Ravenna IN Magazine 03 2018

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R AV EN N A N° 3 LUGLIO/AGOSTO 2018

Giulia

ZANZI

LA MANAGER GIRAMONDO

COLLEZIONE MAURO PASCOLI / Vespa in mostra ALFONSINE / Il Labirinto Dinamico MILENA BALDASSARRI / Regina della ritmica


JAGUAR F-PACE

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EDITORIALE

SOMMARIO

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Ded ichiamo la copertina di questo numero a una giovane donna, Giulia Zanzi, manager della multinazionale Procter & Gamble, che porta la tecnologia al servizio delle donne. Dalla passione nascono sempre grandi cose, come il museo Collezione Vespa Mauro Pascoli. Ci immergiamo poi in un paradiso subacqueo a 12 miglia dalla costa adriatica con l’Associazione Paguro di Giovanni Fucci, e sfidiamo le insidie del Labirinto Dinamico dell’azienda Galassi. Incontriamo l’artista Oscar Dominguez, le cui opere sanno catturare lo spirito della terra, e scopriamo la storia del Canale Candiano. Parliamo di eccellenze con la Clinica Veterinaria di Russi e con la giovane campionessa di ginnastica ritmica Milena Baldassarri. Incontriamo, infine, Alfonso Cuccurullo, che ha fatto della lettura la propria arte. Andrea Masotti

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ANNOTARE

Brevi IN

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RICORDARE

Raul Gardini

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ESSERE

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Giulia Zanzi

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COLLEZIONARE

Museo Vespa Mauro Pascoli

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SCOPRIRE

Associazione Paguro

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EDIZIONI IN MAGAZINE S.R.L. Via Napoleone Bonaparte, 50 - 47122 Forlì Tel. 0543.798463 / Fax 0543.774044 www.inmagazine.it info@inmagazine.it DIRETTORE RESPONSABILE: Andrea Masotti REDAZIONE CENTRALE: Clarissa Costa, Gianluca Gatta, Beatrice Loddo COORDINAMENTO DI REDAZIONE: Roberta Bezzi ARTWORK: Lisa Tagliaferri IMPAGINAZIONE: Francesca Fantini UFFICIO COMMERCIALE: Gianluca Braga, Elvis Venturini STAMPA: La Pieve Poligrafica Villa Verucchio (RN) ANNO XVII - N. 3 Chiuso per la stampa il 24/7/2018 Collaboratori: Erika Baldini, Alessandro Bucci, Andrea Casadio, Anna De Lutiis, Nevio Galeati, Gianni Zampaglione, Aldo Savini. Fotografi: Lidia Bagnara, Massimo Fiorentini, Marco Sieni, Gianni Zampaglione.

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CURARE

Clinica Veterinaria di Russi

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VOLTEGGIARE

Milena Baldassarri

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NARRARE

Alfonso Cuccurullo

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GIOCARE

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Il Labirinto Dinamico

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SCOLPIRE

Edizioni IN Magazine si impegna alla salvaguardia del patrimonio forestale aderendo al circuito di certificazione di FSC-Italia.

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Oscar Dominguez

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NAVIGARE

Il Canale Candiano

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ANNOTARE

Oro bianco SAPORE DI SALE

Il nuovo LUNGOMARE

CERVIA Si tiene dal 6 al 9

MILANO MARITTIMA Da pochi giorni è stato inaugurato il nuovo Lungomare di Milano Marittima. I lavori, costati nel complesso 1,34 milioni di euro, interamente a carico dell’amministrazione, erano iniziati lo scorso ottobre e si sono protratti fino a primavera inoltrata. Si è trattato di una riqualificazione urbana completa che, partendo da impianti e sotto-servizi, ha visto nascere una pista ciclabile e pedonale, dei camminamenti, aree verdi e spazi di socializzazione con panchine e arredi, parcheggi per le biciclette e una nuova illuminazione. Il risultato del restyling è brillante e Milano marittima ora può fregiarsi di un elegante lungomare che ha raccolto i commenti favorevoli di cittadini, operatori e turisti.

settembre Sapore di Sale, manifestazione culturale ed enogastronomica che mette al centro il sale dolce di Cervia, l’oro bianco da sempre associato alla vita e alla storia della città. Il sale è protagonista nelle sue declinazioni storiche, culturali, culinarie, ambientali e salutistiche. L’evento più caratteristico e tradizionale è la rievocazione storica dell’Armesa de sel, la distribuzione del sale di Cervia alla popolazione, dopo l’arrivo della burchiella al molo del Piazzale dei Salinari ai Magazzini del Sale Darsena. Sono attesi eventi a piazza Garibaldi, piazza Maffei, Torre San Michele, piazza Pisacane, Salina, Terme, Borgomarina.

Cinema e letteratura AUTUNNO DI FESTIVAL RAVENNA Anche per il 2018, che segna la 16° edizione, prosegue la collaborazione tra il Ravenna Nightmare Film Fest e il festival di letteratura gialla e noir GialloLuna NeroNotte, in programma dal 26 ottobre al 4 novembre, con tante iniziative incrociate al Palazzo del Cinema e dei Congressi di Largo Firenze e al CinemaCity. Molteplici le novità. Oltre all’atteso Concorso internazionale per lungometraggi, da segnalare la celebrazione dello storico anniversario della fine della Prima Guerra Mondiale, con la proiezione del pluripremiato documentario di Bill Morrison Beyound Zero: 1914-1918, e l’appuntamento con la sezione Contemporanea, in cui spicca il titolo Most Beautiful Island di Ana Asensio, attrice e regista che sarà ospite del festival per presentare il suo film. Frankestein e La guerra dei Mondi ispirano la nuova edizione del festival GialloLuna NeroNotte. Ricorre infatti il duecentesimo anno dalla pubblicazione di Frankestein di Mary Shelley, pubblicata in forma anonima per la prima volta nel 1818, e gli ottant’anni della trasmissione radio La Guerra dei Mondi realizzata da Orson Welles. In programma una mostra dedicata a Franco Brambilla, creatore delle copertine di Urania alla Manica Lunga della Classense, in collaborazione con il Museo d’Arte della Città (dal 26 ottobre all’11 novembre).

Al Mic CERAMICS NOW FAENZA Il Mic festeggia gli 80 anni del Concorso internazionale della ceramica d’arte con Ceramics now: fino al 7 ottobre saranno in mostra 53 opere di artisti contemporanei internazionali. Tra gli italiani Salvatore Arancio, Arianna Carossa, Alessandro Pessoli, Alessandro Gallo, Salvatore Cuschera. Non solo scultura ma anche progetti installativi e performativi. Il Premio Faenza è stato fondamentale per traghettare la concezione della ceramica da materia soltanto artigianale a materia alta per la scultura. Negli anni ha visto protagonisti del calibro di Lucio Fontana, Leoncillo Leonardi, Angelo Biancini, Guido Gambone, Pietro Melandri, Carlo Zauli, Eduard Chapallaz, Sueharu Fukami, tutti artisti che hanno fatto la storia della ceramica, della scultura e della pittura. ERRATA CORRIGE Per errore è stato indicato sulla rivista Ravenna IN Magazine n. 2 del 2018, pagina 12, che l’Hotel Executive di Forlì ha cessato l’attività. Ci scusiamo con i lettori per l’errata informazione.

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IN MAGAZINE



ANNOTARE

Teatro Accademia MARESCOTTI

Il nuovo Museo DI CLASSE

RAVENNA Dopo il successo della

RAVENNA Aprirà il prossimo

prima edizione, ritorna TAM – Accademia nazionale di teatro guidata da Ivano Marescotti che presenta quest’anno due novità. La prima: la scuola è riconosciuta come credito scolastico per scuole superiori e università. La seconda: la nuova collaborazione con l’agenzia di Talent Management Maria Vittoria Grimaudo di Roma. Gli allievi più idonei della scuola avranno così accesso diretto ai casting di Cinecittà per ruoli teatrali, televisivi e cinematografici. L’Accademia TAM vede tra i suoi insegnanti, oltre a Ivano Marescotti, Alessandra Fabretti, Valentina Cortesi, Cristiano Caldironi e Chiara Roncuzzi. Lo stesso Marescotti terrà gran parte delle lezioni che si svilupperanno in dieci week-end per un totale di oltre cento ore. Alla fine del percorso si terrà uno spettacolo finale sul palco di un teatro della Provincia di Ravenna.

1 dicembre il Museo Classis Ravenna nella frazione ravennate di Classe come terza punta del triangolo che include gli scavi archeologici dell’Antico Porto, la basilica di Sant’Apollinare in Classe e, appunto, il polo espositivo. Ottocento i reperti che saranno ospitati nel museo, buona parte dei quali venuti alla luce durante gli scavi dell’Antico porto, ma anche in più punti del centro città. Si tratta di mosaici, statue, iscrizioni, anfore, ma anche singole tessere o semplice vasellame, utili per ricostruire la storia del territorio. Alcuni pezzi provengono da Faenza, Russi e Castel Bolognese. I reperti racconteranno le diverse epoche di Ravenna, una delle principali città del Mediterraneo: la preistoria, l’antichità romana, la fase gota, l’età bizantina, l’Alto Medioevo.

Casa-studio ALVARO NOTARI RUSSI Alvaro Notari, artista di luce, colori e tridimensionalità

materica, si sta preparando per una nuova mostra Experimentum in corpore vili che prenderà il via a settembre ad Ancona. Il pittore sta progettando la nuova esposizione immerso nei meandri della sua abitazione russiana, una colonica che è a tutti gli effetti la sua abitazione, studio e anche mostra permanente delle proprie opere. Gli ambienti sono stati impreziositi per mano dell’artista da affreschi, decorazioni e fregi ornamentali. L’arredo con mobili d’epoca, ha subìto manipolazioni personali, con l’intento di creare l’atmosfera di un passato rivisitato, dal sapore vagamente retrò, ironico ma nel contempo attuale, nel nuovo concetto compositivo di design. Una casa colonica immersa nella campagna russiana, che ha da sempre attratto l’artista per la sua genuinità e semplicità. Un paesaggio che per Alvaro Notari è la cornice ideale per fare arte, ma che rappresenta in particolare modo un paradiso in terra per l’artista e tutta la sua famiglia.

Ducati World A MIRABILANDIA RAVENNA Posa della prima pietra di Ducati World a Mirabilandia, il famoso parco di Ravenna. Ducati World occuperà un’area di 35.000 metri quadrati, diventando così la prima area tematica del mondo ispirata a un brand motociclistico. Testimonial dell’inizio dei lavori sono due i campioni romagnoli Andrea Dovizioso e Marco Melandri. Tra le novità più originali di Ducati World ci sarà un roller coaster interattivo, ispirato al mondo racing, che simula la guida di una Panigale V4. L’innovativa attrazione trasforma i passeggeri in veri piloti, permettendo loro di controllare e gestire il veicolo in accelerazione e in frenata, rendendo così ogni corsa un’autentica sfida testa a testa fra moto che sfrecciano su due binari paralleli. L’area ospiterà anche una struttura interamente dedicata alla Ducati Experience con simulatori di guida di ultima generazione, inedite attrazioni pensate per tutta la famiglia, ma anche un Ducati Shop.

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IN MAGAZINE


atmosfera e sapori

Aperto a pranzo anche per colazioni di lavoro, ideale la sera, per cene intime, in una romantica atmosfera.

