Premium IN Magazine 01 2018

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€ 3,00 - N. 1/18 Tariffa R.O.C.: Poste Italiane s.p.a. - Spedizione in A. P. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 1, DCB - FILIALE DI FORLÌ -

IMPRONTE DI STILI. Luca CARBONI, Davide CASSANI, Famiglia MAGGIOLI, Claudio FANTINI, BRANDINA , Alex MAJOLI. CATTOLICA: un porto tra Romagna e Marche,

FORLÌ: Cantiere del Pardo,

Ancona: Alberto Rossi,

Ristoranti della Riviera.







Editoriale

EDITORIALE di Andrea Masotti

Grande talento e creatività sono gli elementi che accomunano i personaggi raccontati tra le pagine di questo numero estivo di PREMIUM: per le nostre rubriche incontriamo Roberto Paris, che ha dedicato l’anima e la carriera al golf ed è ora maestro di vip e reali oltre che di promesse sportive. Parliamo di eccellenze con l’Osteria Francescana dello chef Massimo Bottura, vincitrice del titolo di miglior ristorante ai The World’s 50 Best Restaurant Awards, e con Ferretti Yachts, uno dei marchi Ferretti Group che festeggia il cinquantesimo anniversario. Scopriamo i vini estivi autoctoni della Romagna e del Nord delle Marche e le migliori bottiglie dei produttori locali. E perché non degustarli sotto le notti stellate di Cervia a Filosofia sotto le stelle, il festival organizzato da Agenda Filosofica che propone otto lectio magistralis tenute da filosofi di fama nazionale. Sogniamo Los Angeles insieme a tre eccellenze del territorio forlivese e cesenate: l’agenzia Menabò affianca Industrial Wear per i progetti del marchio Payper, di cui il fotografo Marco Onofri ha realizzato lo shooting. Ci immergiamo poi tra le pagine di Meet me alla boa, il nuovo romanzo dell’attore e influencer forlivese Paolo Stella. Parliamo sempre di creatività e design con Missaid, il brand di “Tiscerts” nato da un’idea di Andrea Sansavini. Fabrizio Nicolosi di Netrising ci porta invece in una dimensione tech, parlandoci della potenzialità delle App come strumento di strategia digital, illustrandoci l’applicazione LookApp. Si torna indietro nel tempo con il libro Ricordando La Bussola di Mario Russomanno, in cui sono raccolte trenta storie e immagini della storica discoteca simbolo della Romagna.

Tariffa R.O.C.: Poste Italiane s.p.a. - Spedizione in A. P. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 1, DCB - FILIALE DI FORLÌ -

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€ 3,00 - N. 1/18

L’articolo di apertura è dedicato al cantautore Luca Carboni, che vanta una lunga carriera sulla scena pop e non smette di regalarci la sua voce e le sue parole con l’album Sputnik, dal sound attualissimo ed elettronico. Davide Cassani è il nostro “presidente ciclista”: dopo una carriera come sportivo professionista è ora il nuovo Presidente Apt Servizi. Il suo obiettivo? Rendere l’Emilia-Romagna la meta più desiderata dal turismo internazionale. Incontriamo Paolo del Gruppo Maggioli, un’impresa di famiglia con oltre cento anni di storia, oggi leader nei prodotti e nei servizi per la Pubblica Amministrazione, professionisti e aziende. Continuiamo a parlare d’impresa con Claudio Fantini di Fantini Group e Sportur, che ha trasformato un semplice stabilimento balneare in un luogo esclusivo di vacanza e sport; e con Marco Mo-

IMPRONTE DI STILI. Luca CARBONI, Davide CASSANI, Famiglia MAGGIOLI, Claudio FANTINI, BRANDINA , Alex MAJOLI. CATTOLICA: un porto tra Romagna e Marche,

FORLÌ: Cantiere del Pardo,

Ancona: Alberto Rossi

Ristoranti della Riviera.

rosini e Barbara Marcolini dello storico marchio Brandina, un progetto che unisce creatività, originalità e dedizione. Alex Majoli, fotografo ravennate di fama internazionale, ci porta a indagare l’animo umano e gli elementi più oscuri della società. L’attrice riminese Lucrezia Frenquellucci è la nostra stella del cinema, vincitrice del premio come miglior attrice al Rio Festival. Prendiamo il mare insieme ad Alberto Rossi, campione mondiale di vela e imprenditore, e a Fabio Planamente, Direttore Generale di Cantiere del Pardo, produttore del prestigioso marchio Grand Soleil. Andiamo alla scoperta di nove ristoranti della Riviera in cui è possibile degustare piatti tipici e innovativi tra spiaggia e mare, concludendo infine il nostro viaggio nella cittadina di Cattolica, un piccolo gioiello bagnato dal mare Adriatico.

Editoriale / 7


Sommario Premium

SOMMARIO - PREMIUM impronte di stili

Editoriale 7

36

Accenti 10 Ever Green 16 Gourmandise 18 Summer Wine 20 Happening 22 Anniversary 24 Fashionable 26

40

Tra le righe 28 Design 30 Digital Way 32 History 34 Luca Carboni 36 una grande festa.

Davide Cassani 40 presidente e ciclista.

Famiglia Maggioli 46 innovatori per tradizione.

Claudio Fantini 50 sport e beachlife.

Brandina 5 6 liberi e creativi.

Alex Majoli 60 indagare l’animo umano.

Lucrezia Frenquellucci 6 8 recitare ed essere vera.

8 / Sommario Premium

56

68


Sommario Premium

SOMMARIO - PREMIUM impronte di stili

Alberto Rossi 72 vincere il vento.

Cantiere del Pardo 76 navigando verso il successo.

Ristoranti della Riviera 82 degustare tra spiaggia e mare.

Cattolica 90

76

un porto tra Romagna e Marche.

“IN MAGAZINE PREMIUM” anno XI - n° 1 luglio 2018 Reg. al Tribunale di Forlì il 28/10/2005 n. 43 Edizioni IN MAGAZINE S.R.L. - Menabò Group Redazione e amministrazione: 47122 Forlì - Via Napoleone Bonaparte, 50 tel. 0543.798463 - fax. 0543.774044 www.inmagazine.it www.menabo.com info@inmagazine.it Stampa: Grafiche MDM Forlì Direttore Responsabile: Andrea Masotti. Redazione centrale: Clarissa Costa, Gianluca Gatta, Beatrice Loddo. Artwork: Lisa Tagliaferri.

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Impaginazione: Francesca Fantini. Ufficio commerciale: Gianluca Braga, Irena Coso, Laura De Paoli, Elvis Venturini. Collaboratori: Mariavittoria Andrini, Barbara Baronio, Roberta Bezzi, Stefano Bonini, Dolores Carnemolla, Anna Chiarini, Clarissa Costa, Beatrice Loddo, Lucia Lombardi, Sabrina Marin, Giorgio Pereci, Alessandro Rossi, Stefano Rossini, Vanessa Santoro, Silvia Sinibaldi, Ilaria Traditi, Gianni Zampaglione. Fotografi: Mariavittoria Andrini, Melissa Cecchini, Alberto Cocchi, Laura De Paoli, Riccardo Gallini, Alex Majoli, Marco Onofri, Andrea Valentini. Chiuso per la stampa il 17/07/2018 Seguici su FB: www.facebook.com/edizioni.inmagazine In ottemperanza a quanto stabilito dal Regolamento UE 2016/679 (GDPR) sulla privacy, se non vuoi più ricevere questa rivista in formato elettronico e/o cartaceo puoi chiedere la cancellazione del tuo nominativo dal nostro database scrivendo a privacy@inmagazine.it

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gruppo

Sommario Premium / 9


Accenti

CONTEMPORA by Aster.

Pesaro - Aster presenta il restyiling di Contempora, una delle principali collezioni del mood moderno, con nuovi materiali, stili e linguaggi che la rendono sempre più attuale ed esclusiva. Sono ben 96 le possibili varianti in legno che appartengono a questa collezione, dalle essenze più moderne e di tendenza fino a legni pregiati, di elevata qualità, di grande personalizzazione. La collezione Contempora, nella nuova elegante veste, è stata curata e disegnata dall’architetto

Gucci Timepieces & Jewelry.

Lorenzo Granocchia, art director del brand. Nel corso della Design Week di Milano sono state lanciate ben tre le nuove collezioni in anteprima nello showroom monomarca di Milano Duomo. Subito dopo, a beneficio del pubblico pesarese e dell’Emilia-Romagna, Aster ha presentato tutte le nuove collezioni negli oltre 400 mq del suo showroom aziendale in via degli Abeti 354 a Pesaro, rinnovato nel look delle diverse ambientazioni proposte.

Cervia in bolla 2018. Cervia - L’evento Cervia in bolla, organizzato da TASTE Production di Ivan Tesei in collaborazione con l’azienda Mokador, torna per la IV edizione nel fine settimana dell’1 e 2 settembre 2018, all’interno dei Magazzini del Sale di Cervia: due giornate dedicate alla degustazione delle eccellenze spumantistiche di tutta Italia. Oltre ad assaggiare le ultime sboccature e dialogare con i Produttori e gli Agenti di Rappresentanza, durante questa edizione 2018 sarà possibile visitare anche 3 foodtruck e 10 postazioni gastronomiche, per accompagnare con i migliori assaggi questo vero e proprio Giro d’Italia di bollicine. Sarà ospitato anche il neonato Club Bianchi Romagna, composto da 14 produttori di vini romagnoli.

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Pesaro - Gucci propone i nuovi preziosi modelli estivi delle sue collezioni. Timepieces presenta una linea di orologi dal design floreale: quattro inediti modelli G-Timeless e G-Frame, decorati con motivi ispirati alla natura. La collezione Fine Jewelry, poi, si arricchisce di sei colorati ciondoli in oro 18 carati, che offrono nuove interpretazioni degli elementi tipici con diamanti, perle e motivi animalier. L’inconfondibile dettaglio della doppia G della collezione GG Marmont, uno dei simboli Gucci più forti e riconoscibili, ispira oggi una nuova linea che comprende tre collane molto femminili lavorate in resina color turchese e argento con finitura anticata, il cui elemento centrale è il motivo floreale, e due anelli cocktail in argento, che presentano gli stessi codici di design con un motivo in 3D. Un altro pezzo di rilievo è la spilla GG Marmont, impreziosita da una delicata incisione sulla parte posteriore. Per la linea Le Marché des Merveilles troviamo invece orologi unisex, oltre che quattro collane e anelli dai colori brillanti e animalier, offrendo una raffinata interpretazione della testa di felino, un motivo identificativo della Maison. Potete trovare le nuove collezioni Gucci presso la gioielleria Bartorelli di Pesaro.


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Accenti

Nasce CLASSIS, il nuovo museo di Ravenna.

Ravenna - Il prossimo 1 dicembre aprirà le porte CLASSIS Ravenna, il nuovo museo della città e del territorio recuperato dallo storico ex zuccherificio della frazione di Classe. Un progetto di riqualificazione e ristrutturazione affidato all’architetto Andrea Mandara e a un comitato scientifico coordinato dal professore Andrea Carandini, che intende raccontare attraverso gli snodi storici più significativi le vicende che caratterizzano la storia di Ravenna e del suo territorio, dall’era preistorica a quella medievale. Un’area espositiva di 2.800 metri quadrati,

circondata da un parco di un ettaro e mezzo sempre aperto al pubblico, per la quale sono stati stanziati oltre 21 milioni di euro. Il CLASSIS non sarà solo un museo d’arte storica o un semplice “raccoglitore di materiali”, ma anche un polo attivo di ricerca e innovazione in linea con le strutture museali più avanzate di tutta Europa, sede di ampi laboratori presso i quali l’attività di formazione sarà di altissimo profilo. Una particolare attenzione verrà inoltre dedicata agli apparati didattici e illustrativi, con ampio ricorso a ricostruzioni grafiche e tridimensionali, filmati e plastici.

La formula del benessere. Forlì - Grazie a Régis Boudon-Doris, fondatore di Be a Business Spa, il 22 e il 23 settembre arriva in Italia il World Wellness Weekend, due giorni dedicati al benessere in cui spa, centri termali, saloni di bellezza e fitness, aderenti all’iniziativa, aprono gratuitamente le loro porte al pubblico per offrire attività rilassanti e ricreative. Sessioni di yoga, pilates, massaggi: sul sito è presente la lista aggiornata dei centri partecipanti e delle attività organizzate. Una vera e propria festa mondiale del benessere che coinvolge 60 Paesi in tutto il mondo e che Régis, ambasciatore ufficiale per l’Italia dell’evento, ha voluto nel nostro Paese con l’obiettivo di diffondere la cultura del benessere e gli effetti positivi sulla nostra salute mentale e fisica. Menabò Group è al fianco del World Wellness Weekend Italia come Ufficio Stampa e PR.

La bella stagione della DOLCE VITA. Cesena - Nell’anno del centenario della nascita del fotografo Giuseppe Palmas, la sua città natale lo celebra con una mostra all’interno della Galleria d’Arte Comunale del Palazzo del Ridotto. “E la chiamano estate”, giocando sulla stagionalità ispirata nel titolo, si permette di evitare una divisione per generi della sua produzione. Dagli eventi mondani ai più minuti avvenimenti di tutti i giorni, dalle vacanze agli impegni di lavoro, dai volti celebri a quelli meno noti e sconosciuti, si offrono allo sguardo dei curiosi non solo situazioni e nomi di ambito nazionale, ma anche circostanze e personaggi locali. Una carrellata di click che ha immortalato, fra gli anni ’50 e gli inizi dei ’70, un mondo intero, fra Milano e Roma, senza mai dimenticare la sua terra d’origine. La mostra resterà aperta fino al 9 settembre.

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Accenti

Shopping TRASPARENTE.

RICCIONE - In Viale Gramsci 5 ha inaugurato il nuovo shop AirDP Style con le novità dell’estate: dagli occhiali leggeri alle sneakers trasparenti e colorate, dalle impalpabili wind jacket alle felpe, dalle T-Shirt all’intimo fino ai sandali infradito glam-tech e i costumi da bagno sporty chic oltre alle fragranze per ambiente e per la persona. Grande debutto per AirDP Wairdrobe, una linea di arredi, la capsule collection che House of Birds, il brand di design di Action Giromari e l’architetto Pietro Smurra hanno creato per AirDP Style. La collezione combina leggerezza ed ergonomia, traghettando le soluzioni pratiche e funzionali del retail nell’interior design. Un sistema

modulare a misura di millennial, un progetto inedito in cui i complementi che espongono le collezioni AirDP Style diventano anch’essi prodotti che i clienti possono acquistare per dare un tocco di originalità. Armadi, stender, porta scarpe, couvette, consolle, separé e imbottiti danno vita a una collezione che propone soluzioni di arredamento con una duplice funzione: custodire e allo stesso tempo mettere in mostra i propri oggetti. Trait d’union tra la collezione e il brand AirDP è la trasparenza, ottenuta grazie al ricorso di materiali innovativi e sistemi d’illuminazione LED. (Nella foto: Lele Danzi, Founder e Creative Director AirDP Style, e Marco Tabasco, Socio Action Giromari) (A.B.)

CHIRURGIA ROBOTICA, eccellenza forlivese. Forlì - L’edizione 2018 di Superquark, in onda su Rai 1, si è aperta presentando un servizio sulla chirurgia robotica dell’ospedale

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di Forlì, realizzato dal giornalista Lorenzo Pinna con la collaborazione della giornalista Tiziana Rambelli. Piero Angela ha definito l’ospedale Morgagni - Pierantoni “uno dei centri di eccellenza italiani”. La chirurgia robotica forlivese ha infatti festeggiato da pochi mesi il suo primo decennale, presentando i progetti di una scuola chirurgica di Ausl Romagna e le esperienze maturate in tutte le discipline. Ogni anno il numero degli interventi effettuati dall’ospedale Morgani-Pierantoni con tecnica di chirurgia robotica è in crescita, affiancato da costante attività di ricerca, con dati fortemente significativi: oltre 1700 gli interventi, suddivisi in ben sette discipline, e più di 100 figure tra chirurghi, medici e infermieri.

