Tariffa R.O.C.: Poste Italiane s.p.a. - Spedizione in A. P. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 1, DCB - FILIALE DI FORLÌ - Contiene i. p. - Reg. al Tribunale di Forlì il 23/11/1998 n. 27 - EURO 3,00
F O R L Ì N° 1 FEBBRAIO/MARZO 2019
FLAMIGNI
Carlo
PER AMORE DELLE DONNE
SILVIA SPRONELLI / La regina del mattone DANIELE CAPACCI / A spasso sul filo AEROPORTO / La città con le ali
EDITORIALE
SOMMARIO
A
A pr i a mo questo numero con Carlo Flamigni, luminare della medicina oggi autore di libri gialli, e con Silvia Spronelli, a capo del franchising delle locazioni immobiliari Solo Affitti. Scopriamo la cittadella del volo in zona aeroporto a Forlì ed entriamo nell’Archivio dedicato al pittore Alberto Sughi. Condividiamo esperienze e viaggi con l’associazione Inzir Viaggiatorincircolo e incontriamo lo slackliner Daniele Capacci, che pratica una disciplina in grado di incantare gli spettatori così come i balli rinascimentali della Società di Danza Circolo di Romagna. Visitiamo i luoghi della vita di Aurelio Saffi, la nuova mostra al San Domenico e i castelli gemelli di Sorrivoli e Monteleone. Infine, l’home stager Mirna Casadei ci apre le porte della sua casa. Concludiamo il numero con romanticismo con il nostro Speciale Sposi. Andrea Masotti
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ANNOTARE
Brevi IN
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ESSERE
Carlo Flamigni
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ESSERE
Silvia Spronelli
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VOLARE
La città con le ali
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OSARE
Daniele Capacci
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SCOPRIRE
Partire, da qui
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EDIZIONI IN MAGAZINE S.R.L. Via Napoleone Bonaparte, 50 - 47122 Forlì Tel. 0543.798463 / Fax 0543.774044 www.inmagazine.it info@inmagazine.it DIRETTORE RESPONSABILE: Andrea Masotti REDAZIONE CENTRALE: Clarissa Costa, Gianluca Gatta, Beatrice Loddo COORDINAMENTO DI REDAZIONE: Roberta Invidia ARTWORK: Lisa Tagliaferri IMPAGINAZIONE: Francesca Fantini UFFICIO COMMERCIALE: Michela Asoli Gianluca Braga, Elvis Venturini STAMPA: La Pieve Poligrafica Villa Verucchio (RN) ANNO XXI- N. 1 Chiuso per la stampa il 18/2/2019 Collaboratori: Barbara Baronio, Andrea Bonavita, Clarissa Costa, Giulia Farneti, Gianluca Gatta, Giulia Masci Ametta, Francesca Miccoli, Pierluigi Moressa, Umberto Pasqui, Rosanna Ricci. Fotografi: Andrea Bonavita, Clarissa Costa, Alan Piscaglia, Giorgio Sabatini, Gianmaria Zanotti.
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COMMEMORARE
Aurelio Saffi
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VISITARE
Castelli gemelli
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SPECIALE
Sposi
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RIVIVERE
L’Ottocento in un ballo Seguici su FB: www.facebook.com/ edizioni.inmagazine
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ARCHIVIARE
L’eredità di Sughi Edizioni IN Magazine si impegna alla salvaguardia del patrimonio forestale aderendo al circuito di certificazione di FSC-Italia.
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ABITARE
Mirna Casadei
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ANNOTARE
Serata sinfonica al COUNTRY CLUB Ho un arcobaleno NELLA TESTA FORLÌ L’ultima novità di
Edizioni IN Magazine è un libriccino piccolo ma prezioso, perché racchiude in sé la narrazione, declinata in opera teatrale, della vita e della personalità umana e artistica di Olindo Guerrini. Si tratta di Ho un arcobaleno nella testa, una pièce teatrale a due voci, in cui Olindo Guerrini dialoga con un alter ego multiforme. L’autrice è Mariavittoria Andrini, che si cimenta nella scrittura teatrale dopo aver curato negli scorsi anni importanti titoli del famoso romagnolo nato a Forlì: L’arte di utilizzare gli avanzi della mensa e Ricordi autobiografici. Il libro si conclude con gli approfondimenti di Fiorella Buffa, Carlo Flamigni e Pietro Caruso.
Orogel premia CAVEJASTUDIO FORLÌ-CESENA Cavejastudio, studio forlivese di architettura,
urbanistica e interior design, vince il concorso di idee La Fabbrica della Meraviglia bandito da Orogel per la progettazione della sua nuova sede. Rivolto a otto giovani studi del territorio romagnolo, il concorso è stato organizzato in collaborazione con il Dipartimento di Architettura dell’Università di Bologna, sede di Cesena, con lo scopo etico di promuovere l’attività progettuale come mezzo indispensabile per comprendere il passato e ridefinire i rapporti con il territorio contemporaneo. Su di un’area di 35.000 mq i concorrenti hanno progettato un centro direzionale al servizio delle strutture operative già in esercizio e a quelle in fase di costruzione. “Il progetto vincitore, chiaro nella sua organizzazione, si configura con un’articolazione tipologica semplice e altamente flessibile – ha dichiarato Francesco Gulinello, responsabile della sede di Cesena del Dipartimento di Architettura –. Le corti interne, caratterizzate da elementi naturali, declinano con efficacia lo stupore della meraviglia. Interpretando lo spazio dal punto di vista dell’uomo, la proposta privilegia la costruzione di un luogo di relazione all’interno dell’edificio, rinunciando a qualsiasi manifestazione formale nel contesto in cui l’intervento si colloca”.
FORLÌ Nella serata dell’8 marzo, al Country Club Forlì si terrà il concerto dei Cameristi Cromatici, quartetto composto da Francesco Postorivo, Ruta Tamutyte, Roberto Bacchini e Carlo Romano. Quest’ultimo è l’oboista esecutore delle opere di Ennio Morricone, con cui collabora da oltre 40 anni e di cui ha registrato gran parte della musica da film e da camera. Il programma della serata comprende una prima parte dedicata interamente alla musica classica con il Concerto per oboe e orchestra in Re min. Op. 9 n. 2 di Albinoni, l’Adagio dal Concerto in Do min. di Marcello, il Concerto in Re magg. di Vivaldi e il Quartetto per oboe, violino, viola e cello K.370 di Mozart. Seguono musiche di Astor Piazzolla, Nicola Piovani e una suite di brani tratti dalle colonne sonore composte da Ennio Morricone.
Arriva il primo TEDXYOUTH CESENA Torna a Cesena la rete globale TEDx con un evento a misura dei giovani, che vedrà sul palco della sala Tre Papi, presso Cesena Fiera, otto speaker pronti a offrire nuove prospettive con le loro idee. TEDxYouth@LiceoRighiCesena, che avrà luogo sabato 30 marzo a partire dalle 9.00, è organizzato e promosso da 30 ragazzi del liceo Righi di Cesena, che per la prima volta in Italia hanno potuto portare il mondo TEDx all’interno di un progetto di ASL (Alternanza ScuolaLavoro). One-Way Ticket è il titolo dell’evento, quattro ore interamente dedicate a talk e performance dal vivo che coinvolgeranno il giovane pubblico presente in sala e gli spettatori del canale live streaming per parlare di storie, idee e pensieri di persone che hanno avuto il coraggio di partire con un biglietto di sola andata per scrivere il proprio futuro. (F.V.)
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Vedere oltre...
ANNOTARE
Un anno di GIOIE
Leggere per VEDERE
FORLÌ Fantasie luminose in argento e pietre dure semipreziose hanno assunto nuove forme nell’ultimo anno a Forlì, trasformandosi in gioielli ideati e creati a mano nel laboratorio di Giorgio Gavelli, orafo artigiano. Diplomato all’Istituto Tecnico Artistico di Forlì, Giorgio ha lavorato in laboratori orafi per 16 anni. Poi, finalmente, la scelta di inaugurare un suo laboratorio-negozio per mettere la sua fantasia e manualità al servizio dei desideri del cliente. Per festeggiare il primo anno di Le Gioie, per tutto il mese di marzo, un pensiero sarà omaggiato a tutti coloro che andranno a trovarlo in negozio, in via Maceo Casadei, 30 int. 4.
FORLÌ Sono due i principi
Le emozioni musicali CONTINUANO FORLÌ Continua la stagione musicale 2019 di ForlìMusica, con
la direzione artistica di Danilo Rossi, prima viola del Teatro alla Scala di Milano. Prossimo appuntamento il 21 febbraio con Il Ritmo del ‘900, alla chiesa di San Giacomo, con i due solisti Margit Anna Suss (arpa) e Paolo Grazia (oboe) diretti dal maestro HansJorg Schellenberger. Il 9 marzo al San Giacomo, Cordis: Marco Rizzi esplorerà con il suo violino un ricco repertorio dal barocco al contemporaneo, accompagnato da Roberto Arosio alle tastiere. Il 26 marzo al Teatro Diego Fabbri sarà la volta delle Giovani voci del Teatro alla Scala, tre solisti dell’Accademia di Canto della Scala diretti dal Maestro Mianiti. Il 26 aprile al San Giacomo La voce dei sette vizi capitali, realizzato dai ragazzi del Liceo Musicale statale.
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alla base di Lībĕr, il progetto sulla cultura contemporanea curato e ideato da Clio Casadei: si vede ciò che si sa, e il miglior modo per avvicinarsi al significato di una pratica è il contatto con le parole e i pensieri che l’hanno generata. Tre incontri, previsti per mercoledì 13, 20 e 27 marzo, dalle ore 18.00 alle ore 20.00, presso la libreria d’arte contemporanea Marmo in corso Garibaldi 152-154, saranno dedicati alla lettura e allo studio condiviso di testi prodotti da artisti dall’inizio del XX secolo a oggi. Gli autori sui cui testi si rifletterà in questi tre giorni sono Adrian Piper e Jeff Wall. Per informazioni: marmolibreria@gmail.com
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ESSERE
Per amore
DELLE DONNE CARLO FLAMIGNI, UNA VITA DEDICATA ALLA MEDICINA DELLA RIPRODUZIONE, OGGI È UN PROLIFICO AUTORE DI LIBRI GIALLI, ANCORA UNA VOLTA CON AL CENTRO LA FIGURA FEMMINILE. di Francesca Miccoli / ph Giorgio Sabatini
S
Spesso è qualcosa di piccolo, eppure straordinario nella sua semplicità, a rendere grande un uomo. Ne sono una testimonianza la vita e il percorso professionale di Carlo Flamigni, un luminare della medicina della riproduzione. Pioniere della fecondazione assistita, l’illustre forlivese è riuscito a donare la gioia della maternità a tantissime donne limitate da una natura apparentemente matrigna. Un autentico guru, definizione probabilmente indigesta a chi ha costruito un’intera esistenza su “quell’etica delle piccole virtù”, che tanto lo hanno fatto (e lo fanno) amare alle sue pazienti. Capace come pochissimi di prestare loro attenzione, ascoltare, entrare in empatia, condividere. Attraverso piccoli gesti, figli di una genuinità cordiale. Come quella volta che, appena uscito dalla sala operatoria, il prof si fermò a sminuzzare la carne e a imboccare un’anziana paziente. Un episodio quasi dimenticato nella sua ordinarietà, riportato di recente alla memoria da un’infermiera ancora com-
mossa, a distanza di tanti anni. La storia di Flamigni è un inno all’intelligenza e alla sensibilità femminile. Inevitabile per un ragazzo educato alla vita e ai sentimenti da una mamma speciale. Mentre ricorda la madre, il viso del prof diventa una tavolozza di emozioni e la risata fragorosa si vela di dolorosa nostalgia. “Una figura fondamentale, mi ha ingiustamente abbandonato quando avevo 20 anni. Era una persona divertente e severa. Conservo ricordi di cui rido di gusto. Dovevo rispettarla, una volta le dissi cretina e mi riempì di botte. La fermai, discutemmo per un quarto d’ora sulla disparità nel nostro rapporto, mi concesse di spingermi fino a definirla ‘brutta e cattiva’ e ricominciò a menarmi. Se mi avesse visto trattare male una ragazza, mi avrebbe rotto un femore”. Una donna intelligente, autonoma già ai tempi in cui affrancarsi dal marito era inusuale. “Ragioniera, lavorava in banca. Mi mandò a scuola a 4 anni, mentendo sulla mia età. Quando tornavo a casa terminate le lezioni, avevo un sac-
ENIZ AGAM NI
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prima che la legge ne prevedesse l’istituzione: un luogo in cui si promuoveva cultura, affinché le donne fossero libere di scegliere in maniera consapevole. Una realtà che porto nel cuore, assieme all’etica delle piccole virtù, l’unico modo per fare il medico, l’infermiere o qualsiasi professione a contatto con la sofferenza degli altri. Non è un caso che i primi libri li abbia dedicati alle mie infermiere: me le sarei sposate tutte. Alcuni assistenti li considero come figli”. Rapporti che scaldano la vita, anche in assenza di figli naturali. “Oggi la genitorialità è cambiata, non esiste solo quella dettata dalla genetica: non sei mia figlia perché hai i miei cromosomi ma perché
LA STORIA DEL LUMINARE È UN INNO ALL’INTELLIGENZA E ALLA SENSIBILITÀ FEMMINILE. INEVITABILE PER UN RAGAZZO EDUCATO ALLA VITA E AI SENTIMENTI DA UNA MAMMA SPECIALE. TRA IL 2019 E IL 2020 USCIRANNO BEN 9 LIBRI INEDITI DEDICATI ALLE DONNE.