Cucina del territorio rivisitata / Specialità di carne e pesce Pane fatto in casa / Preparazione a base di foie gras e tartufi in stagione Formaggi d’alpeggio con mostarde e confetture /Ampia selezione di vini nazionali Una tessera gastronomica nella mosaicale creatività di Ravenna Via Faentina, 275 San Michele Ravenna (chiuso giovedì) - Tel. 0544 414312


ANNOTARE

In memoria di RAUL GARDINI Imprenditore vulcanico e lungimirante che ha lasciato un segno nella storia del Novecento. Così sarà ricordato per sempre il ravennate Raul Gardini, scomparso il 23 luglio del 1993 nella sua casa milanese di piazza Belgioioso. Un suicidio che a 25 anni di distanza lascia ancora molte ombre e che chiude il sipario su uno degli imprenditori più visionari e spericolati del capitalismo italiano. Con lui è morto anche il sogno della grande chimica italiana, un punto sul quale estimatori e detrattori sono d’accordo. Oltre che essere uno dei più famosi manager italiani alla guida di Montedison, il secondo più grande gruppo privato del Paese, Gardini aveva una grandissima passione per lo sport, in particolare per la vela. Un anno prima della sua morte il Moro di Venezia, un’imbarcazione che sponsorizzava, guidata dallo skipper Paul Cayard e con lo stesso Gardini a bordo come timoniere aggiunto, aveva vinto la Louis Vuitton Cup. Migliaia di persone erano scese in strada quando Gardini aveva portato la coppa a sfilare per le strade della sua città.. Dopo avergli intitolato una strada in occasione del decennale, Ravenna lo ha nuovamente celebrato con diversi eventi, fra cui il concerto diretto dal maestro Riccardo Muti, il 23 luglio scorso al Teatro Alighieri. Un tributo realizzato da Ravenna Festival con la collaborazione del Comune di Ravenna, dell’Autorità di Sistema Portuale che cureranno anche restauro e collocazione del moro di Venezia e della Fondazione Flaminia, memore della laurea honoris causa conferita a Gardini in Scienze Agrarie dall’Università di Bologna nel 1987. Il concerto dell’Orchestra Giovanile Luigi Cherubini è stato un vero evento, trasmesso in diretta anche su un maxi schermo nella centrale piazza del Popolo e al Palazzo dei Congressi, per accontentare le numerose persone che non hanno trovato posto in un teatro sold out. Ravenna IN Magazine ricorda Raul Gardini, con la copertina che gli fu dedicata nel 2003. Arrivederci Raul!

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ESSERE

La Manager

GIRAMONDO DA RAVENNA AI TEST DI GRAVIDANZA: QUESTO È IL PERCORSO DI GIULIA ZANZI, GIOVANE MANAGER DELLA MULTINAZIONALE PROCTER & GAMBLE CHE AMA LA TECNOLOGIA AL SERVIZIO DELLE PERSONE. di Anna De Lutiis / ph Massimo Fiorentini

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Giulia Zanzi è una giovane donna manager, ravennate, che vive a Ginevra dove l’ha portata il suo lavoro. Elegante, dinamica, il suo comportamento rivela fin dal primo incontro una gran voglia di vivere e di successo, che ha già nonostante la sua giovane età. I ravennati si sono accorti di lei quando, nella scorsa primavera, i giornali l’hanno messa in prima pagina in vista di un suo intervento al World Economic Forum di Davos, luogo in cui si sono trovati i grandi che governano le fila del mondo, dai primi ministri europei al presidente Donald Trump, ai leader di altri Paesi. In precedenza aveva partecipato con un suo discorso all’ONU. Giulia ha iniziato da giovanissima a oltrepassare i confini e ad aprirsi all’Europa e al mondo. Già mentre frequentava il Liceo Classico Dante Alighieri partecipò al Parlamento Europeo dei Giovani. Giulia, come è nata quella prima fortunata esperienza? “Il liceo mi ha portato a partecipare a tantissimi concorsi della nostra città, fino al Parlamento Europeo Giovani. Ricordo che

ero appena tornata da un semestre di studio a Brighton – esperienza stupenda e molto rara a quei tempi – quando la mia professoressa mi ha chiesto se ero disposta a tentare questa strada. Ho accettato, abbiamo vinto le selezioni e siamo partiti in dieci, tutti ravennati, per rappresentare l’Italia alla sessione Internazionale dell’European Youth Parliament a New Castle. Che magia!” Il tuo percorso è proseguito all’Università Bocconi di Milano e, anche se inizialmente volevi frequentare Ingegneria a Bologna, sei partita per la grande metropoli frequentando il corso triennale in Economia Aziendale. Ma la passione per lo studio, la curiosità di conoscere a fondo le cose, tue caratteristiche da sempre, ti hanno portato in Cina per un intero anno… “In specialistica mi sono iscritta al programma Double Degree in International Management che prevedeva la laurea sia alla Fudan di Shanghai che alla Bocconi di Milano. Era un corso super selettivo e molto competitivo, anIN MAGAZINE

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Precision Diagnostics, una joint venture di Procter & Gamble, ho guidato il lancio, in molti Paesi, del primo test che legge i due ormoni della fertilità e ne sincronizza i dati con il cellulare. È un prodotto super innovativo che permette di individuare più giorni fertili, aumentando quindi la possibilità di rimanere incinta, ma allo stesso tempo è sem-

“LA COSA PIÙ BELLA DEL MIO LAVORO È CHE UNISCE LA TECNOLOGIA ALLA SCIENZA PER AIUTARE LE DONNE NEL LORO PERCORSO DI FERTILITÀ. HO GUIDATO IL LANCIO DEL TEST CHE LEGGE I DUE ORMONI DELLA FERTILITÀ E NE SINCRONIZZA I DATI CON IL CELLULARE.”

IN QUESTE PAGINE, GIULIA ZANZI, MANAGER DELLA MULTINAZIONALE PROCTER & GAMBLE.

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che perché era il primo anno che la Bocconi lo organizzava, dieci anni fa. È stata un’avventura incredibile! I miei compagni cinesi avevano una grande tenacia e una capacità di apprendimento velocissima, oltre che tantissima voglia di migliorarsi. È stato un anno di grande crescita ma anche di scoperta; ne ho approfittato per per immergermi nella Cina, dalle mistiche vette dello Yunnan alla povertà delle campagne di Guilin. La Cina stava crescendo esponenzialmente e si stava trasformando. Un momento magico per questo Paese così diverso e così simile al nostro.” Oggi lavori per la multinazionale Procter & Gamble e viaggi continuamente da uno Stato all’altro, dall’Europa all’America, da Milano a Londra. Da giovane donna in carriera, senti la responsabilità di aiutare le donne? “La cosa più bella del mio lavoro è che unisce la tecnologia alla scienza per aiutare le donne nel loro percorso di fertilità. Come responsabile del marketing per i Test di Ovulazione in Swiss

plice e intuitivo grazie alla app sul telefonino. Questo lavoro mi ha portata a scoprire che in India il contraccettivo più usato è la sterilizzazione femminile, mentre in Europa sono la pillola e il preservativo [n.d.a., fonte: Trends in Contraceptive Use Worldwide 2015, UN ]. Questi elementi hanno un impatto incredibile sulla vita delle donne!” È corretto dire che la tua passione per il mondo scientifico sia parte integrante del tuo background culturale? “Credo di sì. La quarta rivoluzione industriale sta cambiando radicalmente il modo di lavorare. Da anni lavoriamo già in remoto e siamo seduti allo stesso tavolo anche se in continenti diversi. Le soft skills saranno sempre più importanti in futuro; l’intelligenza artificiale ci permetterà di interpretare i dati in maniera completamente nuova, di trovare connessioni prima impensabili e di avere le macchine a supporto esponenziale degli uomini. Il vero potere, oggigiorno, è proprio nell’analisi e nella comprensione di questi big data. Per questo mi


Vivere momenti straordinari in ambienti in cui tutto è in perfetta armonia dove le forme sono semplici e chiare.

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“SONO MOLTO FIERA DELLE MIE ORIGINI, E PER ME TORNARE IN ROMAGNA È SEMPRE UN PIACERE. LA QUALITÀ DELLA VITA È ALTISSIMA. MI MANCANO GLI AFFETTI, LA BELLEZZA DELLA CITTÀ E LA POSSIBILITÀ DI ANDARE AL MARE ANCHE SOLO PER UN APERITIVO.”

sto specializzando in AI (artificial intelligence): proprio recentemente abbiamo vinto un Hackathon, una maratona digitale, sull’utilizzo di AI e Blockchain per migliorare la trasparenza delle informazioni online.” A sentirti parlare così, Giulia, sembra che tu sia una persona lontana anni luce da noi… Viene da chiederti: quanto ti manca la tua città natale, Ravenna? “Sono molto fiera delle mie origini, e per me tornare in Romagna è sempre un piacere. La qualità della vita a Ravenna è davvero altissima. Mi mancano gli affetti, la bellezza della città come antica capitale bizantina e la possibilità

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di andare al mare anche solo per un aperitivo. Mi mancano il sole e il cibo italiano, che sono sempre il dilemma di noi espatriati. Sono appena entrata a fare parte dell’associazione Fidapa di Ravenna, Business and Professional Women, e per me è stato un bellissimo modo per riavvicinarmi nuovamente alla mia città.” Come trascorri il tuo tempo nei momenti di libertà? “A Ginevra sono entrata a far parte dei Global Shapers, una community del World Economic Forum. Insieme lavoriamo a diversi progetti e ci impegniamo per dare il nostro piccolo contributo alla comunità. Quando a Davos ho scoperto che solo il 15% delle mamme svizzere lavora a tempo pieno, ero esterrefatta. Ci sono motivi culturali e strutturali: a Ginevra solo un bambino su dieci ha un posto all’asilo nido, quindi spesso i genitori devono scegliere tra carriera e famiglia. Se poi si conta che gli asili nido sono chiusi di mercoledì e costano più del 40% di uno stipendio medio… In pochi mesi abbiamo messo in piedi un progetto per creare consapevolezza su questo problema e per sostenere le aziende e i loro dipendenti favorendo

gli asili nido. Nel poco tempo libero che mi rimane… beh, sono una persona entusiasta della vita! Mi piace leggere romanzi, andare ai concerti rock e cucinare cibo italiano. Ma soprattutto adoro viaggiare e conoscere nuove culture, riprendendo tutto con la mia Nikon e il drone.” Pensare che tante esperienze sono raccolte in poco più di trent’anni di vita crea stupore in chi vive una ben più pigra vita provinciale. Giulia, di cosa sei più soddisfatta e quale città porti maggiormente nel cuore fra quelle visitate? “Sono felice di aver guidato l’espansione del marchio numero uno al mondo in test di gravidanza e di ovulazione, lanciando Clearable in Cina, Russia, Brasile e Messico. Sono fortunata a poter viaggiare il mondo per lavoro. Ad ammaliarmi sono stati i colori del Rajasthan in India e della Baia di Rio de Janeiro, bella come nelle cartoline. Ma la città che ha sempre un ruolo speciale è Shanghai, che ho lasciato da studentessa e dove sono tornata dieci anni dopo come manager per lanciare Clearblue in Cina e diventare Market Leader.”


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COLLEZIONARE

Vespa in

MOSTRA IL RAVENNATE MAURO PASCOLI HA INIZIATO A COLLEZIONARE MODELLI DI VESPA, LIBRI, RIVISTE, MODELLINI, POSTER E CALENDARI, 43 ANNI FA, A SOLI 15 ANNI.

