Ravenna IN Magazine

Page 1

Tariffa R.O.C.: Poste Italiane s.p.a. - Spedizione in A. P. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 1, DCB - FILIALE DI FORLÌ - Contiene i. p. - Reg. al Tribunale di Forlì il 16/01/2002 n. 1 - EURO 3,00

R AV EN N A N° 2 MAGGIO/GIUGNO 2019

TUGNOLI

Lorenzo

SCATTI DA PULITZER

FILIPPO RAGGI / Professione energia IL DARSENALE / Rinascita industriale TAKAKO HIRAI / Le vene della natura


JAGUAR E-PACE ULTIMATE ICON

ESCI DAL BRANCO.

3 ANNI

JAGUAR CARE FINO A

100.000

GARANZIA

CHILOMETRI

MANUTENZIONE

Jaguar E-PACE Ultimate Icon è la sintesi perfetta di guida dinamica, design e versatilità che saprà sicuramente come farti emozionare. Oggi è tua con esclusivi optional inclusi come il Performance Pack, che darà ancora più grinta al suo DNA da sportiva, vetri oscurati, tetto panoramico e radio DAB. Per un look ancora più irresistibile. Solo ora tua con oltre € 2.500 di optional inclusi. Scoprila Easy Jaguar. Paghi subito la metà: € 18.725* e dopo due anni, con E senza rate né interessi, puoi tenerla, cambiarla o restituirla.

E- PACE ULTIMATE ICON CON EASY JAGUAR E € 2.500 DI VANTAGGIO CLIENTE

Anticipo € 18.725 Nessuna rata per 24 mesi Tan sso 0% TAEG 0,97% Valore garantito futuro € 18.725 Garanzia e manutenzione eno a 100.000 km con JAGUAR CARE

Via Trieste 235, Ravenna 0544 289301 concierge.svadakar@jaguardealers.it svadakar.jaguar.it

NATI PER DISTINGUERSI *Prezzo promozionale riferito a Jaguar E-Pace Ultimate Icon 2.0 D 150 CV FWD Manuale: € 37.450 (IVA inclusa, esclusa IPT). Anticipo: € 18.725; 25 mesi, nessuna rata mensile; rata nale residua dopo 24 mesi con limite di 50.000 Km pari al Valore Garantito Futuro € 18.725.00 (da pagare solo se il cliente tiene la vettura). Importo totale del Credito: € 18.725,00. Spese istruttoria: € 350 e bollo contrattuale € 16 da pagare in contanti; spese invio rendiconto cartaceo annuale € 3,00 per anno. Importo totale dovuto: € 19.100,00. Tan sso 0%, TAEG 0,97%. Salvo approvazione della Banca. Iniziativa valida no al 30/06/2019. Mess Messaggio pubblicitario con nalità promozionale. Documentazione precontrattuale e assicurativa in Concessionaria. JAGUAR E-PACE Ultimate Icon 2.0 D 150 CV FWD Manuale: consumi ciclo combinato NEDC derivato 5,4 a 5,5 l/100 km. Emissioni CO 2 143 a 146 g/km.


EDITORIALE

SOMMARIO

S

Sono due le copertine di questo speciale numero primaverile: il ravennate Lorenzo Tugnoli, fotoreporter vincitore del premio Pulitzer grazie al reportage Yemen Crisis, e il faentino Filippo Raggi, imprenditore e presidente di Raggisolaris Faenza Basket. Intervistiamo anche Carlo Dalmonte, presidente di Caviro, e scopriamo il Cestha, un rifugio per la fauna ittica. Parliamo di energie creative con Cristina Mazzavillani Muti, e di Roccalab, il nuovo progetto che rilancia la Rocca Brancaleone. Ricordiamo l’alluvione del 1636 che devastò la città, e scopriamo il Darsenale, brew-restaurant ed esempio di recupero industriale. Incontriamo Mitch B. DJ, premiato come miglior DJ Resident, e Takako Hirai, le cui opere mostrano una grande sensibilità materica. Infine, andiamo alla scoperta di Borgo Marina, dalla storia alle manifestazioni che lo animano. Buona lettura! Andrea Masotti

6

4

ANNOTARE

Brevi IN

6

ESSERE

Lorenzo Tugnoli

12

ESSERE

Filippo Raggi

12

18

PRODURRE

Carlo Dalmonte

24

TUTELARE

La nursery del mare

28

SCOPRIRE

Cristina Mazzavillani Muti

42

EDIZIONI IN MAGAZINE S.R.L. Via Napoleone Bonaparte, 50 - 47122 Forlì Tel. 0543.798463 / Fax 0543.774044 www.inmagazine.it info@inmagazine.it DIRETTORE RESPONSABILE: Andrea Masotti REDAZIONE CENTRALE: Clarissa Costa, Gianluca Gatta, Beatrice Loddo COORDINAMENTO DI REDAZIONE: Roberta Bezzi ARTWORK: Lisa Tagliaferri IMPAGINAZIONE: Francesca Fantini UFFICIO COMMERCIALE: Michela Asoli, Gianluca Braga, Elvis Venturini STAMPA: La Pieve Poligrafica Villa Verucchio (RN) ANNO XVIII - N. 2 Chiuso per la stampa il 24/05/2019 Collaboratori: Linda Antonellini, Roberta Bezzi, Chiara Bissi, Andrea Casadio, Anna De Lutiis, Silvia Manzani, Serena Onofri, Aldo Savini. Fotografi: Lidia Bagnara, Massimo Fiorentini, Silvia Lelli, Martina Zanzani.

47

MIXARE

Mitch B. DJ

53

CREARE

Takako Hirai

56

VISITARE

Borgo Marina

33

VALORIZZARE

Seguici su FB: www.facebook.com/ edizioni.inmagazine

Rocca Brancaleone

36

RICORDARE

Edizioni IN Magazine si impegna alla salvaguardia del patrimonio forestale aderendo al circuito di certificazione di FSC-Italia.

Tutti i diritti sono riservati. Foto e articoli possono essere riprodotti solo con l’autorizzazione dell’editore e citando la fonte.

In ottemperanza a quanto stabilito dal Regolamento UE 2016/679 (GDPR) sulla privacy, se non vuoi più ricevere questa rivista in formato elettronico e/o cartaceo puoi chiedere la cancellazione del tuo nominativo dal nostro database scrivendo a privacy@inmagazine.it

Alluvione del 1636

42

RECUPERARE

Darsenale

53 IN MAGAZINE

3


ANNOTARE

Marcegaglia IN CRESCITA RAVENNA Lo stabilimento di

International FESTIVAL JAZZ MILANO MARITTIMA Per la

prima volta arriva il jazz nella nota località della riviera ravennate, con la prima edizione dell’International Festival Jazz. Dal 27 al 29 giugno, la Rotonda Primo Maggio si trasformerà in un auditorium a cielo aperto con il debutto di un’iniziativa in cui si spazierà dall’Acid Jazz alle note più classiche, passando per il funk. Tre i nomi resi noti: Jean-Paul “Bluey” Maunick, fondatore dei britannici Incognito, per la prima giornata, la bassista e cantante Nik West – da molti considerata la “versione femminile di Lenny Kravitz” – per la seconda e Paolo Fresu, il jazzista più famoso d’Italia, per la terza. L’evento è organizzato da Cels Group, in collaborazione e con il contributo del Comune di Cervia.

In mostra OLIVIERO TOSCANI RAVENNA Resterà aperta fino al 30 giugno, al Mar, Museo d’Arte della Città, la mostra Oliviero Toscani. Più di 50 anni di magnifici fallimenti, in cui il noto fotografo dà un saggio del suo lavoro. Un titolo provocatorio come è nella natura dell’artista. Paradossalmente il fallimento è per lui una prospettiva, perché “sentirsi arrivati significa fermarsi e per lui è impossibile restare fermo”. Toscani, infatti, attraverso la sua creatività inarrestabile ha fatto discutere il mondo su alcuni dei temi più scottanti della contemporaneità, come il razzismo, la pena di morte, l’Aids e la guerra. Tra i lavori in mostra il famoso Bacio tra prete e suora del 1991, i Tre Cuori White/Black/Yellow del 1996, No-Anorexia del 2007 e molti altri. Non manca la serie Razza umana, uno studio socio-politico, culturale e antropologico per il quale Toscani ha allestito set fotografici in decine di città nel mondo per indagare la morfologia degli esseri umani. Sono esposti anche i lavori realizzati per il mondo della moda, che il grande fotografo ha contribuito a cambiare radicalmente: dalle celebri fotografie di Donna Jordan fino a quelle di Monica Bellucci, oltre ai ritratti di Mick Jagger, Lou Reed, Carmelo Bene, Federico Fellini e alcuni tra i più importanti protagonisti della cultura mondiale dagli anni Settanta in poi. La mostra è a cura di Nicolas Ballario.

Ravenna della Marcegaglia è sempre più fiore all’occhiello del gruppo, primo player nazionale della metalsiderurgia. Ad affermarlo è il presidente Antonio Marcegaglia, dopo che la società ha diffuso i dati di bilancio 2018 che evidenziano un fatturato che nell’acciaio supera i cinque miliardi di euro e un’ottima performance sul piano finanziario. Si riduce l’esposizione finanziaria netta che si attesta su 690 milioni, scendendo quindi di 240 milioni. Lo stabilimento ravennate, diretto da Aldo Fiorini, si espande e aumenta la produzione: in programma 100 nuove assunzioni in forza di un investimento biennale di 150 milioni di euro, già in corso. Nella primavera 2020 entrerà in produzione il nuovo laminato a freddo e arriveranno anche cogenerazione e capannoni.

Un concorso Instagram PALIO DEL NIBALLO FAENZA È un appuntamento fondamentale dell’anno faentino. Gli eventi

ph CRAL Ospedaliero A.Banzola

4

IN MAGAZINE

correlati alla 63° edizione del Palio del Niballo, che vede contendere sulla piazza i cinque rioni cittadini, hanno avuto inizio a maggio e si concludono il 23 giugno con l’assegnazione del palio. Da segnalare sabato 15 giugno alle 20.30 il Torneo Alfieri Bandieranti e Musici, in Piazza del Popolo, e domenica 16 giugno il giuramento dei cavalieri e la gara della Coppia alle 21.00. La Giostra del Niballo si tiene domenica 23 giugno alle 18.00 presso lo stadio Bruno Neri, ma è possibile assistere alla sfilata storica già a partire dalle 16.00, in Piazza del Popolo. Anche quest’anno chi vincerà il contest su Instagram potrà entrare gratuitamente allo stadio: due biglietti a chi otterrà più like e due assegnati da una giuria di qualità alle foto che avranno immortalato meglio lo spirito della manifestazione (#niballoanchio19). www.paliodifaenza.it.


VIENI A SCOPRIRLO ALLA BOTTEGA DEL VINO Villa Rossi 50, 47012 Nespoli (FC)

Aperto dal martedĂŹ alla domenica 9.00-13.00 / 15.00-19.00 T: +39 0543 989904 shop.poderidalnespoli.com

www.poderidalnespoli.com


6

IN MAGAZINE


ESSERE

Scatti da

PULITZER È IL PRIMO FOTOGRAFO ITALIANO AD AVERE OTTENUTO IL PIÙ PRESTIGIOSO RICONOSCIMENTO FOTOGRAFICO GRAZIE AL REPORTAGE YEMEN CRISIS: LORENZO TUGNOLI, FOTOREPORTER RAVENNATE, SI RACCONTA. di Roberta Bezzi / ph Lidia Bagnara

L

Lorenzo Tugnoli è riuscito in un’impresa leggendaria: essere il primo fotogiornalista italiano a vincere il premio Pulitzer. Il massimo riconoscimento per il suo reportage Yemen Crisis, pubblicato sul noto Washington Post, arriva subito dopo il primo posto al World Press Photo, nella categoria General News, sezione Storie, assegnato ad Amsterdam. Come a dire che le buone notizie non arrivano mai da sole. In entrambi i casi, i giurati sono rimasti impressionati dalla qualità, dall’umanità e dalla forza del suo reportage dallo Yemen, Paese che versa in grave difficoltà per una guerra tanto violenta quanto ignorata dalla politica e dai media. Dopo aver lavorato nell’ombra nei posti più impervi e martoriati al mondo, si è così guadagnato le luci della ribalta. Malgrado in queste ultime settimane sia stato inondato da attestazioni di stima e da centinaia di richieste d’intervista, il fotoreporter – nato a Lugo e cresciuto a Sant’Agata sul Santerno – ha saputo mantenere quella calma e umiltà che da sempre lo contraddistinguono, unitamente alla

consapevolezza di dover proseguire il suo lavoro nel Medio Oriente, dalla Libia alla Siria, dal Libano all’Afghanistan, Paese al quale ha dedicato il libro The Little Book of Kabul. Da quattro anni, infatti, il quarantenne Tugnoli vive a Beirut, città strategica per la sua missione, dove è arrivato al termine di una lunga permanenza in Afghanistan e dopo numerosi viaggi in giro per il mondo. Dal 2012 lavora per il Washington Post come freelance, ma i suoi lavori sono stati pubblicati anche da altri giornali come il New York Times, il Wall Street Journal, il Time Magazine e L’Espresso. In Italia, è rappresentato dall’agenzia Contrasto. Lorenzo Tugnoli, si aspettava di poter arrivare così in alto? “Quando abbiamo mandato il reportage, c’era la coscienza che quello che avevamo fatto nello Yemen fosse qualcosa di grande: siamo riusciti a coprire diversi aspetti della guerra civile, che vede da un lato i miliziani sciiti Houthi, dall’altra le forze fedeli al presidente in esilio Hadi, appoggiate IN MAGAZINE

7


I GIURATI SONO RIMASTI IMPRESSIONATI DALLA QUALITÀ, DALL’UMANITÀ E DALLA FORZA DEL SUO REPORTAGE DALLO YEMEN, PAESE CHE VERSA IN GRAVE DIFFICOLTÀ PER UNA GUERRA TANTO VIOLENTA QUANTO IGNORATA DALLA POLITICA E DAI MEDIA.

trebbe permettere”. Perché il Washington Post ci teneva così tanto a questo servizio sullo Yemen? “Il giornale ha voluto fare un investimento di tipo sociale e politico per capire in che direzione andranno i rapporti tra Usa e Arabia Saudita. Una spinta fondamentale è arrivata di certo dall’uccisione di un suo giornalista, Jamal Khashoggi, nel consolato saudita a Istanbul nell’ottobre 2018. Gli Stati Uniti sono attualmente i principali fornitori di armi all’Arabia Saudita e gli americani devono decidere se vogliono o meno spezzare il legame tra Donald Trump e Mohammed bin Salman”. Quali sono state le maggiori difficoltà incontrate nello Yemen? “Dal punto di vista umano, la frustrazione per ciò che si vede e che sembra impossibile possa ancora accadere nel 2019, tra malnutrizione, povertà, malattie, violenze. Non potrò mai dimenticare gli

ph Lorenzo Tugnoli / Contrasto

NELLA PAGINA PRECEDENTE, UN RITRATTO DI LORENZO TUGNOLI. IN BASSO, UNA FOTO DEL REPORTAGE YEMEN CRISIS.

da una coalizione guidata dall’Arabia Saudita. Personalmente non mi aspettavo tutto ciò, e così in fretta. Non me ne sono neanche reso conto. Ero ad Amsterdam per il World Press, quando ho saputo del Pulitzer”. È vero che solo grazie a questo premio ha messo per la prima volta piede nella redazione del Washington Post? “Sì. Dopo l’annuncio, così come hanno fatto Carlos Lozada e Dar-

rin Bell, premiati nelle sezioni criticism e cartoonist, ho preso la parola di fronte a tutto il giornale, 500 persone. Ero intimorito, ma poi mi sono sciolto”. Come si vince il Pulitzer? “Non è il premio al singolo ma a una squadra. È un riconoscimento a chi crede nel potere delle immagini, a chi investe tempo e risorse economiche importanti nel fotogiornalismo. Sono andato in Yemen per il Washington Post, da freelance non ci sarei mai riuscito”. Cos’è che rende l’impresa così costosa? “Mettere in piedi una struttura come la nostra è molto dispendioso perché servono soldi per i visti, i voli, gli spostamenti, i permessi e il personale di supporto sul posto fra traduttori, autisti e guide. Ho fatto due viaggi nel 2018, prima a maggio e poi a novembre e a dicembre. Anche per un giornale importante come il Washington Post è stato un grosso progetto. Nessun giornale italiano se lo po-

8

IN MAGAZINE


NEDC Emissioni CO2 (g/Km) minimo 100 - massimo 160. Consumi ciclo combinato (l/100 km) minimo 3,8 - massimo 7,0. WLTP Emissioni CO2 (g/km) minimo 114 - massimo 183. Consumi ciclo combinato (l/100 km) 4,3 - massimo 8,1.


