Forlì IN Magazine 04 2020

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Tariffa R.O.C.: Poste Italiane s.p.a. - Spedizione in A. P. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 1, DCB - FILIALE DI FORLÌ - Contiene i. p. - Reg. al Tribunale di Forlì il 23/11/1998 n. 27 - EURO 3,00

F O R L Ì

Chiara

TALENTI

SPIRITO LIBERO

ROBERTO MERCADINI / Poeta moderno TRASFORMAZIONI URBANE / Nuovo volto alla città NOMADI DIGITALI / Parto, cambio vita

N° 4 DICEMBRE 2020/GENNAIO 2021



EDITORIALE

SOMMARIO

L

La forlivese Chiara Talenti è la nostra imprenditrice di copertina, ideatrice di una linea di gioielli che ha stregato anche la Ferragni. Roberto Mercadini, in copertina per Cesena, è un narrastorie e poeta che incanta il pubblico con la sua voce estrosa. Guardiamo poi Forlì e Cesena dall’alto per leggerne le trasformazioni urbane. Incontriamo Gregorio Farolfi, ricercatore e studioso di terremoti, e due giovani sarti, Riccardo Tonon ed Elia Fiori. Parliamo di psicologia e yoga della risata con Terenzio Traisci e Gilberto Tosoni, e di nomadi digitali insieme a Chiara Giulianini, Michelangelo Pasini e Simona Camporesi. Voglia di turismo lento? Lonely Planet raccomanda Le Vie di Dante. Vi presentiamo i nuovi libri di Paolo Stella e Simona Branchetti, e il racconto vincitore del Premio IN Magazine. Infine, ricordiamo l’evento organizzato da Menabò Group con il filosofo Alberto Peretti. Buona lettura! Andrea Masotti

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ANNOTARE

Brevi IN

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ESSERE

Chiara Talenti

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ESSERE

Roberto Mercadini

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PROGETTARE

Trasformazioni urbane

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RICERCARE

Gregorio Farolfi

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RISCOPRIRE

Volevo fare il sarto

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EDIZIONI IN MAGAZINE S.R.L. Via Napoleone Bonaparte, 50 - 47122 Forlì Tel. 0543.798463 / Fax 0543.774044 www.inmagazine.it info@inmagazine.it DIRETTORE RESPONSABILE: Andrea Masotti REDAZIONE CENTRALE: Clarissa Costa, Gianluca Gatta COORDINAMENTO DI REDAZIONE: Roberta Invidia ARTWORK: Lisa Tagliaferri IMPAGINAZIONE: Francesca Fantini UFFICIO COMMERCIALE: Giulia Bazzoni, Gianluca Braga, Elvis Venturini STAMPA: La Pieve Poligrafica Villa Verucchio (RN) ANNO XXII- N. 4 Chiuso per la stampa il 7/12/2020 Collaboratori: Barbara Baronio, Giulia Bazzoni, Dolores Carnemolla, Beatrice Loddo, Lucia Lombardi, Francesca Miccoli. Fotografi: Andrea Bonavita, Gianmaria Zanotti. Questo numero viene pubblicato in abbinamento allo speciale IN Magazine Sposi.

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LEGGERE

Fra passato e presente

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SCRIVERE

Di amori e partenze

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COMUNICARE

Il lavoro che fa bene

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SORRIDERE

Ridi che ti passa Seguici su FB: www.facebook.com/ edizioni.inmagazine

40

VIAGGIARE

Nomadi digitali Edizioni IN Magazine si impegna alla salvaguardia del patrimonio forestale aderendo al circuito di certificazione di FSC-Italia.

Tutti i diritti sono riservati. Foto e articoli possono essere riprodotti solo con l’autorizzazione dell’editore e citando la fonte.

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SCOPRIRE

Il sommo slow

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ANNOTARE

Con gli occhi DI UN BAMBINO FORLÌ Dal 4 dicembre, è

Castrocaro-Sanremo SOLO ANDATA FORLÌ Michele Minisci,

giornalista più conosciuto come direttore artistico del Naima Jazz Club di Forlì, è l’autore del libro Castrocaro-Sanremo. Solo andata: la storia-racconto su cosa dicevano, pensavano, sognavano, cantavano, le ragazze e i ragazzi dalle Voci Nuove che inseguivano il sogno di diventare famosi e fare tanti soldi... cantando canzonette al festival di Castrocaro Terme. Il primo vero Talent della musica leggera italiana. Nel libro, Minisci prende infatti in esame il periodo che va dal 1957 al 1988. “Le foto che impreziosiscono questo volume mostrano l’evoluzione dei gusti e della moda,” scrive Gianluca Morozzi, musicista e conduttore radiofonico, nella prefazione. “E poi ci troverete aneddoti, curiosità, notizie sconosciute.”

Oltre il cancello CON MIRIA MALANDRI FORLÌ Un racconto, in parole e immagini, che indaga la vita di

un’artista notoriamente schiva che ora, eccezionalmente, si apre al lettore: in Oltre il cancello l’autrice Gabriella Maldini raccoglie le conversazioni, le riflessioni e i ricordi sulla vita e sull’arte della pittrice forlivese Miria Malandri. “L’idea è germogliata quando Miria disse che avrebbe dovuto trasferirsi,” spiega. “Realizzammo che lo spazio misterioso e unico del suo atelier sarebbe scomparso per sempre, e decidemmo di provare a salvarlo raccontandolo. La storia non poteva che partire dal cancello in ghisa verde che delimitava l’ingresso in quel mondo fuori dal mondo.” Per quasi un anno, Maldini incontra Miria al tavolino di un caffè, attraversando gli argomenti più diversi, ripercorrendo l’arte e le passioni dell’artista ispirate al cinema e al genere noir. Miria ha esposto in diverse gallerie italiane e partecipato a festival cinematografici come il Noir Film Fest di Cattolica e quello di Ferrara con uno speciale omaggio a Michelangelo Antonioni. Grazie alla curatela di Davide Boschini, Oltre il cancello è divenuto un vero libro d’artista, un racconto in forma di conversazione che con profonda leggerezza conduce il lettore nella silente, tenace e rivoluzionaria dimora dell’arte di Miria Malandri.

disponibile online e in libreria Pandeville, il nuovo libro del forlivese Rob Argnani con le illustrazioni di Massimo Proli. Un romanzo pensato per i giovani lettori che racconta la pandemia esplorando il punto di vista di un bambino, il quale si trova a dover sottostare alle nuove regole imposte dagli adulti e a far fronte all’isolamento e a nuove insicurezze. Il protagonista è Luca, un bambino di otto anni abituato a giocare nei boschi e in sella alla sua bicicletta fiammante, dove la fantasia era libera e l’immaginazione non aveva confini. Con lo scoppiare della pandemia, Luca si trova costretto in una fortezza di solitudine, un “microcosmo igienizzato” in cui resta solo la fantasia ad alimentare le sue semplici speranze. Rob Argnani, scrittore e marketing consultant, è anche autore di Il Prestamista e Prima di essere uomo.

Canzoni di Natale PER AIL FORLÌ - CESENA La sezione provinciale di Ail, l’Associazione contro

leucemie, linfomi e mieloma, ha prodotto un CD composto da 13 brani dal titolo Via – Canzoni di Natale, con l’intento di raccogliere fondi per la ricerca. Il cofanetto, che Ail distribuisce dietro una offerta minima di 10 euro, propone brani senza tempo della tradizione natalizia come Have yourself a merry little Christmas o Let it snow o perle della canzone d’autore come Vita di Lucio Dalla che è il leitmotiv del progetto. Fondamentali il sostegno della Fondazione Fruttadoro Orogel e la collaborazione di noti musicisti romagnoli. Troviamo anche la partecipazione straordinaria di Barbara Cola, cantante e attrice attualmente concorrente di Tale e Quale Show condotto da Carlo Conti. Per tutte le informazioni e per acquistare il CD è sufficiente visitare il sito www.ailforlicesena.it alla voce “Natale Solidale”. Il CD sarà disponibile anche su tutte le piattaforme digitali. 6

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Gamma Range Rover Evoque e Discovery Sport Hybrid, valori di consumo carburante (l/100 km): ciclo combinato da 2,0 a 8,2 (NEDC 2), da 2,0 a 10,1 (WLTP). Emissioni


ANNOTARE

Nuova proprietà PER LORIANA

Grandi risultati per FORMULA SERVIZI

FORLÌ La piadina Loriana

FORLÌ Una nuova gestione

passa di mano ed entra nella scuderia Valsoia. Il noto marchio forlivese, fino ad oggi di proprietà della ravennate Deco Industrie, sarà trasferito per un controvalore di circa 13 milioni di euro a partire dal 31 dicembre 2020. L’accordo prevede che la produzione della piadina proseguirà negli attuali stabilimenti di Forlì, mantenendo inalterata l’esistente filiera di approvvigionamento che ancora utilizza solo farina di grano romagnolo.

TEDxCesena A “KILOMETROZERO” CESENA Kilometrozero è il titolo della quarta edizione di TEDxCesena,

PRECISAZIONI

Le facoltà DEL CAMPUS FORLÌ In riferimento all’articolo

Il valore del sapere pubblicato sul n.3/2020 della nostra rivista, precisiamo che le facoltà del Campus di Forlì comprendono anche Ingegneria Meccanica e Aerospaziale.

tenutasi sabato 12 dicembre interamente su piattaforma digitale per consentire a chiunque di collegarsi e ascoltare gli speaker gratuitamente. “Per noi è molto più di un titolo. È la convinzione che le idee di valore possano nascere ovunque. Non serve andare a cercarle chissà dove, abitano vicino a noi’, spiega Maurizio Berti, curatore dell’evento. Sei speaker “a kilometro zero” scelti tra le oltre 50 candidature pervenute: un poeta, un architetto, un duo di giovani creative, un docente di storia dell’arte, un esperto di scienze degli alimenti e una mamma blogger alle prese con l’autismo. Alcuni sono nati a Cesena, altri l’hanno scelta come città adottiva, ma tutti hanno un forte legame con il territorio e hanno presentato idee che meritano di essere diffuse, come recita lo slogan alla base degli eventi TED.

della rete bibliotecaria bolognese a cura della forlivese Formula Servizi assieme a Macchine Celibi, che si sono aggiudicate l’appalto sotto il comune cappello del Consorzio Nazionale Servizi. Un’aggiudicazione importante perché vedrà la presenza della cooperativa forlivese Formula Servizi in luoghi prestigiosi per la cultura della città felsinea: la Sala Borsa, l’Archiginnasio e tutte le altre biblioteche della rete cittadina. “Siamo orgogliosi di questo risultato,” dichiarano Antonella Conti e Massimiliano Mazzotti, rispettivamente presidente e direttore generale di Formula Servizi, “che premia la nostra passione e lo sforzo innovativo anche nell’ambito dei servizi alla cultura. Insieme alla lunga esperienza che abbiamo costruito negli anni, metteremo a disposizione anche le capacità del nostro rinomato laboratorio di restauro di libri antichi.”

