Tariffa R.O.C.: Poste Italiane s.p.a. - Spedizione in A. P. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 1, DCB - FILIALE DI FORLÌ - Contiene i. p. - Reg. al Tribunale di Forlì il 19/09/2002 n. 29 - EURO 3,00
CESENA N° 5 OTTOBRE/NOVEMBRE 2019
Barbara
BURIOLI
IMPRENDITRICE PER BENE
GIANLUCA CAMPORESI / Non chiamatemi artista INTEGRATORI / Equilibrio naturale MURO DI BERLINO / Cartoline dalla storia
EDITORIALE
SOMMARIO
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I nostri personaggi di copertina sono Gianluca Naphtalina Camporesi, fotografo ANNOTARE di Laura Pausini, fonico di Brevi IN Jovanotti e custode dell’archivio Pavarotti, e Barbara Burioli, fondatrice di Siropack che ha fatto del benessere dei suoi dipendenti la sua filosofia. Parliamo di integraESSERE tori e di rimedi naturali con cinque Gianluca Naphtalina Camporesi aziende della Provincia e intervistiamo Gianluca Orazi, ideatore della campagna #paroledasalvare di Zanichelli. Ricordiamo la caduta del Muro di Berlino con le fotoESSERE grafie di Gabriele Savoia e riperBarbara Burioli corriamo la storia di due imprese di famiglia, Fabbri Boutique e Arte e Ricamo. Incontriamo Vittorio ed Enrico Maltoni, collezionisti di libri e macchine da caffè espresso, PRODURRE ed entriamo nell’appartamento di Equilibrio naturale Fabio Zaffagnini, ideatore di Rockin’1000. Vi regaliamo poi una breve guida sull’astrofotografia e, infine, il racconto vincitore del Premio Letterario Città di Forlì per la COMUNICARE prosa inedita. Buona lettura! Parole da salvare Andrea Masotti
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EDIZIONI IN MAGAZINE S.R.L. Via Napoleone Bonaparte, 50 - 47122 Forlì Tel. 0543.798463 / Fax 0543.774044 www.inmagazine.it info@inmagazine.it DIRETTORE RESPONSABILE: Andrea Masotti REDAZIONE CENTRALE: Clarissa Costa, Gianluca Gatta, Beatrice Loddo COORDINAMENTO DI REDAZIONE: Roberta Invidia ARTWORK: Lisa Tagliaferri IMPAGINAZIONE: Francesca Fantini UFFICIO COMMERCIALE: Gianluca Braga, Elvis Venturini STAMPA: La Pieve Poligrafica Villa Verucchio (RN) ANNO XXI - N. 5 Chiuso per la stampa il 16/10/2019 Collaboratori: Barbara Baronio, Andrea Bonavita, Dolores Carnemolla, Giulia Masci Ametta, Francesca Miccoli, Annalisa Raduano, Francesca Ricci. Fotografi: Andrea Bonavita, Andrea Coveri, Pier Paolo Longo, Annalisa Patuelli, Andrea Quartarone, Giorgio Sabatini, Gabriele Savoia, Gianmaria Zanotti.
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FOTOGRAFARE
Catturare le stelle
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ABITARE
Dove nasce il Rock
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SCRIVERE
Racconto di città
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RICORDARE
Cartoline dalla storia Seguici su FB: www.facebook.com/ edizioni.inmagazine
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TRAMANDARE
Di nonna in nipote Edizioni IN Magazine si impegna alla salvaguardia del patrimonio forestale aderendo al circuito di certificazione di FSC-Italia.
Tutti i diritti sono riservati. Foto e articoli possono essere riprodotti solo con l’autorizzazione dell’editore e citando la fonte.
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RACCOGLIERE
Collezioni di famiglia
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ANNOTARE
Un gelato DIVERSO
Volvo PLASTICLESS
CESENA La gelateria Puro
& Bio ha inaugurato il suo secondo locale nel centro di Cesena: dalla sede-laboratorio di corso Garibaldi, di fronte al Bonci, il gelato appena fatto arriva su una bici a tre ruote, munita di una grande cassetta frigo, fino a piazza del Popolo, all’angolo con via Fra’ Michelino, davanti a Casamadie. Il locale, che prima ancora di ospitare il Pappa to go era una storica macelleria, ora è uno spazio dove i clienti possono mettersi comodi e consumare anche deliziose coppe gelato, coppe miste con frutta, yogurt e superfood come mandorle, zenzero, cannella, curcuma, bacche di goji.
CESENATICO Dopo che lo ph Giorgio Sabatini
Festa per i 60 anni di ELETTRONICA CORTESI CIVITELLA Una festa piena di allegria ed emozioni per festeggiare un traguardo importate. Erano oltre 150 gli invitati al Gala dinner per i 60 anni di Elettronica Cortesi, che si è svolto nella suggestiva cornice del Borgo dei Guidi, a Nespoli di Civitella, lo scorso 5 ottobre. L’evento, presentato da Andrea Vasumi e curato da Menabò, è stato l’occasione per celebrare i successi dell’azienda forlivese, fondata da Carlo e Antonio Cortesi nel 1959 e oggi punto di riferimento nei sistemi elettronici di sicurezza, con oltre 13.000 impianti installati. Il momento clou della serata è stata la coinvolgente video-intervista in cui Carlo Cortesi ha ripercorso gli inizi dell’avventura, come impresa di assistenza per radio e televisioni, e i traguardi raggiunti nel corso degli anni. Sul palco dei festeggiamenti sono saliti anche alcuni dipendenti premiati dal presidente Paolo Cortesi per la loro dedizione e il loro impegno e a salutare gli ospiti della serata è intervenuto anche il sindaco di Forlì, Gian Luca Zattini.
scorso anno la filiale italiana di Volvo aveva sposato la causa del progetto LifeGate PlasticLess per la riduzione delle plastiche nel mare, nel 2019 il progetto si è ampliato: il 16 settembre, nel porto di Cesenatico, è stata effettuata la posa del dispositivo Seabin, il cestino per la raccolta dei rifiuti galleggianti in grado di catturare oltre mezza tonnellata di rifiuti all’anno. Tra le prime a dare la propria adesione all’estensione del progetto è stata la concessionaria Volvo Romagnauto, confermando così la sensibilità alle tematiche ambientali propria della famiglia Reggiani.
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ANNOTARE
Festa del LATTE
Cinema e FILOSOFIA
CESENA Grande successo per
FORLÌ Il 28 settembre e il 2
l’annuale appuntamento di Centrale del Latte, tenutosi il 13 ottobre a Cesena Fiera. Migliaia i visitatori per l’edizione 2019, occasione in cui l’azienda ha festeggiato il traguardo dei 60 anni di attività con un ricco programma all’insegna del divertimento e del buon cibo con prodotti genuini. E come la migliore tradizione romagnola richiede, non è infatti mancata la buona musica, suonata dalla storica Orchestra Casadei. Immancabile, poi, una mega torta con 60 candeline per festeggiare insieme ai consumatori l’anniversario, che Centrale del Latte di Cesena ha deciso di esaltare anche con la realizzazione di un volume celebrativo: un libro che racconta tutta la storia dell’azienda, i diversi passaggi legati alle attività e le persone che l’hanno vissuta fin dal lontano luglio 1959.
ottobre, presso il Ridotto del Teatro Diego Fabbri, Menabò Group ha organizzato due Lectio Magistralis con il professor Umberto Curi, autore di numerose pubblicazioni, docente di Filosofia all’Università di Padova e uno dei filosofi che maggiormente ha indagato il ruolo del cinema nella cultura contemporanea e il suo rapporto con la filosofia. Due appuntamenti aperti alla città, Cinema e mutamenti e Cinema e visioni del futuro, in cui il professor Curi ha portato il pubblico in un viaggio nei film in cui la filosofia si esprime attraverso le immagini, trattando pellicole come Gran Torino, Moulin Rouge!, Il mestiere delle armi, The Truman Show di Peter Weir, solo per fare alcuni esempi. I due incontri sono stati organizzati grazie al supporto dell’associazione culturale Agenda Filosofica e di Edizioni IN Magazine come Media Partner.
ph Giorgio Sabatini
Steve McCurry IN MOSTRA CON "CIBO" FORLÌ Fino al 6 gennaio 2020, il museo civico San Domenico accoglie la mostra Cibo del fotografo americano Steve McCurry, considerato una delle voci più autorevoli della fotografia contemporanea: un’esposizione inedita a livello mondiale con immagini per larghissima parte mai esposte e stampate prima. Le fotografie, scattate da McCurry tra America Latina, Asia ed Europa nel corso della sua carriera ultratrentennale, sono accompagnate da strutture scenografiche e da video che rendono la visita un’esperienza immersiva dal punto di vista fisico ed emozionale, un progetto scenico ideato da Peter Bottazzi che si sviluppa in cinque sezioni le quali seguono il ciclo di vita del cibo. Il concetto dietro la mostra sviluppato da McCurry ha a che fare con l’universalità del cibo e le sue differenti declinazioni a seconda del Paese e della cultura, considerato per la sua funzione di canale di comunicazione tra i popoli.
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IN MAGAZINE
ESSERE
Non chiamatemi
ARTISTA
GIANLUCA NAPHTALINA CAMPORESI PER ANNI È STATO FOTOGRAFO DI LAURA PAUSINI E FONICO DI JOVANOTTI. INSIEME ALLA FONDAZIONE PAVAROTTI CONTRIBUISCE A TENERE VIVA LA MEMORIA DEL MAESTRO. di Roberta Invidia / ph Annalisa Patuelli
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Fotografo, videomaker, custode del grande patrimonio di immagini che raccontano la vita di Luciano Pavarotti. Gianluca Naphtalina Camporesi è tante cose insieme e forse per questo non ama essere incasellato in una categoria. Non si sente un artista e se gli si chiede il suo stile come fotografo risponde: “Ho gli occhi pieni di foto che non ho scattato. Voglio sperare sia un tentativo di incamerare più sensazioni possibili prima di tradurle in uno scatto. Oppure sono solo poco puntuale, che non è un granché per un fotografo, ma dopo tutto… io non sono proprio un fotografo.” E sta proprio qui il suo bello. Nel non sentirsi mai arrivato in nessuno dei tanti percorsi di carriera che lo hanno portato a vivere esperienze importanti accanto ad artisti come: Jovanotti, Laura Pausini e il Maestro Pavarotti. Tutto comincia nei primi anni Novanta, quando, grazie al sodalizio tra Michele Centonze e Lorenzo Cherubini, in uno studio di registrazione forlivese nascevano i successi di Jovanot-
ti; Gianluca era il tecnico del suono di quel piccolo scrigno di creatività e sperimentazione. “Il soprannome Naphtalina me lo diede proprio Centonze,” ricorda Gianluca. “Avevo la mania di conservare tutto. Da qui il nomignolo che è diventato poi il mio nome d’arte.” In questi stessi anni, Gianluca è anche il fonico dei concerti di Jovanotti, ma accanto alla musica si dedica a un’altra passione che lo accompagna fin da adolescente: i video. Nel 1997 con la società Ideadrome produce il primo CD-rom per Jovanotti e, fino al 2000, seguirà i tour di Lorenzo con una piccola macchina fotografica digitale per generare contenuti video per il sito internet, una cosa non usuale per l’epoca. Nel frattempo è il programmatore delle sequenze musicali dei duetti del Pavarotti & Friends, prodotti da Centonze, e lo sarà anche per tutti le altre edizioni del mega show benefico che metteva assieme lirica e pop. Nel 2006 la collaborazione con Centonze, lo porta ancora a lavorare in grandi eventi musicali live. IN MAGAZINE
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ph Michele Lugaresi
DA TECNICO DEL SUONO A FOTOGRAFO E VIDEOMAKER. NAPHTALINA È TANTE COSE INSIEME E FORSE PER QUESTO NON AMA ESSERE INCASELLATO IN UNA CATEGORIA. E STA PROPRIO QUI IL SUO BELLO. NEL SUO NON SENTIRSI MAI ARRIVATO NEL SUO PERCORSO.
Sarà infatti il programmatore delle sequenze delle cerimonie di apertura e chiusura di uno degli eventi più spettacolari di sempre: i Giochi Olimpici Invernali di Torino. Ma questo sarà anche il suo ultimo atto nel mondo della musica. Da qui in poi, Naphtalina comincia infatti la sua nuova vita
professionale come fotografo e videomaker, spinto da un talento forse ancora più suo e più maturo. Come sei passato dalla musica alla fotografia e ai video… “Finite le Olimpiadi ho deciso che il lavoro in sala di registrazione non faceva più per me. Quando ho cominciato si registrava su nastro e se avevi bisogno di inserire il suono di una strumento chiamavi un musicista. Oggi con una tastiera e un computer puoi riprodurre qualsiasi suono, far suonare un’intera orchestra. Il mio interesse era calato e poi i miei video funzionavano e con le foto di microstock avevo avuto migliaia di pubblicazioni, invece dal punto di vista musicale sentivo che avrei avuto meno cose da dire.” Quando hai cominciato a lavorare con Laura Pausini?
“L’anno dopo la morte di Pavarotti, nel 2008, ci fu un grande concerto a Petra, in Giordania. Un tributo al Maestro voluto dalla principessa Haya. Fu la prima volta che la Fondazione Pavarotti mi chiese di occuparmi delle foto e dei video dell’evento. È anche la prima volta che ho fotografato Laura sul palco. La seconda è stata la festa del suo Fan Club, un evento incredibile in cui Laura dà il meglio di sé. Ho lavorato con lei fino al 2018. Non ero certamente l’unico fotografo, ma ho partecipato a tantissime tappe dei suoi tour e ho avuto l’onore di vedere alcune mie foto su riviste internazionali e sui suoi dischi.” Pavarotti, Pausini, Jovanotti. Personaggi incredibili, che cosa li accomuna? “Lorenzo è un vulcano di idee e ti stimola continuamente a superare i tuoi limiti. Laura è infaticabile e travolgente. Ammiro il modo in cui riesce a incastrare perfettamente il suo lavoro e la sua famiglia senza far mancare niente a nessuno, soprattutto ai fan.” E Pavarotti? “Pavarotti era la costanza e la determinazione fatte persona, ma con il senso di ospitalità e di accoglienza tipica degli emilianoromagnoli. L’aneddoto che lo descrive di più? È quello che ha raccontato spesso Bono Vox. Voleva che gli U2 suonassero ai Pavarotti & Friends, ma stavano registrando il loro album e dissero di no.
