Tariffa R.O.C.: Poste Italiane s.p.a. - Spedizione in A. P. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 1, DCB - FILIALE DI FORLÌ - Contiene i. p. - Reg. al Tribunale di Forlì il 20/02/2006 n. 6 - EURO 3,00
PESARO N° 2 AGOSTO/SETTEMBRE 2018
TINAZZI
Marcella
IL VALORE DELLA SCUOLA IN UN MONDO CHE CAMBIA
FLOWER POWER / Garden Club di Pesaro GRANAROLA / Abitare un castello WASHINGTON PATRIGNANI / Il mare nel cuore
EDITORIALE
SOMMARIO
I
In questo secondo numero incontriamo Marcella Tinazzi, Dirigente dell’Ufficio Scolastico Provinciale, che ci parla del valore della scuola in un mondo che cambia. Scopriamo le attività culturali, sociali e gastronomiche di Benedetta Leonardi, Don Marco Di Giorgio e Iuri Fazi, tre pesaresi intraprendenti e creativi. Con Anna Cerboni Baiardi, Emanuela Scavolini e Franca Gambini scopriamo il Garden Club di Pesaro. Un esempio virtuoso di recupero e trasformazione è il castello di Granarola, oggi Long Stay House. Dalla collina passiamo al mare e ripercorriamo la vita di Washington Patrignani, ideatore e fondatore del Museo del mare. E ancora, incontriamo Giovanni Piscaglia, Carlo Beccatti e Carlo Piazzesi, la Gioachino Orchestra, Ninna Cabiddu e Isabella Marini. Non resta che augurarvi buona lettura! Andrea Masotti
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ANNOTARE
Brevi IN
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ESSERE
Marcella Tinazzi
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INVENTARE
L’idea che conta
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GUSTARE
Storia della freschezza
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COLTIVARE
Flower Power
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ESPLORARE
Abitare un castello
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EDIZIONI IN MAGAZINE S.R.L. Via Napoleone Bonaparte, 50 - 47122 Forlì Tel. 0543.798463 / Fax 0543.774044 www.inmagazine.it info@inmagazine.it DIRETTORE RESPONSABILE: Andrea Masotti REDAZIONE CENTRALE: Clarissa Costa, Gianluca Gatta, Beatrice Loddo COORDINAMENTO DI REDAZIONE: Simonetta Campanelli- 335 5262743 nelli@simonettacampanelli.it ARTWORK: Lisa Tagliaferri IMPAGINAZIONE: Francesca Fantini UFFICIO COMMERCIALE: Irena Coso, Laura De Paoli, Giacomo Moretti STAMPA: La Pieve Poligrafica Villa Verucchio (RN) ANNO XII - N. 2 Chiuso per la stampa il 26/7/2018 Collaboratori: Roberto Bagazzoli, Simonetta Campanelli, Mariadele Conti, Ettore Franca, Giovanna Patrignani, Silvia Sinibaldi, Maria Rita Tonti, Solidea Vitali Rosati. Fotografi: Laura De Paoli, Leo Mattioli, Luca Toni, Solidea Vitali Rosati. Seguici su FB: www.facebook.com/ edizioni.inmagazine
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SUONARE
Giovani cigni
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LEGGERE
Assaggi di paradiso
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CREARE
Barocco High-tech
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CONOSCERE
Il mare nel cuore
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INTERPRETARE
Edizioni IN Magazine si impegna alla salvaguardia del patrimonio forestale aderendo al circuito di certificazione di FSC-Italia.
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Sotto la leggenda
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SCEGLIERE
Spalla a spalla
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ANNOTARE
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dell’estate! Per vincere una borsa Brandina, partecipa al contest estivo: dopo aver messo mipiace alla pagina Facebook, e aver seguito il profilo Instagram, è il momento di fotografare un accessorio Brandina con il segno di vittoria, scatenando la tua fantasia. Parola d’ordine divertimento! Pubblica la foto su Instagram o Facebook, senza dimenticarti di taggare @brandinatheoriginal e tre amici, e nella didascalia scrivi l’hashtag #brandinafirst. Ogni lunedì la foto più originale, selezionata dallo studio Morosini, sarà condivisa sui social del brand e il suo autore vincerà una borsa Brandina.
amministratore delegato della Edil CP, la società di costruzioni che opera nel settore specifico con comprovata esperienza e serietà, e che guida i clienti per tutto il percorso di ristrutturazione per la propria casa, è il direttore responsabile del periodico della buona edilizia Ristrutturo in classe A, nel quale illustra tutte le opportunità e modalità per ristrutturare la casa secondo i principi di bio-edilizia e di risparmio energetico, chiavi in mano. Bio-edilizia significa ridurre al massimo l’impatto ambientale, significa una filosofia di vita green, utilizzo di materiali di costruzione particolari e accorgimenti architettonici e tecnologici per un maggiore risparmio energetico e minore spreco di risorse. Anche in questo settore, affidarsi a un unico interlocutore, punto di riferimento per la progettazione, le pratiche amministrative e soprattutto l’intero processo di realizzazione per ristrutturare e, al tempo stesso, salvaguardare l’ambiente, è una soluzione perfetta per essere certi che tutto questo sia curato da ogni punto di vista, per poter giungere assieme alla fine del percorso di rinnovamento. Usufruendo inoltre delle detrazioni fiscali. (Ph Laura De Paoli)
i nuovi preziosi modelli estivi delle sue collezioni. Timepieces presenta una linea di orologi dal design floreale: quattro inediti modelli G-Timeless e G-Frame, decorati con motivi ispirati alla natura. La collezione Fine Jewelry, poi, si arricchisce di sei colorati ciondoli in oro 18 carati, che offrono nuove interpretazioni degli elementi tipici con diamanti, perle e motivi animalier. L’inconfondibile dettaglio della doppia G della collezione GG Marmont, uno dei simboli Gucci più forti e riconoscibili, ispira oggi una nuova linea che comprende tre collane molto femminili lavorate in resina color turchese e argento con finitura anticata, il cui elemento centrale è il motivo floreale, e due anelli cocktail in argento, che presentano gli stessi codici di design con un motivo in 3D. Un altro pezzo di rilievo è la spilla GG Marmont, impreziosita da una delicata incisione sulla parte posteriore. Per la linea Le Marché des Merveilles troviamo invece orologi unisex, oltre che quattro collane e anelli dai colori brillanti e animalier, offrendo una raffinata interpretazione della testa di felino, un motivo identificativo della Maison. Potete trovare le nuove collezioni Gucci presso la gioielleria Bartorelli di Pesaro. 8
IN MAGAZINE
Una vocazione AL RELAX PESARO Come cartoline di un tempo, la spiaggia Lido dell’Hotel
Excelsior, ha toni di bianco e nero con transizioni di grigio o color seppia che si rinnovano nell’azzurro del mare Adriatico. Una vita descritta da luce speciale, per quanti vi passano l’estate o solo una giornata balneare, diversa e impareggiabile. Senza il chiasso del mondo, accompagnato dal solletico delle onde, sotto ampi ombrelloni in stile Novecento, il Lido di Pesaro dichiara la sua vera vocazione nella zona relax, con due vasche idromassaggio e gazebo per il benessere e la bellezza del corpo. Salottini all’ombra di un ristorante raffinato, ma informale, permettono una piacevole conversazione degustando i piatti del nostro chef Gianni Castellana. Il bar del Lido Excelsior offre il servizio fin sotto gli ampi ombrelloni, con un’ampia varietà di menu. Per tutta l’estate la kermesse di appuntamenti con cene, degustazioni, serate a tema e musica live animerà gli ambienti del Lido Excelsior. Per info e prenotazioni 0721 630011 o info@excelsiorpesaro.it Hotel Excelsior - Lungomare Nazario Sauro 30/34 Pesaro www.excelsiorpesaro.it
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ANNOTARE
Premio Circolo della STAMPA/PESARO
Compasso d’Oro ADI PER IFI
PESARO Il Premio 2018 del
PESARO Ifi è orgogliosa di
annunciare la vittoria del secondo Compasso d’Oro della sua storia, grazie al progetto di gelateria compatta PopApp (design ifi R&D dept.) e l’assegnazione di una Menzione d’Onore, per la vetrina pasticceria Colonna, disegnata da Giulio Iacchetti. Il Compasso d’Oro ADI è il premio di riferimento per il mondo del design e la giuria internazionale ADI ha motivato la scelta di PopApp sottolineando il carattere altamente innovativo del progetto e le sue doti di “compattezza e trasportabilità”, che “permettono di portare ovunque nel mondo non solo il gelato, ma anche il sapore del design italiano”.