Un periodico per la bio-edilizia. Pesaro - Enrico Scalbi, amministratore delegato della Edil CP, la società di costruzioni che opera nel settore specifico con comprovata esperienza e serietà, e che guida i clienti per tutto il percorso di ristrutturazione per la propria casa, è il direttore responsabile del periodico della buona edilizia Ristrutturo in classe A, nel quale illustra tutte le opportunità e modalità per ristrutturare la casa secondo i principi di bio-edilizia e di risparmio energetico, chiavi in mano. Bio-edilizia significa ridurre al massimo l’impatto ambientale, significa una filosofia di vita green, utilizzo di materiali di costruzione particolari e accorgimenti architettonici e tecnologici per un maggiore risparmio energetico e minore spreco di risorse. Anche in questo settore, affidarsi a un unico interlocutore, punto di riferimento per la progettazione, le pratiche amministrative e soprattutto l’intero processo di realizzazione per ristrutturare e, al tempo stesso, salvaguardare l’ambiente, è una soluzione perfetta per essere certi che tutto questo sia curato da ogni punto di vista, per poter giungere assieme alla fine del percorso di rinnovamento. Usufruendo inoltre delle detrazioni fiscali.


NUOVA RANGE ROVER VELAR

WORLD CAR DESIGN OF THE YEAR

Nuova Range Rover Velar è nata per essere all’avanguardia. Il suo design futuristico unisce eleganza e semplicità, dalle maniglie delle portiere a filo allo spoiler posteriore integrato. La trazione integrale AWD offre una guida sicura e raffinata quanto tutti i suoi dettagli. Una vera opera di design minimalista che non ha rivali. O meglio, che li ha battuti tutti conquistando il titolo di World Car Design Of The Year 2018.

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Ever Green

ROBERTO PARIS quando il golf è vita. testo e foto Mariavittoria Andrini

Professionista e poi maestro di celebrità e reali oltre che di promesse sportive: Roberto Paris ha dedicato l’anima e la carriera al golf, di cui ha vissuto l’evoluzione in Emilia-Romagna.

“Ho odiato profondamente il golf. Avevo appena nove anni e all’Acquasanta di Roma, per necessità familiari, facevo il caddie. Portavo a spalla, per diciotto buche, sacche che pesavano il doppio di me. Un lavoro che mi costringeva a passare tutti i fine settimana lontano dai miei amici che, al contrario, se la spassavano. Guadagnavo pochi spiccioli, ma erano necessari alla mia famiglia. Poi verso i quattordici anni quell’odio si è trasformato in un amore sviscerato e ho deciso che volevo vivere ‘dentro al golf’ e diventare un professionista.” Inizia così a parlare di sé Roberto Paris, maestro di golf all’Adriatic Golf Club di Cervia dal 1986. La sua carriera inizia nel 1970 e fino al 1982 gioca, da professionista, tornei internazionali quali l’Open d’Italia e l’Open Svizzero a Crans sur Sierre. Nel 1980 frequenta la Scuola Nazionale di Golf e diventa maestro. Amico di Severiano Ballesteros, il grande giocatore spagnolo con il quale ha condiviso l’emozione di giocare diversi anni nel PGA European Tour, Paris ha assistito all’evoluzione del golf in Italia, specie in Emilia-Romagna. Negli anni Ottanta c’era solo il campo di Bologna, poi è nato quello di Cervia e, via via, tutti gli altri. “Quando sono arrivato in Romagna la prima volta, c’erano solo distese di patate e pomodori. Avevo già partecipato alla nascita di campi a Perugia e a Milano ma qui, a Cervia, è stato amore a prima vista, tanto che ci sono da ben 33 anni e intendo rimanerci fino alla fine: qui è dove ho conosciuto mia moglie e sono nati i miei figli.” Il suo viso, segnato dal sole e dalla vita

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Ever Green

all’aria aperta, regala grandi sorrisi. Racconta dei suoi giovani allievi, delle soddisfazioni che l’insegnamento gli ha dato: “Matteo Verardo, oggi mio assistente, Giulio Versari, che ha vinto la Coppa Segafredo, Eleonora Guarini, per tre anni in nazionale, Clara Agostinelli, che nel 1999 ha vinto gli Under 16, Andrea Bolognesi, oggi valido professionista, o la giovanissima cesenate Chiara Mellina, pronta per un posto in nazionale.” “Sai – racconta – quando ero a Roma era il tempo della Dolce Vita. Quante ne avrei da raccontare! C’è stato un momento in cui ero sempre su Novella 2000. Ricordi la principessa Soraya, la moglie ripudiata dello Scià di Persia? Ecco, le stavo dando le prime lezioni di golf e c’era un fotografo che si appostava dietro ai cespugli per sorprenderci. Mi avevano preso per il suo amante.” Era vero? Alla domanda sorride sornione: “No, naturalmente.” “Gli attori americani passavano tutti dall’Acquasanta. A molti ho insegnato, ad altri ho fatto da caddie: Kirk Douglas, allora all’apice della carriera, Johnny Weissmuller, il primo Tarzan, le gemelle Kessler, bellissime. E poi Monsignor Marcinkus, allora presidente dello IOR, all’epoca molto vicino al Papa. Un marcantonio, con due spalle da rugbista. Fumava come pochi, però giocava bene. Aveva 4 di handicap. Ho avuto come allievi tutti i reali di Grecia – continua Paris – re Costantino, la moglie Anna Maria, la madre Federica, i figli; poi il grande Alberto Tomba, con un fisico troppo muscoloso per il golf, Andrea Pirlo, giocatore del Milan, Mauro Tassotti, ex allenatore del Milan, oppure Marco Nerozzi, campione italiano di squash.

Tutti amici miei. Ma anche tanti altri che in questo momento non ricordo. Dovremmo metterci tranquilli, davanti a uno stuzzichino e a un bicchiere di vino. Era quello che voleva fare il grande giornalista Mario Camicia, amico di una vita: voleva scrivere un libro di aneddoti, purtroppo non ci siamo riusciti.” Si guarda intorno e sottolinea con la mano tutto ciò che i suoi occhi vedono. L’erba è appena stata tagliata e il suo profumo si mischia con quello del mare e della resina dei pini. “Ma ci può essere un posto più bello al mondo? Se esiste un paradiso terrestre è questo. Il mio futuro è qui. Il golf è il mio primo grande amore. Davanti anche a mia moglie che è il secondo.” “E dire che mio padre mi ha contrastato in tutti i modi. Voleva che imparassi un mestiere, ma io volevo diventare un golfista vero e mi allenavo sempre fino a rovinarmi le ginocchia e i gomiti per la fatica. Quando il campo era chiuso io saltavo i cancelli. Solo così, con la determinazione e la fatica, si riesce a vincere. Purtroppo i giovani ‘non hanno fame’ e queste fatiche non le vogliono più fare.” “E tuo padre?”, gli domando. Si commuove al ricordo. “Papà è stato felice quando ha visto il mio nome sulla Gazzetta dello Sport. Un giorno mi chiamò e mi disse: ‘Voglio chiederti scusa, perché non ho creduto in te e ho contrastato i tuoi sogni. Avevi ragione tu’. Io gli risposti: ‘Papà, tu hai fatto di me un uomo e volevi il meglio per tuo figlio. Solo che il tuo meglio non era quello volevo io’. È stato un grande e indelebile momento.”

In apertura, un ritratto del maestro di golf all’Adriatic Golf Club di Cervia. In alto, una foto pubblicata su Novella 2000 che ritrae la principessa Soraya durante la prima lezione di golf con Roberto Paris.

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Gourmandise

MASSIMO BOTTURA in vetta tra le stelle. testo Dolores Carnemolla

L’Osteria Francescana di Modena si aggiudica per la seconda volta il titolo di miglior ristorante ai The World’s 50 Best Restaurant Awards. Lo chef Massimo Bottura ha ritirato l’ambito premio alla cerimonia tenutasi a Bilbao.

Si possono scalare le stelle? Chiedetelo a Massimo Bottura, chef: il suo ristorante Osteria Francescana è stato nominato a giugno, e per la seconda volta, numero uno nella classifica The World’s 50 Best Restaurant Awards. Solo 12 tavoli e una prenotazione da effettuare con tre mesi di anticipo per assaporare una cucina che concilia tradizione e innovazione e che esplora le radici della gastronomia italiana facendo riferimento a storia, arte e filosofia. Nel 2002 Bottura ha ricevuto la sua prima stella Michelin, seguita dalla seconda nel 2006, mentre la terza è arrivata nel 2011. Lo chef ha così commentato il risultato della lista: “Quando guardo agli chef presenti alla cerimonia dei 50 Best, non posso che essere ispirato dall’incredibile impegno e dal grande lavoro che queste persone portano avanti. Il mondo della gastronomia sta cambiando e sono orgoglioso di essere parte di questo cambiamento. Stiamo costruendo la strada per un mondo più etico e sostenibile per i nostri figli e i figli dei nostri figli. Nel nostro futuro, vedo più futuro.” Quali sono i valori che contribuiscono a far brillare queste stelle? Senza dubbio va riconosciuto a Bottura il suo impegno nel mobilitare la comunità gastronomica a rispondere a esigenze sociali e affrontare la problematica dello spreco alimentare: durante Expo Milano 2015 Bottura ha creato un progetto parallelo chiamato Refettorio Ambrosiano: più di sessanta chef da tutto il mondo hanno cucinato pasti nutrienti e salutari destinati ai bisognosi. Nel 2016 lo chef e la moglie, l’elegante e colta americana Lara Gilmore, hanno fondato l’associazione no-profit Food for Soul. Per sensibilizzare il pubblico sulle stesse tematiche, Massimo Bottura ha pubblicato il libro Il pane è oro dove sono raccolte ricette e idee degli chef che hanno cucinato al Refettorio Ambrosiano, per invitare i lettori a vedere con occhi diversi gli ingredienti nelle dispense e frigoriferi casalinghi. Visione, altruismo, creatività e impegno sociale caratterizzano la personalità instancabile di questo chef che nel 2017 ha ricevuto (primo chef nella storia dell’Alma Mater) la laurea ad honorem in Direzione Aziendale dall’Università di Bologna. Il rettore Francesco Ubertini aveva così commentato “Il lavoro di Massimo Bottura si è diffuso nei campi dell’imprenditorialità, dell’educazione e della tecnica e rappresenta un esempio virtuoso della promozione della Cultura Italiana e del Made in Italy.”

18 / Gourmandise

In alto, lo chef Massimo Bottura nel suo ristorante Osteria Francescana.


Vini di qualitĂ dal 1929

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Summer Wine

VINI D’ESTATE freschi, aromatici, versatili. testo Alessandro Rossi

Arriva il bel tempo e già si respira aria di vacanze, quindi in alto i calici e un benvenuto in Romagna: terra di ospitalità, cultura e tradizione enogastronomica, dove il vino che nasce nel territorio diventa protagonista di aperitivi, pranzi e cene. Se il vino bianco è il protagonista dei brindisi estivi insieme alle bollicine, torna come da vecchia tradizione marinara anche il Sangiovese, in particolare nelle versioni più semplici e, se servito fresco, quasi come un vino bianco. La gastronomia oggi ci propone piatti più leggeri, meno strutturati e con ingredienti che rispettano la stagionalità; dobbiamo perciò adattarci cercando di bere vini che ben si addicano alle pietanze estive. Consiglio quindi poco o moderato grado alcolico, come il Lambrusco di Sorbara fermentato in bottiglia Il Trovador della Cantina di Soliera, vino prodotto in provincia di Modena, da abbinare principalmente a primi piatti tirati al mattarello o anche come aperitivo. Rimanendo su vini a bacca rossa, consiglio due sangiovesi diversi per area di produzione e stile: il Sangiovese di Romagna Superiore “Caciara” di Enio Ottaviani, prodotto nella zona di San Giovanni in Marignano in provincia di Rimini, e il Sangiovese di Romagna Superiore “Gemme”, prodotto dall’azienda Torre San Martino sull’Appennino Faentino nella sottozona di Modigliana. Sono vini da bere freschi, magari con una piadina al prosciutto oppure con i tipici piatti della tradizione romagnola, ma anche con il pesce, quello azzurro del nostro mare. Proseguendo il viaggio tra i vitigni autoctoni della nostra regione, voglio citare due ottimi vini prodotti dall’azienda Poderi dal Nespoli di Civitella di Romagna: il Famoso e il Pagadebit, apprezzati e rispolverati negli ultimi anni per la loro freschezza, aromaticità, pulizia e punto di bevuta. Esistono altri vitigni a bacca bianca tipici di questa regione; ovviamente consiglio un’Albana Secca, vino storico dei nostri colli. L’azienda agricola Celli di Bertinoro da sempre interpreta perfettamente lo stile di questo vino: freschezza, acidità e complessità per un vitigno tra i più versatili. Molto interessante, oltre che ben radicato nel territorio, troviamo anche un vino tipico del riminese, la Rebola, vitigno che è stato sul punto di estinguersi. L’azienda San Valentino con il suo Scabi Rebola, ha sempre creduto in questo vitigno tipico: bianco fresco, sapido, perfetto su piatti di pesce e anche all’aperitivo. Un vino dalle caratteristiche uniche per longevità, sapidità e profondità è il Pignoletto. Ottimo interprete nelle versioni più famose – frizzante e fermo – è sicuramente Floriano Cinti, produttore storico dei Colli Bolognesi. Non può mancare per completare la nostra carrellata dei vini estivi il Verdicchio, tra i più rappresentativi d’Italia e confinante proprio con la Romagna. Un vino considerato tra i più grandi in Italia per rapporto qualità prezzo è sicuramente il Verdicchio dei Castelli di Jesi Superiore “Casal di Serra” dell’azienda Umani Ronchi di Osimo: fresco, longevo, ricco di personalità e di grande equilibrio.

20 / Summer Wine

Sopra, i vini consigliati da Alessandro Rossi, esperto di wine&food, in ordine: Caciara, Gemme, Famoso e CaSal di Serra.


Gabicce Monte - tel. 0541.962295 - www.dallagioconda.com - info@dallagioconda.com


Happening

FILOSOFIA SOTTO LE STELLE il manifesto di Agenda Filosofica. testo Anna Chiarini

“La filosofia, oggi, è tra le urgenze che vanno praticate. È tra le cose da fare subito. Perché la filosofia insegna e allena a pensare. Per questo rappresenta l’antidoto per smascherare tutte le certezze e i dogmi inadeguati per avanzare, per trovare nuovi futuri.” È il manifesto di Agenda Filosofica, l’associazione culturale, vincitrice del bando per l’ideazione e organizzazione della 14° edizione del festival Filosofia sotto le stelle, a Cervia. Dopo l’anteprima del 13 luglio, con la lectio magistralis di un filosofo del calibro di Umberto Curi, il festival entrerà nel vivo con otto incontri nei luoghi più suggestivi della città del sale, con filosofi di fama nazionale che si confronteranno sul tema “Utopia vs distopia”. L’utopia è il luogo ideale in cui vivere ma, allo stesso tempo, è il luogo dell’impossibile perché non esiste e spesso le grandi utopie della storia si sono trasformate nel loro contrario: le distopie. Partendo proprio da questi temi, che permeano la filosofia fin dai tempi antichi, i grandi pensatori del nostro tempo offriranno la loro lettura di un’epoca contrassegnata dai social network e dalla post-verità. Un’epoca in cui la filosofia può venire in soccorso di un mondo diventato analfabeta di ritorno nel ragionamento, nella ricerca, nella comprensione del reale. L’occasione saranno dunque le tre lezioni magistrali con filosofi di rilievo nel panorama nazionale come Andrea Tagliapietra, docente del San Raffaele di Milano, che, in tandem con il giovane filosofo Davide Grossi, parlerà di “Eterotopie e dell’origine delle utopie” (il 28 luglio); Giulio Giorello, esperto di epistemologia e appassionato di fumetti, entrerà nel tema “Abitare l’utopia è impossibile” (il 30 luglio) e Massimo Donà, docente del San Raffaele e autore di libri sulla filosofia del jazz, parlerà di “Violenza e salvezza” insieme a Giacomo Petrarca (il 31 luglio). Il festival prevede anche incursioni nel cinema, nella teologia, nella storia della lingua italiana e del Risorgimento con le serate che vedranno protagonisti i filosofi emergenti. Gianluca Pelleschi parlerà delle distopie sul grande schermo, Alessandro Lolli decifrerà il mondo della rete con la serata dal titolo “La guerra dei meme tra ironia e verità”, Antonio Del Castello spiegherà perché il De Vulgari eloquentia di Dante è l’utopia della lingua italiana. Di utopia e religione parleranno poi Eleonora Caramelli e Giacomo Petrarca mentre Jacopo Lorenzini e Isabella Ciotti ripercorreranno le illusioni e i sogni degli uomini del Risorgimento italiano, da Mazzini a Pisacane. “Credo fortemente nel valore dello studio, del pensiero, della riflessione, nella capacità delle persone ad affinare il piacere dell’ascolto e della dialettica – dice l’assessore alla Cultura del Comune di Cervia Michela Lucchi –. Ecco perché un festival della filosofia a Cervia nel 2018. Solo una comunità che non ha paura della fatica che l’approfondimento richiede può affrontare temi complessi che questo nostro momento storico impone. La nostra è una città a vocazione turistica, che ha fatto dell’accoglienza una carta vincente; mettiamoci in gioco e prepariamoci ad accogliere riflessioni e spunti che gli incontri con i filosofi sicuramente ci daranno.”