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ESSERE

Spirito

LIBERO CHIARA TALENTI HA LASCIATO L’AZIENDA DI FAMIGLIA, LA RINTAL, PER CREARE LA SUA LINEA DI GIOIELLI: UN MANIFESTO PER L’INDIPENDENZA DELLE DONNE CHE HA STREGATO ANCHE LA FERRAGNI. di Dolores Carnemolla / ph Gianmaria Zanotti

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Chiara Talenti sembra la classica ragazza della porta accanto, sorridente e gentile. Ma quando ci parli scopri tutta la sua intraprendenza e determinazione, la sua curiosità e la sua apertura al mondo, unite a una vena di riservatezza. Forlivese doc ma cesenate d’adozione, dopo 10 anni ha lasciato l’azienda di famiglia, la Rintal, da sempre sinonimo di scale di design, per dedicarsi al suo progetto imprenditoriale nato e sviluppato completamente su Instagram: Nuvola Gioielli. Non solo un marchio, ma anche un manifesto costruito a partire dai valori dell’emancipazione femminile e del sostegno tra donne, che ha affascinato anche Chiara Ferragni. Una scelta non scontata, quella di seguire la propria strada, fatta puntando dritto verso l’obiettivo e facendo leva su studio, preparazione, idee, valori solidi e gestione sostenibile del lavoro e del tempo privato. La sua impresa digitale le permette di organizzare il suo business, preservando i ritmi di una

dimensione tranquilla, a misura di famiglia; valore che le ha trasmesso la madre, Morena: “Si è sempre presa cura della famiglia in modo ineccepibile, c’è sempre stata in ogni momento, facendoci capire, con ogni singolo gesto, l’importanza di costruire rapporti sinceri fondati sull’amore.” Dopo il Liceo Scientifico a Forlì, Chiara si è trasferita a Bologna per frequentare la facoltà di Economia e Marketing. Poi l’Erasmus in Inghilterra e, terminati gli studi universitari, i tempi erano maturi per l’approdo nella dinamica Milano. Il Master in Marketing e Comunicazione di Publitalia ’80 e poi l’ingresso in Barilla le aprono nuove opportunità. “L’esperienza in Barilla, dove mi occupavo di sviluppo del marchio e di comunicazione, ha avuto un grande impatto sulla mia vita professionale. Mi ha dato la possibilità di toccare con mano come si creano e come si promuovono nuovi progetti e prodotti, partendo dalla comprensione dei bisogni delle persone. Ho portato questo baga-


ENIZ AGAM NI

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IN APERTURA, CHIARA TALENTI. IN ALTO, L’IMPRENDITRICE INSIEME AL PADRE RINO. NELLA PAGINA SEGUENTE, TALENTI INDOSSA LA SUA LINEA DI GIOIELLI.

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glio di esperienza nell’azienda di famiglia, dove mi sono misurata anche con la gestione d’impresa.” In Rintal, Chiara ha lavorato a fianco del padre, Rino Talenti. Una figura a cui è molto legata e che è per lei un modello. “Mio padre è per me l’archetipo del genio, del guizzo creativo. È un vulcano di idee da cui prendere ispirazione, sempre pronto a dare nuovi stimoli alle persone che lo circondano. Da lui spero di aver preso questi tratti eccezionali che non si insegnano nei libri: ci si può solo nascere.” Del resto nomen omen: la parola talento, declinata al plurale, è depositaria di più di una qualità, accompagnata, nel caso di Chiara, dall’evidenza. E così, dopo gli anni trascorsi in Rintal, la giovane Talenti ha preso la sua strada. Alla sua startup ha dato il nome Nuvola, scelto in una sera d’estate

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insieme al marito, l’imprenditore cesenate Giacomo Gollinucci. “Fin da subito mio marito è stata la persona che ha creduto nella mia idea e con cui mi sono confrontata. Volevo che il mio progetto avesse un nome semplice e che evocasse lo stile del brand e dei prodotti che avevo in mente.” L’idea di Chiara abbraccia principi che delineano la sua persona-


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“PARTENDO DAL MIO PICCOLO MI PIACEREBBE RENDERE IL MONDO UN LUOGO GENTILE, DOVE LE DONNE HANNO VOGLIA DI CRESCERE, AIUTARSI, ASCOLTARSI E SOSTENERSI. PER QUESTO SELEZIONO PERSONALMENTE LE STARTUP FEMMINILI A CUI DARE VISIBILITÀ”

lità decisa e che interpretano in pieno la donna al giorno d’oggi: una donna che non può o non deve aspettare il regalo di un marito, di un fidanzato o di chiunque altro. “Sono determinista,

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convinta che siano unicamente le nostre scelte a formare quello che siamo. Con la mia idea d’impresa parlo alla donna emancipata, indipendente e cosciente di ciò che vuole e vuole essere.” È per questo che Chiara crea gioielli con un target di prezzo under 100 euro, perché possano essere il regalo che ogni donna può fare a se stessa, senza dover aspettare un’occasione speciale. Chiara sostiene anche altre imprese al femminile, dando visibilità alle donne che hanno deciso di mettersi in gioco realizzando la propria idea. E lo fa tenendo bene a mente gli insegnamenti ricevuti dai suoi genitori, pilastri della sua vita: impegno, costanza e rispetto per la paro-

la data. “Credo che la collaborazione tra donne possa creare sinergie vincenti. Per questo seleziono personalmente le startup femminili a cui dare visibilità, identificando realtà appartenenti a settori differenti ma che condividono i nostri stessi valori. Partendo dal mio piccolo, mi piacerebbe rendere il mondo un po’ più simile a come lo vorrei: un luogo gentile, dove le donne hanno voglia di crescere, aiutarsi, ascoltarsi e sostenersi.” Un po’ per gioco, un po’ per caso, alcuni gioielli di Nuvola sono stati indossati da Chiara Ferragni. “Ho mandato un pacchetto con le mie creazioni a un’amica che è anche collaboratrice della Ferragni. Dopo un po’ di tempo, ho visto Chiara sulla copertina della rivista Vanity Fair con le mie collanine indosso. È stata una bellissima sorpresa sapere che le erano piaciute a tal punto da indossarle per una occasione come quella.” Chiara riconosce l’importanza degli influencer per lo sviluppo dei nuovi brand, soprattutto di marchi come il suo che puntano tutto su Instagram, dove conta quasi 12.000 follower. Ma preferisce farsi rappresentare dalle persone comuni, le donne di ogni giorno, che diventano le vere ambasciatrici di Nuvola indossando i gioielli che acquistano e condividendo i loro scatti. I canali web e social di Nuvola diventano così una vetrina digitale attraverso cui Chiara incoraggia le donne a trovare la loro dimensione professionale e a mettere in pratica la loro idea imprenditoriale, oppure a dedicarsi alla famiglia, se questa scelta le rende felici. “Penso che ogni donna debba fare ciò che si sente per sentirsi realizzata: c’è chi lo è dedicando tutto il proprio tempo interamente alla famiglia e chi invece ha bisogno anche della sfera lavorativa per sentirsi appagata. Ogni donna dovrebbe cercare di capire se, e come, trasformare una passione personale in professione e quando si è trovata la strada, mettersi a testa bassa e iniziare a percorrerla.”


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ESSERE

Poeta

MODERNO NARRASTORIE, SPEAKER E POETA: ROBERTO MERCADINI INCANTA IL PUBBLICO SUI PALCHI NAZIONALI E SU YOUTUBE CON LA SUA VOCE ESTROSA E UNICA. di Barbara Baronio / ph Andrea Bonavita

Un ingegnere prestato alla poesia, oppure un affabulatore con un’anima tecnologica? Autore di volumi sui misteri di Cesena, studioso di Ebraico antico e scrittore, è difficile inquadrarlo in uno schema definito: per anni lui stesso ha portato avanti le sue passioni per il teatro, lo studio della parola e dell’etimologia, l’amore per la poesia e il fascino per il raccontare e nel frattempo ha svolto la tua attività di ingegnere elettronico. Poi l’arte lo ha coinvolto interamente, i suoi video su YouTube sono diventati virali e con i suoi libri editi da Rizzoli è entrato nelle case e nelle librerie di tanti italiani. Ecco Roberto Mercadini, classe 1978 e originario di Sala di Cesenatico, il poeta narrastorie romagnolo che da oltre vent’anni incanta il pubblico di tanti palchi nazionali, dalla Valle d’Aosta alla Puglia, con la sua narrativa ricca e talvolta scientifica che immerge lo spettatore in tempi passati, in storie sconosciute e in fiabe moderne. Un artista completo che ha mosso i suoi primi passi nell’arte della narrazione

ascoltando Carmelo Bene. “Ho iniziato ad apprezzare Dante,” racconta Mercadini, “proprio grazie alla Lectura Dantis di Carmelo Bene. È stato l’artista che in primis mi ha infuenzato e oggi sono Roberto Mercadini con uno stile tutto mio. Vent’anni fa la narrazione non andava di moda. Eravamo in pochi a raccontare, poi nel tempo in tanti hanno riscoperto quest’arte che da sempre ammalia e conquista piccoli e grandi.” Il suo esordio è avvenuto a 21 anni. “Ho iniziato con le mie poesie: tra una composizione e un’altra vi erano le lunghe spiegazioni che mi servivano per introdurle e per divertire il pubblico. Per diversi anni,” sottolinea con ironia, “quindi, i miei spettacoli sono stati per lo più costituti da introduzioni.” Attento e sensibile alla realtà che lo circonda, Mercadini prende spunto spesso dal suo vissuto e dagli incontri che ha nella vita, o in quelli che compie nelle sue letture e indagini per raccontare e inventare storie, ma secondo lui un artista può e deve saper lavorare anche su commissione. “Come gli artisti artigiani



IL SUO ESORDIO È AVVENUTO A 21 ANNI CON LA POESIA. NEL CORSO DEGLI ANNI SI INTERESSA AI GRANDI TEMI DELLA ROMAGNOLITÀ, ANDANDO AD APPROFONDIRE I GRANDI PERSONAGGI DELLA LETTERATURA, DELLA STORIA E DELLA SCIENZA.

IN APERTURA, ROBERTO MERCADINI DURANTE UNA PERFORMANCE. IN ALTO, MERCADINI PRESSO VILLA TORLONIA A SAN MAURO PASCOLI. NELLA PAGINA SEGUENTE, IL PROFILO DEL POETA.

