Rimini IN Magazine 06 2018

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R I M I N I N° 6 DICEMBRE 2018/GENNAIO 2019

COLOMBINI

Emanuel

IN SFIDA CON ME STESSO

FAMIGLIA BALDACCI-MULAZZANI / Sull’onda del sogno CLAUDIO CECCHETTO / Tutti a Misano Marittima HOME WORKING / Casa e bottega


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N o n

l i m i t a c a p a c i

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EDITORIALE

SOMMARIO

I

In questo ultimo numero del 2018 incontriamo Emanuel Colombini, che a San Marino contribuisce, in qualità di AD, alla solida realtà imprenditoriale del Gruppo Colombini. Ci godiamo un fine pasto delizioso con un poker di dolci, alla scoperta delle proposte del menù dolci dei ristoranti della Provincia. Con la famiglia Mulazzani navighiamo nel lussuoso mondo degli yacht, per poi approdare a Misano Adriatico, dove il talent scout Claudio Cecchetto sta costruendo un nuovo successo. Sulle note sensuali dei balli latini, scopriamo il brand di scarpe concepito da Eva Nataraja, dopodiché entriamo nelle case di cinque donne riminesi che hanno deciso di intraprendere la strada dell’home working. E ancora, scopriamo insieme: il medico e cantautore Giuseppe Novelli, la giovanissima e talentuosa ballerina Elisa Gabellini e molto altro. Non mi resta che augurarvi buone feste e... buona lettura! Andrea Masotti

Brevi IN

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ESSERE

Emanuel Colombini

20

CUCINARE

Poker di dolci

24

52

COSTRUIRE

DANZARE

Sull’onda del sogno

Sognare sulle punte

55

28

LEGGERE

REINVENTARE

Libri buoni e belli

Misano Marittima

30

INNOVARE

Ai tuoi piedi EDIZIONI IN MAGAZINE S.R.L. Via Napoleone Bonaparte, 50 - 47122 Forlì Tel. 0543.798463 / Fax 0543.774044 www.inmagazine.it info@inmagazine.it DIRETTORE RESPONSABILE: Andrea Masotti REDAZIONE CENTRALE: Clarissa Costa, Gianluca Gatta, Roberta Invidia, Beatrice Loddo COORDINAMENTO DI REDAZIONE: Irena Coso ARTWORK: Lisa Tagliaferri IMPAGINAZIONE: Francesca Fantini UFFICIO COMMERCIALE: Gianluca Braga, Irena Coso STAMPA: La Pieve Poligrafica Villa Verucchio (RN) ANNO XVIII - N. 6 Chiuso per la stampa il 14/12/2018 Collaboratori: Giulia RM Airaudo, Cinzia Bauzone, Marialù Bertaccini, Rita Celli, Arianna Denicolò, Veronica Frison, Stella Galassi, Giorgia Gianni, Lucia Lombardi, Nicola Luccarelli, Gaia Matteini, Giorgio Pereci, Antonella Zaghini. Fotografi: Andrea Casadei, Riccardo Gallini, Francesco Grillo, Carlo Maino, Studio Morosetti, Valeria Vaselli.

14

10

ANNOTARE

61

28 64

RECITARE

La regina degli spot

PROMUOVERE

Un’idea freschissima

66

DIPINGERE

Ricostruire la tela

40

68

ALLESTIRE

La colazione è servita

70

32

VINCERE

CREARE

Una mente guerriera

Casa e bottega Seguici su FB: www.facebook.com/ edizioni.inmagazine

72

40

UNIRE

ABITARE

Una favola di evento

Cuore caldo Edizioni IN Magazine si impegna alla salvaguardia del patrimonio forestale aderendo al circuito di certificazione di FSC-Italia.

Tutti i diritti sono riservati. Foto e articoli possono essere riprodotti solo con l’autorizzazione dell’editore e citando la fonte.

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49

CANTARE

Due anime

66

74

DONARE

Scegliere di salvare IN MAGAZINE

9


ANNOTARE

Popstar IN 5 MOSSE RIMINI Un maxi workshop per

La neve ROSSA RIMINI Giornalista fin dai tempi

del liceo, Grazia Buscaglia Bonesso, nata e cresciuta a Torino, capopagina de Il Resto del Carlino a Forlì negli anni ’90, vive in Romagna da anni. Il suo esordio narrativo, con il suo romanzo Rosso come la neve (L’Infernale Edizioni) arriva dopo una lunga carriera giornalistica – attualmente si occupa di cronaca nera e giudiziaria e vive a Rimini La storia, ambientata a Forlì, racconta di Giulia, scrittrice, donna appassionata che affronta la vita a muso duro. Ma dal suo passato riaffiorano ricordi, sepolti nella memoria, che forse le permetteranno di capire meglio il suo presente. Un caleidoscopio di personaggi indecifrabili e immersi nell’ombra, riemergeranno alla luce del sole.

Il Giappone DIETRO CASA RIMINI Sono un gruppo di giovani imprenditori locali gli artefici di

Yume Ramen, tra il teatro Galli e quello degli Atti, di fronte alla Chiesa di San Agostino. È un non luogo di contemporanea bellezza disegnato da Cristina Zanni, dove nutrirsi e ascoltare meglio la voce del proprio cuore. Informale e contemporaneo, ispirato alla filosofia orientale e dedicato ai sognatori che desiderano saziare corpo e spirito. Nella quotidianità occidentale una ciotola di Ramen, considerato il cibo dell’anima giapponese, è un grande regalo. Il detto afferma che, mangiando una ciotola di Ramen, le persone ricavino l’energia necessaria per perseguire i propri sogni. Gli ingredienti? Brodo caldo con noodles preparati al momento e toppings, servito nella tradizionale ciotola. Equilibrio e armonia trasformano l’esperienza del pasto in qualcosa di magico. Yume Ramen non è il classico ristorante di cucina giapponese, ma uno stile di vita. Il menù è vario e generoso, l’ambiente confortevole e rilassante. E c’è un tocco magico: i commensali sono invitati a scrivere i propri sogni su carta e appenderli in uno spazio dedicato. “Ogni sera alla chiusura, leggere i pensieri dei nostri clienti è sempre una forte emozione,” raccontano i giovani imprenditori che, con grande entusiasmo e coraggio, hanno creato un luogo senza precedenti in terra di madre tagliatella e sorella piadina. (M.B.)

cantautori, autori e interpreti, alla Music Academy di Rimini con manager, discografici, produttori e star del panorama musicale nazionale e mondiale. Un inizio col botto per scoprire tutti i segreti su come diventare una rockstar nell’era digitale. Il progetto si svilupperà in 5 weekend, dal 26 gennaio al 19 maggio. “Un workshop rivolto ad artisti motivati con voglia di studiare – dice Michele Monina, critico e produttore, che cura il progetto con Luca Red, project manager del corso – e l’intenzione di cavalcare l’ondata digitale.” Il corso prevede lezioni teoriche e pratiche. “L’obiettivo – spiega Luca Red – è crescere, misurarsi. Sarà anche un’occasione importante per farsi notare”. Per iscriverti: scrivi a comediventareunarockstar@ gmail.com o chiama allo 0541 1600741. (R.C.)

Piadina? DETTO FATTO! RIMINI Una storia d’amore che dura da tre anni, un corteggiamento di quelli che si riserva solo a una Première

Dame: di che cosa stiamo parlando? Della regina delle piade, la Lella (all’anagrafe Gabriella Magnani), e della trasmissione Detto Fatto, programma su Rai Due della fascia pomeridiana condotto da Bianca Guaccero. In breve: 3 anni fa la redazione aveva richiesto la Lella come tutor a Detto Fatto. Il tutor è una figura privilegiata del programma, che insegna alle persone in studio e a tutta Italia a fare qualcosa. Dopo la vincita della figlia Marina l’anno prima, sempre in trasmissione, come street food migliore d’Italia, non si poteva non avere la Lella come tutor. Quell’anno però non poteva partecipare, e con molto dispiacere aveva dovuto declinare l’invito: non si tratta di un’ospitata, ma di un inverno intero in televisione, una volta ogni due settimane a partire da gennaio 2019, per far scoprire e insegnare a tutta Italia come si fa la piadina. L’idea è quella di creare un format che l’abbini poi a ingredienti stagionali, nostrani oppure specifici di qualche zona d’Italia. Una notizia bellissima per la piadineria più famosa di Rimini e anche una notizia importante per Rimini stessa a livello turistico e d’immagine. Ci vediamo a gennaio su Rai Due, Lella! (V.F.) 10

IN MAGAZINE



ANNOTARE

Le forme DELL'ANIMA

Piccoli e grandi MARINAI

RICCIONE C’è tempo fino al 12 gennaio 2019 per visitare la mostra di pittura e scultura Le forme dell’anima alla Galleria d’arte moderna e contemporanea Villa Franceschi (via Gorizia 2). Si potranno ammirare ritratti di donna dell’artista Maddalena Fano Medas e sculture degli artisti fondatori dell’Associazione Artistica e Culturale S.Cultura di Riccione, il cui presidente è lo scultore Anselmo Giardini. Gli scultori che hanno realizzato, per questa rassegna, opere dedicate al cuore, sono: Roberta Bagli, Luisa Canessa, Consuelo Casadei, Milena Cima, Silvana Colina, Cristiana Guidi, Claudia Lazzaretti, Maddalena Fano Medas, Eufemia Rampi, Milvia Terenzi e Orazio A.E. Vitaliti. Orario: 15.30-19.30, chiuso il 25/12 e 1/01. L’ingresso è libero. Per informazioni: 339 6512975.

RIMINI Nato ad aprile 2018, lo Yacht Club di Rimini, con oltre 100 soci a pochi mesi dalla nascita, è il nuovo punto di riferimento per chi ama il mare. Il fiore all’occhiello del club è la scuola vela dedicata ai bambini dai 6 ai 14 anni la cui attività si svolge, in collaborazione con lo Yachting Club di San Marino, nelle acque antistanti il Lido San Giuliano. Questa prima stagione di attività, oltre a riscuotere un’inaspettata affluenza, ha anche portato alla creazione di una nutrita squadra di piccoli agonisti nella categoria optimist, la più diffusa imbarcazione al mondo dedicata ai piccoli marinai. Inoltre, lo Yacht Club ha al suo interno lo Yacht Club Sailing Team che parteciperà al circuito internazionale e nazionale del J70, la classe monotipo che ha registrato in questi anni grande crescita e diffusione e che impegna molti fra i migliori professionisti della vela italiana e internazionale. Presidente è l’avv. Pietro Baronio.

La mostra è aperta: AVANTI! RIMINI La mostra fotografica AVANTI. Il Borgo San Giuliano a

Rimini di Giorgio Salvatori, a cura di Alice Zannoni, sarà visitabile fino al 15 febbraio nello spazio Art Clinic della Clinica Merli in via Settembrini 17/O. I 60 scatti fotografici sono una selezione delle porte del Borgo San Giuliano, che compongono un’ideale ricostruzione del borgo stesso, facendo rivivere l’atmosfera che si respira passeggiando nei vicoli. Il titolo Avanti richiama la risposta che si dà quando suona un campanello o si sente bussare. Lo stesso invito che fa il fotografo con i suoi scatti, uno stimolo a immaginare ciò che c’è dietro la porta. Orari: lu-ve 8.30-19.30 (chiusura natalizia 24/12-7/1, eccetto le giornate di 27/12 e 28/12 e 2, 3 e 4/1 9.0015.00). Ingresso libero. Per info: info@mostrafotograficaavanti.com, 340 7309362.

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ESSERE

In sfida con

ME STESSO EMANUEL COLOMBINI, SAMMARINESE E AD DEL GRUPPO COLOMBINI, RACCONTA LE SFIDE CHE AFFRONTA OGNI GIORNO. PER FARE IMPRESA E AVERE SUCCESSO, IL SUO OBIETTIVO È CAMBIARE PELLE OGNI TRE ANNI. di Lucia Lombardi / ph Riccardo Gallini

U

Un manager dinamico, orientato al miglioramento continuo, attratto dall’innovazione anche creativa, sia nella sfera professionale che personale. Così appare Emanuel Colombini, sammarinese, classe ’78, figlio unico. Svolge il ruolo di AD nell’omonima azienda di famiglia, che vanta 200 store monomarca di cui la metà all’estero, dalla Cina alla Russia, Emirati Arabi, Paesi che si affacciano sul Mediterraneo e, in Europa, Francia, Spagna, Inghilterra. Entrare a farne parte “è stato decisamente traumatico ed è successo nel momento in cui è venuto a mancare prematuramente mio padre, però in un frangente storico e di mercato più stabile e meno difficile di oggi”. Probabilmente le passioni della prima parte della sua vita avrebbero potuto portarlo nella direzione di professioni più tecniche, con un contatto maggiore con scienza e tecnologia, dato il suo diploma di perito industriale a indirizzo meccanico; poi però ha studiato Economia aziendale e ottenuto un master in Gestione delle Family Company alla Bocconi.

È attivo nel mondo del lavoro da circa 20 anni in modo intenso e prevalente: “Mi piace pensare che ogni cosa che faccio o progetto debba essere vista sotto il profilo di un valore aggiunto forte, in tutti gli ambiti e per il maggior numero di persone possibili o meglio, nel lessico business, per più portatori di interessi allo stesso tempo”. Come imprenditore Colombini sente una forte “spinta al perfezionamento” e “una tendenza ad avere sempre un nuovo progetto da attivare che non mi trasferisce mai la sensazione di essere arrivato al traguardo”. Una tendenza stimolante che si sposa perfettamente con alcune delle doti che si riconosce: “La capacità di ascolto degli altri e di quei segnali deboli in un mondo chiassoso e ridondante d’informazione a volte anche fake. I miei collaboratori mi riconoscono una buona capacità di persuasione e coinvolgimento, dove l’aspetto manageriale si fonde in modo forte con quello umano”. I suoi mentori della sfera tecnica all’inizio della sua carriera pro-


EMANUEL COLOMBINI È UN VIAGGIATORE INDEFESSO, “PENSO MI MANCHINO DA VISITARE SOLO L’AUSTRALIA E ALCUNI PAESI DEL SUD AMERICA; CREDO TANTISSIMO NEL VALORE CHE RIMANE DOPO OGNI VIAGGIO, A PRESCINDERE DALLA RAGIONE PER CUI CI SI MUOVE”.

IN ALTO, EMANUEL COLOMBINI E LO ZIO IVO. SOTTO, UN MOMENTO CHIAVE DELL’INAUGURAZIONE DELLO STORE A BEIRUT.