co di compiti da assolvere ma non mi sentivo affatto sminuito nella dignità”. In merito alle scelte professionali dell’accademico, emerge un aneddoto sorprendente. “Ero d’accordo con mia madre che, conclusa la facoltà di medicina, mi sarei laureato in legge per dedicarmi al giornalismo. Quando lei mi ha lasciato, mi sono sentito spellato. Al punto che oggi mi chiedo se sia giusto diventare un tutt’uno con un’altra persona. A 24 anni mi sposai nel tentativo di ricostruire una famiglia. Ma fu un errore”. Flamigni poté tuttavia contare su un’eredità inestimabile, un patrimonio di valori su cui costruire il prosieguo dell’esistenza. “Noi uomini siamo diversi dagli altri 10
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animali perché abbiamo compassione, che non è pietà ma capacità di capire l’altrui sofferenza”. La memoria corre agli anni trascorsi al timone del servizio di Fisiopatologia della riproduzione dell’Università di Bologna all’ospedale Sant’Orsola, meta del pellegrinaggio non solo di donne alla disperata rincorsa del miracolo della vita, ma anche di tanti professionisti della sanità. “Una dozzina di strutturati, poi universitari, una settantina di volontari: un gruppo splendido, protagonista di un reparto dove si coltivava l’amore per l’altro”. Grazie alla rara capacità di trasformare l’io in noi, senza tuttavia mai varcare il limite dell’invadenza. “Avevamo aperto un consultorio
sono seduto vicino a te a garantirti la vita migliore possibile”. Il carisma del prof emerge in ogni sua espressione, verbale e non. La fierissima romagnolità è sottolineata dal frequente ricorso al vernacolo, quasi un’esigenza vitale. “Il dialetto ha sempre avuto un ruolo importante per me. La mia famiglia si trasferì a San Varano quando avevo tre anni, abitavamo di fronte a Villa Saffi. In mezzo agli altri bambini ero spaesato, parlavano tutti in dialetto e io non capivo nulla. Poi ho imparato ad amarlo: è magro e asciutto, permette di esprimere il pensiero nel modo più semplice. Ha meno lemmi dell’italiano e una stessa parola assume sfumature diverse. Biri-
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chèn indirizzato a un fanciullo sta a sottolinearne la vivacità, rivolto a un adulto è un insulto grave. Mi vengono in mente alcune poesie di Stecchetti, che recentemente in un articolo ho messo a confronto con le epigrafi di Marziale: la stringatezza del latino si avvicina a quella del romagnolo. Nei miei libri gialli ricorro sempre al dialetto”. Archiviata la letteratura divulgativa, Flamigni si diverte con un genere non propriamente scientifico. “Scrivo gialli perché, come dicono i cattolici, sono un untore. Nel Seicento le avvelenatrici addolcivano
“OGGI LA MEDICINA DELLA RIPRODUZIONE PROGREDISCE NELLE DIREZIONI SCELTE DALLE CASE FARMACEUTICHE E DALLA CURIOSITÀ DEI MEDICI. UNA DERIVA INGIUSTA PERCHÉ A TRARNE BENEFICIO È SOLO UNA PICCOLA PARTE DELLA POPOLAZIONE”.
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l’amarezza dell’arsenico con lo zucchero. Allo stesso modo, in libri che riescono a strappare un sorriso, somministro le mie idee a chi altrimenti non vi avrebbe mai prestato attenzione”. È il caso dell’ultima fatica letteraria, “in cui insegno alle donne come liberarsi dai mariti cattivi”. Tra il 2019 e il 2020 usciranno ben 9 libri inediti sulla figura femminile. Se il futuro riserverà altre perle dell’irresistibile penna forlivese, è da escludere invece una nuova avventura in politica. “Sono un vecchio comunista, non stalinista ma marxista: vorrei una società fondata sull’uguaglianza, sul rispetto e sulla compassione”. Un cane sciolto. “Non è un caso che all’università non sia mai entrato in una commissione! Per un quinquennio sono stato presidente del Consiglio comunale a Bologna ma ne conservo un cattivo ricordo: non credo nelle maledizioni, altrimenti penserei che chi entra in politica, improvvisamente si sporca. Troppo difficile per un uomo dedicarsi al servizio”. La quotidianità di Flamigni è divisa tra Roma, “una settimana al mese”, e San Varano, in nome di un negoziato famigliare, per mutuare le parole usate dalla bella moglie Marina, sociologa con talento letterario. Più rare le sortite a Milano al Comitato di etica dell’Università Statale. “Oggi la medicina della riproduzione progredisce velocemente, purtroppo nelle direzioni scelte dalle case farmaceutiche e dalla curiosità dei medici. Una deriva ingiusta perché a trarne beneficio è solo una piccola parte della popolazione”. Nel tempo libero il prof si rilassa nel giardino della casa materna, dove gli spuntano le radici ai piedi, e i tra suoi amati 15.000 libri. “Ricorda la collocazione di ognuno” racconta la moglie. “Ho una terribile memoria che mi condanna: non riesco a rimuovere ciò che vorrei non ricordare. Le donne sono più intelligenti anche per questo: sanno esattamente cosa dimenticare.”
NELLE PAGINE PRECEDENTI, DEI RITRATTI DI CARLO FLAMIGLI NELLA SUA CASA. A LATO, FLAMIGNI INSIEME ALLA MOGLIE MARINA MENGARELLI.
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ESSERE
La regina
DEL MATTONE LA CESENATE SILVIA SPRONELLI È A CAPO DI SOLO AFFITTI, IL NOTO FRANCHISING DELLE LOCAZIONI IMMOBILIARI CHE OGGI CONTA BEN 350 AGENZIE IN ITALIA E IN SPAGNA.
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di Barbara Baronio / ph Gianmaria Zanotti
“Solo Affitti” scritto in un foglio stampato e appeso dietro la scrivania: così ha avuto inizio l’avventura della cesenate Silvia Spronelli, oggi presidente di Solo Affitti, il franchising immobiliare che da 20 anni è il leader italiano della locazione, con una rete di ben 350 agenzie in Italia e in Spagna dove è sbarcata nel 2008 con Solo Alquileres. Quando pensava al suo futuro si immaginava magistrato. Conseguita la laurea in Legge decide di toccare con mano il mondo del lavoro ed entra in punta di piedi nell’agenzia immobiliare paterna, la ProVimm, con l’intento di restarvi tre o quattro mesi e mettersi in gioco. “Erano i tempi in cui il mercato era essenzialmente concentrato sulla vendita immobiliare – racconta Spronelli – mentre l’intermediazione dell’affitto era snobbata. Gli agenti non consideravano questa nicchia di mercato, la giudicavano poco fruttuosa e allo stesso impegnativa in termini di tempo. Lavorando nell’agenzia di mio padre sentivo pronunciare la solita frase ‘ci dispiace ma non trattiamo affitti’. Eppure avevo la sensazione che fosse un
mercato da esplorare, che poteva riservare tante sorprese. Così ho iniziato ad interessarmene. Grazie agli studi in Legge conoscevo già le normative della locazione e il tempo da investire in questa sfida non mi mancava. Supportata da mio padre, nel 1995 in via Pescheria a Cesena, è nata la prima agenzia di Solo Affitti. Il successo è stato immediato e la risposta del mercato veramente sorprendente, in quegli anni infatti in Italia c’era un giro di affari di oltre un milione di contratti l’anno. Così nel 1997 l’intuizione è diventata un franchising. “Abbiamo così replicato il format in tante città d’Italia – racconta – raggiungendo numeri importanti e tanta soddisfazione da parte dei partner che hanno creduto nel nostro progetto, perché il valore aggiunto che Solo Affitti offre ai suoi clienti è la sicurezza. Ad ogni contratto è legata una garanzia, che tutela il proprietario da mancati pagamenti della locazione attraverso il rimborso dei canoni arretrati, e che gli assicura l’affiancamento di un legale qualora se ne manifesti la necessità”. Silvia quindi non si è accontentata del ruolo di figlia d’arte (il IN MAGAZINE
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IN APERTURA, UN RITRATTO DI SILVIA SPRONELLI. IN ALTO, DA SINISTRA, FRANCESCA CANTONI, LORIS SPRONELLI, SILVIA SPRONELLI E ALESSIO RIGGIO.
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padre Loris, da oltre 35 anni con ProVimm è protagonista del mercato), ma all’esperienza acquisita dalla famiglia ha aggiunto l’abilità del saper guardare oltre, del credere in nuove possibilità e del saper osservare la persona che si ha davanti per capirne i bisogni. Abilità grazie alle quali ha ricevuto il premio alla carriera nell’ambito dei Real estate awards 2017, tra i riconoscimenti più prestigiosi che segnalano le eccellenze del settore immobiliare. Spronelli, infatti, oltre a fondare un franchising leader nel settore della locazione, ha creato una nuova figura nell’ambito immobiliare. Non più solo agenti, ma veri e propri manager dell’affitto, professionisti che oltre ad avere una competenza completa nell’ambito della locazione offrono risposte e servizi. Se un tempo l’affitto era una soluzione perseguita dai proprietari per garantirsi il mantenimento del proprio patrimonio affettivo senza che questo venisse venduto, oggi ha registrato un ampio sviluppo anche l’affitto breve. Un nuovo modo di vivere l’ospitalità da parte degli inquilini/ospiti e un nuovo modo di concepire la proprietà immobiliare e la gestione del reddito da locazione per i proprietari. Appassionata di marketing e molto creativa,
“LAVORANDO NELL’AGENZIA DI MIO PADRE SENTIVO PRONUNCIARE LA SOLITA FRASE: ‘CI DISPIACE MA NON TRATTIAMO AFFITTI’. EPPURE AVEVO LA SENSAZIONE CHE FOSSE UN MERCATO DA ESPLORARE, CHE POTEVA RISERVARE TANTE SORPRESE”.
Spronelli è riuscita là dove altri non hanno investito: “Mi ritengo una donna fortunata perché da sempre in un mondo molto maschile ho preso il mio spazio, non mi sono mai sentita messa da parte come donna”. Oggi Silvia, madre di Anna, 12 anni, e Diego, 7 anni, è spesso fuori città, ma non rinuncia alla vita nella sua tanto amata Romagna e allo sport che pratica con assiduità. Gelosa dei suoi fine settimana, che trascorre rigorosamente con gli affetti più cari, Silvia ama molto il golf. “È una passione che mi ha trasmesso mio padre, purtroppo i tempi stretti delle mie giornate mi hanno costretto ad accantonare questo sport. Anche il tennis che ho sempre praticato a livello agonistico
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CON UN BUSINESS DI OLTRE 30 MILIONI DI EURO, SPRONELLI HA RICEVUTO IL PREMIO ALLA CARRIERA NELL’AMBITO DEI REAL ESTATE AWARDS 2017, TRA I RICONOSCIMENTI PIÙ PRESTIGIOSI CHE SEGNALANO LE ECCELLENZE DEL SETTORE.
un po’ risente dei miei ritmi lavorativi. Credo molto nell’attività fisica che mi rigenera e mi aiuta, pertanto appena posso la palestra mi attende”. Sono tante le realtà e le persone con cui Silvia si confronta ogni giorno e le soddisfazioni negli anni non sono mancate. “L’orgoglio e l’appagamento per la realtà che la mia squadra ed io abbiamo creato non si misura in semplici numeri, ma nel fatto che gli affiliati ritornano e confermano per periodi ancora più lunghi. Abbiamo creduto in un nuovo modo di operare in questo settore e la tenacia ci ha premiato. Quando si intraprende una nuova avventura lavorativa ci si deve affidare a chi ci può far crescere professionalmente”.
Per il futuro, Silvia mira ad allargare Solo Affitti a tutto il territorio nazionale. “Sono concentrata sul mio Paese dove il mercato attuale di oltre 300 agenzie potrebbe accoglierne fino a 800. Ad oggi abbiamo una movimentazione di oltre 30 milioni di euro. Quindi abbiamo ritenuto importante sviluppare nel tempo sempre migliori modalità di comunicazione con il nostro cliente, con il quale abbiamo di solito un primo contatto attraverso l’online. In più ci avvaliamo di interventi di home stager e proponiamo virtual tour delle strutture in locazione. Nel nostro lavoro infatti la buona riuscita di una contrattazione ha come componente essenziale quella emotiva. Le sensazioni che l’appartamento regala nell’istante del primo sguardo sono determinanti ed è per questo che l’allestimento ha una grande importanza. Il rapporto con Cesena? Quando ci siamo ampliati forse in tanti pensavano che una soluzione logica sarebbe stata trasferire la sede centrale in un’altra città, ma noi restiamo a Cesena perché i miei collaboratori ed io amiamo immensamente la città e lo spirito romagnolo. E anche l’area di Pievesestina in cui si trova la nostra sede è strategica”.
A LATO, SILVIA SPRONELLI RICEVE IL PREMIO ALLA CARRIERA AI REAL ESTATE AWARDS 2017.
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VOLARE
La città
CON LE ALI FORLÌ È LA SEDE DI CENTRI ALL’AVANGUARDIA NELLA FORMAZIONE E RICERCA IN AERONAUTICA E AEROSPAZIO. IN ZONA AEROPORTO SI È SVILUPPATA UNA VERA CITTADELLA DEL VOLO. di Gianluca Gatta / ph Andrea Bonavita
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Forlì sembra avere una vocazione particolare per il volo. L’ormai consolidata narrazione di un luogo, la Romagna, e di un popolo, i romagnoli, con una chiara propensione alla ricerca tecnologica e meccanica, qui a Forlì si concretizza in quella che può essere definita una vera cittadella del volo. È sufficiente guardare dall’alto le strutture nate accanto all’aeroporto Luigi Ridolfi per farsene un’idea precisa. Nello spazio di due isolati abbiamo l’Istituto Tecnico Aeronautico Francesco Baracca, Ingegneria Meccanica e Aerospaziale, il Centro Interdi-
“UNO DEI PROGETTI D’AVANGUARDIA IN CUI SIAMO COINVOLTI È IL PROGETTO RETINA – CI SPIEGA GIORGIO M. GHEZZI –, CHE STUDIA L’UTILIZZO DELLA REALTÀ AUMENTATA IN AUSILIO DEI CONTROLLORI IN SITUAZIONI DI SCARSA VISIBILITÀ”.
