Forlì IN Magazine 05/2022

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n.5 2022 www.inmagazine.it forlì ALESSANDRA BRUNI COMUNICARE CON LE IMMAGINI GIACOMO GARAFFONI LA POETICA DELLA MANCANZA SPECIALI IN MAGAZINE ROMAGNA E CELEBRAZIONI
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EDITORIALE

Chiudiamo l’anno rendendo omaggio all’arte e alla cultura: in copertina, l’illustratrice Alessandra Bruni narra le notizie di attualità attraverso le immagini, e Giacomo Garaffoni debutta come autore e registra teatrale con l’opera Voglio soltanto le ossa. Un’interessante prospettiva sulla storia del denim è raccontata nel docufilm Rewind realizzato da Menabò Group, che festeggia vent’anni accanto ai grandi dell’industria del settore. Le due promesse della lirica Elena Salvatori ed Eleonora Benetti ci parlano della loro vita dedicata al canto, e Simone Laurenzi dell’idea dietro al suo racconto La spagnola, vincitore dell’edizione 2022 del Premio IN Magazine per la prosa inedita. Vi presentiamo poi lo speciale IN Magazine Romagna, anteprima della nuova testata online firmata Edizioni, e lo speciale Celebrazioni dedicato alle eccellenze imprenditoriali. Buona lettura!

Edizioni IN Magazine s.r.l.

Via Napoleone Bonaparte, 50 - 47122 Forlì | T. 0543.798463 www.inmagazine.it | info@inmagazine.it Anno XXIV N.5

dicembre/gennaio Reg. di Tribunale di Forlì il 23/11/1998 n.27

Direttore Responsabile: Andrea Masotti

Redazione centrale: Clarissa Costa

Coordinamento di redazione: Roberta Invidia

Artwork e impaginazione: Francesca Fantini

Ufficio commerciale: Roberto Amadori, Gianluca Braga

Stampa: La Pieve Poligrafica Villa Verucchio (RN) Chiuso per la stampa il 12/12/2022

Collaboratori: Barbara Baronio, Anna Chiarini, Paola Francia, Francesca Miccoli.

Fotografi: Andrea Bonavita, Bruno Bravi, Francesco Girardi, Raoul Grandolfo, Murio.

scrivendo a privacy@inmagazine.it

DI
16 10 / PROFILI ALESSANDRA BRUNI 10 43 22 16 / PROFILI GIACOMO GARAFFONI 22 / MODA VENT’ANNI DI DENIM 30 / CANTO PROMESSE DELLA LIRICA 36 / RACCONTI PREMIO IN MAGAZINE 43 / SPECIALE IN MAGAZINE ROMAGNA 61 / SPECIALE CELEBRAZIONI AZIENDALI 6 / PILLOLE NOTIZIE DALLA PROVINCIA
Tutti i diritti sono riservati. Foto e articoli possono essere riprodotti solo con l’autorizzazione dell’editore e citando la fonte. In ottemperanza a quanto stabilito dal Regolamento UE 2016/679 (GDPR) sulla privacy, se non vuoi più ricevere questa rivista in formato elettronico e/o cartaceo puoi chiedere la cancellazione del tuo nominativo dal nostro database

PILLOLE

NUOVO SHOWROOM AUGUSTO GABELLINI

CESENA | La Concessionaria Augusto Gabellini ha inaugurato a Cesena il nuovo showroom Audi e Porsche, in Piazza Caduti del Lavoro, con Federico Cangiotti come responsabile della filiale cesenate. Ad aprire e chiudere la serata è stato Juri Gabellini, Amministratore unico dell’azienda, che porta avanti il progetto di famiglia iniziato nel 1932 da Augusto Gabellini e poi proseguito da suo figlio, padre di Juri, Giorgio Gabellini. Con uno sguardo rivolto al futuro, Juri porta avanti l’azienda di famiglia con passione e innovazione verso le nuove generazioni, lavorando verso l’espansione dell’azienda nel territorio. Ospiti speciali della serata, il Dott. Fabrizio Longo, Direttore della Divisione Audi Italia, e il Dott. Pietro Innocenti, Amministratore Delegato di Porsche Italia.

BCC INNOVATION FESTIVAL

CESENA | La sedicesima edizione del Premio Malatesta Novello ha premiato Arturo Alberti, Marisa Degli Angeli e Guido Guidi come i tre cesenati illustri che, attraverso la loro professione e scelte di vita, hanno contribuito ad accrescere il valore della loro città d’origine in tre ambiti: il sociale, la difesa dei diritti e delle donne, e l’arte. “L’aspetto che li avvicina,” ha commentato il Sindaco Enzo Lattuca nel corso della cerimonia di premiazione, tenutasi il 20 novembre, “è la comune vocazione a spendersi per il prossimo, operando in modo chiaro, fermo ed equo e tenendo bene a mente la propria missione di vita.” Un’edizione altamente sostenuta dai cittadini cesenati, con oltre 1.000 segnalazione pervenute.

CESENA | “L’idea è la vera rivoluzione”: al via la seconda edizione del Bcc Innovation Festival, l’iniziativa promossa dalle BCC del Gruppo BCC Iccrea per individuare le migliori idee imprenditoriali nel campo dell’Innovation Technology e facilitarne la crescita e il posizionamento sul mercato. In premio, un percorso di incubazione o accelerazione d’impresa del controvalore di 30.000 euro. Anche quest’anno, Bcc Romagnolo presenterà le proprie proposte selezionandole dai progetti che partecipano ad Accademia delle Idee, l’incubatore della banca che aiuta i giovani potenziali imprenditori e startupper a sviluppare le proprie intuizioni innovative. Le candidature sono da presentare entro il 31 gennaio 2023.

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FORLÌ | Il 2022 ha segnato un importante traguardo per la gioielleria Brillante di Forlì: il negozio e oreficeria artigianale ha infatti festeggiato i 35 anni di attività, celebrati insieme a collaboratori, amici e clienti con un party di compleanno presso la sede nel cuore della città. Per Raffaella, Lia e tutto lo staff Brillante, è stata una grande emozione poter condividere questo anniversario con i tantissimi clienti e amici, che hanno dimostrato stima e affetto. “Tanta energia positiva che stimola a proseguire su questa strada.”

FORUM LIVII DEBUTTA CON SUCCESSO

FORLÌ | “Siete pronti alla battaglia?” Il 2 dicembre 2022 è stato presentato il boardgame Forum Livii dedicato alla città di Forlì, creato da Simone Valmori e dall’associazione Agenda Filosofica e già disponibile in diversi punti vendita e librerie. “L’idea di un gioco in scatola sulla storia della città di Forlì e i miti del territorio romagnolo mi ha subito entusiasmato,” ha affermato il Sindaco Gian Luca Zattini. “Abbiamo sposato con entusiasmo il progetto e, su iniziativa dell’Assessore Paola Casara, lo abbiamo proposto e distribuito a tutte le scuole della città, affinché venga utilizzato come prezioso strumento didattico.”

SEVEN KEYS: DISTOPICO ITALIANO

FORLÌ | È un progetto crossmediale quello della forlivese Laura Ferretti, in arte Lala Blhite: dopo il successo di 7K - Seven Keys riscosso al Sedici Corto Film Festival, l’autrice ha presentato l’uscita dell’omonimo romanzo, già disponibile in libreria. Una storia che narra di un futuro distopico in cui le sorti dell’umanità sono nelle mani di sette ragazzi, ballerini.

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PROFILI ALESSANDRA

“Un rebus al contrario, in cui sono le parole che portano alla creazione dell’immagine e alla resa visiva di un concetto. A volte succede per l’ispirazione di un istante, a volte è il frutto di una ricerca lunga e meticolosa.” Quando chiedi ad Alessandra Bruni una definizione di sé e di cosa fa nella vita – e le fai un dispetto perché non ama le definizioni, “le definizioni ingabbiano,” dice – ti risponde così.

Illustratrice, tatuatrice e modella, classe 1997, Alessandra è un talento naturale che trasuda tenacia e semplicità e che, anche se giovanissima, ha già collezionato una lunga

COMUNICARE STORIE ATTRAVERSO IMMAGINI TRA ARTE E ATTUALITÀ

BRUNI

serie di attestati e collaborazioni di tutto rispetto, anche nel panorama internazionale. Dal New York Times a Le Monde, passando per L’Espresso, la Repubblica, Il Sole 24 Ore e la rivista Internazionale, le sue illustrazioni hanno fatto il giro del mondo Con un tratto distintivo e una peculiarità tutta sua: realizzare un’intrigante contaminazione tra arte e realtà, tra l’attualità e la sua rappresentazione visiva, intrisa di simboli e significati.

Figlia unica, nata a Prato ma forlivese d’adozione, all’età di quattro anni si trasferisce a Meldola con la mamma e il papà impiegato

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in un’azienda di inchiostri – quasi fosse un destino di famiglia – e fin da piccolissima, a soli tre anni, prende in mano la matita. “Mi è sempre piaciuto disegnare, per un bisogno naturale, una necessità. Quando mi chiedevano cosa volevo fare da grande,” dice, “rispondevo l’artista, lavorare con l’arte in tutte le sue forme.” Si iscrive al Liceo Linguistico e comincia l’attività di tatuatrice, con l’idea di trasformare le storie delle persone in arte, arte sulla pelle.

“Però sentivo che mi mancava qualcosa,” racconta, “avevo bisogno di allargare le mie conoscenze e la mia formazione, sentivo il desiderio di contaminarmi con altri mondi.” E così nel 2019 si iscrive alla Facoltà di Antropologia Culturale all’Università di Bologna e comincia a frequentare le lezioni. Ma, dopo poco, tutto si interrompe bruscamente per l’arrivo della pandemia.

LA SUA PRIMA ILLUSTRAZIONE CONDIVISA SUI SOCIAL DIVENTA VIRALE E FA IL GIRO DEL MONDO. COL TEMPO, ALESSANDRA INIZIA A COLLEZIONARE GRANDI COLLABORAZIONI, ANCHE

INTERNAZIONALI: MONDADORI, NEW YORK TIMES, LE MONDE, L’ESPRESSO, INTERNAZIONALE

Ed è proprio da questo ‘stop’ forzato che inizia la sua avventura creativa. “Nei lunghi giorni della quarantena, all’improvviso ho avvertito l’impulso di creare in libertà, di seguire l’istinto e durante il lockdown ho realizzato il mio primo portfolio.” È in questo periodo che nasce l’immagine che si rivelerà il trampolino di lancio nel mondo delle illustrazioni, il primo a condividerla è stato Lodo Guenzi del gruppo musicale Stato Sociale. L’immagine ritrae un uomo e una donna abbracciati sotto una mascherina, come sotto a una coperta e, una volta pubblicata su Instagram, diventa virale non solo in Italia ma anche all’estero. Grazie alle numerosissime condivisioni sul social network, Alessandra entra in contatto con illustratori di tutto il mondo e attiva collaborazioni con artisti russi e messicani. La strada è tracciata. Poco dopo si iscrive al MiMaster di Milano,

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Centro di formazione internazionale per illustratori. “È stata un’esperienza che mi ha insegnato tantissimo e che ha determinato il mio percorso attuale, anche se all’inizio mi sentivo un pesce fuor d’acqua,” dice. “Qui ho potuto imparare sul campo e venire in contatto con le più importanti figure del settore che sono tuttora i miei punti di riferimento.” Durante il master si aggiudica, in sequenza; il contest lanciato da Mondadori, per il quale disegna la copertina del libro Dove non esistono gli addii, l’illustrazione di un articolo scientifico di Internazionale e – “inaspettatamente,” dice lei – quella della sezione ‘Book Review’ del New York Times, per il quale lavorerà anche successivamente.

Alla fine del 2021 parte una nuova collaborazione, quella con la rivista Frizzifrizzi, magazine di cultura visiva, per la quale cura la

rubrica ‘Come ogni lunedì’, in cui ogni primo giorno della settimana illustra una notizia di attualità, costume, politica o scienza della settimana precedente.

“Tutto è nato come un esperimento,” racconta. “L’idea era quella di trasformare in linguaggio grafico la parola, l’informazione, raccontare attraverso i simboli. Quando leggo una notizia nella mia mente nascono delle connessioni artistiche e comincio a buttare giù uno schizzo, altre volte procedo per tentativi fino ad arrivare al risultato finale. È una sperimentazione continua. L’immagine è un mezzo potentissimo per comunicare e trasmettere un messaggio che induce l’osservatore alla riflessione.”

Un esperimento, quello della rubrica, riuscito, se è vero che ‘Come ogni lunedì’ è diventata anche una mostra itinerante che raccoglie le sue illustrazioni e che, dopo essere stata esposta a Bologna, approderà a Trento e successivamente in altre città d’Italia. Nel 2022 arriva un altro importante riconoscimento e si aggiudica la copertina della Guida della Milano Fashion Week, stagione 2022/2023: una donna che sorseggia un cocktail su una terrazza di Milano, sotto il cielo stellato.

