per la serietà della società Olimpia Teodora. Dopo due anni spesi in Francia, mi trovo molto bene in Paese, paese di cui apprezzo molto il cibo.” Anche il supporto del pubblico per Anna ha una sua importanza: “Ravenna è molto attenta alle sue realtà sportive e capita che, quando giochiamo al mercoledì sera, tanta gente venga a vederci facendo il tifo per noi”. Quanto
RAVENNA HA DATO I NATALI A TANTI CAMPIONI SPORTIVI E VANTA ANCHE UNA GRANDE TRADIZIONE DI CLUB, SOPRATTUTTO NEL CAMPO PALLAVOLISTICO. NEGLI SPORT INDIVIDUALI, SPICCA L’ATLETICA, MA ANCHE LA GINNASTICA, IL CICLISMO E IL MOTOCICLISMO.
al team maschile di pallavolo, la Bunge Ravenna – risultato della fusione nel 2013 tra Porto Volley e la Robur Angelo Costa, ben 67 anni di storia con tanti titoli conquistati – , ha effettuato un avvio di campionato convincente grazie a un bel mix di italiani e stranieri nella propria rosa. La squadra allenata da Fabio Soli vede tra le proprie file la presenza di cinque extracomunitari, con quattro schiacciatori: l’argentino Cristian Gabriel Poglajen, vincitore della medaglia d’argento con l’Argentina alla Coppa Panamericana, il cubano Miguel David Gutierrez Suarez, giovanissimo proveniente dal Villa Clara, il veterano francese Nicolas Marechal da Sainte Catheri-
IN APERTURA, IL CESTISTA RAYVONTE RICE DALL’ILLINOIS E IN ALTO JERAI GRANT, ENTRAMBI MILITANO NELL’ORASÌ RAVENNA-BASKET.
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ne, l’austriaco Paul Buchegger da Linz e il bulgaro Krasimir Georgiev, già visto nella Revivre Milano e al CSKA Sofia. Passando al calcio il club Ravenna FC, nato nell’ormai lontanissimo 1913, è alle prese con una difficile stagione in serie C. Tra le proprie fila, la rosa guidata da Mauro Antonioli vede la presenza della mezzapunta ex Ancona e Genoa Falou Samb, senegalese proveniente da Dakar. “Mi sono trovato molto bene nella squadra, perché la società mi ha data l’opportunità di dimostrare le mie capacità”, afferma il giocatore, prima di rivelare le sue aspettative e il suo apprezzamento per la
LE TESTIMONIANZE DEL GIOCATORE DI BASKET STATUNITENSE JERAI GRANT DELL’ORASÌ RAVENNABASKET, DELLA PALLAVOLISTA ANNA KAJALINA DELLA CONAD OLIMPIA TEODORA E DEL CALCIATORE SENEGALESE FALOU SAMB DEL RAVENNA FC.
città. “È una formazione giovane – dice – e spero che centreremo i playoff, magari con i miei goal! Mi trovo molto bene a Ravenna e i tifosi mi vogliono bene”. Quando si parla di palla a spicchi scende in campo l’OraSì Ravennabasket, squadra militante nella serie A2 arrivata in semifinale nel campionato 2016-2017. La stagione corrente è iniziata con la presentazione del team da parte di Dan Peterson nella Sala Rossa del Pala De André, vedendo i ragazzi del coach Antimo Martino partire con il piede giusto nei primi appuntamenti del calendario. La rosa consta di due giocatori statunitensi, la guardia Rayvonte Rice dall’Illinois (già visto nel Verona e lo scorso anno in Francia all’Aix Maurienne Sa42
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voie) e il centro figlio d’arte Jerai Grant che, a differenza dei suoi familiari, ha scelto la strada europea esordendo in A1 con Brindisi passando poi nei campionati israeliano, lettone ed estone. “In Lituania mi sono trovato davvero bene – racconta Grant – ma l’esperienza italiana a Brindisi per me era stata speciale. Quindi, appena si è presentata l’occasione di tornare in Italia, ho accettato con piacere. Molte persone mi avevano parlato benissimo di Ravenna, non solo come società sportiva. È una città a misura d’uomo, non eccessivamente grande e il mio primo impatto è stato buonissimo. Amo la gente, l’atmosfera che
SOTTO, DALL’ALTO VERSO IL BASSO: LA SCHIACCIATRICE ANNA KAJALINA CHE GIOCA NELLA CONAD OLIMPIA TEODORA E IL BULGARO KRASIMIR GEORGIEV DELLA BUNGE RAVENNA.