IN APERTURA, GIANLUCA “NAPHTALINA” CAMPORESI. IN ALTO, A SINISTRA, UNA FOTO SCATTATA DA NAPHTALINA A LAURA PAUSINI, A DESTRA, IL FOTOGRAFO SUL PALCO CON LA CANTANTE. A LATO, UNA FOTO SCATTATA A JOVANOTTI DURANTE UN CONCERTO.
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“IL MAESTRO PAVAROTTI NON ACCETTAVA DEI NO. SAPEVAMO CHE SE ANDAVAMO A CASA SUA PER DELLE RIPRESE O DELLE FOTO, COME MINIMO DOVEVAMO RESTARE A PRANZO SE NON A DORMIRE! PER I 10 ANNI DELLA SUA MORTE I MIEI VIDEO SONO STATI PROIETTATI ALLA SCALA.”
Pavarotti allora prese un aereo e si presentò al loro studio di registrazione e gli chiese non solo di cantare ma anche di scrivere una canzone per lui. Bono disse ancora di no, ma dopo qualche settimana scrisse Miss Sarajevo,
IN ALTO, GIANLUCA CAMPORESI IMMORTALATO DURANTE UNO SCATTO. IN BASSO, NICOLETTA MANTOVANI, MOGLIE DI LUCIANO PAVAROTTI, RITRATTA DAL FOTOGRAFO.
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ancora oggi una delle canzoni più famose di tutte le edizioni dell’evento benefico. Il Maestro era così: non accettava dei no. Noi che lavoravamo con lui sapevamo che se andavamo a casa sua per delle riprese o delle foto, come minimo dovevamo restare a pranzo se non a dormire!” Di recente hai lavorato anche con Federica Pellegrini… “Una grande sportiva e anche una persona estremamente disponibile, oltre ogni attesa.” Lavori con molte aziende e sei il punto di riferimento dell’Archivio della Fondazione Pavarotti di cui curi anche i contenuti video… “Insieme a mia moglie, che lavora da tempo alla Fondazione, abbiamo organizzato e digitalizzato l’archivio fotografico del Maestro
che contiene circa 20.000 foto e 250 ore di girato, da cui abbiamo di recente tratto il primo libro ufficiale su Pavarotti. Il libro, edito dalla Fondazione, si chiama Il sole nella voce ed è il racconto iconografico della lunga carriera che ha reso Pavarotti uno degli artisti più amati e conosciuti di tutti i tempi. Ci sono le immagini dei ruoli che ha interpretato sul palco e anche pensieri e annotazioni personali, le riproduzioni reali di biglietti di spettacoli, lettere di ammiratori, copertine di riviste e tanto altro. Tempo fa ho potuto curare anche i contenuti video, sempre realizzati a partire dai materiali dell’archivio, della serata ricordo al Teatro alla Scala di Milano per i dieci anni della morte di Pavarotti. È stata una grande emozione e soddisfazione.” Il regista Ron Howard ha dedicato a Pavarotti un film documentario in cui compaiono molte foto dell’archivio… “Insieme alla Fondazione siamo stati molto coinvolti nella preparazione del documentario con un enorme lavoro di ricerca. Una bellissima esperienza con una troupe internazionale di altissimo livello. Il film è già uscito negli Stati Uniti e il 28 e 30 ottobre sarà visibile anche nei cinema italiani.”
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ESSERE
Imprenditrice
PER BENE
BARBARA BURIOLI, INSIEME AL MARITO, È LA FONDATRICE DI SIROPACK, AZIENDA AD ALTA TECNOLOGIA CHE HA FATTO DEL BENESSERE DEI DIPENDENTI LA SUA FILOSOFIA D’IMPRESA. di Barbara Baronio / ph Gianmaria Zanotti
L
“La bellezza della vita sta proprio nel condividere e ringraziare. Ho vissuto intensamente gli anni dello scoutismo e da mamma e imprenditrice ho scelto di realizzare nel mio ambiente di lavoro una comunità salda e forte. Così ho investito in quello che propriamente viene definito: welfare di comunità. Mio marito ed io abbiamo scelto di mettere al centro dell’azienda la famiglia, non solo la nostra, ma quelle di tutti i membri della squadra Siropack.” Barbara Burioli ha sempre il sorriso che le illumina il volto. Carismatica e coinvolgente, opera libera da schemi convenzionali e trascorre le sue giornate dividendosi tra le sue due grandi famiglie, entrambe costruite insieme al marito Rocco De Lucia che ha sposato 25 anni fa e con cui, nel 2001, ha creato Siropack, società che opera su scala internazionale nell’ambito del packaging e dell’innovazione tecnologica, con particolare riguardo a macchine e software per il confezionamento di prodotti nei settori agroalimentare e farmaceutico. L’azienda del
Cesenate che conta oltre 30 dipendenti ha fatto della ricerca e sviluppo il proprio punto di forza depositando, in questi ultimi anni, diversi brevetti anche negli Stati Uniti. Oggi è riconosciuta nel suo settore su scala globale, dall’America Latina ad Australia e Nuova Zelanda, ha un fatturato di 6 milioni di euro e una sede nuova di zecca, che si estende su 5.000 mq nella frazione di Bagnarola, a Cesenatico. Ma Siropack è molto di più di un’impresa. È un’intuizione di grande valore imprenditoriale che condivide il suo successo con i suoi dipendenti e con l’intera Romagna portando avanti progetti rivolti alla comunità, anche attraverso la collaborazione con Romagna Solidale, Romagna Iniziative, lo IOR e la Fondazione Maratona Alzheimer. “Sono cresciuta nel mondo scout,” spiega Barbara, “un’esperienza che mi ha trasmesso quanto sia fondamentale nella vita di una persona lo spirito di servizio e il valore della comunità. E così, quando abbiamo deciso di costruire la nuova sede dell’azienda,
prima all’Aeronautica Militare di Forlì e poi a Cervia, presso l’Ottavo Stormo. All’epoca ero stata selezionata per entrare all’interno della base militare ed effettuare dei corsi di volo durante l’estate: ed è stato così che durante l’esame di teoria ho conosciuto Rocco.” I due da allora non si sono più separati tanto che nel 2019 hanno festeggiato le nozze d’argento. “Rocco è il cardine della mia vita. Mi dona calma e sicurezza. In qualsiasi nuova avventura che iniziamo insieme riusciamo a rag-
IN APERTURA, BARBARA BURIOLI. IN ALTO, L’IMPRENDITRICE CON IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA SERGIO MATTARELLA.
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abbiamo cercato una zona dove fossero presenti un asilo nido e una scuola materna e abbiamo stipulato degli accordi con queste due realtà educative per favorire i nostri dipendenti. Sempre con il desiderio di migliorare la vita e lo stare al lavoro dei nostri ragazzi, abbiamo anche cercato un’area dove fossero presenti un supermercato e una palestra in modo da ottimizzare i tempi di spostamento e ponendo grande attenzione alla qualità degli ambienti di lavoro. Caldeggiamo l’attività sportiva e abbiamo anche scelto di avere in azienda, ogni settimana, una fisioterapista che si occupa di seguire i nostri dipendenti in quei piccoli fastidi che a volte possono nascere da una postura errata sul lavoro. Nelle prossime settimane inseriremo dei corsi interni di yoga aperti ai nostri dipendenti e ai loro familiari. Crediamo che investire nel miglioramento del benessere psicofisico della persona migliori inevitabilmente il modo di vivere, di stare nella comunità e generi di conseguenza positività.” Quando si parla di Barbara, che questo ottobre spegnerà le 50 candeline, non si può non raccontare della sua grande storia d’amore che è iniziata quando lei era giovanissima. “Io avevo 17 anni, lui 19 e prestava servizio militare
“È L’UTILE CULTURALE, SOCIALE E UMANO CHE INTERESSA A ME E A ROCCO. PER QUESTO ABBIAMO SCELTO DI PUNTARE SUL WELFARE DI COMUNITÀ E DI ISTITUIRE UN BONUS BEBÈ DI 1.500 EURO PER IL PRIMO FIGLIO DI OGNI DIPENDENTE, DI 2.000 PER IL SECONDOGENITO.”
giungere l’obiettivo con passione e caparbietà. Da 18 anni ci divertiamo insieme e allo stesso tempo cresciamo nel nostro progetto.” Burioli, che arriva da una formazione umanistica, appena laureata ha lavorato in IBM a Novedrate in provincia di Como. “In IBM erano stati colpiti da un mio lavoro, uno dei primi ipertesti, e ho partecipato presso il centro di addestramento nazionale alla messa a punto dei primi esami di Ecdl (Patente Europea del Computer). Ho studiato al liceo classico Monti di Cesena e ho proseguito all’Università di Bologna laureandomi in Lettere. Sono grata di aver compiuto tali studi perché la cultura e la letteratura mi hanno donato un’apertura mentale che mi ha permesso di avere una chiara visione dell’uomo e uno sguardo preferenziale sulla persona.” Ogni progetto, legato o meno alla Siropack, racchiude questa visio-
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“ABBIAMO SCELTO DI INVESTIRE NELLA RICERCA ISTITUENDO TAILOR, UN LABORATORIO DI TECNOLOGIA E INNOVAZIONE PER L’INDUSTRIA ALL’INTERNO DI SIROPACK DOVE OSPITIAMO TESISTI DELL’UNIVERSITÀ CHE OPERANO SU TECNOLOGIE ALL’AVANGUARDIA.”
IN BASSO, BARBARA BURIOLI INSIEME AL MARITO ROCCO DE LUCIA NELLO STABILIMENTO DI SIROPACK.
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ne del mondo. Da qui il sistema di welfare che tiene conto delle esigenze dei dipendenti, presente in Siropack dal 2017, e poi l’adesione a tantissimi progetti legati al bene comune del territorio. “Ciò che è utile alla mia famiglia, alla mia azienda e al mio territorio non può essere solo di natura economica e legata al profitto. Il bene più importante non è l’azienda ma è tutto ciò che grazie all’azienda posso restituire incondizionatamente. È l’utile culturale, sociale e umano che interessa a me e a Rocco. Per
questo abbiamo scelto di istituire un bonus bebè di 1.500 euro per il primo figlio di ogni dipendente e di 2.000 per il secondogenito e a crescere. Poi ad ogni membro della squadra Siropack che investe nella famiglia facciamo un regalo di nozze di 3.000 euro (bonus famiglia), senza dimenticare agevolazioni sul piano sanitario e bonus di merito in caso non si verifichino infortuni sul lavoro durante l’anno. Allo stesso tempo abbiamo scelto di investire nella ricerca istituendo Tailor, un laboratorio di tecnologia e innovazione per l’industria all’interno di Siropack, dove ospitiamo tesisti dell’Università di Bologna che operano su tecnologie all’avanguardia e dove sono compiuti studi che potranno avere poi una ricaduta sul territorio.” Un approccio innovativo che è valso a Barbara e Rocco diversi riconoscimenti come il Premio Innovator i Responsabili 2018 e il Welfare Index PMI 2018 e quello ancora più prestigioso di Cavaliere dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana conferito alla coppia
dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella (che ha invitato Barbara al Quirinale anche in occasione della Festa della Donna) per la straordinaria prova di generosità a sostegno di un loro dipendente gravemente malato e privato dell’indennità di malattia per assenza dal lavoro. “Abbiamo scelto di aiutare il nostro Steven perché non era possibile non farlo. È intrinseco nel nostro modo di vivere. I miei ragazzi in azienda sanno che possono contare su di noi anche quando ci sono momenti difficili, non solo quando tutto va bene. La vicenda di Steven ha posto l’attenzione su un vuoto normativo che va affrontato e ci auguriamo che presto questo caso possa condurre a una modifica legislativa offrendo così una maggiore copertura previdenziale ai quei lavoratori che per ragioni di salute si assentano per lunghi periodi dal lavoro. Sono certa che il bene porti bene, è un’equazione matematica che funziona e che mi rende fiduciosa sia delle immense possibilità dell’uomo sia del sistema istituzionale.”