“COME UN HAIKU LE IMMAGINI SONO BREVISSIMI POEMI ISTANTANEI PER DIRE QUALCOSA CHE PUÒ AVERE O MENO UNA CONNESSIONE CON ME – RACCONTA TUGNOLI –. PER ESSERE RIUSCITA, UNA FOTO DEVE DIRE DELLE COSE CHE SI SPERA SIANO INTERESSANTI”.

IN ALTO, UN RITRATTO DEL FOTOREPORTER.

10

IN MAGAZINE

occhi sbarrati di un padre con in braccio il figlio di otto anni, costretto a morire per una banale infezione polmonare, che ovunque sarebbe curabile con un antibiotico purtroppo irreperibile dai medici nello Yemen. Per quanto riguarda invece il mio lavoro, il poco tempo disponibile. Anche se non ci siamo mai spinti nei fronti di guerra più difficili, si lavora sempre in contesti poco agevoli, non certo adatti per classica bella fotografia”. Ci sono quindi foto che non è riuscito a scattare? “Sì, tante. Ogni volta che avevo il fucile puntato addosso o che non mi avevano autorizzato. Altre foto, invece, non le ho scattate benché fossi nelle condizioni di farlo perché non sarebbe servito a niente”. Cosa intende? “Quando davanti all’obiettivo ci

sono persone deboli, sofferenti, fragili, è necessario chiedersi se quella foto serva a qualcosa. Non può esser fatta solo per vendere più copie di un giornale”. Tra le 17 fotografie premiate, ce n’è una a cui è particolarmente affezionato? “Sì. Amo molto quella che ritrae una donna di spalle sulla soglia di una porta (vedi pagina precedente). Guardando con attenzione la parte superiore, si capisce che non c’è il tetto ma una tenda. Sono molto legato a questa immagine perché è stata usata per una prima pagina. Non è in linea con i canoni descrittivi giornalistici ma lascia spazio all’immaginazione.”. È vero che per lei le immagini sono come una poesia, meglio ancora, un Haiku? “Sì. Le immagini sono brevissimi poemi istantanei per dire qualcosa che può avere o meno una connessione con me. Per essere riuscita, una foto deve dire delle cose che si spera siano interessanti”. Com’è nata la sua passione per la fotografia? “Mentre studiavo Fisica all’Università a Bologna. Non mi sono laureato, ma in quelle aule ho imparato ad analizzare un sistema, le sue parti, capire come funziona. In definitiva, a individuare gli elementi di un’immagine. Poi nel 2001, anno del G8 a Genova, ho iniziato a fotografare le manifestazioni e i cortei a Bologna. Mi

sono appassionato”. Chi considera i suoi maestri? “Anzitutto Cartier-Bresson, di cui ho trovato diversi libri nella casa della mia famiglia a Lugo. Poi Alex Majoli, che è stato per me fonte di grande ispirazione, così come Massimo Sciacca, Paolo Pellegrin. Ho cominciato così, poi sono partito”. Perché ha deciso di trasferirsi proprio a Beirut? “Molto meglio di Kabul, dove già ero stato, come qualità di vita… È una città molto bella in cui vivono tanti intellettuali e giornalisti, in cui si mangia bene e si può bere un buon caffè, che ricorda molto le atmosfere del Sud Italia. È un’ottima base per chi come me è interessato al Medio Oriente. Ora sto anche studiando l’arabo. Non è facile, ma è doveroso capire ciò che dicono le persone attorno a me”. Non c’è dunque l’Italia nel suo futuro? “Ritorno regolarmente, in particolare in Romagna dove ho un bel rapporto con il territorio. Il prossimo settembre, a Lugo, sarà inaugurata una mia mostra. Ma ormai ho imboccato una strada: essendomi specializzato in Medio Oriente, non posso che proseguire in questa direzione per mettere insieme un portfolio interessante e costruire un’opera fatta di storie e immagini che abbiano un senso collettivo”.


immergiti nel relax

Vieni a scegliere la tua vasca e potrai godere

di pagamenti personalizzati o noleggi per aziende.

Via Canale Bonifica, 7 Savarna (RA) | T. 0544 528846 | info@fitos.it | www.fitos.it


ESSERE

Professione

ENERGIA

IMPRENDITORE, COMMERCIALISTA, UOMO DI SPORT: INCONTRIAMO FILIPPO RAGGI, PRESIDENTE DI RAGGISOLARIS FAENZA BASKET.

A

di Roberta Bezzi / ph Massimo Fiorentini

A Faenza il basket è sinonimo di Raggisolaris, dietro cui c’è tutta l’energia, l’entusiasmo e l’estro di Filippo Raggi, molto amato non solo dagli appassionati di questo sport ma da tutti i concittadini, grati per aver saputo prendere le briglie di un gruppo di ragazzi che giocava nei campionati amatoriali, trasformandolo in società di basket. La bontà del suo progetto è sotto gli occhi di tutti considerando che, in pochi anni, la squadra ha iniziato e portato a termine la scalata dalla Prima Divisione fino alla serie B, accarezzando il sogno della massima serie. C’è chi al PalaCattani, dove il team è di casa dal 2011/2012, non si è perso una partita seduto sugli spalti. Classe 1977, oltre che dirigente appassionato con la visione dei grandi, Raggi è un imprenditore e commercialista che lavora – insieme ad altri quattro associati – alla Ratio Consulting con sede a Russi e a Faenza, una realtà in crescita che può contare su 32 persone e che nel prossimo futuro potrebbe aprire anche a Ravenna e a Bologna. Filippo Raggi, quello con il basket è stato un amore a prima vista?

12

IN MAGAZINE

“Sì. Tutto è nato quando avevo 9 anni, grazie a un compagno di classe. Ero un po’ robusto e avevo provato senza molto successo il calcio e il karate. Il basket mi è subito piaciuto di più e l’ho praticato fino ai 22 anni a livello seniores, riuscendo anche a giocare nei campionati regionali e italiani. La bellezza di questo sport, considerato spesso secondario in Italia, è quella di promuovere valori veri e reali, in cui credo fortemente. Per me è una pratica del cuore, grazie alla quale ho conosciuto i miei migliori amici, oltre che essere un ottimo mezzo per crescere e darsi degli obiettivi”. Non a caso Raggisolaris nasce nel 2006, da un’amicizia e dalla voglia di stare insieme, con l’amico d’infanzia Andrea Baccarini… “Esattamente. Dal ricordo di gioventù, ci è venuta l’idea di creare un piccolo team legato in particolare al basket, che noi per primi avevamo praticato, oltre che ad altre attività amatoriali quali il volley, il calcio, il kart, il tennis e il motociclismo. In definitiva, è nata una polisportiva per offrire servizi in più alla collettività”. Il progetto è cresciuto gradualmente ma con costanza,

fino a esplodere. Ve lo aspettavate? “I risultati si sono susseguiti nel tempo, così come le idee da sviluppare. Dal 2016 ci siamo focalizzati sul basket, diventando un progetto ben strutturato. Ma mai avremmo immaginato di arrivare così in alto, è un sogno diventato realtà. Ogni anno facevamo un passo in avanti, raggiungendo quindi un nuovo punto di approdo”. Quali sono state le tappe fondamentali di questa incredibile scalata? “Il primo importante traguardo è stato il passaggio dal basket amatoriale a quello semiprofessionale, ossia dalla serie D alla C gold in appena quattro anni, dal 2012 al 2015: un’impresa incredibile. Nella stagione 2014/15 è arrivata la prima qualificazione alla Coppa Italia di serie C Gold. Il secondo step è stato poi l’arrivo in serie B nella stagione 2015/16, un campionato nuovo e più difficile a livello nazionale. Quest’anno, siamo alla quarta stagione e la crescita non è mancata, anche se per forza di cose più lenta e graduale, visto che al livello in cui siamo contano molto gli investimenti economici”.


IN MAGAZINE

13


E ora siete a un passo dal traguardo storico, la serie A2. “Sì, per la prima volta abbiamo conquistato la semifinale playoff in serie B, un obiettivo sfuggito nelle ultime due stagioni contro Firenze e Montecatini. Ci sfideremo contro Omegna per coronare un sogno. Sarà un’impresa dura ma durante la stagione abbiamo già sfatato molti tabù: dal quarto di Coppa Italia vinto contro Caserta al campionato vissuto da protagonista, i Raggisolaris sono sempre stati la mina vagante”. Quanto avete investito in termini di risorse? “Quest’anno ci siamo presentati in campionato con una squadra molto giovane, con giocatori quasi tutti cambiati. Nuovo anche il team manager. Abbiamo impostato un progetto per arrivare in serie A”. Il pubblico, che vi segue con affetto, la apprezza molto come presidente… “Ho passione e valori che cerco di portare avanti con una certa caparbietà. Forse sarò anche odiato

14

IN MAGAZINE

“LA BELLEZZA DI QUESTO SPORT, CONSIDERATO SPESSO SECONDARIO, È QUELLA DI PROMUOVERE VALORI REALI, IN CUI CREDO FORTEMENTE. PER ME È UNA PRATICA DEL CUORE OLTRE CHE UN OTTIMO MEZZO PER CRESCERE E DARSI DEGLI OBIETTIVI”.

da altri, ma rimango concentrato sul nostro progetto… Mi fa piacere sapere che in molti cercano di imitarci, vuol dire che stiamo lasciando un segno”. Al di là dei risultati sportivi, Raggisolaris è un bel successo anche a livello aziendale. Siete considerati tra i migliori ed esemplari progetti del territorio. Qual è vostro segreto? “Si può guardare alla NBA senza per forza avere lo stesso giro d’affari. Soprattutto il gioco lo si

IN QUESTE PAGINE, FILIPPO RAGGI, PRESIDENTE DI RAGGISOLARIS FAENZA BASKET.


e r a h s & Playbubble mus ic

ILLUSTRATION GIACOMO BAGNARA

the

Sei pronto a ballare? Bolé atterra sul pianeta Musica con la prima playlist Boléxplosion Summer Edition. Scoprila su Spotify e brinda all’estate con il ritmo delle bollicine romagnole. SCAN & LISTEN MUSIC PARTNER

BOLE WINE.COM

TAGGA IL TUO MOMENTO BOLÉ:

#BOLEVIBES #BOLEWINE #BOLLICINEROMAGNOLE


esempio”. Quante persone ruotano attorno a Raggisolaris? “La nostra è un’azienda che ha un futuro con circa 60 persone solo di staff, poi ci sono gli atleti e gli allenatori”. Tra gli obiettivi, vi è il nuovo palazzetto che state costruendo? “Sì. Sorgerà a breve in un’area concessa dal Comune e sarà gestito dall’azienda Campus. Sarà la nostra casa-vivaio, dove potremo concentrare didattica, formazio-

può fare in grande: organizzando tutta la vita intorno ai Raggisolaris con dedizione, professionalità e tanto coinvolgimento. Ciò che poi conta molto è fare un passo alla volta, con la giusta consapevolezza”. Di certo è che state regalando un sogno ai faentini… “Sì. La città ha in realtà una tradizione forte in tale sport. In passato c’era già stata una squadra in serie B, la Banca Popolare Basket Club Faenza, che aveva fatto i playoff per la serie A, un traguardo poi sfumato. Ora ci siamo noi”. Nel suo mestiere è abituato ad avere dimestichezza con i numeri, e lo sport non sempre è considerato un buon investimento. Non teme mai di non potercela fare? “Bisogna certamente prestare attenzione a più fattori. Oggi i numeri sono molto difficili da controllare, ma bisogna cercare di migliorare anno dopo anno. Nella nuova programmazione stiamo coinvolgendo un network di imprese che hanno una propensione legata al basket. Faenza ha sofferto la crisi economica ma ora le prospettive ci sono. Se si dà valore e merito, con la giusta promozione a livello di marketing, si possono avere ritorni economici. In Emilia-Romagna si respira un bel clima, già altri hanno fatto bene a Ravenna e a Imola, per 16

IN MAGAZINE

RAGGISOLARIS È UN BEL SUCCESSO ANCHE A LIVELLO AZIENDALE. IL SEGRETO? “DEDIZIONE, PROFESSIONALITÀ E TANTO COINVOLGIMENTO – RACCONTA RAGGI –. CIÒ CHE POI CONTA MOLTO È FARE UN PASSO ALLA VOLTA, CON LA GIUSTA CONSAPEVOLEZZA”.

ne e settore giovanile”. A tal proposito, è bene ricordare la nascita di Raggisolaris Academy nel 2016. Cosa vi ha spinto a crearla? “Il desiderio di aprire e vedere crescere un nostro vivaio, che è uno dei primi in Emilia-Romagna, per costruire il futuro. Servirà non solo per far crescere talenti da inserire nella prima squadra nero-verde del basket, ma anche per dare sostenibilità alla città. Il progetto è stato creato affinché abbia uno sviluppo garantito”. Senza mai perdere di vista, dunque, il ruolo etico e sociale dello sport… “Sì. Anche se guardiamo al futuro con il sogno che inizia con la lettera A, ciò che più importa è continuare a divertirsi, a vivere la passione che ci lega tutti per questo bellissimo sport ma senza mai allontanarci da un modello di gestione sostenibile”.