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si respira al Palazzetto e adoro, ovviamente, anche la cucina romagnola”. Per quanto concerne le discipline individuali, Ravenna vanta un’ottima tradizione nell’atletica, avendo dato i natali a campioni approdati in Nazionale quali Agostino Ghesini (giavellottista medaglia d’oro ai Giochi del Mediterraneo ‘83 e sei volte campione italiano della specialità), Carlo Simionato (velocista autore del miglior tempo italiano nella staffetta 4X100 metri e medaglia d’oro a Casablanca nell’83 e ai Giochi del Mediterraneo ‘91) e Davide Tirelli (specializzato nei 1.500 metri, medaglia d’argento alle Universiadi estive del 44
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‘91). Atletica Ravenna ripone ora le sue speranze su Francesco Cavina, campione regionale dei 100 ostacoli nel 2015 e secondo nella categoria 100 ostacoli ai campionati nazionali individuali per Regioni tra i cadetti nel 2016. Francesco è allenato da Boubacar Pouye, già velocista senegalese con due partecipazioni olimpiche a Seoul ‘88 e Barcellona ‘92. Tra gli atleti di maggior rilievo e recentemente premiati nella serata Atleti azzurri d’Italia troviamo la ginnasta Milena Baldassarri, impegnata con la Nazionale italiana di ginnastica ritmica e vincitrice della medaglia d’oro in diverse specialità a livello nazione e internazionale, la ciclista figlia d’arte Sofia Collinelli, pluricampionessa italiana Allieve nella cronometro individuale e nell’inseguimento individuale su pista e l’arrampicatore Ludovico Fossali, campione mondiale under 20 lo scorso anno. Concludiamo citando la promessa del motociclismo ravennate Federico Caricasulo, impegnato con Yamaha nel campionato Mondiale Supersport e Filippo Dirani, promettente atleta del circolo della Spada sotto la guida del tecnico Alessandro Mucciarella.
IN ALTO, IL SENEGALESE FALOU SAMB CHE GIOCA NEL CLUB RAVENNA FC.
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AL CAIROLI A PASSEGGIO CON GUSTO
TRADIZIONE E INNOVAZIONE, SPECIALITÀ ROMAGNOLE ED EMILIANE E PRODOTTI DA PASSEGGIO. IL RISTORANTE SI TROVA IN UN BELL’EDIFICIO IN STILE LIBERTY DEL CENTRO STORICO RAVENNATE.
Un viaggio alla scoperta delle migliori tradizioni enogastronomiche del territorio, ma anche di innovative ‘soluzioni’ di cibo da passeggio. Promette tutto questo il ristorante Al Cairoli, che ha festeggiato il 15 dicembre un anno di apertura, nel cuore del centro storico ravennate, nella via pedonale per eccellenza – via Cairoli al civico 16 – nei bellissimi locali in stile Liberty della famiglia Callegari. Il locale, gestito dall’imprenditore bolognese Attilio Bassini insieme alla moglie Raffaella Polidori, propone specialità emiliane e romagnole, utilizzando esclusivamente prodotti regionali. A partire dalle farine, provenienti dal molino di famiglia Bassini, aperto nel 1899 nel Bolognese che macina solo grani locali, per realizzare la pasta fatta artigianalmente nel laboratorio interno, dai cappelletti romagnoli ai tortellini emiliani, dai ravioli alle tagliatelle, dagli strozzapreti ai passatelli, serviti prevalentemente in brodo
o al ragù. Anche tutto ciò che riguarda la panificazione e i dolciumi, è preparato rigorosamente nella cucina. I clienti hanno di che scegliere tra piadine, tigelle e crescentine, così come fra torte e crostate, l’ideale anche per una pausa a metà mattina o pomeriggio. Al Cairoli, anche i secondi non passano inosservati: dall’ottimo bollito della domenica, che ormai in casa non prepara più nessuno, alle polpette al sugo, fino agli arrosti e alle frittate. Può essere anche l’occasione giusta per assaggiare la cotoletta alla petroniana con carne di vitello, prosciutto e grana, una specialità bolognese dall’inconfondibile sapore, ma anche il fricandò di verdure alla romagnola o il friggione, una storica specialità bolognese a base di cipolle bianche e pelati. Si può concludere con le ‘loverie’, fra cui la classica zuppa inglese, il tiramisù, la crème brülée, il gelato di crema con aceto balsamico o saba. Per il pranzo e la cena, si può ac-
