Cesena IN Magazine 05 2018

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Tariffa R.O.C.: Poste Italiane s.p.a. - Spedizione in A. P. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 1, DCB - FILIALE DI FORLÌ - Contiene i. p. - Reg. al Tribunale di Forlì il 19/09/2002 n. 29 - EURO 3,00

CESENA N° 5 OTTOBRE/NOVEMBRE 2018

Isacco

NERI

BRILLANTI DI LUCE

FULVIO ROCCO DE MARINIS / Prefetto gentiluomo VIGNETI / Il vino è donna ROBERTO BALZANI / Abitare la storia


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EDITORIALE

SOMMARIO

A

Apriamo questo numero con il garbo e l’eleganza del prefetto di Forlì – Cesena, Fulvio Rocco de Marinis. Vi raccontiamo poi la storia coraggiosa di Isacco Neri e dell’azienda di famiglia, la Neri spa di Longiano, che illumina i luoghi più iconici del mondo. Il vino è un mondo al maschile? Non più, lo dimostrano alcune imprenditrici di Forlì e Cesena che si sono affermate nel mondo vitivinicolo. Facciamo due passi nei mercati coperti dei due capoluoghi al centro di importanti operazioni di rilancio per poi salire sul palco delle idee del TEDxCesena. Poi entriamo nei teatri Diego Fabbri e Bonci, nello studio di registrazione “L’amor mio non muore”, passeggiamo tra i colori del fall foliage. Infine entriamo nella casa di Roberto Balzani, scendiamo in campo con il nuovo Cesena e sfidiamo il deserto della Dakar Rally con i piloti del Racing Team Le Fonti. Buona lettura! Andrea Masotti

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ANNOTARE

Brevi IN

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ESSERE

Fulvio Rocco de Marinis

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10 22

ESSERE

Isacco Neri

Fall foliage

66

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VIVERE

RILANCIARE

Abitare la storia

Ritorno al mercato

34

PENSARE

EDIZIONI IN MAGAZINE S.R.L. Via Napoleone Bonaparte, 50 - 47122 Forlì Tel. 0543.798463 / Fax 0543.774044 www.inmagazine.it info@inmagazine.it

16

73

TIFARE

Passione bianconera

76

COMPETERE

Sfidare il deserto

DIRETTORE RESPONSABILE: Andrea Masotti REDAZIONE CENTRALE: Clarissa Costa, Gianluca Gatta, Beatrice Loddo COORDINAMENTO DI REDAZIONE: Roberta Invidia ARTWORK: Lisa Tagliaferri IMPAGINAZIONE: Francesca Fantini UFFICIO COMMERCIALE: Michela Asoli Gianluca Braga, Elvis Venturini STAMPA: La Pieve Poligrafica Villa Verucchio (RN) ANNO XX- N. 5 Chiuso per la stampa il 12/10/2018

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AMMIRARE

Il vino è donna

La ribalta delle idee

Collaboratori: Barbara Baronio, Laura Bertazzi, Andrea Bonavita, Dolores Carnemolla, Roberta Invidia, Beatrice Loddo, Lucia Lombardi, Giulia Masci Ametta, Francesca Miccoli, Umberto Pasqui, Rosanna Ricci, Fulvia Venturi. Fotografi: Andrea Bonavita, Gianluca Camporesi, Giorgio Sabatini, Gianmaria Zanotti.

58

INTRAPRENDERE

78

IL FORO DI LIVIO

La colonna della discordia

38

34

82

LEGGERE

Pensieri bonsai

RECITARE

Si alza il sipario

46

RIPERCORRERE

Edizioni IN Magazine si impegna alla salvaguardia del patrimonio forestale aderendo al circuito di certificazione di FSC-Italia.

Tutti i diritti sono riservati. Foto e articoli possono essere riprodotti solo con l’autorizzazione dell’editore e citando la fonte.

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Sulle tracce di Novello

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INCIDERE

Suoni vintage

58 IN MAGAZINE

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ANNOTARE

La fotografia di PAOLO MONTI

La mostra di DELIO PICCIONI

FORLÌ Fino al 6 gennaio, al

FORLÌ Fino al 4 novembre,

San Domenico, sarà visibile il percorso espositivo La fotografia di Paolo Monti, un omaggio del Comune di Forlì, in collaborazione con il Comune di Milano e con l’IBC EmiliaRomagna, a uno dei più grandi fotografi italiani del secondo Novecento. Monti fu coinvolto da Andrea Emiliani nel grande progetto delle campagne di rilevamento del patrimonio culturale e poi nei rilevamenti dei centri storici, che si configurano come l’ultima grande commissione pubblica per un censimento del patrimonio urbano e rurale. Il percorso si articola in quattro distinte mostre: la prima sulla fotografia di Monti dal 1935 al 1982, la seconda sul censimento del centro storico di Forlì, la terza sulle vallate forlivesi e una quarta con foto di Luca Massari dedicate ai dettagli urbani, tema caro a Monti. Info 0543 712627.

L’incontro CON IL GRANDE SCIANNA FORLÌ Bagno di folla per l’arrivo in città del fotografo Ferdinando

Scianna in occasione dell’inaugurazione della grande retrospettiva Viaggio, racconto, memoria che ripercorre la carriera del grande fotografo siciliano. Scianna ha incontrato il pubblico nella chiesa del San Domenico aprendo gli eventi che hanno caratterizzato la Settimana del Buon Vivere. “Come fotografo mi considero un reporter – dice Scianna –. Come reporter il mio riferimento fondamentale è quello del mio maestro per eccellenza, Henri Cartier-Bresson, per il quale il fotografo deve ambire ad essere un testimone invisibile, che mai interviene per modificare il mondo e gli istanti che della realtà legge e interpreta.” La mostra è visitabile al San Domenico fino al 6 gennaio.

Arte al Monte (lo spazio espositivo al piano terra della Fondazione Carisp) ospita Ai confini della realtà il nuovo progetto artistico di Delio Piccioni. Ai confini della realtà è la proposta di un viaggio immersivo nell’esperienza di Delio Piccioni, che ha fatto della ‘bottega’ l’approccio caratterizzante, una dimensione imprescindibile della sua arte. Egli trova nella natura, negli echi dell’antico, nelle questioni primordiali della vicenda umana, ispirazioni inesauribili, sfide matematiche e filosofiche che con originale naturalezza assumono forme artistiche.” La presentazione della mostra è affidata a Cristina Ambrosini neo Sovrintendente alle Belle Arti. La notte del 31 ottobre, la mostra si animerà con suoni, rumori, sussurri con la performance plurisensoriale de-composizioni.


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ANNOTARE

Genitori nell’era DEI SOCIAL

Fiera del disco A CESENA

CESENA Smartphone, Pc, tablet e le loro applicazioni sono strumenti potenti che possono dare grandi opportunità ma allo stesso tempo possono essere fonte di pericoli per la salute psico-fisica di bambini e adolescenti. Che fare se si è genitori? Un suggerimento arriva dall’associazione Psichedigitale di Cesena che organizza il corso Fare i genitori nell’era digitale: fra smartphone, tablet e altre diavolerie. Il corso si propone di dare supporto ai genitori rispondendo a domande come quando regalare il primo smartphone e con che regole, quanto tempo speso tra videogiochi e social. Tre gli appuntamenti gratuiti che si terranno nella Sala Assiprov in via Serraglio 18 (è obbligatorio iscriversi entro mercoledì 31 ottobre a psichedigitale@gmail.com o 328 2128799). Date e info su www.psichedigitale.it.

CESENA Il 20 e 21 ottobre,

Torna COOPSTARTUP FORLÌ-CESENA Legacoop Romagna, Coop Alleanza 3.0 e Coopfond promuovono la nascita di nuove cooperative nel territorio di ForlìCesena, Rimini e Ravenna. Ha preso il via la seconda edizione di Coopstartup Romagna: a disposizione 48.000 euro per coloro che vogliono cimentarsi con l’avvio di una impresa cooperativa. Importanti le novità: iscrizioni aperte anche ai singoli e senza limiti di età, ma con punteggi premianti per gli under 40. Le iscrizioni sono aperte sul sito www.coopstartup.it/romagna (entro e non oltre le 14 del 14 gennaio) e allo stesso indirizzo è possibile rivolgersi per informazioni, così come al numero 342 8166903 (anche via whatsapp). Per tutti, indipendentemente dall’esito, è garantito un percorso di formazione gratuito sulla gestione di impresa. In palio per ogni progetto vincitore (fino a un massimo di quattro) 12.000 euro per avviare la cooperativa. L’iniziativa ha il patrocinio dell’Università di Bologna e dei Comuni di Cesena, Forlì, Ravenna e Rimini.

alla Fiera di Cesena, torna C’era una volta… Antiquariato la grande mostra mercato mensile di antiquariato e brocantage, nata nel 1999. Ad accogliere i visitatori, il terzo weekend del mese dall’autunno a primavera, l’esposizione di antiquariato di pregio che questa volta ospita al suo interno la prima Fiera del Disco con protagonista il vinile in tutte le sue declinazioni. Saranno presenti numerosi espositori a proporre i propri vinili, compact disc ma anche dvd, magliette, accessori, giradischi, vintage Hi-Fi e ci sarà anche uno spazio con fumetti, giochi, manga e memorabilia in genere. Orario continuato entrambi i giorni dalle 9 alle 19. Biglietto unico 3 euro, per la fiera dell’antiquariato e del disco. Info 335 8017670 zamusica@ tiscali.it.

Il film Rwanda A VENEZIA FORLÌ Grande successo al Festival del Cinema di Venezia per un

gioiellino tutto forlivese. Rwanda, il film è la produzione indipendente che porta su pellicola cinematografica l’omonimo toccante spettacolo teatrale di Marco Cortesi e Mara Moschini (oltre 5.000 repliche in tutta Italia). Il film, con la regia di Riccardo Salvetti, è stato finanziato con una campagna di crowdfunding e girato tra Forlì e l’entroterra romagnolo, anche grazie al lavoro di esperti di geografia locale e di un botanico che hanno contribuito a individuare location che potessero ricordare gli scenari africani del Rwanda. Il genocidio che ha sconvolto la piccola repubblica africana nel 1994 è ripercorsa attraverso le storia vera di Augustin e Cecile. Il primo è Hutu e deve uccidere. Cecile è Tutsi e deve morire, ma il finale cambierà le cose. 6

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ANNOTARE

Ciò che ci rende UMANI

Il nuovo corso di VILLA ORCHIDEE

CESENA Per capire Ciò che ci

FORLÌ Riapertura per Villa

rende umani possiamo lasciarci guidare dagli incontri di filosofia, scienza, poesia, arte, organizzati fino al 4 novembre a Cesena per la quarta edizione della rassegna biennale a cura di Teatro Valdoca. I lavori saranno inaugurati dalla lectio del filosofo Umberto Curi. Mentre il 13 ci sarà il vernissage della mostra video di Antonia Mulas. A partire dal 14 si terranno 4 incontri domenicali tra Palazzo del Ridotto e il Teatro Verdi. Si inizia con con Maria Grazia Calandrone, poeta e conduttrice di Radio 3 Rai; il 21 è la volta di Stefano Mancuso, direttore del Laboratorio internazionale di neurobiologia vegetale; il 28 avremo Guido Tonelli, tra i ‘padri’ del bosone di Higgs e il 4 novembre Milo De Angelis, poeta. Il sabato sarà dedicato alla poesia contemporanea. I lunedì ritrovo al San Biagio con Lo sguardo acuto del cinema. (L.L.)

Orchidee, la terza clinica del Gruppo Ospedali Privati Forlì, a cui fanno capo già Villa Serena e Villa Igea, le storiche case di cura private cittadine, accreditate con il Servizio Sanitario Nazionale. La nuova struttura, acquistata a fine 2016, è ospitata in un elegante villino in stile liberty risalente a fine Ottocento, oggetto in questi mesi di un importante lavoro di ristrutturazione che l’ha restituita completamente rinnovata alla città e al territorio dopo circa 5 anni di inattività. La clinica apre sotto la Direzione sanitaria del dottor Davide Dell’Amore, già direttore dell’Unità Operativa di Chirurgia toracica e del Dipartimento toracico dell’Azienda Usl di Forlì, con oltre 10.000 interventi chirurgici al proprio attivo. Con lui, saranno oltre 40 gli specialisti che presteranno la loro competenza all’interno della nuova struttura.

La notte DEI CIALTRONI FORLÌ Al teatro il Piccolo torna la risata della Cialtron Night 2.0, lo show comico condotto dalla straripante simpatia di Andrea Vasumi con ospiti e sorprese, in scena sul palco di via Cerchia, a Forlì, da otto stagioni. Dal 18 ottobre e fino al 18 aprile, saranno sette gli appuntamenti, uno al mese, nei quali la banda di “cialtroni” più divertente della Romagna ripropone una formula collaudata e apprezzata: comicità, ospiti a sorpresa e improvvisazioni che coinvolgono il pubblico per uno spettacolo sempre nuovo ogni volta che si apre il sipario. Il collante di ogni momento della serata resta sempre Vasumi con il suo umorismo scanzonato, irriverente e profondamente romagnolo capace di strappare risate a ripetizione. Il costo del biglietto è di 15 euro, ridotto 12, abbonamento 85. Per info e prenotazioni, il numero da chiamare è 0543 64300.

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ESSERE

Prefetto

GENTILUOMO FULVIO ROCCO DE MARINIS INTERPRETA IL SUO RUOLO ISTITUZIONALE CON GARBO E SPONTANEITÀ PARTENOPEA. IL BILANCIO DEI SUOI TRE ANNI IN CITTÀ: “FORLÌ È PIÙ SICURA DI QUANTO NON SI PENSI”. di Francesca Miccoli / ph Giorgio Sabatini

P

Portamento elegante, modi garbati, dialettica trascinante: Fulvio Rocco de Marinis, dal 2015 Prefetto di Forlì-Cesena, è un’autorità istituzionale sui generis. Un gentiluomo d’altri tempi, lontano anni luce dall’immagine ingessata e austera abitualmente cucita addosso a una personalità del suo calibro. A smitizzarne il prestigio contribuisce l’atteggiamento amabile e cordiale, accompagnato da un’espressività tutta partenopea. “Caratterialmente romagnoli e napoletani sono abbastanza simili – racconta de Marinis –. I romagnoli sono più educati, la trasgressività è invece insita nell’indole partenopea. Penso tuttavia che sia il contesto a condizionare i comportamenti: anch’io quando torno al sud tendo a essere meno disciplinato.” E qui scocca l’ora degli aneddoti: dall’automobilista che rallenta al semaforo verde, conscio che dall’altra parte un concittadino passerà nonostante il rosso, al vigile che abbassa la guardia davanti al motociclista rimasto senza casco a causa del caldo eccessivo. Una galleria di

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IN MAGAZINE

fatti di vita vissuta e personaggi che sembrano perfetti per un film di Monicelli. Fulvio Rocco de Marinis non ostenta le origini nobili, tradite da un nome dalla musicalità aristocratica. “Sono cresciuto in una villa del Seicento appartenuta a Gioacchino Murat”: una residenza sontuosa, impreziosita da opere d’arte ma non troppo a misura di bambino. Negli anni Cinquanta e Sessanta, in una Napoli dalla straordinaria effervescenza culturale, il piccolo Fulvio assisteva sognante a feste elegantissime, con invitati in smoking accompagnati da autisti in livrea. E ancora, cenacoli letterari e serate di gala. “Fu allora che maturai la decisione di diventare prefetto” racconta con un sorriso, recuperando per un attimo l’incanto dello sguardo da fanciullo. Al suo arrivo, infatti, l’autorità veniva accolta da mille onori e ossequi, tutti lo chiamavano sua eccellenza. Atmosfere fiabesche ben vivide nella memoria di chi prefetto lo è poi diventato davvero. “In famiglia ero trattato come un principino: quando nacqui, mio padre


IN MAGAZINE

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IN APERTURA, IL PREFETTO NEL SUO STUDIO CON AFFACCIO SU PIAZZA DUOMO. IN ALTO, MENTRE SALUTA LE FORZE ARMATE, DURANTE UNA OCCASIONE UFFICIALE.