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del Rinascimento,” spiega, “la libertà dello scrittore non sta nello scegliere il tema, ma nel renderlo, tradurlo e mostrarlo con il proprio stile cercando di incontrare anche il gusto del committente. Qui sta la soddisfazione dell’artigiano che coniugando le idee riesce a mettere il suo tocco, il suo estro e la sua firma.” E partendo proprio da questa predisposizione ecco che negli

anni Mercadini si è interessato di vari argomenti indagando i grandi temi della Romagnolità, della sua Cesena, andando ad approfondire grandi personaggi della letteratura, della storia e della scienza. “Per me la scienza è un grande serbatoio di storie da cui attingere e trarre ispirazione. Quando frequentavo il liceo, di ogni autore o filosofo studiavo la bibliografia essenziale, ma raramente questi dati mi consentivano di formare nella mia mente un ritratto della persona. Se ci pensiamo, in effetti, davanti a dati biografici semplici e sterili non riusciamo quasi mai a immaginare l’oggetto del nostro studio. E invece con le sue parole il narratore permette alle parole stesse di prendere forma, di creare e immaginare e chi ascolta percepisce quasi la presenza di questa figura.” Per Mercadini la narrazione ha un potere incredibile: “Ad essa aggiungerei anche la divulgazione. Il periodo storico che stiamo vivendo, pieno di com-

plessità e di incertezze, vede un uomo disorientato e alla ricerca della verità e quando, navigando, ci s’imbatte in qualcuno in grado di spiegare un concetto complicato in maniera semplice e immediata si ha per lui una grande forma di gratitudine e conforto.” E quindi Mercadini approfondisce e indaga nella sua mansarda che lui apre al pubblico in ogni sua diretta su YouTube. “Prima si studia e poi si mette ordine. La produzione è come un parto. Dico sempre che per parlare un’ora devo stare zitto un mese, il mio lavoro è fatto di lunghe pause in cui ascolto, leggo e rifletto.” Un’intensa produzione, quella di Mercadini, che negli ultimi tempi è stato scoperto da Rizzoli. “Ho iniziato a scrivere brevi prose grazie all’amica Isabella Leardini di Riccione che tanti anni fa mi ha scelto per una rubrica su un quotidiano locale. Erano i primi anni 2000, avevo molto da raccontare e avere questo impegno


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fisso mi costringeva a mettere in pagina le mie idee. Un’occasione preziosa che mi ha portato a definire il mio stile e così è nato il mio primo libro, Rapsodie romagnole, in cui ho raccontato senza sforzi innaturali le mie brevi prose. Poi mi ha contattato Rizzoli con cui ho pubblicato Storia perfetta dell’Errore nel 2018. Ne è seguito il progetto legato all’altro mio libro Bomba atomica. Franco Pollini, del teatro Bonci di Cesena, mi ha chiesto di realizzare uno spettacolo sulla storia della bomba atomica: studiando per questa performance teatrale ho scoperto una storia immensa che meritava di essere narrata, quindi ho cominciato a lavorarci e ne è nato un volume uscito a giugno 2020.” La poesia ha accompagnato per molto tempo Mercadini che una volta diventato padre e scelto di concentrarsi solo sull’attività artistica, abbandonando l’ingegneria elettronica, ha intrapreso altre

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avventure. Presentatore e poi speaker del Tedx Cesena, è approdato al Teatro Stabile d’Abruzzo invitato da Simone Cristicchi. “Ho conosciuto Cristicchi al festival di Narrastoria che si tiene ogni anno in Toscana e da questo primo incontro è nato lo spettacolo Vita di Leonardo, l’avventura di vedere davvero, la mia narrazione teatrale, con la regia di Alessandro Maggi che ho scritto in occasione dei 500 anni dalla morte di Leonardo e che ne racconta la vita e le opere. È stata un’esperienza unica, in cui ho imparato tanto perché non avevo mai avuto un regista che mi aiutasse a crescere. Sono grato di poter avere un maestro da cui attingere e con cui confrontarmi. Dopotutto, quello che so del teatro lo so perché l’ho fatto, non perché me l’abbia mai insegnato nessuno. Lo so per l’esperienza data dalle ore e ore davanti a un

PER MERCADINI LA NARRAZIONE HA UN POTERE INCREDIBILE: “CON LE SUE PAROLE IL NARRATORE PERMETTE ALLE PAROLE STESSE DI PRENDERE FORMA, DI CREARE E IMMAGINARE E CHI ASCOLTA PERCEPISCE QUASI LA PRESENZA DI QUESTA FIGURA.”

pubblico, ad ascoltarne gli umori, le risate, gli applausi, ma anche i silenzi. Io poi sono partito veramente dal niente. Per il futuro non amo sognare a occhi aperti, rivolgo sempre la mia attenzione a progetti concreti, quindi anche se il Covid ha chiuso tutti i teatri io continuo a narrare dalla mansarda di casa mia e a stare anche un po’ in silenzio per riflettere e produrre.”


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Come cambiano le città nel corso dei secoli? Cosa decreta la fortuna o il declino di intere zone, di interi quartieri? Come cambia la percezione delle persone quando si modifica la funzione dei luoghi, quando si aprono nuove strade? Se Forlì e Cesena potessero parlare racconterebbero proprio di questo: di trasformazioni continue con interventi spesso profondi, a volte riusciti, più spesso incompiuti. A Forlì, i primi 20 anni del nuovo millennio sono stati gli anni del trasferimento dell’ospedale Morgagni e della nascita, al suo posto, del Campus universitario. Di interventi di ri-

SE FORLÌ E CESENA POTESSERO PARLARE RACCONTEREBBERO PROPRIO DI QUESTO: DI TRASFORMAZIONI CONTINUE CON INTERVENTI SPESSO PROFONDI, A VOLTE RIUSCITI, PIÙ SPESSO INCOMPIUTI. CASO EMBLEMATICO? IL PARCHEGGIONE DI FORLÌ.

IN APERTURA, LE NUOVE ROTONDE DI PORTA SCHIAVONIA A FORLÌ. IN QUESTE PAGINE, L’EX ZUCCHERIFICIO DI CESENA, OGGI SEDE DEL CAMPUS UNIVERSITARIO.

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qualificazione di aree industriali dismesse come l’ex Mangelli e l’ex Forlanini e, più di recente, del recupero di edifici a lungo lasciati al degrado, come l’ex Gil e la palestra Campostrino. Oggi la città sta cambiando ancora. Il successo delle mostre dal San Domenico ha dato l’impulso necessario a rimettere mano a piazza Guido da Montefeltro dove, al posto del tanto vituperato parcheggio del Sacripanti, arriverà un’area verde a ricordare gli orti di quello che nei secoli è stato, nell’ordine, un monastero, una caserma, un rudere, un quasi teatro e oggi un ricco e frequentatissimo museo. Le nuove rotonde di porta Schiavonia e della Rocca di Ravaldino sono un altro tassello di una città


che cambia, persino nel modo di muoversi. Anche Cesena ha visto le sue trasformazioni, da quelle dell’ex Arrigoni e dell’ex Zuccherificio, che oggi ospita residenza, servizi, ed è la sede del Campus universitario, fino alla trasformazione dell’ex Foro annonario, oggi Mercato Coperto, e di piazza della Libertà, ancora non proprio entrata nel cuore dei cesenati. Cambiamenti profondi che innestano modi di vivere e di socializzare differenti, che saranno poi i tratti distintivi di ogni epoca.

“Le città sono il frutto delle stratificazioni di periodi storici molto diversi tra loro dal punto di vista politico, economico e sociale, che lasciano tracce importanti,” spiega Davide Canali, architetto esperto di storia e di antropologia culturale. “Per questo, progettare trasformazioni urbane nelle nostre città, specialmente nei centri storici, è un’attività molto complessa che spesso si scontra o deve tenere conto di questa grande eredità.” Ci sono poi trasformazioni che funzionano e altre che non entrano nel cuore e nella vita delle

persone. “Da cosa dipende? Da un mix di fattori, ma c’entra anche col fatto che in molti casi si tratta di vere “incompiute”. Pensiamo al parcheggione di Forlì,” spiega ancora Canali che fa parte dell’Accademia degli Imperfetti di Meldola, del Centro studi Leonardo Melandri e del Cedacot (Centro di documentazione dell’architettura contemporanea in Toscana). “Doveva essere il parcheggio di un teatro che non ha mai visto la luce ed è stato realizzato anche in modo diverso dai progetti originali del Sacripanti. O pensiamo all’ex IN MAGAZINE

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“UN PROGETTO NON COMPRESO FINO IN FONDO NON ENTRA NEL CUORE DELLE PERSONE. C’È PERÒ UNA SPERANZA: CHE CIÒ CHE NON È COMPRESO OGGI POSSA DIVENTARE INVECE UN LUOGO DEL CUORE E UN SIMBOLO STESSO DELLA CITTÀ IN FUTURO.”

Mangelli: tempi lunghissimi, grandi edifici vuoti, collegamento pedonale con il centro rimasto solo sulla carta. Se vogliamo, Piazza della Libertà a Cesena ha subito un percorso analogo: un progetto non compreso fino in fondo, col rischio di disinnescare tutto il potenziale di una buona trasformazione urbana. Ma quello che accade oggi non è molto diverso da quello che accadeva in passato. Dopo la caduta dell’Impero Romano, le città sono state abbandonate, poi si sono trasformate in epoca Comunale, poi Feudataria, poi Illuministica, poi Fascista (nel caso italiano). Periodi in cui pochi decidevano per molti, ma poi l’epoca effimera delle Signorie, dei Re e dei Dittatori sfumava lasciando

opere spesso incompiute. Oggi, in epoca Repubblicana, non ce la passiamo meglio: contrapposizioni e indecisioni ci regalano brani di città che non vengono digeriti dalla popolazione.” Se è vero che le cose si valutano meglio a distanza di tempo, c’è però una speranza: che ciò che

non è compreso oggi possa diventare invece un luogo del cuore domani. “Chi può sapere cosa hanno pensato i forlivesi quando Caterina Sforza fece costruire la Rocca? Eppure oggi quel luogo è il simbolo stesso della città che aspetta solo l’occasione di rinascere.”

IN ALTO, PIAZZA DELLA LIBERTÀ A CESENA E, IN BASSO, LA PALESTRA DI CAMPOSTRINO A FORLÌ. DUE RECENTI INTERVENTI DI RIQUALIFICAZIONE URBANA.

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RICERCARE

Studiare

LA TERRA GREGORIO FAROLFI, RICERCATORE DELL’ISTITUTO GEOGRAFICO MILITARE E DELL’AGENZIA SPAZIALE EUROPEA, HA STUDIATO UN NUOVO METODO PER IDENTIFICARE LE ZONE PIÙ A RISCHIO DI TERREMOTO.

