Tariffa R.O.C.: Poste Italiane s.p.a. - Spedizione in A. P. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 1, DCB - FILIALE DI FORLÌ - Contiene i. p. - Reg. al Tribunale di Forlì il 23/11/1998 n. 27 - EURO 3,00
F O R L Ì N° 6 DICEMBRE 2019/GENNAIO 2020
PIALLINI
Fratelli
SPETTACOLO IN VERTICALE
GIANLUCA GORINI / Una nuova stella MOBILITÀ ELETTRICA / La spina nel motore I BORGHI TERMALI / Fra storia e benessere
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FORLÌ
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EDITORIALE
SOMMARIO
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Dedichiamo le copertine a tre personaggi stellari: i fratelli Luca e Andrea Piallini, fondatori di eVenti Verticali, che organizzano incredibili spettacoli su installazioni sospese e monumenti, e lo chef Gianluca Gorini, che è stato premiato con una stella Michelin nella Guida 2020. Incontriamo i pionieri della mobilità elettrica, entriamo nell’officina de Il Mondo dell’Usato e nel mondo della tour e personal manager Monia Mosconi. L’illustratore Mario Sughi ci racconta della sua arte e i giovani del collettivo artistico Olvidados ci parlano dei loro progetti. Parliamo poi di inclusione con la Banca del Tempo Sociale e della nuova sede di AIL. Scopriamo i borghi termali ed entriamo nella casa dell’artista Massimo Sansavini. Ricordiamo i grandi editori nati nel nostro territorio e, infine, scopriamo le novità firmate Edizioni IN Magazine. Buona lettura!
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ANNOTARE
Brevi IN
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ESSERE
Fratelli Piallini
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ESSERE
Gianluca Gorini
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INNOVARE
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Mobilità elettrica
INCLUDERE
Tempo di solidarietà
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SOSTENERE
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Nuova sede AIL
RIVIVERE
Andrea Masotti
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Il Mondo dell’Usato
RISCOPRIRE
I borghi termali
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EDIZIONI IN MAGAZINE S.R.L. Via Napoleone Bonaparte, 50 - 47122 Forlì Tel. 0543.798463 / Fax 0543.774044 www.inmagazine.it info@inmagazine.it DIRETTORE RESPONSABILE: Andrea Masotti REDAZIONE CENTRALE: Clarissa Costa, Gianluca Gatta, Beatrice Loddo COORDINAMENTO DI REDAZIONE: Roberta Invidia ARTWORK: Lisa Tagliaferri IMPAGINAZIONE: Francesca Fantini UFFICIO COMMERCIALE: Gianluca Braga, Elvis Venturini STAMPA: La Pieve Poligrafica Villa Verucchio (RN) ANNO XXI - N. 6 Chiuso per la stampa il 4/12/2019 Collaboratori: Barbara Baronio, Andrea Bonavita, Dolores Carnemolla, Giulia Farneti, Giulia Masci Ametta, Francesca Miccoli, Pierluigi Moressa, Umberto Pasqui, Ella Raggi, Francesca Ricci. Fotografi: Andrea Bonavita, Andrea Brusa, Emiliano Camporesi, Claudia D’Elia, Chico De Luigi, Giorgio Sabatini, Gianmaria Zanotti.
ABITARE
Massimo Sansavini
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RICORDARE
Imperi di carta
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LEGGERE
Un libro sotto l’albero
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LAVORARE
Monia Mosconi Seguici su FB: www.facebook.com/ edizioni.inmagazine
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ESPORRE
Mario Sughi Edizioni IN Magazine si impegna alla salvaguardia del patrimonio forestale aderendo al circuito di certificazione di FSC-Italia.
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RIQUALIFICARE
Olvidados IN MAGAZINE
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ANNOTARE
La passione è LIVE
Olindo Guerrini VA A ROMA
FORLÌ All’Ottantadue Music
ROMA Una narrazione a tratti surreale che si dipana fra i meandri della mente inquieta di Olindo Guerrini, in un non luogo dove la memoria diventa realtà, svelando lati oscuri e inconsci del letterato romagnolo che, via via, lasciano il posto all’uomo con le sue paure e le sue miserie, in un gioco divertente e nello stesso tempo doloroso come la vita. È questo Ho un arcobaleno nella testa, testo teatrale di Mariavittoria Andrini, che domenica 22 dicembre alle ore 17,30 è al Teatro Belli di Trastevere a Roma. La lettura, basata sul lavoro di una coppia attoriale – Fabio Bussotti, che recita Guerrini e Fiorella Buffa per tutti gli altri personaggi veri o immaginari – sarà preceduta dalla dotta introduzione del giornalista Pietro Caruso. I suoni evocativi sono di Francesca Masotti. La voce in sottofondo, rielaborata come fosse un vecchio vinile di fine Ottocento, è del soprano Wilma Vernocchi, che canta le romanze scritte da Guerrini e musicate da Francesco Paolo Tosti.
Club il venerdì è di passione: tanta musica jazz, blues, e un pizzico di grande rock. Da dicembre il locale apre anche il sabato sera con proposte musicali e la domenica pomeriggio per aperitivi in musica. “Vogliamo rivivere insieme ai tanti aficionados della nostra Regione la passione per il jazz, il blues, il rock, rigorosamente live e di qualità in questo nuovo Music Club” dice Michele Minisci, fondatore del Naima club nel 1982 e oggi affiliato a Naima Foundation, la Fondazione di New Orleans con scopi culturali, musicali e umanitari che cura la programmazione. I concerti iniziano tutti alle 22, ma prima c’è tempo per concedersi un buon bicchiere e magari assaggiare un piatto tipico di New Orleans, magari un gumbo o una jambalaya.
La sfida INFORMATICA FORLÌ Successo per l’incontro Organizzazione dello studio legale - Il
rapporto tra gli avvocati e il mondo dell’informatica giuridica, tenutosi a Forlì presso la Sala Zambelli della Camera di Commercio della Romagna. Quasi 150 avvocati hanno partecipato e ascoltato gli interventi dell’Ing. Giorgio Sbaraglia, Information & Cyber Security Advisor, dell’Avv. Davide Compagni, Esperto di diritto bancario, finanziario e fallimentare, e del Sig. Marco Molinari, Business Development Expert. Sono stati affrontati temi sensibili, come il rapporto tra gli avvocati e il mondo dell’informatica giuridica, gli obblighi di sicurezza informatica a tutela dei clienti e gli aspetti operativi del PCT nei rapporti con cancelleria e autorità giudiziaria. L’evento è stato promosso da Med Store, che dal 1982 guida studi professionali e aziende nel percorso di trasformazione digitale, con l’accreditamento dell’Ordine degli Avvocati di Forlì-Cesena. La partecipazione ha valso 3 crediti formativi ai presenti.
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La magia DEL PRESEPE
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FORLÌ-CESENA Nella nostra Provincia il Natale offre infinite suggestioni legate al presepe. A partire dal Presepe galleggiante della Marineria sul porto Canale di Cesenatico, fino al presepe meccanico nella Grotta della Solfatara a Predappio, l’emozione è assicurata! A Cesena e dintorni, si possono visitare lo storico presepe meccanico del Santuario del Santissimo Crocifisso di Longiano, il presepe meccanico di Montiano, il presepe meccanico del Duomo di San Giovanni Battista di Cesena, un’opera di circa 30 mq, molto particolare e intensa, collocata nel buio della cripta a cui si accede dalle navate. Facile ricordare anche Portico di Romagna, il paese dei presepi; mentre a Gatteo a Mare il presepe è allestito in tipici scenari romagnoli, anche marinari. Nella zona di Forlì, oltre al già citato presepe meccanico a Predappio, Castrocaro Terme ospita la Rassegna dei Presepi.
CESENA Ecco i prossimi
Al Palagalassi ALIS CHRISTMAS GALA FORLÌ Applaudito da oltre 175.000 spettatori entusiasti, Alis Christmas
Gala è lo spettacolo presentato da Le Cirque World’s Top Performers, la compagnia con i migliori artisti del Cirque du Soleil e del Nouveau Cirque. In questo nono tour, nuove emozioni e nuove meraviglie, novità e sorprese con nuovi artisti e numeri incredibili a terra e aerei. Dopo 2 anni e a grande richiesta Alis torna, completamente rinnovato, a Forlì al Palagalassi con 3 spettacoli: venerdì 20 e sabato 21 dicembre ore 21, domenica 22 dicembre ore 17. Adatto a un pubblico di ogni età, Alis prende per mano lo spettatore per portarlo alla scoperta di un inedito viaggio immaginario nelle atmosfere ispirate alla letteratura fantastica dell’800 e ad Alice nel Paese delle Meraviglie. Quasi 2 ore di spettacolo senza interruzioni e senza animali. Direttore Artistico e Maestro di Cerimonia è Onofrio Colucci.
appuntamenti di teatro, musica e danza al Teatro Bonci. Dal 30 al 31 dicembre Bells and spells. Vols de nuits, ideato e diretto da Victoria Thierrée Chaplin con Aurélia Thierrée e Jaime Martinez. Dal 9 al 12 gennaio 2020 La Commedia della Vanità di Elias Canetti. Il 15 gennaio 2020 Il lago dei Cigni, musica di Pëtr Il’ic Cajkovskij, coreografia di Marius Petipa, Ballet from Russia diretto dall’étoile Ekaterina Shalyapina con l’Orchestra del Conservatorio Bruno Maderna di Cesena. Il 18 gennaio 2020 Il pipistrello, operetta di Johann Strauss su libretto di Carl Haffner e Richard Genée. Il 21 gennaio 2020 Tra Classicismo e Romanticismo, Orchestra Sinfonica del Teatro Nazionale Sloveno di Maribor Simon Krecic, musiche di Ludwig van Beethoven e Felix Mendelssohn. Dal 23 al 26 gennaio 2020 Antigone di Sofocle, regia di Laura Sicignano. Il 30 gennaio 2020 Bach is in the air, musiche di Bach.