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IN MAGAZINE

aveva 71 anni. Era un celebre mandolinista, un enfant prodige noto in tutto il mondo. Nell’epoca in cui il trasporto aereo era ancora un miraggio, affrontava viaggi avventurosi e interminabili, con staffette tra treni e diligenze, per esibirsi alla corte degli zar di Russia e nell’impero austroungarico. “Conservo numerose riviste che lo celebravano come Paganini del mandolino”. Strimpellatore di chitarra per diletto, senza troppe pretese, anche il prefetto è stato a suo modo un esempio di precocità: laureato con lode in Giurisprudenza alla Federico II di Napoli ad appena 22 anni e divenuto giovanissimo docente di Diritto Penale, de Marinis vinse il concorso per accedere alla carriera prefettizia bruciando le tappe. “Nella mia mente puerile, non immaginavo fosse necessario affrontare una lunga gavetta prima di entrare in carica: un percorso costellato di difficoltà, non privo di qualche boccone amaro”. Consigliere al Ministero dell’Interno e già vicedirettore alla

“SONO CRESCIUTO IN UNA VILLA DEL SEICENTO APPARTENUTA A GIOACCHINO MURAT. IN CERTE OCCASIONI SPECIALI VEDEVO ARRIVARE IL PREFETTO ACCOLTO DA ONORI E OSSEQUI. È STATO IN QUEL MOMENTO CHE HO DECISO CHE DA GRANDE AVREI VOLUTO ESSERE COME LUI”.

scuola prefettizia, approdato all’Ufficio studi e legislazione del dipartimento di pubblica sicurezza, partecipò assieme ad altri luminari del diritto alla stesura della legge 121/1981, che sancì la smilitarizzazione delle forze di polizia. Un’escalation destinata a culminare nella nomina a viceprefetto prima e a prefetto poi. Un errare che porterà de Marinis a insediarsi a Pescara, quindi a Vercelli, Chieti e Forlì. “Lasciate le amate Napoli e Roma, l’approccio alla vita di


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legate all’organico – siamo stati 15 mesi senza capogabinetto, incarico ora ricoperto da una eccellente collega – e all’emergenza immigrazione”. Amante della buona cucina, il prefetto si tiene in forma con tennis e calcetto, momentaneamente abbandonati a seguito di un incidente stradale che ha infierito su costole e sterno. Poco avvezzo alla tecnologia – “i telefonini con il touch screen mi hanno procurato più di una figuraccia” – de Marinis ama lavorare di notte. Alle 4 del mattino non è infrequente vedere la luce filtrare dall’ultima finestra dell’ufficio

IN ALTO, IL PREFETTO CON IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA SERGIO MATTARELLA IN OCCASIONE DELLA VISITA DEL 16 APRILE 2018 A FORLÌ.

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IN MAGAZINE

provincia è stato tutt’altro che traumatico: mi sono trovato benissimo ovunque. Forlì è una città molto carina, vivibile e ricca di splendide manifestazioni culturali”. Il buen retiro resta la casa modernissima e funzionale di Roma, scelta per una sorta di rivincita rispetto agli anni in cui bambino doveva fare un accurato slalom tra quadri d’autore e vasi cinesi. “È buffo che da prefetto io mi sia ritrovato nuovamente ad abitare in dimore storiche.” Nel tempo libero, il nobile nato all’ombra del Vesuvio ama andare a trovare i colleghi di un tempo. “Nelle prefetture ho lasciato tanti amici. Solo quando abbandoni l’incarico, ti accorgi veramente di essere apprezzato per quello che sei e non per ciò che rappresenti. E questo mi commuove: nella vita non sono importanti i beni materiali ma le piccole gratificazioni. Spero che capiti anche quando lascerò Forlì”. De Marinis ama stare in mezzo alla gente, rapportarsi ai cittadini, magari concedersi qualche uscita in bicicletta. “Si cerca sempre di essere disponibili e operare per il meglio, ma non sempre si riesce a soddisfare tutti. Gli impegni sono tanti e la segreteria spesso funge da filtro.” Un ruolo importante è riconosciuto ai fidi collaboratori. “Sono tutti preparatissimi, formiamo una squadra molto affiatata. Rafforzata nelle difficoltà

NELLA SUA CARRIERA HA BRUCIATO TUTTE LE TAPPE E HA PARTECIPATO ALLA STESURA DELLA LEGGE CHE SANCÌ LA SMILITARIZZAZIONE DELLE FORZE DI POLIZIA. DI FORLÌ DICE: “VIVIBILE E RICCA CULTURALMENTE. È SEMPRE STATA MOLTO TRANQUILLA”.

affacciato su piazza degli Ordelaffi. “Mi piace studiare senza pressioni. Un’abitudine acquisita a inizio carriera”. Sull’aumento della delinquenza nel forlivese, rassicura i cittadini. “La gente è allarmata perché spesso colpita nell’intimo: i furti nelle case sono in crescita ovunque. A Forlì fino a pochi anni fa si era abituati a lasciare le chiavi nella porta: anche per questo c’è una percezione del rischio superiore a quello reale. Cerco di agire con razionalità e buonsenso, trasmettere sicurezza e, per quanto possibile, gestire le emergenze con il sorriso sulle labbra. Pianificando incontri pubblici e dispensando consigli utili. In caso di sospetti, non esitate a chiamare le forze dell’ordine”. E per il futuro? “Mi auguro pace, serenità, salute: siamo tutti sotto lo stesso cielo”.


COMUNE DI FORLÌ

| A C C A D E M I A P E R D U TA R O M A G N A T E AT R I

MODERNO giovedì 10 gennaio 2019 ore 21

Stefano Accorsi GIOCANDO CON ORLANDO. ASSOLO

in collaborazione con Fondazione Nazionale della Danza / Aterballetto

giovedì 24 gennaio 2019 ore 21

Paolo Rossi IL RE ANARCHICO E I FUORILEGGE DI VERSAILLES mercoledì 6 febbraio 2019 ore 21

Geppi Cucciari PERFETTA

martedì 19 febbraio 2019 ore 21

Davide Enia L’ABISSO

domenica 10 marzo 2019 ore 21

Elio Germano LA MIA BATTAGLIA

PROSA da giovedì 25 a sabato 27 ottobre 2018 ore 21 domenica 28 ottobre 2018 ore 16

Mariangela D’Abbraccio | Geppy Gleijeses FILUMENA MARTURANO da giovedì 22 a sabato 24 novembre 2018 ore 21 domenica 25 novembre 2018 ore 16

Casa Walden Comunicazione

Ambra Angiolini | Matteo Cremon LA GUERRA DEI ROSES da giovedì 13 a sabato 15 dicembre 2018 ore 21 domenica 16 dicembre 2018 ore 16

Natalino Balasso ARLECCHINO SERVITORE DI DUE PADRONI da giovedì 17 a sabato 19 gennaio 2019 ore 21 domenica 20 gennaio 2019 ore 16

Umberto Orsini | Giuliana Lojodice Massimo Popolizio COPENAGHEN da giovedì 7 a sabato 9 febbraio 2019 ore 21 domenica 10 febbraio 2019 ore 16

COMICO

Claudio Casadio | Brenno Placido | Andrea Paolotti LA CLASSE

lunedì 10 dicembre 2018 ore 21

da giovedì 14 a sabato 16 febbraio 2019 ore 21 domenica 17 febbraio 2019 ore 16

sabato 12 gennaio 2019 ore 21

Gigio Alberti | Gennaro Di Biase | Filippo Dini Giovanni Esposito | Valerio Santoro REGALO DI NATALE

da giovedì 28 febbraio a sabato 2 marzo 2019 ore 21 domenica 3 marzo 2019 ore 16

Isa Danieli | Giuliana De Sio LE SIGNORINE

da giovedì 14 marzo a sabato 16 marzo 2019 ore 21 domenica 17 marzo 2019 ore 16

Francesco Pannofino | Emanuela Rossi BUKUROSH, MIO NIPOTE Giovanni Vernia VERNIA O NON VERNIA, QUESTO È IL PROBLEMA mercoledì 20 febbraio 2019 ore 21

Giuseppe Giacobazzi NOI. MILLE VOLTI E UNA BUGIA lunedì 4 marzo 2019 ore 21

Riccardo Rossi W LE DONNE

DANZA mercoledì 5 dicembre 2018 ore 21

INC Innprogresscollective TOPRAY URBAN / HIP-HOP

mercoledì 16 gennaio 2019 ore 21

Eko Dance Project LA BELLA... GISELLE

Glauco Mauri | Roberto Sturno I FRATELLI KARAMAZOV

BALLETTO NEOCLASSICO

domenica 24 febbraio 2019 ore 21

MM Contemporary Dance Company GERSHWIN SUITE / SCHUBERT FRAMES DANZA CONTEMPORANEA venerdì 8 marzo 2019 ore 21

Aterballetto WOLF / BLISS

DANZA CONTEMPORANEA giovedì 28 marzo 2019 ore 21

Compagnie Libertivoire PHASMES CIRCO DANZA

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IN MAGAZINE


ESSERE

Brillanti

DI LUCE ISACCO NERI GUIDA IL NUOVO CORSO DELLA NERI SPA DI LONGIANO, CHE ILLUMINA I LUOGHI PIÙ ICONICI DEL MONDO. di Barbara Baronio / ph Gianmaria Zanotti

IN MAGAZINE

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D

Da bambino vedeva il nonno Domenico che la domenica a pranzo disegnava lampioni sui tovagliolini di carta. È cresciuto ascoltando i discorsi dei grandi sull’azienda di famiglia e fin da ragazzo sognava, un giorno, di farne parte. Oggi, a 41 anni, ne è a capo dopo aver contribuito a riacquistarne l’intera quota azionaria. Ecco Isacco Neri, Ceo della Neri spa di Longiano, l’azienda che con i suoi sistemi di illuminazione e soluzioni per l’arredo urbano è arrivata in luoghi simbolo, come piazza San Marco a Venezia e piazza dei Miracoli a Pisa, la piazza antistante il museo del Louvre a Parigi e il Central Park di New York, passando dalle stazioni del-

DA BAMBINO VEDEVA IL NONNO CHE LA DOMENICA A PRANZO DISEGNAVA LAMPIONI SUI TOVAGLIOLINI DI CARTA, È CRESCIUTO ASCOLTANDO I DISCORSI DEI GRANDI SULL’AZIENDA DI FAMIGLIA E FIN DA RAGAZZO SOGNAVA, UN GIORNO, DI FARNE PARTE.

IN APERTUA, ISACCO NERI ALL’INTERNO DELLA SUA AZIENDA. QUI ACCANTO, INSIEME AL NONNO DOMENICO.

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IN MAGAZINE

la metropolitana di Mosca fino al Water Canal di Dubai e i parchi Disney di tutto il mondo. Laurea in ingegneria edile e Master in finanza a Wharton, presso l’Università della Pennsylvania, sposato e padre di quattro figli, prima di tornare a capo dell’azienda di famiglia ha lavorato nel mondo utilities e consulenza strategica (Bain & Company) e ha vissuto a Philadelphia per due anni. Sarebbe rimasto negli Stati Uniti per fare ancora un po’ di esperienza, ma poi “la realtà ha imposto di affrettare il rientro in Italia”. Nel 2012, infatti, Isacco ha messo a segno un’impresa difficile e controcorrente: riacquistare l’intero controllo azionario della società ceduto nel 2001 al Gruppo Targetti. Così, cinquant’anni dopo essere stata fondata da nonno Domenico, la Neri, passata poi al papà Antonio Neri (che oggi ricopre la carica di presidente), è tornata nelle mani della famiglia cominciando un cammino tutto nuovo di crescita e internazionalizzazione grazie al fresco apporto di Isacco che ne ha preso la guida. Isacco cosa l’ha spinta a tornare in Italia? “In quel momento il gruppo in cui era l’azienda stava attraversando

un momento molto difficile e si prospettavano scenari non chiari. Era il momento di decidere se rientrare e provare a ricomprare l’azienda. Ci sono attimi nella vita in cui i tempi non li dettiamo noi e con mio padre decisi di tentare il riacquisto, anche se sapevamo sarebbe stato molto difficile. Era un po’ come scegliere tra tornare e provare a scrivere il libro o rientrare più avanti accettando di leggere un libro già scritto da altri”. Si può affermare che con la riacquisizione del 100 per cento delle quote dell’azienda, lei si sia riappropriato della sua storia? “Credo che la storia ci appartenesse e ci sarebbe appartenuta comunque. La fondazione dell’azienda, la sua nascita e crescita con tutte le difficoltà: la sua storia era, è e sarebbe rimasta comunque nostra e il valore di ciò che hanno fatto mio nonno e mio padre è un fatto che non si sarebbe comunque cancellato. Direi piuttosto che con la riacquisizione abbiamo iniziato un cammino nuovo con cui era possibile dare una continuità e un futuro a quella storia. Noi diciamo sempre che abbiamo fatto una start-up con 50 anni di storia.” L’azienda è leader mondia-


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ancora piccoli desidero due cose: che siano uomini veri, cioè che vivano all’altezza dei loro desideri. Perché la vita è un caos ma è una cosa grande e va data e vissuta fino in fondo, non risparmiata. In secondo luogo desidero che non siano mai soli ma che abbiano qualcuno da guardare e da seguire. Può succedere facendo lampioni o tutt’altro, poco importa da questo punto di vista”. Qual è il suo rapporto con lo sport? “Lo adoro in generale, in particolare il calcio. Pratico e guardo sport in dosi piuttosto abbondan-

le nell’illuminazione, cosa si può migliorare in questo settore? “Ritornare al bello. Il giusto problema del consumo energetico sta sempre di più riducendo il nostro settore a un settore di commodity dove si privilegiano prodotti a basso costo, con poca attenzione all’estetica, finalizzati a portare efficienza grazie a minor consumi. Questo trend è ancora più triste se si pensa al nostro Paese. Per noi l’illuminazione c’entra invece con il bello; deve contribuire al bello delle nostre città, piazze, parchi, giardini. Per questo noi manteniamo il nostro posizionamento di alta gamma: prodotti di alta qualità, tecnologia e design”. Che progetti ha in cantiere? “Tanti. Crescere prima di tutto, è la mia idea fissa. Poi crescere con stabilità. Quello che più mi interessa è che tutte le persone e gli amici che lavorano con me, che danno tutto per costruire la nostra azienda, possano sempre più vivere e vedere i frutti del nostro fare, nell’azienda e in loro. Perché per tanti di noi, quello che facciamo dal lunedì al venerdì, o meglio dal lunedì alla domenica, non è lavoro, ma è vita”. Isacco ha la fortuna di avere a fianco un grande nonno, Domenico. Cosa le ha insegnato? E suo padre Antonio? “Guardando mio nonno ho sempre visto la tenacia e la dedizione. 20

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Guardando mio padre, da sempre a fianco a me, vedo la bontà e la gratuità. Mi ha sempre lasciato libero senza mai mancare di indicarmi la strada. Da entrambi ho imparato la passione, cioè mettere tutto di sé in quel che si fa. In altre parole esserci, amando quello che si fa. Il gusto nella vita e nel lavoro dipende da questo, i risultati arrivano dopo”. Lei che quotidianamente ha a che fare con il bello e l’armonia, cosa pensa dell’arte? Ha ereditato dal nonno qualche passione artistica? “Mi piace molto l’arte ma non sono un artista né un esperto. Forse ho solo ereditato una sensibilità ad apprezzare l’arte e il bello. L’arte è una forma straordinaria di espressione dell’uomo. Straordinaria in quanto sintetica: in un’immagine poetica, in un’immagine dipinta, in uno scatto o in un suono può esserci tutto l’uomo, per la profondità di quello che è, desidera e cerca, e per la grandezza per cui è fatto. Tutte forme d’arte che, rispetto alle forme di comunicazione di oggi (televisione, telefoni, mondo delle immagini), ancora richiedono, a chi si confronta con esse, di compromettersi e di immaginare”. Come padre e marito cosa desidera per la sua famiglia? “Per la mia famiglia e in particolare per i miei figli che sono

“CON LA RIACQUISIZIONE ABBIAMO INIZIATO UN CAMMINO NUOVO NOI DICIAMO SEMPRE CHE ABBIAMO FATTO UNA START-UP CON 50 ANNI DI STORIA. COS’È L’ILLUMINAZIONE? PER NOI DEVE CONTRIBUIRE AL BELLO DELLE NOSTRE CITTÀ, PIAZZE, PARCHI, GIARDINI”.

ti. Ho quattro figli maschi (Matteo di 12 anni, Giacomo di 8, Bartolomeo di 6 e Giovanni di 3) quindi sono sempre in buona compagnia. Mia moglie, mi spiace per lei, è in forte minoranza”. C’è qualcuno che vuole ringraziare? “Mia moglie Maria, al mio fianco da oltre vent’anni, la mia famiglia e i miei amici senza i quali non solo non sarei quello che sono, ma addirittura non ci sarei proprio. L’uomo, al di là di quanto si possa illudere del contrario, da solo non fa niente. Ha bisogno di altri, ha bisogno di compagni di viaggio, compagni di vita, di amici. Più ci si abbandona a questa grande verità più si scopre se stessi. Io sono stato straordinariamente fortunato e credo talmente tanto in questo che anche in azienda sono con me proprio famigliari e tanti amici”.