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partimentale di Ricerca (CIRI) Aerospace e l’ENAV Academy. Sono luoghi di formazione e di ricerca che collaborano attivamente fra loro e dove scienza e tecnologia sono talmente all’avanguardia che sfociano in ciò che normalmente si vede in un film di fantascienza. Qui si studia astrobiologia, si sperimenta la realtà virtuale applicata ai controlli di volo, si costruiscono prototipi di droni volanti a guida autonoma, tanto per fare qualche esempio. L’annunciata riapertura dell’aeroporto Ridolfi ci ha portato a dedicare uno sguardo a ciò che a Forlì già oggi è simbolo non solo di una tradizione consolidata ma soprattutto una concreta presenza sul territorio, fonte di potenziale sviluppo. L’ENAV Academy ha sede in una nuovissima architettura a forma alare inaugurata nel luglio 2018. Qui incontriamo Giuseppe Baldetti, Responsabile Human Capital and Change Management, e Giorgio M. Ghezzi, Responsabile Instructional Design and Training the Trainers, Corporate Academy. Obiettivo dell’Academy è formare i nuovi
NELLA PAGINA PRECEDENTE UNA VISTA DALL’ALTO DELLA CITTADELLA DEL VOLO, CHE COMPRENDE L’ISTITUTO TECNICO AERONAUTICO, INGEGNERIA MECCANICA E AEROSPAZIALE, CIRI AEROSPACE ED ENAV ACADEMY. IN BASSO LA SIMULAZIONE DELLA TORRE DI CONTROLLO DELL’AEROPORTO MARCONI DI BOLOGNA. AI CONTROLLI, L’INSTRUCTIONAL DESIGNER ALBERTO LORENZONI. NELLA PAGINA A FIANCO GIUSEPPE BALDETTI, RESPONSABILE HUMAN CAPITAL AND CHANGE MANAGEMENT DI ENAV.
BELLE EPOQUE
controllori di volo: “Enav è la società che gestisce il traffico aereo in Italia – ci dice Baldetti –. Qui a Forlì ci occupiamo della formazione iniziale dei nuovi controllori di volo. In 13 anni di attività, abbiamo svolto circa 46 corsi di base e formato circa 700 nuovi controllori, oltre ad aver coinvolto qualche migliaio di allievi in corsi di formazione brevi e specifici. La formazione all’Academy può durare dagli 8 ai 12 mesi e consente di accedere ad un ulteriore periodo di formazione in affiancamento presso un aeroporto reale.” Bisogna considerare che qui, infatti, la formazione è basata essenzialmente su un ambiente simulato, non concreto. Nella mia visita, vengo accompagnato in un’aula buia dove su una serie di megaschermi ad altissima definizione disposti ad arco è proiettata la simulazione virtuale dell’aeroporto Marconi di Bologna. È come essere sulla torre di controllo. Con un aereo che sta atterrando sulla sinistra mentre un altro effettua un carico sulla destra. E la strumentazione, del
tutto identica a quella reale, è in funzione sulle postazioni di lavoro davanti agli schermi. “Uno dei progetti d’avanguardia in cui siamo coinvolti, coordinato dall’Università di Bologna, è il progetto Retina – ci spiega Giorgio M. Ghezzi –, che studia l’utilizzo della realtà aumentata in ausilio dei controllori in situazioni di scarsa visibilità.” ENAV ospita spesso delegazioni estere, a prova della qualità della formazione dell’Academy. Dal 2006 ad oggi sono stati svolti ad esempio corsi destinati a controllori del traffico aereo provenienti fra l’altro da Polonia, Ucraina, Libia, Cina e Croazia. Il Centro Interdipartimentale di Ricerca Industriale (CIRI) Aerospace, fondato nel 2011, ha laboratori, oltre che a Forlì, anche presso le Gallerie Caproni, a Predappio, e Rocca delle Caminate, a Meldola. Fa parte del Tecnopolo provinciale promosso dall’Università di Bologna, insieme a Provincia di ForlìCesena, Enti locali e imprese del territorio. Il quale, a sua volta, fa
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parte dei 10 tecnopoli regionali, suddivisi su 20 Province, che costituiscono una rete di centri di ricerca industriale, sviluppo sperimentale e trasferimento tecnologico nonché incubazione d’impresa. Il direttore del CIRI Aerospace – composto da circa 40 ricercatori – è il professore Alessandro Talamelli. “I progetti riguardano discipline come aerodinamica, meccanica del volo, sistemi spaziali, costruzioni aeronautiche e propulsione – ci spiega Talamelli –. Nell’ambito di questi settori è da segnalare il laboratorio CICLoPE, un’importantissima infrastruttura, unica nel suo genere, che continua stabilmente ad operare nei tunnel delle Ex Industrie Caproni ospitando gruppi di ricerca provenienti da tutto il mondo e interessati a problematiche riguardanti la turbolenza di parete.” Ma quali sono i settori di ricerca all’avanguardia? “Tra i nuovi settori uno particolarmente strategico riguarda le discipline della Chimica analitica e dell’Astrobiologia con progetti innovativi riguardanti il monitoraggio in tempo reale della salute degli astronauti, la valutazione degli effetti delle condizioni spaziali sugli esseri viventi, lo studio delle origini, dell’evoluzione e della distribuzione della vita nell’Universo. Altri due progetti attualmente in fase di avvio, 24
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“TRA I NUOVI SETTORI UNO PARTICOLARMENTE STRATEGICO RIGUARDA LE DISCIPLINE DELLA CHIMICA ANALITICA E DELL’ASTROBIOLOGIA CON PROGETTI INNOVATIVI RIGUARDANTI LA VALUTAZIONE DEGLI EFFETTI DELLE CONDIZIONI SPAZIALI SUGLI ESSERI VIVENTI”.
nell’area Spazio, riguardano due missioni per l’esplorazione dello spazio profondo. LICIACube, un piccolo satellite italiano il cui lancio è previsto nel 2021 e che punterà verso Didymos, un asteroide binario composto da due rocce spaziali. La seconda missione è ArgoMoon un nano satellite italiano che rappresenterà l’Europa nella prossima Exploration Mission della NASA. In questo caso, il CIRI Aerospace ha il ruolo di determinare la traiettoria del Cubesat durante le sue evoluzioni orbitali fra la Terra e la Luna.” Enav Academy e CIRI Aerospazio sono solo due esempi di come Forlì possa essere considerata a ragione una città con le ali. Dove il volo è base per la ricerca scientifica nonché fonte di sviluppo e di impiego professionale per i giovani.
IN ALTO ALESSANDRO TALAMELLI, DIRETTORE DEL CIRI AEROSPACE.
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OSARE
A spasso
SUL FILO IL FORLIVESE DANIELE CAPACCI PRATICA LO SLACKLINE, SPETTACOLARE DISCIPLINA IN CUI SI CAMMINA SOSPESI A DECINE DI METRI DAL SUOLO. testo e foto di Andrea Bonavita
Si è fatto notare con i suoi allenamenti spettacolari sospeso su una fettuccia elastica a diversi metri dal suolo, al lago della Foma o sul fiume a Premilcuore, e lo scorso anno ha partecipato al San Marino International Arts Festival con una traversata funambolica della Piazza della Pieve. È il forlivese Daniele Capacci, 37 anni, arte circense nelle vene, che dal 2017 si dedica, unico a Forlì, a uno sport mozzafiato: lo slackline. Questa disciplina che arriva dagli Stati Uniti e si sta diffondendo sempre di più anche da noi, ha diverse sfaccettature. Esiste la Trickline, una fettuccia un po’ più elastica delle altre che permette salti ed evoluzioni sulla corda davvero sorprendenti e che richiede un minimo di preparazione fisica oltre che ovviamente di equilibrismo. Poi abbiamo la Longline che, come dice la parola stessa, consente campate lunghe anche diverse centinaia di metri con camminate sospese molto impegnative e la Highline, che di solito viene impiegata in montagna o comunque in grandi altezze con incredibili camminate record di quasi tre chilometri di cavo sospeso a diverse centinaia
di metri da terra. Siamo andati a trovare Jgor, questo il suo nome d’arte, in uno dei suoi allenamenti, al parco di via Dragoni. Dopo un’attenta e meticolosa preparazione delle fettucce e dei tiranti che dovranno sostenere la sua camminata lontana da terra, procede sospeso sotto gli occhi, o per meglio dire sopra gli occhi dei curiosi che si fermano per l’occasione ad ammirare il coraggio dell’equilibrista. E lui affronta la linea di fettuccia con sguardo fermo e viso rilassato, quasi beffardo ed incurante dell’altezza. “Siamo un piccolo gruppo, i Burdèline, di cui sono l’unico forlivese e ci troviamo ad allenarci in varie parti della Romagna, dai parchi pubblici agli strapiombi rocciosi e ovunque ci sia il posto adatto per tendere una fettuccia a diversi metri da terra. Non abbiamo una base fissa – dice una volta a terra–. Negli ultimi tempi sono stati organizzati alcuni corsi di trickline anche a Forlì, in cui ci si può avvicinare alla fettuccia sospesa con gradualità e metodo didattico e sempre in sicurezza”. Oltre che equilibrista, Jgor è anche giocoliere. Sulla slackline porta anche le sue clavette IN MAGAZINE
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IN QUESTE PAGINE, DANIELE CAPACCI DURANTE UN ALLENAMENTO AL PARCO DI VIA DRAGONI.
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per esibizioni di giocoleria o camminate alla cieca con una benda sugli occhi. Grazie a queste sue capacità ha preso parte a diversi festival artistici come il Ferrara Buskers Festival per tre anni consecutivi, le serate dei Mercoledì del Cuore in centro a Forlì, il Recanati Art Festival, il festival La Catena di Zampanò di Rimini e lo Smiaf di San Marino. “Sul Titano mi sono esibito in una attraversata funambolica della Piazza della Pieve. È stata un’esperienza incredibile. A Premilcuore ho realizzato uno spettacolo di giocoleria ed equilibrismo sia su corda molle sia su slackline effettuando una traversata di 50 metri a 20 metri dal suolo”. Ma Jgor ha un grande sogno nel cassetto: “Vorrei realizzare il progetto di camminare sulla fune dal campanile di San Mercuriale fino alla torre dell’orologio di Piazza Saffi. Quasi 200 metri di camminata sospesa nel vuoto, so-
pra la piazza della mia città. Mi piacerebbe davvero riuscirci e mi sto muovendo per ottenere i permessi, vorrei essere il primo a farlo. Un altro progetto che mi piacerebbe realizzare è una camminata sulla corda attraverso la diga di Ridracoli. Camminare lungo i 400 metri di fettuccia che andrebbe sospesa a oltre 100 metri da terra sarebbe un’emozione unica. Speriamo di farcela”.
A SAN MARINO SI È ESIBITO IN UNA TRAVERSATA FUNAMBOLICA DELLA PIAZZA DELLA PIEVE. IL SUO PROSSIMO PROGETTO? CAMMINARE SOSPESO SU UNA FUNE PER 200 METRI DAL CAMPANILE DI SAN MERCURIALE ALLA TORRE DELL’OROLOGIO DI FORLÌ.
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CONDIVIDERE IDEE, VIAGGI ED ESPERIENZE. QUESTA LA PROMESSA DI INZIR, LA NUOVA ASSOCIAZIONE FORLIVESE CHE VI FARÀ SOGNARE – E NEMMENO TROPPO DA LONTANO – NUOVE AVVENTURE.
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di Giulia Masci Ametta / ph Emma Cimatti
Si viaggia per conoscere se stessi e gli altri, si viaggia per incontrarsi. Ed è proprio da un incontro che prende forma l’idea di Inzir Viaggiatorincircolo, un’associazione per dare voce e spazio alle esperienze di viaggio in tutte le sue forme. “Dopo aver compiuto il Cammino di Santiago in bicicletta ho conosciuto una dimensione nuova,
fatta di incontri, scoperta e condivisione, volevo che anche nella mia città si potesse respirare il clima unico che si vive in viaggio”. L’inizio di questa bella storia ce lo racconta Riccardo Cattalini, presidente di InZir e primo ad averne concepito l’idea: condividere con altri viaggiatori e con la propria città l’emozione e l’aria di luoghi lontani e vicini.
Le belle idee non rimangono per tanto tempo da sole, così Riccardo incontra e coinvolge prima Mattia Fiorentini, viaggiatore a tempo pieno, e Matteo Crociani, appassionato viaggiatorefotografo. Poi la squadra si allarga con la quota rosa composta da Francesca Focardi, psicologa di professione e velista per passione, Alessandra Salieri, fo-
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tografa e appassionata di viaggi solidali, Elisa Suzzi, ceramista di Faenza e amante del trekking, ed Emma Cimatti, archeologa e guida turistica. Visioni del viaggio diverse e altrettanto differenti bagagli di esperienze, perché proprio la ricerca del diverso che arricchisce è alla base dello spirito di ogni viaggiatore che si rispetti. “Siamo un gruppo di sette persone, ciascuna con un modo diverso di viaggiare, dal ciclista alla velista, passando dal backpacker all’archeologa – ci racconta Fiorentini –. Ognuno partecipa in maniera attiva alla vita sociale e organizzativa del circolo e penso che le tante idee che sono già state messe in circolo, insieme a quelle delle persone che si uniranno all’associazione,
“LA NOSTRA IDEA È QUELLA DI ESSERE UN PUNTO DI INCONTRO E DI CONFRONTO PER GLI APPASSIONATI DEI VIAGGI. CREDIAMO CHE IL VIAGGIO SIA UNA GRANDE OPPORTUNITÀ DI ARRICCHIMENTO PERSONALE E VOGLIAMO METTERE IN CIRCOLO LA NOSTRA PASSIONE”.
potranno dare una proposta completa, entusiasmante e variegata”. Il circolo InZir ha inaugurato e aperto ufficialmente al pubblico lo scorso venerdì 8 febbraio, nella sede di via Bezzecca 10, dimostrando subito di essere un luogo polifunzionale e adatto alle varie e disparate attività che l’associazione propone. Sorge subito una domanda: come mai partire da Forlì, per raggiungere il mondo intero? “Avvertivamo il fatto che a Forlì mancasse uno spazio dove condividere il viaggio, visto come passione e condivisione. La grande partecipazione e i tanti commenti 32
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positivi che abbiamo ricevuto lo hanno confermato! – spiega Emma Cimatti –. La nostra idea è quella di essere un punto di incontro e di confronto per gli appassionati dei viaggi. Crediamo che il viaggio sia una grandissima opportunità di scoperta e di arricchimento personale e vogliamo mettere in circolo la nostra passione insieme a quella delle persone che parteciperanno alle nostre attività”. Il programma del circolo è infatti già denso di appuntamenti: ci saranno racconti di viaggio, in ogni sua tipologia, workshop, mostre fotografiche, serate a tema e corsi. E con la bella stagione escursioni a piedi e in bicicletta. “Poi chissà, senza dubbio la nostra natura è di stare inzir!”