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IN MAGAZINE

fessionale “sono stati alcuni dirigenti molto capaci presenti già in azienda, mentre per il mondo dei valori sicuramente lo zio Ivo, attuale presidente del gruppo, e i miei genitori; a mio padre devo

la capacità di guardare avanti superando i limiti delle routine, non a caso è stato lui a iniziarmi anche alla passione della vela”. Quando vi appare in camicia non pensereste mai che da ragazzino, contro il volere dei genitori, svolgesse attività ad alto tasso di adrenalina, passione che si porta dietro tuttora, utile a scaricare le tensioni accumulate, poiché per lui lo sport è una pratica quotidiana, “una componente irrinunciabile” del suo essere. “Cerco inoltre di portare i valori dello sport anche in azienda – dichiara entusiasta –, infatti per questo organizziamo gare sociali di ogni tipo tra cui la corporate run, vinta quest’anno a San Marino, e corsi di yoga aziendale nella pausa pre-pranzo”.

Il salutista che è in lui gli permette anche di godersi la bellezza della vita e non rinunciare “all’arte culinaria dei grandi chef, del vino e dei prodotti di eccellenza in genere”, e gli piace condividere “il tempo libero con persone prive d’interessi secondari. Frequento ancora amici dei tempi della scuola con i quali il lavoro non è mai oggetto di conversazione”. È un viaggiatore indefesso, “penso mi manchino da visitare solo l’Australia e alcuni Paesi del Sud America; credo tantissimo nel valore che rimane dopo ogni viaggio, a prescindere dalla ragione per cui ci si muove”. La sua azienda al momento conta circa 800 persone e ha una storia di forte radicamento sul territorio della Repubblica di San Marino. “Il Gruppo Colombini nasce come un’azienda del settore arredamento specializzata nelle camere da hotel, poi nelle camerette per ragazzi nell’era dei baby boomers. Venendo ad oggi con i nostri due brand, Colombinicasa e Febalcasa, operiamo con una strategia di offerta total look nella progettazione e arredamento di tutta la casa. Grazie all’innovazione del canale distributivo oggi in parte raggiungiamo i nostri clienti finali con negozi monomarca sia in Italia che all’estero”. L’obiettivo è trasferire un’esperienza d’acquisto soddisfacente grazie ai personal designer presenti negli store, a una digitalizzazione dei servizi e alla continua ricerca sul prodotto per creare ambienti della casa armoniosi e che trasferiscano benessere, gra-



solidarsi come ideatori e produttori “non solo di arredi fini e se stessi ma di concetti abitativi che rispondano a diverse esigenze. Dalle micro units delle metropoli, appartamenti molto confortevoli di 25 mq, alle case tradizionali adatte alle famiglie con una grande varietà di stili e segmenti, fino ad arrivare alle soluzioni per i grandi sviluppatori immobiliari che hanno necessità di un partner puntuale ed affidabile. Il mondo del digital ricoprirà un ruolo importante per l’informazione del nostro cliente prima

OGGI LA CASA FISICA È ANCOR DI PIÙ IL LUOGO DOVE LE PERSONE CERCANO RIFUGIO E RIGENERAZIONE DALLO STRESS CRESCENTE CHE TROVANO NELLA VITA QUOTIDIANA, PER QUESTO PENSIAMO A TRASFERIRE BENEFICI A LUNGO TERMINE”.

zie alle combinazioni di materiali, forme e finiture. “Oggi la casa fisica è ancor di più il luogo dove le persone cercano rifugio e rigenerazione dallo stress crescente che trovano nella vita quotidiana, per questo pensiamo a trasferire benefici a lungo termine”. Normalmente, le aziende guidate da imprenditori appassionati assomigliano un po’ a chi determina direzione e strategia. “Credo che la Colombini in futuro sarà sempre più legata a valori da cui traggo ispirazione ormai da qualche anno”. Valori che hanno portato a creare un legame, non scontato e di lungo periodo con gran parte dei collaboratori più vicini, “caratterizzato da una chiarezza nella vision da attuare, da un dialogo franco e aperto, così come un’ampia delega per obiettivi, nonché la capacità di cambiamento e di 18

IN MAGAZINE

armonizzare i contributi dei consulenti esterni di grande valore. Questi sono valori che i manager della nostra azienda dimostrano di avere tutti i giorni, sono il fulcro dello stile manageriale con cui lavoriamo”. Oggi fare impresa e avere successo per Emanuel significa riuscire a cambiare pelle mediamente ogni tre anni, consolidare i processi storici ma allo stesso tempo innovare con grande velocità e capacità di adattamento alle mutevoli sfaccettature dei bisogni. “I modelli di business cambiano e si devono adattare rapidamente, in questo ambito i collaboratori svolgono un ruolo determinante. La chiave è abituare loro a non dare per scontate le routine, ma a sfidare me per primo verso obiettivi ambiziosi”. La loro direzione strategica per i prossimi anni è quella di con-

e durante il processo d’acquisto: per questo stiamo lavorando per lanciare nel 2019 la prima versione della realtà virtuale degli arredi dei nostri marchi che sarà disponibile nei negozi monomarca”. Sarebbe molto felice se i suoi figli seguissero le orme paterne, però, “è difficile oggi da prevedere, vista la loro giovane età, 6 e 3 anni. Mia moglie ed io non vogliamo che sentano l’obbligo morale di dover entrare in azienda. La policy del nostro gruppo in questo senso è già chiara, non ci sono posizioni predeterminate per i nostri figli e l’azienda si sta strutturando per essere gestita anche da persone terze nei ruoli direzionali. Da imprenditore penso sia naturale accarezzare l’idea della terza generazione che si avvicenda, ma da padre metto al primo posto la loro realizzazione personale e professionale”.



CUCINARE

Poker di

DOLCI

CHI VUOLE IL DESSERT? ESPLORIAMO LA DOLCEZZA DEL FINE PASTO INSIEME A QUATTRO CHEF DELLA PROVINCIA RIMINESE, ALLA RICERCA DI NUOVI ACCOSTAMENTI E TRADIZIONI INCROLLABILI.

C

di Lucia Lombardi / ph Riccardo Gallini

Chef patissier, la definizione utilizzata dai cugini d’oltralpe, nobilita ora più che mai il ruolo dei pasticcieri da ristorazione. Una figura di grande personalità, ormai sdoganata dal retrobottega, che crea tendenze irrinunciabili e dà nuovo vigore a tutto il

menù, in linea con la filosofia del ristorante. E attribuendo nuovo valore al fine pasto. Andiamo in perlustrazione in alcune cucine della Provincia riminese per scoprire dove questo ruolo è considerato rilevante per la riuscita di una proposta dolce e

A B O CAR D UE C U C IN E 20

IN MAGAZINE


P O SI LL IP O

AVERE GLI STRUMENTI CHIAVE DELLA PASTICCERIA PERMETTE DI PENSARE A UN MENÙ DESSERT D’AVANGUARDIA. “I COLLABORATORI DEVONO ESSERE FORMATI PER POTERSI ADEGUARE ALLO STILE DEL TUO PENSIERO”, DICE MARIANO GUARDIANELLI.

A LATO, EMENUELE FIENI E MARIANO GUARDIANELLI DI ABOCAR DUE CUCINE. IN ALTO, MICHELE FALCIONI E MARIO ARDUINI DI POSILLIPO, CON IL TITOLARE MARCO ARDUINI.

innovativa. Non un mero corollario, stucchevole e insignificante, ma vere e proprie opere d’arte del gusto. Dove estetica, materia prima e lunga sperimentazione, anche giocosa, si fondono in un personalissimo mix di contrasti, creando ciò che strabilia e fa esclamare: “wow, imperdibile!”, rapendo anche i meno golosi. Suscitando la voglia di sperimentare, di attivare le sinapsi o semplicemente di far godere i sensi in contemplativo silenzio, in un crescendo senza fine. Michele Falcioni, pastry chef del ristorante hotel Posillipo è un pasticciere con più di 20 anni di esperienza. Tiene docenze e consulenze, lavora al Posillipo dal 2011, dove al suo arrivo, con buo-

na pace dello chef Mario Arduino, ha rivoluzionato tutta la proposta dessert avviando un laboratorio all’avanguardia a parte rispetto alla cucina e tornando a una proposta propria della ristorazione italiana d’altri tempi, ovvero il carrello dolci refrigerato, come fosse un banco pasticceria mobile da cui il cliente può scegliere tra una varietà di 12 monoporzioni, di 80 gr, che variano circa ogni mese. “L’ultima cosa che si mangia è ciò che si ricorda di un pasto, condizionandone il giudizio finale”. Ecco perché la parte del leone la fanno le tipicità dolciarie italiane, dalle meringhe alle millefoglie, tutte “lavorazioni impeccabili da inizio a fine processo. Scelta dirompente che ci ha riempito di successi!” L’esperienza stellare nella galassia di El Celler de Can Roca, a Girona in Spagna, ha influito notevolmente sul modo di concepire questa fase del pasto del neo stellato chef Mariano Guardianelli, di Abocar due Cucine (Rimini), dove il mondo dei dolci è strettamente interconnesso alla cucina, concepito come esperienza elevata, creativa, stimolante, figlia del proprio vissuto, dei propri ricordi, per un climax dirompente: “Lì doveva essere un vero

e proprio divertimento finale. Ed è ciò che ho fatto mio! – racconta Guardianelli, filosofo della cucina di questo quarto di millennio –. Ci deve essere una base classica forte per poter osare”. Avere gli strumenti chiave della pasticceria permette di pensare a un menù dessert d’avanguardia. “I collaboratori devono essere formati per potersi adeguare allo stile del tuo pensiero”. Tra coloro che seguono la sua linea c’è il pastry chef Emanuele Fieni, un ventiduenne appassionato e volenteroso, che per le ferie andrà a fare uno stage di alta formazione in Spagna, da uno dei massimi esponenti della pasticceria mondiale, Paco Torreblanca. “Sarà utile per tutta la cucina”, chiosa orgoglioso Mariano. Fieni continua: “Noi applichiamo una fusione tra cucina e pasticceria. Ogni boccone rivela qualcosa, il dolce deve rimanere impresso perché è frutto di un pensiero, di un approccio con la materia che la pone in risalto. Due o tre ingredienti principali, giocati in consistenze diverse, cremosità, croccantezza, freschezza, per un perfetto equilibrio tra masticazione, acidità, cremosità. Mariano ci incentiva a provare e a risolvere le sue ricette, ci fa vivere il progetto IN MAGAZINE

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P I A STR I N O

“PER NOI CONTANO I PICCOLI TOCCHI, MODERNITÀ, QUANTITÀ E COMPLETARE IN FRESCHEZZA PIUTTOSTO CHE CON OPULENZA. CI VOGLIONO LE GIUSTE PROPORZIONI, I GIUSTI BILANCIAMENTI,” DICE RICCARDO AGOSTINI DEL RISTORANTE PIASTRINO.

IN ALTO, ENRICO PAGANI E RICCARDO AGOSTINI DI PIASTRINO. IN BASSO, ALESSANDRO LERARIO E TAMARA MORGANTI DI CONTROCORRENTE.

come fosse nostro”. E questo fa crescere tutti, compreso il cliente finale, che si trova a educare il proprio palato e a capire l’unici-

tà della proposta, come l’attuale zucca, mascarpone, rosmarino e mandorla, un tripudio scultoreo, una nevicata di bontà che richiede tre giorni di lavoro, figlia delle radici argentine dello chef. Lo chef stellato Riccardo Agostini di Piastrino (Pennabilli) ci riceve in una sera d’inverno dandoci asilo alla sua corte, immersa nella preziosa Valmarecchia. Un cielo stellato senza pari e un cartiglio d’ingresso ci preparano alla dolce scoperta di una grande cucina che “non nasconde il sapore della terra dalla quale nasce”, come ha detto Tonino Guerra, che qui ha vissuto per decenni, lasciando tracce in ogni dove ed

elevando ogni gesto a pura poesia del quotidiano. Come le proposte di questo castellano d’altri tempi, uno chef che fa del suo menù una sorpresa gratificante. Grazie al quale erbe, frutti, bacche ed essenze dei boschi limitrofi entrano a gamba tesa anche nel dessert, che “non deve essere mai quello consueto. Base tradizionale per poter poi spaziare con la propria personalità. Per noi contano i piccoli tocchi, modernità, quantità e completare in freschezza piuttosto che con opulenza. Ci vogliono le giuste proporzioni, i giusti bilanciamenti. Le nostre proposte sono intriganti, non lavoriamo solo per soddisfare il nostro ego ma anche

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per far gustare i prodotti del territorio che ci ospita. La mia prima grande passione è stata la pasticceria, scoperta con lo chef Gino Angelini al Des Bains di Riccione, creavamo dei veri e propri banchetti di dolci, ci dedicavamo esclusivamente alla riuscita eccellente di questo settore, nonché alla panificazione”. Questa attività, per lui, rappresenta una storia di famiglia. “Mentre mangio con la mia brigata, all’improvviso uno dei ragazzi sparisce per tornare poco dopo con qualche fiore o frutto tra le mani, esclamando: mi è venuto in mente un nuovo abbinamento! Allora capisco di aver trasmesso un modo di pensare agli ingredienti,” che si riversa anche nella lunga progettazione dei dessert. Riccardo lascia con affetto la parola al suo chef patissier, Enrico Pagani, 24 anni: “Un buon dolce ti deve scioccare, alzare l’asticella del gusto è davvero appagante. Realizzando quotidianamente il menù dei dolci lo sento come un lavoro sartoriale. Molti chef stanno abbandonando questo settore, invece di sfruttarlo per innovare. Io sono celiaco, perciò sono sensibile al tema e cerco un percorso di piacere anche per noi”. Il Controcorrente (Morciano di Romagna) è una giovane realtà, con una brigata di 10 persone. È attivo da sei anni, e non è sfuggito alle migliori guide ai ristoranti d’Italia. Il locale di pesce è una vera sorpresa, e a occuparsi di pasticceria è una pastry

chef, Tamara Morganti, che da vent’anni lavora nell’ambito della ristorazione. Una passione che le proviene da lontano, poiché sono proprio le sue abilità come cuoca a permetterle di spaziare e ora di dedicarsi prevalentemente ai menù dolci, che modifica ogni quattro o cinque mesi, per sei proposte più un pre-dessert fresco. Tamara in questo gustoso percorso è affiancata dallo chef Alessandro Lerario, suo partner anche nella vita. Una coppia appassionata che sa in che direzione muovere il timone: “Guardiamo alla pasticceria da banco ma anche ai viaggi, ai ricordi, alla stagionalità dei prodotti freschi – spiega Tamara –. Il mio punto di riferimento è Iginio Massari”. L’offerta qui è giocata sulle rivisitazioni dei grandi classici, e sulle forme geometriche per un’estetica lineare semplice, dall’effetto alta pasticceria, invitante e non troppo strutturata. “Proponiamo monoporzioni che si aggirano sui 50-70 gr, in quanto il piatto non deve essere troppo carico rispetto all’importanza del resto delle pietanze”. Alle sfiziosità da impiattare, Tamara e Alessandro pensano assieme per circa due mesi, mentre il grande lievitato per eccellenza, sua maestà il panettone è realizzato dallo chef, “secondo ricetta classica e con burri esclusivi, glassatura all’amaretto, proposto a temperatura ambiente, non prima dei cinque giorni di posa”. Chi vuole il dessert?