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ESSERE
Spettacolo
IN VERTICALE I FRATELLI LUCA E ANDREA PIALLINI SONO I FONDATORI DI EVENTI VERTICALI, UNA FORMAZIONE TEATRALE CON ARTISTI IN MOVIMENTO SULLE PARETI DEI MONUMENTI O SU INCREDIBILI INSTALLAZIONI SOSPESE. di Francesca Miccoli / ph Emiliano Camporesi
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Camminare beatamente sul campanile di san Mercuriale. Danzare lievi lungo i 105 metri della parete della diga di Ridracoli. O ancora, calarsi come se nulla fosse dal Palazzo della Signoria a Firenze. Imprese impossibili? No, se all’anagrafe vi chiamate Piallini. Luca e Andrea, fondatori degli eVenti Verticali, sono due fratelli forlivesi che oltre al cognome condividono la capacità di capovolgere il mondo. Attraverso un rovesciamento di prospettiva che non è figlio di un’illusione. Ma frutto di un’arte sconosciuta a molti e, fino a non troppi anni fa, pure a loro. Avvolgiamo il nastro del tempo e torniamo ai primi anni Duemila. Luca, classe 1974, lavora in Sardegna come artista di strada. Andrea, di otto anni più giovane, dopo una breve esperienza da atleta nella gloriosa Forti e Liberi, complice Cupido si trasferisce in Spagna, dove soddisfa le velleità acrobatiche come giocoliere in un circo. I due ragazzi rappresentano la realizzazione delle aspirazioni, nemmeno troppo recondite, dei genitori: della
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IN MAGAZINE
mamma, infermiera con il desiderio di diventare danzatrice, e del papà, educatore con la passione per le arrampicate. Dopo alcuni anni vissuti a distanza, all’improvviso le strade dei due giovani si riannodano. “Nella compagnia di Luca si ammalò un attore,” racconta Andrea. “Bastò alzare la cornetta e dopo pochi giorni mi ritrovai in Sardegna, dove tuttora risiedo, vivo e lavoro come guida e istruttore di canyoning.” Un viaggio artistico condiviso destinato a proseguire, sia pure su binari differenti, tra corde, imbragature, ganci e ghiere. Non più in gruppo ma in una formazione nuova di zecca, pronta a stupire con spettacoli rivoluzionari. A interrompere l’avventura in seno alla vecchia compagnia è un evento inatteso. Nel corso di un’esibizione in Polonia, nella testa di Piallini junior si accende una lampadina. Ad azionare l’interruttore è un gesto d’istinto di Andrea. “Durante lo spettacolo, Luca si calava dall’alto lungo una corda mentre io facevo da contrappeso, trattenuto a mia
volta da un’altra artista a terra. Improvvisamente, decisi di saltare: ci trovammo entrambi sospesi nel vuoto.” È la scoperta del mondo capovolto, l’epifania degli eVenti Verticali. I muri, spesso simbolo di divisione, spalancano nuovi orizzonti, diventando palco privilegiato: un pavimento ruotato di 90 gradi su cui danzare, recitare, raccontare, inventare ogni giorno uno spettacolo nuovo. “Abbiamo iniziato a studiare il possibile sviluppo di una nuova forma di teatro verticale. Da artisti di strada, con un linguaggio molto fisico e propensi a una comunicazione di tipo teatrale, abbiamo deciso di connotarci in maniera originale, rendendo gli eVenti riconoscibili nel panorama artistico.” Il percorso di ricerca sfocia nell’ideazione di uno show multidisciplinare sospeso tra movimenti e suoni, teatro e danza, videomappature e scenografie da urlo. Nel 2007 il primo spettacolo in quel di Nuoro, seguito da tante altre prime volte: il primo festival a Montalto di Castro, la magia di un vecchio borgo nel bergamasco, il debutto
IN MAGAZINE
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ph Kulturmaskinen Odense
oltreconfine. Il resto è un susseguirsi di scoperte. E di coincidenze sorprendenti. “Un giorno, mentre stavamo allestendo le teleferiche per uno spettacolo a Meldola, si avvicinò un umarell, perplesso sulla tenuta delle nostre funi.” ‘Ci vorrebbero le corde di un vecchio artigiano di Terra del Sole’ fu la considerazione dell’anziano signore, che non immaginava di trovarsi di fronte ai nipoti del citato cordaio. “Ci venne la pelle d’oca,” raccontano i due funamboli: “alludeva proprio al nostro nonno, l’ultimo cordaio della Romagna.” Le sue creazioni sono tuttora in mostra nella cittadella rinascimentale, nel Museo dell’Uomo e dell’Ambiente. E in terra medicea ha eletto la propria dimora Luca, da sei anni residente nel borgo fiorentino, dove vive con Agostina, antropologa, e i due figli Elia, che già si diletta dondolandosi tra le corde, e il piccolo Enea, di nemmeno due mesi. L’attività degli eVenti Verticali decolla, con committenti che spuntano a tutte le latitudini. Ed è un’altra illuminazione a tracciare il futuro. “In Sardegna, durante un sopralluogo per uno spet12
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tacolo di Capodanno, ci venne fatta notare alle nostre spalle una gru che stava posando la parete di un prefabbricato.” Dall’incrocio di sguardi, matura un’idea folle, destinata ancora una volta a lasciare il segno: perché non sostituire monumenti, palazzi e campanili con una parete appesa a una gru? Una struttura aerea che sorvoli il pubblico fino a 50 metri d’altezza e oltre. Una figura geometrica da illuminare e sulla quale effettuare videoproiezioni che diventano interattive. I nuovi spettacoli ‘spaccano’. “A dispetto di chi sostiene il contrario, non c’è arte senza mercato. Lo dimostrano Picasso, Orazio con Mecenate,” spiega Luca. “Evolvere diventa allora prioritario, lavorando sugli elementi architettonici, creando show sempre nuovi, e intrecciando le abilità con quelle di altri artisti.” In tale prospettiva, la compagnia si allarga a 10/15 elementi. Provenienti da tutta Italia, selezionati dopo rigorosi casting, seguiti da un adeguato periodo di formazione. “È indispensabile produrre uno spettacolo vendibile senza svendersi e al tempo stesso porre le basi per un futuro che prescin-
“LUCA SI CALAVA DALL’ALTO MENTRE IO FACEVO DA CONTRAPPESO, TRATTENUTO A MIA VOLTA DA UN’ALTRA ARTISTA A TERRA. DECISI DI SALTARE: CI TROVAMMO ENTRAMBI SOSPESI NEL VUOTO.” FU L’INTUIZIONE DI EVENTI VERTICALI.
da dalle nostre performance. Volgiamo all’età dell’irrigidimento muscolare,” dichiara sorridendo Luca. “Anche per questo abbiamo creato un’equipe in grado di mettere in piedi più spettacoli contemporaneamente in zone diverse del mondo. Lo scorso anno una squadra guidata da Andrea si è esibita in Cina, allestendo più spettacoli al giorno per oltre un mese e mezzo mentre io, che ‘tengo famiglia’ mi sono limitato a una decina di esibizioni in Europa.” Il team è affiancato da musicisti, costumisti, tecnici e collaboratori. E ancora una volta la vita è riuscita a
IN APERTURA, I FRATELLI LUCA E ANDREA PIALLINI SOSPESI ALLA TORRE DELL’OROLOGIO DI FORLÌ. IN ALTO, LO SPETTACOLO CUBO, UN PALCO TRIDIMENSIONALE SOSPESO.
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sorprendere. “In Sardegna, alla ricerca di un ingegnere che potesse curare la sicurezza, ci siamo sentiti rispondere che solo una persona in Italia avrebbe potuto fare al caso vostro: Franco Faggiotto di... Forlì! Oggi è lui, che ha gestito i palchi nei concerti di Vasco Rossi e quelli delle Olimpiadi invernali di Torino, il nostro punto riferimento.” Anche travi e funicolari sono Made in Forlì, marchiate Trabes. E i teli su misura, da tensionare accuratamente? Realizzati all’ombra di Saffi, of course, in seno alla teloneria forlivese. “E quando siamo in zona, l’impianto audio è curato dal castrocarese Renato Lom-
suonato un campanello d’allarme.” Un’emozione condizionata dalla percezione del pubblico. “Lavoriamo in spazi aperti e, contrariamente a quanto accade in teatro, non compare la famosa quarta parete che ti permette di non vedere il pubblico, pur essendo cosciente della sua presenza. Noi lo guardiamo e lo portiamo in parete con noi. Ne cogliamo l’apprensione e la scarichiamo attraverso un’interazione che provoca un forte gioco di emozioni.” Facendo sussultare il cuore a mezzo mondo, costretto naso all’insù per cogliere la magia di evoluzioni da far impallidire le leggi della fisica.
I FRATELLI PIALLINI NEL MUSEO DI TERRA DEL SOLE DOVE SI RICORDA IL LORO NONNO CORDAIO. SOTTO, GLI EVENTI VERTICALI ALLA DIGA DI RIDRACOLI.
bardi.” Caratterialmente simili eppur differenti, i fratelli Piallini lavorano in armonia, mandandosi ogni tanto a quel paese e proseguendo come se nulla fosse. In serenità, tra botte di adrenalina e persino paura, un sentimento necessario. “Ho sempre paura,” confessa Andrea. “È il timore che mi spinge a controllare la chiusura delle ghiere, la tiratura dei nodi.” “Per molto tempo ho dato la stessa risposta di Andrea,” aggiunge Luca. “Sono meno emotivo, tuttavia oggi ho paura quando non ho paura. Recentemente sul campanile di San Mercuriale mi sono ritrovato alla base della guglia, in uno spazio talmente ristretto che faticavo ad affiancare i piedi: eppure ero spavaldo ma fortunatamente ha 14
IN MAGAZINE
ph Giorgio Sabatini
“UN GIORNO, MENTRE STAVAMO ALLESTENDO LE TELEFERICHE PER UNO SPETTACOLO, SI AVVICINÒ UN UMARELL CHE DISSE: CI VORREBBERO LE CORDE DI UN VECCHIO ARTIGIANO DI TERRA DEL SOLE. ALLUDEVA AL NOSTRO NONNO, L’ULTIMO CORDAIO DELLA ROMAGNA.”
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IN MAGAZINE
ESSERE
Una nuova
STELLA
LO CHEF GIANLUCA GORINI PREMIATO CON UNA STELLA MICHELIN NELLA GUIDA 2020. “NEI MIEI PIATTI RACCONTO UN TERRITORIO VERO DOVE LE PERSONE COLTIVANO E ALLEVANO COME UN TEMPO.”
A
di Barbara Baronio
Abbiamo appena iniziato a parlare e pare già chiaro che non ci sarà il tempo sufficiente per rispondere a tutte le domande. Rimandiamo? Ma a quando? È lui stesso a confessare che con l’arrivo della Stella Michelin il suo tempo libero è diventato pressoché inesistente. Allora cogliamo l’occasione e facciamo fruttare i minuti a nostra disposizione perché ora poter parlare con Gianluca Gorini, il nuovo chef stellato della Romagna, non è semplice. Ci diamo subito del tu e immediatamente l’intervista assume i toni di una bella chiacchierata, come quelle che nascono nel suo ristorante quando, dopo il servizio, si accosta ai tavoli, saluta i suoi ospiti e racconta il lavoro e la passione che sta dietro ai suoi piatti. Gorini non è il tipo che si monta la testa, ha ben chiari i suoi obiettivi e nelle sue parole traspare con evidenza che nulla per lui sarebbe stato possibile senza la famiglia: Sara, la compagna con cui ha intrapreso l’avventura di daGorini che “tiene in equilibrio tutto” e il figlio Giulio, di 6 anni, cuore e centro della loro vita. Classe 1983, Gianluca Gorini è originario di Pesaro, ha mosso i suoi primi passi nel mondo
dell’alta ristorazione nella sua terra natìa. Figlio d’arte, dopo gli studi all’alberghiero di Pesaro è volato a Londra dove per alcuni anni si è messo in gioco nella cucina del ristorante francese Monsieur Max. Nel 2004 è rientrato in Italia e ha trascorso 4 anni al fianco di Paolo Teverini, suo primo maestro, che gli ha permesso di viaggiare, confrontarsi e contaminarsi con culture differenti. I successi non hanno tardato ad arrivare: nel 2008 è stato eletto Chef emergente e nel 2013 si è lanciato nella sua prima avventura di Chef di cucina al Ristorante Le Giare di Montiano. Qui è rimasto fino alla fine del 2016 raccogliendo ottimi risultati. Una cucina, la sua, che inevitabilmente contiene le influenze dai grandi maestri che l’hanno guidato negli anni della sua formazione, come Paolo Lopriore chef del ristorante Il Canto, nell’Hotel Certosa di Maggiano a Siena, uno dei grandi geni della cucina italiana che ha segnato il suo pensiero e gli ha permesso di sviluppare una personale visione della cucina contemporanea. Lo scorso 6 novembre alla cerimonia di presentazione della Guida Michelin 2020, tra le nuove stelle IN MAGAZINE
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“LA MIA CUCINA È MOLTO ROCK E ISTINTIVA. AL CENTRO DEI MIEI PIATTI CI SONO LE EMOZIONI. IL PIATTO NASCE DA UNA SCENA CHE VEDO, DA UN PROFUMO CHE PERCEPISCO. TUTTO POI VIENE RIVERSATO NELLE PIETANZE, E DIVENTA ESPERIENZA.”