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Chi non desidera stare bene, sentirsi in armonia col proprio corpo, vivere meglio? La tendenza a ritrovare una migliore forma fisica e uno stato mentale sereno attraverso rimedi naturali si manifesta con sempre maggiore richiesta nella frenetica società di oggi e il nostro territorio, compreso tra Forlì e Cesena, risponde alle esigenze di salute e benessere espressa in maniera più o meno esplicita da tutti noi. In che modo? Con la presenza di diversi produttori e distributori di integratori e di rimedi naturali così come di erboristerie di lunga tradizione. Forlive ad esempio è nata nel 2004, a Forlì, portando sul mercato italiano il succo di noni, un frutto, sconosciuto fino a quel momento in Italia, dalle proprietà antinfiammatorie. Negli anni successivi ha poi integrato la sua linea di prodotti con superfood, provenienti da ogni parte del mondo e il miele di manuka importato direttamente dall’Australia. Dal 2016 è distributore unico per l’Italia di una linea di integratori la cui caratteristica principale è la completa assenza di additivi e l’utilizzo di ingredienti liofilizzati. “Le esigenze principali dei consumatori sono quelle di compensare le mancanze nutritive di molti alimenti e di riequilibrare il proprio stile di vita,” dice Simona Tassinari, co-fondatrice di Forlive insieme a Flavio Moretti. “I cambiamenti di questi ultimi 30 anni, intesi come stile di vita e alimentazione, hanno portato le persone a essere sempre più stressate e intolleranti a molti alimenti, ricercando nelle terapie naturali o nell’integrazione un supporto verso l’equilibrio.” A Cesena c’è Herboplanet fondata nel 2001 da Giancarlo Salomoni che, unendo le nuove tecniche alla vecchia filosofia, produce nei suoi laboratori più di 200 tipi di integratori alimentari. “Una volta il medico era scettico riguardo i prodotti di origine naturale,” ci racconta Alessandro Salomoni, direttore commerciale dell’azienda, “ora, invece,
ph Gianmaria Zanotti
I PRODUTTORI E DISTRIBUTORI LOCALI DI INTEGRATORI RISPONDONO ALLE ESIGENZE DI SALUTE E BENESSERE DI UNA SOCIETÀ SEMPRE PIÙ FRENETICA, CHE VUOLE RITROVARE UNA MIGLIORE FORMA FISICA E MENTALE ATTRAVERSO RIMEDI NATURALI.
grazie alla ricerca scientifica che ne ha comprovato i principi attivi li consiglia ai propri pazienti. Tra l’altro voglio ricordare che il principio attivo di buona parte dei farmaci in commercio ha un’origine naturale ed è poi ricreato sinteticamente in laboratorio per aumentarne la concentrazione.” Riccardo Dossi, titolare insieme a Roberto Rocchi di Natursimul, a Predappio, ha iniziato la sua attività nel settore circa quaranta anni fa. “Quando frequento i prati in collina alla ricerca di piante officinali non posso fare a meno di pensare che qualcuno, secoli fa, ha fatto la stessa cosa per necessità di sopravvivenza. E in virtù di questo oggi si è creato un mercato che pretende
A LATO, FLAVIO MORETTI E SIMONA TASSINARI, FONDATORI DI FORLIVE. IN ALTO, DA SINISTRA, ANDREA, GIANCARLO E ALESSANDRO SALOMONI DI HERBOPLANET.
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È IMPORTANTE CHE VENGA VERIFICATO IL RISCONTRO CLINICO DEL PRINCIPIO ATTIVO IN QUESTIONE. “UN REQUISITO IMPRESCINDIBILE CHE DEVONO AVERE I PRODOTTI PROPOSTI,” SPIEGA MELISSA NOSTINI, “È CHE SIANO STATI NOTIFICATI AL MINISTERO DELLA SALUTE.”
prodotti di qualità. Le richieste che ci arrivano regolarmente durante l’intero anno sono prevalentemente riferite al miglioramento della funzionalità dell’apparato digerente; alle esigenze depurative che sono proprietà di numerose piante che spesso determinano anche un miglioramento estetico (pensiamo ai benefici sulla pelle) e alla regolarità del sonno. Poi ci sono le richieste stagionali: incrementare le difese immunitarie per affrontare l’inverno e favorire le funzioni dell’apparato respiratorio o prevenire le allergie. Grande richiesta oggi è riferita anche alle piante ad attività adattogena che servono, cioè, a migliorare la risposta dell’organismo nei confronti dello stress. Sta aumentando anche la domanda di pratiche
naturopatiche attraverso la richiesta di indicazioni per l’adozione di uno stile di vita sano, la meditazione, diverse tecniche di digitopressione.” Riccardo Dossi si avvale anche dell’Iridologia, un metodo per interpretare, attraverso lo studio dei segni che si manifestano nell’iride, la natura degli squilibri presenti nell’organismo fornendo un supporto nella
ricerca del benessere psico-fisico dell’individuo. Di lunga tradizione è anche la storica Erboristeria Nostini di Forlì che quest’anno compie 43 anni. “Noi lavoriamo unicamente con aziende che ci offrono la garanzia di un controllo di qualità verificato sui loro principi attivi,” spiega Melissa Nostini. “Quando introduciamo un
IN ALTO, DA SINISTRA, VIRGINIA E MELISSA NOSTINI DE L’ERBORISTERIA DR NOSTINI. A LATO, ROBERTO ROCCHI, A SINISTRA, E RICCARDO DOSSI, A DESTRA, DI NATURSIMUL. NELLA PAGINA SEGUENTE, IL TEAM DELL’ERBORISTERIA LA MANDRAGOLA.
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“C’È UN CRESCENTE INTERESSE NEI CONFRONTI DI QUESTA DISCIPLINA. IL COMPITO DI NOI ERBORISTI E NATUROPATI È QUELLO DI AIUTARE I CLIENTI A RITROVARE UN EQUILIBRIO ENERGETICO, ATTRAVERSO UN SANO STILE DI VITA E CON L’AIUTO DI RIMEDI NATURALI.”
prodotto cerchiamo l’effettivo riscontro clinico del principio attivo in questione, controllando che vi siano lavori o studi effettuati
su di esso, condivisi sulle testate più autorevoli come Pubmed, il portale per eccellenza dei lavori scientifici effettuati nel mondo, che ha sede negli Stati Uniti. Un altro requisito imprescindibile che devono avere i prodotti che proponiamo è che siano stati notificati al Ministero della Salute. Ha importanza anche il riscontro che ci viene dal nostro uso personale e da quello dei nostri clienti.” La Mandragola, altra storica erboristeria del territorio con sede sia a Forlimpopoli che a Cesena, è attiva dal 1977 e ha il riconoscimento dell’Università Popolare di Naturopatia, dove dopo un
percorso quadriennale vengono diplomati i naturopati. Organizza anche incontri aperti alla cittadinanza nella sala Lignea della Biblioteca Malatestiana. “I nostri incontri sono aperti a tutti,” ci racconta Oretta Bonavita, fondatrice, “perché oggi sempre più persone manifestano un interesse crescente nei confronti delle discipline naturali. Il compito di noi erboristi e naturopati è quello di aiutare i clienti a ritrovare il proprio equilibrio energetico, attraverso un sano stile di vita e con l’aiuto di rimedi naturali, facendo comprendere che sono loro stessi i primi responsabili della propria guarigione.”
Nicola Castaldini: quello che conta è LO STILE DI VITA Ma che ruolo hanno gli integratori dal punto di vista medico? Nicola Castaldini, Specialista in Medicina Interna spiega: “È necessario sottolineare come l’uso dell’integratore dovrebbe essere di supporto ad una alimentazione e ad uno stile di vita corretto, elementi fondamentali per la prevenzione e la terapia di molte patologie. Spesso, invece, si attribuisce all’integratore un ruolo salvifico, che non ha e non può avere. Raccomando sempre di utilizzare prodotti di aziende di riconosciuta affidabilità, essendo anche la legislazione sulla produzione degli integratori molto meno stringente rispetto a quella sui farmaci. Inoltre, al di là dell’effetto terapeutico sperato, va considerato che possono avere anche potenziali effetti collaterali, per cui consiglio a tutti di rivolgersi a un professionista di fiducia – medico o farmacista – che sappia indirizzare correttamente la scelta.”
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COMUNICARE
Parole da
SALVARE
IL FORLIVESE GIANLUCA ORAZI HA IDEATO LA CAMPAGNA DI COMUNICAZIONE DELLA ZANICHELLI PER PORTARE NELLE PIAZZE OLTRE 3.000 PAROLE CHE RISCHIANO DI SPARIRE DAL NOSTRO VOCABOLARIO.
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Più di cento pubblicazioni tra quotidiani italiani e stranieri, migliaia di like e condivisioni sui social network. La campagna #paroledasalvare della casa editrice Zanichelli ha avuto una vastissima eco contribuendo a far conoscere un po’ di più le 3.126 parole del vocabolario che rischiano di essere dimenticate. Parole come abbindolare (sinonimo di ingannare, prendere in giro) o irretire (sedurre) oppure ondivago (incerto, indeciso) e ancora pusillanime e addirittura sciatto. Nell’edizione 2020 dello Zingarelli queste parole saranno contrassegnate da un fiorellino, ma nel frattempo hanno invaso le principali piazze d’Italia attraverso un enorme vocabolario interattivo, approdato a Premilcuore nella tappa zero di un tour lungo tutto lo Stivale che ha toccato Milano, Torino, Bologna, Firenze e si concluderà a Palermo (dal 28 ottobre al 2 novembre). A ideare la campagna è stato il forlivese Gianluca Orazi, 42 anni, da 12 in Zanichelli e da 2 direttore marketing e comunicazione. Come è nata l’idea delle parole da salvare? “Dalla consapevolezza del gran-
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di Roberta Invidia
dissimo valore dei contenuti prodotti da Zanichelli ma anche dalla necessità di renderli fruibili con strumenti di comunicazione più moderni. La redazione lessicografica di Zanichelli fa tutto l’anno un egregio lavoro di monitoraggio delle parole nell’uso quotidiano e nei mezzi di comunicazione, e questo immenso patrimonio di conoscenze è contenuto proprio nel dizionario Zingarelli.” Come si salva una parola? “Nelle piazze abbiamo portato una grande installazione-vocabolario che ospita, sulla quarta di copertina, un monitor touchscreen che propone a rotazione 5 dei 3126 lemmi da salvare. Scelta la propria parola da salvare, è possibile postarla, con il suo significato, sui propri canali Facebook e Instagram direttamente dallo schermo del vocabolario. E per chi ai social network preferisce le reti sociali tradizionali ci sono delle cartoline vere e proprie da spedire.” Non è la prima volta che Zanichelli rende ‘pop’ i suoi contenuti… “Con le Definizioni d’autore abbiamo chiesto a scrittori, artisti, cantanti, astronauti di reinterpretare le parole della lingua italia-
na. A Luca Parmitano abbiamo chiesto di darci la sua definizione di Spazio, ad Andrea Camilleri quella di Dialetto, a Mina quella di Canto e tantissimi altri ancora. Nel 2018 con La cultura si fa strada abbiamo scritto le definizioni del dizionario sui marciapiedi delle città, con graffiti di yogurt e gesso lavabili.” Come è arrivato in Zanichelli? “Ho cominciato gestendo i rapporti con le principali librerie e punti vendita italiani. Poi ho avuto l’opportunità di far conoscere le mie idee e un passo dopo l’altro sono arrivato a ricoprire un ruolo di grande responsabilità come è quello di dirigere la comunicazione di una istituzione come Zanichelli.” La sua è stata un po’ una rivoluzione… “Fino a qualche anno fa si pensava che la Casa Editrice non si potesse spingere su terreni così lontani dalla sua tradizione. Io invece ho sempre creduto il contrario e ho avuto la fortuna di trovare nel direttore generale, Irene Enriques, una persona aperta al cambiamento che ha creduto in me e nei miei progetti.” Che cosa la colpisce di più della reazione delle persone
“FINO A QUALCHE ANNO FA SI PENSAVA CHE LA CASA EDITRICE NON SI POTESSE SPINGERE SU TERRENI COSÌ LONTANI DALLA SUA TRADIZIONE. HO AVUTO LA FORTUNA DI TROVARE NEL DIRETTORE GENERALE, IRENE ENRIQUES, UNA PERSONA APERTA AL CAMBIAMENTO.”
davanti all’installazione-vocabolario? “L’entusiasmo degli studenti. Vederli appassionarsi ad una parola nuova e diventarne ambasciatori sui social e con i compagni è bellissimo.” La tappa zero del tour è stata Premilcuore…. “Ci serviva una location piccola e appartata per testare la nostra iniziativa e la scelta è caduta inevitabilmente su uno dei borghi più belli che ci siano, dove abita ancora un pezzo della mia famiglia.” Ora tocca a lei. Qual è la sua parola da salvare? “Impetuoso. È quella che mi rispecchia di più.”
A SINISTRA, GIANLUCA ORAZI, DIRETTORE MARKETING E COMUNICAZIONE DI ZANICHELLI. IN ALTO, IL VOCABOLARIO INSTALLATO NELLA PIAZZA DI PREMILCUORE.
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RICORDARE
Cartoline
DALLA STORIA TRENT’ANNI FA IL CESENATE GABRIELE SAVOIA È STATO TESTIMONE DELLA CADUTA DEL MURO DI BERLINO E CI RACCONTA QUEL GIORNO ATTRAVERSO I SUOI SCATTI RIMASTI PRESSOCHÉ INEDITI. di Andrea Bonavita / ph Gabriele Savoia
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“Quando ti trovi al centro della storia non ti rendi conto fino in fondo di costa stia accadendo davanti ai tuoi occhi. In quel momento ho cercato di catturare il più possibile quello che vedevo. Le sensazioni erano forti, contrastanti e inaspettate. Un fatto storico e sociale così enorme come la Caduta del Muro di Berlino sarebbe un evento da pianificare meticolosamente come fosse un’Olimpiade. Invece, la cosa avvenne in maniera impulsiva e quasi rocambolesca.” Nel 1989 Gabriele Savoia aveva 34 anni. Si trovava a Berlino a casa di amici per una vacanza-studio e non avrebbe mai pensato di essere te-
“Il 9 novembre ero a cena da alcuni amici, quando arrivò una telefonata improvvisa che li avvisava dell’apertura del Checkpoint Charlie, sulla vicina Friedrichstraße. Era dal 1961 che l’attraversamento di quel presidio era consentito solo ai militari. Stava succedendo qualcosa di storico e mi precipitai a casa a prendere la macchina fotografica. La caricai con un rullino e corsi al Checkpoint Charlie. Una volta arrivato mi ritrovai inondato da una folla emozionata e incredula: chi piangeva, chi saltava di gioia, chi aveva cartelli in mano con nomi di parenti o amici segregati dall’al-
IN APERTURA, UNA FOTO SCATTATA DA GABRIELE SAVOIA NEL GIORNO DELLA CADUTA DEL MURO DI BERLINO. SOTTO, DALL’ALTO, IL FOTOGRAFO OGGI E UNO SCATTO AD ALCUNE GUARDIE SUL MURO. A LATO, MARCO CORTESI E MARA MOSCHINI IN UNA FOTO PROMOZIONALE PER IL FILM IL MURO.
