Tariffa R.O.C.: Poste Italiane s.p.a. - Spedizione in A. P. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 1, DCB - FILIALE DI FORLÌ - Contiene i. p. - Reg. al Tribunale di Forlì il 16/01/2002 n. 1 - EURO 3,00
R AV EN N A
SCHIAVINA
Angela
CUCINARE CON STILE
SOSTENIBILITÀ / La mobilità è green EMMA BENINI / Sogno il cinema JEAN MUSIC ROOM / Vintage vinile
N° 4 DICEMBRE 2020/GENNAIO 2021
JAGUAR F-PACE E JAGUAR E-PACE
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EDITORIALE
SOMMARIO
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Questo numero ci trasporta nel pieno della stagione invernale e delle festività: in copertina troviamo Angela Schiavina che, dopo un passato da industrial designer, si è specializzata nel catering di alto livello e nell’insegnamento. Parliamo di bike sharing e monopattini elettrici, nuovi mezzi per spostarsi in modo più sostenibile, di cinema con la giovane attrice Emma Benini e di musica con il nuovo singolo di Laura Pausini. Ripercorriamo la storia di via di Roma ed entriamo nel negozio di vinili di Gianni Corbari. Quale momento migliore se non questo per mostrare solidarietà? Con l’iniziativa Piatto Sospeso puoi donare a chi è in difficoltà. Proseguiamo con l’arte e incontriamo lo scultore faentino Andrea Salvatori, la band ravennate Aldi dallo Spazio e Monia Bacchi, che ha rilevato la gestione dello storico negozio di fumetti L’Eternauta. Buona lettura! Andrea Masotti
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ANNOTARE
Brevi IN
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ESSERE
Angela Schiavina
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INNOVARE
La mobilità è green
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RECITARE
Emma Benini
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CANTARE
Laura Pausini
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EDIZIONI IN MAGAZINE S.R.L. Via Napoleone Bonaparte, 50 - 47122 Forlì Tel. 0543.798463 / Fax 0543.774044 www.inmagazine.it info@inmagazine.it DIRETTORE RESPONSABILE: Andrea Masotti REDAZIONE CENTRALE: Clarissa Costa, Gianluca Gatta COORDINAMENTO DI REDAZIONE: Roberta Bezzi ARTWORK: Lisa Tagliaferri IMPAGINAZIONE: Francesca Fantini UFFICIO COMMERCIALE: Gianluca Braga STAMPA: La Pieve Poligrafica Villa Verucchio (RN) ANNO XIX - N. 3 Chiuso per la stampa il 15/12/2020
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SCOLPIRE
Andrea Salvatori
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SUONARE
Aldi dallo Spazio
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Collaboratori: Ilaria Bedeschi, Chiara Bissi, Andrea Casadio, Anna De Lutiis, Silvia Manzani, Serena Onofri, Aldo Savini. Fotografi: Lidia Bagnara, Massimo Fiorentini, Julian Hargreaves.
LEGGERE
Sognando i manga
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Via di Roma
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ASCOLTARE
Edizioni IN Magazine si impegna alla salvaguardia del patrimonio forestale aderendo al circuito di certificazione di FSC-Italia.
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Vintage Vinile
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AIUTARE
Piatto Sospeso
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ANNOTARE
Calderoni, LA LUPA LUGO C’è anche l’attrice
Disegnatore IN ERBA CASOLA VALSENIO Il casolano
Leonardo Lodi, 7 anni, è tra i 34 bambini selezionati per illustrare altrettanti capitoli dell’edizione italiana del libro The Ickabog, scritto dalla celebre J.K. Rowling, autrice di Harry Potter, uscito nelle scorse settimane per Salani. A sceglierlo la stessa scrittrice che, nel bel mezzo della pandemia mondiale, ha pensato di intrattenere i suoi piccoli lettori. Così, ha rispolverato un manoscritto che da circa dieci anni aveva nel cassetto e lo ha pubblicato in rete, gratuitamente. Per meglio coinvolgere i fan in erba ha poi pensato di progettare un’edizione cartacea della favola, il cui ricavato andrà in favore della ricerca sul Coronavirus, con i disegni dei bambini ispirati ai vari capitoli.
Ravenna e le sue FRAZIONI RAVENNA Si chiama Il Mondo in tasca. Ravenna e le sue frazioni, il nuovo gioco educativo dell’imprenditore e cantautore ravennate Michele Fenati. Durante le festività natalizie è distribuito gratuitamente in 370 classi dalle terze elementari alle terze medie, negli istituti comprensivi della città e nelle scuole paritarie, coinvolgendo circa 8.000 studenti, così come nelle biblioteche decentrate, al Centro per le famiglie, nei centri giovani e didattici. Poi sarà in vendita nella libreria Taka Tuka, di cui Fenati è titolare, nelle librerie interessate e negli shop dei monumenti Unesco. Il gioco è caratterizzato da 52 carte corrispondenti ad altrettante frazioni, contenenti una foto e le principali caratteristiche di ognuna (abitanti, densità, superficie, altitudine e distanza da Piazza del Popolo). I concorrenti possono sfidarsi, chiedendo per esempio: ha più abitanti Mezzano, Punta Marina o Sant’Alberto? Rispetto al livello del mare è più in alto Piangipane o Filetto? Quanti chilometri separano Ponte Nuovo da Piazza del Popolo? Si può giocare in tre modi, dal più semplice pela città fino al saputello, simile a un gioco da tavolo. Non c’è bisogno di sapere o ricercare niente, perché tutte le informazioni sono sulle carte. RETTIFICA Sul numero 3/2020 di Ravenna IN Magazine, a pag. 8, si afferma che “Ravenna si appresta a celebrare l’artista e critico d’arte con una mostra al MAR nel 2022”. Precisiamo che tale mostra ad oggi non risulta programmata.
lughese Silvia Calderoni nel cast della nuova serie tv Romulus, prodotta da Sky Original e in onda su Sky Atlantic e Now Tv dallo scorso novembre. Fra storia, leggenda e rivoluzione, si tratta dell’epico racconto della nascita di Roma. Un mondo primitivo e brutale governato dalla natura e dagli dei, da cui sorgerà uno degli imperi più grandi e potenti di sempre. La serie è stata scritta, diretta e prodotta da Matteo Rovere, che firma per la prima volta un progetto per la tv, che è al contempo un grande affresco e una realistica ricostruzione degli eventi che portarono alla fondazione di Roma. Completamente girati in protolatino, i dieci episodi di Romulus sono diretti anche da Michele Alhaique ed Enrico Maria Artale. Calderoni, attrice classe 1981, si è trasformata in Lupa capitolina.
Casadio sbarca IN GERMANIA RAVENNA Successo senza confini per il secondo romanzo dello
scrittore ravennate Paolo Casadio, Il bambino del treno, grazie all’uscita dell’edizione tedesca, dopo quella argentina dei mesi scorsi. Il titolo è stato leggermente modificato in Der Junge, der an das Glück glaubte che significa Il bambino che voleva credere alla felicità. “Ho avuto poi l’onore di essere tradotto dalla nota Annette Kopetzki, la stessa che si è occupata di Camilleri,” spiega Casadio. In Argentina, invece, dove è stato proposto dalla casa editrice Edhasa con il titolo El niño del tren e con la traduzione di Mónica Herrero, il romanzo si è guadagnato presto il primo posto di vendita. L’autore, costretto a rimandare l’uscita del nuovo romanzo al 2021 quando sarà possibile organizzare nuove presentazioni pubbliche, è già al lavoro su una nuova opera che sarà la continuazione de La quarta estate, con cui ha fatto incetta di riconoscimenti negli anni scorsi. 4
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ANNOTARE
Spazio A, poesie A DOMICILIO
Scarcella per ROMAGNA ACQUE
RAVENNA Si intitola Poesie a
RAVENNA Il ravennate
domicilio l’originale iniziativa culturale lanciata dal giovane collettivo Spazio A, formatosi in seno all’associazione culturale Galla & Theo. L’idea parte dal presupposto che, in tempi di pandemia da Covid-19, quasi tutto può essere consegnato a domicilio, anche una poesia per sorprendere una persona cara. Come funziona il servizio? Basta telefonare al 351 6553555 o scrivere una mail a poesieadomicilio2020@gmail. com per ordinare la propria poesia all’interno di un menù predefinito o un fuori menù. Dopodiché, un rider performer, provvisto di tutti i dispositivi di sicurezza, si presenterà alla destinazione concordata all’orario richiesto e reciterà la poesia, per poi consegnarla a chi l’ha ricevuta dentro un cartone della pizza. Il servizio, a offerta libera, è disponibile da lunedì al venerdì dalle 18 alle 21.30 e tutto il giorno di sabato e la domenica.
Giannicola Scarcella è il nuovo direttore generale di Romagna Acque - Società delle Fonti Spa. Ingegnere, classe 1964, ha alle spalle una lunga carriera all’interno del gruppo Hera, di cui è dirigente dal 2004; la sua attuale posizione è quella di Responsabile Impianti di depurazione e fognatura Emilia. Scarcella ha firmato il contratto con Romagna Acque ed entrerà ufficialmente in servizio da gennaio 2021. A ormai nove mesi dalla scomparsa di Andrea Gambi, a soli 64 anni, è stato scelto a seguito di un apposito avviso di selezione che si è perfezionato nel corso dell’estate. “Sono onorato per questo nuovo incarico,” dichiara Scarcella. “Il mio impegno sarà massimo per essere all’altezza del compito e per proseguire sul cammino tracciato da Gambi.”
La rinascita degli INVINCIBILI RAVENNA Parla del rapporto padre-figlio il nuovo singolo del giovane cantautore ravennate Tommaso Sangiorgi, in arte Dtj, che si intitola Gli invincibili. Una canzone di rinascita, dopo la discesa inesorabile verso il buio, in cui il ventiquattrenne rivela al padre ammalato i dettagli del suo periodo più nero. Del pezzo, che fa seguito a Cambia il senso, Una canzone ci salverà e Vorrei cantarti una canzone, è uscito anche un accattivante video girato da Lumos Produzioni nelle verdi colline del Chianti in Toscana. “La musica è un modo per esprimere quello che sento,” rivela Dtj. “Non è solo intrattenimento ma anche una forma di terapia legata alla realtà, per cambiare le cose e salvare le persone. Mi piace usare la melodia per trasmettere un messaggio sociale. Il complimento più bello che possono farmi? ‘Mi sono riconosciuto in te, ho provato le tue stesse sensazioni’. In fondo, tornando a Gli invincibili, non c’è nessuno che non abbia vissuto almeno una volta un grande dolore.” L’acronimo Djt è frutto di un nome un po’ strambo che nasce sui banchi di scuola alle superiori, semplicemente perché suonava bene: DecaTomJo. Durante il suo primo live al Bronson, però, la presentatrice si trovò in difficoltà a pronunciarlo, così l’artista ha ripiegato su Dtj.