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Cittadino del mondo, una laurea in Fisica, fotografo artistico e papà innamorato dei suoi due biondissimi pargoli: Gregorio Farolfi non ha ancora compiuto cinquant’anni ma ha vissuto molte esperienze. Originario di Castrocaro e una vita divisa tra Firenze, dove lavora come funzionario dell’Istituto Geografico Militare, e Praga, città della moglie, recentemente Gregorio ha coordinato una ricerca destinata a migliorare la comprensione dei fenomeni sismici, grazie allo sviluppo di un nuovo metodo per identificare le aree maggiormente a rischio. “Negli ultimi cinque anni, con i professori Derek Keir dell’Università di Firenze e Giacomo Corti del Consiglio Nazionale delle Ricerche, abbiamo analizzato i movimenti superficiali del terreno della nostra penisola attraverso l’impiego di satelliti artificiali radar in combinazione con i sistemi di posizionamento satellitari globali,” spiega Farolfi. “Analisi che ci hanno permesso di calcolare l’energia deformativa accumulata nella crosta terrestre durante i processi tettonici e di identificarne la correlazione con

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di Francesca Miccoli


presso

la distribuzione dei terremoti.” La ricerca, pubblicata sulle pagine della importante rivista internazionale Scientific Report di Nature, ha il potenziale per aprire la strada a un nuovo metodo per lo studio dei terremoti e delle faglie, da associare ai metodi già in uso. “I metodi attualmente utilizzati si basano sull’analisi statistica dei terremoti storici e dei terremoti pregressi misurati strumentalmente e presentano il grande limite di essere modelli basati sul ciclo sismico, ipotesi che non può essere provata su una scala di tempo umana ma solo geologica.” Per Gregorio, che fa dell’umiltà una professione di fede, si tratta solo “dell’inizio di un percorso complicatissimo. E non è scontato che porti a risultati pratici.” Ma le premesse sono più che incoraggianti. Nel corso dell’ultimo anno lo scienziato con il viso da bravo ragazzo ha guidato un altro progetto prestigioso per conto dell’Agenzia Spaziale Europea (ESA): lo sviluppo di una nuova piattaforma di monitoraggio automatico della Terra da satellite. L’ennesimo tassello di una quotidianità straordinariamente

complessa quanto gratificante. Legatissimo alla sua Romagna, “terra dagli inconfondibili colori, paesaggi e sapori, di gente forte e accogliente, determinata e cordiale, gran lavoratori e al tempo stesso gente che sa godersi la vita”, Gregorio si rigenera in famiglia, tra i piccoli Giorgia e Galileo, “bimbi pieni di energie positive”, e la moglie Martina, “che con il suo fondamentale apporto mi consente di focalizzarmi sulla ricerca scientifica”. Cultore dell’arte nelle sue innumerevoli declinazioni, dalla pittura astratta alla fotografia, impreziosita dall’elaborazione digitale e dagli effetti di luce ricercati con camere oscure improvvisate, Grego ha partecipato a esposizioni internazionali e messo in bacheca importanti riconoscimenti. Tra questi, ricordiamo la menzione d’onore all’Artavita International Contemporary Master Award - California nel 2012 “Mi piace sfidare la percezione dell’osservatore, dando vita a immagini al limite tra pensieri consci ed esperienze, in una sorta di presente sfuocato in divenire.” Un po’ come nella ricerca: dove lo studio del passato spalanca l’orizzonte sul futuro.

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Volevo fare

IL SARTO

RICCARDO TONON ED ELIA FIORI SONO DUE GIOVANI STREGATI DALLA MAGIA DI AGO E FILO. NELLE LORO BOTTEGHE NASCONO VESTITI SU MISURA E BORSE FATTE A MANO CHE SONO OPERE D’ARTE.

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di Lucia Lombardi / ph Gianmaria Zanotti

Tra le casette basse dei pescatori e le viuzze strette, il profumo di salmastro penetra i sensi. Siamo a pochi passi dal canale leonardesco di Cesenatico. Una vetrina bianca, molto parisienne, con quel tanto che basta di retrò, svela una sartoria artigiana, un piccolo salotto dell’eleganza. È qui che Riccardo Tonon, 24 anni, ha aperto le porte del suo sogno, un luogo in cui dare forma alle proprie idee e al proprio concetto di stile e vestibilità. Il suo è stato una sorta di colpo di fulmine: una vocazione. E fa ancora più effetto, in questi tempi di produzioni massificate, incontrare un giovane fantasioso, volitivo e appassionato, che decide di puntare sul tailor made, il su misura, mettendo al centro stoffe, linee e vestibilità, per creare una perfetta fusione estetica tra la contemporaneità e le tendenze stilistiche di una volta. “Mi sono avvicinato a questo lavoro perché volevo farmi un paio di pantaloni come avevo in mente io, e non me ne sono più allontanato,” dice il giovane sarto. Le passioni ti colgono così, all’improvviso, fulminee. Avrebbe avuto una strada spianata nel turismo, l’attività di famiglia, ma ha

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seguito un’idea, una chiamata alla creatività che ha saputo coraggiosamente assecondare. Nella sua maison, tra poltrone di stoffa e vecchi modellini moda, Riccardo crea, disegna, taglia, cuce, come in una sorta di astrazione zen, concentrato a creare una giacca o pantalone che richiedono fino 3 giorni di lavoro. Panciotti, pantaloni, giacche, camicie, cappotti, papillon: Riccardo li propone per riportare l’eleganza in circolazione per uno stile senza tempo. I suoi riferimenti estetici sono Il grande Gatsby e gli anni Trenta. Un’epoca di crisi, ma in cui raffinatezza e gusto imperavano, con linee mai esasperate: “Pantalone non tanto largo in fondo, comodo nella coscia, che slancia, a vita alta con pieghe e bretelle. Il mio cavallo di battaglia, con due pince sul davanti.” Una moda per distinguersi che non è certamente alla portata di tutti. “Non sono in tanti a potersi permettere il fatto a mano, perché costa di più. Inoltre bisogna conoscere i materiali, capirne il valore, apprezzare la lavorazione del sarto, sapersi affidare.” Anche le donne frequentano il suo atelier per modelli dallo stile maschile con

IN ALTO, RICCARDO TONON NELLA SUA MAISON DI CESENATICO.


PANCIOTTI, GIACCHE, CAMICIE, PAPILLON: RICCARDO LI PROPONE PER RIPORTARE L’ELEGANZA IN CIRCOLAZIONE. I SUI RIFERIMENTI ESTETICI SONO IL GRANDE GATSBY E GLI ANNI TRENTA. “NON CONSEGNO NULLA CHE NON MI SODDISFI, PIUTTOSTO LO RIFACCIO.”

dettagli volti al femminile. Si ritiene “un ostinato quanto basta”, a tratti può apparire presuntuoso, “invece è umiltà, sono semplicemente sicuro di quello che affermo.” Per approfondire i temi che più lo interessano, Riccardo naviga nelle biblioteche americane, dove studia anche trattati di moda di fine Ottocento e si ispira a quei manufatti. “Metto tanti elementi a confronto, voglio sempre capire se si possono fare le cose

diversamente.” Il fatto bene non è perfetto, “la bellezza è imperfezione. Un punto fatto a mano è impercettibilmente diverso dall’altro, ed è proprio lì che rintracci l’artigiano, e la sua immensa dedizione.” La giacca che lo rappresenta? È “classica, dallo stile retrò, senza riprese, moderna nel suo apparire, facile da indossare, e dura una vita.” Il sabato per Riccardo è il giorno del suo papillon, in perfetto stile dandy, preciso e rigoroso: “Non consegno nulla che non mi soddisfi, piuttosto lo rifaccio. Ma niente è mai perfetto. La perfezione è l’imperfezione stessa.” Se hai avuto una nonna sarta e una nonna commerciante di tessuti, come è successo all’esuberante forlivese Elia Fiori, 28 anni, non puoi che voler modificare i capi che indossi, renderli tuoi, e personalizzarli fino all’estremo. Da questa urgenza nasce nel 2017 Fiori d’incenso, un brand artigianale, ad alto tasso di poetica, che prende spunto dal suo cognome, facendosi al contempo metafora di tanto altro, e dedicato all’accessorio femminile per antonomasia: la borsa. “L’incenso ha un profumo intenso, o lo ami o lo odi,” dice Elia, “i fiori sbocciano come le borse che creo, ogni giorno diverse e colorate a seconda delle emozioni che in quel determinato giorno mi attraversano. Se l’abbigliamento definisce la personalità di un individuo, l’accessorio ne rappresenta lo spirito, e la borsa ne è la ciliegina sulla torta.” Quella di Elia è stata una scelta di libertà personale, anticonformista. Dopo due anni spesi come commesso, e tre utilissimi IN MAGAZINE

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a bottega da un noto stilista, ha aperto il suo atelier dedicato a una produzione lenta, che avviene giornalmente nel suo mini laboratorio forlivese di 25 mq, pieno di tessuti archiviati, prevalentemente vintage, di 20 o 30 anni fa “perché resistenti e durevoli.” Un grosso tavolo al centro è il suo piano di lavoro attorniato da due taglia e cuci, una classica macchina da cucire, una taglierina, scaffalature ricolme di materiale, stoffe multicolore, nappe, pelli e tanto ancora che possa stimolare i suoi occhi, che vagano liberi per le due grandi finestre a favore di cielo per acchiappare al volo l’idea, l’emozione, la sensazione. Quello che i Fiori d’incenso rivelano è la gioia di vivere, la positività che ti rimane incollata addosso, come le sue borse. Elia paragona il suo lavoro a quello del nonno pittore: “Metto in 34

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QUELLO CHE I “FIORI D’INCENSO” RIVELANO È LA GIOIA DI VIVERE, LA POSITIVITÀ, CHE TI RIMANE INCOLLATA ADDOSSO. ELIA PARAGONA IL SUO LAVORO A QUELLO DEL NONNO PITTORE: “METTO IN VENDITA SOLO CIÒ CHE REALIZZO SECONDO IL MIO SENTIRE.”

vendita solo ciò che mi corrisponde e che realizzo secondo il mio sentire e non su commissione.” Elia al momento espone e vende le sue borse nella vetrina online sui suoi profili Instagram e Facebook e sul sito personale, vende e spedisce ovunque; le grandi chance degli shop-online.

IN ALTO, ELIA FIORI NEL SUO LABORATORIO FORLIVESE.



SORRIDERE

Ridi che

TI PASSA PSICOLOGIA DEL BUONUMORE E YOGA DELLA RISATA SONO SEMPRE PIÙ UTILIZZATI, ANCHE NELLE AZIENDE, PER GESTIRE ANSIA E STRESS. CE LO RACCONTANO I FORLIVESI TERENZIO TRAISCI E GILBERTO TOSONI. di Giulia Bazzoni

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I

In un momento in cui siamo circondati da cattive notizie, è normale sentirsi abbattuti. La buona notizia è che tutti noi possiamo essere artefici del nostro benessere. Come? Cambiando in positivo il nostro stato d’animo. A Forlì l’ingegnere del buonumore si chiama Terenzio Traisci. Psicologo del lavoro e formatore per le aziende che vogliano uscire dagli schemi, Traisci non è uno psicologo qualsiasi. Con la sua verve da comico professionista (è stato nella squadra di Zelig e Colorado, e ha partecipato a Italia’s Got Talent) ha dato vita a un metodo che raggiunge l’obiettivo facendo sorridere le persone. Un metodo originale, tradotto in libri come Felicemente stressati, Tutto il bene che mi voglio (quest’ultimo edito da Mondadori nel 2019), che svela le infinite possibilità per trasformare momenti di stress in occasioni per migliorarsi, con il pensiero positivo e una sana alimentazione. “Focalizzarsi sui grandi problemi apre una serie di domande a cui è impossibile dare una risposta certa e immediata,” spiega Traisci, che sui social ha un seguito di oltre 420.000 persone. “Questa situazione sottopone il nostro cervello a uno stato di stress prolungato che è molto dannoso. Se invece ci si concentra su ciò che può essere controllato, si riacquista lucidità.” Insomma una sorta di regola dei piccoli passi da seguire giorno per giorno. “La mente ha bisogno di ottenere una ricompensa per i propri sforzi e l’unico modo per garantirla è scomporre un grande problema in piccoli obiettivi raggiungibili.” E quando sono le persone attorno a noi a entrare in un circolo di pensieri negativi? “Inutile tentare di cambiare l’atteggiamento altrui, molto più utile è dare il buon esempio. Jim Rohn, autore statunitense, sosteneva che siamo la media delle cinque persone che frequentiamo più spesso e questo ci rende tutti responsabili di come ci poniamo. E se proprio vogliamo togliere il

nostro interlocutore dal loop di pensieri negativi, esiste una tecnica semplice ma efficace: cambiare argomento. Immaginiamo una persona che lancia al suo cane un oggetto da riportare: l’istinto primario dell’animale sarà quello di andarlo a prendere, ed è proprio così che funziona il cervello.” Un altro modo per abbassare lo stress è imparare a ridere. Gilberto Tosoni insegna proprio questo, attraverso lo yoga della risata. La disciplina nasce nel 1995 da un’idea del medico indiano di Mum-bay, Madan Kataria, che ha fondato il primo Club della risata. Oggi si contano oltre 6.000 club in circa 72 Paesi che fanno dello yoga della risata un fenomeno di portata mondiale. “Si tratta

LO PSICOLOGO TRAISCI HA DATO VITA A UN METODO ORIGINALE PER TRASFORMARE MOMENTI DI STRESS IN OCCASIONI PER MIGLIORARSI, A PICCOLI PASSI. “LA MENTE HA BISOGNO DI SCOMPORRE UN GRANDE PROBLEMA IN PICCOLI OBIETTIVI RAGGIUNGIBILI.”

di un esercizio unico,” spiega Tosoni, “che combina la risata incondizionata con la respirazione. Il processo comprende un esercizio fisico: mentre si mantiene il contatto visivo con gli altri membri del gruppo, si sviluppa la giocosità inducendo così la risata. Il risultato è spontaneo e contagioso: la scienza ha dimostrato infatti che il corpo non distingue tra risata casuale e risata indotta. La maggior parte degli esercizi hanno lo scopo di stimolare il movimento del diaframma e dei muscoli addominali, generando un effetto calmante. Ridere aiuta poi a sbloccare le emozioni represse, offrendosi come eccellente

A LATO, LO PSICOLOGO TERENZIO TRAISCI.