Un’esplosione di sapori!

Ravenna | Circonvallazione Canale Molinetto, 61 | Tel. 0544 63749 www.fornopasticcerianonnairide.it


PRODURRE

Cantina

D’ITALIA CARLO DALMONTE, PRESIDENTE DELLA COOPERATIVA VITIVINICOLA CAVIRO, CI PARLA DEL NUOVO MARCHIO E DEL VALORE DELLA SOSTENIBILITÀ.

R

di Silvia Manzani

Rilanciare il vino romagnolo, puntando in particolare ai mercati esteri, senza retrocedere dalle posizioni conquistate su quello nazionale. Sono queste le priorità più urgenti per Carlo Dalmonte, da sei anni presidente di Caviro, il consorzio cooperativo vitivinicolo più grande d’Italia. Nato nel 1966 a Faenza, è oggi composto da 30 cantine sociali e, a loro volta, da 12.500 viticoltori sparsi in 7 Regioni italiane, dal Veneto alla Sicilia: “Negli ultimi sei anni, abbiamo investito 100 milioni di euro, perché crediamo che senza innovazione si vada, inesorabilmente, verso il declino”. Sono due, in particolare, i progetti in cui Caviro è molto impegnata al momento. Il primo è Leonardo, un nuovo marchio che vuole valorizzare la qualità del vino italiano nel mondo legandolo alla figura di Leonardo Da Vinci. “Leonardo era, come si dice oggi, un vero winemaker – racconta Dalmonte –. Nel testamento, l’unico bene che volle lasciare ai suoi servitori fu la vigna di Milano. Senza dimenticare che trascorse sei mesi in Romagna nel 1502, che è il numero che abbiamo scelto per lanciare una

18

IN MAGAZINE

serie di etichette dedicata ai vini dei migliori vigneti romagnoli. Al Vinitaly 2019, dove il progetto è stato presentato, abbiamo anche raccontato il metodo di lavorazione del vino di Leonardo, messo a punto insieme all’enologo Luca Maroni. E a Vinci tutto questo è stato mostrato alle autorità politiche e a una serie di importanti clienti esteri”. Leonardo è frutto di un approfondito lavoro di analisi e ricerca aziendale, anche sul fronte della comunicazione. “Non lo consideriamo tanto un marchio – specifica il presidente –, quanto una strategia tramite la quale vorremmo veicolare in Italia, ma soprattutto all’estero, un riposizionamento della nostra offerta, con obiettivi di medio-lungo periodo. L’investimento è stato alto, lo dico nella consapevolezza di essere una realtà grande che certi azzardi può permetterseli. In questo senso, qui abbiamo davvero osato”. A fine maggio, inoltre, nello stabilimento faentino sarà inaugurato l’impianto di biometano che, secondo Dalmonte, conferma la sensibilità di Caviro rispetto ai temi ambientali e della sostenibilità: “Gli scarti sono per noi una risorsa e sono

NUS ET OFFICTIUS ALIQUAM, ODIT ALIAT VID UTEM VOLUPIT ASSINCI PISTOTAT


diventati in questi anni il nostro cavallo di battaglia. I nostri nonni avevano già capito che del grappolo d’uva non si butta via niente e quell’insegnamento coincide con quella che oggi chiamiamo economia circolare”. Ciò che viene recuperato va dall’alcol all’energia, dal compost che torna al vigneto dal quale tutto è partito all’acido tartarico, dai polifenoli per l’industria farmaceutica al biogas che diventa, poi, biometano: “Vendiamo anche l’anidride carbonica, a dimostrazione che essere sostenibili ha anche un’utilità. In generale, da quando sono presidente sento una grande responsabilità: quella di fare in modo che le migliaia di viticoltori che ricavano una parte o la totalità del loro reddito dai risultati che mettiamo a disposizione, possano continuare a farlo. È un obbligo morale”. Ed è un obbligo, per Dalmonte, anche penetrare con sempre maggior convinzione e incisività alcuni mercati esteri. “Gli Stati Uniti prima di tutto – spiega – perché sono il Paese dove si consuma più vino al mondo. Poi l’estremo Oriente, in particolare la Cina dove il vino italiano non sta registrando, purtroppo, un IN MAGAZINE

19


NELLA PAGINA PRECEDENTE, CARLO DALMONTE, PRESIDENTE DI CAVIRO. IN ALTO, IL DETTAGLIO DI UN GRAPPOLO D’UVA NELLA MANO DI UN VITICOLTORE.

20

IN MAGAZINE

trend soddisfacente. Ma pensiamo anche al Regno Unito, che praticamente non produce vino e non ha restrizioni commerciali particolari, sempre tenendo le dita incrociate rispetto alla Brexit”. E ci sono, nelle mire di Caviro, anche Canada, Russia, Germania. “Allo stesso tempo – ci tiene a precisare – non dobbiamo perdere un millimetro di spazio sul mercato domestico, dove con il nostro Tavernello siamo leader indiscussi. Dire Tavernello, oggi, significa definire il vino da tavola. Ecco perché quando sento commenti sbeffeggianti, come se si trattasse di un prodotto di scarsa qualità, sorrido. Chi sminuisce il Tavernello, che può davvero essere considerato una superstar, non conosce, probabilmente, la sua forza né il suo posizionamento”. E di grande, a Caviro, c’è anche l’ultimo fatturato. “Il 2018

“GLI SCARTI SONO PER NOI UNA RISORSA. I NOSTRI NONNI AVEVANO GIÀ CAPITO CHE DEL GRAPPOLO D’UVA NON SI BUTTA VIA NIENTE E QUELL’INSEGNAMENTO COINCIDE CON QUELLA CHE OGGI CHIAMIAMO ECONOMIA CIRCOLARE”.

è stato davvero un anno da record – spiega Dalmonte –, con 338 milioni di euro contro i 315 dell’anno precedente. Non era mai successo: abbiamo chiuso un bilancio che ci lascia molto soddisfatti, grazie al raggiungimento degli obiettivi che ci eravamo prefissati. Sono anche aumentati, di qualche unità, i nostri dipendenti degli stabilimenti,


*

DA NOI

TECNOLOGIE DIGITALI Impieghiamo quotidianamente tecnologie digitali innovative come Scanner intraorale, Tac* Cone Beam e Software di implantologia pc-guidata. Questo consente un percorso di diagnosi e cura digitale. *se prescritto dall’odontoiatra

RAVENNA Via A. De Gasperi 61, 48121 • Dir. sanitario Dott. Fabio Fusconi FAENZA Via della Costituzione 28/A, 48018 • Dir. sanitario Dott.ssa Cristiana Manco CESENA Viale Gaspare Finali 42, 47521 • Dir. sanitario Dott. Marco Lolli

Orario dal Lun. al Ven. dalle 9:00 alle 19:30 e Sab. dalle 9:00 alle 16:00

clinicadentalesantateresa.com


Eccellenza AGROALIMENTARE

“DA QUANDO SONO PRESIDENTE SENTO UNA GRANDE RESPONSABILITÀ: QUELLA DI FARE IN MODO CHE LE MIGLIAIA DI VITICOLTORI CHE RICAVANO IL LORO REDDITO DAI RISULTATI CHE METTIAMO A DISPOSIZIONE, POSSANO CONTINUARE A FARLO”.

che ammontano a 550 persone tra Faenza, Forlì, Savignano sul Panaro e Treviso. Va detto che non è solo merito nostro: grazie al Programma di Sviluppo Rurale e ad altri strumenti, abbiamo potuto investire di recente oltre 6 milioni di euro per aumentare la capacità produttiva dello stabili-

IN ALTO, UN PAESAGGIO DI FILARI D’UVA IN ROMAGNA. IN BASSO, LA SEDE DI CAVIRO A FAENZA.

22

IN MAGAZINE

mento di Forlì, in cui è possibile imbottigliare più velocemente sia il vino in vetro che quello in brik. Di certo non ci piace fermarci, preferiamo al contrario guardare in avanti e pensare in grande. Il nostro ruolo è essere da traino, il nostro sogno è essere i protagonisti del rilancio del vino italiano e in particolare romagnolo, al quale dobbiamo ridare il posto che merita”. In questa direzione va anche Bolé, una società controllata a metà da Caviro e a metà dal consorzio Cevico per valorizzare il Trebbiano e conquistare il settore delle bollicine. Novebolle Bolé è il primo spumante nato dai due colossi grazie anche all’impegno del Consorzio Vini di Romagna. Per vedere i frutti concreti dell’operazione serve, secondo Dalmonte, ancora un po’ di tempo.

La Provincia di Ravenna è ricca di aziende dell’industria agroalimentare. Basti pensare a Unigrà, con sede a Conselice, che opera nel settore della trasformazione e vendita di oli e grassi alimentari, margarine e semilavorati destinati alla produzione alimentare, in particolare dolciaria. Nata nel 1972, l’azienda fondata da Luciano Martini ha sviluppato nel tempo la propria missione di realizzare materie prime di alta qualità e prodotti finiti di alta qualità per tutti i canali del settore: industriale, artigianale, vendita al dettaglio e hotellerierestaurant-café. Il successo dell’azienda è correlato anche a investimenti continui nelle più avanzate tecnologie produttive e alla grande attenzione verso le esigenze dei clienti e dei mercati. Oggi Unigrà è una realtà internazionale con ricavi per quasi 600 milioni di euro, che esporta circa il 40% del suo volume d’affari grazie a 14 consociate estere, 2 branch e una numerosa rete di distributori e importatori in più di 100 Paesi nel mondo. La gestione dell’azienda è affidata ancora oggi al fondatore Luciano Martini, presidente del consiglio di amministrazione, e al figlio Gian Maria Martini. Quando si pensa a uno dei prodotti tipici del territorio, la piadina, impossibile non pensare alla Orva di Bagnacavallo che produce anche bruschette, bauletti, focacce, pagnotte e tramezzini. L’azienda nata nel 1979 e presieduta da Luigi Bravi, da sempre mira a distinguersi non solo per la qualità del prodotto ma anche per il modo in cui viene realizzato, facendo quindi attenzione all’uomo, all’ambiente e alla storia. L’Orva è oggi, a tutti gli effetti, una realtà d’eccellenza e d’avanguardia tecnologica nel settore della panificazione. Da segnalare la realizzazione, nel 2017, di un nuovo stabilimento da 32 milioni di euro che si sviluppa su una superficie di 20.000 mq, comportando l’assunzione di 50 persone che portano a oltre 200 il numero complessivo di addetti. Orva produce circa 400.000 piadine al giorno, senza dimenticare i 200 milioni di confezioni di prodotto finito nell’arco di un anno, nonché svariate altre tonnellate di pane confezionato, in cassetta e biologico. Quantità che fanno dell’azienda di Bagnacavallo il secondo produttore italiano. (R.B.)


IL DESIGN HA IL SUO HABITAT.

Pavimenti e rivestimenti Polis. Collezione 2.0 Spezie. POLIS STORE RAVENNA Via L. Masotti, 1 Fornace Zarattini (RA) Tel. 0544 464795 www.polis.it ravenna@polis.it

Il posto dove vivere.


TUTELARE

La nursery

DEL MARE A MARINA DI RAVENNA C’È UN RIFUGIO PER TUTTI GLI ANIMALI ACQUATICI BISOGNOSI DI CURE: È IL CESTHA, CHE RENDE REALTÀ L’INTESA FRA LA RICERCA E LA PESCA.

L

di Chiara Bissi / ph Massimo Fiorentini

La piccola Aurora è la prima paziente del nuovo Centro di recupero, cura e riabilitazione delle tartarughe marine gestito da Cestha a Marina di Ravenna. La tartaruga in difficoltà ha subito cominciato a espellere plastica. Per fortuna Aurora non è in condizioni gravi e dovrà trascorrere un periodo di convalescenza al Cestha prima di ritornare libera in mare. Il fortunato animale ha trovato rifugio nel centro di riferimento per le aree territoriali delle Province di Ravenna e Ferrara, riconosciuto dal Ministero dell’Ambiente. Ma il Cestha è molto di più: il Centro Sperimentale per la Tutela degli Habitat è un’organizzazione non profit, riconosciuta ufficialmente dal Ministero per l’Istruzione, l’Università e la Ricerca come ente per lo sviluppo di studi ambientali. Si occupa di programmi di conservazione delle specie a rischio e promozione di attività di gestione sostenibile, lavorando in stretta collaborazione con il Cnr, Università di Bologna, Università di Padova, oltre a numerosi altri istituti di ricerca pubblici e privati. Dal 2016 ha posto la propria sede operativa nel complesso storico dell’antico

24

IN MAGAZINE

Mercato del Pesce di Marina di Ravenna, riconvertito a polo ricerche marine e centro documentazione ambientale. Nato dall’idea di cinque biologi marini laureati a Ravenna, ora il centro conta nove ricercatori che hanno deciso di mettere radici in città e di fare di questa attività la professione della vita. L’idea vincente è stata quella di realizzare il primo centro recupero per la fauna ittica presente sul territorio nazionale, in stretta collaborazione con gli operatori ittici, i pescatori che ogni giorno solcano il mare. Un unicum nel settore, che permette il recupero di specie considerate scarto o frutto di catture accidentali. All’interno della sala delle aste dell’ex mercato del pesce apposite vasche di cura e riabilitazione accolgono gli esemplari prima della restituzione al mare, dopo specifici studi e attività di marcatura. Ecco allora specie a rischio di estinzione come squali e trigoni, per i quali Cestha aderisce al programma Tracking Sharks for Conservation, coordinato dall’Università di Padova. La tutela si spinge anche ai cavallucci marini, agli astici, alle uova di seppia fino ad arri-


L’IDEA VINCENTE È STATA QUELLA DI REALIZZARE IL PRIMO CENTRO RECUPERO PER LA FAUNA ITTICA PRESENTE SUL TERRITORIO NAZIONALE, IN STRETTA COLLABORAZIONE CON GLI OPERATORI ITTICI, I PESCATORI CHE OGNI GIORNO SOLCANO IL MARE.

vare a programmi di monitoraggio delle specie aliene, come nel caso del granchio blu americano (Callinectes sapidus). Sono 96 le specie da catture accidentali recuperate, 63 gli squali salvati, 350.000 forme giovanili delle specie riprodotte. “Di recente abbiamo avuto una cattura eccezionale di una grande aragosta poco fuori Ravenna – spiega Simone D’Acunto, responsabile progettuale e direttore del centro –. I pescatori del M.P Nemo, hanno scelto di non venderla e di consegnarcela perché si riprendesse dallo stress della cattura prima di tornare in mare. È un animale decisamente

raro per le nostre acque, abituato agli scogli e fondali profondi, in Adriatico si trova più spesso in Croazia. Viene considerato a rischio in tutto il Mediterraneo. Si tratta di un esemplare adulto di 2 kg. In 5 anni ci sono state solo due catture di animali più piccoli. I nostri pescatori ci hanno fatto un regalo bellissimo consegnandoci l’aragosta che avrà la possibilità, se incontrerà un suo simile, di generare una numerosa progenie”. L’intesa e il reciproco rispetto fra ricercatori e pescatori è la chiave del successo di Cestha che negli anni moltiplica le attività di tutela e ricerca senza dimenticare l’importanza dell’eIN MAGAZINE

25


IL PESCE, COME LA FRUTTA, HA LE SUE STAGIONI. UNA PARTE DELLE UOVA RIMANGONO IMPIGLIATE NELLE RETI. I PESCATORI LE RACCOLGONO MANUALMENTE E CE LE CONSEGNANO PER LA SCHIUSA. IN PIENA ESTATE INVECE RIMANGONO IMPIGLIATI I TRIGONI.