Ravenna, Via Cairoli 16, - Tel. 0544 240326 - www.alcairoli.com 1
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compagnare i pasti con vini regionali, dalle bollicine con metodo classico fra cui anche il Lambrusco, al Sangiovese proposto da cantine romagnole. Per chi preferisce non sedersi sul posto, Al Cairoli è il primo locale a Ravenna a proporre A passeggio con gusto, ossia la possibilità di gustarsi cappelletti e tortellini (anche in brodo) in un comodo ed elegante contenitore da passeggio, trasformandosi nel tango in voga street food. Sono una vera e propria novità i cappelletti fritti fatti con la ricetta classica o quelli con ripieno al cioccolato, croccanti fuori, morbidi dentro. Ampia la scelta di birre artigianali, fra cui La Salina di Cervia, La Bizantina di Ravenna, La Riminese di Rimini e La Cajun di Marradi. All’interno del locale sono in vendita prodotti tipici. Al Cairoli è aperto dal lunedì al venerdì, dalle 10 alle 15 e dalle 18 alle 23, il sabato e la domenica dalle 10 alle 23 (chiusura il mercoledì).
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PROGETTARE
Un attico
GIOIELLO NEL CUORE DEL BORGO SAN ROCCO, L’ARCHITETTO LINDA ANTONELLINI HA CURATO GLI INTERNI DALLE LINEE PURE ED ESSENZIALI. di Isabella Rivola / ph Massimo Fiorentini
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Dall’unione di due appartamenti, all’ultimo piano di un raffinato stabile nel Borgo San Rocco a Ravenna, ha preso vita un attico-gioiello nel cuore della città, affacciato sugli orti privati. Tutto il lavoro è stato seguito in sinergia fra il committente, il direttore generale di una nota azienda multinazionale, e il progettista, l’architetto Linda Antonellini, con grande comunione di intenti stilistici e fiducia reciproca nel voler ottenere un risultato raffinato e armonioso nell’accostamento cromatico, ricercato ma essenziale nelle linee
OGNI PARTICOLARE È STATO STUDIATO E DISEGNATO INSIEME A VALIDI ARTIGIANI. UN IMPECCABILE LAVORO IN TEAM, HA TRASFORMATO UN APPARTAMENTO ORDINARIO IN UN ATTICO DI CLASSE DALL’INTERIOR DESIGN CONTEMPORANEO.
pure. È il 2008 quando la ditta EdilMax di Massimo Rosetti & co, realizza più che una ristrutturazione, una vera e propria nuova costruzione costituita da cinque unità abitative. Entrando si resta subito colpiti dalla grande zona giorno open-space, mentre al piano superiore la zona notte è costituita da due stanze con bagni dedicati e una cabina armadio. Partendo proprio dai piani alti, la stanza matrimoniale la fa da padrona, con il suo grande letto Frau la cui testata, dalla geometria avvolgente come una conchiglia, trova il suo naturale completamento nelle linee essenziali della struttura in massello di faggio rivestito in pelle color bruno Havana, poi ancora una consolle Luxor dell’architetto milanese Giulio Cappellini, ad ante a ribalta, laccata Dolomite opaca. Sull’ampia parete frontale, 48
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la struttura del camino in bioetanolo Maat Living, fuoriesce dalla parete come un elemento sospeso e aggettante che divide virtualmente parte della stanza generando un lounge-corner con chaise lounge Red Bold Chair e scrivania. A mettere in risalto le falde del tetto con travi a vista, è la luce emessa dalla composizione Set di Xuclà per Vibia: un gioco di fasci radenti e ombre, effetti luminosi e volumetrici che si trasformano e mutano ruotando gli elementi illuminanti. Più soft la luce policroma emanata dalla boule della Philips Living Colors Iris e decisamente particolare Lumio, la lampada da tavolo di design che ha la forma di un libro e può essere accesa ovunque. Spostandosi nel bagno padronale, il protagonista è l’esclusivo lavandino in corian realizzato dal designer Antonio Lupi Silenzio, il quale
IN APERTURA E IN ALTO, LA GRANDE ZONA GIORNO OPEN-SPACE DOVE SI NOTA LA SCALA CHE PORTA ALLE CAMERE. A DESTRA, LA CAMERA PADRONALE E NELLA PAGINA SUCCESSIVA IL BAGNO CON LA LAMPADA MONKEY LAMP.