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“RIDERE AIUTA A SBLOCCARE LE EMOZIONI REPRESSE, UN METODO NON VIOLENTO PER IL RILASCIO EMOTIVO E LA CATARSI,” SPIEGA GILBERTO TOSONI. “DIVERSI STUDI DIMOSTRANO INOLTRE CHE LO YOGA DELLA RISATA STIMOLA IL SISTEMA IMMUNITARIO.”

IN ALTO, TERENZIO TRAISCI SUL PALCO. A LATO, GILBERTO TOSONI, INSEGNANTE DI YOGA DELLA RISATA.

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metodo non violento per il rilascio emotivo e la catarsi. Diversi studi dimostrano, inoltre, che lo Yoga della risata stimola il sistema immunitario, facendo aumentare i livelli di cellule antinfettive, antivirus e perfino antitumorali e può aiutare molto in situazioni di disabilità.” Tosoni, da più di 10 anni, gestisce il Club della risata di Forlì che ha sede proprio a “Cavarei”, dove lavora con ragazzi e adulti con Sindrome di Down e disabilità psicofisiche. Collabora con la Cooperativa Sociale “Il Cigno” e il Centro specialistico per le demenze “Violante Malatesta” di Cesena. Collabora come formatore con Cisv Internazionale Italia, un’associazione interna-

zionale indipendente senza scopo di lucro, affiliata all’Unesco, che “offre l’opportunità a bambini, ragazzi e adulti di sperimentare il fascino e la ricchezza delle differenze culturali.” In ambito sanitario Tosoni è parte dello staff tecnico dell’Associazione Medicina Integrata del medico Paride Sartini e in ambito olistico è docente presso l’Università Popolare di Naturopatia “La Mandragola” di Cesena. In tempi di Covid il suo yoga continua online.


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VIAGGIARE

Nomadi

DIGITALI PARTO, CAMBIO VITA: INCONTRIAMO CHIARA GIULIANINI, MICHELANGELO PASINI, E SIMONA CAMPORESI, CHE HANNO SCELTO DI APPROCCIARE UNA FILOSOFIA ITINERANTE, GIRANDO IL MONDO MA CONTINUANDO A LAVORARE ONLINE.

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di Clarissa Costa e Giulia Bazzoni

Cambiare stile di vita per sentirsi liberi e sinceramente felici, decidendo di viaggiare sfruttando l’opportunità di lavorare ovunque nel globo e con i propri ritmi, attraverso internet: sono i nomadi digitali, persone che scelgono un percorso alternativo dando una svolta alla loro vita e al lavoro tradizionale. “Per me non è stato mollare il lavoro fisso, come per alcuni,” racconta Chiara Giulianini, che nel novembre del 2014, a 24 anni, sceglie di partire dall’Italia con un biglietto di sola andata per l’Australia. “È stato in realtà molto naturale perché già da diversi anni ero sempre in viaggio da sola,” racconta. Dopo il diploma e un anno di Giurisprudenza all’università, Chiara decide infatti di lasciare Forlì e lavorare come barlady facendo le stagioni al mare e in montagna, dalla Sicilia al Piemonte, entrando in contatto con diversi viaggiatori e persone dalla mentalità più aperta. “Molti mi parlavano dell’Australia e così sono partita con una Working Holiday Visa, un visto che mi avrebbe consentito di lavorare e di studiare. Dopo aver conosciuto il mio ragazzo, Aaron, ho deciso di restare con un visto

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per studenti iscrivendomi a un corso di Fitness.” Nel 2018 diventa così Personal Trainer e successivamente insegnate di yoga aprendo la sua scuola online. Dopo aver viaggiato per tanti anni, però, quella vita stazionaria inizia a starle stretta e lei e il compagno decidono di vendere la casa appena comprata, lasciare il loro lavoro e vivere viaggiando. All’inizio del 2020 acquistano da un pensionato un autobus del ’92, di circa 30mq, e lasciano la Sunshine Coast per partire verso Nord con l’idea di diventare a tutti gli effetti nomadi digitali. “Viaggiamo molto lentamente,” spiega. “In generale, se non stiamo visitando luoghi, la nostra routine lavorativa non è cambiata molto, con la differenza che ora possiamo scegliere di lavorare vista spiaggia. Ci basta assicurarci di avere una connessione a internet, che in Australia non è così scontata fuori dalle grandi città.” La maggior parte dei clienti di Chiara sono italiani e nonostante la distanza e il fuso orario è riuscita a creare con loro una piccola community. “Faccio lezione di Yoga alle 21, ore italiane, che per

IN ALTO, CHIARA GIULIANINI INSIEME AL COMPAGNO AARON E AL CANE WILD.


NEL 2014, CHIARA GIULIANINI LASCIA L’ITALIA CON UN BIGLIETTO DI SOLA ANDATA PER L’AUSTRALIA. OGGI LAVORA COME PERSONAL TRAINER E INSEGNANTE DI YOGA ONLINE, VIAGGIANDO INSIEME AL COMPAGNO AARON SU UN AUTOBUS RICONVERTITO.

me significa fare lezione alle 5 del mattino. Se fuori è troppo buio, posiziono il tappetino da yoga di fronte al divano, dentro l’autobus. Il personal training online invece è ancora un concetto molto nuovo, soprattutto in Italia, ma penso che diventerà sempre più comune.” Oggi purtroppo, a causa del Covid e di alcuni problemi di salute, sono costretti a restare parcheggiati, ma nonostante le difficoltà non tornerebbe indietro. “Passo diverse ore al computer ma non mi importa perché il mio lavoro è anche la mia passione,” continua. “Vivo per fare quello desidero e non per il sogno di qualcun altro.

La vita è una sola e quella del nomade digitale, nonostante i suoi problemi, è bellissima.” Anche il forlivese Michelangelo Pasini, responsabile marketing per un’azienda e freelance, da quasi quattro anni viaggia insieme alla compagna Elisa Lelli continuando il proprio lavoro online. Una scelta, ci tiene a precisare, che non è una fuga. “A casa avevamo amici, famiglia e lavori ottimi che ci soddisfacevano, semplicemente ci siamo accorti che le cose potevano andare ancora meglio. Io ed Elisa stiamo insieme da oltre sedici anni e da sempre una delle nostre grandi passioni è viaggiare, tanto che sentivamo di essere completamente liberi e felici solamente nel momento in cui eravamo in viaggio.” Ed è proprio su un treno notturno nel bel mezzo della Birmania, sette anni fa, che germoglia l’idea di cambiare vita e partire, di concretizzare un sogno nascosto. “Su IN MAGAZINE

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“NOI NON STIAMO VIAGGIANDO, STIAMO VIVENDO, OGNI TANTO IN UN POSTO DIVERSO,” SPIEGA MICHELANGELO PASINI, RESPONSABILE MARKETING PER UN’AZIENDA E FREELANCE, CHE DA QUASI QUATTRO ANNI VIAGGIA INSIEME ALLA COMPAGNA ELISA.

IN ALTO, IL NOMADE DIGITALE MICHELANGELO PASINI.

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quel treno abbiamo conosciuto una coppia, lui turco e lei francese, che viaggiavano da diversi mesi trovando lavoro dove potevano. Abbiamo parlato per circa un’ora e siamo rimasti folgorati da quell’incontro e da quelle parole, così abbiamo iniziato a indagare su internet, cercando di capire se c’era un modo per lavorare e viaggiare allo stesso tempo. E sì, abbiamo capito che

si poteva fare davvero.” Michelangelo ed Elisa iniziano così i preparativi: parlano con amici, parenti, datori di lavoro e clienti. Elisa, che è infermiera, inizia un periodo di formazione nel marketing per lavorare affiancando il compagno. Dopo circa un anno fanno il grande passo, partono e lasciano il lavoro in ufficio, continuando però a tornare a casa per Natale. “Solo quattro anni fa sembrava una cosa folle, invece ora è il momento in cui quasi tutti lo possono fare perché, spesso, non esiste più la necessità della presenza in ufficio, basta una connessione internet. A volte ci chiedono come possiamo permetterci di viaggiare, ma bisogna ricordare che riusciamo a sostenerci perché continuiamo a lavorare come prima e non abbiamo spese come una bella macchina, o una casa grande e sempre in ordine. Preferiamo investire

in ciò che ci rende più felici.” Se a questo punto pensate ancora che i nomadi digitali si spostino ogni settimana verso una nuova meta, insieme al loro fedele PC, vi sbagliate. “Noi non stiamo viaggiando, stiamo vivendo, ogni tanto in un posto diverso,” spiega Michelangelo. “Il nostro è sempre stato un viaggio lento. Per entrare in sintonia con un luogo e una città è inutile cambiare meta ogni due giorni, quindi vediamo meno per, in realtà, vedere di più. Ci piace anche ritornare spesso nei luoghi a cui siamo legati, come Siviglia, Bangkok e Hong Kong. Ora, invece, siamo in Sicilia da ottobre.” Una vita fuori dagli schemi, una scelta in sintonia con i propri ritmi personali, accomuna queste storie, come quella di Simona Camporesi, gli occhi pieni della vivacità di chi conserva dentro di sé il contatto con le proprie


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Comunicazione Comunicazione informativainformativa sanitaria ai sanitaria sensi della ai legge sensi della n. 145/2018 legge n. 145/2018

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“SONO SEMPRE STATA UNA PERSONA CHE DIFFICILMENTE SI ADATTA AI CANONI DI UNA VITA TRADIZIONALE,” RACCONTA SIMONA CAMPORESI. “HO DECISO DI SEGUIRE LA MIE PASSIONI, COMINCIANDO A SCRIVERE TESTI PER IL WEB: UN LAVORO CHE POTEVO FARE OVUNQUE.”