STAGIONE 2018/2019 CAMPAGNA ABBONAMENTI DAL 25 SETTEMBRE AL 20 OTTOBRE

Abbonamento TEATRO TIPOLOGIE DI ABBONAMENTO A POSTO FISSO TEATRO 8 (8 spettacoli per 4 turni) TEATRO 3 (3 spettacoli per 2 turni) progetto DISGELO DEI NOMI: fuori abbonamento

1 > 4 NOVEMBRE 2018

TEATRO 8

SEI PERSONAGGI IN CERCA D’AUTORE 22 > 25 NOVEMBRE 2018

TEATRO 8

1984

TEATRO 3

TEATRO 8

L’ANIMA BUONA DEL SEZUAN di Bertolt Brecht progetto, elaborazione drammaturgica e interpretazione Elena Bucci, Marco Sgrosso

DISGELO DEI NOMI

Una prosa filosofica per contrabbasso, percussione e voce di Paul Valéry voce Chiara Guidi percussioni, elettronica Michele Rabbia contrabbasso, elettronica Daniele Roccato

LA LEGGENDA DEL SERPENTE BIANCO

14 > 17 FEBBRAIO 2019

TEMPO DI CHET

TEATRO 8

con gli attori della Compagnia Nazionale dell’Opera di Pechino

16 > 17 MARZO 2019

LA SCUOLA DELLE MOGLI di Molière regia Arturo Cirillo

7 APRILE 2019

FUORI ABBONAMENTO

PER LA RAGIONE DEGLI ALTRI riscrittura di Michele Di Giacomo e Riccardo Spagnulo tratto da “La ragione degli altri” di Luigi Pirandello regia Michele Di Giacomo

TEATRO 8

2 riscritture originali da Shakespeare di Michele Santeramo/Fabrizio Sinisi dirette da Gabriele Russo/Andrea De Rosa TEATRO 8

30 APRILE 2019

SLEEP TECNIQUE

di Pier Paolo Pasolini regia Massimo Popolizio con Lino Guanciale TEATRO 3

di Rachid Benzine regia Giorgio Sangati con Franco Branciaroli e Marina Occhionero

TITO/GIULIO CESARE

testo Leo Muscato e Laura Perini musiche originali Paolo Fresu regia Leo Muscato

RAGAZZI DI VITA

TEATRO 8

LETTERE A NOUR

11 > 14 APRILE 2019

La versione di Chet Baker

21 > 24 FEBBRAIO 2019

28 > 31 MARZO 2019

Un tradimento di Pirandello

di Peter Weiss regia Gigi Dall’Aglio

6 > 9 DICEMBRE 2018

5 > 6 GENNAIO 2019

30 > 31 GENNAIO 2019

L’ISTRUTTORIA

di George Orwell regia Matthew Lenton

MONSIEUR TESTE

TEATRO 8

IL MAESTRO E MARGHERITA di Michail Bulgakov regia Andrea Baracco con Michele Riondino e Francesco Bonomo, Federica Rosellini

uno spettacolo di Michele Placido

21 DICEMBRE 2018

17 > 20 GENNAIO 2019

DISGELO DEI NOMI

di Dewey Dell: Agata, Demetrio, Teodora Castellucci, Eugenio Resta coreografia Teodora Castellucci TEATRO 3

24 > 25 MAGGIO 2019

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INTRAPRENDERE

Il vino è

DONNA APPASSIONATE E FORTI COME I LORO VIGNETI. ECCO ALCUNE DELLE IMPRENDITRICI CHE TRA FORLÌ E CESENA STANNO CAMBIANDO LA TRADIZIONE DELLE IMPRESE VITIVINICOLE.

I

di Dolores Carnemolla / ph Giorgio Sabatini

In un settore tradizionalmente maschile come quello vitivinicolo, da qualche anno si sono affermate figure femminili di rilievo e provata competenza. Secondo i dati forniti dalla Regione, in provincia di Forlì-Cesena le aziende vitivinicole sono 2.794 (il 16% sono società e l’84% sono ditte individuali). Anche se la presenza di aziende condotte in forma societaria impedisce un’analisi puntuale del dato maschi/femmine, si calcola che, indicativamente, il 25% è condotto da donne. Ma chi sono queste imprenditrici del vino, e come nascono le loro aziende? La loro passione in alcuni casi nasce da un’eredità preziosa, in altri da una vivace curiosità, in altri ancora da un amore contagioso. E anche quando non sono a capo dell’azienda, si affermano, sempre più numerose in ruoli chiave del settore. In questo articolo ne abbiamo intervistate alcune ma, ovviamente, l’elenco potrebbe essere molto più lungo. Il nostro viaggio non può iniziare senza citare la Tenuta Pandolfa, sulle colline della Valle del Rabbi fresca vincitrice dei Tre Bicchieri nella guida Vini d’Italia 2019 del Gambero Rosso. Un luogo ricco di storia fin dai tempi

dei Malatesta. La trasformazione della tenuta in cantina vitivinicola inizia con la fondatrice Noelia Ricci, forse una delle prime donne del vino, e continua oggi, con lo stesso successo, con la figlia Paola Piscopo. Come non citare poi Chiara Condello, della Tenuta Condé, sulle colline sopra Fiumana di Predappio, una delle più giovani del settore, e Celita Ravaioli di Poderi dal Nespoli che dice: “Come donna, prima che imprenditrice, il mio rapporto col vino è una relazione di famiglia, di amore, determinazione e passione cresciuta nel tempo. Sono partita dagli insegnamenti di mio nonno e di mio padre, segreti di un mestiere tipicamente maschile, ma ho imparato a farlo mio, a trasferire nel vino anche la mia anima. Per lavorare le uve e il vino ci vuole tanta consapevolezza di ciò che vogliamo raggiungere e raccontare. Dal vigneto alla bottiglia di vino, la sensibilità femminile è sicuramente un vantaggio: curo i miei vigneti e il mio vino con lo stesso amore con cui cresco mia figlia!” Il viaggio tra le donne del vino prosegue poi con uno storico volto del territorio: Gabriella Pezzi della Fattoria Paradiso, IN MAGAZINE

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ph Gianluca Naphtalina Camporesi

ACCANTO, CELITA RAVAIOLI DI PODERI DAL NESPOLI. SOTTO, DA SINISTRA, SARA VESPIGNANI DI CORTE SAN RUFFILLO E GABRIELLA PEZZI, DELLA STORICA FATTORIA PARADISO DI BERTINORO.

IN PROVINCIA DI FORLÌ-CESENA LE AZIENDE VITIVINICOLE SONO 2.794. ANCHE SE LA PRESENZA DI AZIENDE CONDOTTE IN FORMA SOCIETARIA IMPEDISCE UN’ANALISI PUNTUALE DEL DATO MASCHI/FEMMINE, SI CALCOLA CHE INDICATIVAMENTE IL 25% SIA CONDOTTO DA DONNE.

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a Bertinoro. “Sono figlia d’arte – ci racconta – e sono cresciuta accanto a mio padre, Mario Pezzi, un poeta e un patriarca del vino italiano. Lui ha portato per primo i suoi vini sulle tavole più prestigiose del mondo, come quelle di papi e presidenti.” In Gabriella c’è orgoglio di appartenenza alla famiglia e all’azienda insieme a un grande senso del dovere. Una personalità forte, unita a uno spiccato sesto senso, che le hanno permesso di contrastare negli affari i tentativi di prevaricazione,

più o meno marcati, in un settore prevalentemente maschile. Laureata in Architettura, dopo alcune esperienze all’estero, Sara Vespignani di Corte San Ruffillo ha deciso di fare ritorno in Romagna. “La mia scelta nasce da un grande amore per il nostro territorio, di cui il vino è un perfetto ambasciatore – racconta Sara –. Sono arrivata all’agricoltura partendo dall’architettura e il paesaggio. L’ho sentito come un percorso naturale. Il vino è una delle nostre produzioni azienda-


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li, insieme alle altre colture e agli allevamenti. In quanto all’essere donna in questo settore, il segreto è saper vivere e valorizzare appieno le differenze senza farsi venire complessi di inferiorità.” Elisa Valpiani e la madre Marta della Cantina Vinicola Marta Valpiani producono il loro vino a Castrocaro Terme, Tre Bicchieri 2018. “Il vino mi ha sempre circondata grazie a mio nonno Dino – ci racconta Elisa – che produceva bottiglie artigianali. Dieci anni fa, quando sono entrata in azienda, notavo una certa curiosità nel vedere far vino da parte di una donna. Oggi è normale, ma è anche capitato che ci chiedessero di mostrare le

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mani per vedere calli e tagli!” Maria Galassi dirige l’azienda agricola biologica omonima, che affonda la sua storia dalla fine dell’Ottocento. Nel 1994 Maria decide di convertire l’azienda al biologico, recuperando le vigne che le aveva lasciato il padre Renato. “La ricerca di gusti autentici mi ha portato a scoprire il buon vino rosso romagnolo, è stato amore al primo sorso – racconta –. Lavorare bene e con serietà, non improvvisarsi. questo secondo me è il trucco per la crescita enologica della Romagna. Ho creduto da subito nel biologico e trent’anni fa, quando ho convertito il terreno, ero molto in anticipo rispetto agli altri. Oggi

SONO DONNE DI FORTE PERSONALITÀ E AMANO LA LORO TERRA E IL TERRITORIO. LA LORO PASSIONE PER IL VINO IN ALCUNI CASI NASCE DA UN’EREDITÀ PREZIOSA, IN ALTRI DA UNA VIVACE CURIOSITÀ, IN ALTRI ANCORA DA UN AMORE CONTAGIOSO.

ne raccolgo i frutti”. Francesca Campana è socia col marito Marco dell’azienda Valmorri che produce uva e vino biologici sulle colline tra Cesena e Bertinoro. La storia dell’azienda comincia cinque generazioni fa: tutti gli uomini di famiglia erano viticoltori mezzadri. “Sono stata contagiata dalla passione di mio marito per il vino e per il suo lavoro – racconta Francesca –. Essere donna non è mai stata una difficoltà, i miei clienti si rapportano con me allo stesso modo con cui si rapportano con mio marito. Le donne si stanno facendo sempre più strada anche se che quello del vino è un mondo ancora molto al maschile.”

IN ALTO, DA SINISTRA, ELISA VALPIANI DELLA CANTINA MARTA VALPIANI E MARIA GALASSI DELL’OMONIMA AZIENDA VITIVINICOLA. QUI ACCANTO, FRANCESCA CAMPANA DELL’AZIENDA VALMORRI.


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RILANCIARE

Ritorno

AL MERCATO DUE IMPORTANTI OPERAZIONI, A FORLÌ E A CESENA, PUNTANO A RECUPERARE LA VERA ESSENZA DEI MERCATI COPERTI COME LUOGHI DI RELAZIONI PRIMA ANCORA CHE DI SCAMBI. di Roberta Invidia / ph Giorgio Sabatini e Gianmaria Zanotti


A

A Forlì il nome è tornato quello di un tempo: Mercato delle Erbe. A Cesena il Foro Annonario ora è il Mercato coperto. Nomi che, oltre ad essere nuovi marchi per attività che cercano il rilancio, sono anche rimandi alla vera essenza dei mercati alimentari di un tempo: luoghi di relazioni prima ancora che di scambi. Ma è possibile riportare le persone tra i banchetti di frutta e verdura, magari alternando una capatina in centro alla classica spesa nei centri commerciali? Ne sono convinti i promotori (pubblici e privati) di due grandi operazioni di recupero in corso a Forlì e Cesena. Operazioni diverse tra di loro ma che hanno un filo comune: coniugare il commercio tradizionale con eventi legati all’enogastronomia per tornare ad attrarre anche i giovani. Il mercato coperto di piazza Cavour, a Forlì, non ha mai smesso di funzionare, pur con tutte le problematiche legate alle condizioni della storica struttura e alla difficoltà di trovare nuovi opera-

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tori per le licenze dismesse. Di rilancio si parla da moltissimi anni ma solo negli ultimi tempi si sono visti i risultati concreti dei primi lavori di ristrutturazione, con il ritorno delle pescherie nell’esedra, la parte semicircolare del mercato che si affaccia sul parcheggio posteriore (ex vigili del fuoco). La mossa ha portato una ventata di novità accompagnata dall’arrivo di nuovi arredi e dalla possibilità di consumare sul posto il pesce preparato dalle stesse pescherie. Un altro tassello per riportare al mercato un’utenza più variegata e più giovane come era già successo con le tante iniziative di street food che hanno visto la struttura aprire in orari inconsueti. “La tradizione del mercato di Forlì non si è mai interrotta e, per questo, conserva intatta la sua genuinità e originalità – dice Marco Ravaioli assessore con delega ai mercati e al Centro storico del Comune di Forlì –. Attraverso un finanziamento regionale stiamo sviluppando

IL MERCATO DELLE ERBE DI FORLÌ NON HA MAI SMESSO DI FUNZIONARE. NEGLI ULTIMI TEMPI SI SONO VISTI I RISULTATI CONCRETI DEI PRIMI LAVORI DI RISTRUTTURAZIONE CON LO SPOSTAMENTO DELLE PESCHERIE E GLI EVENTI COLLEGATI A PIAZZA CAVOUR.

anche l’idea di un consorzio tra i produttori che valorizzi i prodotti del territorio. Di giorno il mercato sarà un luogo dove si possono acquistare prodotti con una qualità e una identità riconoscibile e di sera sarà un luogo di ritrovo per un pubblico più giovane, grazie alle nuove attività di somministrazione che saranno aperte oltre l’orario classico”. Prima di Natale è previsto lo spo-


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stamento dei banchetti della frutta nella galleria laterale aprendo così la piazza centrale ai tavolini. “Abbiamo emesso un avviso esplorativo per affittare quattro negozi e abbiamo già avuto tantissime proposte, entro fine anno prenderemo una decisione. Sempre entro la fine dell’anno saranno rimessi a bando anche tre banchi dell’ortofrutta”. L’intervento più atteso è sicuramente quello che nel 2019 (quasi certamente con la nuova giunta) dovrebbe rimuovere la pensilina che dagli anni ’60 copre la visuale della storica facciata ottocentesca. Una nuova copertura trasparente e una illuminazione artistica potrebbero davvero portare il mercato a brillare di nuovo, incastonato nella cornice di piazza Cavour che resta l’angolo più suggestivo del centro. L’investimento totale si aggira intorno al milione di euro solo per la parte in capo all’Amministrazione comunale. Più o meno la stessa cifra che a Cesena ha investito il nuovo gestore del vecchio Foro Annonario ribattezzato Mercato Coperto. La struttura, di proprietà del Comune, ha subìto vicende alterne e controverse che hanno finito per sfilacciare i rapporti con i cesenati. La città ha mal digerito un primo tentativo di rilancio, che risale solo a qualche anno fa, con il quale il capannone 32

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anni ’50, attiguo al Comune, era stato reso troppo simile ad un piccolo centro commerciale. Da qui la necessità di intraprendere una nuova strada affidata alla società Voluptas (la stessa che gestisce il Teatro Verdi). “Il mercato ha vissuto il suo momento di massimo splendore negli anni ’50 e ’60 e, anche se poi è sempre andato declinando, aveva ancora l’affetto della città – dice Andrea Rossi di Voluptas –. È questo grande affetto che ci ha dato la misura della sfida con cui proviamo a risollevarlo, ma siamo convinti delle grandi potenzialità del progetto, tant’è che ci abbiamo investito in prima persona aprendo una delle attività della piazza, la pasticceria”. Il nuovo mercato ha riaperto i battenti ai primi di ottobre con un piano terra idealmente diviso nelle sue due anime: una parte antistante piazza del Popolo con circa 20 banchetti del mercato (frutta, pane, salumi ma anche spezie e fiori) che sarà aperto tutti i giorni e, più all’interno, una piazzetta gastronomica con sette corner, ovvero piccole attività di ristorazione e asporto che vanno dal cibo etnico all’hamburger alla cucina romagnola, per soddisfare tutti i palati. Al piano superiore, a fine ottobre, aprirà una scuola di cucina e sono attivi degli spazi dedicati ai laboratori per bambi-

IL MERCATO COPERTO DI CESENA HA SUBÌTO VICENDE ALTERNE E CONTROVERSE CHE HANNO FINITO PER SFILACCIARE I RAPPORTI CON I CESENATI. IL NUOVO PROGETTO DI RILANCIO DI VOLUPTAS METTE AL CENTRO AGROALIMENTARE ED ENOGASTRONOMIA.

ni (aperti anche alle scolaresche) legati al cibo e alla scoperta delle attività del mercato. “Non possiamo riportare indietro le lancette dell’orologio – aggiunge Rossi –, i tempi sono cambiati e dobbiamo tenerne conto. Abbiamo scelto di ascoltare la città e di capire cosa si aspettava. Da qui il progetto di mettere al centro agroalimentare ed enogastronomia per realizzare un mercato adatto agli anni ’20 del nostro secolo. Il modello è il Mercato di Mezzo di Bologna, un mercatino molto più enogastronomico che unisce due vie con un grande tavolo centrale e tanti corner per mangiare qualcosa assieme. “C’è voglia di ritorno al piccolo, a un commercio più basato sul rapporto umano – chiude Rossi –. In centro bisogna ritrovare sapori, odori, relazioni che ci riportino a una dimensione più vera e genuina”.

IN APERTURA, IL MERCATO DELLE ERBE DI FORLÌ. IN QUESTA PAGINA E IN QUELLA PRECEDENTE, L’INAUGURAZIONE DEL NUOVO MERCATO COPERTO DI CESENA.