Reduce dalla recente esperienza al Festival internazionale Lucca Comics & Games, dove ha fatto il firmacopie per il libro Piove per esigenze di trama Commissario Elfo di Nicolò Targhetta, tra i progetti futuri c’è quello per una importante azienda di design. “Hanno visto una mia copertina in libreria e mi hanno contattato, ne sono stata lusingata. Il mio lavoro di illustratrice, che poi era il mio sogno di bambina, richiede studio e disciplina,” dice. “Non basta l’ispirazione, bisogna allenarsi all’ispirazione perché il mondo delle idee e delle immagini non è infinito. È necessario trovare i collegamenti con la realtà intorno a noi, con la nostra vita, con il linguaggio quotidiano, perché da un’idea possa nascere un’immagine. Proprio come in un rebus, al contrario.”

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IN APERTURA, ALESSANDRA BRUNI. NELLA PAGINA PRECEDENTE, ALCUNE ILLUSTRAZIONI REALIZZATE PER LA RUBRICA ‘COME OGNI LUNEDÌ’ DEL MAGAZINE FRIZZIFRIZZI.

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IL TEATRO COME VITA E POETICA DELLA MANCANZA

GARAFFONI

“Sono stato rapito dal teatro. Non credo che avrei potuto fare altro nella vita e a volte penso di aver iniziato a recitare proprio per arrivare a scrivere. Avevo bisogno di trovare la mia voce.” Così si racconta l’artista cesenate Giacomo Garaffoni che con il suo spettacolo Voglio soltanto le ossa, opera dedicata alla concittadina Cristina Golinucci scomparsa nel 1992 e mai ritrovata, ha debuttato come autore e registra teatrale al Bonci di Cesena realizzando il suo più grande desiderio, quello di scrivere e dirigere un’opera interamente sua in ogni aspetto, anche nella scenografia e nel disegno sonoro.

Garaffoni, classe 1981, studioso di filosofia, sin da giovanissimo si è affacciato al mondo del teatro in punta di piedi ma con grande determinazione. All’età di 25 anni si è avvicinato alla poetessa Mariangela Gualtieri, alla sua poetica e scrittura, e poi al regista Romeo Castellucci di cui ha ammirato la regia. Immediatamente si sono rivelate la sua spiccata sensibilità e la sua brillante abilità

nel comunicare. “Non sono un figlio d’arte e non so dire quando sia scattato in me questo desiderio di indagare il mondo del teatro, di certo però, da cesenate, c’è stato il momento in cui ho incontrato il lavoro delle grandi famiglie artistiche di Cesena, e questo mi ha segnato. Mi sono innamorato di quel tipo di teatro, di quella ricerca e del linguaggio d’avanguardia che li hanno fatti conoscere al mondo intero. Cesena, pur essendo una città piccola piccola, mi ha offerto l’occasione di farmi coinvolgere nel grande teatro internazionale.”

Garaffoni ha i suoi inizi come attore performer nel 2009 e debutta con il Caino della Gualtieri per la regia di Cesare Ronconi. A partire dalla sua partecipazione al Festival di Avignone del 2012, con il suo primissimo lavoro scritto, Momento bianco, un’opera di video e di danza, per passare alle sue successive produzioni con le quali ottiene importanti riconoscimenti, emerge subito la sua grande propensione per le figure femminili,

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FOTO FRANCESCO GIRARDI / STUDIO KIWI
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che conduce sul palco con le loro fragilità e attualizzandole. “Non ci sono personaggi maschili nel mio lavoro,” confessa Garaffoni. “Ho perso mio padre da bambino e sono stato cresciuto da una comunità femminile composta da mia madre, da nonne e da zie e quindi è come se la mia scrittura non potesse distaccarsi da ciò che mi ha originato. La biografia è fuori dal mio teatro, io non scrivo mai di me stesso, ma scrivo di cose ho visto e vissuto. La vita è un posto strano,” continua, “dopo queste esperienze di attore, mi sono trovato in un periodo sabbatico di qualche anno e quando sono ripartito ho deciso di puntare sulla scrittura e sulla regia. Così nel

CON VOGLIO SOLTATO LE OSSA, OPERA CHE RICOSTRUISCE LA TRAGEDIA DI CRISTINA GOLINUCCI, GARAFFONI HA DEBUTTATO COME AUTORE E REGISTRA TEATRALE AL BONCI DI CESENA, DIRIGENDO LO SPETTACOLO IN OGNI ASPETTO.

2019 ho scelto di affrontare il lungo viaggio che si concretizza quest’anno con Voglio soltanto le ossa prodotto da Emilia-Romagna teatro ERT - Teatro Nazionale. Nel frattempo sono accadute tante cose belle. Nel 2020 c’è stata la mia Cassandra. Il diritto di parlare, di cui sono autore e anche interprete, che mi ha portato tante soddisfazioni: ho ricevuto il Premio giovane arte contemporanea e cultura della Regione Emilia-Romagna, la mia opera è stata premiata a Parma capitale della cultura, ed è un lavoro che mi è valso una nomination in Biennale che poi ho vinto. In seguito, nel 2021 la Biennale Teatro di Venezia mi ha nominato miglior nuovo autore italiano vincendo il bando ‘autore under 40’ e per quell’occasione ho scritto Veronica, un testo che affronta la storia della morte di una ragazza e della comunità femminile che si genera dietro questo lutto.”

Anni intensi in cui Garaffoni si è immerso totalmente in quella ricerca che egli definisce “un osservatorio sul vuoto, uno sguardo profondamente emotivo su ciò che rimane nel mondo contemporaneo dopo il collasso dell’identità.” È proprio da una mancanza che Garaffoni è partito per lavorare sull’importante progetto di Voglio soltanto le ossa, spettacolo che ha sviluppato con Marisa Degli Angeli, madre di Cristina. Una storia dal titolo forte che deriva da una frase che Marisa ha pronunciato nel 2015 dopo l’ennesima lettera anonima che annunciava significativi ritrovamenti. Lo spettacolo ha debuttato proprio sul palco del Bonci in occasione della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, coinvolgendo tutta la comunità cesenate. “Ciò che fa da perno al mio lavoro è la mancanza e il vuoto, un po’ come il disco in vinile, che senza il foro centrale non riuscirebbe a girare. In questo caso c’è una manifestazione del vuoto, Cristina è divenuta un’icona della mancanza. Il mio è un teatro della tragedia: come ai tempi dei greci la tragedia era un fenomeno molto concreto dentro la società, poiché la comunità era in-

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LE FIGURE FEMMINILI SONO SEMPRE PROTAGONISTE. “SONO STATO CRESCIUTO DA UNA COMUNITÀ FEMMINILE E QUINDI È COME SE LA MIA SCRITTURA NON POTESSE DISTACCARSI DA CIÒ CHE MI HA ORIGINATO.”

dotta a una riflessione dopo aver assistito allo spettacolo, allo stesso modo ho scelto di far ripartire il mio teatro proprio da una tragedia contemporanea.”

In seguito la forza di questa storia ha travalicato il teatro: “Immediatamente si è reso chiaro che questa vicenda poteva superare il teatro, da qui è nato un romanzo e una serie televisiva che ho già scritto e che stanno ottenendo ottimi riscontri.”

Garaffoni ha condotto la sua ricerca leggendo ogni atto e lettera legati al caso. “Ho conosciuto Marisa, la madre di Cristina, e le ho chiesto il permesso di parlare della figlia: ho scoperto una donna incredibile che da una tragedia ha saputo creare un’associazione per le donne scomparse, Penelope onlus.” Un’indagine che tocca tante ombre della

città e il racconto di una ferita aperta che Livia Rossi (come Cristina) e Alice Torriani interpretano con grande rispetto e delicatezza. “Abbiamo realizzato sul palco del Bonci un’architettura per consentire a una madre di dire addio.”

Garaffoni, che quando scrive e prepara uno spettacolo non ha praticamente tempo libero, trova nel teatro l’emozione straordinaria della vita. “Il rumore del sipario è uno dei suoni della mia esistenza, il teatro ha questa doppia valenza per me: è il luogo in cui mi sento costantemente in pericolo, perché sul palco mi misuro con il buio, quello vero, con la luce, quella spietata, e con l’imprevisto, ma al tempo stesso però è anche l’unico luogo in cui riesco ad affrontare il pericolo e mi sento a casa.”

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IN QUESTE PAGINE, L’AUTORE E REGISTA TEATRALE GIACOMO GARAFFONI SUL SET DELLA PRODUZIONE TEATRALE VOGLIO SOLTANTO LE OSSA
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VENT’ANNI

MENABÒ FESTEGGIA DUE DECENNI ACCANTO AI GRANDI DEL SETTORE

DI DENIM

Vent’anni accanto ai protagonisti globali dell’industria del denim, portando in tutto il mondo idee e creatività e diventando un osservatorio autorevole sull’andamento dell’intero settore. È l’esperienza di Menabò Group, l’agenzia di comunicazione con sede a Forlì che per festeggiare due intensi decenni di attività a livello internazionale ha realizzato un docufilm, presentato in anteprima in una delle principali fiere di settore, dal titolo Rewind. 2002-2022: denim innovations, faces, challenges and fresh insights moving through key communication highlights. Un’interessante prospettiva sulla storia e sull’evoluzione dell’industria del denim – iconico tessuto dei jeans - e sul suo sviluppo futuro. “Vent’anni dopo siamo seduti al solito, amatissimo, posto, dietro i computer della nostra sede di

Forlì, ma da qui, a partire dal 2002, abbiamo esportato e internazionalizzato la nostra agenzia di comunicazione e consulenza strategica anche in un settore, diciamo, insolito per il nostro territorio, quello del fashion e dello streetwear.” Comincia così il racconto di Stefano Scozzoli, presidente di Menabò Group, sottolineando come i primi vent’anni del terzo millennio abbiano visto la nascita e lo sviluppo di un’esperienza che si è dimostrata rilevante nella formazione dell’industria del denim, avendo assistito di fatto, innovazione dopo innovazione, alla costruzione della storia di quella filiera produttiva che oggi viene indicata con il nome di fashion value chain, proprio perché caratterizzata da sinergie e collaborazioni tra tutte le fasi della produzione orientate a cre-

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FOTO MURIO
MODA

IN APERTURA, UNA FOTO TRATTA DAL SERVIZIO SULL’AGENZIA MENABÒ

REALIZZATO DAL MAGAZINE J’N’C.

IN ALTO, UN EVENTO ORGANIZZATO PER ISKO (TREVISO, 2016). IN BASSO, DA SINISTRA, UN EVENTO DI PRESENTAZIONE DEL LIBRO BLUEMASTERS (NEW YORK, 2014)

E UNA SFILATA I-SKOOL TENUTASI PRESSO IL RISTORANTE CARLO E CAMILLA IN SEGHERIA (MILANO, 2015).

are valore per l’industria e per il consumatore finale.

Infatti, ininterrottamente, Menabò ha affiancato molti dei più importanti protagonisti globali di questo comparto tessile nell’attività di comunicazione delle nuove collezioni, della sostenibilità e dell’innovazione responsabile. Da qui l’espansione di questa business unit, partita con il primo cliente influente Martelli Lavorazioni Tessili, di Toscanella di Dozza (ma con sedi in Turchia, Romania e paesi del Maghreb) e che ha portato negli anni Menabò a organizzare lanci ed eventi a New York, Berlino, Londra, Parigi, Barcellona e a valorizzare clienti non solo italiani, ma anche esteri, tutti caratterizzati da una forte

spinta all’innovazione, come ad esempio Isko, il più importante produttore mondiale di tessuto denim, e Lenzing, il colosso austriaco ecosostenibile innovatore nel campo delle nuove fibre tessili cellulosiche come il Modal, la viscosa, il Tencel. “Uno dei clienti più distanti da Forlì l’abbiamo avuto in Bangladesh,” aggiunge Gianluca Rondoni socio di Menabò e direttore creativo dell’agenzia, “si tratta di M&J, un produttore virtuoso di jeans e abbigliamento, che ha chiesto il nostro aiuto per far conoscere la sua realtà in Europa superando alcuni dei preconcetti legati alle produzioni in quell’area del mondo, che al tempo erano legati al disastro di Rana Plaza, attraverso una comunica-

IN VENT’ANNI MENABÒ HA AFFIANCATO I PROTAGONISTI DEL SETTORE CON PROGETTI STRATEGICI, DI BRANDING, UFFICIO STAMPA E COMARKETING CON NOMI COME GUESS, CLOSED, ARENA, DIESEL E GEOX.

zione credibile e di sostanza. Di recente abbiamo consegnato un progetto per un cliente ancor più lontano, il brand giapponese LiFill, che ribadisce l’indole internazionale del gruppo.”

La clientela estera, infatti, è arrivata a rappresentare il 30% del totale, un risultato interessante per una società di servizi che non esporta beni ma idee e creatività e che è diventata autorevole come osservatorio sull’intera industria del denim al punto da essere chiamata a far parte di progetti culturali internazionali in qualità di membro di giuria in concorsi e premi, di conferenziere in talk e di editorialista su riviste di settore. Da citare anche lo sviluppo del progetto I-skool, uno dei più

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MODA

“Packaging” tradotto letteralmente dall’inglese significa imballaggio. In realtà, però, il termine inglese copre molti più significati di quello italiano. Il packaging è infatti la scienza, l’arte e la tecnologia di avvolgere e proteggere i prodotti per la la distribuzione, lo stoccaggio o la vendita. Il packaging, oggi, è molto più di un semplice imballaggio che serve a proteggere la merce. È una forma di comunicazione verbale, contiene e avvolge il prodotto. L’involucro, è la prima immagine che vediamo, la prima sensazione che percepiamo. Spesso è proprio il primo impatto a determinare il successo di un prodotto!.