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Sopra, il manifesto delle lectio magistralis organizzate da Agenda Filosofica.


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Anniversary

UNA SIGNORA IMPRESA Ferretti Yachts festeggia 50 anni di successi. testo Giorgio Pereci - foto Alberto Cocchi

Il 2018 segna un traguardo fondamentale per Ferretti Yachts: mezzo secolo di attività segnato da successi e innovazione che hanno portato l’azienda a crescere e diventare leader mondiale nella progettazione, costruzione e commercializzazione di motor yacht e navi da diporto.

Dal 22 al 24 giugno, Ferretti Yachts ha festeggiato a Venezia il cinquantesimo anniversario. La speciale ricorrenza ha coinvolto armatori arrivati da ogni parte del mondo per una tre giorni di festa all’insegna dell’arte, dello spettacolo e della cultura italiana. A partire dalla serata del 22 giugno quando, dalle finestre del Palazzo Ducale, gli ospiti del ricevimento di gala hanno potuto assistere alla parata della flotta nel Bacino di San Marco e, verso sera, alle evoluzioni delle Frecce Tricolori. Già a gennaio, Ferretti Yachts aveva aperto i festeggiamenti regalandosi la sponsorizzazione di Andrea Dovizioso. Alberto Galassi, CEO di Ferretti Group, aveva espresso così la sua soddisfazione per l’accordo, annunciato durante la conferenza stampa al BOOT di Düsseldorf: “Vedere insieme due campioni del Made in Italy, mi dà una gioia incredibile. Ci siamo chiesti a lungo come festeggiare adeguatamente il 50° anniversario di Ferretti Yachts: la sponsorizzazione di Andrea Dovizioso è apparsa come la scelta più naturale e premiante per uno dei nostri marchi più illustri. Il suo coraggio, la sua personalità e il suo talento sono gli stessi che hanno portato le barche di Ferretti Yachts sul tetto del mondo.” Saranno molteplici le occasioni per sottolineare la storia e le eccellenze di questa impresa che rappresenta il vanto del territorio romagnolo. Prima occasione, il Cannes Yachting Festival in programma dall’11 al 16 settembre 2018 dove Ferretti sarà presente con cinque première del Gruppo. Si tratta del coronamento di un percorso giunto nel 2018 al culmine di un successo sempre più consolidato e indiscutibile: i risultati commerciali e il costante miglioramento di efficienza e produttività in tutti i cantieri del Gruppo hanno portato infatti a una crescita pari al 10,8% rispetto all’anno precedente. Ferretti Yachts è solo uno dei marchi afferenti a Ferretti Group, che comprende anche Riva, Pershing, Itama, Mochi Craft, CRN e Custom Line. Gli stabilimenti produttivi in Romagna sono a Forlì e a Cattolica ma possiede stabilimenti a Sarnico, La Spezia, Mondolfo e Ancona. Le sedi operative e di rappresentanza all’estero sono localizzate a Fort Lauderdale (USA), Shanghai, Hong Kong, Palma de Mallorca. Inoltre, un network altamente selezionato di circa 60 dealer garantisce al Gruppo una presenza in oltre 80 Paesi e, alla clientela, i più elevati livelli di assistenza nelle marine di tutto il mondo.

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CONTEMPORA

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Fashionable

SOGNARE A LOS ANGELES eccellenze creative. testo Anna Chiarini

“Ribalta il mondo di lato e tutto quello che non è fissato finirà a Los Angeles”, recita una famosa citazione. Ed è proprio la dimensione tra sogno e realtà in continuo movimento della Città degli Angeli a fare da sfondo alla nuova sfida lavorativa, di respiro internazionale, che ha visto collaborare tre realtà d’eccellenza del territorio forlivese e cesenate: Menabò Group, Industrial Wear e il fotografo Marco Onofri. L’agenzia forlivese Menabò affianca Industrial Wear, azienda di punta nel settore dell’abbigliamento work e corporate, nei suoi nuovi progetti di comunicazione per le linee a marchio Payper. Tra questi progetti, anche la realizzazione dello shooting fotografico per il lancio delle nuove collezioni di indumenti antinfortunistici, divise aziendali, e capi casual per lo sport e il tempo libero, che ha visto una nutrita troupe partire dalla Romagna dirigendosi verso la California. La nuova immagine di Payper, infatti, prenderà le mosse proprio dalle atmosfere di Los Angeles con i suoi grattacieli, le sue spiagge, il suo spirito giovane e dinamico. La città, set naturale e ambientazione di tantissimi film, incarna perfettamente i valori di Payper racchiusi nel nuovo

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In queste pagine, alcune foto del backstage della nuova campagna di Payper, scattate da Marco Onofri in collaborazione con Menabò Group.


Fashionable

claim “Do.Be.Fly.”, un modo di essere e di fare per realizzare i propri sogni, mantenendo sempre lo spirito di scoperta che solo il volo può regalare. A realizzare lo shooting è stato Marco Onofri, tra i fotografi di moda più apprezzati del settore, che ha portato nel progetto la sua grande professionalità e il suo stile distintivo. La troupe di lavoro, formata dai fotografi dello studio Senape, videomaker, stylist, makeup & hair artist, dal budget manager di Menabò e da rappresentanti della proprietà di Industrial Wear, assistiti da una agenzia di produzioni fotografiche internazionali, ha trascorso dieci giorni in città scattando in location da sogno. Scatti nei quali si respirano tutte le atmosfere dei luoghi più iconici di Los Angeles: dai quartieri di Downtown e Melrose Place a Venice beach, tempio degli sportivi; da Marina del Rey con i suoi yacht, a Santa Monica con il famoso molo. Un lavoro che ha richiesto un lungo periodo di preparazione, per la cura di tutti i dettagli prima della partenza e per la scelta dei fornitori, per arrivare a dare corpo a un progetto di comunicazione di livello internazionale ispirato al vivere i propri sogni e farli diventare realtà.

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Tra le Righe

PAOLO STELLA meet me alla boa. testo Beatrice Loddo

Classe 1978, attore e influencer, Paolo Stella, forlivese – noto al grande pubblico per la partecipazione ad Amici di Maria de Filippi e alla fiction Un ciclone in famiglia – presenta con Mondadori il suo primo romanzo, Meet me alla boa, uscito il 10 luglio. La storia si apre con la notizia della morte di Marti, la fidanzata di Franci. Un volo a Parigi, l’ingresso all’obitorio dove il suo corpo è custodito. La narrazione del presente procede un poco alla volta: trenta passi li dividono, ma per Franci è più rassicurante tornare con la memoria ai momenti che li hanno visti insieme. Rivivere un passato perduto, rifiutandosi di procedere in un qui e ora troppo doloroso. Una lettura dai temi duri ma che, come una medicina amara, scivola pagina dopo pagina, grazie allo zucchero di uno stile giovane e fresco, nei contorni di una vita moderna, fra moda e viaggi, amicizia e social network. Una gestazione lunga sei anni, una narrazione capace di parlare a tutti e raggiungere il cuore. Nessuno di noi è immune all’amore e alla morte. Come è cominciata l’avventura di Meet me alla boa? Raccontami del primissimo momento in cui hai iniziato questa storia. “È un libro che ho scritto sei anni fa, e che non ho mai provato a pubblicare, perché scriverlo è stato un po’ catartico: per superare una perdita mi sono trovato nella scrittura. Poi, alla festa di lancio del libro di Emma, mi si è avvicinato uno dei capoccioni di RDS e mi ha detto che c’era un suo amico agente letterario che voleva conoscermi. Volevano fare un’operazione editoriale su di me, affiancandomi qualcuno per scrivere un libro. E io ho detto guarda, in realtà io un romanzo l’ho già scritto. Se vi piace, lo pubblichiamo. E la Mondadori è stata entusiasta.” Il titolo è in qualche modo criptico. Che segreto nasconde? “È la prima volta che la Mondadori fa un titolo metà in italiano, metà in inglese, la prima volta che lascia la libertà sulla scelta della copertina – che ho scattato io. Mi hanno lasciato totalmente carta bianca, e sto parlando di un colosso! Si sono fidati del mio lavoro come agente di comunicazione. Meet me alla boa è un capitolo del libro, il momento in cui i due protagonisti si trovano sospesi sul mondo attaccati a una boa a parlare l’uno dell’altra. Qui, per la prima volta senza sovrastrutture, Franci e Marti si guardano, e fungono da specchio uno all’altro. La mattina seguente lei gli lascia un bigliettino con scritto Meet me alla boa ogni volta che ne avrai bisogno. Troviamo il nostro posto nel mondo, dove possiamo comunicare a livello di anima, quando veramente c’è una connessione più alta.” Chi è il tuo scrittore preferito? Che libro hai adesso sul comodino? “Vado moltissimo a periodi. L’ultimo periodo è di Chuck Palahniuk, li ho letti quasi tutti.” La storia si sviluppa fra Parigi e Cefalù, partendo da Roma. Ma qual è il tuo rapporto con Forlì e la Romagna? “Gran parte del libro l’ho scritto in Romagna, perché è un posto dove la gente è mentalmente in vacanza, nel senso buono del termine. Rispetto alle città dove abito di più, Milano, Roma, New York, Parigi, dove le persone fanno anche molta fatica a conoscersi, in Romagna c’è una forma di tranquillità mentale che predispone all’accoglienza dell’altro. Sicuramente essere cresciuto qui mi ha regalato questa grandissima qualità che è l’accoglienza.”

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A sinistra, la copertina di Meet me alla boa, con la foto scattata da Paolo Stella.



Design

MISSAID

hai voluto la maglietta? Chiamala “Tiscert”. testo Vanessa Santoro - foto Marco Onofri

La vocazione artigianale di Vimo52, legata al restauro di gloriose bici d’epoca, si unisce alla manualità applicata alle “Tiscert” di Missaid, che non sono, però, solo semplici magliette. Da un’idea di Andrea Sansavini.

Colli rovinati e tinte imperfette che vanno dai toni off-white, ruggine, verde militare fino alle varie scale del grigio: tutto costituisce la base perfetta per le stampe Missaid, brand di t-shirt nato nel 2007 dall’idea di Andrea Sansavini insieme a un team di grafici ravennati. La cifra estetica di Missaid risiede non solo nella fattura completamente hand-made e personalizzata, ma anche nelle stampe di frasi o meglio nei “detti anglo-popolari” che irrompono ironici, ma quanto mai veri, su magliette coerentemente ribattezzate “Tiscerts.” “You wanted the bike and now ride”, “Into the ass of balen”, “Take it with Leggerezz” sono solo alcune delle pillole divertenti e genuine, che richiamano un’autentica saggezza popolare rinnovatasi in espressioni inglesi che sono tradotte e “dette male” su capi, però, “fatti bene” ed interamente prodotti in Italia. Una creatività all’insegna della sperimentazione che sottopone le t-shirts a tecniche del tutto particolari, che vanno dal calco in negativo tramite la trielina per capi da un irresistibile effetto vissuto – per un mood ribattezzato “vintage contemporaneo” – alla tecnica audace e complessa de “l’invecchiamento naturale” attraverso cui la t-shirt viene lasciata per un anno intero all’aria aperta, al fine di sfruttarne, in chiave estetica, i segni che le intemperie e il tempo hanno prodotto su di essa, replicandone poi l’effetto di usura su larga scala. La spiccata manualità dei ragazzi approda, poi, nel Vicolo Molinelli, sede dell’officina in cui prende vita il restauro delle

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A fianco, Andrea Sansavini, designer e art director di Menabò Group. Sopra uno scatto di Marco Onofri per la campagna Missaid. Sotto, la collezione di “Tiscert” Missaid.

bici da corsa, concretizzandosi nel marchio Vimo52, laboratorio e pensatoio di impronte sempre nuove da lasciare su questi preziosi pezzi d’epoca. È all’interno di questi muri che ogni giorno i ragazzi sperimentano e creano dettagli di nicchia per le storiche bici – dai copri tubi in Denim elasticizzato, Big Tube, ai manubri di pregio in cuoio – per valorizzare il vissuto che solo la bicicletta, custode per eccellenza di avventure, può portare con sé, e che i creatori del brand, in coerenza con la filosofia Vimo52, non intendono cancellare. Dinamismo e inventiva hanno portato Missaid a instaurare anche importanti collaborazioni, dal fumettista Gianni Sedioli, disegnatore del famoso Zagor (Sergio Bonelli Editore) che ha realizzato, in una serie limitata di settanta pezzi, la t-shirt Bradipe, all’artista portoghese Pedro Laurenço a cui è stata affidata la reinterpretazione del lupo con il cappellino da ciclista, simbolo del marchio Vimo52, un’illustrazione creata ad hoc per la storica azienda di biciclette artigianali Somec. Tutto ciò è stato immortalato negli scatti del fotografo Marco Onofri. Maglietta e bicicletta costituiscono un binomio inscindibile, espressione di libertà, movimento e divertimento che Missaid ha saputo ben accordare con uno spirito vocato a lasciare una propria impronta, fresca e vivace, sia su oggetti del passato che attraverso la reinterpretazione ironica di massime universali e senza tempo.

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Digital Way

DAMMI UNA APP!

LookApp: in contatto con i propri interessi. testo Giorgio Pereci

Facciamo una piccola statistica: quante applicazioni avete sullo smartphone? Quante di queste usate tutti i giorni? Proviamo a indovinare: whatsapp, facebook, messenger, instagram (e sono tutte di proprietà di un certo Zuckerberg), oltre a quella per fotografare, per gestire video e foto e, ovviamente, per telefonare. Tutto qua, nonostante gli svariati milioni di applicazioni presenti sugli store Android e Apple. Le altre le scarichiamo, le disinstalliamo dopo pochi minuti dal download o le dimentichiamo... oppure sono app che ci servono perché legate a interessi specifici, servizi di prossimità. Tra queste stanno avendo una diffusione sempre più ampia le applicazioni che creano un legame diretto tra esercizi commerciali, o servizi di consulenza, e clienti. Applicazioni che non aspirano, dunque, a una diffusione globale ma, più semplicemente, a favorire la comunicazione tra gruppi d’interesse. Una di queste è LookApp, l’applicazione modulare pensata da Netrising – società fondata nel 2012 con sede a Cervia – per mettere in comunicazione diretta imprese e clienti, senza intermediari e senza fuga di dati personali verso terzi. Il che non è poco, in un clima di crescente diffidenza verso l’uso delle informazioni personali fatte dai grandi player di Internet e, non ultimo, in una fase di adattamento da parte delle imprese al nuovo regolamento europeo sulla privacy, il fantomatico GDPR, entrato in vigore già nel maggio 2016 e applicato a partire da maggio 2018, ma ancora in attesa del decreto attuativo. Nella versione di base contiene un profilo dell’impresa, una galleria fotografica, schede dei prodotti offerti, una mappa con i dati di contatto e un sistema di notifiche che permette di raggiungere i propri clienti in tempo reale. A questa versione si possono aggiungere moduli per consentire l’acquisto di prodotti, per la prenotazione di servizi e spazi, per gestire fidelity card, per effettuare sondaggi tra i propri clienti. “L’app è uno strumento che si affianca agli altri sistemi di comunicazione con i clienti, come Facebook o il sito internet – afferma Fabrizio Nicolosi, COO e Sales Manager di Netrising –. È la strada più diretta e più elegante, parte di una strategia digital ben precisa, con tutti gli strumenti ben coordinati.” Il vantaggio, sia per l’impresa che per i clienti, è di aderire a un servizio semplice e personalizzato, non invasivo, che garantisce – soprattutto lato utente – l’uso del canale di comunicazione per esigenze specifiche, senza timore di subire spamming pubblicitari. “Non dover chiedere il numero di cellulare al cliente è un aspetto molto importante, oggi – continua Nicolosi –. Le persone lasciano il proprio numero di telefono sempre con meno piacere.” Senza considerare che le notifiche tramite applicazione non hanno costi, a differenza dei tradizionali SMS. Ristoranti, bar, hotel, parrucchieri, centri sportivi, esercizi commerciali, centri estetici, associazioni sportive: tutte le attività che hanno necessità di raccogliere gruppi d’interesse intorno a un prodotto o servizio sono potenzialmente interessate. Che sia l’inizio di una nuova era nelle relazioni con i clienti?