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di Roberta Bezzi / ph Massimo Fiorentini

Dalle passioni nascono sempre grandi cose, come il museo Collezione Vespa Mauro Pascoli che ancora in molti non conoscono a Ravenna, probabilmente perché decentrato e un po’ nascosto all’interno del Centro Mir in via Faentina 175/a, a Fornace Zarattini. Raccoglie tutto ciò che è inerente al mondo della Piaggio. Nei due piani, per una superficie complessiva di 500 metri quadrati, sono presenti oltre 150 veicoli tra Vespa, Ape, Moscone, ciclomotori Piaggio, ma anche più di 1.500 immagini tra manifesti, locandine, fotografie, poster, calendari, circa mille placche di partecipazione a raduni, 300 trofei e coppe di gare di regolarità e giri turistici. La collezione comprende inoltre più di 300 modellini giocattolo, 30 modelli di giocattoli a pedali o elettrici e un’enorme varietà di accessori originali dal 1946 a oggi. Senza dimenticare la ricca documentazione cartacea Piaggio, composta da oltre 200 cataloghi di parti di ricambio e Manuali di stazione di servizio, circa 200 libretti Uso e Manutenzione e una vasta quantità di notiziari e pubblicazioni Piaggio. La Collezione Vespa Mauro Pascoli fa parte

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del circuito museale Terra di Motori, composto da 13 musei di auto e moto storiche, ed è riconosciuta dai registri storici Asi e Fmi. “Il mio amore per il mondo Piaggio è iniziato per caso quando avevo 15 anni – racconta Mauro Pascoli – Un giorno passando davanti al negozio di Giovannini a Ravenna, rimasi folgorato da una Vespa. Così proposi ai miei genitori, che avevano un’area di servizio con annessa officina meccanica, di mettere in vendita qualche ciclomotore Piaggio, fra cui la Vespa. A partire da quel momento, ho anche iniziato a fare la spola con Pontedera, dove ha sede la Piaggio, per seguire dei corsi specifici in modo da essere in grado di effettuare le riparazioni.” Anche Pascoli si compra la prima Vespa, appena raggiunta la maggiore età. La sua collezione inizia così negli anni Ottanta quando, nel vendere i veicoli nuovi, ritira quelli vecchi che tiene per sé e ristruttura, anziché rivenderli. Poi comincia anche a comprare qualche pezzo che gli pare interessante, che per altri è solo roba vecchia. “Dopo essere stata il simbolo della rinascita dell’Italia negli anni Cinquanta e Sessanta – prosegue Pascoli –

IN ALTO, MAURO PASCOLI ALL’INTERNO DELL’OMONIMO MUSEO.


LA COLLEZIONE VESPA MAURO PASCOLI FA PARTE DEL CIRCUITO MUSEALE TERRA DI MOTORI, COMPOSTO DA 13 MUSEI DI AUTO E MOTO STORICHE, ED È RICONOSCIUTA DAI REGISTRI STORICI ASI E FMI. SONO MIGLIAIA LE PERSONE CHE OGNI ANNO VISITANO IL MUSEO.

con l’avvento delle auto il museo della Vespa declina negli anni Ottanta. Nessuno più la voleva e molti se ne sbarazzavano in fretta e furia per acquistare la prima quattro ruote. Mi vedevamo come un pazzo affezionato ai ferri vecchi, non potendo prevedere che da lì a qualche anno il mito della Vespa sarebbe riesploso più forte di prima in tutto il mondo. Ed è anche per questo motivo che, a partire dal 1999 nella nuova sede di Ravenna, decido di dare una svolta all’attività chiudendo l’officina e dedicandomi solo alla vendita di ricambi Piaggio, molti dei quali obsoleti e quindi introvabili sul mercato. Ricevo richieste da tutto il mondo, considerando che ho ben 40.000 clienti.

D’altra parte la Vespa è un’icona, non si contano i collezionisti e gli estimatori, c’è chi la tiene come pezzo da museo in salotto e persino in camera da letto.” La passione di Pascoli è contagiosa, tanto da coinvolgere la moglie Loretta Fuzzi – presto diventata una vespista da raduni – e il figlio Raffaele e la moglie Samantha. Insieme decidono di creare l’Associazione culturale denominata La Bella in Mostra, con lo scopo di rendere fruibile al pubblico la collezione. Aperta il 4 marzo 2000, è stata poi allargata il 10 maggio 2008 grazie a un nuovo capannone annesso. “La sede è un po’ un handicap – evidenzia Mauro Pascoli – perché all’interno di un centro commerIN MAGAZINE

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DI RECENTE PASCOLI, PRESIDENTE DEL VESPA CLUB RAVENNA, HA ORGANIZZATO IL RADUNO INTERNAZIONALE REGISTRO STORICO VESPA CHE HA PORTATO IN CITTÀ CIRCA 250 PERSONE, PROVENIENTI DA 15 NAZIONI DIVERSE. UN EVENTO UNICO NEL SUO GENERE.

IN ALTO, IL MUSEO COLLEZIONE VESPA MAURO PASCOLI. A LATO, MAURO PASCOLI INSIEME AL FIGLIO RAFFAELE E ALLA MOGLIE LORETTA FUZZI.

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ciale di periferia, e quindi chiuso di sabato e domenica quando ci sono più turisti in giro. Per questo, facciamo entrare gratuitamente i nostri visitatori che sono privati ma anche gruppi di stranieri e scolaresche, con possibilità di visite guidate su richiesta. D’altra parte i musei ormai sono costretti ad autosostenersi vista la pressoché assenza di contributi, quindi non potrei pensare si spostare la collezione in un luogo che poi non sarei in grado di mantenere.”

Mauro Pascoli è diventato anche il presidente del Vespa Club Ravenna, le cui origini risalgono agli anni Cinquanta. A coinvolgerlo è stato un suo cliente Franco Ortolani, organizzatore di gare e già presidente del Vespa Club Forlì. Ed è proprio di Ortolani il pezzo della collezione a cui Pascoli è più affezionato, una Vespa PE 200, a lui lasciata in eredità dopo la sua morte. “Una Vespa dal grande valore sentimentale.” Di recente, Pascoli – in collaborazione con il Vespa Club Romagna – è riuscito a portare a Ravenna un grande evento: il Raduno internazionale Registro Storico Vespa, interamente dedicato alla Vespa d’epoca e riservata a tutti i veicoli Piaggio costruiti dal 1946 al 1976. Dal 7 al 10 giugno scorso, sono arrivati in città circa 250 persone, provenienti da 15 nazioni europee, oltre che da tutta Italia. L’iniziativa è stata possibile grazie alla richiesta di candidatura di Ravenna, avanzata nel 2017 al raduno di Ischia, da Pascoli al conservatore del Registro Storico Vespa, Luigi Frisinghelli. Potrebbe essere l’inizio di altre manifestazioni di rilievo. Di certo è che, ogni anno, sono migliaia le persone che arrivano alla Collezione Mauro Pascoli. E proprio ai visitatori da tutto il mondo appartenenti ai numerosi Vespa Club mondiali e ai loro gadget che è dedicata un’intera parete dell’esposizione.


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PAGURO

GIOVANNI FUCCI, FONDATORE E PRESIDENTE DELL’ASSOCIAZIONE PAGURO, SVELA I SEGRETI DEL PARADISO SUBACQUEO A DODICI MIGLIA DALLA RIVA, QUASI DI FRONTE ALLA FOCE DEI FIUMI UNITI. di Nevio Galeati / ph Marco Sieni

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“Siamo attorno alle tremila immersioni annue e non si tratta solo di ravennati. Ci sono circoli di Rimini, ad esempio, che da soli portano fra i 1.500 e i 1.800 subacquei. Si sono trasformati i diving dell’Adriatico romagnolo: accompagnano i turisti sul relitto, sui tralicci che abbiamo affondato nel 2000, ma anche su altri relitti scoperti davanti alle nostre coste; di certo una nave e un piccolo aereo.” Giovanni Fucci, fondatore e presidente dell’Associazione Paguro di Ravenna, è orgoglioso di come vanno le cose nel paradiso subacqueo a dodici miglia dalla riva, quasi di fronte alla foce dei Fiumi Uniti. Dopo quasi un quarto di secolo di impegno e lavoro, durante il quale ha coinvolto appassionati e studiosi di fama internazionale, il relitto della piattaforma di perforazione è meta di turismo subacqueo e oggetto di studi e osservazioni scientifiche. “Dopo la tragedia del 1965, con la morte dei tre tecnici dell’Agip, per un lungo periodo ci si era dimenticati del Paguro – prosegue Fucci –. Poi i primi subacquei, soprattutto pescatori ma non solo, avevano iniziato a immergersi, spesso senza una grande attenzione per quello che stava capitando là sotto, fino a 25 metri di profondità. Troppi si immergevano in modo selvaggio. Per altro, il tesoro era ancora da scoprire. Così a quasi trent’anni dalla sciagura, ci siamo messi al lavoro. Insieme al biologo Attilio Rinaldi [n.d.a., all’epoca Assessore provinciale all’ambiente, poi Direttore Generale dell’Istituto centrale di ricerca applicata al mare del Ministero dell’Agricoltura], al circolo Sub Delphinus e ad altri appassionati, abbiamo preparato le pratiche per chiedere al Ministero, attraverso la Provincia, l’istituzione della Zona di tutela biologica. Volevamo regolamentare le immersioni e proteggere la fauna che negli anni aveva popolato la zona attorno al relitto. Trovammo l’appoggio del sottosegretario alle politiche agricole,

VISTA LA RICCHEZZA ECCEZIONALE DI VITA CHE HA AVUTO MODO DI FORMARSI ATTORNO A QUESTO REEF ARTIFICIALE, NEGLI ULTIMI ANNI IL RELITTO È DIVENUTO META AMBITA PER SUBACQUEI SPORTIVI. SI CALCOLANO CIRCA 3.000 IMMERSIONI ANNUE.

Guido Tampieri, ravennate e molto attento alle questioni ambientali. Raggiunto il traguardo, l’Associazione si è assunta il compito che ha ancora; di gestire l’area, fissando i calendari delle uscite, dando precedenza a quelle di studio e ricerca. Un passo alla volta siamo arrivati a 3.000 immersioni all’anno, da primavera a fine settembre.” Scendere prima fino al “cassone” della piattaforma, a quota meno 9 metri, per poi visitare il relitto, quasi fino a meno 25 metri, è sempre un’esperienza emozionante, in alcuni

IN QUESTE PAGINE, ALCUNE FOTO SUBACQUEE SCATTATE NEL SITO MARINO PAGURO.

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IL PAGURO HA OTTENUTO DALLA COMMISSIONE EUROPEA IL RICONOSCIMENTO DI “SITO DI IMPORTANZA COMUNITARIA”, UNICO CHE ESISTA IN MARE. IL RELITTO È UN GIOIELLO DA CONOSCERE E VALORIZZARE, MA ANCHE DA DIFENDERE DAI PESCATORI DI FRODO.

IN ALTO, GIOVANNI FUCCI, FONDATORE E PRESIDENTE DELL’ASSOCIAZIONE PAGURO DI RAVENNA.

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casi eccezionale. È possibile incontrare una quantità di pesci inimmaginabile: corvine, mormore, occhiate, spigole, gronghi, scorfani neri. E, ancora, granchi, astici, cicale di mare. Senza dimenticare come nella zona più alta le strutture siano quasi interamente ricoperte da cozze, ostriche e altri organismi sessili (cioè ancorati al reef e che non si muovono).