Come un packaging efficace va ben oltre la copertura di un prodotto con un involucro, la sua realizzazione è altrettanto importante per garantire la perfetta qualità ottimizzando i tempi e i costi.

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IL 30% DEL TOTALE, UN RISULTATO IMPORTANTE PER UNA REALTÀ CHE NON ESPORTA BENI MA IDEE E CREATIVITÀ E CHE È DIVENTATA AUTOREVOLE OSSERVATORIO

SULL’INTERA INDUSTRIA DEL DENIM.

importanti contest denim per le università della moda, con le ultime edizioni pre-Covid che hanno visto la partecipazione di più di 20 atenei nel mondo; altra attività differenziante è stata quella legata a oltre 100 progetti di co-marketing realizzati con i più importanti brand di moda e di accessori: Guess, Closed, Calzedonia, Arena, Haikure, Diesel, Geox e tanti altri.

“Dalle esperienze vissute in vent’anni nel settore del denim da Menabò ne è nato un archivio di foto, di file, di video, di parole che può diventare interessante per gettare uno sguardo sull’evoluzione dell’indu-

stria del denim e l’affermazione dell’importante ruolo, non solo economico ma anche sociale e storico, giocato dalla fashion value chain. Per questo abbiamo pensato di cucirli insieme in un video docufilm che possa restituire un racconto dell’attività frenetica di un settore mentre si stava formando,” spiega Elisa Ravaglia, socia di Menabò, direttrice strategica della divisione fashion e ideatrice del progetto insieme a Margherita Verlicchi, dal 2010 a capo dell’ufficio stampa fashion. Il trailer di Rewind. 2002-2022: denim innovations, faces, challenges and fresh insights moving through key communica-

tion highlights, è stato presentato durante l’ultima edizione di PV Denim, kermesse itinerante che raccoglie tutto il mondo del denim, che si è svolta a Milano il 23 e 24 novembre scorso. Ai materiali d’archivio si aggiungono contributi e interviste che i più importanti influenzatori del settore hanno voluto rilasciare per trasformare il docufilm in un bilancio su quanto realizzato e una riflessione sul futuro attraverso i temi più attuali della sostenibilità e dell’innovazione responsabile, a partire dal designer Adriano Goldschmied, ideatore del Genious Group e ideologo del denim europeo e americano.

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IN ALTO, DA SINISTRA IN SENSO ORARIO, LA CONFERENZA STAMPA DI LANCIO DEL LIBRO I LOVE FINISHING (BARCELLONA, 2008), LE GIURIE DEI PREMI INTERNAZIONALI BLUELENZ (MONACO DI BAVIERA, 2021) E I-SKOOL DENIM MARKETING AWARD (MILANO, 2015), UN EVENTO ORGANIZZATO PER ISKO PRESSO BIBLIOTECA DELLA MODA (MILANO, 2015).

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ADVERTORIAL C’UVÉ VINI E AFFINI

A FORLÌ APRE UN NUOVO SPAZIO DEDICATO AL MONDO DEL VINO, CURATO DA CAVIRO, IN CUI COMPRARE O DEGUSTARE VINI E PRODOTTI TIPICI DEL TERRITORIO.

Un po’ shop e un po’ enoteca: è C’UVÉ - Vini e Affini, un nuovo spazio presente a Forlì, in viale Risorgimento 105. Si tratta di un negozio di esposizione, vendita e assaggio di vino, curato da Caviro. La particolarità? “È proprio l’anima ibrida del locale,” spiega Sara Pascucci, Head of Communication del Gruppo Caviro “Qui si possono acquistare bottiglie di vino conservate in fresco per cene o appuntamenti dell’ultimo minuto, oppure comprare quantità più importanti di bottiglie per rifornire la propria cantina a casa. Ma non è tutto: ci si può fermare nel locale per degustare e, se non si finisce il vino, è possibile portare a casa la bottiglia con il tappino perso-

nalizzato C’UVÉ.”

Gli enologi di Caviro hanno curato la selezione delle bottiglie sulla base delle esperienze maturate da anni negli altri punti vendita Caviro e sulle tendenze di oggi. “L’obiettivo è quello di permettere ai nostri clienti di degustare una scelta dei migliori vini italiani accompagnati da piatti leggeri e gustosi ,” continua Sara Pascucci. “Caviro raggruppa tante realtà produttive vinicole diffuse in tutta Italia e, se certamente la parte più importante spetta ai nostri vini che rappresentano al meglio il territorio romagnolo, abbiamo voluto che questo locale racchiudesse una sintesi dell’intero territorio nazionale.”

Numerose le eccellenze presenti in cantina: tra i bianchi ci sono sia le bollicine più richieste, dal Novebolle romagnolo al Prosecco, dai Franciacorta al Trentodoc, fino agli Champagne e ai Cava spagnoli, sia i vini fermi più apprezzati, dalla Romagna alla Sicilia, al Trentino Alto Adige. “Tra i rossi una menzione speciale va al Sangiovese Appassimento,” sottolinea Pascucci, “uno dei vini più amati dai nostri clienti, ma troviamo anche i più celebrati vini veneti, toscani, piemontesi, siciliani, pugliesi.

All’interno del portafoglio offerto ci sono vini che sono stati premiati nei più rilevanti concorsi enologici internazionali come James Suckling, The Wine Avo-

TRE SONO GLI SPAZI STUDIATI CON CURA: UNA SALA ESPOSITIVA, UNA SALA ‘SOCIAL’ E UNA PIÙ INTIMA CON TAVOLINI. IL PERSONALE, GIOVANE E PREPARATO, È CAPACE DI SUGGERIRE E PROPORRE ABBINAMENTI INTERESSANTI E ORIGINALI.

cate, Decanter, Mundus Vini e Gambero Rosso.”

I clienti di C’UVÉ sono accolti da un personale giovane e preparato, capace di suggerire e proporre abbinamenti interessanti e originali . Tutto questo in un ambiente dall’atmosfera contemporanea, calda e informale. L’area espositiva e gli arredamenti all’interno del locale

sono interamente in legno e ferro – il progetto è stato realizzato da Caviro in collaborazione con l’architetta Francesca Rapisarda. Il locale si compone di tre spazi studiati con cura per rendere l’esperienza particolarmente accogliente: una prima grande sala espositiva con tutte le bottiglie in vendita, sempre in fresco, una seconda sala ‘social’ che può ac-

cogliere gruppi e una terza sala, con tavoli più piccoli, adatti a un consumo più intimo. Con l’arrivo della bella stagione è molto piacevole anche l’esterno. “Verranno organizzati degustazioni e momenti di convivialità,” conclude Sara Pascucci. “Da gennaio 2023 organizzeremo serate a tema con speciali abbinamenti fra vino e food. Alla

base di C’UVÉ c’è la volontà di valorizzare il territorio e le regioni vitivinicole più vocate e al contempo avvicinarci ai cittadini creando uno spazio di socialità all’interno della città, dove si può appunto bere e allo stesso tempo gustare qualche prodotto tipico del territorio quali salumi, formaggi e piccola stuzzicheria. Un luogo dove sentirsi a casa.”

Forlì | V.le Risorgimento, 105 | T. 335 1744168 www.cuveviniaffini.it | C’UVÉ

PROMESSE

LE VITE SUL PARCO DI ELENA SALVATORI ED ELEONORA BENETTI

DELLA LIRICA

Accomunate dal talento cristallino, da una determinazione più forte di qualsiasi avversità, da quell’umiltà che è la virtù dei forti. E anche da nomi che evocano il chiarore della luce. Quella luce che viene da lontano e illumina d’immenso l’orizzonte. Elena Salvatori ed Eleonora Benetti sono due giovanissimi talenti della lirica, orgoglio di Forlì nel mondo. Elena si è aggiudicata la 75° edizione del prestigioso concorso di Spoleto riservato ai giovani cantanti lirici e in terra umbra ha iniziato la carriera concertistica, debuttando in The rape of Lucretia di Britten, e brillando ne La serva padrona di Pergolesi e nella prima mondiale di La porta divisoria di Carpi. “Quando da bambina mi chiedevano cosa volessi fare da grande,” racconta Elena, “rispondevo risoluta: la cantante! Mai però avrei pensato di dedicarmi alla lirica, il mio sogno era diventare Hannah Montana.” Durante

“HO CAPITO CHE LA LIRICA POTEVA ESSERE LA MIA VITA SOLO QUANDO HO PERCEPITO L’EMOZIONE NEGLI OCCHI DEGLI SPETTATORI,” RACCONTA ELENA SALVATORI. “STO CONDUCENDO UNA BATTAGLIA PER LA CORRETTA DIZIONE E PER AVVICINARE I RAGAZZI A QUESTO MONDO MERAVIGLIOSO.”

pure gli esordi non sono brillanti e in famiglia la passione di Elena è vissuta in maniera tiepida. Ma lei non si è mai scoraggiata, “al punto che d’inverno finisco per esercitarmi in auto con tanto di cappotto!” spiega la ragazza sorridendo, prima di svelare un retroscena dal sapore romantico.

le ore di canto al Liceo artistico e musicale Canova, la splendida ugola scopre la magia dell’opera.

“Mi si è aperto un mondo e ho capito che nella vita non avrei potuto dedicarmi ad altro.” Ep-

“Il mio bisnonno veniva ingaggiato per cantare le serenate. La bisnonna me lo raccontava sempre emozionata: le sembrava di vedere in me una parte di lui.” Il successo affonda le radici anche in quella modestia sconosciuta a troppi colleghi. “Credo di essere più caparbia che talentuosa. Ho capito che la lirica poteva essere la mia vita solo quando ho percepito l’emozione negli occhi degli spettatori. E mi sento davvero felice quando prendo coscienza dei miglioramenti dovuti allo studio.”

Tra i segreti di Elena c’è anche la guida di una stella polare. “Wilma Vernocchi è la mia ancora, mi segue da quando avevo 13

30 CANTO
DI FRANCESCA MICCOLI

anni. Mi ha lasciato sbattere la testa tante volte, non mi ha evitato le grandi fatiche, le delusioni. La sua frase ‘l’esperienza non si insegna’ funge ogni giorno da stimolo a crescere con grinta e impegno.”

La più grande soddisfazione è la vittoria a Spoleto, “la mia ultima opportunità all’Italia, Paese che ha dato i natali alla lirica e che paradossalmente non la ama e valorizza abbastanza.” A favorire il disinteresse contribuisce la difficoltà di comprensione delle opere. “Sto conducendo una battaglia per la corretta dizione e per avvicinare i ragazzi a questo mondo meraviglioso.” Ha trasformato la sua passione in professione Eleonora Benetti, da poco nominata dal Comune di Forlì madrina dell’Auditorium Conad in quanto simbolo del panorama musicale e culturale della città di Saffi. Oggi ventiseienne, la soprano ha conosciuto la prima ribalta mediatica nel 2006, quando a poco

più di 9 anni si esibì in mondovisione intonando l’inno di Mameli alla cerimonia inaugurale delle olimpiadi invernali di Torino. Una performance toccante di rara purezza. Di quella bimba la giovane donna ha conservato il talento, affinato dallo studio e dall’applicazione.

“L’amore per il canto nasce assieme a me: in famiglia siamo tutti appassionati, il nonno in particolare era un melomane, innamorato della classica. A 5 anni sono entrata a far parte del Coro Voci Bianche - Città di Forlì.” Pochi mesi più tardi il debutto al pianoforte.

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IN ALTO, LA CANTANTE ELENA SALVATORI AL PIANOFORTE.

ELEONORA BENETTI È STATA NOMINATA DAL COMUNE DI FORLÌ MADRINA DELL’AUDITORIUM CONAD, IN QUANTO SIMBOLO DEL PANORAMA MUSICALE E CULTURALE DELLA CITTÀ DI SAFFI. “LA LIRICA È LA MASSIMA ESPRESSIONE DI CIÒ CHE SI PUÒ FARE VOCALMENTE.”

“Dopo il diploma al Liceo musicale Angelo Masini, nel 2008 mi sono laureata in canto solistico lirico moderno al Conservatorio Maderna di Cesena. Conseguita la laurea triennale all’Università di Bologna, oggi insegno canto e pianoforte alla scuola InArte e in altri istituti forlivesi, e faccio parte del gruppo teatrale La Compagnia dell’Anello.”

Nel 2016 il ritorno a Torino, “città splendida dove ho ricevuto un’accoglienza incredibile, ho cantato nuovamente l’inno rievocando un momento rimasto nel cuore di molti. Sarei felicissima se anche un solo bambino avesse scoperto la ma-

gia della musica grazie a quella interpretazione. La lirica è la massima espressione di ciò che si può fare vocalmente. Non è un pianeta lontano, ma anzi super-accessibile: è importante trovare la giusta strada per avvicinarsi.” Il presente di Eleonora Benetti è fatto di audizioni, concorsi, collaborazioni con i Conservatori, il futuro contempla la chiusura del cerchio accademico nella sede ravennate dell’Alma Mater, quindi la piena realizzazione di un sogno ormai a portata di mano, calcando quel “palco dove mi sento a casa, e avverto la percezione intima di essere laddove dovrei essere.”