IN APERTURA, GIANLUCA GORINI NEL SUO RISTORANTE A SAN PIERO IN BAGNO. IN ALTO, UNO DEI SUOI PIATTI.
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IN MAGAZINE
c’era proprio il ristorante DaGorini a San Piero in Bagno. Cosa si prova a ricevere un riconoscimento di questo livello? “La stella Michelin è, per la mia brigata e per me, la conferma che stiamo lavorando bene. Questo prestigioso riconoscimento ci ha donato un’ulteriore spinta, energia e carica. Nulla cambierà nel nostro modo di essere. Di certo però è cambiato l’equilibrio delle mie giornate che sono diventate più intense. La mia casella di posta elettronica è stata presa d’assalto, sono aumentate le prenotazioni e i nostri ospiti restano a tavoli sempre più a lungo perché desiderosi di sperimentare più proposte del nostro menù e di dialogare con noi. Sono molto riconoscente ai nostri clienti che con entusiasmo si nutrono dei nostri sogni.” La Michelin dopo Teverini ha scelto Gorini: un bel primato per la Valle del Savio… “Appena ha saputo della Stella Michelin assegnata al mio ri-
storante, Teverini mi ha scritto sottolineando come la determinazione, la capacità e la voglia di fare permettano di raggiungere grandi risultati. Io gli sono grato per avermi trasmesso il suo sapere, mi ha fatto crescere. Sono stato fortunato a poter contare su grandi maestri come lui.” Perché ha deciso di puntare su San Piero? “Ho rilevato la locanda del Gambero Rosso in piazza a San Piero, perché ho scelto di vivere qui e qui voglio fare quello che mi piace: cucinare. La mia compagna Sara è originaria di San Piero, mio figlio Giulio di 6 anni è nato a Cesena, io mi sento un romagnolo. Dopo tanta gavetta ho scelto di investire in un’attività mia, in cui raccontare il territorio genuino in cui vivo. Cerco di farlo esprimendo me stesso e con l’obiettivo di far felici i miei clienti. Ora è arrivata la Stella Michelin che ci riempie d’orgoglio ma non ci montiamo la testa, continueremo a lavorare come sempre perché il ristorante va riempito e il mutuo va pagato.” Come nasce il piatto di uno chef stellato? “La mia cucina è molto rock e istintiva. Al centro dei miei piatti ci sono le emozioni. Il piatto nasce dalla mia sensibilità, da una scena che vedo, da un profumo che percepisco. Tutto poi viene riversato nelle pietanze, in maniera diretta con il desiderio che quella mia proposta regali al mio cliente un’esperienza. Creo il 90% del piatto da solo, il restante lo lascio ai miei clienti. Da tempo mi circondo di persone che stimo e a cui affido l’assaggio delle miei creazioni. Ho bisogno del loro
“HO APERTO DAGORINI IN PIAZZA A SAN PIERO IN BAGNO, PERCHÉ HO SCELTO DI VIVERE QUI E FARE QUELLO CHE MI PIACE: CUCINARE. LA MIA COMPAGNA SARA È ORIGINARIA DI SAN PIERO, MIO FIGLIO GIULIO DI 6 ANNI È NATO A CESENA, IO MI SENTO UN ROMAGNOLO.”
giudizio perché se facessi tutto da solo sarei troppo soggettivo. Cucino per le persone, il prodotto finito deve essere comprensibile a tutti, quindi mi affido a questi amici che mi aiutano a metter in campo quegli aggiustamenti necessari per completare il piatto. Ogni giorno mi metto nei panni
di chi sta dall’altra parte, cerco di migliorare, recepisco i suggerimenti e sono molto autocritico.” Seppur giovanissimo gli anni di carriera sono tanti e tanti sono anche i piatti firmati Gorini. Qual è quello che più caratterizza il suo stile di cucina? “In effetti ce ne sono stati tanti. Ad oggi quello che mi rappresenta di più è il Carciofo arrosto, salsa di carciofo, capperi salati e tè Matcha. Adoro questo ingrediente dal sapore forte e deciso, che mi dà tante soddisfazioni. Nell’ultimo periodo sto anche diventando griglia-dipendente! Sono in una mia fase creativa in cui amo grigliare la carne. Dall’anatra al piccione, per passare al maiale e alla selvaggina. Una cucina atavica in un tempo in cui tutto è e non è allo stesso tempo, io cerco di mettere nel piatto il senso di appartenenza, la storia di gesti e
sapori che fanno parte della terra in cui vivo e lavoro.” Qual è l’ingrediente prediletto da Gorini? “Sono molto curioso, amo sperimentare e valorizzo le materie prime. Quello che cerco è l’autenticità delle materie prime. Opero in un territorio vero, incontaminato, sano e semplice dove le persone coltivano e allevano come un tempo. Grazie a queste ricchezze riesco a raccontare i gusti, i gesti e la cultura della Valle del Savio.” Un amore per i sapori della tradizione che non esclude contaminazioni… “Sono apertissimo alle influenze che arrivano da altre terre. Le altre culture passano attraverso quello che sono e si riversano nei miei piatti filtrate e unite alla mia sensibilità. Come ogni chef che ama dare la propria interpretazione del mondo che lo circonda.”
A LATO, GIANLUCA GORINI CON LA COMPAGNA SARA. IL LORO RISTORANTE È ENTRATO NELL’OLIMPO DELLA MICHELIN.
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INNOVARE
La spina
NEL MOTORE INCONTRIAMO I PIONIERI DELLA MOBILITÀ ELETTRICA NELLA NOSTRA PROVINCIA: MEETING HOTEL DI CESENA, ANTARIDI E IL PLURICAMPIONE DI MOTOCLISMO LORIS REGGIANI. di Andrea Bonavita e Dolores Carnemolla / ph Andrea Bonavita
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La mobilità elettrica, pur se lentamente, prende sempre più piede e non è infrequente trovare colonnine per le ricariche nei luoghi principali delle nostre città (centri commerciali, stazioni ferroviarie, parcheggi). Anche alcuni esercenti privati hanno cominciato a metterle a disposizione dei loro clienti. Tra quanti hanno deciso di scommettere sull’elettrico c’è Loris Reggiani. Il pluricampione motociclistico, da vero romagnolo qual è, ama i motori e il rombo che producono. Da sempre nel mondo delle due ruote, Loris ha un passato da grande pilota in tutte le classi del Motomondiale oltre che in svariate classi minori nel periodo di prima gioventù. Dopo tanti anni trascorsi a sfrecciare sui bolidi a motore, poi come commentatore televisivo, ha deciso ora di tentare la strada di un innovativo motore elettrico, piccolo e silenzioso, adatto alle moto da gara. “Credo che oggi non volgere lo sguardo all’elettrico sia miope,” dice Reggiani. “La strada è ovvia anche se in salita. Che si tratti di moto o di auto, sicuramente ci sono ancora grandi passi da fare, soprattutto tecnologici, legati al peso, alla
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dimensione, al rendimento e al tempo di ricarica delle batterie, e le infrastrutture per la ricarica sono ancora carenti. Ma la strada è quella e quando sarà il momento noi saremo già pronti.” Il nuovo progetto elettrico di Reggiani si chiama Thundervolt NKE, una moto da competizione, ma elettrica. Come è nato? “Oltre che di moto, sono appassionato anche di minimoto e spesso vado a divertirmi gomito a terra nella pista di mia sorella nei dintorni di Forlì. Negli ultimi tempi però i problemi con il vicinato, legati al rumore emesso dai piccoli bolidi, si erano fatti sempre più importanti, tanto da dover pensare seriamente a cosa fare della pista cercando soluzioni alternative. La prima idea che mi è venuta in mente è stata quella di acquistare minimoto elettriche. Con quelle si sarebbe potuto risolvere il problema e, viste le svariate piste da go-kart elettriche esistenti qui in Romagna, mi sarei immaginato di trovare un mercato fiorente e con molte alternative anche di minimoto elettriche. Invece non ho trovato praticamente nulla! Solo alcune piccole minimoto impor-
A LATO, LORIS REGGIANI. NELLA PAGINA SEGUENTE, GIULIO AMADORI DEL MEETING HOTEL DI CESENA.
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tate dalla Cina: sostanzialmente giocattoli, ben lontane dalla mia idea di moto da piega, anche se in formato ridotto. Mi sono reso conto allora di essere stato precursore di un progetto, di un’idea ambiziosa, lo ammetto, ma credo lungimirante e in linea con la tendenza attuale di traghettare tutti i mezzi a motore termico verso l’elettrico. Dopo due anni di progetti, tentativi e prove, insieme a Giuseppe Sassi e a Bruno Greppi i miei due soci in questa impresa, è nata la Thundervolt NK-E, una moto naked con ruote da 12 pollici. Bellissima! Elettrica sì, ma come in una vera moto da competizione, tutti i dettagli sono stati curati e studiati con grandissima attenzione: la sensazione è quella di guidare un prototipo da corsa.Chi la prova, infatti, si entusiasma e cambia idea sul motore elettrico, capisce che può essere divertente e potente anche rispettando l’ambiente e l’udito dei vicini.” A Forlì ad oggi sono 5 le colonnine di ricarica dei mezzi elettrici e
ph Gianmaria Zanotti
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altre ne arriveranno già nel corso del 2020. L’Amministrazione comunale ha varato alcuni incentivi per chi possiede questo tipo di veicoli, come la possibilità di accedere alla ZTL e all’area pedonale e l’esenzione dal pagamento della sosta. “Abbiamo attivato anche il servizio di bike sharing con modelli elettrici,” dice il sindaco di Forlì Gian Luca Zattini, “che grazie alle sue 11 postazioni, distribuite su tutto il territorio, possono servire circa 80 utenze al mese. Il servizio è molto utilizzato in particolare dai pendolari e la nostra idea è quella di rafforzare le postazioni in centro con altre 30 biciclette. E poi realizzeremo altri 4 nuovi percorsi ciclabili raddoppiando i 90 km di piste presenti.” A Cesena, invece, la Giunta ha approvato la sperimentazione della micromobilità elettrica incentivando l’uso di monopattini elettrici o di altri dispositivi come hoverboard o monowheel. La sperimentazione sarà consentita solo in ambito ur-
bano, nelle aree pedonali o ciclopedonali dove potranno circolare questi nuovi dispositivi. Tra chi crede che l’elettrico sia il futuro c’è anche il Meeting Hotel di Cesena che ha voluto una colonnina di ricarica proprio al suo interno come servizio ai clienti. “Siamo una realtà molto sensibile ai temi green,” dice Giulio Amadori, membro della famiglia che gestisce l’albergo. “Il nostro Hotel è dotato di un grande parco e tra i nostri servizi c’è anche quello del
“CHE SI TRATTI DI MOTO O DI AUTO NON VOLGERE LO SGUARDO ALL’ELETTRICO È MIOPE. IL MIO PROGETTO SI CHIAMA THUNDERVOLT NK-E, UNA MOTO NAKED CON RUOTE DA 12 POLLICI,” RACCONTA LORIS REGGIANI, PLURICAMPIONE MOTOCICLISTICO.