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COSTRUIRE

Sull’onda

DEL SOGNO LA NAUTICA È RIPARTITA: PAROLA DI FRANCA MULAZZANI E ATHOS BALDACCI CHE, CON I FIGLI E LA NUOVA SQUADRA, SI APPRESTANO A RACCOGLIERE LA SFIDA DEI PROSSIMI ANNI. di Stella Galassi / ph Riccardo Gallini

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F

Franca Mulazzani e Athos Baldacci, pionieri della nautica moderna, ci raccontano come hanno affrontato gli ultimi, difficili anni e come stanno lavorando alla ripresa del settore, con l’aiuto dei figli Federico e Roberta, la quarta generazione cresciuta a pane e yacht da sempre e oggi in campo per raccogliere il testimone. Come avete affrontato la grande crisi degli ultimi anni? “La nautica ha sofferto molte crisi nell’ultimo decennio: a partire dal 2008, quella più grave; la situazione è peggiorata nel 2011 con scelte governative che hanno danneggiato profondamente un comparto produttivo economicamente molto significativo, e che solo oggi vede segni di ripresa. I grandi sacrifici che abbiamo fatto hanno permesso di tenere compatta la squadra e infondere fiducia nel futuro. Oggi guardiamo avanti dialogando con clienti diversi, più competenti quindi più esigenti, ottimi conoscitori del mondo della nautica ai quali possiamo rispondere con la nostra professionalità dopo tanti anni di esperienza e duro lavoro. Dicono che la crisi racchiuda in sé anche innumerevoli opportunità, noi ne siamo proprio convinti: il cantiere Sanlorenzo, leader mondiale nella produzione di yachts e superyachts, è stata davvero una grande occasione per affrontare un mercato mondiale molto esigente e particolarmente reattivo. Certo, il livello è altissimo e le sfide molto importanti, ma siamo sicuri che il lavoro e la professionalità acquisita in tanti anni ripaghino sempre. Insieme a Federico e Roberta Baldacci, la quarta generazione della famiglia che si occupa di nautica e che ha fondato Feat Yachts, brand representative Sanlorenzo, abbiamo incontrato in questo cantiere la risposta alle esigenze dei nuovi armatori, che desiderano un prodotto unico, cucito su misura. Già da qualche anno Federico e Roberta seguono le nuove strategie di vendita, superando i naturali conflitti generazionali e arricchendo la squa-

dra di lavoro, che vanta la decennale collaborazione di Andrea Baldacci, Claudio Mulazzani e Alessandro Comavez, collaboratore della sede Feat Yachts del Marina Punta Faro di Lignano Sabbiadoro”. Quali sono le strategie di Feat Yachts per il futuro? “Federico e Roberta stanno lavorando a una nuova strategia di marketing, mirata sia a consolidare il rapporto con i clienti acquisiti sia all’apertura di nuovi mercati, anche all’estero, guardando con grande interesse anche al comparto della vela, un settore che sta aprendo molte opportunità”. Come avete trovato le ultime fiere di Cannes e Genova? “Cannes e Genova, importanti appuntamenti annuali per il set-

“DICONO CHE LA CRISI RACCHIUDA IN SÉ INNUMEREVOLI OPPORTUNITÀ, NOI NE SIAMO CONVINTI: IL CANTIERE SANLORENZO È STATA DAVVERO UNA GRANDE OCCASIONE PER AFFRONTARE UN MERCATO MONDIALE MOLTO ESIGENTE E PARTICOLARMENTE REATTIVO”.

tore, hanno rivelato un mercato molto frizzante, come da anni non si vedeva: le tante novità dei cantieri, sia a motore che a vela, frutto di continue ricerche e sviluppo che in questi anni di crisi non si sono mai fermati, hanno trovato un fortissimo interesse e ottime risposte da parte degli armatori. In casa Sanlorenzo sono stati presentati SL102, il primo motoryacht asimmetrico al mondo, SX76 il nuovo nato della linea Crossover SX disegnato da Piero Lissoni, 500EXP 47m explorer superyacht, 52STEEL 52m superyacht, Bluegame Yachts con i modelli BG42 e BG62. Era da tempo che non si vedevano in fiera tanti modelli innovativi da

A FIANCO, DA SINISTRA: ALESSANDRO COMAVEZ, FEDERICO BALDACCI, FRANCA MULAZZANI, ATHOS BALDACCI, ANDREA BALDACCI, CLAUDIO MULAZZANI, ROBERTA BALDACCI.

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parte di molti cantieri, con particolare attenzione all’ambiente: chi ancora pensa che il mondo degli yacht non sia rispettoso dell’ambiente si sbaglia di grosso! La ricerca ha sviluppato un sistema integrato di motori ibridi per navigare anche a zero emissioni. Le tante novità nel settore della vela inoltre ci hanno trovato particolarmente interessati: un mondo al quale pensiamo di avvicinarci a brevissimo”. Avete ancora un sogno del cassetto? “Certo! Da tempo stiamo lavorando alla realizzazione di un

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progetto da regalare al nostro territorio: una mostra sulla nautica riccionese, un percorso educativo fruibile da un pubblico ampio, dagli adulti agli studenti, per tramandare di generazione in generazione un grande sapere, come è avvenuto nella nostra famiglia. Abbiamo un grande patrimonio di cultura marinara, non vogliamo che si disperda. Il progetto è ancora in fieri e stiamo cercando anche soggetti locali che ci aiutino a realizzarlo: non tutti sanno che a Riccione è nata la moderna cantieristica mondiale grazie a tante realtà che operano ancora

“DA TEMPO STIAMO LAVORANDO A UNA MOSTRA SULLA NAUTICA RICCIONESE, UN PERCORSO EDUCATIVO FRUIBILE DA UN PUBBLICO AMPIO, PER TRAMANDARE DI GENERAZIONE IN GENERAZIONE UN GRANDE SAPERE, COME È AVVENUTO NELLA NOSTRA FAMIGLIA”.

nel settore”. Il mondo della nautica è da sempre fatto anche di glamour e lusso: è ancora così? “La nautica è fatta sì di lusso ed eleganza, ma anche di molta discrezione: i nostri clienti sono riservati, non amano esporsi. Certo vanno coccolati; al gran galà Sanlorenzo realizzato a La Spezia per il sessantesimo dell’azienda, abbiamo incontrato 500 ospiti provenienti da tutto il mondo in una cornice molto suggestiva: l’headquarter dell’azienda, allestito per l’occasione con mostre, esposizioni e un favoloso concerto di Andrea Bocelli. È stata un’esperienza davvero unica”.

IN ALTO, FEDERICO E ROBERTA BALDACCI. A LATO, LA FAMIGLIA BALDACCI-MULAZZANI DURANTE UN EVENTO.



REINVENTARE

Tutti a Misano

MARITTIMA

LA NUOVA STAR SCOPERTA DA CLAUDIO CECCHETTO NON È UN CANTANTE, NÉ UN ARTISTA: È UNA CITTÀ, MISANO. IL TALENT SCOUT HA CONCEPITO PER ESSA UN VILLAGGIO TURISTICO, UNA SMART CITY. E LE HA DATO UN NUOVO NOME.

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di Cinzia Bauzone / ph Valeria Vaselli

Ripercorrere la lunga carriera di Claudio Cecchetto è come affrontare un viaggio nella storia della musica, della radio, dello spettacolo. Non è soltanto il più grande talent scout italiano, ma la sua straordinaria capacità di trasformare le intuizioni in creatività ha segnato profondamente il costume italiano degli ultimi trent’anni. Quando si pensa a Cecchetto, immediatamente, la nostra mente lo associa ai volti noti musicali e televisivi lanciati durante la sua carriera: Jovanotti, Gerry Scotti, Fiorello, Amadeus, Marco Baldini, gli 883, Sabrina Salerno, Sandy Marton, Tracy Spencer, Luca Laurenti, Marco Mazzoli, Daniele Bossari, Fabio Volo, Leonardo Pieraccioni, DJ Francesco, i Finley. In realtà la carriera del produttore discografico è tanto di più, ha dato vita a programmi televisivi di successo, ha condotto svariate edizioni dei più importanti festival musicali italiani, da Sanremo al Festivalbar e numerose trasmissioni musicali. Ma tra i progetti che devono il loro successo a Claudio Cecchetto spiccano Radio Deejay e Radio Capital, di cui è stato fondatore e direttore artistico. Il segreto? Un mix perfetto di pas-

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sione, intuito e una continua ricerca che lo hanno fatto diventare uno dei più grandi. Cosicché oggi chiunque calchi un palcoscenico non può dimenticare il segno da lui lasciato. Ma Claudio non si ferma mai, dopo una carriera di successo sta surfando una nuova onda di idee e progetti e proprio in questi giorni ha avanzato l’idea di una sua futura candidatura a sindaco di Misano Adriatico legata a un progetto della città. La sua è una storia d’amore, per il suo lavoro, ma anche per il territorio romagnolo. Claudio, iniziamo da qui, dalla Romagna? “Il mio rapporto con la Romagna è profondo e radicato. Le mie prime vacanze da maggiorenne le ho trascorse qua. Feci i primi provini per la Rai al Grand Hotel Riccione. E poi Aquafan, dove mi prendo il merito di aver creato all’interno del parco uno spazio per far ballare la notte i giovani: fu un vero successo. Il Disco per l’estate, trasmesso dalla Rai in prima serata e poi viale Ceccarini con le radio, Un balcone per l’estate era il titolo del programma, la gente si accalcava per ascoltare i Big: Jovanotti, Fiorello, Max Pezzali. Ho amato così tanto questa terra


“IL MARCHIO MISANO MARITTIMA È PIACIUTO MOLTO. AL PROGETTO HANNO GIÀ ADERITO UN GRUPPO DI IMPRENDITORI. MI IMMAGINO UNA SMART CITY, CHE NON SIA SOLO UN CONCETTO VUOTO, MA TESO A MIGLIORARE LA QUALITÀ DELLA VITA”.

che ho anche deciso di sposarmi a Riccione”. Come mai Misano? “Misano è una località fantastica, ha ancora numerosi spazi vuoti, belle spiagge e un meraviglioso parco a ridosso del mare. Ho trascorso alcuni giorni e ho conosciuto il sindaco Stefano Giannini, al quale ho chiesto di cambiare nome alla città: Misano Marittima, perchè suona meglio. Lui ha sorriso e mi ha detto che cambiare nome a una città è dif-

ficile, così mi ha proposto un’area dove creare il mio progetto, una sperimentazione da allargare poi ad altre zone”. In che cosa consiste il progetto? “L’estate scorsa l’abbiamo dedicata al brand, e devo dire che il lavoro svolto ha funzionato: il marchio Misano Marittima è piaciuto molto. Al progetto hanno già aderito un gruppo di imprenditori. Mi immagino una smart city, che non sia solo un concetto vuoto, ma teso a migliorare la qualità della vita. Una città intelligente che sappia gestire le sue risorse economiche e ambientali attraverso le tecnologie, partendo però dalle relazioni tra le persone. La musica naturalmente ha un ruolo importante. Il magnifico bosco vicino alla spiaggia potrebbe diventare un palcoscenico naturale dove fare esibire gli artisti. Un contesto decisamente diverso. Voglio fare in modo che Misano diventi un marchio di qualità, un modello da imitare”. Veniamo alla candidatura: ha deciso di scavalcare lo steccato che separa il mondo dello spettacolo dalla politica... “Sono un sognatore, vorrei fare di Misano un esempio. La Riviera ha una reale propensione allo sviluppo turistico. A qualcuno potrà sembrare un azzardo, ma vorrei dare il mio contributo alla collettività attraverso una mia visione, nel rispetto delle esigenze del territorio. Un territorio che amo”. IN MAGAZINE

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INNOVARE

Ai tuoi

PIEDI

IL NOME DI EVA NATARAJA, COL SUO BRAND DI SCARPE E ABITI DEDICATI AL TANGO, DANZA SULLE PISTE DA BALLO DI TUTTO IL MONDO: UN’AVVENTURA NATA PER CASO. PAROLA D’ORDINE: PASSIONE.

I IN BASSO, EVA NATARAJA, FONDATRICE DI REGINA TANGO SHOES.

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di Lucia Lombardi / ph Riccardo Gallini

Il suo nome d’arte, Nataraja, in onore del danzatore cosmico, esprime il senso del ritmo e l’armonia della vita, richiama alla mente tradizioni antiche, civiltà altre, dove l’anima e il corpo si fondono assieme in un tutt’uno. Le è stato attribuito in un ashram indiano, dove lei, Eva, per esprimere se stessa, ballava liberamente e dove ha incontrato l’amore della sua vita. Potremmo dire che appellativo non fu mai più indi-

cato per la donna, la ballerina, la stilista, la manager, le cui scarpe calcano le milonghe di tutto il mondo ai piedi delle migliori ballerine e dei migliori ballerini di tango. Parliamo di Eva Nataraja e del suo brand, Regina tango shoes. La incontriamo reduce dal premio Cambiamenti 2018 di Confcommercio, selezionata per l’innovativo brevetto moda. Il suo e-commerce ha un posizio-

namento da far invidia ai grossi gruppi del fashion, tra i primi in Italia con 720.000 contatti all’attivo e 31.000 follower. Diplomata come Maestro d’arte prima e poi stilista di moda, ha lavorato per decenni nell’ufficio stile di potenti gruppi, dove ha imparato il mestiere e le dinamiche del fashion system, entrando in contatto diretto con personaggi del calibro di Jean-Paul Gaultier, che le chiedeva di poter mettere in collezione le giacche da lei stessa disegnate per il suo personalissimo guardaroba cattolichino. Anche Etro, Boss, Soprani, Krizia, Sander, Custo Bacelona, Margiela, Fuzzi l’hanno voluta tra le loro fila. Un’estrosa bionda di carattere che tutto quel che tocca trasforma in energizzante bellezza, per valorizzare le sue regine: “Mi sento gratificata dal costruire look adatti alle singole personalità, donando a tutte una marcia in più”. D’altronde, come dicono di lei gli argentini: “Il suo stile si riconosce”. Il marchio Regina è figlio di una specifica esigenza fisica: “Avevo avuto un brutto incidente in moto e per ballare necessitavo di scarpe comode su cui poter stare in piedi per ore e agevolare


mondo, come ama dire: ha rivenditori dall’Inghilterra al Sud Africa, passando per la Svizzera, Germania, Austria, Romania, Ungheria, Polonia, Portogallo, Francia, Corea, Cina, Siberia, Libano, Grecia, Turchia, Ucraina, Svezia, Russia, Australia, Thailandia, Singapore, Canada, Giappone, America. Le linee disegnate da Eva esprimono femminilità, eleganza, raffinatezza, energia “data da certi tagli che seguono con naturalezza il corpo. Fonte d’ispirazione è stata la sexytudine che tagliava sui corpi lo stilista Azzedine Alaïa”. “Quello che faccio l’ho sempre saputo: volevo ballare e disegnarmi gli abiti”. E il suo sogno lo ha realizzato, e lo ha condiviso. Eva veste una donna che si nota, non passa inosservata e si sente felice di essere donna con pregi e difetti, prende coscienza della propria femminilità, muovendosi felpata e a testa alta. “Desidero che i miei clienti si sentano comodi, belli e pienamente a loro agio, facilitati nell’abbraccio, nel movimento anche virtuosistico. Sono superfelice di quello che con il mio duro lavoro e una passione incrollabile ho realizzato fin qui. Il fatto stesso che una ballerina come Noelia Hurtado vesta i miei abiti senza imposizione, ma per scelta personale, mi riempie di gioia. Lei mi rappresenta in pieno, perché esprime giovinezza, vitalità, e nel suo fare è totalmente rivoluzionaria, rispecchiando in pieno il mio mondo. Ora vesto le spose, ma non mi dispiacerebbe pensare ad attrici e popstar”.