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CANTO
SOTTO, LA SOPRANO ELEONORA BENETTI SI ESIBISCE ALL’AUDITORIUM CONAD. PH ANDREA BONAVITA

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PREMIO

SIMONE LAURENZI È IL VINCITORE DEL CONCORSO PER LA PROSA INEDITA

IN MAGAZINE

Sulle nostre pagine non è un nome né una penna nuova, quella di Simone Laurenzi. Il vincitore dell’edizione 2022 del Premio letterario nazionale ‘Città di Forlì’, sezione IN Magazine, si era infatti classificato al primo posto già nel 2017 con il racconto 14 febbraio 2015, e al secondo nell’edizione del 2016. “Questo è il terzo premio ricevuto a Forlì,” racconta lo scrittore, “e per me rappresenta una conferma artistica e di valore, una crescita personale di consapevolezza. In un certo senso, la vittoria di quest’anno chiude un cerchio; mi piace considerarla una sorta di trilogia forlivese.”

Originario di Sant’Arcangelo, Laurenzi ha vissuto a Bologna, a Torino, poi anche a Forlì per quattro anni, stabilendosi infine nel 2018 a Bologna. E in tutto questo suo ‘viaggiare’ la scrittura ha sempre avuto una parte preponderante. “Scrivo da sempre,” spiega, “ma fermarmi e ripartire più volte nella vita mi è servito

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RACCONTI
DI CLARISSA COSTA FOTO BRUNO BRAVI

a mettermi in gioco, e ovviamente a poterne poi scrivere. In questo senso, anche la letteratura di genere al tempo è stata un passaggio molto importante, di maturazione: autori come Charles Bukowski, Knut Hamsun e Jhon Fante mi hanno insegnato qualcosa sulla scrittura ma anche sull’esistenza, che la vita è bella ma che è altrettanto bello scriverne, raccontando quello che ti accade in prima persona senza per forza delegare il pensiero. Così il racconto è diventato per me una necessità di espressione.” La novità dell’edizione di quest’anno è stata l’introduzione di un tema, L’Acqua, per la prosa inedita, e con il racconto La spagnola di Simone Laurenzi è stata premiata la capacità dell’autore di riuscire a veicolare un messaggio intimo e al contempo altrettanto universale, in cui l’apnea diventa una potente metafora della vita e si trasforma in un luogo. “Non pensavo sinceramente di vincere perché è

uno scritto molto personale, ed è stata una bellissima sorpresa. L’idea è arrivata in modo molto fulmineo, spontaneo: come succede a molti, ogni tanto ci si rende conto di trovarsi in apnea, per i più svariati motivi, e che prima di ritornare in superficie si preferisce starsene un po’ tranquilli, con le proprie ferite. Nel racconto ci sono alcuni elementi biografici, ma in realtà la sensazione di apnea che vive il protagonista, di attese ma anche di chiusure, è molto comune e condivisa. Dopo aver letto La spagnola, molti mi hanno confermato che hanno vissuto quelle stesse sensazioni, che si sono sentiti come il protagonista. E questo, della scrittura, trovo che sia la cosa più bella, il ‘perché dell’arte’ in sé, che mi ha dato più soddisfazione: scrivere qualcosa di non puramente autoreferenziale, che faccia sentire meno soli e che unisca, soprattutto in questo periodo storico in cui c’è molta solitudine.”

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LA SPAGNOLA

Quanto si resiste in apnea? Credo di non essermi mai fatto questa domanda, ma la spagnola si sta facendo la doccia, ed io sono qui a domandarmelo per la prima volta. Mi guardo una mano e ancora me lo domando e subito ecco la risposta. Io sono quasi due anni che sono sott’acqua, in apnea. In una rubrica di curiosità, avevo letto che Frank Sinatra cantava mettendo la testa nella bagnarola di casa e lo faceva per rafforzare la voce. Io non ho la vasca ma ho capito di essere in apnea da un bel po’, forse perché voglio battere qualche stupido primato o forse perché fuori hanno urlato troppo. E l’ho capito mentre la spagnola sta facendo andare l’acqua calda.

Non è la mia ragazza, è la giardiniera che viene due volte a settimana a mettere a posto il giardino. Alla fine, prima di andarsene, mi chiede sempre di lavarsi, perché voglio andare via pulita. Le prime volte mi ero chiesto se non fosse una forma di seduzione, e allora capii di essere sott’acqua a trattenere il fiato. Potrei sembrare un puro, ma non lo sono, solo sto trattenendo tutto e allora non mi accorgo di nulla, e ho desiderio per pochissime cose. Come il giardino, ad esempio. Me l’aveva fatto notare un pensionato affacciato al balcone mentre fumava. Che troiaio di giungla hai messo su? Risi, perché aveva ragione. Da due anni l’avevo lasciato incolto, e allora mi passò il numero di questa giardiniera spagnola. Era la prima ragazza che entrava in casa mia da tanto tempo, e s’interessò subito alla vasca di girini che tenevo davanti alla finestra. Le spiegai che da un po’ di tempo volevo costruire uno stagno artificiale con due, tre ranocchie, ma prima era tutto da sistemare, e ci avrebbe pensato lei. Quanto riesci a respirare sott’acqua? Vuoi dire stare in apnea? mi rispose la spagnola mentre potava il melograno. Siccome ero in apnea, a volte potevo sembrare goffo e le feci segno di sì con la testa. In apnea, giusto… Lei sorrise e sembrò un’altra persona, quasi carina, quasi la sentii. Non mi sono mai cronometrata… nemmeno io mi ero cronometrato, ma dovevo aver battuto qualche record. Ad Aprile sarebbero stati due anni, giorno più, giorno meno. Per questo rispondevo col fiato corto, che devo risparmiarlo, che chissà quanto fiato potrò ancora avere. Rispondere a qualsiasi cosa con non più di quattro parole, e poi metterci un sorriso o una risatina, tanto per far capire che non è colpa tua, è mia la colpa, sono io là sotto con le bollicine che escono dal naso. A occhi chiusi, a occhi aperti, spalancati per cercare di scoprire il fondo. Il fondo della bagnarola, il fondo che non c’è fondo, che non c’è nulla. E poi io nel fondo non ci vado. Potrei trovare un tesoro, un barracuda, un transatlantico inabissato cento anni fa, ed io non ho posto in casa né per un barracuda, né figuriamoci per un transatlantico.

Quindi solo la testa resta sotto e posso anche cantare, anche se sono stonato. Camminavo per la casa, e guardavo la spagnola da un’altra finestra. Usava un piccolo rastrello e si aiutava con le mani nude, non metteva guanti. Mi aveva spiegato che le piaceva la terra, e non c’erano rovi e spine. Non le interessava se le unghie si sporcavano, tanto poi si faceva la doccia e rimaneva anche un’ora a far scorrere l’acqua. I patti erano i patti. Rifiutava tisane e caffè, ma voleva sempre andare via pulita. Quando mi fissavo troppo a guardarla e se lei se ne accorgeva, tornavo a controllare la vasca dei girini. Ne morivano a grappoli e magari nessuno sarebbe diventato ranocchia. Spesso cambiavo l’acqua e fu proprio la spagnola a consigliarmi di comprare una pompa per ossigenare l’acqua, sennò addio rane! Ossigenare l’acqua, che visione perfetta per rimanere in apnea, come uno dei miei girini, ed ero fermo nell’attesa della metamorfosi, o forse di un colpo in testa, di un raffreddore, di una bestemmia. E come quei bastardelli nero lucido, sott’acqua ci stavo bene, forse perché l’acqua era già ossigenata, forse perché là sotto nessuno avrebbe fatto una domanda in più, nessuno avrebbe giudicato. Chiedere e non chiedere a braccia conserte, bollicine che escono dal naso, e i soliti spaventi, l’egoismo e la paura dei commessi annoiati e delle

cameriere stanche, e la voglia di uscire con la testa dalla bagnarola ricoperto da giovani ranocchie gracidanti, le stesse che presto, ti prego Signore delle Rane, avrebbero cantato per me nel mio giardino. La caldaia aveva smesso di lamentarsi, strano, di solito impiegava più tempo per lavarsi. Infatti, ecco di nuovo il ringhio metallico dell’acqua calda. Immagini del suo corpo di schiuma e poi immagini delle unghie sporche di terra e dello spazzolino passato per ripulirle. Aveva tutto il suo necessaire, tenuto in un astuccio viola, e dentro aveva anche uno spazzolino, le creme, delle salviette, boccette di shampoo. La terra che non si toglie, le unghie sporche, nulla di erotico, nessun desiderio e tutta la testa in apnea, con l’acqua che perde ossigeno e si fa fredda, da dare i brividi. Nessun brivido, i brividi in apnea non arrivano, non si sentono. Non caldo, non freddo. Allora meglio togliere la testa e mettere i piedi nell’acqua, le mani nell’acqua, i gomiti, il sedere.

Un nuovo rombo della caldaia, sembra che tra poco esploda, e quanta acqua stava consumando, allora meglio mettere tutta la testa nella bagnarola e sedarsi nel silenzio colmo di rintocchi lontani. Un silenzio dove tornano i riverberi degli ultimi anni, dei seri problemi di comunicazione, dei sottili sadismi, dell’amore patetico, delle complicazioni, d’insulti e traumi, di cose che iniziano e poi non finiscono. Nel silenzio dell’apnea nemmeno il mio battito sento, si alza solo una melodia scritta apposta per commuoversi, qualcosa di nostalgico per ieri, per un mese fa, per il sorriso di una sconosciuta, per le schiene sudate delle liceali negli ultimi giorni di scuola a giugno, e sono tutte le bollicine che escono dal naso mentre apro e chiudo gli occhi. Rintocchi lontani, ovattati nella profondità degli oceani salati, del sale che poi intacca il rame delle campane e tutto diventa di un verde marino, con alghe e piccoli granchi che si rifugiano nelle crepe dei silenzi.

Il nuovo ruggito della caldaia mi destò e pensai ancora all’acqua salata e a chi, negli anni, mi aveva parlato della pesca subacquea, e ci credevano tanto da elencarti tutti i pesci e da invidiarli per un minuto intero. Spiagge, scogli, e le tante ragazze che s’immaginavano felici solo nel fare un bagno al mare, in agosti di mille anni fa, e poi di bagni ne facevano uno solo e rimanevano desiderose di altro. La spagnola mi sembrava una di quelle. Di certo si stava facendo una doccia che le sarebbe bastata per una settimana. Era carina e mi piaceva guardarla muoversi tra le frasche del giardino, la guardavo e sentivo il fiato corto ed ecco che diventava la giardiniera delle mie miserie, del mio camposanto, delle piccole tombe dei girini che morivano e diventavano grigi.

Ogni tanto si prendeva una pausa e si fumava una sigaretta parlandomi. Mi spiegava, mi mostrava foglie e parassiti, ed io ascoltavo cercando di non guardarla negli occhi. I suoi occhi erano belli e chissà se riusciva a tenerli aperti sott’acqua.

Alla fine usciva vestita dal bagno e, prima di andarsene, controllava sempre la vasca dei girini. Sono la metà dell’ultima volta, commentava guardandomi. Anche io mi sentivo metà dell’ultima volta, e forse presto sarei scomparso del tutto e lei avrebbe continuato a fare i suoi lavori in giardino. Avrei potuto parlarle di tutto, di ogni cosa, delle rane, del perché era la prima ragazza che entrava in casa mia e la profumava di buono dopo tanto tempo, ma non ne vedevo il senso, e con la testa sott’acqua non mi avrebbe sentito. Sorridevo e rispondevo in quattro parole. Devi ossigenare l’acqua, sennò moriranno tutti, aggiunse allacciandosi le scarpe. Poi si legò i capelli con una fettuccia rossa, mise alcune cose nello zaino e mi guardò. Mi sentii inadeguato e presi un bel respiro per una nuova apnea. Venerdì non vengo, danno pioggia e un po’ d’acqua farà bene alle piante, ti confermo per lunedì. La caldaia si tacque e rimase solo il gocciolio della doccia, mi sedetti fuori, nel caldo di maggio, e aspettai venerdì, anzi no. Lunedì, in attesa di conferma.