“Il fondo dell’Adriatico, qui, è sabbioso e spesso ci si ritrova in mezzo a tanta sospensione da non riuscire a individuare i tralicci o la struttura generale del relitto – aggiunge il presidente dell’associazione –. Ma a volte, come l’anno scorso, ci si è trovati con una visibilità da mari del sud, oltre 50 metri. Così arrivare alla Madonnina è davvero bellissimo. Intendiamoci, non è mai un’immersione facile: si è in mezzo al mare, e spesso la corrente si fa sentire. Ma c’è un altro dato indicativo: dalla nascita della zona di tutela e quindi dall’istituzione di un calendario controllato di immersioni, al Paguro non si sono registrati incidenti di alcun genere. Questo anche grazie all’attività di prevenzione degli accompagnatori subacquei volontari, che aiutano e guidano chi non è mai andato sul relitto.” Gli esperimenti, attorno a quel reef artificiale, si sono ripetuti con risultati di grande impor-

tanza. Nel 2000, ad esempio, dopo un accordo siglato con Eni, l’associazione fece depositare sul fondo, poco distante dal relitto, cinque tronconi di piattaforme dismesse: un intervento mai realizzato prima e che, purtroppo, non si è ripetuto. Non basta: nel 2011, la Regione, attraverso il proprio piano di gestione, ha ottenuto dalla Commissione Europea il riconoscimento per il Paguro di sito di importanza comunitaria, unico che esista in mare. “Senza dimenticare – evidenzia Fucci – le prove di ripopolamento messe in essere in collaborazione con il Museo di zoologia Acquae Mundi di Russi: abbiamo portato là piccoli squali e altri pesci tipici dell’Adriatico. È un peccato che la struttura abbia chiuso la propria attività: con il loro aiuto avremmo aumentato la qualità di quell’oasi naturalistica subacquea.” Tutto perfettamente a posto, quindi? “Purtroppo no – conclude –. In maggio, ad esempio, una squadra di sub, scesi sulla piattaforma per pulire e sistemare le cime delle boe di attracco per le immersioni, ha trovato i segni dei pescatori di frodo: grossi ami ‘perduti’ sul fondo, nascosti in mezzo alle alghe. Sono pericolosi e ci si può rovinare una mano, se non trovarsi in grande difficoltà. Abbiamo segnalato più volte il problema alla Capitaneria di porto, ma... Insomma, continueremo a farlo.” E salvaguardare quell’area meravigliosa dovrebbe essere un impegno di tutte le istituzioni del territorio: il relitto del Paguro è un gioiello da valorizzare e far conoscere.


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GIOCARE

Il Labirinto

DINAMICO

SI TROVA AD ALFONSINE, ALL’INTERNO DELL’AZIENDA GALASSI, ED È IL PIÙ GRANDE E UNICO AL MONDO NEL SUO GENERE. NASCE NEL 2007 UN PO’ PER GIOCO, IN FAMIGLIA. di Gianni Zampaglione / ph Massimo Fiorentini



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Ci si addentra in un percorso enigmatico e misterioso, in cui bisogna trovare l’uscita e in cui si può modificare il cammino di chi ci segue. Tutto questo avviene ad Alfonsine, nel labirinto dinamico di mais più grande al mondo. Si trova precisamente all’interno dell’azienda Galassi, dove la natura scandisce i tempi delle attività, compresa quella del grande campo di mais che da dieci anni attira tantissimi visitatori. A svelare le origini di questo labirinto unico nel suo genere e i suoi sviluppi nel corso di questi anni è Carlo Galassi, titolare dell’omonima azienda.

CI SI ADDENTRA IN UN PERCORSO ENIGMATICO E MISTERIOSO, IN CUI BISOGNA TROVARE L’USCITA E IN CUI SI PUÒ MODIFICARE IL PERCORSO DI CHI SEGUE. AL SUO INTERNO ESISTONO AREE DI SOSTA IN CUI FARE PIC-NIC, ORDINARE UNA PIZZA O RIPOSARE.

Come e quando nasce l’idea di questo labirinto? “Un po’ per gioco nel 2007. Inizialmente ho fatto giocare una delle mie nipoti allo stesso modo in cui mio nonno faceva giocare me nei campi di mais, creando sentieri e stanzine. Poi, l’anno successivo, abbiamo pensato di creare un vero e proprio labirinto, cercando di migliorarlo anno dopo anno.” Nel tempo, in che maniera si è sviluppato il labirinto? “In origine era di circa 40.000 metri quadrati. Per gradi siamo arrivati agli attuali 70.000. Non siamo andati oltre perché vogliamo che il visitatore riesca a risolvere l’enigmatico percorso in un tempo giusto senza che diventi una tortura.” 26

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Perché ogni anno disegnate un labirinto diverso? “Questo avviene dal 2010, ossia da quando abbiamo conosciuto Luigi Berardi, artista geomantico che ci ha aiutato a crescere, creando ogni anno tematiche sempre più profonde e complesse e, soprattutto, facendo in modo che il labirinto avesse ogni anno un disegno diverso ben visibile dall’alto.” Quindi ogni anno un tema e un titolo nuovo? “Sì. Nel 2010 abbiamo esordito con la Ruota del tempo. Nel 2011 abbiamo proposto La danza del Basilisco, nel 2012 L’alba dell’uomo, nel 2013 Il volo dell’a-

IN APERTURA, UN’IMMAGINE DEL LABIRINTO ALL’INTERNO DELL’AZIENDA GALASSI. IN BASSO, UNA VISTA AEREA DELLA CONFIGURAZIONE DI QUEST’ANNO INTITOLATA “MERIDIA”, PROGETTATA DA LUIGI BERARDI.


pe regina, nel 2014 Metamorfosi, nel 2015 L’albero della vita, nel 2016 Sentieri peregrini, nel 2017 Sospesi tra terra e cielo fino ad arrivare a quest’anno con il tema portante Meridia.” Dal 2016 con Sentieri peregrini il labirinto è diventato dinamico, cosa significa? “Noi consideriamo il labirinto la metafora della vita, siamo condizionati da chi ci sta intorno e a nostra volta condizioniamo. Per questo motivo abbiamo deciso di inserire dei tornelli all’interno del labirinto: in questo modo chi ci precede può condizionare il nostro percorso e noi possiamo condizionare quello di chi ci segue. Così, mentre proseguiamo lungo il sentiero, abbiamo la possibilità di chiudere la porta, e chi ci segue non potrà più seguire il nostro stesso cammino ma andare dalla parte opposta. Così facendo il percorso non è tracciato interamente da noi che lo progettiamo,

ma anche i visitatori stessi hanno la possibilità di modificarlo.” Esistono altri labirinti di questo genere in Italia o anche in altri Paesi? “In Italia siamo stati i primi a creare questo tipo di attrazione, in Europa si trovano altri labirinti. Il nostro è stato dal 2009 al 2014 il più grande d’Europa. Dal 2016 abbiamo dato vita al più grande labirinto dinamico del mondo, il più grande e unico della sua specie.” Quando scegliete il tema del nuovo labirinto? “Nel periodo natalizio, quando raduniamo tutta la famiglia per le festività. Una volta deciso il tema, lo comunichiamo a Luigi Berardi che crea l’opera che si potrà percorrere la stagione successiva.” Come viene applicato il disegno sul terreno? Prima della crescita del mais o successivamente?

“Prima avviene la semina. Appena il mais inizia a crescere subentra Luigi Berardi con la motozappa. Servono pali, fili, metro e tanta pazienza nell’applicare sul terreno il disegno scelto per la stagione.” All’interno del percorso sono presenti aree di sosta? “Sì ed è possibile fare pic-nic e riposarsi. Abbiamo anche una pizzeria da asporto che può consegnare in queste aree predefinite. In alternativa, al di fuori del percorso, c’è anche il nostro ristorante che effettua un tradizionale menù romagnolo.” L’azienda Carlo Galassi di cosa si occupa oltre al labirinto di mais? “Di floricoltura, il settore in cui operiamo da circa trent’anni: piante e fiori per ogni stagione, ma anche arredo giardino, cura di aree verdi e interni con oggettistica e complementi di ottima finitura.”

Il Labirinto DEDALO Nella cornice naturale del Parco Regionale Delta del Po, il Labirinto Dedalo di Savio si estende per 8 ettari all’interno di un campo di mais; un vero “dedalo” di sentieri intricati e tortuosi che si sviluppano complessivamente fino a 10 km, con un cammino netto da percorrere di 3,5 km. Sono quattro i percorsi presenti, con diversi gradi di difficoltà a seconda della durata e della complessità dell’avventura: il Labirinto Estremo – novità del 2018 – in cui i più temerari possono sfidare le insidie del labirinto per ben un’ora e mezza o più, poi il Labirinto Pro, Medio e infine Junior, ideale da percorrere con i bambini. A supporto dell’attrazione sono presenti aree pic-nic, cene e grigliate all’aperto, un orto per progetti didattici e attività di equitazione. “Il nostro intento è quello di unire il fascino di un gioco intrigante, ecosostenibile e con richiami alla storia” afferma l’architetto del labirinto Mattia Missiroli. Il Labirinto trae infatti inspirazione da Dedalo, personaggio della mitologia greca che progettò il famoso labirinto del Minotauro. (C.C.) IN MAGAZINE

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ADVERTORIAL

GRUPPO TAMPIERI DA 90 ANNI LE PERSONE AL CENTRO

IL GRUPPO DELLA FAMIGLIA TAMPIERI, CON SEDE A FAENZA, FESTEGGIA I 90 ANNI DI ATTIVITÀ E RIPROPONE L’APERTURA AL PUBBLICO NEGLI OPEN DAY DEL 5, 6 E 7 OTTOBRE.

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Che cosa accomuna i numeri 90, 4 e 270? La risposta è un nome: Tampieri. Il Gruppo omonimo, con sede a Faenza, quest’anno festeggia 90 anni d’attività e vede la quarta generazione al lavoro nelle proprie aziende, che oggi contano circa 270 dipendenti diretti. Un numero che però arriva a circa un migliaio se si sommano tutti i terzisti e i collaboratori che quotidianamente gravitano nell’orbita Tampieri. Alfredo Tampieri nel 1928 rimane incuriosito da una macchina esposta alla Fiera di Padova. Al ritorno a Faenza comprende le potenzialità di quel macchinario, che serviva per produrre olio dalla spremitura di vinaccioli. È quella l’intuizione che cambierà per sempre la sua vita e quella della sua famiglia. Una famiglia che da sempre è cuore e mente del Gruppo Tampieri

e che, con grande impegno e lungimiranza, in questi nove decenni ha ampliato i propri settori di attività. Alla produzione di oli grezzi e raffinati di girasole, germe di mais e vinacciolo si è aggiunta nei primi anni ’80 quella di energia termica ed elettrica, esclusivamente da fonti rinnovabili. Sempre in quel decennio è cominciata la depurazione di acque reflue, mentre nel 1992 Tampieri ha deciso di investire nell’azienda sicuramente più innovativa, Finceramica. Nata da uno spin off del CNR, Finceramica ricerca, produce e commercializza sostituti ossei e cartilaginei in materiale bioceramico e biomimetico, destinati all’ortopedia e alla neurochirurgia. Di recente è entrata con il suo prodotto di punta, la teca cranica, anche nel mercato statunitense, cosa tutt’altro che facile.

IN ALTO, LA FAMIGLIA TAMPIERI AL MIC (MUSEO INTERNAZIONALE DELLE CERAMICHE DI FAENZA). NELLA PAGINA A FIANCO, IN ALTO, LO STABILIMENTO FAENTINO E, SOTTO, UN MOMENTO DELLA LAVORAZIONE DEI PRODOTTI DI FINCERAMICA.


ADVERTORIAL

TECNOLOGIA, AMBIENTE, MEMORIA, PASSIONE, INNOVAZIONE, ETICA, RESPONSABILITÀ, INVESTIMENTI NON SONO SOLAMENTE UN ACRONIMO MA UNA VERA E PROPRIA FILOSOFIA AZIENDALE.