IN QUESTE PAGINE, GLI OPERATORI NELLA SEDE DEL CESTHA A MARINA DI RAVENNA.

26

IN MAGAZINE

ducazione ambientale e della divulgazione scolastica con 11.300 studenti incontrati in 5 anni. “Abbiamo sviluppato con i pescatori buone pratiche – assicura D’Acunto –. Da aprile a luglio è il periodo di pesca delle seppie: pochi lo sanno, ma il pesce, come la frutta, ha le sue stagioni. Una parte delle uova rimangono impigliate nelle reti. I pescatori raccolgono manualmente le uova e ce le consegnano per la schiusa. In piena estate invece rimangono impigliati i trigoni che non hanno un interesse commerciale. Con l’Università di Padova seguiamo un progetto di monitoraggio, quindi etichettiamo gli esemplari con un nome, un codice, una mail e un numero di telefono per seguire gli spostamenti. Ma il progetto che più impegna i ricercatori è quello seguito con il Cnr sulle barche che catturano il pesce azzurro. Da Chioggia a San Benedetto del Tronto saliamo sulle barche per monitorare il pescato, il ministero dell’Ambiente vuole un database sull’impatto di questo tipo di pesca. Abbiamo inoltre seguito una tesi di laurea per la

pesca sostenibile delle canocchie e monitoriamo la raccolta delle cozze nelle piattaforme di Marina di Ravenna con la cooperativa La Romagnola per le catture accidentali di altre specie”. Tutela e buone pratiche si devono confrontare con un tema ora più che mai all’onore delle cronache, ovvero la presenza delle plastiche in mare, sempre più pericolosa per l’ecosistema. “Si tratta di un tema a noi caro – conclude D’Acunto –. Svolgiamo atti-

vità di report sui rifiuti spiaggiati e con un drone subacqueo, tra fine maggio e giugno, andremo a monitorare quanta plastica c’è sui fondali dei fiumi. Non tutta la plastica galleggia: nella foce del Lamone si possono vedere le cosiddette Lacrime di sirena, ossia frammenti di plastica, palline trasparenti biancastre, componenti primarie che si trasformano in manufatti plastici. Sono poco studiate, ma di certo sono pericolosi aggreganti di metalli pesanti”.


Esplode la Primavera da Ottica Gasperini

Stile e protezione in un’unica soluzione

Ravenna - Via Cairoli 17/a 0544 218210 www.otticagasperini.com


SCOPRIRE

Energie

CREATIVE DA 30 ANNI CRISTINA MAZZAVILLANI MUTI METTE ANIMA E COMPETENZE AL SERVIZIO DELLA CITTÀ CON L’AMATO RAVENNA FESTIVAL. MA ORA LA SUA ATTENZIONE È SUI PIÙ GIOVANI, E SUI TALENTI DEL FUTURO.

P

di Anna De Lutiis / ph Silvia Lelli e Martina Zanzani

Parlare con Cristina Mazzavillani Muti vuol dire, ogni volta, scoprire nuovi progetti, intravedere orizzonti inesplorati, mantenendo come punto fermo il suo caro Ravenna Festival. L’edizione 2019 ne festeggia i 30 anni, con Cristina sempre presidente e anima della manifestazione, vulcano di entusiasmanti idee. Da 3 anni a questa parte la sua attenzione si è posata anche sui giovanissimi, con il progetto Alla scoperta delle energie creative della Romagna, a cui tiene molto. Senza dimenticare la Trilogia che la porta, ogni anno, a selezionare giovani

28

IN MAGAZINE

artisti a cui affidare i ruoli nelle varie opere. Come è nato il progetto? C’è stato qualche motivo particolare che l’ha portata a desiderare le audizioni? “Ho considerato che il tempo passa e prima o poi bisogna lasciare il passo ai giovani. Allora mi sono chiesta se i ragazzi, a partire da 8, 10 anni, fino a 18, fossero stati positivamente inf luenzati dal nostro lavoro, dalle offerte culturali e musicali del festival, perché loro rappresentano non solo il pubblico di domani, ma possibili inesplorate potenzialità, nuove energie creative, appunto. Mi sono anche chiesta se il nostro messaggio-invito fosse arrivato alle famiglie e da queste trasmesse ai ragazzi”. Allora ha pensato di fare delle audizioni finalizzate a scoprire nuovi desideri e attitudini dei ragazzi… “Sì. Come sempre, gli incontri erano aperti non solo alla musica, ma anche al canto, al ballo, alla recitazione: insomma, con l’intento di penetrare questa selva artistica e scoprire cosa nascondeva. Ma non c’erano promesse di coinvolgere i partecipanti, cosa che invece è stato possibile con

la Trilogia di tre anni fa: è una chiamata per i ragazzi alla scoperta delle energie creative della Romagna, non solo di Ravenna, e le audizioni, aperte al pubblico, si tengono al Teatro Alighieri dal 23 al 30 maggio con un orario che copre l’intera giornata, per permettere anche agli studenti di poter partecipare”. L’invito è rivolto anche a coloro che hanno partecipato negli anni precedenti? “Certo. Mi farebbe molto piacere sapere se ci sono state delle evoluzioni, se il nostro incontro è servito a chiarire le loro idee, i loro desideri. A questo proposito mi ha fatto molto piacere rivedere Luca: due anni fa era un ragazzino che faceva breakdance, oggi quasi un giovanotto che ho incontrato in strada, mi ha abbracciata, continua con la sua breakdance che esegue in modo personalizzato, quasi poetico. Mi fa piacere stabilire questi contatti e sperare sempre di aver dato loro qualcosa. Non faccio promesse, come sempre, ma sapere che ci sono delle potenzialità su cui, all’occorrenza, possiamo contare, è molto importante, li vado a cercare. Al riguardo, si sta per esempio creando un rapporto con


giovani studenti del liceo artistico che mi daranno un contributo nell’allestimento di Norma, nella prossima Trilogia d’Autunno”. Quindi si crea un dialogo? Lei come li vede quando sono sul palcoscenico e si esibiscono? “Sono sempre emozioni: le loro e le mie. Ci sono ragazzi molto bravi, altri meno preparati, altri timidi che vanno incoraggiati perché possano esprimersi al meglio. Io, insieme a tutta la giuria, sono in ascolto. Loro hanno bisogno di essere ascoltati, a volte incoraggiati e consigliati. Questo è lo scopo delle audizioni”. Parliamo della Trilogia. Il Festival inizierà col botto, il 5 giugno, con un concerto che vedrà sul palco il maestro Muti e al pianoforte Maurizio Pollini, ma so che lei – anche durante il festival – continuerà a lavorare alla Trilogia d’Autunno, che propone un trio di opere davvero fantastico con tre diversi autori e tre donne protagoniste… “Questa volta sono: Norma di Vincenzo Bellini, Aida di Verdi e Carmen di Bizet perché, secondo me, sono tre donne che al momento storico giusto hanno dato

l’ispirazione ai compositori. Norma rappresenta la più alta punta del bel canto, Aida la manifestazione massima del dramma ottocentesco, la Carmen l’inizio di un grande filone che sarà quello del Verismo. Tre donne con tre storie diverse, tre suicidi per fede, per amore, per libertà. Voglio anche sottolineare che Verdi, dopo Aida rimase in silenzio per dodici anni, forse si sentiva estraneo al suo tempo, ma tornò per concludere con due grandi capolavori: Otello e Falstaff”. Contemporaneamente alle audizioni lei incontra giovani artisti, cantanti soprattutto, a cui affidare i ruoli delle tre opere. “Sì. Sono già al lavoro da parecchie settimane, sia per individuare le scene, i costumi, che per cercare le voci giuste ma anche interpreti che sappiano portare sulla scena i personaggi delle tre opere. Purtroppo, ma mi fa molto piacere per loro, i cantanti collaudati nelle Trilogie precedenti hanno preso il volo: da Ravenna verso il mondo. Sono tutti super impegnati e quindi torno alla ricerca di nuove voci, di nuovi interpreti che possano diventare protagonisti”.

“CI SONO RAGAZZI MOLTO BRAVI, ALTRI MENO PREPARATI, ALTRI TIMIDI CHE VANNO INCORAGGIATI PERCHÉ POSSANO ESPRIMERSI AL MEGLIO. IO, INSIEME A TUTTA LA GIURIA, SONO IN ASCOLTO. LORO HANNO BISOGNO DI ESSERE ASCOLTATI, A VOLTE INCORAGGIATI E CONSIGLIATI”.

Lei, Cristina, si ritrova nelle tre protagoniste di questa Trilogia? “Le trovo molto affini perché sono tre donne che scelgono cosa fare della loro vita. Anch’io ho fatto delle scelte legate al desiderio di aiutare, di fare qualcosa di bello per la mia città, quando ho voluto il Festival, poi quando ho voluto provare la regia: non avevo mai dimenticato la mia dimestichezza con i burattini. Con la regia posso dare qualcosa di profondamente mio, esperienze che ho accumulato in tanti anni in cui ho incontrato grandi artisti, cantanti, musicisti, registi. Spero sempre di restituire qualcosa di buono.” IN MAGAZINE

29


ADVERTORIAL

TRATTORIA CUBANA DA IRMA E PINO ALFONSO BARBERINI È IL PERNO DELLA GRANDE FAMIGLIA

RISTORANTE DI PESCE E D’ASPORTO, LA TRATTORIA CUBANA DA IRMA E PINO È OGGI UN’ISTITUZIONE A MARINA DI RAVENNA, UN’ATTIVITÀ FAMIGLIARE PORTATA AVANTI CON DEDIZIONE.

La Trattoria Cubana da Irma e Pino è un’istituzione a Marina di Ravenna, in fatto di ristorazione legata al pesce sin dagli anni Sessanta. Il perno, di quella che è sempre stata un’attività familiare, è oggi Alfonso Barberini che – con orgoglio e dedizione – porta avanti l’impresa avviata dai genitori: Irma e Pino. Un vero e proprio capofamiglia che vanta sette sorelle, cinque fratelli, un figlio, una cinquantina di nipoti e ben 34 pronipoti. Molti di loro sono al suo fianco: la sorella Carla, insieme a Monica, alla cassa e all’amministrazione; le sorelle Lubiana e Milva e le nipoti Sissy e Lucia addette alla cucina e alla preparazione del pesce; i nipoti Nino e Davide al bar; Giusy responsabile del Cartoccio; Daniele alla griglia mentre Ferdinando e Nello addetti alla preparazione e all’acquisto del pesce. Indimenticabile il ricordo delle tre sorelle e del fratello venuti a mancare in questi ultimi anni:

Rita, Eleonora, Anna e Carlo. Ricordiamo, inoltre, Rosanna e Marinella, oggi in pensione. Alfonso Barberini, si può dire che tutto sia nato con un cartoccio di pesce fritto venduto attraverso la finestra di una piccola cucina davanti alla quale la gente si metteva in fila, in via Molo Dalmazia? “Sì. Nel 1965 l’attività dei miei genitori si chiamava delle 7

Sorelle, proprio per rendere omaggio alle mie sorelle impegnate in cucina sotto l’attenta guida di mia madre, mentre mio padre andava a pescare col primogenito Carlo. La nostra era una trattoria dove mangiare un piatto di minestra e il pesce preparato secondo le ricette del territorio: il classico brodetto, le seppioline con quell’inconfondibile sapo-


ADVERTORIAL

“L’ULTIMA E PIÙ IMPORTANTE RISTRUTTURAZIONE HA PORTATO A UN NOTEVOLE AMPLIAMENTO, SUDDIVIDENDO IN MODO NETTO L’ATTIVITÀ SELF-SERVICE CON IL PESCE DA ASPORTO E IL RISTORANTE, COSTRUITO DA ZERO DOVE PRIMA C’ERA UN’AREA VERDE”.

re di mare e il profumato risotto di mamma Irma”. Può raccontare un aneddoto che le è rimasto impresso? “Tra i nostri primi affezionati clienti c’erano i ragazzi della Marina Militare. Un giorno ci regalarono della vernice rossa per dipingere le pareti delle sale, ormai fatiscenti, prese in affitto dalla cooperativa Biagio Crociati che non voleva tirare fuori soldi per le migliorie. Quando i proprietari, che erano democristiani, le videro, ci imposero subito di cancellare il rosso. Ma mio padre disse che il giorno dopo se ne sarebbe andato. E così fu, e ci trasferimmo a pochi metri, nella posizione in cui siamo oggi dove all’epoca c’era una piccola casetta acquisita dal demanio marittimo di cui siamo tuttora affittuari”. Quand’è avvenuto il cambio di nome del ristorante? “Negli primi anni Settanta. Fu una mia idea, per il crescente interesse della gente verso i Paesi tropicali, ma anche per una mia simpatia per il rivoluzionario Che Guevara. Però, sempre mantenendo il ricordo dei miei genitori”. La Trattoria Cubana ha subito importanti trasformazioni in questi anni. Quali sono state le più importanti? “La prima ristrutturazione fu negli anni Settanta con il negozio a fianco del ristorante, la seconda negli anni Duemila quando abbiamo realizzato un gazebo più grande per la clientela e una cucina più spaziosa. L’ultima e più impor-

tante risale a poco tempo fa e ha portato a un notevole ampliamento, per suddividere in modo netto – con due ingressi separati – l’attività self-service con il pesce da asporto e il ristorante, costruito da zero dove prima c’era un’area verde inutilizzata”. Parliamo di numeri, che sono di tutto rispetto… “Nel complesso, il nostro staff è composto da 40 persone, tra familiari e dipendenti. Il ristorante conta 160 posti a sedere, mentre il self-service circa 130, tra veranda e sala interna. In una nostra domenica tipo, al ristorante, facciamo 800 coperti. Questo significa fare più turni, ovviamente. Ho

clienti affezionati da 30-40 anni che sono praticamente cresciuti venendo prima con i genitori e poi da adulti con la propria famiglia”. Non vi preoccupa la concorrenza? “No, abbiamo le spalle coperte. Siamo una potenza e una garanzia a livello professionale. La nostra politica è il lavoro e andare sempre avanti”. Qual è il segreto per mantenere sempre l’armonia fra familiari? “Parlare, cercare di ragionare insieme e capirsi. Questa è la scuola di mia madre, per mantenere il rispetto reciproco e restare uniti”.