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Non vendiamo solo carrelli elevatori ma anche professionalità e affidabilità. Per questo, oltre a una gamma completa di strumenti per la movimentazione, forniamo consulenza sulla logistica e la sicurezza, e corsi di formazione per la guida sicura dei mezzi. Perché il nostro punto di partenza è la centralità del cliente, il punto di arrivo la sua completa soddisfazione.
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Bike Experience in Romagna: la possibilità cioè, partendo da qui, di scoprire la Valle del Savio in bicicletta, anche insieme alle nostre guide locali. Ci sembrava coerente offrire questo servizio legato alla mobilità elettrica perché è una conseguenza naturale della nostra filosofia attenta alle tematiche ambientali. Crediamo molto nel fatto che prenderà piede in tempi brevi. Vorremmo poter dire che è già cosi, ma non è ancora molto diffuso questo concetto. I nostri clienti sono principalmente dei dipendenti aziendali che come
cato non era comodo al riguardo ma ci abbiamo creduto fin dall’inizio e oggi siamo già alla terza generazione di auto elettriche. Il nostro parco aziendale annovera due auto e un furgone elettrici. Il futuro passa da questo tipo di mobilità e noi lo stiamo già vivendo. Abbiamo creato una pagina grafica in cui facciamo vedere in tempo reale il funzionamento del nostro impianto fotovoltaico, i kw prodotti e quanti km elettrici sono stati percorsi: numeri che esprimono i risultati di una mission sentita e appassionata.”
IN BASSO, I TITOLARI DELL’AZIENDA ANTARIDI DI FIUMANA DI PREDAPPIO.
“SIAMO PARTITI NEL 2014, CON UN INVESTIMENTO IMPORTANTE PERCHÉ ALLORA IL MERCATO NON ERA COMODO AL RIGUARDO MA CI ABBIAMO CREDUTO E OGGI SIAMO GIÀ ALLA TERZA GENERAZIONE DI AUTO ELETTRICHE,” RACCONTANO I TITOLARI DI ANTARIDI.
tali fanno uso delle auto messe a disposizione dall’azienda. Ma quando le richieste aumenteranno, come speriamo e crediamo che avverrà, noi saremo pronti.” A Fiumana l’azienda Antaridi ha scelto di guardare lontano. “Noi siamo dei precursori riguardo la mobilità elettrica,” spiega Mirco Antaridi, il titolare. “Abbiamo installato 5 anni fa la prima colonnina di ricarica e a giugno di quest’anno una colonnina rapida non solo per i dipendenti e per le auto aziendali ma aperta a tutti, compatibile con i veicoli elettrici presenti attualmente sul mercato. La colonnina inoltre è collegata all’app NextCharge tramite cui è possibile prenotare il servizio di ricarica. Pensi che siamo partiti nel 2014, con un investimento importante perché allora il mer26
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ph Giorgio Sabatini
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DELL’USATO LUNGO LA VIA EMILIA ESISTE UNA PICCOLA OFFICINA DI MOBILI ANTICHI E BELLEZZA. IL MONDO DELL’USATO CI APRE LE SUE PORTE, MA, PER FAVORE, NON CHIAMATELO SOLO MERCATINO. di Giulia Masci Ametta
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E
Entrare in un luogo magico. Questo è quello che si prova quando il primo piede varca la soglia del Mondo dell’Usato, un’officina di idee, di restauro e di pezzi unici, rigorosamente con una storia. Non è un semplice mercatino quello che la forlivese Elisa Rieschi insieme al suo babbo da due anni ha aperto lungo la Via Emilia per Cesena, ma una casa per tutti quei mobili, attrezzi e arnesi, che aspirano ad avere una seconda possibilità. Ogni angolo è studiato e arredato con gusto e romantica attenzione ai dettagli, i lampadari di cristallo che pendono dal soffitto e rif lettono la luce morbida, i fiori essiccati, il servizio da tea di porcellana che attende la pausa delle cinque, i libri antichi con un filo di spago attorno, i setacci, i candelabri, i caratteri tipografici. La selezione all’ingresso è accurata, e il babbo Mauro è rigattiere di fiducia: gira l’Italia alla ricerca del pezzo migliore, più particolare, con più potenzialità. “Lui trova sempre qualcosa!” ci racconta Elisa. “Dal juke-box al bancone da falegname, fosse per me, tutto ciò che arriva lo porterei a casa, ma ovviamente ho finito il posto.” Per questo, con tanta cura e tanta passione, hanno reso il Mondo dell’Usato una casa aperta a tutti, un luogo di ritrovo unico per una clientela variegata almeno quanto le epoche dei mobili esposti. Giovani, meno giovani, appassionati di vintage, restauratori, designer e arredatori. Quello che da fuori potrebbe sembrare un semplice capannone industriale, con lo spirito di Elisa si è trasformato in un salotto di idee, di progetti, workshop e collaborazioni con piccole realtà imprenditoriali della zona. Dagli aperitivi serali con tanto di food truck dei ragazzi del Green Pepper, alle collaborazioni con Gipsy Garden e Sisaflor, dai workshop floreali con Cioccomarro fino ai piccoli corner di abbigliamento e accessori hand-made
QUELLO CHE DA FUORI POTREBBE SEMBRARE UN SEMPLICE CAPANNONE INDUSTRIALE, CON LO SPIRITO DI ELISA SI È TRASFORMATO IN UN SALOTTO DI IDEE, DI PROGETTI, WORKSHOP E COLLABORAZIONI CON PICCOLE REALTÀ IMPRENDITORIALI DELLA ZONA.
della domenica con Licia Woods e Chez Blanchette. Per babbo e figlia Rieschi può esistere un nuovo modo di fare il lavoro che si ama, collaborando, contaminandosi, dandosi sempre nuove possibilità, come quella di essere aperti alla domenica pomeriggio “per venire incontro a chi lavora, e vuole prendersi la domenica per fare un giro, o partecipare a un workshop.” O anche solo per chi vuole scoprire un posto incantato, con tante storie da raccontare.
IN ALTO, ELISA E MAURO RIESCHI ALL’INTERNO DE IL MONDO DELL’USATO E, A LATO, UN ANGOLO DEL NEGOZIO.
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LAVORARE
Tra palco
E REALTÀ LA CESENATE MONIA MOSCONI È TOUR E PERSONAL MANAGER DI ARTISTI COME VINICIO CAPOSSELA, ERMAL META E I NEGRITA. UNA VITA SEMPRE IN VIAGGIO E NEI BACKSTAGE DEI GRANDI CONCERTI.
A
Anni di intensa gavetta nel mondo dell’arte che l’hanno portata a diventare tour e personal manager di alcuni cantanti di fama nazionale come Vinicio Capossela, Ermal Meta e i Negrita. Un mestiere impegnativo ed elettrizzante, sempre gomito a gomito con gli
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di Francesca Ricci
artisti, che spesso la porta in giro per l’Italia per seguire le tournée. Ecco Monia Mosconi, cesenate di 39 anni, una passione viscerale per la musica e per i monili artigianali. È anche grazie al suo lavoro se gli artisti sono in grado di regalare emozioni ai loro fan.
Monia, di cosa ti occupi esattamente? “Neppure i miei genitori hanno ancora capito che lavoro faccio (ride). Diciamo che organizzo le date dei tour e a seconda delle esigenze di un artista, sono in grado di ricoprire vari ruoli. Di
presso
solito una persona si specializza in un ambito preciso della propria professione mentre io, grazie alle numerose esperienze lavorative maturate negli anni, ho potuto diversificare le mie capacità e competenze.” Come hai imparato questo mestiere? “Mi chiedono spesso se ci sono dei corsi ma in realtà non c’è una scuola specifica. Da ragazzina ho frequentato il liceo psicopedagogico, poi mi sono iscritta al Conservatorio con due strumenti – il flauto e l’oboe – e intanto suonavo anche la chitarra e prendevo lezioni di canto. Fin da bambina la musica è stata la mia vita.” E com’è nata la simbiosi “musica lavoro”? “Per colpa di una relazione amorosa. Tanti anni fa – non ricordo esattamente l’anno – vidi per la prima volta i Quintorigo a Sanremo e, immediatamente, rimasi folgorata dal cantante, John De Leo, che aveva una voce e una tecnica incredibili. Quindi convinsi una mia amica ad andare a vedere un loro concerto e, mentre erano sul palco che si esibivano, le dissi: ‘Lui è l’uomo della mia vita’. Ovviamente lei mi rispose ‘Si certo, come no’ e, invece, io e John siamo stati fidanzati per 10 anni.” Come nei film! “Sì. Cominciai a lavorare nel mondo della musica accompagnando John nei suoi tour e occupandomi di tutti quegli aspetti che lui, come tanti altri geni dell’arte, non hanno né voglia né tempo di gestire, come la burocrazia e la contabilità. Nel frattempo intrapresi anche un’altra esperienza
che si rivelò fondamentale per la mia formazione. Per poco più di un anno, infatti, prestai servizio civile presso la Socìetas Raffaello Sanzio, tra le più importanti compagnie teatrali d’avanguardia con sede a Cesena. In quel momento la compagnia stava attraversando il suo periodo d’oro con un progetto enorme chiamato Tragedia Endogonidia ed io, grazie alla mia intraprendenza passai dal fare fotocopie al montare scenografie con Romeo Castellucci. Un’esperienza che, oltre a lasciarmi molto a livello professionale, mi consentì anche di dare sfogo a un’altra delle mie più grandi passioni, quella per l’antiquariato, andando in giro per mercatini in cerca di oggetti da utilizzare sulla scena. Poi, sempre con John, fondai Lugo Contemporanea, una rassegna che da circa 15 anni si svolge a Lugo e zone limitrofe proponendo spettacoli di varia natura, che spaziano dalla musica al teatro, dalla letteratura fino alla poesia. Fu durante uno di questi festival che invitammo come ospite Roy Paci. Un incontro fortunato, quello con Roy, che segnò un po’ la svolta della mia carriera. Tramite lui, infatti, mi ritrovai a lavorare per Live Nation, il più potente motore di ricerca di concerti al mondo con sede italiana a Firenze. Quindi presi la mia valigia e mi trasferii.” Lavori ancora per Live Nation? “Ora non più, qualche anno fa ho deciso di staccare la spina dalla multinazionale con il desiderio di lavorare direttamente per gli artisti. Così ho iniziato collaborando
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IN APERTURA MONIA MOSCONI CON ERMAL META, IN ALTO A UNO DEI CONCERTI CHE ORGANIZZA E IN BASSO CON I MONILI FATTI A MANO CHE SONO LA SUA SECONDA GRANDE PASSIONE.
ph Claudia D’Elia
GALEOTTA FU LA STORIA D’AMORE CON JOHN DE LEO DEI QUINTORIGO. “HO COMINCIATO ACCOMPAGNANDO JOHN NEI SUOI TOUR. POI GRAZIE A ROY PACI SONO APPRODATA A LIVE NATION, IL PIÙ POTENTE MOTORE DI RICERCA DI CONCERTI AL MONDO.”
dapprima con Vinicio Capossela, poi con Ermal Meta – oggi uno dei miei più cari amici – fino ai Negrita, il gruppo per cui lavoro attualmente.” C’è qualche episodio della tua vita che, stando a stretto contatto con gli artisti, desideri raccontare? “Considerando che ho assistito a centinaia di concerti, spettacoli, premiazioni, potrei scrivere un libro intero di episodi singolari. Una delle cose che ricordo con più
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affetto, per esempio, è che quando Ermal Meta era ancora agli albori della sua carriera, capitava spesso che tra un concerto e l’altro si fermasse a dormire nella tavernetta nella casa dei miei genitori, a Cesena. Accadde anche quando, con il gruppo La Fame di Camilla, doveva suonare all’apertura dell’Heineken Jammin’ Festival e la sera prima aveva avuto un concerto a Barletta. Così, dopo aver viaggiato tutta la notte, il gruppo si fermò un paio d’ore a dormire a casa dei miei per poi ripartire di corsa per esibirsi in tempo prima dei Cranberries e degli Aerosmith. Ricordo ancora come fosse ieri la sensazione incredibile che provavamo arrivando con il nostro furgoncino all’interno di quell’immensa area a Imola. Come anche quando, qualche anno dopo, ho assistito all’improbabile incontro tra i Coldplay e i Negramaro sempre nei camerini nel backstage dell’Heineken.” E oltre alla musica che cosa c’è? “C’è un’altra mia attività collaterale, quella di Monili Mosconi. Negli ultimi tempi, infatti, mi diletto molto nel realizzare tante belle collanine che poi rifilo a tutti questi personaggi con cui lavoro (sorride). Pensa che Ermal, durante il suo primo Sanremo, quello che gli ha dato la popolarità di oggi, indossava al collo una mia creazione con tante medagliette che gli avevo regalato dicendogli che gli avrebbe portato fortuna. Direi che ha funzionato alla grande!”