PENSARE

La ribalta

DELLE IDEE TORNA TEDXCESENA, L’APPUNTAMENTO ANNUALE CHE PORTA IN CITTÀ LE INTUIZIONI DI UOMINI E DONNE CHE SI SONO DISTINTI NELLA TECNOLOGIA, NELL’ENTERTAINMENT E NEL DESIGN. di Fulvia Venturi

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Dopo le due prime due edizioni che hanno registrato il tutto esaurito, torna TEDxCesena, l’evento che ogni anno porta alla ribalta le idee di valore di uomini e donne che si sono distinti nei settori della tecnologia, dell’entertainment e del design. Sabato 10 novembre, a partire dalle 15, nove personalità italiane e straniere parleranno di fisica, arte, diritti umani, musica, sociologia, tecnologia e letteratura dal palco della nuova area della Fiera di Cesena. Quattro ore di talk e performance dal vivo, della durata massima di 15 minuti ciascuno, che coinvolgeranno il pubblico presente in sala e quello collegato in livestreaming. TEDxCesena è il primo evento con licenza TED ad essere organizzato in territorio romagnolo e nasce nell’ambito dell’omonima organizzazione americana non profit, che ha dato vita a un’immensa comunità internazionale, oggi sinonimo in tutto il mondo di “idee che meritano di essere diffuse”. Un appuntamento interamente organizzato su base volontaria, anche grazie al supporto di tutte le principali aziende del territorio, nonché motivo di grande orgoglio per la città, come commenta il Sindaco di Cesena Paolo Lucchi: “Non si tratta di un semplice evento che, come comunità, abbiamo il piacere di ospitare. No, è molto di più: è una parte della voglia di metterci in discussione che – come comunità, come amministratori pro tempore, come cittadini, prima di tutto come singole donne e singoli uomini – dobbiamo avere in una fase così accelerata del cambiamento come quella che stiamo vivendo”. Ed è proprio con l’obiettivo di coinvolgere la comunità locale che il team di volontari del TEDxCesena ha organizzato nell’ultimo anno una serie eventi minori denominati Salon e Adventure: Free the Future, La tua storia comincia qui, -18°C un viaggio sotto zero, Porous Borders e Impronte Digitali. Sono questi i titoli dei momenti d’incontro e di confronto

pensati nella continua ottica di creare conversazioni stimolanti e incentivare gli scambi di vedute. “La comunità di appassionati ai nostri eventi è sempre in crescita e questo ci rende particolarmente orgogliosi e ci ripaga di tutto l’impegno”, spiega Maurizio Berti, curatore dell’evento. In quest’ottica il team cesenate ha anche avviato una collaborazione non profit con il liceo scientifico “Righi” di Cesena che organizzerà, sotto la guida di alcuni docenti e dei volontari, il TEDxYouth@ LiceoRighiCesena, primo evento italiano per un target più giovane organizzato nell’ambito di un percorso di alternanza scuola lavoro. Sono numerosi gli speaker che si sono avvicendati sul palco degli

TITOLO DELL’EDIZIONE 2018 È EQUILIBRIUM, CHE RICHIAMA IL CONCETTO DI BILANCIAMENTO DELLA REALTÀ FISICA E DELLO SPIRITO, MA ANCHE DI DISEQUILIBRIO, TIPICO DEL MOMENTO STORICO ATTUALE, DENSO DI SOLLECITAZIONI IN OGNI DIREZIONE.

eventi cesenati, provenienti da tutto il mondo. Due, finora, quelli romagnoli: Elisa Brunelli, medico cesenate che ha parlato della propria esperienza come genitore di una bambina nata prematura, che racconta: “Ogni speaker viene preso per mano dal primo all’ultimo secondo. Mai lasciato solo. Ho capito solo dopo come mai. Nessuno speaker in anticipo può davvero percepire la potenza comunicativa di quello che sta per fare, né le tracce scavate che possono rimanere in seguito dentro e fuori. È un evento umano, da ogni angolazione”. Il narratore, poeta e scrittore cesenate Roberto Mercadini, dopo aver partecipato all’edizione

A FIANCO, LA SQUADRA DEL TEDX CESENA, CHE SI SVOLGE NELLA NUOVA AREA DELLA FIERA.

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IN QUESTA PAGINA, IN ALTO, ROBERTO MERCADINI, CHE HA PARTECIPATO ALLE ULTIME DUE EDIZIONI. ACCANTO, LA LOCANDINA DELL’EVENTO REALIZZATA DALL’AGENZIA MENABÒ.

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2016 come presentatore, è tornato nel 2017 nel ruolo di speaker: “Per me partecipare al TEDx è stata un’esperienza elettrizzante. Equivale a un bombardamento d’intelligenza e di coraggio. Ad aumentare l’impatto, poi, c’è la grandissima diversità di chi interviene: scienziati, artisti, attivisti, educatori, viaggiatori, in generale donne e uomini che hanno vissuto un’esperienza fuori dall’ordinario. Se ne esce estremamente ispirati. Ma senza il desiderio di imitare qualcuno; al contrario, con una gran voglia di scrivere in modo inimitabile la propria storia”. Titolo dell’edizione 2018 è Equilibrium, che richiama il concetto di centratura, essenzialità, bilanciamento della realtà fisica e dello spirito, ma anche di disequilibrio, tipico del momento storico attuale, fortemente mutevole e denso di sollecitazioni in ogni direzione. “La nostra intenzione è di portare sul palco temi che vogliono essere spunti di riflessione per casi di equilibrio, ma anche piccole sollecitazioni per ragionare e muoversi verso l’equilibrio perduto – spiega Maurizio Berti –. Ancora una volta saranno i nostri speaker, italiani e internaziona-

“PARTECIPARE AL TEDX È STATA UN’ESPERIENZA ELETTRIZZANTE. SE NE ESCE ESTREMAMENTE ISPIRATI. MA SENZA IL DESIDERIO DI IMITARE QUALCUNO; AL CONTRARIO, CON UNA GRAN VOGLIA DI SCRIVERE IN MODO INIMITABILE LA PROPRIA STORIA”.

li, ciascuno nel proprio campo e competenza, a raccontarci la propria idea di valore partendo da questo concetto.”

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10.11.2018 tedxcesena.com

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RECITARE

Si alza il

SIPARIO RIPARTE LA STAGIONE TEATRALE AL FABBRI DI FORLÌ E AL BONCI DI CESENA. DUE PROGRAMMI DENSI DI EVENTI E SPETTACOLI, DUE DIVERSE GESTIONI, UN UNICO OBIETTIVO: FAR INNAMORARE IL PUBBLICO, ANCORA UNA VOLTA.

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di Rosanna Ricci e Lucia Lombardi / ph Giorgio Sabatini

Sarà il Centro di Produzione Accademia Perduta/Romagna Teatri, diretto da Claudio Casadio e Ruggero Sintoni, a gestire per i prossimi sei anni il teatro Diego Fabbri, con l’obiettivo di promuovere l’arte e la cultura teatrale sia in termini di produzione che di collaborazione col sistema teatrale nazionale. Già dal 1982 Forlì ha avuto il privilegio di poter contare su un teatro stabile, Il

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Piccolo, sede di tutti gli appuntamenti di teatro ragazzi e teatro per le scuole della città, divenuto con Accademia Perduta uno dei 27 centri italiani di produzione. “Accademia Perduta è un modello di imprenditoria creativa stabile in Romagna – spiegano i due direttori – riconosciuto dal MiBac e dalla nostra Regione e impegna decine di lavoratori, non solo attori, ma anche tecnici, am-

ministratori, organizzatori, necessari nel percorso di produzione e gestione dei teatri. Un modello apprezzato e studiato da tante facoltà universitarie.” I due direttori sono sempre super impegnati: Casadio come attore e regista, Sintoni anche nella Presidenza dell’Antac/Agis nazionale e della sezione Spettacolo dal vivo per l’Agis regionale, il loro è un sodalizio duraturo: “Lavoriamo assieme da più di trent’anni e oltre alla fiducia e alla stima reciproca, crediamo di aver saputo esprimere le nostre vocazioni più specifiche: Claudio è autore, regista e un attore di qualità. Ruggero invece sta sotto il palcoscenico e ha sviluppato competenze nell’ambito della progettazione artistico-culturale e dell’economia della cultura. Discutiamo molto, ma non abbiamo mai perso la voglia e la capacità di sognare e progettare il futuro.” Accademia Perduta gestisce, in Romagna, i teatri di Meldola, Cervia, Faenza, Bagnacavallo, oltre, naturalmente, ai citati di Forlì. Delle produzioni in atto nel 2018/19, due saranno in scena al Fabbri: il primo La Classe (710 febbraio), scritto da Vincenzo Manna e interpretato da Clau-


IN ALTO, CLAUDIO CASADIO E RUGGERO SINTONI DI ACCADEMIA PERDUTA/ ROMAGNA TEATRI. A SINISTRA, IL NUOVO ALLESTIMENTO DEL FOYER DEL TEATRO DIEGO FABBRI FIRMATO LUXURY LIVING CHE RENDE OMAGGIO AI VOLTI PIÙ FAMOSI DEL TEATRO ITALIANO.

dio Casadio con un cast di attori emergenti, è uno spettacolo sul disagio giovanile; il secondo, L’abisso (19 febbraio) di e con Davide Enia, è un ritratto della storia di oggi nel mare di Lampedusa. La stagione del Fabbri comprenderà quest’anno sette sezioni: Prosa, Moderno, Danza, Comico, Operetta, poi Family e Contemporaneo (presentate prossimamente) e 4 spettacoli fuori abbonamento tra musical e musica d’autore, per un totale di 29 titoli e 54 serate. Non mancheranno testi classici come Filumena Marturano (2528 ottobre), o I fratelli Karamazov (14-17 marzo) interpretato da Glauco Mauri e Roberto Sturno. Nella città malatestiana ci aspetta

“ACCADEMIA PERDUTA È UN MODELLO DI IMPRENDITORIA CREATIVA STABILE IN ROMAGNA, RICONOSCIUTO DAL MIBAC E DALLA REGIONE E IMPEGNA DECINE DI LAVORATORI, NON SOLO ATTORI. UN MODELLO APPREZZATO E STUDIATO DA TANTE FACOLTÀ UNIVERSITARIE.”

invece un teatro senza mura che dialoga con la città. “Guardati intorno, ascolta ciò che ti circonda, trova gli strumenti per decodificare il presente, non sei solo.” IN MAGAZINE

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EMILIA ROMAGNA TEATRI PROPONE AL BONCI UNA PROGRAMMAZIONE CHE PONE IL TEATRO COME ENTE MOTORE DI DOMANDE E LINGUAGGI. UN DIALOGO TRA ARTISTI E SPETTATORI, CON IL PROPRIO TERRITORIO E CON QUELLI LONTANI.

QUI ACCANTO, CLAUDIO LONGHI E GIULIANO BARBOLINI, RISPETTIVAMENTE DIRETTORE E PRESIDENTE DI EMILIAROMAGNA TEATRI. SOPRA, UNA FOTO DI SCENA DI “LA LEGGENDA DEL SERPENTE BIANCO”.

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IN MAGAZINE

Con questa filosofia portante, il Teatro Bonci di Cesena, sotto l’egida di Ert (Emilia-Romagna Teatri) propone una stimolante stagione di 34 titoli e 63 repliche, in cui il dialogo con l’altro si fa preponderante, e in cui l’Europa di ieri e di oggi pone in scena se stessa. “Una stagione-atlante del cuore e della mente” come la definisce Claudio Longhi, direttore di Ert. “La funzione di Ert a Cesena – sostiene il presidente Giuliano Barbolini –, in sintonia con l’Amministrazione comunale, è quella di costruire significativi rapporti, realizzare progetti e attività necessari alla vita culturale e civile della collettività cesenate e di riferimento per la realtà romagnola.” Una programmazione che pone il teatro come ente motore di do-

mande e linguaggi, animato da un dialogo con gli artisti e da una vicinanza con gli spettatori e con il proprio territorio, e con quelli lontani come ne La leggenda del serpente bianco, dell’Opera Cinese (5-6 gennaio), o in Lettere a Nour dal testo di Rachid Benzine, islamologo e filosofo francese di origine marocchina, con Franco Branciaroli (in scena dal 28 al 31 marzo). Ad aprire la stagione (1-4 novembre) sarà Michele Placido alla sua terza regia pirandelliana, con Sei personaggi in cerca d’autore di cui è anche interprete. L’anima buona del Sezuan di Brecht è portata in scena da Elena Bucci e Marco Sgrosso. Per un fine d’anno sognante vi consiglia-

mo Le Cirque Invisible di JeanBaptiste Thierrée e Victoria Chaplin. 1984 di Orwell può apparire quale futuro archeologico, invece ci offre la possibilità di guardare i fatti attuali con lucidità stimolandoci a non lasciarci omologare dai social media (22-25 novembre). Il maestro e Margherita, un testo del ’67, ormai un classico, indaga la natura dell’uomo e dell’amore: quesiti senza tempo. E molto altro. “Sino al 27 aprile il botteghino è aperto regolarmente, per prenotazioni e vendita, così da consentire anche attraverso telefono e web l’accesso ai singoli spettacoli”, chiosa il direttore Franco Pollini.


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RISTORANTE ANNA DA 50 ANNI I SAPORI DI ROMAGNA

IL RISTORANTE ANNA DI FORLIMPOPOLI FESTEGGIA I CINQUANTANNI DI ATTIVITÀ RICEVENDO IL RICONOSCIMENTO DI “LOCALE DELL’ANNO 2018”, PROPONENDO UN MENÙ FEDELE ALLA TRADIZIONE ROMAGNOLA.

IN ALTO, LO STAFF DEL RISTORANTE ANNA DI FORLIMPOPOLI. A LATO, DALL’ALTO, UN INTERNO DEL LOCALE E LA SIGNORA VERDIANA MENTRE SI DEDICA ALLA PREPARAZIONE DELLA PASTA FRESCA.

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Mezzo secolo di gusto. Lo festeggia il Ristorante Anna, nel centro di Forlimpopoli, che dal 1968 delizia il palato della Romagna, esprimendo fedeltà alla tradizione gastronomica romagnola. Una gestione familiare cominciata con Anna Pasini e Antonio Casadei e che si avvicenda da quattro generazioni. Il ristorante ha ricevuto un attestato di merito per i cinquant’anni di attività, oltre al riconoscimento di “Locale dell’anno 2018”, conferito nell’ambito del “Gran Premio Internazionale della Ristorazione”. “Per noi ricevere quel premio significa molto” raccontano i titolari. “Significa che il duro lavoro che svolgiamo ogni giorno viene ricambiato ed è segno che lo stiamo facendo bene. Tutto questo ci dà la possibilità di continuare e di migliorare ogni giorno di più.”

Oggi l’anima frizzante di Anna è racchiusa nell’unione familiare guidata da Verdiana e Mauro, e ogni componente della famiglia esprime il proprio talento: Verdiana ogni giorno si dedica alla ricerca delle materie prime e alla preparazione di pasta fresca e primi piatti, Massimiliano realizza i secondi piatti mentre Stefano si dedica alla preparazione dei dolci, e in cucina ci sono anche i loro rispettivi figli, Mirca e Riccardo. Ogni giorno e come una volta vengono preparati il pane, la piadina, le schiacciatine dalla fragranza unica, la pasta fatta a mano. Il menù offre una varietà ricercata di proposte partendo dagli antipasti e per citare solo alcuni piatti: pecorino al forno con aceto balsamico, formaggi misti con confetture artigianali, una selezione di salumi pregiati. Tra i

piatti forti del menu non possono mancare i primi: ci sono le tagliatelle in diverse varianti tradizionali, ma anche con farina di farro, con asparagi e salsiccia e ancora le tagliatelle al prosciutto preparate secondo la ricetta artusiana, passatelli, gnocchi, tortelli e cappelletti. Tra i secondi il coniglio nostrano, il carpaccio al sale grosso di Cervia, il piccione arrosto e la tartare di fassona. Tra i dolci: mascarpone con fragole, tiramisù e crostate. Ogni pietanza è preparata rispettando la qualità delle materie prime e nel pieno rispetto della stagionalità. Oltre a partecipare ogni anno alla consueta Festa Artusiana, Ristorante Anna arricchisce il suo menu con una Ricetta Artusiana sempre diversa, per riscoprire i sapori antichi e autentici che genera la fedeltà agli insegnamenti di un


ADVERTORIAL

OGNI GIORNO E COME UNA VOLTA VENGONO PREPARATI IL PANE, LA PIADINA, LE SCHIACCIATINE DALLA FRAGRANZA UNICA, LA PASTA FATTA A MANO. OGNI PIETANZA È PREPARATA RISPETTANDO LA QUALITÀ DELLE MATERIE PRIME E LA STAGIONALITÀ.

maestro come Pellegrino Artusi: oggi, in questo tempio del gusto, si può apprezzare l’eredità della ricca storia gastronomica romagnola, fatta di sapori e di odori, di genuinità e di tecniche tradizionali. Per accompagnare le gustose preparazioni, Ristorante Anna offre un’importante carta dei vini, tra cui una lista speciale di vini di alta qualità. Le 400 etichette sono scelte tra le più importanti a livello locale e internazionale, così è possibile sorseggiare vini a km 0 che rappresentano l’eccellenza e la generosità del nostro territorio, vini prodotti a Predappio, Bertinoro, così come in Toscana, in Piemonte, in Veneto. Anche la carta dei distillati ha una certa vivacità: presenta cinquanta proposte di distillati di uva e vinaccia. E, ricordando la carta dei rhum, la scelta si compone di circa quaranta etichette: vengono serviti in abbinamento a un cioccolato selezionato fra le migliori produzioni artigianali italiane ed

estere. Volete fare una gran bella figura? Potete regalare una cena al ristorante Anna, scegliendo tra due diverse proposte menù: il “1968” e “Anna”. Il ristorante offre anche un servizio da asporto: in pratici ed eleganti contenitori potete portare a casa i vostri piatti preferiti (compresi i cappelletti in brodo) da gustare in famiglia o con gli amici. Il ristorante Anna è sempre aperto tranne nella giornata

di lunedì e il mercoledì sera. Per il resto, sia a pranzo che a cena, la cucina è a vostra disposizione per soddisfare ogni golosità: appena varcherete la soglia del locale percepirete la cura dei dettagli. E assaggiando i piatti avrete la conferma di quanta attenzione viene riposta nella scelta dei prodotti utilizzati. L’ordine, la pulizia, la gentilezza rendono il ristorante un luogo accogliente e ospitale dove vorrete di sicuro tornare.