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i movimenti, così ne ho creato un paio ad hoc. Poi le amiche ballerine si sono incuriosite e hanno cominciato a chiedermene sino a che, per un evento speciale, ho creato una prima collezione di cinquanta paia, andata letteralmente a ruba. Spinta da questo inaspettato successo nel 2010 nasce il mio personale marchio di scarpe, e dalle cinquanta paia iniziali siamo passati a cinquecento, mille, sino ad oggi che andiamo dai seimila ai diecimila l’anno”. Nel 2015 Eva comincia a proporre collezioni specifiche d’abbigliamento da tango, nate “per sentirmi me stessa in ogni circostanza, espressione del mio gusto e della mia personalità”, che disegna nel suo quartier generale a Riccione paese. Dove ha sino a dieci collaboratori interni più, in esterno, diverse aziende artigianali italiane per la realizzazione materiale dei suoi disegni. “Al di là di questo riconoscimento ufficiale da parte di Confcommercio, per me ciò che conta è soddisfare le richieste più difficili!” Il suo successo è planetario, potremmo dire, senza eufemismi, frutto del passaparola “perché sono comode, non solo belle – racconta con orgoglio –. Sono fatte bene, con materiali di qualità, inoltre racchiudono precisi segreti nella modellistica, frutto della mia esperienza e del fatto che ballo tango. Ho ideato un piccolo elastico in un punto strategico con una modalità del tutto originale che avvolge il piede seguendone i movimenti senza abbandonarlo mai, né stringerlo”. Le sue scarpe ballano in tutto il

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CREARE

Casa e

BOTTEGA HOME WORKING È LA NUOVA PAROLA D’ORDINE PER CINQUE DONNE CHE A RIMINI LAVORANO DA CASA, CREANDO OGGETTI E SERVIZI UNICI: UNA TENDENZA CHE DAGLI STATI UNITI SI STA DIFFONDENDO SEMPRE PIÙ. di Gaia Matteini / ph Riccardo Gallini

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C’è chi organizza cene che non hanno nulla da invidiare ai migliori ristoranti, chi può vantare un salotto in cui trovare capi di alta sartorialità, chi realizza tra le proprie mura oggetti unici, dal design ricercato e particolarissimo. Stiamo parlando di professionisti accomunati dalla passione per una nuova tendenza che – giunta dagli Stati Uniti – nel giro di pochi anni ha riscosso successo in tutto il mondo (o quasi): la new domesticity, espressione nata per indicare tutte le attività che, sorte in origine come reazione alla crisi generale dell’economia, fanno della propria casa il proprio laboratorio, per aprirsi poi alla clientela, affascinata dalla possibilità di acquistare oggetti e servizi unici, pensati da creativi che non si celano dietro i filtri della grande produzione finalizzata alla vendita di massa. Un panorama destinato ad affermarsi sempre più anche nel nostro Paese, dove anche il sistema di diritto va sempre più nella direzione di tutelare queste forme di lavoro. Infatti, come afferma Matteo Baldassarri, cofondatore di Bizcovery.it, azienda specializzata in start-up e strategie aziendali: “Oggi la fiscalità non è più un ostacolo, è necessario però sfruttare al meglio le opportunità proposte dai fondi Regionali ed Europei per ottimizzare tutte le risorse a disposizione”. Interessante è poi sottolineare come, a livello statistico, siano più spesso le donne a misurarsi con l’home working, declinandolo in base alle proprie capacità e ai propri sogni. Come Mara Di Lorenzo, che, sulla scia dell’Home Restaurant nato a New York, ha dato vita a A casa di Mara, progetto nato dalla volontà di riprodurre l’atmosfera intima e accogliente che si respirava nelle case che l’appassionata di cucina ha abitato negli ultimi 30 anni, quando le sue abitazioni tra Milano, Roma, Cagliari e Palermo erano un “punto di ritrovo per chi era lontano dalla propria città e dalla propria

“IL MIO SOGGIORNO – AFFERMA L’IMPRENDITRICE ANNARITA BUCCHI – DIVENTA IL LUOGO IN CUI OFFRIRE UNA SELEZIONE DI PEZZI UNICI, REALIZZATI DA ME O DA ARTIGIANI DEL TERRITORIO, IN LINEA CON IL MIO STILE BON-TON, ISPIRATO A CHANEL”.

famiglia”. A casa di Mara diviene un modo per assaporare, in una casa nel centro di Rimini, cene ogni volta diverse, immersi in un ambiente familiare. Banchetti gluten free, serate capaci di sfruttare la sinergia tra palato e musica, ed eventi gastronomici uniti alla meditazione: ogni cena, per Mara, è “l’occasione per ispirarsi ad un viaggio che ha vissuto, ad un luogo che l’ha colpita, ad un evento culturale cui ha preso parte”. Un mondo di sapori e bellezza, in cui ogni dettaglio contribuisce a

IN APERTURA, ANNARITA BUCCHI NEL SUO CONCEPT STORE, FELICINOVE - SALOTTO. IN ALTO, MATTEO BALDASSARRI DI BIZCOVERY.IT

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OGNI CENA, PER MARA DI LORENZO, È “L’OCCASIONE PER ISPIRARSI AD UN VIAGGIO CHE HA VISSUTO, AD UN LUOGO CHE L’HA COLPITA, AD UN EVENTO CULTURALE CUI HA PRESO PARTE”. UN MONDO DI SAPORI E BELLEZZA, CURATO IN OGNI DETTAGLIO.

IN ALTO, MARA DI LORENZO DI A CASA DI MARA, DAVANTI ALLA TAVOLA IMBANDITA. A LATO, ISABELLA GIANNINI DI LILLÀ.

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impreziosire la cena, in un’abitazione ricca di design, dove l’appassionata ospite ama “apparecchiare accuratamente, accendere candele, offrire musica e libri, e diffondere profumazioni con cui arricchire il pasto”. Ogni elemento presente a casa di Mara – che ha altresì ottenuto la qualifica di operatore professionista nel campo della ristorazione – diviene lo strumento per un pasto capace di mixare l’amore per le migliori materie prime e quello per l’ospitalità che, aggiunge Mara, “significa dedicarmi completamente ai miei ospiti e viziarli come meglio posso”. Spostandosi sul settore dell’abbigliamento, impossibile non citare Annarita Bucchi, che da dirigente d’azienda si è reinventata imprenditrice, dando vita a un particolarissimo concept store: Felicinove – Il salotto, showroom nato in uno spazio alternativo a due passi dall’arco d’Augusto, in cui acquistare abiti, accessori, elementi d’arredo, e contemporaneamente gustare qualche

stuzzichino presso il bar corner interno. Un luogo magico sorto dalla sinergia di mondi differenti – il fashion, il food, l’arte – e nato per essere un luogo d’incontro in cui godere della bellezza declinata a 360°. Felicinove diviene oggi espressione del detto nomen omen: lo spazio infatti – che porta il nome della via in cui risiede la sua creatrice – quest’anno ha cambiato sede, e ora coincide proprio con il salotto dell’abitazione della Bucchi, trasformato così in spazio ancor più intimo in cui assaporare le diverse suggestioni che la padrona di casa, appassionata d’arte e figlia di artigiani, con un DNA fortemente improntato alla creatività, regala. “Il mio soggiorno – afferma l’imprenditrice – diventa il luogo in cui offrire una selezione di pezzi unici, realizzati da me o da artigiani del territorio, in linea con il mio stile bon-ton, ispirato a Chanel”. Un universo accogliente in cui lasciarsi accompagnare da una creativa da sempre a contatto con il mondo della moda, che ha saputo dare vita a una “attività capace di conciliare professionalità e famiglia”. Un altro esempio da citare è Isabella Giannini che, con la sua pagina facebook Lillà, ha creato un mondo in cui le creazioni di bigiotteria artistica “traggono ispirazione dalla perfezione insita nel mondo vegetale”. Un’armonia che permane negli oggetti creati a partire dai fiori, che Isabella coltiva nel suo giardino e che sono la materia prima dei suoi manufatti. Le creazioni della Giannini – vendute in occasione di fiere e attraverso i canali online – sono dotati di “un’identità


unica” e diventano un suggestivo e aggraziato insieme di elementi naturali e materiale di recupero (bottoni, pizzi, pistilli di modisteria, nastri), “privi di impatto ambientale e caratterizzati da un grande valore affettivo” oltre che da un’originale tecnica che prevede essicazione, tintura, cucitura e infine reidratazione dei materiali utilizzati. Colori, trame e consistenze sono gli ingredienti che animano l’attività di Sara Parma, artigiana di Stoffe nel Cassetto, realtà online dedicata all’oggettistica sartoriale: un universo di pezzi creati a mano e pensati per trasferire “l’energia buona con cui sono nati”.

Un mondo sorto in seguito a una delusione lavorativa divenuta “un’opportunità di cambiamento”, che è anche espressione della passione per i tessuti che caratterizza l’artista, da sempre immersa nella materialità delle stoffe. Gli oggetti sartoriali – che spesso riproducono le fattezze di felini “creature magiche, dotate di una natura poliedrica” – diventano “manifestazione dell’arma più potente: la capacità creativa, che si concretizza in opportunità espressiva, risorsa alternativa per rendere la realtà il più vicina possibile ai propri sogni”. Stoffe nel Cassetto si avvale di “canali alternativi – l’ambiente domestico,

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A LATO, SARA PARMA DI STOFFE NEL CASSETTO. IN BASSO, MARINA SALVATORI DI MARSCRAMÈ, DAVANTI AD ALCUNE DELLE SUE CREAZIONI.

GLI OGGETTI SARTORIALI DI SARA PARMA – CHE SPESSO RIPRODUCONO LE FATTEZZE DI FELINI “CREATURE MAGICHE, DOTATE DI UNA NATURA POLIEDRICA” – DIVENTANO “MANIFESTAZIONE DELL’ARMA PIÙ POTENTE: LA CAPACITÀ CREATIVA”.

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le fiere e i siti, quali ad esempio Etsy – che sono i mezzi più validi per scavalcare l’offerta sempre più omologata dei canali tradizionali e un modo per preservare il confronto tra i diversi artisti e cogliere da vicino le esigenze del potenziale cliente”. Un altro esempio di attività new domesticity è dato da Marina Salvatori, artista poliedrica che unisce la bellezza dei tessuti e il fascino delle pietre per dar vita a pezzi originalissimi: Marscramè

è il negozio su Etsy in cui la creativa propone una bigiotteria artistica che sa coniugare minerali e tecnica del ricamo macramè, cui la Salvatori si è accostata per caso “su una spiaggia del Brasile, durante un viaggio in Sudamerica”. Nascono così gioielli sempre diversi, “sorti ciascuno da un’occasione speciale, da un paesaggio differente, da un’emozione unica”: ogni pezzo è intimamente legato all’artista, al suo amore per il viaggio e in ognuno risiede un frammento della sua visione del mondo, in cui l’“universo di nodi” diviene “una meditazione attiva, ove ogni gioiello rispecchia un tramite grazie al quale fondere i miei ideali in un oggetto, capace di legare la mia essenza a quella della natura e delle vibrazioni delle pietre”. L’home working si conf igura così come un mondo f luido ed elastico, privo della rigidità insita nelle professioni più classiche, caratterizzato dalla possibilità di esprimersi, valorizzare il rapporto fra creatore e compratore, ed evidenziare l’unicità del lavoro del singolo artigiano. Perché, come afferma Marina Salvatori, “un oggetto non è mai solo un oggetto: è un qualcosa pieno di emozioni, ricordi, con una sua storia che è altresì quella del suo artefice”.


E S C LU S I VA S PA N E L C U O R E D I R I M I N I

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ABITARE

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CALDO A CATTOLICA UNA CASA A DUE PIANI, RICOSTRUITA A POCHI PASSI DAL PORTOCANALE, SVELA ALL’INTERNO L’INTENSO DIALOGO FRA SPAZI E MATERIALI, PIENI E VUOTI, TRADIZIONE E AVANGUARDIA. di Lucia Lombardi / ph Riccardo Gallini



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Era una casa con il tetto matto quella che lo studio di Interior Design, condotto da Pierpaolo Saioni, con l’architetto Daniele Zavagnini, responsabili degli interni e delle finiture esterne, e l’ingegnere Michele Mazzanti, progettista della casa, ha trasformato in una villetta elegante e contemporanea, a pochi passi dal portocanale di Cattolica, dove le dimore dei pescatori e gli hangar sono lo skyline predominante, caratterizzandone tuttora il cuore marinaro. La vecchia costruzione postbellica, edificata su un unico piano, è stata abbattuta e ora è risorta dalle ceneri, su due livelli con doppio accesso, pensata per una coppia con due figli grandi e una nonna, e realizzata con lungimiranza per divisioni future. Ora linee pure, essenziali, ritmano il prospetto della casa. A delineare il piano alto vi è una cornice aggettante retroilluminata a led per risparmio energetico, creata in ferro e rivestita in fibracemento, rifinita con colori e materiali presenti in esterno, funge al tempo stesso da décor e da sostegno al ballatoio creato sotto

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al tetto a capanna. Un oblò centrale rispetto alla composizione si fa citazione marinara e al contempo architettonica, richiamando alla mente i simbolici rosoni, al fine di alleggerire il tutto creando un gioco tra pieni e vuoti che risulta essere la cifra caratterizzante del progetto. L’esigenza della famiglia era quella di ottenere al suo interno spazi liberamente fruibili a seconda delle esigenze dei diversi membri del nucleo. Il piano terra, infatti, accoglie sia spazi conviviali e luminosi, sia più intimi e raccolti, dove è comunque possibile crearsi il proprio nido senza isolarsi completamente, rimanendo sempre in dialogo grazie alle isole che i progettisti hanno creato. Il camino Stûv Filippetti, moderno ed essenziale, di ultima generazione, a chiusura stagna e tecnologicamente avanzato, diviene il fulcro della casa, attorno al quale ruota l’intero progetto di distribuzione degli ambienti, 170 mq tra sopra e sotto. Esso occupa sapientemente la caratterizzante parete creata da Saioni sotto la scala che conduce al reparto notte, posto al primo piano nel raccolto sottotetto.