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RACCONTO VINCITORE DEL PREMIO LETTERARIO NAZIONALE CITTÀ DI FORLÌ, SEZIONE PREMIO IN MAGAZINE PER LA PROSA INEDITA. DI SIMONE LAURENZI
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nata la società con Mirko. Oggi il nostro staff conta 20 professionisti, specializzati in ogni branca dell’odontoiatria: quasi il doppio dei tempi degli esordi, ci piace inserire in squadra sempre giovani.” Personale altamente qualificato e costantemente aggiornato, che opera in maniera multidisciplinare, utilizzando strumentazioni avveniristiche a livello diagnostico e terapeutico. M2 offre servizi di igiene orale e prevenzione, odontoiatria conservativa, endodonzia, parodontologia, ortodonzia, pedodonzia e implantologia. “Competenze ed esperienza permettono di risolvere in maniera soddisfacente qualsiasi tipo di problema odon-

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la salute dentale sia un diritto di tutti. Per questo abbiamo prezzi accessibili e altamente concorrenziali nel mercato italiano, anche grazie alla presenza di un laboratorio interno che permette di abbattere i tempi e i costi di produzione. Altresì un modo per combattere il turismo dentale e la proliferazione di centri low cost a discapito della qualità della prestazione,” Con inevitabili conseguenze. “Capita spesso di dover intervenire per rimediare ai danni provocati da chi lavora con bassi standard qualitativi. Scegliendo materiali di pessima fattura e dunque di breve durata.” Per venire incontro ai clienti, M2 prevede forme di pagamento dilazionate e finanziamenti a tasso zero. Lo studio ha inoltre stipulato convenzioni con vari fondi assicurativi (Previmedical, Metasalute, Fasdac, Prontocare, Welion, Generali, Campa, Unisalute, Intesa San Paolo, Myrete) per favorire l’accesso a tariffari agevolati e in alcuni casi la copertura assicurativa dell’intero intervento. Nella nuova sede, a piano terra e servita da un parcheggio privato, è in apertura

un reparto di estetica dentale che permetterà di coniugare il miglioramento della funzionalità dell’apparato masticatorio e l’armonia del sorriso, il primo biglietto da visita di ogni persona. Alla dottoressa Sara Laface, esperta in odontoiatria estetica e avanguardista tra le influencer odontoiatriche italiane, si prenderà cura dell’estetica del sorriso dei pazienti. Altri elementi distintivi di M2 sono l’azzeramento dei tempi di attesa e la durata del percorso terapeutico che in alcuni casi può risolversi nell’arco di una giornata.

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Una delle più grandi soddisfazioni per chi esercita la nostra professione è proprio quello di risolvere le difficoltà di chi non riesce più a nutrirsi normalmente. E che finalmente torna a vivere e a sorridere.” Il centro dentale M2, diretto a livello sanitario del dottor Cesare Gastoni, è aperto dal lunedì al venerdì. È attivo un

numero per le urgenze, normalmente gestite in giornata. La nuova avventura in viale Roma per il team di M2 si apre con un pensiero rivolto al dottor Stefano Pancaldi, “per tanti anni un perno della nostra squadra, venuto a mancare lo scorso mese di settembre, lasciando un grande vuoto in seno al gruppo di amici e collaboratori.” Ciao Stefano.

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DELL’ARCHITETTURA DEL PERIODO.”

Poco più di un chilometro e mezzo, in cui si condensa un pezzo di storia di Forlì e dell’Italia con la sua più alta espressione architettonica. È quello che l’assessore alla cultura del Comune di Forlì, Valerio Melandri, ha chiamato il ‘miglio bianco’ e su cui l’amministrazione di centro-destra guidata dal sindaco Gianluca Zattini ha avviato una decisa opera di restauro. Stiamo parlando del Quartiere Razionalista di Forlì che dalla Stazione dei treni si snoda fino a piazzale della Vittoria e che comprende edifici realizzati nel Ventennio, colpiti dallo stigma Fascista e per questo lasciati a lungo al degrado, come l’ex Gil, l’ex Collegio Aeronautico, il Monumento ai caduti con le Vittorie alate e diversi altri edifici che rappresentano una sorta di ‘catalogo a cielo aperto’ dell’architettura del periodo “Questa zona di Forlì rappresenta un unicum nel suo genere perché in pochissimo spazio troviamo tanti stili diversi,” dice Melandri. “Per avere una varietà simile, a Roma devi fare 50 chilometri passando dall’Eur al Foro Italico, dalla Città Universitaria al Palazzo Piacentini. A Forlì, in poche centinaia di metri, abbiamo l’ex Gil di Cesare Valle, le case dei Postelegrafonici, le palazzine progettate da Cesare Bazzani, l’edificio che fu l’asilo dedicato a Rosa Maltoni, ognuno di questi è ascrivibile a un periodo storico di cui il Razionalismo fu l’espressione più famosa e anche, è bene ricordar-

lo, l’ultima architettura italiana conosciuta nel mondo dopo il Rinascimento.” Un’operazione, quella di recupero e valorizzazione di un patrimonio a lungo dimenticato, che non è esente da critiche da parte di chi vorrebbe associare a questo progetto anche una sorta di ‘riabilitazione’ del regime che lo commissionò. Una lettura che l’assessore non condivide. “Alcune associazioni dicono ancora che si tratta di un patrimonio dissonante. A pensarci bene, tutti i patrimoni sono a loro modo dissonanti: l’arte ha sempre fatto il paio con la politica, quindi, è ovvio che porti con sé un’eredità che si presta ad essere giudicata. Vogliamo parlare di Giulio II, il ‘Papa terribile’ come venne chiama-

to, che posò la prima pietra dei Musei Vaticani e della Cappella Sistina? Era un papa guerriero e sanguinario, allora demoliamo tutto? Cancelliamo anche Depero per il suo stretto rapporto con il Fascismo? Non deve più succedere, secondo me, che si colleghi un certo tipo di arte alla politica e la si definisca dissonante, se un’architettura è di pregio lo è anche se è stata fatta in un periodo storico buio.”

Il ‘miglio bianco’, chiamato così per il colore delle architetture dell’epoca che sono principalmente bianche, è uno degli asset su cui il Comune punta per convogliare su altri punti di Forlì i flussi turistici del San Domenico, che ancora oggi lambiscono il centro senza davvero interes-

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IN APERTURA UNA VEDUTA AEREA DEL “MIGLIO BIANCO” CHE VA DALLA STAZIONE FERROVIARIA A PIAZZALE DELLA VITTORIA. ACCANTO, L’ASSESSORE ALLA CULTURA VALERIO MELANDRI CHE HA LANCIATO L’IDEA.

sare la città. “Certo, Forlì non è Firenze però abbiamo alcune caratteristiche che possono interessare almeno 50-100mila persone all’anno. Tra queste, appunto, c’è il ‘miglio bianco’, il Razionalismo e l’architettura del Ventennio, poi c’è Caterina Sforza, icona del Rinascimento forlivese, non dimentichiamo il Risorgimento – siamo la città di Aurelio Saffi con la sua casa museo e la sua tomba al Cimitero monumentale – e le grandi mostre del San Domenico che oggi ci caratterizzano più di tutto. Il museo sarà la punta di diamante del sistema SAN, acronimo dei tanti contenitori culturali di Forlì – San Domenico, San Sebastiano, San Giacomo, Santarelli – che saranno in piccolo il nostro Maxi di Roma a cui ci ispiriamo.”

Insomma, un progetto che dal ‘miglio bianco’ si estende per mettere a sistema tutte le poten-

zialità cittadine. Nei progetti del Comune c’è anche un biglietto unico che metterà in collegamento le grandi mostre con gli altri riferimenti culturali. Tornando al Quartiere Razionalista (in cui rientrano per la loro collocazione anche gli ottocenteschi Giardini della Vittoria di piazzale della Vittoria, anch’essi oggetto di restauro), i lavori hanno già restituito splendore alle Vittorie alate sulla cui cima è di nuovo accesa la lampada, spenta dopo i danneggiamenti della Seconda Guerra Mondiale e mai più riaccesa. Anche viale della Libertà ha una illuminazione tutta nuova e una risistemazione di alberature e pavimentazione (“non si faceva da 100 anni”); in via di rifacimento anche gli intonaci dell’ex Collegio Aeronautico (“uno dei più grandi d’Italia”) e il Comune è pronto a dar vita a due chicche che aumenteranno l’offerta

per i turisti e l’attrazione verso il Quartiere Razionalista. “Nell’ex Gil sarà realizzato l’Auditorium della Musica con il contributo da parte del Conad di ben 2 milioni di euro spalmati su 20 anni, e arriverà anche il Museo nazionale della ginnastica, grazie al nostro compianto concittadino Bruno Grandi. Si farà anche il Museo del volo nell’ex Collegio Aeronautico, dove valorizzeremo il quadrilatero dei mosaici per metterli in collegamento con i mosaici antichi di Ravenna, raccontando come l’arte musiva sia stata espressione del potere in momenti storici molto diversi tra di loro.”

A restauro concluso l’intenzione dell’assessore Melandri è di candidare il ‘miglio bianco’ a Patrimonio dell’Umanità dell’Unesco. “Il Quartiere Razionalista è un modo per valorizzare e non rinnegare quello che rende Forlì unica al mondo.”

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UN PARTICOLARE DEL VIALE DELLA STAZIONE DI FORLÌ DOVE SI CONCENTRANO DIVERSI STILI DELL’ARCHITETTURA RAZIONALISTA.

ANGOLO

IN SPIAGGIA A DOHA PER I MONDIALI DI CALCIO CON L’IDEA DI GAFFURI

DI ROMAGNA

IN MAGAZINE ROMAGNA
DI ROBERTA BEZZI FOTO ELISA PAOLUCCI GIANNETTONI

Se i mondiali di calcio 2022 in Qatar sono da dimenticare per l’assenza degli Azzurri in campo, al contrario sono da ricordare per la bontà dell’offerta di intrattenimento made in Romagna. Chi avrebbe mai pensato di allestire uno stabilimento balneare in stile cervese a Doha? Forse nessuno prima di Alessandro Gaffuri, amministratore delegato e fondatore di Cels Group, multinazionale già da anni attiva in Medio Oriente con un fatturato di 23-24 milioni di euro e 50 dipendenti fissi. Milanese di nascita ma ormai romagnolo d’adozione, visto che si divide tra Dubai, Doha e Milano Marittima, è noto sul territorio soprattutto per gli allestimenti luminosi e il villaggio di Babbo Natale oltre che per gli eventi estivi. Per la Fifa gestisce ben 24 progetti in Qatar, legati al divertimento e all’accoglienza dei tifosi da tutto il mondo, fra cui il bagno Angolo di Romagna, le innovative installazioni di Marco Lodola, i

L’IDEA È DEL VISIONARIO ALESSANDRO GAFFURI, CEO E FONDATORE DI CELS GROUP, CHE HA PENSATO A PROGETTI PER LA GESTIONE DEL DIVERTIMENTO E DELL’ACCOGLIENZA DEI TIFOSI DA TUTTO IL MONDO.

tunnel immersivi di un chilometro e mezzo e i sette chilometri di allestimenti sul lungomare di Doha.

“Ho iniziato nel 2015 a lavorare per il governo del Qatar,” spiega Gaffuri, “realizzando manifestazioni e festival importanti, con coreografie e migliaia di droni in cielo, per investimenti anche di 4-5 milioni di euro per un’ora

di show. Con tali disponibilità economiche la mia società è cresciuta in fretta, arrivando poi a occuparsi anche di concerti per le star Katy Perry e Maluma. L’idea di allestire uno stabilimento balneare in stile romagnolo,” prosegue, “nasce nell’ambito del progetto di supporto dell’isola Qetaifan dove si ricercano investitori immobiliari. Qui mi è stata offerta l’opportunità di aiutare l’isola nel completare l’offerta della spiaggia dove c’è una Fun Zone, ossia un’area vicina agli stadi dove offrire eventi quando non c’è la partita.” Nel complesso, sono coinvolte 600 persone per un investimento totale di oltre 20 milioni di euro. Il divertimento è garantito durante tutto l’arco della giornata: di giorno in spiaggia e di notte con la musica di dj internazionali, show di droni, fiamme laser e giochi d’acqua. Tra i numerosi artisti romagnoli invitati, meritano una citazione una resident band romagnola con musicisti ravennati, forlivesi e

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L’ANGOLO DI ROMAGNA È FREQUENTATO SOPRATTUTTO DA RESIDENTI OCCIDENTALI E ASIATICI, OLTRE CHE DAI NUMEROSI TURISTI E TIFOSI DI PASSAGGIO.

IN NUMERI: 800 OMBRELLONI, 3.000 LETTINI E 500 SDRAIO.

riminesi, dj Fabio Bartolini del Pineta, insieme ad altri colleghi della riviera, e Matteo Scaioli già di casa con la sua Maquina Parlante con cui conquista il pubblico. “A parte l’acquisizione di licenze molto care per distribuire alcolici,” ricorda Gaffuri, “non ci sono restrizioni particolari. Dimostrando una grande attenzione per la sicurezza, la Guardia Costiera locale e il ministero dell’Interno ci hanno messo a disposizione 20 bagnini locali a supporto dei 6 romagnoli

portati da noi, per coprire 500 metri lineari di spiaggia.” L’Angolo di Romagna è frequentato soprattutto da residenti occidentali e asiatici, oltre che dai numerosi turisti e tifosi di passaggio. “Mancano invece i qatarini,” specifica il fondatore di Cels. “Essendo molto sensibili al tema dell’alcol, in genere non frequentano posti dove c’è poco controllo sul consumo di tali bevande.”