Una serie DIVERSA PESARO In Lifestyle: distinguiti per come sei è il progetto ideato da Giacomo Moretti, giovane comunicatore. Prevede la realizzazione di 10 diversi filmati della durata di circa 25 minuti, per trattare gli argomenti attraverso la scelta d’interpreti, personaggi o aziende, d’indiscusso valore sociale. I protagonisti hanno un’identità specifica, un carattere, uno stile di cui vanno fieri. In un connubio tra arte, moda e atteggiamento. Il filo conduttore di ogni puntata è il concetto di Lifestyle come politica aziendale delle imprese, consuetudine e classe dei personaggi pubblici, raffinatezza del linguaggio espressivo usato. Per valorizzare la diversità tramite la qualità del pensiero: per vivere meglio! (S.C. – Ph Laura De Paoli)
Circolo della Stampa/Pesaro è stato assegnato a: Marica Branchesi, astrofisica; Ugo Ciarlatani, diplomatico; Filippo Del Bene, neuroscienziato. All’insegna dello sport, invece, il Premio Speciale 2018, relativo agli anniversari, è andato al Pesaro Baseball, per i suoi 50 anni di storia, e alla Vis Pesaro 1898, per i 120 di storia. Inoltre, è stata pronunciata una dedica speciale alla Victoria Libertas Pallacanestro a 30 anni dal primo scudetto (1988-2018). Il Premio Orgoglio Pesarese, recentemente istituito “perché ciò che di buono abbiamo, non rischi di andare perduto”, è stato riconosciuto a Lucia Ferrati, “per il suo impegno culturale”, e ad Asia D’Arcangelo, “per la sua contagiosa voglia di vita”. (S.C. – Ph Leo Mattioli)
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IN MAGAZINE
ESSERE
Cerco la
BELLEZZA DA DIRIGENTE SCOLASTICO DEL LICEO MAMIANI A DIRIGENTE DELL’UFFICIO SCOLASTICO PROVINCIALE, MARCELLA TINAZZI CI PARLA DEL VALORE DELLA SCUOLA IN UN MONDO CHE CAMBIA. di Silvia Sinibaldi / ph Leo Mattioli
I
In una domanda le sue passioni, la Provenza e le rose, e la passione stessa, cifra del suo approccio alla vita: meglio un roseto o un campo di lavanda? “Devo per forza scegliere? È troppo banale dire entrambi? Costretta a scegliere dico le rose, non le top model a gambo lungo, le piccole rose quasi selvatiche che resistono alla scarsa attenzione nei giardini delle case.” A cosa deve questa preferenza? “Al piccolo giardino di mia madre, disordinato, con strani accostamenti floreali, nel quale però, in primavera, vinceva su tutto il profumo delle rose.” È facile parlare con Marcella Tinazzi. Una volta si sarebbe definita provveditore agli studi, oggi più correttamente Dirigente dell’Ufficio Scolastico Provinciale. L’istruzione, in tutti i campi e nelle sue numerose varianti, fa capo a lei. È abituata al confronto e a prendere decisioni, ma anche ai ragazzi, al popolo degli insegnanti e dunque a un mondo complesso, pieno d’inte-
razioni, in cui la professoressa Marcella Tinazzi, due lauree, una figlia e due nipoti, ha il ruolo della sinapsi.” Dall’alto del suo incarico, al netto di onori e oneri, non le manca un po’ sentirsi chiamare prof? “Ah, se mi manca! Mi manca il rapporto quotidiano con i ragazzi. La mia porta d’insegnante, come di preside, è sempre stata aperta e questo ha permesso relazioni, conoscenze, l’ascolto di racconti, di timori, di sconsolazioni tutto in presa diretta. Ricordo benissimo, ho lasciato la presidenza del Liceo Mamiani nel 2017. Come un fulmine a ciel sereno mi sono trovata a vivere in tutt’altro contesto. E ricordo benissimo quella sensazione di operoso silenzio che ho provato varcando il mio nuovo ufficio. Nessuna traccia del vociferare degli studenti, il ritmo blando dell’entrata a scuola, il caos finale all’uscita. Frotte di ragazzi che mi hanno chiesto molto, ma mi hanno dato tantissimo.” Spero sia un retaggio del passato ma ripetere la parola provveditore, così maschiIN MAGAZINE
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IN QUESTE PAGINE, MARCELLA TINAZZI, DIRIGENTE DELL’UFFICIO SCOLASTICO PROVINCIALE.
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le e così austera, e sovrapporla ai tratti delicati del suo volto e del suo fare in genere, riesce ancora difficile a qualcuno? “I tempi cambiano più velocemente di quanto riusciamo a percepire, però è stato così. Anni fa ero dirigente di un istituto comprensivo e una mattina ho ricevuto la telefonata di un genitore che voleva parlare con il preside. Sono io, l’ho rassicurato. Ho detto che voglio parlare con il preside, ha ribadito seccato. Sono Marcella Tinazzi, preside di questa scuola. E lui ha chiuso il telefono. Oggi in Italia ci sono circa 100 dirigenti scolastici. La maggioranza sono ancora uomini.” E lei risponde facendo squadra con le donne? “Se partiamo dalla fine, posso dirle che lo staff con cui lavoro è composto solo di donne. E sono fortunata perché siamo in sintonia e capaci di vicendevole supporto. Riavvolgendo il nastro ricordo benissimo situazioni di misoginia, dove la differenza di genere era tutt’altro che un’opportunità. Dove la differenza di genere era un handicap nel mondo del lavoro. Con le novità introdotte nel 2000 la dirigenza non è stata più una scelta specialistica. Da allora i dirigenti si muovono sia orizzontalmente che verticalmente: io appartengo alla prima generazione figlia di questi cambiamenti e per molto tempo la motivazione della mancata specializzazione fu strumentalmente
“MI MANCA IL RAPPORTO QUOTIDIANO CON I RAGAZZI. LA MIA PORTA D’INSEGNANTE, COME DI PRESIDE, È SEMPRE STATA APERTA E QUESTO HA PERMESSO RELAZIONI, CONOSCENZE, L’ASCOLTO DI RACCONTI, DI TIMORI, TUTTO IN PRESA DIRETTA.”
utilizzata contro le donne.” Per Marcella Tinazzi l’innovazione è questione di DNA. Perché ora governa le scuole della Provincia in una fase in cui l’innovazione è così penetrata nelle categorie del sapere, della civiltà, della vita in senso pieno, che anche la scuola non può più rinunciare a confrontarsi. “La scuola deve stare al passo coi tempi da sempre. Ma questi tempi ora sono un passo obbligato, perché da qui non si torna più indietro. La partita è utilizzare nella didattica tutte le infinite opportunità offerte dalla tecnologia, ma quello che non abbiamo ancora individuato con chiarezza è un codice di comportamento che agevoli la vita scolastica. Io, nei confronti di queste innovazioni, provo un sincero entusiasmo; però non manco di rilevare il cattivo uso che della tecnologia oggi si fa. Per esempio, è vero che oggi i ragazzi sono pienamente assorbiti dallo smartphone o dal tablet, però è anche vero che il
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frequenta la prima elementare ha già un suo bagaglio di conoscenze, in certi casi anche più della maestra, che gli va riconosciuto e che deve essere utilizzato per migliorare la qualità del suo apprendimento. Ho due nipoti che mi godo la gioia di seguire quotidianamente, un po’ anche per consolarmi di non averlo potuto fare con mia figlia, che ho avuto giovanissima: questo mi permette di vivere da vicino l’evoluzione dei ragazzi e i bisogni che esprimono. La loro vicinanza rafforza
mondo virtuale dà a tutti libero accesso alle informazioni, alla conoscenza, e questo è un fatto straordinario. Al Mamiani decisi di acquistare 66 portatili, uno per classe, e introdussi il registro elettronico. Non mancarono forti resistenze, ma a distanza di poco tempo nessuno tornerebbe al registro cartaceo. Tutti, anche i più reticenti, apprezzano la semplificazione anche dei colloqui con i genitori.” In Europa, e non solo, ci sono scuole dove è vietato introdurre cellulari, oppure istituti dotati di dissuasori di rete che rendono inutilizzabili i cellulari. In Italia è impensabile? “In Italia si riflette su questo come negli altri Paesi. Il divieto di portare cellulari in classe presuppone però armadietti adeguati e sicuri dove mettere i cellulari. Anche la funzionalità dei dissuasori è stata testata, ma hanno un difetto: costano moltissimo. Non dobbiamo comunque dimenticare che abbiamo modificato abitudini radicatissime come quella del fumo. Oggi a scuola non si fuma e le violazioni si contano sulle dita di una mano.” Però diciamoci la verità, è imbarazzante trovarsi nei confronti dei figli e dei giovani in generale a saperne meno di loro. “Oggi un bambino di sei anni che 16
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“NON MI CHIEDA DI PARLARE DEL DISASTRO GENERAZIONALE, PERCHÉ IO PROPRIO NON LO VEDO. CREDO FERMAMENTE NEI NOSTRI GIOVANI E IN QUELLI CHE VERRANNO. HANNO OPPORTUNITÀ CHE NESSUNO PRIMA DI LORO HA MAI AVUTO E LE SANNO SFRUTTARE.”
la mia empatia con il mondo dei giovani e del sapere. Oggi è ancora la scuola a fare la differenza, è ancora la scuola che ti permette di essere, di essere qualcuno in un contesto. E non mi chieda di parlare del disastro generazionale, perché io proprio non lo vedo. Credo fermamente nei nostri giovani e in quelli che verranno. Hanno opportunità che nessuno prima di loro ha mai avuto e le sanno sfruttare.” Conoscere è un desiderio che non tramonta mai. E infatti Marcella Tinazzi ama viaggiare. “Mi piacerebbe poter fare viaggi più lunghi ma l’estate, paradossalmente rispetto alla vulgata, è la stagione per me più densa d’impegni. Mi accontento di piccole incursioni nel mondo. Cerco la bellezza, perché vivendo nel nostro Paese, siamo immersi nella bellezza e sappiamo quanto bene faccia al cuore e alla mente.”