Il sottoscala ha delle nicchie retroilluminate contenenti suppellettili in vetro della collezione di famiglia. I tagli donati a questa parete seguono incroci di linee rette e verticali per donare movimento. Si può godere del calore del camino in ogni ambiente della casa, ad esempio dall’isolotto sul lato destro del living – frontale alla portafinestra e all’ingresso principale, con comode poltrone e tavolini per un relax 24 ore su 24 – o dalla cucina laccata con piano in gres grigio, lasciata a vista a occupare il lato sinistro di questo ambiente aperto, per-

LA CUCINA È LACCATA CON PIANO IN GRES GRIGIO, LASCIATA A VISTA A OCCUPARE IL LATO SINISTRO DI QUESTO AMBIENTE APERTO, PERSONALIZZATO DA UN GRANDE TAVOLO IN LEGNO DI ROVERE DI DUE METRI E VENTI PER UN METRO, CON GAMBE IN FERRO BIANCO.


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IN ALTO, IL SALOTTO-UFFICIO AL PRIMO PIANO E, IN BASSO, IL SALOTTINO CON CARTA DA PARATI A TUTTA ALTEZZA.

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sonalizzato da un grande tavolo in legno di rovere di due metri e venti per un metro, con gambe in ferro bianco, realizzato su disegno di Saioni e accompagnato da 6 sedie di design industriale tono su tono. Nell’ampio living il pavimento ospita il riscaldamento ed è in gres porcellanato spazzolato, effetto legno melangiato. Un vano tecnico posto all’ingresso di casa contiene tutti i plus hi-tech invisibili ai più; gli altri sono incassati a soffitto. La cucina è aperta, moderna. Abbraccia più lati della casa e come tutta la villa è attraversata da luce naturale da mattina a sera: la doppia profondità crea giochi di luce e dona ampio respiro; i mobili sono in essenza di rovere spazzolato, lineari, tutto è a scomparsa, sono ampi e comodi. Poco distante, un altro salottino ospita un ampio divano in ecopel-

le color tortora, moderno, dagli schienali reclinabili, con piedi in ferro verniciato. Esso va a occupare quasi tutta la parete su cui si stende una carta da parati vinilica a tutta altezza, dall’effetto materico: lavabile, con decori vegetali astratti – la stessa che si ritrova nell’ingresso e nella parete della scala che sale su fino al sottotetto, per enfatizzare gli ambienti e le verticalità. Poco distante, vicino alla camera della nonna, si trova il bagno, dai sanitari sospesi appoggiati a un muretto contenitivo a metà parete, per creare profondità, rivestito di mattonelle rettangolari strette e lunghe in dialogo con il gres che riveste il resto del servizio, dall’impercettibile graffito effetto tessuto. Un ampio e trasparente box doccia ha un bel soffione da 25 cm e un mini occhio di bue per creare un punto luce al suo

interno, che avvolga e rilassi. Tornando nel living, la scala rapisce lo sguardo, poiché dona enfasi al camino e all’ambiente, si amalgama senza impattare. A sua protezione, Saioni ha pensato a un’unica lastra di vetro, un pezzo unico al limite delle misure consentite. I led segnapasso, dalla funzione estetica e pratica, creano un’illuminazione dal basso per esaltare i particolari d’oro che illuminano la carta da parati e il senso stesso di ascesa. Salendo al reparto notte si rimane incantati dal salotto-ufficio progettato da Saioni pensando alle passioni dei figli della coppia. Anche qui domina un camino di ultima generazione che si sviluppa in altezza e con una portata proporzionata allo spazio in essere; a coronamento del divano grigio in tessuto campeggiano bianche travi di legno illuminate alle base, un luogo di relax attorniato da due terrazze da godere ampiamente nella bella stagione e da cui osservare le giornate cambiare. Questo ambiente, dal cuore più segreto e domestico, porta alle stanze attraverso un’ampia porta scorrevole in vetro riflettente color tabacco, che separa ma non divide. Nel disegno d’insieme c’è un dialogo costante tra gli spazi e i materiali, tra i pieni e i vuoti, tra verticalità e orizzontalità, ma anche nel voler ricontestualizzare pezzi di famiglia, come i lampadari vintage, in accostamento a nuovi elementi. Perché qui forma e funzione sono l’anima del progetto.


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ANIME MEDICO E CANTAUTORE, MUSICISTA E SCRITTORE, GIUSEPPE NOVELLI VIVE IN EQUILIBRIO FRA DUE ARTI CHE SI ALIMENTANO A VICENDA, E A GENNAIO USCIRÀ IL NUOVO ALBUM FIRMATO GN & BAND: ALTI E COLORATI.

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di Arianna Denicolò / ph Studio Morosetti

Da una parte uno specialista in chirurgia generale con competenze specifiche sulla laparoscopia. Dall’altra un cantautore, musicista e scrittore. Queste due professionalità, queste due anime, possono convivere in un’unica persona? Io credevo di no, almeno fino a quando non ho incontrato Giuseppe Novelli, originario di San Benedetto e da dieci anni medico dell’Ospedale Infermi di Rimini. Fin da bambino pare avesse le idee molto chiare e una grande attitudine per la musica, almeno stando a quanto testimoniato da un’audiocassetta in cui canta, con suo padre, La tartaruga… Dopo il lancio del video con il singolo Alti e Colorati, che ha ottenuto un notevole numero di passaggi in radio, per i primi mesi del 2019 è attesa l’uscita dell’omonimo disco: una raccolta di dieci inediti scritti da Novelli e frutto della collaborazione con una band riminese composta da persone di provenienza musicale e culturale molto diversa, ma che ha sposato appieno la causa del cantautorato. Chirurgo e cantautore. Quale delle due anime prevale? “Nonostante più volte abbia pen-

sato di scegliere una sola delle due strade, e nonostante abbia avuto l’occasione di fare della musica una professione, alla fine mi sono reso conto che sono due aspetti della mia vita che si alimentano a vicenda. Se faccio a meno di uno faccio peggio anche l’altro”. Quando ha iniziato a scrivere i suoi brani? “Il primo l’ho scritto a quindici anni e si chiamava L’Aquilone. Ne sono seguiti tanti altri, alcuni rimasti inediti, altri confluiti nel primo disco uscito nel 2009 e poi in Aberdeen, il secondo, presentato al Teatro degli Atti nel 2012. Qualche volta, quando mi esibisco dal vivo e canto brani

scritti molti anni fa, mi domando cosa penserebbe di me oggi quel ragazzo, se mi riconoscerebbe… Questo è anche il filo conduttore dell’ultimo disco, quello che uscirà nel 2019 e che s’intitola Alti e Colorati”. Perché questo titolo? “Perché sono i nostri sogni a essere alti e colorati. La canzone parla di una mamma che vuole tenere suo figlio lontano dalla realtà, o meglio da ciò che lei non considera alla sua altezza. È un testo contro l’esclusione e la discriminazione. Un invito alla socializzazione e alla riscoperta di quei principi fondamentali che ci tengono uniti”. IN MAGAZINE

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NELLA PAGINA PRECEDENTE, GIUSEPPE NOVELLI, QUI SOTTO AL CENTRO DELLA GN & BAND DI CUI È LA VOCE E DOVE SUONA TROMBA E ARMONICA A BOCCA, COMPOSTA INOLTRE DA: DARIO SALVADORI (BASSO), FEDERICO CANUTI (BATTERIA), ALESSANDRO SEGURINI (CHITARRA), ALESSANDRO GABANINI (CHITARRA) E PIERLUIGI MASINI (CHITARRA).

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Di cosa parlano gli altri brani del disco? “I testi ripercorrono la mia vita, da L’amore d’estate a 16 anni che racconta di quando ero un adolescente, a Come posso, che è una riflessione su ciò che rimane dentro di me dopo la scomparsa di un paziente, fino a Una faccia in più, che è un inno alla dissociazione mentale controllata, una cosa sana che ti aiuta ad affrontare meglio la realtà. E poi c’è 38, che presto diventerà un video, e che è un po’ il rendiconto del mio vissuto. Potrei proseguire ancora ma poi svelerei tutto il disco, mentre vorrei che lo ascoltaste!” Istantanee della coscienza è il titolo del diario in cui racconta la sua esperienza come medico volontario in Burundi. È arrivato in finale al concorso Città del diario 2015 di Pieve Santo Stefano. Forse l’estrema sintesi dell’incontro fra le due anime che convivono in lei? “Questo diario nasce dall’esigenza di trasferire temporaneamente un ricettacolo di emozioni e riflessioni che si resero inevitabili durante la mia prima missione afri-

“NONOSTANTE PIÙ VOLTE ABBIA PENSATO DI SCEGLIERE UNA SOLA DELLE DUE STRADE, E ABBIA AVUTO L’OCCASIONE DI FARE DELLA MUSICA UNA PROFESSIONE, MI SONO RESO CONTO CHE SONO DUE ASPETTI DELLA MIA VITA CHE SI ALIMENTANO A VICENDA”.

cana come chirurgo. Istante per istante, giorno dopo giorno, queste emozioni e queste riflessioni avrebbero finito per schiacciare la mia lucidità mentre il mio ruolo professionale imponeva chiarezza, umiltà e capacità di prendere decisioni importanti. Quindi ho semplicemente cercato di raggiungere uno status di equilibrio interiore quotidiano, riversando il libero flusso della mia coscienza su quelle pagine. Consiglio di leggerlo a chiunque abbia il desiderio profondo di ritrovare la propria identità attraverso il confronto con gli altri, con rispetto profondo”.


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Sognare

SULLE PUNTE DANZARE È IL SOGNO CHE DALL’ETÀ DI TRE ANNI ELISA GABELLINI COLTIVA NEL SUO CUORE: ORA CHE HA OTTENUTO UNA BORSA DI STUDIO, POTRÀ VOLARE IN AMERICA E STUDIARE CON I MIGLIORI.

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di Arianna Denicolò / ph Francesco Grillo

Tredici anni, occhi grandi e profondi, un corpo da gazzella e una sola, grande passione: la danza. Elisa Mary Gabellini, allieva del Regina Centro Danza di Cattolica diretto da Erika Rifelli, ha conquistato la giuria del 20° Concorso Youth America Grand Prix (YAGP) che il 2 dicembre, al Teatro della Regina di Cattolica, le ha attribuito una borsa di studio presso il Bolshoi Ballet Academy (USA). Nel mese di giugno Elisa volerà a New York, dove avrà l’opportunità di frequentare un corso di perfezionamento sotto la guida dei migliori insegnanti di questa prestigiosa istituzione. Una storia iniziata quando aveva solo tre anni. I genitori erano intenzionati a farle provare diversi sport, “perché a casa Elisa non stava mai ferma e aveva sempre bisogno che qualcuno la tenesse d’occhio per evitare che si facesse male,” racconta la madre Lola. La prima prova fu proprio al Regina Centro Danza e, da quel giorno, Elisa non ha più smesso di ballare. Classico, moderno, hip-hop: è formidabile in tutte le discipline e il suo talento è subito evidente. Sotto la guida dei maestri Erika Rifelli, Livia Salici, Mau-

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rizio Dolcini e infine Tomoka Chikanaga, la bimba cresce e interpreta presto ruoli di primo piano nei saggi-spettacolo di fine anno, raccogliendo gli applausi calorosi ed entusiasti del pubblico. Da 6 anni partecipa al Danzfest di Cattolica, dove ha l’opportunità di entrare in contatto con docenti di calibro internazionale come Eleonora Abbagnato, Christian Marchant, Elisa Scala e di migliorare la sua tecnica. La scuola, parallelamente, si evolve, e con l’arrivo di nuovi e qualificati maestri si crea un gruppo di giovani e promettenti ballerine che da 2 anni gira l’Italia e l’Europa partecipando a concorsi internazionali e raccogliendo ogni volta punteggi molto elevati. “Quando ho sentito il mio nome non ci credevo, ho dovuto aspettare che lo ripetessero una seconda volta prima di realizzare e uscire a ritirare il premio”, racconta Elisa con gli occhi che le brillano. “Amo la danza classica e mi trovo a mio agio quando sono sulle punte. Il mio sogno è diventare una ballerina professionista e per farlo mi sto impegnando tanto. Mi alleno ogni giorno, dal lunedì al sabato, circa 3 ore e nei weekend partecipo ai concorsi. Il mio modello è senza dubbio Svetlana Zakharova”.

“È sempre stata molto disciplinata e, a lezione, era una delle allieve più taciturne. Mi guardava attenta con i suoi occhioni ed eseguiva tutto quello che le chiedevo – racconta Erika Rifelli –. Sicuramente per lei è stato decisivo l’incontro con Tomoka, che è stata una ballerina dell’American Ballet, conosce benissimo il repertorio classico e ha iniziato a preparare le allieve più dotate per i concorsi. A questo si aggiunge la costanza dei genitori che le accompagnano e le sostengono sia moralmente che economicamente. Oltre a Elisa, sono orgogliosa che dalla mia scuola siano usciti giovani talenti come Emanuele Corsini, diplomato alla Scala di Milano, Giulia Orestelli che studia alla scuola del Teatro San Carlo di Napoli, Michele Palumbo a Modulo Factory di Milano”. In attesa che arrivi giugno, Elisa continuerà a danzare con le sue amiche, a impegnarsi a scuola, a leggere libri fantasy, ad aiutare la mamma nelle faccende domestiche, ad ascoltare la musica e a mangiare tutto ciò che le piace e che, a volte, forse non dovrebbe… consapevole del fatto che l’opportunità di studiare in America sarà per lei un nuovo, importante passo verso la realizzazione del suo sogno.

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CONSIGLI DI LETTURA TRA GUIDE PER CHI ADORA VIAGGIARE E PER CHI AMA STUPIRE IN CUCINA AMICI E PARENTI CON RICETTE DELLA TRADIZIONE ITALIANA. SENZA DIMENTICARE LA FILOSOFIA E LA MEMORIA LOCALE.