“HO SCATTATO CERCANDO DI CATTURARE IL PIÙ POSSIBILE IL MOMENTO. C’ERA MOLTISSIMA GENTE IN PIEDI SUL MURO E C’ERA UNA SCALA PER SALIRE E UNA PER SCENDERE. I TEDESCHI SI ERANO PERFETTAMENTE ORGANIZZATI PER RENDERE EFFICIENTE LA SITUAZIONE!”
stimone di un evento storico che ha segnato la fine di un’epoca. “Sono sempre stato appassionato di fotografia e di lingue straniere. Approfittando di un periodo di calma lavorativa – racconta Gabriele, che all’epoca lavorava alla Amadori – mi ero preso un mese di ferie per seguire un corso di tedesco in Germania.” Era l’epoca della Guerra Fredda, della Cortina di Ferro che divideva l’Europa, anche se l’Ungheria aveva rimosso da poco le restrizioni ai confini con l’Austria e molti tedeschi ne avevano approfittato per fuggire attraverso quel confine. Si iniziava quindi ad avere il sentore che qualcosa stesse per cambiare nello scenario geopolitico dell’epoca, anche se non così all’improvviso. 32
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ph Gianmaria Zanotti
ph Pier Paolo Longo
presso
tra parte del muro per tanti anni. L’atmosfera era festosa e decisamente liberatoria, tanto che fui presto avvolto in tantissimi abbracci da parte di sconosciuti che mi stringevano, mi sorridevano e mi davano pacche sulle spalle come fossimo stati vecchi amici. Mi spostai poi verso la Porta di Brandeburgo, dove trovai moltissima gente in piedi sul muro e, sperando di trovare un’angolazione fotografica interessante, mi avvicinai tra la folla ad una scala appoggiata al muro per poterci salire. Venni fermato e indirizzato ad un’altra scala poco più in là in quanto quella era stata messa solo per chi voleva scendere, per salire occorreva utilizzare l’altra creando così un flusso di persone omogeneo e senza ressa. Anche in un momento così concitato ed emozionante come la Caduta del Muro di Berlino, i tedeschi si erano perfettamente organizzati per rendere efficiente la situazione!” Una volta tornato a casa, Gabriele ha conservato quegli scatti in una valigetta e lì sono rimasti praticamente per trent’anni, a parte una proiezione in un circolo fotografico cittadino fatta qualche tempo dopo. Lo spunto per ritirarli fuori è arrivato quando ha letto del film Il muro dei forlivesi Marco Cortesi e Mara Moschini (diretto da Riccardo
Salvetti e prodotto da Horizon), che due anni fa al muro avevano già dedicato uno spettacolo (da cui è tratto il film) molto apprezzato in tutta Italia. “Quando ho saputo che Marco e Mara stavano lavorando al film, li ho contattati raccontando loro la mia esperienza e mostrando le fotografie. Gli sono piaciute molto e abbiamo deciso di scansionare 196 immagini tra le tante diapositive scattate quella sera. “Per noi quelle foto sono una bellissima testimonianza,” dice Cortesi. “Perché abbiamo scelto di occuparci del Muro di Berlino? Come tanti, ci siamo chiesti come fosse possibile che le persone non riuscissero a passare dall’altra parte; il muro, ci siamo detti, avrà avuto un inizio e una fine. Invece in pochi sanno che Berlino Ovest era una enclave completamente murata nel cuore della Germania Est, un pezzo di Occidente intorno al quale i filosovietici avevano costruito un muro alto 4 metri in meno di 72 ore. Oggi quello che più ci colpisce è sapere quanti muri ci siano ancora nel mondo. Nel 1961 erano 7, oggi sono 63 e questo bisogno di alzare barriere, di chiudere l’altro dietro un muro perché non possa interrogare le nostre coscienze, ci fa capire come il vero muro sia quello tra noi e ciò che possiamo essere.”
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Di nonna
IN NIPOTE MICHELA MAMBELLI DI FABBRI BOUTIQUE E ANNA FALCINI DI ARTE E RICAMO PORTANO AVANTI LE IMPRESE CREATE DALLE LORO NONNE DA CUI HANNO EREDITATO GRINTA E INTRAPRENDENZA. di Dolores Carnemolla e Annalisa Raduano
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“Mia nonna Edda aveva uno stile semplice ma estremamente raffinato,” racconta Michela Mambelli, che oggi coordina l’attività commerciale di Fabbri Boutique e segue la produzione della linea Too White. “Già negli anni Sessanta vendeva nel negozio di Rocca San Casciano Cori e Rosier che erano il top in quei tempi. Negli anni Ottanta, con l’arrivo del prêt-à-porter, cominciò a proporre Armani, Versace, Coveri, Ferré, Valentino, Krizia, Max Mara. Ma non era solo il suo gusto a distinguerla: era la cura e l’amore nei confronti dei clienti, addirittura accompagnava quelli che avevano esigenze particolari, come la scelta del vestito da sposa, a Bologna per consigliarli nell’acquisto. Allora Rocca San Casciano non poteva offrire tutte le possibilità di prodotto. Tutti si fidavano del suo consiglio ed era considerata un punto di riferimento per la moda.” Oggi Michela ha l’obiettivo di trasmettere a tutti i collaboratori questa cura verso il cliente, in modo da offrire un’esperienza di acquisto ottimale. “Siamo sempre stati un’azienda che si è evoluta, che ha seguito le esigenze del mercato,” continua, “e quando otto anni fa, dopo aver finito l’Università, sono entrata in azienda ci siamo trovati di fronte a un mercato che cercava un acquisto più veloce e attuale. La mia famiglia ed io ci siamo resi conto che il posto ideale per aprire negozi in quel momento erano le Gallerie Commerciali. Come conseguenza di questa scelta, avevamo bisogno di avere all’interno dei nostri negozi un prodotto veloce, che cambiasse spesso perché i clienti cercano sempre la novità, acquistano con molta più frequenza rispetto a un tempo e per assecondare questo bisogno abbiamo creato la nostra linea Too White, che ci permette di avere sempre dei capi che interpretano le ultime tendenze all’interno dei nostri punti vendita.” Il format dei punti vendita Fabbri Boutique, che attualmente sono circa 30 con una previsione di al-
tre 4 aperture nei prossimi mesi, propone infatti un mix di diversi brand e collezioni unito alle proposte della linea creativa interna Too White. “Questa nostra produzione ci sta dando dei buoni risultati,” spiega Michela, “considerando che è partita 6 anni fa con 5.000 capi e nel 2019 prevediamo di arrivare a circa 200.000.” Un’altra azienda al femminile nella quale il lavoro si è tramandato di nonna in figlia è Arte e Ricamo. Siamo a Forlì, dove Dina Sbaragli ha dedicato all’arte del ricamo una vita intera. Oggi Dina ha più di 80 anni, a lei e ai suoi lavori non molto tempo fa è stata dedicata anche una mostra dove era possibile ammirare disegni e merletti preziosi a cavallo di mezzo secolo. Dai ricami ca-
“MIA NONNA EDDA NEGLI ANNI OTTANTA, CON L’ARRIVO DEL PRÊT-À-PORTER, COMINCIÒ A PROPORRE ARMANI, VERSACE, COVERI, FERRÉ, VALENTINO, KRIZIA, MAX MARA. TUTTI SI FIDAVANO DEL SUO CONSIGLIO. ANCORA OGGI CURIAMO IL CLIENTE COME FACEVA LEI.”
salinghi Dina fondò un’impresa tutta al femminile, guidata oggi dalla figlia Patrizia Gelosi e dalla nipote Anna Falcini, la terza generazione: “Mia nonna ha ricamato per una vita,” racconta Anna. “Già a 14 anni imparava il mestiere e preparava corredi e abiti commissionati dalle signore bene della città. Una volta non c’erano i mezzi e la mentalità per consentire alle donne di emanciparsi e costruire un’impresa, per questo sono molto fiera dell’intraprendenza che ha portato mia nonna a sfidare i luoghi comuni dell’epoca per viaggiare sola e mostrare i propri ricami alle grandi maison della moda italiana. La
A LATO, MICHELA MAMBELLI, COORDINATRICE COMMERCIALE DI FABBRI BOUTIQUE.
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“MIA NONNA DINA HA SFIDATO I LUOGHI COMUNI DELL’EPOCA PER VIAGGIARE SOLA E MOSTRARE I PROPRI RICAMI ALLE GRANDI MAISON DELLA MODA ITALIANA. L’ARCHIVIO DI ARTE E RICAMO RACCOGLIE OLTRE 250.000 CAMPIONI E RICHIAMA GLI UFFICI STILE DI TUTTO IL MONDO.” ph GIorgio Sabatini
IN ALTO, DINA SBARAGLI, AL CENTRO, FONDATRICE DI ARTE E RICAMO, INSIEME ALLA FIGLIA PATRIZIA GELOSI E ALLE NIPOTI ANNA E LUCIA FALCINI. IN BASSO, L’ARCHIVIO STORICO DELL’AZIENDA.
tradizione artigiana, tramandata di madre in figlia, si è evoluta nel tempo e nello stile grazie alla selezione di macchinari computerizzati in grado di tradurre l’artigianalità del ricamo tradizionale
ph Sara Camporesi
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in prodotti applicabili a molteplici settori, dall’alta moda al design per l’arredo, all’automotive fino agli abiti talari. Ed è proprio grazie alla straordinaria lungimiranza di mia nonna e di mia madre nell’improntare sempre nuove migliorie tecniche nelle macchine da ricamo e nelle lavorazioni che oggi riusciamo a rispondere alle richieste del mercato e alle esigenze produttive di ciascun cliente, mantenendo alti standard qualitativi.” Il sapore della tradizione e l’evoluzione stilistica e tecnologica sono in mostra ogni giorno tramite l’archivio aziendale, che dalla fondazione dell’impresa a oggi raccoglie oltre 250.000 campioni ricamati e riviste di settore. Uno scrigno che conserva la memoria storica dell’impresa e che oggi richiama a Forlì gli uffici stile di tutto il mondo per fare ricerca e costruire nuovi progetti insieme.
ADVERTORIAL
MONDODELVINO UNA BOTTEGA PER AMORE DEL VINO
DALLA MENTE DEL GRUPPO MGM MONDODELVINO, ECCO LA BOTTEGA DEL VINO, IL LUOGO PER CONOSCERE, DEGUSTARE E ACQUISTARE IL VINO ITALIANO DI QUALITÀ A FORLÌ.
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Se vogliamo scoprire la magia del mondo del vino, a Forlì è appena nato un luogo molto speciale, dove si possono trovare le migliori qualità del vino, dal barolo al barbera, dai metodi classici agli spumanti, fino ai più corposi e fruttati di Puglia e Sicilia, e naturalmente della Romagna: è la Bottega del Vino, sita in via del Commercio 22, zona Gigante, base da cui partire per conoscere, degustare e acquistare il vino italiano di qualità proposto da Mondodelvino. Nata nel 2013 a Forlì come holding di un gruppo di aziende vinicole, la storia di Mondo-
delvino parte nel 1991 con la fondazione della prima cantina del gruppo: MGM Mondodel vino, creata dalla visione pionieristica di Alfeo Martini, Roger Gabb e Christoph Mack, enologi ed esperti nel settore vinicolo, il cui incontro ha dato vita a un modo innovativo di pensare, produrre e commercializzare il vino italiano di qualità. Gli stabilimenti all’avanguardia dimostrano l’impegno dinamico del gruppo verso l’innovazione e la sostenibilità: oggi più che mai, Mondodelvino si sta focalizzando su ciò che rende i suoi vini apprezzati in tutto il
mondo, i territori. Questi sono quelli che fanno parte del gruppo. In Piemonte, troviamo Ricossa – antica casa – che continua a tramandare la sua tradizione attraverso la produzione di vini premiati e riconosciuti a livello mondiale. Le uve vengono coltivate e raccolte in Piemonte, vantando una forte collaborazione con agricoltori locali, da oltre 20 anni. Sempre in Piemonte, ad Acqui Terme, territorio famoso nel mondo per lo spumante italiano, troviamo Cuvage, fondata nel 2011. Orgogliosa delle proprie origini Piemontesi, Cuvage punta su
ADVERTORIAL
IL SANGIOVESE RAPPRESENTA DA SEMPRE IL VITIGNO SIMBOLO DI QUESTA REGIONE, E NEI VIGNETI DI PODERI DAL NESPOLI L’ESPRESSIONE DI QUESTA VARIETÀ È UNICA. LE CARATTERISTICHE CLIMATICHE, UNITE ALL’ESPERIENZA DELLA FAMIGLIA, PERMETTONO DI OTTENERE UN’INTERPRETAZIONE DI QUESTO VITIGNO ORIGINALE, FRUTTATA, ELEGANTE, RICCA DI PROFUMI PRIMARI, MA ANCHE DI GRANDE COMPLESSITÀ.
vitigni autoctoni come Nebbiolo e Cortese, uniti a vitigni internazionali classici. Cuvage è stata fondata per sottolineare un terroir unico, ed esaltare il territorio di provenienza degli spumanti italiani di qualità. Dal Piemonte si scende in Romagna, dove Poderi dal Nespoli, la cantina che dal 1929 produce vino di qualità, è diventata ormai ambasciatrice della Romagna nel mondo. Il Sangiovese rappresenta da sempre il vitigno simbolo di questa regione, e nei vigneti di Poderi dal Nespoli l’espressione di questa varietà è unica. Le caratteristiche climatiche particolari, unite all’esperienza della famiglia, permettono di ottenere un’interpretazione di questo vitigno originale, fruttata, elegante, ricca di profumi primari, ma anche di grande complessità. Oltre al Sangiovese, l’azienda è impegnata anche nella valorizzazione di vitigni autoctoni a bacca bianca. Per concludere, arriviamo nella splendida Sicilia, con Barone Montalto, fondata nel 2000 a Santa Ninfa, in Provincia di Trapani. Nel cuore della Valle del Belice, sono coltivate le varietà siciliane classiche come Nero d’Avola, Grecanico, Catarratto e Grillo. Un buon vino nasce sempre dalla cura del vigneto, ma è anche il risultato del duro lavoro degli enologi. Gli enologi di Mondodelvino portano un mix eclettico di esperienza, gusto e cultura, che viene riconosciuto globalmente. Nel 2019 le aziende del gruppo hanno
ricevuto 10 medaglie d’oro e 20 medaglie d’argento da Austria, Inghilterra, Germania, Giappone e Stati Uniti, dove due vini sono stati classificati Best in Show. I premi provengono da alcune delle competizioni internazionali più riconosciute nel mondo: Decanter World Wine Awards, Mundus Vini International, Champagne and Sparkling Wine World Championships, Sakura Awards, San Francisco International Wine Competition e altri. Due dati salienti: a Luglio 2019, l’Acquesi Asti DOCG ha ricevuto l’unica me-
daglia d’oro della sua categoria tra gli spumanti italiani allo Champagne and Sparkling Wine World Championships (CSWWC), considerato il più autorevole e prestigioso concorso enologico dedicato ai migliori champagne e spumanti di tutto il mondo; a Settembre 2019 il Meininger’s Mundus Vini Grand International Wine Award 25° edizione è stata per Mondodelvino ricca di soddisfazioni. Barone Montalto Ammasso Sicilia DOC 2016 ha ricevuto il premio Best of Show – Sicilia Red oltre a una medaglia d’oro.