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INVENTARE
L’idea che
CONTA
TRE PESARESI SPECIALI, PROTAGONISTI DEL LORO TEMPO, ALL’INSEGNA DELL’INNOVAZIONE E DELLA CREATIVITÀ, PER ARRICCHIRE TUTTA LA CITTÀ CON ATTIVITÀ CULTURALI, SOCIALI, GASTRONOMICHE. di Maria Rita Tonti / ph Luca Toni
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G
Giovane e fresca la spinta creativa di Benedetta Leonardi, 28 anni, ideatrice di NAM colora l’arte, una collezione di libri da colorare sull’arte moderna e antica presente in città, musei, teatri e altre espressioni artistiche. Il progetto è nato da una profonda e precoce passione per l’arte. “Sono cresciuta – racconta Benedetta – respirando le storie dei mobili nel negozio di antiquariato di famiglia, proseguendo gli studi artistici nel mondo dei beni culturali passando poi nel settore del design e della grafica. Questo progetto unisce i tre universi che più mi appassionano. Ogni libro contiene una serie di disegni di particolari artistici esistenti, rielaborati a mano, accompagnati da una breve descrizione in italiano e inglese. L’obiettivo è valorizzare l’arte del territorio italiano raccontando le storie delle opere, degli artisti e degli edifici per arricchire e stimolare chi lo usa e diventare una guida interattiva della città. Ogni dettaglio artistico disegnato a mano – prosegue Benedetta – è progettato con spazi più ampi e più piccoli per lasciare la libertà di esprimersi e divertirsi con le sfumature e le tecniche più congeniali ai suoi fruitori. L’apertura di questi spazi consente anche ai più piccoli di usare il libro favorendone la creatività. Attraverso questa pratica artistica infatti bambini e ragazzi hanno la possibilità di imparare la storia dell’arte divertendosi, mentre gli adulti sono stimolati a rilassarsi attraverso i colori.” Due sono i progetti finora realizzati: Colora Pesaro e Colora i Teatri, nei quali la parte più importante è quella della ricerca. “Colora Pesaro – precisa Benedetta – è un percorso cronologico attraverso le manifestazioni artistiche del nostro territorio, partendo dalle incisioni risalenti al periodo Piceno del IV secolo a.C. per arrivare alla più moderna Urban Art presente in città. Il libro Colora i Teatri, invece, è dedicato agli amanti dell’opera lirica, dell’arte e della cultura, con grande attenzione a ogni dettaglio, disegnato a
mano.” La giovane creativa conclude: “Sono alla ricerca di una casa editrice che sposi questo progetto, permettendomi di viaggiare e raccontare le storie del nostro patrimonio culturale, creando non solo libri ma una vera e propria collezione da colorare”. Siamo sempre aperti, soprattutto la Domenica è il motto che ha simpaticamente adottato la parrocchia di San Luigi Gonzaga a Pesaro, di cui è parroco Don Marco Di Giorgio, per gli amici – e sono moltissimi, anche su Facebook – Digio. Ordinato sacerdote a soli 24 anni e mezzo, Don Marco ha da sempre espresso una vocazione gioiosa che affonda le sue radici nell’esperienza creativa dello scoutismo e in quella, altrettanto vivace, della
“SONO CRESCIUTA NELL’ANTIQUARIA DI FAMIGLIA, PROSEGUENDO GLI STUDI ARTISTICI NEL MONDO DEI BENI CULTURALI PASSANDO POI NEL SETTORE DEL DESIGN E DELLA GRAFICA. QUESTO PROGETTO UNISCE I TRE UNIVERSI CHE PIÙ MI APPASSIONANO.”
parrocchia di San Giuseppe con la sua storica Festa del Ragazzo. “Un prete – come sottolinea Don Marco – non risponde a un modello standard ma è plasmato dalle circostanze. Non credo di essere particolarmente creativo, semplicemente cerco di mettere in pratica le parole di Papa Francesco che più volte ci esorta a smettere di dire che si è fatto sempre così. Il messaggio è quello di sempre, il Vangelo non cambia ma cambiano i modi per trasmetterlo. È quello che ho sperimentato quando ero responsabile della Pastorale Giovanile ai tempi delle Giornate Mondiali della Gioventù e organizzavo le feste-incontro che le precedevano oppure quan-
BENEDETTA LEONARDI, IDEATRICE DI NAM COLORA L’ARTE.
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do per otto anni sono stato direttore della Caritas diocesana. Era il 2008, il periodo in cui cominciava la grande crisi. Si trattava di far fronte, inventandosi modalità diverse, alle nuove povertà: così sono nate le case per le persone senza fissa dimora, il centro di ascolto, la casa per padri separati, le borse lavoro.” Laureato in Filosofia e con una solida preparazione teologica e biblica, a Don Marco piace molto insegnare: lo ha fatto prima all’Istituto di Scienze Religiose e poi al Seminario Regionale di Ancona. Le sue doti di brillante comunicatore, capace di stemperare con una battuta, anche dialettale, la più seria delle circostanze, contraddistinguono anche la sua attività molto intensa come guida nei luoghi della Terra Santa. Un grande amore per una Terra che dal 2003, in piena Intifada, Don Marco ha percorso più volte accompagnando decine di gruppi nei pellegrinaggi di Capodanno e dove è tornato con una rock band, quella dei The Sun, formata da quattro giovani musicisti convertiti alla passione per il Vangelo, con cui è stato realizzato un pellegrinag-
gio con oltre 200 persone che si è concluso con un mega concerto. E non finisce qui: l’avventura Christian Rock continua con il prossimo pellegrinaggio tour che registra già numerosissime ed entusiastiche adesioni. Iuri non è stato sempre un gelataio. Fin da piccolo infatti Iuri Fazi si appassiona al judo, guadagnando nella sua carriera ben quattordici titoli nazionali e partecipando due volte all’avventura olimpica, prima a Los Angeles, a soli 23 anni, e poi a Seul. Poi, la svolta: da judoka a produttore di gelato con un insolito percor-
“UN PRETE NON RISPONDE A UN MODELLO STANDARD MA È PLASMATO DALLE CIRCOSTANZE. SEMPLICEMENTE CERCO DI METTERE IN PRATICA LE PAROLE DI PAPA FRANCESCO CHE CI ESORTA A SMETTERE DI DIRE CHE SI È FATTO SEMPRE COSÌ.”
DON MARCO DI GIORGIO, PER GLI AMICI DIGIO, PARROCO DI SAN LUIGI GONZAGA, LA CHIESA DEL QUARTIERE BARATOFF.
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DA SINISTRA: FRANCESCO, IURI E FABIO FAZI, UN PAPÀ ORGOGLIOSO TRA I SUOI FIGLI. IL SUO NOME È CON LA “I” MA ORMAI È DIVENTATO JURI PER TUTTI.
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so creativo. “Ho sempre lavorato come un matto – dice Fazi, fisico imponente e parola sciolta – per conquistare mete sempre più impegnative e superare me stesso. Poi nonostante le grandi soddisfazioni in campo sportivo e la gestione di tre palestre, ho sentito l’esigenza di cambiare rotta. L’idea del gelato è nata per caso nel ’95 dalla proposta di un amico. La gelateria si sarebbe chiamata da Juri così da poter attirare clienti anche grazie alla mia notorietà. Mi buttai nell’impresa con entusiasmo, anche se aprire una gelateria all’epoca non era così semplice come oggi. I primi tempi furono duri ma poi le cose cominciarono ad andare per il verso giusto: i clienti nella mia gelateria trovavano un prodotto sempre fresco, genuino e di qualità e le cose andarono sempre meglio tanto da ampliare il primo locale.” Ora il gelato di Juri vive e si moltiplica grazie all’impegno e all’ingegno dei due figli, Fabio e Francesco. Insieme al padre hanno mosso i primi passi e ora lavorano nel mondo del food in completa autonomia. “Come me hanno la voglia di arrivare e di non fermarsi al primo step.” Ed ecco che ora sono ben cinque i locali firmati
“L’IDEA DEL GELATO È NATA PER CASO NEL ’95 DALLA PROPOSTA DI UN AMICO. LA GELATERIA SI SAREBBE CHIAMATA DA JURI COSÌ DA POTER ATTIRARE CLIENTI ANCHE GRAZIE ALLA MIA NOTORIETÀ. MI BUTTAI NELL’IMPRESA CON ENTUSIASMO.”
Juri. “Oltre quello storico di Via Marsala – afferma con orgoglio Fazi senior – c’è Il gelato di Juri, e poi Juri Gelato Caffè, gestito da Fabio, LeBon, una creatura di Francesco, che prepara insalate, panini molto particolari con ingredienti fantasiosi, e Casa Fazi, che ha un progetto specifico per celiaci ai quali si offre gelato rigorosamente certificato. Nel locale comunque si trova di tutto, a partire dalla colazione con crostata fatta da noi. È il regno della frutta con la quale si producono gelati, centrifughe, frullati e macedonie.” La prossima idea geniale? “Un bancone dove si vende anguria freschissima, come quella che una volta i pesaresi trovavano davanti alla caserma.”
GUSTARE
Storia della
FRESCHEZZA IL GELATO: UN SIMBOLO GASTRONOMICO, UNA STORIA CHE INIZIA MOLTO LONTANO E CHE PROMETTE DI REGALARCI UN – SEMPRE TROPPO BREVE! – MOMENTO DI SOLLIEVO DALLA CALURA.
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Credo che il gelato sia una grande invenzione per ridurre la calura godendo il fresco in bocca dove, se oltre al fresco c’è anche il piacevole, si chiude il cerchio. L’uso del freddo pare risalga agli uomini di Neanderthal che, nella neve, riponevano carne della loro dieta. I discendenti presero ad apprezzare certe poltiglie di frutta che gli Egizi raffreddavano con la neve già 2.700 anni prima di Cristo. Nelle ville romane a rinfrescare ci pensavano gli schiavi, stratificando paglia e neve. A Pompei indicano qualche taberna dove si vendeva neve, rubata al Vesuvio, condita col miele. In Oriente, fredda di neve, si beveva una pappa profumata, fatta con farina cotta nel latte; mentre gli Arabi, mischiando zucchero al succo di melograni, ciliegie, cotogne, ecc. preparavano spremute fredde che, dopo le invasioni arabe, a noi sono rimaste nella parola sorbetto, da sherbet (bevanda fresca). L’avere qualcosa solido che, freddo, si sciogliesse in bocca, pare si debba a certi indigeni del Nuovo Mondo che versavano succhi di frutta e neve nel latte, mescolando l’insieme fino a quando tutto si
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di Ettore Franca
sarebbe consolidato. Nel Rinascimento si accredita ai de’ Medici un concorso, vinto da un tal Ruggeri (un pollivendolo, pensate!) che propose una mistura di zucchero, neve, poltiglia di frutta e acqua fredda profumata col nèroli o la zagara: più che un gelato sembra una… grattachecca, ma tant’è. Piacque a Caterina de’ Medici che, per le nozze col duca d’Orléans, poi Enrico II, volle a Parigi il buon Ruggeri che con la sua invenzione stupì corte e invitati. Altri accreditano l’invenzione del gelato a Bernardo Buontalenti che, per Carlo V, preparò una crema fredda fatta con latte, miele, tuorlo d’uovo e vin santo profumandolo con bergamotti, limoni ed arance. È l’antesignana della crema fiorentina. Nel tempo, il gelato si è evoluto in prodotti street food amati, non solo in estate, per merito di straordinari maestri pasticceri che hanno dato forma e gusti ai gelati ora celebri in tutto il mondo. Oggi per gelato si intende una preparazione resa solida dal congelamento che ingloba aria durante l’agitazione della miscela d’ingredienti classici (crema, cacao, nocciola, stracciatella, ecc.) o della gamma infinita di varianti (frutta, pistacchio, fragola, fichi, cachi ecc.) o, perché no, basilico, pomodoro, erbe, grana e, financo… mortadella. Artigianali o industriali, in coppa, sul cono, con lo stecco o semifreddi, dai 2-3 etti/testa/anno del dopoguerra, oggi siamo oltre i 5 kg. E le calorie? Si va dalle 100 di un sorbetto alle oltre 300 di un gelato con panna, cioccolato e noccioline.