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In alto, Fabrizio Nicolosi, COO e Sales Manager di Netrising.



History

RICORDANDO LA BUSSOLA lo storico dancing rivive in un libro. testo Beatrice Loddo

Un libro per raccontare e rivivere un simbolo della Romagna anni ’70, la discoteca La Bussola di Fratta Terme: trenta storie per trent’anni di attività, immagini e documenti raccolti da Mario Russomanno.

Ricordando La Bussola… (1963-1988), è il risultato dell’impegno di Mario Russomanno, che da più di un anno raccoglie documenti e testimonianze legate alla storia dello storico dancing. Chiuso ormai da quasi vent’anni, “è sedimentato nella memoria di migliaia di persone, in Romagna soprattutto ma non solo – spiega l’autore –. Praticamente chiunque è abbastanza grande per averlo potuto frequentare, almeno una volta c’è stato. Spesso vivendo al suo interno fasi decisive della propria esistenza. Tanto che moltissime coppie si sono formate lì, come del resto amicizie inossidabili. La Bussola poi, dal punto di vista artistico, ha rappresentato una fortunata anomalia: miscelava, nel periodo più fortunato, il folklore della tradizione romagnola con le star della musica. Infatti le

Riviera Club Culture. Per chi volesse scoprire o ricordare cosa succedeva nella metropoli balneare, cioè tra Rimini e Gabicce, ai tempi della new wave elettronica, tra i primi anni ’80 e la fine dei ’90, ci viene in aiuto Pierfrancesco Pacoda, con il suo Riviera Club Culture (NdA press). Una rassegna puntuale dei club e delle discoteche più famose della riviera, che disegna il profilo della nascita e dell’evolversi della scena musicale dance più importante d’Europa – insieme all’affermarsi di un modello turistico e stili di vita che hanno fatto scuola nel mondo.

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amicizie personali dei gestori consentirono la presenza di Mina, Battisti, Dalla, Paoli, Albano, Zero, Bongusto, Califano... Tutti i grandi sono passati di lì.” Questo, prima dell’ultimo periodo di decadenza. Il libro contiene trenta storie, tutte suggestive, garantisce l’autore. “I matrimoni nati lì, la giovane contadina ravennate che ha regole ferree nei pomeriggi domenicali ma che vent’anni dopo può finalmente andare da sola, la federazione comunista cesenate che ha a che fare con il trasgressivo Califano, Renato Zero che instilla coraggio a un ragazzo che oggi è ristoratore di successo a Cesenatico, il giornalista faentino che alla Bussola può esprimere la propria omosessualità, Bongusto che gioca a calcio con il giovane calciatore di Morciano, la gioia per la promozione in serie A della squadra di basket forlivese che si chiamava Becchi.” Ma queste sono solo alcune. Russomanno prosegue: “È soprattutto la società che ruotava attorno alla Bussola che descrivo nel libro. Erano, quelli, gli anni migliori per la nostra terra. Si diffondeva un benessere economico inimmaginabile fino a poco prima, un mondo contadino e statico aveva improvvisamente la possibilità di muoversi. Tutti avevano voglia di conoscersi, superare steccati. I locali erano luoghi ove si realizzava una piccola rivoluzione sociale, La Bussola era il più frequentato. Con garbo nuove libertà venivano sperimentate, compresa quella riferibile agli orientamenti sessuali”. Il libro sarà stampato grazie a VideoRegione, in un’unica tiratura, e non sarà in vendita, ma distribuito in omaggio a chi scriverà a bussolalibro@gmail.com.


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LUCA CARBONI una grande festa. testo Gianni Zampaglione

Il cantautore Luca Carboni vanta una lunga carriera sulla scena pop e non smette di regalarci la sua voce e le sue parole: l’album del 2018 è “Sputnik”, con il suo sound attualissimo e basato sull’elettronica.


Ripercorrere la sua carriera ci conduce inevitabilmente a quel vecchio tormentone del 1992 “Mare mare” che divenne un vero e proprio inno all’estate, particolarmente ispirato alla tratta Bologna – Riccione. Attuale oggi come ieri, il singolo viene riconosciuto tutt’oggi come uno dei brani italiani più famosi all’estero. Con “Mare mare” Luca in quell’anno si aggiudica il Premio Singoli a Festivalbar e il premio come Migliore artista dell’anno a “Vota la voce”, grazie all’album “Carboni” che includeva anche singoli storici come “La mia città” e il rockeggiante “Ci vuole un fisico bestiale”. L’album oltrepasserà il milione di copie vendute, aggiudicandosi anche tre dischi di platino. Ma facciamo un passo indietro: la carriera di Luca Carboni, bolognese classe 1962, prende il via nel 1983, grazie all’incontro con Gaetano Curreri, e al primo album realizzato con la RCA Italia “Intanto Dustin Hoffman non sbaglia un film” che vede la collaborazione anche di Ron e Lucio Dalla. A Settembre del 1985 esce “Forever” il secondo album, che mantiene lo stesso stile del primo, ma assume un punto di vista più maturo, sia nei testi (trattati in particolar modo i temi sociali) sia nella musica con arrangiamenti decisamente più raffinati. I primi due album vendono complessivamente 100.000 copie. Ma il successo al grande pubblico viene raggiunto nel 1987 con l’album “Luca Carboni”. I due singoli “Silvia lo sai”, che racconta di un amore adolescenziale colpito dalla droga, e “Farfallina”, un brano sul desiderio di amare, lanciano l’album in vetta alle classifiche superando le 700.000 copie vendute. L’album


Luca Carboni

viene pubblicato anche in Germania e nel 1989 approda anche in Spagna con tutte le canzoni adattate in lingua spagnola. Luca è di diritto un artista riconosciuto a livello nazionale e internazionale, e fa ormai parte di quella magica fucina di artisti bolognesi tanto ammirata in Italia. Nei suoi primi tre album collaborano con Luca – oltre a Ron, Lucio Dalla e Gaetano Curreri – anche musicisti eccellenti come Bruno Mariani e Roberto Costa, oltre a Roberto Drovandi e Giovanni Pezzoli degli Stadio. Nel 1990 esce l’album “Persone silenziose” dal quale viene estratto il singolo “Primavera”, e dopo il lavoro “Carboni” del 1992 e la rispettiva tournée prende il via “Carboni-Jovanotti in concerto”, otto concerti insieme a Jovanotti che creano le premesse per un lungo sodalizio fra i due artisti. Nella metà degli anni ‘90 Luca propone album che tracciano una sua ricerca minimalista: “Mondo, world welt monde” del 1995, da cui viene estratto il singolo “Inno nazionale”, e soprattutto l’album “Carovana” del 1998 interamente realizzato da lui all’elaboratore, dal quale uscirà il singolo “Le ragazze”. Nel 1999 esce la raccolta “Il tempo dell’amore” dedicata ai primi 15 anni di carriera ma soprattutto alla nascita di suo figlio Samuele. Nella raccolta spiccano gli inediti “Il tempo dell’amore” e “La mia ragazza”. Gli anni 2000 sono per Luca Carboni intensi, pieni di collaborazioni e non solo di musica: Luca è un ottimo disegnatore, e nel 2004 pubblica il suo primo libro “Autoritratto” che contiene i suoi dipinti e raffigurazioni, oltre che testi e racconti. Nello stesso anno realizza la copertina dell’album “Buffalo Bill” di Francesco De Gregori. Dopo l’album “Lu*Ca” del 2001, realizza nel 2005 “Ma quando dici amore”, album in allegato al Corriere della Sera contenente duetti con grandi artisti come: Anguun, Claudio Baglioni, Samuele Bersani, Carmen Consoli, Lucio Dalla, Elisa, Jovanotti, Mario Lavezzi, Raf, Tosca. L’intero ricavato andrà in beneficienza all’Associazione Italiana Sclerosi Laterale Amiotrofica. Nel 2006 l’album “...le band si sciolgono” vede la collaborazione di Pino Daniele in “La mia isola”, di Tiziano Ferro in “Pesieri al tramonto”. L’anno successivo viene pubblicato l’album “Segni del tempo” che è una sorta di intervista/biografia scritta da Luca con Massimo Cotto sull’uomo e artista. “Musiche ribelli” è l’album del 2009 che contiene cover di grandi cantautori italiani. Il disco avrà un ottimo successo, al quale farà seguito da ottobre 2010 una

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Luca Carboni

lunga tournée. “Fisico & politico” è l’album-raccolta uscito nel 2014 per festeggiare i 30 anni di carriera di Luca Carboni. Contiene 3 brani inediti e 9 storici successi riproposti in duetto con Tiziano Ferro, Elisa, Alice, Jovanotti, Samuele Bersani, Biagio Antonacci, Fabri Fibra e molti altri. Il disco riceve molte nomination ai Music Awards e si aggiudica diversi cd oro. Nel 2015 l’album “Pop up” segna un deciso cambio musicale. Luca si affida all’elettronica in un disco da lui stesso definito electro-pop, un sound che fosse meno legato alla tradizione della canzone d’autore. Da questo album usciranno singoli molto fortunati come “Luca lo stesso”, “Bologna è una regola”, “Happy” e “Milano”, dedicato a una sua cugina scomparsa. “Pop up” propone un sound diverso da quello dei dischi usciti nella trentennale carriera di Carboni, un sound che Luca ha amato profondamente negli anni ‘80 rivisitato in chiave più moderna e attuale. E arriviamo all’ultimo lavoro, “Sputnik”, l’album del 2018 che è una naturale continuazione del precedente “Pop up”. Un disco basato esclusivamente sull’elettronica. “Ho voluto realizzare un disco che suonasse contemporaneo, ma che allo stesso tempo seguisse un percorso che parte dalla new wave degli anni ‘80”, ha dichiarato l’artista. In questo lavoro Luca ha estremizzato il precedente disco togliendo pianoforte e chitarre, i suoni sono esclusivamente campionati e il cuore dei brani sono il testo e il canto, la vera parte del nuovo album. Il singolo di lancio è “Una grande festa”, un inno al pop che parla di argomenti che non dovrebbero essere affrontati come la sfiga, la morte e la sofferenza.

Una “bomba pop”. Nel corso della sua carriera, Luca Carboni ha realizzato ben 18 album, di cui 13 in studio 4 raccolte e 1 live. Il nuovo lavoro porta un titolo spaziale, “Sputnik”. Nove le tracce contenute nel disco, tutte potenziali hit radiofoniche, per 30 minuti e 23 secondi di pop esplosivo, come solo Luca sa fare. Come nel disco precedente, anche in “Sputnik” Luca Carboni ha collaborato con giovani artisti italiani, fra cui Calcutta, Giorgio Poi, Gazzelle e anche i suoi concittadini de Lo Stato Sociale. La copertina dell’album è stata disegnata da Luca e lo raffigura vestito da astronauta, con dietro il satellite russo, la luna e altri oggetti.

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DAVIDE CASSANI Presidente e ciclista. testo Roberta Bezzi - foto Riccardo Gallini

Dopo una lunga carriera da ciclista professionista, Davide Cassani è ora il nuovo Presidente Apt Servizi. Il suo obiettivo? Rendere l’Emilia-Romagna la meta più desiderata dal turismo internazionale.


Davide Cassani

Per molti anni, il volto di Davide Cassani è stato indissolubilmente legato al ciclismo, la sua grande passione, lo sport che gli ha regalato fama e popolarità e che tuttora continua a impegnarlo: non più in qualità di atleta professionista, ma di commissario tecnico della nazionale italiana maschile di ciclismo su strada e come dirigente sportivo. Proprio tutte queste doti hanno spinto i vertici della Regione Emilia-Romagna a sceglierlo come ottimo ambasciatore del territorio emilianoromagnolo. Dallo scorso 8 maggio, Cassani è così diventato presidente dell’Apt Servizi Emilia-Romagna. Davide Cassani, si aspettava di essere nominato presidente dell’Apt? “Ho accolto inaspettatamente, ma con grande piacere, la notizia della mia candidatura da parte dei vertici della Regione. Sono nato a Faenza e pur girando il mondo il mio cuore, e la mia residenza, sono sempre in Romagna.” In quale misura la sua esperienza di sportivo le servirà per ricoprire tale nuovo incarico? “Nello sport – anche in quello individuale – non si è mai soli. Nella competizione c’è sempre e comunque uno spirito di appartenenza comune e in gara tra avversari si finisce per conoscersi. Questo per dire che le relazioni sono importanti, proprio come nel ‘fare’ turismo. Poi lo sportivo tende sempre ad alzare l’asticella, e questo è un altro elemento in comune con il turismo: bisogna sempre guardare avanti, innovare e confrontarsi con nuovi competitor su un mercato in continua evoluzione.” Quali obiettivi si è posto per questo importante mandato? In quale misura si porrà in linea di continuità con chi l’ha preceduta e, invece, se ne allontanerà? “Il mio obiettivo è coerente con l’indirizzo scelto dal presidente regionale Stefano Bonaccini e dell’assessore al Turismo Andrea Corsini: rendere il turismo una voce sempre più importante della nostra economia (nda, oggi rappresenta il 12% del Pil regionale), facendo dell’EmiliaRomagna una delle mete più desiderate dai turisti di tutto il mondo. Il lavoro svolto finora è stato notevole, basti pensare che ‘Lonely Planet’ ha posto quest’anno la Regione in cima al Best in Europe 2018, la classifica con le dieci destinazioni europee assolutamente da non

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In apertura, Davide Cassani in spiaggia con la sua bici da corsa. In alto, il presidente APT con alle spalle il Grand Hotel di Rimini.


Davide Cassani

perdere per originalità e suggestione. Liviana Zanetti, che mi ha preceduto alla presidenza dell’ente di Promozione Turistica Regionale, ha saputo fare un ottimo lavoro di relazione e presenza sui territori, che cercherò di replicare il più possibile.” L’Emilia-Romagna ha fatto registrare presenze record nel 2017. Cosa si può fare per migliorare il turismo? “Dobbiamo puntare sempre più alla qualità nei servizi, potenziando al contempo le infrastrutture per una mobilità sempre più fluida, leggera e veloce. Penso al People Mover di Bologna, che dal prossimo autunno collegherà l’Aeroporto Marconi all’Alta Velocità.” Come può lo sport essere una ricchezza fondamentale per il turismo “attivo”? Di recente, lei ha debuttato come presi-

Una vita in gara. Come dirigente sportivo, si deve a Davide Cassani il ritorno del Giro d’Italia Under 23 in Emilia-Romagna l’anno scorso, in giugno, quando si disputarono tre tappe, con la regione protagonista della 40° edizione insieme a Marche e Abruzzo. Sempre a lui si deve la nascita della Gran Fondo che porta il suo nome, considerata la classicissima d’apertura della stagione del ciclismo amatoriale, giunta quest’anno alla 24° edizione e che segue con attenzione il ciclismo giovanile: l’evento più atteso dai cicloamatori.

dente Apt proprio in occasione della presentazione della gara Avp 501 Endurance Trail in programma dall’1 settembre... “L’Emilia-Romagna in questi ultimi anni si è sempre più proposta come scenario di eventi sportivi di caratura mondiale, quali il Gran Premio di San Marino e Riviera di Rimini di Moto GP al Misano World Circuit, all’Ironman ospitato per il secondo anno a Cervia e anche alla Avp 501 Endurance Trail, una competizione unica nel suo genere. Sono tutte occasioni di grande visibilità per il nostro territorio e la sua ricchezza, sia dal punto di vista mediatico sia come opportunità di scoperta da parte delle migliaia di sportivi, praticanti e spettatori, che partecipano a questi appuntamenti.” Quando pensa alle bellezze-ricchezze dell’Emilia-Romagna, quali sono le prime cose che le vengono in mente? “In primis il sorriso e la vocazione all’accoglienza dei romagnoli, che riescono ancora oggi a far sentire a casa ogni ospite, e l’elegante atmosfera delle città d’arte, veri e propri salotti all’aria aperta dove meravigliarsi della bellezza dei monumenti Unesco. Ma anche la nostra unica Motor Valley, con le sue aziende all’avanguardia e le manifatture artigianali, i suggestivi e romantici borghi dell’entroterra, una tavola che per sapori non ha eguali al mondo e il fascino dell’Appennino.” Cosa cercano oggi i turisti? Come si può aumentare il turismo internazionale?