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ESPORRE
Figurativo
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L’ARTISTA MARIO SUGHI INIZIA A DISEGNARE NELLO STUDIO DEL PADRE, IL PITTORE ALBERTO SUGHI, MATURANDO POI UNA TECNICA DI ILLUSTRAZIONE DIGITALE. NEL 2020 ESPORRÀ NELLA GALLERIA ARTE32.
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Nerosunero è lo pseudonimo che cela l’identità di Mario Sughi, artista figurativo e illustratore digitale nonché figlio del pittore Alberto Sughi, tra i grandi del secondo Novecento italiano. “Il mio interesse per l’arte è nato proprio nello studio di Roma di mio padre,” ricorda. “Mi preparava il cavalletto, mi faceva indossare il grembiule bianco – l’esatta replica del suo – ed entrambi lavoravamo fino a tarda mattina. Serena, mia sorella, ed io realizzavamo molti disegni mentre eravamo a casa, che poi mostravamo a nostra madre, Lina.” Mario nasce a Cesena nel 1961 e, dopo una laurea a La Sapienza di Roma, si trasferisce a Dublino – dove tutt’ora vive – per completare un Dottorato in Storia Medievale presso il Trinity College, città in cui la sua carriera di illustratore nasce quasi per caso quando poi trova lavoro come tecnico grafico per una compagnia di archeologi. È durante questo periodo che Mario inizia a usare tecniche digitali per il suo disegno, utilizzando il computer e i software grafici come medium, diventando uno tra i precursori di questa tecnica. Nel 2007 lascia
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Testo e foto di Clarissa Costa
IN APERTURA, UN AUTORITRATTO DI MARIO SUGHI. IN ALTO, UNO SCORCIO DELLA GALLERIA ARTE 32.
la compagnia di archeologi per dedicarsi al lavoro di illustratore e artista a tempo pieno. Matura uno stile personale minimalista, ricco di colori, forme e in un certo senso di ironia scegliendo di immortalare scene di vita comune e istantanee di soggetti quasi colti all’improvviso, come in una fotografia (non a caso, Mario viaggia con una macchina fotografica a portata di mano). La sua reputazione cresce rapidamente e il suo lavoro è ora presente in collezioni pubbliche e private, in Europa e America. Nel 2011 è inoltre stato presentato all’Istituto Italiano di Cultura di Dublino, parte della 54° Biennale di Venezia, Il Padiglione Italia nel Mondo. Con un occhio attento, possiamo notare alcune delle sue opere anche in libreria sulle copertine di alcuni romanzi pubblicati da Einaudi e Neri Pozza, come Persone Normali di Sally Rooney, Confidenza di Domenico Starnone e Un dolore così dolce di David Nicholls. Nel 2020, Mario Sughi tornerà a Forlì per una mostra personale nella galleria di prossima apertura Arte32, ideata e diretta dall’Archivio Sughi, gestito da Serena Sughi. Questo nuovo spazio, con due salette moderne ed essenziali, ha un nome che soddisfa già
ALLA FINE DEGLI ANNI NOVANTA, MARIO INIZIA LA SUA CARRIERA COME ILLUSTRATORE DIGITALE, UTILIZZANDO IL COMPUTER E I SOFTWARE GRAFICI COME MEDIUM, DIVENTANDO UNO TRA I PRECURSORI DI QUESTA TECNICA, MATURANDO UNO STILE MINIMALISTA.
due informazioni importanti: di contenuto, ovvero l’arte, e di luogo, Corso della Repubblica 32. La galleria, aperta solo su appuntamento, sarà una finestra e una sorta di lente di microscopio sull’Archivio Sughi che, al contrario di questa, non ha un accesso visibile dalla strada, oltre che uno spazio commerciale – presto anche online – in cui acquistare libri e cataloghi d’arte. Arte32 si propone infatti di dare visibilità, attraverso periodici cicli espositivi, ai contenuti salienti o addirittura reconditi dell’Archivio Sughi, dell’opera stessa di Alberto Sughi e del suo modus operandi, ospitando anche mostre con opere di artisti presenti nella collezione Sughi e promuovendo quindi una conoscenza artistica trasversale. IN MAGAZINE
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RIQUALIFICARE
Un passo
DAL CIELO TORNARE A SOGNARE COLORANDO LA QUOTIDIANITÀ CON L’ARTE CONTEMPORANEA. I GIOVANI DI OLVIDADOS CI RACCONTANO I LORO PROGETTI TRA I QUALI UN GRANDE DIPINTO SUL CAMPO DI BASKET DI VIA DRAGONI.
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di Giulia Farneti / ph Giorgio Sabatini
“Realizzerò un cielo gigantesco, azzurro con nuvole, fornito di aree regolamentari e linee di gioco, proprio perché la volta celeste è da sempre stata oggetto di speranza e di sogno – e di questi tempi sognare è sempre più difficile ma non bisogna mai smettere. È uno specchio dell’anima, nonostante le difficoltà che ognuno può incontrare nella propria vita. Spero che questa opera possa essere anche un motivo per puntare i riflettori sul Play Ground Margheritini, uno spazio del parco di via Dragoni che è stato dimenticato.” Andrea Mario Bert è un ex giocatore di basket e da diversi anni anche artista e pittore forli-
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vese attivo nell’ambito della pittura murale. Insieme a Marco e Paolo Ravaglioli, responsabili di comunicazione, a Camilla Pomarici, graphic designer, a Ilaria Malpezzi che si occupa di progetti culturali, ad Aurora Dozio, giovanissima scrittrice (Prendendo il volo, 2019), e a Cesare Pomarici, dottorando in Letteratura a Losanna e a Bologna, scrittore e poeta (Mutamenti di clima, 2019), Andrea Mario Bert fa parte di Olvidados, un’associazione culturale e un collettivo artistico che ha cominciato a prendere forma in città il giugno scorso, dopo la visione de I figli della violenza di Luis Buñuel, proiettato in Piazza Maggiore a Bologna durante la rassegna Il cinema ritrovato. “Il nome, tradotto dallo spagnolo, significa dimenticati ed è un nome piuttosto polemico proprio perché la nostra generazione – quella dai 16 ai 30 anni – sembra essere finita nel dimenticatoio,” dice Cesare Pomarici, responsabile dei progetti culturali dell’associazione. “Non c’è più dialogo e scambio tra le persone, questo rende molto difficile l’inserimento di noi giovani in una società che sembra proprio non avere spazio
A LATO UN RENDER DEL PROGETTO PER IL PARCO DI VIA DRAGONI E NELLA PAGINA ACCANTO I GIOVANI DELL’ASSOCIAZIONE OLVIDADOS.
per le nuove generazioni.” Olvidados cerca di reagire, di rispondere e di dare la possibilità ai ragazzi di mettere a frutto quello che hanno imparato nei rispettivi corsi di studio. “Ognuno di noi cerca di portare all’interno dell’associazione (autogestita e non profit) le competenze che ha in ambito artistico e culturale. Cerchiamo di fare progetti che si possano concretizzare in eventi pubblici, incentivando la fruizione dell’arte pubblica in città con street art e mostre gratuite. Tentiamo, sperando di riuscirci, di riqualificare spazi pubblici che sono stati lasciati a sé stessi, al degrado e
all’abbandono, oltre che provare a sviluppare una coscienza generazionale consapevole della realtà cittadina che la circonda.” “Speriamo che questa opera,” aggiunge Bert, “possa essere utile in questo senso. Perché la scelta del cielo? Oltre a presentare, grazie alle figure dell’astrologo medioevale Guido Bonatti e del pittore quattrocentesco Melozzo degli Ambrogi, un legame storico con la cultura forlivese, risponde alla necessità di riqualificazione urbana, funzionale e anche estetica di un’area che altrimenti sarebbe stata lasciata al degrado, invece noi speriamo che torni presto ad essere un campo da gioco.”
“CERCHIAMO DI FARE PROGETTI CHE SI POSSANO CONCRETIZZARE IN EVENTI PUBBLICI INCENTIVANDO LA FRUIZIONE DELL’ARTE PUBBLICA IN CITTÀ CON STREET ART E MOSTRE GRATUITE,” RACCONTA CESARE POMARICI.
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SLOW FOOD DAL RESPIRO METROPOLITANO OSTERIA SAN NICOLA
IN VIA SENDI 8, OSTERIA SAN NICOLA OFFRE CUCINA STAGIONALE AL CROCEVIA TRA INNOVAZIONE E TRADIZIONE ARTUSIANA, SENZA DIMENTICARE VEGETARIANI E VEGANI. Nel cuore di Forlimpopoli c’è un luogo dove è possibile gustare piatti nella cornice suggestiva di una chiesa del XVI secolo. Si tratta dell’Osteria San Nicola, ristorante ospitato all’interno della chiesa di San Nicolò, edificata nel 1573, di cui si conservano alcuni elementi architettonici accanto a un arredamento in stile moderno. In un’atmosfera unica e riservata, la cucina della tradizione artusiana incontra lo stile moderno e metropolitano dei migliori ristoranti con-
temporanei. Da un’idea di due amici, Fabio e Riccardo, amanti dell’arte enogastronomica, nasce una cucina che sa guardare al passato con innovazione, pronta a offrire ai suoi ospiti una vera esperienza culinaria. Ogni piatto nasce dalla passione per l’eccellenza, attenta ai principi della cucina tradizionale che guarda alla stagionalità dei prodotti, in una filiera controllata e a chilometro zero. La cucina di Osteria San Nicola è un vero e proprio laboratorio
del gusto dove materia, ricerca e semplicità si incontrano per dare vita a un’esperienza che tocca tutti e cinque i sensi. Ogni piatto nasce dalla passione per l’eccellenza così come nel rispetto per la tradizione gastronomica italiana. Gli ingredienti migliori sono selezionati con attenzione alla loro stagionalità, in una filiera controllata e a chilometro zero. Per questo, oltre a un menù con i sapori intramontabili della cucina tradizionale, ogni stagione offre agli ospiti l’occasione di scoprire i suoi ingredienti di mare e di terra in piatti ogni volta nuovi e fuori carta, nella migliore tradizione dello slow food. Una cucina di lusso aperta a tutti i palati, fatta di piatti semplici che invogliano alla riconoscibilità di ogni ingrediente.