Via Molo Dalmazia, 37 - 48122 Marina di Ravenna (RA) Tel. +39 0544 530231 - info@trattoriacubana.it www.trattoriacubana.it


32

IN MAGAZINE


VALORIZZARE

Una fucina

DI IDEE

LA ROCCA BRANCALEONE HA RIAPERTO I BATTENTI CON L’INIZIO DELLA PRIMAVERA GRAZIE AL PROGETTO ROCCALAB, NATO DALL’ALLEANZA FRA TRE DIVERSE IMPRESE DEL TERRITORIO.

D

di Chiara Bissi / ph Massimo Fiorentini

Da soli cinquant’anni è patrimonio pubblico, ma la Rocca Brancaleone è entrata nel cuore dei ravennati al pari dei monumenti più antichi e più celebri. È un parco urbano, è un’arena estiva con rassegne cinematografiche sotto le stelle e, prima ancora, è stato un teatro per concerti e per allestimenti d’opera. Il grande manufatto militare, costruito nel XV secolo dai Veneziani, dopo diversi passaggi di proprietà nel 1877 entrò a far parte del patrimonio della famiglia Rava, che utilizzò il terreno come orti. Nel 1965 il Comune ne divenne proprietario. Seguirono, tra il 1972 e il 1980, interventi di recupero sotto la direzione della Soprintendenza; fra alti e bassi, ha accolto generazioni di ravennati prima che nascessero i grandi e piccoli parchi urbani in fregio alla città. Dallo scorso 21 marzo, primo giorno di primavera, la Rocca Brancaleone è di nuovo aperta e in tutto agibile: un bando comunale ha infatti individuato un’associazione temporanea d’impresa per la gestione. L’Ati è composta dalle cooperative sociali San Vitale e Villaggio Globale e dalla società Jem di Jacopo

Mutti e Marco Luongo e si occuperà per 15 anni della conduzione del parco pubblico e del punto di ristoro, nonché di una serie di attività pensate per recuperare la memoria e l’identità del luogo. Sarà aperta 11 mesi all’anno, dalla mattina alla sera, con un giorno di chiusura settimanale, tranne nei mesi estivi quando in concomitanza con la rassegna cinematografica sotto le stelle aprirà le porte sette giorni su sette. “Il progetto denominato Roccalab – spiegano i soggetti che hanno costituito l’associazione temporanea d’impresa – intende considerare la Rocca Brancaleone come un laboratorio, in cui il parco e l’edificio storico diventano generatori di cambiamento per la città, per il sistema turistico, per le scuole facendo perno su quattro grandi assi d’intervento: identità, educazione, ambiente ed eventi. Anche grazie all’aiuto del gruppo Amata Brancaleone, promotore della festa medievale, lavoreremo alla valorizzazione dell’identità della Rocca in termini di narrazione. E per la promozione turistica collaboreremo con Ravenna Incoming. Il progetto prevede anche intervenIN MAGAZINE

33


“IL PROGETTO ROCCALAB INTENDE CONSIDERARE LA ROCCA BRANCALEONE COME UN LABORATORIO, IN CUI IL PARCO E L’EDIFICIO STORICO DIVENTANO GENERATORI DI CAMBIAMENTO PER LA CITTÀ, PER IL SISTEMA TURISTICO, PER LE SCUOLE”.

ti di educazione e valorizzazione ambientale”. La coop San Vitale si occuperà della cura del verde come già avviene ai Giardini Pubblici e al Parco Teodorico, mentre Jem – che con il ristorante

IN APERTURA, L’INGRESSO PRINCIPALE DELLA ROCCA BRANCALEONE. IN ALTO, GLI SPAZI DEDICATI A CINEMA E SPETTACOLI. A LATO, DA SINISTRA, ANDREA MINARDI, PRESIDENTE DI VILLAGGIO GLOBALE, ROMINA MARESI, PRESIDENTE COOPERATIVA SAN VITALE, MASSIMO CAMELIANI, ASSESSORE COMUNALE AL COMMERCIO E SVILUPPO ECONOMICO, JACOPO MUTTI E MARCO LUONGO DELLA SOCIETÀ JAM.

34

IN MAGAZINE

Akamì opera già in Darsena Pop Up – amplierà il punto di ristoro. Il Villaggio Globale ha attivato una rete di collaborazioni con realtà associative come L’Amata Brancaleone, che realizza da un paio d’anni la festa medievale all’interno della Rocca stessa. “L’Ati – assicura Romina Maresi, presidente della cooperativa San Vitale – è frutto dell’ibridazione di tre soggetti che hanno fatto della comunità il proprio riferimento principale. Il progetto Roccalab vuole essere una fucina di idee. L’intenzione è quella di animare uno spazio aperto e democratico a favore di tutta la comunità che potrà beneficiare appieno di un bene un po’ dimenticato. Si tratta di una bella esperienza di cooperazione”.

La prima attività che ha preso corpo è quella della realizzazione di un orto, a cura di Ortisti di Strada, Resilienza Silenziosa, Legambiente Ravenna, Circolo Matelda e Radici. “Quando abbiamo pensato al bando – ricorda l’assessore alle attività produttive Massimo Cameliani – avevamo in mente un punto di ristoro e l’area verde, ma non bastava. Volevamo affidare anche la gestione e l’accoglienza, per incrementare la frequentazione tutto l’anno delle famiglie e dei giovani. Così da ottobre partiranno i lavori per l’ampliamento del bar con un progetto da 350.000 euro. Ci sarà uno spazio per la ristorazione tipica romagnola, attrezzato anche per la didattica di cucina. Nel bando il Comune ha stanziato 50.000 euro a fondo perduto. Poi c’è il tema più complesso del restauro della Rocca vera e propria. Esiste un progetto avviato dal Ministero dei Beni Culturali dall’ex ministro Franceschini da 5 milioni di euro, per utilizzare il bene anche nei mesi invernali per attività musicali e teatrali. Siamo nella fase preliminare, quella dell’accordo fra Ministero e Soprintendenza, solo dopo entrerà in gioco il Comune come proprietario del bene. Ci vorranno 2 anni per la fase esecutiva. Poi c’è il tema del recupero delle mura: dopo il primo stralcio, a fine anno uscirà il bando per la parte lato ferrovia”.


LA TUA CASA IN LEGNO: PENSATA PER PRENDERSI CURA DI CHI AMI DI PIÙ.

CONFORTEVOLE, SICURA, EFFICIENTE Legnami Radis realizza il tuo sogno di abitare sostenibile. Le case prefabbricate in legno sono abitazioni dalle elevate prestazioni energetiche, realizzate con i più alti standard produttivi e tecnologici che assicurano un buon isolamento termo-acustico, certezza dei costi e versatilità. Il legno, materiale dalle qualità straordinarie, offre versatilità, velocità di costruzione e sicurezza, nonché un elevato comfort abitativo grazie all’ampia libertà progettuale in grado di soddisfare le esigenze di tutta la famiglia.

Legnami Radis srl Via Faentina, 280 | 48124 S. Michele (Ravenna) Tel 0544.462485 | info@legnamiradis.it www.legnamiradis.it


RICORDARE

La grande

INONDAZIONE RIPERCORRIAMO UNO DEGLI EVENTI PIÙ DISASTROSI DELLA STORIA DI RAVENNA, L’ALLUVIONE DEL MAGGIO 1636 CHE DEVASTÒ LA CITTÀ. di Andrea Casadio

36

IN MAGAZINE


I

Il grande dipinto delle Nozze di Cana di Luca Longhi, nel vecchio refettorio del monastero di Classe, l’attuale Sala Dantesca della biblioteca Classense, è forse l’opera più nota del più celebre pittore del Rinascimento ravennate. Anche all’occhio distratto, però, non sfugge che la sua base appare danneggiata, con le figure e i colori parzialmente cancellati. Si tratta della testimonianza di uno degli eventi più disastrosi della storia di Ravenna, avvenuto quando l’opera campeggiava sul muro della sala da appena pochi decenni: la grande alluvione che devastò la città nel maggio del 1636. La Ravenna del XVII secolo era una comunità di circa 15.000 abitanti, dedita principalmente all’agricoltura e all’esportazione dei prodotti della terra destinati a un consumo praticato in gran parte fuori dei suoi confini. Capoluogo amministrativo della Legazione di Romagna, ma di fatto appartata nel suo secolare isolamento, la città doveva affrontare in quell’epoca come problema principale la gestione del territorio e del suo delicato assetto idrogeologico. Tale questione concerneva, ad esempio, la bonifica delle valli a Nord della città, fra Mezzano, S. Alberto e il mare, intrapresa dai pontefici con alterne fortune già a partire dal XVI secolo; ma era particolarmente importante quando riguardava il problema dei fiumi che cingevano l’abitato tutt’attorno alle sue mura, con grave pericolo per l’incolumità della popolazione. Fin dal Medioevo, infatti, quando Ravenna aveva iniziato a uscire dall’orbita del sistema deltizio padano, il Ronco e il Montone erano stati inalveati attorno al centro urbano, che dunque si era trovato stretto in quello che gli storici hanno definito come un vero e proprio laccio. Il Ronco, il cui letto correva fra via Ravegnana e via S. Mama, giungeva fin nel cuore del borgo S. Rocco, lambendo le mura fra le due porte per poi voltare bruscamente verso est. La traccia del Montone, da parte sua, è ancora evidente nella

toponomastica (Via Fiume Abbandonato) e nel tracciato della circonvallazione S. Gaetanino. I due fiumi confluivano poi nella zona del quartiere Darsena, dando vita a un unico corso d’acqua (i Fiumi Uniti dell’epoca) che andava a gettarsi in mare nella foce nota come la Punta di Marina, da cui il nome dell’odierna località balneare. In origine tale soluzione aveva permesso di rafforzare le difese cittadine e di assicurare un pur precario rifornimento idrico, oltre che di alimentare i canali urbani necessari al funzionamento di opifici e mulini. Col tempo, però, il rapporto costi-benefici era diventato sempre meno vantaggioso. Le

LE TORBIDE, CAUSATE DAL DISBOSCAMENTO DEGLI APPENNINI, AVEVANO RESO LE ACQUE SEMPRE PIÙ LIMACCIOSE, PROVOCANDO L’INTERRIMENTO DEGLI SCOLI INTERNI ALLA CITTÀ E L’INNALZAMENTO DEL LETTO DEI DUE FIUMI, RONCO E MONTONE.

torbide, causate dal disboscamento degli Appennini, avevano reso le acque sempre più limacciose, provocando l’interrimento degli scoli interni alla città e l’innalzamento del letto dei due fiumi. A questo si era aggiunta la costruzione sulle loro sponde di numerosi mulini e delle relative chiuse, che costituivano un ulteriore intralcio allo scolo delle acque. Fin dal Cinquecento, dunque, la gestione dei fiumi era diventato il problema più dibattuto all’interno della comunità. Tuttavia, gli interessi in gioco da parte dei proprietari dei mulini, fra cui spiccava l’arcivescovo, ne avevano impedito una soluzione definitiva: la città, complice anche il più piovoso regime climatico determinato dalla piccola era gla-

SOTTO IL TITOLO, LE NOZZE DI CANA DI LUCA LONGHI. NELLA PAGINA SEGUENTE, IN ALTO, UNA MAPPA DELLA CITTÀ, IN BASSO, LA TARGA IN VIA SALARA.

IN MAGAZINE

37


MOLTE NAVI E BARCHE CHE AVEVANO TROVATO RIFUGIO DAL MARE IN TEMPESTA NEGLI SCANNI DEL LITORALE ENTRARONO NELLA CITTÀ A METTERE IN SALVO GLI ABITANTI, CHE SI CALAVANO DAI TETTI E DALLE FINESTRE PER MEZZO OGNI MEZZO UTILE.

ciale, era quindi stata colpita da straripamenti e inondazioni, che col tempo erano divenuti un fenomeno cronico. E, tuttavia, la catastrofe che si verificò in quel maggio del 1636 superò ogni precedente e ogni più infausta previsione, rimanendo scolpita per sempre nella memoria della città. Il 27 maggio su Ravenna pioveva ininterrottamente da sei giorni. I due fiumi già da 24 ore avevano iniziato a ingrossarsi pericolosamente, mentre in mare il vento di scirocco impediva lo smaltimento della piena. Alle dieci di sera, al suono della campana, il collegio di cento nobili preposto all’emergenza si riunì tumultuariamente nel palazzo comunale per decidere il da farsi. Fra le mille proposte che furono lanciate nel disordine dell’assemblea, comparve anche quella di tagliare a monte l’argine dei fiumi affinché l’acqua si scaricasse prima di giungere in città. L’ipotesi però fu rigettata: troppo dannoso, venne detto, sarebbe stato “mandare a monte tanti poderi quanti ne sariano andati se si fosse venuto al taglio”. Errore fatale, anche se ormai sarebbe 38

IN MAGAZINE

stato troppo tardi: a mezzanotte l’acqua del Montone straripò verso Sud e andò a unirsi con quella del Ronco, aprendosi un varco nelle mura nei pressi della torre Zancana e irrompendo nelle strade – come scrisse il notaio Aurelio Maioli nel suo registro conservato all’Archivio di Stato – “a guisa di duoi leoni ruggienti”. Il livello delle acque all’alba del 28 maggio, che in alcuni luoghi raggiunse il secondo piano delle case, ancora si vede, come abbiamo visto, nel dipinto di Longhi alla Classense, e anche in una piccola targa collocata in via Salara. “Era uno stupore orribilissimo – annotava un cronista – il vedere correre precipitosamente l’acque, quali penetrando con la forza nelle fondamenta delle case, molte e molte ne fece cadere con orribil fragore”. Mentre le strade si trasformavano in fiumi in cui navigavano botti, travi e ogni genere di sup-

pellettili, molte navi e barche che avevano trovato rifugio dal mare in tempesta negli scanni del litorale entrarono nella città a mettere in salvo gli abitanti, che si calavano dai tetti e dalle finestre per mezzo di funi, scale, lenzuola e ogni altro mezzo utile: spettacolo al contempo drammatico e curioso, che per un momento sembrò far rivivere l’epoca lontana nella quale a Ravenna, antica città lagunare, era davvero normale vedere le navi scivolare fra case e palazzi. Per tre giorni le strade continuarono a essere praticabili solo dalle imbarcazioni. Alla fine si contarono 140 case crollate del tutto, 320 parzialmente e 240 puntellate. In tale sfacelo fu relativamente lieve il conto dei morti, che furono “da dieci o undici persone tutte – informava il cronista – di bassa condizione”. Nei mesi seguenti venne chiamato in soccorso il brillante architetto Luca Danesi, idraulico pontificio per il Ravennate e il Ferrarese, grazie al cui intervento la città fu completamente liberata dalle acque nel giro di quattro giorni. Superato il trauma dell’inondazione, però, sarebbe dovuto passare ancora un secolo prima che, grazie all’opera di Giulio Alberoni e alla diversione dei fiumi da lui effettuata, Ravenna fosse definitivamente liberata dall’incubo del laccio dei fiumi.

ph Massimo Fiorentini


PERGOTENDE, BIOCLIMATCHE, VELE OMBREGGIANTI, ARREDI DA ESTERNO Circonvallazione S. Gaetanino 104, Ravenna T. 0544 454119 | info@casadellatenda.com | www.casadellatenda.com


ADVERTORIAL

TESEI ASSICURAZIONI PER VIVERE LE TUE PASSIONI, SENZA LIMITI

TESEI ASSICURAZIONI, GESTITA DA RICCARDO TESEI, PROPONE POLIZZE ASSICURATIVE PERSONALIZZATE E NUOVE COPERTURE SPECIFICHE PER IL MONDO MOTOCICLISTICO.