IN APERTURA, IL TEAM DI INZIR. SOTTO, UNA FOTOGRAFIA SCATTATA IN IRAN DA EMMA CIMATTI.
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RIVIVERE
L’Ottocento
IN UN BALLO LE DANZE D’EPOCA DELLA SOCIETÀ DI DANZA CIRCOLO DI ROMAGNA FANNO RISPLENDERE I FASTI RISORGIMENTALI. di Giulia Farneti / ph Alan Piscaglia
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Assistere a uno dei loro balli è come risvegliarsi in un’altra epoca. Un’epoca di abiti fruscianti, guanti e acconciature in cui ogni singolo gesto era dettato dal galateo. Sono i balli ottocenteschi della Società di Danza Circolo di Romagna, che da dieci anni si occupa a Forlì dello studio e della pratica delle danze di società della tradizione ottocentesca europea. Un patrimonio di tecnica, musica e costumi andato perduto agli albori del XX secolo. L’attività affascina ogni anno decine di persone e dà vita a fiabesche esibizioni in piazze e scenari suggestivi, come il salone d’onore di palazzo Albicini, sede dello storico Circolo della Scranna, dove lo scorso novembre si è
tenuto il Gran Ballo dell’Aurora. Valzer, quadriglie, mazurke, polke sono andate in scena con lo sfondo di tele, stucchi e il monumentale lampadario ricreando un’atmosfera di grande effetto. Bruna Bertini è fondatrice e anima del gruppo romagnolo attivo, oltre che a Forlì, anche a Ravenna e Lugo. Cosa l’ha spinta a insegnare questi balli? “Mi hanno sempre incuriosito e affascinato, fin da bambina. Poi c’è il piacere di conoscere persone e poter danzare con loro come non accade più ai giorni nostri. Abbiamo iniziato a Faenza nel 1997, poi ci siamo costituiti in associazione nel 2005 e dal 2009 siamo presenti anche a Forlì”.
VALZER, QUADRIGLIE, MAZURKE, POLKE E SCOTTISH COUNTRY DANCE. ASSISTERE A UNO DEI LORO BALLI È COME RISVEGLIARSI IN UN’EPOCA DI ABITI FRUSCIANTI, GUANTI E ACCONCIATURE IN CUI OGNI SINGOLO GESTO ERA DETTATO DAL GALATEO.
Com’è nata l’idea di dar vita a quest’associazione? “La prima società con questo scopo è nata nel 1991, a Bologna, con il nome di Società di Danza ed è stata fondata da Fabio Mòllica, docente di Storia della danza. Studiando i manuali dell’epoca, Fabio ha avuto l’intuizione di standardizzare passi e figure con l’idea di creare società di danza in altre città italiane. E così è stato, perché l’associazione è poi diventata una federazione di circoli di cui noi siamo parte. Non siamo però un’associazione di rievocazione storica, ovvero non riproduciamo balli e coreografie pedissequamente dai manuali; riproduciamo le danze ottocen36
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IN QUESTE PAGINE, I MEMBRI DELL’ASSOCIAZIONE AL GRAN BALLO DELL’AURORA TENUTOSI ALLA SCRANNA. NELLA PAGINA ACCANTO, LA FONDATRICE BRUNA BERTINI.
TI PIACE MANGIARE BENE?
tesche, comprese le danze scozzesi, ma con nuove coreografie e spesso in contesti contemporanei. Si inizia con una promenade e si chiude con un galop finale; si danza in coppia ma sempre in coreografie di gruppo”. Fate corsi durante l’anno? “Iniziamo a ottobre e finiamo a giugno e i corsi sono divisi per quadrimestre. A Forlì li teniamo il lunedì sera nella palestra della scuola elementare De Amicis e sono disponibili anche per principianti. Durante il periodo estivo partecipiamo a eventi organizzati dai Comuni oppure a rievocazioni storiche. Abbiamo danzato alla mostra di Boldini a Villa Saffi, alle feste dell’Ottocento a Modigliana, di recente per il bicentenario di Saffi al Circolo Democratico e in moltissime altre occasioni”. A chi piace questa danza? “A una grande varietà di persone: c’è chi è interessato al periodo storico, chi ama quegli anni, chi vuole unire il movimento alla musica, dai 16 anni fino ad arrivare ai 70 e oltre, non ci sono limiti”. Quella che riporta in vita è un’epoca che non esiste più, e per i costumi? “Abbiamo una costumista ufficiale che realizza i nostri abiti oppure c’è chi provvede da solo. Nel
corso degli anni siamo riusciti ad avere alcuni costumi da prestare a chi ne è sprovvisto. L’abito non dev’essere di un colore sgargiante, meglio rosa antico, azzurro e blu tenui, bordeaux, verde bottiglia o beige, con la gonna ampia, la sottogonna in crinolina, calze di un colore tenue anche lavorate in pizzo e i classici mutandoni. La scarpa deve avere una punta arrotondata con un tacco largo non superiore a 4 centimetri. Per il cavaliere, il costume classico è il frac di colore scuro. L’acconciatura dev’essere rigorosamente con la riga nel mezzo e devono essere coperte le punte delle orecchie, come per esempio Claudia Cardinale nel Gattopardo. Per realizzarla ci diamo una mano tra di noi oppure si va dalla parrucchiera”. Perché proprio l’Ottocento? “Quelli sono stati anni rivoluzionari ed è un lasso di tempo assai lungo. Noi ci occupiamo del periodo romantico borghese, ovvero dal 1836 al 1870 circa. È stato il periodo in cui i balli erano oggetto d’interesse dei più grandi maestri di danza ancor prima che un momento nel quale si socializzava e si stava insieme divertendosi. Un momento irripetibile svanito del tutto con l’avvento del secolo successivo”.
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COUNTRY CLUB FORLÌ GOLF I FIORDALISI, LADIES & GENTLEMEN
IL GOLF CLUB I FIORDALISI DIVENTA COUNTRY CLUB FORLÌ E SI APRE ALLA CITTADINANZA CON NUOVI SERVIZI E UN RISTORANTE TUTTO DA SCOPRIRE.
IN QUESTE PAGINE, ELIA BALERI E VIRGINIA LANDI, CHE DIRIGONO IL NUOVO COUNTRY CLUB FORLÌ, E ALCUNE VISTE DEI CAMPI DA GOLF IMMERSI NELLA NATURA.
C’è qualcosa di nuovo al Golf Club di Forlì. Si tratta della rinnovata gestione, inaugurata a inizio 2019, che ha messo in cantiere molteplici novità con un obiettivo chiaro: rendere il golf club un luogo di incontro per tutti i forlivesi, soci e non, amanti della natura e della buona cucina. Il Country Club abbraccia così il Golf Club I Fiordalisi, che rimane un riferimento per gli appassionati del settore, ampliandone però la ricettività e l’offerta. L’8 marzo, il giorno della festa della donna, sarà l’occasione per presentare i nuovi progetti. Perché proprio l’8 marzo? Perché qui le quota rosa non servono, il golf club ha infatti un primato su tutti gli altri club italiani: oltre la metà degli iscritti è donna, quando in strutture simili non superano il 25%. “Sarà un vero e proprio open day per il Country Club For-
lì - afferma Elia Baleri, il nuovo presidente -. Una giornata coronata dal concerto dei Cameristi Cromatici, gruppo di musica classica di cui fa parte Carlo Romano, oboista ufficiale delle musiche di Ennio Morricone. E sarà anche l’occasione per presentare i servizi del
nuovo ristorante, gestito direttamente da noi, e che sarà aperto entro la fine del mese di marzo.” Elia, infatti, non è solo in questa avventura ma è affiancato da Virginia Landi, con una consolidata esperienza di lavoro nella ristorazione sulla riviera romagnola. “Il ristorante sarà aperto alla cittadinanza, superando il concetto di club esclusivo. Qui ospiteremo pranzi di lavoro, comunioni, cresime, matrimoni. D’altronde, al di là della qualità delle materie prime utilizzate, il luogo si presta ad essere anche una location di primo livello”. Proprio il luogo è di fondamentale importanza. La pace, il silenzio, il contatto con gli animali e con una flora incontaminati sono il biglietto da visita migliore per il nuovo club che, è importante ricordarlo, è immerso nell’Oasi faunistica di Magliano di cui fa parte integrante. L’importanza fondamentale di questo specifico sito risiede nel ruolo di corridoio ecologico di tipo ripariale che l’area svolge nell’ambito della rete naturalistica di collegamento tra Appennino e pianura romagnola, ana-
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“VOGLIAMO CHE IL COUNTRY CLUB DIVENTI ANCHE UN POSTO PER FAMIGLIE, DOVE GENITORI E FIGLI POSSANO TRASCORRERE IL LORO TEMPO LIBERO LONTANO DALLA CITTÀ, DALLO STRESS, DAI RITMI QUOTIDIANI. E QUESTO A POCHI PASSI DA FORLÌ.”
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logamente a quanto accade per i vicini siti di Scardavilla e Ladino. L’area accoglie quindi numerose specie faunistiche di rilievo e rappresenta un esempio locale di simbiosi tra zona protetta e luogo di sport e divertimento. “Il lunedì i campi da golf sono chiusi dice Elia - ed è soprattutto in questa giornata che è possibile godere della presenza di animali che vengono a riposare proprio sul green. Qui non è infrequente vedere i daini.” Ma gli animali, al Country Club, non sono solo belli da vedere. Uno dei progetti di punta è infatti l’introduzione dell’onoterapia per i bambini. Si tratta di un particolare tipo di pet therapy dove i più piccoli sono portati a relazionarsi con gli asini. È una pratica che dalla Francia e dagli Stati Uniti d’America si sta diffondendo sempre più nel mondo, perché gli asini sono animali particolarmente docili e accoglienti. “Vogliamo che il Country Club diventi anche un posto per famiglie - continua Elia -, dove genitori e figli possano trascorrere il loro tempo libero lontano dalla città, dallo stress, dai ritmi quotidiani. E questo a pochi passi da Forlì.” L’attenzione per i più piccoli è fondamentale, tanto che - ritornando al golf - per i minori è previsto l’accesso gratuito alle strutture, così come l’utilizzo dell’attrezzatura. “Il golf è uno sport che allena lo spirito e la mente più che il corpo.
E può essere consigliato come complemento ad altre attività sportive, dove la forza fisica è importante. Questo perché sviluppa la strategia, la pazienza e il controllo.” Ultimo ma non meno importante, è da segnalare l’attenzione per il sociale che il Country Club intende sviluppare. Il lunedì sarà proprio il giorno
dedicato a questo impegno, in collaborazione con le realtà associative e istituzionali che vorranno proporre attività per i propri aderenti. Il tutto nella prospettiva di diventare un luogo di utile divertimento per l’intera cittadinanza: ad oggi è in essere un forte legame con la Pediatria di Forlì e... l’8 marzo ne saprete di più!
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ARCHIVIARE
L’eredità
DI SUGHI NEL CUORE DI FORLÌ, L’ARCHIVIO SUGHI, CURATO DAI FIGLI SERENA E MARIO, DOCUMENTA SESSANT’ANNI DI VITA E OPERE DEL NOTO ARTISTA CESENATE. testo e foto di Clarissa Costa
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IN BASSO, SERENA SUGHI, CUSTODE E CO-FONDATRICE DELL’ARCHIVIO SUGHI, NELLA SALA IN CUI SONO RACCOLTI ALCUNI DISEGNI DELL’ARTISTA.
Nel centro storico di Forlì, in Corso della Repubblica 30, ha trovato casa l’archivio di uno degli indiscussi esponenti della pittura italiana della seconda metà del Novecento: Alberto Sughi, nato a Cesena nel 1928 e morto a Bologna nel 2012, è stato un pittore apprezzato per la sua impietosa indagine sulla condizione umana, distillando sulle proprie tele quello che i critici hanno definito un realismo esistenziale. Nelle sue opere, spesso realizzate in cicli pittorici, Sughi ha approfondito temi come la solitudine urbana, il rapporto con la Natura e la desolazione della perdita di anima
e valori, in una vera e propria lettura e meditazione sul nostro tempo. Dopo la sua morte, nel settembre del 2012 i figli Serena e Mario hanno fondato l’Associazione Culturale Archivio Sughi con lo scopo di documentare, valorizzare e diffondere la sua vasta produzione, dai disegni giovanili dell’immediato dopoguerra ai lavori più recenti. Entrando dentro l’Archivio, che occupa l’intera pianta dell’ultimo piano del palazzo, ci si rende subito conto con sorpresa che ciò che è stato creato con dedizione è in realtà più una casa-museo,
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L’ARCHIVIO È UNA CASA-MUSEO, UN LUOGO SILENZIOSO E INTIMO CHE CONSERVA LA MEMORIA DI ALBERTO SUGHI ANCHE TRAMITE OGGETTI EVOCATIVI: PENNELLI, TUBETTI, SPATOLE, IL CAMICE E I LIBRI ANCORA MACCHIATI DI COLORE DALLE DITA DELL’ARTISTA.
IN QUESTE PAGINE, ALCUNI OGGETTI PERSONALI DELLA VITA DI SUGHI, CONSERVATI NELLA GRANDE SALA-BIBLIOTECA.