Il costante incremento della produttività degli impianti ha spinto Tampieri a espandersi anche all’estero, per ampliare ulteriormente il proprio business, senza delocalizzare. È in quest’ottica che sono nate Agf cereal Rumena nel 1997 e Tampieri Hungaria nel 2011, create al fine di assicurare un flusso continuo di materie prime agli impianti di Faenza. Ogni processo produttivo del Gruppo è eticamente sostenibile e finalizzato alla tutela del territorio. Fin da quando non se ne parlava ancora, Tampieri ha sempre prestato attenzione alle tematiche ambientali, lavorando in modo da

non consumare risorse prime importanti. Ecco perché Tecnologia, Ambiente, Memoria, Passione, Innovazione, Etica, Responsabilità, Investimenti non sono solamente un acronimo ma una vera e propria filosofia aziendale. Il Gruppo Tampieri, in novant’anni di attività industriale, ha saputo intraprendere un percorso di costante crescita, senza perdere di vista il patrimonio più grande, le persone. E senza mai trascurare il forte legame con la città di Faenza, dove ha le proprie radici e dove intende continuare a costruire il proprio futuro. È per questo che la famiglia Tampieri ha deciso, continuando nel percorso di sostegno alle nuove generazioni, di festeggiare questo importante compleanno istituendo quattro nuove borse di studio, da 2.500 euro ognuna, che vanno ad aggiungersi alle quattro storiche. Quindi a due ex studenti dell’Istituto Oria-

ni e a due dell’Istituto Bucci, si aggiungeranno due neo diplomati del Liceo Scientifico Torricelli e due dell’Istituto Agrario Persolino, tutte scuole di Faenza. Perché altri quattro ragazzi abbiano un motivo in più per crederci, nella convinzione che i giovani siano il nostro presente, per un domani migliore. Ma le borse di studio sono solo uno dei tanti interventi in responsabilità sociale del Gruppo Tampieri. Per citarne solo qualcuno parliamo della stagione di prosa del Teatro Masini o i bambini dell’Academy basket Raggisolaris. Inoltre ogni anno vengono investite somme molto importanti a sostegno di progetti e associazioni del territorio, per accrescere costantemente il valore della comunità nella quale Tampieri opera. Se siete incuriositi e volete saperne di più, vi aspettano gli open day che si terranno il 5, 6 e 7 ottobre nello stabilimento faentino.

Via Granarolo 177/3 - Faenza RA - T +39 0546 645411 www.tampieri.com - tampieri@tampieri.com IN MAGAZINE

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SCOLPIRE

Armonie

VISIVE

IL RAPPORTO CON IL PAESAGGIO, CON L’AMBIENTE NATURALE, È IL PRINCIPIODA CUI INIZIA L’ATTO CREATIVO DELL’ARTISTA ARGENTINO OSCAR DOMINGUEZ PER OPERE E INSTALLAZIONI POVERE.

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di Aldo Savini / ph Lidia Bagnara

Oscar Dominguez nasce nel 1970 a Tucuman, in Argentina, dove dal 1984 al 1989 frequenta l’Università Nazionale d’Arte, a cui segue il perfezionamento a Buenos Aires alla Fondazione Condorhausi. Dopo aver insegnato in scuole rurali nella provincia della Catamarca, nel 1999 decide di compiere a ritroso il viaggio che avevano fatto i suoi nonni e bisnonni e approda in Europa.

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La prima tappa è la Spagna e poi la Romagna, dove resta affascinato dagli ampi spazi naturali di cui le nebbie autunnali dilatano i confini. Il rapporto con il paesaggio, con l’ambiente naturale, è il principio da cui prende avvio l’atto creativo per opere e installazioni povere nei materiali ma che sanno catturare lo spirito della terra, sprigionando forza ed energia, passione e vigore. Idealmente si pone in sintonia con i valori poetici ed estetici della grande tradizione classica che trova nell’antica Roma importanti autori della cultura latina, pur debitori al mondo greco. Cicerone nel Pro Archia afferma come “l’osservazione della natura e la meditazione abbiano generato l’arte” e Seneca in una lettera a Lucillio scrive che “ogni arte, o meglio tutta l’arte, è imitazione della natura” (Omnis ars naturae imitatio est). Per Dominguez la natura è la Romagna dove, appena arrivato, si è sentito a casa e non ha più avuto il desiderio di andare altrove. Vive in una casa a ridosso del fiume Senio nei pressi di Cotignola, dove la storia, ovvero il passaggio del fronte della seconda guerra mondiale, ha lasciato segni che

A LATO, L’INSTALLAZIONE “DI SILENZIO” DI OSCAR DOMINGUEZ ALL’ARENA DELLE BALLE DI PAGLIA DI COTIGNOLA. IN ALTO, L’ARTISTA CON UNA DELLE SUE OPERE.


PREDILIGE I MATERIALI DI RECUPERO E OGNI SUA OPERA RACCONTA UN PERCORSO, UNA RICERCA, PER PARLARE DELL’UOMO, DELLA NATURA, DELLA VITA, TROVANDO CON L’AMBIENTE UN’INTESA, ANCHE DISSONANTE, CHE SA GENERARE ARMONIE VISIVE.

non ha voluto cancellare per conservarne la memoria. La piatta campagna gli consente di guardare lontano, di confrontarsi con grandi distanze, non come in città dove l’occhio si ferma vicino e non può andare oltre. Dall’esperienza diretta, dall’osservazione, hanno origine lavori che si incontrano con le dimensioni e la bellezza del paesaggio, a partire dall’utilizzo di materiali di recupero, apparentemente insignificanti e abbandonati in quanto scarti che rimandano alle nostre origini, alle nostre radici, come legni, tronchi, rami, potature delle vigne, filo di ferro e ultimamente la paglia. Nelle sue installazioni entra anche la ceramica, non manualmente modellata ma ottenuta da stam-

pi o da materiali di recupero. La scoperta di “cose” minime, forme di piccole dimensioni che nascondono una tensione all’equilibrio e all’armonia, tali da provocare intime emozioni, sono la fonte di ispirazione per opere ingrandite. Opere che non tradiscono la forma e soprattutto quelle sensazioni attraverso cui altri possono vedere la sua personale interpretazione, restando anche loro prima di tutto emozionati e ponendosi in un secondo momento domande e interrogativi sui possibili significati riposti. Pertanto, ogni sua opera racconta un percorso, una ricerca, per parlare dell’uomo, della natura, della vita, trovando con l’ambiente un’intesa, anche dissonante, quell’intesa che sa generare armonie visive. IN MAGAZINE

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NAVIGARE

Un legame

COL MARE NATO TRE SECOLI FA, IL CANALE CANDIANO ERA IL CORDONE OMBELICALE TRA LA CITTÀ E IL MARE. RAVENNA HA SEMPRE CERCATO DI MANTENERE IL LEGAME CON L’ADRIATICO. di Andrea Casadio / ph Massimo Fiorentini

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“Questo porto ci dicono il Cangiano / perché andando da qui si va a Marina. / La Catlana ci va sera e mattina / ma è piena di bidocchi e poi va piano”. La citazione stecchettiana è quasi d’obbligo nell’anno in cui una moderna e senza dubbio più confortevole motonave rinnova la tradizione della vecchia Catlana, il battello che alla fine dell’Ottocento trasportava i passeggeri lungo il Candiano fino a Porto Corsini. Si conferma così, anche a beneficio del comune cittadino, la funzione per cui il canale nacque quasi tre secoli or sono, quella di cordone ombelicale fra la città e il mare. Nata in una laguna, e diventata centro portuale di primaria importanza in epoca romana, nel corso dei secoli Ravenna cercò sempre di mantenere il legame con l’Adriatico man mano che la linea di costa si allontanava e la città assumeva un’identità anfibia, non del tutto terragna ma neppure più marinaresca. E così, quando la diversione del Ronco e del Montone, verso il 1730, comportò la scomparsa del già poco efficiente canale Panfilio – che collegava la città da porta Nuova all’antico scalo del Candiano, presso la pineta di Classe –

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la creazione di un nuovo porto si impose in tutta la sua urgenza. Si trattò, invero, di una gestazione assai travagliata. In un primo tempo, il piano elaborato dagli ingegneri Bernardino Zendrini ed Eustachio Manfredi prevedeva di riutilizzare come canale portuale l’alveo abbandonato dei due fiumi, corrispondente all’incirca all’attuale via Molinetto fino a Punta Marina. Ma nel 1735 l’arrivo come nuovo legato (ossia governatore della provincia) dell’energico Giulio Alberoni, oltre a dare il definitivo impulso ai lavori della diversione comportò un mutamento radicale anche del progetto del porto. Aderendo alla massima che gran laguna fa gran porto, Alberoni individuò un nuovo sito più a nord, dove la Pialassa della Baiona garantiva un deflusso migliore delle acque alla foce, e quindi una maggiore pulizia della bocca del canale. Il nuovo progetto redatto dal fusignanese Giuseppe Guizzetti prevedeva di adattare nel primo tratto il canale di scolo della città, che dalle mura orientali si dirigeva verso nord-est, collegandolo poi con un breve condotto artificiale a un corso d’acqua già esi-


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NUS ET OFFICTIUS ALIQUAM, ODIT ALIAT VID UTEM VOLUPIT ASSINCI PISTOTAT IPSA IMIN EST ESTE CUSAM DOLORECUS CUSANIMOS NONSENIMI, UTE DEBITAT IUNDELENDAE. NE DOLUPTATUR

IN APERTURA, UNA FOTO STORICA DI UN PESCATORE LUNGO IL CANDIANO. IN ALTO, UN GRUPPO DI RAVENNATI IN BICICLETTA PERCORRE IL SENTIERO LUNGO IL CANALE. A LATO, LA MOTONAVE “STELLA POLARE” INAUGURATA QUEST’ESTATE.

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stente, la Fossina, che a sua volta si immetteva nella Baiona e da qui al mare. Ottenuto il sostegno del Papa Clemente XII, al secolo Lorenzo Corsini, i lavori procedettero alacremente: dopo un paio d’anni, nel 1739, una darsena provvisoria era approntata nei pressi delle mura, mentre la gratitudine della popolazione verso il pontefice si era già espressa con l’erezione di un monumento fra le due colonne della piazza [n.d.a., oggi conservato al Museo Nazionale], cui si aggiunse in seguito l’intitolazione del nuovo canale al suo nome. A quel punto, però, l’imprevista partenza di Alberoni, rimosso dopo il fallimento di un improvvido tentativo di invadere San Marino, sembrò rimettere in forse tutta l’operazione. Al suo posto venne infatti inviato il cardinale Carlo Marini, suo acerrimo avversario. Desideroso di mettere il proprio nome sull’impresa, egli elaborò il progetto di un naviglio che doveva partire dalla località Fenili (nell’attuale darsena S. Vitale) per sboccare in mare in corrispondenza dell’odierno abitato di Punta Marina. Il cosiddetto

DA QUESTA ESTATE UNA MODERNA MOTONAVE COLLEGA LA DARSENA A MARINA DI RAVENNA, RINNOVANDO LA TRADIZIONE DELLA VECCHIA CATLANA, IL BATTELLO CHE ALLA FINE DELL’OTTOCENTO TRASPORTAVA I PASSEGGERI FINO A PORTO CORSINI.

canale Marini, il cui fossato ancora sopravvive nella campagna alle spalle del paese, si rivelò però poco efficiente, cosa che indusse il nuovo legato Pompeo Aldrovandi (succeduto a Marini nel 1743) a riesumare il progetto di Alberoni. Anche da Roma, però, Marini non si diede per vinto, ottenendo dal nuovo pontefice Benedetto XIV il blocco dell’opera. Si creò così una situazione del tutto paradossale, con i lavori che per qualche tempo procedettero addirittura di nascosto dal governo.