IN BASSO, LA COPYWRITER SIMONA CAMPORESI IN VIAGGIO.

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passioni. Quarantacinque anni, forlivese e cesenate di adozione, i suoi primi amori sono stati la scrittura e il lavoro nelle case editrici, a fianco di autori come Eraldo Baldini. Amori legati a Cesena che non hanno mai soddisfatto appieno la sua sete di esperienze. “Sono sempre stata una persona che difficilmente si adatta ai canoni di una vita tradizionale. A questo si aggiunge la mia insofferenza per il clima invernale e

la convinzione che questo mondo sia troppo grande e troppo bello per non essere conosciuto.” La sua ricerca in un primo periodo procede per tentativi: per due volte si licenzia e per due volte parte per l’Australia. La svolta arriva a 38 anni, quando la morte di un’amica diventa la goccia che fa traboccare il vaso. La spinta per lasciare di nuovo tutto e partire. Ma per dove? “Avevo sentito parlare di Chiang Mai, una città tra le montagne della Tailandia, dove esiste una piccola comunità di nomadi digitali, persone che svolgono professioni legate al digitale mentre viaggiano per il mondo; la cosa mi aveva entusiasmata, così li ho raggiunti. Sapevo che non sarebbe stato un semplice viaggio, ma un cambio radicale di prospettiva. Alla mia età un licenziamento aveva un peso differente, significava davvero rimettersi in gioco. Ma ho deciso di seguire la mie passioni e di investire sulla mia formazione, cominciando a scrive-

re testi per il web: un lavoro che potevo fare ovunque.” E infatti, dopo la Tailandia il viaggio di Simona continua in Vietnam, Laos, Cambogia e Borneo Malese. Da un anno, Simona ha scelto di fermarsi in una piccola isola delle Canarie, dove vive in una finca, un’abitazione rustica circondata da alberi di mango, abbracciando uno stile di vita a contatto con la natura e i suoi cicli. Lavora con clienti italiani, occupandosi di saggistica e manuali professionali. Un approccio lento il suo, che la porta a scegliere progetti a cui poter dedicare tempo, senza fretta. Organizza anche piccoli eventi per nomadi digitali o meglio i nomadi lenti e rurali, come li chiama lei, e ci tiene molto a sottolineare come “non esiste un’età precisa entro la quale è possibile rimettersi in gioco. Il mondo del web offre moltissime possibilità e spesso, più che i titoli accademici, servono il coraggio e la voglia di ampliare i propri orizzonti.”


INVESTIAMO SUL FUTURO

Foto dell’apertura dell’Anno Accademico 2020 del Master: a destra il Direttore del Master Dott. Valerio Melandri, al centro lo studente Mario Flauret e, a fianco, i titolari di MPP di Forlì.

MPP Assicurazioni guarda al futuro e diventa partner del Master in Fundraising di Forlì, offrendo una Borsa di Studio-Lavoro a copertura totale della quota d’iscrizione per l’anno 2021. L’agenzia forlivese Moschini Pierotti e Pratesi Assicurazioni, che da quasi 30 anni porta avanti il proprio lavoro con serietà, onestà, e attenzione al cliente, condivide i valori e il social purpose del Master universitario, uno tra i più conosciuti in Italia sulla comunicazione digital e nonprofit. Nei suoi quasi 20 anni di storia, il Master ha infatti formato i fundraiser professionisti che oggi lavorano nel nonprofit per raccogliere fondi per piccole e grandi organizzazioni del Terzo Settore. Proprio per questo, come partner dell’Alma Mater, MPP Assicurazioni sosterrà la formazione e l’inserimento lavorativo di un o una giovane appassionato di comunicazione, offrendogli l’opportunità di svolgere un’esperienza formativa insieme al proprio staff. Un programma formativo di alta qualità e un ambiente altamente stimolante in cui è possibile sperimentare quanto appreso in aula, lavorando fianco a fianco dei migliori professionisti della raccolta fondi. Un’occasione unica per chiunque abbia il coraggio di mettersi alla prova, per chiunque abbia voglia di cambiare un pezzetto di mondo.

sostiene

MPP Assicurazioni | Piazza Falcone e Borsellino, 1 Forlì | T. 0543 404101 | www.mppassicurazioni.com


ADVERTORIAL

CNA FORLÌ-CESENA UN NUOVO PATTO PER GUARDARE AL FUTURO

NEL 2020, CNA HA TENUTO OLTRE 40 WEBINAR FORMANDO CIRCA 2.000 IMPRENDITORI. CON SWG AIUTA LE IMPRESE A ORIENTARE LE LORO SCELTE FUTURE. 1

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La pandemia vista dalle imprese? Una gara di resistenza estrema in cui bisogna sapersi adattare continuamente alla situazione, consapevoli che una volta arrivati al traguardo nulla sarà più come prima. A dirlo sono Lorenzo Zanotti e Franco Napolitano, rispettivamente presidente e direttore generale di CNA Forlì-Cesena, l’associazione che raggruppa oltre 6.000 imprese, occupa circa 300 collaboratori, distribuiti nelle 23 sedi presenti sul

territorio provinciale, ed è un punto di riferimento fondamentale per un mondo, quello della piccola media impresa, in grande evoluzione. Oggi le aziende artigianali tradizionali sono il 66% del totale (solo 10 anni fa erano il 96%) mentre il resto è fatto di piccola industria, piccolo commercio e servizi, professionisti (iscritti o meno a un ordine professionale), lavoratori autonomi digitali. Un universo variegato, con 360 tipologie di attività

IN QUESTE PAGINE, FRANCO NAPOLITANO E LORENZO ZANOTTI, RISPETTIVAMENTE DIRETTORE GENERALE E PRESIDENTE DI CNA FORLÌ-CESENA, NELLA SEDE CENTRALE DI VIA PELACANO A FORLÌ.


ADVERTORIAL

“OGGI PIÙ CHE MAI È EVIDENTE CHE IL SISTEMA È INTERCONNESSO E DEVE PENSARE IN TERMINI DI COLLABORAZIONE E DI RETE. SERVE UN NUOVO PATTO PER COINVOLGERE ANCHE I CONSUMATORI CHE STANNO CAMBIANDO LE LORO ABITUDINI DI ACQUISTO.”

censite, che ha bisogno di soluzioni, come direbbe un artigiano, su misura. “È quello che offriamo ai nostri associati,” sottolineano Zanotti e Napolitano, “per affrontare un anno ingestibile con partenze, blocchi e false ripartenze. Abbiamo stimato cali medi di fatturato del 30% che, uniti ai costi per adeguarsi alle misure anti-Covid, e alla quasi impossibilità di fare programmazione, rischiano di mettere in ginocchio molte realtà anche virtuose.” Per aiutare le imprese a resistere e a proiettarsi oltre la crisi, Cna Forlì-Cesena mette a disposizione strumenti di breve e lungo periodo sulla base delle necessità emerse in questi 10 mesi di pandemia. “La necessità imminente è quella dei ristori, che speriamo siano veloci e adeguati, ma poi bisogna riflettere sulla seconda fase. Cosa succederà quando il Covid sarà finito? Oggi più che mai è evidente che il sistema è interconnesso e deve pensare in termini di collaborazione e di rete. È questo il cuore del nuovo patto da stringere, che non riguarda solo le aziende, ma anche lo Stato, che deve creare le infrastrutture digitali; le amministrazioni locali, che devono agire sulla tassazione; le banche, che devono mettere a disposizione in modo rapido e semplice le risorse finanziarie; e le persone, che devono essere consapevoli dell’impatto delle loro scelte di consumo. Il tessuto economico locale, ma anche italiano, è fatto in gran parte di imprese con meno di 10 addetti, una ricchezza che è patrimonio di tutta la comuni-

tà e che rischia di essere messa in seria discussione.” La pandemia rende urgente anche un’accelerazione della trasformazione digitale delle imprese. “Già con la fatturazione elettronica la necessità di fare un salto digitale era emersa. Ora è ancora più evidente. Chi ha adottato per tempo degli strumenti digitali, come un e-commerce o la gestione del magazzino da remoto, ha avuto meno difficoltà durante il lockdown e questo deve fare riflettere anche le piccole e piccolissime aziende. È un nuovo modo di fare impresa che apre grandi spazi anche al ruolo dei più giovani, di cui c’è molto bisogno.” Nel corso degli ultimi mesi, Cna ha tenuto oltre 40 webinar che hanno coinvolto quasi 2000 imprenditori, facendo formazione su protocolli sicurezza, superbonus 110%, bandi, controllo di gestione, consulenza di settore, avvio

d’impresa, oltre che tematiche complesse come la cyber security e la conservazione dei dati. Ma, al di là della contingenza, Cna propone anche chiavi di lettura per orientare le scelte imprenditoriali di lungo periodo grazie alla collaborazione tra il suo Ufficio Studi e SWG (la società di ricerche di mercato e studi di settore). “C’è una grande necessità psicologica di spostare il pensiero in avanti. Per fare questo, mettiamo a disposizione delle imprese analisi e rilevazioni puntuali sulle abitudini di consumo e sulle percezioni delle persone, perché possano ripensare il proprio modello di business.” Un workshop con gli esperti di SWG si è tenuto lo scorso 3 dicembre e altri appuntamenti sono previsti da qui a primavera. Per seguire le attività di CNA Forlì-Cesena si può far riferimento al sito cnafc.it.

Via Pelacano 29, Forlì | Tel. 0543 770111 | cna@cnafc.it | www.cnafc.it IN MAGAZINE

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SCOPRIRE

Il Sommo

SLOW

VOGLIA DI TURISMO LENTO? LONELY PLANET RACCOMANDA, FRA LE 30 MIGLIORI DESTINAZIONI NEL MONDO PER IL 2021, LE VIE DI DANTE. UN’OPPORTUNITÀ STRAORDINARIA PER LA ROMAGNA.

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Ogni anno i viaggiatori di tutto il mondo attendono con ansia il report di Lonely Planet sulle destinazioni da non perdere per l’anno successivo. Il Best in Travel 2021 non si fa attendere e suggerisce 30 mete in tutto il mondo. Quest’anno, di quelle mete imperdibili per moltissimi viaggiatori, solo una è in Italia. E non in un punto qualsiasi, ma fra Romagna e Toscana: si tratta de Le Vie di Dante, il percorso interregionale avviato nel 2017 e dedicato ai luoghi attraversati dal Sommo Poeta al momento del suo esilio. Un percorso da compiere a ritroso grazie a un cammino di trekking lungo 395 chilometri, 20 tappe da Ravenna a Firenze e ritorno. Le Vie di Dante sono state inserite nella categoria Sostenibilità, in quanto virtuoso esempio di turismo slow. Un riconoscimento enorme – e un’insperata, conseguente pubblicità – che Lonely Planet tributa alla Romagna e a Dante proprio nei settecentento anni dalla sua morte. Non resta dunque che sperare di poter presto accogliere i viaggiatori lungo i diversi itinerari: in bici, a piedi o in treno lungo l’antica via ferroviaria Faenza-

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di Beatrice Loddo

Firenze, alla scoperta di borghi, pievi romaniche, antichi palazzi, botteghe artigiane per un’esperienza all’insegna di arte, cultura, natura ed enogastronomia. Un percorso tutto da vivere, da assaporare come si fa con un vino buono che è rimasto a invecchiare abbastanza a lungo: senza fretta, per notare ogni singolo dettaglio. Questo tipo di proposta turistica si allontana dal mondo delle mete affollate e si concentra, come dichiarato dal presidente della casa editrice della celebre guida, Luis Cabrera, su “luoghi e persone che

dimostrano un autentico impegno a favore della comunità, della diversità e della sostenibilità.” Un successo che non ha mancato di lasciare soddisfatto anche l’assessore al turismo dell’EmiliaRomagna Andrea Corsini, insieme al collega toscano Leonardo Marras. E da romagnoli, naturalmente, non vediamo l’ora di accogliere i turisti sulle Vie di Dante e della Romagna, e riscoprire al più presto, dopo un amaro 2020, la gioia dell’ospitalità che ci scorre nelle vene.