Forlì | Via del Commercio, 22 | Tel. 0543 789990 info@mondodelvino.com | www.mondodelvino.com IN MAGAZINE
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RACCOGLIERE
Collezioni
DI FAMIGLIA VITTORIO MALTONI, ESTIMATORE DI LIBRI DI PELLEGRINO ARTUSI, E IL FIGLIO ENRICO, COLLEZIONISTA DI MACCHINE DA CAFFÈ ESPRESSO E CURATORE DEL MUMAC, FANNO TESORO DELLA CULTURA E DELLA STORIA DEL NOSTRO PAESE.
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di Francesca Miccoli
È la passione per il motore che muove il mondo e illumina la quotidianità di Vittorio ed Enrico Maltoni, padre e figlio, cultori spinti del collezionismo. Mutuando la terminologia da reality, si potrebbero definire accumulatori seriali, se non fosse per la nobiltà culturale dei rispettivi interessi. Il papà, classe 1936, è un forlimpopolese dal forte senso di appartenenza: una fierezza che gravita attorno alla figura di Pellegrino Artusi, padre della cucina italiana e “dell’arte di mangiare bene sopra ogni cosa”. Il pargolo, che si avvia verso il mezzo secolo, è un innamorato delle macchine da caffè espresso automatiche. “Ho sempre fatto tesoro di tutto ciò che riguarda la mia città: dalla Segavecchia alle sagre artusiane, in scena tra il 1961 e il 1968, di cui serbo un fantastico ricordo,” racconta papà Vittorio, baffoni bianchi a nobilitare un viso punteggiato da grandi occhi chiari. Ma il cuore pulsante della raccolta è rappresentato dall’araldo della forlimpopolesità nel mondo: quel Pellegrino a cui si deve l’aggettivo di città artusiana. “Posseggo le 15 edizioni del celebre libro di gastronomia, dalla
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prima del 1891 all’ultima, datata 1911 – La perla è l’edizione originale del 1908 –. Ne esistono due copie, l’altra si trova nella biblioteca comunale di Firenze. L’ho fatta ristampare a mie spese, la distribuisco ad amici e appassionati”. Il corpus di documenti di Maltoni comprende la Vita di Ugo Foscolo e le Osservazioni sulle lettere di Giuseppe Giusti ed è formato da 500 tra volumi e documenti, destinato a infittirsi ogni giorno, grazie alla continua ricerca nei mercatini “con la pila in mano e spesso senza contanti in tasca.” “Solo chi legge le ricette e le trasforma in piatti può capire appieno Artusi,” aggiunge Enrico, che vanta una passione più inconsueta, accesa da un colpo di fulmine tanto inatteso quanto illuminante. Galeotto fu il mercatino dell’antiquariato di Arezzo, dove gli occhi dell’allora diciottenne Maltoni si posarono su una macchina d’epoca, una Faema modello Marte. “Non conoscevo nulla del suo funzionamento né della sua storia, semplicemente me ne innamorai a prima vista.” Si susseguono numerosi gli acquisti di esemplari vari, poi Enrico decide di intraprendere anche un per-
IN ALTO, VITTORIO MALTONI, A DESTRA, CON IL FIGLIO ENRICO.
“HO SEMPRE FATTO TESORO DI TUTTO CIÒ CHE RIGUARDA LA MIA CITTÀ” RACCONTA VITTORIO MALTONI. “POSSEGGO LE 15 EDIZIONI DEL CELEBRE LIBRO DI GASTRONOMIA DI ARTUSI, DALLA PRIMA ALL’ULTIMA. LA PERLA È L’EDIZIONE ORIGINALE DEL 1908.”
corso di ricerca sulla storia e la cultura delle macchine espresso. “Un settore del tutto inesplorato. Se le macchine si trovano nelle cantine, dai rigattieri, nelle discariche di ferrovecchio, il materiale cartaceo va invece cercato in casa di vecchi meccanici o nei mercatini specifici, detti borse. Grazie ai documenti ho ricostruito la storia di tutta la produzione italiana.” Una raccolta che sfiora quota 25.000 unità. Ben presto la passione si trasforma in missione: divulgare il patrimonio di conoscenze attraverso mostre sull’Espresso Made in Italy. Nel volgere di qualche mese si passa dalla prima esposizione di Treviso, con le macchine disposte “su un tavolo coperto da un lenzuolo” al completamento di un progetto strutturato, proposto agli istituti italiani di cultura e alle amba-
sciate italiane all’estero. La rassegna diventa itinerante, tocca 45 location, raggiungendo 14 Paesi e 4 continenti. Fino a conquistare le grandi cattedrali dell’arte: dal Museo della Scienza e della Tecnica di Milano al Peggy Guggenheim a Venezia, al Palazzo Ducale di Genova, Poi Berlino, Parigi, Tel Aviv. Parallelamente alle mostre, inizia la produzione libraria: nel 2001 esce un primo volume, venduto in migliaia di copie, quindi una monografia sullo storico marchio milanese Faema, con 4.000 acquirenti in fila alla cassa e una ristampa alle porte. In ristampa anche le 2.500 le copie dell’enciclopedia delle caffettiere, presentata persino in Corea in un delirio popolare. L’incontro con tanti industriali del settore favorisce “il coronamento del sogno di un ragazzo di 18 anni”, ovvero la nascita del MUMAC, Museo delle macchine per caffè espresso. Al Mercanteinfiera di Parma, Enrico conosce il “signor Cimbali”, leader mondiale nel mercato delle macchine tradizionali. Un incrocio di destini che cambierà non solo la vita di Maltoni ma anche la storia e la cultura del caffè. Dopo una reciproca confessione, i due manifestano la volontà di aprire un museo, inteso non solo come contenitore ma anche un luogo di formazione e divulgazione. Nell’ottobre del 2012, in occasioIN MAGAZINE
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AL MUMAC, MUSEO DELLE MACCHINE PER CAFFÈ ESPRESSO, LA STORIA DEL CAFFÈ SI INTRECCIA A QUELLA DEL BELPAESE. È VISITATO OGNI ANNO DA CIRCA 8.000 PERSONE E NEL 2013 È STATO INSERITO NEL GOTHA DEI 101 EDIFICI PIÙ BELLI AL MONDO.
IN ALTO, ENRICO MALTONI ALL’INTERNO DI UNA DELLE SALE DEL MUMAC. IN BASSO, VITTORIO MALTONI CON ALCUNI LIBRI DELLA SUA COLLEZIONE.
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ne del centenario della Cimbali, nella milanese Binasco vede la luce il più grande museo del mondo nel suo genere. Un autentico gioiello, a partire dal profilo architettonico: sviluppato in sei sale e 2.000 mq, dove la storia del caffè si intreccia a quella del Belpaese, è visitato ogni anno da circa 8.000 persone e nel 2013 è stato inserito nel gotha dei 101 edifici più belli al mondo. “In esposizione, un centinaio delle oltre 300 macchine di Maltoni e Cimbali, in rotazione ogni 24 mesi”. Al crepuscolo del 2016 al Mumac si affianca la Biblioteca storica del caffè, che vanta un fondo librario di oltre 1 .000 volumi con lucidi dei brevetti e pubblicità, schede prodotto e foto storiche aziendali. Nei prossimi mesi due troupe di History Channel e
CNN saranno in Italia per girare un documentario sulla collezione. Nel frattempo la raccolta continua ad arricchirsi. “Due anni fa ho acquistato la celebre Cornuta di Giò Ponti. Nel mondo ne esistono appena due esemplari. Ho comprato il mio da un rigattiere che l’aveva raccattata in un albergo chiuso del litorale romano dopo una trattativa durata mesi.” Già esposta al museo di arte decorativa del Louvre e ora a Monaco, La Cornuta è stata oggetto di accurato restauro nell’Offi-
cina Maltoni, aperta nel 2013 a Novafeltria. Un laboratorio in cui gli esemplari storici vengono riportati ad antico splendore. “Le macchine espresso sono sinonimo di Italia, di storia, di cultura e design: simbolo di un rito di condivisione radicato nel nostro Paese, si sono diffuse nel periodo del boom economico e sempre più spesso sono firmate da grandi artisti, che riescono a coniugare brillantemente estetica e tecnologia”. Come non amarle?
Campagna Abbonamenti
bye bye '900?
dal 24 settembre al 19 ottobre Veduta di Parigi durante l'Esposizione Universale con al centro la Tour Eiffel. Archivi Alinari, Firenze • layout neo-studio.it
TEATRO NAZIONALE Stagione 2019/20
TEATRO BONCI
CESENA
ABBONAMENTO TEATRO
TIPOLOGIE DI ABBONAMENTO A POSTO FISSO:
dal 7 al 10 novembre
29 gennaio Teatro Verdi
TEATRO 8
FALSTAFF E IL SUO SERVO di Nicola Fano e Antonio Calenda da William Shakespeare con Franco Branciaroli, Massimo De Francovich
dal 21 al 24 novembre
TEATRO 8
WINSTON VS CHURCHILL
da “Churchill, il vizio della democrazia” di Carlo G. Gabardini con Giuseppe Battiston
30 novembre
fuori abbonamento
MOMENTI DI TRASCURABILE (IN)FELICITÀ di e con Francesco Piccolo e la partecipazione speciale di Pif
TEATRO 8
OCCIDENT EXPRESS
(Haifa è nata per star ferma) scritto da Stefano Massini con Ottavia Piccolo e Orchestra Multietnica di Arezzo TEATRO 3
QUANDO LA VITA TI VIENE A TROVARE
di Ivano Dionigi interpretazione e regia di Enzo Vetrano e Stefano Randisi
LA COMMEDIA DELLA VANITÀ
TEATRO 8
TEATRO 8
WHEN THE RAIN STOPS FALLING
FRONTE DEL PORTO dal 2 al 5 aprile regia di Serena Sinigaglia con Fausto Russo Alesi, Arianna Scommegna
(Quando la pioggia finirà)
16 e 17 aprile Palcoscenico del teatro
di Andrew Bovell regia Lisa Ferlazzo Natoli
15 e 16 febbraio
TEATRO 3
7-14-21-28
22 e 23 febbraio
abbonamenti flessibili
CONCORSO EUROPEO DELLA CANZONE FILOSOFICA
JUMP!
DISGELO DEI NOMI
26 aprile
DISGELO DEI NOMI
concept, coreografia e regia Marta Bichisao e Vincenzo Schino Opera Bianco prima nazionale
ideazione, regia e scenografia Massimo Furlan ideazione e drammaturgia Claire de Ribaupierre prima nazionale
STORM ATLAS LIVE CONCERT
TEATRO 8
DISGELO DEI NOMI
presentazione del cartellone Bye Bye ‘900 del Teatro Bonci
fuori abbonamento
TEATRO 3
UN NEMICO DEL POPOLO di Henrik Ibsen regia di Massimo Popolizio
fuori abbonamento
È BELLO VIVERE LIBERI!