Fu però l’intervento di due importanti prelati ravennati, il futuro cardinale Gaetano Fantuzzi e l’arcivescovo Ferdinando Romualdo Guiccioli, a sbloccare definitivamente lo stallo. Il 17 luglio 1745 il canale Corsini poté così essere ufficialmente inaugurato alla presenza del legato e di molta nobiltà, mentre 57 navigli entravano festosamente in porto allo sparo di artiglierie e al suono di istrumenti. In realtà, il Candiano di metà Settecento – cui i ravennati applicarono immediatamente il nome del vecchio scalo presso la pineta di Classe – aveva ben poco da spartire con il canale che vediamo oggi. Frutto del collage di manufatti artificiali e condotti naturali, procedeva lungo un tracciato assai tortuoso che solo nel 1859, dopo innumerevoli interventi di rettifica, assunse la forma quasi rettilinea degli 11 chilometri di quello attuale. Il giorno stesso dell’inaugurazione iniziò inoltre il costante lavoro di manutenzione, allargamento ed escavo che dura tuttora, e che fanno del Candiano un cantiere sempre aperto. Contestualmente, cominciarono anche a prendere forma gli interventi edilizi connessi alle funzioni di servizio delle sue due estremità, la darsena e la foce. La prima vide immediatamente sorgere sulle sue rive alcuni magazzini, sostituiti nel 1780 da quelli progettati da Camillo Morigia, oggi solo in minima parte conservati dopo le distruzioni del secondo conflitto mondiale. Fu però soprattutto all’inizio del Novecento che la zona divenne il polo di attrazione delle attività manifatturiere della città, diventando in sostanza il nucleo della prima zona industriale di Ravenna. La darsena stessa mutò forma più volte, assumendo quella attuale solo nel dopoguerra, quando il braccio che costituiva la sua parte più antica fu colmato e al suo posto fu realizzato l’attuale Piazzale Moro. Ancor più radicali furono le trasformazioni che, in quasi tre secoli, interessarono la foce, in primo luogo perché l’ubicazione

stessa si è trasferita seguendo il progressivo allontanamento della linea di costa, all’interno in un contesto ambientale quanto mai mutevole. In quei luoghi solitari, i primi interventi edilizi (magazzini, osterie, locali di guardia) furono realizzati dai titolari della giurisdizione su di essi, e cioè il Comune e i marchesi Cavalli, che già nel Seicento avevano ottenuto dal governo i diritti di sfruttamento dei proventi portuali sul vecchio Candiano. I più antichi edifici sopravvissuti fino a noi sono il Casone di Sanità (meglio noto come Fabbrica Vecchia), costruito dal Comune nel 1764, e il contiguo Marchesato (1781), adibito dai Cavalli a vari usi. I tentativi di fare di Porto Corsini una borgata di pescatori ispirarono verso il 1830 la costruzione anche delle cosiddette Case Lunghe, anche se un vero e proprio centro abitato prese corpo solo a partire dal Novecento con funzione turistica e residenziale. Fra la foce e la darsena, il lungo nastro d’acqua del canale si snodava placido, intersecando pinete e bassure, con le vele dei bragozzi che scivolavano lente fra i pini quasi come condotte da un silenzioso binario invisibile. Non a caso, nel 1817, il Comune

GRAZIE ALL’INTERVENTO DEL FUTURO CARDINALE GAETANO FANTUZZI E L’ARCIVESCOVO FERDINANDO ROMUALDO GUICCIOLI, IL 17 LUGLIO 1745 IL CANALE CORSINI FU UFFICIALMENTE INAUGURATO, MENTRE 57 NAVIGLI ENTRAVANO FESTOSAMENTE IN PORTO.

scelse queste solitudini per costruire il nuovo cimitero cittadino sulla riva sinistra del canale, mentre su quella destra, pochi anni dopo, venne aperta la via d’Alaggio, divenuta ben presto il collegamento privilegiato fra la città e il mare. Attorno a questa strada, e ai tanti capanni che divennero teatro del più tipico loisir ravennate (dalla caccia, alla pesca, all’arte amatoria) si sedimentò una mitologia destinata a diventare memoria perduta e struggente quando, alla metà del Novecento, gli insediamenti industriali e il nuovo porto, con l’escavo della darsena S. Vitale, chiusero per sempre l’epoca romantica del canale Candiano.

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ADVERTORIAL

RISTORANTE CIRCOLO VELICO RAVENNATE ALTA QUALITÀ, CORTESIA ED ENTUSIASMO

NEL RISTORANTE CIRCOLO VELICO RAVENNATE DI VIA MOLO DALMAZIA 89 SI FESTEGGIA IL PRIMO ANNO DELLA NUOVA GESTIONE, COMPOSTA DA UNA SQUADRA APPASSIONATA.

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Una vista mozzafiato sul porto canale di Marina di Ravenna, pesce fresco del territorio e un gruppo di soci formato da quattro distinte professionalità. Questi sono i punti di forza del ristorante Circolo Velico Ravennate di via Molo Dalmazia 89 che, dal 7 giugno 2017, ha una nuova gestione che si sta distinguendo per l’alta qualità della proposta enogastronomica, per la cordialità verso l’eterogenea clientela, per l’entusiasmo con cui allaccia nuove collaborazioni e per la passione attraverso cui promuove nuove iniziative. Proprietari del locale sono Ilaria Di Nunzio (maître e sommelier), Samuele (responsabile bar) e Alessandro Ferrini (chef) e Gianni Ricci (amministrazione). “Questa è la nostra prima esperienza insieme – raccontano –. Ci siamo conosciuti in ambito lavorativo e, provan-

do stima reciproca, a un certo punto abbiamo deciso di unire le nostre diverse competenze e di iniziare questa nuova avventura che ci sta dando tanti stimoli”. Ilaria e Alessandro hanno avuto modo in questi anni di crescere all’interno dell’alta ristorazione, mentre Samuele e Gianni vantano una ventennale esperienza di gestione di locali sia nell’entroterra che al mare. Il ristorante colpisce subito per la location d’eccezione, al primo piano del Circolo Velico Ravennate, dove si trovano un’ampia terrazza panoramica con vista sul faro e sul canale Candiano e una suggestiva sala interna con vetrate e un affaccio quasi a 360 gradi sulle imbarcazioni del porticciolo turistico. Nel complesso, sono circa 80 i posti a sedere che ben si prestano anche a ospitare, su richiesta, eventi

aziendali o momenti conviviali di gruppo con allestimenti suggestivi. Naturale trait d’union tra terrazza e sala è il bar, aperto tutti i giorni dalle 7 di mattina fino a quasi mezzanotte, offrendo dalla colazione all’aperitivo, con qualche proposta di pranzo veloce o da asporto per chi va in barca. Il pesce è il vero protagonista di un menù che si distingue per la ricercatezza dei piatti. “Il nostro obiettivo – afferma lo chef Alessandro Ferrini – è quello di offrire un’alternativa valida a Marina, grazie a una cucina diversa da quella di altri ristoranti. Chi si aspetta il classico menù romagnolo di pesce resta certamente spiazzato, ma poi apprezza i nostri prodotti di qualità e le preparazioni semplici ma curate. Il pesce è rigorosamente fresco e pescato nel mare Adriatico. Seguendo la stagionalità, il menù


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“GRAZIE ALL’ENERGIA E BRAVURA DEL NUOVO TEAM – RIVELA CLAUDIO BRERA, RAPPRESENTANTE DEL CONSIGLIO DIRETTIVO DEL CIRCOLO – C’È STATO UN AUMENTO NOTEVOLE DI AFFLUENZA DEI SOCI CHE PRIMA NON ERANO LA MAGGIORANZA DEGLI UTENTI.”

viene cambiato fino a sei/sette volte l’anno”. Un fiore all’occhiello? Di certo il fritto di paranza, ogni volta diverso in base al pescato del giorno. In questo periodo, per esempio, si trovano ottime razze, triglie e zanchette. Non manca inoltre il pesce ‘crudo’, sempre con attenzione al territorio e adeguatamente trattato: si può gustare della cernia, solo per citarne uno, che difficilmente si trova altrove. Tutti i piatti sono accompagnati dal giusto vino, grazie a una carta di vini che comprende ben 120 referenze. “Puntiamo molto sulle etichette romagnole – ricorda la sommelier Ilaria Di Nunzio –, sia con i bianchi che con i rossi. Un bell’abbinamento? Il Sangiovese Superiore con i nostri spaghetti con le sarde e pane fritto.” A distanza di un anno dall’apertura, il ristorante e bar è sempre più apprezzato non solo dai soci del Circolo Velico ma anche dalla clientela esterna, formata da famiglie con bambini, così come da coppie. “Grazie all’energia e bravura del nuovo team – rivela Claudio Brera, rappresentante del consiglio direttivo del Circolo – c’è stato un aumento notevole di affluenza dei soci che prima non erano la maggioranza de-

gli utenti. Il menù è molto interessante con piatti buoni e di indubbio effetto, per cui è un piacere invitare parenti e amici…” Numerose sono anche le iniziative per soddisfare le più disparate esigenze, a partire dalla rassegna Cinema Cocktail, con la terrazza del Circolo Velico che si trasforma nel nuovo cinema all’aperto di Marina di Ravenna. Tutte le domeniche sera dell’estate, quando il ristorante è chiuso,

è possibile gustare un cono di fritto mentre si assiste alla proiezione, verso le 21.15, di alcuni dei capolavori degli anni Ottanta. Un bel modo di ‘staccare’ dalla spiaggia, in attesa del rientro. Il ristorante Circolo Velico Ravennate collabora inoltre con manifestazioni di prestigio quali Spiagge Soul (per il concerto del 27 luglio di Marco Chiarabini, Le donne, il diavolo e i chiari di luna, è stato studiato un menù a tema).

Via molo Dalmazia, 89 - Marina di Ravenna RA T. 0544 530121 IN MAGAZINE

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IN SALUTE LA CLINICA VETERINARIA DI RUSSI È UN’ECCELLENZA A LIVELLO ROMAGNOLO PERCHÉ È L’UNICA AD AVERE MACCHINARI INNOVATIVI QUALI TAC MULTISTRATO E RISONANZA MAGNETICA.