LEGGERE

Fra passato

E PRESENTE IL CASO NON ESISTE, RECITA IL NUOVO LIBRO AUTOBIOGRAFICO DI PAOLO STELLA. MA COSA SI PUÒ DIRE INVECE DELLO “SMART” WORKING DELLE DONNE RITRATTO DA SIMONA BRANCHETTI? FORSE QUELLO NON È UN CASO…

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Due volti noti forlivesi hanno dato alle stampe il risultato del loro impegno durante quest’anno particolare. Si tratta dell’influencer Paolo Stella e della giornalista Simona Branchetti, che hanno portato alla luce due titoli molto diversi: da una parte, una storia di vita e di scoperta di sé, dall’altra, un’indagine serrata sul cosiddetto smart working e sulle trappole che nasconde per le donne italiane. Il titolo di Paolo Stella, Per caso (tanto il caso non esiste), non è propriamente il seguito di Meet me alla boa: mentre quest’ultimo, pur basato su eventi autobiografici, era stato romanzato, nel nuovo libro invece la storia, che altalena fra due diversissime ambientazioni – il tempo presente, in un lussuoso hotel di Shanghai, e il passato, nel Reparto pediatrico disfunzioni genetiche dell’Ospedale Sant’Orsola di Bologna – racconta con immediatezza il percorso autobiografico di un ragazzino che scopre la propria sessualità, fra sentimenti contrastanti e la ricerca di conferma che lo porta alla ribalta nel mondo dello spettacolo. Proprio durante la degenza nell’ospedale pediatrico, l’incontro che cambierà per

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di Beatrice Loddo


POSSIBILITÀ È IL TERMINE CHE UNISCE, NONOSTANTE LE DIVERSE TEMATICHE, I LIBRI DI PAOLO STELLA E DI SIMONA BRANCHETTI: UN ROMANZO AUTOBIOGRAFICO E DI FORMAZIONE IL PRIMO, UN SAGGIO SULLO SMART WORKING, IL SECONDO.

A SINISTRA, L’AUTORE E INFLUENCER PAOLO STELLA. IN ALTO, LA GIORNALISTA SIMONA BRANCHETTI.

sempre la vita dell’autore: Sottile, una presenza speciale, che nell’incontro fra maschio e femmina ha qualcosa di mitologico, il cui insegnamento è l’immenso valore della libertà, di poter scegliere per ciò che si è e di non sentirsi mai sbagliati. “Di cosa ci si innamora poi? Io mi sono innamorato di un respiro sottile in una notte di silenzio buio. Non di un volto, né di un corpo. Non mi sono innamorato di un uomo o una donna…” Questa amicizia diversa, che probabilmente assomiglia più all’amore, accompagna Paolo in una nuova fase della sua vita. Il racconto mette a nudo molto dell’autore, ma il linguaggio leggero e immediato ci accompagna con ritmo serrato fra le sue emozioni e i conflitti interiori, la relazione con i genitori e i quattro fratelli, le paure di affrontare la propria sessualità, le delusioni e l’affetto della famiglia, nella scoperta del-

le molte possibilità che il giovane Paolo ha di fronte. E forse, oltre al periodo di concepimento, è proprio la parola possibilità il fil rouge che unisce, nonostante le ovvie differenze, i due titoli di cui stiamo parlando. Perché in Donne!!! È arrivato lo smart working proprio di una possibilità, in parte mancata, si parla. Mentre sui social si racconta ancora come lo smart working abbia “liberato” molte persone dalla schiavitù degli spostamenti, dal cibo scadente delle pause pranzo e dalla necessità stringente di trovarsi sempre in ufficio, attraverso le testimonianze raccolte, Simona Branchetti mostra una storia diversa, in cui da opportunità lo smart working si è rivelato essere una trappola, per le donne in particolare. Insegnanti, mana-

ger, avvocati e non solo, le donne hanno raccontato come spesso tale esperienza si sia trasformata in un’impresa di extreme working. La Branchetti, conduttrice del Tg5 dal 2007, da sempre è molto attenta ai temi della condizione femminile fra violenza di genere, gender gap e stereotipi, e in questo saggio ha evidenziato non solo i pregi e i difetti dello smart working, ma l’effettiva esistenza di una disparità di ruoli ancora fortemente radicata nel nostro tessuto sociale: nell’emergenza le donne sono chiamate a essere ancora più multitasking di quanto già abitualmente non siano. Gli interrogativi critici di Simona Branchetti non sono rivolti unicamente alle donne, ma invitano a una più attenta riflessione sui modi e le modalità dell’attuale smart working.

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SOLUZIONI ABITATIVE IN CLASSE A4 S O L U Z I O N I AD BII TGARTAI V AN SSE NED I ND ICML E I OAN4I DI GRANDI DIMENSIONI

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FORLI RONCO VIA ALBERI FORLI RONCO FORLI RONCO FORLI RONCO VIA ALBERI VIA VIA ALBERI ALBERI SOLUZIONI ABITATIVE IN CLASSE A4

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AMBIENTI

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SOLUZIONI ABITATIVE IN CLASSE A4 DI GRANDI DIMENSIONI

FORLI RONCO VIA ALBERI APPARTAMENTI E VILLE DI NUOVA GENERAZIONE RISCALDAMENTO A PAVIMENTO - POMPE DI CALORE IMPIANTI FOTOVOLTAICI DEDICATI - POSSIBILITÀ DI PERSONALIZZAZIONE DEGLI AMBIENTI

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Sono 19 le unità abitative disponibili in questi due interventi di cui, 4 appartamenti e 3 ville in Via Alberi (Ronco), e 10 appartamenti e 2 ville in Via dei Molini (sito a circa 1 km dal centro di Forlì). Entrambe le zone sono comode, residenziali e a pochi passi da tutti i servizi. Gli interventi vanteranno un’efficienza energetica che porterà le abitazioni a raggiungere la Classe A4 grazie ad impianti fotovoltaici dedicati di 3kW/h per gli appartamenti e di ben 6kW/h per le ville; ogni unità sarà dotata di un impianto di ventilazione meccanica controllata (VMC puntiforme). Il riscaldamento a pavimento permetterà un’uniformità di calore che, assieme agli infissi a taglio termico e al termocappotto, stabilizzeranno le confortevoli temperature della casa. Le finiture sono personalizzabili a piacimento della Clientela sulla base di un capitolato di alto grado. In questa fase si possono valutare modifiche degli spazi interni su richiesta.

SOLUZIONI S OD NII DO I L GU RZAIN DI GRANDI

ABITATIVE IN CLASSE A4 AIBMI T D EA NTSIIVOENIIN C L A S S E A 4 DIMENSIONI

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Carlo e Filippo Venturini augurano ai propri Clienti e a tutti i lettori del settimanale In Magazine

Buon Natale e felice anno nuovo Con l’augurio che il 2021 rappresenti per tutti un anno di ripartenza verso un futuro di serenità.

Carlo Venturini Private Banker* Consulente Patrimoniale EFPA European Financial Advisor Cell. 335 5877050 email: cventurini@fideuram.it

Filippo Venturini Private Banker* Cell. 338 2429932 email: fventurini@fideuram.it https://alfabeto.fideuram.it/filippo.venturini

Ufficio dei Private Banker Fideuram di Forlì Piazza Orsi Mangelli, 5 Tel. 0543 451911 * Il Private Banker è un professionista della consulenza finanziaria, previdenziale e assicurativa iscritto all’Albo Unico dei Consulenti Finanziari. Messaggio pubblicitario con finalità promozionale.

Noi ci siamo sempre


SCRIVERE

Di amori

E PARTENZE CARLA FESTI È LA VINCITRICE DEL PREMIO LETTERARIO NAZIONALE CITTÀ DI FORLÌ, SEZIONE PREMIO IN MAGAZINE PER LA PROSA INEDITA.

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Una vita dedicata alle parole quella di Carla Festi, scrittrice, traduttrice e docente originaria di Trento, che con il suo racconto La Pasticceria si è aggiudicata la vittoria del Premio IN Magazine 2020 per la prosa inedita. Dopo alcuni anni di insegnamento in Italia, Carla Festi si trasferisce in Austria, a Innsbruck, dove tuttora vive e lavora. “La mia vita è all’insegna del pendolarismo,” spiega. Non è quindi un caso che anche il suo racconto tratti il tema. “Questa dimensione del viaggio è ormai per me una necessità.” Com’è approdata alla scrittura e cosa rappresenta per lei? “Mi occupo da sempre di scrittura, sotto forma di articoli, recensioni o corsi di scrittura creativa. Ho sempre scritto poesie, con cui ho partecipato a letture ed eventi. Poi anche racconti brevi, tra cui appunto questo, e una biografia su uno scrittore poco noto. Il genere in cui mi identifico di più è quello poetico, perché è lì che provo un impulso quasi incontenibile a mettere sulla carta quello che parola non è. Ovvio che questi apici sublimi sono di breve durata e legati a situazioni e stati d’animo contingenti. Scrivo solo

di Clarissa Costa

quando sento un forte impeto interiore, altrimenti meglio lasciar perdere. Accanto alla scrittura diretta pratico anche quella indiretta, traducendo testi letterari e non solo.” Quanto della sua vita ha influenzato l’ambientazione? “Il racconto doveva risultare un quadretto assai ben incorniciato, una situazione durata due ore di una mattinata, e lasciar intravedere gli sviluppi successivi di un tormentato rapporto d’amore che moriva già nel momento di nascere. Racconto nato, forse, da alcune fotografie scattate in un non posto al termine di quel viale dove c’erano quelle assurde forsizie gialle, mentre tutto il resto era grigio. La rielaborazione dell’esperienza intima in parole è stata spontanea. Le parole uscivano da sole, era tutto già lì davanti ai miei occhi.” Cosa l’ha spinta a raccontare questa storia? “Ho raccontato perché volevo chiarirmi qualcosa che avvertivo dentro di me. Non tanto per rileggermi narcisisticamente ma per affidare quell’incontro alla parola. Ero ben consapevole che avrei scordato quella situazione e quello stato d’animo particolare,

perché non si può sempre vivere nell’ebbrezza. Un ebrezza che va mediata con la parola, la quale ha una componente razionale e per sua natura riesce a rendere universale un sentimento tanto intenso e personale. Proprio perché la parola è condivisibile, a differenza del sentire.” Quali autori consiglierebbe ai lettori? “Irène Némirovsky, scrittrice ebrea-francese di cui amo infinitamente ogni frase e immagine. Ma anche Paola Capriolo e Margaret Mazzantini, o autori di nicchia come Jakob Seume e Ilma Rakusa.”