Dante: le Arti AL TEMPO DELL’ESILIO RAVENNA Dal 6 marzo al 4 luglio 2021, presso la chiesa di San
Romualdo a Ravenna, si potrà ammirare la mostra Le Arti al tempo dell’esilio, secondo appuntamento del ciclo espositivo Dante. Gli occhi e la mente, promosso dal Comune di Ravenna - Assessorato alla Cultura e dal MAR Museo d’Arte della città di Ravenna, a cura di Massimo Medica. Una mostra in cui saranno presenti opere dei più importanti artisti del tempo di Dante, provenienti da musei nazionali e internazionali. La scelta curatoriale è stata quella di riunire solo testimonianze di assoluta eccezione, realmente emblematiche delle tappe dell’esilio dantesco, proponendo ciò che il Poeta ebbe occasione di ammirare nel suo lungo peregrinare per l’Italia, opere la cui eco influenzò la sua Commedia. Il percorso espositivo sarà aperto dalla scultura in bronzo dorato raffigurante Bonifacio VIII, di colui cioè che condannò il Poeta all’esilio. 6
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ESSERE
Cucinare
CON STILE ANGELA SCHIAVINA, DOPO UN PASSATO DA INDUSTRIAL DESIGNER, SI È DEDICATA ALL’AZIENDA AGRICOLA PATERNA, PER POI SPECIALIZZARSI NEL CATERING DI ALTO LIVELLO E NELL’INSEGNAMENTO. di Anna De Lutiis / ph Lidia Bagnara
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Angela Schiavina, personaggio notissimo a Ravenna, è un punto di riferimento per il suo buon gusto sia per quanto riguarda il cibo che la presentazione di una tavola elegante e ancora per il bon ton. La si potrebbe definire una Lina Sotis edizione ravennate. Schiavina parte con un background molto importante come industrial designer, visto che negli anni Settanta si dedica ad arredamento e ristrutturazione di interni di maison molto importanti. Ma, volendo seguire la vocazione di famiglia, ha poi iniziato a interessarsi all’azienda agricola paterna applicando la sua preparazione e la sua creatività nella gastronomia di tradizione, alla ricerca di prodotti originali e alla rivisitazione e aggiornamento di ricette particolari e importanti della cucina romagnola. Considerando il momento difficile che stiamo vivendo in cui i rapporti con il mondo esterno sono difficoltosi e quasi sospesi del tutto, a quali progetti stava lavorando? “Avevo iniziato un progetto molto interessante, denominato ABC
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dell’evento, non solo catering: tre lezioni per insegnare il catering perché, pur essendo molto diffuso, ha alcune carenze nella preparazione. Insieme all’architetto veneziano Andrea Fasolo avevo messo a punto il programma che prevedeva una serie di incontri in giro per l’Italia. Purtroppo oggi è tutto fermo, spero di riprenderlo alla fine di questa pandemia.” Il catering è stata una delle sue attività, anzi ciò che l’ha fatta conoscere a un pubblico particolarmente importane. Ce ne ricorda qualche momento particolare? “Ripenso, anche compiaciuta, ad alcune occasioni particolarmente prestigiose, uniche direi, come il pranzo in onore del Sommo Pontefice Giovanni Paolo II, nel corridoio grande della Biblioteca Classense di Ravenna. Il luogo è di per sé molto suggestivo e l’occasione era davvero imperdibile. Ricordo poi la fatica, ma anche la soddisfazione, per il ricevimento a Bologna per il Re e la Regina di Spagna con 700 invitati. E, ancora, quello per il 25° anniversario della ditta Cremonini, con
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SCHIAVINA HA ORGANIZZATO PRESTIGIOSI RICEVIMENTI, COME QUELLO PER PAPA GIOVANNI PAOLO II ALLA BIBLIOTECA CLASSENSE DI RAVENNA, PER I REALI DI SPAGNA A BOLOGNA E PER LA DITTA CREMONINI CON LUCIANO PAVAROTTI E MILLE INVITATI A PALAZZO ALBERGATI.
IN QUESTE PAGINE, ANGELA SCHIAVINA ALL’INTERNO DELLA SUA CASA, UN’ABITAZIONE CHE È ANCHE GALLERIA D’ARTE.
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Luciano Pavarotti e mille invitati a Palazzo Albergati a Bologna. E cito anche i ricevimenti per il Concorso Ippico Internazionale nella tenuta della Bagnaia in Toscana per il gruppo Monrif – Resto del Carlino, quelli organizzati per Manutencoop in prestigiosi palazzi storici italiani, cene a Venezia per la Louis Vuitton e tanti altri. Oggi, però, ho abbandonato questa attività di catering perché davvero molto faticosa, sia fisicamente che mentalmente, per far fronte alla preparazione per centinaia di invitati. Ecco perché avevo pensato il progetto per raccontare la mia esperienza di circa trenta anni in tante tappe attraverso il nostro Paese.”
Che cosa è importante, secondo lei, per accogliere bene gli ospiti? Oltre il cibo, naturalmente. “Presentare una bella tavola è già metà dell’opera, gli occhi vogliono la loro parte, poi, naturalmente, tutto il resto. Per esempio, scegliere i fiori adatti al tipo di convivio, i frutti di stagione con cui decorare la tavola ma usati anche come piccolo cadeau-segnaposto. Sono piccoli accorgimenti che creano tanta atmosfera.” Lei ha sempre desiderato condividere e insegnare tutto questo e l’ha fatto con le sue famose lezioni, seguite sempre e soprattutto da giovani donne che volevano imparare i segreti della cucina e dell’accoglienza. “È vero. Le mie lezioni si tenevano nel mio laboratorio di cucina. Inizialmente avevo intenzione di progettare un take-away che negli anni Ottanta non si usava ancora. Il mio laboratorio di cucina era nato dopo anni di ricerche, di esperienze, di risultati sul tema del mangiare inteso. Innanzitutto, come preparazione dei piatti della grande tradizione gastronomica delle nostre regioni, ma anche come servizio nuovo ed
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efficiente che unisce il cibo, le decorazioni, l’apparecchiatura della tavola, l’armonia dei colori, la fusione dei cibi con i vini, a casa, nel proprio giardino, per pochi amici o per le cerimonie. Tenendo presente che bisogna sempre saper cogliere le caratteristiche del luogo in cui si vuole organizzare un incontro: in una sala di rappresentanza, in una villa di campagna o in un luogo suggestivo della città. Cambiai programma e iniziai con i corsi di cucina frequentati da giovani spose ma anche da uomini. Ancora oggi incontro le signore che li frequentarono accompagnate da ragazzoni e belle ragazze, che ancora ricordano le giornate tra-
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scorse a imparare. Questo mi fa molto piacere.” Tutto il lavoro svolto fino ad oggi la porta a rivestire un ruolo molto importante come presidente di AICI, l’Associazione Insegnanti della Cucina Italiana. Ne è felice? “Molto. Questo ruolo mi ha permesso di rapportarmi con insegnanti di cucina provenienti da varie Regioni italiane, uno scambio culturale che allarga i confini e permette di conoscere il ricchissimo patrimonio culturale della cucina d’Italia.” Lei tiene ormai da anni una seguitissima rubrica sul settimanale locale. “Sì. Lo trovo molto divertente, anche perché sento di dare suggerimenti semplici ma essenziali, come capisco dai frequenti riscontri. Mi fa molto piacere quando incontro casualmente qualche lettrice entusiasta del risultato ottenuto eseguendo le mie ricette. Recentemente, poi, le ho raccolte in due volumi pubblicati da Reclam: Cose buone di casa autunno-inverno e Cose buone di casa primavera-estate, con tanti suggerimenti e, soprattutto, con ricette che spaziano su tutto il ter-
ritorio italiano e oltre.” Naturalmente la sua attività l’ha portata a viaggiare in Italia e all’estero e cogliere le differenze tra un paese e l’altro. Quanto conta l’esperienza sul posto per esprimersi al meglio? “Molto. Mi sono soffermata più volte, anche come presidente AICI, nello spiegare cosa occorre quando si vuole eseguire una ricetta esotica. Non basta applicare fedelmente le regole scritte ma bisogna conoscere l’atmosfera del luogo da cui proviene. Per esempio, quando si fanno anche solo contaminazioni con elementi giapponesi, coreani, bisognerebbe aver conosciuto i luoghi, i cuochi di quell’ambiente. Infatti vedo la differenza tra chef che sono realmente stati in quei luoghi e quelli che eseguono semplicemente, anche se fedelmente, tutte le fasi e impiegano tutti gli ingredienti. Il risultato dei loro piatti non è per niente uguale.” Gli impegni le permettono di dedicarsi a qualche hobby? “In questi mesi, chiaramente sono stata costretta a ridurre i viaggi che amo molto visto che la mia passione per la musica mi ha portata a frequentare concerti e opere in tutta Europa. Mi piace anche leggere e seguire con i mezzi di comunicazione, che fortunatamente oggi abbiamo a profusione, gli eventi che ci coinvolgono ogni giorno.” Ha un dolce da suggerire ai nostri lettori per le festività? “Propongo una specialità inglese, il Christmas Pudding, una ricetta che richiede ingredienti facili ma una lavorazione paziente. Le spiegazioni al completo si possono trovare cliccando sul mio blog Cose buone di casa.” È vero che la sua bellissima casa è diventata sede di una galleria d’arte? “Sì, di MAG, Magazzeno Art Gallery, un’idea di mia figlia Alessandra. Appena sarà possibile faremo un Home restaurant, arte e cibo, ovviamente sempre per piccoli gruppi come da prescrizione.”
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INNOVARE
La mobilità è
GREEN
GRAZIE AL BIKE SHARING DI VELOSPOT E AI MONOPATTINI ELETTRICI NOLEGGIABILI DELLA SOCIETÀ HELBIZ, I CITTADINI HANNO MEZZI ALTERNATIVI NON INQUINANTI ACCESSIBILI GRAZIE A UN’APPLICAZIONE.
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di Chiara Bissi / ph Massimo Fiorentini
Quella della mobilità sostenibile appare più che mai una scelta irrevocabile per la salute dei cittadini e il contenimento delle emissioni inquinanti. Biciclette a pedalata assistita condivise secondo la modalità cosiddetta di bike sharing, e ancora monopattini a noleggio e poi il trasporto pubblico locale a trazione elettrica o a idrogeno, sono realtà ormai presenti nella vita quotidiana di chi vive nelle città. La risposta dei cittadini alle politiche di incentivazione dell’uso di mezzi alternativi è incoraggiante e Ravenna, come altre città, vive il cambiamento cercando di tenere il passo. Non sfugge all’occhio la presenza da qualche mese di biciclette rosse della rete Velospot in vere e proprie postazioni collocate in città, a Classe, e dalla primavera all’autunno a Marina di Ravenna e Porto Corsini. E poi immancabili, ormai, sono i monopattini elettrici noleggiabili per spostamenti a corto raggio. Il tutto scaricando un’applicazione sul proprio telefono. Solo l’emergenza sanitaria da Covid-19 e le restrizioni agli spostamenti quotidiani dei turisti e soprattutto dei cittadini più gio-
vani hanno limitato il noleggio di mezzi condivisi. “Si tratta di un servizio apprezzato,” spiega l’assessore comunale alla Mobilità Roberto Fagnani. “Siamo soddisfatti, perché tra i primi comuni italiani abbiamo approvato il piano della mobilità sostenibile. Ora l’obiettivo è quello di investire sui mezzi alternativi e sulla possibilità di mutare le abitudini dei cittadini. A lungo lo spauracchio è stato la possibile introduzione di altre zone a traffico limitato in città. Abbiamo fatto tanti investimenti sulla riqualificazione della micro mobilità, sul bike sharing classico con sistema innovativo e a pedalata assistita e sul monopattino, specie in chiave turistica. Per quanto riguarda il trasporto pubblico abbiamo attivato il servizio a chiamata a San Pietro in Vincoli, con la possibilità di ampliarlo ad altri territori. E anche su questo siamo tra i primi ad avviare la sperimentazione. A questo va sommato l’investimento nei parcheggi e nelle piste ciclabile. Con l’assegnazione di 7 milioni di euro da parte del Ministero delle Infrastrutture e dei trasporti acquisteremo 14 navette e autobus elettrici e a idrogeno IN MAGAZINE
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“SIAMO TRA I PRIMI COMUNI ITALIANI AD AVER APPROVATO IL PIANO DELLA MOBILITÀ SOSTENIBILE,” SPIEGA L’ASSESSORE FAGNANI. “ORA L’OBIETTIVO È QUELLO DI INVESTIRE SUI MEZZI ALTERNATIVI E DI MUTARE LE ABITUDINI DEI CITTADINI.”
per la città e il centro storico.” Di tendenza, apprezzati dai più giovani che a volte ne fanno un uso troppo disinvolto, il noleggio di monopattini elettrici
ha trovato estimatori entusiasti. Il servizio di condivisione approdato in città l’estate scorsa della società Helbiz ha da subito registrato numeri record: nella prima settimana di attivazione, a metà agosto, registrò 12.000 corse con circa 20.000 km percorsi, per un risparmio complessivo di CO2 di oltre 34 tonnellate. In totale, dal 14 agosto al 30 novembre, le corse sono salite a 67.973, con 105.971 km percorsi, per una distanza media di 1,54 km e un risparmio complessivo espresso in kg di CO2 di 187.714,70. La durata media di ogni corsa è di 11,54 minuti mentre il totale delle ore percorse è di 13.257 con 6.468 utenti. Il servizio è operativo nel
centro storico di Ravenna, a Marina di Ravenna e Punta Marina. I monopattini non richiedono il parcheggio negli stalli: basta semplicemente lasciare il veicolo in modo responsabile, una volta finita la corsa. Per accedere al servizio è necessario scaricare sul proprio smartphone l’applicazione mobile gratuita di Helbiz (Android e iOS), localizzare il mezzo più vicino e sbloccarlo in pochi secondi mediante la scansione del codice QR posto sul manubrio. Corse uniche da 1 euro più 20 centesimi al minuto, abbonamenti settimanali, mensili e annuali sono le soluzioni offerta. Dopo l’esperienza di Obike è tornato in città il servizio di bici
IN QUESTE PAGINE, I MONOPATTINI ELETTRICI DI HELBIZ E, A LATO, LA PISTA CICLABILE DI PARCO BARONIO.