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di Roberta Bezzi / ph Gianni Zampaglione

Gli amici a quattro zampe occupano un ruolo sempre più importante all’interno delle famiglie. In particolare, cani e gatti sono i preferiti dai bambini così come dagli anziani, oltre a essere considerati ottimi compagni di vita da chi è solo. Tutto questo affetto

si traduce anche in una maggiore cura che si presta loro, in caso di infortunio o malattia. Da questo punto di vista, la Clinica Veterinaria di Russi è un’eccellenza a livello romagnolo, in quanto – oltre a disporre della prima radiologia digitale diret-

ta, di macchinari per anestesia gassosa e di ampi spazi adeguati all’attività clinica – è l’unica ad aver installato, da qualche mese, una Tac multistrato e una risonanza magnetica, macchine uniche nelle Province di Ravenna, Forlì-Cesena e Rimi-

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TUTTO È INIZIATO NEL 1989. IL TEAM È COMPOSTO DA 25 VETERINARI, OLTRE A PERSONALE AMMINISTRATIVO E TECNICO. ANCHE LA SEDE È DI TUTTO RISPETTO: IL PICCOLO LABORATORIO SI È TRASFORMATO IN UNA VERA E PROPRIA CLINICA DI BEN 700 MQ.

ni, in grado di fare diagnosi più accurate. Per chi ne ha necessità per il proprio cucciolo, non c’è dunque più bisogno di dover fare troppi chilometri e spostarsi verso Bologna, Ferrara o Ancona. “Abbiamo coperto un buco enorme – racconta Massimo Bartolucci che è socio fondatore insieme a Fredrik Garnum –. Tutto è iniziato nel 1989 quando abbiamo rilevato e ristrutturato un piccolo ambulatorio in via Garibaldi a Russi. Già da allora avevamo capito che il mondo stava vivendo un rapido cambiamento e che le esigenze della gente legate ai bisogni del loro pet era sempre di livello superiore. Così, pur collocati al di fuori dell’ambito cittadino, abbiamo 40

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provato ad aprire al pubblico nella fascia oraria mattutina. Una piccola rivoluzione se si considera che, a quei tempi, erano famosi solo i veterinari che lavoravano dopo le 18 e che magari finivano in tarda serata. Sicuramente una scelta molto romantica ma non troppo funzionale e rivelatasi poi del tutto inadeguata alle richieste delle persone. Quella scelta si è rivelata per noi vincente e ci ha permesso di trovare il coraggio di condividere la nostra avventura con altri colleghi. È nato così un gruppo la cui forza è stata capita solo più tardi perché vero motore della nostra avanzata.” Oggi la Clinica Veterinaria di Russi ha numeri importanti: dal team iniziale costituito da 4 veterinari si è passati agli attuali 25, oltre a personale amministrativo e tecnico assunto a tempo indeterminato, colleghi collaboratori esclusivi e consulenti specialistici. Lo staff è quindi composto da un’équipe ortopedica, un neurochirurgo, due anestesiste, una citologa/oncologa e una neurologa. Anche la sede è di tutto rispetto: il piccolo laboratorio si è trasformato dal 2007 in una vera e propria clinica in via Faentina Nord 125, inizialmente di 260 metri quadrati e ora di ben

IN QUESTE PAGINE, MASSIMO BARTOLUCCI E FREDRIK GARNUM, SOCI FONDATORI DELLA CLINICA VETERINARIA DI RUSSI.


700, frutto dei lavori di ristrutturazione e ampliamento iniziati nel 2016 per dare una risposta alla crescita di domanda. La clientela infatti si è notevolmente ampliata e il bacino di utenza copre più Province. Come si spiega questa maggiore sensibilità verso gli amici a quattro zampe? “Sembra banale dirlo, ma nascono sempre bambini – spiega Bartolucci –. Questo fa sì che, per molti single e coppie, un cagnolino o un gattino sopperisca a questo bisogno di accudire. All’interno delle famiglie con bambini, invece, non è difficile trovare anche altri simpatici animaletti quali conigli, ricci, criceti, tartarughe, pappagalli, di cui ci occupiamo spesso all’interno della clinica.” Meno rilevante invece, rispetto a qualche anno fa, la percentuale di animali esotici quali pitoni, iguane e simili. “Il boom al riguardo è stato circa dieci anni fa – ricorda –. In molti prendevano animali di quel tipo più per moda o esibizionismo, ora per fortuna prevale un atteggiamento più responsabile.” Un altro problema che pare ridimensionato è quello dell’abbandono che, in passato, diventava macroscopico soprattutto durante la stagione estiva.

“Per quanto riguarda i cani – rileva Bartolucci – il merito è della nascita dell’anagrafe canina con i microchip che vincolano l’animale al proprietario. Stessa cosa purtroppo non può dirsi per i gatti che, soprattutto durante la bella stagione, vengono lasciati a loro stessi, in particolare in campagna. Avendo ampi ricoveri, ogni gattino randagio che troviamo o ci viene portato è curato con le stesse attenzioni riservate a tutti gli altri, poi in collaborazione con le associazioni cerchiamo di favorire la loro adozione.” La passione per gli animali, d’altra parte, è qualcosa di innato nei due soci fondatori della clinica. Bartolucci per 17 anni ha avuto un simpatico cagnolino scomparso di recente, il cui ricordo è ancora molto vivo. Fredrik Garnum, invece ha due pastori tedeschi e un meticcio. Quest’ultimo si chiama Gino e ha una storia interessante: ancora cucciolo, fu portato in clinica con tre fratture; il suo proprietario non voleva sostenere i costi dell’intervento e quindi propendeva per l’eutanasia, ma Fredrik se ne è innamorato e – dopo aver fatto firmare la rinuncia di proprietà – lo ha operato e adottato!

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VOLTEGGIARE

Regina della

RITMICA

PER LA GINNASTA RAVENNATE MILENA BALDASSARRI, IL 2018 È STATO UN ANNO FAVOLOSO IN CUI È DIVENTATA CAMPIONESSA ASSOLUTA ITALIANA E PLURIVINCITRICE CON LA NAZIONALE TRICOLORE.

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Quando Milena Baldassarri mosse i primi passi con l’Edera Ravenna non era certo scontato che, un bel giorno, sarebbe diventata regina d’Italia della ginnastica ritmica, battendo atlete del calibro di Alexandra Agiurgiucules e Alessia Russo, prendendo il testimone di Veronica Bertolini, detentrice del titolo dal 2013 al 2017 e uscita di scena lo scorso anno. Grazie a tanto lavoro, determinazione e grande estro, si è ritagliata gradualmente un posto nel pantheon internazionale, divenendo un punto di riferimento con notevoli margini di miglioramento. In seno alla Faber Ginnastica Fabriano dal 2014, Milena ha conquistato con i colori della squadra tre ori nelle finali di specialità, rispettivamente al cerchio, alla palla e al nastro, sbalordendo tutti gli addetti ai lavori soprattutto per la maturità e la forma fisica dimostrate. Vincitrice di dieci medaglie d’oro, sei d’argento e undici di bronzo considerando tutto l’arco della carriera, la Baldassarri ha come obiettivo quello di migliorare costantemente, potendo contare su allenatrici del calibro di Julieta Cantaluppi e Kristina Guirova. Il settimo posto assoluto ottenuto

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di Alessandro Bucci

in Spagna ai Campionati Europei di ginnastica ritmica All-around nel giugno 2018 [n.d.a., prima italiana in classifica], testimoniano inoltre un miglioramento rispetto allo scorso anno. Ragazza gentile e profondamente innamorata del suo lavoro, la sedicenne si racconta con umiltà, svelando anche un interessante retroscena nel finale. Milena, il 2018 finora è stato un anno magnifico. Hai conquistato medaglie d’oro con la nazionale italiana e il titolo di campionessa assoluta tricolore lo scorso maggio. Che effetto ti fanno questi riconoscimenti? “Mi ripagano di tutto l’impegno che metto ogni giorno in palestra. Sono la conferma che il lavoro che svolgo è concreto.” Che rapporto hai con la tua preparatrice Julieta Cantaluppi e che tipo di allenamento svolgete? “Essendo stata anche lei una ginnasta, mi comprende molto bene e i risultati si vedono. Julieta è davvero bravissima, c’è una buona sintonia tra noi e questo ha contribuito molto ai successi.” Sbaglio se dico che hai raccolto il testimone di Veronica Bertolini?

“No. Sino allo scorso anno gareggiavo con Veronica e devo dire che prendere il suo posto è stato, per me, un onore. Abbiamo un bel rapporto e, anche se non ci vediamo spesso, è sempre bello sentirci e poterci riabbracciare quando possiamo.” All’interno della Faber Ginnastica Fabriano ci sono tante atlete determinate. Vi spronate l’un l’altra oppure c’è molta competizione tra voi? “Essendo tra le atlete più grandi del lotto, occupo un certo ruolo all’interno del gruppo ogni giorno. Tra di noi ci aiutiamo spesso e ci diamo forza a vicenda. Penso ci sia poca rivalità, anche perché gareggiamo in categorie diverse. Quando c’è qualcosa che non va, ci aiutiamo spesso e penso che questo sia una cosa positiva!” In Spagna, nel Campionato Europeo, hai ottenuto un settimo posto finale nell’Allaround individuale. Sei soddisfatta o avevi altre aspettative? “Ho compiuto un miglioramento rispetto allo scorso anno, per cui sono molto soddisfatta.” Tra le specialità nelle quali ti cimenti, ne hai una preferita


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L’ATLETA CLASSE 2001 HA ESORDITO NELL’EDERA RAVENNA. VINCITRICE DI DIECI MEDAGLIE D’ORO, SEI D’ARGENTO E UNDICI DI BRONZO, ORA GAREGGIA PER LA FABER GINNASTICA FABRIANO E SI APPRESTA A DISPUTARE I MONDIALI IN BULGARIA.

oppure ti coinvolgono tutte allo stesso modo? “Sono tutte bellissime, ma preferisco il nastro e la palla, le attività che reputo più eleganti e in grado di coinvolgermi maggiormente dal punto di vista emozionale.” Quali sono le tue aspettative in vista dei Mondiali che si terranno a Sofia? “Fare del mio meglio e migliorare il risultato dello scorso anno. Se quando tornerò, indipendentemente dal risultato, sarò soddisfatta del mio lavoro, allora avrò compiuto già qualcosa di importante per me.” La World Challenge Cup a Kazan e a Minsk quanto sarà determinante in vista dell’appuntamento iridato? “Senza dubbio abbastanza im44

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portante. Potrò valutare la forma delle altre ginnaste e quindi sarà anche una sorta di warm up in vista dei Mondiali.” Guardando al passato, se ripensi al tuo esordio con l’Edera Ravenna, che effetto ti fa rivedere tutta la strada che hai fatto in questi anni? “Bei ricordi… Quando esordii nelle prime gare, da piccina, arrivavo ultima per cui ho dovuto compiere molto lavoro con tanto impegno per arrivare a essere una delle più brave del mondo. C’erano delle persone che non credevano in me ed è stato bello smentirle. Il sostegno della mia famiglia è stato davvero molto importante e sono molto grata a tutti loro.” Nel 2016 in Bulgaria, nella Coppa del mondo Junior, hai vinto la medaglia d’oro nella palla e quella del concorso generale con la nazionale a Pesaro, mentre, l’anno dopo a Pesaro, hai vinto la medaglia d’oro nella specialità delle clavette. Momenti fondamentali della tua carriera o sbaglio? “Senza dubbio. Si tratta di momenti che ti permettono di ritagliarti un nome nel panorama della ginnastica mondiale. Il mondo Junior è una fase di passaggio tra le allieve (le più picco-

le) e le Senior, per cui i giudici ti guardano con un occhio diverso se raggiungi certi risultati.” Chi è Milena Baldassari quando non veste i panni dell’atleta? “Sono una ragazza a cui piace uscire spesso, perché stando molto in palestra ho bisogno di trovare spazi diversi da quelli chiusi. Nel periodo estivo solitamente prediligo la piscina e il mare. Stare ferma non mi piace, quindi se posso faccio delle belle camminate. Tutto sommato ho hobby normali. Gli aspetti più creativi e aggressivi del mio carattere li riverso nella mia attività agonistica.” Ci sono altri sport che ti piacciono molto e in cui, se non fossi diventata una ginnasta professionista, ti sarebbe piaciuto cimentarti? “Da piccola facevo danza classica, equitazione e nuoto. Essendo mia madre insegnante di nuoto, probabilmente avrei potuto tentare quella strada, soprattutto considerando che ero tra le più veloci nel gruppo in cui ero. Ma andare in piscina mi piace solo nel tempo libero. In ogni caso, tutte quelle prime esperienze mi hanno aiutato a scoprire la spinta competitiva che avevo e quindi sono state importanti.”