Un progetto di teatro civile per un’attrice, 5 burattini e un pupazzo ideazione, drammaturgia, regia e interpretazione Marta Cuscunà
24 marzo
15 SETTEMBRE 2019 ore 18.00
concept, musica, con Dewey Dell - Agata, Demetrio, Teodora Castellucci, Eugenio Resta a seguire dj-set di Black Fanfare e altri
17 e 18 marzo
FISICA DELL’ASPRA COMUNIONE
Compagnia della Scuola di movimento ritmico Mòra, basata a Cesena direzione e coreografia Claudia Castellucci
di e con Arturo Brachetti
regia Laura Sicignano con Sebastiano Lo Monaco
fuori abbonamento
SE DICESSIMO LA VERITÀ
con la presenza di artisti e ospiti della stagione a seguire aperitivo offerto al pubblico ore 21.00
LINO GUANCIALE
Se un giorno di scuola il teatro… Frammenti di un discorso pedagogico reading nell’ambito di MAPPE PER IL RITORNO progetto di recupero e riutilizzo degli spazi del Ridotto del Teatro Bonci un progetto del Comune di Cesena in collaborazione con Societas, Enrico Malatesta/MOU, ERT, Teatro Valdoca INGRESSO LIBERO FINO A ESAURIMENTO POSTI
da un’idea di Giulia Minoli regia Emanuela Giordano
TEATRO A. BONCI
TEATRO NAZIONALE
TEATRO 8
MACBETH
SOLO. The Legend of quick-change
ANTIGONE 27 gennaio
TEATRO 8
uno spettacolo di Alessandro Gassmann con Daniele Russo
dal 6 al 9 febbraio
11 e 12 marzo
di Elias Canetti regia Claudio Longhi
dal 23 al 26 gennaio
dramaturg Simone Faloppa regia Michele Di Giacomo
28 febbraio Teatro Comandini
Dialogo tra Lucrezio e Seneca
dal 9 al 12 gennaio
VITA DEI GALILEI
dal 26 al 29 marzo
di Flavia Mastrella Antonio Rezza
dal 5 all’8 dicembre
14 e 15 dicembre
fuori abbonamento
TEATRO 8 (8 spettacoli per 4 turni) TEATRO 3 (3 spettacoli per 2 turni)
piazza Guidazzi - 47521 Cesena FC biglietteria 0547 355959 - fax 0547 355910 - info@teatrobonci.it
cesena.emiliaromagnateatro.com
ADVERTORIAL
GAMBI UNA STORIA LUNGA 50 ANNI
LA STORIA DELLA FAMIGLIA GAMBI SI INTRECCIA A DOPPIO FILO CON LA STORIA DELL’AZIENDA: MEZZO SECOLO AL SERVIZIO DEL CLIENTE.
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IN MAGAZINE
L’azienda Gambi ha festeggiato il 28 settembre i 50 anni di attività nella prestigiosa cornice di Palazzo Rasponi a Ravenna, alla presenza di amici e collaboratori. Mezzo secolo di storia che non è semplicemente quella di un’azienda, bensì quella di una famiglia che ha intrecciato il suo nome e la propria visione etica con il nome dell’impresa. A fare gli onori di casa, l’attore Ivano Marescotti, che ha dialogato con Gabriella, moglie del fondatore Giuliano Gambi e presidente, la cui storia si intreccia a doppio filo, insieme a quella dei figli Stefania e Alberto, con quella dell’azienda. Una storia che parte da lontano e vede
negli anni un continuo sviluppo al servizio del cliente alla ricerca della sua completa soddisfazione. Nel 1969, Giuliano avvia l’attività in forma di ditta individuale come agenzia per la vendita di carrelli elevatori CESAB, con mandato per le zone di Cesena, Ravenna, Ferrara e Rovigo. All’epoca, i carrelli elevatori erano macchine assolutamente innovative, e il mercato era tutto da costruire. C’era dunque spazio per la crescita di un’attività di rilievo. Bisogna arrivare al 1980, con la costruzione della sede di via Faentina a Ravenna, perché prenda forma quella che sarebbe divenuta negli anni successivi
un’eccellenza del territorio. Il 12 dicembre di quell’anno nasce infatti la Gambi s.r.l. con l’assunzione di un venditore e di una impiegata e con la presenza di un’officina negli spazi dell’azienda. Nello stesso anno si crea una collaborazione per il settore batterie con l’azienda DPE, di Emilio Di Pasquantonio. Nel 1984 si costituisce Gambi Carrelli a Ferrara con officina propria. Nel 1987 Giuliano viene a mancare, e Gabriella, la moglie, che fino a quel momento aveva seguito l’amministrazione della società, prende le redini dell’azienda, successivamente affiancata dalla figlia Stefania. Nel 1998, dalla fusione con la preesistente Ditta Sermolini s.r.l. di Franco Sermolini, viene costituita l’officina di Ravenna, in via Faentina. Grazie anche alla professionalità e dedizione di dipendenti e collaboratori, gli anni successivi sono testimoni di una crescita inarrestabile. Nel 1999 si costituisce Gambi Cesena con officina propria e nel 2010 nasce Adriatica Carrelli per le zone di Rimini, Pesaro e San Marino, seguita da Sandro Vico, marito di Stefania. Nel frattempo, lo storico marchio CESAB e il marchio BT entrano a far parte del più importante produttore mondiale: il gruppo TOYOTA. L’azienda cresce nel tempo sviluppando nuove divisioni nel settore dell’usato, del noleggio,
ADVERTORIAL
OGGI, TRA FORZA VENDITA E PERSONALE DI ASSISTENZA, L’AZIENDA GAMBI DÀ LAVORO A 48 PERSONE, TUTTE ACCOMUNATE DA UNA FILOSOFIA CHE PONE AL CENTRO LA PROFESSIONALITÀ E L’AFFIDABILITÀ NELL’AFFIANCAMENTO DEI CLIENTI, PER FORNIRE LORO UNA CONSULENZA COMPLETA SULLA LOGISTICA.
delle batterie, delle porte rapide, e dell’outdoor con l’ingresso in azienda del figlio Alberto. Oggi, tra forza vendita e personale di assistenza, l’azienda Gambi dà lavoro a 48 persone, tutte accomunate da una filosofia che pone al centro la professionalità e l’affidabilità nell’affiancamento dei clienti, per fornire loro una consulenza completa sulla logistica, con particolare attenzione agli aspetti della sicurezza, formando anche il personale addetto alla movimentazione delle merci con corsi per una guida sicura dei mezzi. Formazione che è fondamentale per restare al passo con le inno-
vazioni tecniche e con le nuove soluzioni offerte dal mercato. Per il futuro, la famiglia Gambi intende mantenere la rotta tracciata dal 1969 da Giuliano in termini di presenza capillare sul mercato, rafforzando e sviluppando le proprie competenze nel segno della sicurezza e qualità del lavoro, e della efficienza e convenienza dei servizi offerti.
Il percorso di certificazione ASEC, compiuto dalle proprie officine di assistenza, secondo gli standard TOYOTA, rende possibile ogni giorno trasferire alle imprese dei propri clienti i benefici di un lavoro qualitativo e performante e di risposte puntuali e innovative. Punto di partenza: la centralità del Cliente; punto di arrivo: la sua completa soddisfazione.
Ravenna - Via Faentina, 169 - www.gambi.it IN MAGAZINE
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FOTOGRAFARE
Catturare
LE STELLE QUANTE VOLTE HAI PENSATO “QUESTO CIELO SAREBBE DA FOTOGRAFARE”? QUANTE VOLTE POI HAI TENTATO DI FARLO? QUESTA BREVE GUIDA SULL’ASTROFOTOGRAFIA È QUELLO CHE TI SERVE PER INIZIARE. di Giulia Masci Ametta / ph Andrea Bonavita
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È arrivato l’autunno e con lui le mattinate più fresche, la brezza alla mattina sulle foglie, il cielo limpido – o quasi – quando torni a casa la sera, una stellata incredibile quando nei weekend fuoriporta alzi il naso all’insù. Quante volte ti è venuta voglia di tirare fuori dall’armadio la reflex che ti hanno regalato lo scorso Natale, o il tuo nuovo smartphone, e provare a catturare l’istante? Proprio come in quelle fotografie che vedi online e usi come sfondo del desktop. Quindi ho pensato, perché non scriverci un articolo? Una mini guida che riesca, anche solo per curiosità, a farti dire, la prossima volta che andrai anche solo a passeggiare sui colli, “porto con me la macchina fotografica” (o il cellulare, ovviamente). Astrofotografia, questo è il nome corretto per la fotografia che si concentra sul cielo e sulle stelle. Che tu abbia o meno un’attrezzatura professionale la prima regola indispensabile per riuscire a “fermare” una porzione di cielo è allontanarsi dalla città. Questo perché qua-
ph Andrea Quartarone
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lunque spazio urbano, che sia Forlimpopoli o New York, è invaso da quello che viene definito inquinamento luminoso: le luci della città si sommano nel cielo e sovrastano le stelle. Allo stesso modo questo succede per la luce lunare, è sconsigliato quindi tentare il primo approccio dal balcone di casa o durante una notte di luna piena. Un soggetto molto caro agli “astrofotograf i” è la Via Lattea. È, diciamo, quasi doveroso includerla in almeno uno scatto. Ma in quale periodo dell’anno fotografarla al meglio? Da aprile a maggio la Via Lattea risulta molto visibile poco prima dell’alba, da giugno ad agosto nelle ore centrali della notte, in questo periodo il momento giusto per coglierla nel suo massimo splendore è nelle ore subito successive al tramonto. Una volta decisa quindi l’ora della tua prossima uscita fotografica e controlla le condizioni luminose e meteorologiche del tuo cielo, ti sembrerà sicuramente un’ottima idea utilizzare lo zoom per avvicinarti alle stelle. Purtroppo però
“LA REGOLA FONDAMENTALE PER INIZIARE A OTTENERE FOTOGRAFIE DA FAR VEDERE AGLI AMICI È: NON DEMORALIZZARSI. INFATTI, SARANNO NECESSARIE ALCUNE PROVE, E ALTRETTANTE USCITE NOTTURNE, PRIMA DI OTTENERE I RISULTATI CHE DESIDERI.”
non otterresti il risultato desiderato, ma sicuramente la qualità della tua immagine diminuirebbe! Perché l’equazione “grandi zoom per grandi fotografie” non è sempre, e in tutti gli ambiti, vera. La regola fondamentale per iniziare ad ottenere fotografie da far orgogliosamente vedere agli amici è: non demoralizzarsi. Infatti, quasi sicuramente, saranno necessarie alcune prove, e altrettante uscite notturne, prima di ottenere i risultati che desideri. Copriti bene, investi in un thermos e porta con te
DA NOI L’IMPLANTOLOGIA È 3D
Grazie al CERCHIO DIGITALE Implantologia più PRECISA più CONFORTEVOLE più VELOCE I VANTAGGI del cerchio digitale: · Intervento di Implantologia mininvasivo grazie all’uso di Software di implantologia pc-guidata · Diagnosi più precisa con il 3D: utilizziamo la Tac Cone Beam *** e lo Scanner intraorale ** · Intervento di implanto-protesi in una seduta (*) e personalizzazione: prepariamo giorni prima sia gli impianti dentali, la mascherina chirurgica personalizzata e i denti. * quando clinicamente possibile- **nella sede di Ravenna e Faenza *** solo in caso di interventi di implantologia e se prescritto dall’odontoiatra. Si ricorda che vengono impiegati raggi X
Chiamaci per maggiori informazioni! FAENZA
Via della Costituzione 28/A, 48018 Dir. sanitario Dott.ssa Cristiana Manco iscritta all’Albo di Ravenna n. 383
RAVENNA
Via A. De Gasperi 61, 48121 Dir. sanitario Dott. Fabio Fusconi iscritto all’Albo di Ravenna n. 141
CESENA
Viale Gaspare Finali 42, 47521 Dir. sanitario Dott. Aroldo Zoli iscritto all’Albo di Forlì Cesena n. 620
clinicadentalesantateresa.it
Messaggio pubblicitario ai sensi del combinato disposto di cui all’art 2 D.L. 223/2006 e art. 1 comma 525 L 145/2018
ph Andrea Coveri
IN QUESTE PAGINE, IL CIELO STELLATO E LA VIA LATTEA SOPRA LA STONEHENGE DI SANTA SOFIA, LE COLLINE DELLA NOSTRA PROVINCIA E LA DIGA DI RIDRACOLI.
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tanta, tanta pazienza. Ma poi, concretamente, come la scatti questa foto? L’unico strumento davvero necessario per questo tipo di fotografie è il cavalletto. Questo perché la luce emanata dalle stelle è molto debole, pertanto occorre un tempo di scatto molto lungo e, di conseguenza, è necessario fissare la macchina fotografica al suolo tramite un cavalletto solido e stabile. Questo eviterà che la foto venga mossa e che le stelle appaiano come scie luminose e non come “puntini” nel cielo. Ti ho appena parlato di lunghi tempi di scatto, cosa significa? È la cosiddetta “lunga esposizione” e significa che quando scatterai, impostando la tua macchina fotografica in modo che la velocità dell’otturatore sia più lenta del solito (al massimo 20 secondi) e l’apertura del diaframma più ampia possibile (f/1.4 – f/1.8 – f/2.8), la luce prodotta da tutte le stelle della Via Lattea verrà catturata dallo
strumento, che te la restituirà visibile – sperando di aver fatto tutti i passaggi corretti – sul tuo piccolo monitor LCD. Se sei arrivato in fondo all’articolo e ti sei sentito escluso perché non hai una macchina fotografica, non disperare! Sicuramente avrai uno smartphone. Che questo sia o meno l’ultimo modello tecnologico uscito sul mercato non ti deve preoccupare: è normale infatti che molti smartphone non offrano la possibilità di regolare la velocità dell’otturatore e per questo motivo sono state sviluppate tantissime app gratuite, disponibili per Android e iOS, che simulano questo effetto attraverso semplici controlli manuali. Anche tu così potrai scattare immagini multiple in pochi secondi, ricreando l’effetto della lunga esposizione. Perché il cielo stellato è una meraviglia che si possono permettere tutti, nessuno escluso.