Forlimpopoli - Viale Matteotti, 13 - Tel. 0543 741330 - info@ristoranteanna.net - www.ristoranteanna.it IN MAGAZINE

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RIPERCORRERE

Sulle tracce

DI NOVELLO CESENA CELEBRA IL SUO PIÙ ILLUSTRE SIGNORE IN OCCASIONE DEI 600 ANNI DALLA NASCITA. UN’OCCASIONE PERFETTA PER RISCOPRIRE I LUOGHI DEI MALATESTA A CESENA.

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di Beatrice Loddo / ph Gianmaria Zanotti

È il Comitato Scientifico della Biblioteca Malatestiana, capitanato da Andrea Daltri, a promuovere le celebrazioni per l’anniversario di Malatesta Novello, che lasciò alla città il prezioso dono di una biblioteca pubblica, oggi Memoire du Monde UNESCO. Il culmine del cartellone eventi sarà la presentazione – il 27 ottobre nell’Aula Magna della Biblioteca – dei risultati delle indagini sui presunti resti di Malatesta Novello, affidate al paleopatologo Francesco Maria Galassi e avviate lo scorso febbraio. I reperti in questione sono stati recuperati all’interno dell’urna che si trovava dietro alla lapide in fondo alla Sala del Nuti. Le presunte spoglie del signore di Cesena erano state spostate all’interno di quell’urna nel 1905, in occasione dei restauri che hanno dato alla Biblioteca l’aspetto attuale. Inutile sottolineare la trepidazione con cui si attendono gli esiti di questa ricerca, alla luce delle notizie già divulgate: la persona a cui appartennero le ossa rinvenute era affetta da una forma di periostite (un’infiammazione della parte esterna dell’osso detta periostio), che sicuramente aveva un effetto

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invalidante. Un’affinità con Novello, secondo le fonti inabile alla guerra proprio per colpa di un problema a una gamba. Nell’urna erano contenuti anche frammenti di legno, di ossa di animali, oltre a due tubi di piombo, contenenti le testimonianze relative alle due precedenti esumazioni (la prima nel 1812, la seconda nel 1905). Insieme ai resti si trovavano anche due suole, che fanno pensare alle calze suolate del XV secolo, e che probabilmente sono coeve a Malatesta Novello: attualmente sono in fase di restauro presso il Laboratorio di restauro del libro dell’Abbazia del Monte. La presenza fissa a Cesena di Malatesta Novello – nato Domenico, figlio naturale di Pandolfo III Malatesta – iniziò solo nel 1447, a 14 anni dall’acquisizione della signoria su Cesena, Bertinoro e Meldola, quando un’infermità alla gamba gli impedisce di tornare sui campi di battaglia che aveva frequentato fino a quel momento. La moglie Violante, della famiglia dei Montefeltro, lo raggiunge: una coppia stranamente assortita, la loro. Lui infermo, lei vincolata a un voto di castità, trovano nell’interesse per le opere

SOPRA, L’ESTERNO DELLA BIBLIOTECA MALATESTIANA DI CESENA. L’OPERA PIÙ IMPORTANTE DI MALATESTA NOVELLO.


pubbliche un punto d’incontro, e Cesena gode naturalmente, in qualità di residenza dei due sposi, di un’attenzione speciale. Una dopo l’altra, Malatesta Novello e la consorte concepiscono sempre nuove opere. Il più illustre dei loro progetti è la costruzione di una biblioteca, concepita fin dal 1447 e realizzata, grazie ai frati minori che accettarono di ospitarla all’interno del convento di San Francesco, fra il 1452 e il 1454. Il finanziamento per questo progetto ricadde interamente sulle casse del signore di Cesena. Oggi la Biblioteca Malatestiana rimane ancora un punto cardinale della cultura cesenate. Frattanto, per volere di Violante, venne donato un terreno dagli orti fuori Porta Figarola – poi

IL CULMINE DEGLI EVENTI CELEBRATIVI PER I 600 ANNI DALLA NASCITA SARÀ LA PRESENTAZIONE DEI RISULTATI DELLE INDAGINI SUI PRESUNTI RESTI DI NOVELLO MALATESTA, AFFIDATE AL PALEOPATOLOGO FRANCESCO MARIA GALASSI E AVVIATE LO SCORSO FEBBRAIO.

Santa Maria – ai frati Minori Osservanti, sul quale furono edificati la chiesa della Santissima Annunziata e il Convento dell’Osservanza. La costruzione della chiesa ebbe inizio nel 1449, con la benedizione del vescovo Antonio Malatesta da FosIN MAGAZINE

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sombrone, mentre il Convento, progettato da quel Maso di Pietro che concepì il campanile del Duomo di Cesena, venne autorizzato da una bolla di Pio II nel 1458. Oggi resta ben poco della chiesa d’epoca malatestiana: i muri dell’abside, il porticato antistante e la facciata. Ma l’attenzione di Malatesta Novello non si concentrò solo sull’implementazione della cultura e l’esibizione di devozione: fu opera sua anche l’avvio del processo di centralizzazione delle strutture sanitarie, esaudendo così, secondo la tradizione, il voto pronunciato nel giorno della battaglia di Montolmo, in cui il signore di Cesena ebbe salva la vita. Testimonianza di questo voto è la medaglia del Pisanello, che presenta sul recto il ritratto a mezzo busto di Novello – considerato il più bel ritratto maschile dell’artista – mentre sul verso lo presenta nell’atto di abbracciare il crocifisso. Convinto il papa a rinunciare alle tasse derivanti dai piccoli ospedali di contado, poté convogliare le risorse di queste 48

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IL PIÙ ILLUSTRE DEI PROGETTI DEI SIGNORI DI CESENA È LA COSTRUZIONE DI UNA BIBLIOTECA, REALIZZATA ALL’INTERNO DEL CONVENTO DI SAN FRANCESCO. OGGI LA BIBLIOTECA MALATESTIANA RIMANE UN PUNTO CARDINALE DELLA CULTURA CESENATE.

strutture in modo da finanziare un unico grande ospedale cittadino, l’ospedale del Crocifisso, alle spalle della Cattedrale. Fu personale impegno del Malatesta acquistare le case che poi sarebbero state demolite per ampliarlo, con una generosa spesa di mille scudi d’oro. L’opera fu modellata sull’esempio dello Spedale degli Innocenti a Firenze, e secondo l’Andreini “si vedeva sotto de capitelli, il stemma della famiglia Malatesta, ed anche quello di monsignor Antonio Malatesta”, a testimoniare l’unità d’inten-

SOPRA, L’INTERNO DELLA BIBLIOTECA MALATESTIANA. QUI ACCANTO PALAZZO DELL’OIR CHE SORGE DOVE UN TEMPO SORGEVA L’OSPEDALE DEL CROCIFISSO.


ti dell’autorità civile e religiosa. Ricostruito a fine Settecento nel rispetto dell’impianto architettonico d’epoca malatestiana, negli anni ’50 venne demolito e riedificato, a esclusione della facciata che comprende, per tutta la sua larghezza, il portico e la galleria voltata a botte del primo piano. Attualmente è sede dell’O.I.R. (Ospedale e Istituzioni Riunite). Altre opere pubbliche, intorno al 1452, furono la costruzione di una nuova porta che doveva aprire la città alla strada per Cervia (porta Cervese); la sistemazione di Porto Cesenatico; l’ampliamento delle mura urbane. Malatesta Novello promosse anche: il traforo del Monte della Brenzaglia, per portare acqua al canale omonimo che serviva i mulini sull’altro versante; l’erezione della diga di Mulino Cento; la

ripresa dei lavori alla Rocca e la conclusione della costruzione del castello di San Giorgio, avvenuta nel 1456. Opera sua fu il completamento della costruzione del ponte in pietra sul Savio, già concepito dal predecessore Andrea Malatesta per sostituire l’antico ponte romano – che si trovava un po’ più a monte. In seguito più volte il ponte crollò e fu ricostruito, fino ad assumere la fisionomia attuale sotto il nome di Ponte Vecchio. Questa munificenza del signore di Cesena non sarà priva di ripercussioni negative: oberato dai debiti e costretto a vendere alla Repubblica di Venezia le Saline di Cervia, Malatesta incorrerà nelle ire di papa Pio II, e solo la morte del signore di Cesena potrà placare il pontefice. Ma ormai l’età luminosa dei Malatesta volgeva al termine.


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FIDEURAM CESENA GIOVANNI TAIOLI ALLA GUIDA DEL GRUPPO

GIOVANNI TAIOLI, MANAGER DAL 2002 DI FIDEURAM, RITORNA NELLA SUA CESENA ALLA GUIDA DEL GRUPPO COMPOSTO DA OLTRE 25 PRIVATE BANKER, CHE NON PROPONGONO PRODOTTI BANCARI PRECONFEZIONATI MA GARANTISCONO SOLUZIONI PERSONALIZZATE.

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Nella vita sono gli incontri a generare un cambiamento. Sono coloro che entrano nella realtà quotidiana delle persone che fanno la differenza e questo Giovanni Taioli, regional manager del gruppo Fideuram Intesa San Paolo, lo sa bene. Taioli che da oltre 20 anni opera in Fideuram, dopo tanti anni fuori città, ritorna nella sua tanto cara Cesena alla guida del gruppo cesenate composto da oltre 25 private banker. “Da 50 anni - spiega Giovanni Taioli - il gruppo Fideuram mette al centro la persona e punta alla relazione con il cliente. È questa l’intuizione su cui si fonda l’azione del gruppo Fideuram che già dal 1968 ha distinto questa banca dalle tradizionali ed è stata la ragione che mi ha portato nel 1997 a compiere il salto. Ero impiegato in un istituto di credito e ho voluto mettermi

in gioco in una nuova modalità di ‘fare banca’. Da tempo coglievo l’esigenza da parte delle persone che incontravo al lavoro di voler essere considerate molto più che clienti, ma prima di tutto persone con sogni, desideri, necessità e anche bisogni urgenti. Non soggetti a cui vendere un prodotto, ma persone con cui far crescere un progetto, realizzare un sogno o a cui offrire serenità e di cui farsi compagni di viaggio. Quindi non più tanti uffici, non più tanti impiegati a cui ripetere ogni volta la propria storia, ma un unico referente, un banker personale con cui comporre un piano investimenti, ragionare sulle esigenze famigliari, confrontarsi e perché no, anche confidarsi.” Giovanni Taioli, padre di quattro figlie e da poco anche giovane nonno, opera nel mon-

IN QUESTE PAGINE, LO STAFF DEL GRUPPO FIDEURAM. NELLA PAGINA SEGUENTE, IN BASSO, GIOVANNI TAIOLI, MANAGER DEL GRUPPO CESENATE.


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ASSISTERE I CLIENTI NELLA GESTIONE CONSAPEVOLE DEI LORO PATRIMONI, OFFRIRE CONSULENZA FINANZIARIA SULL’INTERO PATRIMONIO DEL CLIENTE CON L’AUSILIO DI PROFESSIONISTI ALTAMENTE QUALIFICATI, NELLA PIENA TRASPARENZA E NEL RISPETTO DELLE REGOLE.

do della finanza dal 1984. “Ho iniziato al Credito Romagnolo, una bellissima banca regionale, oggi Unicredit, e ho proseguito la sua carriera diventando vicedirettore di filiale. Poi mi sono accorto che i tempi stavano cambiando, percepivo che c’era bisogno d’instaurare un rapporto con il cliente che andasse oltre a quello dello sportello bancario e così mi sono buttato in questa nuova avventura. Mia moglie mi ha sempre sostenuto e io con tanta voglia di lavorare e desideroso di imparare ho intrapreso questo cambiamento radicale, passando dall’essere l’ultimo dei promotori finanziari al diventare manager nel 2002 di Fideuram - Intesa San Paolo. Ho fatto mio un punto del decalogo di Fideuram che ogni giorno ricordo: ‘assistere i clienti nella gestione consapevole dei loro patrimoni, partendo da un’attenta analisi delle reali esigenze e del profilo di rischio. Offrire consulenza finanziaria sull’intero patrimonio del cliente con l’ausilio di professionisti altamente qualificati, nella piena trasparenza e nel rispetto delle regole’.

È proprio grazie al valore che Fideuram riconosce nella persona che negli anni è cresciuta diventando la terza Banca italiana, con masse per 217 miliardi di euro e quinta nella rete europea con oltre 6mila consulenti. Solo nel bacino cesenate raggiunge una gestione di 630 milioni di euro accompagnando tantissime persone, dal piccolo risparmiatore al grande imprenditore, nella scelta delle strategie più efficaci. Tutti i nostri banker sono autonomi e con partita iva. Ognuno di loro ha la libertà di individuare le soluzioni disponibili e migliori per il proprio cliente. Nessuno di noi ha la palla di cristallo, ma ognuno di noi ha la competenza e la preparazione specifica per compiere una valutazione reale. Io non sarei niente se non avessi i miei ragazzi, una squadra di professionisti, tutti presenti sul territorio, che hanno alle spalle esperienze bancarie significative e che sono per me come una seconda famiglia. La storia ci insegna che il mondo va sempre avanti e che in un processo di medio e lungo periodo si cresce sempre, ma se una persona ha esigenze

più stringenti è chiaro che non può fare la stessa scelta di chi invece non ha progetti a breve scadenza e può permettersi di investire sul lungo periodo. Proprio per questo non parliamo mai di prodotti bancari preconfezionati. Noi incontriamo prima la persona, analizziamo l’andamento della gestione risparmi, ascoltiamo e poi cerchiamo insieme delle soluzioni nuove. Per compiere questo lavoro è indispensabile che ogni nostro banker sia totalmente dedicato al proprio cliente e garantirgli una risposta personalizzata alle richieste ricevute. Il cliente non

si trova davanti a pacchetti standard e può contare sulla sicurezza di una banca solida che monitora il lavoro dei banker senza limitarne l’operato e la libertà di azione. La valorizzazione del fattore umano di cui Fideuram si è fatta promotrice sin dalle origini ha portato la Banca a poter anticipare i tempi. Oggi ricerche di mercato riferisco che solo l’1% delle persone affida i propri risparmi a piattaforme on line, mentre il 99% preferisce avere davanti una persona, perché ciò che conta è la relazione in cui si colgono le sfumature e dove ci si mette in gioco.

Via Ilaria Alpi 65 | 47522 Cesena | Tel.0547/609611 | fax 0547/609661 IN MAGAZINE

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INCIDERE

Suoni

VINTAGE ROBERTO VILLA E ALBERTO BAZZOLI HANNO FONDATO UN’ETICHETTA MUSICALE E UNA SALA D’INCISIONE L’AMOR MIO NON MUORE DOVE SI REGISTRA SU NASTRO IN ANALOGICO.