rappresenta un taglio orizzontale nella parete, che si apre sinuoso e retroilluminato. In angolo una vasca idromassaggio Grandform con cromo e iodio-terapia, lungo la parete i sanitari installati dagli Idraulici di Nuova Francesconi, la doccia con ante in cristallo fornita da ErreEsse e il pavimento che prosegue in legno come nel resto della casa. Realizzato dalla Bassano Parquet in tavole di rovere spazzolato e acquistato allo show-room De Lorenzi di Forlì, il parquet presenta un grande formato ed è delimitato da un battiscopa in alluminio sottile. Il bagno di servizio, rivestito dalla ditta Salaroli di Forlì e posato dai pavimentisti Carrozzo, presenta delicati e raffinati i rivestimenti su grande formato: Dune e Neutra a effetto cemento che dialogano in armonioso cromatismo con le tonalità del pavimento e delle
rifiniture degne di un grand hotel di lusso. Proseguendo per il corridoio illuminato dalla lampada da parete Axo Light Ap Vasily realizzata in metallo con diffusore texturizzato e sorgente luminosa
alogena, si entra nella stanza dedicata agli ospiti con letto Queen Size memory, armadio scorrevole laccato opaco ‘carta da zucchero & shantung grigio’ e il mobile Fortepiano con mensola in rovere grigio. Sulla parete principale, l’applique Fold Surface del designer Arik Levy di Vibia, la cui forma enigmatica lascia filtrare la luce dal basso e dall’alto. Oltrepassando la cabina armadio modello Walk con finiture in larix moro, sapientemente progettata su misura da Francesca Rambaldi e dall’architetto Gloria Romboli di Oggetti d’Autore di Forlì, si arriva alle scale che portano alla zona giorno, i cui gradini presentano l’alzata inclinata e le pedate riportano un intarsio ligneo. Il design esclusivo è stato realizzato interamente in ardesia da Moretti Marmi e installato dai posatori Landi; il parapetto in cristallo temprato cristallo extra-white è opera di Vetrolux in un’unica doppialastra che termina ad angolo retto e si sorregge da borchie in acciaio la cui forma e dimensione riprende quella delle luci segna-passi Marupe di Flexa che ne esaltano la minimale sontuosità. Lo studio degli elementi illuminanti, installati dagli Elettricisti Cangini, è stato seguito dall’illuminotecnico Daniele Cicetti il quale, in base alle dimensioni degli ambienti e al colore grigio chiaro delle pareti imbiancate da Colorarte di Salsi,
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A TEMA CON L’OPERATO DEL PADRONE DI CASA SONO LE OPERE DEL PITTORE ROBERTO PAGNANI: NAVE E THE LAST SHIP, DAGLI STESSI TONI DECISI DEL ROSSO DECO E DEL BLU FAZZOLETTO DEI VASI DI MURANO DELLA VENINI COLLOCATI NELLE NICCHIE.