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Quando l’autunno porta il freddo un buon libro può fare la differenza tra una serata monotona e una densa di novità. A tal proposito, Edizioni IN Magazine esce in libreria con due guide interessanti e belle da sfogliare. Due libri utili e da utilizzare. Il primo è Il Paese più bello e buono del mondo, una guida ai siti Unesco patrimonio mondiale dell’umanità della penisola italiana. Non tutti sanno che l’Italia è al primo posto al mondo nella classifica mondiale dei siti Unesco. L’Italia è titolare di ben 54 siti, recentissima acquisizione è la città di Ivrea, tra i quali spiccano i monumenti paleocristiani di Ravenna, la città di Ferrara e il Delta del Po, i sassi di Matera, il monte Etna e le Dolomiti. Il volume raccoglie, per tutti questi siti (a cui è stata aggiunta anche San Marino), le schede illustrative, individuando per ciascun luogo e monumento le motivazioni di visita, un inquadramento storico-artistico e un suggerimento di percorso turistico. La guida, ricca di un apparato iconografico d’eccellenza, nasce sia come volume di consultazione, sia come riferimento per chi intenda visitare realmente i luoghi recensiti.

di Giorgio Pereci

Non poteva mancare quindi uno spazio dedicato ai prodotti e ai piatti tipici di ciascuna località. L’autore della guida è Pierluigi Moressa, autore di saggi in tema di arte, storia, letteratura, che per Edizioni IN Magazine ha già curato i volumi Miti e misteri di Romagna (2015) e Una terra da scoprire. 52 luoghi di Romagna (2016). Gli approfondimenti del settore enologico sono a cura di Flavio Barge Sintoni, mentre le schede dei piatti tipici sono state curate da Mariavittoria Andrini, giornalista e scrittrice, già curatrice per Edizioni IN Magazine della riedizione di L’arte di utilizzare gli avanzi della mensa di Olindo Guerrini (2012), del primo e secondo volume di Le ricette di famiglia (2014-15), di Ricordi Autobiografici di Olindo Guerrini (2016). Mariavittoria Andrini è anche la curatrice del secondo libro pubblicato da Edizioni IN Magazine, Ricette di Petronilla, un classico di inizio secolo che viene riproposto in una veste grafica che ricorda da vicino l’edizione del 1938. Amalia Moretti Foggia della Rovere, medico pediatra, tenne sotto diversi pseudonimi, a partire dal 1927, alcune rubriche

sulla Domenica del Corriere e Il Corriere dei Piccoli. Fu il dottor Amal, esperto di piante e medicamenti, ma soprattutto Petronilla, donna di casa il cui motto era “mangiar bene con poco”. Numerose donne impararono a cucinare grazie ai suoi suggeri-

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NUMEROSE DONNE IMPARARONO A CUCINARE GRAZIE AI SUOI SUGGERIMENTI. IL LIBRO RACCOGLIE MOLTE DI QUESTE RICETTE, DAI PRIMI PIATTI ALLE PIETANZE DI CARNE, PESCE E VERDURA, PER CONCLUDERE CON DOLCI, MARMELLATE E LIQUORI.

menti. Il libro raccoglie molte di queste ricette, che coprono ogni occasione, dai primi piatti alle pietanze di carne, pesce e verdura, per concludere con dolci, marmellate e liquori. Una lettura leggera e interessante che ci consente di portare lo sguardo, oltre che sulla tecnica culinaria, anche sulla società borghese di inizio secolo, con i propri rituali, le tipiche relazioni familiari caratterizzate da distinzioni di ruoli precisi e invalicabili, un sottile umorismo all’inglese. Un salto nella storia, raccontata dal cuore pulsante di ogni famiglia italiana: la cucina. Un’altra pubblicazione, in questo scorcio di fine anno, può essere interessante e divertente da leggere o utilizzare. Parliamo dell’Agenda Filosofica per Spiriti Liberi 2019, sempre di Edizioni IN Magazine, dedicata a Frie56

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drich W. Nietzsche. Si tratta di un progetto editoriale nato all’interno dell’Associazione L’Agenda Filosofica, con un obiettivo preciso: l’associazione ritiene infatti – e citiamo direttamente dall’introduzione – che “la filosofia sia tra le urgenze che vanno praticate oggi, quasi una necessità improrogabile, perché essa insegna e allena a pensare e, per questo, rappresenta l’antidoto al veleno delle certezze fallaci e dei dogmi inadeguati permettendoci di avanzare alla ricerca di nuovi futuri.” L’agenda è un primo passo: ogni settimana presenta un aforisma tratto dalle opere di Nietzsche, probabilmente uno dei pensatori più citati e meno conosciuti della modernità, i cui testi sono forse i più folgoranti e memorabili della storia della filosofia, fin dai titoli: Umano troppo umano, Al di là del bene e del male, Ecce homo, La nascita della tragedia, Così parlò Zarathustra. È una sorta di pausa caffè filosofica che serva alla nostra mente per distogliersi dai fantasmi della routine e che ci possa aiutare a meglio vivere grazie a qualche pillola di saggezza in più. Curatori dell’agenda – a cui si affianca il Taccuino Filosof ico, un quaderno dove appuntare, o disegnare, i propri pensieri – sono Alberto Donati e Costantino Rossi, cofondatori dell’associazione.

Un arcobaleno per OLINDO GUERRINI Prendendo spunto dal libro Olindo Guerrini. Ricordi autobiografici da lei curato e pubblicato nel 2016 da Edizioni IN Magazine, Mariavittoria Andrini (nella foto) ha realizzato uno spettacolo che si terrà il 7 febbraio alle ore 18.00 presso il ridotto del teatro Diego Fabbri di Forlì, tra gli eventi proposti da Accademia Perduta – Romagna Teatri. Si intitola Olindo Guerrini: ho un arcobaleno in testa e vede la partecipazione degli attori Fiorella Buffa e Fabio Bussotti con il giornalista Pietro Caruso. Una lettura teatrale dove il poeta romagnolo Olindo Guerrini – che seppe animare con spirito goliardico la vita culturale emiliano-romagnola e italiana di fine Ottocento tra polemiche anticlericali e beffe letterarie che ancora oggi conservano inalterato il loro vigore – si racconta e incontra, fra realtà e finzione, Pellegrino Artusi, Lorenzo Stecchetti, Argia Sbolenfi e gli altri sé.


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mente alla crescita di queste oasi dedicate alla ristorazione e all’accoglienza, uniti dall’amore e dalla passione per la buona cucina e dal culto dell’ospitalità. Rina e Mario lavorano nel mondo della ristorazione, mentre Antonio, con la sua innata simpatia, collabora con i genitori in Taverna. Leonardo gestisce The Barge, il famoso pub sul Lungomare, mentre alla testa di La Perla c’è Elena.

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ISTITUTI CULTURALI

domenica 28 ottobre 2018 - ore 21.00 - Teatro Titano In scena a KMO

venerdì 15 febbraio 2019 - ore 21.00 - Teatro Titano MIcROPHOnIe

giovedì 8 novembre 2018 - ore 21.00 - Teatro Titano evento speciale - TeaTRanTI

venerdì 22 febbraio 2019 - ore 21.00 - Teatro Titano MIcROPHOnIe

MoreMode & Friends TeaTROcK

Ascanio Celestini e Giuliana Musso POTenTe e FRaGILe

domenica 11 novembre 2018 - ore 16.30 - Teatro Titano LO scHeRMO sUL LeGGIO

Moni Ovadia interpreta IL cOnFORMIsTa

sabato 17 novembre 2018 - ore 21.00 - Teatro Nuovo IDenTITÀ TeaTRaLI

Paolo Fresu TeMPO DI cHeT La versione di chet Baker

venerdì 23 novembre 2018 - ore 21.00 - Teatro Titano TeaTRanTI

Marta Cuscunà IL canTO DeLLa caDUTa Liberamente ispirato al mito del regno di Fanes venerdì 30 novembre 2018 - ore 21.00 - Teatro Titano MIcROPHOnIe

Simone Cristicchi ManUaLe DI VOLO PeR L’UOMO

venerdì 7 dicembre 2018 - ore 21.00 - Teatro Nuovo IDenTITÀ TeaTRaLI

Manuela Kustermann IL GaBBIanO

venerdì 11 gennaio 2019 - ore 21.00 - Teatro Titano TeaTRanTI

Marco Baliani KOHLHaas

domenica 13 gennaio 2019 - ore 16.30 - Teatro Titano In scena a KMO

Gea Gasperoni e Tiziano Paganelli FAVOLE MUSICALI eRa Una nOTTe BUIa e RUMOROsa

sabato 19 gennaio 2019 - ore 21.00 - Teatro Nuovo RIDIaMOcIsù

Giuseppe Giacobazzi nOI MILLe VOLTI e Una BUGIa

domenica 27 gennaio 2019 - ore 16.30 - Teatro Titano LO scHeRMO sUL LeGGIO

Ivano Marescotti interpreta La cHIaVe DI saRa

domenica 3 febbraio 2019 - ore 17.00 - Teatro Nuovo IDenTITÀ TeaTRaLI

Compagnia Baccalà Pss Pss

Elena Bucci e Marco Sgrosso anTIGOne QUaRTeT cOnceRTO Cristina Zavalloni & JAS cOnceRTO

venerdì 1° marzo 2019 - ore 21.00 - Teatro Titano TeaTRanTI

Mario Perrotta In nOMe DeL PaDRe

mercoledì 6 marzo 2019 - ore 21.00 - Teatro Titano In scena a KMO

Patrizia Bollini, Mara Di Maio, Francesco Montanari aMORe/nOn aMORe domenica 10 marzo 2019 - ore 16.30 - Teatro Titano LO scHeRMO sUL LeGGIO

Valentina Lodovini interpreta ROccO e I sUOI FRaTeLLI lunedì 18 marzo 2019 - ore 21.00 - Teatro Nuovo IDenTITÀ TeaTRaLI

Orchestra di Piazza Vittorio e Petra Magoni DOn GIOVannI DI MOZaRT secondo l’Orchestra di Piazza Vittorio

mercoledì 27 marzo 2019 - ore 21.00 - Teatro Nuovo RIDIaMOcIsù

Beppe Grillo InsOMnIa

venerdì 29 marzo 2019 - ore 21.00 - Teatro Nuovo IDenTITÀ TeaTRaLI

Maurizio Micheli e Iaia Forte TeMPI nUOVI

giovedì 4 e venerdì 5 aprile 2019 - ore 21.00 - Teatro Nuovo RIDIaMOcIsù

Angelo Pintus DesTInaTI aLL’esTInZIOne

domenica 7 aprile 2019 - ore 21.00 - Teatro Titano MIcROPHOnIe

Edoardo Leo TI RaccOnTO Una sTORIa

giovedì 11 aprile 2019 - ore 21.00 - Teatro Titano In scena a KMO

Fabrizio Raggi, Gabriele Geminiani, Michele Selva anIMe saLVe mercoledì 17 aprile 2019 - ore 21.00 - Teatro Titano In scena a KMO

Collettivo Arteda e Compagnia Teatrale l’Attoscuro MeLancOnIa cOn sTUPORe domenica 28 aprile 2019 - ore 21.00 - Teatro Nuovo RIDIaMOcIsù

Giuseppe Giacobazzi nOI MILLe VOLTI e Una BUGIa

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La Regina

DEGLI SPOT DA BEN 30 ANNI FRANCESCA GIANNINI È PROTAGONISTA DELLE RÉCLAME PIÙ DIVERSE: SONO PIÙ DI 1.500 I PROGETTI A CUI HA PARTECIPATO, E NON HA ALCUNA INTENZIONE DI FERMARSI.

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di Giorgia Gianni

Con la sua bellezza classica, elegante e mai sfrontata, è uno dei volti più richiesti dalla pubblicità. L’abbiamo vista sullo schermo e sui manifesti pubblicizzare merendine, vini, formaggi, zuppe, bevande, elettrodomestici, detersivi, viaggi, supermercati, servizi odontoiatrici, banche... Francesca Giannini, attrice e modella cresciuta a Rimini, dove vive

ancora la famiglia di origine, può essere considerata a pieno titolo la regina degli spot. Molti la ricordano probabilmente per la pubblicità di Kinder Brioss, che la fece diventare volto della Ferrero per un decennio. Una carriera lunga e consolidata, iniziata 30 anni fa proprio a Rimini, dove i casting per film e videoclip da girare in riviera erano numerosissimi. Fare l’attrice è sempre stato il suo sogno? “In realtà da bambina volevo diventare veterinaria e andare in Australia a curare i canguri. Al tempo del liceo ho iniziato a partecipare ai casting soprattutto per guadagnare un po’ ed essere indipendente. Mi selezionarono per comparire in Johnny Stecchino di Roberto Benigni, Stanno tutti bene di Giuseppe Tornatore, La settimana della Sfinge di Daniele Luchetti... Il primo servizio pubblicitario fu invece quello per Philips Satinelle, a fine anni ’80. Non ero ancora maggiorenne, mio papà non mi voleva portare a Roma. Poi cedette e a Cinecittà si eclissò, ammaliato da quel mondo. Io invece rimasi chiusa tre giorni sul set a girare”. Terminato il liceo scientifico Einstein a Rimini, ha scelto

di andare a Milano, la capitale della moda e della tv commerciale. “Non era facile prendere e partire, sono stata una delle prime a muovermi così. A Milano sono entrata a fare parte dell’agenzia a cui da allora sono rimasta legata, e oggi mi accorgo che sono 30 anni che faccio questo lavoro. Tempo fa scrissero che sono una delle poche del mio settore in Europa con uno storico previdenziale così lungo! Avrò all’attivo 1.500 lavori, fra campagne video e stampa. Qualcuno mi chiamava Raffaella Carrà Bis”. Quali doti hanno decretato il suo successo? “Molta fortuna, grande spirito di iniziativa, dinamismo, curiosità. Non mi sono mai abbattuta se non mi sceglievano e non ho mai rifiutato un lavoro, che fosse da 50 euro o da 20.000. Dovunque andassi mi proponevo, sono stata in Spagna, in Australia, negli USA... Ho investito anche nella mia formazione, come una formichina guadagnavo e mettevo via. Ho seguito workshop, corsi di recitazione all’estero, a Broadway con Michael Margotta, a Barcellona, a Roma”. A fine anni ’90 è tra le conIN MAGAZINE

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“IL MIO LAVORO È LA MIA VITA. HO POTUTO GIRARE IL MONDO, DALL’AMERICA AI PAESI ARABI ALL’AUSTRALIA. HO INCONTRATO STAR DEL CINEMA, LAVORATO CON REGISTI CHE HANNO INIZIATO COME ASSISTENTI NEGLI SPOT E OGGI SONO CARDINI DEL CINEMA ITALIANO”.

NELLA PAGINA PRECEDENTE, FRANCESCA GIANNINI. IN BASSO, ALCUNI FERMO IMMAGINE DEGLI SPOT PIÙ POPOLARI A CUI HA PARTECIPATO.