Scegliere il luogo PERFETTO Le nostre colline sono sicuramente piene di posti perfetti per iniziare a cimentarsi nell’astrofotografia: basta munirsi di un navigatore e un’automobile. Dalle colline di Rocca delle Caminate, passando per i prati e i rifugi delle Foreste Casentinesi fino al piccolo Stonehenge nei pressi di Santa Sofia, le possibilità nei dintorni sono infinite così come le stelle che riuscirete a catturare in una nottata tersa. L’unico limite è quanto avrete voglia di esplorare e aspettare di trovare il posto perfetto per posizionare il vostro nuovo cavalletto. Sicuramente una location che vi consentirà di scattare foto spettacolari è la Diga di Ridracoli. In estate inoltre avrete la possibilità di partecipare – previa prenotazione – al workshop In diga a fotografare le stelle durante il quale vi sarà possibile accedere, guidati da un fotografo professionista, a punti di vista inusuali ed esclusivi sopra e attorno alla diga. (Per informazioni IDRO Ecomuseo delle Acque di Ridracoli - ladigadiridracoli@ atlantide.net)
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Da oltre 90 anni, la Cartoleria E. Monti è un punto di riferimento storico per la città. Dalla sua fondazione, nel 1926, la famiglia Monti ha continuato a gestire il negozio che nel tempo ha subito importanti ristrutturazioni, reinventandosi, con un nuovo concept di cartoleria, in ciò che è oggi e garantendo servizi sempre aggiornati, aumentando così il livello dell’offerta. “Anche se da noi non troverete più articoli di cartoleria – racconta Alberto Monti, nipote del fondatore della bottega del centro di Forlì – abbiamo deciso di lasciare invariata l’insegna esterna perché pensiamo che, per noi come per tutti i forlivesi, sia importante mantenere questo storico nome. Per la stessa ragione abbiamo
lasciato la E puntata prima di Monti: è l’iniziale di Erminio, mio nonno, che fondò la cartoleria. Ho iniziato a lavorare in negozio all’età di venti anni – continua Monti – e ho potuto vivere i momenti d’oro della cartoleria con la vendita di quaderni, penne, compassi e di tutto ciò che serviva per la scuola e per l’ufficio. Ricordo ancora i giorni di mercato quando i contadini venivano ad acquistare la carta speciale per avvolgere lo squacquerone che producevano. Lasciavano nel negozio un odore di stalla che nei miei ricordi è addirittura piacevole. Oggi in negozio siamo in quattro, mia moglie Marina, io e i miei figli Matteo e Sara, i quali hanno avviato anche un settore di vendita online, oggi direi indispensabile per
ADVERTORIAL
TRA I MARCHI PRESTIGIOSI PROPOSTI DA E. MONTI TROVIAMO: MONTBLANC, THE BRIDGE, CAMPOMAGGI, SPALDING, CULTI, MONTEGRAPPA, DUPONT, SEIKO, BACI MILANO, ECLAT GIOIELLI, PINEIDER, PININFARINA, CARAN D’ACHE, SUUNTO, PARKER, AURORA.
A LATO, L’ALLESTIMENTO NATALIZIO REALIZZATO PER LA CONCESSIONARIA REGGIANI. IN BASSO, DA SINISTRA, L’ALBERO DI NATALE PER IL CAFFÈ CASAVECCHIA E L’ALLESTIMENTO PER LA CANTINA DI VIA FIRENZE.
continuare a crescere: www. wondersmall.com, che offre la migliore selezione online di accessori di lusso per l’uomo e per la donna, edizioni speciali e limitate di prodotti dei marchi internazionali più prestigiosi oltre che un assortimento unico di accessori di designer emergenti. Molto importante, inoltre, è il settore organizzazione eventi curato da Sara e Marina, le nostre Wedding Planner (www.eventi-matrimoni.it): anche qui i risultati e le soddisfazioni non mancano grazie al loro buongusto e capacità organizzativa che hanno permesso di dare vita a splendidi matrimoni.” Sempre alla ricerca di spazi insoliti ed esclusivi, Sara e Marina propongono di volta
in volta la location adeguata allo stile dell’evento e al messaggio che lo stesso deve comunicare, personalizzando le location nude con allestimenti
e complementi arredo pensati ad hoc, avvalendosi anche di catering sopraffini. “Si sta avvicinando il Natale e, anche per questa ricorrenza, sempre Sara e Marina hanno creato la formula dell’albero in affitto che ha riscosso grande successo: consiste nello scegliere assieme al cliente l’albero di Natale, i colori e i decori, e accenderlo a casa sua. Nel nostro negozio, poi, abbiamo aggiunto altri prestigiosi marchi a quelli già presenti: gli iconici cappelli Borsalino, i giubbotti in pelle D’Amico e la pelletteria Campomaggi, che presenteremo sabato 30 novembre durante un evento al quale siete tutti graditi ospiti. In quella occasione il negozio si illuminerà a festa con i suoi allestimenti natalizi e saremo felici di brindare con i nostri clienti coi vini della cantina Poderi dal Nespoli.”
Via G. Mameli, 5 | Forlì | Tel. 0543 27771 IN MAGAZINE
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ABITARE
Dove nasce
IL ROCK
NELL’APPARTAMENTO DI FABIO ZAFFAGNINI TUTTO PARLA DEL ROCKIN‘1000, L’EVENTO NATO A CESENA E DIVENTATO UN FENOMENO GLOBALE. di Francesca Ricci / ph Gianmaria Zanotti
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Incontro Fabio nel suo appartamento, al piano terra di una tipica casa di corte in centro storico a Cesena, dove l’arredo in stile moderno incontra il calore delle grosse travi a vista che percorrono tutto il soffitto dell’abitazione. Una casa piccola ma estremamente accogliente, il luogo in cui Zaffagnini elabora le sue idee e le condivide via web, con i suoi colleghi di lavoro (e passione), direttamente dal tavolo della sua cucina. È qui, infatti, che è nato un fenomeno chiamato Rockin’1000, la più grande rock band del mondo protagonista di spettacolari concerti, l’ultimo dei quali lo scorso 13 ottobre al Linate Air Show di Milano. “Viaggio molto, sono sempre in giro. Ma quando torno a Cesena questa è la mia base e anche il mio ufficio dove, nonostante le dimensioni, ho tutto ciò che fa per me. Innanzitutto è in pieno centro – e a me piace abitare in centro – adoro il fatto di non dover prendere la macchina e di avere tutto a portata di mano”. Fabio di recente ha raccontato l’avventura del Rockin’1000 (diventato oggi un’impresa che organizza eventi musicali disruptive) in TV. “Sono stato invitato da Simona Ventura nella trasmissione Il supplente durante la puntata incentrata sul tema della tenacia. Il Rockin’1000 è un progetto che molto spesso viene associato all’avere un sogno che sembra impossibile da realizzare. Un caso studiato in scuole e aziende perché nato dal basso e diventato un fenomeno globale. Pensa che il video del primo evento ha avuto oltre 50 milioni di visualizzazioni in tutto il mondo.” La casa di Zaffagnini racconta molto di questo sogno che si avvera, anche se in modo discreto, quasi essenziale. Pochi fronzoli, pochi orpelli ma quando si entra in camera da letto e si posano gli occhi sulle mensole di legno massiccio, si percepisce il grande successo dell’evento nato nel 2015, quando mille musicisti si ritrovarono al parco dell’Ippodromo, diretti da Marco Sabiu, per
UNA CASA PICCOLA MA ACCOGLIENTE, IL LUOGO IN CUI ZAFFAGNINI ELABORA LE SUE IDEE E LE CONDIVIDE VIA WEB, CON I SUOI COLLEGHI DI LAVORO (E PASSIONE), DIRETTAMENTE DAL TAVOLO DELLA SUA CUCINA. È QUI, INFATTI, CHE È NATO ROCKIN’1000.
suonare all’unisono Learn to Fly e chiedere ai Foo Fighters di tenere un concerto proprio a Cesena. “Questo è il premio del Tribeca Film Festival (per chi non lo sapesse, una rassegna internazionale di film indipendenti ideata e diretta da Robert De Niro all’indomani dell’11 Settembre). Coloro che hanno ricevuto questo martelletto sono dei super personaggi come il fondatore di Google, quello di Wikipedia, Edward Snowden e molti altri ancora, quindi quando mi hanno annunciato che l’avevamo vinto
A SINISTRA, UNA PARETE CON I LIBRI E I PREMI VINTI CHE RACCONTANO IL SUCCESSO DI FABIO ZAFFAGNINI.
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IN ALTO, UN ANGOLO DELL’APPARTAMENTO DAL DESIGN MINIMALE, COLORATO E MODERNO.
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noi è stata un’emozione grossa,” mi dice Fabio con gli occhi pieni di orgoglio e incredulità. Poco più in là ci sono anche il premio On stage Awards della Coca Cola e il premio YouTube. Il primo ricevuto perché il concerto That’s live (a Cesena nel 2016), è stato riconosciuto come evento italiano dell’anno, superando concerti di mostri sacri come, ad esempio, Bruce Springsteen; il secondo, per aver superato i 100.000 follower sul canale YouTube. Nella mensola sottostante, invece, è appoggiato il vinile di That’s live che scopro essere il detentore di un altro record. “Questo disco, prodotto da Sony, per un paio di mesi è stato uno dei dischi della categoria rock più venduti su Amazon in Italia, al secondo posto tra i Pink Floyd e i Rolling Stones. A volte io stesso mi rendo conto del contrasto che c’è tra il low profile della mia casa, un’a-
UNA CASA LEGGERA, QUELLA DI ZAFFAGNINI, POCO INGOMBRANTE CHE LASCIA SPAZIO ALLA PERSONALITÀ DI CHI, FIN DA PICCOLO, VOLEVA AVERE UNA VITA AVVENTUROSA COME QUELLA DI INDIANA JONES E PER QUESTO AVEVA SCELTO DI FARE IL GEOLOGO.
bitazione semplice e tranquilla, e i premi che contiene.” Un’altra chicca, che quasi passa inosservata ma che è ancora una volta sorprendente, è la versione Lego del Rockin‘1000, regalo del colosso danese che ha riprodotto in mattoncini la scena del concerto e i personaggi dell’evento, compreso lo stesso Zaffagnini. “Avere un Lego con le proprie sembianze
Occhiale Siens Eye Code
C.so Repubblica, 157 ForlĂŹ | T. 0543.34700 | www.otticagallery.com
ph Sandra Lazzarini
Naturale bellezza
UN’ALTRA CHICCA È LA VERSIONE LEGO DEL ROCKIN‘1000, REGALO DEL COLOSSO DANESE CHE HA RIPRODOTTO IN MATTONCINI LA SCENA DEL CONCERTO E I PERSONAGGI DELL’EVENTO, COMPRESO LO STESSO ZAFFAGNINI.
IN BASSO, ZAFFAGNINI CON LA VERSIONE LEGO DEL ROCKIN’1000, REGALO DEL COLOSSO DANESE.
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è davvero una cosa incredibile!” La casa di Fabio rispecchia perfettamente il suo modo di essere: capace di sorprendere oltre le apparenze. Una casa leggera, poco ingombrante che lascia spazio alla personalità di chi, fin da piccolo, voleva avere
una vita avventurosa come quella di Indiana Jones e per questo aveva scelto di fare il geologo. “Da geologo ho avuto l’opportunità di fare tante esperienze come, per esempio, lavorare per il Consiglio nazionale delle Ricerche. Sono stato imbarcato per 7 anni sulle navi oceanografiche da Porto Garibaldi fino all’Antartide, ho lavorato come geo archeologo per la facoltà di Conservazione dei Beni culturali, in Italia e per 2 anni in Oman. Mi sono occupato di clima e terremoti, realizzando modelli previsionali e tanto altro ancora. Poi, però, ho cominciato a guardarmi intorno, anche fuori dal mondo della geologia, concentrandomi su quella che da sempre rappresentava una mia grande passione: la musica. Così, dopo aver inventato Trail Me Up, un’applicazione simile a
Google Street View che mappa sentieri percorribili solamente a piedi, ho creato Rockin’1000, che ha mutato profondamente la mia vita e il mio lavoro e a cui oggi dedico anima e corpo.” Mentre la nostra conversazione prosegue mi accorgo che in un angolo c’è una chitarra classica, che ancora una volta rivela tutto l’amore di Fabio per la musica. Quando stiamo per lasciare la stanza, perché ormai l’intervista sta per volgere al termine, emerge un ultimo dettaglio: l’opera che si trova appesa sopra la testiera del letto. Un quadro dai toni chiari del bianco e dell’azzurro, con la forma singolare di una grande fotografia strappata, realizzato da un artista ravennate che occupa un posto speciale nel cuore di Fabio, suo padre.
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Quello dell’assistenza agli anziani è un problema oggi molto sentito. L’idea di sviluppare il progetto Serenitas nasce per soddisfare un bisogno sociale molto importante per il nostro Paese: quello di assistere gli anziani in un’ottica nuova, visti il taglio dei costi della Sanità pubblica, i dati demografici che sempre più evidenziano come l’Italia sia un Paese di anziani e il progressivo calo del reddito medio degli italiani. Perché e come nasce il progetto Serenitas? “La Casa Assistenziale rappresenta una possibilità reale di coabitazione legata ai modelli familiari tradizionali e finalizzata a garantire adeguate cure, un invecchiamento attivo e inclusione sociale dell’anziano, evitando isolamento e solitudine. Abbiamo deciso di partire con il primo progetto di Case Assistenziali Serenitas
nel 2011, fino a svilupparne altre 6 a distanza di tre anni, durante i quali abbiamo potuto analizzare diverse tipologie di immobili da adibire a case assistenziali. Nello specifico ville, appartamenti, rustici e case a schiera, nonché uffici
con cambio di destinazione d’uso. Una parte rilevante del patrimonio immobiliare risulta sfitto; pensare di recuperare architettonicamente questi spazi attraverso interventi mirati, conferendogli una nuova funzione con forte finalità sociale, creando impiego, valore e generare un reddito continuativo, è una prospettiva importante. Il nostro obiettivo era creare un ambiente famigliare per gli ospiti e per i visitatori, un luogo di compagnia dove offrire serenità nel vivere la terza età sposando l’idea di famiglia, di calore domestico. Pochi ospiti – al massimo 16, con gli stessi bisogni assistenziali – che mantengono le proprie identità. Seguendo varie pubblicazioni scientifiche abbiamo sviluppato il progetto Serenitas, oltre che da un punto di vista sociale, anche da un punto di vista medico, poiché in compagnia e in un ambiente fa-
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miliare viene realizzato un recupero cognitivo importante. Volevamo creare qualcosa di opposto agli istituti di grandi dimensioni dove l’ospite è spesso solo un numero.” Come si sviluppa il format che proponete? “Proponiamo tre fasi per sviluppare un progetto, dalla A alla Z, da far gestire direttamente all’affiliato e/o gestendolo per suo conto (solo per alcuni immobili). La prima è la fase di fattibilità, dove si verifica tecnicamente, sia dal punto di vista economico-finanziario sia dal punto di vista progettuale-architettonico, la possibilità di ottenere una chiara definizione di costi, ricavi, tempistiche, iter burocratici per autorizzazioni, fino alla realizzazione di un progetto di fattibilità e un business plan. Poi c’è la fase di esecuzione, ovvero la stesura del progetto esecutivo fino all’ottenimento dell’autorizzazione da parte
degli enti preposti e fornitura di strumenti tecnici e organizzativi per iniziare l’attività. Infine, la fase di avviamento prevede una formazione direttamente presso le nostre strutture, arredo tecnico interno e strumenti per la promozione e acquisizione e gestione del cliente. Le attività delle fasi proposte sono formulate per consentire risparmio di tempo e denaro.” Quali sono i principali vantaggi di sviluppare un progetto con Serenitas? “È fondamentale partire bene con qualcuno che attutisca il colpo in caso di errori, visto
che parliamo di servizi alle persone, quindi un’immagine imprenditoriale di estrema risonanza per la comunità locale. Si tratta di colloquiare con istituzioni ed enti locali, bisogna fare un ottimo lavoro da subito ed essere professionali. Va ricordato che si è sotto il controllo degli enti operativi pubblici, quindi non si può sbagliare. Inoltre bisogna ottimizzare la gestione per avere un’alta redditività e il nostro modello è collaudato per questo. Serenitas ha una cooperativa di gestione delle case assistenziali che ha gestito più di 150 pazienti dal 2011.”