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Davide Cassani

“Il turista contemporaneo vuole esperienze vere e autentiche e noi dobbiamo essere in grado di fornirgliele, portandolo a vedere l’antico processo artigianale da cui nasce il Parmigiano Reggiano, ‘accompagnandolo’ lungo uno dei cammini per pellegrini più antichi che attraversa la nostra Regione, oppure mostrandogli alcuni degli spettacoli della natura più belli di sempre: dalle migliaia di fenicotteri rosa al tramonto sulle Saline di Cervia alla incredibile storia di Enzo Ferrari e del suo sogno a quattro ruote raccontata nei due musei di Maranello e Modena. E tutto questo – per rispondere alla seconda parte della domanda – deve essere a portata di smartphone, immediatamente fruibile, facilmente pianificabile anche last minute.” Come riesce a conciliare i suoi diversi incarichi: presidente Apt Emilia-Romagna, commissario tecnico della nazionale italiana maschile di ciclismo su strada? “Rappresentare la Promozione Turistica Regionale è un impegno che ho intrapreso con grande piacere e responsabilità e, si sa che – quando il lavoro è un piacere – non è un lavoro. Quindi riesco a conciliare i vari impegni, anche grazie al team molto affiatato di cui dispone Apt Servizi che, in ogni occasione, gestisce e pianifica i miei appuntamenti istituzionali compatibilmente con la mia agenda di commissario tecnico.” Dove più le piace andare come turista? “Viaggio molto ma le mie vacanze più belle consistono nel girare le mie colline in bicicletta e godermi la mia Regione. Il massimo.”

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In alto, Davide Cassani all’interno della sede dell’Apt di Rimini.



Famiglia Maggioli

FAMIGLIA MAGGIOLI innovatori per tradizione. testo Lucia Lombardi - foto Riccardo Gallini

Manlio, Amalia, Cristina e Paolo Maggioli: sono i membri alle spalle dell’omonimo Gruppo, leader nei prodotti e nei servizi per la Pubblica Amministrazione, professionisti e aziende. Un’impresa di famiglia con oltre cento anni di storia.

L’azienda nasce oltre 100 anni fa. Si definiscono “innovatori per tradizione”: non a caso, è una delle poche cose che in tutto questo tempo non hanno mai cambiato. Questa definizione “esprime bene la nostra vocazione imprenditoriale, interpreta i principi e i valori che stanno alla base della nostra cultura organizzativa e sintetizza al meglio i nostri obiettivi di leadership nel mercato italiano e di crescita e sviluppo nei mercati internazionali” afferma con enfasi Paolo Maggioli, AD del gruppo di famiglia. “In altre parole, definisce noi e il nostro modo, unico e distintivo, di essere e fare impresa.” Come siete stati introdotti da vostro padre Manlio in azienda? “Siamo una Family Company, anche se non era affatto scontato che ciò accadesse. L’ingresso nell’azienda sviluppata da nostro padre e creata, ancor prima, da nostro nonno è stato un processo spontaneo e graduale fatto di ‘ascolto e pratica’, che ha messo in luce le nostre attitudini professionali – con incarichi diversi nell’arco degli anni – per poi giungere ai ruoli che attualmente ricopriamo.” Che peso ha avuto per voi il Gruppo di famiglia? “Il Gruppo di famiglia ha inevitabilmente condizionato la scelta del nostro destino lavorativo al termine degli studi. La scelta non è stata certamente obbligata bensì è parsa a tutti e tre, con tempi e modalità diversi, qualcosa di piacevolmente inevitabile.” Quale ruolo riveste in azienda e quali le sue sorelle? “Amalia e Cristina sono rispettivamente Direttore Commerciale Marketing e Direttore HR Risorse Umane, mentre io ricopro l’incarico di Amministratore Delegato.” Quanti dipendenti lavorano all’interno del Gruppo? “Il Gruppo è composto da più di 1.500 persone (57% uomini e 43% donne), con una età media di 41 anni (14% di età inferiore ai 30 anni), a cui è riservato il progetto “Maggiolinsieme”, con cui viviamo, giorno per giorno, il lavoro e le relazioni all’interno della nostra comunità d’impresa.” Cosa chiederebbe al Ministro del Lavoro? “In un contesto internazionale fortemente competitivo, credo che sia necessario perseguire politiche orientate alla massima semplificazione amministrativa e alla progressiva diminuzione

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Famiglia Maggioli

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del costo del lavoro. Altrettanto prioritaria è l’esigenza, da un lato, di stimolare gli investimenti nell’ambito della ricerca e tecnologia e, dall’altro, di ridurre il divario tra Nord e Sud. Infine, e non ultimo, la cultura del merito deve assumere un ruolo centrale per il rilancio economico e sociale del Paese. Obiettivi più volte dichiarati in passato, ma con un deficit attuativo che ci ha fortemente penalizzati.” La Maggioli, oggi, che azienda é? “Un’azienda con oltre cento anni di storia che – nell’ultimo decennio – ha vissuto una fase di profonda evoluzione, con importanti investimenti sul piano organizzativo, tecnologico e delle risorse umane. Un’azienda cimentata su valori che consideriamo imprescindibili: etica, innovazione, qualità e visione. Ed è proprio grazie alla traduzione pratica di questi valori che l’azienda ha assunto un ruolo di leadership nel mercato di riferimento, grazie all’offerta di servizi e prodotti di eccellenza in grado di favorire lo sviluppo tecnologico e il recupero di efficienza; mediante un team di risorse competenti e altamente professionali.” Come si sta ampliando e diversificando il vostro business? Su cosa puntate e perché? “Il volume d’affari è composto per il 75% dall’informatica e nuove tecnologie, mentre il restante 25% è riconducibile all’editoria e ai servizi. Stiamo investendo – e continueremo a farlo – in ricerca e sviluppo, anche attraverso l’acquisizione di importanti aziende specializzate. Investi-

In apertura, Paolo Maggioli, AD del gruppo di famiglia. In alto, l’imprenditore Manlio Maggioli, padre di Paolo, Amalia e Cristina. In basso Amalia Maggioli, Direttore Commerciale Marketing. A lato Cristina Maggioli, Direttore HR Risorse Umane.


Famiglia Maggioli

menti che ci hanno consentito di connotare e diversificare la nostra offerta: smart technologies, per accelerare la metamorfosi delle città in vere e proprie smart cities; informatica gestionale, per migliorare la qualità dei servizi a cittadini e imprese; tecnologie di ultima generazione, per la telegestione puntuale degli impianti di distribuzione di energia, acqua e gas e degli impianti di illuminazione pubblica. Parliamo di strumenti utilizzati da oltre il 50% della popolazione italiana e dalla quasi totalità delle Multi-Utilities italiane. Un processo di innovazione che applichiamo costantemente anche ai prodotti e servizi più tradizionali: dall’editoria alla formazione; dalla consulenza alla modulistica. Infine, abbiamo dedicato grande attenzione al percorso di internazionalizzazione dell’azienda: la nostra filiale di Bruxelles è attiva su progetti di sviluppo tecnologico in partnership con aziende europee; da qualche anno siamo presenti nel mercato spagnolo grazie all’acquisizione di società specializzate in soluzione software e servizi per gli Enti Locali; le nostre smart technologies sono state adottate in Sud America con possibili sviluppi che coinvolgeranno altri paesi, quali l’Australia, l’Asia ed il continente africano.” Qual è stata e qual è attualmente la forza del vostro gruppo? “Conoscenza e tecnologia sono la nostra forza: noi le trasformiamo in prodotti, servizi e soluzioni integrate per promuovere e sostenere la trasformazione digitale, l’innovazione di processo e la semplificazione della Pubblica Amministrazione, delle Imprese e del mondo delle Libere Professioni.”

Innovatori anche nel gusto di Beatrice Loddo

Nel cuore di Santarcangelo, all’interno del settecentesco Palazzo del Conte Nadiani, proprietà della famiglia Maggioli dal 1990, si trova il Ristorante-Osteria La Sangiovesa. Diretto da Cristina Maggioli, invitato all’EXPO 2015 come rappresentante della gastronomia in Romagna, è ormai simbolo della cucina romagnola e roccaforte della piadina. Padrone indiscusso della cucina è lo chef Massimiliano Mussoni, mentre nella Pasticceria opera con passione il pasticcere Andrea Marconi. È come entrare in un piccolo mondo, caratterizzato da una serie di sale, tutte diverse, che ripercorrono la storia della Romagna e delle sue tradizioni, mentre antichi sotterranei e grotte si snodano più in basso: lì sono conservati i vini, come ai tempi dei primi proprietari. Le carni servite a La Sangiovesa provengono da un altro fiore all’occhiello del Gruppo Maggioli: la Tenuta Saiano, a Montebello di Torriana nella Val Marecchia, realizza il desiderio di creare una filiera certa per gli alimenti serviti nel ristorante. Un luogo dove, dal 2003, alla cura degli animali e della terra si unisce la cultura dell’ospitalità, per giornate nel verde, spaziando con lo sguardo su vigneti e oliveti.

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Claudio Fantini

CLAUDIO FANTINI

sport e beach life, una storia imprenditoriale. testo Barbara Baronio

Da semplice stabilimento balneare a luogo esclusivo di vacanza e sport: l’imprenditore Claudio Fantini ci racconta della storia e dell’evoluzione del Fantini Club e della sua società Sportur.

Quando sua madre ha pensato di sfruttare un rete da pesca come rete da pallavolo, allestendo un rudimentale campo di volley su sabbia, inconsapevolmente ha dato il via a quello che sarebbe diventato il luogo principe della beach life e della vacanza attiva sulla Riviera Romagnola: il Fantini Club. Al timone di Fantini Group c’è Claudio Fantini, sposato con Federica e padre di Filippo e Francesca, che è imprenditore e amministratore della Fantini srl, di Sportur promotion srl, di Sportur hotel srl e Sportur travel srl. Claudio Fantini ha preso le redini di quello che nel 1959 era un semplice stabilimento balneare di Cervia a conduzione famigliare trasformandolo in una location esclusiva per la vacanza di high quality. Inizia affiancando i genitori, poi quando nel 1998 e nel 2000 la madre e il padre vengono a mancare lui dichiara di “mettere la testa a posto” e di investire tutte le sue energie nel Fantini Club che nel frattempo era nato da qualche anno. Dopo la Laurea in Economia e Commercio presso l’Università degli Studi di Bologna, ha avuto l’intuizione di direzionare quella che era la sua vena organizzatrice e la passione per lo sport in qualcosa di nuovo per il concetto della vacanza in riviera. Dopo i primi tornei di pallavolo organizzati al bagno Fantini negli anni ‘70 e un viaggio in California in cui ha scoperto il Beach Volley, ha pensato di portarlo in riviera. “Ricordo di essere stato subito molto colpito da questo sport da noi sconosciuto. Quando l’ho portato sui campi del Fantini – ammette l’imprenditore romagnolo – alcuni addirittura non sapevano bene di che tipo di sport si trattasse. Fino ad allora noto negli Stati Uniti e Sud America con il nome di Beach Volleyball, io ho scelto di contrarne il nome chiamandolo Beach Volley. Nel 1984 proprio al Bagno Fantini di Cervia si è tenuto il primo torneo nazionale di Beach Volley d’Europa. Dopo questa prima esperienza – prosegue Fantini – mi sono reso conto che lo sport chiamava gente e che di conseguenza lo stabilimento balneare e il bar lavoravano di più, quindi ho scelto di puntare su questo aspetto. Ho cambiato il concetto dello stare in spiaggia. Abbandonato l’immobilismo che il turismo da spiaggia aveva avuto per lungo tempo, sono passato a proporre varie discipline sportive e nuovi modi di vivere il mare, la sabbia e la vacanza. Dopo quel primo torneo europeo l’anno successivo ho organizzato il primo campionato italiano in circuito con tappe in tutta Italia e poi ho dato spazio anche a tutti gli altri sport da spiaggia che pian piano si sono fatti strada. Mi riferisco ad esempio a Beach Soccer, Beach Tennis, Beach Handball, Beach Rugby, Badminton, Foot Volley, Beach Basket.” Un cambiamento nel mondo del turismo, non solo in Riviera, che lega a doppio filo la vacanza alla motivazione sportiva. Da qui trae origine la filosofia Sportur: sport come occasione di turismo e turismo come occasione di sport. Idea che si concretizza nel 1997, quando Sportur organizza la sua prima Gran Fondo di Ciclismo Via del Sale, oggi fra le più importanti d’Italia, con 6.000 partecipanti. Fantini Club diventa dunque location esclusiva di Sportur. “Il turismo è una scatola vuota – continua Fantini –, sono i contenuti che fanno la differenza.

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È proprio seguendo questa idea che il Fantini Club con un fronte mare di 160 metri e un’area complessiva di oltre 34.000 metri quadrati è una struttura unica nel suo genere. Al Fantini Club sono presenti: due ristoranti, otto bar, dieci campi da gioco per tornei di Beach Volley, Beach Tennis, Foot Volley, Beach Soccer e poi, campi da basket e paddle, palestra, windsurf, canoa, vela. E, infine, un’oasi di relax in riva al mare, con il primo centro benessere sulla spiaggia Fantini Wave Spa.” Proprio per la sua vocazione sportiva il Fantini Club dagli anni Novanta ha visto passare tantissime personalità dello sport nazionale e internazionale come Maradona, Tardelli e altrettanti Vip. “Si sceglie il Fantini Club perché è sinonimo di vacanza di alta qualità, attenzione alla persona a 360 gradi. Quello che noi proponiamo è la vacanza HQ (high quality) basata sullo stile di vita all’italiana. Mangiar sano, movimento, attenzione al benessere e relax.” Proprio seguendo questo obiettivo dal 2009 Claudio Fantini ha rilevato due strutture alberghiere. “Da quasi dieci anni per vivere i tanti eventi firmati Fantini Club si può soggiornare nello Sportur Club Hotel, direttamente affacciato sul Lungomare Grazia Deledda di Cervia, proprio di fronte al Fantini Club. Un concetto innovativo di ricettività per la Riviera Adriatica dell’Emilia-Romagna, dedicato a tutti coloro che amano lo sport e pensato per esaudire i desideri di chi ricerca una vacanza dinamica.” Una fucina di idee è Claudio Fantini che ammette di non staccare quasi mai. “Come ogni imprenditore lavoro sempre. Anche quando non siamo in piena stagione i progetti da seguire sono innumerevoli. Il Fantini Club è una delle prime spiagge ad aprire in primavera ed è sicuramente quella con la più lunga e articolata stagione di eventi, da marzo fino a ottobre. Da quando poi ho fondato tre anni fa la Sportur Travel gli impegni sono aumentati anche nei mesi autunnali e invernali.” Sportur è il nuovo Tour Operator e agenzia viaggi che offre un calendario di vacanze da sogno per ogni disciplina sportiva e propone pacchetti, destinazioni ed eventi per praticare il proprio sport e per vivere vacanze all’insegna dello Star Bene. Ciclismo, golf, tennis, triathlon, motori, trekking, vela. “Se in estate – spiega Fantini – l’obiettivo è quello di far conoscere la proposta di alta qualità della riviera romagnola con le soluzioni mare e sport e l’entroterra romagnolo, in inverno proponiamo pacchetti per vacanze in luoghi come il Golf Club di Cortina. Per ogni disciplina, Sportur Travel fa vivere esperienze uniche nelle migliori località di vacanza in Italia e nel mondo, per allenarsi, migliorarsi a fianco di grandi campioni o seguire dal vivo i più importanti eventi del proprio sport preferito. Di progetti ne ho tanti e uno dei miei obiettivi è che il marchio Fantini Club si imponga sempre di più nel panorama internazionale come garanzia di alta qualità. Ad esempio quest’anno siamo approdati a Fico a Bologna come modello di alta qualità nella proposta alimentare. La vacanza HQ è un progetto che perseguiamo dal 2013, proprio perché il Fantini Club da anni è l’apripista delle tendenze più innovative della beach life e del turismo. L’obiettivo è di offrire una vacanza di benessere globale, bilanciando un’alimentazione gustosa e salutare, una ricca offerta di sport e attività fisica e una giusta dose di relax, all’insegna dell’autenticità e dello stretto legame con il territorio.” Così il nuovo Ristorante Calamare lancia un menù prestando particolare attenzione alle qualità nutrizionali degli ingredienti e alle materie prime, alla stagionalità e alla sostenibilità ambientale dei prodotti. “Io stesso – confessa – nonostante i ritmi serrati che spesso la stagione m’impone, non rinuncio mai allo stare all’aria aperta d’estate e mi muovo sempre tra la pallavolo, mia prima e grande passione, lo yoga e il pilates. D’inverno approfitto della palestra Technogym che abbiamo al Fantini Club e non rinuncio al relax che mi concede la Spa.”

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In apertura, l’imprendore Claudio Fantini. A lato, alcune fotografie del bagno Fantini e delle attività organizzate dall’agenzia Sportur.