ha equilibrato i lumen e gestito la scelta dei led, improntati tutti sulle tonalità calde per conferire all’abitazione un effetto accogliente e signorile. Maestoso il lampadario a soffitto Jackie O di Enzo Catellani: una cascata di fili che terminano in piccoli dischi cromati, ciascuno contente un potente micro-led che dà risalto al sottostante tavolo Skorpio disegnato da Andrea Lucatello per Cattelan la cui base funge da scultura in acciaio gof50
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frato a sostegno del piano in cristallo a bordi bisellati. La versione ridimensionata dello stesso lampadario è installata anche sull’isola della cucina Atelier dell’Aster, minimale ed essenziale, dai colori grafite e ruggine che riprendono i cromatismi dell’ardesia utilizzata anche nella parete living e dell’acciaio corten utilizzato per realizzare le maestose ante del bagno-ospiti. Ben eseguiti dal fabbro Chiozzini, i due elementi scorrevoli in corten presentano una maniglia in altorilievo e una a bassorilievo, come fosse un taglio nella lamiera, e sono stati eseguiti su disegno dell’architetto Antonellini che ha curato tutto l’iter di esecuzione e progettazione dell’intervento, compresa la scelta dei cromatismi e di tutti i dettagli delle rifiniture. La resina realizzata al posto del rivestimento ceramico da Resine Ravenna, il termoarredo Vu a forma di cactus dell’Antrax, il lavabo a forma di vaso cilindrico con rubinetto a stelo da terra e la lampada Monkey Lamp realizzata dal designer cesenate Marcantonio Raimondi Malerba e prodotta dalla Seletti, sono solo alcuni degli elementi caratterizzanti ed esclusivi del secondo bagno. A tema con l’operato del padrone di casa sono le opere del pittore Roberto Pagnani: Nave e The Last Ship, dagli stessi toni decisi del rosso Deco e del blu Fazzoletto dei vasi di Murano della Venini collocati nelle nicchie, realizzate su disegno esclusivo, dalla MS Cartongesso, a decoro della grande parete della zona Living che vede al centro, un camino in bioetanolo, incastonato in una porzione di facciata rivestita in listelli di pietra di ardesia. Dinnanzi a essa: Bullit, il divano di Jean-Marie Massaud e la poltrona circolare e rotante Scarlett sempre in pelle color Havana, di Frau come le sei sedie Montera. A filtrare la luce naturale, lunghe tende bicolore, dai pregiati tessuti forniti da Quelli delle Tende.
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ITALIANA ASSICURAZIONI FORLÌ È OGGI SEDE GENERALE PER RAVENNA, FORLIMPOPOLI, FAENZA, ALFONSINE E CERVIA.
Dall’inaugurazione ufficiale del 2014, la promessa di garantire un’assistenza personalizzata a 360 gradi al Cliente e un entusiasmo che lasciava aperte le porte a futuri ampliamenti hanno trovato la loro realizzazione. Infatti l’Agenzia Italiana Assicurazioni di Forlì “San Vitale”, sita in via Bertini 200, è oggi la sede generale alla quale sono collegati i distaccamenti di Ravenna, Forlimpopoli, Faenza, Alfonsine e Cervia. Alla fonte di una presenza stabile e capillare nel territorio sta l’affiatamento e la competenza del team a capo dell’Agenzia, dai titolari Cristina Guardigli, Antonio Guardigli, Fausto Amati, Massimo Tirelli 2
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SOPRA, IL GRUPPO ITALIANA ASSICURAZIONI AL COMPLETO. A FIANCO, I PREMI VINTI NEL CORSO DEGLI ANNI.
ADVERTORIAL
e Gianfranco Santini al gruppo dei 30 collaboratori specializzati che li affianca. Sono la fiducia e la credibilità conquistate attraverso il rapporto diretto con il Cliente all’origine dei grandi numeri dell’Agenzia: oggi sono oltre 11.000 i Clienti seguiti da Guardigli Mosaico Assicura S.r.l., dei quali 2.600 sono Aziende. Qual è la ricetta di una presenza così consolidata? Un mix di due ingredienti chiave: un’inesauribile passione profusa nel mestiere e un’attenzione costante alla formazione specializzata, che si avvale anche della collaborazione di docenti universitari. L’espe-
rienza maturata negli anni e un aggiornamento continuo permettono all’Agenzia di svolgere analisi puntuali delle esigenze assicurative e finanziarie dei Clienti sia nell’area “retail” che “corporate”. In particolare, per le Aziende, l’Agenzia Italiana Assicurazioni di Forlì “San Vitale” si è saputa specializzare e strutturare in modo da poter far fronte anche al segmento rappresentato da Grandi Gruppi Industriali, Affinity Groups e Collettività, che presenta necessità specifiche. Per i Clienti Azienda, il knowhow dell’Agenzia è in grado di offrire una consulenza completa, che va dall’analisi delle
aree di rischio, all’individuazione delle soluzioni più idonee, alla creazione di un piano personale di copertura assicurativa. Senza tralasciare, naturalmente, polizze assicurative e servizi per i privati. Una delle principali cifre identificative dell’Agenzia risiede però nell’attenzione per il settore del welfare: l’Agenzia di Forlì “San Vitale” si avvale, infatti, di collaboratori specializzati in quest’area, sottoposti a una costante formazione. Gli investimenti nella formazione mirano a consolidare un tipo di expertise destinato ad avere un ruolo importante nel prossimo futuro. In questo modo, sono pronti
a venire incontro a quanti si affidano a Guardigli Mosaico Assicura per previdenza complementare e polizze di assistenza alla persona, esperti qualificati capaci di proporre soluzioni ritagliate su misura. L’ascolto del Cliente e la realizzazione di soluzioni personalizzate che rispondono alle diversificate esigenze di copertura assicurativa, sono l’anima dell’Agenzia Guardigli Mosaico Assicura, che oggi può vantare, fra i suoi successi, quello di aver vinto per ben tre volte in questi anni, la Polizza d’Oro, il premio istituto dalla Compagnia come massimo riconoscimento dei risultati eccellenti conseguiti nell’anno.