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SCRIVERE
Racconto
DI CITTÀ FRANCO NANNI È IL VINCITORE DEL PREMIO LETTERARIO NAZIONALE CITTÀ DI FORLÌ, SEZIONE PREMIO IN MAGAZINE PER LA PROSA INEDITA.
F
Franco Nanni, nato a Forlì e laureato a Bologna, dove ora vive, ha vinto il Premio Letterario Città di Forlì 2019 con il racconto Le città nella radio. È stato anche vincitore del Premio Città di Forlì 2010 come miglior romanzo con l’opera Fuga in sé minore, pubblicata da Foschi Editore nel 2011. Nel 2015 è invece tra le migliori storie del concorso Via Con Me - Narratori in viaggio con il racconto Il bagno. Franco Nanni, lei è scrittore e psicologo. Quanto inf luiscono, nella caratterizzazione dei suoi personaggi, i suoi studi di psicologia? “A dire il vero poco o nulla. Se c’è un’influenza non è tanto dagli studi ma dagli incontri umani che avvengono nel mio lavoro: si aprono squarci di luce su aspetti dell’animo umano che non ci si immagina e che possono, una volta sedimentati, contribuire a scolpire certi personaggi, o certe vicende con una maggiore definizione.” Quando ha avuto inizio la sua attività di scrittura e da quali sentimenti è stata mossa? “Ho iniziato a scrivere racconti e poesie verso la fine delle scuole
di Dolores Carnemolla
medie, spinto da vari stimoli: lo stupore per l’incontro con la poesia ermetica, così diversa dai vieti e polverosi stereotipi della poesia tradizionale, così essenziale, intensa e priva dei manierismi che mi avevano sempre tenuto alla larga dalla poetica che normalmente la scuola propone. Poi i sentimenti, principalmente un senso di malessere, di malinconia, di contemplazione, che mi avevano sempre accompagnato sin da bambino. Dopo diversi sfortunati tentativi di lettura, e qualche libro obbligatorio per la scuola, il primo romanzo che io abbia davvero amato è stato La nausea di J.P. Sartre. Anch’esso mi ha aperto un mondo nuovo, luogo dove mi sentivo a casa. In quegli anni amai molto anche i racconti di Dino Buzzati e quelli di Kafka.” Ci sono stati dei libri o degli autori in particolare che hanno ispirato i temi, i personaggi, le atmosfere care alla sua scrittura? “Oltre al già citato Sartre, devo moltissimo a K. Ishiguro e in particolare un suo libro poco amato, Gli inconsolabili, un libro straordinario che coniuga realtà e sogno, delirio e lucidità in una scrittura emozionante. In seguito
ho scoperto i postmoderni statunitensi: De Lillo, Foster Wallace, Pynchon, e lascio per ultimo un autore che periodicamente rileggo con rinnovata emozione, Raymond Carver.” Che significato ha avuto ricevere un riconoscimento intitolato proprio alla sua città di origine? “Un senso di affetto e di ritorno a casa. Vivo tendenzialmente con lo spirito dell’apolide, senza terra e senza appartenenza, tuttavia la Forlì della mia infanzia rimane qualcosa di commovente.”
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RACCONTO VINCITORE DEL PREMIO LETTERARIO NAZIONALE CITTÀ DI FORLÌ, SEZIONE PREMIO IN MAGAZINE PER LA PROSA INEDITA.
LE CITTÀ NELLA RADIO di Franco Nanni
Il salotto buono dei nonni è velluto, è silenzio, odore di legno e liquori dolciastri. È polvere spessa che grava sui pizzi, le tazze, i servizi da tè. Il bambino si aggira guardingo sui vecchi tappeti e va verso la radio. Un cubo di legno, sul davanti una tela giallastra, e manopole lucide. Pensa a quel tiepido fiato che soffia dalle fessure. A volte nel buio ha spiato l’interno, da dietro. Basta mettere gli occhi sulle sue feritoie. Sul viso gli arriva un tepore di madre, di cuccia. Odore di casa, di buono. E poi le valvole. Tante, tutte diverse, con le loro esili luci. Un paesaggio di sogno. Città nel buio, chiese illuminate da mille candele votive. Il bambino appoggia le mani sul vetro brillante. Scalda. Tra le manopole legge nomi stampati a caratteri d’oro. Città vicine, Milano, o Roma, e città lontane, ignote, Hilversum la più misteriosa. Per lui quel nome era Hil, piccole luci tremule, ver, nella nebbia, sum, buio paesaggio . Ripeteva tra sé quei toponimi come fosse un viaggiare, un volo notturno a cavallo di onde. Hilversum, pensava il bambino, dev’essere un posto dove è sempre notte. Attraversata da lenti convogli che portano merci nei bui vagoni. Dove gli uomini indossano soltanto dei lunghi, neri cappotti. E poi Ankara. Un luogo dove il cielo è sempre più grigio. Odore di pesce, reti lasciate sui moli. Sirene di faro. Una città che ad ogni risveglio, al mattino, piove. Quando smette vedi gente per strada. Nelle narici sempre un ché di carbone, di fumo. Saracinesche aperte e richiuse. Motori diesel al minimo. Un lavoro sommesso, alacre, che lascia fuliggine a galla nell’aria. Daventry è rumore di cingoli, di giorno e di notte, ruote dentate, macine, granaglie. Gente al lavoro, sempre, e sempre la luce senza mai un tramonto. Hanno tutti camicie a quadri nel vento. L’odore del grano maturo. Le donne sorridono in vesti scozzesi mentre aggiustano forcine e capelli. Oggi si mangia polenta, e domani, e sempre. Poi trova Motala, città delle mosche. La gente si parla gridando, a coprirne il ronzio. L’aria è calda, ma secca. Si veste leggero perfino la sera. Lo speaker di Radio Motala lavora protetto da tende e parla con voce di insetto. Trasmette le danze di gente svestita, con fiori e tatuaggi, per riti vudù. Solo più grande il bambino saprà che a Motala invece fa freddo e le mosche la gente non sa cosa sono. Ma ora lui scorre con gli occhi le scritte e soltanto fantastica, e trova Lahti, città dei sospiri. Il suono del traffico, il vento, perfino la musica, ogni cosa è sospiro. Le insegne dei bar, dei negozi, sono tutte coperte da veli. La gente si copre la bocca con sciarpe e foulard. Ognuno sospira ma lo fa di nascosto e si scusa con gli altri, se viene scoperto. La radio, a Lahti, trasmette soltanto concerti di piatti, grancasse, fragore di ottoni sperando che il tutto ricopra i sospiri. A Zeesen si dorme soltanto. A un’ora qualunque, di giorno, di notte, se passi di lì vedi auto ben chiuse, le imposte, i negozi, ognuno immerso in un sonno lontano. La radio trasmette soltanto segnali sonori e una voce pacata che annuncia, più tardi, una qualche ripresa. A Zeesen se tendi l’orecchio puoi sentire il tictac delle sveglie puntate al mattino. Potendo osservarne i quadranti, vedresti lancette più corte sospingere avanti l’ora di alzarsi, più avanti, più avanti. A Zeesen davvero dormono tutti, eppure chi passa da lì lo sente più forte, che il risveglio avverrà, di certo avverrà. Il bambino percorre le voci, ciascuna fissata su una linea di luce. Bratislava, cupa e nebbiosa, dal fumo di mille e più chiatte che sole, ogni notte, solcano il fiume emettendo un suono di tuono lontano.
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E Graz, città in attesa, dove uniche bestie sono ragni di ogni misura, che tessono tele che infine trattengono ognuno dal fare qualcosa. Accade talvolta per strada che un uomo si arresti di colpo, dimeni le braccia e infine ritorni dond’era venuto. Nessuno sa dove andasse, ma di certo il ragno non voleva arrivasse. La gente di Graz vive così, rassegnata ad esser bloccata in certi suoi gesti, inibita a giungere al fine. Perfino le bocche iniziano frasi che poi non finiscono. La radio trasmette solamente una certa musica da ballo, un ballo strano dai ritmi esitanti dove fai un passo avanti e due all’indietro. A Linz ogni bambino, se incontra un vecchio per strada, riceve in regalo un cioccolatino in bella stagnola di quattro colori. Ha forma di basso bauletto e promette sottile, amaro piacere. Togliendo l’incarto si scorge a volte una patina bianca secreta dal bruno cacao. Il bambino allora si ferma esitante, ma il vecchio gli dice che quello è ancora più buono, su, cosa aspetti a mangiarlo? E quello l’addenta curioso, ne gusta il sapore e d’un tratto lo assale il ricordo di ogni volta che ha pianto. A Falun ci sono soltanto caffè, e fuori solo ceffi coi baffi, seduti a fumare, lo sguardo nel mare. Di rado farfugliano qualche parola, sempre puntando i loro occhi lontano. Sono forse dei nomi di donna, quelle parole, le donne lasciate di là dalle onde, che mai rivedranno ma che pure, la notte, rimpiangono invano. A Radio Falun trasmettono solo lamenti, flamenco e sevdah. Solo da grande il bambino saprà che a Falun non c’è il mare e nemmeno, è ovvio, donne di sogno al di là delle onde. A Moorside, città del sapone, tutto è lavato ogni giorno e ogni notte, perfino domeniche e feste solenni. Le stoffe, i palazzi, anche le facce le vedi scavate, porose, corrose da schiume, liscivie e candeggi. Non ci sono colori a Moorside ma solo un logoro bianco stremato da troppi lavaggi. La gente si veste di abiti lisi ed evita i gesti ampi o improvvisi, non sia mai che la stoffa, di trama ormai smunta, si laceri intorno alle pieghe del corpo. Ecco Simferopol, città d’ombra, per miglia e miglia non vedi che muschio, i muri, le strade, perfino i negozi ne sono coperti e non pare vi siano anime vive laggiù. Distesa sul ciglio di un mare interno, cinta dai monti, essa vive in penombra salvo un solo minuto ogni giorno, e solo d’estate, quando un raggio di sole si incunea tra vette e l’illumina tutta. È proprio allora che vedi quanta gente si muova per strada: ne scorgi le ombre che passano calme sul verde del muschio. Gente normale, bambini, anziani, operai. Nessuno si pensa al di sopra degli altri, a Simferopol, sanno tutti che ognuno è soltanto quel metro quadrato di muschio più scuro che il sole risalta. La radio di quella città dispone di un vasto archivio dove leggi “Turandot, La Scala, Milano 1958” o “La forza del destino, San Carlo, Napoli 1960”, ma le vecchie bobine contengono solo intervalli tra un atto e l’altro: colpi di tosse, sussurri, scricchiolii di sedie e talvolta, ma solo talvolta, una chiara parola ostile sibilata all’orecchio del proprio vicino. A Monte Ceneri non vedi che gente dispersa in cortei, seguendo le bare dei morti. Sono tutti vestiti di nero, e cremano i corpi levando fumate più nere. Quando alla fine non resta che un solo vivente a seguire l’ultimo rito, questi si veste di bianco, e scende in pianura a cercare una donna. Faranno dei figli, e nipoti, e il monte di nuovo si riempie di gente. Allora riprendono ancora le serie dei morti e le cremazioni. La radio del posto trasmette soltanto dei Requiem, eccetto che un giorno, in cui suona la marcia nuziale. L’ultima città ha nome di Droitwich. Appare contorta, annodata, nemmeno una via che non sia curvilinea. La sera la gente ritorna a casa per vie differenti da quelle percorse al mattino e ancora diverse saranno le strade da fare domani. Droitwich è viva, e i quartieri, le piazze, sono come tessuti di un corpo, evolvono e mutano come fosse un respiro. Accade talvolta che uno si perda e smarrisca la via del ritorno. Di certo è vivo e cammina sui viali ritorti del centro città, ma è raro davvero che faccia ritorno ai suoi cari. Sembra che il lungo vagare sia causa di strane amnesie. A Droitwich la radio è una voce pacata che legge dei lunghi elenchi di nomi e cognomi, sperando invano che i persi ricordino almeno di avere una vita.
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