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un luogo silenzioso e intimo che conserva la memoria di Alberto Sughi tramite reperti evocativi: non solo i quadri, le foto e i documenti, ma anche i pennelli, i tubetti e le spatole, il camice e i libri ancora macchiati di colore dalle dita dell’artista, nonché una vasta opera di artisti che lo stesso Sughi collezionava. “L’Archivio Sughi esiste dalla fine degli anni Cinquanta – racconta la figlia Serena, ospitale custode
dell’archivio –. Io e mio fratello Mario non lo abbiamo creato ex novo. Mio padre era molto consapevole dell’importanza di documentare il suo lavoro e tutto ciò che avveniva attorno ad esso. Fu il primo e vero archivista di se stesso, raccogliendo le fotografie, i carteggi, gli articoli di giornale e i cataloghi. Aveva poi l’abitudine di documentare il processo del suo lavoro, poiché sperimentava direttamente sulla tela senza fare schizzi preparatori: faceva, disfaceva, disegnava e cancellava, e a un certo punto ha cominciato a capire che questo percorso poteva essere interessante da documentare, in particolare per la produzione dei cicli di opere. Nostro padre ci ha dunque lasciato un ricco materiale, che dai suoi studi di Cesena e Roma è confluito in questi spazi”. Alberto Sughi ha sempre avuto un forte legame con Cesena e con la Romagna, ma ha anche vissuto a Roma per diversi anni. Com’è ricaduta la scelta di aprire la sede dell’Associazione a Forlì? “Mio padre aprì il suo primo studio quando aveva poco più che vent’anni nel Torrione della Rocca Malatestiana di Cesena, studio che trasferì successivamente nella nostra casa sulle colline di Carpineta, in cui vi rimase fino alla fine degli anni Settanta. Nel ‘78 si trasferì a Roma, mantenendo comunque un legame con la Romagna, e quando tornava era solito fermarsi a Forlì e alloggiare all’Hotel della Città. Io avevo sposato un forlivese e vivevo in un appartamento a palazzo Guarini, una casa dagli spazi bellissimi, in cui mio padre veniva spesso a trovarmi. Negli ultimi dieci anni della sua vita Sughi prese un appartamento nel palazzo, ristrutturando il granaio per trasferirvi il suo studio da Roma. Aveva capito che ormai anche il suo percorso sarebbe giunto al termine e aveva quindi voluto avvicinarsi a noi, alla famiglia, in modo che anche l’archivio potesse essere seguito. Dopo la sua morte abbiamo cercato di dare una sede definitiva a
questa collezione, e l’archivio di Forlì è diventato il punto di confluenza di tutti questi materiali sedimentatisi nei diversi luoghi di lavoro della sua vita, uno spazio che conserva una documentazione che copre sessant’anni di studi, vita e opere”. Che ruolo svolge l’Associazione? Quali servizi offrite? “Ci occupiamo soprattutto di fare attività archivistica, di conservazione, documentazione e ricerca. In questo, io e Mario ci dividiamo i compiti poiché il lavoro dell’archivio va in più direzioni. Da una parte la promozione, la divulgazione della conoscenza dell’artista e la certificazione e autenticazione delle opere per poterle difendere da falsi e contraffazioni. Dall’altro un lavoro di digitalizzazione dei documenti di cui mio fratello si è occupato dalla fine degli anni Ottanta, sviluppando il database e il sito. Il materiale è innumerevole e richiede una struttura per renderlo consultabile. Infine, l’Archivio Sughi è anche a disposizione di studiosi e laureandi che ne richiedono la consultazione: recentemente è venuto in visita uno studente americano che stava conducendo una ricerca sul tema
del lavoro in Italia negli anni Cinquanta e Sessanta”. Com’è strutturato l’archivio? “Abbiamo il fondo fotografico, che comprende 3900 fotografie di opere e che documenta la persona di Alberto Sughi, con molti ritratti, foto di inaugurazioni di mostre, di amici, pittori, critici e della famiglia. Conserviamo poi una raccolta dei cataloghi, delle monografie, dei manifesti e dei documentari cinematografici, e una raccolta di testi tra cui troviamo saggi, articoli, diari, appunti e corrispondenze. Importante è la grande stanza della libreria, che racchiude diversi volumi illustrati dall’artista, le sue letture e molti libri d’arte che lui amava e consultare. Infine la collezione delle opere documenta il lavoro di Sughi dagli esordi, quando aveva 17 anni, con un’importante raccolta di disegni che testimoniano il suo primo approccio al lavoro, alla quale si aggiunge una sezione di opere che vanno dagli anni Cinquanta al 2010. Abbiamo anche un nutrito fondo che è stato oggetto di un catalogo ragionato dell’opera grafica pubblicato in occasione del 90° anniversario dalla nascita di Sughi”.
“SUGHI ERA MOLTO CONSAPEVOLE DELL’IMPORTANZA DI DOCUMENTARE IL SUO LAVORO. FU IL PRIMO E VERO ARCHIVISTA DI SE STESSO, RACCOGLIENDO LE FOTOGRAFIE, I CARTEGGI, GLI ARTICOLI DI GIORNALE E I CATALOGHI”.
Dopo la dedizione e l’impegno degli ultimi anni, quali sono i vostri progetti futuri? “Oltre che a continuare a misurarci con tutto quello che abbiamo raccolto fino ad oggi, ci piacerebbe in futuro aprire un piccolo spazio adiacente all’archivio. Potrebbe essere l’occasione per mostrare al pubblico alcuni aspetti inediti del lavoro di Sughi, con delle piccole esposizioni periodiche che documentano il processo di creazione, o con le fotografie degli studi in cui ha lavorato e vissuto, o anche un’esposizione in cui vengono presentati in modo cronologico tutti i cataloghi delle sue mostre”.
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La nascita
DELL'ITALIA AL SAN DOMENICO LA GRANDE MOSTRA CHE RIPERCORRE IL PERIODO ITALIANO TRA IL 1861 E IL 1911. TRA LE 160 OPERE ESPOSTE ALCUNE CHICCHE RESTAURATE DALLA FONDAZIONE.
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di Rosanna Ricci / ph Giorgio Sabatini
Ottocento. L’arte dell’Italia tra Hayez e Segantini è la quattordicesima grande mostra ospitata ai Musei del San Domenico fino al 16 giugno. Coordinata da Gianfranco Brunelli e curata da Antonio Paolucci, Fernando Mazzocca e Francesco Leone, a cui va aggiunta la collaborazione di vari studiosi ed esperti d’arte e di storia, la rassegna ha come obiettivo quello di far conoscere non solo artisticamente ma anche storicamente un periodo in cui il termine Italia era solo una parola, perché questa nazione era stata fino al 1861 frammentata in molti stati. “Fatta l’Italia – le parole sono di Massimo D’Azeglio – bisogna fare gli Italiani”. E non era certo un’impresa facile considerando le numerose disparità di concezioni politiche e religiose, di lingua, di processi industriali, di situazioni sociali miserabili ma anche, in certe zone, di un progresso scientifico e filosofico. L’originalità della rassegna, unica su questo tema, si riferisce dunque al periodo preso in esame: sono gli anni che vanno dalla proclamazione dell’Unità d’Italia (1861) al 1911, ossia fra l’ultima fase del Romanticismo e del Risorgimento fino alla nuova visione dell’ar-
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te, a partire dal Futurismo. “Questa mostra – spiega Gianfranco Brunelli – consente di capire criticamente come l’arte sia stata non solo un formidabile strumento per creare consenso, ma anche il mezzo più popolare per far conoscere agli italiani i percorsi esaltanti e contradditori di una storia antica e recente, e per riportare l’Italia ad un livello europeo”. Complessivamente nella mostra sono esposte 160 opere di oltre 60 artisti (tra cui Hayez, Induno, Molmenti Cellini, Bargellini, De Carolis, De Nittis, Pellizza da Volpedo, Segantini, Boccioni e tanti altri) in un viaggio diviso in dieci sezioni che abbracciano varie espressioni artistiche: Romanticismo, Purismo, Realismo, Eclettismo, Simbolismo, Neo Rinascimento, Divisionismo. Fra le opere in mostra di maggior rilievo va ricordata l’icona simbolo presentata nei manifesti della rassegna. Si tratta di Ruth di Hayez, autore di cui sono presenti in mostra circa una decina di opere. Alcune opere esposte sono di grandi dimensioni come Cesare Borgia a Capua (il Valentino) di Gaetano Previati, appartenente al movimento artistico del Divi-
IN ALTO, L’OPERA IN LETTURA SUL MARE DI VITTORIO CORCOS.
PER SPOSTARE L’OPERA CESARE BORGIA A CAPUA DI GAETANO PREVIATI DALLA SEDE DELLA CASSA DEI RISPARMI DI FORLÌ C’È VOLUTO UN TRASLOCO SPETTACOLARE CHE HA RICHIESTO IL BLOCCO DEL TRAFFICO IN CORSO DELLA REPUBBLICA.
sionismo. Il dipinto misura 283 x 580 centimetri ed è della Cassa dei Risparmi di Forlì. Date le dimensioni della tela e per non correre il rischio di danneggiare il dipinto realizzato da Previati nel 1880, si è ritenuto opportuno, per il trasloco, far uscire il dipinto dalla finestra della sala che la ospitava. L’operazione ha richiesto il blocco del
traffico di corso della Repubblica, generando molta curiosità nei passanti. L’opera sarà restaurata e dopo la mostra sarà collocata in un luogo visibile al pubblico. Altra opera esposta che appartiene alla collezione della Fondazione Cassa dei Risparmi di Forlì è La madre di Silvestro Lega, normalmente ospitata nella sala del consiglio della Fondazione. L’organizzazione della rassegna e il suo allestimento hanno richiesto attenzione e notevole impegno soprattutto per far conoscere opere quasi sconosciute, come Il minatore, bronzo realizzato da Enrico Butti nel 1888, estratto grazie ad un elicottero dal giardino di una casa abbandonata in montagna dove si trovava in uno stato di totale degrado e coperto da foglie e rami. Trasportata al San Domenico e sottoposta ad un’attenta cura di restauro, oggi l’opera si presenta in tutta la sua straordinaria bellezza e, dopo la mo-
stra, sarà ospitata per qualche tempo nella nostra città. Fra le altre sezioni della mostra esiste anche quella dedicata alle donne, La donna protagonista mondana, con opere che ritraggono donne molto famose come Franca Florio, la cantante Lyda Borelli e la straordinaria Anna Rombo Morosini considerata, ai suoi tempi, la donna più bella d’Italia. Molte opere, soprattutto quelle riferite alla vita agreste sono di grandi dimensioni e creano, nel visitatore, una totale immersione in paesaggi di incantevole bellezza. È sufficiente, a questo proposito, ammirare le gigantografie di due opere che ornano l’esterno dell’ingresso ai Musei del San Domenico. Si tratta di Pascoli di primavera di Giovanni Segantini e L’alzaia di Telemaco Signorini. Due opere che sono un invito a visitare questa inedita mostra. IN MAGAZINE
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GIOIELLERIA PRETOLANI DA OLTRE 50 ANNI GIOIELLI E OROLOGI DI PRESTIGIO
IN VIA TEVERE 77 A FORLÌ, LA GIOIELLERIA PRETOLANI HA COMPLETAMENTE RINNOVATO LA PROPRIA SEDE DOPO OLTRE 50 ANNI DI ATTIVITÀ CONFERMANDO LA PROPRIA ARTE E PROFESSIONALITÀ.
IN QUESTE PAGINE, L’INTERNO E LA FACCIATA DELLA GIOIELLERIA, E ALESSANDRO PRETOLANI, TITOLARE DEL NEGOZIO INSIEME AL PADRE IVANO E ALLA MADRE FERNANDA.
Quella della famiglia Pretolani è una storia che parte da lontano. È la storia di una famiglia di orologiai e di orafi, con il capostipite Giovanni che, avviata un’attività nel 1945, ha poi visto fiorire la passione nei figli e nei nipoti. È una storia fatta di lavoro intenso e continue trasformazioni, al passo con l’evoluzione del mercato e della professione lungo un filo rosso che collega il passato al presente: un viaggio che oggi approda all’esercizio appena inaugurato in via Tevere 77 a Forlì, completamente rinnovato dopo oltre 50 anni di attività. L’attuale esercizio è stato aperto infatti come orologeria nel 1967 da Ivano Pretolani e dalla moglie Fernanda, divenendo negli anni, grazie all’esperienza e alla qualità dei servizi e dei prodotti offerti, un vero e proprio punto di riferimento cittadino per la gioielleria e l’orologeria. Qui oggi il figlio Alessandro Pretolani con i genitori met-
te a disposizione dei clienti la propria arte e professionalità: “Abbiamo un laboratorio dove forniamo direttamente tutta l’assistenza necessaria per la taratura e la riparazione dei meccanismi interni degli orologi – ci tiene a precisare –. Ovviamente solo con pezzi originali: abbiamo un rapporto diretto con le case madri dei nostri brand. Riceviamo i pezzi di ricambio in laboratorio e li montiamo personalmente. Senza dover spedire l’orologio chissà dove, con tempi di attesa lunghissimi.” Ivano Pretolani è tecnico orologiaio e vanta una lunga tradizione ed esperienza nel settore dell’orologeria. Il laboratorio interno possiede la certificazione di primo e secondo livello per i marchi Longines, Tissot, Hamilton, CK, e offre piena assistenza postvendita e una competenza invidiabile nelle piccole riparazioni o veri e propri restauri
di orologi antichi. Inoltre offre servizio di sostituzione di bracciali e cinturini Omega. Il settore orologiero è una delle grandi passioni che distinguono Gioielleria Pretolani. All’interno del negozio è possibile trovare le collezioni delle case svizzere ma anche modelli che vantano il miglior rapporto qualità prezzo. Risalto viene dato agli orologi di seconda mano di marche prestigiose e ad orologeria vintage di cui all’interno del negozio è presente una vasta scelta. Pretolani è rivenditore ufficiale di Hamilton e molti altri marchi prestigiosi. Ma Pretolani è soprattutto gioielleria. Il gioiello con pietre preziose è da sempre sinonimo di lusso ed eleganza: zaffiri, acque marine, rubini e diamanti purissimi sono il coronamento di un sogno per ogni donna, così come la giusta idea per rendere indimenticabile un momento importan-
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te della vostra vita, come un anniversario o la nascita di un figlio. Senza dimenticare l’acquisto di perle e pietre preziose come forma d’investimento che cresce nel tempo. Per questo la gioielleria Pretolani rappresenta le migliori e più prestigiose case, tutte sinonimo di bellezza e luminosità come Giorgio Visconti. Nel negozio sono presenti inoltre le migliori case argentiere italiane anche per il vasellame in argento e le cornici, fra cui Giovanni Raspini. Alessandro Pretolani, maestro d’arte, è un vero artigia-
no, che unisce professionalità, tradizione e tecnologie innovative. “Nella produzione di gioielli per i nostri clienti, realizziamo di solito un disegno e un calco di prova in cera, secondo la tradizione. In casi particolari abbiamo anche la possibilità di realizzare un modello con la stampante 3D, utile soprattutto per la produzione in serie.” E non parliamo solo di realizzazione di gioielli su disegno, ma anche di trasformazione di vecchi gioielli e di riparazioni. Il tutto con un proprio marchio orafo, il 41FO, con il quale viene punzonato ogni pezzo.