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condivise utilizzabili per viaggi di prossimità, grazie ai mezzi a due ruote rossi della rete Velospot, l’operatore svizzero del settore che tramite l’Rti Freebike, formata dall’impresa 3 BIXI srl di Trento e dall’impresa Intermobility di Bienne, ha vinto l’appalto del Comune di Ravenna da 165.788 euro. “Le limitazioni agli spostamenti imposti dai provvedimenti del governo,” assicura il geometra Antonio Stillitano di 3 Bixi Velospot, “hanno rallentato la risposta ma speriamo in un incremento nei prossimi mesi. Entro fine anno ci saranno novità sulla flotta. Quattro postazioni su 52 offrono bici
“SIAMO PRESENTI IN TUTTA LA SVIZZERA E RAVENNA È LA PRIMA CITTÀ ITALIANA IN CUI ABBIAMO VINTO UN APPALTO,” AFFERMA ANTONIO STILLITANO. “PRODUCIAMO LE BICICLETTE GRAZIE A DIECI ANNI DI RICERCA SUI COMPONENTI. SIAMO LA FERRARI DEL BIKE SHARING.”
a pedalata assistita acquistate dal Comune. Una delle postazioni è in Darsena in prossimità della testata del canale: da lì si potrà raggiungere il mare. I mezzi sono dotati di gps, per evitare abbandoni, e vanno presi o ricollocati in una delle postazioni, anche diversa dalla partenza. In città sono a distanza di 100 metri circa una dall’altra. Siamo presenti in tutta la Svizzera e Ravenna è la prima città italiana in cui abbiamo vinto un appalto. Produciamo le biciclette grazie a dieci anni di ricerca su telaio e componenti. Siamo la Ferrari del bike sharing, lontani da i mezzi scadenti e pesanti di altre flotte.” Grazie a un accordo, i tecnici di Velospot garantiscono assistenza 18
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nell’officina della Cooperativa San Vitale accanto alla stazione ferroviaria. Per accedere al servizio è necessario scaricare sul proprio smartphone l’applicazione gratuita di Velospot (Android e iOS), e iscriversi alla piattaforma. La bicicletta, a eccezione dell’abbonamento corsa singola, può essere presa e riconsegnata più volte al giorno senza penalità, purché ogni noleggio non duri più di 29 minuti. Piazza Baracca, Largo Giustiniano, piazza Bernini, piazzale Aldo Moro e ancora piazza Kennedy, via Newton, in prossimità del Mausoleo di Teodorico sono alcuni dei punti di noleggio.
SOTTO, UNA BICICLETTA VELOSPOT.
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RECITARE
Sogno
IL CINEMA CONTINUA L’ASCESA DELL’ATTRICE CERVESE EMMA BENINI CHE, APPENA VENTENNE, HA GIÀ ALL’ATTIVO DIVERSI FILM. SCOPERTA DA IVANO MARESCOTTI, IN PRIMAVERA SARÀ NEL CAST DELLA SERIE RAI LA FUGGITIVA. di Ilaria Bedeschi / ph Lidia Bagnara
S IN QUESTE PAGINE, LA GIOVANE ATTRICE CERVESE EMMA BENINI.
Si chiama Emma Benini la giovane attrice ventenne che sta compiendo il grande passo verso una carriera nel mondo del cinema. In questo momento ha ancora un piede ben piantato nella sua città, Cervia, ma l’altro si sta muovendo tra i set cinematografici più importanti. Figlia d’arte (il padre Massimo Benini è uno dei fondatori del gruppo teatrale cervese Rumors), dopo il film di due anni fa Tutto Liscio di Igor Maltagliati, nel quale ha recitato con il ruolo di co-protagonista, ha proseguito nel cast di Sotto il sole di Riccione uscito su Netflix. In primavera la vedremo nella serie Rai La fuggitiva. Emma, presentati in poche parole… “Ho 20 anni, vivo a Cervia e mi sono diplomata in Scienze Umane. Ho seguito diversi corsi teatrali quando ero più piccola. Poi ho frequentato per tre anni l’Accademia teatrale TAM con Ivano Marescotti.” Il primo ricordo legato al cinema? “Non ricordo il momento esatto, ma quello della recitazione è un
mondo che mi è sempre piaciuto, probabilmente grazie anche alla compagnia teatrale dei Rumors. Da piccola vedevo mio babbo sul palco e pensavo che volevo farlo anch’io. Mi ricordo che il primo film che ho visto è stato Via col vento, tuttora il mio film preferito. Avevo 9 anni, me lo ha fatto vedere mia nonna. È con lei che ho visto i primi film!” Che emozione ti dà recitare? “Mi dà la possibilità di fare e dire cose che, nella realtà, non farei né direi mai. Per esempio nella realtà non potrei mai vivere nel 1800 oppure essere un’assassina. Recitare è come una liberazione, si è coperti e protetti dal personaggio, non si teme il giudizio di nessuno.” Come ti prepari per interpretare un ruolo? “Non ho tanta esperienza, non seguo un metodo preciso ma sicuramente studio tutto ciò che riguarda il personaggio: epoca storica, imparo a fare quello che sa fare il personaggio, faccio domande a persone che possono aver vissuto la stessa cosa. Più il personaggio è lontano da me più mi piace, e IN MAGAZINE
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“RECITARE MI DÀ LA POSSIBILITÀ DI FARE E DIRE COSE CHE, NELLA REALTÀ, NON FAREI NÉ DIREI MAI. NON POTREI MAI VIVERE NEL 1800 OPPURE ESSERE UN’ASSASSINA. PER ME È COME UNA LIBERAZIONE, SI È PROTETTI DAL PERSONAGGIO, NON SI TEME IL GIUDIZIO DI NESSUNO.”
più mi è facile entrare nella sua mente. Di sicuro bisogna avere empatia.” Sino ad oggi con chi hai avuto l’onore di recitare? “Con Ivano Marescotti e Maria
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Grazia Cucinotta. Poi con Ivan Franek, un grandissimo attore e una persona stupenda. L’ho conosciuto sul set di La fuggitiva ed è stato davvero generoso con me, mi ha dato tanti consigli. Poi quando recita è talmente forte che ho usato la sua energia per essere ancora più vera.” Attrici, attori e registi preferiti? “La mia attrice preferita in assoluto è Katharine Hepburn, adoro Glenn Close e Judi Dench, Anna Marchesini. Ovviamente anche Cate Blanchett e Meryl Streep. Come attori Daniel Day Lewis, Al Pacino e Marlon Brando. I miei registi preferiti, invece, sono Martin Scorsese, Woody Allen e Paolo Sorrentino.” Come studi il copione?
“Non ho un rituale esatto, preferisco imparare tutto da sola poi farmi dare le battute da altri. Per i self tape mi aiuta quasi sempre mia cugina, mi fa da spalla.” Ivano Marescotti ha avuto un ruolo importante per il tuo esordio? “Grazie a Ivano, sono in agenzia a Roma. Grazie a lui ho potuto fare provini. Per me è e sempre sarà il mio insegnante, soprattutto perché è un insegnante vero; vedendolo lavorare imparo tanto, per questo è anche un artista generosissimo. Lo vado a trovare spesso a Ravenna. Lo ringrazierò per sempre.” Lo sbarco in RAI ti emoziona? Qual è il traguardo che sogni? “Tantissimo, spero di aver fatto un buon lavoro… non vedo l’ora di vedere come andrà. Vorrei poter interpretare personaggi sempre più importanti e diversi.” E tra dieci anni come ti vedi? Quale ruolo ti piacerebbe interpretare? “Davvero non lo so, ma vorrei essere soddisfatta di me stessa. Come ruolo, Julia Child nel film Julie & Julia, interpretato da Meryl Streep. Ovviamente è un sogno inarrivabile ma adoro Meryl Streep in quel film.” Che consigli dai alle ragazze che hanno il tuo stesso sogno? “Di scegliere bene dove studiare recitazione. Ci sono tantissime scuole di teatro e cinema, ma poche sono valide. Bisogna stare attenti e tutelarsi in questo, la formazione è importante. Inoltre, di non avere paura dei no perché ce ne sono talmente tanti che se a ogni sconfitta ci si arrende è finita. Bisogna essere umilissimi ma sicuri di sé e delle proprie capacità.” Anche da maggiorenne, la famiglia per te resta un punto di riferimento? “I miei genitori mi seguono sempre e mi stanno vicino. Vorrei ringraziarli perché senza di loro non avrei mai realizzato questo sogno. Perché il mio è un sogno diverso che non tutti i genitori si sentirebbero di portare avanti.”
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Consumo combinato ciclo NEDC (lx100km): da 5,2 a 6,2. Emissioni CO2 ciclo NEDC (g/km) da 118,0 a 141,0. Consumo combinato ciclo WLTP (lx100km): da 6,4 a 7,5. Emissioni CO2 ciclo WLTP (g/km) da 145,0 a 170,0. L’immagine è inserita a titolo indicativo di riferimento.
ADVERTORIAL
KINESIA RAVENNA OBIETTIVO CURA E SALUTE
PASSIONE, RICERCA, COMPETENZA E INNOVAZIONE, SONO I PUNTI DI FORZA DEL CENTRO KINESIA RAVENNA A MADONNA DELL’ALBERO.
IN ALTO, I TRE SOCI: DA SINISTRA, MARIA ELENA BARBIERI, MICHELA BACCARINI E FEDERICO PADOVANI. A LATO, DALL’ALTO, GLI SPAZI DEL CENTRO, MATTEO BACCARINI INSIEME AL FISIOTERAPISTA FEDERICO PADOVANI E LO STAFF.