Una cucina inequivocabilmente italiana e moderna. Osteria San Nicola è il luogo ideale per eventi speciali e privati, cene aziendali e soluzioni personalizzate. Un luogo capace di ospitare fino a 50 persone e in cui ogni ospite è protagonista di un viaggio all’interno di sapori, territori ed emozioni. Per questo si candida a diventare a tutti gli effetti un punto di riferimento per gli ospiti più esigenti con la sua cucina, che non guarda all’indietro se non per valorizzare le radici e il territorio e per rivalutare le preparazioni che fanno parte della cultura gastronomica italiana. L’osteria è aperta tutti i giorni sia a pranzo che a cena, esclusi il lunedì e il martedì a pranzo.
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SOLIDARIETÀ CON L’INIZIATIVA BANCA DEL TEMPO SOCIALE, LA FONDAZIONE I BAMBINI DELLE FATE, INSIEME A ROMAGNA SOLIDALE, PROMUOVE UN PERCORSO DI INCLUSIONE CHE COINVOLGERÀ ALCUNI RAGAZZI AUTISTICI E STUDENTI DELLE SCUOLE LOCALI.
C IN BASSO, DA SINISTRA, ANDREA E FRANCO ANTONELLO, FRANCESCA AMADORI, MICHELE SILVESTRONI, FOUNDRAISER DE I BAMBINI DELLE FATE E FEDERICO CAMPORESE, RESPONSABILE NAZIONALE DELL’ASSOCIAZIONE.
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di Ella Raggi
Condividere il proprio tempo per dare un impatto positivo è il dono più bello che si possa fare. Con il progetto Banca del Tempo Sociale, la Fondazione i Bambini delle Fate offre occasioni di inclusione ai ragazzi con autismo e diversamente abili, coinvolgendo gli studenti delle scuole superiori (16-20 anni) avvicinandoli al mondo del sociale. L’iniziativa, infatti, prevede l’individuazione di una realtà non profit nelle diverse Regioni d’Italia, la quale avrà la responsabilità di coinvolgere i ragazzi con disabilità e, quindi, individuare un tutor per formare e assistere i giovani studenti che aderiranno al progetto. Il tempo e impegno
dedicato, inoltre, è riconosciuto dal proprio Istituto come credito scolastico oltre che con buoni da utilizzare in libreria o in un negozio di articoli elettronici della propria città. La Fondazione Romagna Solidale, insieme al Gruppo Amadori, si propone anche quest’anno di sostenere il progetto attraverso la consueta raccolta natalizia. Con una base sociale di 61 imprese locali, la Fondazione sostiene ogni anno più di 40 progetti sul territorio: grazie ad essa, le aziende sosterranno l’avvio dell’ambizioso progetto e il sostegno dello stesso per l’anno 2020. Il progetto coinvolgerà varie associazioni che si occupano di disabilità e la capofila sarà la Cooperativa Sociale CISA di Cesena. “Pensiamo che questo progetto lascerà un segno nel territorio romagnolo,” racconta Franco Antonello, presidente della Fondazione i Bambini delle Fate. “Inoltre, sarà il primo a partire nell’area del centro Italia. Al Nord sono già stati avviati alcuni progetti con esito molto positivo; infatti, finito il percorso, molti ragazzi hanno continuato a frequentare i ragazzi speciali conosciuti durante l’esperienza. A questi ra-
gazzi come a mio figlio Andrea manca più di ogni altra cosa l’amicizia!” Franco Antonello è un imprenditore di Castelfranco Veneto che dopo la diagnosi del figlio ha lasciato tutto per dedicarsi a lui e ora anche alla Fondazione. Il terremoto ha travolto l’esistenza di Franco 20 anni fa, quando a suo figlio Andrea fu diagnosticata una forma di autismo. Francesca Amadori – del Gruppo Amadori – azienda socia fondatrice di Romagna Solidale e promotore insieme alla Fondazione dell’iniziativa, si è recata a Castelfranco Veneto a incontrare Franco e Andrea Antonello presso la sede de i Bambini delle Fate, oltre che presso la Cooperativa Sociale CISA, dove ha incontrato la responsabile Monika Piscaglia e i ragazzi con disabilità che frequentano la Cooperativa. La storia di Franco e Andrea Antonello è stata raccontata, tra l’altro, nel libro Se ti abbraccio non aver paura scritto da Fulvio Ervas, che narra del loro viaggio in sella a una motocicletta lungo il Sud America. Un libro che ha liberamente ispirato il film Tutto il mio folle amore del regista premio Oscar Gabriele Salvatores.
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(*) Messaggio informativo ai sensi ai sensi del combinato disposto di cui all’art 2 D.L. 223/2006 e art. 1 comma 525 L 145/2018. Terapia sanitaria soggetta a visita preventiva odontoiatrica e diagnosi personalizzata suscettibile di variazioni su indicazioni del medico. Il Listino dei trattamenti sanitari è disponibile presso le sedi di Ravenna, Faenza e Cesena.
SOSTENERE
Benvenuta
NUOVA AIL DAL 1995 L’ASSOCIAZIONE CONTRO LE LEUCEMIE-LINFOMI E MIELOMA È ATTIVA IN PROVINCIA. È RECENTISSIMA L’INAUGURAZIONE DELLA NUOVA SEDE.
E L’INAUGURAZIONE DELLA NUOVA SEDE AIL DI FORLÌ CON IL VICE PRESIDENTE GAETANO FOGGETTI, IL PROFESSOR SANTE TURA E IL SINDACO GIAN LUCA ZATTINI.
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di Giorgio Pereci
È stata inaugurata il 30 ottobre, in viale Roma 88 a Forlì, la nuova sede della sezione provinciale dell’Ail Forlì-Cesena Odv, Associazione italiana contro le leucemie-linfomi e mieloma. I nuovi locali, acquistati dall’Ail grazie ad una campagna di raccolta fondi mirata, sono stati ricavati all’interno dell’ex filiale di un istituto di credito. La cerimonia ha visto la spiegazione del progetto Vivi
Ail da parte del vice presidente dell’associazione di volontariato, Gaetano Foggetti, e l’intervento del professor Sante Tura, fondatore e per anni direttore dell’Istituto di Ematologia Seràgnoli del policlinico Sant’Orsola di Bologna, che negli anni ’90 promosse la nascita delle Ail in Romagna. L’AIL nasce nel 1969 a Roma per promuovere e sostenere la ricerca scientifica per la cura delle leucemie, dei linfomi e del mieloma. Si è data però anche il compito di assistere i malati e le loro famiglie, accompagnandoli in tutte le fasi del percorso della malattia per migliorarne la qualità della vita e sostenerli nel complesso percorso delle cure. Altro scopo, non meno importante, è la sensibilizzazione dell’opinione pubblica sulla lotta contro le malattie del sangue. La sezione provinciale fu fondata nel novembre del 1995 e da allora ha perseguito gli scopi istituzionali che le sono propri: il sostegno ai contratti dei giovani specialisti ematologi prima del loro ingresso nelle pianta organica delle strutture pubbliche Irst –Irccs di Meldola e ospedale Bufalini di Cesena; il finanzia-
mento del servizio di assistenza domiciliare ematologica attivo nel Forlivese dal 2002 – dal 2011 nel Cesenate – e il supporto a progetti di ricerca scientifica contro tutte le malattie del sangue. La nuova sede, con spazi più ampi, permetterà di mettere a disposizione anche un servizio di psico-oncologia, per il quale molto forte è la domanda proveniente da pazienti e loro famigliari. La psico-oncologia è infatti una disciplina che si occupa in modo specifico delle conseguenze psicologiche causate da un tumore. Il supporto psicologico al malato e ai familiari è divenuto oggi ormai un elemento fondamentale dell’assistenza fornita. L’associazione potrà contare su un’ampia sala multimediale dove poter svolgere incontri con medici, esperti, divulgatori e comunque aperta alla città nella quale l’Ail rilancerà il proprio ruolo nell’ambito della comunità locale. Per contattare l’AIL si può telefonare allo 0543 782005 e inviare una e-mail a info@ailforlicesena.it. Chi desiderasse sostenere il progetto della nuova sede può trovare le informazioni sul sito www.ailforlicesena.it
ADVERTORIAL
CREDITO COOPERATIVO ROMAGNOLO TANTI ANNIVERSARI, UNA SOLA BANCA
CCR CUSTODISCE E PROIETTA NEL FUTURO, CON L’ADESIONE AL GRUPPO ICCREA, IL PATRIMONIO DI VALORI DELLE STORICHE CASSE RURALI DEL CESENATE.
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Custodire il patrimonio di valori e radicamento delle tante Casse Rurali fondate nel territorio cesenate tra ‘800 e ‘900, per proiettarlo nel futuro con nuovi strumenti e nuove prospettive. È questo il tratto distintivo del Credito Cooperativo Romagnolo, nato nel 2016 dalla fusione tra BCC di Gatteo e Banca di Cesena e oggi confluito nel Gruppo ICCREA. Una grande eredità cui la Banca ha voluto rendere omaggio festeggiando, nel 2017, i 120 anni della BCC di Gatteo e, nel 2019, i 100 anni della Cassa Rurale di Cesena (il primo nucleo della Banca di Cesena). Il Centenario sarà celebrato il 13 dicembre alle 18, nella sala “Cacciaguerra”, nella sede CCR di viale Bovio a Cesena, con un convegno storico dal titolo “Un secolo di valori” e la premiazione dei soci
che hanno raggiunto 50 anni di appartenenza alla compagine societaria. Oggi il Credito Cooperativo Romagnolo conta 22 filiali, 180 dipendenti, oltre 7 mila soci e 35 mila clienti. “Siamo orgogliosi di testimoniare la nostra appartenenza al territorio attraverso la storia delle tante realtà da cui trae origine la nostra banca – dice Valter Baraghini presidente CCR –. Tra queste ricordiamo anche le Casse Rurali di San Carlo, Bagnile, Cella e Ronta successivamente confluite nella Banca di Cesena. Molte cose sono cambiate da quando, nel 1919, don Giovanni Barbieri e un gruppo di agricoltori diedero vita, a Ruffio, alla Cassa Rurale che sarebbe diventata la Cassa Rurale ed Artigiana di Cesena, ma lo spirito di servizio verso la comunità è rimasto lo stesso, solo che si esprime con strumenti più
IN ALTO, DA SINISTRA, GIANCARLO PETRINI E VALTER BARAGHINI, RISPETTIVAMENTE DIRETTORE GENERALE E PRESIDENTE CCR. NELLA PAGINA ACCANTO, LA SEDE CENTRALE CCR E, IN BASSO, LA STORICA SEDE DELLA BANCA DI CESENA.