Via Tevere, 77 Forlì | T. 0543 700232 | gioielleriapretolani@alice.it www. gioielleriapretolani.it | Gioielleria Pretolani Alessandro
ABITARE
L’arte
DELL'ARREDO MIRNA CASADEI CI APRE LE PORTE DELLA SUA CASA ARREDATA CON IL GUSTO E CON LA CRETIVITÀ CHE SOLO UNA MAESTRA DELL’HOME STAGING PUÒ DONARE. di Barbara Baronio / ph Gianmaria Zanotti
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Facendo capolino in una traversa di Viale delle Nazioni nel cuore di Gatteo a Mare lo sguardo viene attirato da una struttura squadrata, dove la solidità del cemento armato viene interrotta e alleggerita da un susseguirsi di ampie vetrate che amplificano gli spazi rendendoli luminosissimi. È questa l’abitazione di Mirna Casadei, home stager originaria di Cesenatico, che dal 2014 sta lavorando per far conoscere in tutta Italia l’home staging, ovvero l’arte di valorizzare case e appartamenti prima di inserirli sul mercato immobiliare, letteralmente la messa in scena dell’immobile. Semplicità, colori del mare, luce e tanta emozione: sono alcuni degli aspetti della villa in cui il gusto di Mirna e la sua passione per l’arredamento e l’interior design emergono prepotentemente. “Sono l’ultima entrata nel grande recinto, l’area in cui mio padre ha costruito la sua casa e, attorno ad essa, quella dei miei fratelli – racconta sorridendo Mirna Casadei, secondogenita di Raoul Casadei, il grande maestro
TUTTO ALL’INTERNO DELL’AMPIO SOGGIORNO RICHIAMA I COLORI DELLA SUA TERRA NATÌA: TANTO AZZURRO, ALTERNATO A COLORI NEUTRI E CALDI E A LUCI AVVOLGENTI. I VARI DETTAGLI SCELTI E ACCURATAMENTE COLLOCATI GENERANO DEI PIENI E VUOTI RILASSANTI.
del folk romagnolo –. Mio padre ha sempre desiderato averci tutti vicini, e dopo mia sorella Carolina e mio fratello Mirko anche io sono entrata nel grande recnito-prato dei Casadei. Questa possibilità, se vogliamo, si è concretizzata anche grazie alla partecipazione di mio padre al reality L’Isola dei Famosi. Inizialmente lui non sapeva se ac52
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cettare la proposta, poi quando ha realizzato che avrebbe potuto contribuire in modo sostanziale alla costruzione della mia casa è partito per questa avventura televisiva. A settant’anni ha vinto le sue resistenze e paure per avere il recinto al completo”. Cresciuta nella casa dei genitori che lei stessa definisce “un porto di mare”, Mirna concepisce la sua abitazione non solo come luogo privato: “Ho voluto creare un’abitazione pronta ad accogliere le persone, luminosa e ampia, non a caso tutta la struttura è tagliata in due da una lingua di vetro e nel tetto sono stati inseriti sei ampi lucernai. Ho arredato tutto con un low budget, ricercando pian piano gli elementi che più mi interessavano. Desidero che questo spazio possa essere condiviso con amici e famigliari in libertà e spontaneità”. Tutto all’interno dell’ampio soggiorno richiama i colori della sua terra natìa: tanto azzurro, al-
ternato a colori neutri e caldi e a luci avvolgenti. I vari dettagli scelti e accuratamente collocati generano dei pieni e vuoti rilassanti, e i raggi del sole mitigati dalle persiane bianche regalano all’ambiente del soggiorno un’atmosfera distesa. Un’abitazione che racconta di Mirna e della sua storia: dall’LP anni Settanta che possiede da quando è bambina fino alle immagini del figlio Manuel e del compagno Mirco, i ricordi di viaggi o di tappe della vita dei Casadei. Tutto è però inserito in maniera armonica, senza diventare ingombrante, eccessivamente ridondante e senza opprimere gli spazi. Mirna, pur amando il canto, non ha mai pensato di percorrere le orme del padre. La sua riservatezza l’ha portata in tanti anni di collaborazione a restare nel backstage. “Per 25 anni ho lavorato come grafica pubblicitaria, nell’organizzazione di eventi e nell’allestimento palchi
NELLE PAGINE PRECEDENTI, MIRNA CASADEI NELLA SUA CUCINA. SOPRA, ALCUNE FOTOGRAFIE DEL SALOTTO E DELLA ZONA PRANZO.
per spettacoli nell’azienda di famiglia, l’Orchestra Casadei. La mia vita lavorativa è sempre stata legata alla creatività e all’immagine. Questo mi ha permesso di sviluppare e coltivare la passione per l’arredamento e l’interior design, che sono certa mi sia stata trasmessa da mia madre. Ricordo infatti che ho avuto i primi contatti con questo mondo già dall’età di dieci anni, quando mia madre mi portava con sé per mobilifici nel periodo in cui si occupava dell’arredamento della casa”. Una creatività quella di Mirna, che spicca nella base del lavandino del bagno a servizio dell’area soggiorno, dove ha scelto di sfruttare il tronco di un albero per appoggiarvi sopra il lavabo. E ancora nella porta dei servizi, dove ha pensato di incollare una foto scattata dal compagno in una vacanza a Formentera. L’immagine volutamente portata in bianco e nero non risulta invadente e mi-
metizza la porta che pare diventare un grande quadro. Insolita la scelta di utilizzare il cemento per le scale interne che conducono all’area notte. “Ho preferito lasciarle grezze. Una volta che hanno fatto la gettata del cemento armato e hanno tolto le assi di legno mi è piaciuta l’idea di lasciarle così. Tutto questo ovviamente contro il parere degli artigiani che non amano lasciare le cose a metà”. Casadei però è abituata a scelte controcorrente. Un modus operandi vincente, poiché dal 2014 sta diventando consulente di fiducia di molte agenzie immobiliari della Romagna, e ora punta all’estero. La sua mission: vendere appartamenti, in fretta e bene, trasformandone l’aspetto con buon gusto, stile, eleganza e costi minimi.“Quando ho scoperto l’home staging – spiega – in Italia era un’attività che praticavano davvero in pochi. All’inizio, quando mi proponevo, tutti mi guardavano un po’ perplessi. Al-
lora ho cercato uno spazio, una visibilità più ampia, nazionale. Sono diventata tutor della trasmissione di Rai Due Detto Fatto condotta da Caterina Balivo e oggi da Bianca Guaccero, dove realizzo dei tutorial di arredamento. Sono molto soddisfatta di questo risultato!”. Mirna Casadei oggi insegna a Milano nella scuola più prestigiosa di Home Staging d’Italia. Contattata anche da Ikea, che l’ha scelta come protagonista di un evento a Roma, ora si sta specializzando anche nel settore turistico oltre che in quello abitativo. “Mi chiamano per rifare il look alle camere d’albergo, bed & breakfast e appartamenti destinati agli affitti brevi, per realizzare allestimenti e servizi fotografici emozionali in grado di moltiplicare le prenotazioni. Per me ogni progetto è una meravigliosa esperienza e spero di poter continuare ad appassionarmi sempre di più e a crescere in questa professione”. IN MAGAZINE
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COMMEMORARE
All’ombra
DI SAFFI
A 200 ANNI DALLA NASCITA, VISITIAMO I LUOGHI CHE RICORDANO A TUTTI I FORLIVESI LA VITA POLITICA E PRIVATA DEL LORO PIÙ ILLUSTRE CONCITTADINO.
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di Pierluigi Moressa / ph Giorgio Sabatini
Forlì patria di Aurelio Saffi. La figura del patriota risorgimentale, dello studioso di diritto, del triumviro che sostenne (9 febbraio 1849) la Repubblica romana caratterizza la città natale, lasciandovi segni durevoli. Ad Aurelio Saffi venne intitolato l’ospedale civile (poi G. B. Morgagni), l’asse principale di borgo Ravaldino (oggi Corso Diaz); portano ancora il suo nome la civica biblioteca e una scuola elementare. A lui è dedicata la piazza maggiore forlivese che dal 1921 si orna del suo monumento, opera dell’artista napoletano Filippo Cifariello, noto nell’Italia del tempo tanto per le figurazioni scultoree quanto per le vicende giudiziarie. Qui il triumviro è effigiato in abito di docente universitario con posa solenne ed espressione grave, mentre reca tomi di diritto pubblico, materia di cui fu professore a partire dal 1877 nell’ateneo bolognese. Aurelio sembra osservare dall’alto il percorso della via consolare Emilia e volge le spalle all’abbazia di San Mercuriale, mentre ai suoi piedi fasci repubblicani, medaglioni dedicati ad Achille Cantoni e ad
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Antonio Fratti, bassorilievi con memorie del triumvirato continuano a intonare l’inno a quelle libertà di cui il Comune forlivese seppe farsi in antico assiduo promotore. Spiega le ali l’aquila sveva, emblema municipale, sotto la statua di Saffi, la cui effigie sancì, in una spinta pacificatrice, la definitiva intitolazione del maggiore slargo cittadino, secolare teatro di stragi, di esecuzioni capitali e di pie devozioni. Protetto e smontato durante il secondo conflitto mondiale, il monumento rinnovò il sobrio e solenne profilo durante gli anni della ricostruzione. Dal 24 settembre 1961 è tornato a dominare la vita quotidiana dei forlivesi. Aurelio appartenne a una stirpe di nobiltà comitale; venne alla luce il 13 agosto 1819 nel palazzo di famiglia (oggi in via Albicini, 25) entro il cuore antico di Forlì. Orna l’ingresso sobrio dell’edificio una centinatura cinquecentesca in pietra a foglie e frutti, mentre la fronte reca la semplice indicazione della nascita illustre. Casa Saffi è sede dell’Istituto per le memorie della Resistenza. La sua lineare consistenza indica il parco stile di vita che fu caro al sentimento egualitario e
repubblicano. Lieve nell’intonaco e squadrata per la struttura, offre a chi vi entra un dolce boudoir dalla pianta circolare, mentre, al piano nobile, mostra, sulle volte di quattro sale, le sequenze di ornati e di decori a grottesca che durante il primo ’800 trovarono diffusione sulle pareti e i soffitti delle dimore cittadine; qui venne collocato un dipinto di Felice Giani, ora perduto. Venduta dalla famiglia intorno al 1875, in seguito a un tracollo economico, tornò in possesso degli eredi che la cedettero nel ’900 al municipio forlivese. Deputato al parlamento di Torino nell’appena costituito Regno d’Italia (1861), Aurelio Saffi si impose sulla scena del dibattito politico nazionale come figura di rilievo, tanto da subire un arresto (1874) con altri esponenti repubblicani a Villa Ruffi, presso Rimini, per il sospetto di una cospirazione antimonarchica. Quieti furono i soggiorni di Aurelio a Forlì. Di stirpe scozzese era sua moglie, Giorgina Crawford (ava, per parte di madre, di Winston Churchill). Da lei generò quattro figli: Giuseppe Attilio, Giovanni Emilio, Carlo Luigi, Rinaldo Antonio. La cop-
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IN APERTURA, LA STATUA DI AURELIO SAFFI NELL’OMONIMA PIAZZA. A LATO, LA VILLA-MUSEO A SAN VARANO. SOTTO, LA TARGA SULLA CASA NATALE DI SAFFI IN VIA ALBICINI, 25.
LA VILLA MUSEO DI SAN VARANO VENNE ACQUISTATA DAI CONTI SAFFI NEL SECOLO XVIII. RISTRUTTURATA COME DIMORA DI GUSTO ANGLOSASSONE, CONSERVA I RICORDI DI AURELIO E DI GIORGINA E LETTERE DI MAZZINI (CHIAMATO FAMILIARMENTE PIPPO).
Il calendario delle CELEBRAZIONI Le celebrazioni per il bicentenario della nascita di Aurelio Saffi (13 agosto 1819) vedranno una serie di eventi che culmineranno il prossimo 13 ottobre. I festeggiamenti metteranno al centro l’attualità della figura e del pensiero di Saffi: europeista ante litteram, pacifista e a favore dell’equità sociale. Nelle scuole superiori forlivesi si terrà un ciclo di incontri che collegheranno l’esperienza di Saffi allo studio della Costituzione, mentre la Fondazione Lewin dedicherà un convegno al tema di Saffi e la questione sociale. Sono previste anche iniziative di streetart dedicate al triumviro e itinerari urbani nei suoi luoghi. Infine, il piano dei lavori pubblici del Municipio ha stanziato circa 200.000 euro per la sistemazione di Villa Saffi e del suo giardino. Interventi sono previsti nella tomba del cimitero monumentale per risolvere i problemi delle infiltrazioni d’acqua.