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duttrici di Fuego! su Italia1, al fianco di Daniele Bossari. “E dire che quando mi contattarono per chiedermi di lavorare nel programma io vivevo a Barcellona e inizialmente pensai a uno scherzo. All’altro capo del telefono una voce mi disse: Sono il direttore di Italia1, ti stavamo cercando. Io risposi: Eh sì certo, e io sono Marilyn Monroe! È stato un anno bellissimo, eravamo tutti giovani, vivevamo in simbiosi, gli autori e noi ragazze. In realtà, comunque, sento di avere maggior-

mente il ritmo da teatro o cinema che da programmi TV”. Cosa ama del suo lavoro? “Il mio lavoro è la mia vita. Ho potuto girare il mondo, dall’America ai paesi Arabi all’Australia. Ho incontrato star del cinema sul set, lavorato con registi che hanno iniziato come assistenti negli spot e oggi sono cardini del cinema italiano, con Maurizio Nichetti, Marcello Cesena, Luca Lucini, Federico Bruggia, Ago Panini. Sul set mi sono anche innamorata un paio di volte”. Non sente un po’ di invidia intorno a sé? “Posso affermare che nel mio lavoro non ho trovato invidie, ma amicizie. Sarà che non l’ho mai vissuto in maniera competitiva. Alla f ine diventa un impiego come un altro. Ricordo solo un episodio: quando partii per l’Australia una collega fece una festa perché finalmente avrei smesso di prendermi tutti i lavori io”. Immagina il suo futuro sempre sul set? “Vedo che continuo a piacere e

recentemente mi sono proposta come modella over 40 a un’agenzia specializzata. Cerco di spaziare, faccio speakeraggio, danza, sono assistente di scena nel gruppo di teatro di mia figlia guidato da Mitzi Amoroso. Mi piacerebbe mettermi alla prova alla regia o come autrice, non mi precludo nulla. Tornassi indietro, farei più formazione teatrale, ma non è escluso inizi ora”. Quanto è importante la bellezza? “Quando ero più giovane consideravo bellezza soprattutto l’aspetto esteriore. Oggi considero bellezza ciò che non mi stanca, che mi traina, che mi dà energia, idee, sprint. È un motore inesauribile che va oltre il tempo e i canoni”. È rimasta legata a Rimini? “Non ci torno spesso, ma ogni volta mi dà un grande senso di pace e tranquillità, non è più la Rimini degli anni ’80. E non è assolutamente provinciale, è piccola e funzionale. Riesco a fare più cose e incontrare più persone qui di quando sono a Milano”.



PROMUOVERE

Un’idea

FRESCHISSIMA GIACOMO BEDETTI E IL SUO TEAM, A SOLI TRE MESI DALL’INIZIO DELL’ATTIVITÀ, HA GIÀ RAGGIUNTO NOVE CITTÀ ITALIANE. CON ORAPESCE IL PESCATO ARRIVA DA RIMINI IN TUTTA ITALIA: FRESCO E CONVENIENTE.

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di Veronica Frison / ph Andrea Casadei

“In Romagna si sta così bene, è sempre bello venire a Rimini” è forse l’affermazione che tutti esclamano e ci rivolgono quando capita di conoscere qualcuno che viene da fuori. “Certo – rispondo io –, soprattutto si mangia bene”. E sfido chiunque a dire che non sia vero: dalla collina alla cucina di mare, oh quanto è buona e generosa la cucina romagnola! “Romagna, lo dici e sorridi” è un modo di vivere, ed è anche il nuovo marchio turistico lanciato poche settimane fa per promuovere la nostra regione, e che racconterà di una terra ospitale e felice. Ora, pensiamo a una città senza mare e aggiungiamoci un’idea che a sentirla viene subito da pensare: “Che cosa incredibile, ma perché non ci aveva pensato nessuno?” Orapesce – progetto di Giacomo Bedetti, riminese DOC ma ora residente a Verona – è nato per portare la freschezza e la naturalezza del pesce del nostro mare, l’Adriatico, sulle tavole d’Italia. Gli ultimi 25 anni in giro per l’Italia hanno portato Giacomo a trasferirsi in diverse città, mentre maturava diverse esperienze aziendali nell’ambito dell’organizzazione. Contempo-

raneamente, pensava a come sviluppare Orapesce, perché diciamocelo… è dura allontanarsi da una città di mare e ancora di più da una città come Rimini. La vita di Rimini, che da sempre porta nel suo cuore, lo ha ispirato e gli ha fatto comprendere che il pesce fresco e la relazione diretta con la banchina, il luogo a cui approdano i pescherecci dopo ore di intenso lavoro, possono essere alla portata di tutti, anche di quei consumatori che non vedono il mare dalle finestre di casa. Tutto è nato da un’esigenza: Giacomo non riusciva a trovare a Verona il pesce (inteso pesce buono come quello a cui siamo abituati noi della riviera) per la propria famiglia. Da qui l’illuminazione: attraverso la riduzione della filiera e dei passaggi intermedi, e grazie all’uso delle piattaforme che il digitale ci mette oggi a disposizione, Giacomo è riuscito a creare un portale snello tramite il quale oggi il pesce freschissimo arriva in tantissime città, già pulito e sfilettato. Ogni mattina, prima che il sole sorga, i pescatori salpano e si dedicano al proprio lavoro, che è ciò che amano di più. Da questo parte Orapesce, supportando

IN ALTO, LO STAFF DI ORAPESCE. DA SINISTRA, NANNI ALESSANDRO, VANESSA VERONESE, PIETRO GRAZIANO E GIACOMO BEDETTI.


ATTRAVERSO LA RIDUZIONE DELLA FILIERA E DEI PASSAGGI INTERMEDI, E GRAZIE ALL’USO DELLE PIATTAFORME DIGITALI, GIACOMO BEDETTI È RIUSCITO A CREARE UN PORTALE SNELLO TRAMITE IL QUALE OGGI IL PESCE FRESCHISSIMO ARRIVA IN TANTISSIME CITTÀ.

le comunità dei pescatori locali, e diffondendo la bontà e la semplicità dei prodotti del Mare Adriatico nel pieno rispetto della stagionalità del pesce. Un servizio quindi che si pone davvero alla portata di tutti: single, coppie, e soprattutto famiglie – ed è indicato per tutte le età. “Crediamo nel valore, nella bontà e freschezza del nostro pesce – spiega Giacomo Bedetti – e desideriamo farlo arrivare nel modo migliore su tutte le tavole d’Italia, lasciando vivere a ciascuno l’esperienza di cucinarlo e gustar-

lo come desidera”. La vera innovazione, poi è che il prezzo del pesce acquistato sullo shop si riferisce al peso pulito, diversamente da quello che si trova in pescheria o al supermercato. Ogni pesce dopo esser stato lavorato subisce una perdita di peso, e servono professionalità e grande esperienza per rispettare le diverse tipologie, in modo che la preparazione in cucina ne metta in risalto le caratteristiche. Affidandosi a Orapesce, questo non è più un problema: il pesce arriva già sfilettato, desquamato ed eviscerato, e si paga solo quello che si mangia. In tre mesi di attività Orapesce è già arrivata a servire nove città in Italia: Milano, Bologna, Rimini, Vicenza, Padova, Verona, Modena e Forlì-Cesena. Il successo di Orapesce? Una caratteristica che noi romagnoli abbiamo nel DNA: la capacità di creare relazioni e raccontare le nostre bellezze. Orapesce è in primis una storia di amicizia: Giacomo ha coinvolto Pietro Graziano, armatore e pescatore con

una seria eredità (chi non conosce Al Capone Michele Graziano?), Alberto Mazza, l’anima creativa e digitale di Orapesce nonché compagno del liceo Einstein e degli anni milanesi in Bocconi di Giacomo, Alessandro Nanni di San Giuliano, amico storico e punto di riferimento oggi di tutta la logistica. Inoltre Giacomo ha saputo coinvolgere nell’idea un partner di Riccione esperto nel trattamento e nella pulizia del pescato, Little Fish Bio di Giamaica Falcioni e Vittorio Cevoli. Partendo dal Politecnico di Milano, dove Giacomo ha disegnato il modello di business, oggi è una start-up al primo aumento di capitale, che porterà nella propria compagine societaria imprenditori di prim’ordine dell’ambito food ed executive di varie industries. I trend confermano inoltre che la presenza di pesce nei nostri pasti è continuamente in ascesa, così come gli e-commerce del settore alimentare, con tassi di sviluppo fino al 43% per il 2018. IN MAGAZINE

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DIPINGERE

Ricostruire

LA TELA

ANGELA FILIPPINI, UNA VITA SPESA PER LA MODA COME IMPRENDITRICE E STILISTA, OGGI SI STA RIAVVICINANDO AL SUO PRIMO AMORE: L’ARTE.

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di Giulia RM Airaudo / ph Riccardo Gallini

Ci incontriamo in un bar del centro città, orario quasi da aperitivo. Io in ritardo, come al solito, la vedo in attesa al tavolo, tranquilla come l’ho conosciuta pochi giorni prima a una cena. Ordiniamo l’aperitivo e iniziamo a chiacchierare. Angela mi racconta che la sua vita ha sempre avuto a che fare con la moda: marchigiana di nascita e riccionese d’adozione, come imprenditrice e creativa vanta collaborazioni eccellenti (Alberta Ferretti e Donatella Girombelli sono solo alcune) e anche i suoi figli, “nati in laboratorio”, come ama raccontare, fra le stoffe e con l’aiuto delle preziose collaboratrici, continuano l’attività della mamma in Italia e all’estero. Ma nel 2009 Angela si rende conto che la direzione da prendere è un’altra: l’arte è la via vera. Sorta da uno spiccatissimo senso del tatto acquisito in tanti anni di lavoro e ricerca sui tessuti, la sua è una tecnica personalissima e originale: sfilare i tessuti per poi riutilizzarne i fili, intrecciandoli nuovamente e colorandoli con acrilici e smalti. Destruttura la tela partendo da un disegno chiaro dentro di sé e la ricompone minuziosamente, spesso con tanta fatica da far sanguinare le dita, in

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un lavoro paziente e lento, molto lento! All’inizio stento a capire, ma poi mi spiega che, a differenza dei grandi artisti che hanno lavorato sui tessuti, non sul cosa ma sul come si dipinge, Angela utilizza la tela come protagonista dell’opera, diventa essa stessa l’opera dopo la ricostruzione. La tela rinasce dopo un accurato lavoro di distruzione, risorge a nuova vita in una dimensione altra. Comincia così il suo percorso d’artista, mostra le sue prime composizioni al figlio che vive ad Amsterdam e arrivano le prime commissioni, inaspettate quasi. Le sue opere vengono acquistate

soprattutto all’estero ed entrano a far parte di collezioni private. Da qui il passo è breve: Angela è appena tornata da Monza per la collaborazione con ARC Gallery: è stata contattata per una collettiva sul tema del materico, Il Bianco e il Nero. A gennaio poi sarà a Milano per Affordable Art Fair che ha selezionato alcune sue opere. “Che cosa ti piacerebbe per il futuro?” le chiedo. “Mi piacerebbe che il mio lavoro fosse più conosciuto a casa mia, in Romagna, ma si sa... Nemo profeta in patria. Ho già esposto all’Augeo Art Space di Rimini l’estate scorsa: una bella esperienza. Mi auguro ci siano altre occasioni”.



ALLESTIRE

La colazione

È SERVITA

SILVIA SALVATORI È UNA BREAKFAST COACH: LE SUE COMPETENZE L’HANNO PORTATA NELLE SALE COLAZIONE DI NUMEROSI HOTEL ITALIANI, PER ORCHESTRARE LA COLAZIONE PERFETTA.

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di Antonella Zaghini / ph Riccardo Gallini

Puoi avere girato il mondo, attraversato oceani e continenti. Eppure, a ben pensarci, ogni giornata del perfetto viaggiatore si apre con il mondo delle colazioni, un viaggio fra sapori, colori ed emozioni che un luogo sa suscitare. Allestire una colazione con la C maiuscola oggi è un vero e proprio mestiere e, se sai farlo al me-

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glio, puoi fare viaggiare i tuoi ospiti in punta di forchetta e coltello. Ne sa qualcosa Silvia Salvatori, riminese, cresciuta in una famiglia di albergatori. Quelle famiglie per cui l’ospite è sacro e va coccolato fin dal primo mattino. Silvia lavora da anni nel settore dell’ospitalità e in veste di

breakfast coach cura i buffet che riempiono occhi e cuore quando dalla camera dell’albergo si arriva nel salone delle colazioni: “Da buona romagnola, l’ospitalità fa parte del mio DNA. A questo lavoro ci sono arrivata passo dopo passo”. L’infanzia in albergo, a seguire gli studi d’arte a Urbino. Poi un’esperienza negli studi pub-


blicitari, dove è nata la passione per la comunicazione. Comunicazione e food: di questi tempi nulla è più comunicativo di un piatto ben presentato. “Il cibo – racconta Silvia – è comunicazione. Ti racconta un territorio. Ma ha anche una sua storia personale: come è stato preparato, chi lo ha preparato. Il cibo, quando è bello e ben presentato, ti attrae e ti regala emozioni”. La sua passione e il suo lavoro Silvia li mette a disposizione di hotel che si avvalgono della sua esperienza per allestire colazioni memorabili. Diverse le collaborazioni in curriculum, fra queste il Villa Rosa Riviera e il gruppo Toni Hotels di Rimini, il Concorde di Riccione, andando in giro per l’Italia il gruppo Chic, l’Hotel Flora e il Bernini di Firenze, il Ripa di Roma e altre collaborazioni con la catena Holiday Inn. Il segreto per la colazione perfetta? Passione, intuito, capacità comunicative, visione d’insieme, diversi sono i passi per arrivare all’effetto finale, a quell’inebriante profumo di brioche e di torte appena sfornate che ti scalda il cuore. “Il mio è un lavoro di nicchia, collaboro soprattutto con hotel dalle tre stelle in su. Costruire una colazione perfetta significa prima di tutto impostare la parte visiva: la posizione dei tavoli e a seguire quella del cibo. Ci sono buffet che, pur offrendo tanto, non catturano l’occhio perché il cibo è mal presentato e l’esposizione è confusa. Per esperienza, la prima cosa che una persona al mattino vuol vedere appena arriva in sala sono i carboidrati. Perché è la prima cosa che chiede

il nostro fisico al risveglio”. Fondamentale, insegna Silvia, è che cosa si porta in tavola. “Come dicevamo il cibo è comunicazione, quindi diventa fondamentale la collaborazione con i produttori locali per raccontare il territorio. Faccio solo un paio di esempi: se dovessi allestire un corner salato, a Firenze per prima cosa m’immagino del buon pane toscano da accompagnare con il prosciutto. In Romagna potrebbe mancare la piadina? Magari accostata a formaggi, salumi e conserve del posto. Una serie di selezionati cibi di qualità ed ecco che hai già raccontato una storia. L’altra storia da raccontare, altrettanto importante, è come il tutto viene fatto. Se tu porti in tavola una torta perfetta e non dici nulla di più è una torta come tante, ma se la torta è stata fatta in casa e tu racconti come è stata realizzata, ecco che già regali un’emozione”. Infine, da non sottovalutare il capitolo moda. Come negli abiti, nel design, ogni stagione porta con sé certezze e sospirate novità. Così le uova diventano uno degli alimenti più versatili e attuali, i panini farciti una possibilità per accostamenti particolari e le monoporzioni dolci una felice coccola del risveglio. “Il mattino – conclude Silvia – è il momento in cui puoi ancora stupire il tuo ospite. Penso che preparare una colazione sia un atto di passione. La curiosità, la ricerca delle materie prime, i colori e i sapori, gli effetti delle luci e delle ombre danno vita a tavole di una bellezza inconfondibile, come nel migliore lavoro sartoriale”.