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La storia della beach life. ”Quando il Bagno Fantini ha aperto i battenti era il periodo del dopoguerra – spiega Claudio Fantini –. Mia madre mi ha sempre raccontato di tanto entusiasmo e voglia di ricominciare. Poi sono arrivati gli anni ’70. A quel tempo giocavo a pallavolo, lo facevo anche su sabbia con quelli che erano gli amici dell’estate: al Bagno Fantini c’era stabilmente un nutrito gruppo di giovani che anno dopo anno si ritrovava. Con questi amici ho pensato di organizzare i primi tornei di pallavolo su sabbia 6 contro 6. Abbiamo iniziato con i non professionisti, ma in seguito, avendo amici che giocavano nella serie A di pallavolo, ho lanciato l’idea di organizzare il primo grande torneo di Pallavolo su sabbia al Fantini. Nel giro di poco tempo la struttura è diventata un centro di ritrovo per pallavolisti, tecnici, allenatori e presidenti di società sportive. Fino all’83 il Fantini è stato un punto di riferimento nel mondo della pallavolo. Poi nell’84 c’è stata la svolta del Beach Volley. L’intuizione di puntare sullo sport in spiaggia, di eliminare l’immobilismo da lettino per favorire una vacanza di movimento portava al Fantini gente. Mia madre si ritrovava a dover gestire ogni giornata di torneo anche 300 persone che stazionavano al Bagno oltre alla tradizionale clientela. Quello che il Fantini Club ha generato è proprio un cambio di mentalità radicale. In riviera oggi la vacanza è attiva e piena di opportunità insieme a tanto relax e benessere.

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Brandina

BRANDINA liberi e creativi.

testo Silvia Sinibaldi - foto Laura de Paoli

Un progetto che unisce creatività, originalità, dedizione e... estate! Brandina, storico marchio immaginato e creato da Marco Morosini e sua moglie Barbara Marcolini, è molto più di un semplice brand.

La creatività non ha pregiudizi, s’immerge nell’arte e ha le mani artigiane, trasforma la materia che la circonda e ha un limite costante da superare: essere fedele a se stessa. Marco Morosini è questo, insieme alla capacità di vedere e, dove non si vede, di immaginare la sostanza trasfigurata nelle sue possibili declinazioni. Prendi Brandina, il brand che lo identifica nell’immaginario collettivo, (un marchio che è come l’uovo e la gallina: è nato prima il BRAND o la BRANDina?) che traduce in accessori di assoluta qualità, dal taglio unico, dal mood riconoscibilissimo, una frequenza che risale all’infanzia. Si ispira e rielabora un oggetto di così rara efficacia da essere rimasto immutato per oltre mezzo secolo, capace di rimandare i colori che fanno l’estate, il sole, la luce: il telo del lettino da spiaggia, la brandina appunto. Un tessuto povero e resistente che Marco Morosini ha nobilitato scovandone l’anima e la capacità evocativa. “Brandina è parte di un percorso complesso – racconta il designer che lavora tra lo studio di Pesaro e il Castello di Granarola – a cui sono approdato nascendo come grafico laureato all’Isia di Urbino dopo gli studi alla Fachhochschule in Germania, l’esperienza alla No Frontiere design di Vienna e a Fabrica, il Centro di ricerca di Benetton diretto da Oliviero Toscani. È un prodotto che interpreta pienamente la mia idea di creatività ovvero lo sviluppo di una idea bella e originale che non sia banale e che non risponda a esigenze di mercato. Nel tempo, con fatica, facendo da subito una scelta di campo ho privilegiato la piccola dimensione lavorativa, l’impegno diretto in tutte le fasi, dall’idea alla produzione e soprattutto la mia libertà espressiva. Ho sempre rinunciato a committenze non condivise.” In realtà Marco Morosini lavora nel mondo, lasciandosi ispirare e deformare dall’arte, dal cinema, dalla lettura, partendo sempre e comunque dallo studio, dal possesso della materia di cui esalta i dettagli: è reduce da Miami dove insieme alla moglie Barbara Marcolini e alla figlia Margherita ha stretto i tempi sul catalogo della prossima collezione Brandina. Anche questo un carattere peculiare della sua attività: la condivisione con Barbara di ogni lavoro. “Marco mi ha insegnato – racconta lei – che si può fare tutto se si vuole”. Tanto che lei, architetto trapiantato a Milano, è tornata a Cattolica, sua città natale, per iniziare l’av-

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ventura straordinaria della loro azienda. “Mi occupo dello stile e delle botteghe e vivo e lavoro in un clima di grande energia ed entusiasmo e ogni giorno affrontiamo una sfida nuova”. Poi la piccola Margherita che respira da sempre la filosofia Brandina e oggi muove i primi passi come indossatrice. “Nostra figlia ha preso dal papà – sorride Barbara – è coraggiosa e si lancia nelle nuove esperienze senza paura”. Perché i viaggi nel mondo di Morosini hanno senso anche per il ritorno. Il ritorno nei suoi luoghi simbolo che piegano persino la toponomastica alla sua caratura professionale. Basti pensare a Strada della Fabreccia, al ferro duro e freddo e al calore che lo lavora, lo trasforma, oppure a quel Castello di Granarola. “Certo alla base delle mie creazioni c’è una ricerca artistica che si nutre di mostre, di pittura, scultura e di studio ma soprattutto del desiderio di esplorare campi e soluzioni sempre nuove. In questo momento sto lavorando a due nuovi progetti per Lamborghini. Perché vogliono me? Perché garantisco originalità e buon gusto e non mi ispiro attraverso Google al lavoro degli altri. Non guardo cosa fanno gli altri e vado su tutte le furie quando mi sento dire quest’anno va questo colore, è il tessuto che fa tendenza. Questo non mi interessa. Mi piace andare oltre, creare qualcosa di mio”. I dieci negozi monomarca Brandina – spiega Barbara – si chiamano botteghe con un rimando chiaro alla perizia artigiana e al pensatoio creativo. Un tratto più sostanziale che estetico dove rifuggire l’omologazione è un modo di analizzare la società: “Non ci sono più i direttori creativi ma i direttori del marketing, tutto è votato al profitto

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In queste pagine, Marco Morosini e la moglie Barbara, creativi e fondatori del marchio Brandina


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e il risultato è sotto i nostri occhi: negozi tutti uguali, ragazzi vestiti in fotocopia che ascoltano la stessa musica, si incidono gli stessi tatuaggi. Utilizzare un linguaggio diverso, è un prezzo che si paga”. Entrando in un negozio di Morosini, sfogliando i suoi libri, sbirciando tra gli schizzi e gli oggetti creati con le sue mani si è colpiti da un’esplosione che non ha nulla di estemporaneo, che rimanda al senso del tempo impiegato, della cura espressa, a una sorta di profondità antitesi della fretta dell’industria. “Tuttavia – riflette Morosini – la velocità con cui cambia il mondo, a cui dobbiamo adeguare i nostri ritmi ci ha portato via il tempo. Un lavoro creativo è sostanzialmente una ricerca artistica su se stessi, uno scavo lento che ci collega con la nostra essenza, che ci porta a scovare la nostra anima. La mancanza di tempo, per tutto questo, incide innanzitutto sulla qualità. Stiamo regalando tutti i nostri sapere alla rete, stiamo convogliando dettagli, particolari, sensazioni e visioni artistiche nella macchina che un giorno farà meglio di noi. Quando accendo il computer e inizio a lavorare l’elemento centrale e propulsore è la mia esperienza. Tutto quello che ho accumulato nel tempo, i saperi degli occhi, della mente e delle mani. Spero di no ma temo che affideremo alla macchina anche la capacità di fare esperienza e dunque di creare. Perché la macchina impara. Presto professioni come la mia, la sua ma anche quella dell’avvocato e del medico saranno rese inutili dalla macchina che sarà in grado di elaborare ogni genere di risposta”. Da questa apocalisse tecnologica come ci difendiamo? “Tornando a essere pezzi unici, invertendo la marcia che sta cancellando i dialetti, la biodiversità, i mestieri. Viviamo in un Paese straordinario per la sua bellezza ma anche per le sue tecniche agricole, per il suo rapporto con il cibo, per l’arte e per le mille differenze. È questo che va rivalutato, è questo che dobbiamo valorizzare e invece non c’è più un artigiano, competenze immense andate perdute. Pensi a questa campagna elettorale: cosa viene proposto per arte, cultura e turismo? Sembrano vocaboli dimenticati”. Tornare a essere pezzi unici e un po’ folli. “Direi incoscienti, come è accaduto a me con l’avventura della ristrutturazione del Castello di Granarola. Aver ridato vita a quella dimora storica, alle residenze artistiche che ospita, al benessere dei tanti turisti, soprattutto stranieri, che d’estate arrivano è una grande soddisfazione. All’interno non c’è nulla di industriale, ho disegnato e creato persino i porta carta igienica”. Giovani dai gusti seriali ma anche portatori di indispensabili energie: “Sono reduce da due esperienze di forte impatto di workshop con giovani progettisti alla Fabrica di Benetton e a San Patrignano. Hanno portato le loro startup e sono stati scambi straordinari beatamente al di fuori delle regole del profitto, con il gusto pieno di fare bene le cose”. La prossima fatica? “Un progetto segretissimo...”

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ALEX MAJOLI indagare l’animo umano. testo Clarissa Costa - foto Alex Maioli

Fotografo pluripremiato di fama internazionale, Alex Majoli è il primo degli italiani a essere diventato presidente dell’agenzia Magnum Photos. La sua carriera è dedicata a indagare la condizione umana e gli elementi più oscuri della società.



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Ph. Lidia Bagnara

In apertura, Arab spring, Tunisia, 2011. In alto, un ritratto del fotografo Alex Majoli. A lato, Wounded soldier, Kosovo, 1999.

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Andante non è solo il titolo della mostra tenutasi al MAR – Museo d’Arte della città di Ravenna che si è da poco conclusa con un grande successo ed entusiasmo di pubblico e critica. È una parola che dà ritmo anche alla vita dello stesso fotografo Alex Majoli da quando, neache ventenne, decise di andarsene da Ravenna per vivere sempre in movimento, sempre in viaggio da un continente all’altro. Quando gli domando cosa lo ha spinto a tornare proprio nella sua città natale per allestire Andante, mi risponde: “Erano già diversi anni che ricevevo varie richieste, ma niente di concreto. Poi sono stato contattato dall’Assessora alla cultura Elsa Signorino e dal nuovo Direttore del MAR Maurizio Tarantino per costruire un progetto che fosse davvero ben pensato.” Quello che poi si è trasformato in Andante è stato infatti un percorso storiografico che ha coperto ben trent’anni di lavoro del fotografo, dal 1985 fino al 2018: oltre 250 le foto esposte, il cui filo conduttore è stato l’indagine sulla condizione umana e gli elementi più oscuri della società, da sempre tematiche al centro delle ricerche dell’artista. Un viaggio sviluppato su tre piani di cui Majoli ha personalmente curato la prima sezione dando vita a una sceneggiatura intensa e dotata di ritmo che si è conclusa con Scene, un’esplorazione della teatralità presente nella quotidianità editata da Diane Dufour, David Campany e Cyrill Delhomme. La linea sottile tra realtà e rappresentazione scenica, documentario e arte, comportamento umano e recitazione è l’esatto attrito che da sempre affascina il fotografo e continua vederlo tornare nelle strade e nei luoghi in cui la condizione umana viene messa in discussione. E, come


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a volerlo sottolineare ulteriormente, andante significata anche qualcosa di “fatto un po’ male, ma pur sempre fatto”, un po’ come la vita delle persone che ha fotografato nel corso della sua brillante carriera. Oggi Majoli è infatti il più giovane e primo degli italiani ad essere diventanto, nel 2011, presidente della Magnum Photos, una delle agenzie fotografiche più importanti al mondo. Classe 1971, è stato un vero e proprio enfant prodige: a quattordici anni muove i primi passi nella professione e a diciotto inizia a lavorare per l’editoria e le agenzie internazionali. Parte per immortalare la guerra civile in Jugoslavia, andando successivamente in Kosovo e in Albania, poi ancora in Afghanistan, nell’Iraq della seconda Guerra del Golfo e in Libia. Cosa lo ha spinto a lasciare la sua città natale e a viaggiare come fotografo? “Ho iniziato a fare esperienza come assistente nello studio F45 di Daniele Casadio, ma dopo alcuni anni ho sentito l’esigenza di iniziare a lavorare fuori da Ravenna. La cosa più facile è stata di quella di viaggiare come fotografo per testate giornalistiche, lavori che poi mi hanno portato fuori dall’Italia e vicino a zone di conflitto, diventando con il tempo esperto nel saper gestire situazioni di pericolo, lavorando in Paesi in cui le persone giravano per strada armati di kalashnikov.” Viene spesso definito fotogiornalista o fotoreporter ma ha dichiarato di non amare le etichette. Perché?

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Alex Majoli

“Le etichette, l’incasellamento forzato, confondono sempre le idee. Quando si discute di fotogiornalismo si parla sempre di un certo particolar modo di fare le foto, ovvero il documentare la realtà attraverso la fotografia, ma il fotogiornalismo come assoluta verità non può esistere. Personalmente, dopo tanti anni, non posso affermare che quello che scatto è vero – e il solo fatto di scattare in bianco e nero, poi, non può essere definito fotogiornalismo. Esiste certamente una verità dietro alla scena, ma tutto è sempre condizionato dalle mie decisioni, come lo scegliere dove puntare lo sguardo e l’istante esatto dello scatto. Posso fotografare un soggetto immerso in un ambiente in un dato momento, ma non posso dire che rappresenti una realtà oggettiva: così come io ho incontrato quelle persone e ho visitato quei luoghi, un altro fotografo potrebbe non imbattersi nella mia stessa realtà. Credo oltremodo che la bellezza della vita e dell’uomo sia estremamente legata alla libertà di esprimersi: voglio essere semplicemente qualcuno che usa la macchina fotografica, rimanendo libero di esprimermi come preferisco senza necessariamente definirmi un fotografo commerciale o documentarista.” Le opere di Alex Majoli sfociano infatti anche in una teatralità provocatrice in cui le dinamiche umane sembrano prendere ispirazione dallo spettacolo, accentuando la drammaticità della routine quotidiana con l’uso di luci artificiali. Le sue foto diventano scene in cui le persone, attraverso la loro “vita/performance”, si esprimono in quello che poi diventa un

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Sotto, Brazil. Serra de Santana. 1995.


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Alex Majoli

non dichiarato set cinematografico o un palcoscenico teatrale. È però grazie all’interesse per le teorie di Franco Basaglia – pioniere del moderno concetto di salute mentale e noto per aver abolito gli ospedali psichiatrici in Italia – che Majoli realizza l’opera che lo porta alla notorietà, la sua prima monografia intitolata Leros: un reportage sulla chiusura dell’ospedale psichiatrico nella città omonima, in Grecia, dove i pazienti erano tenuti prigionieri in condizioni inumane. Un progetto che ha rifiutato il sensazionalismo focalizzandosi sul recupero degli ex-pazienti piuttosto che sugli abusi. Gli studi e le esperienze di Basaglia vengono adottate con entusiasmo anche durante i suoi viaggi in Brasile: nel corso di vent’anni Majoli ha fotografato il Paese sudamericano collezionando una serie di scatti della complessa società brasiliana unite in un progetto tutt’ora in corso chiamato Tudo Bom. “Il mio modo di approcciarmi alle persone è molto aperto – racconta – mi presento semplicemente come ‘Alex, un fotografo interessato a raccontare la tua storia’. Del periodo ‘basagliano’ ho scelto di pubblicare solo alcune delle foto scattate a Leros, in Gracia. Sentivo che era una storia importante da raccontare come testimonianza storica, per fare conoscere al mondo ciò che era accaduto in quegli anni; ho molte altre immagini rimaste nel mio archivio che non sono state rese pubbliche perché avrebbero solo confuso le persone.” Il prossimo appuntamento con il fotografo è fissato a Parigi, a gennaio 2019, con la sezione Scene ospitata presso il museo LE BAL.

In questa pagina, dall’alto, Scene# 0435, Republic of Congo, 2013. Sotto, Scene# 3959, Brazil, 2014.

66 / Alex Majoli


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Lucrezia Frenquellucci

LUCREZIA FRENQUELLUCCI recitare ed essere vera. testo Lucia Lombardi - foto Andrea Valentini

L’attrice riminese Lucrezia Frenquellucci è la vera stella del thriller di Davide Montecchi In a Lonely Place, in cui interpreta Teresa, una ragazza che nasconde impercettibili fratture sotto un aspetto superficiale. Grazie a questa parte ha vinto il premio come miglior attrice al Rio Festival.