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pia visse a San Varano entro la villa oggi museo. L’edificio, che fu sede conventuale dei gesuiti, venne acquistato dai conti Saffi nel secolo XVIII. Ristrutturato come dimora di gusto anglosassone, conserva i ricordi di Aurelio e di Giorgina, che, dopo la scomparsa del marito (10 aprile 1890), vi abitò fino al 1911, l’anno della propria morte. A Giorgina vennero intitolate a Forlì una via e una scuola femminile. Entro il museo di San Varano, spiccano lettere di Mazzini (chiamato
familiarmente Pippo), oggetti di uso quotidiano, suppellettili e arredi. Nell’ampio giardino all’inglese si erge un maestoso cedro del Libano, pesantemente danneggiato da un fulmine. Il contesto, arricchito di decori a trompel’oeil, riesce a rendere familiare la figura del triumviro. Di fatto, le celebrazioni risorgimentali finirono per isolare i patrioti in un’aura sacra di solitudine eroica; questo accadde anche ad Aurelio, la cui immagine monumentale a Forlì ha inglobato il profilo umano. Una visita a Villa Saffi consente di prendere contatto con i gesti quotidiani dell’uomo, la cui vita non differì da quella dei suoi contemporanei, individui di pensiero e di azione. Al cimitero monumentale cittadino, Aurelio e Giorgina Saffi dormono il sonno eterno entro la tomba di famiglia. Costituita in forma di raffinato ipogeo, si orna dei marmi provenienti dagli scavi di Roma antica. La presenza di Aurelio Saffi a Forlì rappresenta molto più di un ricordo storico. Elemento affettivo e identitario, si raccoglie e si esprime nel monumento, la cui ombra attraversa la piazza e offre gli stimoli per la conservazione degli ideali etici che né il tempo fugace né il mutamento dei costumi potranno cancellare.
IL FORO DI LIVIO
La Bella
DI FORLÌ UN CURIOSO INVITO ATTRIBUITO A CARLO GOLDONI DECANTA LA BELLEZZA DELLE DONNE FORLIVESI, POSSIBILI MUSE ISPIRATRICI PER LA SUA LOCANDIERA MIRANDOLINA.
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Le pute veneziane xè un tesoro: solo a Forlì le xè più bel de loro. Questa sentenza è attribuita a Carlo Goldoni, riportata su un curioso invito per una festa di carnevale svoltasi a Forlì sabato 14 (febbraio?) 1931. Nella carta, sotto la citazione goldoniana, è anche trascritta una poesia di origine incerta, probabilmente in un veneziano artefatto, che vuole promuovere l’appuntamento. Lo scopo è chiaro: chiede alla ragazza che ha ricevuto il biglietto di venire,
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di Umberto Pasqui
accompagnata dalla madre. Vardè, gentil puteja, cossa che i sa’ inventà / per devertir le pute in questo carneval: / lustrissime putele, per farvi devertir / li incanti de Venezia la g’ha portà a Forlì. / Sabato 14 el Civico Casino, xè / tutto trasformà per el grande festino: / xè arrivà per fino in maschera e in bauta / Isabella Teotochi, che no xè più puta. / (...) No gavaria potuto i padron della festa / Desmentegar ela, senza perder la testa; / onde, bela putela, pregano la comare: / si degni a tutti i costi vegnela acompagnare… Insomma, a dar retta a quanto scritto da Goldoni (o chi per lui), che in Romagna c’era stato, meglio delle forlivesi non ce n’è. Il drammaturgo, infatti, ebbe alcuni trascorsi a Rimini. Che le forlivesi siano servite da modello per la sua locandiera Mirandolina, corteggiata invano, tra gli altri, dal marchese di Forlimpopoli? Oppure l’invito è solo uno scherzo di carnevale, confezionato ad hoc con citazione fasulla? Il padre della commedia italiana, per altro, si inserisce in una fitta trama di annose relazioni tra la città romagnola e la Serenissima. In alto
medioevo si rifugiò proprio a Venezia tale Lor de Laffia, capostipite degli Ordelaffi. Egli, forlivese in fuga, fu ucciso dalla sbadata curiosità di una donna lagunare che fece cadere un mortaio dalla finestra, almeno così si tramanda. Addirittura fu in carica un doge di probabili ascendenze forlivesi, tale Ordelaffo Falier (1102-1118), il fondatore dell’Arsenale; proprio con l’aiuto dei signori di Forlì i veneziani furono influenti anche in Romagna. Ed è veneto pure quel Canova che inviò alla contessa forlivese Veronica Guarini la celebre statua che rappresenta la divinità della gioventù: l’Ebe, appunto. La Notte veneziana, promossa nel circolo cittadino nel 1931, raccomanda, nell’invito con la citazione goldoniana (quasi per rassicurare la comare) che se se pol divertir / basta far cosse oneste. Ad ogni modo, non è dato sapere se la bella forlivese che si è trovata tra le mani questo foglio sia poi andata alla festa. Ma la carta, la forma, e il contenuto del biglietto hanno riscosso successo, tanto che è sopravvissuto, conservato al tempo nella collezione privata di una famiglia di origini forlivesi, residente in Veneto.
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Castelli
GEMELLI NEL CESENATE, SORRIVOLI E MONTELEONE SEMBRANO SCRUTARSI, POSTI SU DUE ALTURE DIVISE DALLA CONCA SCAVATA DAL PISCIATELLO UN’IMMAGINE ROMANTICA DI UN TERRITORIO DALLA STORIA COMPLICATA.
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di Matteo Ranucci
Dalla corte del castello di Sorrivoli si vede il borgo fortificato di Monteleone. I due forti dominano questo entroterra cesenate fatto di colli, vallate colorate in primavera di rosa dai fiori di pesco, di bianco dai ciliegi, striate da filari di viti, ulivi e cipressi. Cesena dista pochi chilometri di strade secondarie, in parte tortuose che risalgono dalla vicina via Emilia; la città e il traffico sembrano lontani. Conche tagliate da torrenti sottili si alternano a colli e crinali dolci su cui dominano altri castelli e torri. Si vedono in lontananza, sulle alture riminesi che sfocano verso sud, profili che fanno intuire antichi castelli.
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Sorrivoli e Monteleone, si trovano su due alture tra queste prime colline, divise dal torrente Pisciatello o Urgone, che la leggenda, mescolata a fonti storiche, identifica con il vero Rubicone, quello che nel 49 a.C. fu attraversato da Giulio Cesare. Salita la scalinata, le mura del castello di Sorrivoli, ben conservate, lasciano un’apertura sul lato settentrionale; in corrispondenza dell’arco si trova la porta principale. Rimangono chiari i segni di un ponte levatoio che permetteva di oltrepassare il fossato a protezione del forte. La corte assomiglia a un’ampia terrazza. Su di esse
IN BASSO, IL CASTELLO DI MONTELEONE. IN ALTO, UNA VEDUTA DI SORRIVOLI.
I DUE FORTI DOMINANO QUESTO ENTROTERRA CESENATE FATTO DI COLLI, VALLATE COLORATE IN PRIMAVERA DI ROSA DAI FIORI DI PESCO, DI BIANCO DAI CILIEGI, STRIATE DA FILARI DI VITI, ULIVI E CIPRESSI. CESENA DISTA POCHI CHILOMETRI MA LA CITTÀ E IL TRAFFICO SEMBRANO LONTANI.
spicca la torre, il grande maschio del 1200 che caratterizza anche il profilo esterno dell’edificio fortificato. La struttura feudale era composta da una sagoma a quadrilatero con bastioni ai vertici. Nei sotterranei, ampi saloni caratterizzati dalla copertura a volta venivano utilizzati come scuderie. Oggi si trovano anche alcune abitazioni private e una chiesa, costruita dopo la metà del Novecento in un’ala del forte, dedicata a San Lorenzo e San Aldebrando e consacrata il 13 settembre del 1968 in sostituzione dell’antica documentata cappella del castrum che andò distrutta. Il 27 ottobre del 971 il
conte Rodolfo da Rimini ricevette la nomina a vicario: fu questa la prima citazione del castrum. Sorrivoli passò poi all’Arcivescovato di Ravenna, a Cesare Borgia (1500), all’Arcivescovo Roverella di Cesena. Nel 1858 il castello fu messo all’asta. Fu acquisito dalla Famiglia Allocatelli e Fabbri che poi lo donò alla parrocchia dopo gli ingenti danni subiti con i bombardamenti del 1944. Per raggiungere Monteleone bisogna scendere la ripida costa fino alla base dell’Urgone e poi risalire il fianco del colle in cui campi coltivati, poderi, e viti hanno preso il posto della foresta rigogliosa che ricopriva la zona. Il castello di Monteleone come possedimento della chiesa ravennate viene documentato intorno all’anno mille. Piazza Byron, è il cuore del borgo protetto da mura esterne a cui si accede da un stretta porta rivolta a nord. Nello slargo si trova la Rocca, il nucleo centrale di Monteleone. Si intuiscono la sua potenza e prestanza, tuttavia il castrum fu rimaneggiato più volte, in particolare vennero tolti alcuni apparati difensivi e risistemato il suo assetto abitativo, tanto che oggi assomiglia più a un palazzo signorile. Nelle sue stanze dormì il celebre poeta inglese Lord Byron, ospite di Alessandro Guiccioli, conte, carbonaro, membro della famiglia che fece di questo forte la sua residenza estiva. Il dominio su Monteleone passò di mano in mano, tra conquiste e cessioni: prima furono i Malatesta, poi gli Ordelaffi, seguì Nolfo da Montefeltro, i Roverella e i Guiccioli. Attorno al palazzo principale, con torre e mura spesse, le prime case del borgo sono basse, colorate disposte a semicerchio attorno al palazzo. Su Piazza Byron si affaccia anche la chiesetta dedicata ai Santi Caterina e Cristoforo, con una facciata intonacata e campanile in mattoni. IN MAGAZINE
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immediato. Nel caso in cui non sia clinicamente possibile posizionare gli impianti in un’unica seduta, il paziente viene sottoposto a un intervento di implantologia con l’uso di Pilot 3D, con tutti i benefici della mininvasività e sicurezza della procedura, senza dover più prendere impronte poiché la telecamera intraorale fornisce tutte le informazioni per produrre i denti su misura. Il flusso digitale, in questo, fornisce il comfort di non dover prendere impronte tradizionali con quel fastidioso masticone che viene messo in bocca. Ma come funziona il Cerchio Digitale? E che cos’è Pilot 3D? La procedura avviene in tre fasi. La prima è una visita eseguita dall’odontoiatra, in cui vengono acquisiti i dati in
IN ALTO, LA TAC CONE-BEAM RILEVA LA STRUTTURA OSSEA TRIDIMENSIONALE DEL PAZIENTE. NELLA PAGINA A FIANCO, DALL’ALTO, LA MASCHERINA PILOT 3D E LA PRODUZIONE DEL DENTE TRAMITE CAM. SOTTO, L’IMPIANTOLOGO SIMULA L’INTERVENTO.
ADVERTORIAL
PILOT 3D CONSENTE UN DECORSO POST OPERATORIO MINIMO E UNA PRECISIONE E VELOCITÀ DI ESECUZIONE CHE RENDONO L’INTERVENTO ACCESSIBILE ANCHE A PERSONE IN TERZA ETÀ.
3D del paziente e, dopo l’accettazione del piano di cura, viene effettuata la TAC e la scansione intraorale con la telecamera. Nella seconda fase, il Laboratorio Dentale Santa Teresa acquisisce tutti i file in 3D del paziente, li unisce in un unico software e li invia all’implantologo, il quale studia la bocca del paziente ed esegue virtualmente l’intervento, simulando il posizionamento degli impianti dentali nell’osso e i denti mancanti nel modello virtuale. Nell’ultima fase, l’implantologo invia il progetto finale al laboratorio, che lo acquisisce nei software CAD delle macchine per produrre i denti, con le macchine fresatrici CAM, e Pilot 3D con una stampante 3D. Pilot 3D non è altro che una mascherina chirurgica personalizzata, come un Bite rigido, che viene posizionata in bocca al paziente durante l’intervento di implantologia. Ha dei fori rinforzati in metallo utilizzati come guida dall’implantologo, che consentono di inserire gli impianti dentali nell’osso nell’esatta posizione progettata, sia in termini di profondità, inclinazione e posizione orizzontale. Questa mascherina, se utilizzata al massimo delle sue
potenzialità, consente un decorso post operatorio minimo e una precisione e velocità di esecuzione che rende l’intervento accessibile anche a persone in terza età. Sono quindi numerosi i vantaggi dell’uso di questo sistema innovativo. Esso offre una diagnosi precisa nella zona di intervento grazie alla Tac Cone Beam, che permette di acquisire la struttura ossea
della bocca, e alla scansione con la telecamera intraorale per ricostruire in 3D la bocca del paziente. Un’operazione che garantisce la predicibilità del risultato, la velocità e la precisione dell’esecuzione. Il Cerchio Digitale dona un risultato ottimale al paziente, che ottiene una soluzione estetica di lunga durata che può essere visualizzata fin dall’inizio del processo.
Cesena - Viale Gaspare Finali, 42 - T. 0547 179 6570 Faenza - Via della Costituzione, 28/A - T. 0546 664807 Ravenna - Via A. De Gasperi, 61 - T. 0544 240255 www.clinicadentalesantateresa.it clinicadentalesantateresa IN MAGAZINE
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NOME RUBRICA
Ingombro speciale sposi
INGOMBRO TESTO FINTO
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di Nome Cognome / ph Nome Cognome
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MONTI WEDDING CAMILLO RICCI CASA CATANI CRISTIAN BATANI TREOSSI CORTE LIVIA BENSO MARIA TERESA MAZZOLANI RESINA GRAN CAFFÈ 900
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edding planner
Marina e Sara Monti Wedding
Offriamo professionalità e soluzioni per l’organizzazione di matrimoni ed eventi speciali. Sempre alla ricerca di spazi insoliti, eleganti o rustici, storici, moderni o essenziali, proponiamo di volta in volta la location adeguata allo stile dell’evento e al messaggio che l’evento deve comunicare. Personalizziamo le location nude con allestimenti e complementi arredo, poiché abbiamo creato una struttura dinamica capace di soddisfare qualsiasi tipo di esigenza. Preparativi Sceglieremo insieme le partecipazioni scritte ad arte, l’atelier per l’abito, il make-up e l’acconciatura, eseguiti da truccatori e hairdresser esperti, bouquet e addobbi, affidati ai migliori flower designer, le fedi classiche o personalizzate, disegnate da maestri del gioiello.
Cerimonia Chiesa o Comune. Bisogna pensare all’addobbo floreale, al programma musicale, alle letture per la messa, al lancio del riso o dei petali all’uscita della chiesa o del palazzo comunale, creando così il contesto perfetto in cui coinvolgere parenti ed amici nella regia di questo momento. Ricevimento Tante location esclusive e prestigiose, come ville immerse in giardini da favola, castelli, i più bei palazzi storici, casali o relais ricercati. Ci affideremo a catering supremi, contraddistinti da tre caratteristiche: menù sopraffini, presentazione spettacolare, servizio impeccabile. Le torte nuziali che vi proponiamo sono vere e proprie opere d’arte pasticcera create apposta per voi.