Offrire un benessere a 360 gradi, per consentire alle persone di restare in salute il più a lungo possibile. Si potrebbe riassumere così la filosofia di Kinesia Ravenna che, grazie a uno staff di professionisti seri e preparati, propone percorsi rieducativi e riabilitativi personalizzati adatti per ogni specifica problematica muscolo-scheletrica. La nuova sede, prima situata a Ponte Nuovo, si è trasferita di recente a Madonna dell’Albero in piazza Giorgio Ambrosoli 7, all’interno di una moderna struttura ad alta efficienza energetica. A disposizione della clientela, oltre 200 metri quadrati suddivisi fra ambulatori, spogliatoi, palestra riabilitativa e servizi vari, con le più innovative attrezzature. Tre i soci che stanno portando avanti, con entusiasmo e determinazione, l’attività im-
prenditoriale: Michela Baccarini, Federico Padovani e Maria Elena Barbieri. Una sfida che in realtà parte da lontano, dal 2012, quando Matteo Baccarini – con alle spalle esperienze nelle nazionali di volley femminile e di scherma ed in altre società sportive legate al volley maschile – decide di mettersi in gioco condividendo il marchio del Progetto Kinesia che si avvale già di due centri nel Cesenate e uno a Cervia. Nell’agosto 2015 Kinesia si trasforma da studio fisioterapico in poliambulatorio, con la direzione sanitaria a cura della dottoressa Anna Pustohina, potendo così avvalersi di un gruppo più allargato di professionisti laureati in Fisioterapia e Scienze Motorie, nonché della collaborazione con medici ortopedici esterni per visite in struttura. Dopo la prematura scomparsa di Matteo
nel 2019, la sua eredità è stata raccolta dalla sorella Michela e dall’amico e collega Federico che già da anni lo affiancavano. “La nuova sede era il sogno di Matteo, uno spazio sano e accogliente con le dimensioni adatte a ospitare un centro come il nostro. Non ha potuto inaugurarlo ma ne ha curato e seguito personalmente il progetto e i lavori,” racconta Michela Baccarini. “Il nostro centro è aperto a tutti: agli sportivi che spesso si infortunano, così come agli adulti e ragazzi che hanno avuto un trauma acuto o che soffrono di patologie croniche. Ci occupiamo del loro recupero e della prevenzione, a seconda dei casi, per mantenere nel tempo uno stato di benessere generale. D’altra parte, siamo in un periodo storico in cui la cultura sanitaria è aumentata e tante persone hanno capito l’importanza di un percorso conservativo, visto che prendersi cura di sé solo quando si ha un dolore acuto, rende la ripresa più lenta.” Il centro è specializzato nella cura e riabilitazione dei principali distretti anatomici: dalla spalla al ginocchio, dal rachide cervicale alla schiena, arrivando fino al piede e alla caviglia. “Abbiamo trattato con successo atleti di alto livello, così come persone di tutte le età,” racconta il fisioterapista Fe-
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IL CENTRO È SPECIALIZZATO NELLA CURA E RIABILITAZIONE DI TUTTI I PRINCIPALI DISTRETTI ANATOMICI, IN PARTICOLARE DELLA SPALLA E DEL GINOCCHIO.
derico Padovani, specializzato nel trattamento del ginocchio, “in accordo con la prescrizione medica, cercando sempre di prediligere il percorso riabilitativo più completo ed efficace possibile e la conservazione dei risultati ottenuti. Come avviene la presa in carico del paziente? Tutto inizia con una valutazione da parte del fisioterapista che prepara una anamnesi globale, dopodiché insieme al paziente si pianifica un percorso educativo-riabilitativo per raggiungere l’obiettivo richiesto. I nostri ambulatori sono dotati dei più recenti strumenti elettromedicali (laser, tecar, ultrasuoni, crioterapia), per ridurre al minimo il dolore, ricordando però sempre l’importanza di lavorare sull’origine del dolore stesso. Se necessario, a chi non ha un medico di fiducia, possiamo consigliare l’ortopedico di riferimento più opportuno in base alle patologie e ai diversi distretti anatomici.” A dimostrazione della qualità del lavoro svolto, oltre ai tanti riscontri positivi dei pazienti, ci sono anche i riconoscimenti internazionali ottenuti da Kinesia Ravenna in questi anni. L’ultimo in ordine di tempo risale allo scorso anno, quando Padovani – in coppia con il Dottor E. Lupetti della Domus Nova di Ravenna – è stato selezionato tra i 14 finalisti di un noto congresso di Isokinetic
a Londra, nel corso del quale è stato presentato un report sull’evoluzione delle terapie al menisco negli ultimi dieci anni.
Piazza Giorgio Ambrosoli 7, Madonna dell’Albero, Ravenna T. 0544 470364, info@kinesia-ravenna.it www.kinesia-ravenna.it
CANTARE
Musica
DA STAR LAURA PAUSINI CANTA IO SÌ (SEEN), CANZONE ORIGINALE DI LA VITA DAVANTI A SÉ, IL NUOVO FILM CON SOPHIA LOREN E REALIZZA IL SOGNO DI COLLABORARE CON DIANE WARREN.
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di Roberta Bezzi / ph Julian Hargreaves
Si prospetta un 2021 ricco di nuovi progetti per una delle più note cantanti italiane, Laura Pausini, originaria di Solarolo. I fan aspettano con ansia il raduno BeMe, rinviato a data da destinarsi a causa dell’emergenza Covid-19, così come la probabile uscita di un nuovo disco per dare un seguito naturale a Fatti sentire. Ma l’artista di fama internazionale non è riuscita a restare ferma neanche in questi mesi di grave sofferenza per tutto il comparto musicale. Lo scorso 23 ottobre, infatti, è uscito il brano Io sì (Seen), canzone originale di The Life Ahead – La vita davanti a sé, il nuovo film con la regia di Edoardo Ponti che segna il ritorno alle scene di Sophia Loren, alla veneranda età di 88 anni. Ambientato a Bari, racconta la storia di Madame Rosa, un’anziana ebrea ed ex prostituta che per sopravvivere negli ultimi anni della sua vita ospita nel suo piccolo appartamento una sorta di asilo per bambini in difficoltà. Malgrado il film Notturno di Gianfranco Rosi sia stato preferito per la corsa all’Oscar come miglior film straniero, La vita davanti a sé ha fatto molto parlare dopo la sua uscita in tutto il
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mondo, su Netflix, in novembre. Per la Pausini, la realizzazione del brano è stata la realizzazione di un sogno, in quanto segna la prima collaborazione con Diane Warren che vanta 11 nomination agli Oscar, un Grammy Award e un Golden Globe. Di fatto, è il primo inedito dopo la vittoria dell’ultimo Latin Grammy del novembre 2018 per l’album Fatti sentire, il quarto ricevuto nella sua carriera oltre al Grammy del 2006. “Questa canzone mi ha conquistato al primo ascolto,” spiega la cantante. “Ho avuto il piacere di conoscere Diane molti anni fa, ma abbiamo fatto bene ad aspettare questo momento per proporre la nostra prima collaborazione. La stimo tanto e, quando mi ha cercato per propormi questa canzone, ho capito che era finalmente arrivato il tempo giusto per incrociare le nostre carriere.” Uscito per Atlantic Warner, il pezzo è prodotto e mixato da
Greg Wells, produttore californiano che già ha lavorato con Adele, Katy Perry, Dua Lipa, Céline Dion, Aerosmith, Elton John. Gli archi sono stati scritti e arrangiati da David Richard Campbell. La produzione esecutiva è di Bonnie Greenberg, che tra gli altri ha collaborato per i film The Mask, Sister Act, Desperate Housewife e Peter Pan. Il brano è stato composto in cinque versioni (italiano, inglese, spagnolo, portoghese e francese), per consentire al pubblico di tutto il mondo di poter ascoltare e capire la bella storia di The life Ahead. Ma è la sola versione italiana, scritta dalla stessa Pausini con Niccolò Agliardi, quella scelta per accompagnare il film a livello internazionale. La voce di Laura è registrata e mixata da Paolo Carta che ha curato anche il mastering del brano. L’Ep, con tutte le versioni, è disponibile su tutte le piattaforme digitali e di streaming.
RICORDARE
Via di
ROMA LA STORIA DEL GRANDE CORSO DI RAVENNA, CHE UNISCE PORTA SERRATA A PORTA NUOVA. LA SUA FUNZIONE DI SPINA DORSALE DEL SISTEMA VIARIO DELLA CITTÀ FU INTERROTTA UNA TRENTINA DI ANNI FA. di Andrea Casadio / ph Massimo Fiorentini
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Da qualche mese a questa parte, con le modifiche alla viabilità causate dalla costruzione del nuovo ponte ferroviario della Rotonda dei Goti, il tratto di via di Roma di fronte a Sant’Apollinare Nuovo è tornato ad animarsi di traffico come non succedeva dai tempi della sua chiusura, una trentina di anni fa. Si tratta ovviamente di una soluzione temporanea, dato che la decisione di sgravare la strada dalla pressione delle automobili è ormai acquisita e definitiva. Nondimeno, a suo tempo fu una svolta in qualche modo storica, perché mutò alla radice la natura del lungo rettifilo che unisce Porta Serrata a Porta Nuova, e cioè quella di spina dorsale del sistema viario della città, di grande corso lungo il quale scivolava da un’estremità all’altra il traffico non ancora motorizzato della Ravenna dei secoli passati. Per molto tempo si è creduto che il tracciato dell’attuale via di Roma ricalcasse il percorso della Fossa Augusta, il canale artificiale che, secondo le fonti antiche, in epoca romana collegava il Po (il cui ramo principale passava allora da Sant’Alberto) al porto di Classe, ossia all’attuale Ponte Nuovo. Tuttavia, il recente ritrovamento di resti di importanti edifici di epoca antica in piazza Anita Garibaldi, e cioè proprio sulla soglia di quelle che avrebbero dovuto essere le sponde del canale, sembra gettare molti dubbi su tale ipotesi. A smentirla si aggiunge anche la considerazione che, in realtà, la via di Roma che conosciamo oggi è nata solo verso il 1580, quando fu aperta la sua parte settentrionale, all’incirca da via Paolo Costa a Porta Serrata, con il nome di Strada Nuova. Quella meridionale era invece ben più antica, e aveva iniziato a delinearsi nei secoli di maggiore splendore di Ravenna, quando l’ascesa al ruolo di capitale imperiale aveva portato la città a espandersi dal suo vecchio nucleo romano, attorno all’attuale Piazza Kennedy, alla zona ancora vergine verso est, una sorta di
ultima frontiera prima del mare allora vicinissimo. Fu proprio negli spazi di questa tabula rasa urbanistica che sorse gran parte degli edifici monumentali della nuova Ravenna imperiale, e poi di quella teodoriciana. Qui, all’inizio del V secolo, Galla Placidia fece edificare la basilica di S. Giovanni Evangelista a esaudimento del voto fatto quando aveva rischiato la vita su una nave travolta dal mare in tempesta. Nello stesso periodo, tutta l’area a sud della basilica vide sorgere il complesso dei palazzi imperiali, ossia il cuore del potere di quei turbolenti decenni finali dell’impero d’Occidente, poi ereditati da Teodorico e dagli esarchi bizantini. Di fronte a essi si apriva un largo spazio,
LA VIA DI ROMA CHE CONOSCIAMO OGGI È NATA SOLO VERSO IL 1580, QUANDO FU APERTA LA SUA PARTE SETTENTRIONALE, ALL’INCIRCA DA VIA PAOLO COSTA A PORTA SERRATA, CON IL NOME DI STRADA NUOVA. QUELLA MERIDIONALE ERA PIÙ ANTICA.
la cosiddetta Platea Maior (letteralmente Piazza Maggiore, definizione che talvolta ha portato qualche storico a confonderla con l’attuale Piazza del Popolo), ossia, appunto, quella che oggi è riconoscibile nella parte meridionale di via di Roma. Un’ipotesi suggestiva sulla sua origine è che inizialmente non fosse altro che il circo della città, la cui esistenza in questa zona è comprovata con certezza dal nome di via Cerchio. In tal modo la nuova capitale avrebbe ricalcato il modello di Costantinopoli, dove il palazzo degli imperatori d’Oriente si affacciava direttamente su uno dei lati dell’ippodromo. Oggi, a Istanbul, il sito dell’anti-
A LATO, L’IMBOCCO DI VIA DI ROMA DA PORTA SERRATA.