Ed ecco alcuni numeri dello stabilimento balneare: 800 ombrel-

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IN APERTURA, ALESSANDRO GAFFURI (IL TERZO DA DESTRA), AD E FONDATORE DI CELS GROUP, INSIEME AL TEAM DI QETAIFUN.
marlugioielli.it

loni, 3.000 lettini e 500 sdraio. I materiali sono stati messi a disposizioni dagli otto stabilimenti balneari cervesi coinvolti nel progetto: Bandito, Mosquito, Bicio, Papao, Tangaroa, Spiaggia 30, Cortesi e Lanzarini. Tra gli imprenditori coinvolti c’è Alessandro Fanelli del Bandito 211. “Collaboro da tre anni con il gruppo Cels,” racconta. “Ho subito trovato il progetto molto stimolante dal punto di vista sia mediatico che delle attività. In quanto presidente della Pro Loco di Milano Marittima, oltre che presidente del sindacato Ristoratori Fiepet Confesercenti Cervia, qualunque attività di promozione turistica per me è sempre determinante. Spero che questo progetto possa ripetersi.” Per Fanelli dunque questa è la strada giusta da percorrere. “Il nostro Paese è percepito come un brand,” spiega. “Non c’è ovviamente una conoscenza specifica di Cervia e del turismo

classico romagnolo ma il nostro spirito festaiolo è noto. Ed è questo il motivo per cui l’offerta è stata principalmente incentrata sull’intrattenimento. Proporre una filosofia è un modo di farsi conoscere. Guardando al futuro, si può cercare di espandere l’attività, con il supporto delle istituzioni, promuovendoci nel mon-

TRA GLI IMPRENDITORI COINVOLTI, C’È ALESSANDRO FANELLI DEL BANDITO DI CERVIA: “UN’ESPERIENZA MOLTO STIMOLANTE, DA RIPETERE. PROPORRE UNA FILOSOFIA È UN MODO DI FARSI CONOSCERE ALL’ESTERO.”

do più come regione che come località. Siamo ancora indietro purtroppo, perché si investe poco in marketing e comunicazione, elementi invece fondamentali. Sarebbe bello riuscire a mettere insieme l’intrattenimento della spiaggia con il wellness e lo sport dell’entroterra romagnolo e con la Motor Valley emiliana.”

54 IN MAGAZINE ROMAGNA
IN QUESTE PAGINE, LA SPIAGGIA DEL BAGNO ANGOLO DI ROMAGNA A DOHA.

Uno diverso dall’altro come i nostri ospiti... Fantastici

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PERLA

I 100 ANNI DI RICCIONE, MUSA E ICONA ITALIANA

DELL’ADRIATICO

Lo sviluppo di Riccione da piccolo borgo agricolo a capitale del turismo nazionale prima, e internazionale poi, ha qualche cosa di unico nella storia del turismo. “Tutto parte da un treno: mezzo indispensabile per l’accessibilità e per un veloce collegamento con Rimini. L’idea di creare una piccola fermata temporanea avviene nei primi anni Sessanta dell’Ottocento a un curato di campagna, don Carlo Tonini,” racconta Davide Bagnaresi, professore e studioso dell’Università di Bologna, specializzato in tematiche storiche legate al mare, al turismo e alla storia del motociclismo.

Ma a chi doveva servire quel treno? “Siamo ancora anni luce dal turismo di massa e dall’uso della spiaggia come lo intendiamo noi adesso. Però, c’è un però. Stanno uscendo da parte di dottori universitari di tutta Europa numerosi trattati medici che descrivono ampiamente le capacità curative del sole. Il sole – lo dicono i dot-

RICCIONE ENTRA NELL’IMMAGINARIO COLLETTIVO DELLA NAZIONE E DIVENTA MUSA ISPIRATRICE, OLTRE CHE DESTINAZIONE TURISTICA D’ECCELLENZA, RACCONTATA E MUSICATA.

tori – è capace di curare tutto, dalla scrofolosi al rachitismo: malattie endemiche nelle città. Ed ecco allora la seconda idea di don Tonini: portare a Riccione, col treno, bambini scrofolosi provenienti da Bologna. Il successo è immediato: a Riccione giungono nel corso degli anni un numero tale di bambini che, lungo la spiaggia, si verranno a

creare dagli anni Settanta i primi imponenti sanatori.”

Parte poi la seconda ondata di questo sviluppo: dove vengono ospitati i primi villeggianti? Il vuoto che da sempre contraddistingue la spiaggia inizia a colmarsi. “Si chiama passaparola. Prima i genitori dei bambini, poi aristocratici e industriali. Non esistono strutture per riceverli, locande e bagnini che rendano gradevole il soggiorno in spiaggia. I riccionesi devono inventarsi un lavoro. Si affittano case, si creano baracche e ripari per il sole. Lo sviluppo potrebbe sembrare lento ma è costante. Anno dopo anno le richieste crescono e allora si rendono necessari i primi piani regolatori. La zona a marina cambia il suo aspetto. Cambia il suo aspetto Viale Viola (oggi Viale Ceccarini) e nascono nuove ville. Proprietaria è, ovviamente, l’aristocrazia emiliana. Sul finire dell’Ottocento Riccione è a tutti gli effetti una destinazione turi-

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DI LUCIA LOMBARDI FOTO EPIMACO “PICO” ZANGHERI

IN MAGAZINE ROMAGNA

stica in grado di competere anche con la vicina Rimini. Ma c’è un problema: Riccione fa parte di Rimini.”

Così, Riccione inizia a rivendicare la sua autonomia. “Riccione è divenuta una frazione irrequieta, tra lei e Rimini c’erano all’epoca ben 12 chilometri di terra di nessuno, di paludi. Rimini la sera è ben illuminata, a Riccione manca persino l’acqua potabile. Il divario è troppo e l’accusa da parte riccionese è quella di essere abbandonati.” Gli abitanti di Riccione iniziano con sempre maggior frequenza a chiedere investimenti per modernizzare il territorio. “Arriva poco di ciò che è richiesto,” continua Bagnaresi. “Per fortuna a colmare la lacuna ci sono benefattori (o meglio benefattrici) venuti da lontano. Il riferimento

è ovviamente Maria Boorman Ceccarini.” Anno dopo anno, dalla percezione dell’abbandono si passa alla consapevolezza di potercela fare da soli. Quindi cosa succede? “Nasce la Pro Riccione, il cui scopo è quello di raggiungere l’autonomia. Ne fanno parte i primi imprenditori turistici che nel frattempo sono nati, ma anche i proprietari di villini. La ‘battaglia’ è lunga, perseverante fino all’ottenimento dello scopo: la vittoria arriva nel 1922, con Regio Decreto.” Riccione è ora una icona italiana e mediatica, entra nell’immaginario collettivo della nazione e diventa musa. Nel corso di questo secolo è stata raccontata e musicata. “È stata persino protagonista di molti film. Ma andiamo per ordine. In pochi sanno ma esiste un romanzo, si

chiama Lembi d’anime, stampato nel 1919 e ambientato a Riccione. Una storia che all’apparenza può sembrarci un classico cliché ci offre invece l’immagine di una città in grande evoluzione, dove sono presenti tutti gli elementi per un futuro successo: la civettuola vita di spiaggia, il pomeriggio nei rinomati caffè e le serate alla moda sono oramai entrate a pieno diritto nella vita estiva della città. Siamo anni luce dalla Riviera raccontata da Tondelli, ma i primi richiami a una città senza orari ci sono tutti. Lembi d’anime non diverrà un best seller e verrà presto dimenticato, ma questo poco importa per Riccione. A parlare per lei saranno tra le due guerre i rotocalchi e le riviste. Nel secondo dopoguerra l’esplosione.”

Negli anni Sessanta Riccione è la capitale del turismo balneare italiano e come tale entra nei cinema e nelle case di tutti gli italiani. “Valerio Zurlini (suo assiduo villeggiante) la sceglie come set di Estate violenta (1959) e per alcune scene de La prima notte di quiete (1972). Nella Perla Verde dell’Adriatico vengono girati altri film cult come La Parmigiana (1963) e L’ombrellone (1965), girato da Dino Risi. Riccione ha continuato a essere protagonista di film, basti pensare al recente successo del 2020 di Sotto il Sole di Riccione di Enrico Vanzina. Una vita meritatamente sotto i riflettori, si potrebbe dire.”

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IN QUESTE PAGINE, ALCUNE FOTO RACCONTANO LA STORIA DI RICCIONE. IN ALTO A DESTRA, IL PROFESSORE DAVIDE BAGNARESI. SOTTO, RICCIONE NEGLI ANNI SESSANTA (NELLE FOTO D’ARCHIVIO DELLA BIBLIOTECA GAMBALUNGA DI RIMINI). PH ALESSANDRO CATRANI
CELEBRAZIONI GOLINUCCI SRL GUARDARE AL PASSATO COSTRUENDO IL FUTURO GRAN CAFFÈ 900 DELIZIE ARTIGIANALI F.LLI ANELLI COSTRUITI CON PASSIONE CASA DELLA TENDA LA STORICA AZIENDA RAVENNATE COMPIE 60 ANNI CASADEI GIOIELLI PREZIOSI RICORDI DA INDOSSARE

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GOLINUCCI SRL, GUIDATA DA PAOLO GOLINUCCI, HA

FESTEGGIATO I 70

ANNI DI ATTIVITÀ

DELL’ AZIENDA FAMIGLIARE DI ASSISTENZA E CONSULENZA

ASSICURATIVA CHE

OGGI SI APRE ALLA TERZA GENERAZIONE.

Una storia di famiglia che parte da lontano celebrata quest’anno con il traguardo dei 70 anni. La Golinucci Srl, oggi broker assicurativo con sede a Cesena, è stata fondata da Giuseppe Golinucci nel 1952, attività che si tramanda da padre in figlio insieme all’esperienza maturata nei vari decenni a seguito dell’evoluzione dei rischi da assicurare e con la consapevolezza che, per venire incontro alle esigenze dei clienti, i contratti assicurativi devono essere sempre più selezionati, confrontati e personalizzati con

condizioni particolari, utili per ottenere giusti risarcimenti in caso di danno.

Oggi alla guida c’è il figlio Paolo Golinucci – laurea in economia e commercio, pubblicista da 30 anni in materia assicurativa per Corriere della Sera – che taglia con soddisfazione il nastro che riavvolge gli ultimi 70 anni. L’attività, con sede in viale Bovio 194 a Cesena, è stata trasformata da lui 20 anni fa in broker di assicurazioni, anticipando le esigenze di una clientela che ricerca una consulenza sulle polizze, senza

IN ALTO PAOLO GOLINUCCI INSIEME AL PAPA’ GIUSEPPE, STORICO AGENTE DI ASSICURAZIONI DI CESENA, E ALLA FIGLIA MARGHERITA, TERZA GENERAZIONE IN ATTIVITA’ ALLA GOLINUCCI; A LATO, DALL’ALTO : PAOLO RICEVE LA TARGA DI COVERHOLDER AT LLOYD’S DA VITTORIO SCALA, RAPPRESENTANTE IN ITALIA ; GIUSEPPE CON MARISA PAVIRANI, STORICA COLLABORATRICE PER OLTRE 45 ANNI E VOLTO NOTO PER MOLTI CESENATI.

GOLINUCCI

COLLABORA CON OLTRE 20 COMPAGNIE ASSICURATIVE, ITALIANE E INTERNAZIONALI, PROPONENDO COSÌ AI PROPRI CLIENTI CONTRATTI ASSICURATIVI SEMPRE PIÙ SELEZIONATI, CONFRONTATI E PERSONALIZZATI CON CONDIZIONI PARTICOLARI, TAGLIATI PER OGNI NECESSITÀ.

essere vincolata a offrire i prodotti di una compagnia assicurativa. Il broker assicurativo si configura come un professionista, diverso dall’agente di assicurazione, che libero da qualsiasi legame con la compagnia di assicurazione riceve dal cliente l’incarico di analizzare i contratti assicurativi per scegliere le offerte più convenienti presenti sul mercato.

La Golinucci, se negli anni Sessanta offriva polizze ad agricoltori, artigiani e commercianti, con l’avvento negli anni Settan-

ta dell’assicurazione obbligatoria RC Auto ha incrementato questo mercato, puntando sempre a promuovere assicurazioni non ‘standard’ come le prime assicurazioni di tutela dei professionisti negli anni Ottanta o le polizze vita di risparmio, trasparenti nei costi negli anni Novanta quando i costi di questi contratti erano occulti.

Nel tempo, la complessità delle attività e dei rischi ha portato la Golinucci a sviluppare collaborazioni con oltre 20 compagnie assicurative, italiane e interna-

zionali, specializzate in nicchie di mercato come la responsabilità civile di titolari di azienda, professionisti, dipendenti pubblici, medici e personale sanitario, ospedali. Compreso il mercato dei Lloyd’s di Londra, il più antico del mondo con più 330 anni di storia – di cui la Golinucci è Coverholder – dove lavorano oltre 80 compagnie specializzate nelle assicurazioni più moderne e innovative. I periodici incontri a Londra sono lo stimolo a innovare servizi e processi informativi, e come aggiornamento

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su nuovi contratti al passo con i tempi da quelli di responsabilità professionale per manager, professionisti, amministratori di società, a quelli per assicurare le aziende da attacchi informatici (‘cyber risks’). Oltre alle tradizionali polizze per i beni aziendali, personalizzate con le coperture per i danni da interruzione attività, i rischi catastrofali quali terremoto e allagamenti. Un’attenzione particolare Golinucci la dedica alla gestione dei sinistri: al verificarsi di un danno, subìto dal cliente o provocato a terzi, assiste il cliente con personale

specializzato nella pratica di valutazione del danno e gestione dello stesso con la compagnia di assicurazioni.