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Buffo che uno studio di registrazione analogico prenda il nome da un vecchio film muto del ’13 e da un saggio sulla rivolta generazionale del ’68. I romantici sostenitori di quest’utopia del suono sono Roberto Villa e Alberto Bazzoli, entrambi forlivesi, entrambi musicisti, entrambi sognatori. Puntano sulla nicchia e su tutto quello che è fuori da qualsiasi moda o tendenza, infatti hanno aperto una sala d’incisione (e un’omonima etichetta musicale) con attrezzature e strumenti vintage. Da dove parte questo progetto, Roberto, qual è la sua storia? “Alcuni anni fa mi trovavo ad Hackney, a Londra, per registrare un disco, da lì è partita l’ossessione della registrazione su nastro. In una disperata stagione estiva, nelle infinite ore di viaggio tra un concerto e l’altro, mi sono confrontato con Alberto Bazzoli, e insieme, abbiamo deciso di dare vita a questa avventura. Nonostante l’esperienza come musicista e tecnico ero completamente a digiuno di registratori a nastro. Ho deciso di fare come solitamente mi riesce meglio: comprare un registratore, smontarlo, sistemarlo e iniziare a registrare. Così è

di Giulia Masci Ametta

iniziato tutto.” Da dove vi siete ispirati per il nome della vostra etichetta? “Il difficilissimo compito di trovare un nome per la sala d’incisione ed etichetta era in mano ad Alberto. Una sera, dopo esserci scambiati vari messaggi con una decina di improbabili possibili nomi mi dice: “Basta, non ne usciamo, ci pensiamo domani, Villa”. Dopo alcuni minuti mi arriva un sms con scritto “L’A-

mor Mio Non Muore”. Il nome mi è parso da subito totalmente assurdo e perfetto. Credo che, dopo aver perso tutte le speranze, alzandosi dalla scrivania, lo sguardo di Alberto si sia imbattuto in un libro che porta questo titolo.” Non utilizzate nessun computer per registrare quello che, poi, il pubblico ascolterà. Si può quasi parlare di un lavoro artigianale. Perché nel

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IL PROGETTO MUSICALE “L’AMOR MIO NON MUORE” PUNTA SULLA NICCHIA E SU TUTTO QUELLO CHE È FUORI DA QUALSIASI MODA O TENDENZA. PRENDE IL NOME DA UN VECCHIO FILM MUTO DEL ’13 E DA UN SAGGIO SULLA RIVOLTA GIOVANILE DEL ’68.

IN APERTURA, ROBERTO VILLA NELLA SALA DI INCISIONE. IN ALTO, LA STRUMENTAZIONE STILE VINTAGE.

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2018 un musicista dovrebbe scegliere di incidere in analogico? “Possiamo assolutamente parlare di lavoro artigianale. Gli scontri tra sostenitori dell’analogico e del digitale lasciano il tempo che trovano; crediamo che la differenza sostanziale dell’incidere su nastro stia nell’approccio alla registrazione e quindi alla musica. Nel 2018, per un musicista registrare un album su nastro vuol dire approcciarsi in maniera realmente differente alla musica. L’unica motivazione che può e deve spingere una band a rinunciare alle molteplici possibilità che il mondo digitale e le tecniche odierne ti possono offrire è l’esigenza artistica di trovare un certo tipo di suono e attitudine alla registrazione. Questo è quello che cerchiamo di offrire.” Riuscite, in un mercato abbastanza saturo e con i problemi che tutti conoscono, a ritagliarvi un vostro spazio proponendo un’idea un po’ diversa dal solito? “Fortunatamente, nella nostra Provincia, rispetto a molte altre

zone d’Italia, l’ambiente musicale è veramente vivo; di conseguenza ci sono anche moltissimi studi di registrazione, spesso più che ottimi. Possiamo dire che, la scelta totalmente unidirezionale e specializzata, ci ha dato la possibilità di affacciarci fin da subito a un bacino di utenza più ampio. In Italia non ci sono studi come il nostro e, nonostante l’attività sia relativamente giovane, grazie al passaparola, in questi tre anni abbiamo ospitato band provenienti un po’ da tutta Italia e in alcuni casi anche dall’estero.” Che tipologia di artisti e musicisti si rivolgono a voi e come li seguite nel loro progetto? “In questi anni abbiamo avuto la fortuna di registrare e collaborare con moltissime realtà totalmente differenti tra loro: dal gruppo punk al santone che intona canti spirituali accompagnandosi con tamburi sciamanici. Tutti gli artisti che ricercano un certo tipo di verità nel suono sono affascinati dal nastro magnetico. É stato molto divertente studiare e sperimentare tutte le tecniche di registrazione e produzione legate ai vari generi musicali del passato: swing, rock’n roll, pre-war blues, rocksteady, country. In questa direzione è stato preziosissimo l’aiuto di Stelio Lucky Lacchini, fondatore dei Good Fellas e guru della fifties music. Cerchiamo di offrire un servizio completo che può comprendere, oltre alla registrazione, arrangiamento, produzione artistica e consulenza per master analogico e stampa su vinile.” Progetti per il futuro? “Abbiamo tanti progetti e idee, non sappiamo quali potranno essere veramente realizzati. In futuro speriamo di poter continuare a lavorare e collaborare con moltissime persone come, fortunatamente, è successo in questi primissimi anni di attività.”


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PURO&BIO IL SUPERFOOD CONQUISTA IL CENTRO DI FORLÌ

IN PIAZZA SAFFI, ALL’ANGOLO CON IL CHIOSTRO DELL’ABBAZIA DI SAN MERCURIALE, HA INAUGURATO LA CAFFETTERIA E GELATERIA PURO&BIO, DOVE IL BENESSERE INCONTRA IL GUSTO PER UN’ESPERIENZA UNICA E PIACEVOLE.

Gli italiani sono sempre più attenti a ciò che mangiano. Un’indagine dell’istituto Nielsen del 2017 ha sottolineato come per il 40% dei nostri connazionali la dieta è considerata un vero e proprio stile di vita e non semplicemente un regime di consumo alimentare. Le pre1

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ferenze in fatto di cibo ormai dicono chi siamo tanto quanto gli indumenti che indossiamo, le nostre abitudini sociali, i film che guardiamo. E noi italiani siamo inoltre particolarmente attenti a tutto ciò che è biologico, sano e nutriente. Tra i costituenti di una dieta

sana e sostenibile, assumono un ruolo sempre più rilevante i superfood. Proprio quei cibi che sono alla base dei prodotti che da settembre i forlivesi possono trovare in Piazza Saffi, accanto a San Mercuriale, presso la gelateria Puro&Bio. Ma che cosa sono i superfo-

od? “Si tratta di un insieme di alimenti che, per loro natura, hanno una concentrazione di sostanze nutritive molto più elevata di altri – afferma Sofia Rani, responsabile di ricerca e sviluppo dei prodotti per il gelato di Puro&Bio –. Sono prodotti già conosciuti, o riscoperti di recente, perché importati da altri Paesi, come ad esempio i mirtilli, tutte le verdure a foglia verde, i pomodori, le bacche di Goji, i semi di Chia. L’obiettivo di Puro&Bio è unire il gusto ai benefici costituendo un punto di riferimento per chi è interessato a unire l’attenzione al proprio benessere con il piacere.” Abbiamo superfood tipicamente antiossidanti, come il cacao, i mirtilli, la melagrana, superfood proteici , come i semi di zucca, le arachidi, i pistacchi tostati, e altri dalle caratteristiche tipiche della dieta nostrana, come il pomodoro, la barbabietola, il cavolo riccio. I superfood possono essere


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SOTTO, DA SINISTRA, STEFANIA QUATTRINI, PROPRIETARIA PURO&BIO E, SOFIA RANI, RESPONSABILE DI RICERCA E SVILUPPO PER PURO&BIO.

introdotti in qualunque preparato. Un esempio tipico è lo yogurt, a cui si possono aggiungere granelle, nocciole, fave di cacao, mandorle. Ed è proprio così che viene preparato da Puro&Bio. L’importante è che queste componenti non siano lavorate per realizzare, come in una ricetta, un altro prodotto o non siano trattate.

Ad esempio, le fave di cacao sono un superfood, ma non lo è la cioccolata. Da questo si intuisce come sia necessaria un’attenzione particolare a come vengono preparati i cibi e, d’altro canto, come sia fondamentale seguire il concetto di alimento biologico e di stagionalità. Puro&Bio incarna in pieno questa filosofia. Dal

pranzo all’apericena, questo angolo di Piazza Saffi può essere considerato il luogo dove finalmente benessere e gusto si uniscono per offrire un’esperienza piacevole e sana: a pranzo si può scegliere tra vellutate e insalate, durante la giornata il locale – oltre ai prodotti da gelateria – offre tutti i prodotti tipici da caffetteria

– anche questi rigorosamente biologici e selezionati – e alla sera si trasforma in punto di incontro per un aperitivo in compagnia. Puro&Bio è ciò che mancava a Forlì, nel cuore della città, in una piazza che a piccoli passi – anche grazie a locali come questo – sta ritornando ad essere il cuore pulsante della vita cittadina.

Forlì - Piazza Saffi, 30 - www.puroebio.it Chiuso il giovedì IN MAGAZINE

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AMMIRARE

Biondo

AUTUNNO È IL MOMENTO DEL FALL FOLIAGE CHE RIVESTE LE COLLINE DI CALDI COLORI. testo e foto di Andrea Bonavita


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C’è un’esperienza da fare assolutamente in questo periodo: camminare lungo il crinale appenninico che separa la Romagna dalla Toscana, lungo una parte del famoso sentiero zerozero, conosciuto anche come Gea (Grande escursione appenninica) che a nord termina in Liguria e a sud in Umbria per una distanza totale di circa 425 km. Questo sentiero permette di godere di un panorama unico e incredibilmente variegato, soprattutto quando gli alberi scaldano i colori e le montagne diventano tavolozze di gialli e arancio a perdita d’occhio. È il cosidetto fall foliage. La parte del percorso che attra-

“I PRIMI ALBERI A CAMBIARE COLORE SONO I FAGGI SUL CRINALE PROPRIO SUL SENTIERO ZERO-ZERO, MA IL MOMENTO MIGLIORE È SENZ’ALTRO LA SECONDA METÀ DI OTTOBRE, QUANDO IL MUTAMENTO CROMATICO ARRIVA ALLE QUOTE TRA I 700 E I 1000 M.”

versa il nostro Appennino forlivese, con le sue faggete vetuste che ospitano alberi anche di 500 anni, è talmente speciale che l’Unesco l’ha eletta patrimonio mondiale dal 2017, riconoscendo alla riserva integrale di Sasso Fratino questo prestigioso vanto. Per scoprire il territorio del Parco delle Foreste Casentinesi, l’ideale è sempre appoggiarsi a una della tante guide esperte che offrono l’accompagnamento lungo i percorsi del parco e permettono di godere dei segreti e delle meraviglie della natura in ogni stagione in totale sicurezza. “La stagione del foliage si articola su diverse settimane da ottobre a novembre, in base alla quota – dice Stefano Belacchi, guida di Quota 900 –. I primi a cambiare colore sono i faggi sul 60

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crinale proprio sul sentiero zerozero, ma il momento migliore è senz’altro la seconda metà di ottobre, quando il mutamento cromatico arriva alle quote tra i 700 e i 1000 m”. Il Fall Foliage nel parco è estremamente affascinante grazie alla diversità e complessità forestale di questi territori. I percorsi più adatti sono quelli che attraversano le aree di foresta vetusta e ogni anno offrono numerosi spunti differenti per visitare queste zone straordinarie del nostro Appennino, meglio se attrezzati. “Nelle mie uscite sottolineo l’importanza della sicurezza – conti-

nua Belacchi –. Infatti in escursione si deve andare abbigliati in modo idoneo: in montagna, su sentiero ci vogliono gli scarponi, occorre sempre avere con sé una giacca per la pioggia, un indumento più caldo per affrontare eventuali cali improvvisi di temperatura, una torcia elettrica e un fischietto. Bisogna lasciare sempre detto a qualcuno dove si sta andando e a che ora si prevede di tornare e aver cura di non consumare inutilmente la batteria del telefono. Occorre una carta escursionistica in scala 1:25.000 ed essere in grado di interpretarla”.


Fabio Michelacci, guida di Esplora Montagne ci racconta: “Tutto l’ambiente montano in questo periodo assume una suggestiva e variegata tinteggiatura. Personalmente prediligo portare i miei escursionisti nelle zone situate ai margini della riserva integrale naturale di Sasso Fratino, come la zona di Ridracoli, la Foresta della Lama, San Paolo in Alpe. E comunque sono da prediligere quei percorsi di confine o attraversamento delle fasce vegetazionali dove è presente una maggiore biodiversità forestale e quindi una diversificata colorazione autunnale. Il faggio

merita il primo posto in classifica, in quanto possiamo trovarlo in variegate forme strutturali: alto fusto con portamento eretto e maestoso o contorto e malformato a seconda del luogo in cui è radicato, e per la sua colorazione, rame e oro nel periodo autunnale e verde smeraldo con la prima foglia nel periodo primaverile”. Ogni guida ha quindi i propri percorsi preferiti e paesaggi segreti da mostrare ai propri escursionisti, per questo motivo vale davvero la pena effettuare più uscite nel corso dell’autunno, in modo da avere un quadro completo e trovare il proprio posto preferito.

“I luoghi più interessanti secondo me – sostiene Riccardo Raggi di Romagnatrekking – sono quelli dove è possibile vedere il tipico bosco misto, cioè costituito da latifoglie di diverse specie. Nel versante forlivese del Parco Nazionale per poter ammirare la tavolozza dei colori del bosco autunnale consiglio itinerari panoramici, dove poter vedere il bosco e la foresta con ampia visuale: lo spartiacque che divide Romagna e Toscana, partendo dal Passo della Calla e dirigendosi o verso il Monte Falterona o verso Poggio Scali, in direzione Camaldoli. Molto interessanti anche la

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PER AMMIRARE LA TAVOLOZZA DEI COLORI IL LUOGO MIGLIORE È LO SPARTIACQUE CHE DIVIDE ROMAGNA E TOSCANA PARTENDO DAL PASSO DELLA CALLA E DIRIGENDOSI O VERSO IL MONTE FALTERONA O VERSO POGGIO SCALI, IN DIREZIONE CAMALDOLI.

selvaggia vallata di Pietrapazza, la facile strada che conduce al borgo di Pian del Grado, la vallata dell’Acquacheta, il Monte Gemelli verso Premilcuore”. Giovanni Betti, guida di Cooperativa Atlantide, ci racconta: “Il fenomeno del riposo vegetativo delle latifoglie e la conseguente cascata di foglie colorate comincia di solito dopo la metà di ottobre alle quote più elevate del territorio fino ad arrivare via via alle quote più basse verso metà novembre. Il parco offre molteplici percorsi segnati di differenti difficoltà; da non perdere il famoso sentiero zero-zero, che dalle nostre parti è adatto a tutte le tipo-

logie di escursionisti e si sviluppa sul crinale principale, all’interno della faggeta che divide la Provincia di Forlì-Cesena da quella di Arezzo e Firenze. Sempre adatti a tutti, ma a quote inferiori, merita un’escursione il sentiero natura di Ridracoli, che parte

direttamente da Idro, Ecomuseo delle acque di Ridracoli. Per chi è più allenato è assolutamente da percorrere l’anello della Foresta della Lama, che permette di visitare ambienti veramente differenti tra loro e bellissimi corsi d’acqua”.

PASSEGGIANDO CON GLI ESPERTI:

IN QUESTE PAGINE, LO SPETTACOLO DEL FALL FOLIAGE VISTO DALLE COLLINE TRA LA ROMAGNA E LA TOSCANA.

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Stefano Belacchi: “Questa estate ho visto numerosi punti con tracce di falò. Sono davvero preoccupato per questo fenomeno, tutti sanno che è vietato accendere fuochi ma molti pensano che farlo non sia poi così grave”.

Riccardo Raggi: “Per un valore aggiunto che valorizzi al massimo l’esperienza in ambiente, affidatevi a una guida ambientale escursionistica, partecipando a una delle tante proposte che sono attualmente disponibili”.

Fabio Michelacci: “Tenete sempre a mente che la montagna e gli ambienti naturali in generale non sono un parco giochi, e il rischio zero non esiste mai. Occorre prestare la massima attenzione a quello che si fa”.



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CENTRO LINGUISTICO CESENA LA FORMAZIONE LINGUISTICA SU MISURA

IL CENTRO LINGUISTICO CESENA DI SILVIA FABBRI COSTITUISCE DA OLTRE 40 ANNI IL PUNTO DI RIFERIMENTO PER PRIVATI E AZIENDE DELLA ROMAGNA, PER LA FORMAZIONE E I SERVIZI RELATIVI ALLE LINGUE E ALLE SOFT SKILLS A ESSE LEGATE.