Le nostre sedi: Forlì - Via Bertini, 200 - Tel. 0543 404719 | Forlimpopoli - Via Vittorio Veneto, 29 - Tel. 0543 744835 Ravenna - Via G. Galilei, 33/35 - Tel. 0544 407250/407325 | Faenza - Via Proventa, 74 - Tel. 0546 46703 Cervia - Via XX Settembre, 147 - 0544 71336 | Alfonsine - Via X Aprile, 10 - 0544 407250 IN MAGAZINE
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CREARE
Tramandi e
INNOVAZIONE MARCO SANTI SI OCCUPA DI RESTAURO E CONSERVAZIONE MA ANCHE DI CREAZIONE ORIGINALE. IL SUO GRUPPO MOSAICISTI RAVENNA È UNA BOTTEGA DAL SAPORE RINASCIMENTALE, RITROVO DI STUDENTI E ARTISTI. di Aldo Savini / ph Lidia Bagnara
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IN MAGAZINE
I
Il Gruppo dei Mosaicisti, costituitosi nel 1947 all’interno dell’Accademia di Belle Arti di Ravenna, per il recupero e il restauro dei mosaici ravennati danneggiati dal tempo e dalla guerra, accolse la proposta di Giuseppe Bovini, docente di Archeologia cristiana all’Università di Bologna, di un confronto diretto con l’arte contemporanea. La Mostra dei mosaici moderni del 1959, ora stabilmente esposta al quadriportico del MAR – Museo d’Arte della Città di Ravenna, presentava la traduzione dei cartoni dipinti da artisti di fama nazionale, e non solo, nei pannelli realizzati dai mosaicisti del Gruppo. Sperimentando l’incontro del linguaggio musivo con quello pittorico aveva inizio la vicenda del mosaico contemporaneo. Nel 1974 il Gruppo assumeva la denominazione di Cooperativa Mosaicisti di Ravenna, nella quale nel 1979 entrava a lavorare Marco Santi, a soli 16 anni quando frequentava la terza all’Istituto d’arte per il mosaico Gino Severini, segnalato dal suo insegnante Sergio Cicognani che ne aveva riconosciuto le particolari attitudini per l’arte e pertanto poteva inserirsi all’interno del contesto lavorativo. Con l’apprendistato e la scuola iniziava la sua formazione e la carriera all’interno della Cooperativa di cui sarebbe diventato nel corso degli anni presidente, direttore artistico e direttore tecnico per il restauro del mosaico fino allo scioglimento nel 2008. Rilevati i locali di via Fiandrini, nelle vicinanze della Basilica di San Vitale e del Mausoleo di Galla
Placidia, costituiva in continuità il suo Gruppo Mosaicisti Ravenna per proseguire nell’attività di restauro e conservazione ma anche di creazione originale. È un ambiente in cui mosaicisti e restauratori professionisti plasmano esperienze diversificate: si fa conservazione, si fanno le copie, si lavora con designer, architetti, urbanisti e con la clientela religiosa. Ha la fisionomia della ‘bottega’, come potevano essere in età rinascimentale: è infatti uno spazio dinamico e versatile, frequentato dagli studenti dell’Accademia e dell’Università, dove si confrontano idee originali, si sperimentano i materiai più innovativi e si opera anche sul grande formato per ampie superfici, interpretando la natura del mosaico che nasce e si sviluppa con l’architettura. Santi è custode di questa modalità operativa, assimilata a diretto contatto con i grandi maestri, vivendo con loro anche quando operavano nei cantieri, assistendo e partecipando alle loro riflessioni e discussioni. Hanno oramai cessato la loro attività, oggi ci sono i nuovi giovani che sono i suoi studenti con i quali fa rivivere quel modo di fare mosaico, che consente ai lavori che escono dal laboratorio e si allontanano da Ravenna di mantenere una propria riconoscibilità ravennate. Solo per citarne alcuni, i 90 mosaici realizzati su cartoni di pittori per il borgo di Tornareccio (CH), la ‘capitale abruzzese del miele’, il pannello raffigurante il santo libanese Charbel Makhluf collocato recentemente nella cattedrale di St. Patrick a New York e