In occasione del 70° anniversario

è stata lanciata un’iniziativa per rafforzare lo sviluppo di una green economy: in pochi mesi si è evitata la produzione di gas serra pari a 2.084 kg di CO2 grazie alla firma elettronica dei contratti, al posto di quella autografa, con la relativa mancata stampa di 52.104 fogli di carta, un dato aggiornato in tempo reale sul sito golinucci.it/co2.

È stata anche prodotta una spe-

cifica App che traccia il risparmio energetico prodotto dai singoli clienti. La transizione ecologica va di pari passo con quella digitale per promuovere un cambiamento di abitudini nella vita degli uffici, evidenziando i vantaggi per l’ambiente che ogni cliente genera con un semplice gesto di firma elettronica dei documenti. Come spesso sul biglietto del treno ci viene indicato il risparmio di CO2 e gas serra ottenuto rispetto a un altro tipo di trasporto, così anche per la firma dei contratti – come nel caso di quelli assicurativi – secondo l’a-

IN ALTO, IL TEAM DI ESPERTI CHE COMPONGONO LA GOLINUCCI SRL. A LATO PAOLO GOLINUCCI INSIEME AL PADRE E ALLA FIGLIA.

CELEBRAZIONI

IN OCCASIONE DEL 70° ANNIVERSARIO È STATA LANCIATA L’INIZIATIVA PAPERLESS PER RAFFORZARE LO SVILUPPO DI UNA GREEN ECONOMY E RIDURRE L’USO DELLA CARTA, OLTRE A UN’APP CHE TRACCIA IL RISPARMIO ENERGETICO PRODOTTO DAI SINGOLI CLIENTI.

zienda cesenate è utile ed ecologico mostrare il risparmio in CO2, di acqua e di rifiuti, con la firma elettronica avanzata. “Un’iniziativa nata nel 70° anniversario della nostra attività,” ha dichiarato Paolo Golinucci, amministratore della Golinucci Srl, “per porre l’attenzione sulla transizione energetica, sulla riduzione del gas serra, e sui vantaggi di un sistema paperless per gli uffici e gli stessi clienti e mostrare alle imprese e professionisti che la riduzione di CO2 è possibile anche dalla quotidiana riduzione di stampa della carta per la sottoscrizione di contratti. Un piccolo ma significativo contributo per raggiungere gli obiettivi dell’Agenda 2030 dell’Onu per lo sviluppo sostenibile.” Lo sguardo di Golinucci continua a posarsi sul futuro. “Da un paio di anni lavora con noi mia figlia Margherita,” conclude, “laureata in Giurisprudenza e specializzata in Responsabilità civile esercenti la professione sanitaria, con apposita tesi di laurea. È sempre più importante portare competenza giuridico-legale nelle attività, in particolare di broker assicurativo, per controllare che i contratti siano in linea con le nuove normative e ‘personalizzati’ a favore dei clienti e delle loro particolari esigenze. La nostra è una vera storia di famiglia, con mia figlia si apre la terza generazione Golinucci.”

Cesena | V.le Bovio, 194 Tel. 0547 22351 www.golinucci.it

70°

IL TEMPIO DELLA PASTICCERIA DI ROBERTO RAMBALDI E CRISTINA BABINI PROPONE SQUISITE E UNICHE PRODUZIONI

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IN UN LOCALE COMPLETAMENTE RINNOVATO.

ADVERTORIAL GRAN CAFFÈ 900 DELIZIE

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Castrocaro? Novecento! Da ventidue anni la località termale rinomata nel mondo come città della musica e delle acque, proietta il proprio nome ben oltre i confini locali grazie alle squisite produzioni artigianali del barpasticceria e gelateria Gran Caffè 900. Il tempio di golosi, oggi completamente rinnovato negli arredi che rendono ancora più caldi e accoglienti i locali impreziositi da una raffinata fibra di vetro (innovativa e particolare) e da splendidi accessori di design. Il luogo ideale dove iniziare dolcemente la giornata, consumare uno snack in clima conviviale o nella riservatezza della sala da tè, gustare un aperitivo o magari un gelato nella bella terrazza estiva, affacciata sul cuore cittadino.

Vastissima la scelta delle sfiziosità che prendono forma e sapore tra le mani di Roberto Rambaldi, autentico guru della pasticceria: delizie artigianali lievitate naturalmente quali soffici brioches, freschissime paste dolci e salate, mignon e biscotteria, praline di cioccolato, torte uniche per gusto ed estetica Abile a sviluppare quel talento naturale palesatosi in verdissima età, Rambaldi, titolare del Gran Caffè 900 assieme alla moglie Cristina Babini, ha appreso l’abc della pasticceria da bambino, studiando attentamente le ricette e la gestualità della zia Ester, ottima cuoca e depositaria di dolci e preziosi segreti. Ravennate di origine, Roberto era destinato a intrecciare indissolubilmente il

proprio destino a quello di Castrocaro: dapprima iscrivendosi alla locale scuola alberghiera, quindi lavorando, in esordio di carriera, nel monumentale Grand Hotel Terme, e incontrando la splendida compagna di vita e madre dei suoi figli.

Specializzatosi nella ristorazione a 360° e in seguito nella pasticceria, Rambaldi si forma a fianco di mastri pasticceri svizzeri e francesi, frequentando al contempo corsi di nouvelle cuisine e buffeting. Dopo le esperienze in locali di prestigio, dal ristorante Altini di Madonna di Campiglio al Caminetto di Milano Marittima, è alla pasticceria Al Duomo di Ravenna che Roberto trova il trampolino di lancio verso la città termale e quella splendida

LA PASSIONE E LA SELEZIONE ACCURATA DI MATERIE PRIME DI QUALITÀ, E DI INGREDIENTI FRESCHI E GENUINI, DANNO VITA A SOFFICI BRIOCHES, PASTE DOLCI E SALATE, MIGNON E BISCOTTERIA, PRALINE DI CIOCCOLATO, TORTE NUZIALI E PANETTONI A LIEVITAZIONE NATURALE.

palazzina liberty dei primi del Novecento, affacciata su viale Marconi di fronte all’ingresso delle Terme, sapientemente restaurata dal titolare dell’immobile, pronto a sposare il progetto di un talentuoso giovane di solide speranze. Una scommessa vinta. Lo testimoniano i tanti clienti affezionati e disposti a macinare chilometri per gustare le delizie made in Castrocaro. Tra i punti di forza del Gran Caffé le torte nuziali personalizzate e quelle per celebrare ricorrenze e occasioni importanti. Uniche per sapore e design, grazie alla capacità di Roberto di capire e interpretare i desideri degli sposi e dei committenti, provenienti da tutta Italia e anche dall’estero, come nel caso dei nubendi stranieri che hanno scelto il Bel Paese per scambiarsi la promessa di amore eterno. Vere creazioni artistiche personalizzate con fantasia e creatività, proposte non attraverso la consultazione di un catalogo ma con un assaggio guidato, dal gusto più delicato a quello più saporito. Dettagli che fanno la differenza come testimoniato dalle numerose recensioni affidate al web.

Il segreto di tanta meraviglia? La selezione accurata delle materie prime, ingredienti freschissimi, genuini e di altissima qualità, e un’immensa passione. E ancora l’impiego del lievito madre fermentato naturalmente, curato da Roberto come un bambino, con pazienza e amorevole dedizione: la chiave per rendere i lievitati soffici e delicati, profumati, leggeri e digeribili. È il caso dei panettoni a lievitazione naturale, sospesi fra tradizione e modernità, realizzati secondo antiche ricette e arricchiti da farciture sempre nuove, da scegliere in base ai propri gusti: classici e mandorlati, alla pera e cioccolato, all’albicocca, al limone e cioccolato bianco, ai tre cioccolati e, novità 2022, quelli con mela, uvetta macerata, cannella e zenzero, e ancora al caffè e cioccolato al caramello. Leccornie proposte con gentilezza e professionalità dalla padrona di casa Cristina, colonna portante del Gran Caffè, e dallo staff affiatato e sempre cordiale, unito dal reciproco affetto e dalla comune passione per la professione. Castrocaro? Semplicemente Novecento!

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ALVARO ANELLI RACCONTA LA STORICA AZIENDA A CONDUZIONE FAMILIARE CHE, DA PIÙ DI 60 ANNI, OFFRE PRODOTTI E SERVIZI PER IL MONDO DELL’EDILIZIA.

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Alvaro Anelli, carismatico 83enne, è una persona molto concentrata sul lavoro e, forse, non si accorge di quanto lui e la sua azienda siano ‘un’istituzione’ per il riminese. La F.lli Anelli esiste dal 1960, esattamente dal 15 maggio di quell’anno, quando lui e i suoi fratelli Alberto e Bruno (venuto a mancare nel 2014 ma che ancora oggi rappresenta un modello di riferimento per la sua generosità e dedizione sia in ambito lavorativo sia nei rapporti umani) iniziarono quest’avventura imprenditoriale. Dunque è sul mercato da ben 62 anni. Non sono molte le aziende locali che possono vantare una simile longevità. Alvaro ha festeggiato poche settimane fa i 70 anni di lavoro ininterrotto (iniziato quando era un ragazzino). Ecco, 62 di questi anni sono dedicati alla sua ‘creatura’ che si è sviluppata fino ad avere quattro punti vendita nel riminese che da inizio 2023 diventeranno ben cinque. E, naturalmente, di andare in pensione neanche se ne parla. “Finché c’è la salute, si lavora!” conferma Alvaro. Ma com’è nata questa realtà così forte e importante? Ce lo siamo fatti raccontare… Alvaro, come vi venne l’idea di aprire una rivendita di materiali edili?

“Ho cominciato a lavorare il 12 novembre del 1952 come ragazzo di bottega in un magazzino edile. Lì ho appreso il mestiere. Nel 1960, una persona che a sua volta aveva un magazzino di materiali da costruzione mi fece una proposta: ‘Tu sei uno sveglio,’ mi disse. ‘Io ho quest’attività ma ho una certa età e i miei figli vogliono fare altro. Ti andrebbe di comprare il mio magazzino?’ Risposi che io e i miei fratelli eravamo tutti squattrinati ma lui insistette perché pensava che fossi la persona giusta. Oltretutto, dovetti anche convincere mio pa-

dre perché nel 1960 non avevo ancora 21 anni e per le leggi di allora non ero maggiorenne. Alla fine noi tre accettammo e ci tuffammo in quest’avventura e nel lavoro. Fummo bravi e fortunati. Incrociammo gli anni del boom economico; lavorammo sodo e, dal 1960 al 1969 crescemmo del trecento per cento.”

Da quell’inizio in cui producevate manufatti in cemento e vendevate materiale edile, vi siete evoluti anche in altri settori: dall’arredo bagno alla ceramica, dal cartongesso alle finiture murali ad altro ancora. Come ci siete riusciti?

“Il mondo dell’edilizia cambia continuamente e noi siamo stati bravi a stare al passo con i tempi. Forse, più che bravi, siamo tutti dei gran lavoratori: a partire da chi ha fondato l’azienda fino ai nostri figli e nipoti, impegnati in azienda, ognuno secondo le proprie inclinazioni. L’altro segreto è stato investire sempre nell’azienda. Tutto. Mai fatto una vita da nababbi. Niente dividendi a fine anno. Questo approccio ha permesso alla F.lli Anelli di reggere bene anche nel periodo di crisi del settore edilizio che abbiamo affrontato dal 2010 al 2019. Anni tremendi che abbiamo superato credendo sempre nel nostro lavoro.”

Tra i settori dei quali vi occupate qual è quello che vi dà maggiori soddisfazioni?

“La produzione di manufatti per l’edilizia tradizionale ci ha dato sempre grandissimo impulso, dall’inizio della nostra attività fino ad oggi. Attualmente abbiamo ottimi riscontri dalle soluzioni di isolamento termico e dai materiali a secco, specialmente da ‘Modula’, la nostra linea di prefiniti in cartongesso. In realtà, in ogni cosa che si fa ci può essere soddisfazione, se ci si crede. Anche se, a volte, ci si può rimettere.”

“LA PRODUZIONE DI MANUFATTI PER L’EDILIZIA TRADIZIONALE CI HA DATO SEMPRE GRANDISSIMO IMPULSO. ATTUALMENTE ABBIAMO OTTIMI RISCONTRI DALLE SOLUZIONI DI ISOLAMENTO TERMICO E DAI MATERIALI A SECCO, SPECIALMENTE DA ‘MODULA’, LA NOSTRA LINEA DI PREFINITI IN CARTONGESSO.”

CELEBRAZIONI

IN ALTO, LA COPPA DELLA PACE 2022. A LATO, LA SEDE DI SANT’ERMETE DI SANTARCANGELO DI ROMAGNA.

La F.lli Anelli dà molta importanza anche alla formazione. Perché?

“Organizziamo scuole di posa, incontri tecnici ed eventi formativi. Questo perché i nostri addetti devono essere consapevoli, specializzati e pronti. Quando un cliente privato o un tecnico vengono in azienda devono capire che stanno parlando con persone che conoscono bene il mestiere. Un mestiere che si deve aggiornare continuamente perché, come ho detto prima, l’edilizia è in continua evoluzione. Basta leggere le riviste specializzate per accorgersene. Facciamo formazione anche per le imprese e per gli studi tecnici del territorio in collaborazione con i principali fornitori di materiale e gli ordini professionali della Provincia di Rimini.”