A chi desidera vivere e guardare al futuro con serenità, insieme ai propri familiari, Tesei Assicurazioni propone piani di risparmio e polizze assicurative personalizzate, riguardanti la sfera del lavoro, della protezione, della casa e della mobilità. L’agenzia, con sede a Faenza e con una filiale a Classe-Ravenna, è presente sul territorio da anni, offrendo ai propri clienti la sicurezza e affidabilità del marchio Itas, la più antica Mutua Assicuratrice d’Italia, fondata a Trento nel 1821. A gestirla è Riccardo Tesei che ha alle spalle una lunga e consolidata esperienza: dopo esser stato cliente del mondo delle assicurazioni, si avvia alla professione nel 1996 come sub-agente presso la piccola agenzia di Ravenna, finché nel maggio 2005 diventa agente e decide di aprire un proprio punto vendita a Faenza, territorio che necessita di una maggiore copertura. L’agenzia cresce in

fretta anno dopo anno, grazie all’entusiasmo e allo spirito imprenditoriale di Tesei, attento osservatore dei bisogni delle persone. Com’è cambiato nel tempo l’approccio del cliente al mondo assicurativo? “La gente ha oggi più canali d’informazione grazie al web – afferma Tesei –, ma in generale in Italia non c’è una grande cultura assicurativa rispetto a quanto avviene all’estero. Tuttora, prevale l’offerta sulla domanda. Però qualcosa si sta muovendo e, oltre alle classiche coperture Rc auto, sanitarie e pensionistiche, si sta ampliando il comparto delle assicurazioni famiglia: in crescita sono le coperture per la non autosufficienza e per gli animali domestici, così come contro calamità naturali, quali terremoti e trombe d’aria, in virtù anche dei recenti accadimenti”. Grazie alla sua passione per le moto, nel 2017 Tesei crea un prodotto specifico e di alta

qualità per il mondo motociclistico: BMW Motorrad che diventa, presto, un fiore all’occhiello dell’agenzia. “Stiamo diventando un punto di riferimento in Italia – aggiunge –, offrendo coperture specifiche anche su tutto l’abbigliamento tecnico in caso di caduta accidentale, casco, furto e atti vandalici, garantendo inoltre un’assistenza online. Non a caso lo slogan è Assicura la tua passione. A breve inoltre uscirà una App molto utile in cui richiedere nuovi preventivi, pagare la propria polizza o richiedere informazioni”. E da cosa nasce cosa. Tesei sta per avviare infatti un’attività parallela ma correlata: un noleggio di moto BMW. “Il mondo del noleggio sta prendendo piede – spiega – perché, prima di spendere 20.000 euro per una moto, è normale volersi accertare che ne valga la pena. Se si esce quattro volte all’anno, è meglio desistere dall’acquisto…


ADVERTORIAL

LO SLOGAN DI TESEI ASSICURAZIONE È ASSICURA LA TUA PASSIONE. A BREVE, INOLTRE, USCIRÀ UNA APP MOLTO UTILE IN CUI RICHIEDERE NUOVI PREVENTIVI, PAGARE LA PROPRIA POLIZZA O RICHIEDERE INFORMAZIONI.

Senza contare poi che, come sta accadendo per le auto, la nuova frontiera è anche il noleggio a lungo termine, senza acquisto diretto. Una formula molto comoda che consente di preoccuparsi di fare solo il pieno, lasciando manutenzione e quant’altro a carico del noleggiatore. E chissà, magari il passo successivo sarà l’installazione di tre colonnine di ricarica a pagamento per le auto elettriche, un altro settore che riserverà sorprese in futuro”. Con il moltiplicarsi della mole di lavoro, anche il personale dell’agenzia Tesei è aumentato, senza mai perdere però lo spirito della grande famiglia. Tra i collaboratori specializzati del corpo commerciale, ci sono Alberto Pasquali per il comparto agricoltura, Monica Scaioli e Paolo Conti per il retail famiglia (auto, casa, infortuni, malattia), piccole imprese artigianali e commerciali, Matteo Liverani per i grandi rischi e industria, Paolo Forestieri per tutto il settore finanziario e previdenziale, Giovanni Gentile come consulente esterno in supporto all’agenzia e, sempre come consulente esterno, Angela Lauria nel settore bilancio industriale. C’è poi il personale d’agenzia formato da Elisa Neri e Jessica Zoli per l’area amministrativa, Valentina Salvadori per le flotte e il front office, ma anche per i rapporti con la direzione delle compagnie, Francesca Nova-

ga per la contabilità interna e il rapporto con i fornitori, Lorella Beltrami come responsabile sinistri, Giusy Cavone e Alice Canella per preventivi BMW. Fa parte di questo bel gruppo Marcella Pontorno, moglie e musa di Riccardo Tesei, responsabile dell’archiviazione, lavoro di grande precisione e organizzazione, che esercita dal Mobile Office e da casa

per potersi occupare anche dei figli Pietro ed Ettore. È stata Marcella a creare il logo Tesei Assicurazioni, inserendo una farfalla, l’insetto preferito di Sofia, la figlia primogenita scomparsa in tenerissima età che ha regalato ai propri genitori, oltre che una preziosa esperienza di vita, doti come il buon senso e i piedi ben saldi a terra.

Faenza (RA) - Via mengolina 15 - T. 0546 46405 - faenza@teseiassicurazioni.com Classe (RA) - Via Zuccherificio 2 - T. 0544 527337 - classe@teseiassicurazioni.com www.teseiassicurazioni.com


RECUPERARE

Rinascita

INDUSTRIALE IL DARSENALE È IL PRIMO BREW-RESTAURANT, ECCELLENTE ESEMPIO DI RECUPERO INDUSTRIALE IN DARSENA. CI RACCONTANO DEL PROGETTO L’ARCHITETTO RAMBELLI E L’INTERIOR DESIGNER POLETTI. di Linda Antonellini / ph Massimo Fiorentini

42

IN MAGAZINE


N

Nasce da lontano il progetto del primo brew-restaurant pub a Ravenna, dove viene servita birra prodotta in loco. Quale nome più azzeccato di Darsenale, che potrebbe diventare una sorta di Las Ramblas spagnola: una passeggiata che connette la città al mare e si anima di eventi e punti di ritrovo, in uno scenario che trattiene la memoria di quei processi produttivi ora dismessi, riportandoci al recupero urbano e alla riqualificazione del paesaggio cittadino. L’idea prese forma quando la committenza valutò una destinazione d’uso atta a ospitare un laboratorio per la birra nonché un accogliente luogo in cui mangiare e bere in compagnia. L’edificio, un tempo magazzino per lo stoccaggio di inerti, fa parte di un piano urbanistico per la riqualificazione di un’area che andrà a vascolarizzare tutto il comparto urbano, sviluppando le attività complementari al food. A raccontarci di questo ambizioso progetto sono l’architetto Emilio Rambelli, portavoce di NuovoStudio, che ha finito il contenitore curandone la parte architettonica in totale sinergia con l’interior designer Monica Poletti, la quale ha generato un fruttuoso rapporto di mediazione con la proprietà, e la cui formazione spazia da consulenze mirate al design d’interni alla progettazione del dettaglio. In questo casa, ad esempio, ha progettato la grande vetrata, con montanti rossi e grigi, che separa la sala di produzione dal ristorante. Studiata su misura anche la maestosa parete attrezzata sullo sfondo: una bottigliera con scalette laterali di accesso ai piani alti, realizzata dai carpentieri della Nuova Far. Le grandi bitte, che si trovano sulla banchina, alle quali venivano legate le corde d’ormeggio, hanno ispirato l’uso dei materiali ferrosi anche all’interno, presenti in travi, putrelle, sgabelli e nelle 80 sedie francesi. La rubinetteria dei bagni è stata realizzata in rame su misura dalla Nuova Francesconi, che ha piegato in opera i tubola-

LE GRANDI BITTE, CHE SI TROVANO SULLA BANCHINA, ALLE QUALI VENIVANO LEGATE LE CORDE D’ORMEGGIO, HANNO ISPIRATO L’USO DEI MATERIALI FERROSI ANCHE ALL’INTERNO, PRESENTI IN TRAVI, PUTRELLE, SGABELLI E NELLE 80 SEDIE FRANCESI.

ri e utilizzato originali manopole blu e rosse per l’erogazione dell’acqua. Il blocco dei servizi è costituito da un monolite rivestito in Celenit tinteggiato: un materiale fonoassorbente per compensare la rifrazione delle vetrate. La Ditta Barocco ha provveduto alle pitture murali interne ed esterne e le partizioni sono state realizzate come quinte in legno di abete da Artigiana Legno. Le pareti sono in mattone a faccia a vista e l’accesso alle toilette avviene tramite porte scorrevoli su binari, dopo un percorso di luci segna-passi. Il primo input è stato quello di dividere lo spazio in due e tenere la parte più pregiata sul fronte, per godere dell’affaccio sull’acqua, aprendolo a una vista che connettesse l’interno all’esterno tramite grandi vetrate scorrevoli (della ditta Adria Montaggi) cre-

IN ALTO, MONICA POLETTI E EMILIO RAMBELLI. IN QUESTE PAGINE, ALCUNE FOTO DEL DARSENALE.

IN MAGAZINE

43


ando d’estate uno spazio conviviale di filtro fra la passeggiata sulla Darsena, il Garden ancora provvisorio e la piattaforma che a breve sarà fruibile per mangiare a ridosso della banchina. L’edificio non era vincolato dalla sovraintendenza, il sottosuolo era già stato bonificato così come la copertura era stata rifatta con una struttura lignea a timpano; si è pertanto proceduti con un riconsolidamento statico, si sono aperti sulla facciata due oblò e parte della struttura è stata rialzata di un metro rispetto a Via d’Alaggio. La maggior parte dell’arredo è di recupero, riadattato e ben inserito in un contesto che

IL PRIMO INPUT È STATO QUELLO DI DIVIDERE LO SPAZIO IN DUE E TENERE LA PARTE PIÙ PREGIATA SUL FRONTE, PER GODERE DELL’AFFACCIO SULL’ACQUA, APRENDOLO A UNA VISTA CHE CONNETTESSE L’INTERNO ALL’ESTERNO TRAMITE GRANDI VETRATE SCORREVOLI.

potrebbe essere lo stesso delle darsene del Nord Europa. L’80% di tavoli e sedie provengono da fabbriche, magazzini e botteghe di Anversa scoperte da Monica in un viaggio intrapreso alla ricerca di ispirazioni, materiali e complementi d’arredo. Il pavimento nella zona bar è realizzato in cementine giunte dalla Spagna da Mosaic del Sur; la pavimentazione poi prosegue parte in cemento industriale, realizzato dalla ditta Resine Ravenna/ Isolpav di A. Germanò, e parte in listoni della Tavar, la quale ha realizzato anche i tavoli in teak di recupero. Insieme ad Artigiana Legno ha creato le ali laterali del piano di mescita costituito da un banco del tribunale di Anversa lungo ben 6 metri, come altrettan44

IN MAGAZINE

to maestoso è il tavolo da convivio reperito in Piemonte. All’ingresso l’imponente portone è stato realizzato con le lamiere che provengono dal cancello originale, saldate in opera dal fabbro Raffaello. Andiamo poi sempre alla ricerca di quei dettagli che raccontano una storia: banchi di scuola e poltrone in tessuto verde da barca realizzate dai tappezzieri di Euro Arredo. Il focus centrale del progetto è stata la luce, magistralmente gestita dagli elementi illuminanti creati su misura da PSLab. A progettare tutta la logistica del bar, cucina e pizzeria è stata la Zanussi, che ha sviluppato il sistema costituito dalle celle per i

fermentatori e i fusti della birra. A curare l’impianto elettrico è stata la M.T.B. di Cangini, l’ingegnere D. Galassini si è occupato dell’aspetto dell’idrotermica e lo Studio Lenzi & Associati della parte ingegneristica e strutturale. Come dice Rambelli: “Il bravo architetto è un direttore d’orchestra che coordina sapientemente impiantisti, tecnici e altri colleghi con sensibilità ed esperienza. Questo Darsenale è stata un’occasione di confronto perché ogni progetto è fatto di attori, ciascuno dei quali esprime le proprie competenze al fine di realizzare una scena da raccontare, da vivere e da condividere”.



100% MADE IN ITALY

RAVENNA: Via dei Mestieri, 3 Zona Artigianale Monaldina Nord Godo di Russi BOLOGNA: Via Donato Creti, 55/D Tel. +39.0544.419707 Fax +39.0544.416427 info@arteparquethouse.it www.arteparquethouse.it X Art e Parquet House Srl


MIXARE

Il Re dei

DJ RESIDENT INTERVISTIAMO ALESSANDRO BRUNO, IN ARTE MITCH B. DJ, VINCITORE DEL DANCE MUSIC AWARD 2018 COME MIGLIOR DJ RESIDENT E ANIMATORE DELLE PISTE DEI LOCALI PIÙ FAMOSI IN RIVIERA.