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RISTORANTE FELIX UNA CUCINA DI EMOZIONI, DA 15 ANNI

ALESSANDRO FANELLI E IL SUO STAFF FESTEGGIANO I 15 ANNI DEL RISTORANTE FELIX, AFFACCIATO SULLA ROTONDA DON MINZONI A MILANO MARITTIMA.

Il Ristorante Felix festeggia un percorso di successo lungo 15 anni. Il filo conduttore? La selezione delle materie prime e la loro valorizzazione, fra ingredienti, aromi e spezie. Non a caso, come sottolinea Alessandro Fanelli, il ristorante fa parte dell’Alleanza Cuochi e Presidi, la rete solidale che ha lo scopo di valorizzare le micro produzioni e le bio-diversità. “Anche qui si fanno incontri interessanti per la scelta dei prodotti: a volte è importante che un ingrediente abbia un forte imprinting, una caratterizzazione precisa. Oggi il cliente è attento alla provenienza, si informa sulla filiera, richiede questa attenzione come valore aggiunto”, precisa Fanelli, che ogni anno si reca a Venezia per visitare un fornitissimo negozio di spezie. “La ricercatezza, oggi, è sempre più esperienza di prodotti di nicchia. In un mondo di amplificazione gastronomica come il nostro, nel piatto si

cerca sempre di più l’unicità, una scoperta speciale per il nostro palato.” Dai piatti classici a quelli più creativi, l’incontro con un nuovo prodotto può essere determinante: le idee e i suggerimenti sono colti nell’incontro con altre cucine, in occasione di viaggi, e poi le suggestioni sono sottoposte al lavoro di gruppo con lo staff, per trasformarle in una proposta nuova. Nel 2014 la filosofia alla

base del ristorante si trasferisce nella Bottega del Felix, dove è possibile acquistare le materie prime in uso al Felix: paste artigianali, risi di pregio, conserve bio, grandi oli extravergine, formaggi locali, vini e birre artigianali, senza dimenticare, naturalmente, la regina dello street food, la piadina. In versione gourmet, con impasti speciali da abbinare al pescato nostrano e a grandi salumi e formaggi.

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ARTIGIANA LEGNO TOCCARE PIÙ CHE GUARDARE

ARTIGIANA LEGNO, L’AZIENDA DEI FRATELLI TAGLIAFERRI, CELEBRA 30 ANNI DI ATTIVITÀ.

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Realizzare mobili di qualità, rigorosamente su misura e con la massima personalizzazione possibile, sfruttando le tecnologie più innovative. Questo è il biglietto da visita di Artigiana Legno, azienda solida e affidabile che quest’anno celebra l’ambizioso traguardo dei trent’anni di attività. Passo dopo passo, è cresciuta riuscendo a ben posizionarsi in un mercato fortemente competitivo, conquistando – grazie a preziosi rapporti di collaborazione con studi di architettura e interior design – non solo la clientela del territorio ma anche alcuni prestigiosi marchi. Tutto nasce negli anni Ottanta, come una piccola bottega di falegnameria, fondata dai fratelli Tagliaferri. Anima del progetto, che prende forma l’1 gennaio 1988, è Roberto che nasce con la passione del

legno rivelatasi poi vincente. “Quando avevo appena 14 anni – racconta Roberto Tagliaferri –, scappavo di casa per andare in una piccola falegnameria dove per ore m’incantavo a guardare il lavoro di un piccolo artigiano. La cosa fu motivo di forti litigi con i miei genitori, soprattutto quando decisi di lasciare la scuola per andare a lavorare. Ma non sentivo ragioni. Oggi ho 54 anni e lo stesso amore per questo lavoro, che però è cambiato nel tempo. Fino a quindici anni fa costruivo e montavo direttamente i mobili, ora invece mi occupo del commerciale e di pubbliche relazioni cercando di consigliare e soddisfare al meglio i miei clienti.” Quella che era una piccola bottega storica a Godo, dove già in precedenza sorgeva un laboratorio, si è trasformata in una importante realtà aziendale


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“OGNI CLIENTE È UNICO E VA COMPRESO IN TUTTE LE SUE RICHIESTE. DOPO AVERLI ASCOLTATI, VADO PERSONALMENTE A SCEGLIERE I MATERIALI CHE PIÙ SI ADATTANO ALLE LORO ASPETTATIVE A LIVELLO DI SFUMATURA E COLORE.”

con sede in via Mozambico a Russi, dove lavorano diciotto persone interne, otto esterne, oltre a vantare un parco di settanta architetti con cui esiste un consolidato rapporto di collaborazione. Inizialmente lavorava ad Artigiana Legno anche il fratello Daniele, poi andato in pensione. Attualmente i soci sono tre: oltre a Roberto, il fratello Stefano che segue la produzione e la moglie Barbara Barbieri, responsabile dell’amministrazione. “In questi anni, le difficoltà

non sono mancate – rivela Roberto Tagliaferri – e malgrado le ripetute crisi, la ricerca della qualità è sempre stata il nostro filo conduttore. Fortunata si è poi dimostrata la scelta di puntare sugli arredi per case, negozi, ristoranti, hotel, di assumere le più qualificate figure professionali e di acquistare le attrezzature migliori dal punto di vista tecnologico per essere più prestanti rispetto ai concorrenti. Abbiamo molto imparato inoltre lavorando a stretto contatto con progettisti e professionisti che ci hanno scelto, sempre di più, in quanto partner affidabili e valido punto di riferimento per chi sogna arredamenti su misura.” Grazie al passaparola, l’arma migliore, Artigiana Legno ha acquisito clienti di livello mondiale, che richiedono sempre il top della qualità e la massima puntualità. Questo però senza mai dimenticare i clienti privati che sono seguiti

con attenzione e cura, in qualsiasi realizzazione, dalle cucine alle librerie e fino al tradizionale tagliere, che ancora qualcuno ordina. “Ogni cliente è unico e va compreso in tutte le sue richieste – racconta Tagliaferri –. Dopo averli ascoltati, vado personalmente a scegliere i materiali che più si adattano alle loro aspettative a livello di sfumatura e colore. Un progetto memorabile ben impresso nella mia mente è una bellissima scala in legno, che resterà per sempre pezzo unico, realizzata con l’immenso tronco di un unico albero per far sì che ogni gradino avesse lo stesso nodo, le medesime tonalità, risultando così omogenea.” L’entusiasmo e l’energia di Roberto Tagliaferri si trasmettono facilmente ai clienti che trovano in lui un valido consulente. E, come ama ripetere: “Il legno va toccato, più che guardato!”

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NARRARE

L’arte di

LEGGERE ATTORE, NARRATORE, REGISTA, DOPPIATORE, ALFONSO CUCCURULLO HA FATTO DELLE PROPRIE PASSIONI UN MESTIERE. ORGANIZZA PERCORSI FORMATIVI ED EDUCATIVI, ANCHE TEATRALI.

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di Erika Baldini

Chi fa delle proprie passioni un mestiere di cui vivere si riconosce a vista. È felice e fa con entusiasmo il suo lavoro. Alfonso Cuccurullo, natali napoletani ma da anni residente in Emilia-Romagna, fa parte di questo esclusivo gruppo. Attore, narratore, regista, in qualche caso doppiatore, organizzatore di percorsi formativi di lettura ad alta voce: dagli anni ’90 svolge la sua attività partecipando a progetti teatrali ed educativi, recitando in numerosi spettacoli in tutta Italia. Nel 2007 dà vita a La piccola bottega dei libri sonanti realizzando spettacoli di narrazione, musica e canto. Dal 2008 è formatore e animatore riconosciuto dal Coor-

dinamento Nazionale del progetto per la promozione della lettura. Nell’ambito del programma Nati per leggere, conduce corsi di sensibilizzazione e formazione per genitori ed educatori. Dal teatro per gli adulti a quello per i ragazzi, fino alle letture per i più piccoli. Com’è il passaggio? “Ho cominciato per gioco con alcuni incontri di laboratorio rivolti a studenti delle scuole medie. Poi grazie alle letture in biblioteca ho conosciuto diverse bibliotecarie, fra cui Nives Benati della Trisi di Lugo che mi ha fatto conoscere Nati per leggere.” Leggere e narrare, due cose diverse… “Mentre la lettura permette di affidarsi completamente al testo come fosse uno spartito musicale, la narrazione ha un campo d’azione infinito, ma richiede un impegno mentale maggiore. Servono fantasia e immaginazione, altrimenti sono guai.” Come scegli le storie che leggerai? “Faccio delle prove a bassa voce in libreria: se il libro si accorda con la mia vocalità e le mie emozioni, finisce nella mia borsa. Poi, prendo una quarantina di libri e

scelgo fra quelli in base alle sensazioni che provo sul momento, alla relazione che si crea con i bambini.” Che ascoltatori sono i bambini? “Sono sinceri, non hanno mezze misure: o ti ascoltano o se ne vanno in giro per la biblioteca ignorandoti completamente. Questo fa bene perché ti porta a riflettere sul tuo operato e sulla capacità d’ascolto, che è fondamentale.” Come sei arrivato ai libri e poi al piacere di raccontare? “Tutto è nato frequentando una piccola biblioteca di paese, dove c’era una grande bibliotecaria che non imponeva la lettura ma la faceva arrivare come un canto delicato. Impossibile resistere. Poi con la scuola di teatro, la lettura è diventata una costante imprescindibile. Sono stato un ragazzo taciturno e leggere e narrare mi hanno dato la possibilità di recuperare il piacere del comunicare.” Quali sono i testi ai quali sei più legato? “La zuppa di sasso di Anaïs Vaugelade e La grande fabbrica delle parole di Angès de Lestrade. Ho amato particolarmente Dracula: l’ho letto sei volte, eppure mi è ancora parzialmente oscuro.”


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CERVIA IN BOLLA 2018 ECCELLENZE DA DEGUSTARE

TORNA CERVIA IN BOLLA, ORGANIZZATO DALLA TASTE PRODUCTION PER FAR CONOSCERE AGLI ADDETTI AI LAVORI E NON LE ULTIME NOVITÀ DEL PANORAMA ITALIANO DELLO SPUMANTE.

Nel fine settimana dell’1 e 2 settembre 2018 si terrà la IV edizione di Cervia in Bolla, all’interno dei Magazzini del Sale di Cervia. Quest’anno, l’evento dedicato alla degustazione delle eccellenze spumantistiche di tutta Italia si allunga su due giornate, ma il programma non cambia: dopo un pomeriggio esclusivamente dedicato agli addetti ai lavori, l’1 settembre dalle 18 fino alle 24 l’ingresso sarà aperto a tutti. Domenica 2 settembre l’apertura è anticipata alle 12, e la conclusione dell’evento sarà accompagnata, dalle 19 alle 21, da piacevole musica jazz dal vivo. Oltre ad assaggiare le ultime sboccature e dialogare con i Produttori e gli Agenti di Rap-

presentanza, durante questa edizione 2018 sarà possibile visitare anche 3 foodtruck e 10 postazioni gastronomiche, per accompagnare con i migliori assaggi questo vero e proprio Giro d’Italia di bollicine. Sarà ospitato anche il neonato Club Bianchi Romagna, composto da 14 produttori di vini romagnoli. Cervia in bolla è

un evento organizzato da TASTE Production di Ivan Tesei, in collaborazione con la torrefazione Mokador, realtà fortemente radicata nel territorio che, a partire dal 2018, è main sponsor di INbolla. Un sodalizio che riesce a promuovere, in una volta sola, il piacere delle bollicine e del caffè, all’insegna del Made in Italy.

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