Fatto a Pesaro #GELATOALMOLO “Guardati attorno... noi non vogliamo essere come gli altri... Per questo non ti diremo quanto i nostri ingredienti siano freschi o quali pregiate materie prime utilizziamo per preparare, almeno due volte al giorno, le nostre creme e i nostri sorbetti. Ti suggeriamo, invece, di farti tentare da tutto quello che prepariamo, dal corposo yogurt nel pozzetto agli stecchi finiti davanti ai tuoi occhi, fino alle genuine centrifughe e macedonie quasi tutte a base di frutta a km 0. Da soli, infatti, possiamo realizzare un ottimo prodotto, ma con l’aiuto dei migliori produttori di materie prime, cerchiamo di offrirne uno eccellente.” Con questa premessa, stasera il gelato lo porto io! Porto il gelato del molo: quello Genuine, servito in una location perfetta. Perché ho scelto il gelato di Gianluca e Anna Rita Bruscolini? Perché mi sono lasciata tentare dal nome stesso che i due fratelli hanno assegnato alla loro gelateria, a Pesaro in Calata Caio Duilio 93. I prodotti sono tutti selezionati, biologici, del territorio. A scegliere un gusto dal banco c’è da disorientarsi, e stupirsi, dalle numerose varietà naturali di sapori, abbinamenti voluti, colori invitanti da gustare in cono, cialda o coppetta, ma anche conetti e torte. Guardando tutti quei gelati m’incuriosisce lo stravagante gusto salsedine, un accostamento di arachide salata e variegato al caramello (che, peraltro, ha avuto il premio della selezione regionale), ma poi propendo per i gusti più richiesti: fondente vegan (a base d’acqua) e pistacchio supremo di Sicilia. Che dire? È un concentrato puro di stimolazione sensoriale. E la dieta? Quella lunedì, oggi proprio non è il caso! (S.C., ph Laura De Paoli)
Pesaro, Piazzale Carlo Albani, 1/2 0721-67729 339-4588921
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POWER TRE DONNE DIVERSISSIME TRA LORO E UN’UNICA PASSIONE CHE SI TRASMETTE, DI MADRE IN FIGLIA, DAI GIARDINI DI CASA A QUELLI DEL PALAZZO DUCALE: L’AMORE PER I GIARDINI, I FIORI E LE PIANTE, NELLA STORIA E NEL PRESENTE.
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testo e foto di Solidea Vitali Rosati
Come coltivare una passione? Tre esempi. Anna Cerboni Baiardi, storica dell’arte, curatrice della mostra I Giardini del Duca. Luoghi di delizia dai Montefeltro ai Della Rovere che ha portato la primavera all’interno delle sale della Galleria Nazionale a Urbino. L’imprenditrice Emanuela Scavolini, presidente della Fondazione Scavolini, socia fondatrice del primo Garden Club di Pesaro, una neonata realtà, molto dinamica, che unisce nella passione per i giardini storici, la natura e il giardinaggio già un centinaio di persone. Franca Gambini, agronomo, presidente dell’Accademia Agraria di Pesaro e della Società Italiana Amici dei Fiori (SIAF), artefice del recupero funzionale del Giardino Pensile di Palazzo Ducale a Urbino. Le prime due amano coinvolgere amici e conoscenti nei luoghi nascosti e meno accessibili: da ville e dimore storiche a coltivazioni di lavanda e rose antiche presenti nel nostro territorio. Attenzione, però: per loro stessa ammissione non hanno assolutamente il pollice verde come si potrebbe pensare. Sono compensate in questo dall’abilità delle rispetIN MAGAZINE
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FRANCA GAMBINI UNISCE VISIONE E SCIENZA A UNA SAPIENTE PRATICA. C’È CHI L’HA VISTA PIANTARE I FIORDALISI NELLE AIUOLE DEL GIARDINO PENSILE CHE FU PER IL DUCA FEDERICO “LA PARETE CHE LASCIA PENETRARE LA CAMPAGNA”.
tive ascendenti, mamme e nonne, piuttosto brave. Basti dire che nel periodo di giugno la casa di Scavolini è circondata da una cinta di ortensie, curate dalla madre Carolina, la cui vista è spettacolare. “Con la Fondazione – anticipa Scavolini – e l’Architetto Panzini ci occuperemo dei patriarchi vegetali per la manutenzione e salvaguardia degli alberi monumentali.” Franca Gambini, invece, unisce visione e scienza a una sapiente
pratica. C’è chi l’ha vista, anche di recente, piantare personalmente i fiordalisi in una delle quattro grandi aiuole del Giardino Pensile che fu per il Duca Federico “la parete che lascia penetrare la campagna”. Del resto “è buona regola saper fare – conferma Franca – se si vuole ottenere corrispondenza tra pensiero ed esperienza”. In Emanuela Scavolini la radice del suo interesse è filiale: “Provengo da una famiglia che non ha
IN APERTURA, ANNA CERBONI BAIARDI, FONDATRICE E PRESIDENTE DEL GARDEN CLUB DI PESARO, INSIEME A FRANCA GAMBINI, PRESIDENTE DEL SIAF. IN ALTO ANNA CERBONI BAIARDI E A LATO, FRANCA GAMBINI. NELLA PAGINA ACCANTO, EMANUELA SCAVOLINI, IMPRENDITRICE, SOCIO FONDATORE E VICE PRESIDENTE DEL GARDEN CLUB PESARO.
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mai sciolto il legame con la tradizione contadina – dice Emanuela –. Il rigore, l’ingegno, il senso di cura di mio nonno, di mio padre e mio zio provengono dalla regola dettata dalla campagna. Ancora oggi a Ginestreto abbiamo l’orto”, confessa quasi con orgoglio la discendente di una delle industrie più affermate del Made in Italy. Il Garden Club, fondato da Anna Cerboni Baiardi e Scavolini, è una dimensione sociale, scaturito dalla voglia di condividere tra affini esperienze di conoscenza, cura, impegno civico e meraviglia. L’idea che “l’uomo possa essere il suo giardino” è una delle chiavi di lettura della mostra I Giardini del Duca, che coglie aspetti interessanti delle varie personalità e del significato individuale dato, dai vari duchi, agli spazi verdi. “La dimora Francesco Maria II Della Rovere a Urbania – conferma Cerboni Baiardi – non solo era circondata da un bosco, ma internamente era affrescata da boscaglia alle pareti: volontà di un rifugio a protezione dell’anima.” Ma non solo. La mostra ha individuato percorsi per approfondimenti, avendo mappato e messo in relazione, per la prima volta, tutti i luoghi en plein air, anche quelli meno noti e quelli di cui restano le tracce solo nei documenti, realizzati nell’arco dei secoli dai Duchi.
La mostra ha raccolto l’entusiasmo del filosofo francese Bruno Pinchard, che sembrava non volesse più uscirne, interessato da un percorso il cui inizio era la copia aldina, dedicata a Guidobaldo di Montefeltro, della Hypnerotomachia Poliphili, opera fondativa nella concezione architettonica, ideologica e simbolica del giardino cinquecentesco. E dal libro al giardino il passo è breve. “L’attesa è parte della natura ed è forse la leva che muove a meraviglia – osserva Gambini, progettista, affiancata da Daniela Renzi nel recupero del Giardino Pensile –. In un contrappunto rigoroso di lavanda fioriranno i garofanini ritratti nella Città Ideale di Fra’ Carnevale, ma anche specie di tulipani autoctone e coeve al tempo dei Duchi. Poi rose antiche, in omaggio ai tanti riferimenti ornamentali che animano i fregi e le tarsie del palazzo.” Il progetto Amor Hic ha colto nel segno. Del resto, non poteva essere diversamente, avendo messo all’opera un personaggio di spicco nel settore verde nazionale, alla guida di una delle più antiche istituzioni italiane nella cultura paesaggistica e del giardinaggio come l’associazione SIAF, che non solo ha fondato nel 1956 a Firenze il primo Garden Club d’Italia, ma cura anche Il Giardino Fiorito, precursore di ogni rivista di settore editata nel bel paese.
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CASTELLO IL CASTELLO DI GRANAROLA, OGGI LONG STAY HOUSE, È STATO UN PUNTO STRATEGICO PER LA POLITICA E L’ECONOMIA MEDIOEVALE: UNA ZONA PIENA DI SUGGESTIONI TUTTE DA SCOPRIRE.