Una curiosità. Dal 1975 organiz-

zate la Coppa della Pace, una prestigiosa gara ciclistica per dilettanti. Come vi è venuto in mente di allestire una competizione così complicata da preparare?

“Siamo sempre stati appassionati di ciclismo fin dai tempi del dualismo tra Coppi e Bartali e lo abbiamo sempre praticato da cicloamatori. Nel 1971 c’è stata la 1° edizione della Coppa della Pace. L’idea nasce da un gruppo di amici seduti intorno al tavolo di un bar: Nazzareno Frisoni, Everardo Anelli e Willer Frisoni. All’epoca era famosa la Coppa della Pace che si teneva nei paesi dell’Est, e i tre pensarono di riproporla in chiave romagnola. A Sant’Ermete c’era Alfio Vandi, un ragazzino che andava molto forte. Nel 1975 iniziamo a sostenere la Coppa della Pace in modo diretto e vince quell’anno proprio Alfio Vandi.

Da lì è stato un crescendo che ha portato sulle nostre strade giovani corridori spesso diventati poi grandi campioni: il grande Marco Pantani, Fabio Casartelli (Oro Olimpico 1992), Davide Cassani (ex CT della Nazionale Italiana Ciclismo su Strada), Paolo Bettini (Oro Olimpico 2004, più volte vincitore della Coppa del Mondo), Paolo Savoldelli (vincitore del Giro d’Italia 2002 e 2005) Ivan Basso (vincitore del Giro d’Italia 2006 e 2010) fino poi a Primoz Roglic (vincitore di 3 Vuelta a Espagna) e Filippo Baroncini (recente Campione del Mondo Under 23). Nel 1992 corse da noi anche Davide Rebellin, recentemente scomparso in un incidente stradale. Iniziammo così, per passione e amore per questo sport, fatto di fatica e spesso metafora di una vita che presenta salite an-

CELEBRAZIONI

che impervie da affrontare con grinta e dinamismo. Per diversi anni si teneva una presentazione ufficiale, una conferenza stampa durante la quale veniva consegnato un riconoscimento ad una personalità dello sport, della televisione, della politica che in qualche modo aveva a che fare con il ciclismo. È stato premiato, tra gli altri, anche Sergio Zavoli. La Coppa della Pace ha toccato le 50° edizione nel 2022 e oggi è una delle corse giovanili più conosciute al mondo. È stata preolimpica nel 1992 e valida per i Campionati del Mondo militari nel 1997 quando vinse il lettone Romans Vainsteins poi Campione del mondo anche tra i professionisti nel 2000.”

Nel 1960, quando siete partiti, si sarebbe mai immaginato tanto successo nel lavoro?

“Diciamo che lo sognavo… Ho un ricordo legato al periodo nel

quale svolsi il servizio militare obbligatorio. Uno dei miei compiti era guidare una camionetta e vedevo, durante il mio servizio, file e file di camion che andavano e venivano. Mi dicevo: ‘Voglio averli io tutti questi camion…’ Beh! Lavorando sodo e credendoci, assieme ai miei fratelli, abbiamo ottenuto questo e altro.” Come immagina il futuro dell’azienda?

“Spero in bene ma tutto è nelle mani del Signore! Mi auguro che i giovani di famiglia vadano avanti e facciano ancora crescere la F.lli Anelli. Vorrei vedere in azienda i miei pronipoti, essere lì con loro. L’entusiasmo c’è, la lucidità pure ma anche l’età cresce. In effetti, la vera sfida è affrontare gli anni a venire. La pandemia prima, la crisi del mercato delle materie prime abbinata alla guerra in Ucraina e ai crescenti costi energetici, sono stati e sono problematiche

eccezionali che hanno richiesto interventi eccezionali. Ma ora siamo pronti a chiudere questo capitolo particolarmente insidioso e a investire per consolidare la nostra posizione di mercato e rafforzare i comparti sui quali puntare.”

Un’ultima curiosità. È vero che ogni mattina pulisce il piazzale antistante alla vostra sede di Sant’Ermete?

“No. È vero che lo spazzo ogni venerdì pomeriggio e sabato mattina. E questo pomeriggio, quando sarò nella nostra sede di Cattolica, metterò in ordine anche quel piazzale. Cerco di insegnare a figli, nipoti e dipendenti con l’esempio. Io mi presento in azienda con il grembiule e il giacchetto da lavoro come facevo già sessanta anni fa. Non so se i più giovani possono comprendere questo mio modo di essere.”

S.Ermete
di Santarcangelo (RN) | Via Marecchiese, 1056 | Tel. 0541 750155 | www.fratellianelli.com

CASA

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TENDA

Offrire la migliore risposta per gli spazi interni ed esterni delle abitazioni, garantendo la massima personalizzazione possibile per soddisfare i diversi gusti e le varie esigenze della clientela. Questo è il punto di forza di Casa della Tenda di Ravenna, azienda storica a conduzione familiare che festeggia i sessant’anni di attività. Tutto ha avuto origine nel lontano 1962, quando Bruna e Ottavio Baruzzi hanno dato vita a una piccola bottega artigiana, in cui in un primo momento si confezionavano soprattutto tende. Nel tempo, il testimone è passato oggi nelle mani dei figli Massimo e Catia che, insieme alla madre, hanno ampliato e innovato l’attività senza però mai per-

dere di vista la qualità artigianale che da sempre la caratterizza. Pur avendo mantenuto il nome storico, Casa della Tenda è il regno della casa a tutto tondo, con tutto ciò che serve per renderla più accogliente e confortevole, conferendole quello stile – dal classico al moderno – che ciascuno riconosce come proprio: oltre a un ampio assortimento di tendaggi e tessuti, carta da parati, moquette e tappeti in lana, qui si trovano infatti biancheria, letti, materassi e reti, divani e complementi di arredo e qualche mobile. “Accompagniamo il cliente in tutte le sue scelte,” spiegano Massimo e Catia Baruzzi, “offrendo una vera e propria consulenza che prevede, per chi

lo desidera, una visita in loco dei nostri tecnici arredatori, la confezione sartoriale dei tessuti nel nostro laboratorio interno e l’installazione eseguita da tecnici specializzati.”

Con il supporto di architetti e arredatori, la Casa della Tenda realizza anche progetti d’interni e tutto può essere fatto su misura, dai tappeti alle tovaglie, dalle tende alle lenzuola, anche con decoro a propria scelta. Non sempre la personalizzazione del prodotto richiede un budget elevato, tant’è che la ditta ravennate riesce a suggerire diverse varianti di tessuto per venire incontro alle esigenze di spesa, ottenendo comunque il massimo risultato. “La novità di questi ultimi anni,” ricordano i titolari, “è l’aumento della richiesta di prodotti e servizi per l’outdoor. Come già avviene per l’interno, progettiamo su misura balconi, terrazzi e giardini con sistemi apribili, pergole bioclimatiche con vetrate panoramiche o chiusure, vele ombreggianti, arredi da esterno e complementi outdoor, fino a barbecue e vasche idromassaggio. Negli ultimi anni caratterizzati dalla pandemia, abbiamo registrato un importante incremento di richieste, a testimonianza di quanto le persone desiderino valorizzare la propria casa con spazi di convivialità.”

Per quanto riguarda gli interni, attualmente, lo stile più apprezzato è quello moderno e lineare, mentre i tessuti preferiti sono quelli naturali come il lino e le sete, con forte incremento del velluto, declinati in colori moda, con

È
CASA
TONDO
CUI TROVARE TUTTO CIÒ CHE SERVE PER RENDERLA PIÙ ACCOGLIENTE E CONFORTEVOLE, CON
CASA DELLA TENDA
IL REGNO DELLA
A TUTTO
IN
STILE.
DELLA
LA STORICA AZIENDA RAVENNATE COMPIE 60 ANNI

“LA NOVITÀ

DI QUESTI

ULTIMI ANNI È L’AUMENTO DELLA RICHIESTA DI PRODOTTI E SERVIZI PER L’OUTDOOR.

IN PARTICOLARE CON LA PANDEMIA, LE PERSONE HANNO RISCOPERTO GLI SPAZI DI CONVIVIALITÀ ALL’APERTO, IN CUI RIPARARSI DAL SOLE IN ESTATE E DAL FREDDO IN INVERNO.”

tante sfumature grigio, tortora e qualche punta di colore, con forte richiesta di stampe fantasiose. Molto apprezzate anche le carte da parati per l’alta decorazione, per dare un tocco in più agli ambienti. Oltre le tende morbide, vengono fortemente proposte e apprezzate le tende tecniche, rulli minimal, pannelli, veneziane e veneziane in legno per completare gli arredamenti più moderni. Anche in questo campo c’è più attenzione al green con tessuti in fibre riciclate per un effetto di grande naturalità. Molto d’arredo è sempre la doppia tenda, l’abbinamento con tessuti con pesan-

tezza, colori e texture diverse tra loro, dal più leggero ai tessuti più corposi, con molta richiesta di tessuti oscuranti o semplicemente d’arredo, coordinabili con gli altri complementi d’arredo della casa. A fronte di clienti sempre più attenti ed esigenti, la Casa della Tenda offre uno staff attento e preparato, formato da una decina di persone, sempre in grado di consigliare e proporre la giusta soluzione. L’azienda si occupa direttamente delle confezioni e dei montaggi, in modo da fornire un servizio completo che prevede anche le riparazioni post vendita.

Ravenna Circonvallazione S. Gaetanino, 104 Tel. 0544 454119 www.casadellatenda.com

LA GIOIELLERIA CASADEI, DA OLTRE MEZZO SECOLO PUNTO DI RIFERIMENTO NEL CESENATE E NON SOLO, INAUGURA UN NUOVO NEGOZIO A RICCIONE.

CASADEI GIOIELLI PREZIOSI RICORDI DA INDOSSARE

Fu nonno Dino ad aprire il primo negozio della famiglia Casadei in piazzetta Partigiani, alle Vigne di Cesena, negli anni Sessanta. Fra le sue mura coltivava il sogno di diventare orologiaio e, sebbene i figli Giampiero e Roberto, fin da giovanissimi, imparavano la sua ‘arte’, nonno Dino non poteva sapere che a distanza di 50 anni dall’apertura della sua attività la Gioielleria Casadei sarebbe diventata un punto di riferimento nel Cesenate, dove ha aperto numerosi negozi.

Oggi è presente anche a Milano Marittima, dove il negozio è stato aperto in collaborazione con il brand Pandora. Ma se il motto di famiglia resta quello di un tempo, cioè “che i sogni diventano realtà”, questa storia prosegue con la fresca inaugurazione di un nuovo negozio a Riccione, in viale Ceccarini 104. A distanza di più di mezzo secolo, sono i figli di

Dino che, insieme ai propri figli, guidano l’attività di famiglia con amore e competenza proponendo ai propri clienti gioielli e orologi esclusivi.

Nicole Casadei, dopo la laurea alla Bocconi di Milano, è tornata a Cesena spinta dalla voglia di partecipare attivamente ai nuovi progetti dei negozi di famiglia. Lei, insieme a papà Roberto, mamma Cinzia e i loro preziosi collaboratori, raccontano con passione e professionalità ai loro clienti come i migliori brand reinterpretano oggi la gioielleria, alla luce della femminilità libera e raffinata del terzo millennio, nei tre negozi uno a fianco all’altro di Cesena di cui uno interamente dedicato al mondo dell’orologeria anche d’epoca, antica passione di famiglia. Anelli, orecchini, collane e gioielleria di lusso possono diventare un modo unico e personale per esprimere il pro-

prio carattere, e sono un regalo molto apprezzato da ricevere o da dedicarsi. In via Carbonari a Cesena si trova anche l’Ottica Casadei, presente con tre negozi anche a Sant’Egidio di Cesena, vicino al primo negozio aperto dal nonno.

La gioielleria è attiva anche sul sito online dove è possibile acquistare da tutto il mondo. Fra l’ampia gamma di brand e servizi offerti c’è la consulenza e vendita di oro sotto forma di lingotti e monete, con autorizzazione ufficiale della Banda d’Italia alla commercializzazione dell’oro da investimento. Infine nei negozi di Cesena si producono gioielli su misura: ogni idea o schizzo nero su bianco dei clienti può diventare realtà. Antiche pietre pregiate possono rinascere, con la consulenza di Roberto, esperto gemmologo, per dare nuova vita a preziosi ricordi.

Milano Marittima, viale Gramsci 61 | Riccione, viale Ceccarini 104 | Cesena, via Carbonari 25 | www.casadeigioielli.it
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Ufficio dei Private Banker Fideuram di Forlì Piazza Orsi Mangelli, 5 Tel. 0543 451911 * Il Private Banker è un professionista della consulenza finanziaria, previdenziale e assicurativa iscritto all’Albo Unico dei Consulenti Finanziari. Messaggio pubblicitario con finalità promozionale. Carlo Venturini Private Banker* Consulente Patrimoniale EFPA European Financial Advisor Filippo Venturini Private Banker* https://alfabeto.fideuram.it/filippo.venturini Buon Natale e felice anno nuovo Con l’augurio che il 2023 sia un anno ricco di soddisfazioni. Carlo e Filippo Venturini augurano ai propri Clienti e a tutti i lettori del bimestrale “IN Magazine”

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