Una Monnalisa in carne e ossa. Vocata alla recitazione “senza necessità di riscontro”, dice di sé Lucrezia Frenquellucci, anche se di riscontri ne ha avuti: infatti ha da poco vinto il premio come miglior attrice al Rio Festival per il ruolo interpretato nel thriller In a Lonely Place di Davide Montecchi, ambientato interamente a Rimini e girato nel 2016, in lingua inglese, in un hotel abbandonato. “Ho deciso solamente da un mesetto di farmi rappresentare da Silvia Sarra dell’agenzia romana MiaMovimento in arte, che mi ha inserita nella sua rosa di attori. Precedentemente ho gestito da sola le varie scelte professionali, decidendo di muovermi in ambito prettamente regionale”, racconta. Ma “ora si aprono nuove importanti prospettive che mi porteranno lontana da Rimini per un po’”. Anche se, da perfezionista, rivela: “Ero preoccupata di come potesse essere percepita la mia interpretazione, inevitabilmente alterata in alcune sfumature a causa del doppiaggio in inglese. Per fortuna, Cine-Museum distribuirà il film a settembre in italiano in home video, versione dvd blu-ray e limited edition con contenuti speciali. Sarà anche proiettato al cinema. In questi giorni sono in studio di registrazione per ultimare il doppiaggio e i risultati sono perfetti.” Che tipo di donna ha interpretato? “Teresa è una ragazzetta all’apparenza frivola e sfacciatamente leggera. Ma, nel profondo, devastata da piccole, impercettibili fratture. Per questo motivo ho scelto un approccio più intimista e d’impatto meno immediato, che contrasta con la teatralità esibita del personaggio di Thomas. Vorrei che Teresa arrivasse a infastidire, per quella sua ostentata superficialità, per poi invece scoprirsi ed essere scoperta nel corso del film, palesando risvolti più profondi e sfaccettature più complesse.” Come ha conosciuto il regista del film? “Il primo ricordo che ho di lui coincide con il primo ricordo che ho del cinema, a 4 anni. Ero a vedere Aladdin e Davide, amico di mia sorella maggiore e di famiglia, era lì. L’incontro artistico è avvenuto una decina di anni dopo e non ci siamo più separati. Ora è l’amico più caro che ho.” È l’unica attrice in famiglia? “Per ora sì. La mia nipotina di tre anni Elettra però promette bene!”

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Lucrezia Frenquellucci

Che tipi sono i suoi genitori? “Dei tipi molto carini. Mio padre è spiritoso e caloroso. Mia madre è delicata e amorevole. Sono un medico e una ex infermiera e io sono cresciuta a pane e medicina, eppure su tre figli nessuno ha seguito le orme paterne. Mia sorella e mio fratello sono due appassionati classicisti mentre io ancora non ho esattamente capito cosa sia diventata o cosa stia diventando, ma per la prima volta in vita mia questo non mi spaventa. Anzi, mi piace.” È appoggiata in questo suo progetto di vita? “Sì. Il pregio più grande dei miei genitori è quello di avermi insegnato cosa sia una scelta libera.” Come ha iniziato questa attività? “Sono nata attrice. Ma non ha nulla a che fare con il mestiere, è qualcosa che riguarda l’essere. Lo sono, senza necessità di riscontro. Senza che gli altri debbano vederlo per renderlo reale.” Qual è la sua meta? “Liberarmi della necessità di averne una. Ho passato anni a definire obiettivi, a punirmi quando mi sfuggivano dalle mani, senza mai capire che nulla sfugge perché nulla c’è, che è tutto un palliativo. L’unica meta e l’unico obiettivo è riuscire a stare in se stessi. E vivere l’istante presente.” La paura più grande? “La più banale: la fine della vita. Il non esistere. È un pensiero costante.” Quali sono le doti che si riconosce e su cosa sente di dover lavorare? “Sono un’insicura mancata e una perfezionista mancata: un mix letale. Nonostante ciò, senza falsa modestia, riesco a riconoscermi grandi doti espressive. Vorrei riuscire a pensare di più alla tecnica: recitativamente parlando sono tutta intuito.” Cosa fa quando è libera da impegni professionali? “Penso e scrivo poesie.” Le piacerebbe fare teatro? “Sì, il teatro è la mia musica. Il teatro per me è potente perché vive nel presente: subito scompare ma resta poi nella memoria collettiva. Porto un rispetto tale per l’arte teatrale da non essere mai riuscita a viverla con leggerezza. Sono subito passata al cinema indipendente, che è potente per motivi diversi: è puro e incontaminato, almeno quello che ho avuto il piacere di fare io.” Le piacciono le storie cupe? “Mi affascina e mi spaventa tutto ciò che è oscurità e tenebre. Forse per questo ho dormito con la lucina accesa vicino al letto fino all’anno scorso…” Film preferito e perché? “Le notti di Cabiria, di Fellini. Perché Giulietta Masina mi lacera. Vederla, mi distrugge. E quando qualcosa ti provoca turbamenti tanto forti, non puoi non amarla.” Attori di riferimento? “Venero Umberto Orsini. Adoro Franco Branciaroli. Sono succube di Carmelo Bene.” Con chi e dove le piacerebbe lavorare in futuro? “Lavorerei sempre e per sempre con Davide Montecchi se si potesse. Ora ci stiamo occupando insieme di un nuovo film che sarà di una bellezza eterna.” Ci puoi anticipare qualcosa? “Il nuovo film è ancora in fase embrionale, purtroppo non posso dire nulla perché si devono definire ancora importanti questioni a livello di produzione... Ma come per In a Lonely Place sono coinvolta dal principio ed è un lavoro che gestiremo insieme. Il genere non sarà lo stesso.” Si sente libera quando recita? “Di più. Quando recito mi sento vera.”

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Ph. Melissa Cecchini

In questa pagina Lucrezia Frenquellucci durante le riprese di In a lonely place.


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Alberto Rossi

ALBERTO ROSSI vincere il vento. testo Ilaria Traditi

Velista, imprenditore e presidente della società Frittelli Maritime: grazie alla sua tenacia Alberto Rossi è un campione modiale di vela che ha portato Ancona, la sua città natale, alla ribalta dei palcoscenici internazionali.

Se c’è un uomo che per la città di Ancona rappresenta l’esatto connubio tra il suo elemento naturale, il mare, e il mondo dell’impresa, quello è senza dubbio Alberto Rossi. Campione mondiale di vela per cinque volte e presidente di Frittelli Maritime (oltre 600 addetti e magazzini portuali attrezzati di oltre 50.000 mq ubicati ad Ancona e Vasto), 59 anni e una figlia, Claudia, campionessa continentale 2016 e 2017, Rossi è come un moderno re Mida. Solo che il merito di questo “potere” non è da attribuire a Dioniso bensì a una tenacia fuori dal comune, carisma, leadership e preparazione tecnica. Sia nella vela che negli affari. Il 2018 poi è stato un anno magico per Mister Rossi, culminato con l’aggiudicazione a metà giugno del titolo di Campione Europeo a Vigo, a bordo della sua Enfant Terrible-Adria Ferries, dopo un testa a testa con i campioni del mondo in carica, gli americani di Relative Obscurity. “Una vittoria impegnativa che mi ha regalato una grande felicità – ha dichiarato – all’inizio sembrava non ci fossero le condizioni adatte a difendere il titolo, dovevano vincere gli americani. Sono onorato del fatto che Ancona sia sul tetto d’Europa, adesso mi aspettano nuove competizioni, prima sul lago di Garda, poi al Faar a Boston e infine Chicago.” E il bello è che Rossi Senior ha scalzato dal podio la figlia, che con la sua Petit Terrible aveva vinto il titolo nei due anni precedenti. Buon sangue non mente, ci sarebbe da dire. Vento in poppa anche sul fronte imprenditoriale: Alberto Rossi infatti ha presentato meno di un anno

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In alto, Alberto Rossi insieme alla figlia Claudia. A lato, un’immagine del campione europeo durante una gara.


Alberto Rossi

fa il nuovo “bolide” di Adria Ferries, una delle compagnie del Gruppo: la nave Michela che può raggiungere i 24 nodi, trasportare fino a 950 passeggeri e 140 camion da Ancona a Durazzo in 16 ore. Un investimento da 50 milioni che rappresenta una vera rivoluzione per il porto dorico e per il mare Adriatico. Il 2018 è stato anche l’anno del lancio del progetto industriale di bunkeraggio in collaborazione con la raffineria Api, una scommessa avviata dopo 18 mesi di intoppi burocratici, causati in parte “dall’opposizione di lobby obsolete” come lui stesso le ha definite. Intoppi che fortunatamente non hanno impedito l’avanzamento della Frittelli Maritime. Un Gruppo forte, solido,

competitivo, il primo della Regione per fatturato (oltre 80 milioni) nel settore dei servizi. Anche se un po’ si è accusato il colpo: per uno come lui, pur abituato a fronteggiare la furia implacabile delle onde, la burocrazia poteva rivelarsi letale. “Nel mercato non si pareggia mai, o si vince o si perde – aveva dichiarato a fine anno in occasione della presentazione dei bilanci – ed è delicato e pericoloso intervenire per alterare queste regole. Così infatti si creano gravi danni alle aziende sane come le nostre e infine al nostro sviluppo e alla nostra economia.” Un appello alle Istituzioni, che non sempre hanno fatto la loro parte. C’è da dire però che dopo la vittoria agli Europei, Rossi è stato ricevuto dalla sindaca di Ancona Valeria Mancinelli per un pubblico encomio e un simbolico riconoscimento “perché attraverso lo sport e il nostro mare porta Ancona alla ribalta di palcoscenici importanti.” Da parte sua il campione ha ricordato il rapporto sereno con la città d’origine: “Apprezzo la qualità della vita, si sente che ad Ancona sta cambiando il vento. Il capoluogo delle Marche è entrato finalmente in una logica di sistema che le giova, con iniziative collegate secondo una progettualità.” Un uomo, Alberto Rossi, da sempre impegnato anche nel sociale, soprattutto per l’ospedale pediatrico Salesi al quale nel corso degli anni ha donato insieme alla moglie Marina diverse preziose apparecchiature all’avanguardia. “Buon vento” è il migliore augurio che possiamo rivolgergli.

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Cantiere del Pardo

CANTIERE DEL PARDO navigando verso il successo. testo Clarissa Costa

Cantiere del Pardo, produttore del prestigioso marchio Grand Soleil, ha elevato il Made in Italy nel panorama internazionale producendo barche a vela che uniscono lo stile alle alte prestazioni. Il Direttore Generale Fabio Planamente ci racconta l’evoluzione dell’azienda e il modello di punta di questa estate: il nuovo Grand Soleil 48 piedi.

Quella di Cantiere del Pardo è una storia che nasce a Bologna nel 1973 e che ha dato vita a un nuovo capitolo della nautica moderna. Con i suoi 45 anni di attività, il Pardo è oggi un’icona di design e una garanzia di qualità nella produzione di barche da regata, che orgogliosamente rappresenta il Made in Italy anche nei mercati internazionali: sono 4.000 gli esemplari prodotti sotto l’iconico marchio Grand Soleil, contraddistinti da uno stile elegante, confort e alte prestazioni, e che uniscono tecnologie all’avanguardia a una grande tradizione artigiana italiana. L’azienda, che nel 1993 ha trasferito la propria sede a Forlì nella zona indutriale di Villa Selva, ha da sempre mostrato la propria volontà di investire sul territorio. “Uno dei poli di eccellenza della nautica in Italia è proprio quello che ruota attorno all’area della Romagna e Forlì è sempre stata la sede di importanti aziende nautiche del panorama mondiale – spiega Fabio Planamente, Direttore Generale di Cantiere del Pardo –. Questo ha fatto sì che l’area abbia sempre offerto maestranze molto specializzate, cosa fondamentale per noi e per la qualità dei nostri prodotti.” Planamente, lei è entrato nell’azienda nel 2008 e ha assunto il ruolo di Direttore Generale nel 2013: qual è stato il percorso che l’ha portata alla guida di Cantiere del Pardo? “Sono entrato in Cantiere del Pardo alla fine del 2008 con il ruolo di Export Manager, dove ho seguito e rinnovato la rete vendita del marchio Grand Soleil fino a novembre 2013. In questi anni ho potuto conoscere molto bene la realtà del cantiere, le sue dinamiche e anche le forti potenzialità di un brand con 40 anni di storia alle spalle. Con l’acquisizione fatta a fine 2013 da parte dei nuovi investitori, mi è stato richiesto dalla famiglia Trevisani – azionista di riferimento – di ricoprire il ruolo di Direttore Generale. Ruolo che ho accettato più che volentieri e che mi ha permesso, assieme a un’altra figura chiave del cantiere, Gigi Servidati, Responsabile commerciale e sviluppo prodotto, di ripensare alla ripartenza del cantiere, con l’introduzione e sviluppo di una nuova gamma a vela, i Long Cruise – che oggi rappresentano circa il 60% del nostro fatturato con il marchio Grand Soleil.” Dopo la crisi del 2012, che ha portato a un nuovo piano di sviluppo, per il 2018 sono previsti oltre 30 milioni di fatturato. Si di può dire che gli affari oggi stanno andando a gonfie vele? “Diciamo che abbiamo avuto e stiamo facendo una bella crescita e questo ci rende molto orgogliosi del lavoro svolto sino ad oggi. Sicuramente investire in nuovi prodotti, design e qualità, è qualcosa che paga sempre, ed è anche grazie a un brand molto forte e apprezzato che abbiamo potuto in pochi anni fare questa bella crescita. Un altro motivo di orgoglio per noi è stata la creazione di due nuovi brand nel 2017, all’interno della Cantiere del Pardo, ovvero la Pardo Yachts, novità assoluta per noi poiché siamo entrati nel mondo delle barche a motore, e la Grand Soleil Custom, che invece sviluppa imbarcazioni a vela da 60 a 80 piedi. A seguito del lancio del primo modello della Pardo Yachts, avvenuto a settembre 2017, ad oggi possiamo contare oltre 37

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A lato, Fabio Planamente, Direttore Generale di Cantieri del Pardo.


Cantiere del Pardo

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Cantiere del Pardo

barche vendute in meno di un anno. Siamo prossimi al lancio del nuovo Pardo 50, che andrà ad aggiungersi al modello già esistente.” Come ha visto cambiare il mercato della vela e la sua clientela negli ultimi anni? “Sicuramente seguire l’andamento del mercato e soprattutto cercare di anticipare il cambio di esigenze e gusti da parte degli armatori è il segreto per poter continuare a vendere e conquistare fette di mercato alla concorrenza. Oggi i clienti vogliono barche sempre più comode e confortevoli e con un alto livello di qualità, senza ovviamente rinunciare alle performance, cosa che ha sempre contraddistinto il marchio Grand Soleil.” Ci parli del nuovo Grand Soleil 48 piedi, ormai ultimato e che varerete a luglio. “Il Grand Soleil 48 prende posto nella gamma Performance del Cantiere, che oggi vuole offrire ai suoi armatori due prodotti sempre meglio distinti, quello Long Cruise per soddisfare gli amanti della crociera a lungo raggio e quello, appunto, Performance indicato per gli armatori più sportivi e alla ricerca di un’imbarcazione dalle alte prestazioni, capace di dare risultati in regata. Un aspetto per cui il Cantiere del Pardo ha sempre saputo dire la sua nel corso della storia, non a caso l’imbarcazione più venduta di sempre (290 esemplari) è il Grand Soleil 40 disegnato nel 2001 da Massimo Paperini, che ha vinto tanto sui campi di regata di tutto il mondo ed è già previsto in una doppia versione: una più corsaiola con maggiore superficie velica e pescaggio e l’altra più cruiser con maggiori comodità. Da questo spirito nasce il Grand Soleil 48

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In basso, il modello GS 52 LC della gamma lunga crociera.



Cantiere del Pardo

Performance, che trova nella versione Race la sua vera anima da ‘cavallo da corsa’, grazie anche alla collaborazione di ‘armatori vincenti’ Grand Soleil che hanno contribuito in maniera determinante allo sviluppo del progetto. Le già ottime prestazioni della versione Performance vengono esaltate nella versione Race dove una attrezzatura di coperta completa, ben dimensionata e correttamente ottimizzata permette di competere ai livelli più alti in regate inshore e offshore, grazie a linee di carena studiate nei minimi dettagli. Per questo importante progetto sono stati scelti materiali e tecniche di costruzione di primissimo livello. Caratteristica unica del Grand Soleil 48 è che l’armatore può scegliere tra tre diverse tipologie di costruzione: la versione Race in infusione può essere realizzata in epossidica e vetroresina o in epossidica e carbonio con ben quattro paratie in composito, mentre la versione Performance, laminata a mano, è in vinilestere e vetroresina, con la paratia maestra in composito.” Quali sono i prossimi modelli che presenterete? “Parlando di Grand Soleil, siamo già partiti con la progettazione del nuovo Grand Soleil 42LC, che verrà varato il prossimo anno ad aprile 2019. Questo modello andrà a completare la gamma dei Long Cruise, assieme al 46LC e 52LC. Per il marchio Pardo Yachts, oltre al 43 e 50, presenteremo un 38 piedi che verrà varato nel mese di febbraio 2019.”