le sculture esposte nella mostra Scultura Mosaico. Il colore della scultura al Museo Nazionale di Ravenna, evento collaterale della Biennale di Mosaico, dedicato a Cicognani che ancora lo chiama in dialetto è mi gàgg. Queste opere hanno richiesto la preparazio-
PER SANTI, IL MOSAICO NON È UNA TECNICA CHE RICOPRE UNA SUPERFICIE, RIDOTTA A FUNZIONE DECORATIVA, MA L’OPPOSTO. È LA RICERCA DI UN LINGUAGGIO COMUNE PER FAR SÌ CHE IL MOSAICO COSTRUISCA LA SCULTURA, FACENDOSI SCULTURA.
ne artistica, stilistica e tecnica di Marco Santi, per il quale il mosaico non è una tecnica che riveste, che ricopre una superficie, ridotta quindi a funzione puramente decorativa, ma l’esatto contrario. È la ricerca di un linguaggio comune che ha come obiettivo far sì che il mosaico nello specifico costruisca la scultura, facendosi scultura. Per questo ha lavorato insieme agli artisti portandoli direttamente nella bottega. Per concludere, il contributo che intende dare a Ravenna e al mosaico è lo spirito di continuità, si considera un ‘ponte’ per tramandare ai giovani quello che ha appreso dai ‘vecchi’, rispetto ai quali si sente debitore ed erede. IN MAGAZINE
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CREARE
Scuola d’arte
E DI CULTURA LABART RAVENNA È UN GRUPPO DI DOCENTI, PROFESSIONISTI, CREATIVI ED ESPERTI NEI SETTORI ARTISTICI, DELLA COMUNICAZIONE E DELLA DIDATTICA, CHE OFFRE CORSI E PERCORSI AD ADULTI E RAGAZZI.
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di Serena Onofri
Nata nel 2016 a Ravenna come associazione culturale, Labart è l’acronimo di Laboratorio d’arte. Si tratta di un luogo di formazione artistica e di promozione della cultura che ha tra i suoi obiettivi quello di offrire ad adulti e ragazzi, la possibilità di approcciarsi e di aprirsi al mondo delle arti classiche e digitali mediante lezioni teoriche, corsi, percorsi professionali scolastici e workshop. La scuola vanta docenze di affermati artisti e professionisti: il pittore Enrico Minguzzi, il regista Gerardo Lamattina, il ceramista Ivan Olivieri, i grafici e illustratori Emilio Macchia, Luca Bezzi, Sara Silvestri (anche tatuatrice), il fotografo Giampaolo Solitro,
gli orafi Stefano Grandi e Nicola Biserni, il videomaker Dario Procopio e la storica dell’arte Angela Fabbri che è anche il presidente. Labart ha sede in centro storico e collabora già con diverse realtà pubbliche, associative e private del territorio; ospitiamo, inoltre, studenti di Belle Arti e di Conservazione dei Beni Culturali desiderosi di svolgere stage e tirocini curricolari all’interno dei nostri spazi. Angela Fabbri, chi frequenta i vostri laboratori? “Dal sognatore al professionista, dallo studente al creativo. Non esiste un target predefinito. Per iscriversi, infatti, non sono necessari né esami di ammissione né esperienze pregresse, ma solo tanta passione e voglia di intraprendere un percorso formativo completo e professionale.” Non a caso il vostro slogan è “Scopri il tuo talento e investi sull’arte”… “Sì, e abbiamo avuto un successo sorprendente. Più di 150 adesioni nel primo trimestre e siamo già quasi al completo per i corsi del prossimo ciclo scolastico in partenza da gennaio. Con entusiasmo proseguiremo questa esperienza auspicando un futuro ricco