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VINCERE

Una mente

GUERRIERA MENTAL COACH, SCRITTRICE E TRIATLETA, ROBERTA LIGUORI HA SCONFITTO IL CANCRO CON LA SUA DETERMINAZIONE, E IL SUO AMORE PER LA VITA, CHE RACCONTA NEL SUO LIBRO E IN GIRO PER IL MONDO.

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Vincere la sfida più importante: quella con la vita. È quello che ha fatto la riccionese Roberta Liguori, 44 anni. Una sportiva, triatleta, allenatrice mentale e scrittrice, abituata a spingersi oltre ai propri limiti, che è riuscita a sconfiggere il cancro. Ora Roberta, che ha anche scritto un libro su questa sua esperienza, Perché io sogno forte, se ne va in giro per l’Italia e il mondo a raccontare alle persone che si può e si deve reagire a questo e a tutti gli ostacoli che la vita ci mette davanti. Abbiamo chiesto a questo esempio di forza e determinazione di svelarci come è riuscita a superare questo complicato periodo della sua esistenza. Chi è Roberta Liguori? “È una donna molto curiosa, solare, in continua evoluzione e molto dinamica. E proprio per questo ha trovato delle attività che le permettono di assecondare questi suoi valori. Infatti è una mental coach, una scrittrice, trainer internazionale di PNL [Programmazione Neuro Linguistica, N.d.a.], Comunicazione, ma anche una triatleta”. Si sente più mental coach, scrittrice o triatleta? “Io sono la combinazione di tutte queste attività. Secondo me,

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di Nicola Luccarelli / ph Carlo Maino

una non potrebbe esistere senza l’altra. Questi mestieri li ho iniziati in contemporanea e quindi utilizzo le mie abilità di coach e mind trainer, prima di tutto, su me stessa come triatleta per raggiungere i risultati sportivi. Ed è grazie a questi risultati che posso permettermi di insegnare ad altre persone come raggiungere i loro”. A un certo punto, però, ha dovuto superare l’ostacolo più difficile della sua vita: quello del cancro. Come è riuscita a sconfiggerlo? “Ho scoperto di avere il cancro nel 2012, mentre stavo facendo una doccia. Per me è stato molto strano, perché ero e sono una ragazza sportiva, non ho mai bevuto o fumato, mi sono sempre allenata parecchio, tanto che mi sono pagata gli studi facendo l’istruttrice di aerobica. Ho combattuto questo male con la chemioterapia, la radioterapia, con un’operazione. I medici, all’inizio, erano molto scettici sull’esito delle cure, perché questo cancro era molto aggressivo. La cosa meravigliosa è stata che, alla fine, quegli stessi dottori mi hanno detto che i trattamenti avevano avuto un esito straordinario e questo grazie al mio atteggiamento”.

Quanto è cambiata da allora? “Questa esperienza è stata la conferma di una evoluzione, che avevo già intrapreso in precedenza. Quando ho iniziato a studiare la crescita personale e la programmazione neuro linguistica sono molto cambiata, perché lo studio di questa disciplina ha trasformato la mia mente e il mio approccio alla vita. In principio ero molto scontenta delle cose e davo sempre la colpa agli altri se non ottenevo dei successi. Sono riuscita a trasformare qualsiasi sfida in un’opportunità, anche quella del cancro”. Sta portando la sua esperienza in giro per il mondo, vero? “Sì, esattamente. Uso la mia esperienza come metafora per insegnare alle persone come si possono vincere le tante sfide della vita. Richard Bandler, il padre della programmazione neuro linguistica, dice: Sai qual è il motivo principale per cui tu hai dei problemi? Perché sei nato! Il fatto che noi siamo nati, che siamo essere umani, ci porta ad avere delle sfide da vincere”. Quante persone si rivolgono a lei per superare i periodi bui?


“I MEDICI ERANO MOLTO SCETTICI SULL’ESITO DELLE CURE. LA COSA MERAVIGLIOSA È STATA CHE, ALLA FINE, QUEGLI STESSI DOTTORI MI HANNO DETTO CHE I TRATTAMENTI AVEVANO AVUTO UN ESITO STRAORDINARIO GRAZIE AL MIO ATTEGGIAMENTO”.

“Sono titolare di una società di formazione e, ogni tanto, tengo corsi a cui partecipano migliaia di persone. Io, però, non riesco a seguire tutti questi corsi, e quindi ho deciso di creare una squadra di validissimi coach. Lo scorso anno abbiamo seguito, direttamente o indirettamente, circa 7.000 persone.” Nonostante tutti questi impegni, trova ancora il tempo per partecipare a qualche competizione sportiva? “Sì, faccio ancora gare di Triathlon, tra cui gli Ironman. Ho partecipato a tre Ironman completi, mentre al quarto sono stata punta

in bocca da una medusa e ho dovuto interrompere la gara per una forte reazione allergica”. Sta lavorando a qualche altro progetto in questo momento? “Non a uno solo, ma a tre grandi progetti. Il primo riguarda il percorso Mind Training, che consiste in ore di allenamento con me, via video ed e-book per diffondere il più possibile il concetto di mind training. Sarà possibile acquistarlo sul mio sito. Poi, nel prossimo anno, uscirà anche un libro sulla PNL, scritto a quattro mani con il mio collega Alessandro Mora, più un altro libro in uscita sempre nel 2019”. IN MAGAZINE

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UNIRE

Una favola

DI EVENTO IL PRIMO APPUNTAMENTO DI VIAGGIO PRIMO, EVENTO IDEATO DA SERGIO ANTOLINI, È DEDICATO A PINOCCHIO. UNA KERMESSE CHE UNISCE LETTERATURA, ARTE, DANZA E MUSICA, E STRIZZA L’OCCHIO AI PIÙ PICCOLI.

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di Marialù Bertolini / ph Riccardo Gallini

C’era una volta Pinocchio. Il burattino più celebre del pianeta, si materializza in un grande evento scritto e ideato da Sergio Antolini, fondatore di Augeo Art Space, luogo dedicato all’arte e alla cultura in Palazzo Spina. Il racconto di Carlo Collodi rappresenta il primo atto di Viaggio Primo, kermesse culturale che mette in relazione artisti emergenti e tre opere della letteratura favolistica, epica e di fantascienza unite dal tema del viaggio: quello della vita con Pinocchio, della fantasia con Ventimila leghe sotto i mari e infine il viaggio nell’ignoto con l’Odissea. A ogni quadrimestre corrisponde un romanzo e una mostra contaminati dalla musica, dalla danza

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e dal cinema. Viaggio Primo è dedicato a Primo Antolini, maestro elementare e imprenditore molto stimato del territorio, recentemente scomparso, fondatore dell’azienda Paglierani di Poggio Torriana e padre di Sergio, regista del progetto. Il 5 gennaio Augeo diventa per una settimana palcoscenico del delizioso burattino con una mostra di Federico Santini curata dal professor Marco Baldassari. A Palazzo Spina sei opere uniche su supporti di legno, metallo, vetro e tela, una scultura e un’installazione realizzata con 25 disegni che narrano la fiaba per opera degli alunni della II B della scuola elementare Margherita Zoebeli di Santa Giustina di Rimini. Parte integrante del progetto, un esclusivo cofanetto che custodisce le sei litografie delle opere di Santini in edizione numerata e un libro illustrato dai bambini. Domenica mattina 6 gennaio, appuntamento al cinema Fulgor per la visione del grande classico di Walt Disney. In quest’occasione, ad accogliere il pubblico, i volontari di Amici di Augeo. L’ingresso è a offerta libera, e i proventi saranno completamente devoluti a La casa di Simone, progetto coordinato da

Stefano Vitali della Papa Giovanni XXXIII per Condivisione fra i Popoli. Viaggio Primo segna la partenza di Amici di Augeo. Una grande squadra per la raccolta fondi a favore della costruzione di una casa famiglia a Nairobi, luogo nevralgico per l’integrazione e la crescita dei bambini di strada. Lunedì 7 gennaio Augeo Art Space apre a 50 alunni delle classi seconde della scuola primaria Margherita Zoebeli, guidati dall’artista Santini, che terminerà un’opera volutamente incompiuta insieme ai piccoli visitatori. Si chiude il sipario domenica 13 gennaio. Augeo si trasforma in un grande teatro virtuale: è l’orchestra dell’associazione culturale Gan Eden con il maestro Karsten Braghittoni a intonare le note che rievocano l’amato burattino in un concerto straordinario, animato magistralmente da una notevole compagnia di danza coordinata da Claudio Gasparotto. Il lieto fine di questa meravigliosa favola, coordinata da Maria Luisa Bertolini, è un arrivederci alla primavera con il secondo atto, che sarà dedicato all’Odissea. In autunno poi, sarà la volta della grande avventura con Ventimila leghe sotto i mari.


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DONARE

Scegliere

DI SALVARE TRAMITE LA DONAZIONE DEL MIDOLLO OSSEO È POSSIBILE SALVARE LA VITA DI UOMINI, DONNE E BAMBINI AFFETTI DA TUMORI DEL SANGUE. L’OBIETTIVO DELL’ASSOCIAZIONE ADMO È DI SENSIBILIZZARE E PORTARE SEMPRE NUOVI DONATORI.

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di Nicola Luccarelli / ph Riccardo Gallini

Donare il midollo osseo è un atto d’amore. Ogni anno, in Italia, circa 1.800 pazienti sono in attesa di un trapianto di midollo osseo e, purtroppo, i casi di diagnosi di malattie oncoematologiche sono in aumento. È per questo che ADMO (Associazione Donatori Midollo Osseo) dal 1990 ha l’obiettivo di spingere sempre più persone a donare. Questa associazione conta diverse sedi regionali e in Emilia-Romagna esistono ben 10 sezioni provinciali. Quella di Rimini, ad esempio, è nata nel 2011. Una delle referenti è Letizia Pellutiè, piemontese di 33

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anni, che ricopre anche la carica di consigliere ADMO EmiliaRomagna. Letizia, da quando è in ADMO? “Dal 2014 sono volontaria in ADMO Piemonte. Mi sono trasferita a Saludecio nel 2016, sono diventata potenziale donatrice e volontaria in ADMO EmiliaRomagna”. Quanti volontari operano all’interno della sezione di Rimini? “I volontari sono circa 15”. E, invece, quanti donatori conta questa sezione? “Ad oggi, in ADMO Rimini sono 1.799”. Negli ultimi anni, in EmiliaRomagna, sono aumentate o diminuite le donazioni di midollo osseo? “Le donazioni effettive sono in aumento: sono state 18 nel 2015, 33 nel 2016, 21 nel 2017 e nel 2018, fino al 30 settembre, 31 più 4 linfocitosi.” Fino a che età si può donare? “I requisiti necessari per iscriversi nel Registro sono un’età fra i 18 e 35 anni, un peso di almeno 50 kg e un buono stato di salute generale. Si resta poi iscritti in IBMDR [Registro Italiano Donatori Mi-

dollo Osseo, N.d.a.], e si può essere chiamati a donare fino a 55 anni di età”. Perché molte persone hanno paura di donare il midollo osseo? “Spesso viene confuso il midollo osseo, composto da cellule staminali emopoietiche che originano i componenti del sangue, con il midollo spinale, quindi si ritiene che donarlo comporti gravi danni fisici e forte dolore, ma la donazione di midollo osseo è una procedura sicura, che non crea alcun danno al donatore”. Che tipo di iniziative organizzate per sensibilizzare la gente a donare? “Attività informative come l’appuntamento mensile tramite kit salivale all’Ospedale Infermi di Rimini, ma anche incontri con i ragazzi degli istituti superiori, e raccolta fondi nei periodi di Pasqua e Natale”. Perché è così importante continuare a donare midollo osseo? “La donazione del midollo osseo è una procedura salvavita e di guarigione per bambini, uomini e donne in attesa di trapianto. Ciascuno può fare la differenza attraverso una scelta consapevole”.


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Rimini (RN) Via Sassonia 2 - Tel. 0541/742742

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Offerta valida fino al 31/12/2018 in caso di permuta o rottamazione di un veicolo posseduto da almeno 6 mesi. Presso i concessionari che aderiscono all’iniziativa, solo per vetture disponibili in stock. *La garanzia Toyota Hybrid Service si aggiunge alla garanzia legale ed a quella convenzionale descritta nel libretto di Manutenzione e Garanzia. Sono coperte da tale garanzia le componenti ibride, quelle meccaniche non soggette ad usura e la batteria ibrida. Per consultare l’elenco completo delle componenti incluse nel programma visita toyota.it/assistenza. Si può beneficiare della garanzia Toyota Hybrid Service solo in caso di regolare manutenzione presso la rete autorizzata Toyota, secondo i termini ed alle condizioni stabiliti nel programma Toyota Hybrid Service. Sono in ogni caso escluse le vetture Taxi/NCC. La garanzia Toyota Hybrid Service ha una durata di un anno o di 15.000 km e può essere rinnovata fino al decimo anno dalla prima immatricolazione o a 250.000 km (a seconda di quale evento si verifichi per primo). Per maggiori info toyota.it. Immagini vetture indicative. Valori massimi NEDC correlati riferiti alla gamma Auris Hybrid Touring Sports: consumo combinato 22,2 km/l, emissioni CO2 103 g/km. Valori massimi NEDC correlati riferiti alla gamma Yaris Hybrid: consumo combinato 23,8 km/l, emissioni CO2 96 g/km. Valori massimi NEDC correlati riferiti alla gamma C-HR Hybrid: consumo combinato 26,3 km/l, emissioni CO2 86 g/km. Valori massimi NEDC correlati riferiti alla gamma RAV4 Hybrid: consumo combinato 17,8 km/l, emissioni CO2 127 g/km. (NEDC - New European Driving Cycle - correlati ai sensi del Regolamento UE 2017/1151).

Auto In- Gruppo Di.Ba.

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Offerta valida fino al 31/12/2018 in caso di permuta o rottamazione di un veicolo posseduto da almeno 6 mesi. Presso i concessionari che aderiscono all’iniziativa, solo per vetture disponibili in stock. *La garanzia Toyota Hybrid Service si aggiunge alla garanzia legale ed a quella convenzionale descritta nel libretto di Manutenzione e Garanzia. Sono coperte da tale garanzia le componenti ibride, quelle meccaniche non soggette ad usura e la batteria ibrida. Per consultare l’elenco completo delle componenti incluse nel programma visita toyota.it/assistenza. Si può beneficiare della garanzia Toyota Hybrid Service solo in caso



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