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di Ettore Franca
Lasciando Colombarone – era la bassa, quando le case erano meno – si prenda per Gradara seguendo, a sinistra, l’indicazione Granarola. Il nome, legato all’agricoltura, si vuole derivi da granarìolus (piccolo granaio) perché, in epoca romana, pare esistessero fosse per il grano che, al tempo delle scorribande dei barbari, divennero nascondiglio di granaglie e altre derrate. Altri sostengono che per i Romani il territorio era mons granatuum, virato in granarolum. Un’altra versione è legata, invece, all’intensa coltivazione del melograno (“il verde melograno dai bei vermigli fior” di carducciana memoria) che per i botanici è Punica granatum. Schiacciando i chicchi si otteneva un liquido per fare un vino leggero mentre dalle bucce coriacee dei frutti, bollite in acqua, si otteneva il tannino che avrebbe reso imputrescibili le pelli d’animale usate per i vari impieghi del cuoio: selle e finimenti per i cavalli, imbottiture di sedie, grembiuli dei fabbri, calzari, elmi, corazze leggere, fodere per le spade, ecc. L’attività era molto importante ai tempi dei Malatesti che, per contratto, oltre al soldo e al vitto, do-
vevano fornire i coriami ai militi del personale esercito: la compagnia di ventura. Tralasciando la derivazione del nome, verso il VI sec., grazie all’impegno dei Bizantini si presero a fortificare i gruppi di casupole dotandoli di mura e un castello – castra – a difesa dei nuclei abitati in cima ai colli. In una bolla, prima del Mille, castra erano sia Granarola che Gabicce: castrum Granariolum e castrum Ligabiti erano possesso dei vescovi di Ravenna che, inglobando i borghi sulla costa con le città episcopali di Rimini, Pesaro, Fano, Senigallia e Ancona, avevano organizzato la Pentapoli. In un documento del 1192 Granarola è oppidum, cioè un borgo fortificato con mura in laterizio e, in più, occultato da una fratta – bosco – alla vista dalle strade di valle. Per ulteriore sicurezza, da testimonianze del ’200, risulta che “Il castello di Granarola aveva la fossa, che il circondava”, mentre fuori delle mura era sorto il burgus, un agglomerato comprendente l’edificio sacro: la chiesa rettorale di San Cassiano. Quella attuale contiene due opere del pittore IN MAGAZINE
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IN QUATTRO ANNI IL CASTELLO DI GRANAROLA È STATO RIPORTATO AL SUO ANTICO SPLENDORE, RIPRISTINANDONE GLI INTERNI GRAZIE A PROFESSIONISTI, MAESTRANZE E ARTIGIANI LOCALI, A GARANZIA DI RISPETTO E CONTINUITÀ ALL’IDENTITÀ ARCHITETTONICA.
IN APERTURA, L’INGRESSO AL CASTELLO DI GRANAROLA. IN ALTO, UNA DELLE STANZE DEL CASTELLO E IN BASSO, IL MONUMENTO AI CADUTI NEL CIMITERO INGLESE.
Giovanni Venanzi (Pesaro, 16271705), allievo di Simone Cantarini e Guido Reni, che ha passato la vita a Parma presso i Farnese, dei quali fu pittore di corte. Di buona fattura, le opere rappresentano una Madonna con Bambino e Santi e S. Caterina d’Alessandria e S. Lucia, entrambe del 1694. La sicurezza politica e la buo-
ph Leo Mattioli
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na salute del castello spiegano lo sviluppo dell’agglomerato da cui ebbe origine l’insediamento moderno di Granarola, i cui abitanti hanno impostato le basi dell’economia agricola della vallata – fino a quando il cambiare dei tempi non segnò la fine della mezzadria. Da una decina d’anni Marco Morosini (founder di Brandina, the original) ha acquistato il castello di Granarola già dei Malatesti e ha iniziato il recupero, con l’attenzione dovuta a una struttura storica medievale. In quattro anni l’intero complesso è stato riportato al suo antico splendore, ripristinandone gli interni grazie a professionisti, maestranze e artigiani locali, a garanzia di continuità e rispetto per l’identità architettonica. Ora, circondato da querce e da allori, ristrutturato e farcito di ogni comfort, vicino a Cattolica e Pesaro, il castello è il Long Stay House che accoglie ospiti da tutto il mondo, alla ricerca di un rifugio esclusivo dove ritrovare e apprezzare il silenzio e le forme dimenticate di spazio e tempo. All’ora giusta ci si può fermare all’Osteria Il Melograno, che non è un ristorante stellato, ma un’onesta osteria un po’ vintage, dall’arredo essenziale senza fronzoli, ma di sostanza. Consiglio di trovare il momento – meglio un paio d’ore – per fermarsi e sostare nel Commonwealth – Gradara War Cemetery, per tutti il cimitero inglese, testimonianza allo scorcio di
conflitto mondiale fra Marche e Romagna, attraversate dalla Gotenstellung, la linea gotica voluta nel 1944 dal feldmaresciallo Kesselring nel tentativo di fermare l’avanzata degli Alleati. Ci si arriva in macchina, non c’è nessuno e, dopo il colpo dell’auto che si chiude, il silenzio è irreale. Tranne, d’estate, per il frinire delle cicale. Il luogo sacro è conservato con grandissima cura e, se è primavera, gli alberi danno colore e ombra a questo luogo di tristezza che invita alla meditazione. Nei gradoni modellati sul pendio, sotto le croci o i simboli di altre religioni, sono sepolti 805 soldati britannici, 369 canadesi, 13 sudafricani, 2 australiani, 2 indiani e 6 ignoti, caduti nelle battaglie per l’avanzata alleata del ’44 sulla Linea Gotica. All’ingresso una lapide ricorda: “The land on which this cemetery stands is the gift of italian people for the perpetual resting place of the sailors, soldiers and airmen who are honoured here” (Il suolo di questo cimitero è stato donato dal popolo italiano per l’eterno riposo di marinai, soldati e aviatori alla cui memoria, qui, si rende onore). Nel tempiettomausoleo, un libro riporta i nomi dei deceduti e indica ogni tomba. Lungo i vialetti e osservando le lapidi, deve sorgere gratitudine per quanti, venuti da lontano, hanno perso la vita per il nostro Paese; uomini distanti dalle loro case, ma non per essere dimenticati.
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CONOSCERE
Il mare
NEL CUORE LA STORIA DI WASHINGTON PATRIGNANI E DEL MUSEO DEL MARE DI VILLA MOLARONI, DA LUI IDEATO E FONDATO. UNA VITA AVVENTUROSA TRA LA GUERRA, LO SPORT E IL SUO GRANDE AMORE.
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di Giovanna Patrignani / ph Luca Toni
Il Museo della Marineria Washington Patrignani ha sede a Pesaro, Villa Molaroni in viale Pola. È intitolato a Washington Patrignani (1915-1999), che lo ha ideato e fondato negli anni ’80. Da sempre e per tutti Vasinto, era nato e cresciuto a Pesaro nel rione del porto, da una famiglia di gente di mare per antica tradizione. Figlio del paròn Luigi, proprietario e comandante di trabaccoli, fin dai 13 anni trascorreva l’estate imbarcato come mozzo sui velieri di famiglia. Alla passione innata per il mare e le barche, affianca quella per lo
sport: nuoto, ginnastica, parallele, ciclismo. Infatti si diploma alla Farnesina di Roma e inizia giovanissimo a fare l’insegnante di educazione fisica nell’Istituto Tecnico di Pesaro, dove in 40 anni di carriera ha avuto per allievi varie generazioni di pesaresi. Durante l’ultimo conflitto mondiale svolge in Grecia la funzione di comandante del porto dell’isola di Santorini. È prigioniero in Germania. Nel corso della guerra viene insignito della decorazione sul campo al valor militare. Nel 1944 sposa Carmela Rossi, anche lei appartenente ad una famiglia di gente di mare: il padre era capitano mercantile e la madre l’ultima esponente dei Donati, proprietari degli storici cantieri Donati, rinomati per le loro imbarcazioni in tutto l’Adriatico. Nel 1946 è tra i soci fondatori del Club Nautico di Pesaro, del quale è stato più volte presidente e vicepresidente nel corso di 40 anni, rimanendone poi socio onorario benemerito. In tali anni organizza corsi di vela per gli istituti superiori di educazione fisica di Urbino e Bologna. Negli anni Cinquanta si costruì un cutter, che chiamò Ishvara (una divinità induista) e con cui,
durante le lunghe crociere estive – che ha continuato a fare annualmente, sempre comandando lui stesso la barca a vela, fino a 81 anni – solcava l’Adriatico da una sponda all’altra, lungo le coste della Dalmazia, Croazia, Iugoslavia, Grecia e Albania. Con porti e marinerie di tali Paesi mantiene stretti contatti e relazioni. Nel 1960 organizza a Pesaro il primo corso di vela per insegnanti di educazione fisica. Negli anni ’65-’68 viene scelto dal Touring Club Italiano per dirigere corsi di vela presso i villaggi turistici delle isole Tremiti e di Palermo. Negli anni ’60-’64 è membro della Commissione nazionale giovanile della Federazione Italiana Vela; svolge anche le funzioni di giudice di regata in manifestazioni veliche nazionali. Numerose sono le sue collaborazioni giornalistiche in prestigiose testate sportive: Yachting italiano, Alto Mare, Sport giallo, la Gazzetta dello Sport negli anni eroici di Bartali e Coppi, quando Washington è stato anche istruttore nazionale di ciclismo. Nel 1976 la presidenza nazionale del C.O.N.I. gli conferisce la prestigiosa Stella d’argento al Merito Sportivo, in riconoscimento della benemerita
AVEVA STABILITO LA SUA SCUOLA DI VELA IN UNA CASA, RIEMPIENDOLA DI BUSSOLE, PORTOLANI, INDUMENTI, STRUMENTI DI NAVIGAZIONE, FOTOGRAFIE, DOCUMENTI E LIBRI DI MARINERIA: IL SUO ORIGINARIO E PERSONALE MUSEO DEL MARE È NATO IN QUELLE STANZE.