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ca tribuna imperiale è occupato dalla Moschea Blu; a Ravenna, se questa ipotesi fosse corretta, la potremmo immaginare all’incirca al posto della Loggetta Lombardesca. Comunque stiano le cose, è certo che la Platea Maior era l’inizio di un percorso solenne che proseguiva poi con una strada porticata, la quale, svoltando verso ovest lungo il tragitto dell’attuale via Mariani, collegava il palazzo imperiale e quello arcivescovile, ossia i due poli del potere politico e del potere religioso. La monumentalizzazione della futura via di Roma proseguì anche con Teodorico, che vi costruì la sua nuova chiesa palatina (l’odierna S. Apollinare Nuovo), mentre sul lato opposto della strada trovarono posto il cuore del quartiere ostrogoto (la piazzetta degli Ariani) e la Moneta Aurea, ossia la zecca statale, la cui presenza è oggi richiamata appunto dal nome di via Antica Zecca. Ancora nei secoli seguenti, questa parte della strada divenne la sede di importanti edifici soprattutto religiosi come, nel Duecento, il convento femminile di S. Chiara (l’attuale teatro Rasi) e, nel Cinquecento, quello pure femminile del Corpus Domini, oggi scomparso, che si trovava all’imbocco dell’attuale viale Farini. Più a sud, sempre nel XVI secolo, sorse il 30
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LA PARTE MERIDIONALE DI VIA DI ROMA È QUELLA IN CUI FURONO COSTRUITI I PALAZZI IMPERIALI E POI LA NUOVA CHIESA PALATINA (S. APOLLINARE NUOVO), PER VOLONTÀ DI TEODORICO CHE CONTRIBUÌ MOLTO ALLA SUA MONUMENTALIZZAZIONE.
grande complesso della chiesa di S. Maria in Porto e dell’annesso monastero, oggi sede del MAR. Trasformato in caserma militare dopo l’unità d’Italia, l’edificio fu pesantemente danneggiato dai bombardamenti del 1944, che però, una volta tanto, ebbero anche un effetto non del tutto negativo dal momento che distrussero una grande ala ottocentesca che incombeva su via di Roma, liberando lo spazio oggi occupato dal prato antistante e regalando così alla città una delle sue vedute più ampie e luminose. A pochi passi di distanza, Porta Nuova mostra tuttora le forme che assunse verso il 1650, quando fu restaurata per sottolinearne la funzione di ingresso solenne in città, non solo per chi vi giungeva via terra da Roma ma anche via mare, dopo che nei pressi era stata scavata la darsena del
IN ALTO, UNO SCORCIO DI VIA DI ROMA CON, A DESTRA, IL PALAZZO DI TEODORICO.
NEL XIII SECOLO, IL LATO SUD DELLA STRADA DIVENNE LA SEDE DI IMPORTANTI EDIFICI, COME IL CONVENTO FEMMINILE DI S. CHIARA (L’ATTUALE TEATRO RASI). NEL XVI SECOLO SORSE IL COMPLESSO DELLA CHIESA DI S. MARIA IN PORTO E DEL MONASTERO, OGGI IL MAR.
nuovo canale Panfilio. All’estremità opposta, Porta Serrata era stata ricostruita alla fine del secolo precedente quando, come anticipato, l’apertura della Strada Nuova aveva portato alla realizzazione del lungo rettifilo tuttora esistente. A quel punto, la strada era divenuta in tutti i
sensi il corso della città, luogo dei riti sociali che prevedevano la presa di possesso dello spazio su larga scala da parte dei cittadini e della comunità nel suo complesso. Porta Nuova, ad esempio, era tradizionalmente il punto di partenza della corsa dei cavalli berberi, uno spettacolo che animava molte delle feste popolari della Ravenna dei secoli passati e che, forse, potrebbe avallare ulteriormente l’ipotesi di questo luogo come antica sede dell’ippodromo. Per Carnevale, la strada si animava del passaggio ininterrotto di carrozze e di cavalieri, oltre che dei carri mascherati con il relativo contorno di festeggiamenti assai movimentati. A fare da quinta alle sfilate, oltre alle antiche basiliche, anche le residenze che alcune delle famiglie primarie della città costruirono
sul suo tracciato nel corso dei secoli: per esempio palazzo Bezzi e palazzo Rasponi-Bonanzi, che si fronteggiano all’angolo con via Guaccimanni; o, ancora, quelli dei Serena Monghini, poco oltre S. Apollinare Nuovo, e dei Galletti Abbiosi, all’angolo con via Mariani. Fra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento la strada – ribattezzata ora Corso Garibaldi, e poi via di Roma – cominciò ad adattare la sua funzione agli sviluppi della tecnologia moderna, diventando la direttrice d’ingresso in città del tramway proveniente da Forlì. Finché, alla fine del Novecento, si ritenne che l’equilibrio fra storia e modernità si fosse ormai infranto, e che il vecchio Corso dovesse rinunciare per sempre alla propria identità originaria di fronte all’onda inarrestabile del motore a scoppio.
IN ALTO, UNO SCORCIO DI VIA DI ROMA CON, SULLO SFONDO, LA CHIESA DI SANTA MARIA IN PORTO. A LATO, IL PALAZZO DI TEODORICO, OGGI.
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REALIZZO IL TUO SOGNO DONARE FORZA E CORAGGIO
L’ASSOCIAZIONE RAVENNATE, ATTIVA IN TUTTA ITALIA, SODDISFA I DESIDERI DI CHI HA UNA MALATTIA IMPORTANTE PER RASSERENARE E ATTUTIRE LA SOFFERENZA.
IN ALTO, CHIARA E CLAUDIA BURNACCI. A DESTRA, LO STAND DELL’ASSOCIAZIONE.
Soddisfare il desiderio di chi ha una malattia importante contribuisce a rasserenare e ad attutire la sofferenza. Nessun effetto straordinario alla “Carràmba! Che sorpresa”, ma attenzioni che diventano parte della cura stessa. Si fonda su questo semplice quanto fondamentale principio, l’attività dell’associazione di volontariato Realizzo il tuo Sogno, che conta fra i suoi componenti professionisti vari quali avvocati, imprenditori, commercianti e pensionati. “L’idea mi è venuta nove anni fa in un periodo molto delicato e triste, quello in cui scoprii che mia madre era malata,” racconta la presidentessa Claudia Burnacci. “L’intento di noi familiari è stato quello di rendere il più possibile dignitosa la sua condizione di paziente ospedalizzata, a partire da tutte quelle piccole attenzioni che il Sistema Sanitario Nazionale non è in grado di affrontare a causa degli alti costi: l’assistenza 24 ore su 24 in ospedale, la cura della persona e dell’alimentazione. In genere chi è costretto a stare per lunghi periodi in
ospedale, in una struttura o a casa, ma allettato e impossibilitato a muoversi, sogna ciò che fa parte della propria normalità, momenti che si assaporano con particolare gioia.” Forte di questa coinvolgente esperienza e stimolata dai medici che le hanno consigliato di replicarla con altri malati, Claudia Burnacci ha fondato l’associazione per continuare a trasformare qualcosa di negativo in positivo. Lavorando a stretto contatto con il personale medico, i volontari dell’associazione possono ascoltare i malati o i loro familiari per valutare come realizzare i loro sogni. Non ci sono limiti, se non quelli oggettivi legati a difficoltà logistiche ed economiche, soprattutto in un momento come questo caratterizzato dall’emergenza Covid-19. Proprio a causa di questa pandemia non abbiamo potuto realizzare il sogno di partecipare attivamente ad un allenamento della squadra del Napoli, resasi molto disponibile nei nostri confronti, per intervenuto lockdown. “Noi ce la mettiamo tutta,
sempre, per allietare la vita di una persona affetta da una malattia importante, che sia un adulto, un ragazzo o un bambino,” precisa Claudia. “Siamo energici e positivi visto che il nostro scopo è stimolare nei malati quelle endorfine benefiche che donano forza e coraggio, per non lasciarsi vincere dalla sfiducia e dalla depressione. In questi anni, oltre ad aver avuto come madrina l’attrice Franca Valeri, scomparsa recentemente all’età di 100 anni, abbiamo ricevuto da Giannantonio Mingozzi, allora Vice Sindaco, la medaglia del Comune di Ravenna per la sensibilità che mettiamo nel nostro operato. Ad oggi abbiamo realizzato i sogni di 15 persone, ma tante nuove sfide ci aspettano, anche perché siamo pronti a intervenire in qualsiasi luogo e in tutta Italia, sempre seguendo le indicazioni dei medici in termini di sicurezza.” Molteplici sono i piccoli e grandi desideri realizzati in questi anni. Qualche esempio? Portare del cioccolato al gusto di rosa a una signora che
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IN GENERE SI SOGNA CIÒ CHE FA PARTE DELLA PROPRIA NORMALITÀ: UN BUON CIBO, UNA COINVOLGENTE LETTURA, UNA COCCOLA PER PRENDERSI CURA DEL CORPO, UN GIRO O VIAGGIO D’EVASIONE, UN INCONTRO CON UN FAMILIARE. MA C’È ANCHE CHI VORREBBE CONOSCERE UN PERSONAGGIO FAMOSO.
si chiamava proprio Rosa e che ormai non mangiava più niente: una piccola attenzione che le ha restituito il sorriso e l’appetito. In altri casi, l’associazione ha allestito un angolo del benessere in hospice, con parrucchiere ed estetiste ed un servizio gratuito per i pazienti un giorno a settimana. Servizio purtroppo non più attivo per cause indipendenti dalla nostra volontà. Si organizzano poi letture per chi non può farlo in autonomia e persino spettacoli dedicati. Come quella volta che una signora aveva espresso il desiderio di assistere a un concerto di arpa. Non potendo uscire dall’hospice, è stata accontentata grazie all’esibizione privata di un’arpista in una saletta riservata. E per chi esprime la voglia di fare un giro o di viaggiare? Ecco che i volontari si danno da fare per accompagnare i malati al mare o in altri
luoghi oppure, se non è possibile lo spostamento, si adoperano per portare dal malato proiettori, in modo da far rivivere l’esperienza di un tour in una capitale o in una meta predefinita, supportati anche dall’aiuto di una guida turistica. Non siamo ancora riusciti a far incontrare di persona il personaggio “famoso”, perché finora i sogni ci sono stati richiesti quando il tempo a disposizione era limitato. La nostra rete di conoscenze, negli anni, si è estesa di più, ma è sempre più difficile quando la richiesta riguarda una celebrità, perché questa può essere impegnata in una tournée o in trasferta o impossibilitata a muoversi come in questo momento. A volte è sconfortante ricevere un rifiuto. Anche se, in genere, riusciamo a garantire almeno l’invio di un videomessaggio personalizzato, una telefonata o un sms o biglietto dedicato.
C’è anche chi ci ha chiesto, di partecipare ad una crociera, già organizzata e finanziata da un benefattore che voleva restare anonimo. Sogno non realizzato per aggravamento delle condizioni di salute della malata. Allo stesso modo avevamo già stanziato l’importo per il noleggio di un camper necessario a realizzare il sogno di un malato che desiderava viaggiare per l’Europa con la propria famiglia, ma per volontà delle figlie, non è stato realizzato. Richiedere un sogno è molto semplice: basta visitare il sito web www.realizzoiltuosogno.org e compilare l’apposito modulo “Richiedi un sogno”, altrimenti scrivere direttamente a info@realizzoiltuosogno.org. Chi desidera dare il proprio contributo, può invece fare una donazione o dedicare un po’ del proprio tempo libero diventando volontario.