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In alto, il rendering del modello GS 48 Performance. In basso, una vista del cantiere con sede a Forlì.


il cuore di Forlì

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RISTORANTI DELLA RIVIERA degustare tra spiaggia e mare. testo Stefano Bonini e Sabrina Marin

Tra sabbia e maree, insenature e baie pittoresche, scopriamo i migliori ristoranti che si snodano tra Romagna e Marche: nove perfette location estive in cui degustare piatti tipici e innovativi aprendo lo sguardo verso il mare.


Ph. Francesco Scipioni


Ristoranti della Riviera

Estate, periodo di libertà, week-end e vacanze al mare. E il mare più frequentato d’Italia è la Riviera Adriatica, soprattutto quella romagnola. In questo tratto di costa compreso tra le Province di Forlì-Cesena e Rimini siamo andati alla scoperta di alcuni locali che regalano l’emozione di poter mangiare con i piedi sulla sabbia a due passi dal mare. Luoghi speciali, non scontati, che ci hanno attirato per curiosità e gusto fino al nord delle Marche. E qui tra Pesaro e Ancona abbiamo scoperto altri locali di piacere, per gli occhi e il palato. Sulla spiaggia di Cesenatico, a due passi dal canale leonardesco, il Marè è un locale dove l’attenzione ai dettagli non solo è visibile negli spazi e negli arredi ma è percepibile anche nel piatto. Luogo dalle molteplici sfaccettature, piccola bottega, ideale per una colazione in relax, per un pranzo leggero, un suggestivo aperitivo o una cena gourmet, al Marè si va per stare bene. La cucina presidiata da Omar Casali punta forte sul pesce ma non disdegna proposte di carne e interessanti opzioni vegetariane. Onda Blu a San Mauro Mare offre pesce freschissimo ed una carta dei vini che conta più di 350 etichette, un connubio vincente per questa contemporanea costruzione sul mare che negli anni è diventata un elegante ristorante a ridosso di sdraio e ombrelloni. Varcata la soglia non resta che accomodarsi a tavola e godersi non solo la rilassante vista mare ma soprattutto i selezionatissimi crudi, le tartare, i carpacci e i crostacei. E come dice il patron Maurizio Campedelli in cucina con lo chef Mattia Pappaleo, “la nostra non è una cucina estetica

In apertura, il ristorante Clandestino Susci Bar nella baia di Portonovo, nel cuore del Parco del Conero. In alto, il ristorante Marè di Cesenatico. In basso, il ristorante Guido a Rimini.

Ph. Giorgio Salvatori

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Ristoranti della Riviera

ma di gusto, basata esclusivamente sul prodotto” come dimostrano la valorizzazione di pesci locali e verdure di stagione e l’attenzione ai fritti o alle cotture alla brace. Affatto banali le dolci proposte finali. Era invece il 1946 quando Guido Guiducci inaugurò a Rimini il ristorante Guido come semplice chiosco estivo. Oggi tre generazioni dopo i fratelli Luca e Paolo Raschi, nipoti di Guido, lo hanno trasformato in uno spazio elegante e accogliente premiato anche con la stella Michelin. Un ristorante moderno, nel quale con passione, professionalità e competenza i fratelli Raschi portano avanti una missione: quella di valorizzare la propria terra, il proprio mare e gli artigiani locali. La tradizione qui è declinata con creatività da Paolo come dimostrano piatti ormai diventati dei classici: la “Seppia e Squacquerone” così come “La Canocchia si ricorda il Gratin” o l’imperdibile “Spaghetto alle Ostriche”. Una chicca gourmand il “Cappuccino di Seppia”. Direttamente sulla nuova darsena di Rimini troviamo La Petite Langoustine. Il nome è evocativo: qui si viene soprattutto per i crostacei. Il ristorante nasce dalla passione del suo proprietario, Luigi “Gigi” Bonifacio, per questo lavoro. A 31 anni si è allontanato dal ristorante di famiglia e ha creato un locale tutto suo. La Petite Langoustine oltre ai pregiati crostacei (king crab, aragoste, astici, scampi...) e a una interessante selezione di ostriche propone gustosi piatti di mare e una ridotta ma ricercata selezione di carni (manzo kobe, maialino iberico) declinati anche in versione panino. È un locale eclettico nel quale si può venire anche per una pizza gourmet o uno sfizioso aperitivo al tramonto. Sol Y Mar, il locale di Teo e Barbara, è da diversi anni un punto di riferimento per tutti gli amanti della cucina di mare. Direttamente sulla spiaggia al confine tra Rimini e Riccione il locale si è sempre rinnovato negli anni sia in sala che in cucina da cui però non smettono mai di essere proposti alcuni piatti storici e gustosissimi come i “Gamberi alla greca”, vero must del locale; la “Tartare di mazzancolle su crumble di nocciole e foie gras con confettura di tropea”, oppure le “Linguine del pastificio Mancini con crema di peperoni dolci, tonno affumicato e bottarga”, e lo “Spiedone di pesce grigliato con insalatina mista al balsamico”. Giusti i pesci, perfetta la cottura, fantastica la semplicità. Servizio sempre all’altezza e bellezza del luogo mai in discussione. Fabio Leardini e Antonella Patrignani del Ristorante Le Vele accolgono i loro ospiti in un locale moderno ed elegante che si raccorda perfettamente con la spiaggia di Misano Adriatico. La loro passione e dedizione si percepisce al contatto con l’affabile e premuroso personale di sala. Il resto lo fanno l’accattivante menu e la ponderata carta dei vini, in un’armonia di elementi che consente di godere al meglio del suggestivo e rilassante panorama. Pasta e pane fatti in casa con farine selezionate, i carpacci dei migliori pesci locali, le tartare e i grandiosi crudi, il classico e perfetto “Risotto di mare” o i “Cappelletti di pesce asciutti con bottarga e

Dall’alto, il ristorante Onda Blu a San Mauro Mare e La Petite Langoustine sulla nuova darsena di Rimini.

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Ristoranti della Riviera

alici” e poi il “Fritto misto” e la splendida “Grigliata di pesce” rivisitata nella composizione, ma non nella sostanza. Ogni piatto è un inno al mare. Il Falco è un pezzo di storia di questa insenatura naturale situata fra i due promontori di Gabicce e Castel di Mezzo che si allungano sul mare. Un luogo pittoresco nel quale questa, che era una semplice capanna di legno, si è evoluta negli anni in un elegante ristorante, il cui nome richiama la presenza dei numerosi rapaci nella zona. Una location di grande suggestione, luminosa e accogliente, nella quale godere di una cucina totalmente dedicata all’Adriatico e ai suoi gustosi frutti, valorizzati con la giusta attenzione e rispetto, senza improvvidi slanci creativi. Le proposte sono solide, poco elaborate, comprensibili, giustamente tradizionali. Qui il panorama incanta ma anche la cucina regala succulente e non banali soddisfazioni, accompagnate da una interessante carta dei vini. La location di Clandestino Susci Bar è da urlo: la baia di Portonovo nel cuore del Parco del Conero a due passi dall’ottocentesco Fortino Napoleonico. Qui il pluristellato Moreno Cedroni ha realizzato il suo locale pop (aperto fin dalla piccola colazione) ispirandosi alla celebre canzone di Manu Chau. Una sorta dunque di luogo di frontiera nel quale Moreno lascia sfogare la sua creatività come dimostra il celebre “Susci all’italiana”, un percorso interpretativo del pesce crudo diventato modello gastronomico e che ha generato piatti come il “Tonno bianco tataki con conditella colatura e riso susci” nel 2000, oppure il “Teheran” nel nel 2016: baccalà

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In alto, il ristorante Le Vele a Misano Adriatico. In basso, Il Falco, situato fra i due promontori di Gabicce e Castel di Mezzo. Nella pagina seguente, dall’alto, il ristorante Sol Y Mar tra Rimini e Riccione e il ristorante Uliassi, sul mare di Senigallia.


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Ristoranti della Riviera

Gustare con gli occhi. di Beatrice Loddo

mantecato e a dadi, latte di sesamo bianco, purè addolcito, cavolo viola fermentato. Fino all’ultima proposta del 2018, il “Frigg/Freyia”, stoccafisso norvegese, baccalà, piadina al farro, cipolla agrodolce e acetosella. E se cercate qualcosa di più easy non dimenticate che qui si può venire anche solo per un dolce o un aperitivo molto gourmet, tra “Simmenthal di pesce”, “Polpettine di gamberi” e “Pata Negra”. Servizio e carta dei vini (e delle birre, un plus) assolutamente all’altezza delle aspettative, e forse più. Sul mare di Senigallia, stretto tra il canale del porto e la spiaggia, Uliassi è un riferimento gastronomico italiano. Uno di quei ristoranti da provare almeno una volta nella vita: 2 stelle Michelin, 5 cappelli sulla Guida dell’Espresso, 93/100 sul Gambero Rosso. Pur celebrato e pluripremiato Uliassi resta comunque un luogo di estrema e delicata semplicità. Qui si viene per vivere un’esperienza gastronomica a tutto tondo garantita dall’estro di Mauro Uliassi in cucina e dall’ospitalità di Catia, sua sorella, in sala. Le proposte, al di là di quello che si potrebbe pensare, spaziano dal pesce alla carne, addirittura alla selvaggina, per cui Mauro ha da sempre una predilezione come dimostra il succulento menu “La Caccia”. Per Mauro questa è la sintesi di quella “cucina mare-monti” che da sempre rappresenta l’anima di questa terra percorsa da uomini al tempo stesso contadini e pescatori. A esaltare il tutto una carta dei vini di respiro giustamente internazionale, ma con una corretta valorizzazione delle migliori etichette marchigiane.

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Il mare conserva sempre il suo fascino, anche quando lo si guarda da lontano. Lo sanno bene i clienti del ristorante Dalla Gioconda, situato nel punto più alto di Gabicce Monte, nell’antico borgo del paese. Al piacere del palato, grazie all’offerta d’interessanti novità – con un occhio di riguardo ai canoni della tradizione marinara – il panorama unirà il piacere dello sguardo, che domina a colpo d’occhio la Riviera Adriatica. Sempre a Gabicce Monte, per il ristorante Posillipo, la famiglia Arduini ha fatto di arte, gusto, qualità e raffinatezza le parole d’ordine. Qui è possibile assaggiare specialità di pesce e pregiati vini, mentre lo sguardo spazia su una vista altrettanto emozionante – non a caso entrambi i ristoranti si trovano su una strada dal nome decisamente evocativo: via dell’Orizzonte.


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un porto tra Romagna e Marche. testo Stefano Rossini - foto Riccardo Gallini

Al confine tra Romagna e Marche, la cittadina di Cattolica è un piccolo gioiello che gode di una posizione particolarmente fortunata. Bagnata dal mare Adriatico, all’ombra del promontorio di Gabicce, Cattolica è anche la porta di una vallata, quella del Conca, tra le più suggestive del riminese.



Cattolica

Sono molti i motivi per cui vale la pena di visitare Cattolica: si può venire per vedere l’elegante centro storico, con le grandi piazze e le belle passeggiate, oppure per assistere ad un concerto all’Arena della Regina, o ancora per un tuffo nell’affascinante acquario, o ancora per i ristoranti, per il mare e la spiaggia e molte altre ragioni. Fulcro della città è Piazzale Roosevelt dove si trovano i giardini del Municipio con la fontana a getti e Palazzo Mancini. La piazza si allarga in un vasto rettangolo colorato e coperto di alberi, mentre la grande piscina, proprio di fronte al palazzo del Municipio, la taglia in due. Con le spalle a monte e lo sguardo direzione mare si ha alla propria destra il grande bar pasticceria di Staccoli, uno dei luoghi di ritrovo più gettonati della città; le due strade che lo circondano conducono fino all’Arena della Regina. Questo è il luogo dei grandi concerti estivi, degli eventi che infiammano l’estate e che animano tutta la città. Adiacente all’Arena della Regina si trova il Teatro della Regina, che è invece il luogo per gli spettacoli al chiuso. È un tipico teatro all’italiana che dà vita, dall’autunno sino a primavera, a una stagione molto ricca: prosa, danza, operetta, musical, drammi, commedie, e recite comiche e dialettali. In piazza della Repubblica ha sede anche il Centro Culturale Polivalente. Nel primo quarto della struttura si trova la Biblioteca comunale, seguita dal Teatro e da edifici di pubblico utilizzo che circondano l’enorme piazza. L’ultima parte è quella del palco all’aperto. Partendo sempre da Piazzale Roosevelt, uscendo questa volta nell’angolo in basso a sinistra – sempre fronte al palazzo del Municipio – si arriva in un’altra piccola piazza in cui si trova il cinema Snaporaz, altro luogo storico degli spettacoli e del cinema cattolichino, e il mercato coperto. Sempre a sinistra, ma questa volta lungo la via che passa vicino al Municipio, si arriva in via Mancini e via Bovio, le due arterie delle passeggiate serali. Qui si allineano negozi e botteghe sempre affollate di turisti, oltre agli spettacoli itineranti di artisti di strada e musicisti. In fondo a via Bovio si trovano la Piazza e la Fontana delle sirene. Il nome, come si può facilmente dedurre, viene dalle tre procaci sirene che sorreggono la grande e bella fontana centrale commissionata nel 1928 allo scultore forlivese Giuseppe Casalini, che per i calchi delle sirene si servì della figlia diciannovenne, Francesca. La piazza è forse uno dei luoghi più suggestivi della città perché fa da cerniera tra il centro storico e il mare che lambisce le spiagge di Cattolica appena attraversata la piazza. Ad aumentare la piacevolezza del luogo anche il fatto che tutta l’area è pedonale e quindi si può godere, soprattutto in primavera e in estate, della tranquillità di una passeggiata. Rimanendo al di qua della piazza e continuando la passeggiata si costeggiano i giardini. Su questa strada si trovano numerosi ristoranti che servono il pranzo sui tavoli all’aperto. Continuando sino in fondo si arriva in via Fiume dove sorgono i ristoranti più “in” della città e i locali della movida nei quali i più (e meno) giovani si incontrano per l’aperitivo e spesso fanno le ore piccole. La maggior parte delle persone che visita Cattolica d’estate lo fa proprio per le spiagge. L’immagine è quella ormai canonica della riviera adriatica con file

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Sotto, il palazzo del Municipio e una vista del porto.



Cattolica

ordinate e colorate di ombrelloni, sdraio e asciugamani. Ma non manca l’elemento “paesaggistico”. Il vicino promontorio di Gabicce regala un panorama verde e selvaggio a tutta la costa. Completano l’immagine i bagnini e tutti gli intrattenimenti da spiaggia, dalla musica ai ristorantini, diventati ormai parte integrante della vacanza. Da non dimenticare la premiazione della “Bandiera blu”, il riconoscimento che viene dato alle spiagge d’Europa in base alla qualità delle acque di balneazione che Cattolica ha guadagnato ininterrottamente dal 1999 sino ad oggi, segno di un turismo che non snatura la bellezza e le caratteristiche naturali del luogo. La spiaggia di Ponente e gli stabilimenti balneari sono percorsi da una passeggiata pedonale che permette di raggiungere agevolmente la spiaggia, il centro, il parco e l’acquario. Non si può dire di aver conosciuto del tutto la città fino a che non si è visitato il porto, prevalentemente peschereccio, che si trova alla foce del torrente Tavollo. Oltre a segnare il confine naturale della regione Emilia-Romagna con le Marche, il fiume divide anche l’abitato di Cattolica da quello di Gabicce Mare, in Provincia di Pesaro. La particolare posizione geografica ha fatto, nel corso dei secoli, del porto di Cattolica un punto di riferimento importante per la pesca e per lo scarico delle mercanzie per tutta la Romagna e il Montefeltro. Ancora oggi, da qui, partono tutte le notti i pescherecci che tornano con un grande carico di pesce tra cui non mancano le ormai famose ostriche cattolichine, punta di diamante del pescato locale.

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