IN ALTO, WASHINGTON PATRIGNANI IN NAVIGAZIONE VERSO LA EX JUGOSLAVIA SUL SUO CUTTER “ISHVARA” (1985). A LATO, VILLA MORALONI, SEDE DEL MUSEO DELLA MARINERIA INTITOLATO A WASHINGTON PATRIGNANI, SITA A PESARO, NELL’OMONIMO PARCO, TRA PORTO E MARE, VISTA DALL’INGRESSO DI VIALE POLA.
attività svolta per tanti anni a favore dello sport della vela. Ha pubblicato vari libri di tradizione e cultura marinara, fra cui Il trabaccolo e la sua gente (1987) e I proverbi del mare. Massime, modi di dire e curiosità del mare (1992). Per decenni ha dato lezioni di vela a varie generazioni di pesaresi e non solo, che hanno imparato da lui non solo a navigare, ma anche ad amare il mare. Ave-
va stabilito la sua rinomata e frequentatissima scuola di vela in una sua casa in zona porto-mare, riempiendola di bussole, portolani, indumenti marinareschi, strumenti di navigazione, cartoline, fotografie, documentazione marinara, libri di marineria, cartelloni didattici che aveva costruito da solo: il suo originario e personale Museo del mare è nato in quelle stanze, in cui molto materiale apparteneva alla sua famiglia e a quella dei cantieri Donati. Studioso di storia e tecnica navale, ricercatore e collezionista appassionato di cospicuo materiale marinaro che da vari anni ormai raccoglieva con l’obiettivo di farne il Museo della marineria pesarese, già consulente del Museo della Marineria di Cesenatico e in rapporto con vari analoghi Musei italiani e stranieri, verso l’inizio degli anni ’80 decide che anche la tradizione marinara pesarese deve avere il suo Museo.
Con la sistematica tenacia che lo contraddistingueva, promotore e motore di una sfida lunga e impervia, coadiuvato dagli amici Umberto Spadoni e Renato Bertini, coinvolge l’Amministrazione Comunale, proprietaria di Villa Molaroni, per farne la sede del Museo del Mare, che venne finalmente inaugurato e aperto al pubblico il 6 ottobre 1988. Negli anni seguenti vi impianta un’attività didattica che ha coinvolto moltissime scolaresche. Nel 1992, con decreto del Presidente della Repubblica, gli viene conferita l’onorificenza di Cavaliere al Merito della Repubblica Italiana. Molti degli oggetti, attrezzature, strumenti, indumenti, ecc. da cui è costituito il nucleo storico del Museo provengono dalla sua collezione personale, appartenenti a suo padre, a suo nonno, detto Gabanén, dalla gabbana che indossava esposta in bella evidenza alla sua famiglia e a quella dei cantieri Donati. Al Museo è annessa la sua cospicua biblioteca specializzata in marineria, costituita da pubblicazioni – antiche e moderne – di navigazione, cartografia, cantieristica navale, meteorologia, pesca, biologia marina, letteratura marinaresca, portolani, carte nautiche, riviste, regolamenti. Nel 2002 il Museo del mare era stato chiuso al pubblico per la precarietà strutturale di Villa Molaroni. Per il restauro, nel 2003 venne stipulata una convenzione fra il Comune e la Renco Spa, il cui compianto presidente Rinaldo Gasparini, grande amico di Washington per la comune passione per il mare, già fin dal 2001 aveva proposto al Sindaco un progetto culturale per il recupero e la gestione della Villa e la valorizzazione del Museo del mare. Terminato il restauro nel 2007, da allora ogni estate apre gratuitamente al pubblico. Il ricordo di Washington Patrignani, dopo quasi un ventennio dalla scomparsa, è sempre vivissimo tra i portolotti e i pesaresi. IN MAGAZINE
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INTERPRETARE
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LA LEGGENDA GIOVANNI PISCAGLIA, REGISTA DEL FILM VAN GOGH – TRA IL GRANO E IL CIELO, RACCONTA LA SFIDA DI PRESENTARE IN MODO NUOVO UN ARTISTA AMATISSIMO E GENIALE. ABBATTENDO LE DISTANZE E I FILTRI, CATAPULTANDO LO SPETTATORE DENTRO AI SUOI QUADRI.
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Giovanni Piscaglia nasce nel 1984 a Pesaro, dove si diploma al Liceo Classico. Nei suoi progetti per il futuro c’è il desiderio di diventare critico cinematografico. Lo incontro in centro in un caldo pomeriggio e cominciamo a chiacchierare del come sia finito dietro una macchina da presa. “Ho iniziato giocando – mi racconta –. Facevo filmati con i miei amici che studiavano con me a Bologna e montavo le immagini delle vacanze. All’epoca YouTube non esisteva, mi sono laureato in Scienze delle Comu-
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di Roberto Bagazzoli / ph Luca Toni
nicazione e Semiotica e poi sono partito per Milano. Ho Frequentato lo IED e mi sono diplomato in Video Design.” Tra le tante cose, dal 2012 Giovanni inizia la scrittura e la direzione di 40 soggetti per il canale Sky Arte HD. In questo percorso è arrivato anche il primo film: Van Gogh - Tra il Grano e il Cielo. Da sempre abituato a rileggere l’arte dell’altro, gli ho chiesto qual è stata la genesi di questo progetto. “All’inizio ho avuto un po’ di titubanza, perché si trattava di capire quale strada intraprendere, quale fosse il percorso più adeguato: Van Gogh è un mondo prestabilito di discorsi già fatti e molto sedimentati nella cultura popolare. Per cui prima ho cercato tutto quello che era stato fatto e detto su Van Gogh, per poi affrontare il lavoro in maniera molto autoriale, collaborando con lo sceneggiatore Matteo Moneta con l’intento di allontanarci dall’idea televisiva del documentario. Il cinema è immagine e suggestione, non era possibile fare un discorso e coprirlo semplicemente con le immagini, avevo bisogno di uscire dall’idea del museo e del quadro che sono comunque molto
presenti come dimensione stilistica. La strada intrapresa è stata andare sotto la leggenda e riuscire a ricollegarsi a lui da un punto di vista umano. Da qui la mia idea di effettuare riprese ravvicinate dei quadri, in modo che la visione della pennellata elimini il filtro tra noi e la mano dell’artista. Il film, in programmazione in 300 sale in Italia, è destinato al mercato mondiale. Qual è il tuo rapporto con Pesaro? “A Pesaro torno spesso: è la mia città, c’è la famiglia, qui ho portato i miei lavori, premiati al concorso video L’attimo fuggente al 45° e 46° Festival Internazionale del Nuovo Cinema. E poi sono innamorato dei luoghi. Pesaro è una città ricchissima di bellezze architettoniche e non solo.” Cosa hanno detto i tuoi genitori quando hanno conosciuto la tua idea di percorso futuro? “Io a livello scolastico sono stato sempre un po’ anarchico, contrario alle imposizioni. Sono figlio di due medici e quindi avrei potuto essere l’erede della dinastia. Quando ne ho parlato con mia madre la sua reazione è stata lasciarmi libero di scegliere.”
tatticadv.it
Osteria dell’Accademia
Un nome che deriva dall’antica presenza all’interno del borgo di una celebre accademia musicale, un ristorante che offre un vastissimo assortimento di proposte della tradizione romagnola, un luogo in cui si respira il valore della storia e delle tipicità del territorio.
L’Osteria dell’Accademia, impreziosita dalla meravigliosa terrazza panoramica che si affaccia sui colli e il mare, offre un menù ricco di piatti che reinterpretano con grande consapevolezza la miglior tradizione mediterranea.
Pranzo & cena Venerdì, sabato, domenica Cena Martedì, mercoledì, giovedì Lunedì chiuso
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SCEGLIERE
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A SPALLA “SE NON HAI IMPARATO IL SIGNIFICATO DELL’AMICIZIA, NON HAI DAVVERO IMPARATO NIENTE”: QUESTO È IL MANTRA DI CARLO BECCATTI E CARLO PIAZZESI, AMICI NELLA VITA E COMPAGNI NEGLI AFFARI.
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di Simonetta Campanelli / ph Luca Toni
A un tratto ci s’incontra, ci si sceglie, si costruisce una sorta di complicità e si cammina insieme e ac(c)anto; si cresce, pur avendo passioni differenti che, però, s’integrano e si combinano in una vera sintonia. Poi si concretizza l’idea di costruire insieme e così affiora un profondo legame di sani interessi, condivisioni, solidarietà, creatività e... voilà: nasce Acanto, una società di comunicazione integrata off-line/on-line che quest’anno compie 30 anni di attività sempre in crescendo e che si rinforza ogni giorno, come l’amicizia che lega i due soci: i Carli, ovvero Carlo Beccatti (detto il Beck) e Carlo Piazzesi (alias il Piaz). Ma il loro consolidato rapporto di affiatamento inizia ancora molte stagioni prima, da giovanissimi. Perché vi siete scelti? “All’inizio degli anni ’80, Mauro Tamburini dello Studio 33 mi assume come stagista durante il periodo estivo – racconta il Beck –. È qui che conosco il Piaz. Tra di noi si crea subito un feeling e realizziamo che condividiamo gli stessi interessi. Poco tempo dopo, ci ritroviamo a lavorare entrambi presso lo Studio Fuorischema di Massimo Dolcini. La nostra
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amicizia cresce e si consolida immediatamente: iniziamo dunque a coltivare insieme l’idea di creare una struttura tutta nostra. È il 1988 quando battezziamo Acanto. Ogni anno, da allora, festeggiamo il compleanno della nostra società creando una sorta di concorso interno: scegliamo un tema sul quale ciascun dipendente dovrà ideare una T-Shirt celebrativa e il primo classificato riceve un premio. Quest’anno il riconoscimento è rappresentato da un viaggio a Dubai, dove recentemente abbiamo inaugurato una nuova sede. Il tema prescelto è l’amicizia, perché festeggiamo i 30 anni della nostra azienda vissuti all’insegna di un grande valore umano. Abbiamo selezionato la citazione di Muhammad Ali: “If you haven’t learned the meaning of friendship, you really haven’t learned anything”, perché entrambi crediamo fermamente nel nostro rapporto di affinità professionale e solidale. In un lasso di tempo così lungo spesso le società si sciolgono e le amicizie e i sodalizi purtroppo finiscono.” “Ma noi – prosegue il Piaz – abbiamo sempre considerato il nostro rapporto d’intesa e stima
un elemento pregnante e concreto per costruire due modi diversi di creatività che ci hanno perfettamente amalgamati. Ci piace pensare che questo rapporto sia una modo di relazionarsi in serenità con i nostri dipendenti e i nostri clienti e che sicuramente è un valore aggiunto nei rapporti interpersonali.” Sveliamo le vostre passioni e capacità artistiche, i segreti del tempo vostro tempo libero: cosa amate fare di più? “Creatività è un concetto astratto e oggi estremamente abusato – dice il Piaz – ma nel tempo in cui mi dedico alle mie passioni allora la vena artistica, che mi accompagna sempre, mi esplode dentro liberamente. Non ho schemi da seguire, non devo confrontarmi con le esigenze di budget, posso esprimermi senza pensare a tempistiche, strategie, obiettivi, ecc.; nessuno mi dice cosa devo o non devo fare. E così, il mio produrre diventa pura creatività e si trasforma in spirito artistico. Mi piace dipingere, foggio ceramiche, modello personaggi in creta, sperimento la fotografia, invento ricette e cucino per gli amici. Ho realizzato alcune mostre, esponendo le mie foto, i miei dipinti,
“CREATIVITÀ È UN CONCETTO ASTRATTO E OGGI ABUSATO MA NEL TEMPO IN CUI MI DEDICO ALLE MIE PASSIONI ALLORA LA VENA ARTISTICA, CHE MI ACCOMPAGNA SEMPRE, MI ESPLODE DENTRO LIBERAMENTE. IL MIO PRODURRE SI TRASFORMA IN SPIRITO ARTISTICO.”