Ravenna, Via Sansovino 57 - c/o CSV Per gli altri - Tel. +39 366 9712822 info@realizzoiltuosogno.org - www.realizzoiltuosogno.org
ASCOLTARE
Vintage
VINILE
DOPO ANNI DI ATTIVITÀ COME DJ E DIRETTORE ARTISTICO DI LOCALI, GIANNI CORBARI HA APERTO JEAN MUSIC ROOM, L’UNICO NEGOZIO DI DISCHI IN VINILE DI RAVENNA, ORMAI PUNTO DI RIFERIMENTO PER GLI APPASSIONATI.
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di Serena Onofri / ph Massimo Fiorentini
Jean Music Room, unico negozio di dischi in vinile della città, in verità è Gianni Corbari, dj e direttore artistico, organizzatore di serate con musica dal vivo e concerti per diversi locali. La sua attività per anni è stata questa, ma soprattutto fiere del disco, dove la sua passione è diventata lavoro nonché conoscenza musicale. Parlando con Jean si capisce subito che dietro c’è una vita passata all’ascolto, una passione che porta a scoprire sempre cose nuove, una cura al dettaglio, perché il disco è una cosa seria. L’ascolto è una opportunità per imparare nuovi suoni e conoscere nuova musica. È cultura. Come nasce la sua inclinazione per la musica? “Tutto è iniziato da bambino. Non è un caso che abbia aperto il negozio in via Girolamo Rossi 41, in centro a Ravenna, perché sono proprio di questa zona. Ad avvicinarmi alla musica è il fatto che, all’età di circa 5 anni, osservavo il mio vicino che ascoltava tanta musica classica, oltre a costruire, provare e vendere violini. In famiglia, invece, non c’era nessuno appassionato di musica. Ho provato nel tempo anche a suonare, ma capii in fretta che non ero un
musicista e da lì mi sono sempre dedicato all’ascolto. Tanta classica: una volta compravo i vinili in versione economica all’Upim o alla Standa, dove trovavo Beethoven, Mozart, tutti gli autori russi Stravinskij, Tchaikovsky. Mi piacevano la sinfonica e i grandi autori tedeschi e austriaci.” Come si è evoluta la sua conoscenza musicale? “Dopo la classica, negli anni Settanta è esplosa la disco music, così incominciai a comprare i dischi di quel genere che mi ha fatto poi conoscere la musica da ballo. Inevitabile è stato specializzarmi nella disco di quegli anni, oltre che in soul, funk, suoni dal Brasile, ritmica cubana, mischiando suoni del mondo.” Tornando a oggi, come le è venuta l’idea del negozio? “Mi spiaceva che da circa 25 anni non ci fosse un negozio di vinili in città. Confesso che, all’inizio, avevo valutato anche Rimini e Bologna, città dall’aspetto più vivace e con più fermento musicale. Ma, per quanto sia stato in giro per fiere e abbia girato paesi e nazioni, la mia base è sempre stata Ravenna. Ed era per me una grande sfida aprire proprio qui.” Presto ha lanciato i salotti
vinile, diventati ormai un must per gli appassionati. Cosa sono? “Il principio di base è semplice, ovvero tu vieni a casa mia e ti faccio sentire un po’ di dischi. Questa cosa la facevo a casa mia, con i miei amici, fin dai tempi delle serate in disco. Ho voluto fare la stessa cosa qui in negozio per divulgare la musica di mia conoscenza, colmando inoltre le mie lacune con i tanti relatori coinvolti. Classica, jazz, rock, e anche altri generi, la musica afroamericana e il folk inglese, questi sono stati i generi trattati. Durante i salotti si ascolta e si racconta l’autore. Piano piano è diventato un momento di condivisione e cultura, apprezzato da persone che da fruitori sono anche diventati relatori.” Chi è oggi il cultore del disco in vinile? “L’età dei miei clienti va da i 18 ai 70 anni e oltre. Mi ha fatto piacere scoprire tanti giovanissimi che si stanno appassionando e avvicinando al vinile proprio per iniziare ad avere una collezione. I più assidui compratori vanno dai 20 ai 50 anni. In genere, si tratta di persone interessate all’oggetto in sé. Così, il vinile ha un valore
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IN QUESTE PAGINE, GIANNI CORBARI NEL SUO NEGOZIO JEAN MUSIC ROOM.
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doppio: l’oggetto da collezione e la musica da ascoltare.” Dove trova le nuove edizioni o quelle più rare? “In fiere e grossisti. In Italia ci sono solo due grossisti per il nuovo. Poi c’è l’usato, e lì ho una rete di commercianti e clienti sia in Italia che all’estero che mi aiuta a trovare edizioni particolari, ristampe e soprattutto ottimi dischi da proporre poi in negozio.” Un consiglio per chi vuole crearsi una buona collezione di dischi? “Sicuramente, quello di partire dal proprio gusto personale. Anche in negozio faccio così: lascio che il cliente mi racconti le sue preferenze in fatto di genere o di sound e poi propongo dischi in linea con il suo gusto.” Un’ultima chicca: differenza fra vinili e cd? “Il cd è un supporto estremamente delicato. Purtroppo l’abitudine dell’ascolto soprattutto in auto o dove capitava grazie alla sua trasportabilità ha comporta-
“IL PRINCIPIO DI BASE DEI MIEI SALOTTI VINILE È FAR ASCOLTARE UN PO’ DI DISCHI IN NEGOZIO, COME FACEVO A CASA MIA, FIN DAI TEMPI DELLE SERATE IN DISCO. DURANTE I SALOTTI SI ASCOLTA E SI RACCONTA L’AUTORE, È UN MOMENTO DI CONDIVISIONE E CULTURA.”
to un uso più quotidiano meno accorto. Il vinile, invece, sia per la sua grandezza e forma che per il suo essere un oggetto vintage, ha creato negli ultimi anni una maggiore attenzione e cura nel maneggiarlo. È diventato un oggetto da collezione e delicato. Ed è tornato di moda. Il vinile ha bisogno di un buon impianto per un ascolto ad hoc. Ovviamente ho in negozio una piccola parte dedicata agli impianti, e una parte dedicata alla riparazione.”
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AIUTARE
Piatto
SOSPESO IN CRESCITA IL SUCCESSO DELLA GARA DI SOLIDARIETÀ PER CONTRASTARE LA POVERTÀ ALIMENTARE IN CITTÀ. ACQUISTANDO BUONI DA 10 EURO O PIATTI DA ASPORTO, SI DONA A CHI È IN DIFFICOLTÀ.
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di Chiara Bissi / ph Massimo Fiorentini
Non si ferma la gara solidale per contrastare la povertà alimentare in città. L’iniziativa Piatto Sospeso, ideata da Ravenna Food e Chef to Chef Emilia Romagna Cuochi e da Ecologia di Comunità, rappresenta una delle esperienze più riuscite di collaborazione fra associazionismo, volontariato, ristoratori e produttori di cibo in nome della solidarietà verso persone e famiglie in stato di indigenza e disagio economico. Nata prima dell’emergenza sanitaria da Covid-19,
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ha acquistato maggior valore nel 2020 e l’intenzione dei promotori è quella di ampliare il servizio e la rete dei soggetti donatori. Sulla scia della tradizione collaudata del caffè sospeso napoletano, chi vuole sostenere il progetto può acquistare in uno dei ristoranti, dei negozi o delle attività aderenti buoni da 10 euro (o multipli) per finanziare la consegna di pasti di qualità alle persone che frequentano le strutture di accoglienza ravennati: Il Re dei Girgenti di via Mangagnina, la Caritas diocesana, la mensa della Fraternità a San Rocco, Ora e Sempre Resistenza di Piangipane e la Cooperativa Progetto Crescita di via Oriani. Le modalità sono diverse: è possibile acquistare i buoni pranzando all’interno di ristoranti o nei locali aderenti, se le norme anti Covid lo permettono, oppure comprare piatti da asporto o scegliere l’opzione della consegna a domicilio. Così avviene anche nei negozi dei produttori aderenti: la Cooperativa Villaggio del Fanciullo, l’azienda Pelloni di Glorie di Mezzano, la cooperativa Stadera di via Veneto, La Fornarina Akamì, Piadineria Mosaico, Gastronomia Miccoli, Mercato
Coperto. L’individuazione dei destinatari dei piatti sospesi avviene nelle strutture di accoglienza e grazie alle segnalazioni delle varie situazioni di emergenza seguite dai Servizi Sociali del Comune di Ravenna. Nei mesi, l’elenco dei ristoranti si è costantemente allungato e la speranza è che l’incremento non si arresti. I nomi sono presto detti: Alexander, Akâmì Casa&Bottega, Darsena PopUp, Babaleus, Bagno Oasi di Punta Marina, Cucina del Condominio, Laboratorio 81, La Fornarina Akamì, L’Insolito di Russi, Molinetto, Radici. Il sostegno può arrivare direttamente con devoluzioni dirette (tramite bonifico IT 80 W 08542 13103 036000228900 Intestato ad Arci Ravenna APS presso BCC Ravennate Imolese e Forlivese), oppure partecipando a una delle iniziative organizzate dalle varie associazioni. La generosità dei ravennati non si ferma e tante sono le iniziative organizzate per dare gambe al progetto, prime fra tutte quelle promosse da Slow Food Ravenna che si è resa disponibile a sostenere chef e botteghe. E poi tante altre come l’asporto solidale organizzato dallo chef Matteo Salbaroli
ALL’INIZIATIVA, IDEATA DA RAVENNA FOOD, CHEF TO CHEF EMILIA ROMAGNA CUOCHI E DA ECOLOGIA DI COMUNITÀ, STANNO ADERENDO RISTORANTI, PRODUTTORI E ASSOCIAZIONI. LO CHEF MATTEO SALBAROLI HA LANCIATO IL CAPPELLETTO DELLA DOMENICA.
IN QUESTE PAGINE, ALCUNI RISTORATORI E PRODUTTORI CHE HANNO ADERITO ALL’INIZIATIVA. NELLA PAGINA ACCANTO, LABORATORIO 81. IN ALTO, DA SINISTRA, AL MOLINETTO E L’ALLEVAMENTO PELLONI. SOTTO, BABALEUS E I VOLONTARI DELLA CARITAS.
in occasione dell’inaugurazione di Laboratorio 81 di via Faentina, durante la quale sono stati venduti 250 buoni per Il cappelletto della domenica da asporto. “Giornalmente riceviamo delle offerte tramite i buoni,” racconta Salbaroli. “Prepariamo così menù caldi, un primo, un secondo e un dolce che
consegniamo alle strutture, non circola mai denaro ma cibo. Di fatto usiamo prodotti freschi e semplifichiamo piatti dei nostri menù. In origine, prima del Covid, era previsto che le famiglie o i singoli potessero venire a consumare nei nostri ristoranti, ma sappiamo che non tutti hanno il coraggio di presentarsi così con l’asporto sono più tutelati. Quando la situazione sanitaria sarà stabilizzata potranno venire anche al ristorante. Vorremmo che i pasti raggiungessero quelle famiglie che si sono trovate in difficoltà dopo l’emergenza sanitaria. Il cappelletto della domenica da asporto ha ottenuto un risultato che mi riempie di orgoglio, un forte segnale di sensibilità da parte di tutti i nostri concittadini che hanno risposto alla nostra chiamata. Un gesto non scontato in questo partico-
lare momento. Insieme ai miei colleghi soci di Ravenna Food continueremo a promuovere l’operazione in tutte le nostre attività.” Per mettere a sistema il Piatto Sospeso, Ecologia di Comunità ha lavorato a lungo superando difficoltà organizzative e logistiche. Dietro a questo soggetto, sostenuto anche dall’amministrazione comunale, c’è un lungo elenco di associazioni cittadine: Arci Ravenna, Auser Ravenna, CheftoChef Ravenna, Comitato Cittadino Antidroga, Ora e Sempre Resistenza OdV, Comitato Rompere il Silenzio, Ortisti di Strada, Centro Sociale Le Rose, Femminile Maschile Plurale, Coop Alleanza 3.0, Slow Food Ravenna, Cooperativa Villaggio del Fanciullo, Ravenna Food, Confesercenti Ravenna, Cooperativa Villaggio Globale, Coop. Il Solco-Progetto Crescita.