d’arte.” Qual è la vostra offerta formativa? “Labart offre la possibilità di frequentare percorsi base di introduzione alle varie discipline accademiche, corsi intermedi per approfondirne lo studio e le tecniche, come anche percorsi avanzati alla ricerca di un proprio linguaggio espressivo. Si spazia dal disegno artistico all’illustrazione, dalla pittura alla decorazione pittorica, dalla scultura e ceramica all’oreficeria, dalla fotografia al cinema e al video making, dalla grafica all’industrial design.” Aspirazioni future? “Ci stiamo muovendo insieme a realtà istituzionali per crescere sempre di più… Labart è un ambiente culturale alternativo e dinamico, attento a ciò che di nuovo offre il mondo dell’arte per soddisfare sia gli interessi personali, sia le esigenze professionali dell’utenza. L’auspicio è di continuare a far vivere e sviluppare questa realtà, in cui ciascuno, varcando semplicemente la porta, possa darsi una chance di scoprire il proprio talento o poter realizzare un sogno che da troppo tempo teneva nascosto in un cassetto.”
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LEGGERE
In“viaggio”
CON I LIBRI
MARIAVITTORIA ANDRINI E LORIS CAMPRINI SONO GLI AUTORI DI DUE LIBRI PUBBLICATI DA IN MAGAZINE: DUE ITINERARI, UNO STORICO E L’ALTRO GEOGRAFICO, PER CAPIRE MEGLIO CHI SIAMO.
U
di Gianluca Gatta
Umberto Eco affermava che leggere libri è un modo eccellente per vivere molteplici vite oltre la propria. Edizioni IN Magazine si presenta all’appello natalizio con due novità che riassumono bene questa prospettiva. Parliamo di libri che prendono sottobraccio il lettore e lo accompagnano in percorsi di vita originali e interessanti. Oltre un milione di chilometri in moto è il racconto fotografico dei viaggi che Loris Camprini – Architetto-Designer forlivese –, ha compiuto a cavallo della sua moto in Africa, Stati Uniti, Medio Oriente e, ovviamente, in Italia. Un volume
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completamente a colori, con foto in grande formato e il racconto puntuale degli aneddoti e degli incontri, che si trasformano non di rado in “avventure”, alla ricerca di un confronto con il prossimo e la diversità. “Loris è un buon fotografo e non dimentica mai di affidare alla macchina la testimonianza dei suoi viaggi – scrive Matteo Marzotto nella prefazione –, con divertenti e a volte inaspettati commenti e aneddoti e con qualche racconto nel suo ruolo di Marshall del Bike Tour per la FFC: un ideale giro d’Italia in bicicletta che da sei anni porta la Fondazione in giro per la nostra
generosa e meravigliosa Italia.” Quella di cui parla Marzotto è la Fondazione Ricerca Fibrosi Cistica Onlus, da lui presieduta, a cui saranno devoluti tutti i proventi della vendita del libro. Dal libro al piatto è il titolo del volume di Mariavittoria Andrini, già autrice di molteplici pubblicazioni di storia della gastronomia, dove l’autrice ripercorre 150 anni di storia culinaria italiana. Esistono alcuni punti di riferimento fondamentali: sono i libri che hanno fatto la storia gastronomica italiana nell’ultimo secolo e mezzo. Testi in cui intellettuali umanisti, come Olindo Guerrini e Pellegrino Artusi, hanno raccolto le ricette della tradizione o dove chef stellati, come Gualtiero Marchesi e Massimo Bottura, hanno evidenziato il proprio genio creativo riconosciuto a livello mondiale. L’autrice ha scelto dunque i 10 libri che, dal 1867 ad oggi, sono stati rappresentativi di altrettante svolte culturali nella storia della cucina italiana e ha ricostruito in questo volume un vivace mosaico storico e sociale, fatto di personaggi, avvenimenti e ricette, in un saggio che “lascia il sapore in bocca”.
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