ADVERTORIAL
DOPO I 120 ANNI DI GATTEO, QUEST’ANNO SI FESTEGGIANO I 100 ANNI DELLA CASSA RURALE DI CESENA CON UN CONVEGNO STORICO ALLA SALA CACCIAGUERRA.
moderni e al passo con i tempi. Penso alle tante iniziative della Banca come Accademia delle Idee, il Crowdfunding e il programma digitale di fedeltà per i soci “CCR Premium” diventato modello anche per altre BCC”. “Siamo rimasti l’unica banca locale realmente in grado di rispondere alle esigenze del territorio con una autonomia decisionale che in altri casi è stata trasferita altrove – dice Giancarlo Petrini direttore generale CCR – . Questo ci consente di essere una vera banca di comunità che contribuisce alla crescita del territorio in tutte le sue espressioni (imprese, famiglie, giovani, sociale) e sa distinguersi da tutte le altre banche locali in cui ora vige la logica dei numeri e della spersonalizzazione dei rapporti”. Nel 2019, cento anni dopo la nascita della Cassa Rurale, CCR ha aderito al gruppo ICCREA, il 4° gruppo bancario italiano che associa 140 BCC in tutta Italia. “Si è aperta per noi una nuova fase – dicono Baraghini e Petrini – in cui il nostro istituto manterrà la propria autonomia e la propria identità, pur in quadro di indirizzo e controllo da parte di ICCREA; l’adesione al gruppo ci permette di offrire prodotti più evoluti ed è un ulteriore elemento di garanzia per una corretta gestione delle tante
risorse che ogni anno ci vengono affidate dai nostri soci e clienti: quest’anno 1,2 miliardi di euro di risparmi, con 610 milioni di euro riversati sul terri-
torio per investimenti e consumi di imprese e famiglie”. Una lunga storia nel solco dei valori che si apre al futuro con nuove importanti prospettive.
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RISCOPRIRE
I borghi
TERMALI CASTROCARO, BAGNO DI ROMAGNA E FRATTA SONO METE PERFETTE PER IMMERGERSI IN UN’ATMOSFERA DI STORIA E BENESSERE. di Pierluigi Moressa / ph Maurizio Marcato
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Borghi dal fascino intramontabile con stabilimenti termali che, sempre di più, orientano la propria offerta al benessere oltre che alle tradizionali funzioni curative. Località come Castrocaro Terme, Bagno di Romagna e Fratta Terme (nel Comune di Bertinoro) sono mete perfette per immergersi in un’atmosfera calda e piacevole, specialmente in questo periodo dell’anno. Ma forse non tutti conoscono l’origine delle acque termali nel nostro territorio. Ecco allora una piccola guida per saperne di più. Le acque termali mantengono in Romagna tradizioni e consuetudini che affondano le radi-
dalle acque romagnole. La loro scoperta risale al tempo della colonizzazione romana (I secolo a.C.), come attestato da un pozzo coevo e dalla descrizione di Plinio il Vecchio. Undici sono le sorgenti da cui derivano acque salsoiodiche dotate di salinità doppia rispetto a quella marina, acque solforose, acque magnesiache. La loro utilità è palese in diverse affezioni infiammatorie. A Castrocaro, lo stabilimento termale è un’isola di benessere tra l’abitato rinascimentale di Terra del Sole e la rocca medioevale che sovrasta il paese. Entro il vasto parco, gli edifici descrivono un’atmosfera destinata a circoscrivere
CASTROCARO È DIVENUTO CELEBRE PER LE ACQUE SALSE E SULFUREE. LO STABILIMENTO TERMALE È UN’ISOLA DI BENESSERE PER IL CORPO E LA MENTE TRA L’ABITATO RINASCIMENTALE DI TERRA DEL SOLE E LA ROCCA MEDIOEVALE CHE SOVRASTA IL PAESE.
ci nell’antichità. Dal sottosuolo sgorgano sorgenti la cui origine, sospesa tra la storia e il mito, ha consentito la nascita di centri idro e balneoterapici tuttora fiorenti. Le acque salutari segnano l’inizio di un percorso legato a spazi naturali e a monumenti ispirati al senso di un benessere generale. In comune di Bertinoro, Fratta Terme si dota di uno stabilimento termale (1936) eretto, al margine del parco, con la grandiosità cara al regime fascista. Le terme della Fratta divennero celebri negli anni Venti, accogliendo pazienti illustri. Vennero frequentate da scrittori come Grazia Deledda, Alfredo Panzini, Marino Moretti, che la raggiungevano dal litorale. Perfino re Vittorio Emanuele III trasse giovamento 50
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ph Andrea Bonavita
ph Andrea Bonavita
IN APERTURA IL TEMPIETTO DELLE ACQUE TERMALI ALL’INTERNO DEL PARCO DELLE TERME DI CASTROCARO. IN BASSO UNA VISTA DI CASTROCARO DALL’ALTO E UNO SCORCIO DELLE TERME A BAGNO DI ROMAGNA.
ph Andrea Bonavita
FRATTA TERME SI DOTA DI UNO STABILIMENTO TERMALE (1936) ERETTO, AL MARGINE DEL PARCO, CON LA GRANDIOSITÀ CARA AL REGIME FASCISTA. LE TERME DELLA FRATTA DIVENNERO CELEBRI NEGLI ANNI VENTI, ACCOGLIENDO PAZIENTI ILLUSTRI.
IN ALTO, BERTINORO. IL BORGO OSPITA LE TERME NELLA SUA FRAZIONE DI FRATTA.
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le attività degli ospiti, orientandole alla ricerca di salute e benessere per l’anima e il corpo. Note agli abitanti, le acque calde furono al centro di un caso giudiziario nel 1830, quando le guardie granducali arrestarono un colono per contrabbando di sale. Sottoposte ad analisi chimiche, rivelarono il loro potere curativo. Da allora, il luogo è divenuto celebre per le acque salse e sulfuree. Ciò che caratterizza Castrocaro è l’unità di stile e di decori. Fu Tito Chini a imprimere agli edifici il tono sognante e raffinato di una stagione ispirata al Déco. Lo stabilimento termale (1938) reca, entro l’alto porticato, immagini di anfore e di acque, allusive alla cura e al suo secolare valore. Nell’atrio, due pannelli in legno narrano le storie dell’isola felice, ove il tempo fecondo della salute trae origine dal soggiorno termale. Pregio dei decori di Chini è quello di rendere leggiadro il tempo della cura e di addolcire i freddi stilemi razionalisti con cui il regime littorio connotò i luoghi di rappresentan-
za. Gioiello dell’architettura castrocarese è il Padiglione delle feste, ove trionfa il clima di una rediviva Bell’époque. Elementi fioriti, allegorie della fecondità, semi delle carte da gioco, cornucopie, scorci marittimi e campestri, carte geografiche, idilli pastorali: tutto concorre a trasporre sentimenti e visioni entro un’area densa di simboli, ove il senso della terapia si modifica nello sviluppo di un sogno. Dotato di una suite riservata al capo del governo, il Grand Hotel (1939) mantiene, attraverso l’imponenza della struttura, lo spirito del soggiorno raffinato e il sentimento del conforto reso solenne dalla grazia degli ornamenti e dall’ampiezza dei volumi. Bagno di Romagna è l’antica Balneum romana. Il centro fu cantato da Marziale per le aquae calidae, superiori a quelle della campana Baia. Le sorgenti si legano al culto di Sant’Agnese. Vuole la leggenda che in età dioclezianea la giovane Agnese, condannata a morte perché cristiana, trovasse rifugio in luoghi selvaggi, dove, a Vallefonda, copiose acque sorgive l’avrebbero guarita da una grave affezione della pelle. Sgorgano alla temperatura di 45 gradi le acque bagnesi e consentono le cure entro vari stabilimenti. L’impronta del dominio toscano spira sulla fronte di edifici sacri e profani. Domina piazza Ricasoli la pieve di Santa Maria Assunta. Qui è custodito il Sacro corporale, oggetto liturgico al centro di un miracolo eucaristico, quando, nel 1412, fu macchiato dal sangue sgorgato dall’ostia, durante la celebrazione compiuta da un sacerdote dall’incerta fede.
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ABITARE
Il regno
DEI COLORI NELLA CASA-STUDIO DELL’ARTISTA MASSIMO SANSAVINI L’ATMOSFERA DI MAGIA DELLE SUE OPERE SI MESCOLA A UNO STILE PIÙ MODERNO E RIGOROSO. di Dolores Carnemolla / ph Giorgio Sabatini
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Varcare una soglia per entrare in un’altra dimensione. Un po’ come succede ad Alice, dentro al Paese delle Meraviglie. Qui tra il dentro e il fuori c’è una gatta grigia che vi aspetta, placida, tre le foglie gialle e marroni dell’autunno, cadute sul prato. In mezzo alla zona artigianale di Forlì, poco distante dal casello autostradale, c’è una villetta magica: è l’isola felice di Massimo Sansavini, lo scultore dei colori e dei sogni, e di sua moglie Anna. La loro casa-studio è stata un tempo la casa-bottega di un sarto e conserva specchi e camerini di quel periodo che regalano all’ambiente un’atmosfera fascinosa legata al passato e a vecchie consuetudini. Oggi, attraversata la porta del laboratorio si è inebriati per prima cosa dall’odore delle vernici e un istante dopo dal guizzare dei colori da ogni angolo. Massimo è nato a Forlì e qui ha sempre vissuto e lavorato, ha studiato all’Accademia di Belle Arti di Ravenna, specializzandosi in restauro ligneo e nell’uso delle applicazioni di prodotti industriali nell’arte contemporanea. Ha
collaborato con gallerie, network d’arte e case di moda, in particolare con la Maison Coveri; ha realizzato scenografie per diversi programmi televisivi della Rai, sua è la creazione del popolare cartellone dell’oroscopo di Paolo Fox; ha realizzato opere pubbliche monumentali e i suoi lavori hanno fatto il giro del mondo: da Forlì al resto d’Italia, poi fino in Finlandia, Brasile, Russia e Cina. Ed è da questa abitazione che tutto ha origine. Oltre allo studio e all’officina in cui lavora, qual è l’ambiente della casa in cui trascorre più tempo? “Normalmente il luogo dove trascorro più tempo è la cucina dove ci troviamo tutti assieme non solo per il cibo ma anche per parlare. La sala dopo la cucina è il cuore della casa e in quel contesto la televisione è bandita, lì discutiamo, leggiamo, facciamo progetti e ci rilassiamo. Nella scelta stilistica dell’arredo amiamo oggetti che fanno parte della storia del design da qui il divano Chester in pelle scura, piuttosto che la lampada Arco o la Lounge Chair di Eames
che è per eccellenza il posto ambito da tutti noi per la lettura. Sono tutti oggetti che sono entrati a fare parte della nostra casa oramai da diversi anni e si legano tra loro tramite un comune denominatore che è il periodo storico che va dagli anni Cinquanta agli anni Sessanta con interferenze di oggetti etnici o ultra contemporanei. Il pavimento è stata una piacevole sorpresa perché quando abbiamo ristrutturato e rilevigato il parquet siamo stati piacevolmente sorpresi dalla sua bellezza.” In ogni stanza della vostra casa c’è almeno una sua opera d’arte. Le ha realizzate prima pensando agli ambienti in cui sarebbero state collocate oppure hanno trovato il loro posto in un secondo momento? “No, la collocazione è avvenuta in tempi successivi avendo la possibilità di disporre di varie opere che normalmente vengono destinate a spazi espositivi può capitare poi di trovare qualcosa che si abbini alla mia casa. Per quanto riguarda la cucina, con gli elementi legati al mondo del cibo, tutto è partito da IN MAGAZINE
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“GLI OGGETTI PRESENTI SONO LEGATI TRA LORO DAL PERIODO STORICO, CHE VA DAGLI ANNI CINQUANTA AGLI ANNI SESSANTA, CON INTERFERENZE DI OGGETTI ETNICI O ULTRA CONTEMPORANEI. LA CASA PER ME È UN ELEMENTO VIVO E IN CONTINUA EVOLUZIONE.”