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Ascolto, valutazione delle esigenze, creazione di un percorso personalizzato e realista: ecco come operano i professionisti del Centro Linguistico Cesena, da oltre 40 anni, punto di riferimento di privati e aziende nell’area Romagna per la formazione linguistica. Al timone del Centro Silvia Fabbri, giovane e dinamica direttrice, sempre attenta alle evoluzioni linguistiche. Silvia ha all’attivo una duplice formazione, in ambito economico e linguistico. “La mia famiglia vive all’estero, le lingue e in particolare l’inglese sono state da sempre elementi imprescindibili della mia quotidianità e dei miei studi che sono stati incentrati su economia del turismo, marketing ed esperienze in relazioni internazionali. Dal 2004 opero in autonomia puntando sul continuo aggiornamento e

sulla ricerca e investendo nella progettazione di nuovi percorsi di apprendimento.” Punto di forza del CLC è l’ascolto. “È fondamentale per me – continua Silvia – incontrare e scoprire la persona che ho davanti e quali sono i suoi bisogni e i suoi obiettivi. Il 50% delle persone che si rivolgono a noi lo fanno con grande motivazione ed entusiasmo. C’è chi desidera consolidare la propria formazione linguistica, chi ampliarla per potersi destreggiare nelle più diverse situazioni. Un’altra parte di corsisti arriva invece già scoraggiato da un precedente approccio alla lingua che è risultato negativo e per alcuni anche traumatico. Poi ci sono anche i corsisti spinti a frequentare le lezioni da ragioni esterne, come il lavoro, e che devono ancora rendersi consapevoli della possibilità che

viene data loro. In tutti questi ambiti la mia prima responsabilità è quella di comprendere il cliente e proporre percorsi fattibili, di facile approccio, piacevoli e che possano favorire una riconciliazione con la lingua. Lo stesso vale per le aziende che ci interpellano per attivare corsi o per rispondere al bisogno di approfondire tematiche linguistiche o per gestire degli eventi. Non a caso il primo step per la creazione di un percorso di apprendimento linguistico è l’ascolto delle aspettative e i tempi che il cliente ha e si è dato. Partendo da questi dati è possibile compiere una valutazione reale del processo di apprendimento e creare su misura un cammino da compiere insieme, che possa soddisfare al massimo le esigenze della persona che si è rivolta a noi.”


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NELLA NUOVA SEDE DI MONTEFIORE IN VIA LEOPOLDO LUCCHI, 135, AL TERZO PIANO DELLA TORRE CIRCOLARE, SILVIA FABBRI E IL SUO NUTRITO TEAM SONO PRONTI AD ASCOLTARE LE VOSTRE RICHIESTE E OBIETTIVI, PER UN SERVIZIO CHE SIA REALIZZABILE, PIACEVOLE E SOPRATTUTTO EFFICACE.

Un team di altissimo livello e le più diverse competenze sono alla base dell’operato del CLC che oggi offre percorsi di inglese, francese, tedesco, spagnolo, cinese, giapponese, portoghese, russo, ucraino, olandese e di italiano per stranieri. Ma non solo. “La nostra preparazione ci consente di realizzare dei percorsi personalizzati sia per privati, per singoli studenti, che per realtà imprenditoriali. A volte ci rechiamo in azienda – spiega Silvia Fabbri – ma sempre più di frequente organizziamo corsi aziendali nella nostra nuova sede nell’area Montefiore di Cesena, dove abbiamo non solo un ambiente professionale tranquillo e totalmente dedicato all’apprendimento linguistico, ma soprattutto dove è possibile raggiungere alti livelli di concentrazione che permettono ai corsisti una maggior efficacia nell’apprendimento. Fin dal livello base conduciamo la lezione in lingua

compiendo una vera e propria full immersion e prediligendo l’acquisizione della lingua a livello esperienziale. L’obiettivo è quello di rendere consapevole il corsista che l’apprendimento linguistico permette di aprire una finestra sul mondo e cogliere opportunità. Grandi risultati sono stati ottenuti anche nei corsi con i più piccini. I bambini piccoli dai 3 anni attraverso i nostri percorsi abituano l’orecchio al suono della lingua e si raggiungono ottimi livelli sia nell’acquisizione del vocabolario passivo e nella comprensione. Dai bimbi, vista la tenera età, non ci si deve attendere la costruzione di una frase in lingua, alcuni di loro faticano a realizzarla nella lingua madre, ma reagiscono e rispondono correttamente alle richieste, imparano a comprendere la lingua, senza bisogno di compiere il passaggio della traduzione, meccanismo che invece si innesca a volte nell’adulto.”

Il CLC da gennaio ha la sua nuova sede nell’area Montefiore al terzo piano della Torre circolare. Oltre 350 mq dove opera un team di oltre 20 persone e dove sono presenti aule per le lezioni private e per i corsi. È anche possibile sfruttare la sala riunioni, molto ampia, che il CLC affitta anche per meeting aziendali. “Negli ultimi anni ampia è stata la richiesta di percorsi mirati all’acquisizione di particolari soft skills come: la creatività, il lavoro in team, la comunicazione efficace, il public speaking, il problem solving.” Ma il CLC è anche l’alleato giusto delle aziende nell’ambito di incontri e meeting internazionali. “Dal 1976, con la professionalità, la qualità e la passione che ci contraddistinguono, affianchiamo le aziende con una variegata offerta di servizi linguistici come la traduzione (brochure, cataloghi, listini, testi pubblicitari e promozionali, corrispondenza commercia-

le, siti web), l’interpretariato in simultanea, consecutiva e nella trattativa. Non manca inoltre la consulenza linguistica mirata ad analizzare le soluzioni linguistiche migliori per il business e l’avviamento e il consolidamento di percorsi d’internazionalizzazione, che hanno l’obiettivo di sviluppare le strategie linguistiche e culturali più indicate per accedere ai mercati esteri, nel rispetto della sensibilità culturale dei Paesi di destinazione.” Ogni percorso è personalizzabile e flessibile nell’orario. Il centro è aperto dalle 8.30 del mattino fino alle 21.30. “Grande soddisfazione – conclude Silvia – abbiamo anche nella formazione e affiancamento dei giovani studenti nella fase di orientamento e accesso al mondo del lavoro, con lezioni mirate ad approfondire le strategie per affrontare al meglio un colloquio di lavoro e anche nella predisposizione dei viaggi studio all’estero.”

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VIVERE

Abitare

LA STORIA ROBERTO BALZANI, EX SINDACO E STORICO DEL RISORGIMENTO, È NATO E VIVE NELLA CASA DOVE ABITÒ IL PATRIOTA RISORGIMENTALE PIERO MARONCELLI. UNO SCRIGNO CHE CONTIENE 20.000 LIBRI. di Roberta Invidia / ph Giorgio Sabatini

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Ascolti Roberto Balzani raccontare la storia della sua casa e ti sembra di fare un salto nel tempo. Di vivere negli anni in cui piazza Saffi era ancora piazza Maggiore, il centro era tutto spostato verso Schiavonia e Forlì sfidava il Papato con le sue riunioni carbonare e i suoi sogni di libertà. Perché in questa casa, affacciata sulla parte più antica del centro, il Risorgimento ha lasciato molte tracce. Prima fra tutte la targa che campeggia sul prospetto per ricordare che proprio qui è nato Piero Maroncelli, patriota ed esule, scrittore e musicista, che fu incarcerato allo Spielberg e i cui resti riposano nel Pantheon del Cimitero Monumentale. Può sembrare una felice coincidenza che oggi questa casa sia abitata da Balzani, ex sindaco di Forlì, storico e docente universitario con una predilezione accademica proprio per il periodo risorgimentale. In realtà, più che un semplice residente, Balzani fa parte egli stesso di questo flusso di storia essendo un ramo della sua famiglia imparentato ai Benedetti, gli antichi proprietari di casa che, tra fine Settecento e inizio Ottocento, affittavano il piano terreno proprio alla famiglia di Piero Maroncelli. Balzani è cresciuto tra queste mura, respirandone l’atmosfera f in da ragazzo e sarà stata proprio l’avventurosa vita di Maroncelli, come lui stesso ammette, ad averlo incuriosito e ispirato al punto da fargli scegliere gli studi che poi ha seguito con tanto successo. Ma tutta la casa è un piccolo scrigno di storia e di storie contenute anche negli oltre 20.000 libri che riempiono interi ambienti e che trasformano questa elegante dimora in una preziosa biblioteca. “Sono nato qui e, a parte una parentesi di circa dodici anni, abito in questa casa da sempre – dice Balzani – . La casa nella sua forma attuale risale ai primi del secolo scorso ed è arrivata alla mia famiglia per via ereditaria da qualche ramo imparentato con la famiglia Benedetti,

“QUESTI LIBRI SONO IL FRUTTO DELLA PASSIONE PER LA LETTURA DELLA MIA FAMIGLIA. MIO PADRE ERA MEDICO DI BASE E AMAVA TUTTI I GENERI LETTERARI. NEGLI ANNI ABBIAMO ACCUMULATO CIRCA VENTIMILA LIBRI. PRATICAMENTE UNA BIBLIOTECA.”

una storia famiglia borghese di Forlì cui è intitolata una via nella zona del Mercato delle Erbe e che oggi è estinta. I Maroncelli erano i loro affittuari e sicuramente sarà stato così anche per affinità con la fede risorgimentale. Da bambino la targa sul prospetto mi incuriosiva molto così come la storia di Piero. Si era dedicato molto ai patrioti italiani negli Stati Uniti e attraverso di lui anche in America avevano potuto toccare con mano il nostro Risorgimento. E poi era anche un musicista. Non

ACCANTO, UNO SCORCIO DELLA “BIBLIOTECA” DI CASA BALZANI CHE CONTIENE OLTRE VENTIMILA VOLUMI. IN ALTO, BALZANI CON UNO DEI SUOI LIBRI.

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PUÒ SEMBRARE UNA FELICE COINCIDENZA CHE OGGI QUESTA CASA SIA ABITATA DA BALZANI. IN REALTÀ BALZANI FA PARTE EGLI STESSO DI QUESTO FLUSSO DI EVENTI ESSENDO UN RAMO DELLA SUA FAMIGLIA IMPARENTATO AGLI ANTICHI PROPRIETARI, I BENEDETTI.

IN ALTO, ROBERTO BALZANI NELLA SCALA D’INGRESSO DELLA SUA CASA. ACCANTO, LA TARGA CHE RICORDA CHE IN QUELLA CASA È NATO E CRESCIUTO PIERO MARONCELLI.

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molti sanno che Maroncelli negli Stati Uniti aveva conosciuto il librettista Lorenzo Da Ponte che aveva lavorato con Mozart. Da bambino mi figuravo anche la solenne cerimonia che aveva accompagnato il ritorno delle sue spoglie a Forlì nel 1886. Fu il momento in cui venne posata la targa sul prospetto. Era ancora vivo Aurelio Saffi e tutta la città si strinse intorno al suo eroe prima di tumularlo nel famedio del cimitero monumentale”. L’ingresso della casa immette subito in una piccole corte sulla quale si affacciano gli ambienti del piano terreno. Salendo per una elegante scala elicoidale, si arriva al piano nobile dove dal mobilio alle suppellettili ai quadri, la storia si riaffaccia per raccontare pezzi di vita di casa Balzani e tradizioni forlivesi. “La casa è arrivata a noi con una sorta di corredo – spiega Balzani – tra cui un enorme tricolore con lo stemma sabaudo, poi tolto. La mia famiglia ha continuato ad esporlo in occasione del 2 giugno,

festa della Repubblica, per onorare la storia della casa. Ha più di cento anni e conserva ancora la sua asta originale. Del corredo facevano parte anche delle coperte colorate che si mettevano alle finestre per le feste patronali e anche dei lumi in vetro e ferro dove si collocavano le candele per la ricorrenza della Madonna del fuoco”. Nel salotto di casa Balzani con i mobili classici in legno scuro, si nota un’immaginetta di Giuseppe Mazzini e la sua firma autografa. Da dove arriva? “Era l’immaginetta che Mazzini dava ai suoi seguaci con la preghiera di non essere dimenticato, era del mio bisnonno”. Poco più in là un’altra immaginet-



“DA BAMBINO MI FIGURAVO LA SOLENNE CERIMONIA CHE AVEVA ACCOMPAGNATO IL RITORNO DELLE SPOGLIE DI MARONCELLI A FORLÌ NEL 1886. ERA ANCORA VIVO AURELIO SAFFI E TUTTA LA CITTÀ SI STRINSE INTORNO AL SUO EROE PRIMA DI TUMULARLO NEL CIMITERO MONUMENTALE”.

ta appesa alle pareti sopra lo stipite di una porta intreccia ricordi di famiglia, devozione ed eventi bellici. “Questa immaginetta della Madonna del Fuoco apparteneva alla famiglia Benedetti da tempo immemore. È sempre stata appesa ai muri. Nel 1944 una granata esplose in questa via, le finestre si ruppero e una scheggia si conficcò nella cornice dell’immaginetta senza romperla. Ovviamente mia nonna pensò che la cosa avesse del miracoloso. Mio nonno portò la cornice a farla riparare ma il falegname gli disse che se avesse estratto la scheggia la cornice non

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avrebbe retto e si sarebbe rotta. Così la scheggia è ancora lì a ricordarci quell’evento”. Lasciando il primo piano, si torna sulla scala elicoidale per salire nel sottotetto. È qui che tutto il sapere che si respira in questa casa prende forma visibile attraverso le fila interminabili di volumi. Ogni parete ospita scaffali e scaffali di libri, non solo di storia. “Questi libri sono il frutto della passione per la lettura della mia famiglia. Mio padre era medico di base ed era un avido lettore di tutti i generi letterari: dai romanzi francesi ai classici latini fino ai libri di medicina. Mia madre era laureata in chimica, ha insegnato per molti anni a Ragioneria e Geometri. Anche lei aveva molti libri e così anche mio fratello che è architetto. E poi ci sono i miei, soprattutto di storia. Negli anni abbiamo accumulato circa 20.000 libri. Praticamente una biblioteca. Questo e tutto il resto rende il mio rapporto con questo luogo ancora più stretto. È parte integrante di me e non potrei immaginarmi in nessun altro posto”.

SOTTO, UN AMBIENTE DELLA CASA DI VIA MARONCELLI, CON UN MOBILIO IN STILE CLASSICO EREDITÀ DELLA FAMIGLIA BALZANI.


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TIFARE

Passione

BIANCONERA LA NUOVA SOCIETÀ DEL CESENA PUNTA A RIPORTARE LA SQUADRA NELL’OLIMPO DEL CALCIO E I TIFOSI LA SOSTENGONO CON L’AFFETTO DI SEMPRE.

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La storia non si cancella. Non basta una sentenza del tribunale a far partire i titoli di coda sull’avventura calcistica di Cesena, alle spalle 78 anni di storia nell’Olimpo del pallone, e all’orizzonte un futuro ambizioso dai contorni sempre meno sfumati. Mutati la compagine societaria, la denominazione del club, i protagonisti in campo e dietro la scrivania, a restare inalterata è la passione dei

di Francesca Miccoli

tifosi che il bianconero lo indossano fieramente sulla pelle. Erano in tanti e pieni di entusiasmo alla presentazione della nuova squadra, nata dalla fusione con il Romagna Centro, nel canonico appuntamento al chiostro San Francesco. Oltre settemila abbonamenti sottoscritti a tempo di record, 600 presenze alla prima trasferta di Avezzano, migliaia di contatti in Italia e all’estero per le prime di-

rette in streaming sul sito di Teleromagna: numeri importanti, a testimoniare che il vecchio cuore romagnolo batte sempre forte. La squadra del Cavalluccio è ripartita, per utilizzare un verbo caro ad Arrigo Sacchi, che con i bianconeri vinse un titolo primavera, trampolino di lancio verso la conquista del mondo. Il percorso è lastricato di insidie ma l’obiettivo è uno solo: tornare ai fasti di un passato che a metà degli anni Set-

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IN APERTURA, LA CALOROSA CURVA DEL CESENA CALCIO. IN ALTO, AUGUSTO PATRIGNANI, PRESIDENTE DEL NUOVO CESENA.

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tanta vide i romagnoli protagonisti addirittura in Coppa Uefa, antesignana dell’attuale Europa League. A mantenere in vita il sogno, che nel cuore dell’estate sembrava destinato a sfumare, una cordata di ventisei coraggiosi imprenditori e professionisti del territorio, in testa il gruppo Pubblisole. Gente di Romagna, saldamente radicata ai valori e alle tradizioni. Ai vertici il presidente Augusto Patrignani, che non ha mai nascosto le ambizioni. “All’inizio del 2019 la cordata salirà a quota trenta e continuerà a crescere – spiega il neo ‘pres’ –. Sin dal giorno dell’insediamento abbiamo indicato a chiare lettere il nostro intento: riportare il Cesena dove merita”. Il primo step, in vista nel ritorno nel calcio che conta, è la promozione in serie C. Con l’imperativo di mantenere sano il bilancio. “Quest’anno abbiamo un budget di due milioni di euro e per salire subito di categoria punteremo sulla valorizzazione dei nostri ragazzi. Tra i 600 elementi del settore giovanile, ce ne sono di ottime potenzialità e prospettive. Vogliamo farli debuttare in prima squadra e non venderli per fare cassa”. Se a trasformare la determinazione in ferocia ci sta già pensando mister Beppe Angelini, a scaldare gli animi sono in primis il capitano Giuseppe De Feudis e il vecchio – nuovo acquisto Davide

“ALL’INIZIO DEL 2019 LA CORDATA DI IMPRESE SALIRÀ A QUOTA TRENTA E CONTINUERÀ A CRESCERE. SIN DAL GIORNO DELL’INSEDIAMENTO ABBIAMO INDICATO IL NOSTRO INTENTO: RIPORTARE IL CESENA DOVE MERITA: NELL’OLIMPO DEL CALCIO.”