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GL DI GIAN LUCA CANESTRINI UNA GIOIA PER GLI OCCHI
LA GIOIELLERIA GL DI GIAN LUCA CANESTRINI, IN VIA CARLO CATTANEO 14 A RAVENNA, SI DISTINGUE PER PROFESSIONALITÀ E STILE NELL’OFFERTA DI GIOIELLI E OROLOGI DI LUSSO.
IN QUESTE PAGINE, ALCUNI ANELLI E OROLOGI ESPOSTI NELLA GIOIELLERIA DI GIAN LUCA CANESTRINI.
Non si può che restare colpiti dalla bellezza dei gioielli e dall’unicità degli orologi, guardando la vetrina di GL di Gian Luca Canestrini in via Carlo Cattaneo 14 a Ravenna. Il negozio è meta, sin dalla sua apertura, di cultori del settore oltre che ovviamente di chiunque desideri farsi un bel regalo o donare qualcosa di speciale. Da quasi quarant’anni, Canestrini esercita la professione con passione e competenza. Tutto è iniziato infatti nel lontano 1981 con una piccola gioielleria a Predappio, a pochi chilometri dalla natia Civitella di Romagna. L’avventura è poi proseguita a Forlì all’interno della Galleria Vittoria, e di seguito a Ravenna, nella centrale via Cavour a partire dal 1987. Da undici anni a questa parte, la sede della gioielleria-orologeria è in via Carlo Cattaneo 14. Un angolo di città, particolarmente suggestivo e poeti-
co, che si è rivelato anche molto fortunato, perché in grado di attirare nuovi clienti, oltre a quelli più affezionati provenienti da tutta la Romagna. Per quanto riguarda i gioielli, GL si distingue per l’ampia offerta dei prodotti, tra anelli, collier, bracciali e monili vari, tutti di ottima fattura. “Si va dal pezzo d’epoca a quello più moderno e contemporaneo,” spiega il titolare Canestrini. “Sul primo fronte, abbiamo gioielli vintage anche di grandi marchi come Bulgari e Pomellato, molti dei quali trovati nelle più prestigiose fiere di settore, per la gioia di chi sogna qualcosa di esclusivo e poco commerciale. Per quel che riguarda il nuovo, offriamo collezioni di nostra produzione, con la possibilità di garantire anche creazioni su richiesta o modifiche su misura. Ci avvaliamo della collaborazione di aziende italiane di qualità che utilizzano
pietre naturali e particolari”. Quest’ultimo è un punto di forza della gioielleria. “Per questo la gente è contenta di venire da me,” prosegue Canestrini. “Sa che non deludo mai, proponendo prodotti artigianali e finemente lavorati che si conciliano con l’idea di bellezza che normalmente si associa a un gioiello. Quali sono i pezzi più richiesti? Quelli classici, indubbiamente: tra gli anelli, un bel solitario, un trilogy o una veretta; per i bracciali e collane, il tennis di diamanti, la pietra che la fa sempre da padrone per acquisti importanti. Ma disponiamo anche di pregiati zaffiri e smeraldi, mentre il rubino è sempre più difficile da reperire. Teniamo anche oggetti di nicchia, tipo spille, orecchini o collier con disegni più particolari, che ben esprimono la buona manifattura dei laboratori da cui ci serviamo.” Quando si parla di GL, impossibile poi non parlare di orologi, soprattutto di quelli destinati a restare nella memoria per sempre. Oltre che esperto di pietre preziose, Canestrini è ormai un punto di riferimento in materia di orologi famosi. “Il più bel complimento,” ricorda Canestrini, “è quando le persone mi dicono che vengono da me perché si fidano. Di questi tempi, non è cosa da poco, soprattutto quando ci si avvicina a un ac-
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QUANDO SI PARLA DI GL, IMPOSSIBILE NON PARLARE DI OROLOGI, SOPRATTUTTO DI QUELLI DESTINATI A RESTARE NELLA MEMORIA PER SEMPRE. OLTRE CHE ESPERTO DI PIETRE PREZIOSE, GIAN LUCA CANESTRINI È ORMAI UN PUNTO DI RIFERIMENTO IN MATERIA DI OROLOGI FAMOSI.
quisto importante come un orologio di alte griffe. Solo con l’esperienza, la pazienza e la giusta preparazione si riesce a riconoscere l’autenticità di un pezzo di valore”. “Il mercato del secondo polso è in forte crescita, soprattutto quello dei Rolex, un marchio che consegna molto lentamente. I profani sono portati a pensare che basti verificare la garanzia, che attesta l’originalità del prodotto, per essere certi di ciò che si acquista. Ma non è così: l’orologio va valutato attentamente nel suo complesso, sia a livello estetico, sia nei suoi meccanismi interni. Può capitare infatti che, durante una revisione, siano stati montati pezzi assemblati che ne diminuiscono il valore. Un altro luogo comune,” aggiunge, “è che si possa risparmiare con un seconda mano. In realtà, non è così: diversamente dalle auto, gli orologi di lusso non si svalutano nel tempo se il proprietario se ne prende cura. Anzi, alcuni pezzi vintage sportivi particolari, spesso introvabili, possono raggiungere cifre ragguardevoli, soprattutto se oltre alle certificazioni, si sono conservate le scatole, i cartellini e tutti i dettagli originali.”
Gioielleria GL di Gian Luca Canestrini Ravenna, Via Carlo Cattaneo 14 Tel. 0544 219047 - luca.canestrini@libero.it
SCOLPIRE
Dal kitsch al
CLASSICO L’ARTISTA FAENTINO ANDREA SALVATORI HA UN’IDEA DI SCULTURA CHE NON PUÒ PRESCINDERE DALLA FISICITÀ E DALLA PESANTEZZA DELLA MATERIA CORPOREA.
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di Aldo Savini / ph Lidia Bagnara
Entrando nello studio-laboratorio di Andrea Salvatori sembra di trovarsi in una specie di bazar arabo per la gran quantità di cose, tra vasellame, libri, vinili, oggetti vari e i materiali più disparati che ha accumulato andando per musei, mercatini e anche discariche. Guardandosi attorno, ben presto il vasto ambiente si rivela come una vera e propria wunderkammer, una privata camera delle meraviglie che si presta per essere letta come un diario di vita, un archivio esistenziale, perché ogni oggetto rimanda a un’esperienza, un’occasione, un incontro. Allo stesso tempo è lo specchio rivelatore della personalità dell’artista e del suo mondo interiore da cui affiorano desideri, riflessioni, il bisogno di fare e una straordinaria vitalità. Originariamente era un capannone artigianale ampio e luminoso, caratteristiche indispensabili per la sua attività di artigianoartista, di scultore che utilizza la ceramica. Di Solarolo, nato a Faenza nel 1975, ha frequentato l’Istituto d’Arte per la Ceramica, non tanto perché avesse l’intenzione di fare il ceramista, quanto
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perché fin da ragazzo gli piaceva lavorare con le mani. Successivamente, conclusa con una tesi sul kitsch la specializzazione in scultura all’Accademia di Belle Arti di Bologna, ha frequentato la bottega di Bertozzi & Casoni. Per lui è stato come entrare in una bottega del Rinascimento, dove si apprendeva il mestiere sia con le mani, esercitandosi nella formatura degli stampi, nelle tecniche del colaggio e nella rifinitura degli oggetti, sia con gli occhi, guardando le cose, anche le più insignificanti in apparenza, per scoprire la bellezza che sanno trattenere. Da questa lezione e su questi presupposti ha origine la sua idea di scultura che non può prescindere dalla fisicità e dalla pesantezza della materia corporea. Le sue sculture non nascono da un modellato libero bensì da oggetti preesistenti, anche di cattivo gusto, propri dell’estetica kitsch. Oggetti di cui salva la forma, la quale, depurata da tutti gli aspetti decorativi e funzionali tipici della tradizione ceramica faentina, è esaltata dal bianco. La purezza del colore, mentre rende la leggerezza e la delicatezza, vincendo la pesantezza dei materiali, conferi-
IN ALTO, LO SCULTORE ANDREA SALVATORI.
LE SUE SCULTURE NASCONO DA OGGETTI PREESISTENTI. ALLA BOTTEGA RINASCIMENTALE DI BERTOZZI & CASONI HA APPRESO IL MESTIERE SIA CON LE MANI, SIA CON GLI OCCHI, SCOPRENDO LA BELLEZZA CHE LE COSE ANCHE PIÙ INSIGNIFICANTI SANNO TRATTENERE.