IN APERTURA MASSIMO SANSAVINI NELLA SUA CASA-STUDIO. IN ALTO UN ANGOLO DEL SUO SALOTTO CON ALCUNE DELLE SUE OPERE.
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una mostra specifica realizzata a Soriano sul Cimino in occasione dell’Expo 2015.” Nella libreria del soggiorno ci sono cinque bellissime bacchette magiche. Qual è il significato di quest’opera? “La magia e l’alchimia sono temi che mi affascinano, il periodo delle bacchette magiche risale a molti anni fa ed è stata una realizzazione che mi ha trasportato in un mondo fantastico. Dei pochi esemplari realizzati quelle che ho conservato le considero come
una sorta di amuleti a protezione di ognuno di noi, le bacchette sono cinque perché comprendono anche la gatta che fa parte della famiglia (Massimo ha due figlie: Laura, nota giornalista Rai, e Giulia, denim designer, n.d.a.)” Spazi importanti della casa-studio sono dedicati alle librerie. Oltre alle sue creazioni anche i libri danno un respiro profondo agli ambienti in cui vive e lavora… “I libri sono una parte fondamentale del mio fare artistico, la conoscenza e il sapere stimolano la fantasia, un mio docente di accademia era solito dire che l’arte vive in funzione della conoscenza e del sapere, sta poi in ognuno di noi sapere dove andare ad attingere il sapere che serve per realizzare la propria arte.” Un’atmosfera di magia, i colori che esplodono a tratti tra pezzi di modernariato scuri e rigorosi: accostamenti casuali o scelte ricercate? “La casa per me è un elemento vivo e in continua evoluzione, c’è
IN OGNI AMBIENTE C’È UN’OPERA DI SANSAVINI. NEL SALOTTO, TRA IL RIGORE DELLE LIBRERIE SPICCANO CINQUE BACCHETTE MAGICHE. “LA MAGIA E L’ALCHIMIA SONO TEMI CHE MI AFFASCINANO, LE CONSIDERO COME UNA SORTA DI AMULETI A PROTEZIONE DELLA FAMIGLIA.”
GLI ARREDI SUPER COLORATI E CONTEMPORANEI SI CONTRAPPONGONO A PEZZI D’ARREDO VINTAGE.
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una ricerca molto attenta su tutti gli elementi che la compongono e ovviamente non sarà mai finita.” Anna, sua moglie, e la sua più stretta collaboratrice, è la regina della casa: quali
meriti e virtù principali le riconosce nella creazione e nella cura del vostro mondo, della vostra isola felice? “Il mio mestiere mi porta ad essere non sempre presente sui fatti concreti della gestione domestica e la capacità e la determinazione di Anna nel portare avanti i progetti o le scelte stilistiche della nostra casa sono merito suo.” Un antico cassettone si trova tra la sala e la cucina. Qual è la storia di questo mobile? “Quel mobile assieme ad alcuni altri oggetti fanno parte della storia della mia famiglia e mi fu tramandato da mio padre, che ora non c’è più, quando venni ad abitare qui.” La grande lavagna in cucina le ricorda tutto quello che
c’è da fare. Ci ha mai scritto sopra parole d’amore o una poesia? “Certamente, su quella lavagna c’è stato scritto e disegnato di tutto... e non solo da me.” Da qualche parte ho letto che “Tutta la grande arte è sempre misteriosa”. È vero secondo lei? “Non solo è sempre misteriosa ma deve trovare e avere sempre qualcosa da trasmettere, regalare sensazioni inaspettate. In questo senso a completare l’opera d’arte è proprio il fruitore: l’artista non sempre è consapevole di quello che vuole trasmettere ma quando chi la osserva prova qualcosa allora l’opera, in quell’istante, è compiuta.”
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RICORDARE
Imperi
DI CARTA DAI FRATELLI FABBRI, DI FABBRI EDITORI, FINO A GARZANTI E GINO SANSONI (DIABOLIK). IL NOSTRO TERRITORIO È STATO IL LUOGO D’ORIGINE DEI GRANDI EDITORI DEL NOVECENTO.
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Forlì vanta una lunga storia editoriale. Addirittura risale al Cinquecento la vicenda di Francesco Marcolini che lasciò la città mercuriale per trasferirsi a Venezia dove fonderà una sua stamperia di successo. Però, venendo a tempi recenti, ci sono due storie che hanno del clamoroso. Fabbri e Garzanti hanno radici forlivesi
di Umberto Pasqui
ed entrambi hanno dato grandi contributi all’editoria italiana. Imprenditori di successo più o meno contemporanei che faranno futuro sulla carta ed avranno successo, in ambo i casi, a Milano. Nel 1947 viene varata la Fratelli Fabbri Editori, fondata, appunto, da fratelli forlivesi: Giovanni, Dino e in un secondo momento
Rino Fabbri. Il primogenito era un medico che preferì allo stetoscopio la carriera dell’editore. Infatti, già da una manciata di anni si era dedicato alla stampa di alcuni libri scolastici. I Fabbri, insomma, erano figli di un lavoratore che si era trasferito a Milano. A Forlì rimasero i cugini, tra cui Mario che fu, tra l’altro, Podestà
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della città romagnola. Settore caratteristico delle edizioni Fabbri erano le enciclopedie (genere ormai obsoleto) e testi per studenti. I forlivesi furono i pionieri, tra l’altro, delle dispense vendute a puntate in edicola che più avanti sarebbero diventate un tormentone. Serie di fascicoli di successo portano il cognome dei forlivesi. Più avanti, le edizioni dei fratelli Fabbri si sarebbero confermate l’operatore dominante dei libri di testo per i licei. Ormai milanese, Giovanni Fabbri manteneva saldi i legami con la città degli avi se così ebbe a scrivere: “Mantengo il proposito di tornare a Forlì appena possibile per trascorrervi la fine di una settimana.” Aldo Garzanti, nato a Forlì nel 1883, dopo aver frequentato il Liceo Classico Morgagni e la Facoltà di Lettere a Bologna, si trasferirà a Milano per lavorare nel settore dei prodotti chimici. Figlio di Maria e Livio, maestro elementare, soldato al seguito di Garibaldi nella campagna del 1866, crescerà in un contesto familiare imbevuto di ideali mazziniani. Appassionato di studio e di libri, nel 1938 fa sua la prestigiosa casa editrice Treves su consiglio dell’amico Aldo Spallicci. Così nacque la Garzanti Editore, punto di riferimento degli intellettuali del tempo. Ma il suo legame con Forlì è inscindibile, al punto da esprimere a più riprese il desiderio di onorare la terra d’origine con una realizzazione di pregio. Nel 1947, l’editore incarica l’amico Gio Ponti di progettare la nuova sede dell’azienda milanese. Da qui all’idea di chiedere al grande architetto un’opera importante anche per la sua Forlì, il passo è breve. Nel 1952, lasciata la direzione della casa editrice al figlio Livio, presenta all’amministrazione comunale di Forlì una proposta per la costruzione e la gestione di un grande albergo. Ecco, dunque, l’Hotel della Città attraverso il quale darà origine alla Fondazione atta a realizzare un luogo per ospitare artisti, scienziati, letterati, studiosi. Aldo morirà nel 1961, il figlio Livio – 62
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NEL 1947, L’EDITORE ALDO GARZANTI INCARICA L’AMICO GIO PONTI DI PROGETTARE LA NUOVA SEDE DELL’AZIENDA MILANESE. DA QUI ALL’IDEA DI CHIEDERE AL GRANDE ARCHITETTO UN’OPERA IMPORTANTE ANCHE PER LA SUA FORLÌ, IL PASSO È BREVE.
milanese a tutti gli effetti – vivrà fino al 2015. A questo punto manca una figura poco conosciuta ma altrettanto intrigante: Gino Sansoni. Il suo nome è il meno noto tra quelli citati finora ma in comune ha la fortuna da intraprendente forlivese (a dire il vero era nato a Rocca San Casciano) migrato a Milano. Sarebbe diventato il primo editore di Diabolik, il fumetto nero italiano ideato da sua moglie e dalla sua cognata.
IN APERTURA, LIVIO GARZANTI E LUIGI SILORI NEL 1967. IN BASSO, L’HOTEL DELLA CITTÀ APPENA INAUGURATO.
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Uno dei doni più classici e intramontabili del Natale è il libro: grazie alla quantità di declinazioni esistenti, sceglierne uno per ogni gusto e interesse è molto semplice. Ecco qualche spunto per rendere felici i tuoi cari a Natale. Il percorso iniziato l’anno scorso con Il Paese più bello e buono del mondo continua oggi con Il Belpaese. Due titoli indipendenti, ma perfetti da donare anche in coppia: il primo è dedicato ai siti italiani Patrimonio Mondiale dell’Umanità, mentre in questo nuovo viaggio prendiamo in esame la lista dei siti candidati a questo prestigioso titolo, a cui si aggiungono la Mémoire du monde di Cesena e numerosi luoghi naturalistici. Come dichiara l’autore Pierluigi Moressa nell’introduzione, “L’idea di un viaggio in Italia si coniuga al sentimento della bellezza”: un percorso corredato di preziose fotografie, curiosità e informazioni utili, per tracciare “itinerari urbani e naturalistici con lo sguardo diretto alla storia e all’anima dei luoghi, alla coesione fra antiche tradizioni e suggestioni paesistiche, alla descrizione di monumenti e pregi storici che da secoli compongono IN MAGAZINE
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l’identità del nostro (bel) paese.” Per chi ama la cucina, Mariavittoria Andrini propone quest’anno un vero e proprio gioiello. Nella stessa collana di Ricette di Petronilla, infatti, entra oggi Gli antichi sapori di Katharina: un tuffo nel passato per scoprire la figura dell’austriaca Katharina Prato, suddita dell’Imperatrice Sissi, che pubblicò la versione tradotta del suo Die Süddeutsche Küche a Trieste nel 1893 – solo 2 anni dopo la prima edizione del più famoso Scienza in Cucina e Arte del Mangiar Bene di Pellegrino Artusi. Mariavittoria Andrini ripercorre la tradizione raccolta da Katharina nel suo manuale, riproponendo gustosi menù corredati da curiosità che rendono più semplice e piacevole la lettura. Una vera operazione di archeologia gastronomica, alla ricerca delle nostre radici culinarie. Non tutti amano leggere; ma alcuni amano farlo anche quando non sarebbe necessario. Ad esempio, quando si sfoglia la propria agenda. Così è nata l’Agenda Filosofica 2020, che vede Edizioni IN Magazine e l’associazione 66
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PER CHI AMA LA CUCINA, MARIAVITTORIA ANDRINI PROPONE QUEST’ANNO UN VERO E PROPRIO GIOIELLO: GLI ANTICHI SAPORI DI KATHARINA, UNA VERA OPERAZIONE DI ARCHEOLOGIA GASTRONOMICA, ALLA RICERCA DELLE NOSTRE RADICI CULINARIE.
culturale “L’Agenda Filosofica” insieme per il secondo anno. Il planner settimanale, dedicato al tema del mutamento, è preceduto da un’introduzione di Massimo Donà e intervallato da 12 brevi saggi per la cura di Alberto Donati e Costantino Rossi. L’agenda, costellata di citazioni a tema, si trasforma così in uno spazio mentale per meditare e comprendere meglio il mutamento e le sue declinazioni, tramite le parole e la poetica di filosofi, alcuni celebri, altri meno e forse, per questo, di maggiore interesse per il lettore.
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