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RACCONTO VINCITORE DEL PREMIO LETTERARIO NAZIONALE CITTÀ DI FORLÌ, SEZIONE PREMIO IN MAGAZINE PER LA PROSA INEDITA.

LA PASTICCERIA di Carla Festi

Quel giorno camminandogli accanto, dopo un tratto di strada C. si è accorta di un particolare forse non trascurabile. Stavano percorrendo la sponda sinistra del fiume, diretti all’università, il tempo era incerto, un po’ bizzoso, come spesso da quelle parti. Alla giornata di scirocco in cui A. era arrivato ne era seguita una di pioggia sottile e pungente, che era scivolata senza troppi sbalzi in un sabato di congedo e partenza. Dopo aver lasciato l’albergo avevano imboccato uno dei vicoli del centro, erano entrati in una grande pasticceria all’angolo della piazzetta. La Pasqua era vicina e le due vetrine esponevano con studiata armonia agnellini e focacce, dolci brezel e torte sacher, praline grosse come uova e marzapane. Erano rimasti due ore. Ci sarebbero rimasti altri due giorni, o per il resto dei loro giorni, se gli orari spietati dei treni e gli impegni delle loro altre vite non li avessero richiamati alla realtà. Nella rassicurante atmosfera della pasticceria, frequentata come ogni sabato mattina da signori attempati, vedove allegre, signorine nubili e rassegnate, studentesse di musica e fidanzatini, A. le aveva raccontato di sua madre, una donna forte, della sua vita difficile, dei tradimenti di suo padre, delle due sorelle, del negozio di colori. Era la prima volta che ne parlava, e forse solo perché lei gliel’aveva chiesto. Alcuni visi le sfilarono davanti e non le erano completamente estranei. Li aveva conosciuti già sulle fotografie che lui le aveva mostrato sin dall’inizio, e li aveva amati subito, se n’era impadronita guardandoli e riguardandoli, immaginando dialoghi, frasi, situazioni di una vita che dalla miriade di altre vite che la circondavano si era imposta, in quelle poche settimane, con l’esclusività e l’assolutezza che leghiamo spesso a parole magnetiche come destino, richiamo, predestinazione, fine, e perché no, attrazione fatale. Di fronte a loro, intanto, si era seduta un’insegnante da cui C. si era recata a parlare della figlia, qualche tempo prima, quando A. per lei era ancora solo un nome senza volto. Due o tre volte aveva colto un suo sguardo perplesso, come se la proffe le stesse dando mentalmente dei voti. E non erano belli. A. raccontava senza un filo preciso. “Ricordo ancora il giorno che sulla spiaggia ho tirato il sasso,” frammenti della sua vita da piccolo e da grande, e guardava la coppia seduta vicino. Si domandava perché suo padre avesse scelto di andarsene e di non entrare più nelle loro vite, e il suo sguardo andava al di sopra dei tavolini lo slargo della città vecchia e le architetture barocche e gli erker e i primi turisti in t-shirt estive piuttosto esagerate in quegli ultimi giorni di marzo. Interrompeva sguardi e parole per girarsi a baciarla, bere il caffè, mangiare lo strudel di ricotta. Sembrava non dar peso a nessuna di queste azioni, una confluiva nell’altra in un ritmo che la penetrava dolcemente. Lei ascoltava e nello sfinimento che provava dopo due giornate d’amore, ogni tanto perdeva il filo leggero della narrazione e si staccava dalle parole di A. Restava, allora, solo un suono. Avvolgente, basso, modulato, toni caldi, ondosi, sinuosi che andavano a colpire remote regioni cerebrali, suoni che si trasfondevano in forme – quelle dei loro corpi che si cercavano in continuazione – e forme che si scioglievano in gesti e gesti che creavano suoni e suoni che si modulavano in voce. La voce di A. La voce di A. non stride, quando si alza o si amplia, si riempie di tono, ed è allegra e simpatica come quella dei bambini. La voce di A. è come il lobo del suo orecchio, che lei sfiora con le dita, e sente che lui è in ogni parte di lei. La voce di A. è la sola voce che possa uscire dalla sua bocca, piena e arrogante su un altro volto, ma mitigata sul suo dalla dolcezza

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dello sguardo. Sulla piega che si apre tra la bocca e il mento, separandoli in modo deciso, ci sarebbe molto da dire, ma qui una buona fotografia renderebbe un servizio migliore. È un piccolo solco pronunciato che accentua la linea sensuale del labbro inferiore e crea un profilo morbido e volitivo a un tempo. Dolcezza e determinazione sembrano aver trovato qui la sintesi che cercavano. Su quel solco lei fa scivolare il dito, e trova un binario inaspettato da cui far partire la dolce esplorazione di tutto il suo viso. Il naso non ha la classica forma diritta, il profilo le ricorda quello di certi romani o latini, ritratti nei festosi convivi degli affreschi pompeiani. Quando A. gira la testa di lato e socchiude gli occhi abbandonandosi a lei, i tendini del collo gli disegnano tre linee slanciate che convergono verso il mento e la mascella, come un vaso che al bordo si apre nel verso. La fronte di A. è piana, piacevole, invitante per la carezza della mano che ama, ma il piccolo neo sopra al sopracciglio sinistro crea un ostacolo inatteso e due rughe brevi e diritte la segnano, quando un pensiero lo prende. Ci sarebbe mai stato un momento in cui il viso di A. non le avrebbe detto più nulla, acquistando la fissità di un ritratto esteticamente godibile ma immoto, indecifrabile, superfluo? Pagare, alzarsi, uscire dalla pasticceria non era stato facile. I vicoli medioevali della città, quelle protettive architetture gotiche, i finti tetti e le facciate slanciate che riducevano il cielo a una sottile striscia trasparente si alternavano a piccole boutique, gioiellerie, negozietti di alimentari, di cui lei provava a raccontare qualche dettaglio. Ogni passo che li portava verso il fiume sembrava che la strappasse dal calore, dall’odore, dall’amore di A. Eppure lui le camminava al fianco e si baciavano ancora e i loro sguardi esprimevano la stessa felice stanchezza e le loro mani si stringevano forte. Si erano lasciati alle spalle la città. Attraversarono la piazza principale, lambita dal traffico del sabato mattina, attraversarono la piazza del mercato coperto, stando attenti a schivare i ragazzini con gli skateboard e in pantaloni oversize che guizzavano da tutte le parti sull’asfalto lucido di pioggia. Per un attimo si separarono, o era lo skater che decise di passare proprio in mezzo a loro per mostrare agli amici quanto era fico? Scesero lungo la sponda sinistra del fiume parlando poco, pensando che alla fine della strada si sarebbero lasciati. Lui per salire su un treno, lei per salire sull’autobus. Quando C. aveva messo il braccio attorno al fianco di A., il gesto di dolce possesso degli innamorati, si era accorta che le loro andature non coincidevano. La lunghezza del passo, la falcata delle gambe, il modo di spingersi avanti non erano gli stessi. Ci voleva un piccolo lavoro mentale per capire come lui camminava e appoggiarsi a quel ritmo e cercarvi il suo. Una lieve correzione di rotta, non l’istintiva corrispondenza dei loro baci, delle carezze e parole. Era la prima volta che camminavano allacciati. C’era sempre stato qualcosa a dividerli, l’ombrello, la valigia, i passanti o anche solo il gusto di camminare vicini e guardarsi semplicemente con l’affettuoso distacco di due amici o conoscenti. Così, ogni tanto lasciavano che fossero solo le mani ad unirli. E gli sguardi e i pensieri. I loro corpi si camminavano accanto. Come se fossero su due strade diverse. Si fermarono. “Qui?” “No, ancora un po’, ti prego, ancora fin lì.” Il cielo vuoto di una fine marzo tra le Alpi si era posato dappertutto, sul fiume, sulle case, Svoltarono in una via anonima, poco attraente, che costeggiava l’università. Voltandosi indietro, C. aveva visto le forsizie piantate a intervalli regolari sul lungofiume. Così gialle, vive, sfacciate. Le prime fotografie lo ritraggono seduto sui gradini larghi e bassi della scala che porta allo studentato e alla nuova mensa. Uno studente come tanti. C. le scatta una dopo l’altra senza pause, senza studiare una posa, senza cercare un’angolatura. Non vuole fare delle belle foto, non ci riuscirebbe, oggi. Vuole solo fermare tutte le espressioni che nel giro di due minuti segnano il volto di A. Stanco, scanzonato, sorridente, triste, dolce, pensieroso, stanco di nuovo. Poi scendono giù dai gradini e la strada non è più la stessa.


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Il lavoro

CHE FA BENE IL FILOSOFO ALBERTO PERETTI È STATO OSPITE DI MENABÒ GROUP E AGENDA FILOSOFICA. NEL SUO “PENSIERO PLURALE” IL SEGRETO PER CAMBIARE IL NOSTRO MODO DI VIVERE E LAVORARE.

U

di Roberta Invidia / ph Juan Martin Baigorria (Sunset per Festival BV)

Uscire dall’idea del lavoro come obbligo, per sentirsi realizzati come persone e dare uno scopo più alto al proprio fare. È il senso della lectio magistralis di Alberto Peretti, filosofo e formatore, protagonista dell’evento pubblico Il pensiero plurale nelle imprese – Le buone connessioni che accendono le idee, organizzato da Menabò Group e Agenda Filosofica, in occasione del Festival del Buon Vivere 2020 - Home Edition (a lato una foto dell’evento). Un evento molto particolare, trasmesso in diretta streaming sui canali del Festival e di Menabò, in cui la filosofia di Peretti (autore di libri come Genius Faber. Il lavoro italiano come arte di vivere e I giardini dell’Eden. Il lavoro riconciliato con l’esistenza) si è mescolata alle

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oniriche mappe concettuali (nella foto in basso) realizzate dal disegnatore Alessandro Bonaccorsi. Attraverso il pennarello digitale di Bonaccorsi hanno preso forma, in tempo reale, le dicotomie fare/ essere, lavoro/vita, impresa/ società che, secondo Peretti, confinano il pensiero in una trappola in cui il lavoro è visto solo come performance ed efficienza, e la vita vera si svolge solo nel tempo libero. Dicotomie che il filosofo invita a superare, attraverso il pensiero plurale, per tornare al lavoro come produzione di se stessi, non solo di cose o servizi, riscoprendo una dimensione in cui, come ha dimostrato l’esperienza di Adriano Olivetti, le per-

sone possano migliorare se stesse, la propria azienda e il mondo. In poche parole, una dimensione in cui si può fare bene, stare bene e fare il bene. Idea che rispecchia pienamente i valori dell’agenzia di comunicazione Menabò, che ogni anno dedica al proprio staff (circa 40 tra creativi e account) occasioni di formazione ricche di spunti e riflessioni che vanno oltre l’ambito lavorativo, e culminano in un evento aperto alla città, di cui Edizioni IN Magazine è media partner. Tra gli ospiti delle passate edizioni, personaggi di punta come il pubblicitario Paolo Iabichino e il filosofo Umberto Curi.


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