R

Ravennate classe 1982, Alessandro Bruno, in arte Mitch B. Dj ha saputo fare della sua passione per la musica il suo lavoro, in un ambito – quello dei dj – in cui non è facile emergere e farsi spazio. Ha saputo animare le piste dei locali più famosi della riviera ravennate e romagnola, dal Pineta di Milano Marittima al Peter Pan e alla Villa delle Rose di Riccione. Fino ad arrivare, nel 2018, a vincere il premio come miglior dj resident ai Dance Music Award. Come hai scelto il tuo nome, Mitch B.? “Risale al 1998 quando ho iniziato a fare il dj, in concomitanza con l’uragano Mitch in America. Ma anche l’acronimo di Music Irregular To Clubs House. La lettera B è semplicemente l’iniziale del mio cognome”. Dove hai cominciato? “Il mio primissimo dj set è stato al Gallery di Bellaria, locale che non esiste più. Poi in alcuni locali a Marina di Ravenna, fra cui quello che ora si chiama I Fanti, all’Hornygap di Ravenna e al Baccara di Lugo, che tutti hanno frequentato. L’amore per la musica è innata e, in più, ho una nonna che lavorava nella ravennate Radio Italia, come spea-

di Serena Onofri

ker. Da piccolo ero sempre con lei, mi mettevo a sistemare i dischi e ascoltavo”. Nel tempo sei anche diventato producer. Perché? “È stata un’esigenza personale, in quanto un dj che punta ad arrivare alto cerca di lasciare il segno con una traccia che rimanga e che diventi un simbolo per gli altri dj. Ma è stata anche un’esigen-

za musicale in quanto, quando si ricerca un certo tipo di sonorità ma non la si trova, si inizia a pensare al modo di produrla e così si passa alla creazione e produzione di qualcosa di nuovo e originale”. Come si scrive una canzone o traccia? “Bisogna partire innanzitutto dall’idea, capire se si vuol fare un remix o una traccia inedita. Il re-

IN MAGAZINE

47


“SI ARRIVA FRA I GRANDI NOMI CON UNA BUONA CULTURA MUSICALE E UN PO’ DI PSICOLOGIA – RACCONTA MITCH B. – PERCHÉ BISOGNA SAPER INTERPRETARE ALLA PERFEZIONE COSA CERCANO LE PERSONE PER DIVERTIRSI, CHE SIANO 4 O 4.000”.

IN APERTURA, MITCH B. DJ. IN ALTO, ALLA SUA CONSOLLE.

48

IN MAGAZINE

mix è più facile, perché si ha già una base strumentale o una voce e si può quindi integrare la propria anima nel pezzo. L’inedito nasce quando meno lo si aspetta: basta che entri un giro, un riff in testa e si ha la necessità di buttarlo giù subito. E riprodurlo”. Dopo una lunga gavetta sei arrivato al premio come miglior dj 2018 al Dance Music Awards. Di cosa si tratta? Come si arriva tra i grandi nomi? “È un premio italiano che interessa tutte le categorie nel mondo della musica dance. Nel mio caso, sono stato premiato come Resident dj, cioè colui che dà l’anima al locale e ha un posto fisso in determinati locali. Principal-

mente sono stato resident al Pineta. Quest’estate nel corso della settimana sarò al Cala Celeste, al Donna Rosa, al Boca Barranca, al Pineta, mentre la domenica mi alternerò tra The Deck di Fano e il Torakiki di Lido di Savio. Si arriva fra i grandi nomi con una buona cultura musicale e un po’ di psicologia di pista, perché bisogna saper interpretare alla perfezione cosa cercano le persone in quel momento per divertirsi, che siano 4 o 4.000”. Sei libero di gestire una consolle e scegliere la musica che poi selezioni? “Al momento sono arrivato a un buon punto di esperienza: essendo resident, sono quella figura che riesce a seguire e a coprire qualsiasi tipo di serata o situazione, che sia l’aperitivo, il pre-serata, la parte centrale o finale”. Hai un mito o qualcuno che prendi come punto di riferimento? “Non ho un mito in sé come dj o producer, ma ho il mito delle etichette. Una di queste è la Defected Records, perché molto innovativa”. Consigli ai giovani che vorrebbero fare il dj oggi? “Anzitutto, ascoltare tantissima musica, al di fuori delle radio,

poiché attualmente la programmazione musicale radiofonico in Italia ha dei limiti. Quindi utilizzare i mezzi come Spotify, identificando un’etichetta o un artista e poi fare ricerca e ascoltare, anche le Web radio. Infine trovare un locale di riferimento, frequentarlo spesso e ascoltare quello che propongono”. Da dove arrivano le novità? Dove trovi ispirazione? “Questi sono i segreti del mestiere… Ci sono diversi canali d’informazione per gli addetti ai lavori: classifiche, siti di aggiornamento... che però non seguo mai. Piuttosto cerco e ricerco proposte insolite, facendo una continua selezione di tracce, etichette, ascolti e riascolti. Fino a quando non sento una traccia che magari è sconosciuta e che però funziona e la porto nella mia selezione”. Partire dalla provincia, aiuta o no? “La nostra provincia mi ha aiutato. Milano Marittima e Marina di Ravenna mi hanno dato molto e nascere qui mi ha favorito. Essere cresciuto in riviera mi ha regalato la movida che una volta si chiamava 100 locali in 100 km, suonando per cinque anni come resident dj al Peter Pan a Riccione e alla Villa delle Rose”.


metrocu bo ar re d am e n t i

Progettazione e realizzazione arredamenti su misura Viale Bologna, 45/b ForlÏ (FC) Tel. 0543 702933 – info@metrocuboarredamenti.it Whatsapp 329 6755125


ADVERTORIAL

SVA DAKAR UN NUOVO VOLTO

SVA DAKAR INAUGURA IL NUOVO LOOK DELLO SHOWROOM IN VIA TRIESTE E SVELA IL NUOVO MODELLO RANGE ROVER EVOQUE.

Circa due mesi fa, la concessionaria Sva che rappresenta i marchi Land Rover e Jaguar ha dato un volto tutto nuovo al suo showroom in Via Trieste. Il grande evento di inaugurazione tenutosi l’8 marzo è stato una vera celebrazione della Sva Dakar, in cui è stato svelato a un pubblico selezionato il nuovo modello Range Rover Evoque, a esattamente 8 anni dal lancio della prima edizione: una vera icona di stile e trend setter nel segmento dei SUV. Con la sua caratte-

ristica silhouette da coupé, Range Rover Evoque rappresenta l’evoluzione accattivante dell’auto che ha conquistato i cuori in tutto il mondo. Land Rover è il marchio produttore per eccellenza di veicoli fatti per l’avventura, i viaggi e le lunghe distanze. Da sempre sinonimo di robustezza ed eleganza, il brand si è costruito una fama mondiale grazie alla capacità dei suoi veicoli di affrontare qualsiasi tipo di percorso e offrire anche il miglior comfort di guida. Nato

nel lontano 30 aprile 1948, il primo modello di Rover è stato disegnato nell’Inghilterra post bellica, quando le materie prime scarseggiavano e lungo le strade erano abbandonate molte Jeep militari americane. Da quelle linee massicce, è stato elaborato il famoso Defender, capace di rispondere alle esigenze di veicoli pratici a trazione integrale per uso civile. Negli anni successivi i modelli Land Rover si sono moltiplicati, conquistando il mercato americano e inaugurando gli


ADVERTORIAL

NEL NUOVO MODELLO RANGE ROVER EVOQUE IL LUSSO NEL DESIGN SI UNISCE AL PIACERE DELLA GUIDA, DATA DAL PERFETTO EQUILIBRIO TRA CAPACITÀ E RAFFINATEZZA SU STRADA IN QUALSIASI CONDIZIONE ATMOSFERICA, GARANTENDO UNA GUIDA SICURA INDIPENDENTEMENTE DALLE CONDIZIONI.

antenati dei SUV, veicoli fuori strada per il tempo libero. Ma è negli ultimi anni che avviene la svolta: Land Rover diventa un marchio per tutti presentando modelli addomesticati per uso cittadino: Discovery ed Evoque. Il successo è planetario. Proprio quest’ultimo due mesi fa è ritornato a essere protagonista della sua categoria: la nuova Range Rover Evoque si è presentata come Benchmark nel settore dei SUV; si è evoluta con tecnologie nuove grazie a motori ibridi (plug-in) e tecnologie legate alla sicurezza, come l’airbag per i pedoni, maggior comfort grazie a una App che consente di attivare il climatizzatore a distanza, e la praticità data da varie telecamere che offrono una visuale anche attraverso il cofano motore. L’attenzione al dettaglio, da sempre filosofia del marchio, è un aspetto fondamentale per gli interni: le superfici pulite e i materiali di qualità accuratamente selezionati creano un abitacolo raffinato ed esclusivo, oltre che comfort e praticità. Un lusso che si unisce al piacere della guida, data dal perfetto equilibrio tra capacità e raffinatezza su strada in qualsiasi condizione atmosferica, garantendo una guida sicura indipendentemente dalle condizioni. A breve, inoltre, uscirà

anche una versione completamente elettrica. Non resta che ammirare dal vivo e provare la gamma Jaguar Land Rover nel fantastico e rinnovato showroom Sva Dakar che, con il cambio di look, ha voluto rimarcare lo stile British della casa automobilistica scegliendo come protagonista il camaleontico David Bowie nei panni di Ziggy Stardust, icona inglese per eccellenza e possessore in passato di una Jaguar. Grazie all’altissima qualità e al design, i due brand di Sva Dakar hanno ricevuto molti riconoscimenti, tra i quali

Jaguar F-Pace Best Car 2016, Range Rover Velar Best Design Awards 2017 e, per finire, all’ultimo Salone di Ginevra è stato assegnato l’I-PACE Car of the Year 2019 alla nuova nata completamente elettrica di casa Jaguar. Il traguardo dei 15 anni di marchio Land Rover e dei 3 anni di Jaguar segna una nuova era per Sva Dakar: la concessionaria posa una pietra miliare nel suo percorso, indirizzandosi verso una nuova stagione di successi e confermandosi un fiore all’occhiello della città.

DAKAR SVA SVA DAKAR svadakar.jaguar.it

svadakar.jaguar.it

svadakar.landrover.it

svadakar.landrover.it

Ravenna - Via Trieste, 235 Tel. 0544-289301 info.concierge@svaravenna.it www.svadakar.landrover.it


NUOVA NUOVAV85 V85 TT TT

ÈÈ TUA TUACON CON VANTAGGI VANTAGGI ati Multistrada 1200 IMPERDIBILI IMPERDIBILI

V85 V85TT TTCON CON 3 ANNI 3 ANNI DI MANUTENZIONE DI MANUTENZIONE E 1 ANNOE 1 ANNO DI DIESTENSIONE ESTENSIONE GARANZIA, GARANZIA, PUO’ ESSERE PUO’ TUA ESSERE CON TUA CON ANTICIPO ANTICIPO E 36 E RATE 36 RATE DA 199€ DA AL 199€ MESE AL(TAN MESE 5,98% (TAN - 5,98% TAEG TAEG6,86%) 6,86%) POIPOI DECIDI DECIDI SE RESTITUIRLA, SE RESTITUIRLA, CAMBIARLA CAMBIARLA O O TENERLA, TENERLA, SALDANDO SALDANDO L’IMPORTO L’IMPORTO RESIDUO.* RESIDUO.*

re da € 17.460,00 (prezzo franco concessionario)

Agata sul Santerno (Lugo - Ra) - Tel. 0545-45112 - motoeuropa@lamiarete.com - www.motoeuropa-snc.com *Esempio di offerta per Moto Guzzi V85 TT Evocative Graphics più pacchetto manutenzione: prezzo di listino € 12.390,62 - Anticipo €1.450,00 = € 10.940,62 (importo totale del credito) in 36 rate da € 199,00 + Maxirata finale € 5.283,00 (coincidente con il cosiddetto “Valore Futuro Garantito” Guzzi). Prima rata a 30 giorni. TAN FISSO 5,98% - TAEG 6,46%. Il TAEG rappresenta il costo totale del credito espresso in percentuale annua e include: interessi, imposta di bollo su finanziamento € 16,00, bollo su rendiconto annuale e di fine rapporto € 2,00 (per importi superiori a € 77,47), spesa mensile gestione pratica € 1,50 - importo totale dovuto (importo totale del credito + costo totale del credito) per Opzione Maxirata € 12.522,50. Entro 45 gg. dalla scadenza della Maxirata il Cliente, in alternativa al saldo della stessa, potrà rateizzarne il pagamento (importo tot. Dovuto massimo: € 13.058,00 e Taeg Massimo: 6,86%). Offerta valida fino al 31/05/2019. Messaggio pubblicitario con finalità promozionale. Per le informazioni precontrattuali richiedere sul punto vendita il documento “Informazioni europee di base sul credito ai consumatori” (SECCI) e copia del testo contrattuale. Salvo approvazione Agos Ducato S.p.A. La Rete delle Concessionarie Moto Guzzi opera quale intermediario del credito NON in esclusiva. La Concessionaria aderente, in caso di Opzione Maxirata, ti offre la possibilità di restituire il mezzo o sostituirlo alle condizioni e nei limiti precisati nella documentazione regolante l’iniziativa “Valore Futuro Garantito” Guzzi, provvedendo, in tal caso, al pagamento della Maxirata (coincidente con il cosiddetto “Valore Futuro Garantito”). Maggiori info su www.motoguzzi.com/it_IT/

Via Romea 144/B, Ravenna | Tel. 0544 401950 | www.fgmoto.it


CREARE

Le vene della

NATURA

DAL GIAPPONE A RAVENNA: L’ARTISTA TAKAKO HIRAI APPROCCIA IL TEMA DEL RAPPORTO FRA L’UOMO E LA NATURA CON UNA SENSIBILITÀ POETICA E MATERICA.

F

di Aldo Savini / ph Lidia Bagnara

Fino al 31 marzo scorso si poteva vedere, nella loggia interna del MAR, Museo d’Arte della Città di Ravenna che si affaccia sui Giardini Pubblici, l’installazione site specific Giardino segreto: composta da canne flessibili inserite su sostegni in legno di recupero, alla cui sommità cubetti di vetro come tessere di un mosaico aereo si illuminano colpite dalla luce. In questa convergenza di leggerezza, trasparenza, movimento e silenzio si rivela la sensibilità poetica di Takako Hirai. Durante una gita universitaria in Italia rimane colpita ed emozionata da un mosaico visto in una chiesa. Facendo ricerche su Internet, nonostante le scarse informazioni, scopre che Ravenna è la patria del mosaico. Per studiarne la tecnica, quattordici anni fa arriva a Ravenna dal Giappone, in cui era nata a Kumamoto nel 1975 e dove si era laureata in pittura alla Facoltà d’Arte della Hiroshima City University. A Ravenna trova una città aperta e accogliente e un ambiente artistico stimolante, tanto che decide di rimanervi stabilmente. Superate le difficoltà iniziali dovute alla lingua, conosce oltre ai mosaicisti e agli artisti locali anche gente del posto, e iniIN MAGAZINE

53


“PER STUDIARE LA TECNICA MUSIVA, TAKAKO HIRAI QUATTORDICI ANNI FA ARRIVA A RAVENNA DAL GIAPPONE. TROVA UNA CITTÀ APERTA E ACCOGLIENTE E UN AMBIENTE ARTISTICO STIMOLANTE, TANTO CHE DECIDE DI RIMANERVI STABILMENTE”.

NELLA PAGINA PRECEDENTE, UN RITRATTO DI TAKAKO HIRAI. IN ALTO, L’ARTISTA ALL’OPERA.