sce quella classicità propria della scultura ottocentesca dei calchi e dei busti in gesso posti lungo i corridoi delle Accademie, delle porcellane e del biscuit francese. La traduzione in ceramica con l’uso degli stampi di oggetti come un pallone da calcio, un vaso classico, sedie, madonnine, statuine magari all’origine in plastica o in altri materiali banali, li rende eterni perché assumono, anche nel piccolo formato, un aspetto monumentale. Salvatori interviene poi con inserimenti per stravolgerne il volume, in modo che ne esca un’opera rigenerata: semplice nella complessità, chiara e pulita, senza imperfezioni, con un altro valore che, come in un gioco di ribaltamenti, umoristico e trasgressivo, apra a una visione surrea-
listica e talvolta assurda. La sua ricerca ha attraversato varie fasi, passando dalle piccole dimensioni delle stelle, delle sfere e delle piramidi, a quelle grandi delle sculture-vaso Ikebana rock’n’roll e del Big Testone, ottenuto dalla testa del David di Michelangelo, ingrandita e ribaltata per diventare un contenitore. Per questi ha fatto ricorso a mezzi tecnologici, in particolare alla stampante in 3D dell’Azienda WASP di Massa Lombarda, dove inizialmente sono stati prodotti gli stampi con le loro resine anziché il gesso; successivamente, sperimentando anche l’argilla, Salvatori è intervenuto direttamente al momento dell’esecuzione con modifiche e aggiunte al progetto, ottenendo così non copie uniformi ma opere uniche. IN MAGAZINE
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SUONARE
Mai più senza
METRONOMO ALDI DALLO SPAZIO, BAND RAVENNATE NATA NEL 2015, È ALLE PRESE CON IL SECONDO ALBUM. MA SENZA FRETTA PERCHÉ LA MUSICA È, PRIMA DI TUTTO, DECOMPRESSIONE DALLA FATICA DEL QUOTIDIANO. di Silvia Manzani
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Tra una nuvola di fumo di sigaretta, un nuovo riff di chitarra e l’idea che un altro lockdown potrebbe anche portare, come quello di primavera, a scrivere altra musica, continua sull’onda dell’ottimismo ma anche del senso di realtà il progetto musicale Aldi dallo Spazio nato nel 2015 a Ravenna. Composto da Dario Federici (voce e tastiere), Marco Braschi (basso), Lorenzo Guardigli (batteria) e da Davide Mosca e Simone Sgarzi (entrambi alle chitarre), la giovane band allergica alle definizioni, ma che si potrebbe definire progressive, ha approfittato dei mesi della pandemia per immaginare un nuovo album dopo QuasAr, autoprodotto nel 2017 e poi pubblicato due anni dopo dalla Jolly Roger Records. “Dalla quarantena di aprile in poi,” raccontano Dario Federici e Davide Mosca, “abbiamo approfittato del tempo a disposizione per registrare tutto quello che ci passava per la testa. Abbiamo la fortuna di vivere in una casa molto grande, che anche gli altri membri del gruppo considerano un po’ come il nostro quartier generale. Qui nasce, molto spesso, il processo creativo: il primo di noi che ha qualcosa di nuovo da proporre lo fa ascoltare agli altri, da lì partono il confronto, l’arrangiamento e poi il percorso che porta al pezzo finale. Un percorso che è un po’ come fare l’amore: ci sono i momenti più concitati, quelli più calmi. Le parole arrivano sempre dopo, con il tempo.” Così come avversi alle etichette, gli Aldi dallo Spazio lo sono anche ai tempi da rispettare a tutti i costi e ai paletti: “Le nostre canzoni sono spesso piuttosto lunghe. Non c’è una scelta, alla base. Semplicemente, ci vengono così. E siccome a noi interessa, prima di tutto, produrre musica gustosa, continuiamo a rispettare quelle che ci sembrano
le idee giuste. Tutto il resto non conta.” Ecco perché il gruppo non si è fissato alcuna scadenza per il secondo disco: “Per quanto ci riguarda, potrebbe uscire tra un anno come tra dieci, non c’è fretta. Nessuno di noi vivrà mai di musica, abbiamo tutti un lavoro e gli Aldi sono per noi il nostro tempo di decompressione dagli impegni e dalla fatica del quotidiano.” Quello che più manca, in questo periodo, è suonare dal vivo: “Essere sul palco e avere il pubblico davanti è fonte di grande adrenalina. Al Bronson, nel gennaio di quest’anno, c’erano moltissime persone tra i venti e i trent’anni ad ascoltarci, è stata una bella soddisfazione. Il nostro pubblico, comunque, è molto variegato: ci sono diverse persone di mezza età che hanno un bagaglio culturale musicale legato agli anni Settanta e che ritrovano in noi, con molta probabilità, sensazioni note. Ci è capitato, a Roncofreddo, di conoscere un americano letteralmente in visibilio per la nostra musica. Senza contare un nostro fan, Roberto Saguatti, che è bene citare perché ci ha seguiti fino a Udine.” In fondo anche gli Aldi, per quanto millennials, sono molto legati alla musica di ieri: “Ci piacciono molto Lucio Battisti, la PFM, i Genesis, i Pink Floyd e i Led Zeppelin. In generale, i nostri gusti affondano nel rock anni Settanta e spesso, quando cerchiamo buona musica, d’istinto ci viene da guardarci indietro invece che cercare qualcosa di attuale. Ciò non significa che siamo chiusi al nuovo. Partiamo sempre dal presupposto che se un’idea è bella, non importano il genere e l’epoca. Noi non demonizziamo nulla e nessuno. Come quando si mangia, prima di dire non mi piace bisogna assaggiare.” In ogni caso, è il senso del bello a guidare l’esperienza
“ABBIAMO L’ABITUDINE DI CHIAMARCI ALDI. ALDO È CHI SA EMOZIONARSI DAVANTI A QUALCOSA PER CUI NE VALE LA PENA. LA VITA CI COSTRINGE A VOLTE ALLE BRUTTURE, MA NOI VOGLIAMO ENTUSIASMARCI ANCORA, SEMPRE, PER LA BELLEZZA DELLA MUSICA.”
musicale della band. “Tra di noi, proseguono Federici e Mosca, “abbiamo l’abitudine di chiamarci Aldi. Aldo è chi sa emozionarsi davanti a qualcosa per cui ne vale la pena. La vita ci costringe a volte alle brutture, vogliamo invece mantenere, per dirla alla Pascoli, il fanciullino che è in noi. Entusiasmarci ancora, entusiasmarci sempre, per la bellezza della musica.” Da qui anche il nome QuasAr, che in fisica è un nucleo galattico attivo estremamente luminoso: “Guardando allo spazio, ci sembrava uno degli elementi più fighi che esistessero.” Concentrati sulla qualità prima di ogni altro aspetto, quando riascoltano il primo album gli Aldi fanno in genere due considerazioni: “Viene da chiedersi come abbiamo potuto registrarlo senza metronomo, una vera pazzia che non ripeteremo. E poi viene da pensare che avremmo potuto fare di meglio. Ora siamo un po’ più esperti, su molti fronti abbiamo affinato le nostre abilità. Restiamo, però, molto carenti sui social: siamo talmente poco abituati a tenere i cellulari in mano e così vogliosi di suonare, che non abbiamo ancora studiato come promuoverci attraverso quelli che sono i canali più utilizzati oggi. In fondo, poi, ci interessa di più realizzare un prodotto di valore che arrivare chissà dove.” IN MAGAZINE
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LEGGERE
Sognando
I MANGA
PASSANDO DA CLIENTE A TITOLARE, MONIA BACCHI HA RILEVATO LA GESTIONE DELLA STORICA FUMETTERIA L’ETERNAUTA, TRASFORMANDO LA SUA PASSIONE IN PROFESSIONE.
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di Roberta Bezzi / ph Massimo Fiorentini
Quando si riesce a fare della propria passione una professione, lavorare diventa qualcosa di molto coinvolgente. È quanto accaduto a Monia Bacchi che, nel gennaio 2019, ha rilevato la gestione della storica fumetteria L’Eternauta di via Baccarini 42, passando quindi da cliente a titolare. Le origini del negozio, noto a tutti i cultori del settore, si perdono nel tempo e risalgono almeno a quarant’anni fa, quando ancora si trovava a un civico diverso come libreria tradizionale. Della trentaseienne colpiscono subito l’entusiasmo con cui si rapporta agli affezionati clienti, così come la competenza dato che legge gran parte dei libri che vende, dai classici agli ultimi arrivi. Monia Bacchi, come nasce l’interesse verso il mondo dei fumetti? “Fin da piccola, anche se inconsapevolmente, sono stata affascinata dalla bellezza dell’animazione giapponese. Avevo pochi anni quando, insieme a mia madre, alle mie sorelle e ai miei cugini, trascorrevo le giornate guardando i cartoni animati. Ricordo ancora la felicità e l’esaltazione con cui prendevo parte alla visione dei vari episodi dei miei cartoni preferiti, mi sembrava si essere parte
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di questo magico mondo. Cercavo di immaginare e indovinare il seguito, pensavo continuamente che anche a me sarebbe piaciuto avere poteri magici come Creamy o Magica Emy o Sailor Moon.” Qual è stato il passaggio successivo che ha consacrato questa propensione? “La vera rivelazione, quella che mi avrebbe aperto totalmente le porte di un magnifico mondo nuovo, è avvenuta nell’estate 2001 quando una mia ex compagna di classe delle medie mi ha reso partecipe di un grande segreto: i manga. Così, abbiamo scoperto che le opere che ammiravamo sin da bambine sul piccolo schermo erano in buona parte delle trasposizioni di opere letterarie di autori giapponesi che venivano pubblicate anche in Italia. Insieme siamo andate in una piccola edicola di paese, dove ho acquistato un’opera che mi ha cambiata per sempre: I’S di Masakazu Katsura. L’innamoramento è stato immediato e totale, per questo piccolo oggetto in cui si concentravano tutte le mie passioni: leggere, annusare il profumo della carta, ammirare opere d’arte e provare a disegnarle a mia volta. Da allora il mio amore per tutto il mon-
“FIN DA PICCOLA SONO STATA AFFASCINATA DALLA BELLEZZA DELL’ANIMAZIONE GIAPPONESE. LA VERA RIVELAZIONE È AVVENUTA NEL 2001 QUANDO UNA MIA EX COMPAGNA DI CLASSE DELLE MEDIE MI HA RESO PARTECIPE DI UN GRANDE SEGRETO: I MANGA.”
do dei manga non è mai venuto meno, anzi è cresciuto sempre più sino a farmi maturare l’idea di rilevare L’Eternauta, negozio in cui passavo molto tempo sin dai tempi dell’università, visto che era proprio di fronte alla Biblioteca Classense dove studiavo.” Da quanto ha rilevato la fumetteria, come sono cambiati i suoi gusti? “Mi sono avvicinata particolarmente al fumetto italiano e ame-
ricano, alle graphic novel e ai libri fantasy di piccole case editrici.” Una curiosità: cosa vuol dire manga? “È un termine giapponese che indica i fumetti. Ne esistono diverse categorie: avventura, fantascienza, horror, dark, ma anche di tipo poliziesco e sportivo fino a quelle che trattano di maghe e combattenti dotati di superpoteri. Va poi detto che il termine cartone animato, molto caro a chi ha vissuto gli anni Ottanta come me, è in realtà sostituito dai giovani di oggi da anime.” È corretto dire che in Giappone ci sia un culto per i manga? “Sì, perché attirano un pubblico trasversale. In Italia sono per una nicchia di appassionati e per bambini. D’altra parte i cartoni animati in Giappone nascono per gli adulti e, spesso, escono in versione censurata per il mercato italiano ed estero. In alcuni casi, le storie stesse vengono completamente stravolte. Un esempio? La versione nostrana di Sailor Moon non contiene alcun riferimento a un amore saffico che invece c’è in quella originale.” Com’è cambiato l’universo dei fumetti in questi anni? “Oggi escono molte più opere di un tempo, è diventato difficile starci dietro. Tra le novità da segnalare certamente l’avvento dei manga in stile europeo. Ma il modo di lavorare è completamenIN MAGAZINE
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te differente. Nel Paese del Sol Levante, ogni autore ha un’équipe che segue la produzione di tante tavole, lavorando anche venti ore al giorno. C’è chi muore di troppo lavoro… Del celebre Detective Conan, scritto e disegnato da Gosho Aoyama, sono già usciti 97 libri in Italia. Tra i fumetti emergenti da segnalare One Piece che sta prendendo il posto di Dragon Ball.” Chi sono i clienti più affezionati? “Impossibile fare un unico identikit. I più giovani vengono in libreria più che altro per i manga, i trentenni per i manga, le graphic novel e i Supereroi americani, anche se questi ultimi hanno perso un po’ di smalto ultimamente. Ci sono anche i sessantenni che amano autori come Milo Manara e
IN QUESTE PAGINE, MONIA BACCHI ALL’INTERNO DEL SUO NEGOZIO DI FUMETTI, L’ETERNAUTA.
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Hugo Pratt. Per i bambini tengo qualche dvd di animazione e libri Disney che piacciono anche agli over 30 nostalgici.” Molti di loro saranno dei collezionisti… Come si definisce il valore commerciale di un fumetto? “In realtà lo siamo un po’ tutti. Per esempio, se escono tre varianti di un fumetto, con tre copertine diverse, è facile che si decida di acquistarli tutti e tre. Così, come c’è grande attenzione nella scelta del libro, affinché tutti i dettagli siano perfetti. Fare una valutazione è sempre difficile, perché tutto dipende da quanto gli altri sono disposti a pagare. Tra gli autori emergenti c’è Zerocalcare: alcune sue edizioni variant da qualche migliaio di copie, tipo Scheletri o A Babbo Morto, uscite al prezzo
“MANGA È UN TERMINE GIAPPONESE CHE INDICA I FUMETTI DI VARIO TIPO,” SPIEGA MONIA. “IL MIO AMORE PER TUTTO IL MONDO DEI MANGA NON È MAI VENUTO MENO, ANZI È CRESCIUTO SEMPRE PIÙ SINO A FARMI MATURARE L’IDEA DI RILEVARE L’ETERNAUTA.”
di listino di 21 euro, si trovano in vendita sul web anche a 150-190 euro. Diversamente da quanto si crede, i libri di Topolino, Tex Willer e Dylan Dog, classici di sempre, non prendono grande valore, malgrado gli estimatori non manchino.”
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