Via Mameli, 3 Forlì (FC) T. 054327771 | Marina 3317699639 | Sara 3317553020 www.eventi-matrimoni.it
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ioielli
Gioielli Recarlo by Camillo Ricci
C’è un tempo chiamato Amore e dura per sempre: dopo il successo di Anniversary, Recarlo continua la sua storia con Anniversary Love, celebrando i momenti importanti attraverso uno stile raffinato ed esclusivo. Anniversary Love ricrea il simbolo dell’amore universale nella più preziosa delle sue versioni. Il taglio brillante a forma di cuore, caratterizzato da 58 faccette totali, riprende la forma dei primissimi tagli del XIV secolo, garantendo al diamante una dilatazione visiva maggiore. Recarlo ha progettato la collezione con una visione artistica moderna, coniugando l’ispirazione alla massima resa del gioiello: il cuore viene declinato in diverse proposte, che trovano nell’anello l’apice del romanticismo. La pietra resta sospesa, per aumentarne la brillantezza ed esprimere l’importanza della creazione, mentre l’oro bianco veste un design morbido e avvolgente, dove le superfici risultano lucide e splendenti. Recarlo ha immaginato l’anello Anniversary Love declinato in modelli differenti, perché sia testimone dell’unione di ciascuno in modo irripetibile.
Il solitario, protagonista dell’espressività Recarlo e pegno d’amore per eccellenza, in questa collezione è proposto con diamante singolo o nella versione che si arricchisce di un nuovo disegno, caratterizzato dal diamante centrale e contorno di pavé di diamanti, per un doppio cuore di pura luce. La stessa forma viene riproposta nelle monachelle e nel pendente, definendo cosi una parure dall’appeal nuovo, fresco ed esclusivo. Si aggiungono diverse proposte di anelli come la veretta Eternelle, la Rivière e il Trilogy, per poi offrire un contarié, girotondo continuo di cuori scintillanti, espressione della maestria orafa della maison. Il gioiello diviene un incredibile regalo, come il sentimento che ha ispirato Anniversary Love: perché il tempo resta il più grande dono che possiamo dedicare a qualcuno e quando viene condiviso diventa vita: insieme. Visione espressa anche nell’immagine di campagna pubblicitaria Recarlo che ha protagonista l’Amore, immortalato in un momento di tenerezza di una coppia, un gesto di complicità, di delicatezza, di sentimento senza tempo.
Piazza A. Saffi, 49 Forlì | T. 0543 24026 info@riccicamillo.com | www.riccicamillo.com
L
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ocation Casa Catani
Circondata da un grande suggestivo parco nelle tranquille e soleggiate pianure forlivesi, Casa Catani è una bellissima dimora che si offre come accogliente location per matrimoni, cerimonie, meeting, convegni, feste e cene private. Nell’atmosfera intima e raffinata di una struttura privata, il vecchio fienile accuratamente ristrutturato e le grandi logge che si affacciano sul verde sono il luogo ideale per vivere momenti conviviali a contatto diretto con la natura.
Gli angoli e i romantici scorci del parco sono una cornice speciale per l’allestimento di servizi fotografici, cene, pranzi e buffet, mentre il salone con le sue ampie vetrate accoglie i suoi ospiti in una atmosfera calda ed elegante. L’ospitalità e l’accoglienza sono il fiore all’occhiello di questa realtà che, in collaborazione con i migliori catering e operatori del settore, permette di realizzare eventi indimenticabili.
Via Voltuzza, 16 Barisano Forlì (FC) T. 348 5944031 – 348 8247933 casacatani@libero.it | www.casacatani.it
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ph Luca Montelli
bito donna Cristian Batani
Per il giorno più bello tutto deve essere perfetto e l’abito deve essere un sogno: il sogno di ogni sposa. Semplice e delicato, elegante e pregiato, sempre prezioso e su misura, l’importante è che la creazione rappresenti il desiderio di chi quel giorno dirà il suo sì. Cristian Batani realizza, a Forlì, raffinati abiti che rispondono alle esigenze di esclusività e personalizzazione di ogni sposa moderna. Un percorso che parte dall’idea del modello condivisa insieme alla sposa, e arriva, creando passo dopo passo ogni elemento, alla realizzazione finale. La scelta del proprio abito viene seguita con passione e professionalità studiando l’immagine per ottenere un risultato modellato su ogni sposa. Cristian Batani segue questa sua grande passione con competenza e talento. Stoffe Mikado per creazioni dalla raffinata eleganza e impalpabilità, applicazioni di bustier con ricami di pregio, tessuti preziosi e pizzi francesi oppure tulle leggero per le morbide gonne. Bianco candido sempre protagonista ma non solo, anche spazio ai colori della seta. Verranno scelti insieme i tessuti principeschi per la sposa romantica: ricami Swarovski, seta duchesse e pizzo chantilly. Per la sposa che nel giorno delle nozze vorrà essere più audace, Batani propone bustier aderenti, trasparenze sfarzose, leggere scollature velate. Senza dimenticare decorazioni gioiello, accessori e i meravigliosi strascichi e veli. Linee modellate sul corpo e studiate per valorizzarlo, tagli che sottolineano il punto vita o che accarezzano delicatamente i fianchi esaltando la bellezza. Ogni elemento dell’abito potrà essere creato per far sentire la sposa a proprio agio: una vera principessa per il giorno che non dimenticherà mai.
CRISTIAN BATANI Cristian Batani T. 338 8575358
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bito uomo Treossi
La storia di Treossi Abbigliamento comincia nel 1959 a Forlì, grazie al grande impegno di Francesco Treossi, che ancora oggi guida l’azienda nel centro storico di Forlì insieme ai figli Alberto e Daniela. Con gli anni Treossi è diventato un negozio sempre più attento ai desideri dei propri clienti, garantendo loro professionalità, competenza e uno stile impeccabile in ogni occasione. Un’attenzione particolare è rivolta ai tessuti e alla
cura dei dettagli per la cerimonia: sono proposte aziende e griffe leader nel settore, quali Carlo Pignatelli, Evento, Corneliani e molte altre. Presso Treossi Abbigliamento è possibile usufruire del servizio di sartoria su misura, in grado di soddisfare le esigenze di stile più particolari del cliente, dal classico al casual. Inoltre, da qualche anno offrono anche un reparto donna, tutto da scoprire!
Via delle Torri, 29 Forlì (FC) | T. 0543 25631 info@treossi.it
R
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oom & Breakfast
Corte livia
Corte livia trova origine dal forte legame con la città di Forlì; entrambi i nomi derivano infatti dall’antico toponimo latino Forum Livii. La struttura, che oggi si propone come soluzione extra-alberghiera di lusso, nasce dal restauro di un antico edificio storico all’interno di un palazzo signorile settecentesco. Corte livia è il luogo ideale per soggiorni sia di lavoro che di svago, sia per ospitare ricevimenti, rinfreschi o eventi aziendali, in una location elegante ed accogliente nel centro storico di Forlì. Un luogo dal grande fascino, dove i dettagli raccontano un passato lontano. Dalle travi a vista dei suoi spazi interni alle ricercate finiture di pregio,
ogni elemento traccia la sua essenza, unica, intima e avvolgente, proprio come la sua corte. Un giardino ricco di splendide piante, alberi rigogliosi e fiori profumati che offre agli ospiti una vera e propria oasi di privacy e relax. Se pensiamo a un evento come il matrimonio, l’ampia ed esclusiva Suite può essere il luogo ideale per accogliere gli sposi dopo la cerimonia, e l’intimità della struttura offre la possibilità di accogliere invitati provenienti da lontano nelle altre cinque differenti camere. Ognuno con la propria privacy ma comunque insieme per poter vivere altri momenti di gioia condivisa, come una piacevole colazione in giardino prima dei saluti.
Corso della Repubblica, 44/B Forlì | T. 0543 1650336 info@cortelivia.it | www.cortelivia.it
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atering Benso
Quattro cucine, quattro locali coinvolti a supporto delle eclettiche idee di Piergiorgio Parini formano un progetto di gusto ed eleganza, finalmente disponibili nella versione catering. La nuova cucina popolare di Benso vi raggiunge nei vostri luoghi preferiti: all’estero, dove la vicinanza dei sapori italiani può essere un valore aggiunto importante; a casa, per vivere in intimità esperien-
ze culinarie insolite o della tradizione. I servizi offerti vanno dall’osteria alla nuova gastronomia bistronomica, con miscelazione alcolici e una proposta enologica ricercata; perfetti per celebrare i vostri momenti speciali. Benso si propone come catering per matrimoni, cerimonie, eventi, pranzi e cene pubbliche e private, garantendo la soddisfazione di tutti gli invitati.
Piazza Cavour, 7 Forlì | T. 393 0692019 info@bensofood.com | www.bensofood.com
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arrucchieri
Maria Teresa Mazzolani
Professionalità, grande passione per il proprio mestiere e cura del cliente contraddistinguono il salone Maria Teresa e il suo staff. Punto di riferimento della città da oltre quarant’anni, il salone è dove spose e clienti sono coccolate tutti i giorni dal personale qualificato, in grado di assecondare gusti ed esigenze per garantire non solo il risultato desiderato ma anche, e soprattutto, un’esperienza piacevole e rilassante. Continui corsi di aggiornamento e prodotti di grande qualità, trattamenti esclusivi e personalizzati sono gli ingredienti di una ricetta pensata per la cura di capelli e look. Acconciature, tagli e colori – sempre in linea con le ultime tendenze del mondo della moda – diventano gli strumenti che permettono di trasformare in realtà i sogni e i desideri anche della più esigente delle spose.
Disponibili anche a domicilio, i servizi non si fermano all’acconciatura ma includono anche manicure e pedicure, per un’esperienza che non si limita al giorno della cerimonia ma che, come un percorso, inizia nel momento in cui la sposa varca la soglia del salone per la prima volta. Ciascuna consulenza tiene conto non solo di stile e personalità, ma anche dell’abito scelto, del trucco e della cerimonia, per creare armonia tra tutti questi elementi valorizzando ogni bellezza in maniera unica e indimenticabile. Attenzione per la persona, oltre che per i dettagli: così nascono le soluzioni uniche, create su misura, che Maria Teresa e il suo staff offrono alle spose che scelgono di affidarsi alla loro grande esperienza, per il look esclusivo e personalizzato che ricorderanno per tutta la vita.
Viale Matteotti, 103 Forlì (FC) T. 0543 34773
F
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otografia
La visione di Andrea Bardi
“Viviamo la fotografia di matrimonio con la naturalezza e il rispetto che momenti così importanti richiedono”. Per vocazione, il reportage caratterizza lo stile con il quale Andrea Bardi e i suoi fidati collaboratori documentano ogni evento. “Catturare la verità delle espressioni e quell’attimo indimenticabile e imprevedibile è la nostra missione. Per noi fotografare un matrimonio significa raccontare una storia, rendere indelebile la luce di quel giorno, gli abbracci, i sorrisi, i pianti e ogni dettaglio capace di entusiasmare.
Avere il compito di fissare nel tempo le emozioni non è facile, serve fiducia ed è per questo che amiamo creare empatia fin da subito con i nostri sposi, conoscendoli in modo informale anche davanti a un bicchiere di buon vino e buon cibo. Siamo convinti che in un giorno così importante siano fondamentali serenità, passione e una dedizione che solo dei professionisti capaci di diventare anche amici possono dare”. Come filosofia Andrea Bardi e il suo team si impegnano su un solo matrimonio per giornata, garantendo così l’esclusività alle coppie che si affidano a loro.
Via del Portonaccio, 24 Forlì | T. 338 9467753 resina.info@gmail.com | www.resina35.it
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asticceria Gran Caffè 900
La torta nuziale è un elemento coreografico e tradizionalmente indispensabile al termine del matrimonio: che si tratti di un banchetto, di un buffet o di un rinfresco, il ricevimento va necessariamente chiuso con l’arrivo della torta nuziale. Alla pasticceria Gran Caffè 900 di Castrocaro Terme siamo molto attenti alle esigenze degli sposi e, soprattutto, delle meravigliose spose. Con la nostra quasi ventennale esperienza nel mondo delle torte nuziali, sappiamo esaudire ogni richiesta che ci viene rivolta; ragioniamo insieme agli sposi e personalizziamo la loro torta sia per quanto riguarda il gusto sia per l’estetica e la forma, tenendo sempre conto del contesto, dei colori e dei fiori utilizzati a seconda dello stile dell’allestimento. Sono infinite le combinazioni che si possono scegliere! L’arrivo e il taglio delle torta devono essere momenti d’impatto, in grado di donare sorpresa ed emozione non solo ai novelli sposi ma anche a tutti gli invitati che aspettano l’arrivo della wedding cake con curiosità crescente.
La tipica torta nuziale è quella a piani (tre o cinque), ma la proposta di torte della nostra pasticceria spazia dalle classiche americane alle più moderne spatolate naked, con ripieni di ogni tipo, fino a quelle più semplici o basse, rimanendo sempre molto attenti alle richieste degli sposi e alla stagionalità. La nota importante che ci contraddistingue è il servizio di consegna, puntuale ed efficiente, effettuato con camion frigor a temperatura controllata, anche a ridosso del taglio torta. Per chi volesse affidare la propria torta di nozze al Gran Caffè 900 di Castrocaro Terme è consigliato chiamare e prenotare per tempo, anche 12 mesi prima, per un’incontro con preventivo e assaggi da portare a casa. La cosa che più ci emoziona è rivedere gli sposi dopo le nozze e sentire dal vivo le emozioni che hanno provato nel fatidico giorno, taglio torta compreso: questo è ciò che ci dà la spinta per continuare a fare del nostro meglio. Roberto, Cristina e tutti i collaboratori ringraziano tutti quelli che li hanno scelti e tutti quelli che li sceglieranno con fiducia.
Viale Marconi, 9 | Castrocaro Terme e Terra Del Sole (FC) | T. 0543 769685 grancaffe900@libero.it | www.grancaffe900.com
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