54

IN MAGAZINE

zia l’apprendistato nel laboratorio di Koko Mosaico, realizzando copie da modelli bizantini e romani e riproduzioni in mosaico di cartoni di pittori. Dal 2011 è libera professionista. Eseguendo questi lavori inizia a trovare particolare interesse per i materiali e scopre il fascino e la capacità espressiva di marmi e pietre, e poi anche dei sassi di fiume e da ultimo del vetro. Mentre acquista la tecnica e la manualità artigianale continua a dipingere a olio su tela, principalmente paesaggi, giardini con vegetazione spontanea e con un albero dominante che per Takako è il simbolo della natura vivente. E proprio l’idea della natura è il principio e la fonte dell’ispirazione per i suoi mosaici, i cui effetti pittorici e tonali conferiscono leggerezza e movimento alle immagini. Alla sua visione della natura non è estraneo l’uomo; così, con tessere che a ben guardare hanno caratteristiche proprie, disposte secondo un ordine classico, la figura umana,

pur mimetizzata, si inserisce nel contesto divenendone parte integrante. Lavorando con il biancone, materiale molto friabile, ha scoperto che le venature conservano un segreto. Infatti, nel momento in cui vengono aperte, all’interno presentano uno strato non uniforme, polveroso, sensibile al tatto e con tante sfumature non particolarmente brillanti di colore grigioverde. Con tessere irregolari così ottenute ha realizzato gli ultimi lavori dal titolo Vene, tendenti all’astrazione, pur conservando una figurazione realistica. Sono quasi una sfida allo strato segreto di quel materiale che è rimasto per tanto tempo imprigionato, svelato ed esaltato dalla sua mano. Una di queste opere, selezionata per la mostra GAEM - Giovani Artisti e Mosaico del 2013, ha ottenuto il premio Orsoni ed è entrata nella collezione permanente del Museo d’Arte della Città. Dopo essersi per lungo tempo dedicata al mosaico, ultimamente ha ripreso a dipingere e a disegnare a matita per dare libera espressione alla propria creatività, e sta realizzando un lungo racconto lineare che riproduce nei minimi dettagli pianticelle di erbacce, appena raccolte, che diventano le sue vittime. Verrà esposto, insieme ai mosaici del passato e recenti, in una mostra personale nel museo provinciale della città natale dove vive la sua famiglia, con l’intenzione di far conoscere anche in Giappone l’intero suo percorso creativo.


ADVERTORIAL

TATIANA TABANELLI TRASFORMARE I SOGNI IN REALTÀ

CREARE ESPERIENZE INDIMENTICABILI: QUESTA È LA MISSIONE DI TATIANA TABANELLI, EVENT E WEDDING PLANNER FAENTINA CHE HA ALLE SPALLE VENT’ANNI DI STUDIO ED ESPERIENZA. Trasformare in realtà i sogni delle persone. Di questo si occupa la faentina Tatiana Tabanelli, specializzata in Event e Wedding Planner, ossia in tutto ciò che riguarda l’organizzazione di esperienze indimenticabili: dal party aziendale al matrimonio, passando per il flower design, il booking service e la progettazione di allestimenti scenografici. “Ho iniziato negli anni Duemila – racconta Tatiana – quando ancora gli eventi non erano una forma di comunicazione importante e strutturata come oggi. Dopo dieci anni di studio ed esperienza nelle Marche, Regione ricca di aziende che mi ha consentito di sperimentare, sono rientrata a Faenza, mia città natale, dove ho iniziato a occuparmi anche di matrimoni. Quella del wedding planner è certamente una professione emergente ma sulla quale esistono diversi luoghi comuni. È sbagliato, per esempio, pensare che non sia una figura alla portata di tutti. Non è così: il wedding planner è prima di tutto una persona affidabile, paziente e curiosa, con il com-

pito di coordinare le nozze e far sì che nulla sia lasciato al caso. Si tratta di una missione che si può portare avanti solo con passione: è necessario avere i nervi saldi, saper mantenere la concentrazione ed essere anche un po’ psicologi per capire i gusti dei futuri sposi, guidandoli e rassicurandoli nelle scelte, in quanto si tratta di un momento ad alto impatto emotivo”. L’incontro conoscitivo con i futuri sposi è fondamentale per capire cosa si aspettano dal giorno più importante della loro vita, quali sono i loro desideri e gusti e in che modo renderli protagonisti indiscussi del loro evento. In tal senso, in questa professione, è importante anche viaggiare, leggere e informarsi per tenere allenata la creatività e trovare sempre nuove ispirazioni e idee da proporre. “Il matrimonio va cucito su misura esattamente come fa un sarto con un vestito – aggiunge Tatiana –. Il mio compito è assicurarmi che le idee proposte siano realizzabili e, al limite, individuare alternative valide. Attualmente ci sono

due grandi stili in materia di cerimonie di nozze: quello new barocco, ricco e pomposo, con tanti decori e incentrato sui toni dell’oro e del porpora; quello boho chic, semplice, romantico, ispirato al contatto con la natura e ai valori di un tempo, in cui prevalgono

Tatiana Tabanelli Events | 347.9156449 | info@tatianatabanelli.com

le sfumature del bronzo e il verde. Per chi invece sceglierà di sposarsi in inverno, il colore rosso farà certamente da padrone nei dettagli. In tutti i casi, il compito del wedding planner è di trovare il giusto equilibrio e creare qualcosa di unico e personalizzato”.


VISITARE

Il borgo

ANTICO ANDIAMO ALLA SCOPERTA DI BORGO MARINA A CERVIA, DALLA STORIA ALLE MANIFESTAZIONI CHE LO ANIMANO. di Roberta Bezzi

Q

Quello che oggi è noto come Borgo Marina, lungo il porto canale di Cervia, era un quartiere di capanne nato intorno al 1833, i cui abitanti, chiamati magna pes (mangia pesci), erano considerati stranieri, quindi emarginati dai salinari e dalla popolazione che viveva dentro il quadrilatero del centro storico. La marineria cervese, che nasce da famiglie di pescatori che abitavano le case a schiera del Borgo Marina, è cresciuta infatti grazie alle migrazioni di pescatori provenienti dal Veneto, dall’area del Delta del Po, e solo in parte dalle zone più a sud della costa romagnola. Si trattava dunque di una realtà a parte rispetto al cuore pulsante della città, legato alla produzione del sale e alle famiglie dei salinari, ancora arretrata, con miseria e analfabetismo diffusi, alla prese con un lavoro duro e pericoloso. Lo sviluppo del turismo, prima in forme pionieristiche e poi sempre più di massa, ha consentito di integrare il reddito scarso correlato alla pesca. La nascita delle prime strutture ricettive e di servizio rappresentano un nuovo sbocco di mercato per il pesce pescato dai marinai di Cervia. Col tempo, poi, i pescatori si inventano il co-

56

IN MAGAZINE

siddetto pescaturismo, ossia le gite in barca per i bagnanti, con momenti di intrattenimento e informazione. Quasi tutte le famiglie di marinai e pescatori provenivano da Chioggia, Comacchio e Goro, arrivate a Cervia con il trasporto del sale; altre sono arrivate dal 1800 al 1900. Ancora all’inizio del secolo, i matrimoni avvenivano solo all’interno della comunità e per questo i loro nomi sono rimasti nella città: Bellini, Bonaldo, Foli, Lucchi, Mezzagori, Modanesi, Nella, Penso, Picciarini, Ricci, Tiozzi, Trampalina, Veronesi e Zanini. Il Borgo Marina attuale conserva molto di questo spirito originario, grazie alla presenza di numerosi ristoratori di pesce lungo tutta Via Nazario Sauro. Con l’arrivo della bella stagione, l’antico borgo di pescatori dà il meglio di sé, grazie a Borgomarina – Vetrina di Romagna, manifestazione caratterizzata da mercatini ed esposizioni di prodotti tipici e dell’artigianato artistico romagnolo, animazione e proposte gastronomiche dei ristoranti, mostre artistiche e incontri culturali. Quest’anno è in programma la diciannovesima edizione che dura dal 16 maggio

IN ALTO, UNA VISTA DI CERVIA CON LA TORRE DI SAN MICHELE E IL MUSEO DEL SALE.


I VISITATORI POSSONO CURIOSARE E SCOPRIRE ASPETTI INTERESSANTI DELL’AREA A RIDOSSO DEI MAGAZZINI DEL SALE E DELLA TORRE SAN MICHELE, TRA CASE DI PESCATORI, IL FARO DEL 1875, IL VECCHIO MERCATO DEL PESCE E VILLA IGEA.

al 5 settembre. Come di consueto nella giornata del giovedì, dalle 17.30 alle 24, la zona viene chiusa al traffico per accogliere circa 80 tra artigiani, produttori e ambulanti del settore agroalimentare. Di notevole interesse per turisti e residenti, è il polo di attrazione costituito dai dieci ristoranti del Borgo Marina che, in occasione della manifestazione, presentano

offerte enogastronomiche, ispirate alla tradizioni della cucina marinara. Per l’occasione, i numerosi visitatori possono curiosare per scoprire aspetti interessanti di un’area a ridosso degli storici Magazzini del Sale e della Torre San Michele, che si snoda su un itinerario che ha come cornice le tipiche case a schiera dei pescatori – sulle cui facciate si trovano le ceramiche con la riproduzione delle vele storiche – e in cui sono collocati lo storico faro del 1875, il mercatino dei pescatori, il vecchio mercato all’ingrosso del pesce, oggi sede della Cooperativa Pescatori, e la storica Villa Igea, struttura che per prima ha ospitato Grazia Deledda, premio Nobel per la letteratura, cittadina onoraria di Cervia. Per i cervesi la manifestazione è anche l’occasione di ritrovare il gusto di stare insieme. Da segnalare la novità, da qualche anno, anche dei martedì Cervia a lume di candela,

in cui è possibile cenare in modo romantico nell’antico borgo, dal 4 giugno al 3 settembre. Senza dimenticare, inoltre, altri appuntamenti che vedono il borgo protagonista, quali la Sagra della cozza in giugno, la Notte Rosa, Rotta del Sale e Sapore di Sale fra luglio e agosto. Agli occhi più attenti non sfuggiranno, infine, le tante migliorie legate al restyling e alla riqualificazione urbana del Borgo Marina, nel tratto compreso tra il mercato del pesce e il porto, ultimato in maggio, che ha portato alla demolizione e successiva ricostruzione del muro di banchina esistente, con l’ampliamento della superficie calpestabile di quest’ultima, alla realizzazione di tutte le canalizzazioni e i sotto servizi per le nuove reti impiantistiche, e al rivestimento/ pavimentazione finale sia della banchina che del paramento murario, impiegando pietra alberese di pregiata finitura superficiale. IN MAGAZINE

57


ADVERTORIAL

CENTRO DI MICROCHIRURGIA CIDIEMME L’ECCELLENZA TECNOLOGICA AL SERVIZIO DELLA VISTA

IL CENTRO DI MICROCHIRURGIA CIDIEMME, NATO NEL 1994 DALLA PASSIONE E DALLA PROFESSIONALITÀ DI EGIDIO DAL FIUME, È IL PRIMO DAY SURGERY IN REGIONE E TRA I PRIMI A LIVELLO NAZIONALE PER L’OCULISTICA.

Oculistica - Dermatologia

Ravenna Via Berlinguer, 14 Tel. 0544 404355 info@cidiemme.it www.cidiemme.it

L’oculistica è sicuramente una delle branche medico-chirurgiche che hanno avuto maggiore spinta e beneficio dall’evoluzione tecnica. Che non si è ancora fermata. Non tutti i medici e le strutture sono riusciti a rimanere in linea con questa continua evoluzione, e ancor meno sono quelli che sono da traino in questo particolare mondo scientifico. A Ravenna esiste una di queste realtà. Nel 1994 nasceva il Centro di Microchirurgia Cidiemme, primo Day Surgery in Regione e tra i primi a livello nazionale, nato dalla passione e dall’infinita professionalità di Egidio Dal Fiume, che ha riunito i migliori professionisti della sua Scuola e impostato una struttura di eccellenza, dotata delle migliori e sempre aggiornate tecnologie per offrire un completo ventaglio di prestazioni diagnostiche e chirurgiche. La diagnostica si avvale di due topografi computerizzati (OCT): uno per il segmento anteriore (cornea e cristallino) e uno (angio-OCT) per le malattie della retina.

Tra le tecnologie parachirurgiche innovative uno spazio particolare ha il laser giallo micropulsato per il trattamento degli edemi maculari (degenerazioni senili, corioretinopatie sierose, edemi da trombosi o diabete) e per il trattamento laser del glaucoma. Dalla diagnosi alla chirurgia: in Cidiemme trovano eccellente risposta praticamente tutte le indicazioni chirurgiche oculari. La correzione dei principali difetti visivi (miopia, ipermetropia ed astigmatismo) viene effettuata con un laser ad eccimeri di ultima generazione dotato di un profilo di lavoro molto evoluto denominato smart-surface aberration-free oppure, dove non arriva il laser, con lentine interne (ICL). Nella chirurgia della cataratta, Cidiemme si avvale di un nuovo strumento nanotecnologico, lo Zepto Precision Pulse, per rendere l’intervento sem-

pre più affidabile e sicuro, con possibilità d’impianto di lenti per correggere la visione da lontano e da vicino. Le malattie della retina e del corpo vitreo, responsabili di grave invalidità visiva, vengono oggi trattate in Cidiemme con tecniche di vitrectomia mini invasiva sempre in regime di Day Surgery e iniezioni intravitreali per le degenerazioni maculari senili e miopiche. Nell’ambito delle malattie della cornea, in Cidiemme c’è la possibilità di eseguire il Cross Linking corneale per bloccare l’evoluzione del cheratocono, e di eseguire cheratoplastiche lamellari. Non ultima, in Cidiemme, la chirurgia dermatologica ambulatoriale di alto livello per lesioni precancerose e tumorali, con una qualità sia diagnostica che d’intervento di eccellenza grazie sia agli specialisti coinvolti che alle attrezzature impiegate.


DALL'EDITORIA AL DIGITALE, IL MIGLIORE PARTNER PER I TUOI CONTENUTI.

C O M U N I C A Z I O N E

DIAMO FORMA ALLE TUE IDEE

INlab è un laboratorio creativo che mette a disposizione delle tue idee esperti di comunicazione e pianificazione strategica per promuovere efficacemente la tua attività. Parte di Edizioni IN Magazine, casa editrice che da 20 anni racconta le eccellenze del territorio romagnolo e marchigiano, INlab nasce a sostegno delle realtà locali con strategie di marketing e comunicazione. Da progetti editoriali complessi a progetti di web marketing, proponiamo servizi agili, personalizzati e modulati sulle tue esigenze. MARKETING STRATEGICO // COMUNICAZIONE GRAFICA // PROGETTI EDITORIALI

SEDE: VIA L.NAPOLEONE BONAPARTE, 50 | CAP 47122 | FORLÌ T. 0543.798463 | WWW.INLABCOMUNICAZIONE.IT



Turn static files into dynamic content formats.

Create a flipbook
Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.