IN ALTO, CARLO BECCATTI A DESTRA E CARLO PIAZZESI A SINISTRA, CON LA MAGLIETTA CELEBRATIVA DEI 30 ANNI AZIENDALI.
le mie ceramiche e soprattutto le Teste di Piaz, una serie di mezzi busti in ceramica, in versione chiaramente ironica già dal nome, di personaggi che scaturiscono dalla mia fantasia e dalle esperienze visive sedimentate in tanti anni di attenta osservazione. Da pochissimo tempo, inoltre, ho iniziato anche a trasformarle in oggetti da indossare (pendant, orecchini, braccialetti, ecc.):
è questo un nuovo progetto che mi piace condividere con mia figlia Carolina, che vorremmo a breve trasformare in un’esperienza di e-commerce. E poi c’è la pesca: mi distoglie da ogni pensiero, mi rigenera e rilassa.” “Io, invece – prosegue il Beck – coltivo le passioni basiche: mi piace lavorare le diverse materie e i materiali naturali, in particolare prediligo il legno. Recupero oggetti d’epoca dimenticati, per riportarli alla loro stravagante foggia. Mi piace realizzare e costruire con le mie mani perché, oltre ad essere affascinato da design, architettura e dal recupero degli spazi, mi dà soddisfazione raggiungere l’obiettivo finale di vedere l’insieme creato e la mia opera compiuta. Quando abbiamo acquistato e ristrutturato l’edificio che è la sede della nostra società, ho personalmente seguito il progetto di ristrutturazione dello studio e dell’allesti-
mento degli spazi, recuperando inoltre oggetti e suppellettili utilizzandoli come arredi. E poi, sempre per restare nell’ambito della natura e per riossigenarmi, mi gusta coltivare: sì, ho l’orto, che mi appassiona e mi regala la gioia di mangiare i miei bioprodotti della terra a km 0.” Come trasferite le vostre passioni sul lavoro? Per Piazzesi, “certe cose, esperienze o idee che nascono nei momenti di creatività personale si tramutano in spunti che vengono poi utilizzati nell’ambito lavorativo. Lo spirito artistico dà così vita a un’intuizione che si può trasferire a un progetto professionale”. Mentre Beccatti dice: “seguo i clienti per sviluppo di progetti più tecnologici, così metto in pratica la mia esperienza personale. Suggerisco loro di applicare idee appassionanti e coinvolgenti e in questo modo aggiungo le mie singolarità”. IN MAGAZINE
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CALENDARIO CORSI 2018 SETTEMBRE • OTTOBRE • NOVEMBRE • DICEMBRE
SETTEMBRE
NOVEMBRE
GIOVEDÌ 13 SOAK OFF Nadia Di Cicco
MERC 7 • GIOV 8 ONE MOVE Martina Cialini
LUN 17 • MART 18 • MERC 19 1° PARTE GEL Cristina Zavoli
LUNEDÌ 12 SOAK OFF Nadia Di Cicco
MERCOLEDÌ 26 SALON TREND Valeria Vacova
MERCOLEDÌ 14 SALON SLIM SHAPES Cristina Zavoli
OTTOBRE
VEN 23 • SAB 24 • DOM 25 1° PARTE ACRILICO Cristina Zavoli
MERCOLEDÌ 3 FOCUS FORMINA E LIMATURA Cristina Zavoli
DICEMBRE
VEN 12 • SAB 13 2° PARTE GEL Cristina Zavoli
DOMENICA 2 DECO’ Urszula Sadko
DOMENICA 14 DRY & DRILL Cristina Zavoli
LUNEDÌ 3 SALON TREND/Natale Urszula Sadko
LUN 29 • MART 30 MICROPAINT Luana Caggegi
LUNEDÌ 10 FAST REFILL Cristina Zavoli
ATTESTATI Crystal Nails
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Nadia Di Cicco
Luana Caggegi
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SUONARE
Giovani
CIGNI
SONO 50 I GIOVANISSIMI EFFETTIVI DELLA GIOACHINO ORCHESTRA, CHE PRENDONO IL NOME DAL CIGNO DI PESARO, GIOACHINO ROSSINI. TRA GIOIA E GIOCO CRESCONO I MUSICISTI PROFESSIONALI DI DOMANI: A RACCONTARLO È IL PRESIDENTE GABRIELE MUCCIOLI.
A
di Maria Rita Tonti / ph Leo Mattioli
A Gabriele Muccioli, presidente della Gioachino Orchestra, formata da giovanissimi strumentisti, chiediamo quando è nata la GO e con quale intento. “L’Orchestra è nata nel 2012 in occasione del Festival Musica & Musica di Mercatello sul Metauro, coinvolgendo una ventina di giovanissimi strumentisti ad arco
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del territorio. Il successo e l’entusiasmo dei ragazzi spinsero subito le famiglie a costituire la Gioachino Orchestra, con l’intento di promuovere la pratica della musica e diffondere la cultura musicale, offrendo ai giovani musicisti l’opportunità di suonare assieme, fondamentale per la crescita musicale e non solo.”
Perché questa denominazione? “Ovviamente per ricordare il Cigno di Pesaro, senza tuttavia la presunzione di accostare l’Orchestra al genio di Rossini, limitandoci a riprenderne il nome proprio, adeguato ai giovanissimi interpreti e alla gioia e al gioco che contraddistinguono il loro fare musica.”
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Quali sono state le tappe salienti del vostro percorso? “Dopo i primi anni in cui l’Orchestra si è proposta in concerti, manifestazioni ed eventi culturali in palcoscenici della Provincia di Pesaro e Urbino, il continuo aumento dell’organico – che attualmente conta 50 effettivi – e il costante progredire delle qualità
artistiche ha messo in evidenza il progetto GO offrendogli l’opportunità di esibirsi anche in altri importanti contesti e occasioni. Fra tutte, particolarmente significativa l’esibizione nella Basilica di Santa Croce a Firenze dove, eccezionalmente, l’Orchestra ha potuto suonare davanti alla tomba di Rossini.” Quali i progetti futuri, anche in considerazione delle celebrazioni rossiniane? “Grazie al supporto della Fondazione Cassa di Risparmio di Pesaro, l’Orchestra è riuscita a organizzare un progetto che ha messo al centro l’analisi e lo studio della musica del compositore pesarese, aprendosi a ragazzi provenienti da tutta Italia inseriti nell’organico dopo un’attenta selezione. Guidati da docenti di Conservatorio e prime parti d’importanti orchestre nazionali e internazionali, si è arrivati a proporre un programma che, dopo la prima pesarese del maggio scorso, sta riscuotendo successi in importanti palcoscenici italiani. Il progetto prevede inoltre un incontro con i coetanei della Jugend-SinfonieOrchester Buxtehude di Amburgo, oltre al concerto al Quirinale per la Festa della Repubblica.”
LEGGERE
Assaggi di
PARADISO NINNA CABIDDU, COORDINATRICE DELLE BIBLIOTECHE DI QUARTIERE,CON IL PROGETTO UNA BIBLIOTECA FUORI DI SÉ TRASFORMA LA CITTÀ IN UNA BIBLIOTECA A CIELO APERTO.
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di Simonetta Campanelli / ph Leo Mattioli
Mi piace annusare libri e respirarli: “Mi sono sempre immaginato il paradiso come una specie di biblioteca” ( J.L. Borges). E ora sono qui, nel paradiso di Ninna. Sulla sua scrivania vedo libri su libri e un titolo cattura la mia attenzione: La scrittrice abita qui, di Sandra Petrignani. Accanto a esso una vecchia edizione da collezione de Il libro degli snob di William Makepeace Thackeray.
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Che strani accostamenti, ma significativi e sottili, ricercati! Poi mi viene in mente che un giorno Luciana De Angelis (quando era Assessore alla Cultura del Comune di Pesaro) la definì “Un angelo di persona, perché con la sua serafica calma, estrema gentilezza e infinita cortesia, è capace di organizzare un mondo fatto di cultura e di farti amare la lettura e i libri in modo naturale”.