Biondini. Il Conte (De Feudis) ha già stabilito un record destinato a diventare inossidabile: è il primo calciatore ad aver militato con la stessa maglia in tutte le categorie dalla A alla D. Biondini torna in Romagna a distanza di 15 anni dalla prima volta. Un rientro inatteso, soprattutto perché il rosso di Montiano aveva deciso di appendere gli scarpini al chiodo. Invece, indossati nuovamente i colori tanto amati, oggi è proprio lui a indicare la strada. “Non dobbiamo guardare al passato, che rischia di diventare un fardello pesante sulle spalle: è necessario riscrivere la storia partendo da una pagina bianca”. Le prime parole sono già state vergate, il campionato è partito con il piede giusto. Sconfitti i fantasmi, si volge con fiducia lo sguardo al futuro. Sognare è doveroso. Dai burdel!


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COMPETERE

Sfidare

IL DESERTO A GENNAIO IL RACING TEAM LE FONTI SARÀ AI NASTRI DI PARTENZA DELLA DAKAR RALLY, UNA DELLE GARE SPORTIVE PIÙ ESTREME AL MONDO. PER VINCERE SERVIRÀ TANTA PREPARAZIONE FISICA E MENTALE.

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di Laura Bertozzi

A gennaio 2019 realizzeranno il sogno di competere nel secondo evento motoristico più famoso al mondo dopo la Formula Uno, e uno dei più estremi: la 41° edizione della Dakar Rally. È l’equipaggio formato dai piloti forlivesi portacolori del Racing Team Le Fonti, Andrea Schiumarini e Andrea Succi, e dal

ACCANTO, IL RACING TEAM LE FONTI: ANDREA SCHIUMARINI, ANDREA SUCCI E MASSIMO SALVATORE.

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navigatore castrocarese Massimo Salvatore. La competizione coinvolgerà, nel nuovo anno, circa 500 equipaggi internazionali, pronti a sfidare i propri limiti a bordo di auto, moto, camion e quad. Anche se il rally raid ha come cornice gli scenari mozzafiato del Perù, ai partecipanti non è con-

cessa nessuna distrazione. Ai nastri di partenza di Lima, il 6 gennaio, le squadre affronteranno, in territorio peruviano, un percorso di 5.000 chilometri in 10 giorni, senza sconti: il 70% della gara si svolgerà, infatti, tra le dune desertiche. Una sfida non da poco, in fatto di resistenza fisica: i tre sportivi sono, infatti, impegnati


da mesi in un training intenso. “In previsione del rally raid – spiega Andrea Schiumarini – a maggio abbiamo iniziato ad allenarci al Driver Performance di Forlì, centro specializzato nella specifica preparazione dei piloti. Lavoriamo sul potenziamento muscolare e sulla prontezza dei riflessi a fine allenamento: in questo modo a esercitarsi è anche la mente, che deve essere reattiva in condizioni di stanchezza”. I tre driver sono seguiti dall’esperto coach Josè Poletti, che ha stabilito per loro anche un idoneo percorso alimentare. Non meno importante, per l’equipaggio forlivese, è avere dimestichezza con il quarto elemento del gruppo, cioè il mezzo che verrà utilizzato in gara. Per non lasciare spazio a carenze tecniche, il veicolo – un potente Ford Raptor SVT – è stato testato al meglio dal team a fine settembre, nella quarta prova del campionato italiano Cross Country Rally a Termini Imerese. Ma il percorso di avvicinamento alla Dakar per i tre sportivi prevede anche un training di quattro giorni sulle dune del Sahara. Un ulteriore tassello, che fa confidare in un successo per i driver

forlivesi nell’impresa peruviana, sta nell’affrontare la gara con alle spalle R-Team, la più importante struttura italiana nella gestione delle vetture da competizione per rally raid. La collaborazione, nata nel 2015, dà una marcia in più all’equipaggio, motivato a lottare per trionfare nella categoria T2 (veicoli di serie). C’è però un altro ingrediente, altrettanto fondamentale nella preparazione della gara, cioè l’affiatamento. “Tra me e Massimo – prosegue Schiumarini – l’intesa è ormai solida, grazie a un rodaggio di anni che ci ha visto fianco a fianco in molte competizioni. Ho voluto però coinvolgere anche Andrea, per la sua esperienza e affidabilità”. Del resto, il rally più famoso al mondo è molto più di una corsa al miglior tempo e una sfida contro se stessi e i propri limiti. È anche un’esperienza che lega, a livello umano, non solo i membri di uno stesso team, ma anche gli equipaggi in lizza tra loro. “Questo come altri rally – conclude Andrea Schiumarini – è uno dei più alti esempi di spirito sportivo, perché vige la regola non scritta di aiutarsi quando si è in difficoltà, anche se si è in competizione”.

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IL FORO DI LIVIO

La colonna della

DISCORDIA NEI GIARDINI DEL TORRIONE SI PUÒ ANCORA SCORGERE QUEL CHE RESTA DELL’ANTICA COLONNA DELLA MADONNA DEL FUOCO, SEGNATA DA SECOLI DI DISPUTE E DIATRIBE.

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di Umberto Pasqui / ph Giorgio Sabatini

Era il 20 ottobre 1636 quando un evento memorabile sarebbe rimasto impresso nella mente e nei cuori dei forlivesi. Tutta la città fu solennemente apparata per celebrare la traslazione dell’immagine della Madonna del Fuoco nella cappella ov’è tuttora. Si vide così Forlì arricchita con archi e strutture temporanee, attraversata da macchine mirabolanti volute dalle confraternite dei Battuti. Uno spettacolo barocco di cui resta una traccia: la storica colonna della Madonna del Fuoco, in marmo di Carrara, che per 270 anni è stata al centro di piazza Saffi e che ora è nascosta in un luogo marginale e scarsamente valorizzato della città: i giardini del Torrione. Secondo il progetto iniziale, sarebbe dovuta essere sormontata da una fiamma. Poi fu preferita una statua della Madonna, opera dello scultore Clemente Molli, scolpita per l’occasione e collocata il 23 aprile 1639. La scultura, alta due metri e mezzo, in marmo bianco di Carrara, oggi è in piazza del Duomo, su una colonna non più originale (risale al 1928) dedicata alla Patrona. La colonna secentesca, invece, un po’ abbandonata e malconcia, si trova nei

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Il gioiello più splendente è il tuo sorriso quando indossi una Gioia giardini del Torrione, nascosta agli occhi dagli eterni cantieri. Il troncone di colonna resta in piedi all’ombra di pini marittimi. Non ha più il basamento, né il capitello finale. Sembra tozza e bruciacchiata. Testimone di tante storie e di tanta storia, avrebbe parecchi aneddoti da raccontare. E forse li sussurra ancora a chi sa ascoltare. Infatti già fu l’oggetto di interminabili polemiche, spesso pretestuose, dagli ultimi anni dell’Ottocento in poi. Chi non la voleva (repubblicani e socialisti, specialmente), le imputava la colpa di essere un ingombrante simbolo religioso proprio nel bel mezzo della piazza maggiore. In quel periodo era sovente presa di mira tanto che si ritenne opportuno difenderla con una cancellata in ferro battuto. Con la morte di Saffi (nel 1890), venne proposto di costruire un monumento al Triumviro al centro della piazza; la vedova Giorgina, però, suggerì di indirizzare i fondi recuperati per costruire il nuovo ospedale. Nel 1905 si pensò di trasformare la colonna in fontana, cosa che non ebbe esito. Poi si promise alla cittadinanza che non sarebbe stata eliminata ma solo spostata sul sagrato di San Mercuriale. Dopo decenni di diatribe (che raggiunsero anche il Consiglio di Stato), fu un casus belli a regalare l’occasione propizia per sbarazzarsene. La sera del 14 ottobre 1909 a Forlì si tenne un comizio organizzato dal giovane Benito Mussolini per contestare la fucilazione dello spagnolo Francisco Ferrer y Guardia. L’anarchico era stato giustiziato il giorno prima a Barcellona. All’appuntamento intervennero l’avvocato Bonavita, Pietro Nenni

ancora ragazzo, e il predappiese che gridava: “A Forlì non abbiamo il Vaticano, a Forlì abbiamo il vescovado. Bisogna arrecare al vescovado il più grave danno possibile”. La folla se la prese così con i beni della Chiesa: dopo aver incendiato la porta di San Mercuriale e lanciato pietre alle finestre della Curia, fu colpita la colonna mariana. Un anarchico, noto come ‘E Zop ad Vitori, ne prese a picconate il basamento e fu incendiata la staccionata che la proteggeva. Nonostante il baccano fino a tarda notte, nonostante i gravi danni, le autorità municipali non mossero un dito. Il giorno successivo, l’Ufficio tecnico del Comune attestò che la colonna alta quindici metri era ormai un pericolo per l’incolumità pubblica e andava rimossa. Il 21 ottobre 1909, in seguito ai fattacci della settimana precedente, la colonna fu abbattuta, trasportata sopra un carro sino alla chiesa di San Filippo, allora deposito comunale, contravvenendo agli accordi presi con il clero e le autorità diocesane. Per vent’anni, i forlivesi non videro la loro colonna in nessuna delle piazze della città. Il monumento a Saffi poi fu fatto, ma fu innalzato soltanto nel 1921. Avvicinandosi il Concordato e il quinto centenario del Miracolo della Madonna del Fuoco (1928), il capo del Governo Benito Mussolini diede impulso alla ricostruzione del manufatto distrutto. La statua antica s’era salvata, ma la colonna originale fu tutta da rifare. Ora è in marmo chiampo dei colli vicentini, della stessa dimensione e della stessa foggia della precedente. Esiste ancora quella originale, come detto, e merita anch’essa le dovute attenzioni.

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ELETTRICITÀ ELETTROPOMPE BENINI 50 ANNI DI INNOVAZIONE

NATA A CESENATICO NEL 1968, LA DITTA BENINI HA SAPUTO AFFRONTARE IL MERCATO SPINTA DA PASSIONE E VERSATILITÀ IN UN MERCATO IN CONTINUA EVOLUZIONE.

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Primo Benini e suo figlio Alex oggi sono l’anima e il motore dell’azienda di famiglia: l’inizio del nuovo millennio li vede protagonisti nel settore delle energie rinnovabili – oggi è rimasta una delle poche aziende della zona di Cesenatico che ancora si occupa di fotovoltaico –, un’avventura iniziata nel 2008 quando l’azienda si avvicina a questo settore innovativo e in crescita dopo aver partecipato a corsi di formazione e aver conseguito le qualifiche idonee. Ma la storia della ditta parte da lontano, se oggi infatti si occupa di impianti fotovoltaici e sistemi di accumulo, sia civili che commerciali, la storia inizia nel 1968 quando Primo Benini e suo fratello Davide decidono di avviare un’attività imprenditoriale nel settore degli impianti elettrici.

Allora la figura professionale di riferimento era quella dell’elettricista, un mestiere ancora legato al passato artigianale, mentre i fratelli Benini – esprimendo fin dall’inizio quella attenzione all’innovazione che caratterizzerà tutta la loro carriera – sin dalla prima ora si occupano di impianti elettrici, civili e industriali. Nel corso del tempo hanno ampliato l’attività di base alle prime richieste di mercato, dimostrando grande versatilità e attenzione al cambiamento: agli impianti elettrici si sono aggiunti impianti antifurto, impianti di automazione per l’apertura di cancelli, citofonia e video-citofonia, impianti TV e impianti di trattamento e depurazione di acque primarie. Il 1989 è un anno di forti cambiamenti: la mucillagine si manifesta in modo devastante

IN ALTO A DESTRA, ALEX BENINI, TITOLARE INSIEME AL PADRE PRIMO DELLA DITTA BENINI.


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QUELLA DI BENINI È LA STORIA DI UNA PASSIONE E, SOPRATTUTTO, DELLA CAPACITÀ DI ADEGUARSI AI TEMPI DI UN MERCATO IN CONTINUA EVOLUZIONE CHE PREMIA SEMPRE PIÙ LA VERSATILITÀ, OLTRE CHE LA PROFESSIONALITÀ E LA SERIETÀ.

nei mari della riviera romagnola. Gli albergatori, per far fronte al calo di presenze estive, iniziano a costruire le piscine all’interno degli alberghi. I fratelli Benini colgono immediatamente l’opportunità e, per rispondere a questa crescente e repentina esigenza, iniziano ad occuparsi anche di impianti di filtrazione per piscine e idromassaggio, installati direttamente sulle strutture in cemento degli alberghi, oltreché di fornitura di piscine in lamiera prefabbricata e vasche idromassaggio. Da allora e ancora oggi l’azienda si occupa di piscine per numerosi

Hotel della riviera e privati della zona, fornendo assistenza e manutenzione con prodotti chimici per il trattamento dell’acqua, accessori, e fornitura e riparazione di pulitori automatici. È nel 1994 che la ditta viene rilevata totalmente da Primo Benini, a cui si affianca il figlio Alex, formatosi grazie alla partecipazione a numerosi corsi e diventato installatore autorizzato di società primarie del settore. Si tratta di un ultimo importante passo che ha permesso di ampliare negli ultimi 25 anni il raggio d’azione dell’azienda a settori

come impianti di allarme con tecnologia wireless, impianti TV-Sat digitale, aspirapolvere centralizzati, cablaggio di rete strutturato, gestione camere per alberghi, impianti di rivelazione incendio, sistemi nebbiogeni e sventa-furto. Quella di Benini è la storia di una passione e, soprattutto, della capacità di adeguarsi ai tempi di un mercato in continua evoluzione che premia sempre più la versatilità, oltre che la professionalità e la serietà. Tutte caratteristiche che Primo e Alex Benini continuano ancora a incarnare dopo 50 anni di storia.

BENINI È UN FORNITORE DI FIDUCIA PER IMPIANTI:

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Elettricità Elettropompe Benini snc di Benini Primo & C. Via C. Abba, 96 – 47042 Cesenatico (FC) Tel. 054780361 Cell. 3486026990 www.ee-benini.it | mail: info@ee-benini.it IN MAGAZINE

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LEGGERE

Pensieri

BONSAI

LA RACCOLTA DI RIFLESSIONI NATA DALL’ESPERIENZA PERSONALE E PROFESSIONALE DI MARIA SERENA MASTRANGELO, PSICOTERAPEUTA SISTEMICO RELAZIONALE ATTIVA A CESENA DA OLTRE TRENT’ANNI.

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di Fulvia Venturi

“Conosci tutte le teorie. Domina tutte le tecniche. Tuttavia, per toccare un’altra anima, devi semplicemente essere un’altra anima umana”. A questa frase di Carl Gustav Jung si ispira da oltre trent’anni il lavoro Maria Serena Mastrangelo, psicoterapeuta e didatta sistemico relazionale che opera a Cesena nel campo della psicoterapia individuale, di coppia e familiare. Nasce proprio con questo intento ambizioso, quello di incontrare l’anima di chi legge, Pensieri Bonsai, un libro che raccoglie le riflessioni maturate dall’autrice durante la lunga esperienza professionale e perso-

MARIA SERENA MASTRANGELO È NATA A NAPOLI. SI È TRASFERITA NEL 1990 A CESENA. ACCANTO, LA COPERTINA DEL SUO LIBRO.

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nale. Una raccolta di spunti dalla forma volutamente sintetica e funzionale a una lettura veloce, fruibile da un pubblico trasversale, curioso di tematiche quotidiane relative al proprio mondo interiore e relazionale. Sono scritti che non suggeriscono soluzioni, ma che invitano a guardare oltre le apparenze dei comportamenti umani, ad accendere dubbi e aperture. Ogni pensiero bonsai è corredato da disegni e foto scattate dall’autrice con l’obiettivo di fornire una seconda chiave di lettura non verbale. “Ho scelto di comunicare con uno stile asciutto e comprensibile, per arrivare a persone di tutte le età e

con differenti esperienze di vita”, spiega Maria Serena Mastrangelo. “Mi piacerebbe che ciascun lettore si prendesse cura soggettivamente di questi pensieri bonsai, annaffiandoli con l’amore, la cura e l’attenzione che sceglierà di dare”. Pensieri Bonsai è suddiviso in quattro sezioni: partendo dalle radici familiari, si passa al presente del tronco che sviluppa i rami che si sporgono verso il futuro; infine le foglie, che cadendo periodicamente, nutrono la terra e le radici. Gli scritti non hanno però un ordine cronologico, scorrono come colorate perle di una collana, dove non c’è né inizio né fine, toccando argomenti che spaziano dalle relazioni di coppia, ai legami familiari, agli insegnamenti che la vita offre incessantemente, alla voglia di cambiare, alle crisi necessarie alla crescita. “Sono particolarmente legata ai bonsai, piccoli alberi che, malgrado le dimensioni contenute, esprimono tutta la perfezione racchiusa in una pianta grande. Sono piccoli microcosmi che, come scrive Colin Lewis, contengono al loro interno, immutato in tutto tranne che nelle dimensioni, il mistero dell’universo”.


A U G U R I

D A

M E D I O L A N U M

Coro Gospel Sweet Mama Singer Gospel Choir

5 dicembre 2018 ore 20,30 Abbazia di San Mercuriale • Forlì Con il Patrocinio del Comune di Forlì Assessorato alla Cultura, Politiche Giovanili, Pari Opportunità



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