Questa persona speciale è Ninna Cabiddu, coordinatrice delle Biblioteche di Quartiere di Pesaro e responsabile della Louis Braille, già Baia Flaminia, una biblioteca all’avanguardia, recentemente rinnovata, che dispone di una ricca selezione di volumi e di una sezione con i libri tattili per non vedenti e di libri in C.A.A. (Comunicazione Aumentativa Alternativa) per bambini con disabilità. Ninna ha sempre saputo che la sua vita sarebbe stata disseminata di libri, per scelta e per passione. Perché questo lavoro? “Appena conseguita la laurea, come tutti i giovani, ero alla ricerca di un lavoro stabile. Avevo la consapevolezza che l’inserimento nel mondo dello spettacolo era improbabile, inoltre sentivo da sempre una forte e inspiegabile attrazione verso le biblioteche; era una cognizione innata, era un dato di fatto che sentivo in me: sapevo che ero destinata a fare la bibliotecaria. Feci il mio tirocinio presso la Biblioteca di Quartiere a Bologna e il mio dirigente, allora negli anni ’80, mi disse che avrei potuto fare solo la bibliotecaria perché svolgevo il mio lavoro con tanta naturalezza e amore. Come
allora, ancora oggi del resto: sono tanto appassionata.” Quindi la tua passione per il libro è una filosofia? “Si, proprio così, la filosofia del libro. Per me è una missione. Mi piace pensare alla circolazione del libro, a fare avvicinare le persone difficilmente raggiungibili alla lettura, soprattutto chi non legge, o non ha mai letto o non legge più. Desidero arrivare a coloro che sono ospedalizzati o che hanno difficoltà a muoversi o a spostarsi come gli anziani, coloro che vivono in comunità o in prigione. Il libro e la lettura richiedono tempi lenti, ma paradossalmente aprono a nuovi mondi; non formano comunità chiuse, dilatano i confini, mettono in relazione identità diverse. Chi legge ha la possibilità di perdersi in un nuovo orizzonte, e ricostituirsi, rinnovando pensieri e conoscenze. Mi piace credere, anzi, sono convinta che il libro sia una risorsa straordinaria, perché può suscitare emozioni dimenticate e diventare strumento per migliorare le proprie relazioni affettive.” Raccontaci del tuo progetto Una Biblioteca fuori di sé. “Grazie alla fiducia che mi è stata data dai vari Assessori alla Cul-
tura del Comune, che si sono susseguiti negli anni a Pesaro, e alle donazioni dei cittadini, abbiamo allestito punti prestito e lettura in tanti ambienti della città: in spiaggia, in ospedale, da parrucchieri, in negozi, bar e camping, presso associazioni culturali, sociali e religiose, istituzioni pubbliche e private. In 5 anni abbiamo messo a disposizione della città 35.000 libri e ogni mese questo numero è in aumento, perché chi usufruisce di questo servizio, ad accesso libero e gratuito, è motivato a donare per potenziare l’offerta.” Quale libro hai sul tuo comodino? “In questo momento sto leggendo Dicembre è un mese crudele di Elisabeth George, ma i miei gusti letterari sono più rivolti alla rilettura dei classici italiani e stranieri del ’900. Tuttavia mi piace molto leggere, indagare e conoscere autori nuovi e stranieri.” Tornerò a trovarti Ninna, e parleremo più dettagliatamente del progetto Una Biblioteca fuori di sé. Mi piace questa idea perché “i libri sono un piacere che non crea dipendenza ma indipendenza” (A. Mauri). Attenzione dunque: leggere danneggia seriamente l’ignoranza!
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CREARE
Barocco
HIGH-TECH ISABELLA MARINI DAL 2013 PORTA AVANTI MILA GIOIE, BRAND DALLO STILE D’ISPIRAZIONE CLASSICA, UNITO A MATERIALI MODERNI, PER DONNE CHE INCARNINO LA JOIE DE VIVRE. di Mariadele Conti / ph Luca Toni
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Isabella Marini è l’anima e la mano fantasiosa del brand Mila Gioie, nato nel 2013, subito affermato e apprezzato per l’originalità delle figure, per gli accostamenti di forme e colori e per lo stile, definito barocco high-tech, che unisce forme d’ispirazione classica all’utilizzo di materiali moderni. Vere e proprie sculture come anelli, ciondoli, bracciali, chokers, spille sono realizzate con fili di alluminio dorato e argentato, pietre dure, cristalli, vetri levigati e restituiti dal mare, ingranaggi di orologio, velluti e altri materiali lavorati, che uniti a creatività e fantasia, rendono ogni creazione unica e irripetibile, pensata per donne che non hanno timore di esprimere, attraverso un bijou, la propria personalità grintosa e classica al contempo. Com’è iniziata la sua attività? “È iniziata per caso, in un negozio di hobbistica in Alsazia. Dopo aver acquistato fili di metallo, pinze e altri materiali, tanto era il desiderio di provare che ho subito creato il mio primo ciondolo, in auto di ritorno verso l’albergo, muovendo le mani con una dimestichezza antica che mi lasciò quasi meravigliata.” Perché ha scelto come nome dei suoi bijou Mila Gioie? “Mila è il plurale di mille, che
si unisce alle Gioie intese sia come gioielli, sia come sentimento di piena e viva soddisfazione. Mi è piaciuta l’assonanza dell’unione di queste due parole. Il mio successo lo devo al nome del brand che si fa ricordare perché è semplice e musicale, e alle tante amiche che mi seguono affettuosamente sui social network, indicandomi il loro gradimento sulla pagina facebook.” Qual è la tipologia di donna che rappresenta al meglio i suoi bijou? “Come diceva Pirandello: una, nessuna e cento… Mila! Se dovessi immaginarla, sarebbe una donna sicura di sé, allegra, che incarni la joie de vivre, spiritosa e solare, attratta da gioielli che la fanno sentire più bella e femminile.” Che cosa ne pensa della parola creatività, tanto in voga in questo periodo? Quale significato le attribuisce? “Creatività è intelligenza, divertimento… La sorpresa è il comune denominatore di tutte le mie creazioni, che devono comunicare qualcosa di nuovo, di non visto, di curato nei dettagli, di non scontato… Per esempio, non amo la simmetria: è qualcosa di matematico e di ragionato. Sistemare una perla o un cristallo diametralmente opposto all’altro soffoca la mia espressività.”
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ADVERTORIAL
AROMI – ORTO E CUCINA PROFUMI E SAPORI SOTTO IL CIELO STELLATO
AROMI – ORTO E CUCINA È LA NUOVA SCOMMESSA DEL GRUPPO LEARDINI. IN CAMPO, LETTERALMENTE, LO CHEF DAVIDE PONTORIERE, CON PROPOSTE SOFISTICATE E INSOLITE, SENZA DIMENTICARE LA TRADIZIONE.
Misano Adriatico, Via Ca’ Rastelli 13 Per info: tel 370.3600391 www.locandagirasoli.it 1
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L’idea alla base è semplice, come una piantina che in inverno crea le sue radici e in primavera germoglia forte e robusta. Con il primo sole di Marzo e con l’arrivo della primavera è nato un nuovo progetto all’interno della Locanda I Girasoli a Misano Adriatico, quello di Aromi – Orto e Cucina. Il fascino della Locanda lo conosciamo già: un’oasi incantata, dall’atmosfera rilassata, lontana dai ritmi frenetici della vita quotidiana ma al tempo stesso a pochi passi dai più bei luoghi che la nostra regione e il nostro entroterra possa offrire. Aromi – Orto e Cucina è il nuovo ristorante: si chiama Orto perché le verdure che ogni giorno lo Chef Davide Pontoriere utilizza nelle preparazioni dei piatti provengono e crescono nell’orto della Locanda. Si chiama anche Cucina perché è quello il luogo designato al naturale prolungamento dell’orto, delle mani e del cuore, ed è lì che succede la magia. Aromi è un ristorante intimamente legato ai profumi e ai sapori delle stagioni, un tesoro situato nel primissimo entroterra di Riccione ed è pronto a sorprendervi con una cucina raffinata ed elegante, da gustarsi all’interno o a bordo piscina, sotto un meraviglioso cielo stellato.
Lo Chef Davide Pontoriere è un fuoriclasse ai fornelli, con un passato in alcuni fra i migliori ristoranti, dal Joia di Pietro Leeman a Milano, al Symposium di Lucio Pompili, fino al Don Alfonso, uno dei più importanti della Penisola Sorrentina e della Costiera Amalfitana. La selezione degli ingredienti e delle materie prime è la priorità, unita al desiderio di far trascorrere a tutti gli ospiti una serata speciale. La cucina di Aromi è sofisticata, ricercata, e insolita, un invito a lasciarsi andare anche ad accostamenti inusuali ma pronti a sorprendervi. In carta sono presenti anche tanti piatti tradizionali per chi ama i buoni sapori di casa nostra, come per esempio i salumi dell’Azienda Agricola Zavoli e i formaggi tipici di Montefiore,
le Tagliatelle al matterello con ragù di carni e soffritto come una volta e il Galletto di Gregorio al fieno, erbe aromatiche, laccato al miele, limone e rosmarino. Speciale è anche la pizza, che viene lievitata a lungo e naturalmente, cotta nel forno a legna, dall’impasto fragrante e accompagnata ai migliori ingredienti. Un’anima triplice, insomma, pronta ad accontentare tutta la famiglia. Dopo i picnic al chiar di luna in Locanda che ogni Mercoledì attraggono centinaia di persone, anche da molto lontano, Aromi è la nuova scommessa del Gruppo Leardini, che a Riccione è già proprietario di diverse strutture sinonimo di qualità ed eccellenza come l’Hotel Lungomare, il Settimo Piano, la Spiaggia Le Palme e il Catering dei Girasoli.
Audi Q2
#untaggable
#contemporary ma anche #classic, #chic ma anche #urban Lo stile è impossibile da etichettare, proprio come Audi Q2. Un’auto dalle mille anime: iperconnessa tramite Audi Connect, reattiva e sicura perché equipaggiata con Audi Intelligent Assistance e in perfetta sintonia con chi la sceglie, grazie alle infinite possibilità di personalizzazione. Audi Q2 è pronta a trasportarti in un mondo di eventi dedicati a te, che hai uno stile fuori dagli schemi. Scoprili tutti su live.audi.it e nel nostro Showroom. Gamma Q2. Valori massimi: consumo di carburante (l/100 km): ciclo urbano 7,9 ciclo extraurbano 5,1 - ciclo combinato 6,2; emissioni CO2 (g/km): ciclo combinato 139.
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